e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida...

223
Nuova guida de’ forastieri, per osservare e godere le curiosità più vaghe e più rare della fedelissima gran Napoli, città antica e nobilissima, in cui si dà anco distinto ragguaglio delle varie opinioni dell’origine di essa, dogi, regnanti, vescovi et arcivescovi che la governarono, con tutto ciò che di più bello e di più buono nella medesima si ritrova, ricavato dagl’autori impressi e manoscritti che di essa trattano; adornata con figure delle sue più nobili vedute, intagliate in rame. Opera di Domenico Antonio Parrino, accresciuta con moderne notizie da Nicolò suo figlio. In Napoli, 1725. a cura di Elena Mazzola (dagli esemplari della Biblioteca Municipale di Lione, 327182; del Getty Research Institute, pi2 A-R12 S12(-S1.12); della Società Napoletana di Storia Patria, Capasso 03.F. 19; e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo “Alessandro d’Aquino di Caramanico” 4269) Università degli Studi di Napoli Federico II, Dipartimento di Studi Umanistici, Napoli, 2020

Transcript of e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida...

Page 1: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

Nuova guida de’ forastieri,

per osservare e godere le curiosità più vaghe e più rare della fedelissima gran Napoli,

città antica e nobilissima,

in cui si dà anco distinto ragguaglio delle varie opinioni dell’origine di essa,

dogi, regnanti, vescovi et arcivescovi che la governarono,

con tutto ciò che di più bello e di più buono nella medesima si ritrova,

ricavato dagl’autori impressi e manoscritti che di essa trattano;

adornata con figure delle sue più nobili vedute, intagliate in rame.

Opera di Domenico Antonio Parrino,

accresciuta con moderne notizie da Nicolò suo figlio.

In Napoli, 1725.

a cura di Elena Mazzola

(dagli esemplari della Biblioteca Municipale di Lione, 327182;

del Getty Research Institute, pi2 A-R12 S12(-S1.12);

della Società Napoletana di Storia Patria, Capasso 03.F. 19;

e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo “Alessandro d’Aquino di Caramanico” 4269)

Università degli Studi di Napoli Federico II,

Dipartimento di Studi Umanistici,

Napoli, 2020

Page 2: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

2

Edizione digitale disponibile all’indirizzo http://www.memofonte.it

Data di immissione in rete: giugno 2020.

Questo lavoro è stato promosso dal Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università degli Studi di

Napoli Federico II.

Page 3: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

3

Fondazione Memofonte

Lungarno Guicciardini, 9r

50125 Firenze (IT)

MEMOFONTE / Guide / Sezione ‘Napoli’

Questa sezione ambisce a riunire insieme le principali descrizioni e guide della città di Napoli date alle

stampe durante il Cinque, il Sei e il Settecento, o rimaste inedite e pubblicate in tempi più recenti. La

raccolta, ispirata a criteri omogenei di trascrizione, consentirà di ripercorrere diacronicamente quello

che fu il genere più rigoglioso della letteratura artistica meridionale nella prima Età Moderna,

mettendone in valore la complessa e duratura stratificazione di lessico, di notizie, di topoi ecfrastici. Il

lavoro è promosso, su invito di Memofonte, da alcuni docenti della sezione artistica del Dipartimento

di Studi Umanistici dell’Università degli Studi “Federico II” di Napoli (Francesco Caglioti, Rosanna De

Gennaro).

Page 4: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

4

[Antiporta]

TAVOLA [I]. Veduta di Porta Capuana. Nova guida de’ forastieri.

Page 5: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

5

NUOVA GUIDA DE’ FORASTIERI,

per osservare e godere le curiosità più

vaghe e più rare della fedelissima

GRAN NAPOLI,

città antica e nobilissima,

in cui si dà anco distinto ragguaglio delle

varie opinioni dell’origine di essa,

dogi, regnanti, vescovi et arcivescovi

che la governarono, con tutto ciò che

di più bello e di più buono nella

medesima si ritrova,

ricavato dagl’autori impressi e mano-

scritti che di essa trattano.

Adornata con figure delle sue più no-

bili vedute, intagliate in rame.

OPERA

DI DOMENICO ANTONIO PARRINO,

accresciuta con moderne notizie

da NICOLÒ suo figlio.

IN NAPOLI, MDCCXXV.

Con licenza de’ superiori.

Page 6: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

6

Nota ed indice delle figure intagliate in rame che adornano la presente nuova guida dei

forastieri per Napoli.

1 Veduta di Porta Capuana al frontespizio.

2 Veduta di Napoli, pag. 1.

3 Veduta del Real Palazzo, 5.

4 Veduta del Castello Novo, 52.

5 Veduta del Largo del Castello, 53.

6 Veduta del Gigante di Palazzo, 57.

7 Veduta della Darsena, 58.

8 Veduta del Molo Grande, 59.

9 Veduta della Fontana Medina, 60.

10 Veduta della Fontana Fonzeca, 78.

11 Veduta della fontana di Giovanni di Nola, 80.

12. Veduta del Castel dell’Ovo, 81.

13 Veduta dell’Incoronata, 85.

14 Veduta della Fontana di Monte Oliveto, 87.

15 Veduta di Monte Oliveto, 87.

16 Veduta di Porta Medina, 98.

17 Veduta della Carità, 98.

18 Veduta della Strada di Chiaja, detta Strada di Medina, 118.

19 Veduta della Strada di Porto, 124.

20 Veduta del sepolcro di Sannazzaro, 135.

21 Veduta della Piazza del Giesù, 160.

22 Veduta del Largo di San Domenico, 166.

23 Veduta della Sapienza, 182.

24 Veduta del Molo Piccolo, 207.

25 Veduta della Sellaria, 210.

26 Veduta del Mercato Grande, 228.

27 Veduta della cappella ove fu decollato Corradino, 229.

28 Veduta del Casino di Carignano, 235.

29 Veduta della Vicaria, 240.

30 Veduta dell’Annunziata, 243.

31 Veduta di San Giovanni a Carbonara, 258.

32 Veduta della Cappella de’ Filomarini, 263.

Page 7: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

7

33 Veduta del sepolcro del cavalier Marino, 264.

34 Veduta di Santa Maria degl’Angioli, 272.

35 Veduta di Poggio Reale, 275.

36 Veduta dell’antico Tempio di Castore e Polluce, 290.

37 Veduta di San Paolo, 292.

38 Veduta della Guglia del Vescovato, 340.

39 Veduta delli Publici Studj, 383.

40 Veduta delli Camaldoli, 394.

41 Veduta di Port’Alba, 403.

Page 8: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

TAVOLA [II]. Napoli. All’illustrissimo signore don Alonso Perez Aracieli, presidente del Sacro Conseglio.

Page 9: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

1

[1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta

agli occhi ed alla mente de’ curiosi.

Dell’antichissima e fedelissima città di Napoli.

Sono così varie le opinioni degli scrittori circa la prima fondazione dell’antichissima città di Napoli, e

questi di tanta autorità, che lasciano dubbiosa la mente a quale d’essa debba appigliarsi. Fatalità delle più

gloriose città che, a guisa del Nilo, nascondono il capo per l’origine loro incognito; così di Roma, capo

del mondo, e di tante inclite e celebri città si racconta, onde par che havesse ragione chi scrisse la

Cronica conservata da’ cassinensi, e portata dall’erudito Chioccarelli, col dire: “Neapolis, quæ quo

tempore, vel a quo sit condita, et a priscis et a modernis historiographis1 reticetur”. Chi dun[2]que da

Ercole, con Diodoro Sicolo, edificata la disse; chi da’ Marsiliani e Focesi, con Marciano; chi da

Diomede, chi da Enea, allorché vennero in Italia; chi da Ulisse, qui portato dal vento; chi, col

Pellegrino, da’ Cumani, e questi o Calcidici, o Aliatici, o Ateniesi; chi da Falaride, tiranno di Sicilia; chi

con Strabone e Stefano Bisanzio da’ Rodiani; chi, favoleggiando con Silio Italico ed altri poeti e gentili,

dalla sirena Partenope,2 qui naufragata; chi da Partenope, figlia di Emuleo re di Tessaglia, venuta da’ lidi

euboici, oggi di Negroponte, e questa diversa dalla prima Partenope, da alcuni creduta meretrice, da altri

vergine per la parola partenos greca, che “vergine” s’interpreta. In somma sarebbe un non mai finire se

volessi qui addurre le diversità delle opinioni degli autori circa questo.

Tante varie opinioni però hanno dato luogo agl’ingegni d’applicarsi a quel che l’è venuta più a

grado. Siasi pur vera qualunque opinione si voglia, non vi è3 dubbio alcuno che antichissima ella non

sia, e prima di Roma, anzi, di Troja, dopo la prima Olimpiade, e secondo alcuni nel 4035 dalla creazione

del mondo, e 1164 prima della venuta del Redentore, facendone menzione gli autori più antichi e di

prima classe, come sono Strabone, Plinio, Pomponio Mela ed altri antichi, seguitando a [3] scrivere le di

lei glorie non solo tanti suoi eruditi figli, come sono il Summonte, Carafa, Falco, De Petris, Capaccio,

Giordano, Sorgente, Engenio, Chioccarelli, Villano, Mormile, Tarcagnota et ultimamente De Magistris,

Sarnelli vescovo di Bisceglia, e canonico Celano, ma anche vi hanno impiegato la penna i forastieri, non

essendosi mai saziati di darle i dovuti encomj, il Cluverio, Leandro Alberti, Contarino e tant’altri, non

ritrovandosi autore che per bella, illustre, grande e nobilissima non la celebri per ogni sua parte.

Quindi non vi è dubbio che o sarà stimato soverchio il mio ardire in voler correre4 la carriera di tanti

virtuosi, o pure infruttuoso il calcare l’orme da essi ricalcate e con tanta gloria impresse, tanto più che de

dilecto numquam satis. Ma perché io non prendo a commentare i citati autori o a volere addottrinare il

mondo con ciò che altri diffusamente han scritto, ma solo ad epilogare in pochi fogli tutto ciò che di sì

1 Ed. 1725: historigraphis. Come da errata corrige dell’editio princeps. 2 Ed. 1725: della Sirena Partenope. Corretto sulla lezione della princeps. 3 Ed. 1725: à. Corretto sulla lezione della princeps. 4 Ed. 1725: il voler correre. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725.

Page 10: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

2

gran città si ritrova in tanti autori fin ora publicato alla luce, portando avanti gli occhi de’ forastieri in

veduta le bellezze di così gentilissima patria, intendo dargli in poche parole ogni distinta notizia di tutto

quello che in altri diffusamente potranno ritrovare: e questo perché non ha tempo il curioso pellegrino,

che a vedere le pelle[4]grine delizie di Napoli viene, di rivolgere tanti volumi, onde vagheggiandole alla

sfuggita possa havere in ristretto quanto di vago all’occhio, di curioso all’ingegno, e di divoto alla pietà

cristiana in questa si racchiude. E li servirà questo di scorta, perché con più bell’agio possa egli aprirsi il

varco a tutti gli altri libri, che di essa più alla distesa ne ragionano; qui, dunque, tutto in breve si legge,

ch’altrove più diffusamente avanti gli occhi si porta, onde, havendo epilogato i principj, della sua

fondazione diremo.

Assi da sapere come, stampato questo libro la prima volta gli anni addietro, uscì alla luce un discorso

circa la fondazione di Napoli del dottor Di Rosa, publicato da un suo nipote, il quale, reprovando tutte

l’altre opinioni circa la fondazione d’essa, in particolare quella di Pietro Lasena5 di Falero, seguìta da

molti moderni, e precise dal Celano, attribuisce la sua fondazione ad Ercole: il che, per essere cosa

singolare, ne fo avisato il lettore, acciò ne stia informato.

Del sito antico e moderno, e mura dell’antica città di Partenope, Palepoli e Napoli.

Non meno della sudetta fondazione è dubbio e controvertito tra gl’autori dove fussero i siti

dell’antica Parteno[5]pe, e più di Palepoli, e se questa fusse realmente distinta da Partenope, overo fusse

stata prima chiamata Partenope, poi Palepoli ed ultimamente Napoli, come par che voglia il Celano,

benché affatto contrario a Livio che dice “Paleolis procul inde ubi nunc Neapolis duabus urbibus

populus idem”. Siché, distinte, due città per forza furono, e non già la città vecchia si chiamava Palepoli

e la nuova Napoli; ben si potrebbe credere che Partenope pigliasse poi il nome di Napoli per l’autorità

di Solino, che disse “Partenope, quam Augustus Neapolim esse, maluit”, se non fusse ciò da buoni

autori impugnato, essendo anche prima di Augusto chiamata Napoli. Similmente vuol lo stesso Solino

ch’Ennapoli fusse detta, cioè “capo di nove città”, quali annovera il Capaccio: ma difficultato ciò viene

da Camillo Pellegrino con più raggioni.

Il sito di Partenope communemente si tiene fusse nella parte superiore dell’odierna città, ove si dice

Sant’Agnello in Capo Napoli, discendendo sino alla chiesa di San Giorgio, San Marcellino, San

Severino, ed era diviso in tre strade, o piazze, dette Somma Piazza, del Sole e della Luna, ed un’altra

dalla Porta Ventosa verso la Nolana. Di quello di Palepoli sono più incerte l’opinioni: chi dice che fusse

vicino Ni[6]sida, là dove è la Gajola, detta da Cicerone altera Roma; chi sotto le radici di San Martino,

verso la spiaggia, volgarmente detta Chiaja; chi alli Galitti, verso il Vesuvio; altri, col Pontano, sotto le

radici del sudetto Monte di Sant’Erasmo, o Sant’Elmo o San Martino, ma verso il Castel Nuovo; altri,

con Leandro Alberti, verso Poggio Reale, dove era la Torre de’ Giupparelli, dicendo Ambrogio Lione

5 Ed. 1725: Pietro la Sena.

Page 11: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

3

nella sua Città di Nola esser tremila passi lontano da Napoli, e, con l’autorità di Livio, che Publio

console pigliò un luogo idoneo tra Palepoli e Napoli; chi, col Celano e Sicola, la fanno ne’ luoghi bassi

di Napoli. Così sono confusi e contradicenti in ciò li scrittori, che si rende impossibile l’accordarli.

Questo si ha per tradizione: che prima di forma circolare e di altissime mura, atte a spaventare lo

stesso Annibale, si fusse, ed oggi, per l’ingrandimenti da tempo in tempo fatti con li borghi, più tosto

bislunga che altro può dirsi, non essendo i borghi distinti, ma quasi attaccati con le mura della città,

onde è che difficilmente da essa si distinguono, particolarmente in alcun luogo, come in quello di Santa

Lucia.

L’antiche sue porte furono le seguenti.

La Ventosa, fra Sant’Angelo a Nido e la Rotonda, avanti la di cui6 chiesa si vedono questi epitaffj:

“Postumius Lampadius [7] V.C. Camp.”, e l’altro “Postumius Lampadius V.C. Camp. curavit”;

aggiungendovi ciò che manca Capaccio:

Templa, Clivos, & Plateas

Neapoleos, Restitui7 curavit.

Questa era verso il porto del mare, il quale era oggi ov’è il Sedile che ne ha sortito il nome, e poco

più avanti, dietro Sant’Onofrio de’ Vecchi, mostrano una torricella, che dicono esser già stata l’antico

faro, o sia Lanterna del Molo. Questa porta fu transferita dove era il Palagio de’ Prencipi di Salerno da

Carlo Secondo, oggi di Gesù Nuovo, e poi da don Pietro di Toledo ove or si ritrova, detta dello Spirito

Santo per la chiesa vicina, e Porta Reale.

La Porta Donn’Orsa, detta così da una famiglia di tal cognome che godeva nel seggio di Nido, ora

però transferita in Sorrento, benché altri vogliono che derivi da un prete chiamato don Urso che teneva

casa sopra detta porta, era dove è San Pietro a Majella, per cui si dice entrassero i Saraceni nel 788, e

quindi discacciati; oggi transferita presso la chiesa di Santa Maria di Costantinopoli, da cui prende il

nome.

Porta di San Gennaro, sempre così detta, perché da quella s’andava all’antica chiesa di San Gennaro,

ove stava il suo corpo, già vicino al Gesù delle Monache, oggi poco più avanti.

[8] Porta di Santa Sofia, era dove è oggi il Palazzo Arcivescovale, portata più oltre d’ordine di

Costantino.

Porta Capuana, per andarsi da essa a Capua, prima dove è il Monte della Misericordia, poi a Santa

Catarina a Formello, abbellita di trionfi per esservi entrato l’imperator Carlo V.

6 Ed. 1725: lui. 7 Ed. 1725: Restituti. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra lezione del 1725.

Page 12: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

4

Un’altra, di cui non si sa l’antico nome, che, dalle vicinanze del Palagio dei Coppola, fu trasferita

sopra muro col nome di Forcella, o per la figura d’una forca, o perché fuori di essa fossero le forche o,

quel che è più verisimile, per la figura del ypsilon di Pitagora, che dinotava le due strade della Virtù e del

Vizio offerte ad Ercole, al che, forse, allude il motto che, sotto la figura di questa, si legge su la porta

picciola di Sant’Agrippino, dalla parte di fuori, “ad bene agendum nati sumus”; e questa, transferita più

avanti, tiene il nome di Nolana per andarsi colà, e per essa, forse, uscirono i Nolani ed i Sanniti,

introducendosi i Romani, come dice Livio: “Nolani per adversam partem orbis via Nolam ferente

effugiunt”.

Vi era anco la Porta de’ Monaci di San Severino, detta Porta Novensi, da cui il Seggio di Porta Nova.

Porta delle Correggie, a Monte Oliveto.

Porta de’ Cagnabari.

Porta Petruccia e del Castello, prima Santa Maria la Nova, dove cadde la corona a [9] Lodovico

marito della regina Giovanna, e vi fu ucciso Andrea d’Isernia, ultimamente portata a Chiaja.

Ed un’altra porta, per dove si usciva al mare, ed era prima sopra la Fontana di Medusa, detta de’

Serpi: ve n’è la memoria presso Sant’Agostino, qui portata da Carlo I, ove si vedono le sue armi, poi al

Mercato vicino alla chiesa, ove anche n’appajono8 i vestigi, ed ultimamente più avanti, che prende il

nome dal prossimo convento del Carmine, e detta porta ha mutato più luoghi.

E verso il Pennino vi erano anche altre porte, dette le Portelle.

Dove fossero le antiche muraglie tanto celebrate se ne vedono le reliquie in parte, e queste di forma

quadra ed opera laterica e reticulata, benché questo anche controverso, poiché quelle machine di

fabriche e mattoni sotto l’Incurabili, dove si dice l’Anticaglia, chi vuole che fussero parte della muraglia,

chi parte del tempio, chi parte dell’antico anfiteatro. Altri pezzi di muraglia si vedono d’opera reticulata

dove si dice li Caserti, benché ci è chi dica che fossero le mura de’ bagni o del ginasio, e parte di dette

mura se ne scorgono in San Severo de’ padri domenicani. Io, per me, stimo che difficilmente si

possono ritrovare i veri termini dell’antiche muraglie per tante cose succedute d’[10]unione delle due

città in una: redificazioni, ristorazioni ed accrescimenti; onde, lasciando l’altercare di ciò agli scrittori,

havendo ciò a bastanza accennato per curiosità de’ passaggieri et antiquarj, veniremo alla moderna.

Del sito moderno e bellezza di Napoli.

Nel più bel luogo della Campania Felice, o sia Terra di Lavoro, regia di Cerere, di Bacco, di Flora e

di Pomona, è situata questa maestosa città, col volto verso l’oriente, ove sorge il tanto famoso Vesuvio,

detto d’alcuni Vesuio o Vesevo (non so se più chiaro per le fiamme che erutta, che per li preziosi vini

che produce), in mezo d’una conca che le formano i colli del Mar Tirreno, che Seno Cratero, per essere

a guisa d’una tazza, s’appella; sorge ella fiancheggiata, dall’occidente, dal Monte Posilipo, da quello di

8 Ed. 1725: n’appojono. Corretto sulla lezione dell’altra edizione del 1725.

Page 13: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

5

Sant’Erasmo o Sant’Elmo, e dall’Antoniano, che volgarmente Antignano si dice, o dalla Ninfa

Antoniana o per essere avanti il Lago d’Agnano; le fan goder questi monti, o più tosto colline, e ben

presto dopo il merigio, l’ombre, per temperare con essi gli ardenti raggi del sole. L’altezza del suo polo

è di gradi 41 e minuti 20; la latitudine di gradi 39 e minuti 10, sotto il segno più benigno di primavera,

cioè dell’[11]Ariete. Termina il sudetto suo Seno Cratero in due capi o promontorj: l’uno, già detto di

Minerva, per un tempio a quella falsa deità ivi dedicato, oggi di Massa Lubrense o la Campanella, e

l’altro di Miseno, che dal trombettiere di Enea, secondo Virgilio ivi sepolto, ora detto Milleno, prese il

nome. Vagheggia da mezo giorno il Mar Tirreno, che nell’isole di Capri, Procida e d’Ischia,

interrompendo vagamente del mare la veduta, l’accresce bellezza, e da tramontana le formano9 una

circonvalazione il Monte Vergiliano, oggi Monte Vergine, havendo l’attributo di Nostra Signora

miglioratoli il nome; dal Tifata ed altri monti, che sembra le facciano corona, quindi alle radici del detto

Vesuvio, dalla Bulla scaturisce, quanto povero d’acque, tanto ricco di glorie, placidissimo, il Sebeto, che

sotto un maestoso ponte, detto della Maddalena, circo sublime de’ suoi trionfi, con acque salubri e

cristalline, si scarica nel mare. Questo è quel rinomato Sebeto a cui, come deità, consacrarono gli antichi

un picciol tempio, di cui fa menzione il Falco, a suo tempo ritrovato, con l’iscrizione:

Mevius Eutichius ædiculam restituit Sebeto.

So che questo fiume, assorbito dall’eruzione del Vesuvio, v’è chi dica esser [12] sparito, havendo da

quel monte la scaturiggine, a che poi dalla ebullizione, dando il nome alla Bulla, qui risorgesse; lo stesso,

in un luogo detto “la Casa dell’Acqua”, diviso, parte provede d’acque dolcissime, preziose e freddissime

nell’estate gli acquedotti, detti formali della città, benché e d’acqua di pozzi anche abbondi d’un’altra

acqua, portata da Sant’Agata a tempo del Duca d’Alba, che de’ Carmignani vien detta, bastante a dare

acque a’ più dilettevoli fontane ed a volgere fuori le porte della città diversi molini; e con l’altre,

irrigando parte della campagna, che le Paludi vien detta, produce in tanti orti l’abbondanze di tante erbe

necessarie e deliziose al cibo e tanto gradite al gusto de’ napoletani.

È il suo clima così temperato, così dolce e così ameno che vi si gode una perpetua primavera,

producendovi la terra erbe, fiori e frutta, e tutto ciò che si può desiderare, quasi tutto l’anno, vedendosi,

anche nel più rigore del verno, le rose, i garofali ed altri gentilissimi fiori; ed i frutti, ad onta delle più

orride stagioni, vi si conservano con arte in alcune grotte quando mancano quelli degli alberi, ne’ quali

quasi sempre ritrovandovisi, vi si potrebbe adattare ciò che dell’isola fortunata di Armida disse anche di

questa città Torquato Tasso, appellandosi figlio di essa: [13] “E sopra il nuovo fico invecchia il fico:

mentre spunta l’un, l’altro matura”, scorgendovisi nell’istesso tempo sugli alberi, e particularmente di

aranci e limoni, i fiori, i frutti verdi et i dorati maturi, come anche succede de’ pomi et altri. Lo stesso

9 Ed. 1725: fermano. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725.

Page 14: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

6

clima benigno produce ingegni abili ad adattarsi a tutte le professioni, virtù e scienze. Quindi, sono

d’essa usciti famosissimi soldati e maestri dell’arte militare, nella theologia, leggi canoniche e civili,

filosofia e matematiche: ha prodotto tanti eroi che vi vorrebbero volumi a farne il catalogo. In tutte

l’arti liberali si è resa per tanti suoi figli ammirabile, avendo havuto nella poesia ingegni più sollevati;

nelle mecaniche industriosissimi si scorgono, sapendo ed inventare10 ed aggiongere perfezione

all’inventate.11 E non poca sua gloria è che i più saggi de’ forastieri se l’habbiano eletta per patria,

dandone essempio agli altri il Principe de’ poeti latini, il padre del ben parlare toscano Boccaccio, ch’è

da Certaldo, ed il Pontano, ch’è da Cerreto nell’Umbria,12 e tant’altri che qui si elessero la stanza, non

essendo senza ragione chiamata da Seneca e Cicerone “madre degli studj”. Il suo mare è

doviziosissimo13 di pesci e di frutti, come sono ostrighe, pinne, cappe, dattili, ricci, che chiamano ancini,

ed infiniti altri che [14] si pescano così nelle deliziose riviere, come in quelle d’Ischia e di Procida; il

pesce, poi, che si prende dal Capo di Posilipo sino a quello di Minerva e Capri, di sapore ogni altro

eccede per l’acque chiare e cristalline, che dimostrano, tra gli scogli e tra l’arene con alghe e coralli,

limpidissimo e non fangoso come altrove, il fondo.

I monti, che la coronano, alcuni la provedono d’una pietra dolcissima e leggiera, detta tufo, che fa

mirabilmente lega con la calce, dandone occasione di alzare altissimi gli edificj, e questi alle volte sino al

quinto e sesto appartamento; altri le danno una pietra dura e nera, detta piperno, che serve per l’archi

delle porte e finestre, e per forza di fondamenti; et il Vesuvio la serve di pietra viva per selciare, con

queste, quadre le strade, de’ quali già ne fu lastricata la Via Appia da Roma sin a Brindisi.

La nobiltà sua è inchinata così all’armi come alle lettere, per la quale ci sono più seminarj, come

quello de’ signori Capeci, Caraccioli e Macedonj, quello eretto dal marchese Manso, regolato da’ padri

gesuiti, ove è la più fiorita nobiltà, oltre il Seminario dell’Arcivescovato. Quivi s’addestrano i cavalieri

all’armeggiare, al cavalcare, per cui il Regno ne ha la com[15]modità de’ più generosi cavalli che vi siano

nel mondo, tanto comendabili; come altresì vi s’insegnano le scienze ed arti più nobili, dilettandosi del

suono e del canto e di tutti gli esercizj cavallereschi.

La civiltà, che dalla plebe si distingue,14 s’adatta per lo più a’ tribunali, che sono maravigliosi per la

moltitudine degl’officiali e litiganti, come dirassi: da questi sono usciti tanti famosissimi giuristi, ch’oggi

mai par che si rendano innumerabili, ed è tanta l’autorità de’ famosi ministri che reggono il Sacro

Consiglio che diede occasione ad un famoso giurista di dire: “Authoritas Sacri Regii Consilii

Neapolitani me terret”. Altri, applicati alle lettere, si danno agli officj della città: banchi, notariati ed

altri, come anche alla mercatura.

10 Ed. 1725: inventate. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 11 Ed. 1725: inventare. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 12 Ed. 1725: il padre del ben parlare toscano Boccaccio, che da Certaldo, ed il Pontano, che da Cerreto nell’Umbria. Corretto per l’assenza del verbo. 13 Ed. 1725: Il suo mare doviziosissimo. Corretto sulla lezione della princeps. 14 Ed. 1725: che della Plebe si distingue. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725.

Page 15: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

7

La plebe è accuratissima, e nell’Arti particolarmente della Seta e della Lana, havendo per privilegio

l’attributo di nobili, con tribunali a parte, come anche l’Arte degli Orefici.

Nella navigazione diedero le prime istruzioni agli antichi Romani, riescendovi i napolitani

espertissimi, e particolarmente nel maneggiar le feluche, tanto celebrate dal conte Bisaccioni. In tutte

l’arti, in somma, vi si scorge il buono ed il perfetto, ma il genio volubile de’ paesani applica più alle cose

forastiere, benché siano [16] di minor pregio. In somma, in una città così deliziosa, che anche vi fu chi

oziosa chiamolla, non si vede chi sia immerso nell’ozio, essendo i vagabondi ed oziosi con fulminanti

prammatiche discacciati.

Di tutto il commestibile15 si vede copiosissimamente provista: e di giorno, e di notte, stanno esposte

nelle piazze, oltre le carni di vaccine, mansi, vitelle e particolarmente le mongane – da noi dette “di

Sorrento”, che più preziose in nessuna parte del mondo si ritrovano, e queste prima che habbiano

gustate l’erbe – di capretti, agnelli, salvaticine ed uccellami, e di tutto ciò che può dilettare il palato e

servir di cibo al corpo umano.

I vini non han che cedere agli antichi Falerni e Massici, poiché ne’ suoi Grechi e nelle sue Lagrime

par distillato il favoloso nettare e l’ambrosia de’ Numi, onde hebbe ragione quel tedesco nel dire,

gustando le Lagrime: “Cur non lacrimasti in partibus nostris, Domine”.

Del pane ve n’è d’ogni sorte, ed oltre le farine, che nel mercato giornalmente si vendono, ve n’è del

bianco per li ricchi, e del bruno per li poveri e del mediocre per li cittadini. D’erbe, frutti e fiori sono

sempre ripiene le piazze. In somma, è una città in cui non vi resta che desiderare; e benché nel

particolare in alcuna cosa ven[17]ga da qualche città avantaggiata, ad ogni modo, nel general, del tutto

non vi è chi possa uguagliarla, non che vincerla: né questi encomj derivano da una penna affettuosa e

parziale, tale confessandola tutti gli scrittori che di essa hanno ragionato e tale acclamandola tutti i

forastieri che l’hanno goduta, potendosi ben dire che, essendo Napoli nella provincia più bella di tutto il

suo Regno, in essa sono i veri Campi Elisj sognati da’ poeti, e che ella sia l’occhio destro d’Italia e la più

bella città di Europa.

Delle mura, porte, ampliazione16 e grandezza della città.

Le mura della città di Napoli, cominciando dal Torrione del Carmine sino al declive di San Martino,

o sia monistero della Santissima Trinità delle Monache, sono, parte, d’una pietra dura e nera detta

piperno, cominciata da Ferrante Primo, che custodiscono la parte di terra dalla città verso tramontana, e

parte di pietra dolce, fatta terminare, in tempo della maestà cesarea di Carlo V, da don Pietro di Toledo.

Or cominciandosi dal detto declivio e raggirando sino al Carmine, ed indi per la parte della Marina sino

15 Ed. 1725: commestabile. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 16 Ed. 1725: ampliaziona. Corretto sulla lezione dell’altra edizione del 1725.

Page 16: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

8

al Regio Palazzo, includendovi Pizzofalcone, Santa Lucia e Castel dell’Ovo, Platamone17 e Porta di

Chiaja, fa miglia dieci, meno un [18] quarto, di giro; esclusone, però, il borgo di Santa Lucia e Castel

dell’Ovo,18 par che sia più veridica l’opinione del Capaccio nel suo Forastiero, che dice sia d’otto miglia.

Se vogliamo, poi, includervi i borghi per la giurisdizione delle parrocchie, si estende a 22 miglia e

duecento passi. Le porte al presente della città sono le seguenti.

Dalla parte di terra verso tramontana, vi è quella di Medina, già detta il Pertoggio, aperta dal Duca di

Medina de las Torres, all’ora viceré, che le diede il nome.

Segue quella dello Spirito Santo, già detta Regale e Cumana, transferita, come si disse, la Ventosa dal

Toledo, e prende il nome dalla prossima chiesa dello Spirito Santo.

È l’altra quella d’Alba, per il Duca che l’aprì, dandole il nome dal suo titolo, detta ancora della

Scioscella volgarmente, forse per un albero di silique, che in Napoli scioscelle si chiamano.

Quella di Costantinopoli è la detta di Donn’Orsa, che oggi ha il nome da un monistero dedicato alla

Vergine di Costantinopoli, che liberò Napoli dalla pestilenza.

Quella di San Gennaro, portata più avanti dall’antico sito, che conduce alla chiesa di detto santo,

nostro principal padrone.

[19] Quella di Ponte Nuovo, che non è altro che un adito aperto nella muraglia, passato il quale si

trova un ponte.

Di Capuana, perché conduce a Capua.

Nolana, perché di là si va a Nola.

Del Carmine, per esser presso il convento della Vergine del Carmine.

Sopra la maggior parte di esse porte e di quelle di Chiaja, per esser stata liberata la città dal contagio

del 1656 ad intercessione della Vergine Imaculata, san Genoaro, san Francesco Saverio e santa Rosalia,

vergine palermitana, vi furono alzati dalla parte di fuora quadroni con l’imagine di detti santi, con

l’Istoria del male fatta a fresco dal famoso pennello del cavalier Mattias Preti, gierosolimitano, detto il

Cavalier Calabrese, alcuni de’ quali sono stati rovinati dal terremoto del 1688, e dalla parte di dentro vi

si alzò dalla pietà della città un simulacro con iscrizione in rendimento di grazie a san Gaetano, che

cooperò colla sua intercessione alla liberazione della città dal detto male, protettore di Napoli per li

terremoti passati.

Le mura dalla parte del mare, come che furon di pietra dolce ed antiche, sono state dall’ambiente del

mare stesso rotte e rovinate, e le porte di esse sono: del Carmine, perché attaccata al convento; della

Conciaria; di Santa Maria [20] a Parete, per una imagine di detta gloriosa vergine; della Mandra, per lo

macello; de’ Bottari, o Speron del Sale; di Mezzo; di Sant’Andrea, detto degli Scopari; della Pietra del

Pesce; della Marina del Vino; del Caputo, per una famiglia ivi commorante; di Massa; e del Molo

17 Ed. 1725: Platamonte. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 18 Ed. 1725: Borgo di S. Lucia a Castel dell’Ovo. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725.

Page 17: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

9

Piccolo; d’Olivares, aperta dal Conte viceré; dell’Oglio, detta anticamente de’ Greci; della Calce; de’

Pulci, forse anche per tal famiglia; e dalla parte di Chiaja una sola porta così detta, transferita qui, come

si è detto, la Petruccia dalla Nuova, che in tutto fanno 16. Bensì le dette porte, per grandezza della città,

stanno sempre aperte, e si suol dire: “in Napoli non entrar per le porte, ed entra per dove vuoi”; onde,

in tempi di sospetto, per custodirla è di mestieri cingerla di rastelli ne’ borghi. Un’altra porticella vi era

alla radice di San Martino, presso il monistero della Trinità, affatto diroccata.

Le sue ampliazioni sono state molte; e, lasciando l’antiche fatte da Augusto, che fece di due città una

e rifece le mura, della quale si ritrova menzione in un epitaffio ritrovato sotto i fondamenti di San

Giacomo degl’Italiani: quella d’Adriano nel 130, nella quale vuol Pontano che si adeguassero molte valli;

quella di Costantino nel 308; quella [21] del 540, che fu più tosto redificazione, havendola distrutta al

piano Bellissario, e doppo, a’ comandi di Silverio papa rifatta e riabitata, fu ampliata molte volte sotto

l’impero greco.

Sotto i Normanni, il primo che l’ampliò fu Guglielmo il Primo, detto il Malo, nel 1180. Corrado nel

1252, havendola presa, ne smantellò le mura, ed Innocenzo IV pontefice nel 1254 rifece le mura ed

ampliolle.

Carlo Primo d’Angiò, diroccato il Castello di Sant’Agostino, fondò il Castel Nuovo, dov’era un

monistero di zoccolanti, che trasferì dov’è al presente Santa Maria la Nova. Nel 1270 Carlo II

transportò le Porte Ventosa19 e Petruccia, e quella del Pendino, ne aprì una alla Marina, transportò la

Capuana, circondò la città di mura, edificò il Castello di Sant’Elmo (benché non sia certo), le chiese di

San Pietro Martire e San Domenico, essendo stata la più bella ampliazione, nel 1300.

Giovanna II, nel 1425, eresse le mura dalla parte della Dogana del Sale sino alla Strada delle

Corregge. Ferrante I cominciò le mura di piperno, che oggi si vedono, con le torri20 sino a San

Giovanni a Carbonara, ma non finille, nel 1484.

Ed ultimamente, sotto Carlo V imperadore don Pietro di Toledo, viceré nel [22] 1537, trasportando

le porte Reale,21 di Costantinopoli e San Gennaro, ampliò e terminò le mura con torri quadre,22 e tolse

la Porta a Carbonara, ove poi, rotto il muro, si è fatto un ponte per uscir fuori della città, detto Nuovo.

Rifece le mura della parte del mare, trasferì le porte del Caputo e Zoccolari, ampliò il Molo Picciolo e

transferì la chiesa ed ospedale di San Niccolò, dove oggi si ritrova, alla Dogana. Oggi più che mai non si

cessa d’ampliare, particolarmente ne’ borghi, quali sono: il primo di Sant’Antonio di Vienna, detto del

Fuoco; il secondo, delle Vergini, e questo così grande che può formare più città, estendendosi dalla

Montagnola, Santa Maria della Stella, Mater Dei, Sanità, Sant’Eframo Nuovo de’ Capuccini, fuori la

Porta dello Spirito Santo, Porta Medina, sino alla Cesarea, essendo questi uno e non più borghi, benché

19 Ed. 1725: Porte Ventose. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 20 Ed. 1725: le Torre. 21 Ed. 1725: Porte Reali. Corretto sulla lezione della princeps. 22 Ed. 1725: con Torri quadri. Corretto sulla lezione della princeps.

Page 18: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

10

vi sia chi ne faccia due, come il Capaccio, dividendo quello delle Vergini da quello di Santa Maria di

Costantinopoli, detto anche Olimpiano; l’altri sono di Santa Maria di Loreto, di Chiaja e di Santa Lucia.

Di perfettissima aria23 sono la maggior parte di detti borghi, particolarmente quello di Chiaja e Santa

Lucia, e quello delle Vergini nella parte più sollevata, chiamata la Montagnola, resi adorni di palagi ed

abitazioni che possono [23] formare altretante famosissime città, tutti popolatissimi.24

Dello stato politico della città di Napoli, che serve per governo di tutto il Regno, come capo

di esso.

Non ci è dubbio alcuno che questa città fusse ne’ suoi principj greca, e così vi si parlasse, benché vi

sia chi anche osca l’appelli: ad ogni modo, che la lingua25 greca vi si parlasse l’affermano molti vocaboli

che ancora durano, de’ quali fa graziosa menzione il Capaccio nel suo Forastiero; si mischiò poi con la

latina, e divenne così grata a Pompeo che volle apprenderla; col dominio, poi, de’ Longobardi, Goti ed

altre nazioni, si è andato sempre facendo un miscuglio di tante, ritrovandosi in essa, di tutte le dette

nazioni, vocaboli, ammettendosene alla giornata, benché dalla gente letterata vi si professi con polizia la

toscana, restata la bassa nativa alla plebbe.

Sin dal suo principio par che si fusse retta in forma di republica, o sia città libera, eligendosi i

demarchi, arconti, ageronomi, dieceti,26 frontisti,27 grammatisandi, quinquennali, agonateti ed altri nomi

di officj grechi, che poi, sotto il dominio latino, si mutarono o si unirono con li decurioni e decemviri.

Seguirono, poi, i duci, che governorono con domi[24]nio aristocratico: non si sa però come a tempo di

Diotimo, qua giunto da Atene,28 che vi celebrò i giuochi presso il sepolcro di Partenope, si governasse,

se come republica, e se, al tempo delle Partenopi, queste come regine la possedessero,29 come anche di

Falero e degli altri, restando ciò, con tante altre cose, sepellite nell’oblivione.

Passata la città in potere de’ Romani per lo tradimento di Carilao e Ninfidio, che n’esclusero i Sanniti

e Nolani confederati, la lasciarono questi nella sua antica libertà, bastando loro che in segno di

confederazione ne’ loro bisogni soccorressero i Romani, come fecero allora che, combattendo con

Cartaginesi, l’offerirono le 40 tazze d’oro, e, da quelli gradita l’offerta, presane la di minor peso, gliene

resero grazie, trattandoli da fedeli, come narra Livio nel libro 22°. Soccorsero medesimamente i Romani

con la loro armata di mare, come riferisce il detto Livio nel 36°, per segno di confederazione, e non

tributo, come qualche livoroso scrive.

23 Ed. 1725: Di prefettissima aria. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 24 Ed. 1725: tutti popolatissime. Corretto sulla lezione della princeps. 25 Ed. 1725: linguɐ. 26 Ed. 1725: Dieonceti. Come da errata corrige dell’editio princeps. 27 Ed. 1725: Frtisti. Come da errata corrige dell’editio princeps. 28 Ed. 1725: qua giunto di Atene. Corretto sulla lezione della princeps. 29 Ed. 1725: come Reginella possedessero. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725.

