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pag. 2 Scott (e Amundsen) al Polo Sud, cento anni dopo di Nicoletta Brazzelli pag. 4 pag. 6 Entra in vigore il nuovo Statuto di Dario Casati Università Sistema Notiziario trimestrale Anno IX, n. 38 Dicembre 2011 Autorizzazione n. 320 del Tribunale di Milano - 11/5/1996 Poste Italiane Spa Spedizione in A.P.- 70% LO/MI “In caso di mancato recapito, rinviare all’Ufficio Postale di Milano CMP-Roserio, detentore del conto, per la restituzione al mittente che si impegna a pagare la relativa tassa”. pag. . 3 L’archivio di John Alcorn ad Apice di Marta Sironi pag. 8 Un corso di autodifesa a Scienze motorie di Sandro Saronni e Stefano Benedini pag. 10 La cooperazione internazionale allo sviluppo in un libro di Claudia Sorlini pag. 9 Summer school on International arbitration and mediation di Luigi Cominelli, Giovanni de Berti , e Albert Henke Misurare la moderna agorà virtuale di Luigi Curini, Stefano M. Iacus e Giuseppe Porro

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Scott (e Amundsen) al Polo Sud,cento anni dopodi Nicoletta Brazzelli

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Entra in vigore il nuovo Statutodi Dario Casati

UniversitàSistemaNotiziario trimestraleAnno IX,n. 38Dicembre 2011Autorizzazione n.320del Tribunale di Milano - 11/5/1996Poste Italiane Spa Spedizione in A.P. - 70% LO/MI“I

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L’archivio di John Alcorn ad Apicedi Marta Sironi

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Un corso di autodifesa a Scienze motoriedi Sandro Saronnie Stefano Benedini

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La cooperazione internazionale allo sviluppo in un librodi Claudia Sorlini

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Summer school on International arbitration and mediationdi Luigi Cominelli,Giovanni de Berti,e Albert Henke

Misurare la moderna agorà virtualedi Luigi Curini,Stefano M. Iacuse Giuseppe Porro

La pubblicazione del nuovo Statuto dell’Ateneo sulla GazzettaUfficiale del 27 marzo e la sua successiva entrata in vigore, dopo 15giorni, rappresentano il momento di passaggio dalla fase preparatoria aquella attuativa del disegno istituzionale che la nostra Università si èdata in applicazione della legge 240/2010.Si conclude così l’iter preparatorio dello Statuto ed inizia la traduzionedei suoi contenuti nella realtà dell’Ateneo. I tempi sono stati quelliprescritti dalla legge e permettono di iniziare il prossimo annoaccademico con i nuovi organi in piena attività.Tempi solo in apparenzalunghi, considerata la quantità di lavoro da compiere nell’arco dei mesiche vanno dalla fine di gennaio 2010 all’inizio dell’anno accademico2012/13. Da febbraio a ottobre 2010 lo Statuto ha preso corpoattraverso l’impegno assiduo della Commissione preposta, il successivoconfronto istituzionale con il Senato accademico e il Consiglio di amministrazione, l’approvazione e l’invio al Ministero a metà ottobre.Poi il nostro Statuto è stato sottoposto al controllo previsto e rinviatocon le osservazioni.A seguito delle modifiche apportate è statonuovamente approvato dagli organi e inviato a Roma per la pubblicazione.L’intenso dibattito che si è sviluppato in questi 13 mesi ha toccato i punti più rilevanti e innovativi, in particolare per quanto riguarda i futuri meccanismi decisionali e di governo dell’Ateneo, che per il cambiamento che recano con sé sono quelli che hanno suscitato la maggiore attenzione e preoccupazione. Due elementi si sonopresentati come i più problematici: il nuovo modello di ripartizionefortemente differenziata di compiti e responsabilità fra Senato e Consiglio e la scomparsa delle facoltà nelle forme e nelle funzioni chesino ad ora le hanno contraddistinte, con l’assegnazione di gran partedei loro compiti ai dipartimenti, nel quadro di un passaggio cruciale cheaffida a questi le responsabilità della gestione e programmazione delleattività didattiche oltre a quelle abituali della ricerca.

Il cammino non è concluso; nei prossimi mesi l’Ateneoè chiamato a una complessa transizione e a una fittaserie di adempimenti, già avviata con lapredisposizione, da un lato, dei regolamenti elettoralidei nuovi organi per consentirne un rapido avvio e,dall’altro, delle attività organizzative del futuro assettodei dipartimenti. I nuovi organi entreranno in funzionegradualmente, una volta completate le procedureistitutive che prevedono concatenazioni che in primaapplicazione richiedono una tempistica più intricata

che difficile, in ogni caso delicata.In aprile il Senato e il Consiglio sono chiamati ad approvare lacostituzione dei 31 dipartimenti dell’ Ateneo su progetti definitivi per quanto riguarda i docenti, le loro competenze didattiche e la partecipazione ai corsi di studio, mentre saranno provvisorie, ma da definire in brevissimo tempo, l’assegnazione del personale tecnico-amministrativo e quella degli spazi che avrà verosimilmente tempi piùlunghi. I dipartimenti poi dovranno eleggere i rispettivi direttori e avviare la costituzione dei collegi didattici che, a loro volta,designeranno i propri presidenti. Parallelamente saranno costituiti i rispettivi organi provvisori per renderli operativi.Prima dell’estate si terranno le elezioni del Senato accademico e subitodopo inizierà la procedura per la designazione dei componenti delConsiglio di amministrazione.A settembre, dopo l’elezione del Rettore,questa sarà conclusa e si completerà così l’intero disegno dello Statutoprima dell’inizio del prossimo anno accademico.Si chiude dunque la fase preparatoria e comincia un cammino piùcomplicato che difficile, tenendo ben presente che le scelte dei prossimimesi dovranno essere assunte con grande senso di responsabilitàperché sono essenziali per garantire il successo di un’occasione dicambiamento che vogliamo utilizzare per un ulteriore rafforzamentodel nostro Ateneo nel contesto delle migliori università nazionalied europee.

Entra in vigore il nuovo Statuto

di Dario Casati, Prorettore,Università degli Studi di Milano.

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EDITORIALE

Milano, 16 aprile 2012

L’archivio di John Alcorn ad Apicedi Marta Sironi, Centro Apice - Archivi della Parola, dell’Immagine e della Comunicazione Editoriale, Università degli Studi di Milano.

Il centro Apice (Archivi della Parola, dell’Immagine e dellaComunicazione Editoriale) del nostro Ateneo compie quest’anno i suoi primi dieci anni d’attività e con i propri fondi archivistici e bibliografici in continuo accrescimento va progressivamenterestituendo, attraverso casi esemplari, la vicenda della comunicazioneeditoriale moderna. Carta, caratteri e stampa sono documentati in particolare nell’archivio storico delle cartiere e in quello dellaStamperia Valdonega; è indagabile in tutte le sue sfaccettature la storia di piccoli e grandi editori come Cederna, Scheiwiller, Ricciardi; quelladella Bompiani attraverso i libri e le carte private dell’editore. Sonoperò alcuni protagonisti a primeggiare: innanzitutto scrittori e giornalisti(Gaspare Barbiellini Amedei,Aldo Borlenghi, Pinin Carpi, Guido da Verona, Giovanni Giudici, Gina Lagorio,Antonio Porta, Mario Soldati,Alberto Vigevani, Elio Vittorini) ma anche artisti e intellettuali come Aldo Carpi e la moglie Maria Arpesani, Giovanni Gandini, Gualtieri di San Lazzaro, Gabriele Mucchi... Le collezioni bibliografichedocumentano altresì personalità di spicco e sorprendenti vicendecollezionistiche, esemplarmente rappresentate dai libri di Emilio Alfieri,Antonello Gerbi, Darko Suvin e Peter Wick; senza dimenticare raritàbibliografiche e momenti cruciali della storia e dell’immagine nella modernità, in diversa misura raccontate dalle prime edizioni di letteratura italiana, dalle pubblicazioni futuriste e dai libri illustrati per l’infanzia della Collezione ’900 Sergio Reggi, così come dalle circacinquecento riviste illustrate della collezione Marengo; immagine e parola trovano infine declinazioni ancora differenti, tra arte e comunicazione di massa, nell’ampio corpus di ex libris (MicheleRapisarda e Spartaco Cadioli) e nell’archivio del quotidiano “La Notte”,dove fotografie e disegni satirici, custoditi in buste intestate apersonaggi e fatti della storia politica e sociale italiana più recenteriserveranno tante e inedite prospettive d’indagine.A completare tali collezioni mancava un archivio espressamentededicato alla grafica: un aspetto spesso considerato di second’ordine,ma essenziale per lo studio della fortuna ed evoluzione di modelli visualidi cui, soprattutto nel caso di edizioni commerciali, si perdonovelocemente le tracce, nascoste o cancellate dal susseguirsi di soluzionigrafiche sempre nuove e alla moda.Dall’autunno 2010 anche questo tassello è ampiamente documentatoad Apice grazie all’archivio del grafico e illustratore John Alcorn (1935-1992), un artista che ha “vestito” per decenni una quantità di libri primain America e, a partire dagli anni Settanta, anche in Italia: sono infattisuoi i colori e le cornici di una Bur (Biblioteca Universale Rizzoli) inquel periodo radicalmente rinnovata e, in generale, le ironiche evariopinte copertine Rizzoli durante la gestione di Mario Spagnol (1972-79). Erano suoi, negli stessi anni, anche disegni di copertina per “Il Mondo”,“L’Espresso” e “Il Tempo”, mentre nel decennio successivoavrebbe ridisegnato le testate di “Italia Oggi” e “Panorama” e inventatola “forma” di un nuovo periodico mondadoriano,“Prometeo”, facendovirivivere stile e soggetti della stagione precedente.Dopo la prematura scomparsa nel 1992, a soli 57 anni, il suo nome e la sua opera, dallo stile inconfondibile, hanno smesso di circolare,facendo perdere ogni traccia del suo lavoro, rimasto comunque vivonella memoria di tanti colleghi, addetti ai lavori e appassionati che hannoin questi ultimi anni seguito e partecipato con entusiasmo alla riscoperta dell’archivio e alla sua valorizzazione.

