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E TECNICA TECNICA MENSILE DI INFORMAZIONE DELLA SOCIETÀ ITALIANA PER IL PROGRESSO DELLE SCIENZE ANNO LXXII - N. 464 apr. 2009 - Poste Italiane SpA - Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/2/2004, n. 46) art. 1, comma 2, DCB Roma S S i calcola che una città americana media di un milione di abitanti consumi ogni giorno 625.000 t di acqua, 2.000 t di alimenti e 9.500 t di carburanti vari. In realtà, la percentuale di materie effettivamente consumate è molto infe- riore: queste sostanze sono utilizzate, trasformate e scaricate per produrre 500.000 t di acqua più o meno inquinata (contenenti 120 t di materie soli- de), 2.000 t di detriti e 950 t di agenti di inquina- mento atmosferico. L’urbanizzazione costituisce pertanto un fat- tore determinante del deterioramento dell’am- biente, unitamente ad un forte aumento demogra- fico e un inconsiderato progresso tecnologico. Favoriti dall’indifferenza della società, questi tre fattori contribuiscono, insieme e singolarmen- te, a creare esigenze sempre nuove di spazio, di nutrimento, di acqua, di aria, di combustibili e di minerali, ed esercitano una pressione costante su tutte le risorse naturali. L’incremento demografico è tale che tra qua- rant’anni la popolazione della Terra sarà raddop- piata, mentre all’umanità è occorso circa mezzo milione di anni per raggiungere la sua cifra attua- le. Non è d’altronde tanto l’incremento demogra- fico a mettere in questione le disponibilità odier- ne e future di beni come l’acqua e l’aria conside- rati un tempo come inesauribili, quanto il cre- scente fabbisogno di energia e di risorse di ogni individuo. I soli fabbisogni individuali di acqua sembrano raddoppiare ogni quarant’anni: tenuto conto dell’incremento demografico, durante lo stesso periodo il fabbisogno complessivo di acqua sarà quintuplicato, mentre quantità sempre mag- giori ne saranno rese inutilizzabili dall’inquina- mento, il quale sta peraltro alterando in maniera impressionante l’“habitat” naturale. È stato riscontrato, ad esempio, che l’ossi- do di carbonio, che tutti respiriamo fumando una sigaretta o passeggiando in mezzo al traffi- co automobilistico, può essere letale se supera una certa concentrazione e, in ogni caso, ral- lenta i riflessi e compromette molte attività del- l’individuo. Chi respira aria inquinata prende più raffreddori di chi respira aria pulita. Quan- do la coltre di fumo si fa estesa ed aggressiva i minuscoli secchi alveolari dei polmoni si cari- cano di particelle carboniose, che rallentano la produzione degli anticorpi, cioè degli agenti che combattono le malattie e le infezioni. Nei polmoni non più protetti, l’infiammazione ha maggiori probabilità di svilupparsi, e le vie respiratorie sono completamente esposte al raf- freddore con tutti i suoi inconvenienti. Questo è soltanto un aspetto del problema dell’inquina- mento poiché vi è quello, non meno grave, delle acque, con la conseguente distruzione della fauna ittica e la possibile trasmissione di agenti atti a suscitare alterazioni allo stato di salute delle popolazioni. Le prime avvisaglie sulla dimensione del fenomeno dell’inquinamento atmosferico e delle acque -origine di anormali perturbamenti- si ebbero in seguito a rilevazioni scientifiche fatte dagli Americani, alcuni anni dopo l’esperimento atomico, sull’atollo di Bikini, rilevazioni che per- misero di stabilire l’esistenza di numerose altera- zioni ecologiche prodotte dal pulviscolo atomico e dalle particelle di atomo (gli stessi animali ancora in vita avevano perso talune caratteristi- che fondamentali come, ad esempio, il senso di orientamento). Laboriose ricerche -promosse in DI PROGRESSO SI PUÒ ANCHE MORIRE

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E TECNICATECNICAMENSILE DI INFORMAZIONE DELLA SOCIETÀ ITALIANA PER IL PROGRESSO DELLE SCIENZE

ANNO LXXII - N. 464 apr. 2009 - Poste Italiane SpA - Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/2/2004, n. 46) art. 1, comma 2, DCB Roma

SS i calcola che una città americana media diun milione di abitanti consumi ogni giorno625.000 t di acqua, 2.000 t di alimenti e

9.500 t di carburanti vari. In realtà, la percentualedi materie effettivamente consumate è molto infe-riore: queste sostanze sono utilizzate, trasformatee scaricate per produrre 500.000 t di acqua più omeno inquinata (contenenti 120 t di materie soli-de), 2.000 t di detriti e 950 t di agenti di inquina-mento atmosferico.

L’urbanizzazione costituisce pertanto un fat-tore determinante del deterioramento dell’am-biente, unitamente ad un forte aumento demogra-fico e un inconsiderato progresso tecnologico.

Favoriti dall’indifferenza della società, questitre fattori contribuiscono, insieme e singolarmen-te, a creare esigenze sempre nuove di spazio, dinutrimento, di acqua, di aria, di combustibili e diminerali, ed esercitano una pressione costante sututte le risorse naturali.

L’incremento demografico è tale che tra qua-rant’anni la popolazione della Terra sarà raddop-piata, mentre all’umanità è occorso circa mezzomilione di anni per raggiungere la sua cifra attua-le. Non è d’altronde tanto l’incremento demogra-fico a mettere in questione le disponibilità odier-ne e future di beni come l’acqua e l’aria conside-rati un tempo come inesauribili, quanto il cre-scente fabbisogno di energia e di risorse di ogniindividuo. I soli fabbisogni individuali di acquasembrano raddoppiare ogni quarant’anni: tenutoconto dell’incremento demografico, durante lostesso periodo il fabbisogno complessivo di acquasarà quintuplicato, mentre quantità sempre mag-giori ne saranno rese inutilizzabili dall’inquina-mento, il quale sta peraltro alterando in maniera

impressionante l’“habitat” naturale. È stato riscontrato, ad esempio, che l’ossi-

do di carbonio, che tutti respiriamo fumandouna sigaretta o passeggiando in mezzo al traffi-co automobilistico, può essere letale se superauna certa concentrazione e, in ogni caso, ral-lenta i riflessi e compromette molte attività del-l’individuo. Chi respira aria inquinata prendepiù raffreddori di chi respira aria pulita. Quan-do la coltre di fumo si fa estesa ed aggressiva iminuscoli secchi alveolari dei polmoni si cari-cano di particelle carboniose, che rallentano laproduzione degli anticorpi, cioè degli agentiche combattono le malattie e le infezioni. Neipolmoni non più protetti, l’infiammazione hamaggiori probabilità di svilupparsi, e le vierespiratorie sono completamente esposte al raf-freddore con tutti i suoi inconvenienti. Questo èsoltanto un aspetto del problema dell’inquina-mento poiché vi è quello, non meno grave,delle acque, con la conseguente distruzionedella fauna ittica e la possibile trasmissione diagenti atti a suscitare alterazioni allo stato disalute delle popolazioni.

Le prime avvisaglie sulla dimensione delfenomeno dell’inquinamento atmosferico e delleacque -origine di anormali perturbamenti- siebbero in seguito a rilevazioni scientifiche fattedagli Americani, alcuni anni dopo l’esperimentoatomico, sull’atollo di Bikini, rilevazioni che per-misero di stabilire l’esistenza di numerose altera-zioni ecologiche prodotte dal pulviscolo atomicoe dalle particelle di atomo (gli stessi animaliancora in vita avevano perso talune caratteristi-che fondamentali come, ad esempio, il senso diorientamento). Laboriose ricerche -promosse in

DI PROGRESSO SI PUÒ ANCHE MORIRE

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seguito alla misteriosa intossicazione che colpigli abitanti della baia di Minamata (Giappone),provocando lesioni al sistema nervoso- accerta-rono che il fenomeno veniva causato dal metil-mercurio (scaricato in mare da stabilimenti indu-striali locali per la produzione di acetaldeide)sostanza, inodore e insapore, che veniva ingeritadai pesci e molluschi della baia e, da questi, tra-smessa all’uomo.

Si calcola che, nel Mondo, ogni anno muoio-no centinaia di migliaia di persone per cause chepossono essere, per varie ragioni, collegate all’in-quinamento delle acque ed a quello atmosferico.

A questo punto, ci piace ricordare che laSocietà Italiana per il Progresso delle Scienze(S.I.P.S.) ha intrapreso, sin dal 1967, una vastacampagna per segnalare la necessità dì adottaremisure di emergenza capaci di attenuare le con-seguenze negative della distruzione dell’«habi-tat» naturale, dibattendo temi a carattere multidi-sciplinare quali la conservazione della natura edelle sue risorse, gli effetti dell’inquinamentodell’aria sulle opere d’arte e sul paesaggio, lerisorse energetiche dell’Italia e, quest’anno (erail 1971, Ndr), incentrando i lavori della sua pros-sima Riunione su «Le alte velocità, lo spazio, iltempo e l’uomo».

Proprio dalle “alte velocità” si può iniziare undiscorso che giunga ai modificati rapporti didimensioni delle componenti vitali del Mondo, equindi alle nuove prospettive ecologiche cheriguardano in modo fondamentale i problemidella conservazione dell’ambiente umano, da tuttii punti di vista.

Creando nuove esigenze, insieme al mezziper farvi fronte, il progresso tecnologico contri-buisce Indirettamente a rendere più attivi tutti glialtri fattori di inquinamento. Una delle particola-rità dello stesso, è il suo carattere di imprevedibi-lità: quante volte si è stati incapaci di prevederegli effetti del fenomeno prima che questi si mani-festassero In modo preoccupante e a volte irrever-sibile? Ne è un esempio l’impiego, spesso indi-scriminato che è stato fatto del DDT, di cui si tro-vano ora le tracce nel suolo, nelle acque e negliesseri viventi e, perfino, nel grasso dei pinguinidell’Antartide; il DDT, insieme ad altri pesticidi,ha praticamente interrotto II ciclo riproduttivo dialcune specie di pesci nelle acque interne e s’i-gnora ancora quale sia il suo grado di concentra-

zione e quali gli effetti negli oceani. I problemidell’ambiente e della protezione dell’ambientenaturale cominciano ad essere oggetto, in moltiPaesi industrializzati di analisi, studi e decisioni,numerosi e di diversa natura, i quali dimostranoche la società si è finalmente resa conto della gra-vità e della complessità del problemi stessi.