Page 19: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

11

Si trovano i segni d’esser stata republica in molti epitafj di chiese, nelle quali si leggono i nomi di

dogi e consoli: de’ dogi, de’ quali si ritrova memoria prima che vi si introdusse questo titolo coi

Longobardi, se ne trova uno, ma forse sognato dal Villani, col nome di Marcello; d’un [25] altro, in un

marmo greco, detto Teodoro, a tempo di Costantino, ma non il Grande. Di un altro si fa menzione

nella Vita di santa Patrizia, di cui non si sa il nome, ed un altro nella Vita di san Severo, anche anonimo. Si

ritrovano, appresso a’ detti, Maurenzio e Gunduino, doppo i quali fu doge Giovanni Campsino, che,

assettando il Regno sotto Eraclio, fu da Euleuterio, esarco dell’Impero, privato e del dominio e della

vita. Seguitando sotto l’impero greco ad esser città libera, ebbe per doge Giovanni, detto Cumano, così

detto a guisa di Scipione Africano per haver ricuperato Cuma da Romualdo Secondo, duca di

Benevento; seguirono, un dopo l’altro, Esilarato; Pietro; Eutichio, anche essarco; Stefano vescovo, con

Cesario suo figlio; Teofilo, o Teofilato; Antimo, a cui successe Teotisto, forastiero; Teodoro

Protospatario; Stefano Secondo, nipote del primo; Bono; Leone; Andrea; Contardo; Sergio, gloria dei

dogi di Napoli per l’azzioni gloriose; Gregorio Secondo; Attanasio vescovo; Gregorio Terzo; Giovanni.

Ve ne sono molti fraposti, ma in sospetto se ci fussero, cioè Oligamo Stella; Sergio, a tempo d’Enrico

imperadore; altro Giovanni. Vi furono poi altri Sergi, ed altro Stefano e Giovanni; questo è di certo, che

un Sergio diede la città a Ruggiero normanno, ove termi[26]nò la Republica Napolitana, benché vi sia

chi voglia che anche i re col titolo di doge la possedessero, e che questo titolo ci durasse sino a tempo

di Federico lo Svevo, anzi, di Carlo Primo angioino, facendosi menzione di un tale doge Marino che

distrusse Capua, e d’un Alierno Cutone, doge di essa, sottoscritto in un privilegio concesso agli

Amalfitani; come anche, sin all’anno 1120, d’un Giovanni IV, a cui successe un altro Giovanni, ed altri

Sergj, sino al VII. Ad ogni modo, e sotto i Greci, e sotto i Romani, Gothi e Longobardi, mai non perdé

Napoli la prerogativa di città libera. E se in tempo de’ Saraceni, o con quelli, hebbe confederazione o

soggiacque, ben tosto ne fu liberata.

Pervenuta sotto i Normanni, hebbe Ruggiero per signore, poi Guglielmo il Malo, Guglielmo il

Buono e Tancredi, e qui terminò la linea de’ Normanni. Seguirono gli Svevi in Enrico, Federico

Secondo imperadore, Corrado e Manfredi, e con la morte dell’infelice Corradino terminarono.

Successero gli Angioini in Carlo Primo, investito dal pontefice per scacciarne Manfredi; seguirono Carlo

Secondo detto il Zoppo, Roberto e Giovanna Prima, che, fatta morire dal Re d’Ungaria in vendetta del

fratello, passò il dominio degli Angioini a’ Durazzeschi in Carlo [27] Terzo, Ladislao e Giovanna

Seconda, che prima s’adottò Alfonso d’Aragona e poi, con volubilità di donna, Renato d’Angiò. Prese il

possesso Alfonso a forza, controvertitogli da Ludovico III e Renato, angioini: alla fine vi si stabilirono

gli Aragonesi, seguendo, ad Alfonso, Ferdinando I, Alfonso II, Ferdinando II, che fu scacciato da Carlo

VIII re di Francia, ma poi, ricuperata la città e ’l Regno, morto senza figli, vi successe Federico, che,

spogliato da Ludovico XII e da Ferdinando il Cattolico, diede luogo che, cessando gli Aragonesi nella

division del Regno, ne fussero anche spogliati i francesi per mezzo del Gran Capitano, che come viceré

Page 20: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

12

la governò, e, morto Ferdinando re di Castiglia, pervenisse prima a Giovanna sua figlia, moglie di

Filippo arciduca, e poi a Carlo austriaco, loro figlio, la corona, che tuttavia in detta casa gloriosamente si

conserva, essendo a Carlo successo Filippo II, Filippo III, Filippo IV e Carlo II, il quale, morto senza

erede ex corpore di due mogli che hebbe, prese30 possesso di questo Regno il Duca d’Angiò, finché,

scacciato coll’arme, vittrice31 dell’imperatore, tornò sotto il dominio di casa d’Austria nella persona di

Carlo III, figlio dell’imperator Leopoldo e fratello del passato imperador Giuseppe, il quale, [28]

havendo nell’anno 1708 sposata la principessa Elisabetta di Volfemputel, si spera che habbia a far

rinascere in questo Regno l’antica pietà di casa d’Austria e colmare il publico di gioja con lunga

succession de figli.

Vien questo Regno e città retto da’ re, e talvolta da vicereggi, secondo l’occasione, trovandosi

memorie d’essi sotto Normanni, Svevi, Angioini et Aragonesi; di Leopoldo alemano, per Enrico VI;

Marcualdo, per Federico, con Enrico suo figliuolo e Manfredi fratello naturale; Margherita, per lo

marito; Giovanna arciduchessa, per Ladislao; ed Ottone di Bransvich, per Giovanna, oltre Cecco del

Borgo, Tomaso Sanseverino, Tomaso d’Aquino, Pandolfello Alopo, Ottaviano Ubaldino, tralasciando

quegli sotto de’ Greci con Bellisario, gli essarchi ed altri, oltre i viceré de’ francesi. Dal tempo di

Ferdinando Cattolico, sino al presente, si è retto sempre per essi, essendo stato il primo il Gran

Capitano, il quale, essendo ritornato in Ispagna con Ferdinando, ci restò don Giovanni d’Aragona,

conte di Ripacorsa, a cui successe don Antonio di Guevara, conte di Potenza; doppo, don Raimondo di

Cardenas, conte di Albert; don Francesco Remolines, cardinal di Sorrento, luogotenente, e don

Bernardino Villa Marini, altresì luogotenente.

[29] Sotto Carlo V, seguì don Carlo Lanoi; don Andrea Carrafa, conte di Santa Severina; Ugo di

Moncada; Filiberto Scialon, principe d’Oranges; cardinal Colonna; don Pietro di Toledo, marchese di

Villafranca; don Luigi, figlio del detto luogotenente; e poi don Bernardino Mendozza, altresì

luogotenente; cardinal De la Cueva, don Bartolomeo; don Perafan de Ribera, duca d’Alcalà; e don

Antonio Perinotto, cardinal Granvela; don Indico di Mendozza, marchese di Mondejar; don Pietro

Giron, duca d’Ossuna; don Giovanni Zunica, conte di Miranda; don Enrico Gusman, conte d’Olivares;

ed essendo successo Filippo III, don Ferdinando Ruiz de Castro, conte di Lemos; don Francesco suo

figlio; don Giovanni Alfonso Pimentel, conte di Benevento; don Pietro di Castro, conte di Lemos, figlio

del sudetto; don Pietro Girone, duca d’Ossuna; il cardinal Gaspar Borgia et il cardinal Zappata. Venuto

il Regno a Filippo IV, li furono viceré: don Antonio di Toledo, duca d’Alba; don Ferdinando Afan de

Ribera, duca di Alcalà; don Emanuele de Zunica, conte di Monterey; don Ramiro Gusman, duca di

Medina de las Torres; don Alfonso Enriquez, almirante di Castiglia; don Rodrigo Ponze de Leon, duca

d’Arcos, sotto cui furono le sollevazioni; don Giovan d’Austria, figlio natu[30]rale del re e

30 Ed. 1725: preso. 31 Ed. 1725: vittice. Corretto sulla lezione dell’altra edizione del 1725.

Page 21: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

13

plenipotenziario; don Innico di Guevara, conte di Onnatte; don Beltrano di Guevara, suo fratello,

luogotenente; don Garzia d’Avellaneda, conte di Castrillo; don Gaspar di Bragamonte, conte di

Pinnoranda; don Pasqual d’Aragona cardinale. Ed essendo passato a miglior vita Filippo IV, succedé

Carlo Secondo, e per lui: don Pietro d’Aragona; don Federico di Toledo, marchese di Villafranca, pure

viceré; don Antonio Alvarez, marchese di Astorga; don Gioacchino Faxardo, marchese De los Velez;

don Gaspar de Aro, marchese del Carpio; don Lorenzo Colonna, contestabile del Regno; don

Francesco di Benavides, conte di Santo Stefano; e don Luigi de la Zerda e Aragon, duca di Medina Celi.

Sotto questo morì Carlo Secondo, e prese il possesso e Regno il Duca d’Angiò, il quale fece suo primo

viceré don Giovanni Emanuele Fernandez32 Pacecco, duca d’Ascalona, che durò finché il Regno non fu

occupato dall’esercito dell’imperadore per Carlo Terzo suo fratello, ch’esso, ritirato a Gaeta, fu fatto

prigioniere e condotto in Castello Sant’Elmo e, di là, in Milano. Con l’esercito dell’imperatore, guidato

dal Conte di Daun, restò prima viceré, o plenipotenziario,33 Giorgio Adamo, conte di Martiniz, a cui

successe il Conte di Daun sudetto; e poi Vincenzo cardinal Gri[31]mani, indi il conte Carlo Boromeo, e

di nuovo il sudetto conte Daun, a cui successe il conte Galasso, che morì in questa capitale in pochi

giorni, venendo in sua vece il Cardinal di Scrattebach; e, dovendo poi questi entrare in conclave per

l’elezione del nuovo pontefice, giacché era mancato Clemente XI di gloriosa memoria, al quale

successe34 per interim il principe Borghese, finalmente fu dalla cesarea maestà di Carlo VI destinato il suo

ambasciatore in Roma signor cardinal Althan, che oggi con tanto plauso esercita sì rilevante carico,

dando in più occasioni prova della sua gran prudenza e valore.

De’ tribunali che amministrano la giustizia alla città ed al Regno.

Molti sono i tribunali che amministrano la giustizia alla città e Regno: il principale è il Conseglio di

Stato e Guerra, composto da cavalieri principali, istrutti nelle materie politiche e militari, il di cui capo è

il viceré et i consiglieri al numero di venti; et in mancanza o morte di detto viceré, il decano di esso,

insieme con il collaterale di Cappa Lunga, governa il Regno, e vi si trattano cause appartenenti alla

conservazione di esso, tanto per occasione di guerra che politiche.

Di non minor autorità è il Regio Collaterale Conseglio, di cui anche è capo il [32] viceré,35 con

quattro togati legisti, due italiani e due spagnuoli reggenti, ed un altro ne dimora nella Corte di Vienna

per l’interessi del Regno. Egli è tribunale delle cause più gravi ed interessi regali, o per gravami dell’altri

tribunali: si chiama della Cancellaria, havendo cura delle scritture regali, che già si reggeva dal Gran

32 Ed. 1725: Fernadez. 33 Ed. 1725: Plenipotenzario. Corretto sulla lezione dell’altra edizione del 1725. 34 Ed. 1725: quale successe. 35 Ed. 1725: di cui anche è capo [32] Vicerè. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725.

Page 22: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

14

Cancelliero ed il segretario del Regno; ha sei scrivani detti di Mandamento,36 sei di Registro e quattro

cancellieri con altri officiali.

Il terzo è il Tribunale del Sacro Regio Conseglio, già detto di Santa Chiara perché si univa in detto

convento, ed è il superiore di tutti gli altri tribunali, con autorità di Prefetto Pretorio.37 Si regge dal

presidente di esso, che anche è viceprotonotario, con 22 consiglieri, parte italiani e parte spagnuoli, ed

uno solo è della corona d’Aragona, come anco uno del Collaterale et uno della Regia Camera: due di

essi assistono per capi delle ruote della Vicaria Criminale, sono eletti dal re, trattano, in quattro ruote

divise, le cause così gravi come d’appellazione degli altri tribunali inferiori; la supplica si porge al

presidente col titolo di Sua Reale Maestà, rappresentando esso la persona del re; ha il suo secretario,

mastri d’atti, e quantità di scrivani e portieri, che portano l’insegne regali, ed altri officiali.

[33] Il quarto è il Tribunale della Regia Camera, dove si trattano la cause dell’erario regio ed

appartenenti al fisco: vi presiede un luogotenente in luogo del Gran Camerario, togato e per lo più

reggente, almeno per privilegio, con 14 presidenti, già chiamati maestri razionali, cioè otto togati e sei

idioti, detti di Cappa Corta, che servono solo per li conti, e non per li voti legali; ha avvocato e

procurator fiscali, molti razionali, percettori,38 archivarj, mastri d’atti, attuarj, scrivani, portieri ed altri

officiali, e si divide detto tribunale in due ruote, una grande e l’altra piccola, che chiaman Cedolario.

Membri di detta Regia Camera sono: il Tribunale della Scrivania di Razione in Palagio, che tiene il

rollo della milizia con officiali e ministri; Regia Tesoreria, retto dal tesoriero e suoi officiali, ed ha cura

dell’introito del denaro regio; Arsenale, retto da un de’ presidenti di essa Regia Camera, con mastri

d’atti, portieri ed officiali, ha cura sopra la fabrica delle galere et altri armamenti regali, e suoi artefici;

del Mastro Portolano, con consultore, mastro d’atti ed altri officiali, con altri portulani e portulanoti

inferiori; Montiero Maggiore, per la caccia regale; diverse dogane e gabelle, dalle qua[34]li s’appella la39

detta Regia Camera, essendo i suoi officii subalterni.

Il quinto tribunale ordinario della città e Regno è la Gran Corte della Vicaria,40 a cui, in luogo del

Gran Giustiziere, vi presiede un regente di cappa e spada, oggi il signor marchese Amorosi di casa

Caracciolo, et è, come il governatore o capo della città, preceduto dagli alabardieri, et è diviso detto

tribunale in tre ruote, due civili ed una criminale. Nel civile vi sono sei giudici divisi in due rote; nel

criminale sei altri, et alle volte più, con due consiglieri per capo. Vi si trattano le cause criminali della

città e del Regno e l’appellazioni de’ tribunali infimi di tutto il Reame, ed ogni giovedì passa nel Sagro

Conseglio a riferire le cause d’appellazione a quel tribunale; ha suoi avvocato fiscale, procuratore,

36 Ed. 1725: Candamento. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 37 Ed. 1725: Perfetto Pretorio. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 38 Ed. 1725: Precettori. 39 Ed. 1725: dalle quali s’appella alla. 40 Ed. 1725: Gran Gorte della Vicaria. Corretto sulla lezione dell’altra edizione del 1725.

Page 23: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

15

avvocato de’ poveri, decorato con toga e procuratore dell’istessi, mastri d’atti, scrivani, portieri ed altri

officiali. Ha il percettore41 e giudici per le cause di poco momento.

Vi sono due tribunali, detti della Zecca: uno de’ Pesi e Misure, con razionali, giudici e mastri d’atti,

che anche haveva la giurisdizione della moneta; ma poi ne fu eretto il secondo, che si regge dal mastro

di Zecca e suoi officiali, e medesima[35]mente questi sono soggetti alla Regia Camera, e sta la Zecca

presso Sant’Agostino.

Il Tribunale della Città in San Lorenzo è retto dal presidente dell’Annona, detto Grassiere, e sette

eletti, sei nobili di seggio ed uno del popolo, quali sono eletti, i nobili dai cavalieri de’ seggi, uno per

ciaschedun d’essi, fuorché quello di Montagna, che ne eligge due per l’unione del seggio di Forcella;

quello del popolo è eletto da’ capitani e consultori dell’ottine, e questi sono eletti dalla voce del popolo

per ciascheduna contrada. L’eletto del popolo è scelto dal viceré dal numero di sei. Ha cura questo

tribunale dell’annona, avendo soggetti tutti i venditori della grassa o siano cose commestibili; fu fondato

nell’estinzion della Republica Napolitana e tiene molti privilegj del re Ladislao; ha secretario, officiali,

mastri d’atti, portieri, e nelle cavalcate precede i baroni; rappresentano il corpo della città, e fa detto

tribunale sei deputazioni, che sono della Moneta, Fortificazione, Acqua e Mattonata, Revisione de’

capitoli e privilegj, e molte altre, che servono per la conservazione del commercio e del ben publico.

L’eletto del popolo ministra la giustizia in sua casa nelle cause summarie e [36] de plano, e così l’officio

del giustinziere, che va in giro per gli eletti.

Il Tribunale dell’Audienza Generale dell’Esercito assiste al viceré come capitano a guerra: ha

secretario, mastro d’atti e scrivani; tratta le cose militari ed appellazioni del Tribunale del Terzo

Spagnuolo, che ha il suo auditore, mastro d’atti e scrivani, e giudica li spagnuoli soldati.

Vi sono l’Audienze de’ castelli Nuovo, Sant’Eramo, dell’Ovo, con loro auditori, mastri d’atti e

scrivani; quello delle Galee, della stessa forma.

Il Tribunale di San Paolo, o della Bagliva, serve per le cause di poco momento o de’ danni della

campagna: si regge d’alcuni cavalieri della famiglia nobile Di Costanzo per loro consultori, con mastri

d’atti e scrivani.

Il Tribunale del Cappellano Maggiore del Regno ha cura della Cappella Regale, Regj Studj e

cappellanie regie: ha suo consultore e secretario, mastro d’atti ed officiali.

Vi sono, altresì, i Tribunali dell’Arti della Seta; della Lana; del Grand’Almirante, che ha l’autorità

sopra i marinari e cose del mare; di diversi consolati di nazioni, come sono fiorentini, veneziani, ragusei,

catalani, genovesi ed altri, [37] che si delegano dal viceré al ministro che l’aggrada, e questi hanno il loro

giudice, mastro d’atti e scrivani; Tribunale del Gran Cancelliero, per li dottori e loro collegio, che si

tiene in casa del Principe d’Avellino, uno dei sette officj del Regno. E già che si è fatta menzione di detti

officj, diremo che questi sono sette.

41 Ed. 1725: Precettore.

Page 24: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

16

Il primo del Gran Contestabile, che avea cura dell’esercito del re e portava la spada di esso, oggi

ereditario in casa Colonna.

Il 2°, il Gran Giustiziere, che ne ha solo il titolo, lungo tempo posseduto dalla casa Spinelli,

marchese di Fuscaldo, ora dato, per difetto del duca Medina Sidonia, dal presente re al principe di

Bisignano San Severino42 per tre vite; suo luogotenente è il reggente della Gran Corte della Vicaria.

Il 3° è il Gran Almirante nella casa di Cordova de’ duchi di Sessa: avea cura dell’armata maritima;

oggi ha la sua giurisdizione sopra il mare e tiene tribunale con carceri vicino Port’Alba, col sudetto

tribunale.

Il 4° è il Gran Cameriero, o Camerlengo, già del marchese del Vasto Avalos, poi di donna Isabella

Anna Mendozza, spagnuola, figlia del marchese Camarassa, hoggi di nuovo concesso al Marchese del

Vasto [38] in perpetuo; le sue veci l’esercita il luogotenente della Regia Camera.

Il 5° è il Gran Protonotario: ha l’autorità sopra i notaj, e s’esercita dal presidente del Sacro Conseglio

con titolo di viceprotonotario.

Il 6° è il Gran Cancelliero, che ave cura del sigillo e scritture regali, oggi nella casa del principe

d’Avellino Caracciolo in burgensatico, esercitandosi la Cancellaria dal secretario del Regno e regente di

Cancelleria; ha l’autorità col collegio di conferire il dottorato, havendo nel detto collegio secretario,

mastro d’atti e bidelli.

Il 7° è il Gran Siniscalco: avea cura della mensa, caccia e cavalli del re; oggi, divisi al Montiero

Maggiore e Cavallerizzio, sta nella casa Ravaschieri; e detti Sette Grandi nelle cavalcate usano la porpora

e zebellini.

Vi sono, per ultimo, i Tribunali dell’Arcivescovato, con giudici ecclesiastici, avvocati e procuratori, a’

quali presiede il Vicario Generale; e qui, ancora, vi è il suo Tribunale Ordinario del Sant’Officio. Il

Tribunale del Nunzio Apostolico, o Collettore, con due auditori, avvocato, fiscale, mastro d’atti,

scrivani, con sue carceri e cursori, ha sudditi, fra gli altri, tutti i regolari. [39] Il Tribunale della

Reverenda Fabrica, per la sodisfazione de’ legati pii, ha tre giudici, scrivani, mastri d’atti, cursori ed altri

ufficiali; il Tribunale della Religione di San Giovanni di Malta, con suoi ufficiali, ed altri tribunali secreti

di diverse religioni.

Dove siano detti tribunali dirassi al luogo loro; dell’origine loro vedasi il Toppi, che ne descrive

diffusamente.

Della religione degli antichi e nuovi napolitani.

Che nella cecità de’ gentili immersi gli antichi napoletani adorassero le false deità lo manifestano i

tempj eretti al Sole, Diana, Giove Olimpico, ad Ercole, alla Fortuna, a Castore e Polluce, come dirassi,

ove ne sono anche i vestiggi, al Sebeto; anzi, che sciocchezza, al Vesuvio stesso, che caggionava tante

42 Ed. 1725: Principe Bisignano S. Severino.

Page 25: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

17

ruine, diedero l’attributo di deità, come appare da un epitaffio portato dal Pellegrino, chiamandolo

Giove Vesuvio, vedendosi scolpito in un pezzo di marmo:43

JOVI VESUVIO SACR. D. D.

E che vi fusse per deità adorata la stessa Partenope lo fanno manifesto i giochi che avanti del suo

sepolcro si facevano, havendoli celebrati,44 il primo, Diotimo, chiamati lampadj, ginnici, circensi ed

eleusini,45 che restarono ne’ successori, come riferisce [40] l’erudito Pietro Lasena; ciò dimostrano

ancora l’antiche medaglie di Napoli, in alcune delle quali si vede effigiata Diana con lettere greche

d’intorno, che dicono “Artemis”, epiteto di Diana, e dall’altra un Ebone, o sia minotauro, cioè bove

con testa d’uomo barbuto, e lettere altresì greche “Neoigonitis”; ed altre medaglie, portate dal De

Petris, con in esse anche un’ape, e sotto l’Ebone scrittovi “TAV”.

Aperti, poi, gl’occhi alla vera fede per la predicazione del Principe degli Apostoli, per mezzo di santa

Candida, e risanato dell’infermità del corpo e dell’anima sant’Aspreno, s’acquistò per più capi il titolo,

che se le deve, di fedelissima, dicendosi per sua gloria: “Fidem, quam ab apostolo accepit, numquam

dimisit”. Perché città d’Italia greca, è verisimile che i primi suoi Greci alla greca officiassero,

vedendosene molte memorie in antichi marmi; e poi che havesse due vescovi, uno greco e l’altro latino,

si cava dalla Vita di sant’Atanagio, scritta in caratteri longobardi e conservata nelle biblioteche vaticana,

cassinense ed altrove; si stima, però, che il vescovo greco fosse al latino soggetto, finché si ridusse tutto

al latino, abolendosi ogni rito greco.

I primi suoi vescovi (che poi la dignità arcivescovale46 si ottenne) furono [41] quasi tutti santi, e quei

che hanno seguito huomini insigni e per bontà di costumi e per lettere, alcuni de’ quali assunti al

ponteficato, ed ultimamente Antonio Pignatelli, chiamato Innocentio XII; e per darne a’ curiosi qualche

raguaglio,47 ma brieve, rimettendoci a quel di più ne scrive Chioccarelli nella Cronica de’ vescovi ed arcivescovi

di Napoli, diremo che il primo suo vescovo, creatoci da san Pietro doppo haverlo istrutto nella fede, fu

sant’Aspreno, dicono del sedile di Montagna e di casa Sicola: e così scrive nella sua vita il signor

Sigismondo della stessa famiglia, data in luce con molta fatica l’anno 1696; seguì san Padroba, discepolo

di san Pietro; d’Epitamio, Materno, Probo e Paolo fa menzione Giovanni Diacono nella Cronica de’

vescovi napolitani. Successero sant’Agrippino; sant’Eustasio; sant’Eusebio; san Marciano; Zosimo, che fu

in tempo di Costantino il Grande; san Fortunato; Calepidio; e san Massimo; un altro Massimo; Ursino,

o vero Orso, controvertito; san Severo; Orso, nipote del detto; Giovanni; Eulalio, creato pontefice

43 Ed. 1725: vedendosi scolpito un pezzo di marmo. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 44 Ed. 1725: havendoli celebrato. 45 Ed. 1725: Elusini. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 46 Ed. 1725: Arciveseovale. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 47 Ed. 1725: ragualio.

Page 26: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

18

nello scisma, e poi da alcuni si dice esser fatto vescovo di Napoli, ma controvertito; Timasio; e san

Nostriano; e Felice; Sotero; san Vittore; Stefano I; san Pomponio; Rìduce, anche in dubbio; Giovanni

II; Riccardo; Vincenzo; Deme[42]trio; Paolo, visitatore finché se gli dasse il vescovo; Fiorenzo;

Fortunato II; Pascasio; Giovanni III; Cesario; Grazioso; Eusebio; Leonzio; Diodato; Agnello; san

Giuliano; san Lorenzo; Sergio; Cosma; Calvo; Paolo; Stefano II, già doce e consule; Paolo II; Orso II;

Tiberio; san Giovanni; sant’Attanagio, figlio del doce; ed in questi tempi si fa menzione di due vescovi e

due cleri, greco e latino; Attanagio II; un altro Sergio, vescovo di Sorrento, eletto anche di Napoli, di

cui pure si dubbita; Stefano III; Attanagio III, e qui si crede che havesse havuto principio la dignità

arcivescovale, benché alcuni a Sergio l’attribuiscono. Certo egli è che un Niceta si trova con questo

titolo nel 962, a cui successe nella dignità arcivescovale uno di cui non si sa il nome, e poi il sudetto

Sergio; Giovanni; Vittore; Sergio II; Giovanni; un altro si ritrova sol con “L”; ed appresso si dubita d’un

fra Ligorio del monistero della Cava. Seguirono Graziano; Pietro di Sorrento, che si fa della famiglia

Sersale; Gregorio; Marino; Pietro II blesense; Sergio III; Anselmo; maestro Tomaso, vicecancelliero di

Santa Chiesa; Pietro da Sorrento; Bernardino Caracciolo; Donno; san Tomaso d’Aquino, che rinunciò;

Dalfinate; Aiglerio; Girino; Filippo Minutulo; maestro Giacomo da Viterbo; Umberto di Mon[43]toro;

Matteo Filomarino, che morì prima del possesso; Bertoldo Ursino; Pandolfo, del quale si dubita, de’

frati minori; Anibaldo de Ceccano; Giovanni Orsino; Bernardo di Mesionesio; Pietro III; Bernardo di

Boscheto; un altro Bernardo; Ludovico Bozzuto; Tomaso d’Amanati; un altro della casa Guindazzi, di

cui non si sa il nome, forse Guglielmo; Enrico Minutulo; Guglielmo, in tempo dello scisma di Clemente

ed Urbano; Niccolò Pagano; Giordano Ursino; Giovanni Secondo; Niccolò de Diano; Giacomo de’

Rossi; Gaspar de Diano; Rinaldo Piscicelli; Timoteo Maffeo; Giovanni Fernandes; Giacomo Teobaldo;

Oliviero, cardinal Carafa, l’anno 1458; Alessandro Carafa, l’anno 1484, e di nuovo, per la sua morte,

Oliviero, l’anno 1503; Bernardino Carafa, suo nipote, l’anno 1505; Vincenzo Carafa, cardinale, l’anno

1505; Francesco Carafa; Ranuccio Farnese, cardinale, che la resse per vicario l’anno 1544; Giovanni

Pietro Carafa, cardinale, che poi fu eletto pontefice, l’anno 1549,48 benché il suo possesso li fosse stato

lungo tempo impedito da’ regj; don Giovanni Marinonio, teatino, l’anno 1555, che rinunciò; Alfonso

Carafa, cardinale, l’anno 1557; Mario Carafa, l’anno 1565; Paolo di Arezzo d’Itri, di cui si sta trattando

la beatificazione, l’anno 1576; Annibale di Capua, [44] l’anno 1578; Alfonso, cardinale Gesualdo, l’anno

1596; Ottavio Acquaviva d’Aragona, cardinale, l’anno 1605;49 Francesco Buoncompagno, cardinale,

l’anno 1626; Ascanio Filomarino, cardinale, l’anno 1641;50 Innico Caracciolo, cardinale, l’anno 1666;

Antonio Pignatelli, assunto al ponteficato l’anno 1691; Giacomo Cantelmo, cardinale, l’anno 1691,

quale si trovò nella venuta del Duca d’Angiò in Napoli e morì alli 11 del mese di decembre dell’anno

48 Ed. 1725: Gio: Pietro Carafa Cardinale, poi fù eletto Pontefice l’anno 1544. Corretto sulla lezione dell’altra edizione del 1725. 49 Ed. 1725: 1603. Corretto sulla lezione dell’altra edizione del 1725. 50 Ed. 1725: 1645. Corretto sulla lezione dell’altra edizione del 1725.

Page 27: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

19

1702; Francesco Pignatelli, cardinale, oggi vivente, che regge questa chiesa con sommo applauso e

decoro.

Ha questa città arricchito il cielo di santi, essendovi stati, oltre i51 santi vescovi detti, san Gennaro,

patrizio napolitano del seggio di Forcella, come dice il Tutini nella sua Vita, vescovo di Benevento, suo

principal padrone; due sante Candide, una a tempo di sant’Aspreno, l’altra della famiglia Brancaccio,

detta Giuniore; sant’Agnello abbate; san Tomaso d’Aquino, dottore della Chiesa e splendore della

domenicana religione; san Giovanni, detto Acquarulo, ed altri infiniti.

Si ha eletti per padroni molti santi, di cui sono le reliquie e le statue nel Tesoro,52 de’ quali parlarassi

in suo luogo.

Viene arricchita dal sangue di più santi martiri: si liquefà quel, come di [45] san Gennaro a vista della

testa, santo Stefano, san Pantaleone, santa Patrizia e san Giovanni Battista nel giorno delle loro festività,

e tiene molti corpi di santi intieri, de’ quali dirassi nelle chiese ove si conservano, anche de’ beati.

Non ha insomma che cedere in religion christiana a città alcuna del cattolichismo,53 vedendosi in

continue orazioni, esercitj spirituali, esposizioni del Venerabile Sacramento, oltre il circolare per tutti i

giorni dell’anno; e nelle quattro ultime domeniche di Carnevale si veggono belle machine con lumi nelle

chiese di San Domenico, San Paolo, Gelormini e Gesù Nuovo; le sue festività sono ricchissime per gli

apparati e per gli argenti, et anco sono degne d’esser viste le sue processioni, particolarmente quelle del

Venerdì Santo, della Pasca di Nostro Signore, del Sabato Santo, detta de’ Battaglini per li misterj e

concorso di nobiltà e civiltà, e quella del Corpus Domini e del primo sabato di maggio, detta de’ Preti

Ghirlandati per lo sangue di san Gennaro, che ogni anno va ad uno de’ seggi, compreso anche quello

del Popolo, e molte altre processioni.

Si rege la cura dell’anime in 30 parrocchie, d’ogni una delle quali diremo a suo luogo dove è situata.

[46] De’ canonici54 si dirà trattandosi della Chiesa Metropolitana.

Vi sono 304 chiese, fra’ quali 15 conventi di domenicani; 17 di francescani, inclusivi i reformati e

cappuccini; di agostiniani, inclusivi glj scalzi; 8 carmelitani, inclusivi i teresiani; 9 di camaldolesi,

certosini e benedettini; 9 de’ canonici regolari, del Salvatore e lateranesi; 4 di san Francesco di Paola; 3

de’ servi di Maria; 1 di eremiti di san Geronimo et un altro de’ basiliani; 5 de’ spagnoli; 6 de’ giesuiti; 6

de’ teatini; 3 de’ chierici55 regulari; 2 di bernarbiti; 3 de’ ministri dell’Infermi, detti delle Crocelle; uno

dell’Oratorio; 3 de’ pii operarj; 3 delle Scuole Pie; 2 de’ padri lucchesi; 33 monisterj claustrali di diverse

religioni; 33 conservatorj di donne; 6 ospidali per l’infermi, 2 per li pellegrini; 4 conservatorj56 per li

51 Ed. 1725: oltri i. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 52 Ed. 1725: del Tesoro. Corretto sulla lezione della princeps. 53 Ed. 1725: Cattolichissimo. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 54 Ed. 1725: Canunaci. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 55 Ed. 1725: Cherici. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 56 Ed. 1725: Consevatorj. Corretto sulla lezione dell’altra edizione del 1725.

Page 28: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

20

fanciulli dispersi, uno per li vecchi et un altro per li poverelli, oltre l’infinito numero di confraterie ed

oratorj, de’ quali anche dirassi a suo luogo.

Della populazione della città di Napoli, nobiltà, civiltà e popolo.

Che sia questa città la più numerosa di popolo dell’Italia tutta non si può dubitare, essendovi da

cinquecento e, forse, seicento mila anime, oltre i forastieri, che continuamente, così da’ contorni come

[47] da lontano, vi giungono e parteno, e l’havervi portate le case la maggior parte da’ regnicoli ha fatto

spopolare le città del Regno, come s’è veduto dal passato contagio in qua, per vivere con più quiete e

delizia.

I suoi abitanti sono divisi in titolati, nobili di seggio, che già in 29 sedili o portici, oggi in cinque, si

distinguono: sono di Capuano, che fa per impresa un cavallo d’oro frenato; di Nido, fa un cavallo nero

sfrenato; Montagna, fa tre monti; Porto, fa un huomo marino peloso con ferro in mano; e Porta Nova,

una porta.

Hanno per legge non eliggervi altra famiglia senza il consenso del Re e della maggior parte de’

cavalieri che lo compongono, fuorché il seggio di Nido, che richiede il consenso di tutta l’assemblea de’

suoi gentilhuomini; e da questi seggi si eligono gli eletti che governano la città, et i sei cavalieri che

governano le piazze, fuorché Nido che n’eligge cinque, detti communemente i Cinque e i Sei delle

piazze, i quali hanno pensiero di chiamare l’assemblea de’ cavalieri et hanno anche cura de’ riti e

costituzioni di esse.

I titolati, molti de’ quali sono de’ medesimi seggi, consistono in principi, duchi, conti, marchesi e

baroni, e, perché questi per le mercedi di Sua Maestà (che [48] Dio guardi) vanno sempre crescendo,

non se ne può dare certo numero, tanto più che si mutano spesso da conti e marchesi in duchi e

principi, e da baroni in marchesi e conti.

La nobiltà fora de’ seggi consiste in cittadini benistanti o forastieri, che non pochi ne vengono da

Genova, Roma, e Sicilia ed altri luoghi lontani, e vivono con decoro e splendore, molti de’ quali si sono

ammessi e si vanno ammettendo a’ seggi.

La civiltà consiste in cittadini che vivono del loro: dottori, medici e notari, gente di tribunali, di

banchi57 ed officj letterati, come anche di mercanti di cambj; e vi si ponno ammettere i mercanti di libri,

sete, lane, ed orefici, che anche con civiltà si mantengono.

La plebe consiste nel resto del popolo, che è quasi innumerabile,58 e particularmente nel Mercato,

Molo Piccolo e Lavinaro. Fa la sua piazza il popolo, il quale haveva il Seggio nella Sellaria − già

57 Ed. 1725: di Bianchi. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 58 Ed. 1725: innumerabili. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725.

Page 29: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

21

diroccatoli da Alfonso d’Aragona −, il quale s’unisce in Sant’Agostino e si chiama Reggimento, che

consiste nell’eletto, dieci consultori59 e 29 capitanj d’ottina.

I sei eletti de’ nobili,60 essendone in quello di Montagna due per l’unione a quello di Forcella, uniti61

con l’eletto del popolo, formano la città, che tiene il suo [49] tribunale in San Lorenzo al Campanile, a’

quali soprasta il Grassiere per derimere nella partita i voti: hanno il privilegio della carozza a quattro, i

portieri vestiti di pavonazzo con bastoni, primo luogo nelle cavalcate, vestendo in esse all’antica con

roboni di tela d’oro all’uso senatorio, berrettoni dello stesso e gualdrappe di velluto cremesi.

L’arme della città vogliono che anticamente fossero il detto Ebone, cioè toro con faccia humana,

come s’ha dall’antiche medaglie;62 usò poi il cavallo e ne vanno in giro le monete, perciò detti cavalli.

Non so dove si sognasse il Cassaneo nel dire, nel suo catalogo Gloriæ Mundi, che fusse “Asinus oneratus

clitella”, prendendo il cavallo per asino; che facesse il cavallo, forse, pervenne per haver adorato ed

eretto il Tempio famoso a Castore e Polluce, che erano deità a’ quai s’offerivano i cavalli. Come, poi,

prendessero lo scudo bipartito di rosso e giallo vi sono diverse opinioni: chi dice che le fusse concesso

da Costantino per haverlo la città incontrato con due confaloni di detti colori; e chi dice che Sergio, per

farsi amorevoli i Normanni, prendesse da loro i colori. Oggi, questo scudo, ornato di mitra e pastorale,

è l’arme del capitolo della chiesa arcivescovale: semplice, l’arme di [50] tutta la città, e, con la “P” in

mezzo, l’arme del popolo.

Si divide la città in ventinove rioni, o regioni, che noi chiamiamo ottine, e queste unite in nove

quartieri.

L’ottine63 sono queste: Santo Spirito, col borgo di Chiaja; Rua Catalana; e Posilipo; San Giuseppe e

Sant’Elmo; Porto; Porta del Caputo; Santa Caterina Spina Corona; San Pietro Martire; San Giovanni

Maggiore; Limpiano; Porta di San Gennaro; e Vergini; Sant’Angelo a Segno; Mercato Vecchio;

Capuana; e Sant’Antonio Abbate; Case Nove; Forcella; Vicaria Vecchia; San Gennarello; Mercato

Grande; e Pazzigno; Sellaria; Fistola; e Bajano; San Giovanni a Mare; Armieri; Scalesia et Alvina.

In ogni quartiero di questi, inclusivi i borghi, dimorano titolati nobili di seggio; e fuori, civiltà e

plebe. Onde noi andaremo quartiero per quartiero, portando avanti gli occhi de’ curiosi ciò che più di

bello o nobile vi sia in chiese, palagi, strade, fonti, antichità, e di memorabile in ogni uno di esse, sicché

diremo per primo

59 Ed. 1725: ɔonsultori. 60 Ed. 1725: Noblli. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 61 Ed. 1725: unito. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 62 Ed. 1725: dell’antiche medaglie. Corretto sulla lezione della princeps. 63 Ed. 1725: P. Ottine. Corretto sulla lezione della princeps.

Page 30: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

22

Primo quartiero di Napoli, continente ottine di Santo Spirito, Santa Lucia, Castel dell’Ovo,

San Giuseppe, Sant’Ermo, Vomero e borgo di Chiaja.

Porta in prospetto questo quartiere, [51] ch’è il più degno e principale della città, il Reggio Palazzo.

TAVOLA [III]. Prospetto anteriore del Real Palazzo.

È questo diviso in vecchio e nuovo: è perché gli antichi re abbitavano prima nel Castel Capuano,

poi Nuovo, e talvolta dell’Ovo, ove scrivono che morisse Alfonzo d’Aragona. Don Pietro di Toledo,

viceré a tempo di Carlo V, col disegno di Federico Manlio, fabricò il palagio, or detto Vecchio, ove vi

stanzò Carlo V, vedendosi la sua aquila con due teste su la porta, e vi era il palco, o giardino, di cui è

restata parte, diroccandosi una torre per fabricarvi il nuovo, che fu fatto dal conte di Lemos don

Ferdinando Ruiz di Castro, col disegno del cavalier Fontana.

È questo mirabile per la struttura, colonne di granito, scala ampia e magnifica, benché stimata

sproporzionata per l’angustia del cortile; vi è la Cappella Reale, la di cui soffitta, essendo caduta nel

1687, fu rifatta, e dipinta da Nicolò Rossi.

Nell’altare vi è statua della Concezione, del cavalier Cosmo. V’è la Sala Grande per festini e comedie,

e diverse altre, come quelle d’Alba, detta de’ Viceré, ove si vedono tutti i ritratti d’essi, dal Gran

Capitano sino al presente; le stanze, dipinte da Bellisario Corensio. Nella prima si tiene il Conseglio

Collaterale di Guerra o di Stato, ove assiste il viceré. Abita egli [52] in un quarto verso mezo giorno, a

vista del mare. Nelle camere di basso vi sono le Secreterie di Stato e Guerra, e sul Palagio Vecchio

quella di Giustizia, con loro officiali.