Una prima occasione di contatto con la famiglia Alcorn c’era stata nella primavera 2009 durante la preparazione del volume celebrativoper i sessant’anni della BUR1, quando il figlio Stephen si rese disponibilenon solo a fornire notizie biografiche e dati relativi alla produzionepaterna, ma anche a concedere la pubblicazione di alcuni disegnioriginali.La scoperta di un creativo così fecondo e di una grande stagione della grafica editoriale italiana che, pur recente, aveva perso risonanza,almeno fuori dalla cerchia degli specialisti, ha fatto nascere l’idea di

una sua più ampia e completa valorizzazione, per realizzare la qualeappariva indispensabile l’approdo dei relativi materiali in un’istituzionepubblica indirizzata alla conservazione e valorizzazione degli archivieditoriali: un’idea accolta con estrema generosità della famiglia Alcorn,sempre rimasta legata all’Italia, e resa possibile da un processo di riordino dell’archivio paterno già sostanziosamente avviato dal figlioStephen.La presenza nel nostro Ateneo del Centro Apice ha permesso di presentare agli eredi di John Alcorn un’istituzione che pareva cucitasu misura: un archivio specializzato nella raccolta, conservazione e studio di collezioni bibliografiche e archivi inerenti l’editoria moderna,dove il ricco materiale dell’artista sarebbe potuto rivivere nel contestodi una storia editoriale alla quale la mano dell’artista americano avevacontribuito, in una certa stagione, in misura decisiva. Pur soggiornandocontinuativamente in Italia per un breve tempo – dal 1971 al 1976 –Alcorn ha infatti mantenuto per tutta la vita clienti italiani diventandoallora il principale artefice del rinnovamento della grafica editoriale.Il concretizzarsi in pochi mesi del trasferimento ad Apice dell’archivioAlcorn con un contratto di comodato d’uso ventennale ha segnato un momento significativo per il recupero il più possibile sistematico di un passaggio importante di una componente della grafica editoriale la cui importanza è troppo spesso non tenuta in conto: si pensi all’usoinvalso nelle biblioteche pubbliche – ma per fortuna si avverteun’inversione di tendenza – di buttare le sovraccoperte, così come di ignorare a livello di catalogazione i copertinisti, non consideratiautori, pur secondari, del libro.L’archivio di un artista indiscutibilmente protagonista di una stagioneeditoriale fornisce quindi un significativo punto di partenza perchéanche quest’altra storia editoriale venga raccontata, ma ancor primasalvata e conservata, con la prospettiva di richiamare altri archivi ecollezioni librarie. Infatti, oltre ad Alcorn, una quantità di artisti,disegnatori e illustratori poco noti al grande pubblico ha in realtàinventato un sistema di immagini capace, anche attraverso le copertine,di contribuire a definire lo stile – e il gusto diffuso – di un’epoca.Appaiono dunque evidenti l’interesse e il valore non solo storico-artistico ma storico tout court di materiali in grado di testimoniare da fonti primarie tutte le fasi di realizzazione di un universo di immaginiarticolato tra ideazione, esecuzione e ‘moltiplicazione’.

All’arrivo ad Apice dell’archivio, nell’ottobre 2010, si sono avviati ilavori di catalogazione e studio, ma anche iniziative atte a riaccenderel’interesse per il nome e l’opera di Alcorn. A ordinamento ancora inatto, si è dedicato l’annuale convegno di Apice Testi, forme e usi del libro aJohn Alcorn e la grafica editoriale italiana intorno al 1970, rinnovandol’attenzione critica su un artista dimenticato dai più ma, come si è visto,centrale per la questione della grafica editoriale italiana degli ultimidecenni. Così, accanto a storici e studiosi della nostra e di altreuniversità (Marzio Zanantoni, Ambrogio Borsani, Leonardo Passarelli,Daniele Baroni, James Clough e Mario Maffi) sono intervenutiprotagonisti di primo piano della professione, innanzitutto Luigi Brioschie Luigi Spagnol, in diversa misura diretti testimoni del sodalizio traAlcorn e Mario Spagnol; inoltre, un’editrice raffinata quale RosellinaArchinto e grafici e architetti che hanno fatto la storia delle arti visualiitaliane contemporanee: Giancarlo Iliprandi, Italo Lupi e AlessandroMendini.A introdurre il convegno, un appassionato ricordo di StephenAlcorn, sostenuto dalla proiezione di più di 300 diapositive, ha ricordatoe svelato al pubblico dall’interno l’evoluzione del lavoro grafico del padre.Con il convegno si è avviato il processo di valorizzazione dell’archivio,con importanti aperture verso l’esterno. Una prima più completacomunicazione sull’opera e l’archivio di Alcorn è già uscita in

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1 1949-2009 Biblioteca Universale Rizzoli. 60 anni in 367 copertine, a cura di Alberto Cadioli, Bur, 2009.

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Misurare la moderna agorà virtualedi Luigi Curini, Stefano M. Iacus, Facoltà di Scienze politiche, Università degli Studi di Milano,e Giuseppe Porro, Facoltà di Giurisprudenza, Università degli Studi dell’Insubria.

Voices From the Blogs (VfB: http://voicesfromtheblogs.com/) è un progetto scientifico realizzato da Luigi Curini e Stefano M. Iacus(Facoltà di Scienze Politiche dell’Università degli Studi di Milano) e Giuseppe Porro (Facoltà di Giurisprudenza, Università dell’Insubria),che si propone di realizzare un osservatorio permanente delle opinioniespresse in rete sui più svariati argomenti.Internet assiste infatti quotidianamente alla creazione di nuovi format di comunicazione: forum, chat, social network, e, principi tra questi,i blog.Tutte assieme queste “tracce nella rete” generano una modernaagorà a cui chiunque può accedere per dire la sua, e in cui le opinionisui più svariati argomenti nascono, si confrontano, mutano, muoiono o si diffondono rafforzandosi a cascata. Non si tratta più, d’altra parte,di una semplice ed esigua élite. Stando all’ultima rilevazione ISTAT su“Cittadini e nuove tecnologie” gli italiani che hanno accesso a internetrappresentano la maggioranza (circa il 53%), e circa 33 milioni possonocollegarsi a internet attraverso dispositivi mobili come smartphone etablet. Un uso di internet che non è sporadico: il 39% degli italiani fainfatti della rete un uso quotidiano, mentre complessivamente il 45%degli utenti utilizza siti di social networking (15 milioni di iscritti aFacebook e quasi 12 con un account Twitter, entrambi numeri in rapidacrescita. Fonte: Mapping Digital Media: Italia, Open Society Foundations),

il 37% lascia messaggi in chat, blog, newsgroup o forum di discussioneonline e il 27% utilizza servizi di instant messaging. E così non stupisceche l’Italia sia al quarto posto al mondo per pubblicazione di post in lingua e per il suo contributo quotidiano alla vitalità della blogosfera(fonte: http://technorati.com).In un’era elettronica di (nuove) forme di comunicazione dal basso,il legame con il mezzo attraverso cui tali messaggi passano, e con le suecaratteristiche, è ovviamente cruciale.Velocità, immediatezza, continuatrasformazione, facilità di fruizione, possibilità di personalizzazione,trasparenza. Ci troviamo però di fronte a un paradosso: da un latoabbiamo un insieme potenzialmente vastissimo di argomenti di discussione, di opinioni, di sentimenti, e da qui un interesse crescenteper cercare di mappare e monitorare tale varietà di informazioni.Dall’altro ci scontriamo con l’inadeguatezza delle tecniche di raccoltadati classiche utilizzabili per dare conto di tale varietà di voci. I sondaggitradizionali (in qualunque loro forma: telefonica, on-line, ecc.) non sipresentano come strumenti ottimali per far fronte al costante diveniredella (cyber)opinione. I sondaggi sono costosi da progettare e daimplementare (occorre definire con esattezza i criteri dicampionamento, nonché la strutturazione del sondaggio stesso: qualidomande inserire, come inserirle, ecc.), sono per definizione statici

