E TECNICATECNICA 446 2007.pdf · 2009. 6. 8. · Presidente Sincrotrone Trieste Conclude GUIDO...

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E TECNICA TECNICA MENSILE DI INFORMAZIONE DELLA SOCIETÀ ITALIANA PER IL PROGRESSO DELLE SCIENZE ANNO LXX - N. 446 - ott. 2007 - Poste Italiane SpA - Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/2/2004, n. 46) art. 1, comma 2, DCB Roma INTRECCIAMO CIÒ CHE SAPPIAMO Il ruolo della SIPS nel nome di Volterra C C ento anni fa, in uno scenario certamente diverso dall’attuale, uno dei più eclettici scienziati della storia d’Italia, il matemati- co Vito Volterra, si adoperò per recuperare un’antica Associazione scientifica, la SIPS (Società Italiana per il Progresso delle Scienze, fondata nel 1839). È la rifondazione della SIPS del 1907 che stia- mo celebrando ora a Parma, una delle città più atti- ve nel panorama culturale italiano. Ma il semplice rito della celebrazione sarebbe, in fondo, un tradimento della visione di Volterra: Volterra aspirava a inserire il nostro Paese in una comunità internazionale, la comunità scientifica, che stava cambiando radicalmente il mondo intero. L’anniversario ci dà il destro per fare un passo importante verso l’impegno, che ci aspetta nel pros- simo futuro, a far fronte a gravissime emergenze mondiali. Risorse di ogni tipo, energia, problemi demografici, scontri ideologici e etnici, diversità culturali richiedono di potenziare i livelli di com- prensione e le capacità di intervento in modo da garantire la sopravvivenza stessa dell’umanità. I problemi non possono, però, essere affrontati e risolti senza un’adeguata e profonda conoscenza della realtà: in una parola, senza Scienza. Come ogni Paese, anche l’Italia ha le sue Società scientifiche settoriali ed all’interno di que- ste Società si possono trovare tutte le informazioni sullo stato delle singole “arti”. Ma, pur nella com- pletezza dell’“informazione settoriale”, non possia- mo dire che ci sia una “coscienza comune” delle emergenze: una comunione di intenti in grado di garantire una politica unitaria di grande collabora- zione. Inoltre, l’interesse delle popolazioni è forte- mente polarizzato sui problemi dell’economia e del mercato e appare assai difficile che l’opinione pub- blica si appassioni all’idea che l’investimento più saggio che si possa fare è quello in ricerca e cultura scientifica. Perciò, il consiglio scientifico della SIPS ha ritenuto doveroso e storicamente motivato ripropor- si, come ai tempi di Volterra, come centro di aggre- gazione e coordinamento impegnandosi a produrre le sollecitazioni necessarie a emergere da una tradi- zione ormai datata. La frantumazione e dispersione dei saperi, la pluralità e diversità dei linguaggi e dei problemi specialistici, non implicano affatto l’in- compatibilità degli interessi scientifici. Anzi, questa è una occasione in più per creare dei ponti che col- leghino le varie scienze come già avviene in alcuni settori (bio-medicina, bio-chimica, bio-fisica, geo- fisica, chimica-fisica, ecc.) da molti decenni e con risultati davvero entusiasmanti. Le scienze hanno bisogno di molto spazio cul- turale, ma anche di pubblico gradimento. Quelli che, come noi, praticano l’attività scientifica nella vita quotidiana, hanno bisogno di essere riconosciu- ti e apprezzati come legittimi abitanti di quello spa- zio culturale. Ciò si presta a utilizzare la SIPS come centro di analisi e stimolo delle politiche comuni: le tre tavole rotonde previste nei giorni del convegno di novembre dovrebbero raccogliere, oltre alle idee e alle proposte delle singole comunità associate, anche l’intenzione di collaborare prospettando ai responsabili del governo del Paese le esigenze comuni e il possibile modo di soddisfarle. Il punto più delicato sarà certamente quello che riguarda la pubblica affermazione dello spirito scientifico e la sua diffusione; ma non possiamo tirarci indietro dal tentativo di produrre un risultato positivo. Sarà un’occasione per rivalutare la parola “Progresso”, che ha sofferto, da molto tempo a que-

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  • E TECNICATECNICAMENSILE DI INFORMAZIONE DELLA SOCIETÀ ITALIANA PER IL PROGRESSO DELLE SCIENZE

    ANNO LXX - N. 446 - ott. 2007 - Poste Italiane SpA - Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/2/2004, n. 46) art. 1, comma 2, DCB Roma

    INTRECCIAMO CIÒ CHE SAPPIAMOIl ruolo della SIPS nel nome di Volterra

    CC ento anni fa, in uno scenario certamentediverso dall’attuale, uno dei più ecletticiscienziati della storia d’Italia, il matemati-co Vito Volterra, si adoperò per recuperare un’anticaAssociazione scientifica, la SIPS (Società Italianaper il Progresso delle Scienze, fondata nel 1839).

    È la rifondazione della SIPS del 1907 che stia-mo celebrando ora a Parma, una delle città più atti-ve nel panorama culturale italiano.

    Ma il semplice rito della celebrazione sarebbe,in fondo, un tradimento della visione di Volterra:Volterra aspirava a inserire il nostro Paese in unacomunità internazionale, la comunità scientifica,che stava cambiando radicalmente il mondo intero.L’anniversario ci dà il destro per fare un passoimportante verso l’impegno, che ci aspetta nel pros-simo futuro, a far fronte a gravissime emergenzemondiali. Risorse di ogni tipo, energia, problemidemografici, scontri ideologici e etnici, diversitàculturali richiedono di potenziare i livelli di com-prensione e le capacità di intervento in modo dagarantire la sopravvivenza stessa dell’umanità. Iproblemi non possono, però, essere affrontati erisolti senza un’adeguata e profonda conoscenzadella realtà: in una parola, senza Scienza.

    Come ogni Paese, anche l’Italia ha le sueSocietà scientifiche settoriali ed all’interno di que-ste Società si possono trovare tutte le informazionisullo stato delle singole “arti”. Ma, pur nella com-pletezza dell’“informazione settoriale”, non possia-mo dire che ci sia una “coscienza comune” delleemergenze: una comunione di intenti in grado digarantire una politica unitaria di grande collabora-zione. Inoltre, l’interesse delle popolazioni è forte-mente polarizzato sui problemi dell’economia e delmercato e appare assai difficile che l’opinione pub-

    blica si appassioni all’idea che l’investimento piùsaggio che si possa fare è quello in ricerca e culturascientifica.

    Perciò, il consiglio scientifico della SIPS haritenuto doveroso e storicamente motivato ripropor-si, come ai tempi di Volterra, come centro di aggre-gazione e coordinamento impegnandosi a produrrele sollecitazioni necessarie a emergere da una tradi-zione ormai datata. La frantumazione e dispersionedei saperi, la pluralità e diversità dei linguaggi e deiproblemi specialistici, non implicano affatto l’in-compatibilità degli interessi scientifici. Anzi, questaè una occasione in più per creare dei ponti che col-leghino le varie scienze come già avviene in alcunisettori (bio-medicina, bio-chimica, bio-fisica, geo-fisica, chimica-fisica, ecc.) da molti decenni e conrisultati davvero entusiasmanti.

    Le scienze hanno bisogno di molto spazio cul-turale, ma anche di pubblico gradimento. Quelliche, come noi, praticano l’attività scientifica nellavita quotidiana, hanno bisogno di essere riconosciu-ti e apprezzati come legittimi abitanti di quello spa-zio culturale. Ciò si presta a utilizzare la SIPS comecentro di analisi e stimolo delle politiche comuni: letre tavole rotonde previste nei giorni del convegnodi novembre dovrebbero raccogliere, oltre alle ideee alle proposte delle singole comunità associate,anche l’intenzione di collaborare prospettando airesponsabili del governo del Paese le esigenzecomuni e il possibile modo di soddisfarle.

    Il punto più delicato sarà certamente quello cheriguarda la pubblica affermazione dello spiritoscientifico e la sua diffusione; ma non possiamotirarci indietro dal tentativo di produrre un risultatopositivo. Sarà un’occasione per rivalutare la parola“Progresso”, che ha sofferto, da molto tempo a que-

  • 2 SCIENZA E TECNICA, N. 446, 2007

    sta parte, delle ingiurie di tradizioni culturali avver-se alle quali dobbiamo dimostrare il valore dellaconoscenza scientifica. L’avvenire non è nell’irra-zionalità ma nella razionalità più accorta e perspica-ce. Progresso delle Scienze, dunque: per la SIPS èun obiettivo ineludibile. Non a caso, la chiave divolta di quel Progresso sono le giovani menti, glistudenti, i ricercatori emergenti ai quali dobbiamodestinare tutto ciò che li può mettere in condizionedi costruire un futuro pacifico e vivibile.

    Di questi giovani si parlava appassionatamente,fino a pochissime settimane fa, con un Uomo Esem-plare che al convegno di Parma credeva con tutta laSua emotiva convinzione: Rocco Capasso, Amico ditutti noi e grande e scrupoloso “civil servant”, checi ha lasciati prematuramente senza poter partecipa-re a un evento desiderato nella Sua lunghissimaesperienza di Segretario della SIPS, che della SIPSha consentito la sopravvivenza in tempi difficili.

    CARLO BERNARDINI

    13 novembre 2007

    Aula Magna dell’Università degli Studi di ParmaVia Università, 12

    ore 8.30 Registrazione

    ore 9.00 Saluto delle Autorità

    MAURIZIO LUIGI CUMOPresidente Società Italiana per il Progresso delle Scienze

    GINO FERRETTIRettore Università degli Studi di Parma

    PIETRO VIGNALISindaco di Parma

    ANGELO TRANFAGLIAPrefetto di Parma

    VINCENZO BERNAZZOLIPresidente Provincia di Parma

    SILVIO CESARE BONICELLIVescovo di Parma

    EMERENZIO BARBIERIVice Presidente VII Commissione Permanente Cultura, Cameradei Deputati

    ore 10.15-11.00

    ANTONIO MORONIProfessore Emerito, Università degli Studi di Parma, Accade-mico dei XL, Socio SIPS, “Per una ricomposizione dei Saperi

    GIORGIO SIRILLIIstituto di Studi sui Sistemi Federali e sulle Autonomie, Consi-glio Nazionale delle Ricerche, “La ricerca scientifica italiananella società della conoscenza: le sfide del terzo Millennio”

    ore 11.00-13.30 Il Progresso delle Scienze in Italia

    Introduce e presiedeVINCENZO CAPPELLETTIPresidente Società Italiana di Storia della Scienza

    LXIX RIUNIONEDELLA SOCIETÀ ITALIANA PER IL PROGRESSO DELLE SCIENZE

    SOTTO L’ALTO PATRONATODEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

    con il Patrocinio diMINISTERO DELL’UNIVERSITÀ E DELLA RICERCA

    MINISTERO PER LO SVILUPPO ECONOMICOMINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITÀ CULTURALI

    COMITATO DEI PARLAMENTARI PER L’INNOVAZIONE TECNOLOGICAUFFICIO SCOLASTICO DELL’EMILIA ROMAGNA

    con la collaborazione dellaUNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PARMA

    IL PROGRESSODELLE SCIENZE IN ITALIA

    RISULTATI, SVILUPPI E PROSPETTIVEPER UNA ORGANIZZAZIONE

    RAZIONALE DELLA RICERCA IN ITALIA

    Parma, 13 - 14 novembre 2007

    Congresso degli scienziati italiani a Parma, inaugurazioneall’anfiteatro Farnese, 23 settembre 1907

  • SCIENZA E TECNICA, N. 446, 2007 3

    SegretarioMASSIMO PAURIOrdinario di Fisica Teorica, Università degli Studi di Parma

    GILBERTO CORBELLINIOrdinario di storia della medicina, Università La Sapienza,Consiglio Direttivo SIPS

    GIOVANNI PAOLONIOrdinario di Archivistica Generale Università La Sapienza

    GIORGIO NEBBIAProfessore Emerito, Università degli Studi di Bari

    PIER PAOLO POGGIODirettore Museo dell’Industria e del Lavoro, Brescia

    GIAN TOMMASO SCARASCIA MUGNOZZAPresidente Accademia delle Scienze, detta dei XL

    ANTONIO CALÒPresidente Unione Nazionale delle Accademie italiane per lescienze applicate all’agricoltura, alla sicurezza alimentare e allatutela ambientale

    GIUSEPPE ARMOCIDAPresidente Società Italiana di Storia della Medicina

    PAOLA IMPERIALEDirezione Generale Promozione e Cooperazione Culturale,Ministero Affari Esteri

    VITTORIO BOCodice. Idee per la Cultura.