Page 31: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

23

Dalla parte d’oriente ha il suo giardino, ha stalle capaci ed officine. Nel Palagio Vecchio abitano

genti della famiglia. Vi è la Scrivania di Razione, situata presso ov’era la cappella, in cui si vedono

ancora alcune statue di stucco.

Nello stesso palagio, verso il mare, vi è l’Officio Maritimo per Galere e Vascelli, e per una scala a

chiocciola si discende alla Darsena; si passa dal Regio Palagio, per un ponte, al Castel Nuovo, ed è

questo situato alla riva del mare, e guarda il molo, edificato il maschio di mezo, con torri altissime di

piperno, da Carlo I d’Angiò ove era un convento de’ padri zoccolanti, il quale trasferì nel luogo ove si

vede col nome di Santa Maria la Nova.

TAVOLA [IV]. Veduta di Castelnovo.

Le fortificazioni esteriori le cominciò Federico d’Aragona, le proseguì Consalvo di Cordova,

finalmente le ridusse a perfezzione don Pietro di Toledo, benché dopo, per causa d’incendii, tre de’

quattro torrioni che vi erano siano ridotti hora in baluardi; ecco le parole del padre Guicciardini nel suo

Mercurius Campanus, a carta 154: “Quas tamen forinsecus prominent licere propugnacu[53]la Fridericus

Aragoneus circundare cæpit, mox Consalvus Corduba prosequi, et tandem Petrus Toletanus absolvenda

curavit”. La piazza di fuori, chiamata il Largo del Castello, che circonda il detto per due lati, è curiosa

per la quantità delle genti che vi concorrono il giorno a sentire i ciarlatani, essendosi diroccate molte

case et appianata la strada per adequarla, restando sepeliti parte d’alcuni edificj, fra’ quali la chiesa

dell’Incoronata, a cui prima si saliva per scalini: ora si scende.

Page 32: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

24

TAVOLA [V]. Veduta del Largo del Castello.

Passate le prime fortificazioni di detto castello, si vede, poi, in un ampio cortile, o sia piazza d’armi,

nel quale, a tempo che vi habitava il Duca di Ferrandina, il Conte di Lemos, e quando anche vi fu

governatore don Antonio Cruz, vi si fecero giostre, giuochi di caroselli e caccie di tori bellissime; e poi,

per una scala, si sale all’Armeria.

Nel medesimo luogo, fra due torri, vi è un arco trionfale per l’entrata di Alfonso, il quale era

destinato per altro luogo: ma, perché dovea buttarsi a terra il palagio d’un cavaliero benemerito del re,

ch’era Cola Maria Bozzuti, egli nol permise e lo fece qui situare, ove poco si gode per l’angustia del

luogo; fu opera del cavalier Pietro Martino, milanese, benché il Vasari lo pone in dub[54]bio; è tutto di

marmo, con statue e cavalli bellissimi, benché guasti dal tempo; s’entra, poi, per una porta di bronzo di

basso rilievo con i fatti di Ferdinando, re aragonese, ed alcuni versi latini, opera di Guglielmo Monaco,

e vi si vede arrestata una palla di cannone. Vi è poco appresso una divota Cappella di Santa Maria del

Parto; si vede, poi, un cortile o piazzetta d’armi, e, poscia, per una scala si sale all’Armeria,

accommodata e provista d’arme da don Pietro d’Aragona viceré, stimata per l’architettura64 della sala,

dove si possono armare 50 mila soldati; a’ piè della scala vi è una statua di Nerone, che i semplici

dicono d’un soldato che difese quella scala; vicino alla porta vi erano due statue tolte via; vi si vedono in

marmo di basso rilievo l’imagini65 di Trajano ed Adriano, imperadori spagnuoli; vicino alla detta

Armaria vi è la chiesa di Santa Barbara, e, sopra la facciata, in una nicchia una statua di bronzo, stimata

dello stesso Nerone, con una sfera d’orologio con le figure de’ sette pianeti; la chiesa, consecrata

64 Ed. 1725: architttura. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 65 Ed. 1725: vi si vedono in marmo di basso rielievo l’imagine. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725.

Page 33: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

25

all’Assunta, è nuovamente abbellita e dipinta non già, come dice il Celano, da Pietro del Po, ma da

Andrea, di quello figliastro; la porta, fabricata alla corintia, dimostra nelle basi i ritratti di Giuliano da

Majano e della figliuola, di cui sono li sudetti bassi rilievi. [55] Èvvi un quadro della Presentazione de’

Maggi, due de’ quali hanno l’imagine d’Alfonso I e Ferdinando, e si dice che sia la prima tavola dipinta

ad oglio da Giovanni da Bruggia, inviata ad Alfonso, come dice il Vasari, benché altri vogliono sia la

Presentazione che sta a Mergellina. Il coro è lavorato stravagantemente di noce, e dietro di esso v’è una

scala maravigliosa a chiocciola66 di 155 gradini, di molto artificio, che va sopra la torre; nella sacristia vi

è una imagine della Vergine, di marmo, fatta con molta polizia, stimata dello stesso Majano.67 Vi è una

confraternità delle genti del Castello, et hanno una reliquia di santa Barbara ed altre.

Nella detta Sala Grande, maravigliosa per l’architettura del Pisano, ove si ode ciò che bassamente si

pronuncia nell’altro cantone, dicono qui rinonciasse il papato san Pietro Celestino: ha servito per festini

e per carceri del Conte di Sarno e Petruccio nella Congiura de’ Baroni; oggi, come si è detto, Armeria.

Ha il Castello diversi appartamenti, in uno de’ quali è ridotta in cappella una stanza, dove si dice che san

Francesco di Paola havesse fatto il miracolo di fare uscire sangue dalle monete; è guarnito il castello di

monizioni ed artiglierie, con pezzi maravigliosi, e, fra gli altri, alcuni tolti da Carlo V al Duca [56] di

Sassonia, con avere in essi l’imagine di quel duca, ed uno di 50 cantara che porta 120 libre di palla.

Sembra questo castello una città per la popolazione: vi si entra per due ponti di legno, uno verso il

Palazzo e l’altro verso tramontana, e nel maschio di dentro per un ponte di pietra.

In due loggie verso il Largo del Castello, per ordine di Carlo V, una schiera di musici di fiato

salutano, la mattina da parte di tramontana e la sera dall’occidente, il re e la città. Tornando al Regio

Palazzo, avanti d’esso èvvi una piazza, dove ogni sera si forma squadrone nell’entrare la guardia

d’infantaria e cavalleria, restando una compagnia alla porta.68 In questa piazza, ch’è molto larga se ben

non totalmente quadra, si sogliono fare tutte le dimostrazioni di feste che appartengono al re, come

giostre, caroselli, giuochi di tori, fuochi artificiali, coccagne et altre consimili, di molte delle quali si

veggono le relazioni in stampa con le figure, in particolare quelle fatte a tempo del Marchese del Carpio,

molto belle.

Vi è al fianco, verso il mare, una fontana con statue, opere di Domenico d’Auria, con gli ornamenti

del Merliano, presso la quale don Pietro d’Aragona, viceré, fece uno stradone per discendere alla

Darsena, carozzabile sopra piloni e lamie, [57] arricchita di fonti che sono andati a male, ponendovi nel

principio una statua, accomodando un busto di marmo, che fu già un Giove Terminale, trovato69 a

Pozzuoli in tempo del viceré Duca di Medina las Torres, con stucchi, ed adornandola con una pelle

66 Ed. 1725: chioccola. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 67 Ed. 1725: dallo stesso Majano. Corretto sulla lezione della princeps. 68 Ed. 1725: restando una compagnia della porta. Corretto sulla lezione della princeps. 69 Ed. 1725: trovata. Corretto sulla lezione dell’altra edizione del 1725.

Page 34: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

26

d’aquila, in cui si legge un’inscrizzione con tutte l’opere del detto viceré; finito lo stradone70 di lamie, la

strada che siegue per andare alla Darsena fu anche abbellita di fontane, ma un poco rozze, ed in una di

mezo si vede un’aquila con due teste, accompagnata dal sequente tetrastico:

Inter Aragonios fontes immota manebo,

Haudque Jovi ulterius fulmina prompta feram.

Me namque è superis huc traxit Petrus Aragon,

Dũ fluere has dulci murmure jussit aquas.

TAVOLA [VI]. Veduta del Gigante di Palazzo.

70 Ed. 1725: la stradone.

Page 35: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

27

L’abbellì altresì d’alberi, che anche sono andati in parte a male; da un fianco vi sono le fonderie de’

cannoni e ferrerie per l’armata, dall’altro lato l’Arsenale, diviso in due luoghi: in uno sono racchiusi i

soldati italiani, e nell’altro vi si fabricano gli armamenti navali, fatto d’archi con coverta di tegole, opera

di fra Vincenzo Casali, fiorentino, de’ serviti, essendo viceré il Marchese di Mondejar.

[58] Vi era avanti il detto Arsenale una piazzetta d’armi, dove, con buttar a terra 2 archi del detto per

farla grande, fece poi don Pietro d’Aragona la Darsena con l’intervento d’un frate certosino, detto fra

Bonaventura Presti, laico, per ingegniero: ma, ritrovate molte difficultà nel cavarsi per le sorgive

dell’acqua, pure si venne a fine, nonostante le contradizzioni di Giannettino Doria, generale delle galee,

stimandola di poco profitto, come in fatto s’è sperimentato; l’abbellì detto don Pietro con fontane, in

una delle quali vi è di marmo il re Carlo II nell’età sua puerile, del Fanzago, con iscrizione; e poi dal

Marchese de los Veles vi si fecero condotti per dar l’acqua all’orlo della Darsena per l’acquata delle

galee.

Nell’Arsenale potean fabricarsi da 70 galere, oggi poco meno, e nella Darsena ne possono stare da

27.

TAVOLA [VII]. Veduta della Darsena.

Presso il mare vi è una torre antichissima, detta di San Vincenzo, preso il nome da una chiesa vicina

che fu già parocchia per li naviganti, tolta dal cardinal Gesualdi, ove ora sta un sol cappellano; fu detta

torre fatta edificare da Carlo I, o d’altro, per custodia del mare, con due altre che sono nel Castello, ed

era come circondata dal mare in isola, detta anche Torre di San Sebastiano: serve oggi per car[59]cere

de’ figli dissubidienti. Vicino alla chiesa sudetta vi è un palagio per lo maggiordomo della Darsena, et

all’incontro l’ospedale per l’infermi delle galee.

Page 36: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

28

Dal Regio Palagio, per un ponte fatto ad archi, si passa, coperto, nell’Arsenale, e per esso nel luogo

dove s’imbarca il viceré, andando a Posilipo o altrove.

Per sotto il Castello, vicino al mare, vi è una strada – che termina in una porta, detta dell’Arsenale, e

qui vi è il molo, che estende verso l’oriente per passi cento cinquanta in circa – nel principio di cui vi è

una chiesa, eretta dalla divozione delle genti di galea, cioè officiali, detta Santa Maria del Remedio, ove è

una statua di legno di Sant’Agata che si riscattò da’ Mori, essendo l’insegna d’una galea presa da quei

barbari: è picciola, ma vagamente abbellita di pitture e stucchi; nel fine di esso s’inalza la Torre della

Linterna, detta dagli antichi Faro, di mattoni, opera ben intesa, dicono fatta col disegno ed assistenza

d’un condennato al remo, che n’ebbe in premio la libertà; vi era una fontana con quattro statue di fiumi,

detti volgarmente i Quattro del Molo, dall’Aragona trasmesse a Madrid.

TAVOLA [VIII]. Veduta del Molo Grande.

Termina il detto molo in un fortino, chiamato il Bastione di San Gennaro per una statua di marmo

del santo, ove fece una trinciera, inclusavi [60] la Linterna con palizzate, il Marchese del Carpio viceré,

per porre i cannoni in tempo di sospetto de’ nemici; nel mezo del detto molo vi è una cappella con due

balconi alle facciate, ove si solea celebrar messa per l’armate navali, o nel porto o fuori.

Il largo che circonda il Castello, fatto con buttar a terra diverse case e con adeguare la terra cavata

da’ fossi, è abbellito da diverse fontane.

V’è quella de’ Cavalli Marini, fatta dal Conte d’Ognatte; un’altra d’una conca con un puttino, avanti

la chiesa di Monserrato, fatta dalla città; tre altre, vicine al fosso del Castello: una,71 detta Gusmana, fatta

71 Ed. 1725: uno. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725.

Page 37: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

29

dal Conte d’Olivares, che butta acqua da tre mascheroni, un leone e due draghi, che fanno l’armi del Re,

nostro signore; un’altra, detta di Venere, dalla quale fu tolta una statua di detta falza deità, bellissima, di

Girolamo Santa Croce, e postavi una mal fatta copia; ed è un’altra, detta degli Specchi, che con molti

giuochi d’acqua fa quattro scalinate a guisa di specchi. E vi è poi, nel principio della Strada

dell’Incoronata, la Fontana di Medina, adornata di leoni, armi e statue: è ricca d’acqua, con un Nettuno

sopra d’una conca, sostenuta da satiri, che butta acqua dal tridente, opera molto ben in[61]tesa e fatta

sin dal tempo del Conte d’Olivares, e portata da diversi viceré in varj luoghi, cioè Arsenale, spiaggia e

Palagio; alla fine, col disegno del cavalier Cosmo Fanzago, che vi fece gli ornamenti esteriori ed i leoni,

ingrandendola, posta d’ordine del Duca di Medina las Torres ove oggi si vede.

TAVOLA [IX]. Fontana Medina.

Page 38: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

30

Le chiese intorno al Palagio Regio sono: quella di San Luigi, così detta da una picciola chiesa

dedicata a San Luigi, re di Francia; ottenne questo luogo il glorioso san Francesco di Paola da

Ferdinando I, essendo disabitato ed imboschito; ma con profetico spirito, conosciuto che dovea esser

presso la regia abitazione, ivi fece egli molti miracoli. Oggi ha il nome di San Luigi de’ padri minimi, è

una delle belle chiese di Napoli, abellita ed ornata con marmi e con quadroni nella nave del pennello di

fra Giacomo Farelli, cavalier gerosolimitano; la cupula, triangoli e Cappella di San Francesco, di

Francesco di Maria; cappellone, di Luca Giordano, famosissimo dipintore de’ nostri secoli, con due

quadroni al fianco del coro del celebre Paolo de Matteis.

L’altar maggiore è composto di preziosi marmi, particolarmente il ciborio, con colonne di

lapislazzuli ed altre gioje − fra le quali ammirabile è un’agata, [62] dove si trovò, segandosi per lavorarsi,

l’imagine di san Francesco di Paola al naturale, con carnatura, barba e cappuccio del suo colore −,

fatto72 a spese del marchese Giovanni Vandeneinden, fiamengo; la Cappella di Sant’Isidoro, protettore

della nazione spagnuola, ove la statua del santo è dipinta a fresco dal Farelli; la Presentazione de’ Magi è

del Criscuolo; la Vergine col Bambino, del Santa Fede; la Sua Natività, di Marco da Siena, col suo

ritratto.

La sacristia tiene apparati superbissimi ed argenti, e vi si conserva uno studiolo di smalto prezioso

donatole dal cardinal Granvela, che fu viceré del Regno. Nel chiostro vi è una imagine del Signor con

croce in spalla di Giuseppe Trapani.73

Ha una famosa farmacopea, o speziaria, ben dipinta dal Matteis, con preziosi aromi, semplici e cose

peregrine, e vi è una congregazione della Vergine de’ Sette Dolori, dipinta dal Farelli, confratello di essa;

un campanile grande, con campana di grandezza stimabile; buono e gran convento, con libreria, giardini

e luoghi per molti frati. Fra l’insigni reliquie che tiene, vi è del latte della beata Vergine, che si liquefà ne’

suoi giorni festivi in due ampolle. Nella Cappella della famiglia Cordova v’è un’effigie al natu[63]rale del

santo, venuta da Francia; due pezzetti della Croce del Signore; de’ santi Giovanni Battista, Mattia ed

Andrea; un dente di san Paolo; la nuca con un pezzo dello spino74 di san Francesco, col berettino,

cingolo e veste di lana che portava in memoria di san Francesco d’Assisi.75 Lucrezia Carafa diede a

questa chiesa, in tre reliquiarj di gemme, molte reliquie, fra’ quali de’ capelli e veste della Vergine; di san

Giacomo apostolo; e molti santi e sante, martiri e vergini. Riposano in detta chiesa il beato Francesco di

Napoli, dello stesso ordine, ed il beato Giovanni, oblato calabrese, noto per la sua semplicità.

Dirimpetto al palagio vi è la chiesa di Santo Spirito e convento de’ padri domenicani. A differenza

d’un’altra chiesa, detta lo Spirito Santo, questa prende il nome da san Spiridone,76 essendo stata prima

72 Ed. 1725: fatta. 73 Ed. 1725: Giuseppe Impani. Come da errata corrige dell’editio princeps. 74 Ed. 1725: dello spina. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 75 Ed. 1725: Fraccesco d’Assisi. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 76 Ed. 1725: da questa prende il nome da S. Spiridone.

Page 39: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

31

de’ monaci basiliani, poi concessa a’ predicatori, diruta però l’antica chiesa per allargare la Piazza del

Palagio e riedificata la moderna, che si va abbellendo al maggior segno, havendone dipinto il cappellone

Giacomo del Po, e non Andrea; il lamione della croce è mirabilmente dipinto da Nicolò Rossi, a fresco;

l’altare del Rosario ha una tela con capricciosa invenzione del Giordano; dirimpetto, il Nome di Giesù

con san Pietro e [64] Paolo, la Fede e ’l Bambino, del detto Giacomo del Po, e le tavole di Santa

Barbara ed Adorazione de’ Maggi, d’Andrea Salerno. Ajutò il luogotenente della Regia Camera Alvarez

di Ribera con elemosine la chiesa, che qui giace sepellito: è nella sua cappella la tavola della Vergine con

gli apostoli Pietro e Paolo, del Fiamengo. Il corpo della chiesa è dipinto a fresco da Paolo di Mattei, e

nel soffitto sono alcuni quadri ad oglio del medesimo, fra’ quali il Battesimo di Cristo, opera delle

migliori del suo pennello.

Ha chiostro, libreria, farmacopea ed un’altra congregazione della Madonna de’ Sette Dolori:77 vi

sono anche memorie sepolcrali che possono vedersi, come anche una Cappella di Don Emanuele Pinto

Mendozza, principe di Schitella.

Vicina è la chiesa e collegio di San Francesco Saverio, dedicata anche a San Francesco Borgia, de’

padri giesuiti, per volontà della fondatrice d’essa, la signora contessa di Lemos donna Caterina de la

Zerde y Sandoval, già viceregina di Napoli, la quale l’ajutò con molti denari, essendovi prima una

picciola chiesa di detti padri: ha bella facciata, disegno del cavalier Cosmo. Nell’altar maggiore vi furono

prima due quadri: uno di Salvator Rosa, l’altro di Cesare Facanzani; unita[65]mente v’è uno di

Giordano; la cupola e tutta la volta della chiesa è pittura di Paolo de Matteis, opera che, per essere78 la

prima del suo pennello a fresco, così grande, ha del maraviglioso.

Nella Cappella, di marmi,79 della Concezione, ch’è della famiglia Monte Negro, spagnuola, vi è la tela

di Cesare Fracanzani; il Sant’Ignazio che si toglie la croce in spalla era di Giuseppe detto lo Spagnuolo,

hora del detto De Matteis;80 la sacristia con armarj di radiche di noce è molto bella; tiene le scuole di

grammatica e di casi di conscienze, con congregazion di spagnuoli e di ragazzi, e nelle feste vi si fanno

molti esercizj spirituali, cioè dottrina cristiana, coronella delle piaghe del Signore, esposizione del

Venerabile Sacramento ed altro.

Sopra San Luigi vi è la chiesa della Croce e convento de’ padri riformati di san Francesco, e qui

comincia la collina d’Echia, o sia Pizzofalcone; fu edificato questo convento da Roberto con un

monistero di suore francescane, con le quali la regina Sancia rinserrossi, menando vita claustrale,

chiamandosi Chiara; vi fu in sua morte sepellita, transportato poi il suo cadavere, con le suore, in Santa

Chiara a tempo della regina Giovanna, indi da Alfonso concesso a’ mentovati padri. Vi sono [66] in

77 Ed. 1725: de’ Settte Dolori. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 78 Ed. 1725: opera, per essere. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 79 Ed. 1725: de’ marmi. 80 Ed. 1725: hora detto de Matteis. Corretto sulla lezione della princeps.

Page 40: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

32

detta chiesa 24 martiri crocifissi di Matteo Mollica,81 famoso scultore, in legno; ha l’altar maggiore con

la custodia di legno odorifero, di vago intaglio, e fu opera d’un laico di Copertino, che morì

terminandolo; vi è il sepolcro della predetta regina, non già il cadavero, come abbiamo detto; il chiostro

fu dipinto da un loro padre, ma, perché ad oglio sul muro, è andato a male; v’è l’infermaria per tutta la

provincia, libraria, e giardini dietro la cappella, nuovamente eretta in onore della Santissima Annunciata;

v’è un bellissimo cimitero arioso e grande per uso de’ frati di detto convento, fatto da molti divoti della

religione con diversi ornamenti di chiesa.

Al fianco vi è un altro convento, altresì di riformati, su la Strada di Santa Lucia, in cui per una scala

non molto lunga si sale, et è detto della Santissima Trinità, fondato dalla nomata reina Sancia per i padri

confessori; nella chiesa vi sono tre tavole di Marco di Siena; qui morì il beato Giacomo della Marca, il

cui deposito fu transportato in Santa Maria la Nova, e nel giardino vi è un melangolo piantato dal beato;

vi riposa il corpo del beato Bernardino da Poreficar.

A lato della chiesa della Croce v’è quella di San Marco Evangelista, fondata da’ [67] tessitori di tela e

fatta parrocchia dal cardinal Giesualdo, ma molto angusta, difetto di quasi tutte le parrocchie di Napoli

perché fondate da molto tempo, quando le chiese non soleano farsi così grandi; dà le doti a 4 zitelle

dell’Arte di docati 25 ogni anno.

Siegue, poco più sopra, la chiesa e monistero di donne spagnuole, detta la Vergine de la Soledad,

overo Solitaria di Palazzo, fondata da fra Pietro Tigroso,82 capuccino, e don Luigi Enriquez, mastro di

campo, con elemosine raccolte da’ particolari,83 nel quale si ricevono84 le figlie orfane degli officiali

spagnuoli con le regole di san Domenico. Ha molti quadri di pittori eccellenti: quello dell’altar maggiore

è del Giordano; la Vergine col Figlio morto, del Ribera; ve n’è uno del Vaccaro, della Pietà; la Santa

Cecilia è del Sellitto; il Rosario, del Giordano; Transito di San Giuseppe, Christo all’orto, di Giovanni

Bernardino Siciliano. Vi è una congregazione nobile di spagnuoli, la quale fa il Venerdì Santo, la sera,

una devota processione della Passione del Signore, che si chiama de’ Battenti, con molti misterj,

intervenendo in essa gran numero di nobiltà e tutti gli officiali de’ tribunali con torce accese.

La chiesa di Santa Maria degli Angeli [68] de’ padri teatini la fondò donna Costanza d’Oria, figlia del

Principe di Melfi, vagamente architettata dal padre don Francesco Nero, da alcuni chiamato Crimaldo,

teatino: la cupola e volte sono dipinte a fresco dal cavalier Benasca; i quadri ad oglio del coro, laterali,

della croce e sopra la porta, di Francesco Maria Castelli, veronese, laico di detta religione; il quadro della

Vergine con altri santi, dalla parte del Vangelo, del cavalier Massimo. Ha bellissima sacristia, casa e

refettorio, dipinto dal detto Castelli, col disegno del padre Giovanni Guarino; tiene giardino con

bellissime vedute sopra mare.

81 Ed. 1725: Matteo Mollea. Come da errata corrige dell’editio princeps. 82 Ed. 1725: Tigrisse. Come da errata corrige dell’editio princeps. 83 Ed. 1725: da particolare. 84 Ed. 1725: ricevano.

Page 41: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

33

Il noviziato de’ padri giesuiti, detto la Nunziatella, fondato da donna Rona Mendozza, marchesana

della Valle, ha la chiesa bassa, ma la casa, con vedute sopra la spiaggia del mare, molto comoda e

deliziosa.

Il Monte di Dio, collegio de studj presso il Presidio, de’ padri dominicani, fu fondato dal marchese di

Trivico don Ferdinando Loffredo.

Tutto questo colle fu detto Echia da Ercole, e Lucullano85 da Lucullo, per avervi edificato un

palaggio nell’estremità, all’ora ch’era unito con il continente il Castel dell’Ovo. Andrea Carafa, conte di

Santa Severina, vi edificò, poi, una villa [69] e casa, deliziosa al pari de’ giardini di Lucullo, con statue e

giuochi d’acque, particolarmente un Mercurio, a cui don Giovanni d’Austria, ponendo il cappello, disse:

“Habla”;86 l’ereditò, poi, il marchese di Trivico Loffredo, e da’ successori di questo fu venduto al Conte

d’Ognate, che si fece presidio per li soldati spagnuoli, che prima erano alla Strada delle Celse, perciò

detto, poscia, Quartieri. Don Pietro d’Aragona, viceré, l’ingrandì e fortificò, facendovi stanze capaci per

più migliaja di soldati.

Lo stradone che tira a Santa Maria degl’Angioli e tutte le contrade di questo colle sono pieni di palagi

e case commode, con vedute di mare e di terra. Vi è, nell’altra strada che va alla porta del detto presidio,

un monistero di monache spagnuole, che si divisero da quelle di Porta Nolana, e collo stesso nome di

Santa Maria Eggizziaca, avendovi fabricato87 una chiesa alla moderna.

Per un ponte88 di pietra, fatto a spese de’ complatearj a tempo del Conte di Monterey, si passa alla

contrada delle Mortelle, anche ricca di palagi, fra’ quali sono commendabili quello del reggente

Carriglio, oggi posseduto per compra dal reggente Serafino Biscardi; quello del reggente Jacca, oggi di

don Luise Pignatello; quello del duca di Diano, Calà; del [70] reggente D’Andrea; e vi è un conventino

di padri spagnuoli, detto Santa Teresa, de’ carmelitani, o pure Santa Maria di Buon Successo.

Il monistero più sopra, di Santa Catarina da Siena, fondato dal padre Lupardo ov’era l’ospedale della

Vittoria, che s’unì con San Giacomo delli Spagnuoli, ha molte reliquie, come alcuni pezzetti della Santa

Croce, della veste e capelli della Vergine, de’ santi apostoli, martiri e confessori; e sono domenicane.

Il convento della Concordia, presso il Palagio de’ prencipi di Cariati Spinelli, fu fondato dal padre

Giuseppe Romano: ha bella vista, e vi è sepellito l’Infante di Fezza don Gaspar Benemerino, venuto alla

fede ed esercitato nelle guerre per lo Re Cattolico, come dal suo epitaffio. Nel convento vi sono padri

carmiletani della stretta osservanza di Santa Maria della Vita. Nella chiesa vi sono due tele dipinte da

Bernardino Siciliano e d’Andrea Vaccaro.

85 Ed. 1725: Luccullano. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 86 Ed. 1725: Hablai. 87 Ed. 1725: frabicato. 88 Ed. 1725: nn ponte.

Page 42: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

34

La chiesa parrocchial di Sant’Anna di Palagio, fondata89 da’ mastri e confraternità della Salvazione,

che sepellisce a sue spese i poverelli di Napoli, tengono letti all’Incurabili e fanno altre opere pie. Dalla

parte che guarda Chiaja v’è Santa Maria, detta di Bettelemme, anche domenicane, monistero fondato

dalla duchessa della [71] Cersa Carrafa, già suora della Sapienza: fu già villa del reggente Carlo Tappia; vi

sono donzelle della più scelta civiltà, e vi si coltivano fiori per farne mazzetti d’ogni tempo.

Più sopra vi è la casa e chiesa de’ padri bernabiti, detta San Carlo delle Mortelle, ove si fanno diversi

esercizi spirituali: hanno una reliquia di san Liborio, protettore di chi patisce di calcoli, et un’altra di san

Francesco Sales. Nella Cappella di San Liborio il quadro dell’altare è del Giordano, e la volta,

similmente, ad oglio, del cavalier Farelli. Nella chiesa vi sono molte tele d’Antonio de Billis, napoletano,

discepolo del Massimo. Non molto distante vi è il ritiro di signore, fondato da donna Elena

Aldobrandini,90 duchessa di Mondragone, che perciò il Ritiro di Mondragone si chiama.

Sotto le falde del monte èvvi Santa Maria a Parete, così detta da un’imagine miracolosa di essa

Vergine, dipinta91 in un muro,92 convento de’ padri conventuali.

Superiore è il noviziato, degli agostiniani scalzi, di San Niccolò da Tolentino, con bellissimo

prospetto, fattavi la facciata di stucchi. È vicino il monistero di suor Orsola Benincasa, da sé fondato

sotto il titolo della Santissima Concezione, il quale include un ritiro di monache romite che [72] non

parlano mai ad alcuno, e sono servite dalle monache del primo chiostro, sotto la direzzione de’ padri

teatini. Si può dire che questo monistero sia unico in Italia, vivendo vita quasi angelica. Hanno, fra

l’altre reliquie, un dente di sant’Orsola, il capo di una delle compagne martiri,93 dato alla madre Orsola

dal cardinal Spinelli.

Discendendo presso Sant’Anna, vi è il convento del Rosario, de’ padri dominicani, fondato da

Michele di Lauro, ed hanno anco la testa d’una vergine e martire, compagna di sant’Orsola; vi è la

Trinità, dipinta da Luigi Siciliano. Il chiostro è stato ultimamente abbellito sotto la direzzione del padre

fra Tomaso Spina, dell’istessa religione, con farci un bellissimo orologio.

Sotto la Concordia vi è la congregazione e confraternità di San Mattia Apostolo. Più basso èvvi il

monistero della Maddalena, delle spagnuole, qui transferito dal Carminello dopo la Strada di Nardones,

ivi fondato già per le donne spagnuole convertite dall’esemplarissima pietà di donna Isabella d’Alarcon,

marchesa della Valle; havendo, poi, ceduto il primo luogo ad alcuni divoti sacerdoti, vi fu eretto in esso

un oratorio a San Carlo; e il monistero, o il conservatorio col nome [73] di Santa Maria Maddalena, fu

trasportato dove si trova, osservando la regola del Carmine. Tengono una pulita chiesa, fatta di nuovo,

e ne’ venerdì di Quadragesima si predica in lingua spagnola, e le moniche cantano il Miserere.

89 Ed. 1725: fondato. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 90 Ed. 1725: Altobrandini. 91 Ed. 1725: dipinto. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 92 Ed. 1725: marmo. Come da errata corrige dell’editio princeps. 93 Ed. 1725: una delle compagne Martire. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725.

Page 43: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

35

La Speranza è monastero de’ padri agostiniani spagnuoli: fu fondato da Francesco de la Cueva94 e

Giovanni d’Eira Portocarrero, ceduto a donna Gerolama Colonna, duchessa di Monteleone, da questa

concessa a’ padri sudetti.

Poco più sopra è la Trinità, della Redenzione de’ Cattivi, servita prima da padri italiani e spagnuoli, e

poi, ceduta a questi, fu edificata da’ divoti. Ha due congregazioni: una della Vergine del Riscatto e l’altra

della Vittoria.

Discendendo la Strada Toledo, in mezzo la strada, detta la Galitta da Francesco Tovara, cavalier

spagnuolo, si vede la chiesa e casa de’ padri lucchesi, fondata da Giovanna Quevedo; v’erano prima i

padri dell’Oratorio, che la lasciarono per la regola che non ammette se non una casa per città, da’

presenti divotamente ufficiata. La cupola è a forma di scudella, eccellentemente dipinta da Giordano,

con i quattro angoli in cui si veggono espresse dal suo pennello le quattro femine forti dell’Antico

Testamento, [74] mostra di grand’altezza; dello stesso è il San Nicola e sua cappella, nella quale sta

sepellito, essendo morto in età d’anni 75 in circa, doppo haver lasciato tante memorie insigni del suo

pennello in Napoli, Spagna, Firenze et altrove; quello di Santa Brigida, dell’altar maggiore, è del Farelli,

della sua prima maniera; quella di Sant’Antonio, del cavalier Massimo Stanzioni. Nella Cappella di

Sant’Anna il quadro dell’altare è del Giordano, ed i due collaterali, di Niccolò Vaccaro. Nelle

domeniche di Quadragesima s’espone il Sacramento dell’altare con sontuosa machina di lumi di riflesso.

La sacristia di questa chiesa è insigne per i suoi armarj di radiche d’olive.

Siegue verso del Largo del Castello la chiesa ed ospedale di San Giacomo degli Spagnuoli, fondato

dal viceré don Pietro di Toledo in un luogo abitato da’ genovesi, a cui fu unito l’ospedale della Vittoria,

di cui se ne vede il quadro a man destra della chiesa, e con i ritratti di Pio V, don Giovanni d’Austria et

altri eroi della vittoria navale de’ Cursolari, che prima era alle Mortelle. Il disegno fu di Ferdinando

Manlio, mancante per la cappella da una parte sfondata,95 e non dall’altra, havendo ciò fatto per darle il

prospetto al molo. Nella Cappella de’ Catalani la tela [75] dell’Assunta è del Criscolo; la Vergine,

creduta del Rafaele, è copia, ma ben fatta; il San Giacomo è di Marco da Siena, di cui anche il quadro di

Sant’Antonio e san Francesco di Paola. Vi è la Cappella, di marmo, della Vergine delle Grazie, dipinta a

fresco da Orazio Frezza.

Il quadro della Natività, che sta sopra la porta, è del Passanti, discepolo del Ribera; maraviglioso,

dentro il coro, è il sepolcro del fondatore, colla statua sua e della moglie in ginocchioni, e con l’imprese

da lui fatte, scolpite in basso rilievo da Giovanni di Nola. La Cappella di San Giacomo è de’ continui

del viceré; vi sono altri sepolcri di cavalieri spagnuoli, come di casa Messia, Santa Croce et altri; e si è già

fatto un altare di marmo, ma non ancora la statua del santo. Vi è il Banco che ha titolo di San Giacomo

e Vittoria, fondato dal Conte d’Olivares viceré, per depositare il denaro e per pegni. Vi è altresì, nel

94 Ed. 1725: de la Bueva. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 95 Ed. 1725: sfondate.

Page 44: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

36

cortile, un forno ove si fabrica bianco pane; corrisponde nel cortile una porta ed il parlatorio del

monistero della Concezione, detta de’ Spagnoli, a differenza d’altre dello stesso nome; in mezzo del

detto cortile vi è un fonte di marmi. Le reliquie che si conservano in San Giacomo sono un pezzetto

della Santa Croce ed un osso di santa Barbara. Qui rice[76]vono l’abito i cavalieri che militano sotto

l’insegna di san Giacomo, i quali vi assistono a molte festività e domeniche dell’anno con la veste a lor

uso, esponendovi il Santissimo, e dà la dota a 22 vergini della nazione.

Fuori la porta maggiore, a lato destro, vi è una congregazione di nobili spagnuoli col titolo del

Santissimo Sagramento, che fa la festa l’ottava del Corpus Domini, con quattro superbissimi altari, due

a Strada Toledo e due al Largo del Castello, uno incontro all’altro, per altezza di machine e per

ricchezza d’argenti, degni d’esser visti, adobati da quattro diverse religioni, le più ricche di Napoli. Al

lato della chiesa s’espongono la mattina in mostra i quadri de’ migliori pittori che vogliono far pompa

della lor virtù. Termina la festa con una solenne processione, in cui interviene il viceré con gran nobilità

e ministero. Nel uscire, si fa salva reale di tutti i castelli e dello squadrone96 situato avanti il largo della

chiesa. Si può dire che questa sia una delle più belle feste di Napoli, e si chiama comunemente la festa

de’ Quattro Altari.

Il monistero della Concezione, che ha la facciata a Strada Toledo, in cui s’osservano le regole di san

Francesco, eretto da’ governadori di San Giacomo, riceve le [77] donzelle figliuole degli officiali

spagnuoli in numero di dodeci senza dote, e l’altre con dote, ma gente di rispetto. È dipinta la chiesa a

fresco: la nave, dal cavalier Cossimo; la cupola, di Giovanni Berardino Siciliano; fregi di chiaro e scuro,

di Rafaellino, ed ha due sepolcri di marmo bellissimi.

La Strada detta di Chiaja, cioè spiaggia, perché termina in detta porta, qui trasportata da Santa Maria

della Nova, nel cui sito chiamavasi Porta Petruccia, comincia dal prospetto di Palazzo Vecchio. Vi è

avanti d’arrivare ad essa la chiesa e convento di Sant’Orsola, de’ padri della mercé della Redenzione de’

Cattivi, che prima all’Annunziata, poi a Santa Maria de’ Monti, ed ultimamente qui, si situorno in un

luogo ove stava la chiesa di Sant’Orsola, ajutati col denaro di don Antonio Carafa di Stigliano. Vi sono

attaccate due confraternità: una della Resurrezione del Signore, che fa una pia e divota processione la

mattina di Pasqua avanti il Regio Palagio; e l’altra congregazione o confraternità è di Sant’Orsola.

Ha vicino il palagio del sudetto principe, grande, con gran giardini, boschetti et abitazione

dignissima, ma passato a’ signori Duchi di Medina las Torres per il matrimonio con donna Anna Carafa,

et essendo questi estinti, è ricaduto al re, da cui ne fece [78] acquisto il Principe di Cellamare, che l’ha

rifatto et abellito con gallerie, dipinte da Luigi Garzi romano, statue, fabriche e pitture molto vaghe,

rendendolo un paradiso terrestre, stante la sua disposizione, ajutata famosamente dall’arte.

96 Ed. 1725: dallo squadrone. Corretto sulla lezione della princeps.

Page 45: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

37

Della Strada di Santa Lucia e Castello dell’Ovo.

Con l’ottina di Santo Spirito va unita97 la Strada di Santa Lucia, chiamata Via Gusmana, aperta dal

Duca di Medina las Torres, viceré, che comincia dal Gigante di Palagio, e per dritto, discendendo verso

il mare, ha dal fianco, su la muraglia dell’Arsenale, un canaletto con acqua che discende per le bocche di

diversi mostri marini, scolpiti dal cavalier Cosmo, e va a terminare ad una fontana, detta Fonseca,

perché è fatta a tempo del viceré don Emanuel Zunica e Fonseca, conte di Monterey. Vi è la statua del

Fiume, che getta acqua dall’urna, due tritoni con le buccine et alquanti pesci; e prima c’erano (dice il

Celano) due languste, che furono rotte da chi poco prezza l’opere di sculture: il tutto, faticha parte del

cavalier Cosmo, e parte di Carlo suo figlio, morto in Spagna in gioventù.

TAVOLA [X]. Fontana Fonseca.

97 Ed. 1725: unito.

Page 46: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

38

Dall’altro lato è il monistero sudetto della Trinità. Più avanti è il forno del biscotto, detto Panatica,

ove si fa la pro[79]vigione delle galee e vascelli; attaccata vi è la chiesa di Santa Lucia, antichissima, detta

a Mare – a differenza di quella del Monte –, edificata da Lucia, nipote del gran Costantino, ristaurata da

sant’Attanasio vescovo, e riedificata dal monistero di San Sebastiano per esser sotto la sua giurisdizione.

Presso questa chiesa vi fece un bellissimo e delizioso casino con fontana avanti, ed abbellito di pitture e

balconi, don Marino Carrafa, prozio del presente Duca di Maddaloni, zio del duca don Carlo, persona

militare e di gran valore; hoggi è del duca suo pronipote.

Séguita98 detta strada con palaggi a destra, restando libero il prospetto del mare per opera del

cardinal don Gaspar di Borgia, e si vede un bel palaggio ove habitò lungo tempo il principe di

Castiglione D’Aquino e, nella venuta del Duca d’Angiò, il viceré del Regno, Duca d’Ascalona, allora dal

detto principe di preziosi mobili ornato; fu già del presidente Amendola; hoggi è del suo erede e

successore, duca di Pescolangiano Di Alessandro.

Passato questo, si vede una ricca speziaria, la quale contiene più stanze di cose scelte, casa del fu

famoso aromatario chiamato Franco Nepeta, visitata quasi da tutt’i forastieri che vengono a Napoli; e

doppo, il Seminario de’ Macedonj, donato a’ padri [80] somaschi da Giovanni Vincenzo di detto

cognome, che v’istruiscono figliuoli nobili nelle lettere ed arti cavaleresche.