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Apice“Bibliologia”2 mentre è in programma per il prossimo settembre la pubblicazione dell’edizione italiana di Books!, primo libro per bambini illustrato da Alcorn nel 1962 che già allora aveva conquistato il secondoposto tra i primi dieci libri per bambini americani dell’anno. È un librosui libri – di soggetto e fattura grafica coraggiosissimi per un volumerivolto a bambini – che a distanza di cinquant’anni mantiene tutta la sua modernità.La ricchezza del materiale presente in archivio – prima di tutto i disegnioriginali, ma anche tutti gli elementi relativi al procedimento di composizione grafica e tipografica, inoltre saggi di illustrazioni e pubblicità, così come la raccolta di tutte le prove di copertinaordinate per editori – permetterà a breve la realizzazione di un volumemonografico e di una mostra che si auspica possa avere un’adeguata

circolazione nazionale e internazionale, stabilendo rapporti con altricentri interessati a tematiche analoghe e costituendo un’importanteoccasione di “esternalizzazione” delle collezioni e dei beni culturali del nostro Ateneo.

La valorizzazione dell’archivio è condotta in stretta collaborazione con StephenAlcorn, artista e insegnante alla Commonwealth University di Richmond (VA).

2 Stephen Alcorn, Evolution by design. Reflections on the life and art of my father, John Alcorn(1935-1992);Marta Sironi, L’archivio di John Alcorn ad Apice,“Bibliologia”, Fabrizio Serra Editore, n.6,dicembre 2011, pp. 107-138.

Alcune copertine disegnate da John Alcorn per Rizzoli.

si esprimono usando scale di aggettivi ordinate (non mi piace, mi piacepoco, mi è indifferente, mi piace abbastanza, mi piace moltissimo) mausando il linguaggio naturale (“quella canzone non è male ma il cantante non si può guardà”,“il testo di quella canzone è penoso ma la voce della cantante spacca”, eccetera) ed esprimendo più concettinon necessariamente e mutualmente esclusivi tra loro o ordinati.Un’indagine campionaria tradizionale basata su questionari non puòcogliere questi aspetti. La BSA, al contrario, sì.Nato a fine agosto 2011, il sito VfB è già stato visitato da oltre 6 milapersone, e ha prodotto oltre 30 ricerche sui temi più svariati (da temipolitici, come le recenti elezioni comunali a Milano o il giudizio sulnuovo premier Monti, a temi economici, relativi all’ultima manovrafinanziaria, a temi sociali, come l’energia nucleare o Expo 2015).Ovviamente, un’analisi come quella proposta da VfB presenta anche dei limiti. Attraverso VfB non è possibile ad esempio capire quanto la rete influenza l’opinione pubblica; in secondo luogo, coloro chescrivono in rete, seppure sempre più numerosi, non rappresentanouno spaccato rappresentativo della realtà italiana. Sono in media piùgiovani e vivono in contesti urbani, soprattutto nel centro-nord.Non si tratta quindi di effettuare in senso stretto delle inferenze sulla distribuzione delle opinioni della popolazione italiana, comeaccade invece nei tradizionali sondaggi d’opinione. Questo ovviamentenon sminuisce l’importanza di analizzare la rete.Abbiamo assistito inquesto ultimo anno a movimenti di opinione in Italia come all’esteroche hanno trovato nella rete proprio la loro forza propulsiva, in quantomedium per veicolare opinioni “non mediate”, mentre i canalipubblicitari in rete sono sempre più battuti dalle aziende.D’altra parte, con l’inevitabile diffusione di internet, lo stessoutilizzatore tipo della rete inevitabilmente tenderà ad avvicinarsisempre più all’italiano medio, per gusto, età, educazione, preferenze.Alcuni primi risultati sembrano confermare questo punto.Ad esempio,nell’indagine effettuata da VfB sulle elezioni comunali milanesi,la percentuale dei giudizi favorevoli a Pisapia nei post su internetrispecchia molto da vicino i risultati poi conseguiti dal candidatoPisapia nelle due tornate elettorali di Milano. Nel periodo che precedeil primo turno, infatti, l’apprezzamento di Pisapia in rete raggiunge il 46,2%, rispetto al 48% dei voti ottenuti dal Pisapia candidato.Nel periodo a ridosso del secondo turno, poi, tali giudizi favorevoliarrivano al 52,5%, non lontano dal 55,1% ottenuto dal neo-sindaco di Milano (http://voicesfromtheblogs.com/2011/10/18/palazzo-marino-ha-un-nuovo-inquilino).E ancora, nell’indagine sulla reazione della rete effettuata nei cinquegiorni successivi alla presentazione del testo della manovra del governo Monti (http://voicesfromtheblogs.com/2011/12/12/manovra-monti-lacrime-coccodrillo), emergeva come 8 post su 10mostrassero un sentimento negativo nei confronti della finanziaria.In modo significativo, questa percentuale risulta praticamente identica a quella ottenuta con un tradizionale sondaggio demoscopicopubblicato dal Corriere della Sera on-line il 18 dicembre 2011,una settimana dopo l’indagine di VfB. Che la rete rifletta le tendenzedell’opinione pubblica? Difficile dirlo, ma la vicinanza tra le cifre nei duecasi appare quantomeno intrigante.Sono in questo senso numerose le ragioni che ci spingono a guardaread internet con crescente attenzione, anche in termini di contenitoredi comunicazione pubblica, sociale e politica. È una sfida difficile, ma alla luce delle nuove tecnologie, non impossibile.VfB è nato propriocon questo intento ed essendo un progetto scientifico è aperto a collaborazioni e sviluppi futuri, inclusa la realizzazione di un progettodi spin-off dell’Università degli Studi di Milano.

(colgono, nelle migliori delle ipotesi, lo stato di opinioni su un datoargomento in uno specifico lasso di tempo), e non ammettono errori(se tra il momento della progettazione del sondaggio e la suaimplementazione emerge all’improvviso qualche fatto nuovo e rilevante,il cui peso era stato trascurato nel sondaggio originario, l’unico modoper darne conto è rifare ex-novo l’intera operazione). In più, i soggettiintervistati rispondono spesso in modo “strategico”, mentendo otravisando la propria reale opinione, in base a criteri che l’intervistatorenon è in grado di controllare (si veda ad esempio: The Art of AskingQuestions, Stanley Payne, 1951).Utilizzare un sondaggio tradizionale per catturare l’opinione del web e della blogsfera su un certo tema è dunque come cercare di fare una fotografia a un treno che passa a tutta velocità e che cambia formaproprio mentre ci passa accanto. Una istantanea in questo caso nonbasta. Occorre al contrario cambiare tecnologia di partenza, e passaredalla fotografia a un vero e proprio film in streaming.Questo è quello che si propone di fare Voices from the Blogs.VfB, il cuiavvio è stato in parte finanziato dalla Camera di Commercio di Milano,rappresenta il primo progetto in ambito accademico in Italia ad utilizzare una tecnologia altamente automatizzata per la cosiddettaBlog Sentiment Analysis (BSA). Le tecniche utilizzate da VfB si basano su quelle sviluppate da Gary King e Daniel Hopkins, Institute ofQuantitative Social Studies, Università di Harvard, e permettono diraggiungere risultati di accuratezza dell’ordine di pochi puntipercentuali.Tali tecniche permettono di ricostruire l’orientamento di chi scrive suinternet classificando manualmente ma velocemente un piccolocampione di post, privo di particolari proprietà statistiche, per poiestenderlo, altrettanto velocemente e in modo automatizzato, all’interapopolazione di riferimento. Questo ultimo punto è fondamentale.Per ogni singola indagine,VfB stima infatti l’opinione dell’intero universodei post presenti nel web, non di un suo piccolo sotto-insieme. Si trattacioè di decine di migliaia di post potenziali su ciascun dato argomento.Attualmente VfB è in grado di raccogliere informazioni da tutti i blogpresenti in rete e coperti dai principali motori di ricerca, nonché datutti i post di Twitter.Gli ulteriori vantaggi che tale metodologia di monitoraggio di opinionipresenta sono esattamente speculari ai limiti dei sondaggi tradizionali:è una tecnologia dinamica, che permette di catturare l’opinione della rete (e i suoi cambiamenti) quasi in tempo reale: la stima della distribuzione delle opinioni dei blogger è un’attività altamenteautomatizzata e quindi può essere ripetuta pressoché quotidianamente;è una tecnologia flessibile, che permette di essere convertita facilmentealle esigenze di chi la utilizza. Su uno stesso insieme di informazionigrezze - ovvero sul medesimo campione base di blog - si possono infatticatturare le opinioni del web su una gamma assai estesa di temi (o di personaggi), anche non originariamente inclusi nell’analisi. L’unicarichiesta, in questo secondo caso, è semplicemente la riclassificazionedel campione di base in funzione della nuova informazione da estrarre;una volta implementata la struttura informatica necessaria per la raccolta delle “informazioni grezze” provenienti dal web, la tecnologiaopera a costo minimo: l’intervento umano e il dispendio di lavoro sonoconcentrati nella classificazione del campione di riferimento;è un approccio bottom-up a differenza dei tradizionali sondaggi.In questo ultimo caso è l’analista che deve definire ex-ante se e comemisurare (attraverso domande pre-confenzionate) l’opinione degli intervistati riguardo a un qualche particolare fenomeno.Nel nostro caso, l’oggetto di analisi e le stesse categorie da utilizzareper studiarlo possono anche emergere, in modo del tutto spontaneo,direttamente dai soggetti dell’indagine. Frequentemente, i blogger non