    ConcludeDANIELLE MAZZONISSottosegretario di Stato al Ministero per i Beni e le AttivitàCulturali

    Auditorium “Aurea Parma” Camera di CommercioVia Verdi, 2

    ore 15.30-18.30 TAVOLA ROTONDAReclutamento e formazione dei giovani ricercatori

    Introduce e presiedeFRANCESCO BALSANOOrdinario di Medicina Interna, Università “La Sapienza”Roma, Consiglio Direttivo SIPS

    SegretarioENVER BARDULLAOrdinario di Pedagogia, Università degli Studi di Parma

    PIA ELDA LOCATELLIParlamento europeo

    FULVIO ESPOSITORettore Università degli Studi di Camerino

    GIOVANNI PUGLISIRettore Libera Università di Lingue e Comunicazione di Milano

    MARIO ALÌDirettore Generale Ministero dell’Università e della Ricerca

    MARIA CRISTINA PEDICCHIOSteering Group per la mobilità dei ricercatori in Europa

    EMILIO BALLETTOPresidente Unione Zoologica Italiana

    ZENO VARANINIPresidente Associazione Italiana Società Scientifiche Agrarie

    DANIELA COCCHIPresidente Società Italiana di Statistica

    ROBERTO CIPRIANIAssociazione Italiana di Sociologia

    ConcludeLUIGI BERLINGUERPresidente Comitato interministeriale per la Diffusione dellaCultura Scientifica

    ore 21.30 TAVOLA ROTONDALa città, i ragazzi e i giovani incontrano la Scienzadialogando con i protagonisti

    Introduce e presiedeROBERTO DELSIGNOREDirettore Clinica Medica facoltà di Medicina, Università degliStudi di Parma

    SegretarioANDREA MOZZARELLIOrdinario di Biochimca, Università degli Studi di Parma

    SOMMARIOIntrecciamo ciò che sappiamoIl ruolo della SIPS nel nome di Volterra pag. 1

    La riunione SIPS di Parma del settembre 1907 » 5

    Editoriale » 6

    Il nobel della medicina a Mario Capecchi » 7

    Governance degli enti pubblici di ricerca » 9

    Azione antiblasticadell’ossigenoterapia iperbarica » 11

    Informazione e cultura sull’energia solarenell’età dei combustibili fossili e nucleari » 13

    Guglielmo Marconi Parte prima » 15

    Raggiunto il “cuore” della figliadi San Andreas in California » 18

    Il “timer” della divisione cellulare » 18

    Il fotovoltaico ha il suo trend » 18

    H2roma 2007 - l’uomo e l’ambienteal centro della tecnologia » 19

    Petrolio: 2012 l’anno del picco » 19

    Bambino agitato? attenti al colorante » 20

  • 4 SCIENZA E TECNICA, N. 446, 2007

    PartecipanoCARLO BERNARDINI, GUIDO TROMBETTI, GIORGIONEBBIA, VINCENZO CAPPELLETTI, ANTONIO MORONI,ROBERTO FIESCHI

    14 novembre 2007

    Aula Magna dell’Università degli Studi di ParmaVia Università, 12

    ore 9.30-13.00 TAVOLA ROTONDARicerca di base: rapporti tra Sistema Universita-rio/Enti di Ricerca

    Introduce e presiedeCARLO BERNARDINIPresidente onorario SIPS

    SegretarioPAOLO MENOZZIOrdinario di Biologia, Università degli Studi di Parma

    GIUSEPPE FRANCO BASSANIPresidente Società Italiana di Fisica

    FRANCO BREZZIPresidente Unione Matematica Italiana

    DONATO CHIATANTEPresidente Società Botanica Italiana

    DAMIANO GUSTAVO MITAPresidente, Federazione Italiana delle Società Biologiche

    GAETANO DI CHIARAPresidente Società italiana di Neuroscienze

    FRANCA MIANIConsiglio Direttivo Società Geografica Italiana

    LUIGI CARRINOPresidenza Consiglio Nazionale delle Ricerche

    LUIGI BIGGERIPresidente ISTAT

    CARLO RIZZUTOPresidente Sincrotrone Trieste

    ConcludeGUIDO TROMBETTIPresidente della Conferenza dei Rettori delle Università Italiane

    Auditorium Unione Parmense degli Industriali

    ore 15.00-18.00 TAVOLA ROTONDARicerca finalizzata all’innovazione tecnologica:rapporti tra Sistema Universitario/Enti di Ricer-ca/Impresa

    Introduce e presiedeLUCIANO CAGLIOTIConsigliere onorario della SIPS

    SegretarioNELSON MARMIROLIOrdinario di Biologia applicata, Università degli Studi di Parma

    VALERIO CASTRONOVOOrdinario di Storia contemporanea nell’Università di Torino

    GIOVANNI CANNATARettore Università degli Studi del Molise

    LEONARDO SANTIPresidente Comitato Biosicurezza della Presidenza del Consi-glio dei Ministri

    ANDREA GRANELLIConsigliere Scientifico del Ministro per i Beni e le Attività Cul-turali

    ANDREA BIANCHIDirettore Generale, Direzione Generale sviluppo e competiti-vità, Ministero per lo Sviluppo Economico

    ROBERTO TADEIPresidente Federazione Italiana di Matematica Applicata

    FRANCESCO DE ANGELISPresidente della Società Chimica Italiana

    PIERLUIGI VIAROLIPresidente Società Italiana di Ecologia

    ROBERTO VACCAUniversità degli Studi La Sapienza, Roma

    CESARE RODAPast President Federazione Italiana di Scienze della Terra

    ConcludeCESARE AZZALIDirettore Generale dell’Unione Parmense degli Industriali

    ore 18.00 CONCLUSIONI DELLA RIUNIONE DEL CENTE-NARIO

    Presentazione ed approvazione del manifesto SIPS asostegno della Carta europea dei Ricercatori e del Codi-ce di condotta per la loro assunzione.

    IntroduconoMAURIZIO CUMO, Presidente SIPS e CARMINE MARI-NUCCI, Segretario Generale SIPS

    Interventi di augurio ai convenuti alla Riunione delCentenario SIPS

    PROF. MAURIZIO LUIGI CUMOPresidente SIPS

    PROF. GINO FERRETTIMagnifico Rettore Università degli Studi di Parma.

  • SCIENZA E TECNICA, N. 446, 2007 5

    II l 15 settembre 1906, in occasione del Congres-so per il cinquantenario dell’Istituzione dellaSocietà di Scienze naturali, i professori VitoVolterra (Roma), Arturo Issel (Genova) e RomualdoPirotta (Roma) formularono la proposta di ricosti-tuire la Società Italiana per il Progresso delle Scien-ze, fondata nel 1839 e la cui ultima riunione si eratenuta a Palermo nel 1875.

    Ben presto altri professori si aggiunsero: tra cuiil professore e senatore Cardani ed il Rettore del-l’Università di Parma Leone Pesci. Proprio Cardanie Pesci proposero, quindi, che la prima riunionedella nuova Società fosse organizzata a Parma. l’in-dicazione fu accolta all’unanimità.

    Nel periodo che intercorse tra la proposta ditenere il Convegno a Parma e la sua realizzazione vifu una notevole attività organizzativa di cui restadocumentazione negli archivi storici del Comune edell’Università di Parma. Tra questa rileva la lettera,datata 31 dicembre 1906, che Pietro Cardani scrisseal Sindaco di Parma ed in cui si annunciava che laCommissione dell’organizzazione delle Riunionidella Società del Progresso delle Scienze (SIPS)aveva deliberato, nella sua adunanza del 28 dicem-bre, “che il primo Congresso della Società medesimasi tenga in Parma nel mese di Settembre del 1907. Ladeliberazione non poteva esser per la città nostra piùlusinghiera ed io non dubito che la tradizionale ospi-talità parmense sarà un coefficiente di sicura riuscitaper questo avvenimento che promette di acquistarel’importanza di un vero avvenimento nazionale”.

    Come anche la lettera che il prof. Vito Volterra,Presidente del Comitato Ordinatore, indirizzò, il 2febbraio 1907, sempre al professor Lusignani, Sin-daco di Parma ed in cui scriveva che “Il Comitatoordinatore della Società per il Progresso delleScienze sente il gradito dovere di ringraziare la S.V.e codesto onorevole Consiglio per il favore con cuifu accolta la proposta che Parma fosse scelta a sededel prossimo Congresso. Se, come tutto fa sperare,la nuova Società salirà ad alti destini, la data del1907 e la città di Parma saranno ricordate nella sto-ria del movimento scientifico italiano e Parma avràprovato ancora una volta quanto vive siano nellasua cittadinanza le antiche e gloriose tradizioni diimpulso ed appoggio alle più nobili ed ardite inizia-tive” e la risposta, del giorno 8 dello stesso mese, delSindaco di Parma, a nome della Giunta Municipale,che ringraziava il Senatore Vito Volterra “per i cor-

    tesi giudizi che ella si è compiaciuto di rivolgerealla nostra città che si sente orgogliosa e onorata dipoter ospitare tra le proprie mura tanti studiosi”.

    Si può leggere anche la lettera che il professorCardani, successivamente, indirizzò (era il 15 feb-braio 1907) al Sindaco chiedendogli la disponibilitàdi Lire 2.000 necessarie per la realizzazione delCongresso SIPS e con cui acquistare, tra l’altro, 500seggiole da porre nel teatro Farnese per l’inaugu-razione del Congresso (a riunione finita le seggiolesaranno donate al Municipio). Contributo che saràerogato, nel corso di una riunione straordinaria delConsiglio Municipale, il 14 agosto 1907.

    La documentazione reperibile relativa a quellagloriosa Riunione vede anche la comunicazione chegli studenti dell’Associazione universitaria di Parmarecano all’assessore comunale prof. Pellacani ed incui, era l’11 marzo del 1907, annunciavano la lorodisponibilità a collaborare con i Comitati per l’orga-nizzazione dei Congressi scientifici che si sarebberotenuti nel corso della Riunione, con il ringraziamen-to, era il 16 marzo, del Sindaco, prof. Lusignani,per questa disponibilità così volenterosamenteofferta dalla gioventù studiosa del nostro Ateneo.

    Il 20 agosto il Presidente Volterra ringraziava ilSindaco di Parma per la decisione del Municipio diiscriversi fra i soci fondatori della SIPS “Ho ricevutola partecipazione della decisione di codesto Munici-pio di iscriversi fra i soci fondatori della Società peril Progresso delle Scienze. L’Amministrazione cheElla così degnamente presiede, ha voluto darci anchequesta nuova manifestazione di appoggio e di bene-volenza. L’ospitalità e le accoglienze che Parma pre-para al nostro congresso sono per noi il più lieto esicuro augurio di prosperità per l’avvenire. E se lanostra Società giungerà a quel grado di sviluppo,che speriamo, lo dovremo a codesta nobile città, chesul nascere ci ha assistito con così largo favore”,nonché il ringraziamento del Rettore di Parma, prof.Pesci, al presidente SIPS, per la scelta di Parmacome sede della riunione del settembre 1907.La documentazione citata ed altra numerosa riguar-dante la riunione SIPS del settembre 1907 saràdepositata in originale presso l’archivio centraleSIPS.

    PROF. ANTONIO MORONIemerito di Ecologia dell’Università di Parma

    LA RIUNIONE SIPS DI PARMADEL SETTEMBRE 1907

  • FF orse siamo ad una svolta: da spettatori soventemaleducati, ad attori chiassosi e confusionari,ad apprendisti registri di quel film che puòessere la vita. La scoperta scientifica del millennio –se no di sempre – è stata anticipata in un’intervista alGuardian da Craig Venter, pioniere della genomica esequenziatore del genoma umano. La creazione dellavita artificiale è oramai alla portata dell’umana gente:la creazione di un cromosoma sintetico - a partire daldna di un batterio molto semplice, il Mycoplasmagenitalium, semplificato in laboratorio con il “taglio”di geni non essenziali – apre la porta alla possibilità dicreare cellule in grado di svolgere un ampio spettro difunzioni con molteplici applicazioni.“Un passo filoso-fico importante nella storia della nostra specie” ha,pertanto, enfatizzato Venter. Il cromosoma di sintesi,che Venter e la sua equipe di una ventina di scienziati(fra i quali anche il Nobel per la medicina, HamiltonSmith) sono riusciti a realizzare è stato battezzato daisuoi creatori Mycoplasma Laboratorium e nell’evolu-zione finale del processo sarà inserito in una cellulavivente di cui dovrebbe “assumere il controllo”, diven-tando, così, in sostanza una nuova forma di vita.