Dalla parte del mare vi sono tre fontane: quella di mezo con due famose statue, che fanno colonne,

fatte con molto studio, coll’adornamento d’intaglio; dicono le statue essere di Domenico Auria e

l’intagli del Merliano, ma i professori vi contradicono, presupponendo non esser la maniera di quelli; la

fe’ fare il Conte di Benevento, e qui trasportata dal cardinal Borgia viceré.

TAVOLA [XI]. Fontana di Giovanni di Nola.

98 Ed. 1725: Segnita.

Page 47: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

39

Continuando la strada, a destra vi è la chiesa di Santa Maria della Catena, eretta da’ pescadori della

contrada, fatta parrocchia dal cardinal Gesualdo;99 da dietro vi è una strada con commode case che

spunta alla Solitaria, e vi era il famoso museo di Francesco Picchetti, per la sua morte dissipato in tutto,

perdendosi una delle più belle memorie che siano mai state in Napoli di medaglie, antichità e disegni,

con gioje rarissime: cose da non scriversi senza lagrime.

Più avanti alla Strada di Santa Lucia vi è un bastione che serve per delizia del passeggio, già chiuso

con palizzate dal Carpio per fortificazione del Castel dell’Ovo, restituito in parte dal Conte di Santo

Stefano.

TAVOLA [XII]. Veduta del Castello dell’Ovo.

Per un lungo ponte si passa al Castel [81] dell’Ovo, già, come si disse, unito a Pizzofalcone, e poi, per

un terremoto o altro, diviso; qui dicono fusse Megara, città che prese il nome dalla moglie d’Ercole

quando quegli qui passò; poi abitazione di Lucullo, e perciò detto di Lucullane, dove erano le sale delle

sue delizie con i nomi delle deità e le piscine; detta ancora Isola del Salvatore per una chiesa; oggi si dice

Castel dell’Ovo, non già per la favola dell’ovo incantato da Virgilio, sognato da un semplice istorico, ma

forse per quella forma. Che fusse detto del Salvatore si legge nell’officio di sant’Attanasio, per esservi

stato un convento di basiliani ove morì santa Patrizia, concesso a’ benedittini, ed indi alle monache di

San Sebastiano, detto ancora il monistero San Pietro a Castello; Guglielmo Primo normanno lo rese, da

99 Ed. 1725: del Cardinal Gesualdo. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725.

Page 48: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

40

palagio di delizie, rocca;100 Pietro Navarro con le mine lo rovinò in parte, fortificandolo don Giovanni

di Zunica; e vi si è aggiunto un nobilissimo fortino che sporge in mare, ove erano anticamente alcuni

molini a vento, detto lo Scoglio del Sale, guarnito di smisurate colobrine per custodia della città

dall’insulti maritimi, fatto con molta sua lode e gloria construere dal Conte di Santo Stefano Del Porto

mentre era viceré, conforme appare dalle sue armi et inscrizzione, che dice:

[82] CAROLO SECUNDO

Austriaco Rege

Lucullanarum delitiarum vetustati,

novis fluentis limphæ.

Sitientibus fons aperitur

Hic denuò Patritiæ Virgineos

irrigat, flores

Vesevi insanientis101 obtutu;

Vel olim Navarri memoria, ne terrearis

ambo animi fluenta ministrant:

Ad Franciscis Benavides Excellentissimi hujus Regni Proregis

Leonem intererat,

Aquas prò igne suppeditare

Anno reparatæ salutis

M.DC.XCIII.

Di questo ne fu l’inventore il tenente generale dell’artigliaria del Regno don Luca Antonio di Natale,

come appare dal suo nome scritto in idioma latino102 attorno al cornicione del fonte, ch’è un bel leone,

di marmo, alzato.

V’è in questo Castello la parocchia, o cura, e sotto la stanza della monizione si vedono vestigj

dell’antica chiesa del Salvatore, e la stanza dove morì la gloriosa vergine santa Patrizia.

Dove termina la spiagia di Santa Lucia, v’è una sorgiva d’acqua ferrata che serve per rimedii;

appresso siegue il Bastione di [83] Santa Lucia, in cui v’è un Sedile per delizie del volgo, detto Posilipo

de’ Pezzenti. Inoltrandosi al Platamone, si vede la chiesa consecrata alla Vergine, concetta senza

peccato originale, de’ ministri degl’Infermi, detti dalli napolitani delle Crocelle per la croce che portano

alla veste; avanti detta chiesa sono alcuni olmi per far ombra, benché la vista sia alquanto impedita dalle

fortificazioni esteriori.

Il Platamone è un luogo di delizie lungo la spiaggia del mare, alquanto rilevato, molto grato alla vista;

quivi l’aure fresche, il dolce mormorio dell’onde cacciano continui sospiri, onde a ragione si può dire

100 Ed. 1725: Guglielmo Primo Normanno lo rese palagio di delizie, Rocca. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 101 Ed. 1725: insanientes. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 102 Ed. 1725: in dioma Latino. Corretto sulla lezione della princeps.

Page 49: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

41

dal volgo Sciatamone, dal fiato che i napoletani chiamano “sciato”, perché spesso muove l’affetto a

respirare; qui stavano le Grotte Platamonie, delle quali ne apparono103 le vestigie sotto terra, non già

così dette da un secretario d’Alfonzo d’Aragona, ma dalla voce greca platamon, che significa “scogli bassi

e piani”. In questo luogo si vedono delli palazzi, ma il più degno e rinomato è quel che fu del marchese

delli Rotondi di casa Cortese, poi del suo erede di casa Gesualdo, oggi, per via di compra, del presidente

Marchese d’Addrada; i padri gesuiti e teatini v’hanno fatto le calate dall’alto al basso104 con le porte

ferrate, per godere di sì grata vista e [84] non essere rubbati. Nell’estremità d’esso vi sono a’ tempi

nostri accomodate alcune stalle, dove allogiano cavallerie, e tutto il luogo, per i spessi e continui moti di

guerra da cui questa nostra età è pur troppo travagliata, è chiuso da un rastello tenuto con guardie. Le

strade principali dell’ottina di Santo Spirito sono: la mentovata105 di Santa Lucia, di Pizzofalcone, di

Chiaja – dalla porta in qua –, Galitta di Don Francesco, parte di Toledo, di Nardones, Mortelle,

Sant’Agnese e di altre, che prendono il nome o dalle chiese vicine o dalle persone che vi habitano.

Segue il primo quartiere.

Dell’ottina di San Giuseppe.

Dal luogo dove si cala a San Giacomo delli Spagnuoli, e proprio dalle carceri dell’Auditor Generale,

dette di San Giacomo, comincia questa ottina, e, discendendo per dritto alla Fontana Medina, vi è una

strada bellissima, e case, che comincia da detta fonte e tira verso la Porta dello Spirito Santo. Nel

principio fu detta delle Corregge, hora l’Incoronata per essere avanti detta chiesa, ove si facevano feste

e corsi di cavalli, e dicono v’havesse l’abitazione, o pure i tribunali, la regina Giovanna, vedendosi in

certi luoghi di essa l’armi angioine; circonda l’ottina per le muraglie sino alle radici di Sant’Elmo e al

monistero della Trinità.

103 Ed. 1725: apparano. 104 Ed. 1725: dell’alto al basso. Corretto sulla lezione dell’altra edizione del 1725. 105 Ed. 1725: le mentovata. Corretto sulla lezione della princeps.

Page 50: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

42

TAVOLA [XIII]. Veduta dell’Incoronata. All’illustrissimo regio consigliero signor don Giovan Battista Caravita.

[85] Le chiese, che in esse sono, prima è l’Incoronata, antichissima, così detta perché ivi fu coronata

la regina Giovanna dal legato apostolico, in cui prima s’entrava per scalinate: oggi vi si scende, alzatavi

d’intorno la terra, tolta nel farsi i fossi del Castel Nuovo; era dipinta, come dice il Petrarca, dal Giotti,

restatevi poche figure in testimonianza, e, fra l’altre, la Cappella del Santissimo Crocefisso, ove si vede

la Coronazione della regina Giovanna colla sua effigie, benché guasta dal tempo. È governata la chiesa

da’ padri della certosa di San Martino per cappellani et un vicario; fu già chiamata Spina Corona per

esser dedicata dalla detta regina alla corona di Cristo;106 il tribunale dicono vi fusse stato posto da Carlo

Secondo, e vi era anche anticamente l’ospedale. Ha la chiesa una spina del Signore ed un osso del

braccio di san Biagio, che nella sua solennità con gran concorso si venera; le statue del Crocifisso e de’

Ladroni si stimano del Merliano.107 In questa chiesa Lodovico di Taranto, II marito della regina

Giovanna, l’anno 1352, giorno di Pentecoste, istituì l’ordine del Nodo.

Segue, poco distante, la chiesa di San Giorgio, della nazione genovese, edificata nel sito ove prima si

facevano le commedie, perciò detta la Commedia Vec[86]chia, con disegno di Bartolomeo Picchiatti,

fatta parrocchia della nazione. Il quadro dell’altar maggiore è del Salerno; il Cristo morto nella croce, del

Castelli, ad imitazione della scuola del Vandich; il Santo Antonio, di Giovan Battista Caracciolo, detto

Battistello; il San Bernardo che scongiura una spiritata, del Romanelli.

In questa strada vi sono famosi palazzi, come quello detto della Bagnara, de’ Caraviti, de’ Rocchi,108

uno posseduto da’ Marchesi di Gensano, ed altri. Siegue la chiesa di San Giuseppe de’ Falegnami – la

106 Ed. 1725: dalla corona di Cristo. Corretto sulla lezione della princeps. 107 Ed. 1725: Marliano. Come da errata corrige dell’editio princeps. 108 Ed. 1725: de’ Rocci. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725.

Page 51: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

43

chiesa è dipinta a fresco dal Belisario, del quale ancora v’è lo Sponsalizio109 di san Giuseppe e la Nascita

nel Presepe, sopra ed a sinistra della porta grande della chiesa –, da cui prende il nome l’ottina, fatta

parrocchia dal cardinal Gesualdo, e posta tutta in oro; la cona dell’altar maggiore di Giovanni di Nola

l’hanno, poi, dipinta et indorata; v’è la Cappella de’ Ghezzi, duchi di Carpignano, di marmo, di

Giovanni Mozzetta, disegnata dal Vinaccia; il quadro è dello Scaramuccia perugino; e vi sono alcune

reliquie, fra’ quali la testa intiera di san Pio martire, il braccio di santa Vittoria e le ossa di san Vittorino,

pure martiri; si conserva ancora in questa chiesa una metà di quella porzione, ch’era in Roma, del

man[87]tello del patriarca san Giuseppe, quale, a’ preghi del zelante parroco di detta parrocchia don

Pietro Mastrilli, lo fe’ trasportar da quella città in questa chiesa il vigilantissimo pastore Giacomo

Cantelmi, cardinale ed arcivescovo di Napoli; al fianco della parte dell’Epistola, la tela del Caracciolo;

dalla parte del Vangelo, di Bartolomeo Guelfo da Pistoja; e l’Assunta, del Curia. Dalla parte sinistra di

questa chiesa vi è il nobil palazzo ch’era de’ duchi di Bovino Di Guevara, in oggi posseduto dal Principe

d’Ottajano della casa Medici di Firenze.

Per la detta strada, che prende il nome di Monte Oliveto dalla chiesa, prima di salire ad essa, v’è una

fontana di marmo con tre leoni che gittano acqua in un bel vaso, fatto a tempo di Carlo II, con la sua

statua sopra di bronzo, opera e disegno di Domenico Antonio Cafaro.

TAVOLA [XIV]. Veduta della Fontana di Monte Oliveto.

109 Ed. 1725: Sponzalizio. Corretto sulla lezione dell’altra edizione del 1725.

Page 52: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

44

TAVOLA [XV]. Veduta di Monte Oliveto. All’illustrissimo signor don Vincenzo Caracciolo de’ principi della

Villa.

Il famoso convento e chiesa di Monte Oliveto fu fondato da Gurrello Origlia, gran protonotario del

Regno a tempo del re Ladislao, nobilitato, poscia, et arricchito da Alfonso II, con refettorio dipinto da

Giorgio Vasari, mutato ora in sacristia, e la sacristia in guardarobba; è rifatta la chiesa alla moderna con

l’industria del padre abbate Chiocca, trasportati i sepolcri altrove e messo le cappelle in si[88]metrie,

atteso quelle di man destra, quando si entra, non tutte aveano fondo. L’altar maggiore è di marmi,

isolato alla benedittina. Le pitture a fresco del coro sono di Simon Papa; il quadro della Purificazione,

del nomato Vasari; la prima cappella dalla parte del Vangelo, della famiglia Tolosa; l’Assunta, di

Bernardino Penturchio, discepolo del Perugini. In questa cappella sono trasportate le statue di creta

cotta del Sepolcro110 del Signore, con le Marie e la Vergine svenuta, Nicodemo, ch’è tolto dal naturale di

Giovanni Pontano, e ’l Giuseppe Abarimatea di Giacomo Sannazaro, e due altri sono ritratti d’Alfonso

re e Ferdinando, opera del Modanino. Il quadro della Cappella del Santissimo, del Santa Fede; nella

Cappella de’ Piccolomini, di marmi intagliati, col Presepe, v’è il sepolcro di Maria d’Aragona, figlia di

Federico I, di Antonio Costellino. Nella Cappella della famiglia Del Pezzo vi è una statua della Vergine

con bassi rilievi del Santa Croce,111 fatta a concorrenze d’un’altra ch’è nella Cappella de’ Ligorj, di

Giovanni di Nola. Nella Cappella de’ Mastro Giudici vi è sepolto Marino Curiale, giovane caro ad

Alfonso I, col distico dello stesso re:

Qui fuit Alfonsi quondã pars maxima Regis

Marinus hac modica nunc112 tumulatur humo.

110 Ed. 1725: di Sepolcro. Corretto sulla lezione della princeps. 111 Ed. 1725: della Santa Croce. Corretto sulla lezione della princeps. 112 Ed. 1725: manu. Come da errata corrige dell’editio princeps.

Page 53: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

45

[89] E vi è l’imagine dell’Annunziata Santissima, del Majano, di marmi, con puttini che reggono

festoni.

Nella Cappella del Beato Giacomo Tolomei il quadro dell’altare è del Massimo, ed i due collaterali di

Francesco di Maria, opere delle migliori di quel celebre disegnatore.

Nella Cappella degli Orefici, fondata da un presidente del Sacro Conseglio di tal famiglia, dipinta da

Luigi Siciliano a fresco, v’è la tavola grande di Francesco Clara e sepolcri della famiglia.

Nella Cappella de’ Fiodi vi è la tavola de’ Maggi, accomodata al miglior modo per esser marcita, di

Gerolamo Cotignola.

Nella Cappella de’ Principi di Sulmona vedeansi molte figure di Francesco Ruviales, ora guaste

dall’acqua; la Cappella de’ signori Sangri è dipinta da Giovanni Stradà.113

Nella Cappella degli Artaldi vi era il San Giovanni Battista, stimata la prima statua di marmo che

facesse Giovanni di Nola, che prima facea in legno; nella Cappella Barattucci v’era Sant’Antonio di

marmo, del Santa Croce; ora transportati in altre cappelle, siccome è seguito ancora del quadro del

Pistoja, ove erano i ritratti di dame e gente conosciute. Vi sono sepellite molte persone reali, fra’ quali

Alfon[90]so Secondo, tanto familiare a’ padri, come dall’epitafio; Francesco d’Aragona, figlio legitimo

di Ferdinando I, e Carlo, figlio naturale, e la Duchessa d’Amalfi. Vi sono ancora i sepolcri dell’abbate

Ferdinando Brancacci; Giovanni Paolo Arnoldo; Gurello114 Orilia, fondatore; degli Avalos, trasportato

nel coro; di Giovanni Alefelt, tedesco; di Costanza Piccolomini;115 D’Alessandro, conte dell’Anovellara,

ed altri; ove anche, a man dritta dell’altare maggiore, si scorge una Cappella degli Origlia, che contiene

un quadro nobilissimo di San Michele Arcangelo, di Francesco Pereri. Vi sono in detta chiesa dieci crate

intersiate d’ottone, valutate ciascuna di esse da 600 scudi, fatte sotto i governi degli abbati Morcaldo e

Cito. Nell’entrare poi in detta chiesa, a man destra si vede la Cappella di Santa Francesca Romana,

dipinta a fresco da Giuseppe Simonelli. Siegue,116 poscia, quella di Sant’Antonio di Padova, il cui quadro

è del Malinconico, essendovi dipinto nella lamia in gloria il medesimo santo; le Virtù di lui sono

espresse negli angoli con due suoi miracoli, l’uno seguito nella Predica de’ pesci, l’altro quando il Signor

Bambino gli si posò in braccio.

Segue un’altra antichissima Cappella del Crocifisso, dipinto al naturale dal mentovato pennello,

essendovi nella la[91]mia la Resurrezzione; ne’ quattro angoli, la Veronica in uno, negli altri, un Angelo

per parte, con gli geroglifici della Passione. Da un de’ lati èvvi117 il Redentore che porta la croce al

Calvario, nell’altro le tre Marie che cercano il Signore al sepolcro.

113 Ed. 1725: Giovani Stradà. Corretto sulla lezione dell’altra edizione del 1725. 114 Ed. 1725: Gurelle. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 115 Ed. 1725: Costanzo Piccolomini. Come da errata corrige dell’editio princeps. 116 Ed. 1725: Siegne. 117 Ed. 1725: envi.

Page 54: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

46

All’intorno di questa, v’è la Cappella del fondatore degli olivetani, beato Bernardo Tolomei, la cui

tela è dipinta da Pacicco di Rosa, e la cappella a fresco da Paolo de Matteis, ove anche vi sono due

quadri ad oglio che esprimono le gloriose gesta del sudetto beato, opera ben intesa di detto Francesco

di Maria.

Presso la mentovata cappella èvvi quella di San Cristofaro, la di cui tela è del rinomato pennello di

Francesco Solimena, e le pitture a fresco della stessa cappella sono di Giuseppe Simonelli, siccome è

altresì di lui quella di Santa Monica, con vaghissime intrecciature: il tutto a fresco.

Il monistero è uno dei più famosi d’Italia: ha quattro chiostri bellissimi con una speziaria ed una

veduta lunga, molto bella, quanto è lungo il monistero; nella sacristia, come si disse, ch’era l’antico

refettorio, si sono accomodate l’opere di tarsia della vecchia, fatte da Giovanni di Verona, oblato della

stessa religione, et il refettorio è passato nel chiostro più gran[92]de,118 da cui non molto distante si vede

un gran vaso per recitar comedie, con una famosa scena, dipinta da Nicola Rossi. La sua libraria è

celebre, sì come la farmacopea, la quale tiene l’aspetto a Strada Toledo, in una finestra119 con cancellata

di ferro, e la porta dalla parte di dentro, la quale con la vista arriva sino all’ultimo chiostro,120 e da esso si

può vedere la spiziaria. A lato vi è il giardino, che dà i primi fichi ottati. Il convento si può dire che sia

una gran città per l’ampiezza; in esso vi abbitò lungo tempo, finché visse, essendo morto gl’anni passati,

quel celebre maestro di cappella don Cristofaro Caresana, dalla patria detto il Veneziano,121 per la

scienza del comporre e per la politezza del vivere molto stimato. Le reliquie che conserva sono della

Croce del Signore; due spine della corona; una costa di san Cristoforo; ed una delle saette con cui fu

saettato san Sebastiano. Vi giace ancora il cardinal Pompeo Colonna, viceré, nel 1532 seppellito nella

Cappella de’ Principi di Sulmona.

Poco più sopra è la chiesa di Sant’Anna, detta de’ Lombardi, nel vicolo chiamato di Bel Giojello,

nome di un giardino dove fu fondata la chiesa da’ nazionali: la cupola ed altre opere a fresco sono del

Balducci; le tavole dell’altar maggiore, del [93] Santa Fede; i due laterali stimansi del Bassan Vecchio.

Nella Cappella de’ Samuelli, veneziani, da man destra del cappellone vi è un quadro del Lanfranco,

mutato il San Brunone in San Domenico dal Giordano, imitando il Lanfranco. Tutti i quadri della prima

cappella della nave sono di Carlo Sellitto. Nella Cappella de’ Finardi sono tre quadri del Caravaggio;

l’immagine di San Carlo nella Cappella degli Spinoli è di Geronimo d’Arena; l’Adorazione de’ Magi, di

Chiara Varottari,122 veronese. Nella Cappella del Cavalier Fontana vi è il suo ritratto, in marmo, e de’

suoi fratelli: è dipinta a fresco da Belisario Corenzio; il quadro maggiore è di Domenico Zampieri123 o

118 Ed. 1725: Chiostro di gran-/[92]de. Corretto sulla lezione dell’altra edizione del 1725. 119 Ed. 1725: in una sinistra. Corretto sulla lezione dell’altra edizione del 1725. 120 Ed. 1725: Chistro. Corretto sulla lezione dell’altra edizione del 1725. 121 Ed. 1725: della Patria detto il Verudiano. 122 Ed. 1725: Varovari. Come da errata corrige dell’editio princeps. 123 Ed. 1725: Lampieri. Come da errata corrige dell’editio princeps.

Page 55: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

47

del Sellitto; ne’ lati della porta, Sant’Antonio Abbate e Santa Catarina da Siena sono del Caracciolo,

detto il Battistello.

Poco avanti vi è il famoso Palagio del Duca di Madaloni, benissimo architettato ed arricchito di

statue e preziose suppellettili, e d’una124 galleria nuova, fatta dal quondam duca don Carlo, ancor non

finita.

E passando a Strada Toledo, si vede il famoso tempio dello Spirito Santo, eretto da una compagnia

di divoti a persuasione di fra Ambrogio Salvio da Bagnuolo, dell’ordine di san Domenico, poi vescovo

di Nardò, di cui vi è la statua e la memoria in marmo. È conservatorio per le figliuo[94]le vergini tolte

alle meretrici;125 il vaso della chiesa è molto grande, architettura di Pietro di Giovanni, fiorentino,

intorno a cui vi è dipinto il Martirio de’ XII Apostoli; vi è un famoso organo e pergamo di marmi,

eretto da Giovan Pietro Crispi. La cupola è dipinta da Luigi Roderico, detto il Siciliano; il quadro

dell’altar maggiore, della Pentecoste, del Santa Fede; l’altar maggiore, di marmi commessi, è d’Andrea

Falconi; la Cappella de’ Riccardi, dipinta a fresco dal detto Luigi; il quadro della Vergine del Soccorso,

del Santa Fede; nella nominata cappella vi sono infinite reliquie, come dalla nota in marmo, e, fra l’altre,

una pietra pesante con cui erano tormentati i santi martiri; vi è il tumulo di Giulio Cesare Riccardi,

arcivescovo di Bari. A lato dell’altar maggiore v’è il sepolcro di Carlo Spinelli, figlio del Conte di

Seminara, di Michel’Angelo Naccarini, di cui anche è il Crocifisso di marmo, tutto di un pezzo. Nella

Cappella de’ Naccarelli de’ marchesi di Mirabello, il San Carlo è del Santa Fede. Ha superbissimi

apparati, due confraternità, una detta de’ Bianchi, e l’altra de’ Verdi. La porta con due colonne di

marmo è architettata da Giovan Simone Moccia.126

Nel cortile vi è un banco assai ricco, detto dello Spirito Santo, eretto da’ governadori del luogo.

[95] Dietro dello Spirito Santo èvvi la chiesa ed ospedale de’ Pellegrini, eretto da gentil’huomini e

populani in un podere del Duca di Monte Leone, che diceasi Bianco Mangiare. L’oratorio è dipinto e

posto in oro: l’immagine in legno dell’altare maggiore, della Santissima Trinità, è di Giovanni Conti; vi

sono diversi quadri di buon pennello, e, fra gli altri, il San Giuseppe moribondo di Francesco

Fracansani. Vi alloggiano tutti i pellegrini per tre sere, havendone commode abitazioni per huomini e

donne, ed i confratelli vestono di cremesi, ricevendo anche i convalescenti della Santissima Annunciata;

il lor capo si chiama primicerio, con quattro governadori, tre nobili ed uno artista.

Attaccato a detto ospedale, v’è la chiesa di Mater Domini, con una bella immagine di essa sopra la

porta: fu edificata dal detto Duca di Monte Leone, e v’è il sepolcro di Fabrizio Pignatelli, erettogli da

Ettore suo nipote; era connesso all’ospedale, ora governato da preti.

124 Ed. 1725: ed una. Corretto sulla lezione dell’altra edizione del 1725. 125 Ed. 1725: meritrici. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 126 Ed. 1725: è architettura da Giovan Simone Moccia. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725.

Page 56: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

48

Verso Porta Medina, aperta dal viceré Duca di Medina, già detta il Pertugio, come si disse, vi è un

monastero di donne, detto il Rosariello, le quali hanno aperta una chiesa alla moderna.

Ritornando verso Toledo, nella Strada della Pignasecca, vi è un conservatorio [96] di donne pentite,

detto Santa Maria del Presidio, e vi stiedero un tempo fa le figliuole di Visita Poveri: fu eretto dal

sacerdote don Mattia Pironti nel suo palazzo; v’osservano le regole di san Francesco; fu fondato da’

padri pii operari per le meretrici, che, lasciando il peccato, si riducono a penitenza; sono governate sì

nello spirituale, come nel temporale, da detti padri.

Col prospetto a Toledo sta la chiesa e casa de’ padri pii operarj, detta di San Nicolò, Nicolello per

distinzione del Maggiore, fondato da’ padri con l’elemosine d’un povero che li lasciò 6 mila scudi:

cominciata col disegno d’Onofrio Gisolfi, fu terminata poi dal cavalier Cosmo.127 Le statue di stucco

sono di Lorenzo Vaccari e Pietro Ghetti; la volta, con diversi quadri ad oglio, del Solimena; la statua

dell’altar maggiore dovea esser di bronzo, ma, non riuscito il getto, si servirono della testa e mani, con

busto di stucco colorito128 a bronzo, che più non si vede, essendosi adornato di vaghe pitture di Paolo

de Mattei, consistenti il Transito di esso santo. Hanno un pezzetto della sua reliquia, al certo unica, e

tengono diverse congregazioni di dottori, di figliuoli, chierici ed artigiani, vivendo questi religiosi con

molta esemplarità e bontà di vita. Nell’ultima cappella è una tela del Santa Fede.

[97] Discendendo alla Piazza della Carità, si vede in essa quanto di abbondanza in frutti e fiori che

può desiderare il palato e si ritrova nel mondo, anche contra stagione; dalla prossima chiesa delle

Vergini della Carità, che ha un collegio di monache, riceve il nome, ed era già parocchia, fatta dal

cardinal Gesualdo, che, per non disturbar le suore, s’è nel vicoletto ridotta in una129 chiesa dedicata a

San Liborio, intercessore per li nefritici, benché angusta, al solito delle parocchie. Nella chiesa della

Carità vi è l’imagine della Santissima Vergine e san Giovanni Battista, nell’altar maggiore, di Giulio

Romano, e la tribuna dipinta da Pietro d’Arena. Vicino, cioè attaccata all’abitazione de’ padri pii

operarii, vi è la casa ove nacque il famoso Giovan Battista della Porta, ora posseduta da’ Costanzi, suoi

eredi.130

127 Ed. 1725: Gosmo. 128 Ed. 1725: con busto di stucco colorita. Corretto sulla lezione della princeps. 129 Ed. 1725: uua. 130 Ed. 1725: snoi eredi.

Page 57: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

49

TAVOLA [XVII]. Veduta della Carità. All’eccellentissimo signor don Nicolas Cascon, marchese di Acerno,

reggente et decano del Regio Collateral Consiglio.

Passando avanti la detta strada, appare il Palazzo del Nunzio Apostolico, o Collettore: ha le sue

carceri con la sua corte, due auditori, fiscale, secretario e mastro d’atti, scrivani ed altri officiali; fu

rifatto, essendo rovinato da una gran pioggia, a tempo di Alessandro VII pontefice, essendo nunzio

monsignor Rocci, e poi cardinale.

Più avanti è il Monte de’ Poveri Vergognosi, fondato dalla congregazione de’ [98] nobili, eretta nella

Casa Professa, detta il Giesù Nuovo, de’ padri giesuiti: la chiesa fu modello di Bartolomeo Picchiatti; il

quadro è di Giovan Antonio Amato; è la casa rifatta per la sudetta inondazione d’acqua nel ’56 dal figlio

di Bartolomeo, Francesco Picchiatti;131 dà molte elemosine a’ poveri ben nati che si vergognano

accattare; l’imagine con i puttini scherzanti, che fanno il santissimo nome di Giesù, è di Giovanni

d’Amato.

Vicino è la casa e chiesa di Loreto,132 de’ padri teatini, ov’era una casetta, fatta ad imitazione della

Casa Santa Lauretana,133 et una imagine miracolosa della Vergine delle Grazie; presentemente, detta

chiesa è fatta alla moderna.

131 Ed. 1725: Piacchiatti. Come da errata corrige dell’editio princeps. 132 Ed. 1725: Vicino alla Casa, e Chiesa di Loreto. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 133 Ed. 1725: Lauretena. Corretto sulla lezione della princeps.

Page 58: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

50

TAVOLA [XVI]. Veduta di Porta Medina. All’eccellentissimo signor don Carlo Spinelli principe di Tarsia.

Dirimpetto s’alza il famoso collegio e chiesa di San Tomasso d’Aquino, ove sono scuole di filosofia

e teologia, fondato da Ferrante Francesco d’Avalos, dovendosi alzare una chiesa a Santa Maria della

Fede, che poi si mutò in questo collegio. Ha dalla parte di Toledo un chiostro ovato, dipinto da Nicolò

Vaccari, dal Rossi e Viola, ed un altro dove sono le scuole e convento; la chiesa ha cupola e cappella,

dipinta a fresco dal cavalier Binasca; la volta maggiore e quadri sotto di essa, di Domenico di Maria; i

quadri laterali del coro,134 del Binasca, ad oglio. L’altar mag[99]giore è di marmi commessi, con una

imagine miracolosa, copia della Vergine di Guadalupe nel Messico; il San Tomasso orante è di Giovan

Antonio d’Amato; la Vergine del Rosario, di Berardino Siciliano. Nella nave vi è un Cristo risuscitato di

Antonio da Vercelli, detto il Sodomo. Nella Cappella Beghini,135 l’Annunziata è di Luigi Franconio,

borgognone.

Si passa alla chiesa di San Giovanni de’ Fiorentini, già detta di San Vincenzo Ferriero, de’ padri

predicatori, e poi ceduta a quei nazionali, a cui son presso le carceri ed il teatro delle commedie per gli

spagnuoli e per l’italiani, che prendono il nome dalla chiesa, e detto teatro è stato rifatto di nuovo per

musiche, che riesce molto bene. È questa chiesa celebre per l’architettura e per le tele, che tutte sono di

pregio grande. Da picciola fu magnificamente eretta da’ nazionali, che non risparmiarono a spesa per

corrispondere al di loro nobilissimo genio, dedicandola al santo Precorsor di Cristo. Fu ella architettata

da un fiorentino, discepolo di Buonarota; il soffitto indorato ed arricchito di tavole136 dal Balducci,

fiorentino; nell’altar grande vi è un’opera del famoso pennello di Marco di Pino, detto da Siena. Le

134 Ed. 1725: I quadri letterali del coro. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 135 Ed. 1725: Beglini. Come da errata corrige dell’editio princeps. 136 Ed. 1725: di Tavola. Corretto sulla lezione dell’altra edizione del 1725.

Page 59: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

51

cappelle son tutte di famiglie nobili fiorentine:137 in esse vi sono nobilissime tavo[100]le, come ne’ due

cappelloni il quadro della Pietà si è del detto da Siena, ed in quello del Crocifisso la Vergine con san

Giovanni e la Maddalena, del Balducci. Le cappelle nel corpo della chiesa son tutte uniformi138 ed han

quadri bellissimi: quello dello Spirito Santo, della sammaritana e del Cristo con diversi santi, di Giovan

Battista Falcandi, similmente fiorentino; nella Cappella del Riccio, la Vergine con san Giuseppe, da

alcuni stimati di Sarto, ma più tosto si è di Marco da Siena; nelle tre seguenti cappelle, che sono delle

famiglie degli Antinori, Morelli e dell’Eredi, vi sono le tavole del detto Marco da Siena, fra le quali

speciosa è l’Annunciazione in quella dell’Antinori; nell’ultima cappella vi è la tavola di San Carlo, che si

è una delle migliori opere del Balducci. Fra queste cappelle sonovi nicchi, in cui le statue degli Apostoli

del Naccarini, erette da varj nobili di questa nazione, sopra de’ quali piccioli quadri, che rappresentano il

Martirio di quell’apostolo, di cui si è la statua, che sono opere del Balducci e di varj altri valent’uomini

fiorentini. Nella chiesa vi sono varie memorie, iscrizioni ed epitaffi. Ella si è parrocchia per la sola

nazione, ed il paroco si eligge dal consolo, benché venga esaminato dal cardinal arcivescovo: è officiata

da [101] preti e vien governata dal detto consolo della nazione che risiede in Napoli, quale negli anni

addietro eliggevasi da’ nazionali, presentemente dall’Altezza Reale del Gran Duca di Toscana, che per

tal carica vi elegge uno de’ cavalieri fiorentini che in Napoli dimora.

Risalendo e passando la Strada di Toledo, vi è la chiesa e convento degli osservanti di san Francesco,

detto Monte Calvario, fondata da Iberia d’Apuzzo;139 il Signore in croce, dell’altar maggiore, è di

Leonardo Castellano.

Vi è nel chiostro una congregazione di nobili col titolo della Santissima Concezione, che suole il

Sabbato Santo fare una solenne processione per l’allegrezza della beata Vergine, detta de’ Battaglini per

un fratello che la principiò, curiosa e bella per i misterj, con carro trionfale della Vergine in fine ed

accompagnamento di nobiltà, milizia e civiltà, con musica e lumi, portando il mistero delli due apostoli

peregrini che andavano in Emaus i cavalieri di san Giacomo Alcantara e Calatrava, con gli abiti di

cerimonia in dosso, ed il misterio della Natività i cavalieri figliuolini, una delle più belle processioni che

si possa vedere; et ultimamente vi si è aggiunta, nella chiesa, una statuetta di marmo in una [102]

cappella laterale dell’altar maggiore del beato Salvatore di Orta.

Attraversandosi per una strada, che si dice dell’Imbrecciata, vi è il collegio della Concezione, degli

italiani, fondato da’ fratelli della medesima congregazione e ridotto140 in forma di clausura.

Salendo per la detta Imbrecciata, vi è il conservatorio e chiesa di Santa Maria del Conseglio, ove si

ricevono le figliuole de’ mastri d’atti e scrivani del Sacro Regio Conseglio, fondata da quegli ed altri.

137 Ed. 1725: Fiorentini. 138 Ed. 1725: tutti uniformi. Corretto sulla lezione dell’altra edizione del 1725. 139 Ed. 1725: d’Apruzzo. Come da errata corrige dell’editio princeps. 140 Ed. 1725: ridotta. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725.

Page 60: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

52

Più sù è la Vergine del Soccorso, fondata dal padre don Carlo Carafa ed altri cavalieri per donne

pentite: oggi vi entrano zitelle con dote; hanno le reliquie di san Gaudioso, san Giovanni vescovo, san

Felice martire, santa Matrona vergine e martire, sant’Aquileria vergine e martire, ed una delle compagne

di sant’Orsola; vivono sotto la regola di san Francesco.

Qui vi sono molte belle abitazioni e palazzi, come quello de’ Conti Magnacavalli ed altri.

Più sù, dietro il Palazzo de’ detti Conti Magnacavalli, vi è la parrocchia di Santa Maria d’Ogni Grazia,

che prima si chiamava di Santa Maria d’Ogni Bene perché stava nella chiesa de’ padri serviti, i quali,

insistendo appresso l’arcivescovo per levar della parrocchia, fu dalla magnifi[103]cenza degli antecessori

del conte Francesco Magnacavallo, soliti sempre usar atti di pietà con tutti, conceduto il suolo del loro

giardino per edificar la nova parrocchia, restando il medesimo nome di Santa Maria d’Ogni Bene titolo

della chiesa de’ padri serviti; poi dalla congregazione de’ riti, con decreto in data delli 24 di febraro

1640, fu ordinato doversi chiamare Santa Maria d’Ogni Grazia, siccome fu eseguito per ordine

dell’arcivescovo sotto li 15 di novembre 1642, e così al presente si chiama. La chiesa di Santa Maria

d’Ogni Bene, de’ padri serviti, fu edificata sopra un sito alto, chiamato Belvedere, sul principio d’una

strada lunga che divide Napoli per mezzo et arriva sino a Porta Nolana. Fa la festa della Madonna de’

Sette Dolori la terza domenica di settembre, per la cui intercessione, avendo ottenuto la signora

Duchessa di Madaloni, della nobilissima famiglia Colonna romana, dal Gran Contestabile141 un figlio

maschio, ha fatto l’altare della sua cappella di marmo con bellissima balaustrata avanti, et ogni anno nel

giorno della sua festa fa fare una sontuosa musica a più cori dal celebre Tomaso Carapella, suo maestro

di cappella, a sue spese, et in detto giorno esce una processione dalla chiesa che arriva sino a Strada

Toledo, ac[104]compagnata dalla città in corpo per esser stata eletta padrona e per voto fatto per causa

del terremoto, dal cui tempo dicono non abbia fatto più danno. Tanto può questa nostra interceditrice

appresso Dio.

Vicino a detta chiesa sta il monistero della Santissima Trinità, il più bello, forse, di tutti i monisterj

per grandezza, per bellezza e per ricchezza. Suor Eufrosina di Silva, nobile del seggio Capuano, che

sprezzò le nozze terrene per le divine, fondollo col disegno di don Francesco Grimaldi, teatino; l’atrio

con la vaga scalinata, del cavalier Cosmo, dipinto il detto atrio a fresco da Giovan Berardino Siciliano; il

pavimento è di marmi tassellati; la chiesa, designata alla greca, con croce equilatera, tutto opera del

detto cavaliero; è il tutto dipinto a fresco dal medesimo Giovan Berardino; l’altare, di finissimi marmi,

con la custodia tutta di gioje listate142 in rame dorato, con statue d’argento, modellate da Rafaele

Fiamenco, di valuta di 60000 scudi; la Santissima Trinità è del pennello di Santa Fede; il San Girolamo,

del Ribera; l’altro, del Caracciolo, detto Battistello; nel cappellone dell’Evangelio143 il quadro della

141 Ed. 1725: del gran Contestabile. 142 Ed. 1725: lisate. 143 Ed. 1725: Evangelico. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725.

Page 61: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

53

Vergine, san Giuseppe ed altri santi, dello Spagnoletto, cioè Ribera; i due laterali, del sudetto Siciliano e

Giovanni Battistello; dalla parte dell’Epistola, l’Eterno Pa[105]dre col Crocefisso, di Giovan Berardino

sudetto; i due degli altari laterali e del Santissimo Rosario, di Luigi Siciliano. Il pulpito è del detto

Fanzago; gli organi sono stimati del Palma Vecchio, con il quadro del Santissimo Rosario. Gli apparati

di questa chiesa sono preziosissimi, con ricami di perle e d’altre gemme di gran valore, e due calici d’oro

e di cristallo di rocca, adornati di gioje; camisi con merletti finissimi; una sfera del Venerabile

Sagramento con raggi adornati di rubini, e giro dove si pone l’ostia sacrosanta, con incastri di diamanti e

perle; adornata la sacristia di quadri rarissimi e di stima. Il chiostro è il più bello, il più grande, il più

dilettevole, forse, e senza forse, di tutta Europa, essendovi vedute, giardini, e peschiere144 e dipinture

superbissime.

Verso la strada che si cala giù verso Napoli, di man destra v’è il monastero di Santa Maria dello

Splendore,145 fondato da Lucia Caracciola, sotto la riforma di san Francesco e santa Chiara, ad uso de’

capuccini, e ridotto oggi in vero formato monistero.

Per andar a Santa Lucia del Monte si ritrova il Casino146 de’ Caputi, assai delizioso, e poi detta chiesa,

così nominata a differenza di Santa Lucia a Mare, fondata da fra Michele Pulzaferro:147 vi stiedero alcuni

frati riformati di san Francesco con la barba, e [106] finalmente dal papa fu conceduto, a’ prieghi di don

Pietro d’Aragona viceré, alla riforma spagnuola di san Pietro d’Alcantara, che vivono con molta

esemplarità di costumi e divozione, con una polita povertà. Nella chiesa vi è un bel quadro della

Deposizione della croce, di Luigi Siciliano; vi è una cappella, consecrata alla vergine palermitana Santa

Rosalia, con un quadro della santa, d’Andrea Vaccaro, ed in essa cappella si conserva dalla città la

statuetta d’argento, con reliquia della santa, che il senato palermitano inviò alla città di Napoli dopo che

questo mandò ivi la lampada votiva d’argento per avere il Signore, ad intercessione di questa santa e

suoi protettori, liberata la città e Regno dal contagio del 1656, dichiarata padrona della città e dipinta

sopra le porte, come si disse, andando ogni dì della festa la città a tenervi cappella e far l’offerta votiva

con musica ed apparato. Hanno anche una reliquia di santa Lucia; vi riposa con opinion di santità fra

Apostolo di Calabria, e vi è sepellito Giuseppe Venaglia, gran letterato, che haveva da 20000 volumi.