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Spoletta, amico fidato del viaggiatore spaziale Ijon Tichy (in “Memorie di un viaggiatorespaziale” di Stanislaw Lem) è mascotte di Voices from the Blogs fin dagli albori del progetto.

Scott (e Amundsen) al Polo Sud,cento anni dopodi Nicoletta Brazzelli, Dipartimento di Scienza del linguaggio e letterature straniere comparate, Università degli Studi di Milano.

Lo scorso 15 dicembre 2011 si è svolta, presso il Polo di Sesto SanGiovanni dell’Università degli Studi di Milano, la giornata di studio “ ‘This is an awful place’: Robert Falcon Scott e l’Antartide”, aconclusione del corso di Cultura inglese I rivolto al triennio di Mediazione linguistica e culturale, la cui terza unità didattica,“Into theHeart of Whiteness”, ha riguardato Scott e l’Antartide. L’iniziativa hainteso proseguire le riflessioni sul ruolo dell’Antartide nell’immaginariobritannico e sulla figura di Scott come icona culturale, e, nello stessotempo, ha voluto aprire altre prospettive, essendo dedicata a Scott maanche, più in generale, all’Antartide nella cultura, nella scienza e nellapolitica del Novecento e della contemporaneità.Pochi episodi nella storia delle esplorazioni hanno suscitato l’interesse e generato il clamore della “gara” tra il britannico Scott e il norvegeseAmundsen, che si concluse con la “conquista” della parte piùmeridionale del globo da parte di Amundsen il 15 dicembre 1911. Scotte i suoi quattro compagni arriveranno al Polo Sud solo il 17 gennaio1912, 33 giorni dopo. Nel suo diario, un documento divenuto famosoche verrà recuperato sul corpo dell’esploratore morto nel viaggio diritorno, la delusione è palpabile:“The Pole.Yes, but under very differentcircumstances from those expected. Great God! This is an awful placeand terrible enough for us to have laboured to it without the reward of priority”. Scott, dopo aver visto la bandiera norvegese sventolaredavanti e sé e ai suoi compagni, sembra quasi dichiarare che ilraggiungimento di quel luogo tanto ambito ma desolato e terribile èormai privo di senso.Una celebra fotografia, realizzata con l’autoscatto, immortala i cinqueesploratori britannici senza celare la loro delusione e mettendo in rilievoil ruolo della bandiera nazionale, l’Union Jack, il sacro simbolo della patria.Di fatto, l’impresa di Scott si caricò di significati patriottici soprattuttodopo la scoperta dei corpi degli esploratori morti assiderati nella tendasferzata da una tempesta di neve (“blizzard”), quando ormai erano allo stremo delle forze, privi di viveri e di combustibile. Scott,che aveva voluto dare alla sua spedizione soprattutto un obiettivoscientifico, a differenza del più esperto Amundsen,maggiormente legatoall’impresa “sportiva”, divenne in patria un eroe popolare,il rappresentante dei valori della tenacia, del senso del sacrificio,dell’ardimento, che sarebbero stati poi proposti durante la prima guerramondiale ai giovani inglesi mandati a morire sul fronte franco-germanico.È significativo ricordare che la fondazione dello Scott Polar ResearchInstitute nel 1920 a Cambridge (UK) testimonia l’eredità scientificalasciata dalle spedizioni antartiche di Scott. Nell’iscrizione che ricordaScott sull’architrave dell’edificio che ospita l’istituto di ricerca si legge:“Quaesivit arcana Poli, videt Dei”: il capitano Scott viene rappresentatocome l’archetipo dell’esploratore coraggioso, un novello Ulisse, allaricerca del segreto di Dio.Per una singolare coincidenza, la data del 15 dicembre, in cui Amundsenissò la bandiera norvegese al Polo Sud, è divenuta, grazie alla giornata

di studio organizzata in Ateneo, quella del ricordo di Scott. I dueesploratori, del resto, legati da un destino di rivalità, inevitabilmentevengono ricordati e studiati insieme, seppure spesso da prospettivediverse (e ancora oggi con intenti più o meno nazionalistici), in questoperiodo di celebrazioni, convegni, iniziative di vario tipo che rievocano ilraggiungimento del Polo Sud.Vari eventi sono stati organizzati (e losaranno per tutto il 2012) in ogni parte del mondo, in Gran Bretagna eNorvegia, naturalmente, ma anche in Italia, con la mostra “Race.Allaconquista del Polo Sud” al Palazzo Ducale di Genova fino al 18 marzo2012, organizzata dall’American Museum of Natural History epromossa dal National Geographic. È l’unica tappa italiana e l’anteprimaeuropea dell’esposizione originale già allestita a New York. Fino al 5maggio 2012 allo Scott Polar Research Institute di Cambridge sonoesposti manoscritti e fotografie della Terra Nova Expedition mai primaesibiti al pubblico, in una mostra intitolata “These rough notes”, nellaquale viene riservata grande attenzione alle testimonianze di diversicomponenti della spedizione di Scott, oltre a essere visibili i diarioriginali di Scott e le sue ultime lettere.

Un aspetto importante dell’iniziativa dello scorso dicembre èrappresentato dal suo carattere interdisciplinare: a discutere di Scott e dell’Antartide sono stati riuniti studiosi specializzati in ambiti diversi.Dunque, discipline differenti,metodologie differenti e obiettivi differentipossono coesistere e convergere in riferimento, nello specifico, alla realtàstorico-geografica e al mito dell’Antartide, alle leggende dell’esplorazionepolare, al motivo della competizione e della lotta condotta in nome dei valori nazionali.La giornata, aperta da Giovanni Turchetta, presidente del corso di laureain Mediazione linguistica e culturale, ha avuto come primo relatore KlausDodds, che insegna geopolitica al Royal Holloway (Università di Londra).Nel suo intervento intitolato “Geopolitics, science and manly exploration:reading Scott of the Antarctic (1948)”,Dodds si è soffermato sul poteredella mitologia di Scott nella Gran Bretagna del secondo dopoguerra, inrapporto specialmente alle ambizioni britanniche in Argentina. L’Antartidesi inserisce in una nuova immaginazione geopolitica, in relazione alla sua trasformazione in area protetta dal Trattato Antartico del 1959,per quanto poi la predominanza degli Stati Uniti rimetta in gioco la dimensione imperiale dell’appropriazione del territorio.Claudio Smiraglia, docente di geografia fisica, geomorfologia e glaciologiapresso dell’Università degli Studi di Milano (Dipartimento di Scienze della Terra “Ardito Desio”), ha presentato una relazione dal titolo:

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6Un castello di ghiaccio. La Terra Nova, la nave baleniera utilizzata da Scott.