Questa consapevolezza ha già indotto alcuniPaesi ad organizzare e ad intensificare la lottacontro il deterioramento dell’ambiente: negli StatiUniti, l’Environmental Protection Agency è inca-ricata di coordinare l’attività degli organismi esi-stenti; In Francia è stato recentemente creato unMinistero per la protezione della natura e del-l’ambiente; in Germania è stato elaborato unimportante programma antinquinamento; ecc.

In sostanza, più che un semplice compromes-so tra politica di incremento economico e ricercadi un miglior ambiente, è un nuovo atteggiamen-to che occorre adottare; prevedere con maggioreprecisione gli effetti qualitativi e quantitativi delprogresso tecnologico, orientare l’incrementoeconomico verso il miglioramento della qualitàdella vita, inserendo, in particolare, i fattori eco-logici nei programmi e nelle decisioni economi-che, accettare i sacrifici finanziari necessari, ade-guare le attuali istituzioni in modo che possanostudiare e risolvere problemi che esorbitano dal-l’ambito politico ed economico tradizionale.

È ovvio che i danni provocati dall’inquina-mento e l’effetto dei provvedimenti adottati percombatterli non si arrestano al confini nazionali.In molti casi, gli inconvenienti ambientali nonconoscono limiti territoriali e debbono essere eli-minati da un’azione comune dei Paesi interessati.I provvedimenti anti-inquinamento sono altresì ingrado di esercitare sensibili effetti sull’economianazionale e sul commercio internazionale.

Essi richiedono forti spese che devono esseresostenute tanto dai poteri pubblici quanto dalleimprese private dei Paesi che li adottano (spese diricerca e sviluppo, spese d’investimento, ecc.) eche rischiano di infliggere delle perdite a talunisettori della loro economia e della loro industriarispetto ai loro concorrenti meno attenti ai misfat-ti degli inconvenienti ambientali.

ROCCO CAPASSO

Articolo ripreso in “Divulgare la Scienza;

pubblicato per la prima volta in

“Scienza e Tecnica”, n. 9 del 1971

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CC on un po’ di ritardo segnaliamo (tra lerecensioni) la pubblicazione che la nostraSocietà ha voluto dedicare a Rocco Capas-

so, giornalista, cultore -nel senso più poetico che sipuò dare a questa definizione- delle scienze nonchébuon amministratore -esempio per molti- di tantemanifestazioni delle istituzioni culturali dello Stato.Anche se in punta di piedi, ha lasciato un’improntaindelebile nella storia della Società Italiana per ilProgresso delle Scienze (SIPS), cui, per parecchidecenni, ha contribuito prima come addetto stampa,poi come segretario organizzativo ed, infine, comesegretario generale.

La raccolta di scritti ha voluto essere un dove-roso omaggio all’attività svolta nell’ambito dellaSIPS; soprattutto come giornalista scientifico che hamostrato, come pochi, una notevole capacità previ-sionale che gli consentì di intercettare le problema-tiche che lo sviluppo industriale, prima, e post-indu-striale, dopo, ponevano al convivere sociale, di cuil’articolo di apertura è valida testimonianza.

Così lo ricordò la Società italiana di demodoxa-logia (Sidd) scrivendo “è stato uno di quei pochidemodossaloghi ancora viventi che aveva conosciu-to, nei primi anni del 1950, tutti i maestri dellademodossalogia, prima come allievo, poi comedocente nei seminari ed, infine, come amico. Unadisciplina che ha sempre praticato, partecipando aivari convegni e rimanendo in contatto con i vecchicompagni di corso. La passione per lo studio dell’o-pinione pubblica non lo ha mai abbandonato: tantoche può essere considerato uno, fra quel ristrettogruppo, che ne ha divulgato la disciplina anche dopola dipartita dei maestri”.

Attento osservatore dei più rilevanti sviluppiscientifici e tecnici del Paese, e non solo, è riuscito,grazie anche al costante contatto con molti operato-ri dei vari settori scientifici, con il mensile Scienza eTecnica ad aggiornare puntualmente, anzi soventecon sensibile anticipo, i lettori sul panorama tecnicoe scientifico internazionale. Ciò sin ai primi annisessanta quando quale addetto stampa della Sips, inun momento di travaglio di questa ultra-centenariaSocietà, ha saputo rinnovarne il vigore.

Sensibilità e capacità che convinsero AntonioCarrelli, allora vicepresidente della SIPS, a chia-marlo in quella che sarà da lì a poco la sua segre-

teria, creando per lui una nuova figura da affianca-re al Segretario Generale, quella del SegretarioOrganizzativo, era il 1967, e questa fu la carica aLui più cara.

Proprio la Sua opera di organizzatore di con-gressi e giornate di studio, la Sua capacità di rela-zionarsi con scienziati, studiosi e tecnici ma anchecon burocrati nonché la facilità con cui trovava solu-zioni di rapida fattibilità a problematiche logistichee finanziarie, convinsero Daniel Bovet a nominarlo,poi, Segretario Generale della SIPS, era il 1989.

Anche grazie al Suo ausilio, le periodiche riu-nioni della Società Italiana per il Progresso delleScienze trattarono temi di primario interesse come,ad esempio, per citarne alcune, “Le risorse energeti-che dell’Italia: disponibilità e fabbisogni” un temaattuale che si può trovare dibattuto negli atti della50° riunione della SIPS.

Una modernità di pensiero rilevabile anche nel-l’ottimo tentativo di riavvicinare il grande pubblicoalle accademie ed alla loro attività che fu la mostra“Enrico Fermi e l’universo della fisica”, tenutasi nel2001 a Roma. La mostra era -e non sarebbe potutoessere diversamente- rivolta al grande pubblico ed,in particolare, al mondo della scuola media superio-re: per agevolare al pubblico di giovanissimi la com-prensione dei vari aspetti dell’opera di Fermi e del

SCIENZA E TECNICA, N. 464, 2009 3

SOMMARIO

Di progresso si può anche morire pag. 1

Editoriale » 3

Formazione in servizio a basso costo » 5

Centoanni Centocelle: 15 aprile 1909-2009 Mario Calderara e Wilbur Wright » 6

Recensioni

Divulgare la Scienza » 8

Sebastiano Timpanaro ospite alla “Saletta Gonnelli” » 8

“Atomi elementi e molecole” » 11

“Scienza e nazione. La vita e le opere di Stanislao Cannizzaro (1826-1910)” » 12

Nuovi sviluppi nella lotta contro i tumori » 13

Anche i pulcini sanno contare » 14

La ricerca sulle staminali » 15

EDITORIALE

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4 SCIENZA E TECNICA, N. 464, 2009

suo contributo alla fisica ed alla tecnologia moderne,

fu ideato -sotto la supervisione di Rocco- un percor-

so storico articolato in fasi e scandito dai principali

avvenimenti nella storia del grande Fisico.

“Avvicinare il grande pubblico alle accademie

ed alla loro attività” è lo scopo della SIPS ed è stata

la missione di Rocco. Chiudo questa breve presenta-

zione all’opera che ne riporta il pensiero in “presa

diretta” con un ringraziamento all’uomo che tanti

anni della sua vita ha dedicato alla diffusione della

cultura e credo che l’apertura di questo numero con

un Suo pezzo (del 1971) meglio rappresenti quanto

ho tentato di evidenziare, invogliando gli iscritti di

questa Società -e non solo- a seguirne l’esempio,

partecipando attivamente alla vita di questa istitu-

zione e, quindi, della Società con la “S” maiuscola,

con contributi di idee ed avviando quel dibattito

senza il quale non è possibile alcun progresso.

“UNIVERSITÀ E RICERCA”Mercoledì, 6 maggio 2009, ore 10,00-13,00

Accademia Nazionale dei Lincei, Palazzo Corsini - Via della Lungara 10, Roma

La Società Italiana per il Progresso delle Scienze e l’Accademia Nazionale delle Scienze detta deiXL, con l’alto patronato del Presidente della Repubblica e il patrocinio della Fondazione “AndreaCesalpino”, organizzano il Convegno sul tema “Università e Ricerca” che si svolgerà il 6 maggio2009 a Roma nella sede dell’Accademia Nazionale dei Lincei.Il programma prevede che al saluto del Presidente dell’Accademia Nazionale dei Lincei, segua unaTavola rotonda coordinata dal Prof. Francesco Balsano cui parteciperanno Mario Alì, Piero Ange-la; Paolo Bianco; Nicola Cabibbo; Andrea Cammelli; Vincenzo Cappelletti; Pietro Schlesinger. La tavola rotonda ha la finalità di fornire spunti, riflessioni e proposte su: Aspetti costruttivi dellaRicerca nelle Università italiane; Sviluppi della Ricerca biomedica; Profili quantitativi del Sistemauniversitario di ricerca; Spazio Europeo della Ricerca italiana; L’Università tra storia e cultura;Università e Società; L’Università nelle attese della pubblica opinione. I lavori vedranno anche la presenza del Ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca, On. Maria-stella Gelmini.I soci SIPS potranno partecipare segnalando il proprio nominativo all’indirizzo [email protected] oppure previa telefonata/fax allo 06.4451628.

AVVISO DI CONVOCAZIONE DELL’ASSEMBLEA GENERALE DEI SOCI

L’Assemblea generale dei Soci della Società Italiana per il Progresso delle Scienze (SIPS) -ONLUS- è convocata presso la sede sociale di viale dell’Università 11 - Roma, per le ore 20,00 dimartedì 5 maggio 2009, in prima convocazione, con il seguente ordine del giorno:1) Comunicazione del Presidente.2) Discussione sul tema “La SIPS per la diffusione della cultura scientifica”.3) Esame ed approvazione del bilancio consuntivo (rendiconto 2008) e preventivo (budget 2009).4) Eventuali e varie.In caso di mancanza del numero legale nella prima convocazione, l’Assemblea si terrà in secon-da convocazione, il giorno successivo mercoledì 6 maggio 2009, alle ore 15,00 nella sede del-l’Accademia Nazionale dei Lincei, Palazzo Corsini, via della Lungara 10 - Roma, dopo la chiusu-ra dei lavori del Convegno su “Università e Ricerca” programmato nella mattinata dello stessogiorno.

N.B. Si informa che, dal 28 aprile, è a disposizione dei Soci, presso la segreteria della Sips, l’ela-borato relativo al bilancio consuntivo (rendiconto 2008).

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CC hi è stato professore e ha amato i giovanie l’insegnamento, resta professore persempre: perché insegnare è un’arte, forse

l’arte più gravida di responsabilità verso i giovaninella loro ancora informe proiezione nel futuro.Perciò, il momento della “pensione per limiti dietà” può essere doloroso e appesantirsi di nostal-gie malinconiche: si seppellisce un’esperienza divita e una capacità di comunicare che è costatauna fatica quotidiana intellettualmente gradevole.Non per tutti è così: c’è chi si sprofonda nellascrittura di libri e memorie, c’è chi preferisce leg-gere i giornali in panchina all’ora delle lezioni.Ma quando la forza di insegnare non viene meno,portarla solo ai giardinetti è uno spreco.