    La reazione nell’immediato è stata “variegata” enon poteva essere diversamente “Un risultato gran-dioso, che ci porterà in futuro ad avere farmaci e vac-cini à la carte, cioè su misura per le necessità dell’uo-mo” per Giuseppe Novelli, professore di Geneticaall’università Tor Vergata di Roma, “L’idea è di stu-diare il ruolo di ogni singolo gene, per poi piegarlo aibisogni dell’uomo. Per esempio alla creazione di far-maci e vaccini, o di sostanze come l’insulina”. Nep-pure Edoardo Boncinelli, genetista dell’ospedale SanRaffaele di Milano, ha dubbi: “È una conquista cono-scitiva importantissima, potremo ottenere batteri emicrorganismi utili. Per esempio capaci di digeriresostanze tossiche e veleni o in grado di pulire il maredal petrolio” ma ne intuisce i risvolti ed, infatti, siaffretta a precisare che “Di questa scoperta non dob-biamo aver paura. Noi scienziati lavoriamo per capi-re la natura e i suoi segreti. Sono gli altri che voglio-no sempre sapere quali possibili applicazioni scaturi-scono dalle nostre scoperte”.

    La paura dell’ignoto, quella dettata dall’ignoran-za può “affacciarsi” e, come già è accaduto, condan-nare alla gogna (oramai fortunatamente solo figurata)una scoperta che cambierà, anche se in misura ancoranon chiara, il nostro ruolo nel creato: “Si crea così lavita elementare, cioè organismi di una sola cellula”riconosce Bruno Dallapiccola, professore di Geneticamedica all’università di Roma La Sapienza, che siaffretta, quindi, ad aggiungere “Ma non nascerà inlaboratorio una nuova umanità (…anche se) le rica-

    dute per l’uomo ci saranno e non bisognerà aspettaremolto tempo. Si potranno creare sostanze come ormo-ni e proteine da utilizzare a scopo terapeutico”.

    E se i tempi non consentono più una chiusuraaprioristica, un fideistico scetticismo non è evitabile,e non lo è stato: il commento della Chiesa cattolica,affidato al genetista Angelo Vescovi, dell’Istituto SanRaffaele di Milano, si è diffuso per l’aere tramiteRadio Vaticana. Vescovi ha “minimizzato” l’esperi-mento di Venter definendolo “nessuna nuova scopertascientifica e nessun cambio di prospettiva” ma solouna semplice “evoluzione tecnica in più”. Se dovesserestare questa la posizione ufficiale della Chiesa cat-tolica, la ricerca potrà progredire dedicandosi total-mente agli aspetti che più le sono consoni: quelli pret-tamente scientifici. Purtroppo, e non poteva esserealtrimenti vista la portata della “evoluzione tecnica”,Vescovi ha poi chiosato “Si può fare un’analogia conla fissione nucleare che è possibile utilizzare perscopi benefici e per produrre energia ma anche perdistruggere e uccidere centinaia di migliaia di perso-ne (…) Non vedo assolutamente Frankenstein allaporta ma è importante uno sviluppo, in parallelo aquesti grandi progressi della scienza, di una cultura,di una filosofia e di una bioetica che riescano a con-trobilanciare e controllare queste forze rilasciate eliberate, che sono assolutamente imperscrutabili nelleloro future applicazioni, ma potentissime”. Aprendocosì l’ennesimo tormentone circa l’eticità della ricer-ca scientifica.

    Un tormentone, quindi, che animerà il solitodibattito sulle “implicazioni etiche” e sui risvolti“morali” e “religiosi” che sottostanno alla creazionedi nuove specie viventi (l’uomo del terzo millennioquale “homo sapiens creator”) nella speranza che ciònon dico impedisca, perché non è mai stato possibileimpedire il progresso e tanto meno lo è oggi, maquanto meno lo ritardi.

    Si tratta di una “evoluzione tecnica” che puòaprire le porte a nuove forme di energia ed a nuovetecniche per combattere il riscaldamento globale, enon è poco: sarà possibile creare organismi “buoni”per mettere a punto nuovi farmaci, per soccorrerel’ambiente (batteri in grado di assorbire le emissioniche causano l’effetto serra) e anche per fornire nuovefonti di energia pulita (con la creazione di carburantinon inquinanti).

    E, forse, il premio Nobel al trio Capecchi,Smithies ed Evans può essere un passo avanti nello“sdoganamento” di questo tipo di ricerche che, perparte dell’opinione pubblica e, purtroppo, anche dialcuni addetti ai lavori, non sarebbe “eticamente” cor-rette.

    6 SCIENZA E TECNICA, N. 446, 2007

    EDITORIALE

  • SCIENZA E TECNICA, N. 446, 2007 7

    SSi compiace il mondo della ricerca medica italia-na che, oltre venti anni dopo Rita Levi Montal-cini, vede uno studioso di origine italiane tra i

    vincitori del Premio Nobel 2007 per la medicina: ilriconoscimento è stato assegnato, infatti, al trio OliverSmithies, Martin Evans, e Mario Capecchi.

    Il Nobel per la medicina non viene assegnatodalla Accademia Reale delle Scienze Svedese (comeavviene per la maggior parte dei Premi Nobel) bensìdall’Istituto Karolinska che quest’anno ha voluto pre-miare il lavoro di team dei tre scienziati sull’introdu-zione di modifiche genetiche nelle cavie di laborato-rio, attraverso le cellule embrionali.

    “È un onore immenso per la nostra università, ilnostro dipartimento di Genetica umana e, in partico-lare, per tutti i membri del mio laboratorio, passati epresenti, che hanno contribuito a questo lavoro” conqueste parole con il professor Capecchi ha accoltol’annuncio della vittoria del Premio Nobel per laMedicina 2007. “Un tributo ai nostri sforzi colletti-vi”. Dal sito dell’University of Utah di Salt LakeCity, Capecchi sottolinea anche il “forte sostegno” edil “sincero interesse dell’Università e della comunitàdi Salt Lake City. È stato meraviglioso”. Ed “è ungrande onore - precisa - dividere questo premio conOliver Smithies e Martin Evans. Siamo stati tuttimolto fortunati a vivere questa lunga amicizia scien-tifica e a essere stati in grado di contribuire cosìprofondamente ognuno al lavoro dell’altro. Questopremio - conclude il Nobel italiano ‘trapiantato’ negliUsa - è un tributo ai nostri sforzi collettivi”.

    Un messaggio di congratulazioni è giunto al neopremio Nobel anche dal presidente della Repubblicaitaliana: “Il campo di studio da lei affrontato - hascritto Giorgio Napolitano - investe un problemaessenziale per la medicina del futuro. È del più altovalore e interesse generale l’aprire la strada a nuoviapprocci alla terapia delle malattie genetiche. Leauguro ulteriori successi”.

    Capecchi, laureatosi ad Harvard con una tesi didottorato in biologia molecolare, supervisionata dalpremio Nobel James D. Watson, incentrata sull’analisidei meccanismi d’iniziazione e di terminazione dellasintesi proteica, è diventato famoso per il suo lavoropionieristico sullo sviluppo del “gene targeting” nellecellule staminali di embrioni murini (ES cells).

    La tecnica del “gene targeting” è utilizzata oggidai ricercatori di tutto il mondo: la potenza del “genetargeting” è tale che il ricercatore può scegliere sia

    quale gene mutareche come farlo. Inpratica il ricercato-re può sceglierecome e qualisequenze di Dnadel genoma di topocambiare e ciò per-mette di valutare in dettaglio la funzione di ogni genedurante lo sviluppo embrionale e nelle fasi successi-ve. Poiché tutti i fenomeni biologici sono mediati dageni, il ‘gene targeting’ sta avendo una ricadutaimportante su praticamente tutti gli aspetti della bio-logia dei mammiferi, inclusi gli studi sul cancro, sul-l’embriogenesi, sull’immunologia, sulla neurobiolo-gia e, sostanzialmente, su tutte le malattie umane.

    Questa tecnica ha, infatti, molte applicazioni perla medicina clinica: grazie ad essa si può “ricostrui-re” un qualsiasi modello di malattia genetica umanain animali da laboratorio e studiarne, così, l’evoluzio-ne, verificando l’efficacia di vecchie e nuove terapie.In un futuro quanto più prossimo, poiché si può sce-gliere “quale e come” gene modificare, nuove appli-cazioni di terapia genica, basate sul ‘gene targeting’,potranno essere utilizzate per correggere un gene“difettoso”.

    Le cellule staminali sono cellule primitive nonspecializzate dotate della singolare capacità di tra-sformarsi in qualunque altro tipo di cellula del corpo.Sono cellule staminali potenzialmente rivoluzionarieper la medicina, potendo potenzialmente consentirela riparazione dei tessuti ed anche la riproduzionedegli organi.

    Esistono quattro tipi di cellule staminali:- la cellula staminale totipotente: che può svilupparsiin un intero organismo e persino in tessuti extra-embrionali. I blastomeri posseggono questa pro-prietà;- le cellule staminali pluripotenti: che possono spe-cializzarsi in tutti i tipi di cellule che troviamo in unindividuo adulto ma non in cellule che compongono itessuti extra-embrionali;- le cellule staminali multipotenti: che sono in gradodi specializzarsi unicamente in alcuni tipi di cellule;- le cellule staminali unipotenti: che possono genera-re solamente un tipo di cellula specializzata.

    Le cellule staminali si classificano anche secon-do la provenienza, come adulte o embrionali.

    Le cellule staminali adulte sono cellule non spe-cializzate reperibili tra cellule specializzate di un tes-

    IL NOBEL DELLA MEDICINA A

    MARIO CAPECCHI

  • suto specifico e sono prevalentemente multipotenti.Queste utilizzate per cure un centinaio di malattie epatologie, sono dette più propriamente somatiche(dal Greco σωµα sōma = corpo), perché non proven-gono necessariamente da adulti ma anche da bambinio cordoni ombelicali.

    Le cellule staminali embrionali sono ottenute amezzo di coltura, ricavate dalle cellule interne di unablastocisti. La ricerca sulle staminali embrionali èuna questione controversa: l’utilizzo di cellule stami-

    nali embrionali, purtroppo, ha sollevato un grossodibattito di carattere etico. Difatti per poter ottenereuna linea cellulare (o stirpe, o discendenza) di questecellule si rende necessaria la distruzione di una bla-stocisti, un embrione non ancora cresciuto sopra le150 cellule.

    Una tecnica, quella del “gene targeting”, che ciconsentirà di riparare in maniera sempre più soddi-sfacente gli errori della “natura”: quelli che influen-zano negativamente il nostro vivere da uomini.

    8 SCIENZA E TECNICA, N. 446, 2007

    CC raig Venter, genetista impegnato nella corsa alladecifrazione del genoma umano, ha costruito inlaboratorio, con un team di scienziati, un cromosoma sin-tetico e potrebbe arrivare alla creazione della primaforma di vita “artificiale”. Si tratta di un “salto” evolutivoper l’umana gente: lo stesso scienziato, infatti, ha ricono-sciuto – intervista riportata sul Guardian - che se gli svi-luppi saranno quelli attesi questo sarà “un passo filosofi-co cruciale per la storia della nostra specie: passiamodalla lettura del codice genetico alla capacità di scriver-lo. Questo ci dà la capacità ipotetica di fare cose maicontemplate in precedenza”.

    Tutto ciò con i problemi etici e le conseguenze chene derivano: difatti si potrà discutere di creazione dinuove specie, ma anche di nuove cure per malattie sinoad oggi inattacabili, nonché e persino della creazione dinuove forme d’energia per salvare l’astronave Terra.