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“L’Antartide è veramente un awful place? I caratteri ambientali delcontinente più freddo della Terra”, nella quale ha messo a confronto ilmondo ipertecnologico delle basi scientifiche antartiche con l’ostilitàdell’ambiente naturale. Ha inoltre preso in considerazione gli stereotipiculturali del mondo di ghiaccio dell’Antartide, che costituisce un“metaterritorio”, in cui la scienza è la principale risorsa.Scott come eroe della tradizione britannica è stato al centrodell’intervento di Max Jones, docente di storia moderna all’Università diManchester,“Scott of the Antarctic: from hero to villain? Nationalheroes and national decline in Britain since 1945”. In particolare, Jonesha evidenziato la trasformazione del ruolo di Scott sia nella cultura dimassa (cinema, televisione) sia nella ricerca accademica, in particolare inseguito al lavoro di Roland Huntford (1979), che ha esaltato le capacitàorganizzative di Amundsen e accusato Scott di dilettantismo,sottolineando come i suoi errori di valutazione abbiano portato altragico epilogo della spedizione britannica. Complessivamente, secondoJones, la fine della fiducia inglese nell’impero ha portato a uncambiamento radicale nella reputazione di Scott.Paolo Bernat, biologo marino, attualmente curatore del CentroEspositivo del Museo Nazionale dell’Antartide di Genova, nel suointervento “1911-2011: a 100 anni dalle spedizioni di Scott e Amundsenper la conquista del Polo Sud” ha ripercorso con puntualità le duespedizioni, confrontando le due squadre e i due percorsi, soffermandosisulle peculiarità organizzative, sui tempi e gli obiettivi.A conclusione dei lavori, Carlo Pagetti, che insegna letteratura inglesecontemporanea e cultura anglo-americana presso l’Università degliStudi di Milano e ha contribuito in maniera determinanteall’organizzazione della giornata di studio, ha illustrato il racconto diUrsula Le Guin “Sur” (1982), nel quale viene presentata una storiaalternativa della conquista (maschile) del Polo Sud. Un gruppo di donnesudamericane, di nascosto dai mariti e dai famigliari, ha intrapreso laspedizione per conquistare il Polo Sud prima di Amundsen e di Scott, haraggiunto agevolmente la meta e non ha voluto lasciarne traccia, pernon minare l’orgoglio maschile e per lasciare agli uomini lasoddisfazione di credere di essere stati i primi a raggiungere il luogo piùestremo della terra.Se per gran parte del Novecento la ricerca antartica è stata dominatadalla scienza, associata alla politica (il Trattato Antartico in questo sensoè stato un elemento fondamentale), agli aspetti legislativi e ambientali,negli ultimi 10-15 anni la prospettiva è cambiata. L’Antartide è diventatooggetto di studio anche nell’ambito delle discipline umanistiche, tanto èvero che varie iniziative e convegni nel segno della dimensione culturalesi sono succeduti, soprattutto grazie al lavoro “pionieristico” diElizabeth Leane dell’Università della Tasmania. Infatti, si è posto sempredi più l’attenzione sul discorso della rappresentazione del continenteantartico e i cosiddetti “Antarctic Studies” si sono allargati alle variedinamiche della interazione disciplinare.“Scott of the Antarctic”, comunque, l’eroe inglese per eccellenza,nonostante le recenti reinterpretazioni che ne sminuiscono le qualitàeroiche e ne mettono in evidenza le debolezze, quale il romanzo diBeryl Bainbridge The Birthday Boys (1991), continua ad incarnare il“gentleman” che nonostante l’esito tragico della sua impresa, o forse

proprio a causa dell’epilogo drammatico della sua spedizione, sa ancoraparlare alla nazione attraverso il suo diario. La sua figura ha ispirato film,serie televisive, racconti, romanzi, insomma ha avuto e continua ad avereun ruolo pervasivo nella cultura inglese del Novecento, e insiemepossiede un forte “seguito” a livello accademico, tanto è vero chenumerosi studi biografici e storici su Scott vengono pubblicati ognianno, per lo più in ambito anglo-americano.Secondo Francis Spufford, autore di I May Be Some Time: Ice and theEnglish Imagination (1997), le vicende di Scott sono “perpetual presenttense”, il cui significato viene perennemente trasformato pur rimanendointatto, proprio come il ghiaccio, sostanza statica ma al tempo stesso inperenne trasformazione, eterna. Inoltre, non dobbiamo dimenticare chel’Antartide, nonostante il progresso tecnologico, delle comunicazioni edei trasporti, continua a essere uno spazio connesso all’immaginario,forse l’unico ancora aperto al dispiegamento dell’eroismo (degliscienziati, più che degli esploratori), il solo territorio non toccato dallosfruttamento imperiale, una immensa riserva naturale ancora oggi, nonintaccata dall’inquinamento che sta distruggendo il nostro pianeta,quindi da proteggere e conservare. L’Antartide, insomma, sembra quasiracchiudere il segreto della vita e della morte.Se i Journals di Scott forniscono un resoconto accurato e preciso dellavita quotidiana della British Antarctic Expedition, le capacità “letterarie”del capitano Scott (e probabilmente anche di Leonard Huxley che curòla pubblicazione dei diari nel 1913, con la consulenza di Kathleen Scott,moglie dell’esploratore) trasformano la delusione degli inglesi di esserestati battuti dai norvegesi e la lotta contro le condizioni estremamentedifficili del viaggio di ritorno in un racconto glorioso. L’ineguagliabilebellezza e, insieme, l’orrore del paesaggio antartico costituiscono unodei temi principali delle pagine del diario di Scott. L’uniformità delghiaccio e la sua varietà, la solidità e la fragilità dello stesso mostrano unmondo gerarchico e ordinato e, nello stesso tempo, un labirintodisorientante, capace di generare incubi e follia.Gli elementi del trionfo e della tragedia si mescolano nella narrazione diScott e raccontano una storia di avventura, scienza ed eroismo aiconfini del mondo.“These rough notes and our dead bodies must tellthe tale”: quando la scrittura non è più possibile, restano solo i corpi,insieme alle pagine scritte, a testimoniare la grande impresa. FrankDebenham, che fece parte della British Antarctic Expedition, e divennein seguito il primo direttore dello Scott Polar Research Institute, in unapoesia contenuta in The Quiet Land (opera curata dalla figlia e pubblicatasolo nel 1992, che comprende i diari del 1910-1913 e altri materiali),scrive:“Men are not old here, only the rocks are old, and the sheatingice”. E, considerando il ruolo della scienza nella spedizione britannica,aggiunge:“The corner is turned: we can see over the brow.We havesought and found, and it is the land that has yielded”; ovviamente siriferisce ai versi di Alfred Tennyson (“To strive, to seek, to find and notto yield”) inscritti sulla croce eretta in memoria degli esploratori mortidalla squadra di soccorso che li trovò. Possiamo allora immaginare, oggi,Scott e i suoi compagni sepolti sotto la neve accumulatasi per unsecolo, in una tomba di ghiaccio che gradualmente si sposta nelleprofondità dei mari australi, divenuta tutt’uno con la splendida eterribile natura antartica.

Le immagini sono tratte dai diari di Scott:R.F. Scott, Scott’s Last Expedition.The Journals of CaptainR.F. Scott, 1913.

Scott a Cape Evans. Una grotta di ghiaccio. Scott e i quattro compagni al Polo Sud (17 gennaio 1912).

Più di cento interventi di cooperazione in più di cinquanta Paesi in via di sviluppo ed emergenti: è il risultato del censimento fatto nelnostro Ateneo, riportato in un libro che è stato appena pubblicato con il titolo “La cooperazione internazionale allo sviluppo della Statale”. I datisono fortemente approssimati per difetto, perché non è sempre facilescovare tutte le ricche e qualificate attività che vengono svolte nelle variearee culturali e scientifiche e farle emergere nel loro complesso come unpatrimonio collettivo di un grande Ateneo. Forse anche perché molti dinoi sono (giustamente) più occupati a fare che a far conoscere. Ritengocomunque che sia importante divulgare queste attività: all’interno perfavorire le collaborazioni tra docenti di aree diverse che intervengononella stesso paese e, all’esterno, per valorizzare il ruolo dell’Universitàpresso le Istituzioni e la società.Nell’incertezza relativa ai criteri da adottare nella scelta dei Paesi daconsiderare in questo lavoro, si è deciso di uniformarsi a quelli adottatidalla Direzione Generale della Cooperazione Internazionale allo Sviluppodel Ministero degli Affari Esteri, che inserisce sotto la sua competenza ipaesi dell’Africa e Medio Oriente, dell’America Latina e Caraibi, dell’Asia e Pacifico e, per l’Europa, alcuni dei Paesi di più recente ingresso.All’interno di questa vasta gamma, alcuni Paesi, definiti emergenti, negliultimi anni sono andati incontro a uno sviluppo accelerato con un forteincremento del PIL (in particolare i paesi BRIC, Brasile, Russia, India eCina), altri mostrano segnali interessanti di sviluppo, anche se non cosìsignificativi, mentre molti permangono in condizioni di gravi difficoltà,colpiti da fenomeni migratori di grandi masse in cerca di un Paese dovelavorare e vivere dignitosamente. In queste aree la vita media è attornoai 50 anni di età, il tasso di alfabetizzazione raggiunge a stento il 40% dellapopolazione, e spesso infuriano guerre endemiche, molte delle qualicausate dalla competizione per le fonti di approvvigionamento idrico e dirisorse alimentari.Per contrastare questa condizione di squilibrio, i 191 stati membridell’ONU nel 2000 hanno sottoscritto la Dichiarazione degli “Obiettivi di Sviluppo del Millennio”, da raggiungere entro il 2015: dimezzare il numero di persone che vivono in condizioni di povertà estrema e di sottoalimentazione, prive di accesso all’acqua potabile; assicurare un ciclo completo di istruzione primaria a bambini e bambine;promuovere la parità di genere e l’autonomia delle donne, eliminando lediseguaglianze a tutti i livelli di istruzione; ridurre di 2/3 il tasso dimortalità infantile e delle partorienti; combattere l’Aids, la malaria e altremalattie diffuse, invertendo la tendenza in atto; assicurare la sostenibilitàambientale. La Dichiarazione degli Obiettivi del Millennio è un atto digrande valore umano, ma anche economico e strategico, la cui attuazionepuò comportare un reale avanzamento della democrazia,dell’emancipazione delle persone e dei popoli e la creazione dicondizioni indispensabili alla pace. Oggi, a pochi anni dalla scadenza del2015, diversi obiettivi restano ancora lontani, anche se Unione Europea egoverni nazionali li hanno fatti propri, ma purtroppo con finanziamentisempre più modesti a causa della crisi.Nel corso degli anni il concetto e le strategie della cooperazione sonocambiati: il rapporto tra Paese donatore e Paese beneficiario, un tempolimitato all’aspetto finanziario che sanciva la dipendenza del secondo dal primo, è stato sostituito da un rapporto di maggior pariteticità e di condivisione di obiettivi; viene accordata una maggiore importanza al ruolo della società civile; viene fatto uno sforzo di coordinamentodelle numerose attività promosse da Regioni e Comuni (cooperazionedecentrata), che vengono convogliate nell’ambito delle strategie e delle priorità definite in sede nazionale ed internazionale per evitaredispersione di risorse.In questo contesto una particolare attenzione viene dedicata alle università dalla Unione Europea, che é consapevole del ruolofondamentale che istruzione, ricerca, tecnologie, lingue, cultura possonosvolgere nel “promuovere la comprensione tra i popoli e contribuire allo sviluppo sostenibile dell’istruzione dei paesi terzi, scongiurando al contempo la fuga dei cervelli, e favorire gruppi di popolazione