Penso che si potrebbe organizzare un serviziopubblico quasi senza spesa (contento, signorragioniere dello stato?) producendo una lista di“consulenti didattici disponibili” da distribuire intutte le scuole di ciascuna regione dopo averlireperiti e arruolati tra i professori che cessano laloro carriera universitaria per limiti di età. Di que-sto arruolamento si potrebbe occupare, tra l’altro,anche la gloriosa Società Italiana per il Progressodelle Scienze (SIPS) che da 170 anni si occupadella comunità scientifica integrandone i problemia tutti i livelli di scuola, dalla primaria all’Univer-sità. A settanta anni il cervello funziona ancorabene (senza esagerare: almeno in molti casi…) ela voglia di fare qualcosa non è morta. Siccome ilMinistero tira fuori dal freezer i suoi gelidi veti aspendere per la formazione in servizio degli inse-gnanti, si potrebbe, con l’aiuto delle amministra-zioni universitarie di ciascuna regione, raccoglie-re una lista di disponibilità a raggiungere, a richie-sta degli interessati, le sedi scolastiche di quellaregione, per fornire occasioni interattive di discus-sione su problemi di insegnamento scelti daidocenti delle scuole ospitanti. Andata e ritorno ingiornata, spesa ferroviaria a carico della regione(eventualmente con tesserini annuali nominativisulla rete regionale, una spesa irrisoria) e acco-glienza in loco a cura dei dirigenti scolastici.

Faccio qualche esempio: un Liceo del Laziom’invita a discutere se e come insegnare le onde

sismiche, oppure se e come parlare agli studentidelle opportunità di lavoro di uno che scelga di lau-rearsi in fisica, oppure m’invita a discutere il migliorlibro di testo esistente sul mercato per l’adozione,oppure come costruire un’antologia di letture sullastoria della fisica e come usarla nelle classi, ecc.

Prendo il treno, vado, discuto, faccio unospuntino con loro (noi pensionati siamo a dieta);riprendo il treno (ho già letto il giornale all’anda-ta), arrivo a casa, prendo il cane, se c’è, e lo portoai giardinetti, ceno e vado a letto: dormo felice, hodei nuovi allievi e mi sento utile. Confesso: misembra anche di dimostrare al ministro Brunettaun po’ di buona volontà che non s’immagina, ilche mi rasserena: ma è una soddisfazione da poco.

I docenti della scuola, con cui ho parlato, cer-cano di rendere memoria di ciò che ci siamo dettie che hanno registrato: eventualmente, con i loroallievi, producono una “nota interna” che aiuti chiverrà dopo di loro e che sia un embrione di unacollana delle attività culturali di quella scuola.Non costa molto: i computer non mancano e nem-meno le stampanti; un po’ di carta e d’inchiostro eil gioco è fatto. Ma la cosa più bella di questamodalità, oltre a ridare vita a anziani accantonatiancora capaci di servire lo Stato, gratuitamente, èche anche le scuole delle piccole ma operose cittàperiferiche possono fare “in casa” una ragionevo-le formazione in servizio dei loro insegnanti.

E, chissà, qualche ministro meno burocraticoe avaro scoprirà che ci sono scuole da premiare enon perderà tempo a inventare scale di “valutazio-ne” delle strutture che amministra e da cui dipen-de il futuro del paese. E si formerà forse un’al-leanza tra generazioni che, stando ai fatti sinoraosservati, è un inedito che ci manca ma non ècerto malvisto dalla Costituzione. A proposito diciò, sarà bene invitare costituzionalisti in pensio-ne: ce n’è bisogno.

Infine, un modo per identificare e promuoverei grandi maestri della scuola stessa è proprio quel-lo di aggiungerli alla lista dei disponibili: sarannoi giovani colleghi in servizio a consacrarli tra iMaestri Memorabili il che non è certo da poco.

CARLO BERNARDINI

SCIENZA E TECNICA, N. 464, 2009 5

FORMAZIONE IN SERVIZIO A BASSO COSTO

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6 SCIENZA E TECNICA, N. 464, 2009

MM ario Calderara in Italia e i fratelliWilbur e Orville Wright negli StatiUniti contribuirono, ciascuno secon-

do la propria vocazione, al superamento del voloumano a mezzo di aerostati con quello a mezzo diaerodine. Mario Calderara era allievo dell’Acca-demia Navale di Livorno, conoscitore del mare edelle leggi idrodinamiche. Nella sua ricerca percostruire un velivolo, lo pensò idrovolante. Speri-mentò un aliante idrogalleggiante.

I Wright tentarono più volte di rendere leaerodine sperimentali efficienti e pilotabili mezzidi trasporto. Il 17 dicembre 1903 ebbero succes-so e il Flyer effettuò quattro voli: “La primamacchina più pesante dell’aria, propulsa amotore, con cui l’uomo abbia fatto un vololibero, pilotato e duraturo…”. Le ali artificialidell’uomo venivano governate dai suoi organi di

senso e dai suoi arti. Il velivolo, insieme al suocarico, si staccava da terra volteggiando pilotatonell’aria. Il successo dei Wright rafforzò la deter-minazione aeronautica di Mario Calderara. Rap-portandosi ad esso come membro della idealesocietà per il progresso delle scienze umane o delcenacolo dell’innovazione tecnologica universalescrisse ai fratelli Wright, chiedendo di poter con-dividere il loro apporto conoscitivo e sperimen-tale, complimentandosi per il loro “interessante esensazionale lavoro”.

I fratelli, nello stesso spirito, gli risposerotanto esaurientemente da inviare anche i disegnidella loro macchina. La corrispondenza divennefitta e reciprocamente costruttiva. Nel 1909 fufondato a Roma il “Club degli Aviatori” cheprovvide a reperire i fondi necessari per assicura-re una dimostrazione pubblica di volo aerodina-

mico sui pratoni di Centocel-le. Vi fu costruita un’aviori-messa per il velivolo dei Wri-ght. Era nato l’Aerodromo diCentocelle, che fu inauguratocome tale il 15 aprile 1909,foriero di multiformi sviluppiapplicativi del nuovo mezzodi trasporto.

Le dimostrazioni romanedurarono dal 15 al 26 aprile1909. L’opinione pubblica fucoinvolta al consenso tantonell’attesa dell’incredibileevento, quanto durante i voli.Passeggeri illustri, quali Sid-ney Sonnino, conferirono,agli occhi dell’opinione pub-

CENTOANNI CENTOCELLE:15 APRILE 1909-2009

MARIO CALDERARA E WILBUR WRIGHTL’INTERAZIONE DI INVENTORI FUTURISTI

FECE NASCERE A CENTOCELLE L’AERONAUTICA ITALIANA

Photo: experiments in La Spezia in 1907

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SCIENZA E TECNICA, N. 464, 2009 7

blica, prestigiosa autorevo-lezza ed affidabilità alnuovo mezzo di trasporto.Tre dame dimostrarono cheil nuovo mezzo di trasportosarebbe stato accessibile achiunque.

Poco prima era statopubblicato il primo Manife-sto futurista. I voli offrironopunti di vista atipici e reci-proci a pittori, grafici, lette-rati e demodoxaloghi.Nasceva l’aeropittura, forte-mente emozionante, insie-me agli studi per rappresen-tare l’inafferrabile Dea: laVelocità. Nel settembre1909 Calderara divenne ilprimo pilota italiano brevettato. Grazie all’espe-rienza di pilotaggio fatta con Wright, divenneistruttore degli aspiranti pilota insieme a Umber-to Savoia. All’inizio del 1910 il Ministro dellaGuerra autorizzò la gestione della prima scuoladi pilotaggio in Italia, tanto per militari che percivili, con sede nell’Aeroporto di Centocelle.Nel 1911 Calderara sarebbe riuscito a progettaree costruire il suo idrovolante e nel 1912 a farlovolare con successo per poi mettere a disposizio-ne di tutti le sue conoscenze specifiche.

L’Aerodromo di Centocelle, il 5 aprile2009, ha aperto nuovamente le sue struttureall’opinione pubblica di cento anni dopo perrivelarle il suo secolo di storia. Nell’aerodro-mo, poi aeroporto di Centocelle, un sogno dievoluzione tecnologica si concretizzò in stru-mento di grande efficacia dinamica applicato adogni aspetto socioeconomico, scientifico e diimmagine della nazione e del pianeta.

La mattina del 5 aprile 2009 Il Flyer di Wil-bur Wright sembrava stazionare di nuovo davantialla sua rimessa italiana. Vi si trovava per testi-moniare gli effetti della confluenza e sinergiadegli antichi nuovi livelli di tecnologia sperimen-tale attuati in punti diversi del globo sviluppatisidurante un secolo. La sua presenza e il suo indot-

to, la collaborazione fra Calderara e i Wright,unita a quella di quanti aderirono all’esperimentodimostrativo, avevano conferito all’aeronauticavalori socioeconomici, commerciali, nel campodelle comunicazioni, oltre ad aprire una prospet-tiva esponenziale di impiego militare. Gli accor-di che portarono Wilbur Wright a compiere suipratoni di Centocelle 67 decolli dimostrativi edidattici, Mario Calderara a qualificarsi pilotabrevettato, a sua volta istruttore di volo determi-narono ben più che un evento straordinario perl’opinione pubblica: generarono la trasformazio-ne concettuale e pratica dei “pratoni” prima inAerodromo e poi in Aeroporto, con tutte le suc-cessive trasformazioni interagite dalla confluenzadi tanti elementi originari.

All’interno, l’aeroporto è molto cambiatoperché sono cambiate le sue funzioni, adeguatealle condizioni ambientali di oggi. La celebra-zione del futurismo aeronautico di allora, unsecolo dopo, può fornire un punto di taking offper ogni audit d’impatto ambientale (territorio,popolazione, risorse tangibili e intangibili)avuto sul pianeta e sullo spazio interplanetariodurante il primo secolo dall’impiego sistematicodel volo aerodinamico.

ANTONELLA LIBERATI

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8 SCIENZA E TECNICA, N. 464, 2009

II l presente articolo intende ricordare la figura diSebastiano Timpanaro senior (Tortorici 1888 -Pisa 1949)1 come uomo di scienza, era prima di

tutto un fisico, e come entusiastico cultore delle let-tere e arti figurative. Contestualmente vogliamo pre-sentare e, quindi, insitamente recensire, il pregevolee maestoso volume scritto su Timpanaro sr, dal qualela quasi totalità delle informazioni di seguito esposteprovengono.