    Sul Guardian si rivela che una squadra di 20 scien-ziati, selezionati da Ventre e guidati dal premio NobelHamilton Smith, avrebbe costruito un cromosoma sinteti-co utilizzando sostanze chimiche ricostruite in laborato-rio. Una prodezza della bioingegneria, difatti il gruppoavrebbe ricomposto il puzzle di un cromosoma lungo381 geni e contenente 580.000 coppie di codice genetico. La sequenza del Dna è basata sul batterio ‘Mycoplasmagenitalium’ che gli scienziati hanno “potato” riducendolofino al minimo sufficiente per la vita, ovvero togliendoun quinto delle sue caratteristiche genetiche. Il cromoso-ma ricostruito sinteticamente, con il nome di Mycropla-sma laboratorium, una volta trapiantato in una cellulaviva del batterio, ne dovrebbe prendere il controllo edivenire una nuova forma di vita. Gli scienziati hanno giàtrapiantato con successo un genoma (naturale) di un tipodi batterio nella cellula di un altro, modificando così laspecie di origine della cellula: Venter si dice “fiduciosoal 100%” che questa tecnica possa funzionare anche conil cromosoma creato artificialmente.

    La nuova forma di vita dipenderà, però, sia per ilmetabolismo che la capacità di riprodursi dalle strutturedella cellula in cui viene impiantata: pertanto non saràinteramente sintetica. Il suo Dna sarà “artificiale”: “Stia-mo parlando di grosse idee (…) Cerchiamo di creare unnuovo sistema di valori per la vita. Quando si ragiona su

    questa scala, non ci si aspetta che tutti siano d’accordo”,ha riconosciuto Verner.

    La sintesi di DNA è un processo utilizzato già da 30anni che, con il migliorare della tecnologia nonché delletecniche, ha visto aumentare la possibilità di sintetizzareporzioni sempre più lunghe di DNA. Nel 2005 alcuniricercatori delle università di Harvard e di Houston ave-vano sviluppato una tecnica grazie alla quale è possibilerealizzare in laboratorio dei virus artificiali di piccoledimensioni. Il batterio Mycoplasma è costituito da777.000 nucleotidi, è il più piccolo dei batteri e per que-sto scelto da genetisti e biologi molecolari come oggettoprincipe nel tentativo di costruire delle forme di vita arti-ficiale in laboratorio: scopo dichiarato da Craig Ventersin dal 2002.

    Nel luglio di quest’anno Craig Venter ed il suo teamerano riusciti a trasferire il genoma da un batterio all’al-tro: un ulteriore passo venne poi fatto con l’individuazio-ne del genoma minimo necessario per la vita, stimato inmeno di 400 geni. Pochi giorni dopo un gruppo di biolo-gi del Centro Enrico Fermi, coordinati da Giovanni Mur-tas, creò ex-novo la prima cellula sintetica racchiudendoin una sfera costituita da lipidi circa quaranta geni: unacellula che è stata in grado di produrre, per un periodolimitato di tempo, proteine fluorescenti (GFP). “Il nostroobiettivo - osservò Murtas - è costruire una cellulamodello, che somigli ai primi tentativi di cellule compar-se sulla Terra, oltre 3,5 miliardi di anni fa” un percorsodal basso verso l’alto per creare dal nulla una cellulacostituita da pochi costituenti essenziali per arrivare allasintesi di proteine necessarie per la funzionalità di qual-siasi forma di vita.

    Craig Venter - Esempio di imprenditore/ricercatore del biotech,dopo gli studi in biochimica e farmacologia all’università dellaCalifornia a San Diego, nel 1998 ha fondato la Celera Genomicsallo scopo di mappare il genoma umano. Nel febbraio del 2001,dopo appena 3 anni, grazie ad una innovativa tecnica detta “ShotGun”, pubblica sulla rivista scientifica Science i risultati delsequenziamento del suo Dna e quello di altri 4 donatori battendosul tempo i ricercatori impegnati nel consorzio internazionale cheaveva la stessa finalità. Al momento è presidente del J.Craig VenterInsitute, cofondatore della Synthetic Genomics, azienda creata persintetizzare organismi in grado di produrre biocarburanti e combu-stibili alternativi a basso impatto ambientale.

    vita artificiale

  • SCIENZA E TECNICA, N. 446, 2007 9

    CC onsiderazioni per una riforma dellagovernance degli enti pubblici di ricer-ca utilizzando le esperienze del-l’INFN, dell’INFM e dei Consorzi Interuniver-sitari ed i riferimenti internazionali. In Europaesistono due modelli di enti pubblici di ricerca:quello delle “fondazioni accademiche” e quellodei “consigli nazionali delle ricerche”. Il primo(fondazioni accademiche) risale all’interesserinascimentale per la scienza e i suoi risultati,mentre il secondo (consigli nazionali dellericerche) è stato avviato nei Paesi dell’ovesteuropeo opposti alla Germania, durante laprima guerra mondiale, come struttura “strate-gica” per rispondere alla capacità tedesca (eaustroungarica) di innovazione basata sullascienza.

    In questi Paesi (Regno Unito, Paesi scandi-navi, Olanda, Francia e Italia), i consigli nazio-nali delle ricerche hanno soppiantato, parzial-mente (al nord) e completamente (al sud, inparticolare Francia e Italia), le preesistenti fon-dazioni accademiche (ad esempio, in Italia,quella dei Lincei) nel ruolo di agenzie per ilsostegno della ricerca di base.

    Il primo modello, quello delle fondazioni,ha una governance di estrazione scientifica, ingenere eletta, o comunque, nominata, da unconsiglio di “Ricercatori Senior” (quindi nonda una base ampia di ricercatori né da unambiente di estrazione prevalentemente univer-sitario). Il secondo modello, invece, ha unagovernance di nomina politica (in genere daparte del Primo Ministro o, nel nord, del Sovra-no). In Italia esmpi sono, oltre al CNR, anchel’INAF, lo INGV, lo IEN, etc.

    Il modello “Fondazione” ha dimostrato unamaggiore capacità nel gestire le attività scienti-fiche, soprattutto di base, con caratteristiche diforte competitività ed efficacia nell’agone inter-nazionale. Ha, anche, mostrato di saper genera-re enti con la capacità di rispondere alle neces-sità della ricerca applicata (come il Fraunhofer

    Gesellschaft, e molti singoli MaxPlanck). I“consigli delle ricerche” hanno, da subito,mostrato un progressivo decadimento dovutoalla loro, più o meno veloce, burocratizzazione;ciò anche in Paesi, come Francia o RegnoUnito, in cui le burocrazie, in modo diverso,funzionano.

    In Italia, per ragioni storiche eccezionali, ilsolo INFN è riuscito a dotarsi ed a difendereuna governance di impostazione “centro-esteuropea”, ciò anche per la compattezza dellacomunità scientifica legata all’utilizzo di grandilaboratori extrauniversitari, con la conseguentecapacità di selezionare “seniors” attraverso lagestione di laboratori e/o progetti complessiextrauniversitari. Di contro l’INFM, che avevaprevisto tale impostazione nella sua fase istitu-tiva, ha rapidamente perso la capacità di espri-mere una leadership indipendente e capace, ciòper l’effetto del conflitto tra le tendenze “con-corsuali e ridistributive” universitarie contrap-poste alla gestione di grandi progetti.

    Nei Paesi, che hanno preferito i consiglidelle ricerche, si sono ricercati varie soluzioniper attenuare il peso burocratico e l’inefficienzaconseguente alla nomina politica dei vertici:- nel nord Europa tali consigli sono stati suddi-

    visi per aree diverse - sino a dieci “pezzi” -consentendo una maggior leggerezza e flessi-bilità, oltre che una maggior specializzazionecon una scelta dei vertici meno soggetta alleattenzioni della politica.

    - In Italia, all’inizio degli anni ’60, abbiamointrodotto i “comitati” che, inizialmente,costituirono un forte attenuatore dell’influen-za politica, ma poi furono gradualmente tra-sformati in forme “condominiali” condivisetra i ricercatori interni e quelli universitariassoggettate ad una delegittimazione sia perle continue proroghe nel rinnovo ciclico ditali organi, che per la duplicazione dei com-piti di agenzia con il CUN e i relativi Comi-tati CUN paralleli.

    GOVERNANCE DEGLIENTI PUBBLICI DI RICERCA

  • 10 SCIENZA E TECNICA, N. 446, 2007

    La “burocratizzazione” (e il suo blocco pervarie altre ragioni) del CNR - a fronte dellanecessità di sviluppare funzioni e attività didimensioni e obiettivi superiori a quelli possibi-li nelle dimensioni dei gruppi universitari (adesempio la partecipazione ai progetti europei ola costruzione e gestione di grandi infrastrutturedi ricerca) - ha portato alla costituzione dei“Consorzi Interuniversitari” in supplenza delCNR e sotto lo stimolo dei Comitati CUN.Alcuni di questi consorzi hanno accumulatointeressanti ed importanti capacità sia scientifi-che che gestionali (INSTM, CONISMA) eanche capacità di servizio (CINECA). Anchel’INFM nasce, sulla base di una delibera CIPE,come consorzio interuniversitario per la costru-zione e gestione dei sincrotroni di Trieste e diGrenoble.

    Lo sviluppo di consorzi interuniversitari èunico in Europa ed ha pochi esempi, legati allagestione di particolari infrastrutture, negli USAed in India. I consorzi interuniversitari hannouna governance di nomina scientifica ma questaè eletta, più o meno direttamente, dall’interabase dei ricercatori per cui registrano una capa-cità gestionale e decisionale limitata anche inquesto caso per l’eccessiva “condominialità”che deriva direttamente dalla sua forma consor-tile, che tende a dare pesi uguali a gruppi ed apersone con responsabilità e visioni strategichedi dimensioni molto differenti. In particolare ilfunzionamento dei consorzi non di servizio,cioè diversi dal CINECA o CILEA ad esempio,tende a risentire fortemente dell’esistenza diuna stagione concorsuale per l’evidente intrec-cio tra decisioni per la gestione di progetti e“visibilità” concorsuale (un analogo meccani-smo ha fortemente indebolito il funzionamentodei comitati elettivi sia del CNR che del CUN).

    POSSIBILE PROPOSTA,A INTERVENTO LEGISLATIVO MINIMO

    La riforma del CNR contiene un’innova-zione importante costituita dall’attivazione deiDipartimenti che, opportunamente interpretati egestiti, possono permettere di mirare ad alcuniimportanti obiettivi, quali:- avvicinare il CNR alle Università evitando,

    però, di sottoporre la loro gestione agli effettidella frammentazione concorsuale;

    - utilizzare l’esperienza dei Consorzi interuni-versitari per costituire opportune interfaccetra il CNR e gli organismi di coordinamentouniversitario, rafforzando la responsabilizza-zione e la capacità strategica di entrambi;

    - diminuire e diluire il peso burocratico centra-le del CNR rendendo possibile una maggiorespecializzazione delle sue strutture;

    - attivare una capacità nazionale nella gestionedi grandi infrastrutture di ricerca, razionaliz-zando gli investimenti in vari campi: navioceanografiche, calcolo-reti e informatica(bio o meno), sincrotroni-spettroscopia neu-tronica e nanotecnologie, infrastrutture per lostudio e il controllo dell’ambiente, bibliote-che, banche di dati-sementi-tessuti.

    In breve, si tratta di dare molta autonomiaai Dipartimenti del CNR, con una governanceche sia fatta da persone senior e con un coin-volgimento internazionale (ad esempio usandosearch committees internazionali o l’EuropeanResearch Council per la scelta dei vertici e deiconsigli scientifici), collegando tali dipartimen-ti, in modo funzionale e finanziario, con queiConsorzi interuniversitari che, ad una valuta-zione scientifica di alto livello, risultano com-petitivi.

    A questi aggregati CNR-Consorzi Interuni-versitari deve essere data, congiuntamente, laresponsabilità di gestione e partecipazione allegrandi infrastrutture di ricerca, col mandato dioperare in modo razionalizzato ed aperto, alivello internazionale, agli sviluppi europei (adesempio ESFRI). Analoghi compiti congiuntipossono riguardare la rappresentanza italiana invari altri organismi europei, oppure il supportoa scuole scelte di dottorato, etc.

    In questo contesto, si possono attivare ana-loghi collegamenti, ad esempio, tra il Consor-zio per l’Astrofisica e Astronomia e l’INAF,oppure tra le Scienze della Terra e sia l’INGVche l’OGS, influendo in modo diretto anchesulla reciproca governance.