vulnerabili”, nel “combattere l’emarginazione in tutte le sue forme,compresi il razzismo e la xenofobia … e promuovere il dialogo e la comprensione tra le culture”, nel sostenere “l’insegnamento el’apprendimento delle lingue e delle varietà linguistiche”, nell’incoraggiarela mobilità e gli scambi “in considerazione della dimensione socialedell’istruzione superiore, nonché degli ideali di democrazia e di rispettodei diritti umani”; (Decisione N. 1298/2008/CE del Parlamento Europeoe del Consiglio).Il Ministero degli Affari Esteri (MAE) pone il sistema delle università fra iquattro pilastri fondamentali con i quali intensificare la collaborazione,insieme con le ONG, le Regioni ed enti locali e le associazionieconomiche di categoria.È in questo quadro che si colloca la collaborazione tra la Conferenza deiRettori delle Università Italiane (CRUI) e il Ministero degli Affari Esteri -Direzione Generale Cooperazione allo Sviluppo,“volta all’identificazionedi un rinnovato modello accademico di cooperazione allo sviluppo e allapace, che valorizzi il ruolo dell’università nella formazione delle risorseumane e la sua missione sociale”, collaborazione che non si esaurisceall’interno dell’università,ma che investe anche la società civile,le istituzioni e il territorio.Di questa missione sono consapevoli molti Atenei di tutti i Paesi. In Italiagran parte delle università è coinvolta in progetti di cooperazione sia conatenei e centri di ricerca dei Paesi terzi, sia con istituzioni e associazionidella società civile. Negli anni scorsi si è costituita la rete delCoordinamento Universitario per la Cooperazione allo Sviluppo (CUCS)cui aderiscono 29 università dell’Italia settentrionale, costituita sotto ilpatrocinio del MAE e coordinata dal Politecnico di Milano.

L’Università degli Studi di Milano svolge da anni attività dicooperazione in svariati campi, in virtù della sua connotazione diuniversità “generalistica”, cioè di ateneo che comprende competenzedistribuite su un’ampia gamma di aree culturali.In università operano alcuni centri dedicati alla cooperazione: il CentroInteruniversitario per la Cooperazione allo Sviluppo Agro-alimentare e Ambientale (CICSAA), fondato con le Università di Brescia e Pavia;il Centro di Ateneo per la Promozione della Lingua e la Cultura ItalianaG. e C. Feltrinelli (CALCIF), che offre corsi di lingua italiana a studentistranieri (circa 1.000 provenienti da svariati Paesi, dall’Angola alCamerun, dal Vietnam al Sudan ecc.) e attività di formazione per docentie professionisti, e il Contemporary Asia Research Centre(CARC), checonduce ricerche sulla realtà economica e culturale dei Paesi asiatici.Nell’ambito del programma Marco Polo, ogni anno viene offerto uncorso di lingua italiana a circa 200 studenti cinesi che intendonoproseguire gli studi nelle università italiane. In ateneo opera inoltrel’Istituto Confucio per promuovere lo studio della lingua e culturacinese, istituito sulla base di un accordo con l’Ufficio nazionale cinese perla diffusione del Cinese all’estero (Han Ban).Un lavoro più capillare viene svolto da gruppi di docenti sparsi nelle varieFacoltà, basato sul volontariato e sulla generosità nell’offrire il propriotempo e le proprie competenze. Il libro racconta le attività dicooperazione in 12 parti suddivise sulla base dei tematiche trattate:dall’agricoltura e zootecnica all’alimentazione e all’ambiente, dai farmacialla medicina, dai temi della società e istituzioni alla mediazione linguisticae interculturale, dai beni culturali alla ricerca di base.I progetti sono sintetizzati in schede il cui format è stato messo a puntodal Ministero degli Affari Esteri per il censimento delle attività dicooperazione delle Università (Banca Dati della CooperazioneUniversitaria, DaBaCU). Come si può evincere dalle schede sono statemesse a punto modalità diverse di cooperazione:1. Corsi per studenti italiani, con l’obiettivo di sensibilizzare rispetto alle problematiche internazionali della cooperazione e di promuovere la cultura della solidarietà e il concetto della responsabilità sociale.2. Formazione rivolta a studenti di Paesi terzi sia presso l’Università

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La cooperazione internazionale allo sviluppoin un librodi Claudia Sorlini, Delegata del Rettore alla Cooperazione internazionale allo sviluppo, Università degli Studi di Milano.

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e supporto alle scelte tecnologiche nei paesi terzi: questo offre spessol’opportunità di collaborazione anche con Paesi sviluppati coinvolti nel progetto.6. Utilizzo degli strumenti delle tecnologie dell’informazione e dellacomunicazione (ICT) a distanza non solo nel campo della formazione adistanza, ma anche a sostegno alle scelte tecnologiche e operative deigruppi sociali locali: è un campo sul quale l’Università si sta cimentando.Le numerose esperienze riportate nel libro offrono una riccatestimonianza dell’impegno dell’Università nel campo della cooperazione.In ogni caso non si è mai rinunciato alla funzione basilare per unaistituzione quale è l’Università, cioè di formare le nuove generazioni,diffondendo i valori della solidarietà e della cooperazione internazionale,educando alla responsabilità sociale, promuovendo le capacitàprogettuali, contribuendo quindi alla costruzione di capitale umano anchenei paesi in via di sviluppo come mezzo indispensabile per uno sviluppoeconomicamente, socialmente ed ecologicamente sostenibile, ciò cherappresenta una premessa indispensabile per un maggior equilibrio tra i Paesi e per una riduzione dei conflitti sociali e politici.

di Milano sia presso atenei di altri Paesi, come il corso intensivo tenuto a Milano a dottorandi e ricercatori iraniani sulle tecniche avanzate di microscopia elettronica; il corso di laurea in Farmacia a Tirana-Albania,con rilascio del doppio titolo; il master all’università di Ain Shams,Cairo-Egitto, sull’agricoltura in zone aride; il corso di laurea magistrale inMedicina in Ciad.3. Formazione di giovani attraverso i dottorati di ricerca. La borsa di dottorato per extracomunitari diventa in certi casi il tramiteattraverso il quale vengono stipulati agreement con l’università di provenienza dello studente, che quindi può sviluppare ricerche, studi e progetti funzionali alle esigenze del proprio Paese. Questo sistemarende più facile il suo reinserimento nel Paese di origine e crea un rapporto tra le due università che prosegue ben oltre la durata del dottorato.4. Attività di ricerca di base e applicata sia nelle discipline scientifiche chein quelle umanistiche, che sono un’occasione di stimolo interessante perentrambe le parti.5. Supporto scientifico e tecnologico ai progetti delle ONG, ruolosempre più richiesto per garantire correttezza scientifica dell’intervento

Formazione

Summer school on International arbitration and mediationdi Luigi Cominelli, Dipartimento di Scienze Giuridiche “Cesare Beccaria”,Università degli Studi di Milano,Giovanni de Berti, Studio Legale De Berti, Jacchia, Franchini, Forlani,Milanoe Albert Henke, Dipartimento di Diritto Pubblico, Processuale Civile, Internazionale ed Europeo,Università degli Studi di Milano.