“Sebastiano Timpanaro sr Profilo, Carteggi(1911-1949) e altri documenti” è, infatti, il titolocompleto dell’epistolario raccolto, introdotto e com-mentato a cura di Lucietta Di Paola con la collabo-razione di Calogero Randazzo, realizzato con il con-tributo dell’Università degli Studi di Messina e pub-blicato dalle Edizioni Gonnelli di Firenze con ilnumero dieci, all’interno della collana “Carteggi diFilologia” diretta da Rosario Pintauti (ISBN 978-88-

89250-06-8, Edizioni Gonnelli, Firenze, luglio2008, stampato presso Tipografia Latini di Firenze,pagine 611, prezzo non indicato).

Il corposo “quaderno” promosso dal Diparti-mento di Filologia e Linguistica dell’Ateneo messi-nese esordisce, dimostrando così un notevoleapproccio scientifico, con un’esaustiva parte descrit-tiva ed esplicativa su questo personaggio soprattuttose si osservano: le “Avvertenze” (che tra breverichiameremo), il “Percorso Biografico e Scientifi-co” e l’“Elenco delle Pubblicazioni” poste ad iniziotesto. La raccolta delle corrispondenze di Timpana-ro sr, entrando nel vivo dell’opera, è poi organizzatain due parti di cui la prima dedicata alla “Corrispon-denza pubblica” e la seconda alla “Corrispondenzaprivata”. Chiudono il tutto un “Indice e catalogo” acura di Eleonora Mancini ed una Appendice confotografie in bianco e nero curata da Diletta Minuto-

RECENSIONI

QQ uesta pubblicazione (ed. SIPS sett. 2008,pag. 358,) è stata completamente dedicataad un persona che ha contribuito, sostenu-

to e guidato per oltre quarant’anni la Società Italia-na per il Progresso delle Scienze (SIPS), amalga-mando e consolidando i rapporti fra i cultori dellescienze di tutta Italia che, come soci della SIPS ocome amici collaboratori, hanno fatto sì che questaIstituzione continuasse il suo lungo percorso inizia-to nel 1839 e poi ripreso nel 1907 sino ad oggi,senza più interruzioni. Rocco Capasso, in quasimezzo secolo, ha contribuito a questa Istituzioneprima da collaboratore poi da direttore della rivistaScienza e Tecnica, quindi da segretario organizzati-vo ed infine da segretario generale, con dedizionespassionata senza scopi di lucro solo per amore dellescienze e della loro divulgazione. Ha, inoltre, appor-tato un notevole contributo con i Suoi numerosiscritti, relazioni ed articoli, anche redazionali. Inquesta pubblicazione sono riportati quelli più signi-ficativi, forse antesignani delle varie problematiche

odierne e chetracciano, inparte, anchel ’ evo luz ionesino ad oggidella SIPS.

Un ultimogrande salutoad un uomo cheha dato moltoalla SIPS.

I Soci dellaSips, in regolacon la quotaa s s o c i a t i v a ,possono ritira-re gratuitamen-te “Divulgarela Scienza” presso la sede -previo appuntamento- opossono chiederne il recapito postale anticipando lespese di spedizione.

DIVULGARE LA SCIENZAGLI SCRITTI DEL SEGRETARIO ORGANIZZATIVO PUBBLICATI IN SCIENZA E TECNICA E NEGLI ATTI CONGRESSUALI DELLA SIPS

SEBASTIANO TIMPANAROOSPITE ALLA “SALETTA GONNELLI”

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1 L. Di Paola (a cura di), Sebastiano Timpanaro sr, Edizioni Gonnelli, Firenze, 2008.2 G. Uzzani, La pittura del primo Novecento in Toscana (1900-1945), in: AA.Vv., La Pittura Italiana - Il Novecento, tomo I, Electa,

Milano, 1992, pg. 404.3 AA.Vv., Ottone Rosai nel centenario della nascita Opere dal 1919 al 1957, Edizioni Pananti, Firenze, 1995.4 Op. cit. nota 1. Le lettere qui menzionate provengono dalla sezione dedicata al carteggio privato “S. Timpanaro – L. Bartolini (1936

– 1949)” e sono rispettivamente: Lett. I pg. 295, Lett. II pg. 296, Lett. LXVII pg. 358.5 A. Focà, F. Cardone, Raffaele Piria Medico Chimico Patriota Innovatore della Chimica in Italia, “Bruttium et Scientia - Collana di

studi sui calabresi illustri nelle scienze”, n. 3, Laruffa Editore, Reggio Calabria, 2003.

li. Ma è forse attraverso la lettura dei ringraziamen-ti, che l’autrice compie proprio all’inizio del tomo,che s’intuisce quanto complesse, capillari, articolatee direi “filologiche” siano state la ricerca, la compi-lazione e infine la redazione dedicate a questo testo. Un volume presentato negli ultimi giorni del 2008proprio in quella “Saletta Gonnelli” che, nel 1922,ospitò una delle prime esposizioni personali di Otto-ne Rosai2, 3 e che per varie ragioni, intuitive per meche ne sono frequentatore, legate alla figura del pit-tore e incisore Giovanni Fattori per gli altri, è daconsiderarsi appropriatissima. Infatti, mentre traFirenze e Livorno si chiudevano le celebrazioni peril centenario della morte (Firenze, 30 agosto 1908)del pittore livornese (nato nel 1825), in quegliambienti era ospitata un’ampia esposizione di inci-sioni del Fattori, artista che fu amatissimo e moltoambito dal Timpanaro (malato di “Fattorite” comeamava definirsi), come testimoniano tanti passi dellecorrispondenze con Luigi Bartolini avvenute tra il1936 e il 19494: “Ho diverse acqueforti di Fattori indoppia copia. Stampe bellissime non dell’edizionedel 1925”, “Le spedisco i Bovi al carro in Marem-ma, lo Studio dei bovi, (che sono considerate le piùbelle acqueforti di Fattori), il Buttero a cavallo,[…]”, “[…] Giovanni Fattori è uno dei pochi ainostri giorni che hanno saputo vedere qualcosa inquesto mondo, direttamente senza descrizioni e imi-tazioni […] non rende le cose come le ha viste in unmomento di indifferenza ma le canta da poeta […]”e ancora “Le edizioni che le mando sono: 1. Conta-dino e buoi; 2. Autoritratto; […seguono molti altrititoli…]; 29. Adua (è considerata una delle più belledi Fattori. È bellissima)[…]”.

La Libreria Gonnelli, tra l’altro, è quella che hapermesso l’iniziale circolazione delle opere di Fat-tori, quando ancora questo artista era poco ricerca-to, operando attraverso acquisti e scambi con altricollezionisti fiorentini, come nel caso dell’ac-quaforte in prima tiratura coeva, del XX secolo, fir-mata a matita per esteso in basso a destra dal Fatto-ri del “Soldato di cavalleria con due cavalli” chereca seco, sul retro, il numero 200 della “Collezio-ne d’arte Mario Galli” oltre alla firma del collezio-nista e mercante fiorentino Galli stesso (attualmen-te depositata presso una piccola collezione privata

in Umbria). Fattori, dunque, costituisce una possi-bile chiave di lettura per comprendere il Timpanaro;ma d’altra parte, le lettere scritte dal fisico sicilianodelineano aspetti coltissimi ed importanti dellavicenda “fattoriana” che è testimoniata e vissuta “indiretta”, come quando per esempio si cita il Malescie soprattutto quando si fa menzione del destino edei percorsi di certe opere grafiche. L’acquafortepoco sopra citata, del “Soldato con cavalli” fa parteappunto di questo materiale che subì scambi e tra-sferimenti, speculativi e non, già ancor quando l’in-cisore livornese era in vita.

Relativamente alla vicenda esistenziale del fisi-co Timpanaro senior, il complicato e duro riconosci-mento accademico iniziale, fanno pensare alla diffi-cile collocazione che certi intellettuali hanno proprioa causa di una loro trasversale, “umanistica” quantoeclettica formazione, che spazia e lega scienza, sto-ria, letteratura e arte. Da un lato violando la neces-sità di “specificismo” delle materie trattate (oggiquanto mai indispensabile nelle scienze e tecnolo-gie, ma spesso parossistico negli ambiti umanistici)e dall’altro estrinsecando una forma di “conoscenzarinascimentale”, che è volta al benessere di se stessi,al bene dell’uomo inteso nella sua interezza e almiglioramento della sua dignità.

Quella di Timpanaro sr era una formazione dun-que che oggi potremmo classificare come “interdi-sciplinare” o “multi-disciplinare”. Solo recentemen-te e per fortuna mi sembra che tale impostazione etale approccio (didattico e metodologico), banditidalla nostra scolarizzazione degli anni ’60 – ’80,siano stati nuovamente considerati e rivalutati, comeavviene tra alcune aree della chimica e della archeo-logia, dove per esempio si fa uso dei metodi diagno-stici chimico-fisici applicati alle opere d’arte, incorsi di laurea di recente istituzione o in alcuni con-gressi che promuovono o si avvalgono appunto della“disciplinarità integrata” (come preferisco definirla).

Non mancano del resto neppure presupposti illu-stri in Italia a questo approccio che provengono daglialbori del 1800 e dal nostro Risorgimento, come quel-lo di chimici, medici e farmacisti che non solo uominidi scienza furono, ma pure poeti, ottimi letterati, scrit-tori, didatti ed attivisti politici. Si ricordino a tale pro-posito: Raffaele Piria (chimico e patriota calabrese)5,

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Vincenzo Tiberio (medico della marina e igienistamolisano che prima di Fleming aprì la via all’antibio-si)6, Angelico Fabbri (chimico, farmacista, letterato epatriota eugubino)7, Annibale Vecchi (patriota e chimi-co perugino), Annibale Mariotti (medico, professoreuniversitario, letterato) e Giuseppe Bellucci (antropo-logo e letterato) sempre dell’Ateneo perugino8.