    CARLO RIZZUTOPresidente Sincrotrone Trieste

  • SCIENZA E TECNICA, N. 446, 2007 11

    CARATTERISTICHE METABOLICHEDEI TUMORI

    Sono note da tempo, perchè rilevate da numerosericerche (Aisenberg 1961; Gullino e coll. 1967; Violan-te A. 1985 ed altri), le turbe metaboliche ed energeticheche caratterizzano le cellule neoplastiche, alterazionievidenziate inizialmente dai fondamentali studi di War-burg (1956) che ipotizzò l’esistenza di una relazione trastato di malignità e ridotta capacità respiratoria cellularecon conseguente deficit energetico. Warburg sostenevache le cellule tumorali, dovendo utilizzare una ridottaquantità di ossigeno - a causa di un difettoso meccani-smo biochimico conseguente a probabile alterazionemitocondriale - sono costrette, per raggiungere i livellienergetici necessari, ad attingere al metabolismo glicidi-co che infatti in quelle cellule risulta esaltato.

    Questo stato metabolico, che fu definito di “glico-lisi aerobia”, implica un’imperfetta demolizione delglucosio con conseguente minore resa energetica epertanto maggiore consumo glicidico con danno perl’intero organismo “ospite” (Greenstein, 1959) e pro-duzione di acido lattico in più alta quantità nei con-fronti dei tessuti sani il che porta ad un più elevatogrado di acidità il microambiente in cui si sviluppa iltumore (Montecourrier P. e coll. 1997).

    Fu ancora Warburg in seguito a dimostrare cheframmenti di tessuto tumorale, ed anche sani, coltivatiin ambiente opportunamente ossigenato, produconomeno acido lattico. Egli definì questo fenomeno“Effetto Pasteur” in ricordo del rilievo fatto da Pasteurche il lievito di frumento cessa la fermentazione seviene esposto all’ossigeno (Racker E., 1974). Le ricer-che su questo particolare aspetto metabolico (Green-stein, 1959) dimostravano che le cellule neoplastichehanno un “effetto Pasteur” molto elevato in quantol’ossigeno, opportunamente somministrato, riesce adabbassare di molto i livelli della glicolisi il che per-metteva di concludere che le cellule tumorali dovesse-ro considerarsi sensibili all’azione dell’ossigeno. Tut-tavia questo tipo di indagini è stato, in epoche succes-sive, alquanto trascurato (Violante A., 2000).

    LA GLICOLISI NEI TUMORII processi glicolitici prevalgono nelle cellule

    maligne e di conseguenza il tumore “in vivo” si trovain uno stato di “fame di glucosio” a causa dell’ipossiacon tendenza quindi all’aumento della glicolisi edaccumulo di acido lattico. In seguito agli studi diWarburg numerose ricerche, anche recentemente,sono state sviluppate, confermando l’incremento dellaglicolisi nelle cellule tumorali, fenomeno metabolico

    definito “effetto Warburg” e considerato un aspettofondamentale della trasformazione maligna delle cel-lule (Lu H. e coll. 2002; Gatenby R.À. e coll. 2004).

    Diversi meccanismi patogenetici sono stati ipotiz-zati e quindi evidenziati e studiati per la comprensionedelle suddescritte alterazioni metaboliche: deficit fun-zionale dei mitocondri con conseguente ipossia ed aci-dosi del microambiente tumorale; mutazioni genicheresponsabili dell’attivazione del Fattore InducenteIpossia (HIF) e del regolatore metabolico Adenil-Monofosfato-Protein-Kinasi (AMPK) con conseguentemaggiore espressione degli enzimi glicolitici (RofstadE.K. e coll. 1999; Kondo K. e coll. 2002; Semenza G.2003; Tamas F. e coll. 2006).

    In sintesi, il difetto metabolico che caratterizza lecellule neoplastiche può essere definito con laseguente successione di eventi: Ipossia - Glicolisiaerobia - Acidosi tessutale.

    IPERBARISMOL’interesse per l’ossigeno a scopo terapeutico

    risale al 1662, anno in cui il medico britannico Hen-shaw intuendo che l’aumento della pressione atmosfe-rica avrebbe potuto costituire un presidio terapeuticoutile per alleviare alcune condizioni patologiche, ideòun primo tipo di “camera iperbarica”. Studi eseguiti inepoche recenti hanno dimostrato che l’ossigeno iper-barico ha il potere di indurre aumento della pressioneparziale di ossigeno nei tessuti dell’organismo; atte-nuare le concentrazioni edematose; attivare i fibrobla-sti ed i macrofagi; stimolare il sistema immunitario, laangiogenesi e la sintesi del collageno, agendo infineanche come batteriostatico e battericida (v. tabella).

    APPLICAZIONI TERAPEUTICHELa terapia basata sull’ossigenazione iperbarica

    (HBO) è attualmente in crescente aumento nella prati-ca clinica e qui di seguito vengono indicati i principa-li capitoli di applicazione (Tibbles P.M. e coll. 1996;Gill A.L. e coll. 2004).

    AZIONE ANTIBLASTICA DELL’OSSIGENOTERAPIA IPERBARICA

    L’ossigenazione iperbarica• Riossigena i tessuti ischemici rivascolarizzandoli

    • È battericida

    • Svolge azione antinfiammatoria

    • ed antiedemica

    • Favorisce la produzione di collagene

    • Attiva l’osteogenesi e la deposizione di Ca

    • Aumenta la permeabilità della barriera ematoencefalica

    • Stimola il sistema immunitario

  • 12 SCIENZA E TECNICA, N. 446, 2007

    Avvelenamento da monossido di carbonioIn corso di avvelenamento da monossido di carbonio simanifestano deficit neurologici, edema polmonare, aci-dosi metabolica e rischio di ischemia miocardica; fre-quentemente, fin dalle fasi iniziali, può esservi perditadella coscienza. La tossicità è da attribuirsi (come giàsupposto da Bernard) all’inibizione della respirazionecellulare a causa del legame del monossido di carboniocon l’emoglobina. È stato in seguito dimostrato checontribuisce all’asfissia cellulare anche il blocco dellacitocromo-c ossidasi, con grave danno dei mitocondri.La tossicità è inoltre aggravata dalla liberazione di radi-cali liberi, e la perossidazione dei lipidi facenti partedelle strutture cellulari. L’ossigeno iperbarico permettedi dissociare il legame con l’emoglobina e di evitare ildeficit mitocondriale assumendo pertanto precisa indi-cazione terapeutica in questa tossicosi.Embolia vascolare da decompressione.In seguito ad immersioni in acque profonde se il ritor-no in superficie è troppo rapido o, più frequentemen-te, uscendo da un cassone pneumatico o, ancora,durante un’escursione in alta quota, la tensione par-ziale di azoto disciolto nei tessuti e nel sangue puòsuperare la pressione ambientale provocando la for-mazione di bolle gassose che, ostruendo vene ed arte-rie, daranno luogo alla sindrome da decompressione:vomito, convulsioni e in alcuni casi,anche al decesso.L’ossigeno iperbarico avrebbe l’effetto di ridurre laformazione delle bolle gassose.Necrosi tessutale da anaerobiLe ferite contagiate da anaerobi sono particolarmentepericolose perchè difficili da combattere. L’ossigenazio-ne iperbarica agisce contro i batteri anaerobi bloccandola produzione di tossine alfa (Gill A. L. e coll. 2004).

    NEOPLASIESull’azione dell’ipossia (scarsa o mancata ossi-

    genazione) sui tessuti vengono qui di seguito esposti irilievi e le osservazioni raccolte. È stato infatti accer-tato mediante esperienze dirette o indirette (Shi e coll.1999), che l’ipossia può indurre, specialmente se pro-lungata nel tempo:- un aumento della citochina IL-8 che può svolgere

    un ruolo di rilievo nell’angiogenesi e, di conse-guenza, nella crescita tumorale e nella diffusionemetastatica (Fieldmeier J. e coll. 2003);

    - un aumento del fattore autocrino di motilità(AMF), che è in grado di facilitare il distacco e lamotilità delle cellule cancerose e, quindi, la migra-zione ed invasività caratteristica delle metastasi(Nizaki e coll. 2002);

    - l’espressione di cellule che hanno acquisito muta-zioni del gene p53, perdendo di conseguenza ilproprio potenziale apoptosico e acquisendo pertan-

    to vantaggi di crescita;- la stabilizzazione del Fattore di trascrizione HIFI

    (Hypoxia Inducible Factor 1) mediante il quale siavrebbe un aumento delle proteine collegate all’an-giogenesi, quali il VEGF (Vascular EndotelialGrowth Factor), e del loro Recettore (VEGFR);

    - l’ipossia, infine, fornirebbe alle cellule tumorali unmicroambiente favorente la resistenza alla radio echemio terapie.

    Teicher B. A. e coll. (1990) hanno proposto, inrelazione ai risultati ottenuti mediante modelli speri-mentali, una classificazione dei chemioterapici antitu-morali distinguendoli in tre gruppi secondo la lorocapacità di azione in rapporto allo stato di ossigena-zione del microambiente delle cellule cancerose:1. agenti con diminuita capacità in zone di ipossia;2. agenti che distruggono selettivamente cellule in

    ipossia;3. agenti che distruggono cellule cancerose sia in

    ambiente ossigenato sia in ipossia.Sulla base di quanto ora esposto si può conclu-

    dere che le cellule tumorali in stato di ipossia elabo-rano maggior quantità di fattori angiogenici, si accre-scono con modalità più aggressive, vanno incontro ariduzione della capacità apoptosica, presentanoaumentata instabilità genetica (la frequenza di muta-zioni sembra essere 5 volte più elevata delle cellulenormali di controllo) ed, infine, mostrano maggioreresistenza ad alcuni farmaci chemioterapici ed unapiù elevata capacità di metastatizzare.

    Tuttavia l’ossigenoterapia iperbarica (HBO), chelogicamente potrebbe validamente contrastare gliaspetti negativi dell’ipossia, non è stata finora appli-cata alla patologia oncologica a causa della nota azio-ne svolta dall’iperbarismo favorente la proliferazionedei fibroblasti e delle cellule epiteliali nei processi dirimarginazione delle ferite, sollevando il dubbio cheun simile effetto possa verificarsi anche per le celluleneoplastiche (Fieldmeier J. e coll. 2003).

    Questo timore ha sollecitato studi volti a valutarela veridicità di tale eventualità: ricerche recenti esclu-derebbero questo rischio.

    Kalns J. e coll. (1998) hanno riferito sull’azionedell’ossigeno iperbarico sulla crescita di due linee cellu-lari di cancro della prostata in coltura: dopo un’esposi-zione al 100% di ossigeno per 90 minuti a 3 atmosfere,la crescita delle due linee era diminuita rispetto ai con-trolli normobarici passando da 8,1 a 2,7%.

    In uno studio successivo Kalns e coll. (1999)hanno esaminato la relazione tra la pressione di ossi-geno e la crescita di cellule tumorali in vitro. La lineaLNCaP che si sviluppava in ambiente al 21% di ossi-geno, veniva successivamente esposta al 100% dellostesso gas, alla pressione di 6 atmosfere per 1,5 ore.

  • SCIENZA E TECNICA, N. 446, 2007 13

    Dall’11 al 15 novembre 2007 l’Italia ospita per laprima volta presso la Nuova Fiera di Roma ilCongresso mondiale dell’energia alla sua ventesimaedizione (20th World Energy Congress and Exhibi-tion, 20th WEC Congress, www.rome2007.it).

    Si tratta della più grande assise internazionale suitemi energetici, le cui origini risalgono ai primi anni

    venti del novecento. Subito dopo la Grande Guerracominciò a farsi strada in Inghilterra l’idea di riunire imaggiori esperti mondiali dell’industria elettrica peruna “World Energy Conference” per esaminare leproblematiche del settore. La prima edizione ebbeluogo a Londra nel 1924 e vi parteciparono 1700 per-sone da 40 Paesi.

    Il successo di questo incontro portò alla creazio-ne di un organismo permanente che negli oltre set-tant’anni di vita si è trasformato ed ha trasformato isuoi obiettivi: oggi il World Energy Council includenei suoi studi e nei WEC Congress tutti gli aspettilegati alle diverse fonti energetiche, inclusi quellirelativi all’energia solare.