Dalla parte destra di detta chiesa si scende per una scalinata, dipinta con figure de’ Sette Dolori della

Vergine ed orazioni scritte di meditazioni, come anche hanno, [107] per tutto il quartiero delle Mortelle,

alzate cappelle per meditare la Passione del Signore.

Le strade principali di dette ottine sono: la di Toledo, tutta adornata continuamente di palagi e case

commode – fra’ quali quello del Marchese Vandeneinden, hoggi del suo erede Principe di Sonnino, il

144 Ed. 1725: pischiere. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 145 Ed. 1725: La strada, che si cala giù verso Napoli di man destra v’è il Monastero di S. Maria dello Splendore. Corretto sulla lezione della princeps. 146 Ed. 1725: dasino. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 147 Ed. 1725: Pulzafarro. Come da errata corrige dell’editio princeps.

Page 62: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

54

quale vi ha fatto porre una bell’arma di marmo su la porta, con i trofei di casa Colonna; quello del

Conte di Mola di casa Vajez; del Duca Moles; del marchese della Rocca Garofalo, ed altri –; la Strada

della Pietà; e Monte Oliveto, anche arricchita di case nobili; quella dell’Imbrecciata; la Corsea; i

Guantari, ove bisogna dire, col poeta, desiare d’esser tutto naso; di San Giovanni de’ Fiorentini, ove

abitano molti mercadanti; ed altre strade e vicoletti di poco grido.

Verso la strada, detta del Ponte di Tappia, per un ponte che fece, unendo due palazzi, il reggente148

Tappia, vi sono le carceri del Montiero Maggiore, e furono elette per lo visitatore; v’è un altro vicoletto,

della Bagliva, perché qui stava, forse, la corte del Bajulo, ch’ora è alla Vicaria; e più sù un vicolo, detto

de’ Greci, per la chiesa d’essi dedicata a San Pietro, parochiale della nazione, nella quale s’officia in rito

greco: fondolla uno della casa Paleologa di Costantinopoli, ha molti privilegj concessi a’ Greci, che,

fuggendo la tirannia de’ Turchi, presa coron, qui ven[108]nero.149 Vi sono molte imagini dipinte alla

greca, e le pitture a fresco fatte da Bellisario Corenzio, che fu della detta nazione.

In mezo de’ quartieri, prima dette Celse per alberi di mori che già vi erano ne’ giardini, e vi facevano

diversi disordini, ed è il più bello luogo della città, ma abitata da gente per lo più poco onesta, vi è la

chiesa parochiale di San Francesco e Matteo, detta de’ Cocchieri, fattavi dal cardinal Gesualdo, detto

poi de’ Quartieri per essere stata abitazione de’ spagnuoli prima di essersi fatto il presidio: ha due

congregazioni a’ fianchi. Or, risalendo in cima, del monte diremo.

Del Castello di Sant’Erasmo, detto Sant’Elmo, chiesa di San Martino, Vomero e borgo di

Chiaja.

Domina questo castello tutta la città, e prende il nome da una chiesa ch’è in esso, di Sant’Erasmo o

pure di Sant’Elmo, che dalla divozione de’ soldati è stata abbellita alla moderna, ed ha il curato per le

genti ivi abitanti. Fuvvi da’ Normanni anticamente fabricata una torre, detta Belforte o Picciolo

Castello. Lo fortificarono i consiglieri di Stato nella venuta di Monsù Lautrecco, e finalmente Carlo

Quinto in forma esagona lo rese fortissimo castello, munito d’artiglierie – con ponte altissimo – fossate,

incavate nel monte, tirate, [109] contramine e guarnicione spagnuola: tiene una vasta cisterna grande

quanto quasi tutto il castello, e si dice esservi una sotterranea cava, che corrisponde al Castel Nuovo; è

monito di polvere ed ogni altro attrezzo militare; et ultimamente, cioè nel governo del Duca d’Angiò, a

detto castello si è aggiunto il fosso che prima non avea, fatto a forza de’ condannati, il quale incomincia

dalla taverna avanti la porta del castello e va a terminare sino alla calata di San Carlo delle Mortelle,

opera molto ben intesa150 e fatta con gran fatica.

148 Ed. 1725: del Reggente. Come da errata corrige dell’editio princeps. 149 Ed. 1725: vennere. 150 Ed. 1725: Opera molta ben intesa. Corretto sulla lezione dell’altra edizione del 1725.

Page 63: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

55

Lì sotto giace il quanto bello, tanto ricco, monistero de’ certusiani, detto San Martino, ove non

possono entrare le donne, essendovi una chiesa, con un quadro di Paolo Finoglia, fuora la clausura per

esse. Fondò il monistero Carlo Illustre, duca di Calabria, in un luogo detto Campagnano, compito ed

arricchito dalla regina Giovanna I, e rifatto in fine, con ogni polizia, dal priore don Andrea, cancelliero:

la chiesa tutta è di marmi finissimi commessi, inventati dal cavalier Fanzago; il pavimento, di fra

Bonaventura Presti, e vi sono alcune statue, del detto cavalier; la volta, stuccata con fini stucchi ed oro,

dipinta dal Lanfranco; la volta del coro, di Giuseppe d’Arpino, e finita da Berardino Siciliano; la

Crocifissione nel muro piano del co[110]ro e gli Apostoli delle finestre, del detto Lanfranco; la volta

della prima cappella e terza, del Corregio; la seconda, del Massimo; e così, dal Vangelo, la Deposizione

della croce, sopra la porta, ad oglio, e due laterali, e tutti i Profeti delle lunette, del Ribera; nelle cappelle,

la Vergine e santi certosini, del detto Massimo, con due laterali, d’Andrea Vaccari; l’altro, di

Giuseppino, ed anche del Domenichino, con cornice nera; il San Giovanni Battista dell’altra cappella,

pure di Massimo; i laterali, due del Giordano e due del Cavalier Calabrese, Mattia Preti; altri due, del

mentovato151 Vaccaro, ed altro, del Domenichino; il quadro di San Martino, nella sua cappella, del

Caracci, tutta adornata di quadri de’ migliori pittori; la Natività, del coro, del Guido Reni; li due laterali,

uno del Ribera, il secondo del Caracci; il terzo del Massimo, il quarto di Paolo Veronese o della sua

scuola.

Vi sono nel coro due statue, un’antica e l’altra imitata dal Fanzago152 sudetto. Il capitolo è dipinto dal

Bellisario; i Patriarchi, ad oglio, del Tintoretto; adornato d’altri quadri famosi; il Capitolo de’ Conversi,

dipinto a fini panni d’Aras dallo Spadaro, ed il quadro, del sudetto Vaccari.

[111] La sacristia è ricchissima per quantità d’argenti: la volta è dipinta da Giuseppino d’Arpino; la

volta della cappella, del Massimo; l’architettura d’una loggia, finta,153 del Biviani, con l’Ecce Homo, idea

del Cosmo; il Cristo alla colonna, del Cangiani;154 quadro di Passione ad acquarella, del Ponturno; i

quattro quadri, della prima maniera del Bisaccioni; prima d’entrare nel Tesoro, due figure, del

Giordano, imitando Guido Reno. Gli armarj sono di lavoro intersiati, con vaghi arabeschi; vi è una

Deposizione, dello Spagnoletto, una delle belle opere del suo pennello; vi è una croce grande d’argento,

con famosi rilievi per l’altare, d’Antonio Faenza; e candelieri a getto di gran lavori, vasi con fiori, di

Francesco Airone, di Domenico Vinaccia; e fiori d’argento mirabilmente tirati al naturale da Giovanni

Palermo; un tabernacolo d’argento a getto, del detto Vinaccia; ed una Concezione d’argento, dello

stesso; un mezzo busto di San Brunone, del cavalier Cosmo, e la testa e mani, del detto cavaliere, col

corpo, finiti da Gennaro Monte, di San Martino; vi sono croci d’ambra e cristallo di rocca intagliati,

paliotti ricamati di perle ed oro, quadretti di madri perle e di ricamo, che quasi han superato la pittura.

151 Ed. 1725: mentoveto. Corretto sulla lezione della princeps. 152 Ed. 1725: Fanzaga. 153 Ed. 1725: finita. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 154 Ed. 1725: de’ Cangiani.

Page 64: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

56

Ha quantità155 di reliquie riposte mirabilmente con adornamen[112]ti d’oro. Il chiostro è maraviglioso,

con colonne di marmo e mezi busti di santi monaci che sembrano lavoro di cera, tanto sottilmente è

lavorato il marmo, del detto cavalier Cosmo. Gli appartamenti del priore e del vicario sono guarniti di

quadri nobilissimi: vi vorrebbe gran tempo a descriverli. Foresteria, giardini, refettorio, libraria,

farmacopea, cantina e quanto v’è, tutto è da considerarsi come stupendo e maraviglioso. Usciti da

questa chiesa, se ne vede un’altra picciola, dedicata alla Vergine del Pilar dalla divozione spagnuola.

Siegue il monte, che da qui comincia a chiamarsi il Posilipo, per dietro il sudetto Castello, ove è

presso una casa già de’ Cacciuottoli, ora de’ padri pii operarj per ricreazione, ove hanno fatto una

cappella, per cui vi è una strada retta da discendersi a Porta Medina. Tirando verso il monte, vi è la

chiesa detta di San Gennarello,156 ove dicono si facesse la prima volta il miracolo di liquefarsi il sangue

del santo incontrandosi con la testa, portato da preti ghirlandati: del che se ne rinova la festa e

processione157 ogni primo sabbato di maggio, toccando ogni anno ad un seggio in giro, ove interviene

tutto il clero regolare e secolare, con il capitolo e l’arcivescovo, portandosi processionalmente [113] tutte

le statue d’argento de’ santi padroni. Il nominato luogo è detto il Vomero, forse per la contesa tra villani

di far dritto un solco col Vomero, o dalla terra facile a francersi. Da sotto vi è la Villa d’Antignano,

detta così o dalla ninfa antoniana, poeticamente, e con maggior verità per esser avanti al Lago

d’Agnano, per là discendendovisi; vi è, prima di giunger a detta villa, una testa di marmo di San

Gennaro presso una chiesa di Santa Maria di Costantinopoli, picciola, dove posò il corpo di questo

martire, portato da Marciano. Nel detto Vomero158 vi è una villa ed un palazzo quadrangolare, con

cipressi, stanze commode e ben arredate, già della Marchesa159 Piccolomini Vahdeneinden, morta l’anno

1708, dato da lei, in dote, al principe di Sonnino Colonna, sposando una delle sue figliuole.

Vi sono altre ville de’ particolari, come del fu reggente Giacomo Capece Galeota, ora del suo nipote

Duca di Sant’Angelo; quella di Marco di Laurentiis, posseduta da’ monaci camaldolesi; quella del

consiglier Prato, ed altre. Nel Vomero vi è la chiesa di Santa Maria degli Angioli,160 de’ padri minimi; di

San Francesco di Paola; Santa Maria della Libera, de’ padri predicatori, edificata da Annibale Cesario,

secretario del Sacro Regio Conseglio; più avanti vi sono diversi casini e deliziose ville.

[114] Alla riviera dell’accennato monte vi è la spiaggia, detta di Chiaja, e, cominciando dalla porta di

essa, come si disse, chiamata già Petruccia, si vede prima il convento di Santa Caterina, de’ padri

conventuali riformati, fondato dalla famiglia de’ Forti, che si va abbellendo. Siegue il tempio di Santa

Maria a Cappella, nuova abbadia di diversi cardinali, oggi d’Ottoboni,161 nipote del pontefice Alesandro

155 Ed. 1725: quautità. 156 Ed. 1725: S. Generallo. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 157 Ed. 1725: festa, processione. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 158 Ed. 1725: Nel detta Vomero. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 159 Ed. 1725: già dalla Marchesa. Corretto sulla lezione della princeps. 160 Ed. 1725: Angoli. Corretto sulla lezione dell’altra edizione del 1725. 161 Ed. 1725: Ottoboboni.

Page 65: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

57

VIII, consecrata dal cardinal Buoncompagno alla Vergine miracolosa, dipinta in muro: il modello della

chiesa e cupola è di Pietro di Marino; lo fece terminare il viceré Conte d’Ognatte; l’altare è di marmi; le

statue laterali, del cavalier Cosmo; vi è sepellito il sudetto cardinale, e vi è una congregazione molto

divota; et a lato a questa chiesa fu incontrato l’eminenza cardinal legato Barbarini dal Duca d’Angiò,

nella congiontura che venne in Napoli, inviato da Clemente XI, alla presenza del generale di San

Domenico, il padre maestro fra Antonino Cloche, e di monsignor di Tournon, patriarca d’Antiochia e

legato della Santa Sede sopra le controversie di Confusio nella China, e poi cardinale.

Si passa a Cappella Vecchia, chiesa e casa de’ canonici regolari di san Salvadore di Bologna; è detta

cappella forse per l’antro di Serapide, che dicono fusse quella [115] caverna sotto il monte in cui si va

per una grotticella, detta dello Spago, essendo questo antro una delle grotte platamonie restato in piede,

delle quali ebbe a dire il Sannazzaro: “Æquoreus Platamon, sacrique Serapidis antrum”; o, con più

verità, detto Santa Maria a Cappella per lo Presepio del Signore, come vuole il Falco; le statue che

adornano l’altar maggiore di detta chiesa dicono essere del Santa Croce. Poco lungi è il Palazzo del

Principe di Bisignano, che si va arricchendo di massarie e fabriche magnifiche.

Siegue la chiesa della Vittoria, de’ padri teatini, edificata la casa da don Giovanni d’Austria,162 figlio di

Carlo V, in memoria della vittoria ottenuta in Lepanto contro ’ Turchi; il tempio è molto polito, con

cupola, sostenuto da colonne. Si scorgono, poi, nella detta spiaggia molti palazzi, come quello del

principe di Satriano Ravaschieri, ove allogiò per pochi giorni il Marchese de los Velez quando venne

viceré in Napoli; del principe di Schitella Pinto;163 del principe di Trebisaccia Petagna; del Marchese

dell’Oliveto Cioffo et altri. Siegue la chiesa di San Rocco; il Palazzo del Reggente Ulloa; da dentro vi è la

Cavallerizza, già Palazzo di Don Pietro di Toledo viceré; una chiesa de’ padri del Car[116]mine, detto il

Carminello, fondata dal padre Giuseppe Caccavello. Per un vicolo si sale alla chiesa di Santa Teresa, de’

padri scalzi carmelitani, che ha una facciata molto vaga, con scalinata, e, benché rovinata dal terremoto,

fu in un subito rifatta: il disegno fu dal cavalier Cosmo fatto con stravaganza, di cui è la statua dell’altar

maggiore; i quadri laterali sono del Giordano; è noviziato de’ padri, che ci hanno eretto due romitorj

per ritirarsi, molto divoti a farvi esercizj spirituali. Hanno di reliquie: del legno della Santa Croce, un

pezzo della carne di santa Teresa in una statua d’argento, un dito annulare della stessa164 e tutte le

reliquie del corpo di sant’Amanzio, mandate dal generale fra Emanuele di Gesù Maria da Roma, con

altre insigni reliquie.

Più avanti è la chiesa dell’Ascenzione, de’ padri celestini: l’antica si vede al suo fianco, fondata165 da

Nicolò Alundo,166 o d’Alife; la nuova è stata rifatta e dedicata al principe degli angioli San Michele da

162 Ed. 1725: edificata la casa D. Giovãni d’Austria. Corretto sulla lezione della princeps. 163 Ed. 1725: Principe Schitella Pinto. 164 Ed. 1725: della stesse. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 165 Ed. 1725: fondato. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 166 Ed. 1725: Alumbo. Come da errata corrige dell’editio princeps.

Page 66: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

58

don Michele Vaez, conte di Mole; la tela di questo Archangelo è del Giordano. Ritornando alla Marina,

si vede il Palazzo del principe di Belvedere di casa Carrafa: fu già di don Tiberio Carafa, il quale,

secondo il Celano, vi nutriva varie sorti d’animali strani; fu edificato dal cardinal [117] Diomede, e sopra

la porta vi si legge un alfabeto167 greco con un verso del sesto della Eneide:

Non hoc sibi tempus spectacula poscit.

Siegue quel del Marchese della Valle, ch’è mobilitato con arredi ricchissimi, quadri d’eccellenti

pennelli, con giardino di pellegrini fiori ed altre amenissime piante, che lo rendono lo più delizioso di

questa spiaggia; vi è una casetta presso il mare, un po’ più dietro, detta la Pietra del Pesce. Dalla parte di

dietro vi è Santa Maria in Portico, de’ padri lucchesi, fondata da donna Felice Maria Orsina, duchessa di

Gravina, che vi è sepolta; la chiesa è molto polita; ha una immagine, copia del Santo Christo di Lucca,

diverse reliquie, e vi si fanno molti esercitj spirituali fra l’anno. Presso il mare, in una penisola, vi è la

chiesa di San Leonardo, fondata168 da Leonardo d’Orio per voto: l’hebbero i basiliani, poi, rifatta dalle

monache di San Sebastiano, era de’ domenicani, che l’hanno lasciata. Dirimpetto è la chiesa di San

Giuseppe, con colleggio de’ padri giesuiti: il disegno è d’un fratello della Compagnia, detto Tomasso

Cartarese; la chiesa è adornata con colonne e marmi violetti; la tela dell’altar maggiore, di Francesco di

Maria; i laterali, del Farelli; nelle due cappelle, una tela di Giordano, l’altra di Antonio d’Amato.

[118] Sieguono poi altri palazzi, e vi era una Cappella della Madonna della Luce, profanata. Per un

vicolo, detto il Ponte di Caivano per un palazzo principiato da quel duca, ed oggi rifatto ed abbellito, vi

è la Strada, si dice, dell’Imbrecciata: ha diverse case commode ed un conventino di benedettini,169 e per

una disastrosa strada si può salire al Vomero. Vi è, poco lungi, il bel Palazzo del signor Duca Moles,

con un grottone, amenissimo di agrumi, che sorge in vago giardino.

Vi è poi, presso, Santa Maria della Neve, edificata da’ marinari e fatta parrocchia dal cardinal

Gesualdo, annessa a San Giorgio Maggiore; più avanti vi è una torre, detta la Torretta di Chiaja, fatta già

per sentinella quando Chiaja era dissabitata, e sieguono due strade: una tira a Mergellina, e l’altra a Santa

Maria di Piedi Grotta, di cui dirassi nel seguente quartiero, poiché va annesso170 Posilipo all’ottina di

Rua Catalana; vi è vicino a Piedi Grotta il Palazzo degli Aquini, principi di Caramanico, molto nobile e

delizioso.

167 Ed. 1725: Alfabetto. 168 Ed. 1725: fondato. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 169 Ed. 1725: ed un Conventino i Benedettini. Corretto sulla lezione della princeps. 170 Ed. 1725: poi và annesso. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725.

Page 67: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

59

TAVOLA [XVIII]. Veduta di Chiaia, hor detta di Strada di Medina.

Ora detta spiaggia, dalla Vittoria sino alla mentovata Torretta, è stata fatta lastricare di selci dal duca

di Medina Celi don Luigi de la Cerda, viceré, con farvi costruere una quantità di vaghe fontane e

piantarvi alberi di salce per far ombra [119] l’estate, riducendola deliziosissima per lo passeggio. Nella

prima delle accennate fonti vi si scorge questa iscrizione:

CAROLO II REGNANTE

Hic ubi puluureo171 squalebat olympiatractu

Nunc hilarant fontes strataque saxaviam.

Quam ducis adjuta auspiciis, opibusque dicavit

Medina Cæli nomine Parthenope

Excell. Dom. D. Lodovico de Cerda

Cæli Duce Prorege.

Civitas172 Neapolis Anno

M.DC.XCVII., &c.

Indi, rimpetto al Palazzo del Reggente Ulloa, appare un distico greco in un livello d’acqua, espresso

anche in latino:

Ab Jove Olimpiaco qua dicta Palæpolis ora173

Cerda Neapoleos174 nunc tibi dicta nitet.

Termina la detta strada in una fontana175 di pietra di piperno, dove vi si vedono i mezi busti di stucco

di due poeti, Sanazzaro e Virgilio, e con questa amenissima rivera finisce il primo quartiere di Napoli,

che può dirsi egli solo una gran città.

171 Ed. 1725: puluvreo. Corretto sulla lezione dell’altra edizione del 1725. 172 Ed. 1725: Civitatis. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 173 Ed. 1725: oræ. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 174 Ed. 1725: Noapoleos. Corretto sulla lezione della princeps. 175 Ed. 1725: Fontan. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725.

Page 68: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

60

Secondo quartiere di Napoli: contiene Rua Catalana, Porto, San Pietro Martire e Posilipo.

La prima ottina di questo quartiere si dice Rua Catalana perché fu già abitata da’ Catalani: comincia

dal Largo del Castello e confina con Porto. Le sue chiese [120] sono:176 la Pietà de’ Torchini, fondata da’

confrati bianchi dell’Incoronatella per figliuoli orfani, che vestono di turchino. Per un accidente di

fuoco acceso al castello rovinata,177 fu rifatta ed abbellita da diversi. Il quadro del soffitto è del Marcelli;

la Cappella di Sant’Anna, del regio consiglier Rocco, ha il quadro di mezzo d’Andrea Vaccaro; la statua

sopra il sepolcro è di Lorenzo Vaccaro; nella cupola178 v’è un Cristo con la croce, di sotto in sù, del

Giordano, mirabile. Vi è ne’ dormitorj de’ figliuoli una congregazione di gente molto civile, abbellita di

quadri del Giordano, Vaccaro e Matteis.

Lo Spedaletto poco più avanti, passato il palazzo principiato179 dal Duca di Nocera, ha la chiesa

dedicata a San Diego, lasciando di essere ospedale, che già havea fondato Giovanni Castriota e dedicata

a San Gioachimo, padre della Vergine; serve a’ padri zoccolanti della Basilicata; a spese d’Andrea

Bracati fu posta in oro; il quadro del soffitto di mezo è del Massimo; gli altari, d’Andrea Vaccaro ed

altri; il cappellone, ultimamente depinto da Nicolò de’ Rossi. Belle sono le Cappelle della Vergine della

Purità e di San Francesco, come quello di Sant’Antonio, fatto nuovamente d’eccellentissimi marmi con

capitelli e suoi fregi indorati, fatto a spese [121]180 di fra Lodovico da Sora, laico giubilato. Vi è una

reliquia di san Diego, con un’altra di santa Rosa di Viterbo. Ha tre congregazioni con le statue di San

Francesco, Sant’Antonio e San Giovanni da Capestrano, ultimamente eretta.

Per un vicoletto si discende al Teatro di San Bartolomeo, così detto per una chiesa vicina che fu già

parocchia, fondata da Cristofaro Bozzavotra. Ha una quantità di reliquie in un armario, e principali

sono: della veste181 e capelli della Vergine, del sangue di san Giovanni Battista, del braccio di santa

Maria Maddalena ed altre. La cura parrocchiale fu trasferita all’Incoronatella, detta oggi Pietatella.

Il teatro, poi, è uno de’ più famosi d’Italia: fu saccheggiato a tempo de’ tumulti e rovinato dal fuoco

nel 1684; sempre rifatto, ma, per comando del viceré Duca di Medina Celi ingrandito al maggior segno,

con chiudersi un vicoletto, è riuscito mirabile. Fu concesso il quarto del lucro all’Incurabili da Filippo

Secondo, come appare da un epitafio di marmo che eravi su la porta antica, col jus exigendi, dove si

fanno comedie publiche.

Vi è poi il monistero di Monserrato, de’ padri spagnuoli di san Benedetto di Barcellona, ove è il

romitaggio detto Monserrato. Nella Rua Catelana vi è l’accennata parrocchia di Santa Maria

dell’Incoronatella, ora Pietatella, fondata da Giacomo Seguidone, passata alla famiglia Griffo, fatta cura

dal cardinal Gesualdo e governata dagli accannatori di legna per fuoco.

176 Ed. 1725: Le sue Chie-/[120] sono. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 177 Ed. 1725: rovinato. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 178 Ed. 1725: nella cupolo. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 179 Ed. 1725: principato. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 180 Ed. 1725: [221]. 181 Ed. 1725: delle Veste. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725.

Page 69: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

61

Per l’accen[122]nata182 Rua s’esce alla Strada detta dell’Olmo, così chiamata perché gli antichi vi

havevano un olmo dove sospendevano i premj de’ vincitori ne’ giuochi – o pure le mercanzie –, o dalla

parola ormos, che dal greco vuol dir “porto”. La chiesa che vi è, di Santa Maria di Visita Poveri, fu

fondata dal dottor Decio Bernalli,183 cominciata da’ ragazzi con una imagine della Madonna, di carta,

affissa nel muro, che si vede in un vicoletto ove sono diversi fondachi di donne della plebe, e vi si dice

Visita Poveri Vecchia; vi stanno nel conservatorio le povere donzelle disperse, che anche furono alla

Pignasecca, ed altre, convertito il collegio di studenti, che aveva ordinato il Bernalli, in questa opera più

pia col consenso pontificio.

Dietro di detta chiesa è la Regia Dogana, fondata su l’Arsenale Vecchio, con buona architettura e

magnificenza: ha d’avanti un largo con una fontana di marmi; né molto distante, sopra alcuni archi, vi è

il Fondaco del Tabacco, cominciato prima con poco, et ora cresciuto l’appalto sino a ducento settanta

mila docati l’anno; il [123]184 Conte d’Ognatte mise questo dazio, da cui Andrea Bracati ne ricavò gran

utile. A’ fianchi è la chiesa ed ospedale di San Nicolò, detto della Carità, fondato da Carlo III circa

l’anno 1381, il quale v’investì l’Ordine de’ cavalieri della Nave, de’ quali si veggono nel Duomo due

sepolcri, cioè di Patricone Caracciolo e Tomaso Boccapianola. In questa chiesa i detti cavalieri

pigliavano l’abito e facevano i loro spirituali esercizj. Fu poi arricchito dalla regina Giovanna II, che vi

fondò l’ospedale per i poveri marinari, particolarmente ragusei, e da don Pietro di Toledo l’anno 1527

trasportato dove si trova. Benché l’ospedale sia dismesso, non avendo l’entrade a sufficienza, vien

governato da due cavalieri del seggio di Porto e da altri dell’ottina. La chiesa è abbellita con pitture a

fresco del cavalier Binasca; vi si conserva in una cappella il corpo di san Teodoro martire, ed ha altre

reliquie e vaghi apparati. Nella riva del vicino mare vi è una chiesa edificata da’ barcaroli, detta Santa

Maria del Piliero per l’imagine di quella Vergine sopra una colonna; trascorrendo per la Marina, vi è la

Dogana delle Farine e conservazion di esse, e qui si dà la prattica a chi viene da fuori, per mare, dal

Tribunale della Sanità.185 Si passa al Mandracchio, luogo ove si fabricano legni [124]186 da navigare, e vi è

la dogana, detta della Calce; più in qua, la Porta de’ Pulci, così chiamata dalla famiglia di tal cognome; e

siamo insensibilmente passati nell’ottina di Porto.

È questa piazza, che anche si dice dell’Olmo per le cagioni sudette, abitata da numeroso popolo, con

botteghe prima di spadari e calzettari di filo, lana e bombace, con edifici così alti che è una maraviglia,

arrivandosi al quinto appartamento, che va a dare187 in una piazza abbondante di tutto il necessario alla

182 Ed. 1725: accen[222]nata. 183 Ed. 1725: La Chiesa, che vi è di Santa Maria di Visita Poveri, che fù fondata dal Dottor Decio Bernalli. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 184 Ed. 1725: [223]. 185 Ed. 1725: dalla Sanità. Corretto sulla lezione della princeps. 186 Ed. 1725: [224]. 187 Ed. 1725: che và dare. Corretto sulla lezione della princeps.

Page 70: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

62

vita umana, con abbondanza indicibile. Vi è in mezo una fontana antichissima, con una civetta scolpita

ed alcune statue, ma sta maltrattata.

TAVOLA [XIX]. Veduta della Strada di Porto. All’eccellentissimo signor don Ascanio Filomarino, duca della

Torre, arcivescovo.

In un vicoletto vi è la chiesa parocchiale di San Giacomo, detto degl’Italiani, fatta dal cardinal

Gesualdo parocchia: fu edificata per voto da’ Pisani per una vittoria ottenuta contro ’ Saracini, come da

un antico marmo si legge, e qui prendeano l’abito i cavalieri di San Giacomo della Spada prima di

fabricarsi San Giacomo delli Spagnuoli, e vi è una confraternità di bianchi, detta Santa Maria del

Refrigerio, per l’anime del Purgatorio.

In un vicolo di Porto èvvi la chiesa di Santa Margarita, detta Santa Margaritella, governata da’ padri

chierici regolari minori: fu trasportata dalla piazza, dove le [125]188 grida de’ venditori del commestibile

turbavano i sacri officj, in questo luogo; ne’ medisimi vicoletti, detti della Giudechella e de’ Nastari,189 vi

è il conservatorio di donzelle di Santa Maria di Buoncamino, della famiglia Venata; la chiesa di Santa

Maria della Vittoria, con una congregazione di bianchi; quella di Santa Maria a Mare, già concessa a’

padri trinitarj italiani, e poi da questi lasciata ove sono i battitori d’oro. Salendo più alto, verso il Seggio

di Porto, è la chiesa ed ospedale de’ poveri vecchi, detto di Sant’Onofrio, dietro del quale appare

l’antica Lanterna del Molo; è qui vicina la chiesa di San Nicolò d’Aquario, con una confraternità del

Carmelo.

Uscendo alla strada che conduce al Seggio, vi è la chiesa di Santa Maria dell’Anima, della nazione

tedesca, detta già Santa Margarita, attaccata al Palazzo de’ Piatti, già ricco di belle statue, oggi di quelle190

188 Ed. 1725: [225]. 189 Ed. 1725: Rastari. Come da errata corrige dell’editio princeps. 190 Ed. 1725: quello. Corretto sulla lezione della princeps.

Page 71: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

63

impoverito. Più avanti, in un fondaco di tintori, è l’antica chiesa e casetta di Sant’Aspremo, e luogo

sotterraneo ove il santo celebrava la messa nella primitiva chiesa, e vi è un buco ove sogliono mettere il

capo quei che patiscono dolor di testa.

Ritornando alla Marina, in un vicolo detto de’ Canestrari, vi è una piccola chiesa di San Mattia. È

populato il più an[126]tico191 di Napoli di chiese picciole e cappellette, per la gelosia de’ napoletani in

tempo de’ Francesi in condurre le donne a messa – da che nacque l’uso d’accompagnarsi dagli huomini

– che prima andavano sole; vicino al mare, come penisola, è la chiesa di Porto Salvo, edificata da’

marinari del Molo Picciolo.

Ritornando nella città, si vede la piazzetta, detta il Majo di Porto, così chiamandosi un’antenna di

galea, dove sogliono salire alcuni a prendersi il premio posto in cima di essa. Siegue la Strada bellissima

de’ Lanzieri, così detta dalle lancie192 che si usavano in quei tempi, quando l’uso del torneo era più

frequente, et in particolare se ne dilettava la nobiltà napoletana, conforme appare da molti diarii delle

cose antiche e da’ sepolcri, ove si vedono molti vestiti d’armi con la lancia in mano; in piccola piazzetta,

e dietro un vicolo, è la chiesa di San Marco Evangelista, detta de’ Lanzieri.

Siamo nell’ottina di San Pietro Martire: fu la chiesa di San Marco, della famiglia Di Gennaro; ha una

confraternità della Visitazione della Beata Vergine; la tavola dell’altare è di Giuseppe Trapani;193 la

Visitazione della confraternità è di Teodoro d’Enrico. Ha reliquie di san Gennaro, santa Barbara,

Acatio, Claudio ed al[127]tri194 molti. In un vicoletto vicino è Santa Maria detta la Grande, essendo

picciolissima.

Appresso vi è un’altra picciola chiesa di San Tomaso Cantuariense, detto San Tomasello, da’ nobili

di seggio di Porto ceduto a’ complatearj.

Attraversando la Strada de’ Mercadanti di tele d’oro e merletti, è il nobilissimo convento di San

Pietro Martire nel luogo detto le Calcare, concesso da Carlo d’Angiò a’ padri predicatori: fu fondato

questo convento e consecrato da’ detti padri al santo martire Pietro da Verona; ricco e molto commodo

è il convento, e la chiesa rimodernata195 tutt’anche dall’antico; l’altare è di marmi; i quadri della tribuna

nel coro, del cavalier Giacinto de Populi; il San Pietro Martire nella sua cappella di marmi, del Santa

Fede; il San Domenico, di Bernardino Siciliano; molte cappelle fatte di marmo mischio, all’uso

moderno; i quadri sopra le cappelle della nave, d’Andrea Melenconico; il soffitto, d’Agostino Beltrano;

il San Vincenzo Ferreri nella sua cappella, del Zincaro; e quello di San Gennaro, del cavalier Massimo.

Vi sono qui due spine della corona del Signore, un deto di san Pietro martire, un pezzetto d’osso della

testa di san Domenico, una costa di san Bonaventura ed altre. Vi sono nel coro i sepolcri di Pietro

191 Ed. 1725: an[226]tico. 192 Ed. 1725: delle Lancie. Corretto sulla lezione dell’altra edizione del 1725. 193 Ed. 1725: Giuseppe d’Impani. Come da errata corrige dell’editio princeps. 194 Ed. 1725: al[227]tri. 195 Ed. 1725: rimoderata. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725.

Page 72: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

64

d’Aragona, fratel[128]lo196 d’Alfonso I, ucciso da una cannonata; della regina Isabella di Chiaramonte,

moglie di Ferdinando, e di Beatrice, figlia del detto; e di Cristofaro di Costanzo, siniscalco della regina

Giovanna; vi sono altri sepolcri della famiglia Di Gaeta de’ marchesi di Montepagano, et altri. La

sacristia è ricca di argenti e di sacri e preziosi addobbi. Nel purificatorio vi sono due statue di marmo

del Santa Croce, che rappresentano la Giustizia e la Prudenza. Vi sono perenni fonti et il pozzo fatto

cavare miracolosamente da sant’Antonino, arcivescovo di Firenze, che fu priore di questo convento.

Avanti la porta stavvi un antico marmo, con una Morte che tiene un falcone, ed un huomo che le

presenta un sacco di denari, ed inscrizione nell’antica lingua, fatta per voto di Franceschino di Prignale,

portato dall’Engenio ed altri.

Dalla porta piccola della chiesa vi sono i venditori di calzette e camiciole di seta, ed entrando per la

Strada de’ Cortellari, si vede San Pietro a Fusarella, così detto dalla sorgenza d’acqua che nasce sotto i

convicini luoghi; fu fondata questa chiesa da Pietro Procolo e data a 6 famiglie, dette degli Aquarj,

ch’era un seggio che s’unì con quello di Porto, e sono: Macedonia, Dura, Gennaro, Pappacoda, Venato

e [129]197 Strambone, dove sono mercanti di sete.

Avanti il Seggio vi è la chiesa di Santa Croce, poi detta Santa Brigida, in un vicoletto che non sponta;

vi è quello di San Pietro e Paolo, anche detto degli Aquarj; dall’altra parte, Santa Caterina, rifatta dalla

famiglia Severina. Qui v’è il Seggio di Porto sotto la casa de’ Gennari, fabricato in tempo di Carlo I

d’Angiò, benché non sia certo, che fa per impresa un huomo marino, come si è detto, con un pugnale, e

si vede impresso nelle pietre, e si stima Orione; volevano i nobili di esso in un luogo più allegro

trasportare il Seggio, e l’havevano scelto avanti San Giuseppe, ma dal castellano del Castel Nuovo o suo

luogotenente impedito.

Siegue un supportico, e si vede una strada che non spunta, detta de’ Severini; la galleria de’

Garofali,198 la quale, oltre la preziosità de’ quadri, vi erano belle manifatture d’argento: per la morte del

padre si è diviso fra’ figli e non sta più in quell’essere di prima; e per un altro sopportico s’arriva a

Sant’Onofrio de’ Vecchi, di cui si disse.

Or, perché con l’ottina di Rua Catalana e con questo quartiero va Posilipo, diremo

Del delizioso Monte di Posilipo.

Dalla chiesa di Santa Maria di Piedi Grotta, o dalla Grotta, ha princi[130]pio199 il Monte Posilipo,

benché dalla parte superiore vi è una strada sino al Vomero: fu la detta grotta cavata la prima volta da

Marco Coccejo, e non da Virgilio per opera magica, come sognarono alcuni troppo semplici; fu fatta

per abbreviar la strada da Pozzuoli a Napoli, dovendosi, prima, attraversare il monte; si estende, di

196 Ed. 1725: fratel[228]lo. 197 Ed. 1725: [229]. 198 Ed. 1725: Carofali. Corretto sulla lezione della princeps. 199 Ed. 1725: princi[230]pio.

Page 73: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

65

lungo, di poco meno di un miglio; fu allargata prima da Alfonso d’Aragona e poi da don Pietro di

Toledo, e selciata; ha due spiragli per quali prende il lume; nel mezzo vi è una cappelletta consecrata alla

Vergine.

Sopra la grotta appajono le reliquie dell’antico acquedotto che portava l’acqua di Serino alla Piscina

Mirabile, ritrovandosene le vestigia in molte parti.

Nell’entrar nella grotta, sopra una rupe si vede, da basso in alto, una picciola cappelletta di pietre

quadre, che si stima il sepolcro del famoso Virgilio: per veder questo, bisogna andare dall’altra parte,

dove si sale sopra Posilipo, e proprio nella casa del Duca di Pescolanciano, il quale ha fatto rifare il

marmo e mettervi il distico antico. Che vi fusse anticamente l’urna, sostenuta da colonnette, con le

ceneri del poeta lo dice il Capaccio, e di haverlo veduto soggiunge Pietro di Stefano et Al[131]fonso200

d’Eredia, vescovo d’Ariano; che sia cinta201 di lauri, edere e corimbi la cappella, benché dal tempo

maltrattata, si vede.

Nell’entrar della grotta, vi pose un epitaffio con le virtù de’ bagni da Napoli a Pozzuoli,202 rinovate le

memorie da Sebastiano Bartoli, medico primario, che ne fece tutto un libro, stampato in Napoli, per

ordine di don Pietro d’Aragona, allora viceré, ed aggiunte al distico del sepolcro di Virgilio.

Ecce meas cineres tumulantia203 saxa coronat204

Laurus rara solo vivida Pausilipi.

Si Tumulus ruat æternum hic monumenta Maroni

Servabit Laurus Laurifori cineres.

Virgilio Maroni super hanc rupem superstiti: Tumulo.

Sponte enatis205 lauris coronato; sic Lusit Aragon.

Da questa inscrittione, e da quel che scrive monsignor Sarnelli nella Guida de’ forastieri per Napoli,

appare che qui, e non altrove, fu il sepolcro di Virgilio, et esser questo, e non altro, il suo monumento.

Vicina è la chiesa206 di Santa Maria di Piedi Grotta, de’ padri canonici lateranensi: fu riedificata per

un sogno miracoloso in cui la Vergine comparve a tre persone divote la notte precedente gl’otto di

[132]207 settembre dell’anno 1351, dicendogli che l’edificassero la presente chiesa, come in effetto

fecero; nel qual giorno vi è un concorso grande, oltre la presenza del viceré; si vedono, per tutta la

200 Ed. 1725: Al[231]fonso. 201 Ed. 1725: cinto. Corretto sulla lezione della princeps. 202 Ed. 1725: di Napoli a Pozzuoli. Corretto sulla lezione della princeps. 203 Ed. 1725: tumulanti à. Come da errata corrige dell’editio princeps. 204 Ed. 1725: coranat. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 205 Ed. 1725: evanis. Come da errata corrige dell’editio princeps. 206 Ed. 1725: Vicino è la Chiesa. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 207 Ed. 1725: [232].

Page 74: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

66

spiaggia,208 milizie poste in ordine, gran numero di carozze che vanno a godere sì lieto passeggio e

riverire la Madre d’ogni nostro bene.