Relativamente a Timpanaro sr, da quanto sca-turisce dalla lettura di quasi tutte le sue lettere si hal’impressione che appartenga a quella serie di stu-diosi poliedrici, eclettici ed estrosi che ereditanogeneticamente, dal piccolo centro di paese da cuiprovengono, la caratteristica di “avere una marciain più” nell’intraprendere rapporti interpersonali,nella prerogativa di essere in grado di inserirsi incontesti più ampi e nel dimostrare l’esistenza diquella “intelligenza emozionale” spiegabile biolo-gicamente, recentemente sostenuta da Goleman9.Vengono infatti citati nei carteggi, direttamente eindirettamente, moltissimi tra gli esponenti piùimportanti della cultura italiana a lui coeva checonobbe bene personalmente o di cui solo si inte-ressò, tra i quali voglio ricordare: D’Annunzio,Carducci, Vittorini, Signorini, Maccari, De Pisis,Goya, Soffici, Papini per l’arte e le lettere, Gentileper la politica e Abetti, Montalenti, Peano, Ciami-cian, Cardani per le scienze.

Questo libro su Timpanaro sr, insieme allavicenda biografica sua propria, immergono in unmondo di biblioteche, di tele, di stampe collezionatee scambiate, suscitano il “sapore” dei banconi omeglio dei tavolini dei caffè letterari (in questo casoquello delle Giubbe Rosse frequentate dal Timpana-ro stesso), evocano l’odore dei polverosi libri antichie degli archivi familiari, trasmettono la fatica delfare cultura e del fare emergere gli ambiti più specu-lativi e reconditi della stessa; ma soprattutto fannopercepire il peso di chi riesce a creare una collezio-ne propria, anzi di proprio gusto (“Resta inteso cheil cambio non ha e non deve avere caratteristichecommerciali. Esso deve rinsaldare la nostra solidaamicizia e nient’altro! D’altra parte tu comprendi

che io per avere Goya e Fattori faccio sacrifici, met-tendomi spesso in veri impicci […]”, lettera delmarzo 1939 da Timpanaro sr a Luigi Bartolini).

Una collezione non realizzata “facilmente”,come quelle ottenute ai fini di “immagine” daigrandi proventi televisivi, cinematografici o com-merciali, ma dalla passione, dall’amore anche“feticistico” per l’opera stessa (sia essa libraria ofigurativa). Tanto per fare un paragone molto poconoto ma assai calzante, cito la nascita della colle-zione dell’imprenditore forlivese Giuseppe Verzoc-chi, “Il lavoro nella pittura contemporanea (1950) –Galleria Verzocchi”10, nata negli anni ’50 grazieallo strenuo lavoro, alla “fatica”, alla passione perl’arte intesa come strumento di rivendicazionesociale e come dimostrazione del proprio impegnoprofessionale e dell’operato di una intera esistenzavissuta pragmaticamente e “tecnicamente” inazienda. Tale collezione, donata non a caso un 1°maggio, quello del 196111, dal Verzocchi alla pro-pria città natale romagnola, oggi resta una delleprime, più originali e più importanti operazioni disentito “mecenatismo pubblicitario” e di “marke-ting artistico” esistenti al modo.

Per quanto interdisciplinare sia la vicenda diquesto intellettuale “italiano”, dato il contesto scien-tifico in cui scriviamo, mi preme comunque ricorda-re il suo legame con alcune delle società ed istitu-zioni scientifiche del tempo. Innanzitutto quello conla Domus Galilaeana di Pisa di cui Timpanaro seniorfu a capo come Direttore, avendo accettato l’incari-co offertogli dal Senatore Giovanni Gentile. Poi congli ambienti della storia e fondamenti delle scienzecome: l’Académ International d’Histoire des Scien-ces, il Museo di Storia della Scienza di Firenze, ilGruppo Italiano di Storia delle Scienze e indiretta-mente anche con la Società Italiana per il Progressodelle Scienze. Infatti come risulta dal testo della DiPaola12, sia nelle “Avvertenze” iniziali che nel “Per-corso Biografico e Scientifico” introduttivo al testosu Timpanaro senior, la SIPS è citata ben due volte econ duplice scopo: come una delle fonti effettiva-

6 M. Bucci, Vincenzo Tiberio, un molisano illustre…sconosciuto, Rotary2090, anno XIV, n. 115, gennaio, 2009.7 G. Marino Nardelli, Angelico Fabbri: chimico eclettico e sociale, in: AA.Vv., Atti del XII Convegno Nazionale di Storia e Fonda-

menti della Chimica, tenutosi presso il Gabinetto Scientifico Letterario Viessieux, Firenze, 12-22 Settembre 2007, estratti da: Volu-me 125, Memorie di Scienze Fisiche e Naturali, Rendiconti della Accademia Nazionale Delle Scienze detta dei XL, serie V, vol.XXXI, parte II, tomo II, Roma 2007.

8 G. Maria Nardelli, Farmacia e farmacisti in Umbria, Umbrafarm, Perugia, 1998.9 D. Goleman, Intelligenza emotiva, RCS, Milano, 2007.10 M. De Micheli (a cura di), Il lavoro nell’arte – Collezione Verzocchi, “catalogo della collezione”, Vangelista Editore, Milano, 1984. Per

la consultazione del quale si ringrazia la Dott.ssa Luciana Prati, Direttore del “Servizio Pinacoteca e Musei” del Comune di Forlì.11 AA.Vv., Arte e Lavoro la Collezione Verzocchi, “catalogo della mostra tenuta a Roma presso il Complesso del Vittoriano 2 mag-

gio – 13 giugno 2004”, Palombi Editore, Roma, 2004. Per la consultazione del quale si ringrazia l’Amministratore Unico Dr.Francesco Palombi della “Palombi & Partners” di Roma.

12 Op. cit. nota 1. Pagine 39 e 46.

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mente storiografiche che sono state utili al reperi-mento di informazioni biografiche su SebastianoTimpanaro senior (Sebastiano Timpanaro (1888-1949), in: “Scienze e Tecnica”, 11, 1950, pp. 83-85.Lavoro indicato come “ripubblicazione” di una pre-cedente biografia sempre del 1950 uscita sulla rivi-

sta “Chimica”) e come esempio di Società scientifi-ca sorta in un momento storico particolarmente vita-le per la cultura italiana, che vide anche la nascitadella Società Chimica Italiana, nel 1909, di cui pro-prio quest’anno si festeggia il centenario.

GIUSEPPE MARINO NARDELLI

NN el mese di febbraio 2009 si è svolto, pres-so la sede della Società Chimica Italiana(SCI) a Roma, un congresso dedicato al

tema della “Chimica e Futurismo”. Tale giornata èservita come occasione per presentare l’ultimolibro di storia della chimica pubblicato da France-sco Cardone, intitolato “Atomi Elementi e Moleco-le – storia della chimica da Dalton alle nanostruttu-re” (edito da: Laruffa Editore s.r.l., Reggio Cala-bria, Giugno 2008, ISBN 978-88-7227-407-7,pagine 619, prezzo non indicato). Questo saggio,patrocinato dalla SCI di cui è attualmente Presi-dente il Prof. Luigi Campanella, costituisce il natu-rale sviluppo di un precedente volume, da noi sem-pre in questa sede recensito pochi mesi orsono.Esso, infatti, rappresenta il secondo tomo dedicatodall’autore all’esposizione cronologica, program-matica e didattica di argomenti storico scientificiche comprendono non solo la materia chimica maanche la fisica, la tecnologia e la storia dell’indu-stria chimica. Come dice Cardone nella sua prefa-zione: “La prima ragione di scrivere questo libro èstata la necessità di completare una ricognizionesull’evoluzione del pensiero chimico che nel primovolume della presente opera si era fermata alla finedel Settecento con Antoine L. Lavoisier, la seconda–di sicuro più profonda- è la necessità di promuo-vere la tolleranza culturale nel senso e nell’acce-zione più fecondi ed ampi. Mi riferisco alla veraTolleranza […] tra due categorie di persone: uomi-ni di scienza e umanisti, tra credenti e atei. E l’ap-pendice interdisciplinare, presente a fine testo,costituisce un buon terreno di discussione tra cultu-re ed in quanto tale parte integrante ed ineludibiledi questo saggio”.

Si tratta effettivamente di un “volo” compiutoal disopra di importanti date e nomi che hannocontraddistinto scoperte, come dicevo, non solochimiche ma anche fisiche e biologiche. Sono, peresempio, interessanti i richiami agli autori che sisono occupati di storia naturale ad iniziare da Tito

Lucrezio Caro il quale cita il fattore “tempo” neipassi del suo “De rerum natura”. Quel tempo chesuccessivamente verrà interpretato come una“variabile” necessaria a spiegare le moderne teoriedella cinetica chimica. È dunque una panoramicagenerale che, sebbene non si dilunghi in spiega-zioni troppo dettagliate (non è del resto un testo dichimica ma di storia della chimica), riesce comun-que a fornire degli “spaccati” che definirei “filolo-gici” come accade nel caso della trattazione diRaffaele Piria o di San Giuseppe Moscati. Il primofu un autorevole studioso stimato da Pasteur, inse-gnante ed attivista risorgimentale che, analoga-mente a quanto fece il farmacista eugubino Ange-lico Fabbri, abbandonò la professione per organiz-zare un battaglione universitario destinato a com-battere durante le guerre di indipendenza, seguen-do il motto: “La patria si serve con la storta e colfucile”, riassumendo così il suo impegno nellascienza e nella vita sociale. Il secondo, GiuseppeMoscati, un Santo, fu anche medico, un fisiologoper la precisione. Come viene messo in luce que-st’ultima figura è quella che, anche secondo me,mette meglio in risalto la auspicabile assenza diconflittualità tra scienza e fede e che dimostra lapossibilità di un loro pacifico connubio. Mi piacericordare tra l’altro come San Giuseppe Moscatiabbia scritto “in semplici foglietti”: “Gli ammalatisono la figura di Gesù Cristo” ed anche “Ama laverità, mostra qual sei, e senza infingimenti esenza paura e senza riguardi […]”. Peccato inveceche, accanto alla figura della Rita Levi Montalcininon sia stata citata anche quella del Dottor Ange-letti, importante personaggio della industria far-maceutica italiana e collaboratore stretto dellaMontalcini, nonché figura indispensabile al rag-giungimento di quel Premio Nobel, di cui la scien-ziata era stata insignita.