    Un tema, quello dell’energia solare, che nellaserie dei WEC Congress ha trovato sempre più spa-zio, tuttavia senza occupare quella posizione impor-tante spesso reclamata al suo interno da singole auto-revoli voci e oggi richiesta soprattutto dall’attuale

    L’ossigeno iperbarico bloccava il ciclo cellulare allafase G2/M con impedimento della divisione cellulare.

    Sun T.B. e coll. (2004), in uno studio su questoargomento, esaminarono gli effetti dell’HBO su unalinea cellulare umana derivata da un cancro del cavoorale ed innestata in topi NODscid (Non Obese Diabe-tic/severe combined immunodeficient) e, quindi, sotto-posti a HB0 (2,5 atm.) per 20 repliche di 90 minuticiascuna. Sull’attività proliferante delle cellule tumo-rali, calcolata mediante l’indice apoptosico – che,rispetto alla sola grandezza del tumore, viene conside-rato l’indicatore migliore della crescita tumorale - nonfu rilevata alcuna differenza significativa con il gruppodi topi di controllo.

    Questi ora esposti costituiscono dati a sostegnodella non azione stimolante la proliferazione delle cel-lule tumoradi da parte dell’HB0. È da ricordare, inol-tre, che l’iperbarismo svolge un’azione favorevole incaso di tumore mammario potenziando la radioterapiaed alleviando gli aspetti negativi, quali dolore ed erite-ma (Granowitz EV. e coll., 2005; Al Walli NS. e coll.,2005). Pertanto gli studi svolti nel senso suddetto oltrea smentire l’azione stimolante sulle cellule maligne,dimostrerebbero la possibilità di aumentare la soprav-vivenza del paziente rendendone migliore la qualità divita (Okunieff P. e coll., 2005).

    Nella tabella seguente sono elencati i risultatifavorevoli dell’ossigenazione iperbarica nella lottacontro i tumori ricavati dalla recente letteratura speri-mentale.

    APPLICAZIONI DELL’IPERBARISMO INALTRE PATOLOGIE

    Numerose altre condizioni patologiche si avvan-taggiano della ossigenazione iperbarica: anemia dashock emorragico; scottature da agenti termici, chimi-ci ed elettrici; fratture ossee; ulcerazioni da diabete egastrointestinali; cirrosi epatica.

    In conclusione l’HBO è una terapia d’avanguar-dia indicata per un ampio spettro di condizioni pato-logie Sulla base di quanto finora accertato questo tipodi terapia merita ulteriori studi sia per approfondirnela conoscenza del meccanismo di azione, sia permigliorarne l’utilizzo, in particolare per ciò cheriguarda la stimolazione immunitaria, utile in nume-rose situazioni patologiche.

    ANNEO VIOLANTE**Cattedra di Analisi Cliniche

    CARMEN CASSERO****Dipartimento di Genetica e Biologia Molecolare

    Università degli Studi di Roma “La Sapienza”

    Azione dell’HBO contro le neoplasie• Riduce l’ipossia tumorale

    • Aumenta l’efficacia delle radioterapie

    • Diminuisce la citotossicità della chemioterapia

    e la chemioresistenza

    • Diminuisce la percentuale delle recidice e delle metastasi

    INFORMAZIONE E CULTURA SULL’ENERGIA SOLARENELL’ETÀ DEI COMBUSTIBILI FOSSILI E NUCLEARI

    Fig. 1 - Londra, 1924. Pranzo ufficiale in occasione della “FirstWorld Power Conference” (Ian Fells “World Energy 1923 – 1998and Beyond”, pubblicato nel 1998 in occasione del 75 anniversariodel WEC)(www.worldenergy.org)

  • quadro energetico, sul quale pesano le prospettive didevastanti crisi ambientali e di altrettanto devastantiincertezze sulla disponibilità e sull’approvvigiona-mento delle risorse.

    Cominciando per esempio dai primi decenni delnovecento, nel 1933, in occasione della “World PowerConference” tenuta a Oslo, il Vice Presidente delComitato nazionale norvegese della WEC, S. Klou-mann, nella sua relazione di chiusura sottolineò che“il problema delle forniture di energia è il problemadel futuro della nostra intera civilizzazione”, lamen-tando come il mondo stesse consumando in modospensierato l’“energia capitale” disponibile sullaterra. Invitò, quindi, il WEC a guardare alle proble-matiche energetiche con un orizzonte più ampio, nonlimitandosi alla sola discussione di argomenti diminore importanza e di dettaglio.

    Ancora nel 1956, in occasione della Quinta“World Power Conference” tenuta a Vienna, pare chel’interesse per l’energia solare non avesse ancora tro-vato riscontro nell’ambito del WEC.

    Nel rendiconto della Conferenza venne evidenzi-ato come gli organizzatori avessero purtroppo ricevu-to una sola proposta di relazione sul tema dell’energiasolare. Questo “magro” risultato venne confrontatocon il successo riportato, invece, dal primo Simposiomondiale sull’energia solare, tenutosi in Arizona nel1955 ed al quale parteciparono più di 1000 esperti: vifurono presentate 125 relazioni ed esposti in un’ap-posita mostra solare circa 100 dispositivi, dando cosìun’efficace rappresentazione della possibilità di utiliz-zo dell’energia solare, in particolare nella cosiddetta“Sun Belt”.

    Qual è la situazione oggi? Come viene presentatal’”energia solare” nelle decine, se non addirittura cen-tinaia di eventi che si susseguono settimanalmente intutto il mondo sui temi ambientali ed energetici? Inquale modo gli aspetti linguistico-concettuali riguar-danti questa fonte, come per esempio “energia solarerinnovabile”, “energie alternative”, “energie rinnova-bili”, vengono recepiti e compresi, dagli esperti al

    largo pubblico? Come è raccontata dai media e daglialtri mezzi di comunicazione? Come è percepita dal-l’opinione pubblica?

    La giornata di studio, promossa e organizzata aRoma il 29 ottobre dal Gruppo per la storia dell’ener-gia solare (GSES) e dal Comitato Nazionale “La Sto-ria dell’Energia Solare” (CONASES), in collabora-zione con la Facoltà di scienze della comunicazionedell’Università “La Sapienza” di Roma, a pochi gior-ni dal WEC Congress, ha avuto lo scopo di ripercor-rere le principali tappe che hanno caratterizzato losviluppo delle conoscenze sull’energia solare e l’evo-luzione della sua rappresentazione da parte dei mezzidi comunicazione e informazione nel novecento, inparticolare negli ultimi decenni.

    È stata un primo momento di riflessione e discus-sione sulla questione, a nostro avviso strategica, dellacomunicazione/informazione/cultura sui temi energe-tico-ambientali e, in particolare, sull’energia solare,che permetta di aprire e promuovere un filone di stu-dio, ricerca e sperimentazione in questo campo.

    La giornata di studio, oltre a trattare in generalel’argomento proposto nel titolo, si è concentrata ope-rativamente nello studio dei contenuti scientifico-cul-turali e delle modalità realizzative del programma delGSES e del CONASES, per assicurarne coerenza edefficacia comunicativa verso il largo pubblico.

    Per promuovere una cultura diffusa su tutto il ter-ritorio nazionale sull’uso millenario dell’energia solarerinnovabile, al fine di trarne insegnamenti per il futuro,sono state avviate anche alcune importanti iniziative:- la promozione di 100 manifestazioni in 100 città ita-

    liane incentrate sul tema “L’energia solare dal passa-to al futuro – storia, arte, scienza e tecnologia”;

    - la promozione di una mostra itinerante sull’utilizzodell’energia nei grandi agglomerati urbani dal tito-lo “Le città solari dal passato al futuro – scopertescientifiche e sviluppi tecnologici” – partita daGenova (2006), passata a Roma (2007/2009), perpoi approdare nel Sud Italia in una città ancora daidentificare (2008);

    - la creazione dell’“Archivio nazionale sulla storiadell’energia solare” incentrato su tre argomenti:pionieri e macchine solari; architettura e urbanisti-ca solari; uso dell’energia solare in agricoltura.

    Un impegno particolare sarà al riguardo rivolto alla IIedizione della mostra “Le città solari dal passato alfuturo – scoperte scientifiche e sviluppi tecnologici”,in programma a Roma nella primavera del 2009 epreceduta, a partire da quest’anno, da una serie diricerche, incontri, seminari, mostre e altri eventi mira-ti a prepararla.

    CESARE SILVIPresidente del Comitato Nazionale

    “La Storia dell’Energia Solare” (CONASES)

    14 SCIENZA E TECNICA, N. 446, 2007

    Fig. 2 – Arizona, 1955. Sessione finale de “The World Symposiumon Applied Solar Energy and the Solar Engineering Exhibit”, laprima grande assise mondiale sull’energia solare promossa e orga-nizzata dall’AFASE (Association for Applied Solar Energy), il pre-cursore dell’attuale International Solar Energy Society(ISES)(www.ises.org).

  • SCIENZA E TECNICA, N. 446, 2007 15

    Guglielmo Marconi si spense il 20 luglio 1937e quest’anno, pertanto, ne ricorre il settantennale.Marconi è stato uno tra i geni che ha maggiormenteprodotto innovazione nella scienza, nella tecnolo-gia, nella storia e, in poche parole, nella vita dell’U-manità. Un personaggio che merita di essere cono-sciuto più da vicino.

    Tappa fondamentale del suo impegno scientifi-co fu il 12 dicembre 1901, allorché il genio italiano,per primo, varcò l’Oceano Atlantico con delle ondesonore: collegando Europa ed America con unsegnale radiotelegrafico trasmesso in alfabetoMorse. Una tappa che, però, parte dalle colline neipressi nella sua villa di Pontecchio, in provincia diBologna, dove Marconi compì i primi esperimenti.Sperimentazioni, poi, continuate in Inghilterra.

    I primi passi non furono facili, anche per le dif-ficoltà che manifestava nel percorso scolastico; araccontarlo, fu lui stesso: «Non dimenticherò mai irimproveri fattimi da mio padre nel 1894 pel cattivoandamento degli studi. A venti anni non avevoancora ottenuto alcun regolare titolo di studi... Mamia madre, che aveva compreso la mia passione perla fisica, mi consigliò di andare di tanto in tanto aBologna a frequentare come uditore la scuola difisica del prof. Righi. Io non fui mai iscritto regolar-mente a tale scuola, ma assistetti ad alcune lezionidi Righi sulla teoria delle onde elettriche ed alleinteressanti sue esperienze con apparecchi da luiperfezionati rispetto a quelli ideati da Hertz. Ebbicosì modo di completare le cognizioni da apprese inriviste tecniche e nelle lezioni di fisica datemi dalprof. Rosa a Livorno».

    Su questo grande personaggio esiste tutta unaserie di luoghi comuni assolutamente infondati.

    L’aneddotica ci tramanda l’immagine di unMarconi incompreso in Italia, deluso dal suo Paesee ripagato soltanto in Inghilterra, patria di suamadre, cui avrebbe manifestato una riconoscenzasuperiore a quella manifestata all’Italia. Ma non ècosì. Il marchese Luigi Solari, ufficiale di marina esuo più autorevole biografo, in effetti, fornisce unimmagine assolutamente diversa; a cominciare dallanazionalità della madre, che non era inglese, mairlandese. Questa apparteneva alla famiglia Jame-son, proprietaria di una fabbrica di wisky molto pre-stigiosa anche ai nostri tempi, e, poiché da giovane

    possedeva una bella voce di mezzosoprano, eravenuta in Italia per studiare canto e qui aveva cono-sciuto il padre di Marconi – di famiglia agiata – chela sposò in seconde nozze, dopo essere rimastovedovo ed aver perduto un primo figlio. Da quelmatrimonio, nel 1870, nacque Alfonso; ed il 25aprile 1874, a Bologna, nell’antico palazzo Mare-scalchi, in via Asse 1170 (poi divenuta via 3Novembre n. 7), venne alla luce Guglielmo.