L’immaggine miracolosa della Vergine sta nell’altar maggiore, la quale, in giorno di sabbato, è molto

venerata. La Madonna con molti santi dalla parte dell’Epistola è del Santa Fede; le pitture nella Cappella

d’Alfonzo Herrara,209 vescovo d’Ariano, sono di Vincenzo Corbergh, fiemengo. La cupola dirimpetto a

questa è del Bellisario. Vi sono molti sepolcri, fra’ quali quello di Giovanni d’Urbino, capitano illustre, il

qual, essendo di bronzo, fu guasto per far cannoni, e poi rifatto di marmo nel suolo, come si vede.

Hanno i padri chiostro e convento, molto bello ma all’antica, e nel chiostro il giorno della festa, alli 8 di

settembre, per il gran concorso vi si celebra messa; ora questa chiesa, mediante l’industria del padre

abbate don Prospero Palungi, diffinitore e predicatore insigne, si è moderata e ridotta in altra forma,

ch’è cosa molto bella da vedersi, benché detto padre sia passato da questa all’altra vita.

[133]210 Dall’altra parte, verso la spiaggia, vedesi una strada fatta ad archi che va sù, con una

descrizzione fatta a tempo del Duca Medina las Torres che l’ordinò, nella quale si legge il monte esser

stato perforato da Marco Cocco, e non, come dice il Celano, da’ Cumani: “Montem à Marco Coccejo

perfossum”.

Per questa si sale, prima, al detto Casino di Peschiolanciano, per dove si va al mentovato sepolcro di

Virgilio: ha d’avanti una chiesa di Santa Maria delle Grazie, picciola; si sale per la montagna, vi sono

casini deliziosi con la discesa al mare; fra gli altri, uno deliziosissimo che possiede il rinomato giurista

Giuseppe Valletta, quello del fu consigliero Muscettola e del principe di Pietra di casa Lottieri.

Vi è Santa Maria del Paradiso, già detta Santa Maria a Pergola, di carmelitani; Santa Maria della

Consolazione, d’agostiniani, con una imagine della Vergine miracolosa; Santa Brigida, de’ domenicani,

casa di noviziato;211 la chiesa di Santo Strato, cioè Santo Stratone – e fatta parocchia dal cardinal

Gesualdo –, che dà il nome alla villa; nella punta vi è un promontorio, detto Coroglio, che sovrasta a

Nisida, il quale si suole munire in occasione di guerra, e, mentre stava questo assaltando il Duca di

Guisa l’anno 1648, [134]212 a’ 7 d’aprile, fu ricuperata Napoli da’ Spagnuoli.

Per la Marina213 si ritrova la deliziosa rivera di Mergellina, così detta forse dal guizzare e mergersi i

pesci: vi sono diversi palazzi, tra’ quali quello del duca dell’Isola Bonito, magnificato di fabriche, statue

e pitture; e l’estate, nel luogo detto lo Scoglio, si vede populato di carozze per chi abborrisce il mare, e

di feluche per chi ne gode, facendosi sontuosissimi banchetti; in questo luogo fece famosissime feste il

Marchese del Carpio viceré, di gloriosa memoria, facendo divenire mar terra con farvi corsi di barbari,

208 Ed. 1725: tutto la spiaggia. Corretto sulla lezione dell’altra edizione del 1725. 209 Ed. 1725: Alfonzo Terrara. 210 Ed. 1725: [233]. 211 Ed. 1725: Noviziata. 212 Ed. 1725: [234]. 213 Ed. 1725: marine. Corretto sulla lezione della princeps.

Page 75: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

67

giochi di tori, quadriglie di cavalieri, fuochi incendiari e luminarie per li nomi delle regine, vincendo,

quasi, le glorie de’ Cesari.

I palagi d’intorno al convento, ch’è in questo Scoglio, sono censuarj del convento stesso, che fu

fondato da Giacomo Sanazzaro, secretario di Federico re, che gli diede questa villa che egli godé in vita,

e vi fabricò la chiesa detta Santa Maria del Parto, havendogli fatto anche il poema De partu Virginis;

perduto Federico il Regno, il Principe d’Oranges viceré, fece buttare a terra una torre che era la delizia

di Sannazaro, sopra le di cui rovine egli fece la chiesa, e ritirossi in Roma, ove, udendo prima di morire

la [135]214 morte dell’Oranges ucciso in guerra, hebbe a dire: “La vendetta d’Apollo ha fatto Marte”.

Transportato il suo corpo in Napoli, i padri servi di Maria, eredi del luogo, lo posero in nobilissimo

sepolcro, che si vede dietro al coro, con due statue, di marmo finissimo, di Pallade e di Apollo,

attribuite a David e Giuditta, e, per esser profane le prime, come tali, vi era chi volea toglierle; in mezo,

un quadro di basso rilievo con satiri, ninfe e tritoni, alludenti alli tre generi di poesie ne’ quali egli

scrisse; testa al naturale del poeta, che si mutò poeticamente il nome di Giacomo in Azzio Sincero;

l’opera è mirabile, e le statue dicono d’esser del Santa Croce, ma finite da un servita detto fra Giovanni

Angelo Poggi Bonsi, di cui vi è il nome, benché vogliono i frati che siano del detto fra Giovanni

Angelo; altre due statue di San Giacomo e Nazario, fuori del coro, par che decidano per la prima

opinione, essendo molto differenti.

214 Ed. 1725: [235].

Page 76: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

68

TAVOLA [XX]. Sepolcro del Sanazaro.

Page 77: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

69

Il distico è del cardinal Bembo, e dice:

Da sacro cineri flores, hic ille Maroni

Sincerus Musa proximus ut tumulo.

Si è ultimamente abbellito detto coro, essendo le parieti dipinte nobilmente ad oglio dal mentovato

celebre Nicolò de’ Rossi a spese del padre maestro Angelo Ma[136]ria Nappi, napoletano, figlio dello

stesso convento. Nella facciata del medesimo coro, sopra il tumulo del Sannazzaro, vi è dipinta la Fama

che lo sta d’alloro coronando; vi si vede il Monte Parnasse col cavallo Pegaseo; da una parte la

Prudenza, dall’altra la Sapienza; fregiano la cupola quattro figure che rappresentano la Grammatica, la

Rettorica, la Filosofia e l’Astrologia. In un de’ lati del predetto coro èvvi dipinta l’Istoria di Rachele,

nell’altro quella di Maria timpanista;215 dalla parte superiore dell’arco, ch’ivi s’incurva, vi si vede l’Istoria

del patriarca Abramo, quando “tres vidit et unum adoravit”, il tutto a fresco del detto Rossi. L’arco

predetto è dipinto in tela di leggiadri puttini da Giovan Battista Lama,216 napolitano, et i fiori, che a

maraviglia vi si veggono dipinti, sono del Tibison, celebre pittor francese. Al corno dell’Epistola

dell’altar maggiore vi è la Cappella dell’Epifania, di nobile, antico et incognito pennello, a’ cui fianchi vi

si veggono due bellissimi quadretti: l’uno, della Vergine fuggitiva in Egitto, del nomato Rossi; l’altro217

della Strage dell’Innocenti, del sopradetto Lama, fatti pure a divozione dello stesso padre maestro

Nappi, sì come l’altre cose additate dal seguente epitafio che ivi si legge:

[137] Sacram Hanc Ædem

Actii Sinceri Sannazarj

Domicilio. Poesi, Tumulo, Illustrem

Ælegantibus Picturis, ac pavimento lithostrato.

Pat. Mag. Angelus M. Nappi Neapolitanus

Anno M.DCIC.

Quod propriis expensis illustriorem

reddi Curaverit.

Cæteri hujus Conventus Alumni

Fratri218 suo benemeriti PP.

Il San Michele Arcangelo della prima cappella, a man dritta nell’entrare, di Lionardo di Pistoja, ove vi

è il sepolcro, avanti l’altar, di don Diomede Carafa, vescovo d’Ariano; dicono il demonio esser ritratto

di una donna che sollecitava il vescovo, e da lui con l’ajuto di Dio vinta; col farla dipingere sotto

l’Arcangelo, ci fece scrivere, alludendo al nome di quella: “Fecit victoriam, allelujah”.

215 Ed. 1725: Tibanista. 216 Ed. 1725: di Gio: Battista Lama. 217 Ed. 1725: l’altra. Corretto sulla lezione dell’altra edizione del 1725. 218 Ed. 1725: Frati. Corretto sulla lezione dell’altra edizione del 1725.

Page 78: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

70

Sieguono i Palazzi di Cantalupe della casa Di Gennajo, già reso dal genio magnifico del viceré219

Duca di Medina Celi, che l’ebbe in dominio, con vaghe pitture e fabbriche, uno de’ più deliziosi che sia

in questo ameno sito, usando spesso, mentre governò questo Regno, andarvi egli a diporto, e una volta,

fra l’altre,220 vi fece re[138]citare una bell’opera in musica. Da questo palaggio cominciano l’amenità di

Posilipo, che vuol dire, secondo i Greci, “posa a’ pensieri travaglianti”, epiteto dato a Giove; luogo più

vago, credo, che difficilmente si possa ritrovare al mondo, onde hebbe ragione chi disse: “Egli è un

pezzo di ciel caduto in terra”. Continuamente si vede verde, ricco di case e palazzi belli, godendo, ne’

fervori del più ardente sol lione, il fresco dell’ombre e de’ zeffiri, degnamente corteggiato da tutta la

nobiltà.

Seguono, al Palazzo di Cantalupo, quello della Roccella, in forma di castello, del duca di Vietri

Sangro, ove hanno abitato viceré, ch’oggi si servono del casino a Mergellina; il famoso del Duca di

Medina las Torres, capricciosamente disegnato e non finito, con loggie, stanze grandi e tutte le delizie

immaginabili, fatto dal cavalier Cosmo, rovinato dal tempo e dal terremoto, in maggior parte, nel 1688;

la Goletta, già del Duca di Maddaloni, fatta in forma di quella fortezza, poi de’ signori Cella; del Duca di

Nocera; del principe di Colombrano Carafa, ove stanziò l’imperadrice, sorella di Filippo IV; delle

Colonne, che fu de’ Colonnesi; degli Spinelli di Tarsia, molto fresco; Tramon[139]tano; Martini;221

Torni. Vi è una chiesa e casa de’ padri delle Scuole Pie, con diverse altre case private; una torre di Santa

Maria delle Grazie, de’ padri girolimini, che serve di purgatojo per le robbe sospette; di Mazzella; de’

Gagliardi; e d’altri; quello de’ Gagliardi si disse ancora dell’abbate Caino, ora nobilitato dal Principe

d’Ischitella, dipinto con preziose pitture, fabriche e magnifiche suppelettili. E qui si dice il Capo di

Posilipo. Seguendo, vi si ritrova la casa detta de’ Castellani, che un tempo fu de’ signori Gallio de’ duchi

d’Alvito, oggi posseduta dal signor don Diego Ripa de’ baroni di Pianchetella e Balba, che l’ha ridotta222

in ottima abitazione, con prospettiva che supera tutte le altre di quella riviera, avendo una bella scalinata

dal mare con peschiere, ed è stata nobilitata con sufficienti e vistosi mobili per uso non meno proprio

che de’ suoi amici, che godono anco più giardini; è massaria attorno, piena di frutti rari. Per ultimo vi è

un luogo detto la Gajola, cioè Caveole, per esservi stata una grotta, fatta da Lucullo, per passare

dall’isola di Megara a Bagnuoli per mare, ove è un antico e picciolo223 tempio, chiamato dal volgo

ignorante Scuola di Virgilio. Io lo credo quel224 Fanum Fortunæ edificato da’ gentili, per un marmo ivi

presso ritrovato, che dice:

219 Ed. 1725: da Vice-Rè. Corretto sulla lezione della princeps. 220 Ed. 1725: l’altra. 221 Ed. 1725: Maurini. Come da errata corrige dell’editio princeps. 222 Ed. 1725: ridotte. Corretto sulla lezione dell’altra edizione del 1725. 223 Ed. 1725: pscciolo. 224 Ed. 1725: el. Corretto sulla lezione della princeps.

Page 79: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

71

[140] Scisorius Zelusius post assignationem

Ædis Fortunæ signum.

Pantheum225 sua pecunia226 D. D.

In detto capo vi è la chiesa di San Pietro a Fortuna, e poco lungi Santa Maria del Faro; ed

all’isoletta,227 essendo caduta la volta della grotta, l’è restato il titolo della grotta. E qui termina l’altro

quartiere.

Del terzo quartiere di Napoli, che contiene le ottine di Donna Alvina, San Giovanni

Maggiore, Strada di Nido, San Gennarello all’Olmo e Vicaria Vecchia.

È questo quartiere nel corpo della città, e, cominciando dall’ottina di Donna Alvina, si ci presenta,

passata la Rua Catalana, una strada scoscesa avanti San Gioseppe, ove volevano i cavalieri di Porto

fondare il nuovo seggio già detto.

Vi si vede, a canto, l’infermaria di Santa Maria la Nuova ed una regia congregazione della Vergine

Immaculata sotto la terza regola di san Francesco: è la detta infermeria capace per molti infermi; a

questa attaccato, vi è il convento di Santa Maria la Nuova, de’ padri zoccolanti minori osservanti,

grande e meraviglioso, con chiesa famosa, qui trasportata dal Castello, e proprio dov’era l’antica Porta

Petruccia, da Carlo I, e vi [141] era una torre, detta Maestra, di cui anche appajon le vestigia dalla parte

del Cerriglio, osteria, rinomata oltre l’uso, di Napoli, mentre nell’altre non si ritrova pulizia e grandezze

come in quelle di Roma e Lombardia, tenendo a vergogna la gente civile d’entrarvi. Ritornando alla

chiesa, fu ella rifatta a tempo di Filippo II,228 come dall’epitaffio, e dedicata a Santa Maria dell’Assunta,

detta la Nuova, da che fu trasferita. Nell’altare maggiore vi è una miracolosa immagine229 con icona di

marmi, com’è l’altare, del Fanzago, con due statue di legno tinto a marmo, d’Agostino Borghetti, molto

belle, di modo che fece dire al cavaliere che non le togliessero, perché di marmi non l’havrebbero mai

avute migliori; la custodia è d’alabastro ed altre gioje, e vi sono due puttini di bronzo che tengono le

lampade, di Rafaele Fiamengo; il coro è dipinto a fresco da Simone Papa.230 Alla destra dell’altar

magiore è la Cappella, ricchissima per gioje ed argenti, della Beata Vergine, ma più ricca per le grazie

che dispensa: i quadri laterali sono di Giuseppe Coringa.

L’Ecce Homo è di Giovanni di Nola, et all’incontro vi hanno posta una Madonna addolorata, di non

dissimile scoltura; la Vergine dell’Arco, sotto uno delli due organi famosi, è del Naccarino, e nelle

ginoc[142]chia vi sono due camei delicatamente scolpiti, uno col Calvario e l’altro con la Resurrezione

225 Ed. 1725: Pontheum. Come da errata corrige dell’editio princeps. 226 Ed. 1725: pecnnia. Corretto sulla lezione della princeps. 227 Ed. 1725: e dall’Isoletta. 228 Ed. 1725: Fi-/iippo II. 229 Ed. 1725: Immmagine. 230 Ed. 1725: di Simone Papa. Corretto sulla lezione della princeps.

Page 80: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

72

del Signore; in altre cappelle vi son tele del Santa Fede ed Amato; il soffitto è dell’Imparato e Santa

Fede. Arricchì detta chiesa di bellezza il Gran Capitano quando vi fabbricò la cappella, che sembra

un’altra chiesa, al beato Giacomo della Marca: la veduta è stuccata, e posta in oro, e dipinta dal cavalier

Massimo; nel capo altare, in una tomba di marmo, vi è il corpo intiero del detto beato; al fianco, dalla

parte di dentro, ha due memorie di marmo, cioè l’epitaffj soli: uno di don Carlo d’Austria – già

Amida,231 figlio del re di Tunisi, fatto christiano –, l’altro di fra don Francesco Cordova, ricevitore di

Malta; fuori sono due altri sepolcri fatti dal nipote del Gran Capitano, uno a Monsù Odetta Fuxio

Lotrecco, generale de’ francesi, morto in Napoli nell’assedio, l’altro a Pietro Navarro, inventore delle

mine. La Cappella laterale del duca di Casola D’Aquino è dipinta a fresco dal detto Massimo; il quadro

ad oglio, del Ribera; le statue di marmo, del cavalier Cosmo. Nella Cappella di San Giovanni Battista, la

statua232 è di Pietro Bernini; i quadri, del Giordano; dall’altra parte, la Natività è del Bassani Giovane,233

e nella tavola de’ Magi [143] vi è il ritratto d’Alfonso II; il San Michele, nella chiesa e Cappella de’

Severini, del Buonarota; il Signore in croce, nella Cappella che fu della famiglia di Scozia, ora della

famiglia Vespoli, di Marco da Siena; il Cristo in croce, di legno, di Giovanni di Nola. Vi sono

modernamente dipinte a fresco dal nobil pennello di Nicolò Malenconico diece lunette sopra altretante

cappelle nel d’intorno della medesima chiesa, che principiano da quella del mentovato beato Giacomo,

susseguendo appresso l’altre, esprimendosi in ciascuna di esse lunette, con varie intrecciate figure, le

Virtù del glorioso san Francesco. Nella prima vi è dipinta la Penitenza, la Modestia e l’Astinenza; nella

seconda la Fede, la Speranza e la Carità; nella terza la Fortezza, l’Orazione e la Mansuetudine, con vago

intreccio d’altre virtù; nella quarta vi è la Costanza, la Pace e la Temperanza; nella quinta la Giustizia, la

Misericordia, con varie figure ch’esprimono le prerogative di quest’ultima virtù; nella 6ª èvvi la

Benignità, l’Osservanza e la Confidenza; nella 7ª vi è la Gratitudine e l’Obbedienza, con altre virtù;

nell’8ª la Vigilanza e la Purità; nella 9ª vi è la Prudenza e l’Obbedienza, con vaghi scherzi d’angeli e di

puttini; nell’ultima vi è dipinta l’Umiltà, con molte virtù ed altri capricciosi intrecci d’angeli.

[144] Vi sono, oltre il beato Giacomo, sepolti i corpi del beato Agostino, discepolo di san Francesco;

il beato Francesco, francese, ed il beato Venanzio da Fabriano,234 ma non si sanno i luoghi.

Vi sono altri sepolcri, come quello di Giovanna d’Aragona, moglie di Ferdinando I, ed un’altra

Giovanna, madre della moglie di Ferdinando II; degli Afflitti, nel coro, ed altri per la chiesa; e nella

sacristia, di Carlo Emanuele di Lorena, conte di Sommariva de’ prencipi di Savoja, morto in Napoli, di

passaggio, l’anno 1609,235 e d’un nunzio del papa di casa Muti, romano. Hanno di reliquie una costa di

san Bonaventura ed un’altra di san Ludovico, vescovo di Tolosa. Nella Cappella Prignana vi è una

231 Ed. 1725: Anida. Come da errata corrige dell’editio princeps. 232 Ed. 1725: la statue. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 233 Ed. 1725: Bassai giovane. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 234 Ed. 1725: Fabrino. Come da errata corrige dell’editio princeps. 235 Ed. 1725: 1619. Corretto sulla lezione dell’altra edizione del 1725.

Page 81: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

73

memoria del pontefice Urbano VI, della detta famiglia. Questa cappella sta situata dentro quella del

beato Giacomo della Marca, e s’entra per la tribuna. Il convento ha due chiostri dipinti: uno con la Vita

del beato Giacomo, del pennello di Simon Papa, con versi eleganti che alludono alla vita del beato; il

secondo con la Vita di san Francesco, dipinto236 dal Siciliano. Vi è una gran conserva d’acqua; è la chiesa

servita da 200 frati, e l’infermaria serve per tutta la provincia.

Dirimpetto è la chiesa di San Giacomo [145] e Christofaro, fabricata dal Gran Capitano invece della

cappella a lui ceduta in Santa Maria della Nuova; in essa vi è un dente molare di san Cristofaro, e vi è

sepellito il famoso grammatico Antonio Sidicino.

Per un vicolo si va al monistero detto di Donna Alvina, fondato da una abbadessa di nome Albina,

che con due greche qui venne: le monache di detto monistero vivono sotto la regola di san Benedetto, e

s’unirono con esso quello di Sant’Agata e di Sant’Agnello; la chiesa è rimodernata e fatta molto bella,

con cupola ed angoli, dipinta dal Solimena, nella di cui cupola dipinta si scorge la Visione c’hebbe san

Benedetto in Monte Casino di tutta la sua discendenza che doveva essere nel mondo, e per tal effetto

ivi anche dipinte rimiransi le Quattro parti del mondo. Vi sono similmente quattro statue in altre tanti

nicchi, di stucco, indorate ed imbrunite, opera di Lorenzo Vaccaro; et anche ivi ne’ lati si veggono 6

quadri in tela del mentovato pennello: l’Annunciata, il Sogno di san Giuseppe, la Visita di santa

Elisabetta, la Natività, l’Adorazione de’ Maggi e la Fuga in Egitto. Sopra la porta, al di dentro, vi è

dipinta l’Entrata del Redentore trionfante in Gierusalemme, colle palme, opera ben espressa di Nicolò

Malenconico, con bei fregi di stucco dorati, del cui [146] pennello sono ancora tre quadri che si

veggono nel soffitto, ch’è di vago intaglio dorato: l’uno, la Vergine Assunta; Sant’Agnello l’altro,

quando liberò Napoli da’ Saraceni; ed il terzo, il Martirio di sant’Agata. Vi sono anche all’intorno di

detta chiesa otto quadri che si stanno perfezionando dal medesimo Malinconico, ne’ quali sono espressi

i santi dell’instituto di questo famoso e nobile monistero, facendosi conto che, quando sarà terminata

l’indoratura237 ed altri fregi di questa chiesa, costi da trenta mila scudi. Vi sono nella medesima chiesa

suppellettili molto preziose,238 fra’ quali, fatte modernamente, una pisside239 d’oro, tutta di figure

geroglifiche, del Sacramento dell’altare, ingiojellate a spessi diamanti, rubini e smeraldi,240 ascendendo la

valuta a circa 3000 scudi; così, ancora, una sfera indorata, ripiena tutta di gioje, valutata quasi 1000

doppie. Vi è altresì un panno d’altare d’argento, istoriato col Martirio di san Lorenzo, di rilievo alto e

basso, e con ricca e nuova manifattura in triangolo, opera del Perrella, valutato 4000 scudi, come ancora

sono del medesimo Solimena i sei quadri ad oglio nelle due braccia della chiesa.

236 Ed. 1725: dipinta. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 237 Ed. 1725: quando sarà terminato l’indoratura. 238 Ed. 1725: suppellettili molto preziosi. 239 Ed. 1725: Passide. 240 Ed. 1725: ingiojellate spessi Diamanti, Rubini, e Smeraldi. Corretto sulla lezione dell’altra edizione del 1725.

Page 82: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

74

Hanno molte reliquie, e, fra l’altre, una spina del Salvatore, un braccio di [147] san Sebastiano, del

grasso di san Lorenzo, della zizza di sant’Agata, un osso di sant’Arsenio martire, il bastone e la croccia

di sant’Agnello, portata a detto monistero dalli due incorporativi. Girando per la Strada di Monte

Oliveto, vi sono molte case a guisa di palazzi, come quelle di Roomer, lasciata a San Giuseppe; la casa

di Ferrante Imparato, col museo in gran parte disperso; ed il Palazzo del duca di Gravina Orsini, che

merita, unico, il nome di palazzo, toltone il Regio in Napoli, essendo fatto alla romana con pietre

lavorate a longo, che se fusse finito haverebbe ogni perfezione; nel cornicione di mezzo, a lettere

cobitali, si legge:

FERDINANDUS URSINUS

Genere Romanus Gravinensium241 Dux, ac Nerulanorum Comes, conspicuam hanc domum sibi suisque, & amicis

omnibus à fundamentis erexit.

Dirimpetto a questo palazzo è242 l’abitazione dell’accennato giurista Giuseppe Valletta, quale tenea243

la corrispondenza de’ primi letterati d’Europa, che assai stimavano il suo erudito sapere per la varietà

delle lingue greca, ed inglese ancora, havendo egli formata la sua famosa libreria con raccogliere, ad ogni

prezzo, da 15 mila scelti e rarissimi volumi greci e latini, spagnuoli, france[148]si, italiani ed inglesi, con

molti manoscritti in carta, et in pergamena buon numero, ed è osservata come una delle preggiate cose

della città da ogni qualunque forastiero, essendovi stati a vederla più volte i viceré e personaggi grandi.

Si sale poi alla Piazza del Giesù, e, perché va con l’altra ottina, diremo per adesso del famoso tempio,

che gli sta dirimpetto, di Santa Chiara. Il vaso di questa chiesa è assai magnifico, essendo lungo 300

palmi e largo 120, con il suffitto molto alto, quantunque fatto alla gotica, senza intempiatura, benché

coperto244 di piombo. Fu il monistero edificato da Roberto re di Napoli e da Sancia sua moglie. Il

campanile, che sta diviso dalla chiesa, benché ristretto nel suo continente, fu principiato dal detto

Roberto, ed intorno vi è scritto a caratteri antichi il tempo della fondazione e consecrazione in versi

leonini, e per 215 gradini vi si ascende; da una parte vi è il luogo per le monache, che arrivano al

numero di 300, oltre le serve, grande, per chiostri e giardini, al pari d’una città. Dall’altro fianco vi è il

convento per li frati della riforma di san Francesco, che servono alla chiesa, uffiziando, ed alle moniche.

Fu consecrata al Santissimo Sacramento, onde, per privilegio ottenuto da Roberto, vi passa la

pro[149]cessione del Corpus Domini, e vi fa la benedizione l’arcivescovo, facendovi allora le suore una

superba machina ed apparati; si chiama Santa Chiara perché osservano le regole della santa. Nella chiesa

ha l’altar maggiore quattro colonne: due di marmo, lavorate245 a volta, dicono del Tempio di Salomone,

241 Ed. 1725: Graviensium. Corretto sulla lezione dell’altra edizione del 1725. 242 Ed. 1725: à. Corretto sulla lezione della princeps. 243 Ed. 1725: tenca. Corretto sulla lezione dell’altra edizione del 1725. 244 Ed. 1725: coperta. 245 Ed. 1725: lavorato. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725.

Page 83: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

75

l’altre due di legno, consimili, lavorate da Bartolomeo Chiarini, che par non si possono distinguere. Vi

sono in essa i maestosi sepolcri del re Roberto; di Carlo Illustre, duca di Calabria; di Maria, sorella di

Giovanna I, imperadrice di Costantinopoli; d’Agnese, moglie di Can della Scala; e poi di Giacomo del

Balzo, imperadore di Costantinopoli titolare; e di Clemenza, sua sorella. Nella Cappella de’ Sanfelici,246 il

Crocifisso è del Lanfranchi, e vi è il sepolcro della famiglia, con una cassa antica de’ gentili, istoriata. Vi

sono altri sepolcri per la chiesa: del Balzo; de’ Jasolini, coll’immagine del famoso medico, scrittore

appuratissimo de’ Bagni d’Ischia; d’Antonio Epicuro; e dirimpetto un sepolcro con una statua di donna

nubile, di Giovanni di Nola, con un nobilissimo epitafio del detto Epicuro:

Nata eheu miserum247 misero mihi nata parenti.

Unicus248 ut fieres unica causa dolor.

Nam tibi dumque virum, tedas talamumque249 parabam.

[150] Funus, & inferias anxius ecce paro.

Debuimus tecum poni paterque, materque.

Ut tribus hæc miseris urna parata foret,250

At nos perpetui gemitus. Tu nata sepulchri.

Esto hæres251 ubi sic impia fata volunt.

Nella cappella del pilastro, l’immagine della Vergine delle Grazie chi dice esser del Giotti − chi del

Zingaro −, dal pennello di cui, essendo stata prima dipinta tutta la chiesa, poi imbiancandosi, si perse

un tesoro di pitture; fu detta cappella adornata di marmi dal cavalier Cosmo, rinovata l’immagine dal

pennello d’un frate, ed è miracolosissima, et ogn’anno vi si fa la festa a spese del duca di Sicignano della

nobilissima famiglia Del Tocco, divoto di questa sacra imagine. Vi è, presso, la sepoltura del miserabil

moro Raimondo Cabano, che da schiavo giunse ad essere gran siniscalco, con la moglie e figli, i quali

furono poi giustiziati per la morte d’Andreas Ungaro. La tavola di San Giovanni, san Luca e la Vergine,

presso il sepolcro di Carlo duca di Calabria, è di Silvestro Buono; dall’altra parte de’ sepolcri regi, vi è la

Cappella, di candidi marmi, de’ Resaliti, nobili fiorentini, in cui la tavola di San Tomaso Apostolo è

opera di Marco da Siena; l’organo del Moro fu dipinto da Pietro [151] Negrone nel 1546; sotto di esso è

sepellita la bambina Maria, figlia di detto Carlo Illustre.

Sopra della sacristia, con alcune immagini di santi, reliquie del Giotti, vi è il ritratto del Beato Filippo

Aquenzio, che è in questa chiesa, ma non si sa dove è sepolto; presso la sacristia vi è una statua stimata

della regina Giovanna, con un exastico.

246 Ed. 1725: Safelici. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 247 Ed. 1725: miseram. Come da errata corrige dell’editio princeps. 248 Ed. 1725: Unius. Come da errata corrige dell’editio princeps. 249 Ed. 1725: talamum per. Come da errata corrige dell’editio princeps. 250 Ed. 1725: fores. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 251 Ed. 1725: eres. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725.

Page 84: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

76

In questa chiesa narra Raffaello Borghini, nel suo libro chiamato Il riposo, in cui ci favella della pittura

e scoltura, che Giotto per lo re Roberto dipinse molte istorie del Testamento252 Vecchio,

dell’Apocalisse: queste, dunque, bisogna dire che253 erano le pitture che stavan in Santa Chiara prima

d’essere, per ordine del regente Barionova, imbiancata.

Le reliquie di detto monistero sono molte, e, fra l’altre, de’ capelli254 e latte della beata Vergine;

gambe e piedi di sant’Andrea apostolo; del dito di san Giovanni Battista; braccio e cuore di san

Ludovico, vescovo e fratello del re Roberto;255 un braccio di santa Catarina vergine e martire; la testa di

santa Cristina vergine e martire; de’ capelli e veste di santa Chiara; di santa Elisabetta, regina d’Ungaria;

di san Gerolamo; sant’Anna; sant’Antonio abbate; santo Stefano; della Maddalena; ed altre reliquie

insigni.

È ricca d’argenti, e, fra l’altri, ha una [152] custodia, tutta di questo mitallo, grande; ha coltre

ricamate, servite ne’ funerali di Filippo III e IV, Margarita e Maria Aloysia; ha un largo avanti alla

chiesa, essendo immune dalla corte quanto tiene dal campanile attorno.

Uscendo dalla porta picciola, vi è il monistero di San Francesco, fondato poco doppo quello di Santa

Chiara dal re Roberto e regina Sancia, a’ prieghi d’una monaca d’Assisi che haveva il ritratto al naturale

di san Francesco, per le moniche non capienti in Santa Chiara, osservando la stretta regola del santo; la

tela dell’altar maggiore della Transfigurazione è di Marco di Siena; ha belli apparati e polizie.

Nel vicolo vicino, già detto della Giojosa, ora di Santa Chiara, vi è il Palazzo di Berardino Rota, gran

letterato, ricco di marmi antichi: la facciata era dipinta dal Polidoro, ma consumata dal tempo; vi è

appresso il Palazzo già di Stigliano, poi di Caivano, ultimamente di Sicignano, nobile e magnifico;

appresso, una estaurita, della casa Barile, della Santissima Trinità, ultimamente rifatta dal detto Duca di

Sicignano. Ci siamo inoltrati nell’ottina di San Giovanni Maggiore, onde, ritornando per lo vicolo che

discende da Santa Chiara alli Banchi Nuovi, e della Nuova, in faccia vi è la chiesa dedicata a’ Santi

Cosma e [153] Damiano, de’ barbieri. Due tele vi sono in essa: della Natività ed Adorazione de’ Maggi,

d’Andrea Salerno. Passando avanti, vi è il Palazzo del duca di Casa Massima Aponte, già convento de’

basiliani; appresso, la chiesa di San Demetrio, de’ padri somaschi, che si hanno comprato, per dilatar la

casa, il Palazzo antico di Antonio Penna, secretario del re Ladislao, e non già Palazzo Reale, come altri

disse, vedendosi impresse le penne nelle pietre e nello scudo dell’armi; si frapone a la chiesa e ’l palazzo

la Cappella de’ Santi Lionardo e Paolo, estaurita della detta famiglia. Vicino a detto palazzo è il Pendino,

detto di Santa Barbara per una immagine della santa; avanti è la chiesa dell’Ecce Homo, de’ poveri

accattanti, ove concorrono a farvi esercizj spirituali in certi giorni, ed hanno le elemosine.256 Appresso è

252 Ed. 1725: testameuto. 253 Ed. 1725: chi. 254 Ed. 1725: Cappelli. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 255 Ed. 1725: Robero. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 256 Ed. 1725: elemosina.

Page 85: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

77

la nuova chiesa di Santa Maria dell’Ajuto, cominciata da’ ragazzi limosinando, e con l’elemosine per le

grazie della Vergine giunta alla perfezione che si vede: in forma rotonda, ben stuccata ed allegra.

Terminata l’ottina d’Alvina, siegue quella di San Giovanni Maggiore, e, cominciando dalla sua chiesa,

fu questa già l’antico tempio inalzato da Andriano, dicono, al suo Antinoo, convertita in chiesa dal gran

Costantino ed Elena, imperadori chri[154]stiani, e dedicata al glorioso santo precursore di Christo ed a

Santa Lucia Martire, consecrata da san Silvestro papa; è questa una delle quattro parocchie maggiori257

di Napoli, ed oggi, per privilegio d’Innocenzo XII, della nobilissima famiglia Pignatelli, pontefice,

collegiata con canonici e primicerio, con uso di roccheto, muzzetta e cappa. La chiesa fu più volte

rifatta: ultimamente col disegno di Dionisio Lazzari s’è fatta la tribuna con la cupola e le due cappelle

della croce; il di più resta imperfetto per mancanza di denaro.

Vi è nell’altar maggiore una memoria di Jano Anisio, gran letterato, ed un frammento d’una gran

colonna, forse reliquia dell’antico tempio. La Vergine col Signore Bambino in braccio è di Lionardo da

Pistoja; la Cappella Ravaschiera, di marmi, è di Giovanni di Nola; la Deposizione della croce, di Giovan

Bernardo Lama. Vi è una antica memoria in marmo della Republica Napolitana, che comincia: “....

Verotio A.F. Pal. Severino”.

Avanti la porta picciola èvvi la chiesa di San Giovanni Apostolo ed Evangelista, con una porta di

marmi alla gotica, con statue molto belle, fatte fare da Antonio Pappacoda, gran siniscalco di Ladislao,

con pitture al di dentro di celebri pennelli; al fianco vi è un palazzo che dimo[155]stra grande antichità,

ed era ricco già di statue, essendone rimasti i segni in alcuni tronchi busti: al prospetto vi si veggono

oggi l’armi degli Aquini del duca di Casola. Dirimpetto ha un palazzo grande e magnifico, fatto alla

romana dal cardinal Filamarino, arcivescovo di Napoli, ingrandito ed abbellito per la famiglia, e

posseduto da’ suoi nipoti; vi sono quadri e disegni di più eccellenti pittori: Caracci, Tiziano, Rafaele,

Caravaggio, Guido Reni, Giuseppino d’Arpino, Bassani, Pietro da Cortona, Domenichini, Albano,

Pasini, Ovet e de’ migliori de’ secoli passati e presenti; ha una celebre libraria con varj manoscritti. Poco

più avanti è Santa Maria a Candelora.

Discendendo per un vicolo, vi è la chiesa di San Girolamo de’ Ciechi: ricevono da una pia

congregazione sussidj, così spirituali come temporali.

Discendendo poi giù alla strada che va a Seggio di Porto, vi è San Pietro in Vinculis,258 già detto a

Media o Melia; attaccata259 ad esso260 vi è una scuola di grammatica, detta degli Scoppa, fondata da un

maestro di questo cognome per insegnare a’ poverelli; la chiesa è de’ speziali manuali; è dipinta dal

Binaschi.

257 Ed. 1725: una delle quattro Parocchie maggiore. Corretto sulla lezione della princeps. 258 Ed. 1725: Discendendo poi giù alla strada, che và a Seggio di Porto di San Pietro in Vinculis. Corretto sulla lezione della princeps. 259 Ed. 1725: attaccato. 260 Ed. 1725: ad essa. Corretto sulla lezione dell’altra edizione del 1725.

Page 86: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

78

Girando per avanti il Seggio di Porto, ove è una fontana, segue una casa gran[156]de, de’ Mareschi; si

sale per la Strada detta di Mezo Cannone; prima vi è una scalinata che sale a San Giovanni Maggiore, e

poi una fontana che butta acqua per una fistola di bronzo, ove è una statua di stucco del primo

Ferdinando re, rinovata261 da don Pietro d’Aragona: qui le case sono ricche d’acqua, vedendosi ne’

fondamenti gran conserve, ed in luogo dove si potrebbe andare con barchette, da che volle

argomentare il Celano che qui fosse stato l’antico Sebeto, contro l’opinione degl’antichi e moderni

scrittori, fondato sopra la propria opinione; poiché l’acque quivi vengono da diversi condotti, e poi

sono bassissime, e se avanti la chiesa di Sant’Angelo, con la Porta Ventosa e la Strada di Mezo

Cannone, era quella del porto del mare, dove esser dovea il letto del fiume?

Risalendo più sopra è la picciola chiesa di San Basilio, e vi era anche la chiesa di Santa Maria de’

Bagni, unita alla Metropolitana.

Entrando nel Vicolo di San Giovanni, èvvi il nobil monistero di San Girolamo delle Monache, sotto

la regola del terzo ordine di san Francesco, da cui sono uscite le fondatrici de’ monasterj della

Santissima Trinità e del Giesù: è la chiesa rimodernata col disegno di Francesco Picchiatti; l’altar

maggiore, di marmi; era la tela di Giacomo Sanso, ora in luogo di [157] quella vi s’osserva un gran

quadro del Solimena, di capricciosa invenzione, e molto lodato dall’intendenti; fondata la chiesa dalle

suore Grazia Sorrentino, Luisa Lapisano, Orsina Caracciola e Catarina di Calabria. Attaccato è il

Palazzo del Principe di Belvedere.

Più sopra, salendo all’altro vicolo, era già la casa degli Ogliati; vi è la confraternità di San Luigi della

Stella.

Più sopra, uscendo alla Strada di Santa Chiara, dove si dice il Pallonetto, vi è un conservatorio di

pentite o mal maritate: qui appresso è Santa Caterina, detta de’ Celani, e così era detto il vicolo; più

avanti, nel volersi discender, la confraternità di San Martino, detto Martinello; appresso – e qui era la

Porta Ventosa o Licinia, vedendosi due piedistalli di marmo – è la chiesa parrocchiale detta la Rotonda:

era già antico Tempio di Cerere, ove si sacrificava un porco, e vi si vedono anche un tripode di marmo

ed un vaso d’acqua lustrale; vi è anche una sede vescovale di marmo.

I marmi coll’iscrizione, avanti la porta medesima, “Posthumius Lampadius, &c” si stimano o del

tempio o della porta medesima; per la strada grande vi sono diversi palazzi, fra’ quali quello de’ prencipi

della Roccella Carafa.

[158] Tornando all’ottina di Nido, trovasi San Michele de’ Brancacci, detto Sant’Angelo a Nido: qui

vogliono che a tempo di Federico, in un luogo detto lo Scogliuso, fossero le scuole, perciò così detto.

Fu la chiesa fondata col titolo dell’Arcangelo dal cardinal262 Rinaldo Brancaccio, e vi fondò l’ospedale: il

suo sepolcro presso l’altar maggiore, a man manca, è del Donatello. Il cardinal Francesco Maria

261 Ed. 1725: rinovɐta. 262 Ed. 1725: del Cardinal. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725.

Page 87: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

79

Brancacci vi costituì, per legato, una famosa libraria publica, che da Stefano cardinale e da don

Emanuele vescovo d’Ariano e fra Giovanni Battista ammiraglio di Malta, fu eseguita, de’ quali ve n’è

una bella memoria; è fatta da Bartolomeo e Pietro Ghetti;263 la detta libreria è in un bel vaso, con armarj

di noce e cipresso, e vi si veggono da dieci mila e più volumi, oltre la quantità di eruditi manoscritti; nel

principio fu posta in essere da fra don Sisto Cocco Palmerii dell’abito gerosolimitano,264 fratello del

vescovo di Malta, come primo bibliotecario, e due altri sacerdoti, con altretanti, che porgono i libri alla

quantità de’ virtuosi che concorrono a godere di tal publico benefizio,265 singolare in questa città di

Napoli. La tavola dell’altar maggiore dell’Arcangelo nel Gargano è di Marco de Siena. Nella Cappella

del Santissimo dicono vi sia il corpo di santa Candida Juniore, o Seconda, [159] qua trasferito da

sant’Andrea, ove è l’urna,266 ma non si sa il luogo. Vi è ancora in questa chiesa di Sant’Angelo, a parte,

memoria di fra Lelio et altri eroi di questa illustre famiglia. Ora questa chiesa è stata rinovata, e si è

rifatta la tribuna sopra l’altar maggiore, e li dà gran lumo e sblendore, con essersi anche accomodato il

coro e gl’altari posti in miglior sito, mercé l’industria di don Tiberio Brancaccio, di don Paolo Dentice

ed altri cavalieri della piazza.