Significative poi, sono le citazioni relative allanascita delle Accademie, a cui si lega il merito diavere permesso una copiosa produzione scientifica

“ATOMI ELEMENTI E MOLECOLE”IL SECONDO VOLUME DI STORIA DELLA CHIMICA DI FRANCESCO CARDONE

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ed entro cui maturarono idee e personaggi. Nel volume gli argomenti si articolano mono-

graficamente in 15 capitoli principali, tra cui ricor-diamo: “La ricerca delle leggi stechiometriche”,“La catalisi”, “L’atomo e la chimica”, “Il legamechimico”. Il testo è anche ricco di illustrazioni inbianco e nero, che raffigurano molti processi, stru-mentazioni, ritratti di scienziati, schemi, equazionie reazioni. Purtroppo il bianco e nero toglie moltoalla qualità di alcune immagini, peccato! Il saggioè corredato da un’eclettica quanto variopintaappendice interdisciplinare che occupa circa metàdell’opera, tutta rivolta a mettere in luce i legamiche epistemologia, etica, filosofia, letteratura, poe-sia, arte, ambiente, industria, hanno con la chimica

e con le scienze in genere. Questa appendice utilesoprattutto allo storico ed al letterato, comprendeanche vari lavori già presentati dall’autore in altreoccasioni, come quello dedicato alla chimica nel-l’arte, che abbiamo ascoltato nell’ultimo Congres-so di Storia e Fondamenti della Chimica, tenutosinel 2007, presso il Gabinetto Scientifico LetterarioViessieux di Palazzo Strozzi a Firenze. Interessan-te e sorprendente infine, è l’avere trovato citati inbibliografia l’amico Dr. Antonio Corvi (Presidentedell’Accademia Italiana di Storia della Farmacia),oltre al filosofo eugubino professor Pietro Ubaldi eai molti attuali studiosi della Storia e Fondamentidella Chimica come il Professor Cerruti.

GMN

NOTIZIARIO“Scienza e nazione. La vita ele opere di StanislaoCannizzaro (1826-1910)”

Stanislao Cannizzaro nacque aPalermo il 13 luglio 1826, entrò,alla fine del 1836, nel collegio-convitto «Carolino Calasanzio» enel 1841, uscito dal convitto all’etàdi quindici anni, s’iscrisse allafacoltà di medicina, allora unicafacoltà scientifica dell’Università diPalermo, dove rimase fino al 1845,senza conseguire la laurea. Però diparticolare importanza per la suaformazione fu il corso di fisiologiatenuto da Michele Foderà.Fu, appunto, la fisiologia a spingerloallo studio della chimica, di cuiapprese i rudimenti da EttoreCasoria. Nell’autunno del 1845partecipò a Napoli alla VIIAdunanza degli scienziati italiani,dove presentò -nella sezione dizoologia, anatomia comparata efisiologia- una comunicazione chesuscitò l’interesse del fisicoMacedonio Melloni, che lo presentòa Raffaele Piria. Questi, che era allora il più illustrechimico italiano, mirava a costituirepresso la sua cattedra di Pisa unascuola italiana di chimica, intuendole capacità del giovane Cannizzaro,quindi, gli offrì il posto dipreparatore straordinario nellaboratorio di chimicadell’Università di Pisa. In questi anni(1845-1847) Cannizzaro completò la

sua formazione chimica, accanto adallievi come Cesare Bertagnini eSebastiano De Luca.La sua carriera di chimico subì,però, una temporanea interruzionecon la partecipazione alla rivolta contro i Borboni, che andò maturandonell’estate del 1847.Nella sua duplice veste, militare epolitica, seppe conquistarsi la fiduciadel governo rivoluzionario che loinviò nel settembre del 1848 a Taormina per raccogliere forzecittadine contro l’avanzata delletruppe borboniche. Nel marzo del1849, dimostratasi inutile ogni formadi resistenza, Cannizzaro seguì letruppe rivoluzionarie nella ritirata finoa Palermo. Il suo nome venne, quindi, iscritto,insieme a quello di uomini comeFrancesco Crispi, Vincenzo Errante,Giuseppe La Farina, nelle liste diproscrizione, per cui il 23 aprile 1849fu costretto ad imbarcarsi sullafregata“L’Indipendente” alla volta diMarsiglia. In Francia rimase per più didue anni. A Parigi, grazie a unalettera di presentazione di Piria, simise in rapporto con August Cahours,che gli procurò l’introduzione nelpiccolo laboratorio di chimica diMichel-Eugène Chevreul, al Jardindes plantes, dove era preparatoreStanislas Clöez. Assistette anche ad alcune sperimentazioni effettuate daEdmond Fremy nel laboratorio di GayLussac, attiguo a quello di Chevreul, efrequentò regolarmente le lezioni di

Henri-Victor Regnault sullacalorimetria, al Collège de France. Ilsoggiorno a Parigi procurò aCannizzaro contatti con alcunichimici che lavoravano nel vicinolaboratorio di Jean-Baptiste Dumas:Faustino Malaguti, Eugène-MelchiorPélignot, Adolphe Wurtz, e altri.Nel novembre del 1851 accettò lanomina a professore di fisica, chimicae meccanica nel Collegio Nazionaledi Alessandria ove poté disporre di unpiccolo laboratorio per ledimostrazioni sperimentali dellelezioni e per la continuazione dellericerche iniziate in Francia. Restò adAlessandria fino all’ottobre 1855,quando venne chiamato dal ministrodella Pubblica Istruzione, GiovanniLanza, alla cattedra di chimicadell’Università di Genova. A Genovasi scontrò con una situazione che gli siripresenterà puntualmente: l’assenzadi strutture per la ricerca scientificanella cronica indifferenza dellaburocrazia ministeriale. Infatti aGenova trovò per laboratorio “unacameraccia oscura e umida e neppure l’occorrente per le più elementaridimostrazioni sperimentali dellelezioni”, tanto da non poter proseguirei lavori iniziati ad Alessandria.Sicché la sua produzione scientifica fumolto scarsa fino a tutto il 1857 e soloalla fine di quell’anno comparve unabreve nota sulla rivista «NuovoCimento», indizio di quelle egli stesso ebbe a dire “Io nonpretendo di essere stato un grande

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riformatore della scienza… ebbi soltanto la fortuna di enunciare ciò di cui indispensabilmente si sarebbeaccorto chiunque in quel momento sifosse accinto ad una critica severadello stato della scienza”.L’importanza del Sunto consistettenell’aver definitivamente chiarito ilconcetto di peso atomico, posto incorretta relazione con quello di pesomolecolare e nell’aver, quindi, postosu salde basi tutta la teoria atomica,eliminando l’incertezza alloradominante nella definizione deiconcetti fondamentali della scienzachimica. In un saggio, pubblicato nelprimo numero della «GazzettaChimica Italiana» del 1871, sullosviluppo della teoria atomica nellaprima metà dell’Ottocento Cannizzarotracciò il graduale “cammino” dellascienza inteso come “movimento” e“progresso” lungo una traiettoria chesi avvicina alla meta perapprossimazioni successive. È per questa ragione che egliconsidera la “legge degli atomi”, dalui scoperta e oggi universalmentenota con il suo nome, come unasemplice conseguenza delleprecedenti ricerche scientifiche:atteggiamento che nasce da unaconvinta interpretazione della scienzacome Entwicklungsgeschichte, comeprocesso storico inarrestabilegovernato non dal caso, ma da unalogica “superiore”.In tal senso possono essere lette letrattative intercorse nell’estate del1872 fra Cannizzaro e il Ministero,retto allora dallo stesso presidente delConsiglio, Quintino Sella, amicopersonale di Cannizzaro, ove l’illustrechimico illustrò il suo intento diraggiungere Roma solo a determinatecondizioni: era disposto ad accettare lacattedra di chimica organicapropostagli dal ministro a condizioneche “quella di chimica inorganicafosse affidata a persona al correntedella scienza”. Altrimenti il suoinsegnamento sarebbe rimasto “senzabase o peggio sopra basi poco solide”.Le sue richieste caddero in unmomento politicamente favorevole:venne emanata una legge che consentìa Cannizzaro di poter attrezzare unIstituto efficacemente operante erispondente alle esigenze della ricercae della didattica. Il nuovo Istitutosorse nell’orto del vecchio conventodi S. Lorenzo in Panisperna, doveCannizzaro, in un quarantennio diattività didattica, riuscì a creare unavera scuola chimica romana da cui

uscirono scienziati come Carnelutti,Ciamician, Nasini, Villavecchia,Miolati.A Cannizzaro, che continuòl’insegnamento fino al 1909, spettadunque il merito di aver fondato unascuola di carattere nazionale (i suoistudenti provenivano da tutte leregioni d’Italia) inserita in un contestoeuropeo e attenta ai nuovi sviluppiemergenti in altri Paesi, primo fra tuttila Germania con cui egli mantennesempre rapporti privilegiati. La scuoladi Roma poté, così, esplicare unafunzione rilevantissima per ilprogresso del Paese non solo perchémolti dei suoi componenti ricoprironogran parte delle cattedre universitariedella penisola e contribuirono allosviluppo della scienza, ma ancheperché l’attività didattica diCannizzaro mirò sempre ad aprirsiall’esterno in un’azione concreta eincisiva sulla società italiana.Il 15 novembre 1871 Cannizzarovenne nominato senatore, nellacategoria XVIII, quella in cui eranoraggruppati i membri dell’Accademiadelle Scienze con sette anni dianzianità. Nella veste di senatores’impegnò in importanti battagliepolitiche che lo portarono a lottare perla costruzione di uno Stato modernonella convinzione di essere “un uomoisolato che esprime la sua opinioneindividualmente e lo fa perciò con lamassima libertà”. L’attività pubblicadi Cannizzaro fu, dunque,caratterizzata allo stesso tempo da unaspinta progressista, volta a ungraduale miglioramentodell’ordinamento statale, e da unavolontà di conservazione di quelloStato liberale attaccato da forzeritenute capaci di minarne l’unità e lacompattezza. Questa impostazioneindusse Cannizzaro ad assumereposizioni, di volta in volta, “avanzate”o “reazionarie” ma che si collocavanotutte all’interno di una visione politicaconformata, come quella scientifica,alla metafora del “cammino” lento,graduale, difficile ma sicuro eordinato sulla strada del progresso.Ma il campo in cui esplicòmaggiormente la sua azione fu quelloscolastico dove espose idee assaiavanzate. Chiese, ad esempio,maggiore libertà di scelta dei corsi pergli studenti universitari (7 giugno1873) e una riforma degli esami dimaturità sostenendo che la “deficienzain qualcuna delle materie prescritte”non significa che non sia raggiunta la“maturità intellettuale” (16 febbraio

1865). Se ritenne opportunomantenere i due indirizzi negli studisecondari, quello dei ginnasi licei equello delle scuole e istituti tecnici,sostenne, però, la necessità di renderequesti ultimi meglio rispondenti ailoro scopi primari, intervenendo nontanto sui programmi, quanto piuttostonella preparazione degli insegnanti,troppo spesso superficiale e lacunosa.Tali carenze, evidenti soprattutto neiprofessori di lingue moderne, lospinsero a proporre l’istituzione diuna scuola normale di linguemoderne, a fianco delle facoltà dilettere e filosofia, dove grazie allapresenza di grandi letterati stranieripotesse costituirsi un “vivajo dimaestri di lingue”.Cannizzaro morì a Roma il 10 maggio1910. In occasione del centenariosono previste una serie dimanifestazioni tra cui una mostratematica circolante in particolare nellequattro città che hanno visto operareCannizzaro, sia come scienziato chepolitico: Alessandria, Genova,Palermo e Roma. Come iniziativafinale sarà previsto un convegno in cuisi discuteranno, in un contesto storicopiù ampio, i risultati delle ricercheavviate nel frattempo su temi quali:1) il ruolo degli scienziati nella

formazione e costruzione delloStato unitario;

2) la rete di relazione degli scienziati(e segnatamente dei chimici)italiani ed europei fra Ottocento eNovecento;

3) le fonti primarie di S. Cannizzaroin archivi o in pubblicazionioriginali o recenti;

4) ricognizione degli studi,commemorazioni, citazioni su S.Cannizzaro e la sua opera prima edopo la sua morte fino agli studipiù recenti;

5) l’attività politica di S. Cannizzarodal 1848 al 1910;

6) l’attività legislativa di S.Cannizzaro nel Senato del Regno(raccolta degli interventi);

7) S. Cannizzaro filosofo dellascienza e il positivismo in Italia;

8) la chimica in Italia durante il“regno” di S. Cannizzaro e ilcontesto europeo.