    Nel primo colloquio che Solari ebbe con loscienziato a Londra, non poté trattenersi dal manife-stargli qualche dubbio: «temo che le sue abitudini ela sua religione, che sono quelle prevalenti in que-sto paese, possano attrarla più verso l’Inghilterrache verso l’Italia»; Marconi, infatti, seppur battez-zato con rito cattolico ben presto abbracciò la ver-sione protestante del cristianesimo, ma la rispostafu netta e fugò i dubbi del Solari: «Non tema que-sto, caro Solari, io sono e sarò sempre italiano e unbuon italiano. Del resto la prova del mio forteattaccamento alla mia patria lontana credo di aver-la data in occasione del mio servizio militare. Ioavrei dovuto interrompere le mie esperienze quandostavo preparando la descrizione del mio primo bre-vetto. Qualche notizia dei risultati da me ottenutiera già trapelata. Quella interruzione avrebbe forsedeciso di tutto il mio avvenire. I miei parenti britan-nici mi spingevano ad assumere la cittadinanza bri-tannica. Effettivamente in Inghilterra avevo avutoallora gli aiuti tecnici finanziari necessari. Ma ionon mi piegai. Andai dal nostro ambasciatore aLondra, generale Ferrero, e lo pregai di facilitarmipossibilmente il modo di compiere il mio dovere dicittadino italiano senza interrompere le mie espe-rienze. Se non vi fosse stato modo di soddisfare lamia aspirazione, sarei stato pronto a rientrare inItalia ed a fare il mio dovere di cittadino. Ma ilgenerale Ferrero che aveva appreso da me come ioavessi posseduto per vario tempo una barca dapesca a Livorno regolarmente immatricolata inquella Capitaneria, trovò modo, d’accordo colministro della Marina, Benedetto Brin, di farmiiscrivere alla leva di mare e di farmi destinare comemarinaio addetto all’Ambasciata d’Italia a Londra.Così ho potuto compiere i miei obblighi militarisenza interrompere il mio lavoro scientifico, chespero possa riuscire utile alla nostra Patria».

    Il grande scienziato avrebbe successivamenteconfermato in modo ancora più convincente il pro-prio forte senso di appartenenza alla patria italiana,

    GUGLIELMO MARCONIPARTE PRIMA

  • 16 SCIENZA E TECNICA, N. 446, 2007

    lo apprendiamo dalla sue stesse parole «Ritornatoin Inghilterra, iniziai un periodo di vita estrema-mente laborioso nel campo tecnico e nel campofinanziario per fondare ed avviare la grande societàche ora porta il mio nome. È stato quello il tempoin cui ho gettato le fondamenta dell’organizzazionemondiale da me creata. Gli inglesi credettero inprincipio di avere a che fare con un giovanetto discarsa esperienza e facilmente dominabile. Madovettero presto accorgersi che ho idee abbastanzachiare anche in affari e che sono fatto per dominaree non per essere dominato. Ed è per ciò che nelcostituire la società che ha per scopo lo sfruttamen-to dei miei brevetti, ho preteso di avere in un primotempo la maggioranza del capitale nelle mie manicon azioni di ‘apporto’ e cioè ottenute in parzialepagamento della mia invenzione. E ciò in aggiuntaad una discreta somma in sonanti lire sterline».

    Ed a Solari che gli chiese a mezza voce «Ellaapprezza molto il denaro?» Marconi rispose condecisione: «Sì. Il danaro è un’unità di misura; chinon si fa pagare non sa misurare il prodotto delproprio lavoro. Per parte mia ho fatto e farò semprevalere giustamente le mie invenzioni e sarò più pra-tico ed avveduto di Meucci, Pacinotti e Galileo Fer-raris. La prima compagnia da me fondata a Londrafu in un primo tempo chiamata ‘The Signal WirelessTelegraph Company’, di cui ho assunto la direzionetecnica col diritto di partecipare sempre al Consi-glio di amministrazione».

    Ben differente fu il suo comportamento neiconfronti dell’Italia: a fine gennaio 1902, consegnòallo stesso Solari la seguente lettera: «A S. E. l’Am-miraglio Morin - Ministro della Marina - Roma -Ringrazio molto cordialmente V. E. per la missioneaffidata al Tenente di Vascello Luigi Solari. Egliporta in Italia gli apparecchi più recenti del miosistema. Spero che la collaborazione ristabilita frame e la Regia Marina abbia a svilupparsi semprepiù. A tale riguardo mi pregio dichiararLe che gliattuali miei brevetti potranno essere usati dallaRegia Marina e dal Regio Esercito senza compensodi privativa e che i miei apparecchi potranno essereriprodotti nei Regii Arsenali con la condizione dellarispettiva segretezza. Devoti ossequi. GuglielmoMarconi».

    Con questa lettera, Marconi donava all’Italial’uso gratuito di tutte le sue invenzioni, che tutti glialtri Governi – compreso quello inglese – dovrannocompensare con somme che Solari definì «ingentissi-me». Ancora oggi la «Società Marconi» ha capitali eproventi rilevanti, non soltanto in Italia. Lo stessoSolari fa sapere «La rimanente parte della serata fupassata al Bath Club (Dover Street), dove pranzam-

    mo noi due soli con la madre di Marconi. Alla finedel pranzo, Marconi chiese il conto», che volle paga-re, commentando: «Nove scellini in tre; tre scellini apersona, non è caro; eppure, abbiamo mangiatobenissimo. Ricordi che nella vita occorre guadagna-re il massimo e spendere il minimo». Ed aveva appe-na regalato all’Italia una fortuna incalcolabile...

    Rappresenta pure un’esagerazione l’afferma-zioni per cui l’Italia non abbia mai assicurato soste-gno tecnico e finanziario: è lo stesso Marconi –attraverso il racconto del Solari – a smentire la ver-sione più diffusa, ma meno veritiera: «Ricordo sem-pre con piacere e con emozione l’ultimo periodotrascorso in Italia nell’estate del 1897. L’addettonavale a Londra, capitano di vascello Bianco,scrisse ai primi di giugno del 1897 al ministro dellaMarina, Benedetto Brin, informandolo delle espe-rienze da me condotte nel Canale di Bristol e dellaconferenza di Preece. Il ministro Brin rispose tele-graficamente, invitandomi a Roma. Aderii subitoall’invito. A Roma fui accolto con grande gentilez-za. Fu subito organizzata una prova pratica dell’ef-ficienza dei miei apparecchi nel palazzo di S. Ago-stino, dove aveva sede il Ministero della Marina.Furono invitati senatori, deputati, generali, ammi-ragli e molti ufficiali dell’Esercito e della Marinaad assistere alle mie esperienze, colle quali dovevocorrispondere fra due differenti piani del palazzodella Marina. Le esperienze riuscirono subito per-fettamente, e produssero una grande impressione.L’Associazione Elettrotecnica Italiana mi offri allo-ra un pranzo al ristorante chiamato ‘Pozzo di SanPatrizio’. Il giorno seguente mi fu comunicato cheRe Umberto e la Regina Margherita avrebberodesiderato assistere alle mie esperienze. Io le ripe-tetti al Quirinale. Re Umberto mi strinse con forzala mano e, fissando su di me con la sua abitualeespressione di bontà i suoi grandi occhi, mi rivolseparole di congratulazione e di augurio che sonorimaste sempre impresse nella mia memoria. LaRegina Margherita volle accordarmi una particola-re udienza. Mi fece molte domande che dimostrava-no la sua grande cultura, della quale rimasi profon-damente impressionato. Da Roma mi recai a LaSpezia per eseguire a bordo della R. N. San Martinole note esperienze con le quali raggiunsi per laprima volta la distanza di 18 km. circa».

    Successivamente, il governo italiano mise adisposizione di Marconi, per i suoi esperimenti,l’incrociatore «Carlo Alberto» e poi ancora altreunità di marina, sino a quando il nostro scienziatonon si attrezzò con il suo panfilo «Elettra».

    Se con i reali inglesi, Marconi non ebbe semprerapporti felici, anzi ebbe addirittura uno scontro con

  • SCIENZA E TECNICA, N. 446, 2007 17

    la regina Vittoria. con i Savoia, i suoi rapporti furo-no addirittura affettuosi; soprattutto con VittorioEmanuele III, del quale Marconi ammirava la gran-de cultura. Il Sovrano aveva dato vita al «CorpusNummorum Italicorum», raccolta di 120 milamonete delle coniazioni di tutta Italia, dal Medioevoall’età moderna, che Vittorio Emanuele III stessocommentò in un’opera in 20 volumi, definita daMarconi «opera di sempre maggiore orgoglio perogni italiano, il quale vede in essa documentata lafigura di un Re scienziato ed esemplare, di unautentico, grande studioso». Tra i due nacque unrapporto di reciproca, sincera stima. Il Sovranoinvitò ed ebbe spesso ospite lo scienziato; tra l’altroanche a Racconigi; e tenne a portarlo con sé neiprimi importanti viaggi dei suoi primi anni diRegno e tenne a presentarlo a Berlino a GuglielmoII ed a Tsarkoie Selo a Nicola II di Russia, i qualiinsignirono lo scienziato di prestigiose onorificenzedei rispettivi Paesi.

    A Poldhu, in Inghilterra, Guglielmo Marconiaveva installato una stazione sperimentale e daquella stazione, l’8 settembre, impartì l’ordine «Lastazione di Poldhu dovrà trasmettere alle 2 a. m.un messaggio diretto a S. M. il Re. Sarà il primoradiotelegramma ufficiale trasmesso attraverso ilcontinente europeo»; Il messaggio venne ricevutoil 9 settembre dalla «Carlo Alberto». Al Re d’Italia,Marconi inviò anche il primo messaggio interconti-nentale: a raccontarlo fu lo stesso Solari, nella bio-grafia citata: «”Ed ora, mentre tutti questi nostriamici sono occupati nelle loro incombenze, io tra-smetto personalmente il primo messaggio diretto alnostro Re. Ella mi stia vicino, poiché Lei solo com-prende ciò che sento come italiano in questomomento”. E Marconi, con mano nervosa ma conritmo sicuro, cominciò ad abbassare ed alzare laleva di legno che comandava la trasmissione. Egliteneva con la mano sinistra di fronte agli occhi ilfoglietto di carta sul quale era scritto di suo pugnoil messaggio, che diceva “Generale Brusati - Roma- In occasione della prima trasmissione radiotele-grafica transatlantica, che collega attraverso lospazio il nuovo col vecchio mondo, desidero porge-re i miei più devoti omaggi a Sua Maestà il Re -Guglielmo Marconi”. Egli ripetette due volte latrasmissione di tale messaggio, poiché, essendo inlingua italiana, occorreva dare modo alla stazionericevente (Poldhu) di controllarne l’esattezza. Ciòfatto chiamò uno dei suoi assistenti inglesi e, por-gendogli un foglio,di carta scritto in inglese, glidisse: “Vi prego di trasmettere chiaramente questomessaggio diretto a S. M, il Re d’Inghilterra”. Talimessaggi giunsero nelle prime ore del 21 dicembre

    1902. Il Re d’Italia, che, come è noto, è sempremattiniero, ricevette il messaggio di buon mattino erispose subito personalmente col seguente tele-gramma: “Guglielmo Marconi - Glace Bay -Apprendo con vivissimo piacere grande risultatoottenuto che costituisce un nuovo trionfo a maggiorgloria della scienza italiana – aff.mo Vittorio Ema-nuele”. Il Re d’Inghilterra fece rispondere dal suoprimo aiutante con un cordiale messaggio di felici-tazioni ricordando anche che S. M. britannicaaveva seguito i primi esperimenti di Marconi nel1898 a bordo del suo yacht Osborne».

    Ma facciamo un passo indietro. Con l’impresadel 12 dicembre 1901, lo scienziato italiano avevadato vita alla telegrafia senza fili. Il «New YorkTimes», che per primo diede al mondo la clamorosanotizia, scrisse: «Guglielmo Marconi ha annuncia-to stasera la più meravigliosa conquista scientificadei tempi moderni». E l’entusiasmo dell’importantequotidiano statunitense non era affatto fuori luogo;non si poteva ancora parlare di radio, così come noioggi la conosciamo, ma le premesse era state getta-te per la nascita di un apparecchio tra i più utilizza-ti, dall’umanità intera, da 100 anni a questa parte.

    Perché si potesse giungere alla radio si dovet-tero attendere, infatti, soltanto cinque anni (26dicembre 1906), dopo che vennero inventate le val-vole da Ambrose Fleming e Lee De Forest, checonsentirono, nel Massachusetts (Usa), l’esperi-mento con il quale Reginal A. Fessenden riusciva arealizzare la prima trasmissione con l’emissione divoce e musica. Guglielmo Marconi realizzò il suoprimo apparecchio con un’antenna costituita da unalastra di latta ricavata da un bidone da petrolio perlume.