Passata detta chiesa è il Sedile di Nido, che fa per impresa il cavallo sfrenato, e vien detto di Nido o

Nilo, o per una statua del fiume Nilo ritrovata senza testa, o pure detta di Nido per l’abitazione degli

studenti, dicendo alcuni la statua non esser di fiume, ma di donna, vedendovisi alcuni bambini attorno;

la cupola del Seggio è disegno di Sigismondo di Giovanni; l’Entrata di Carlo V, dipinta dal Bellisario; gli

ornamenti, di Luigi Siciliano, che, per essere stati migliori della pittura del Bellisario, ne nacque la sua

rovina; la Fama ed i putti, nel mezo della cupola, di Francesco di Maria. Di rimpetto, èvvi la chiesa di

Santa Maria de’ Pignatelli, fondata da una famiglia della mentovata Piazza di Nido.267 Or, per andar

descrivendo la parte superiore di detta ottina di Nido, ritornaremo alla Strada di Toledo, dove

lasciammo il primo quartiero dello Spirito Santo [160] per andare dritto alla strada che divide Napoli per

mezo, e che prende diversi nomi, o da chiese, o da seggi o altro.268 Si vede, dopo il Palazzo del Duca di

Maddaloni, quello che fu di Monteleone, con un gran giardino et una quercia che porgeva in fuori, e

dava il nome alla Strada della Quercia. Siegue gran largo avanti la chiesa del Giesù, dove stava situata la

statua equestre di bronzo del Duca269 d’Angiò, ma con infelice augurio, poiché uno de’ maestri che

263 Ed. 1725: Il Cardinal Francesco Maria Brancacci vi costituì per legato una famosa Libraria publica, che da Stefano Cardinale, e da D. Emanuele Vescovo d’Ariano: e Fr. Gio: Battista Ammiraglio di Malta, de’ quali ve n’è una bella memoria è fatta da Bartolomeo e Pietro Ghetti. Corretto sulla lezione della princeps. 264 Ed. 1725: Gerosolomitano. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 265 Ed. 1725: beneflzio. 266 Ed. 1725: ove l’Urna. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 267 Ed. 1725: la Fama, ed i putti nel mezo della cupola di Francesco Maria de’ Pignatelli, fondata da una famiglia della mentovata Piazza di Nido. Corretto sulla lezione della princeps. 268 Ed. 1725: o altre. Corretto sulla lezione dell’altra edizione del 1725. 269 Ed. 1725: Dnca.

Page 88: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

80

l’avea fatta et inalzata, Lorenzo Vaccaro, poco dopo morì, e la statua, nell’entrata de’ tedeschi a’ 7 di

luglio dell’anno 1707, fu rotta da quelli, che andavano per la città gridando: “Viva Carlo III”.

TAVOLA [XXI]. Veduta della Piazza del Giesù. All’eccellentissimo don Carlo Maria Sanseverino, principe di

Bisignano, conte della Saponara.

All’incontro del Palagio del Marchese di San Giuliano, vi è quello che fu del principe di Carpino e

duca di Cagnano Vargas, poi del marchese della Terza Navarrette, ora delle monache di Santa Chiara,

che restituirono il prezzo al marchese sopra il maestoso Palazzo de’ Principi di Salerno; vi sono i Palazzi

dei duchi di Cagnano Vargas, dei marchesi Longhi Di Gennaro.

Sopra il maestoso Palazzo de’ Prencipi di Salerno, architettato da Novello di San Lucano, è la chiesa

e casa professa del Gesù Nuovo, restandovi la facciata a punta di diamanti di pietra pipernita, e vi si

vedea sopra la por[161]ta il nome di Roberto Sanseverino, e l’armi sue, tolte da’ padri per ingrandire la

porta, e mutando l’iscrizione con far menzione della fondazione della chiesa, che fu Isabella Feltria della

Rovere de’ duchi d’Urbino, principessa di Bisignano; fu comprato il palazzo da’ padri della Compagnia

nell’anno 1583, essendovi viceré il primo Duca d’Ossuna; col disegno e modello del padre Pietro

Rovedo s’alzò la machina nel 1584; è questa fatta in modo di croce con una gran cupola; era questa

terminata a stucchi dorati a quarti e dipinta dal celebre pennello del Lanfranchi, allora ch’il terremoto

del passato 1688 la rovinò per haver patito in una colonna270 che sostenea il cupolino, e più volte mal

accomodata,271 ed al suo cadere rovinorono parte delle pitture de’ cappelloni e navi, fra’ quali una

cappella dipinta dal Giordano con una Giuditta, opera molto bella; oggi è inalzata la cupola di nuovo,

dipinta dal famoso pennello di Paolo de Matteis, napoletano, essendo rimasti ne’ quattro angoli, intatti,

270 Ed. 1725: nna colonna. 271 Ed. 1725: mai accomodata. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725.

Page 89: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

81

gli Evangelisti, opera la più bella che habbia fatto il Lanfranco sudetto. Per dire delle dipinture della

chiesa, il cappellone è dipinto a fresco dal cavalier Massimo; quello di Sant’Ignazio, in parte rovinato,

dal Bellisario, che si è già rifatto dal sudetto Pao[162]lo de Matteis; così il Cappellone di San Francesco e

della volta sopra la porta sono dell’istesso Bellisario. Il capo altare è principiato di marmi e disegno del

cavalier Cosmo,272 ma, perché alterato da altri ingegnieri, se ne è sospesa la fattura.

Nella Cappella, di man destra, della Madonna, vi sono due reliquiarj con 160 corpi di martiri, per

parte intieri, e fra questi la testa di san Barnaba, quattro delle compagne273 di sant’Orsola, il corpo di san

Ciro, medico e romito, ed altri, e fu dipinta dal Solimena, essendo giovinetto. Nella Cappella de’ Signori

Carrafa di Maddaloni, il Crocifisso è del Mollica; è dipinta274 a fresco da Binaschi. Il Cappellone di

Sant’Ignazio, con sei colonne di marmo africano ed ornati di pietre mirabili, fatto col disegno e modello

del cavalier Cosmo, con due statue di Davide e Geremia, che non si possono vedere più belle,

maltrattato dal terremoto, è stato ridotto al primo stato. Il quadro di Sant’Ignazio è dell’Imparato, e tre

quadri di sopra, del Ribera. La Cappella del Luogotenente Fornaro ha il quadro della Nascita del

Signore dell’istesso Imparato; dipinte la cupolina e lunette dal Corensio;275 le statue, del Naccarino;

l’arco che corrisponde alla nave, del Farelli. Nella Cappella di Muscettola, le sta[163]tue sono del

Marmaglia e Pietro Bernini; il quadro di mezzo, di Giovan Berardino Siciliano, e dello stesso la

dipintura a fresco. La prima Cappella, dell’altra parte, di Giovan Tomaso Borrello ha quattro statue: due

del Fanzago e due del Naccarino; il quadro di mezzo, del Santa Fede; l’opera a fresco, del Siciliano. La

cappella che siegue, anche in marmi, fu del regente Merlino e poi del suo erede, regente duca di Diano

Calà: ha il quadro principiato276 dal Massimo, ma poi, per la sua morte, terminato dal Pozzolano, suo

scolare; la cupola, ruinata, è del Giordano.

Il Cappellone di San Francesco Saverio, uguale a quello di Sant’Ignazio, solo mancandovi le due

statue de’ nicchi, ha il cherubino sotto il quadro dello scarpello del Fanelli; i puttini di Pietro Ghetti; il

quadro divoto e miracoloso, del detto Giovan Berardino; i tre quadri superiori, del Giordano. Nella

Cappella de’ Marchesi prencipi di San Vito, principiata di marmi, la tela è di Giovan Antonio d’Amato.

La Cappella della Santissima Trinità ha il quadro del Guercin da Cento; l’opera a fresco del Cornelio;277 i

pilastri sono di marmi commessi, come ha da essere, piacendo al Signore, tutta la chiesa.

Nella sacristia vi sono più quadri di valent’huomini: uno della Vergine è sti[164]mato d’Annibale

Caracci; due altri, del Rafaele; gli armarj sono di noce con finimenti, disegni del cavalier Cosmo. Ha

ricchissimi apparati di paliotti, candelieri e vesti per la celebrazione, e quantità di argenti, con lampadi e

vasi, e, fra gli altri, un paliotto a getto, fatto da Gennaro Monte; una bellissima croce; una sfera da

272 Ed. 1725: a disegno del Cavalier Cosmo. Corretto sulla lezione della princeps. 273 Ed. 1725: compagnie. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 274 Ed. 1725: e dipinto. 275 Ed. 1725: del Corensio. Corretto sulla lezione della princeps. 276 Ed. 1725: principato. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 277 Ed. 1725: opera a fresco del Cornelio.

Page 90: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

82

riporvi il Venerabile Sagramento, di pietre preziose; statue d’argento, con reliquie di san Gennaro, san

Luca e santa Barbara, santa Caterina, sant’Ignazio e san Francesco Saverio, oltre un tronco con due

spine della corona del Salvatore, con un pezzo di legno della Santa Croce. Più ricca sacristia

difficilmente credo che si possa trovar nel mondo; il pavimento è di marmi commessi278 e l’atrio di rari

quadri adornato. Nel cortile vi sono cinque oratorj e congregazioni: de’ nobili, che fu dipinta dal

Lanfranchi, col quadro di Giovanni Battistello; de’ ragazzi, anche nobili; di mercanti; di pittori ed artisti,

che hanno imagini, reliquie e belli apparati per gli altari.

La casa è grande, ricca e commoda, ed ha il primato in ciò di tutte l’altre di Napoli: per infermeria,

farmocopea, libreria e giardini, e per l’acque freddissime e perfette, porta il primato sopra tutte l’altre di

Napoli.

Dirimpetto è la chiesa di Santa Chia[165]ra, di cui si disse: bensì mirabile è da considerarsi la tendata

di piperno sopra la porta, che da sé stessa si sostiene, artificiosamente lavorata.

Dirimpetto al campanile di Santa Chiara vi è la chiesa di Santa Marta de’ Ricamatori: fu già edificata

dalla regina Margherita, madre del re Ladislao, e vi era una confraternità di nobili, de’ quali appariscono

i nomi e l’armi in un libro in pergameno; rovinata detta chiesa a tempo de’ tumulti passati, è stata rifatta

dal Principe della Rocca; ma, perdutisi molti belli quadri di valent’huomini, vi sono messe le copie tratte

dalle carte che andavano in giro. La tela dell’altar maggiore, di Santa Marta, fu principiata da Andrea

Vaccaro e terminata dal figlio Nicolò.279

Siegue il Palazzo del Principe sudetto della Rocca, che fu già del Principe di Bisignano, ornato d’una

famosissima galleria di 200 quadri di pennelli migliori dell’arte: de’ Caracci, Veronese, Bassani, Barocci,

Baur, Caravaggi, Cortona, Giuseppino, Guercin da Cento, Guido Reni, Lanfranchi, Vinci, Tiziano,

Tintoretto, Tempesta, Vannich, Zincaro, Polidoro, Vasari, Luca d’Olanda, Marco di Siena ed altri autori

nobilissimi, che ci vorrebbe un catalogo per registrarli. Ha medaglie, camei, ritrattini, miniature, scritti

rari ed [166] altre cose curiosissime e peregrine, essendo stata la casa de’ signori un museo di virtuosi.

Appresso è il Palazzo del Residente di Venezia, quello de’ Fiorilli, ed appresso ad altri palazzi, quello

de’ principi di Castiglione d’Aquino, ove si è trasferito il Banco del Santissimo Salvatore, che fu eretto

per arrendamento della farina da’ governadori di esso,280 che stava dirimpetto Santi Filippo e Giacomo;

in questo palazzo fu tramata la famosa Congiura de’ Baroni contro Ferdinando I, così eccellentemente

poi scritta dal Portio. Qui è la Piazza di San Domenico, ove col disegno del cavalier Cosmo si principiò

una piramide per collocarvi la statua del santo, ma, seguitandosi con poco buona architettura, è restata

imperfetta.

278 Ed. 1725: il pavimento di marmi commessi. Corretto sulla lezione della princeps. 279 Ed. 1725: terminata dal figlio di Nicolò. Corretto sulla lezione della princeps. 280 Ed. 1725: de’ Governadori di esso. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725.

Page 91: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

83

TAVOLA [XXII]. Veduta del Largo di San Domenico. All’illustrissimo signor abbate Federigo Pappacoda de’

principi di Centola.

Vi sono, intorno, i Palazzi de’ duchi dell’Acerenza Pinelli, oggi de’ monaci di San Martino; de’ duchi

di Casacalenda Sangro; e del Duca di Vietri, passato alla casa Carafa, ed ora al duca di Limatola

Gambacorta, montiero maggiore del Regno, conforme appare dall’arme sopra la porta; è questo il

primo palazzo fatto in Napoli alla moderna, col disegno del Mormandi, fiorentino. Appresso è il

Palazzo del principe di San Severo Sangro,281 a cui attaccata è la Cappella o la chiesa de’ Sangri, fondata

[167] da Alessandro, patriarca di Alessandria, detta Santa Maria della Pietatella, con statua di marmo

bellissima, ove sono i sepolcri di molte persone illustri di detta famiglia con loro elogj. In questo

palazzo, ch’è veramente282 fatto alla regale, habitò la vedova regina di Polonia Maria Casimira, quando

fu in Napoli l’anno 1701, ed il Conte di Martinitz con tutta la generalità tedesca poco dopo, prima di

rendersi padrone de’ castelli.

Vicino è il regale convento di San Domenico Maggiore, detto anticamente da una chiesa che vi era283

con ospedale, San Michele a Marfisa. L’hebbero prima i padri benedettini, indi concesso a’ predicatori:

fu consacrato da Alessandro IV, assunto al pontificato in Napoli, benché ne appaja la seconda

concessione a tempo di Algerio, arcivescovo di Napoli, nell’anno 1269.

Per voto indi fatto da Carlo principe di Salerno, figlio di Carlo I d’Angiò, prigioniero de’ Siciliani, fu

riedificata la chiesa, e consacrata a Santa Maria Maddalena, sua liberatrice, mutandole il nome con

consenso pontificio; il quale, dopo esser stato re e morto, lasciò al convento il cuore, che in una cassetta

d’avorio si conserva imbalsamato; ora si chiama solo col titolo di San Domenico, essendo la chiesa [168]

281 Ed. 1725: Principe S. Severo Sangro. Corretto sulla lezione della princeps. 282 Ed. 1725: veramante. 283 Ed. 1725: detto anticamente da una chiesa che vi. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725.

Page 92: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

84

dedicata al santo. Ultimamente è stata abbellita con stucchi e dipinture nel coro. Ha molte cappelle di

nobilissime famiglie: quella del Conte di San Severino ha la cupoletta dipinta da Andrea Salerno; quella

de’ Capeci, la tela dipinta da Girolamo Cavalieri, di detta casa, virtuoso in musica, pittura e scoltura, di

cui anche è il Crocifisso dell’architrave. Nella Cappella del Christo che parlò a san Tomaso d’Aquino

dicendogli “Bene scripsisti284 de me, Thoma”, il Cristo e sua Deposizione sono stimati del Zingaro. Vi

sono in detta cappella diversi sepolcri: de’ Carrafa, Sangri et altri; e, nell’uscir d’essa, si vede a man

sinistra il ritratto di Carlo della Gatta285 – ch’è quel vecchio con le mani ingionte in atto di pregare

avanti un’immagine –, il quale, mentre visse, fu divoto della Vergine del Rosario, e molto contribuì alla

spesa per l’abbellimento di questa celebre cappella286 e del capo altare.

Nella Cappella della famiglia Del Doce, dentro la Cappella del Crocifisso, vi era l’Angelo Rafaele e

Tobia, la Vergine e san Girolamo, di Rafaele d’Urbino:287 ed il volto dell’Angelo era ritratto288 di Pico

della Mirandola, ed il san Girolamo del cardinal Bembo;289 ora vi è un quadro di Santa Rosa.

Nella Cappella de’ Brancacci vi è il ritratto di San Domenico, tratto dal vero.290

[169] Vi è nella porta della scalinata il sepolcro fatto da Berardino Rota alla moglie Porzia Capece,

con motti sotto Berardino: “Abiit, non obiit”; sotto di Porzia: “Discessit, non decessit”, con bellissimi

epitaffj che possono leggere i curiosi.

Sotto l’altar maggiore, discendendosi per due scalinate di marmo, vi è una cappella, de’ Guevara, che

ha la porta alla piazza, avanti l’aguglia. L’altare è ben composto di marmi. La Madonna del Rosario nella

Cappella de’ Principi di Stigliano è di Giovan Berardino Siciliano.

Nella Cappella del cardinal don Diomede Carrafa vi è la statua, e sepolcro, fatta dal Santa Croce,

mutate l’armi nella famiglia Spinelli, a cui è passata la cappella, e vi era già una tela della Lapidazione di

santo Stefano di Lionardo di Pistoja. Vi è la statua di Santo Stefano ed il sepolcro del patriarca

Berardino Carrafa. Nella Cappella de’ Pinelli vi è una tavola della Santissima Annunziata di Tiziano.

Sopra detta cappella vi sono tre sepolcri: di Filippo principe d’Acaja, quartogenito, e di Giovanni duca

di Durazzo, figli di Carlo V d’Angiò; ed il terzo di Bernardo del Balzo, conte di Monte Scaglioso, e di

Andrea, gran giustinziero.

Su l’altar dirimpetto alla Capella di Stigliano, la statua con il Bambino in [170] braccio è di Giovan di

Nola, fatta291 a spese di Fabio Arcella, arcivescovo di Capua. Il sepolcro di Berardino Rota ha due statue

di fiumi belle: dell’Arno e del Tevere; il San Michele, nella Cappella Lanario, del Lama; Cristo con la

284 Ed. 1725: scripsiti. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 285 Ed. 1725: Carlo della Gratta. Corretto sulla lezione dell’altra edizione del 1725. 286 Ed. 1725: di questa celebre cappelle. Corretto sulla lezione dell’altra edizione del 1725. 287 Ed. 1725: Rafaele Urbino. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 288 Ed. 1725: era ritrattato. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 289 Ed. 1725: dal Cardinal Bembo. Corretto sulla lezione della princeps. 290 Ed. 1725: del vero. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 291 Ed. 1725: fatto.

Page 93: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

85

croce in spalla, nella Cappella de’ Duchi d’Aragona, è stimato o di Vincenzo292 o di Giovanni Corso.

Nella Cappella de’ Franchi vi è il sepolcro di Vincenzo, presidente del Sacro Regio Conseglio, noto per

le sue decisioni, e vi si conserva la statua della Vergine, del padre Andrea da San Severino. La volta è

dipinta a fresco da Bellisario: vi era il Cristo alla colonna del Caravaggio, situata ora dalla parte

dell’Epistola; è detta Cappella de’ Franchi destinata per le reliquie; appresso alla detta, vi è un quadro

con un San Giuseppe, del Giordano.

La sacristia, poi, è una delle migliori di Napoli, sì per l’altezza e bellezza del vaso, come anche per la

volta, tutta posta in oro, in cui la famosa pittura è del celebre Solimena; gli armari di noce sono riusciti

così vaghi che rende stupore a chi li vede; il pavimento è di finissimo marmo; il tutto, però, fatto sotto

la direzzione del padre bacilliere fra Serafino Castellano. La cappella che sta in detta sacristia, sotto il

titolo dell’Annunciata, è tutta di marmi, fatta a spese della generosa pietà del marchese di San Giorgio e

Poli[171]stina della nobilissima famiglia Milano, che n’è il padrone; il quadro è bellissimo, rifatto però da

fra Tomaso Perretti, laico in detto convento.

Vi sono anche in detta sacristia, in baulli sotto baldacchini di broccato, le memorie di Alfonso I; di

Ferdinando II e di Giovanna sua moglie; d’Isabella d’Aragona,293 figliuola di Alfonso I e moglie di

Giovan Galeazzo Sforza; e donna Maria d’Aragona, marchesa294 del Vasto; di Antonio Petruccio,

secretario di Ferrante, morto per la Congiura de’ Baroni, dicono decapitato, benché chi ha veduto il

cadavero dica haver ancora il laccio alla gola con cui fu strangolato; del duca di Mont’Alto, della

famiglia Aragona; del Marchese di Pescara, con loro epitaffj, e questo ultimo fatto dall’Ariosto,

ingegnoso, con mirabiltà; vi è dipinta una Morte con l’epigrafe: “Sceptra ligonibus æquat”; le tombe,

ove erano i cadaveri de’ detti regnanti, essendo maltrattate dal tempo, furono ristaurate dal viceré Conte

di Miranda per ordine del re. Il viceré295 don Pietro d’Aragona si portò il corpo d’Alfonso in esecuzione

del testamento del detto.

Nel cortile del convento eravi l’Università degli Studj, istituita da Federico II, ove già lesse san

Tomaso d’Aquino con lo stipendio di Carlo I, ed in memoria di [172] ciò, dov’era la sua cattedra, vi è

una iscrizione; tolti gli Studj, furono trasferiti alla Porta di Costantinopoli, come dirassi, benché oggi

siano ivi di nuovo ritornati.

La porta della chiesa è di marmi antichi, fatta da Bartolomeo di Capua conte d’Altavilla, e rinovata

da Vincenzo principe della Riccia, con porvi la statua di San Tomaso d’Aquino coll’iscrizione.

A lato han trasportato un epigramma in marmo, che prima era nel coro, poi nella cisterna, che ha

fatto impazzir mezo mondo per interpretarlo, contenendo un misto di gentilesmo e cristianesmo, che

per curiosità de’ forastieri qui si porta:

292 Ed. 1725: pi Vincenzo. 293 Ed. 1725: Isabella d’Aragono. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 294 Ed. 1725: Marchese. Corretto sulla lezione della princeps. 295 Ed. 1725: Vicerè.

Page 94: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

86

Nimbifer ille Deo mihi Sacrum invidit Osirim

Imbre tulit Mundi corpora mersa freto.

Invidia dira minus patimur, fusamque sub Axe.

Progeniem caveas trojugenamque trucem.

Voce precor superas auras, & lumina Cælo.

Crimine deposito posse parare viam.

Sol veluti jaculis Itrum radiantibus undas

Si penetrat gelidas, ignibus aret aquas.

Conserva il convento, tra le molte reliquie, un braccio di san Tomaso d’Aquino; la sua cella,

convertita in cappella, [173] ove si venera un suo libro manoscritto sopra san Dionisio, De cælesti

hierarchia. V’è sepellito, con molti argenti e reliquie, il corpo del beato Guido Marramaldo, figlio

dell’istesso convento, ma s’ignora il luogo. Vi sono molti padri venerabili sepolti, e morti con opinione

di santità, come sono il padre Andrea Auria di San Severino, il padre Giuseppe Conti da Bagnuli ed

altri.

Il convento a’ tempi nostri s’è molto ampliato e abbellito, con scalinate e dormitorj insigni, sì per la

lunghezza e larghezza, come anche per la vaghezza delle pitture e commodità delle celle. Vi è una

famosa libraria, copiosa di libri rari; un refettorio grande, bello e adorno di vaghe pitture, nuovamente

risarcito per il danno sofferto da’ passati terremoti. Nella sacristia sudetta vi sono apparati ed argenti di

gran valore, con una statua d’argento della Vergine del Rosario e busto di Pio V, ed altre statue,

candelieri, vasi, paliotti ed altre cose ricchissime. Ha tre congregazioni: una detta del Rosario, l’altra del

Santissimo Nome di Gesù, l’altra del Santissimo Sacramento. Vi si celebrano tre novene: l’una di

Sant’Anna, l’altra de’ Morti e l’altra nel Natale del Signore. Nel giorno della Vergine del Rosario si fa

una decorosa e nobil processione, intervenendovi gran nobiltà et il [174] viceré con tutto il ministero,

facendosi battaglione delle milizie avanti la piazza di detta chiesa collo scarico del cannone di tutti i regj

castelli, celebrandosi per otto giorni continui detta festività con panegirici e musica.

Salendo da San Domenico alla strada che conduce alla Vicaria, si vede la chiesa e monistero di gentil

donne napoletane della Croce di Lucca, fondato da Andrea Ibarra e Cremona Spinelli, essendo questa

una delle monache: vivono sotto la regola del Carmelo, e, riabbellito, si va tuttavia più abbellendo col

disegno del Picchiatti. La chiesa con marmi, stucchi, è d’oro, fatta a spesa del principe di Cellamaro

Giudice, che vi renserrò le figliuole, ed è ricca d’apparati.

Il Christo dell’altar maggiore è copia dell’imagine che si adora in Lucca; vi sono due cappelle di

marmi mischi,296 fatte di nuovo, adorne con pitture bellissime: da lato, una dedicata alla Madonna del

296 Ed. 1725: marmi maschi.

Page 95: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

87

Carmine, e l’altra alla Concezione; il monistero è grande, con un ampio formale, o sia conserva d’acqua

freddissima.

Poco più avanti è la chiesa e convento di San Pietro a Majella, detto già di Santa Catarina, ov’erano

domenicani che passarono a Santa Caterina a Formello. I padri sono celestini di san Pietro di Murone,

[175] detto Celestino V, sommo pontifice, che rinunciò il papato in Napoli, dentro Castel Nuovo; fu la

chiesa fondata da Pipino da Barletta, che da notajo giunse a’ primi gradi presso Carlo Secondo

angioino, e scacciò i Saraceni da Nocera. La porta di marmi fu edificata, per voto, da donna Giovanna

Zunica, principessa di Conca, fatta con disegno gotico, ma rimodernata dall’abbate Campana. La

soffitta, posta in oro, ha le tele del cavalier Preti, detto il Calabrese; alquanto offesa da un fulmine, si

ristorò; il dipinto a fresco, di Nunzio Rosso, che morì nell’età di 20 anni; l’altare di marmi è fatto ad

imitazione di quello di San Severino, molto bello.

Nella cappella a man sinistra dell’altare maggiore, vi è una statua di San Sebastiano, di Giovanni di

Nola; lo Sponsalizio di Santa Catarina era del Criscolo; è la tavola similmente dell’altra cappella; ora la

prima si è mutata, e postavi pittura moderna.

Nella Cappella degli Spinelli di Giovenazzo vi è una testa antica d’Ottaviano imperadore: questa

cappella dal consigliere Raitano, erede di madre di detta Spinelli, è stata di nuovo rifatta, con altari di

marmo, quadri in mezzo, della Vergine, et i ritratti in marmo, in mezzo busto, de’ suoi congiunti,

scoltura di Giusep[176]pe Trocola. Si sono ancora in detta chiesa abbellite due altre cappelle con pitture

nuove: una dedicata a San Giovanni Battista, e l’altra a San Benedetto, oltre quella di Sant’Oronzio, di

cui la nazione leccese, a’ 20 d’agosto, suol celebrare la festa con musica sollenne.

Nella sacristia vi sono molte reliquie, e, fra l’altre, un dito di santa Catarina, vergine e martire; un

dente di sant’Apollonia;297 un osso di san Biagio; un altro di san Pietro Celestino, riposto in argento,

con la mitra, una crocetta di legno che portava in petto, e molte reliquie: le scarpe, la stola, il manipolo

ed altro. Vi è il corpo intiero del beato Benedetto de Julianis, morto nel 1511, incorrotto; in questa

chiesa, scrive il padre Borrelli minorita nella sua Difesa della nobiltà298 napoletana, essere stato sepellito

l’anno 1517 Elio Marchese, quel sì critico scrittore delle famiglie nobili napoletane. Il chiostro è rifatto

alla moderna, come anco la porta di esso.

Attaccata a questa, è la chiesa della Redenzione de’ Cattivi, fondata da una compagnia di divoti per

liberare i poveri schiavi cristiani da’ Turchi, che da San Domenico, ove prima era, qua trasferissi. Il

quadro dell’altare, della Vergine della Redenzione, è del cavalier Farelli;299 le rendite di detta casa

giungono a duca[177]ti 8000, che si spendono nella liberazione de’ cattivi; hora questa chiesa s’è rifatta

alla moderna mediante l’industria del Marchese della Terza, di don Giuseppe di Gennaro et altri

297 Ed. 1725: Appollonia. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 298 Ed. 1725: Nobità. Corretto sulla lezione dell’altra edizione del 1725. 299 Ed. 1725: Cavalier Perrelli. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725.

Page 96: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

88

governatori del luogo, secondo il disegno di don Ferdinando San Felice, virtuosissimo cavaliere del

seggio di Montagna. L’altar maggiore è di marmo; il quadro è del Farelli; gli altri altari, parimente di

marmo bianco, scoltura di Giuseppe Trocola; le tre pitture ad oglio degli altari di man sinistra, del

Simonelli, e le tre all’incontro, del Malinconico.

Discendendo verso Santa Chiara, vi è il nobile ed antico monistero di San Sebastiano: fu già chiesa

de’ basiliani, edificata da Costantino il Grande, e poi concessa da un doge della Republica a detti padri

quando fu concesso San Nicandro e Marciano alle donne della famiglia di santa Patrizia; e vi furono poi

i padri benedettini, che vi passarono da San Pietro in Castello dell’Ovo, concesso quello di San Pietro

alle monache, che poi, saccheggiato il castello, qua passarono, e unirono il nome di San Pietro con San

Sebastiano, come anche s’unirono con le monache della regione300 forcellense, basiliane di San Sergio e

Bacco, che, con dispenza pontificia, passarono al rito domenicano; ancora per l’antico possesso di San

Pietro a Castello ha giurisdizione il [178] monistero sopra la pesca del mare, esigendone non so che

dritti, e fa per insegna le chiavi per il detto monistero di San Pietro, e le saette per San Sebastiano. Qui

si racchiuse Teodora di Durazzo poiché chiuse gli occhi al re Ladislao, facendovi osservare esattamente

la regola del terz’ordine di san Domenico, ampliando il monistero, il quale è oggi rinovato, e la chiesa

consiste in una gran cupola in forma d’ovo, dipinta a finti stucchi ed oro, con la Vita di san Sebastiano,

disegno di fra Giuseppe Nuvolo, converso domenicano della Sanità, e dipinta dal Marulli301 a chiaro

oscuro; gli altari e le mura, da cornicioni in giù,302 sono adorni di marmi commessi. Ha, nelle reliquie,

una mascella di san Sebastiano in una statua, con un tronco a cui è legato il santo, d’argento, di Rafaele

Fiamengo; un braccio di san Biagio in un’altra statua d’argento, del Monte; una reliquia di san Pietro in

altra statua, del Vinaccia; la testa di santa Cordova, compagna di sant’Orsola. Queste reliquie furono,

essendo assediata Napoli303 da Lautrecco, nascoste da una monaca: si ritrovarono, poi, per rivelazione

della Vergine, mancandovi l’anello di san Pietro che Ladislao, havuto da Roma, diede al monistero.

Sotto l’altar maggiore riposano i corpi di santi Sergio e Bacco, martiri.304

[179] Tirandosi dritto verso la Porta di Costantinopoli, vi è una strada larga, allegra, adorna di palazzi

e di monisteri: i palazzi sono del principe di Sant’Agata Firrao, nobile cosentino, con mezzi busti de’

regnanti austriaci e bel prospetto; de’ Salernitani; del Tufo, hora del marchese Pisacani,305 reggente di

Cancellaria, che molto l’ha accresciuto di vaghezza: tiene bella scala, quattro colonne nel cortile ed una

nobil fontana nel giardino. Questo fu già della famiglia Castrioto, ove sono dipinte l’Azioni del gran

Scandcrebegh. Prossimo è quello de’ Marciani, famoso per tre regenti: padre, figlio et avo, tutti di gran

300 Ed. 1725: Regiona. Corretto sulla lezione della princeps. 301 Ed. 1725: Murali. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 302 Ed. 1725: de’ cornicioni in giù. 303 Ed. 1725: assediato Napoli. Corretto sulla lezione della princeps. 304 Ed. 1725: Sotto l’Altar maggiore riposano i Corpi di SS. Sergio, Bacco, Martiri. Corretto sulla lezione dell’altra edizione del 1725. 305 Ed. 1725: Marchese Piscani. Corretto sulla lezione dell’altra edizione del 1725.

Page 97: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

89

sapere e bontà di vita; sèguita quello del Principe di Conca, all’incontro ove è hoggi il monistero di

Sant’Antoniello.

Avanti detto monistero fu già la Porta Donn’Orsa, per dove, come si dice, entrarono i Saraceni e

furono discacciati. Fu fondato da suora Paola Cappellana e consecrato a Sant’Antonio di Padova,

essendo uscita dal monistero di Santa Maria di Gesù; la chiesa è picciola, ma rimodernata con stucchi, e

vi è un quadro di Santa Cecilia di Bernardo Cavallini; è fondato il monistero sul detto Palazzo di Conca,

di cui anche vi sono l’armi, qual palazzo era fabricato su le mura antiche della [180] città; osservano la

regola di san Francesco.

Dirimpetto, poco più avanti, vi è il monistero di San Giovannello, fondato da Francesco del Balzo

per la famiglia, che qua trasferì da Capua le monache, per non esser quella città in quei tempi di molta

buona aria, e fu inalzato sul Palazzo del già Reggente Davide, havendo l’uso d’un torrione della città:

vivono sotto la stretta regola di san Domenico.

La chiesa è nuova, fatta col disegno di Francesco Picchiatti, ma alquanto alterato per cagion

dell’atrio, il quale si sta riducendo a fine con industria e disegno del regio ingegniero Anaclerio, il quale

è riuscito molto vago, con quattro colonne di pietra nostrale, e nel cornicione si legge in lode del

Precursore:306 “Inter natos mulierum non surrexit major Joanne Baptista”.

Dentro è nobiliata di stucchi e quadri insigni: quello dell’altar maggiore, adorno di marmi, è del

Giordano; la Coronazione della Vergine, del Massimo; l’Annunziata, di Francesco di Maria; quello della

parte dell’Epistola, del Perogino; la Vergine con san Giovanni Battista bambino, del Balducci; gli altri

delle cappelle ultimamente terminate sono di buona mano. Ha sontuosissimi apparati, ricami d’argenti

insigni; si sono già terminati due cori per [181] musica, e messi ad oro con gran intagli; la sacristia è una

delle più belle di Napoli.

Dirimpetto vi è il monistero della Sapienza, fondato là dove il cardinal Oliviero Carafa aveva

incominciato alcune fabriche per studenti poveri, ch’era prima dell’anno 1507 fuori di Napoli.

306 Ed. 1725: Percusore.

Page 98: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

90

TAVOLA [XXIII]. Veduta della Sapienza. All’eccellentissimo signor don Domenico Carrafa, prencipe [di]

Colobrano.

Vi furono,307 poi, da Giovanni Latro, Giovanni Pietro e Marino Stendardo introdotte alcune

monache dell’ordine di san Francesco. Passato l’assedio di Napoli di Monsù Lautrecco, rimaste senza

guida, ottennero Maria Carafa, uscita dal monistero di San Sebastiano, per loro fondatrice, la quale

mutò l’abito francescano in quello di san Domenico, e la sua effigie di marmo si vede nel prospetto,308

incontro a quella di Paolo IV suo fratello, col titolo di fondatrice, e nel cornicione vi si legge: “Sapientia

ædificavit sibi domum”. Vivono sotto la cura de’ padri teatini con molta osservanza.

La chiesa fu eretta col disegno del padre Grimaldi, teatino: il dipinto a fresco è di Bellisario, già

vecchio; i quadri ad oglio, di diversi napolitani; quegli dell’Epistola, del Gargiulo, detto Micco Spataro;

dell’Evangelio, del Massimo; la Disputa di Cristo con i dottori, la Natività e Concezione della Vergine,

del Lama; i laterali dell’altar maggiore, di Giacomo Manecchia; egli è composto di varj marmi, con [182]

una custodia d’argento del Vinaccia e due splendori del medesimo metallo. Le reliquie sono del legno

della Croce; capelli della Vergine; di santi Apostoli ed Evangelisti, fuorché di san Pietro e san Giovanni

Battista; altre donate, bensì dette reliquie, dal pontefice Paolo IV. La facciata e scalinata sono disegno

del Fanzago; ultimamente vi hanno309 aggiunta la porta del cortile, dipinta con due imprese: una di casa

Carafa e l’altra di casa Pignatelli,310 con il camauro sopra, per essere in questo monistero morte due

sorelle di pontefici, una di Paolo IV, fondatrice, e l’altra d’Innocenzo XII Pignatelli.

307 Ed. 1725: fu. 308 Ed. 1725: la sua effigie di marmo si vede nel prospettivo. Corretto sulla lezione della princeps. 309 Ed. 1725: hano. 310 Ed. 1725: Pignatalli. Corretto sulla lezione dell’altra edizione del 1725.

Page 99: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

91

Vicino alla Porta di Costantinopoli vi è il conservatorio e chiesa di Maria Vergine di tal nome: era

questa la Porta Donn’Orsa,311 qui trasportata312 a tempo di Carlo V da don Pietro di Toledo viceré. La

chiesa fu edificata per voto della città, fatta salva dalla pestilenza dell’anno 1526, come si vede

dall’iscrizione che dice “Ob urbem a peste servatam”, per una imagine della Vergine che salvò

Costantinopoli dall’incendio, dipinta in un muro, copia di quella che dicono esser in Costantinopoli,

fatta da san Luca, a caso, per rivelazione, ritrovata. La chiesa fu inalzata dalla divozione della città, col

disegno di fra Giuseppe di Nuvolo; nel[183]l’altar maggiore, costrutto di marmi, v’è la sudetta imagine;

le dipinture a fresco, con la cupola, del Bellisario. Tra le cappelle, il Sant’Erasmo è del Criscolo;

l’Adorazione de’ Magi, del Santa Fede; considerabile è il pulpito, sotto il quale, non ha guari, s’è messo

un altaretto con imagine di sant’Anna. Il conservatorio fu eretto nel 1603, e vanno le donzelle vestite di

bianco con lo scupulare azzurro per divozione della Vergine, concetta senza peccato originale.

Terminando qui la città con la porta, ritornamo un’altra volta al Seggio di Nido. È dietro di esso la

chiesa di Sant’Andrea, dov’era l’antico ospedale per gli studenti agl’antichi Studj, quali stavano ivi

situati, di lingua latina e greca; è d’una delle sei che fondò Costantino in Napoli; è sotto la protezione di

San Marco ed è governata dagli osti e mercanti di vino. La tavola dell’altar maggiore è del Curia, e

l’ovata di sopra, del Santa Fede; vi è il sepolcro dove fu già santa Candida, trasportato a Sant’Angelo a

Nido, ma, per diligenze che vi abbia fatto sin’ora don Tiberio Brancaccio, non si trova; è juspatronato

de’ Carrafa.

Da presso è il monistero di Donna Romita, fondato da donne greche venute da Romania, perciò

così dette, o pure donne romane: vivono sotto la regola benedettina; [184] la chiesa fu rifatta col

disegno del Mormandi; la suffitta è del Teodoro, e la tavola dell’altar maggiore;313 la cupola, cominciata

a dipingere dal Giordano, chiamato314 poi a Spagna dal defonto re Carlo II, terminata dal Simonelli suo

discepolo; la Vergine con due santi, del Gargiulo, detto Spadaro; v’è un marmo greco con memorie di

Teodoro, console e doge della Republica Napoletana, qui trasportato dalla vicina chiesa de’ gesuiti; ne’

lati della porta vi sono due quadri del Negroni. Hanno diverse reliquie donatele dalla reina Beatrice

d’Angiò: è principale il sangue di san Giovanni Battista, che si liquefà, dicendosi l’Evangelio, nel dì della

sua decollazione; una gamba e piede di sant’Antonio abbate; una parte del chiodo del Signore; due spine

del legno della Santa Croce; della cintura e latte della beata Vergine; costa e capelli di san Giovanni

Battista; un dente di san Cristofaro; il corpo di santa Giuliana, ma non si sa dove; ed ha ricchissimi

apparati. Vi hanno fatto ultimamente un bellissimo altar maggiore di marmi mischi, con statua della

Vergine indorata, un bel coro sopra la porta passatoja, con due bellissimi organi. Avanti la sudetta

chiesa v’è il Palazzo della famiglia Chiurlia, ultimamente abbellito.