Nuovi sviluppi nella lottacontro i tumoriÈ stato identificato uno deimeccanismi responsabili dellosviluppo di metastasi grazie ad una

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ricerca guidata dal Professor MarcoFalasca, della Barts and The LondonSchool of Medicine and Dentistry diLondra, in collaborazione con ilProfessor Stefano Iacobelli,dell’Università d’Annunzio e co-finanziata dalla FondazioneCarichieti e dalla Comunità Europea(FP6 Apotherapy). I risultati sono stati pubblicati sullarivista scientifica Cancer Research:il team ha studiato il ruolo dellaPLCgamma1 nell’invasione emetastasi con diversi approccisperimentali, modulando la quantitàdi PLCgamma1 nelle cellulecancerose. Adottando questi modellicellulari, in studi di laboratorio, si èrilevato come PLCgamma1 riesca acontrollare l’invasione delle celluleregolando, in parte, l’attivazione diuna proteina Rac1. La scoperta di una direttaconnessione tra PLCgamma1 eRac1 aggiunge, così,un’informazione importante percomprendere il meccanismodell’invasione cellulare: il professorFalasca ha spiegato che il ruolocritico di PLCgamma1 nellametastasi è confermato dal fatto che,analizzando tessuti di pazienti affettida cancro della mammella, siosserva che la quantità diPLCgamma1 presente nellemetastasi è molto maggiore dellaquantità presente nel tumoreprimario. Secondo Falasca lo studiodimostra che PLCgamma1 è unenzima cruciale per la formazione elo sviluppo della metastasi e si può,quindi, ipotizzare la possibilità disviluppare nuove strategie che neblocchino l’azione.Ancora in Gran Bretagna è statoeffettuato un singolare interventochirurgico dove i medici, invece diusare il bisturi per rimuovere uncancro, hanno usato una particolarecolla per chiudere i vasi sanguignicollegati ad esso: l’intervento è statoeffettuato su un bimbo, nato con ungrande tumore benigno al cervello,che aveva solo una settimana di vita. Secondo l’articolo pubblicato sulsito della BBC il paziente è stato, inassoluto, il più bimbo piccolo adessere sottoposto ad un interventochirurgico simile, volto a fermare lacrescita e a ridurre la dimensione diun tumore al cervello. Chiudendo con la colla i vasisanguigni che portano nutrimento altumore, i medici del Great OrmondStreet Hospital di Londra, sperano,

infatti, di “affamare” il tumore e diimpedirne la progressione. Il casodel troppo giovanissimo paziente,che ora ha otto settimane, è secondoi medici piuttosto insolito: inquanto, dicono, è difficile che untumore si presenti in età cosíprecoci. Comunque l’intervento èconsistito nell’introdurre nei vasisanguigni collegati al tumore, benvisibile dall’esterno per via di unrigonfiamento della testa, un tuboche, come una siringa, ha iniettatocolla per sigillare i vasi che portanonutrimento al cancro. Esami fatti con metodiche aimmagini hanno rivelato che laprocedura ha avuto un effetto fortesul tumore che si sta riducendo acausa della mancanza di ossigeno edi nutrienti. Altri scienziati, delleUniversità di Dundee e diSingapore, sono riusciti a scoprirecome le cellule autonomamentebloccano la crescita dei tumoriattivando il gene p53 e la versionedella sua proteina regolatrice p53:sono riusciti a ricostruire ladinamica del processo molecolare diriparazione messo in atto dallecellule per proteggersi dal cancro.Questo gene, scoperto 30 anni orsono, ha la capacità di ordinare allecellule danneggiate, e quindipotenzialmente cancerogene, disuicidarsi o di smettere di dividersie proliferare, avviandocontestualmente il processo diriparazione cellulare. Nel recentestudio pubblicato su Genes &Development, gli scienziati hannousato una proteina fosforescenteiniettata nel modello animale delzebrafish, un pesce d’acqua dolcedal corpo trasparente, per farlodiventare verde quando il gene p53veniva attivato e per studiare ilmodo in cui è regolato. Si è, così, scoperto che p53, comuneal pesce e all’uomo, non solamentecodifica la proteina p53, che ha unafunzione regolatrice, ma attivaanche una variante alternativa dicontrollo, nota come isoformaproteica: una versione della stessaproteina p53. Si è anche visto che idanni al DNA non vengono riparatise non viene attivata anchel’isoforma proteica, ed il pescemuore. Secondo i ricercatori questo provache l’attivazione dell’isoforma ha unruolo cruciale perché consente a p53di fare il suo lavoro di riparazione.Ma anche nel Belpaese qualcuno

eccelle: il nuovo sistemacomputerizzato (RapidArc), attivoall’Istituto clinico Humanitas diRozzano (Milano), è in grado diirradiare tumori molto piccoli edifficili da raggiungere, generandouna sorta di arco intorno al paziente.La durata del trattamento è di solisettanta secondi dal momento che sicollega all’acceleratore lineare perpermettere una radioterapiaestremamente precisa. L’intero trattamento, nel corso delquale il paziente viene irradiato inpunti differenti a dosi diverse, dura3 minuti rispetto ai 20-40 di unaseduta tradizionale: l’istitutolombardo è il primo in Italia adotarsi di questo sistema che inEuropa viene utilizzato solo in altritre ospedali (a Bellinzona,Amsterdam e Copenhagen).RapidArc permette di effettuaretrattamenti ad intensità modulata(IMRT) irradiando con precisioneanche lesioni molto piccole dallaforma complessa. “Possiamo cosìdistribuire dosi di radioterapiaanche alla base del cranio o invicinanza del midollo spinale,irradiando il tumore specialmentenei punti dove è più aggressivo, conun notevole risparmio dei tessutisani adiacenti” ha spiegato MartaScorsetti, responsabile dell’Unitàoperativa di Radioterapia eradiochirurgia di Humanitas. Tra i benefici del trattamento c’èanche quello di limitare la tossicità egli effetti collaterali: fino ad oggiquesta tecnica è stata utilizzata sulesioni tumorali e metastasilocalizzate in testa, collo, prostata ezona del retto, ma l’Humanitas lautilizza anche su lesioni tumoralisingole dell’addome e della pelvi.

Anche i pulcini sannocontarePulcini di soli tre giorni di vita sonoin grado di compiere semplicioperazioni aritmetiche, comel’addizione e la sottrazione.Confinati in una gabbietta, privati diogni esperienza se non l’esposizionea cinque palline di plastica gialla, ipiccoli del pollo domestico hannodimostrato di sapere contare glioggetti di imprinting. Questo ilrisultato di uno studio di un gruppodi ricercatori del Centro “MenteCervello” (CIMeC) dell’Università diTrento e del Dipartimento di

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Psicologia dell’Università di Padova,pubblicato sulla rivista scientificaProceedings B of the Royal Society. Gli scienziati hanno suddiviso lepalline, sotto gli occhi dei pulcini, indue insiemi di numerosità diversa,che hanno poi nascosto dietro unoschermo. Lasciati liberi di muoversi,i pulcini si dirigono sistematicamentedietro lo schermo dove si troval’insieme più numeroso. Gli animaliriescono a discriminare i due gruppidi palline (che i pulcini consideranocome compagni) sulla base della solanumerosità, indipendentemente daaltri fattori come il volume o ladistribuzione spaziale.Analogamente, anche dopo averassistito ad un rimescolamento dellepalline già poste dietro lo schermo, ipulcini sanno valutarenumericamente gli insiemi finali,dimostrando di riuscire a tenere amente il susseguirsi degli eventi ecalcolarne l’esito.I pulcini sarebbero in possesso, aparere degli autori/ricercatori, dicapacità proto-aritmetiche tali da“fornire uno straordinario supportoall’ipotesi secondo la quale lerappresentazioni mentali dei numeri(così come quelle degli oggetti fisici,di quelli animati e delle geometria)sarebbero presenti già alla nascita intutti i vertebrati”. Anche le specienon verbali come il pollo domesticoposseggono, quindi, un talentonumerico; i pulcini si comportanoinsomma come dei matematicinaturali.Sappiamo da tempo che gli animalipossiedono un “senso del numero”,una capacità di considerare piccolequantità per effettuare stime dinumerosità dall’evidente valoreadattativo, ma quanto gli scienziatidel CIMeC sostengono è che questosenso del numero, già osservato inmolte specie animali, nel pollodomestico si estende fino al fare diconto con numeri interi positivi: “Ipulcini compiono operazioni conpoche unità. Il nostro sistema dicalcolo va invece ben oltre il numeroquattro. Infatti, quanto rimanespecifico dell’essere umano è laricorsività, unica garanzia del pienopossesso del concetto di numero”,afferma Giorgio Vallortigara, unodegli autori, direttore vicario delCIMeC, ”Tuttavia, i nostri risultatisuggeriscono che il nostro istintomatematico sia realizzato da uncircuito cerebrale”.Insomma, non si potrà più dire

“cervello di gallina” per indicare unapersona senza nessuna intelligenza.