Nella splendida cornice paesaggistica di Gargnano, incantevole borgoche si affaccia su una suggestiva baia della parte lombarda del Lago diGarda, tra Limone e Salò, si è svolta, tra il 28 agosto e il 4 settembre2011, la prima edizione della Summer school on International arbitration and mediation, un’intensa full immersion teorico-pratica nel mondo deimeccanismi di risoluzione delle controversie alternativi al giudizio statale,che ha riunito per 9 giorni docenti di fama internazionale, professionistie studenti di tutto il mondo.La sede era Palazzo Feltrinelli, elegante costruzione di fine ottocento,donata dagli eredi Feltrinelli all’Università degli Studi di Milano proprioper l’organizzazione di corsi per studenti stranieri, nonchè di attivitàcongressuali promosse dalla stessa Università.L’iniziativa della Summer school è nata dall’esigenza di affrontare, inun’ottica prevalentemente comparata, il fenomeno dello sviluppo deimeccanismi alternativi di risoluzione delle controversie civili ecommerciali transnazionali, che ha assunto proporzioni imponenti negliultimi anni a seguito, da un lato, dell´integrazione (ed interazione) deisistemi economici conseguenti alla globalizzazione e, dall’altro, dellasempre più critica situazione in cui versa il sistema della giustizia civile,non solo in Italia.Ma alla base vi era anche un’altra idea: valorizzare il latointerattivo della didattica, favorendo lo scambio tra docenti e discenti, siacon dibattiti allargati sulle tematiche di volta in volta trattate, sia medianteuna continua alternanza tra lezioni teoriche e lavori di gruppo,esercitazioni pratiche, simulazioni di procedimenti arbitrali,mediazioni,negoziazioni e così via. Infine, la diversa nazionalità dei docenti e deglistudenti (la metà dei quali stranieri, provenienti da paesi quali il Canada,l’Australia, la Repubblica Ceca, la Germania, la Georgia, la Polonia,l’Austria, la Svezia, la Romania...), ha consentito di riprodurre, sebbene inscala ridotta, la dimensione multiculturale e globalizzata in cui questi

meccanismi alternativi di risoluzione delle controversie sono sempre piùspesso chiamati ad operare.Particolarmente prestigioso il panel dei docenti, che comprendeva, soloper menzionarne alcuni, Lord Goldsmith, ex Attorney General del RegnoUnito nel governo di Tony Blair e ora European and Asian Head ofLitigation dello studio internazionale Debevoise & Plimpton (Londra), JohnBeechey,Chairman della Corte di Arbitrato Internazionale dell’InternationalChamber of Commerce di Parigi, Eduardo Silva Romero, docente allaSorbona e a Science Po (Parigi),Michael Mcilwrath,Associate GeneralCounsel della General Electric Oli & Gas, John M.Bosniak, ex presidentedell’Associazione dei mediatori-avvocati dei Paesi Bassi.La Summer school, sotto il coordinamento scientifico di Nerina Boschiero,si è articolata in due moduli, il primo dedicato all’arbitrato internazionale(coordinato da Albert Henke) e il secondo alla mediazione (coordinatoda Luigi Cominelli e da Giovanni de Berti). Le lezioni si svolgevano sia lamattina che il pomeriggio, per un totale di circa 8 ore complessivegiornaliere.Nel primo modulo (svoltosi dal 28 agosto all’1 settembre 2011) si sonoaffrontati tutti i principali temi che caratterizzano il fenomeno arbitrale,con lezioni volte sia ad inquadrare teoricamente le diverse questioni siaad evidenziarne i principali problemi pratico-applicativi.Alla lezioneintroduttiva dedicata al passato, presente e futuro del fenomeno arbitrale(John Beechey-Albert Henke), in cui si sono esaminate, da un lato, le sueorigini e le peculiarità connesse alle diverse aree geografiche in cui esso siè piú o meno intensamente sviluppato e, dall’altro, le principali sfide concui esso dovrà confrontarsi nel prossimo futuro, ha fatto seguito la primaesercitazione pratica, esemplificativa di uno snodo essenziale dellaprocedura, quale quello delle witnesses’ depositions (Niccolò Landi). Si sonopoi affrontati alcuni temi “classici” quali il patto arbitrale (Sébastien

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FormazioneBesson), l’arbitrabilità (Mariana Franca Gouveia), l’imparzialità eindipendenza degli arbitri (Catherine Rogers), approfondendone i tanti ediversi profili problematici e dando conto dei recenti orientamenti dellegiurisprudenze nazionali e di quella arbitrale. L´analisi del tema delladeterminazione della competenza arbitrale (Christian Koller), semprealquanto ostico e complesso nonostante le numerose e anche recentiriforme introdotte dai legislatori nazionali, ha preceduto i due interventiaventi ad oggetto lo svolgimento vero e proprio della procedura,incentrati, rispettivamente, sulla legge applicabile al merito dellacontroversia (Catherine Rogers), sulle misure cautelari e sull’istruzioneprobatoria (Albert Henke). La giornata conclusiva è stata particolarmenteintensa, sia per i contenuti che per lo spessore, l’autorevolezza el´esperienza dei docenti: si è parlato di lodo arbitrale, della suaimpugnazione per nullità e dei problemi del suo riconoscimento edesecuzione all’estero (Eduardo Silva Romero); di arbitrati amministrati(Stefano Azzali); di arbitrato in materia di investimenti (Lord PeterGoldsmith). Le esercitazioni che si sono alternate alle lezioni teorichesono consistite, per la maggior parte, nella risoluzione da parte deglistudenti, divisi in gruppi o squadre, di problemi ipotetici, in simulazioni dialcune fasi della procedura e così via.Il secondo modulo (svoltosi dal 2 al 5 settembre 2011) ha coinvoltocome docenti sia accademici che pratici della mediazione, attivi da moltianni in campo nazionale e internazionale. Il primo giorno è stato dedicatoall’inquadramento storico della mediazione nel movimento dellealternative dispute resolution, e nell´esplorazione delle principali teorie sulla negoziazione e sulla comunicazione, illustrate da esempi pratici

ed esercitazioni (Luigi Cominelli e Tiziana Fragomeni).Nei giorni seguenti,si è descritta la presente tendenza di tutti gli ordinamenti, e in particolaredell’Unione europea, a promuovere e regolamentare la mediazione per le dispute legali (John Bosnak ), e si è poi entrati nel vivo della proceduradi mediazione, descrivendo le varie fasi di questo processo con il corredodi esercizi pratici: preparazione e introduzione (Mercedes Tarrazón),negoziazione (Giovanni De Berti), esplorazione (Helena De Backer),conclusione (Antonia Marsaglia). La sessione finale ha illustrato il ruolodel legale nella mediazione (Michael McIlwrath), per concludere con una simulazione di negoziato e mediazione che ha impegnato gli studentiprima degli ultimi saluti.Il resoconto di questa esperienza non sarebbe completo se non si desse il giusto risalto al meraviglioso contesto in cui essa si è svolta.Il fatto di poter pranzare e cenare tutti insieme, docenti e studenti, nel belgiardino del Palazzo con un’incantevole vista sul lago e sui promontori,colline e limonaie che su di esso si affacciano e i momenti direlax trascorsi tra le viuzze e le piazzette del delizioso borgo di Gargnanohanno contribuito a creare un clima conviviale tra i partecipanti che hagiovato non poco alla riuscita dell’iniziativa.Da segnalare infine il bel gestodel sindaco di Gargnano, che ha fatto gli onori di casa nel migliore deimodi offrendo a tutti una cena a base di specialità locali.Visto il buon esito della prima edizione della Summer school e le numerose richieste di informazioni provenienti da molti Paesi, è già in cantiere la preparazione della seconda edizione, che come la primavedrà la partecipazione di autorevoli esponenti del mondo dell’arbitratointernazionale e dell’ADR (Alternative Dispute Resolution).

Un corso di autodifesa a Scienze motoriedi Sandro Saronni e Stefano Benedini, Dipartimento di Scienze dello sport, nutrizione e salute, Università degli Studi di Milano.