    Poco dopo fabbricò il primo «detector»magnetico, utilizzando una scatola per sigari. Dueparole soltanto, per spiegare il termine «detector»,che viene ritenuto inglese o americano. Ad ontadella pronuncia con la quale normalmente lo silegge, non è né uno, né l’altro; è latino; tardo lati-no, per l’esattezza. Deriva da «detectus», participiopassato di «detegere», ossia «scoprire»; e da questoverbo deriva anche «detective». Gustavo Colonnettiricorda che, grazie alla radio ed a Marconi,«migliaia di vite umane sono state salvate in tragi-che circostanze là, dove nessun altro mezzo dicomunicazione sarebbe mai stato possibile impie-gare per chiede soccorso a distanza. ‘Ti dobbiamola vita’ gli gridarono i più che mille superstiti delpauroso naufragio del ‘Titanic’, radunatisi nel1912 sotto le finestre del palazzo che ospitavaMarconi».

    WLADIMARO FIORENTINO

  • 18 SCIENZA E TECNICA, N. 446, 2007

    Raggiunto il “cuore”della faglia di San Andreasin California

    Presentati - per la prima volta nelmondo - alla Fondazione EttoreMajorana di Erice i risultatipreliminari di quello che vienedefinito come la nuova frontieradella ricerca geologica:l’esperimento “SAFOD (SanAndreas Fault Observatory atDepth”, ultimato lo scorso settembresulla faglia di Sant’Andrea, inCalifornia, e che consistenell’eseguire una perforazione nelsottosuolo fino a raggiungere lafaglia. Stephen Hickman(Geological Survey – Menlo Park,California), ha affermato che laperforazione ha consentito (cosìcome auspicato dai ricercatori) ditrovare rocce sismogeneticheappartenenti al piano di faglia, cioè adire il “cuore” della faglia.L’annuncio è stato dato nel corsodella Euroconferenza sulla fisicadelle rocce e geomeccanica,patrocinata dall’Istituto nazionale digeofisica e vulcanologia (Ingv) e dalCentre national de la recherchescientifique (Cnrs). “Il piano difaglia – spiega Sergio Vinciguerra,direttore del corso di Erice ericercatore dell’Ingv – èestremamente eterogeneo; essereriusciti a trovare, attraverso laperforazione e i precisi vincolisismologici, il “cuore” della fagliastessa rappresenta un successostraordinario senza precedenti.C’era, infatti, il rischio concreto –proprio per l’elevata eterogeneità delmateriale di faglia e la difficilelocalizzazione del piano – di nonriuscire nè a intercettare il piano difaglia nè a recuperarne il materiale”.Raggiunta la faglia (così come imedici effettuano una biopsiadurante un esame endoscopico) igeologi hanno eseguito dei prelievidi materiale che, opportunamentestudiati in laboratorio, fornirannoimportanti notizie sui meccanismi dideformazione. Finora in laboratoriola ricerca è stata eseguita su rocce difaglia esumate analoghe a quelle chesono state prelevate lungo la faglia,ma che inevitabilmente non sonorappresentative delle forze cheagiscono in profondità. Adesso leforze possono essere riprodotte inlaboratorio direttamente sulmateriale prelevato, analizzando

    simultaneamente i parametri fisicimonitorati.

    Il “timer” delladivisione cellulare

    Il motivo per cui le cellule tumoralisi riproducono in modo incontrollatopotrebbe risiedere nelle struttureterminali dei cromosomi: i telomeri.Una ricerca condotta dall’Universitàdi Pavia con l’Istituto di RicercaSperimentale sul Cancro di Losanna(Svizzera), pubblicata su Science, harilevato nei telomeri la presenza diRna, il messaggero che trascrivel’informazione del Dna e la traduceper la sintesi delle proteine.I telomeri, si possono paragonarealle estremità di plastica dei laccidelle scarpe: sono segmenti di Dnache impediscono lo “sfilacciamento”del cromosoma durante la divisionecellulare. La presenza di Rnapotrebbe essere un indizio percomprendere la moltiplicazioneincontrollata delle cellule tumorali.A ogni divisione il telomero siaccorcia fino a un punto nonoltrepassabile oltre il quale scatta unsistema di allarme che impediscealla cellula di moltiplicarsiulteriormente.Nelle cellule tumorali questaregolazione sembra venire meno e lostudio mostra quale potrebbe essernela ragione: l’enzima telomerasi nellecellule embrionali e staminali ha lafunzione di rigenerare il telomerociò finché la riproduzione deveprocedere: ad un certo puntol’enzima sparisce e la cellula smettedi riprodursi. Sulla base delleosservazioni emerse dallasperimentazione, nelle celluletumorali questo enzima continua,invece, a ricostruire il telomeromantenendo attiva la divisionecellulare. Secondo gli autori dellostudio, una volta compreso ilmeccanismo si potrà, probabilmente,agire per “inibire” la rigenerazione

    dei telomeri e frenare, così, lacrescita del tumore. Sebbene non sisia capito ancora pienamente ilmeccanismo, i ricercatori italo-svizzeri, però, hanno scoperto che lapresenza di Rna nel telomero èstrettamente associata all’attivitàdella telomerasi.

    Il fotovoltaicoha il suo trend

    La task IEA Photovoltaic PowerSystems Programme (IEA PVPS) hapubblicato un rapporto con dal titolo“Trends in photovoltaic applications.Survey report of selected IEAcountries between 1992 and 2006”,che fornisce una panoramica, a fine2006, delle applicazionifotovoltaiche e dei mercati nei paesiindustrializzati, analizzando letendenza nelle installazioni e neimercati nazionali dal 1992 al 2006.Obiettivo del lavoro è stato quello difornire uno strumento informativoper l’assistenza nello sviluppo distrategie commerciali e politiche peril settore, pertanto lo stesso siconfigura come una guida, ad usodei responsabili dei governinazionali e locali, per la definizionedi misure di politica energeticasostenibile e per la preparazione deipiani energetici coerenti con lamutata situazione mondiale.Alcuni dati che emergono dalrapporto confermano quelli rilevatiin altri documenti internazionali. Adesempio, si stima che la potenzainstallata nei Paesi valutati nelrapporto (19 paesi OCSE) siacresciuta del 36% tra il 2005 e il2006, raggiungendo 5,7 GW, concirca 1,5 GW di potenza installatanel solo 2006; va, però, notato checirca l’82% di questa capacità è statarealizzata da due nazioni: Germaniae Giappone. Nell’ultimo decennio si

  • SCIENZA E TECNICA, N. 446, 2007 19

    è assistito ad un raddoppio delleinstallazioni cumulative ogni dueanni (sempre considerando i dati deiPaesi presi in esame dal rapportodella IEA PVPS). Le applicazionigrid-connected (collegate alla rete)sono state nel 2006 circa il 96% delmercato (solo 63 MW sono impiantioff grid), ma curiosamente peralmeno un terzo dei Paesiconsiderati gli impianti isolatirappresentano ancora la partemaggioritaria del mercato.Il 2006 ha visto aumentare rispettoall’anno precedente in tutti i Paesi lerisorse pubbliche a favore delfotovoltaico per un totale superioreai due miliardi di dollari. La granparte di questo budget riguardavaincentivazioni per sostenere ladomanda. Anche le spese perricerca, sviluppo e dimostrazionesono aumentate; il dato è di unacrescita del 17%, anche se ciò nondimostra un vero cambio di passorispetto alle risorse impiegate nellaricerca e nei sussidi a diversi settoridell’energia convenzionale.

    H2roma 2007 - l’uomo el’ambiente al centro dellatecnologia

    6-7 novembre 2007, RomaIl primo “Workshop Scientifico conla Stampa”, chiamato H2Roma,nasce nel 2002 dall’intuizione edallo sforzo di alcuni ricercatoridell’Università di Roma “LaSapienza”, del CNR e dell’ENEAimpegnati sul fronte “Idrogenocome Vettore Energetico”: lamobilità sostenibile è una questionecruciale del nostro viverequotidiano. L’uomo e l’ambientedevono essere le priorità per laricerca e la tecnologia. La sfida della riduzionedell’inquinamento da traffico è adun punto cruciale. Le caseautomobilistiche, leader ininnovazione e tecnologia, sonofortemente impegnate su questofronte e stanno mettendo a punto unpercorso di avvicinamento alleemissioni zero, pertanto cercanoanche un confronto con le istituzioniper avviare dei processi di sinergiaed armonizzazione delle scelte daoperare.Il tema di quest’anno è “Energia eMobilità: l’uomo e l’ambiente alcentro della tecnologia” e vede tra i

    promotori:- il Centro Interuniversitario diRicerca per lo Sviluppo sostenibile.Il CIRPS ha come finalitàistituzionale la promozione e losvolgimento di attività di ricerca,didattica, formazione ecooperazione per lo sviluppoeconomico e sociale sostenibile. - Il Consiglio Nazionale delleRicerche. Il CNR, ente pubbliconazionale, ha il compito di svolgere,promuovere, diffondere, trasferire evalorizzare attività di ricerca neiprincipali settori di sviluppo delleconoscenze e delle loro applicazioniper lo sviluppo scientifico,tecnologico, economico e socialedel Paese. - L’Istituto di Tecnologie Avanzateper l’Energia “Nicola Giordano”.L’istituto svolge ricerche cheriguardano le tecnologie perapplicazioni nel campo dell’energia,finalizzate al raggiungimento dimaggiori efficienze ed alla riduzionedell’impatto ambientale dei processidi produzione, trasformazione edaccumulo dell’energia. - L’Ente per le Nuove tecnologie,l’Energia e l’Ambiente: L’ENEA,ente pubblico, opera nei settoridell’energia, dell’ambiente e dellenuove tecnologie a supporto dellepolitiche di competitività e disviluppo sostenibile del Paese. H2Roma 2007 vede anche alcuniimportanti partner scientifici: ilRegio Politecnico di Torino el’Environment Park, attraverso ilsuo laboratorio di ricerca HySy_Lab(Hydrogen System Laboratory)

    Petrolio: 2012l’anno del picco

    Dalla recente conferenza mondialedell’ASPO emerge che le riserve dipetrolio ancora da scoprirepotrebbero essere di 250 miliardi dibarili e il picco potrà essere

    raggiunto già entro il 2012 Le riserve di petrolio convenzionaleancora da scoprire potrebbero esseredi 250 miliardi di barili. Pertanto,facendo la ipotesi migliore, l’annodel picco della produzione mondialepotrebbe cadere intorno al 2020:con una produzione che potrebberaggiungere il suo plateau attorno ai100 milioni di barili/giorno. Nellapeggiore delle ipotesi, invece, ilpicco dovrebbe poter essere stimatotra il 2011 e il 2012, in un certosenso, così come è stato annunciatoultimamente dall’InternationalEnergy Agency che parlava appuntodi “situazione difficile” proprio perquella data (vedi anche articolo“Petrolio senza futuro”).Queste sono le due posizioni emersedalla recente conferenza mondialedell’ASPO (Association for theStudy of Peak Oil and Gas) a Corkin Irlanda, che ha visto la presenzaanche dell’industria petrolifera. L’ipotesi che si possa assistere aduna produzione giornalierapressoché stabile e inferiore ai 100milioni di barili, oltre la quale saràdifficile andare, è stata presentata daRay Leonard, vice presidente dellaKuwait Energy Company. Tra lemotivazioni c’è il presupposto chela produzione futura di “petrolionon convenzionale” (sabbiebituminose del Canada, olio pesantedel Venezuela, scisti degli USA) nonriuscirà a fornire più di 6 milioni dibarili/giorno. Un dato confermatoanche da altri esperti internazionali.Mike Rodgers, consulentedell’americana PFC Energy, hadichiarato che le esplorazioni hannodato recentemente scarsi successi,molto inferiori rispetto al passato.Negli ultimi 10 anni si è trovato 1barile di petrolio ogni 3 consumati.Rodgers ha spiegato quando si puòconsiderare che un pozzo abbiasuperato il suo picco ed entra nellafase di declino. La percentuale delsuo utilizzo deve essere tra il 50 e il

    60%, in mediaintorno al