La ricerca sulle staminaliSono state definite le nuove lineeguida per la ricerca sulle cellulestaminali. Tra gli autori ci sonoquattro ricercatori italiani. Ciò dovrebbe consentire di farechiarezza sulle potenzialitàterapeutiche delle staminali adulte edi quelle embrionali. le linee guidasono state emanate dalla SocietàInternazionale per la Ricerca sulleCellule Staminali (Isscr) a firma dioltre trenta ricercatori provenienti daipiù prestigiosi centri di ricerca delMondo. “Sono linee guida importantiperché le regole che i Paesioccidentali si impongono in questotipo di ricerche non sempre sonoosservate nei Paesi emergenti, qualila Cina, l’India o la Corea”, haaffermato il direttore del Centro diMedicina rigenerativa dell’Universitàdi Modena e Reggio Emilia, MicheleDe Luca, uno degli autori italianidelle linee guida, insieme ad ElenaCattaneo, dell’Università di Milano, aGiulio Cossu, del Dipartimento per lebiotecnologie (Dibit) del San Raffaeledi Milano, ed a Marina CavazzanaCalvo, dell’Università di Parigi.Nel frattempo un gruppo dineurochirurghi tedeschi -dell’IstitutoInternazionale di Neuroscienza diHannover- ha messo a punto unnuova terapia basata sulle cellulestaminali per i pazienti colpiti daictus: attore dell’intervento è stato unmeccanico di 49 anni che haaccettato di essere il primo a testarel’operazione dopo aver sofferto didue ictus in rapida successione:. L’uomo dopo l’inserimento di unsacchetto retato, simile ad unabustina da tè piena di milioni dicellule staminali ingegnerizzate perprodurre un farmaco direttamente nelcervello, ha recuperato la parola el’uso del braccio destro. Queste“cellule bambine”, prelevate dalmidollo, sono state ingegnerizzateper produrre un farmaco cheprotegge le cellule cerebrali dallamorte: in pratica so è consentito allestese cellule del paziente di riparareil danno causato dall’ictus. Lestaminali sono state incapsulate inmodo da proteggerle dagli attacchidel sistema immunitario: ilrichiudere il tutto in sacchetti dipiccole dimensioni ha assicurato aichirurghi la rimozione rapida del

dispositivo alla fine del periodo ditrattamento. I chirurghi,dell’International NeuroscienceInstitute di Hannover, hanno lasciatola bustina nel suo cervello per 15giorni, periodo in cui le cellulestaminali hanno “pompato” ilfarmaco, noto come CM1. Seisettimane dopo l’intervento, ilpaziente è tornato praticamente allanormalità. Il chirurgo, ThomasBrinker, ha potuto, quindi, affermare“Vediamo un recupero così buonosolamente in una minoranza deipazienti: dunque questo è un inizioincoraggiante. È, anche, importanteil fatto che non siano stati rilevatieffetti collaterali”. Se i prossimi trialproveranno l’efficacia deltrattamento, il sacchetto con lestaminali ingegnerizzate potrebbearrivare sul mercato entro i prossimicinque anni, costituendo una nuovaopzione terapeutica per le vittime diictus emorragico: questo trattamento,detto Cellbeads, è frutto del durolavoro di un gruppo di scienziatidell’azienda britannicaBiocompatibles International diFarnham (nel Surrey). Anche in Gran Bretagna lasperimentazione ha ricevuto il vialibera dall’autorità regolatoria Mhra(Medicines and Healthcare ProductsRegulatory Agency) per lamoltiplicazione in laboratorio dicellule staminali neurali, prelevate dafeti abortiti, da iniettate a milioni nelcervello per provare a rigenerare learee danneggiate dall’ictus. Lo studiodi fase clinica I partirà nel secondotrimestre 2009 in Scozia, su 12pazienti all’Istituto di scienzeneurologiche del Southern GeneralHospital di Glasgow. La notizia è stata diffusa dalla societàbiotecnologica inglese ReNeuronche, in epoca non Obama, avevatentato, senza successo, di averel’approvazione ai test negli States, haottenuto il via libera in l’Inghilterra.La terapia cellulare di ReNeuron sichiama ReN001 e non prevedealcuna terapia antirigetto post-intervento: verrà sperimentata suipazienti dopo 6-24 mesi dall’ictusche li ha colpiti.Il neurologo Keith Muir,dell’Università di Glasgow, haspiegato che la terapia a base dicellule staminali offre la speranza diriparare il tessuto cerebrale leso eche l’obiettivo dello studio è quellodi valutare la sicurezza e lafattibilità della procedura, prima di

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SCIENZA E TECNICAmensile a carattere politico-culturalee scientifico-tecnico

Dir. resp.: Lorenzo Capasso

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testarla su un numero maggiore dipazienti in futuri studi di efficacia. La rivista Nature ha, infine,pubblicato degli incoraggiantirisultati di uno dei primi tentativi diutilizzare la terapia genica pertrattare l’Hiv. In un trial clinicocondotto dagli scienziatidell’Università della California su 74pazienti si è constatato che la nuovaterapia si è dimostrata sicura edefficace nel ridurre gli effetti delvirus dell’Aids sul sistemaimmunitario: in futuro si speraaddirittura che tale trattamento possasostituire del tutto le cure confarmaci antiretrovirali.La terapia genica consiste nella

somministrazione al malato di cellulestaminali del sangue, modificate inmodo da risultare portatrici di unamolecola chiamata OZ1, disegnataper bloccare la riproduzione del virusHiv agendo su due proteine chiave.Metà del campione arruolato dalteam statunitense ha ricevuto laterapia, mentre l’altra metà unplacebo. Dopo 48 settimane iricercatori hanno notato che nonc’era alcuna differenza fra i duegruppi di pazienti per quantoriguarda la quantità di Hiv circolantenel sangue, ma dopo 100 settimanequelli in cura con terapia genicaavevano più alti livelli di celluleCD4+ nel sangue: queste cellule

sono fondamentali per ilmantenimento delle difeseimmunitarie soprattutto se colpite dalvirus Hiv. L’autore principale deltrial, Ronald Mitsuyasu, hasottolineato che lo studio è il primonel suo genere e che la terapia genicaha un grande potenziale e moltiaspetti positivi, fra cui quello diun’unica seduta necessaria peravviare il processo terapeutico. In questo modo, secondo Mitsuyasu,i pazienti potrebbero non aver piùbisogno di assumere farmaci tutti igiorni anche se il trattamento deveessere ancora ben perfezionato eattualmente non è ancora efficacecome la terapia antiretrovirale.

LA SIPS, SOCIETÀ ITALIANA PER IL PROGRESSO DELLE SCIENZE - ONLUS, trae le sue origini nella I Riunione degliscienziati italiani del 1839. Eretta in ente morale con R.D. 15 ottobre 1908, n. DXX (G.U. del 9 gennaio 1909, n. 6), svolge attività interdisciplinare e multidisciplinaredi promozione del progresso delle scienze e delle loro applicazioni organizzando studi ed incontri che concernono sia il rapporto della collettività con il patrimonioculturale, reso più stretto dalle nuove possibilità di fruizione attraverso le tecnologie multimediali, sia ricercando le cause e le conseguenze di lungo termine dell’evo-luzione dei fattori economici e sociali a livello mondiale: popolazione, produzione alimentare ed industriale, energia ed uso delle risorse, impatti ambientali, ecc.Allo statuto vigente, approvato con D.P.R. n. 434 del 18 giugno 1974 (G.U. 20 settembre 1974, n. 245), sono state apportate delle modifiche per adeguarlo al D.Lgs.460/97 sulle ONLUS; dette modifiche sono state iscritte nel Registro delle persone giuridiche di Roma al n. 253/1975, con provvedimento prefettizio del 31/3/2004.In passato l’attività della SIPS è stata regolata dagli statuti approvati con: R.D. 29 ottobre 1908, n. DXXII (G.U. 12 gennaio 1909, n. 8); R.D. 11 maggio1931, n. 640 (G.U. 17 giugno 1931, n. 138); R.D. 16 ottobre 1934-XII, n. 2206 (G.U. 28 gennaio 1935, n. 23); D.Lgt. 26 aprile 1946, n. 457 (G.U. - edizionespeciale - 10 giugno 1946, n. 1339). Oltre a dibattere tematiche a carattere scientifico-tecnico e culturale, la SIPS pubblica e diffonde i volumi degli ATTIcongressuali e SCIENZA E TECNICA, palestra di divulgazione di articoli e scritti inerenti all’uomo tra natura e cultura. Gli articoli, salvo diversi accor-di, devono essere contenuti in un testo di non oltre 4 cartelle dattiloscritte su una sola facciata di circa 30 righe di 80 battute ciascuna, comprensive dieventuali foto, grafici e tabelle.CONSIGLIO DI PRESIDENZA:Carlo Bernardini, presidente onorario; Maurizio Cumo, presidente; Francesco Balsano, vicepresidente; Mario Alì, Vincenzo Barnaba, Vincen-zo Cappelletti, Cosimo Damiano Fonseca, Salvatore Lorusso, Elvidio Lupia Palmieri, Antonio Speranza, consiglieri; Alfredo Martini, ammini-stratore; Enzo Casolino, segretario generale.Revisori dei conti:Salvatore Guetta, Vincenzo Coppola, Antonello Sanò, effettivi; Giulio D’Orazio, Roberta Stornaiuolo, supplenti.COMITATO SCIENTIFICO:Michele Anaclerio, Mauro Barni, Carlo Bernardini, Carlo Blasi, Elvio Cianetti, Waldimaro Fiorentino, Michele Lanzinger, Gianni Orlandi, Renato Ange-lo Ricci, Fiorenzo Stirpe, Roberto Vacca, Bianca M. Zani.SOCI:Possono far parte della SIPS persone fisiche e giuridiche (università, istituti, scuole, società, associazioni ed in generale, enti) che risiedono in Italia e all’estero,interessate al progresso delle scienze e che si propongano di favorirne la diffusione (art. 7 dello statuto).

Reg. Trib. Roma, n. 613/90 del 22-10-1990 (già nn. 4026 dell’8-7-1954 e 13119 del 12-12-1969). Direzione, reda-zione ed amministrazione: Società Italiana per il Progresso delle Scienze (SIPS) Viale dell’Università 11, 00185Roma • tel/fax 06.4451628 • sito web: www.sipsinfo.it - e-mail: [email protected] • Cod. Fisc. 02968990586 • C/CPost. 33577008 • UniCredit Banca di Roma • IBAN IT54U0300203371000400717627 Università di Roma «LaSapienza», Ple A. Moro 5, 00185 Roma.Stampa: Tipografia Mura - Via Palestro, 28/a - tel./fax 06.44.41.142 - 06.44.52.394 - e-mail: [email protected] e Tecnica print: ISSN 1590-4946 • Scienza e Tecnica on-line: ISSN 1825-9618