Iniziative

Secondo una ricerca della Demos-Unipolis (2010), la sicurezza è al 5°posto nella scala delle emergenze sociali, laddove la qualità del serviziosanitario occupa il 4° posto e la qualità della scuola il 6°. Una situazioneche come si sa trova notevolissima eco nelle maggiori testategiornalistiche nazionali.In questo ambito, la Facoltà di Scienze motorie ha organizzato un corsodi aggiornamento professionale per istruttori di autodifesa e sicurezzasociale svoltosi a settembre e rivolto agli studenti, ai laureati in scienzemotorie, ai diplomati ISEF e agli specialisti del settore.L’iniziativa è stata progettata da Pietro Luigi Invernizzi, docente di Sportdi combattimento presso la Facoltà di Scienze motorie con una lungaesperienza nel settore e all’attivo varie collaborazioni con enti pubblici

e corpi di polizia e con il Comitato Pari opportunità. Invernizzi hainoltre tenuto i corsi di sicurezza sociale organizzati per la componentefemminile dell’Ateneo.Il corso ha seguito un programma specifico per la qualificazione el’aggiornamento degli istruttori di difesa personale basato su uninnovativo approccio metodologico della sicurezza sociale, della legalitànel campo specifico dell’autodifesa, della prevenzione, della gestionedella paura e del rischio nelle situazioni di aggressione.Il luogo comune tende solitamente a banalizzare, identificando la difesapersonale con l’apprendimento di tecniche di combat-sport più o menocodificato. In realtà il problema è più complesso; ci sono casi, infatti, incui l’aggredito/a, pur disponendo di strumenti di autodifesa sicuramente

Momenti di lavoro e di svago dalla Summer school a Gargnano.

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più efficaci di un tecnica a mani nude, non riesce a usarli perché nonriesce a governare l’emotività e viene quindi colto dal panico. Inoltre,sono diverse le categorie particolarmente vulnerabili a una situazione di aggressione fisica che, con l’applicazione di modalità comportamentalie di valutazione ambientale, possono riconoscere situazioni di rischio ed evitare l’aggressione.Soprattutto nell’istruzione dei corsi rivolti al pubblico, ci si trova difronte a una molteplicità di cause di insicurezza e inadeguatezza: esserein grado di riconoscerle è fondamentale per programmare una serie diinterventi che le possano risolvere, personalizzando, a seconda delleesigenze dei singoli, la miglior strategia possibile da mettere in atto pergovernare l’emotività, evitare aggressioni e applicare le tecniche piùefficaci.Grazie a una equipe di esperti con preparazione specifica in diversicampi scientifici e tecnici e con il denominatore comune di unaexpertise nell’ambito delle arti marziali, si è focalizzata l’attenzione suun approccio strategico, cercando di individuare e comprendere qualiistanze possano indurre a contattare un istruttore di difesa personale.Lo sviluppo delle tematiche è stato rivolto soprattutto versol’acquisizione delle competenze necessarie per l’organizzazione, inqualità di esperti, di programmi specifici di prevenzione delle situazionidi rischio. In particolar modo ci si è posti come fine il conseguimentodelle conoscenze e l’acquisizione delle capacità necessarie perstrutturare e diffondere strategie di prevenzione e di autoaffermazione,unitamente a tecniche efficaci di legittima difesa contro le varie tipologiedi aggressione, diversificate a seconda delle caratteristiche degli utenti(donne, bambini, adulti, anziani e disabili).Un altro punto cruciale approfondito durante il percorso didattico èstato quello di insegnare a conoscere le caratteristiche delleaggressioni, per acquisire consapevolezza di come è possibile evitarle olimitarne i danni.Per valutare il profilo dei partecipanti al corso abbiamo utilizzato delleschede di valutazione per verificare:

• l’attitudine all’autodifesa dal punto di vista fisico-motorio e da quello cognitivo-emozionale;

• la consapevolezza delle situazioni di rischio e del grado di precauzionein diverse situazioni (sui mezzi pubblici e alla stazione; in auto, a casa,in strada);

• la capacità di instaurare condizioni di de-escalation attraverso la comunicazione verbale e non verbale;

• la capacità di creare situazioni di assertività attraverso il linguaggio verbale e non verbale.

Per meglio comprendere i meccanismi che regolano lo stress e la paura,che spesso rendono inefficaci qualsiasi insegnamento di tecniche didifesa personale, è stata approfondita la tematica neuroendocrina legataal rilascio di neurotrasmettitori e ormoni durante fasi acute di stress.Per esempio, la pupilla si dilata in modo che aumenti il campo visivo e sipossa quindi vedere di più; aumenta la pressione arteriosa e il cuorebatte più velocemente per irrorare più efficacemente i muscoli chepotrebbero entrare in gioco per scappare o combattere.Tali nozionisono state utili per meglio comprendere come reagisce il nostro corpoquando è sottoposto a uno stress acuto e come facilitarne il controllo.Da un punto di vista biomeccanico sono stati spiegati i concetti basedella meccanica articolare e delle catene cinetiche per la comprensionedei meccanismi regolatori della postura e dell’equilibrio, determinantiper l’efficacia di tutti i movimenti di liberazione e percussione.Gli aspetti teorici sono stati trasferiti nella pratica, in palestra, applicati

alle leve, agli strangolamenti e sui movimenti di liberazione da prese peravere un impiego ottimale della forza con il minimo dello sforzo.Sono stati illustrati i principi fondamentali del controllo del movimentovolontario e come alcuni riflessi motori propri della nostra speciepossano essere sfruttati a favore di un’azione volontaria di difesaefficace.Dal punto di vista della traumatologia abbiamo identificato e illustrato imigliori punti di percussione o pressione del corpo umano che hannoavuto applicazione nelle lezioni tecnico-addestrative. Gli studenti hannoinoltre ricevuto tutte le informazioni necessarie sulla normativa vigenteriguardante gli aspetti giuridici della legittima difesa.In palestra i corsisti hanno appreso la didattica dei movimenti chiavedelle tecniche di difesa da aggressione a mani nude o con taglienti divaria natura e in diversi contesti, ambiente chiuso, all’aperto, a terra eseduti, delle tecniche di disarmo e di difesa attiva (fendenti, calci, utilizzodi moltiplicatori di forza), liberazione e protezione della fuga dopol’aggressione.L’interesse del pubblico verso l’iniziativa è dimostrato dai 112 iscrittiprovenienti da diverse province e regioni, fra cui si contanorappresentanti di enti e federazioni di discipline affini alla tematica del corso (Coni, Esercito Italiano, Fiam, Fijlkam, Fikta, Fisam,Wtka),una peculiarità che ha contraddistinto anche la composizione del corpodocente e che ha generato una efficace osmosi fra gli aspetti didattico-metodologici scientifici e quelli tecnico pratici.Il dato relativo alla presenza è stato eccellente, a testimonianza di unvivo interesse del pubblico nelle tematiche trattate: nonostante ilconsiderevole volume delle lezioni scientifico-teoriche e tecnico-pratiche (svoltesi presso il centro sportivo Saini dal 5 al 16 settembre2011), la partecipazione è rimasta costante, con una media giornaliera dipresenze del 96%.Come previsto dal bando d’iscrizione, il corso si è concluso con unesame: una prova scritta, una prova pratica e un colloquio finale, duranteil quale il candidato è stato valutato anche in base alle sue capacitàcomunicative oltre che per il livello di apprendimento dei temi trattatidurante il corso.Prima delle prove d’esame conclusive è stato consegnato unquestionario di valutazione, che, oltre a certificare il gradimento delcorso, ci ha permesso di rilevare un effettivo miglioramento del gradodi aggiornamento professionale raggiunto a completamento dellecompetenze già possedute da numerosi corsisti.In particolare, gli studenti iscritti alla facoltà di Scienze motorie hannoacquisito un aggiornamento professionale che integra le lorocompetenze scientifiche e didattico-metodologiche curricolari conquelle più specifiche della sicurezza sociale e dell’autodifesa. Glispecialisti, tecnici nelle discipline peculiari degli sport di combattimentoe delle arti marziali, hanno acquisito un aggiornamento professionaleche completa le loro competenze tecniche con quelle di naturadidattico-metodologica e scientifica. I diplomati Isef e laureati in Scienzemotorie hanno acquisito un aggiornamento professionale nel campospecifico della sicurezza sociale e autodifesa che integra l’ambitodidattico-metodologico di loro competenza.Vista l’adesione e le numerose richieste di replica da parte di chi non è riuscito a iscriversi, stiamo valutando l’opportunità di ripresentare il progetto anche il prossimo anno accademico, accettando i preziosiconsigli che ci sono giunti da diversi esperti nel settore che hannocollaborato alla buona riuscita del progetto.

Iniziative

Alcuni momenti del corso di autodifesa.

“Sistema Università” è edito da Università degli Studi di Milano,via Festa del Perdono 7, MilanoComitato di redazione:Ilaria Bonomi,Pier Francesco Bortignon,Dario Casati,Paolo Cavallari,Roberto Codella, Alberto Corsini,Marco Cuniberti,Roberto Escobar,Marco Ferraguti,Diego Fonda,Dario Frisio,Marino Regini.Presidente del Comitato di redazione:Dario CasatiDirettore responsabile:Anna De GaetanoResponsabile di redazione:Anna Cavagna Redazione:Glenda Mereghetti tel. 0250312983Progetto grafico:BLZ Impaginazione:Adriana BolzonellaStampa:Arti Grafiche Turati,Desio (MI)La versione online di “Sistema Università” è disponibile all’indirizzohttp://www.unimi.it/ateneo/40927.htm.