311 Ed. 1725: D. Orso. Corretto sulla lezione della princeps. 312 Ed. 1725: trasportato. Corretto sulla lezione dell’altra edizione del 1725. 313 Ed. 1725: Atarmaggiore. 314 Ed. 1725: chiamata. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725.

Page 100: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

92

Più avanti è il monistero di Monte [185] Vergine, de’ monaci bianchi benedettini, fondato da

Bartolomeo di Capua nel suo palazzo, incorporandoci l’antica chiesa di Santa Maria d’Alto Spirito ivi

presso, e donollo a’ padri di san Guglielmo,315 per la divozione c’havea alla Vergine del Monte

Virgiliano, detto oggi Monte Vergine; la ristorò il Principe della Riccia della detta casa, conforme appare

dai versi sopra la porta, che dicono:

Accipe Maria, quæ dat tibi Bartolomeus

Cui sit propitius te mediante Deus.

Vi sono sepelliti Matteo e Mazzeo d’Afflitti, famosi giurisconsulti;316 v’è una copia dell’imagine della

Vergine che si adora sul monte, già consecrato alla falsa madre de’ dei, ora alla gran Madre del vero

Dio; dicono dipinta da san Luca. Ha l’altare di marmi ben inteso, un organo famoso, con adornamenti

indorati; dalla parte dell’Epistola, v’è una Cappella de’ Santi Pietro e Paolo;317 la tela, di Francesco di

Maria; e nella Cappella, al braccio destro, della famiglia Salvo, un quadro del Santa Fede. Da dietro

detto monistero vi è una chiesiola con confraternità di Santa Maria dell’Umiltà.

La machina più bella c’habbia questa città è il collegio prossimo de’ padri giesuiti, ancora non finito,

nella casa del Duca di Madaloni fondato, dove ancora v’[186]era una chiesa antica de’ Santi Apostoli

Pietro e Paolo, con memorie d’antichità altrove trasportate: Roberta Carafa, havendolo con infinite

elemosine ajutato, ne ottenne di fondatrice il nome, come dall’iscrizione si vede. Ha un famoso cortile,

con due ordini d’archi, per le scuole di gramatica ed altre scienze, fuorché leggi e medicina, con un

salone grande che serve nelle funzioni publiche: il tutto abbellito a spese della famiglia Aponte, come da

altra iscrizione. Ha molti oratorj: di dottori, che vanno un giorno della settimana a servir l’Incurabili; de’

chierici, detto del padre Pavone; degli studenti; ed altri318 sotto diversi titoli. La chiesa fa l’elemosina di

20 mila scudi; fondata dal principe della Rocca Filomarino, come dalla memoria in marmo. La tavola

dell’altar maggiore è di Marco da Siena, con li ritratti suo e di sua moglie; il quadro del San Francesco

Saverio, di Fracanzani; il Sant’Ignazio era del Marullo, hora è del Solimena, con le Quattro parti del

mondo; la Trasfigurazione e Sant’Ignazio vescovo, dello stesso Marco; la Cappella di San Francesco

Borgia, disegno del Vinaccia, lavori di Bartolomeo e statue di Pietro Ghetti; la Cappella del Beato Luigi

Gonzaga, tutta dipinta, con l’imagine divota e nobile di legno indorato, la di cui festa si [187] celebra alli

21 di giugno con gran concorso di scolari. Nella Cappella detta di San Francesco, adorna di marmi – è

disegno del Fonzago –, v’è l’imagine di san Francesco vestito da pellegrino, come comparve al padre

Marcello Mastrillo: da’ lati della porta, i mezzi busti delli Beati Luigi e Stanislao, di stucco, sono del

315 Ed. 1725: e donollo a’ Padri S. Guglielmo. Corretto sulla lezione della princeps. 316 Ed. 1725: Gierisconsulti. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 317 Ed. 1725: di SS. Pietro, e Paolo. 318 Ed. 1725: ed altre.

Page 101: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

93

detto Fonzago. La sacristia è ricca d’apparati e di statue d’argento. Tra le reliquie v’è il legno della

Croce; un dito di san Giovanni Battista; un dente di san Gennaro; di san Vittorino; san Teodoro; due

teste delle compagne di sant’Orsola; un’ampollina di sangue di santa Potenziana; ed altre. Sotto l’altar

maggiore vi sono sepolti quattro corpi di santi martiri, Crisanto e Daria, Iginio pontefice e Lucilla, in un

picciolo oratorio. La casa poi è un paradiso terrestre, architettata dal Lazaro. Il refettorio è molto

allegro, e vi è, fra gli altri quadri, il Salvatore, del pennello di Lionardo da Pistoja. La libraria, poi, tutta

lavorata, di noce ed olivo, è riuscita una delle più celebri d’Europa per la magnificenza del vaso e lavori:

vi sono due quadri del Mattei; varie statue di legno arramate ed un numero infinto di libri, essendo

quelli composti da’ giesuiti, ricoperti di pelle rossa e posti negl’armarj superiori; una scala molto bella ed

ampla, disegno di detto [188] cavalier Cosmo. La camera del padre Marcello Mastrillo – ove gli

comparve san Francesco Saverio, e, ritornandogli la salute,319 lo consigliò ad andare a predicare la fede

nell’Indie – è convertita in oratorio bellissimo, con specchi, e dipinture e molte belle galanterie: vi è, fra

l’altre, un Christo scolpito in un dente di caval marino. Vi sono anche due sartorie, con la Cappella di

Sant’Homo Buono. Vi è una famosissima farmacopea con le droghe più rare e peregrine, venute

dall’Indie orientali ed occidentali; una maravigliosa tromba che dà l’acqua per tutta la casa. Nel cortile

v’è una memoria consecrata ad Elena, madre di Costantino, ch’era nell’antica chiesa de’ Santi Pietro e

Paolo; nel continente della casa, ch’a guisa d’isola prende un amplissimo circuito, vi era, dicono, l’antica

linterna laterizia, forse diversa da quella che si vede dietro Sant’Onofrio. Sotto di essa v’è una cantina

capace di trenta mila botti di vino, ove si vende a barili. Per ivi, appresso, i detti padri hanno320 buttato a

terra molti palazzi, e vi hanno321 formato una strada comoda, per due carozze in giro, che si porta a

Sant’Agnello de’ Grassi.

Più abbasso, dalla parte della chiesa del collegio, in un luogo già detto Monterone, v’è una chiesa

dedicata a San Michele, detto l’Angelillo. Discendendo, si trova [189] la chiesa degli Aquarj, di cui si

disse nel seggio di Porto, e girando per la Strada de’ Pettinai si ritrova, in altro vicolo, la chiesa di

Sant’Agnello, detto322 de’ Grassi, fondata da Maria Carne Grassa della detta famiglia spenta di seggio di

Porta Nova.

Per un vicolo, detto Patriciano, si risale a San Marcellino, ma, più abbasso, si ritrova la chiesa di

Santa Caterina de’ Trenettari, per le trine che vi si lavorano, detta anche Spina Corona, che dà il nome

ad un’altra ottina: vi era qui un monistero di monache benedettine, e fu la chiesa fondata da’ nobili di

Porta Nova, scompartite le monache, per esser luogo angusto, in diversi monisterj; divenne

319 Ed. 1725: ove gli comparve S. Francesco Saverio, ritornandogli la salute. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 320 Ed. 1725: anno. 321 Ed. 1725: anno. 322 Ed. 1725: detti. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725.

Page 102: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

94

conservatorio di donzelle, che furono poi trasportate in Sant’Eligio;323 presso detta chiesa v’è una

fontana con la sirena che butta acqua dalle mammelle, col motto “Dum Vesuii Syrẽ incendia mulcet”,

fatta nel tempo dell’incendio del Vesuvio nell’anno 1139, riabellita da don Pietro di Toledo e postovi

l’armi sue. In due vicoli si vedono due picciole chiese: una detta Santa Maria della Moneta, della

comunità della Zecca; l’altra, presso un supportico ch’esce alla Porta Nova, di Santa Maria dell’Arco.

Or, ritornando a San Marcellino, fu questo monistero fondato da Antimio, doge e console della

Republica Napoletana, o [190] pure da Teodanna sua moglie ristorato, havendo più antichi principj,

come lo ristorò Federico Enorbarbo o Barbarossa, dandoli il suo ammanto reale, che anche ridotto in

palliotto si conserva; è rifatto il monistero a questi tempi col disegno di Pietro d’Apuzzo; fu questa

chiesa unita con quella di San Donato e con quella di San Festo, monistero edificato da Steffano,

console e doge di Napoli, confirmato dall’autorità di san Pio V; dalla parte d’oriente v’era l’antica

sinagoga degli Ebrei, che, distrutta, s’incorporò col monistero. La chiesa è molto galante: il soffitto,

posto in oro, è dipinto dal Massimo; la cupola ed angeli, dipinti a fresco da Bellisario; alcuni quadri della

chiesa vecchia sono di Pietro Donzelli; il capo altare, di finissimi marmi, ha una tavola del Lama. Vi è,

di sopra, una miracolosa imagine del Salvatore, che, inviata dall’imperatore Basilio all’arcivescovo di

Napoli e posata da’ facchini stanchi sopra una colonna di marmo, questa si ruppe, né si poté più con

forza umana di là più sollevare: ma due novizie con faciltà grande la presero e portarono nel monistero;

si conserva con gran venerazione, vedendosi la colonna rotta situata con una cancellata di ferro in una

nicchia nella portaria; il quadro di San Benedetto, di cui osservano le regole, è del Ribera; la [191] chiesa

è tutta dipinta e bene adorna. Le reliquie sono un braccio di san Donato, che era di quella chiesa; un

deto di san Benedetto, ed altre; ultimamente vi sono costrutti due bellissimi organi. Il monistero è

grande, con belle vedute di mare: dicono che qui vi fussero le muraglie della città, con una campana che

faceva segno quando s’accostavano i Turchi al lido, e fusa nel 550, che si conserva nel monistero; or, se

nel 550 vi fussero campane e Turchi, come dicono che nella campana si legge, lascio considerarlo al

giudizioso lettore; vuole il Celano che sia fondato il monistero nel 763, regnando Costantino e Leone

Porfirogenito, per un privilegio che si conserva nell’archivio delle monache, dove vi sono molte

scritture in pergameno.

Vicino èvvi il convento di San Severino, fondato, secondo Beda da Napoli, sopra il palazzo di san

Severino, vescovo di Napoli – alcuni vogliono da Costantino il Grande –, a cui questo nome è stato

dato, doppo molti altri: di Santa Maria del Primo Cielo, di San Basilio, di San Benedetto; dato, in fine, a’

monaci casinensi. Nell’antica chiesa vi furono sepelliti i corpi di san Severino, vescovo di Napoli, e di

san Severino abbate, di san Sossio: il primo non si sa dove sia; il secondo, trasportato dall’Isola del

Salvatore, o sia Castello dell’Ovo; il terzo, dalla [192] distrutta città di Miseno, de’ quali tiene ora il

nome. Essendo la chiesa antica picciola, si edificò la grande col disegno del Mormando; la cupola fu la

323 Ed. 1725: S. Elegio. Corretto sulla lezione della princeps.

Page 103: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

95

prima edificata in Napoli, col disegno di Sigismondo di Giovanni, e dipinta da Paolo Schif, o Schefar,

fiamengo; la dipintura a fresco della Gloria di san Benedetto, suoi santi pontefici e cavalieri dell’abito,

del Bellisario, che qui è sepellito; l’organo nel capo del coro è opera di Sebastiano Solcito e Giovan

Domenico di Martino; il coro, tutto differentemente lavorato, di noce, di Bonaventura Tortelli324 e

Bartolomeo Chiarini; il capo altare, di marmi commessi, del cavalier Cosmo, con balaustrate che

chiudono il presbiterio; due putti di bronzo; vi sono due fonti di broccatello, sostenuti da’ pilastri, con

l’armi della religione, ed in fronte un vasetto di fiori, e sopra del pilastro un corvo, insegna del santo.

Nella Cappella de’ Gesualdi, la Pietà della Vergine è del detto Schefaro; il Battesimo di Cristo, di Pietro

Perugino; la Sant’Anna, del Marulli; la Vergine con diversi santi, del Salerno; l’Immaculata Concezione,

d’Antonio Sensibile; la Pietà, appresso la Cappella di San Carlo, del Corso; la Nascita del Signore, di

Marco da Siena, e l’Inchiodazione, e l’Adorazione de’ Magi, e la Nascita della Ver[193]gine, dello stesso,

come anche il Cristo spirante in croce; la Deposizione del detto, del Salerno; la Venuta dello Spirito

Santo, del Marulli; nella Cappella del Santissimo, dipinta a fresco dal Corensio, l’Annunciata, del detto

Marco; dopo, una cappella con basso rilievo di marmo; ed appresso, passata la Nascita della Vergine,

due fonti di marmo sostenuti da due corvi; il pavimento è tutto lastricato di lapidi sepolcrali. Volendo

entrare nella sacristia, a sinistra, la Vergine con altri santi è dell’Imperato; quella appresso, del Santa

Fede; la detta sacristia, dipinta da Onofrio di Lione, discepolo di Belisario; e vi è in un armario un

Crocifisso di bosso, donato da san Pio V a don Giovan d’Austria, che lo portò nella battaglia navale.

Ha molte reliquie: della Croce del Signore; capelli della Vergine; de’ santi apostoli; di san Clemente

papa; di san Placido. È ricca d’argenti e d’apparati.

La chiesa ha diversi sepolcri, fra’ quali quello di Vincenzo Carafa, priore d’Ungheria, figliuolo del

Duca d’Andria, con la sua statua del Naccarini; quattro depositi della famiglia Mormile agli angoli della

cupola; nella Cappella Maranata, quello del detto Bellisario; presso la sacristia, quello di Giovan Battista

Cicara, ed un fanciullo della famiglia Boni[194]facio, scolpito da Pietro di Prata, ed epitaffio fatto dal

Sannazaro.

Nella Cappella di San Severino vi sono sepelliti tre giovanetti, estinti di veleno per l’ambizione del

zio per succederli, e la madre Contessa della Saponara, con le statue loro di Giovanni di Nola; e vi sono

altri sepolcri con belle statue. Ha il monistero quattro chiostri, uno de’ quali è dipinto d’Antonio Solario

detto il Zingaro, col suo ritratto ed altri ritratti al naturale, con balaustro antichissimo; il terzo chiostro è

fatto con architettura di marmi, con colonne d’ordine dorico, venute le pietre da Carrara. I dormitorj,

refettorj, le loggie, l’officine e tutte le fabriche sono mirabili e grandi, avendo il primato tra ’ conventi di

Napoli.

324 Ed. 1725: Bonaventura di Tortelli. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725.

Page 104: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

96

Nell’antica chiesa, che sembra sotterranea rispetto alla nuova, sotto il primo altare di marmo vi sono

sepelliti i corpi di san Severino, apostolo dell’Oriente, e santo Sosio Levita, compagno di san Gennaro,

col distico:

Hic duo Sancta simul, divinaque corpora325 Patres

Sosius unanimes, & Severinus habent.

E vi è una tavola del sudetto Zingaro; vi è ancora il corpo di san Severino vescovo, ma s’ignora da’

monaci il luogo. Presentemente una antica imagine di [195] Cristo crocifisso, di legno, fa infinite grazie,

e si è abbellita la detta chiesa di stucchi.

Uscendo dalla porta grande, vi sono diversi palazzi, e, fra gli altri, quello del duca d’Andria Carrafa,

hora del marchese della Terza Navarretta; e quello del duca di Carianaro Mormile; uscendo alla Strada

di Nido, ove sono i librari, vi è il Palazzo degli antichi Conti di Madaloni, oggi di don Diomede Carrafa,

ricco di molte antichità, e, fra l’altre, la testa d’un gran cavallo di bronzo, antica insegne di Napoli, che

dicono stava avanti la Cattedrale, e, per superstizione degli antichi, che credeano sanasse l’infermità de’

cavalli che l’andavano attorno, disfatto il corpo, se ne fece una campana dell’Arcivescovato; vi sono nel

cortile e scale di detto palazzo diverse reliquie d’antichità in busti, teste, urne – e, fra gli altri, un

bellissimo Mercurio –, teste d’imperadori, di Cicerone, una statua di Muzio Scevola, molti bassi rilievi,

una cassa ben istoriata con testa d’Antinoo, una vestale ed altre curiosità, benché impoverito delle

migliori. Su la porta della sala, v’è il ritratto del Conte326 di Madaloni e della moglie; in mezo del cortile,

v’è sopra d’una colonna una statuetta di Ferdinando re a cavallo, che qui aspettò il detto conte per

andar seco a caccia: e questa fu fatta dal Donatello, [196] non già il gran cavallo, che fu opera greca, non

dicendo in ciò bene il Vasari. Di questo cavallo si osservano nella bocca, nell’una e nell’altra parte, due

saldature ove fu posto il freno, ed è tradizione che questo fosse stato quello che l’imperadore Corrado

IV, nel debbellare la città di Napoli, gli fe’ porre questo distico:

Hactenus effrenis Domini nunc patet habentis.

Rex donat hunc æquus Partenopeis equusa.

Fra gli altri antichi marmi che sono in detto cortile, poco più sù della testa del caval di bronzo, ivi si

è una tabella votiva, che dagli antiquarj327 stimasi per singolare, essendo che ritrovansene molte di creta

cotta, ma nepure un’altra di questa fatta, ove si vede uno inginocchiato avanti una deità che pare

Apollo, portato dalle tre Grazie e da Esculapio, cosa curiosa da osservarsi. Questo palagio è

325 Ed. 1725: copora. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 326 Ed. 1725: Monte. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 327 Ed. 1725: degli antiquarj.

Page 105: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

97

majorascato degl’antichi Conti di Maddaloni, posseduto in oggi dal duca di Maddaloni Carrafa, legitimo

successore di quelli, e dotato d’ogni più degna prerogativa cavaleresca.

Attaccata328 a detto palazzo, vi è la chiesa della Croce in un vicolo che non spunta. Qui vicino era il

Palazzo del Conte di Montorio, de’ secondogeniti del Conte [197] di Maddaloni, ove nacque Giovan

Pietro Carrafa, poi papa Paolo IV, passato poscia al marchese d’Alfedena Gattola.

Il conservatorio de’ Santi Filippo e Giacomo, eretto da’ professori dell’Arte della Seta, fatto per le

figliuole, è presso, ricco d’argenti e di ricami di seta, fatti dalle stesse.

Siegue il Sacro Monte della Pietà, eretto per togliere l’usure degli ebrei, poi discacciati dal Regno: fu

principiato da Aurelio Paparo e Nardo di Palma, che in diverse parti, al fine qui, fu da’ governatori

fondato, col disegno di Giovan Battista Cavagni; la cappella ha due statue di marmo, della Sicurtà e

Pietà, del Bernini; la statua della Vergine, del Naccarini; dentro, le dipinture, del Bellisario; la tavola

dell’altar maggiore, del Santa Fede, di cui anche è la Resurrezione, col suo ritratto in un soldato che

dorme; v’è la memoria del cardinal Acquaviva, benefattore del luogo,329 del Fonzago; l’Assunta è

d’Ippolito Borghetto, detto lo Spagnuolo. La casa, con il banco, è ricchissima, con guardarobba per li

pegni maravigliosa, impegnandovisi sino a dieci scudi senza interesse sopra qualsivoglia roba di seta,

lana o lino, ed è miracolo della protezione della Vergine che non si vedono in dette robe né tarli né topi.

Dietro a detto Mon[198]te vi è la chiesa di Santa Cecilia, fondata da Cicilia Aldemoresco, già estinta in

seggio di Nido, e sotto ha le reliquie de’ santi Clemente,330 Demetrio e Cecilia, juspatronato della detta

famiglia.

Dirimpetto alla porta del Monte, in un vicolo, v’è la picciola chiesa di Santa Lucia, detta Santa

Luciella, fondata dalla famiglia Di Capua, ora posseduta dalla communità de’ molinari.

Vicino, il monistero di San Ligoro, così detto volgarmente San Gregorio Armeno, si dice fu fondato

da donne greche a tempo di Costantino: fu rifatto il presente monistero con disegno di Vincenzo della

Monaca, e col modello di Giovan Battista Cavagni eretta la chiesa; furono poste331 in detto monastero

alcune monache di Sant’Angelo a Bajano, da cui ebbero il sangue di san Giovanni Battista. Il monistero

di San Ligoro presuppongono alcuni, e mi par certo, che stasse all’incontro dove sta adesso, e che di là

portassero332 il corpo di san Gregorio Armeno, avendo ottenuto da’ frati di San Lorenzo la testa del

loro santo, che mancava – conforme appare dall’armi e dall’imagini333 de’ santi francescani che vi stanno

impressi, che io più d’una volta ho veduto –, in cui vece diedero a detti frati il grasso di san Lorenzo. La

chiesa è bellissima, dipinta a fresco quasi tutta: la [199] cupola, lunette e nave sono del Giordano;334 la

328 Ed. 1725: Attaccato. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 329 Ed. 1725: de luogo. Corretto sulla lezione della princeps. 330 Ed. 1725: Clementi. 331 Ed. 1725: posti. 332 Ed. 1725: di lè portassero. Corretto sulla lezione dell’altra edizione del 1725. 333 Ed. 1725: dalli Imagini. Corretto sulla lezione dell’altra edizione del 1725. 334 Ed. 1725: la [199] cupola, Lunette, e Nave è del Giordano.

Page 106: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

98

soffitta è del Teodoro; il capo altare, commesso di diversi marmi, disegno del Lazzaro; il quadro

dell’Ascenzione, del Lama; il San Benedetto si stima del Ribera; il San Giovanni Battista, di Silvestro

Buono; San Pietro e Paolo, del Salerno. Nella Cappella di San Gregorio, ciò che vi è a fresco è di

Francesco di Maria; i quadri laterali, del Fracanzano; l’Annunziata, di Pacecco di Rosa. Ha quantità di

argenti e nobili apparati; oltre del sangue di san Giovanni Battista, ha la testa di santo Stefano

protomartire, san Bigio, san Damaso e san Giovanni eremita, e reliquie del detto san Gregorio, san

Lorenzo ed altri santi. Ultimamente si son fatti due organi bellissimi; la porta di detto monistero è stata

rifatta di nuovo, tutta di marmi mischi; né ricevono per monache altre che donne nobili di seggio

Capuano e Nido.

Dirimpetto, discendendosi alla Strada detta di San Biagio, v’è la chiesa parrocchiale di San Gennaro,

detto dell’Olmo, credo per la stessa ragione della Piazza dell’Olmo, per l’albero piantato per li pregi de’

vincitori. Si dice San Gennarello all’Olmo, a differenza d’altre chiese di San Gennaro. Giovanni

Diacono vuole che fusse edificata da Agnello, XXXIII vescovo di Napoli; avea vicino all’altare due

co[200]lonne stimate di diaspro, o altra pietra rara,335 che la beata memoria dell’arcivescovo cardinal

Cantelmo le fe’ trasferire alla Metropolitana e messe avanti l’altar maggiore per torcieri, presene due

consimili da San Gennaro extra menia, e molte antiche colonne sono state coverte da stucchi. È

parocchia anticha e collegiata, con la congregazione di settanta preti sotto il titolo di San Michele, da cui

prende il nome: si chiama San Gennaro a Diaconia e San Nostriano, il di cui corpo fu ritrovato sotto

l’altar maggiore, e da detto santo prendeva nome la strada che va sù, di Nostriano; da questa chiesa

prende il nome quest’altra ottina di San Gennaro all’Olmo.

Attaccata alla sudetta chiesa vi è quella di San Biagio, detto de’ Librari, ov’è parte del braccio del

santo, fatto padrone di Napoli; poco avanti, ove si dice il Pendino di San Biagio, è la piccola chiesa di

San Lodovico delle Stampe, degli stampatori. Discendendo verso Forcella, così detta anche questa

strada, vi è il Palazzo del Gran Conte di Altavilla, principe della Riccia, Di Capua, e poi si giunge ad un

luogo detto Pistaso, forse da’ molini336 che vi erano, e qui è il nuovo monistero del Divino Amore,

fondato da suor Maria Villani, trasferitavisi dal monistero di San [201] Giovanni Battista, ove giace

sepolta: osservano la stretta regola di san Domenico. Il monistero fu disegno del Picchiatti, chiudendosi

un vicolo che si dicea il Pendino di Pistaso; prima si diceva messa nel portico del palazzo, ch’era già de’

Villani, ove nacque suor Maria, avanti a cui è un largo o piazzetta, detta de’ Villani, ché nell’anno 1709

si aprì la chiesa nuova,337 ch’è riuscita molto vaga e vistosa, e nell’altar di man sinistra della cappella della

croce vi è un quadro di Paolo di Mattei, et un altro della Natività del Signore, del cavalier Massimo. Il

monistero è riuscito molto commodo ed abbondantissimo d’acque, ed ha dirimpetto una chiesa picciola

335 Ed. 1725: diaspro, altra pietra rara. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 336 Ed. 1725: de’ Molini. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 337 Ed. 1725: nnova.

Page 107: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

99

consacrata a San Nicolò di Bari, estaorita del seggio di Pistaso, che con quelli di Forcella e Cimbri si unì

a Montagna, e dà maritaggi a 12 zitelle dell’ottina.

Siegue il Vicolo di Sant’Epulo, oggi detto delle Paparelle per un conservatorio fondato dalle figliuole

d’Aurelio Paparo, divise dalle scorziate: è detto Santa Maria della Stella.

Presso vi è un’altra picciola chiesa, di Sant’Andrea; più avanti si discende per il Vicolo di San

Giorgio, e più abbasso vi è il convento di San Severo, de’ padri domenicani, già detto di Santa Maria a

Sel[202]ce, fondato dal canonico Pietro Caracciolo, con ospedale, poi conceduto a’ padri e consecrato al

nome di San Severo, col disegno338 di Giovan Battista Conforto. Il monistero ha un frontispizio di

palazzo: dicon fusse di Lucrezia d’Alagni,339 benché si vedono l’armi della famiglia Como. Ha diverse

confraternità: del Rosario, del Nome di Giesù; di reliquie: il dito di san Severo ed il sangue di san

Pantaleone, che si liquefà il dì della sua festa. Girando dal detto convento ne’ vicoletti340 verso la

Sellaria, vi è il conservatorio dell’Arte della Lana col titolo di Santa Maria delle Grazie, governato da

quei dell’Arte.

Nel Vicolo de’ Ferri Vecchi vi è un’altra picciola chiesa, detta Santa Maria della Libera, già riverita

dalla regina Giovanna II per l’imagine della Vergine, ed in un marmo in essa chiesa vi è menzione de’

giuochi gladiatorj che si faceano nella Strada a Carbonara.

In un altro vicoletto vi è un’altra chiesetta, dedicata a Sant’Erasmo.

In un altro vicolo dietro la Sellaria, ed avanti un gran fondaco di tintori, che fu spianato per esserne

usciti molti capi di ribellione a tempo di Masaniello, vi è la chiesa di Santa Palma, già detta di Santa

Cecilia, e poi data a san Benedetto [203] da Anicio, huomo consolare e padre di San Mauro, indi

redificata col nome della Vergine delle Palme per esser così detto il vicolo, o per segno d’esser la

Vergine madre delle Vittorie.

Ritornando alla Strada superiore di Forcella, è la chiesa di San Giorgio Maggiore: è questa una delle

quattro parrocchie maggiori, fondata già dal detto Costantino imperatore, e vi è opinione che san

Severo se ne servisse per cattedrale, ove il santo è sepellito; fu concessa341 a’ padri pii operarii;

minacciando la chiesa rovina, ch’era alla gotica, con diverse colonne molto belle, fu fatta la presente col

modello del cavalier Cosmo, che si va tuttavia terminando; e la testa di san Severo è nel Tesoro, in una

statua d’argento. Ha reliquie di santa Lucia e san Giorgio; un oratorio sotto la protezione di san

Casimiro, che ha, fra molte reliquie, un poco del dito e del manto regale del santo, ove si cantano nella

sua festività spiritose composizioni per parole e per musica, non ricevendone i musici stipendio per

esser loro protettore; vi sono ancora altri oratorj, ed a lato ha vicino due palazzi, ed è quel luogo

posseduto dalla famiglia Locatelli. Si dice esser stata la Vicaria Antica, dalla quale [204] ha presa questa

338 Ed. 1725: diseguo. 339 Ed. 1725: d’Alagui. Corretto sulle lezione dell’altra edizione del 1725. 340 Ed. 1725: e vicoletti. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 341 Ed. 1725: fù concesso. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725.

Page 108: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

100

ottina il nome della Vicaria Vecchia; in uno de’ detti palazzi vi si faceano le cause criminali,342 e negli

altri le civili, passandosi per un ponte.

Più sù, nel vicolo che diceasi d’Orimini, famiglia spenta del seggio di Cimbri, ora del campanile di

San Giorgio, vi è un palazzo che fu di Titta Santoro, che fu avvocato, amico delle Muse e delle scene,

conforme appare dal libro delle poesie dato in luce e da molte opere recitate in sua casa, da lui

composte.

Avanti, in un luogo detto “li Mannesi”, èvvi la chiesa e casa de’ padri ministri degli Infermi, detta le

Crocelle per una croce che portano in petto, come altrove si disse, fondata dal padre Camillo de Lellis,

detta Santa Maria Porta Cœli: ha, fra l’altre reliquie, il legno della Croce. Tirando343 dritto verso

l’Arcivescovado, per la strada detta Fasenella, èvvi la chiesa di Santo Stefano: fu detta chiesa redificata

da sant’Atanaggio, vescovo di Napoli; qui presso eravi il Seggio, di cui la chiesa era estaurita, venuta

questa parola dal greco stauros, che vuol dire “croce”. Eravi già una statua di Partenope, tolta via e

perduta per tempesta nel trasportarsi in Ispagna; fu la detta chiesa chiamata anche Stefania. La tavola

dell’altar maggiore, con la Natività del Si[205]gnore ed Adorazione de’ Magi, è del Criscuolo; ha, di

reliquie, parte del dito di santo Stefano protomartire et il braccio di san Marco evangelista. Dietro di

Santo Stefano, in un altro vicolo che spezza il detto Fasenella, vi è una chiesa dedicata alla Vergine del

Carmine, detta ancora Carminello: e con questo terminaremo il terzo quartiere.

Si è tralasciato, nell’ottina di San Giovanni Maggiore, che nella chiesa di Santa Maria dell’Aggiuto,

nella Strada delli Coltrari di Seta, vi è eretta la congregazione di Sant’Orsola de’ Rossi, la quale fu

fondata nell’anno 1626 nella chiesa di detta santa alla Porta di Chiaja, de’ padri di Santa Maria della

Mercede, da Leone Barone; doppo, per diverse liti tra’ fratelli e ’ detti padri, fu trasportata da Mattia

Giannini, fratello della medesima congregazione, nell’anno 1713 a’ 17 settembre.

Li fratelli vanno con le vesti rosse344 e mozzetta bianca, e sono aggregati nella congregazione di

Sant’Orsola e Caterina di Roma. In detta congregazione nell’anno 1721 vi fu fatta la Cappella di

Sant’Alberto di Villa d’Ogna, di professione facchino, dove s’espone la sua reliquia, dal medesimo

Mattia Giannini, ove si legge il seguente epitaffio:

[206] Divo Alberto à Villa d’Ogna

Professione345 Bajulo

Sanctitate conspicuo,

Tutelari suo

Mattias Giannini

D.

342 Ed. 1725: ctiminali. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 343 Ed. 1725: Tiranno. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 344 Ed. 1725: rossa. 345 Ed. 1725: Proflessione.

Page 109: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

101

Arciconfraternitatem Rubeorum S. Ursulæ nuncupatam à Leone Barone in Venerabili Ecclesia346 Patrum de Sancta

Maria de Mercede Anno Domini 1626. fundatam post varios casus jam jam collabentem in Ecclesia B. M. Virginis

Auxiliatricis sub ejusdem Virginis auspiciis Matthias Giãnini Fundatoris emulatus pietatem, reparavit, & auxit anno

Domini 1713. 17 Septembris.

Nella casa del sodetto Mattia Giannini, presso Visitapoveri, si vede un bellissimo e ricchissimo

reliquiario adorno di novecento settanta reliquie, tutte poste in argento. Principali347 sono quelle della

Passione di Nostro Signore, essendovi una spina della sua corona et un poco del tronco della

medesima; tre pezzetti della Santa Croce; un poco del suo scarpino; un poco del Santo Sepolcro; un

pezzetto della sua culla; un poco della fune con cui fu legato alla colonna; et oltre si vedono ancora due

fila delli capelli della beatissima Vergine; un poco del suo manto e della camicia; un poco di mantello di

[207] san Giuseppe, suo sposo; le reliquie de’ santi apostoli, di molti sommi pontefici, vescovi ed altri

martiri e vergini, tutte autenticate e ligate in argento, e molte statue intiere anche d’argento e di

eccellente348 manifattura, che recano maraviglia e divozione a chiunque le mira.

Del quarto e quinto quartiero di Napoli, che contengono l’ottine di Porta del Caputo,

Loggia, Selice, Sellaria, Armieri, Rua Francesca.

Habbiamo in un trattato accolto due quartieri per le poche cose di curiosità che in essi si

contengono, e per essere di breve circuito nell’antica città. Presso San Pietro Martire, dunque, vi sono

due strade: una superiore, de’ Calzettari di Seta, che va a terminare ad un luogo detto Piazza Larga,

dove si vendono le fettuccie;349 e l’altra alla Porta del Caputo, nome dell’ottina, ove è una chiesa

dedicata a San Giovanni, detto San Giovannello alla Marina del Vino, nomata dal Duca di Guisa “la

Vinaria”, posseduta dalla nazione fiorentina prima d’edificar l’altra; vicina è la strada che tira al Molo

Picciolo, detta “di Tre Cannoli” [208] per una fontana di tre fistole per cui scorre l’acqua stessa di San

Pietro Martire; qui può ogn’uno stupire in vedere nell’infinità de’ ragazzi, figli de’ marinari, la gran

populazione della città.

346 Ed. 1725: in Venerabilis Ecclesia. Corretto sulla lezione dell’altra edizione del 1725. 347 Ed. 1725: Peincipali. Coretto sulla lezione dell’altra edizione del 1725. 348 Ed. 1725: eccelleote. 349 Ed. 1725: fattuccie. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725.

Page 110: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

102

TAVOLA [XXIV]. Veduta del Molo Piccolo.

Ritornando dritto per la Porta del Caputo, verso la Strada di Santa Catarina de’ Trinettari,350 nel

vicolo detto de’ Costanzi vi è la chiesa picciola di Santa Maria della Rosa, fondata da’ nomati di questa

famiglia, e, vicina alla detta, un’altra, di Sant’Agostino, juspatronato de’ cavalieri gerosolimitani; presso

Piazza Larga, in uno vicolo detto de’ Pianellari, per cui s’entra anche negli Orefici, vi è una picciola

chiesa del Salvatore, e, qui presso, un largo fatto da’ complatearii buttando a terra molte case. Salendo

verso il Sedile di Porta Nuova, per il vicolo detto Patriciano, ove s’asserisce esser stata la sinagoga degli

Ebrei, in una piazzetta èvvi la chiesa di Santa Maria di Cosmedin, parola greca che vuol dire “delle

preghiere esaudite”, e prende ora il nome dal Sedile di Porta Nuova che vi è presso: è officiata da’ padri

bernabiti ed è una delle quattro parocchie principali, fondata dall’imperadore Costantino, e prima era

officiata da’ Greci; vi è sepellito il corpo di sant’Eustasio; hanno reliquie di san Carlo ed altre. Vicino è

un portico con il Sedile [209] di Porta Nuova, rifatto di nuovo, e dipinto dal famoso pennello del conte

Niccolò Malinconico; fa questo seggio per impresa una porta, ed è ricco di molte famiglie antiche,

benché molte ne siano estinte; e si entra nella Giudeca, così detta per esservi stato il ghetto degl’Ebrei,

vedendosene anche gli archi delle porte, e vi si vendono vestimenti riconciati;351 si disse detto luogo

anche la Selice, per cui si dà il nome all’ottina. Entrando, vi è la chiesa di Santa Maria de’ Meschini,

fondata da Sergio e Marotta Muschino, corrotto, detti Meschini; rifacendosi questa chiesa, vi si ritrovò

sotto l’altare una cassetta di reliquie. In uno di detti vicoletti è la chiesa di San Giovanni Battista,

juspatronato de’ Moccia. In mezzo della medema Giudea, la parrocchiale chiesa di San Giovanni in

Corte, che ha una confraternità di Santa Maria de’ Poveri, ha vicina la picciola chiesa di San Vito, detta

350 Ed. 1725: del Trinettari. Corretto sulla lezione della princeps. 351 Ed. 1725: e vi si vedono vestimenti riconciati. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725.

Page 111: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

103

de’ Bottonari, fondata dalla famiglia D’Anna; in un altro vicolo vi è una chiesa di Sant’Andrea, ch’è

abbadia. S’esce per diversi vicoli agli Orefici ed Argentieri, tutti qua ridotti dal Marchese del Carpio

viceré, standone molti, prima dispersi per la città; vi si lavora con ogni maestria ori ed argenti; si vedono

le ricchezze di Napoli nella [210] abbondanza delle gioje e metalli di valore. Vi è in mezzo di essi la

chiesa di Sant’Agata, governata da’ consoli dell’Arte. Uscendo alla Loggia, strada bella e ricca

d’aromatarj, siegue la Pietra del Pesce, ove è una fontana, e vi si vende da presso il pesce; vi è una porta

della Marina e la chiesa di Santa Maria delle Grazie, de’ sudetti venditori, picciola ma bella, e nell’altare

maggiore si vede una tavola del Caravaggio; passandosi avanti, vicino ad un’altra porta della città al

mare, vi è una chiesa dedicata a Sant’Andrea, detta degli Scopari, della famiglia Alagni; da qui si passa

alla Scalesia, e si entra nell’altra ottina, così detta dalla colonia de’ Scalesi, che vi vendeano panni

forastieri; poi si passa alla Strada detta degli Armieri, perché forse vi si vendeano armi, ora abitata da’

mercadanti di drappi di seta e panni, e vi è la parrocchia dedicata a Sant’Arcangelo, detto degli Armieri,

ove anticamente era un convento di benedettini, e, nell’uscire alla Strada352 della Sellaria, vi è un molino

raggirato dall’acque de’ formali della città.

TAVOLA [XXV]. Veduta della Sellaria. All’eccellentissimo signor son Ignatio Musciettola, duca di Melito,

prencipe di Salerno.

Tutte queste strade, in occasione di festa, si veggono la sera ricche d’apparati di lumi e cose pretiose

molto belle, come successe per la presa di Sardegna dall’armi austriache l’anno 1708 il mese di [211]

settembre, che fece inarcare le ciglia per il stupore a quanti l’osservarono. Ritornando verso Porta

Nuova, vi sono molte case ricche d’acque perenni ed una chiesa dedicata a San Biagio: vi sono, poi, le

352 Ed. 1725: nell’uscire la strada. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725.

Page 112: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

104

carceri della Lana, e poi, avanti, un’altra chiesetta, detta San Giovannello. La Sellaria poi, detta già Rua

Toscana, è una delle belle piazze di Napoli: in essa nacquero, come scrive Francesco de Petris, quei due

gran lumi della poesia, Jacobo Sannazaro e Giovan Battista Marino. Ha due fontane: una in forma

d’arco, fatta dal Conte d’Ognatte353 presso le case, che smantellò, del fondaco de’ tintori, dove soleano

albergare354 genti seditiose; l’altra, in mezzo, ov’è un Atlante che sostiene il mondo su le spalle, fatta a

tempo del viceré don Pietro di Toledo; il disegno fu di Luigi Impò; la statua, di Giovanni di Nola, con

delfini e conca. E vicino alla fontana vi sono le carceri della Seta; qui era l’antico Seggio del Popolo, che

Alfonso re d’Aragona, per sodisfare alla sua diletta Lucrezia Alagni, tolse via; vi si fa ogn’anno, bensì

posticcio, una machina, detta il catafalco,355 a guisa di arco trionfale, con colonne, statue e pitture,

passandovi per sotto la processione del Corpus Domini, e serve per Sedile del popolo quando tocca al

[212] detto, il primo sabbato di maggio, per far la festa del miracoloso sangue di san Gennaro. In mezzo

della strada èvvi la chiesa di San Giacomo Apostolo, della famiglia Mormile, poi da’ complatearj rifatta

con oratorio, ed ampliata da Leonardo ed Antonio Vespoli; dietro la mentovata chiesa, ve n’è una detta

Santa Maria del Parto, ed un’altra presso Santa Palma, chiamata Sant’Andrea de’ Gattoli, juspatronato di

detta famiglia. Indi, raggirando per la Strada detta Rua Francesca, per essere stata già abitata da’

francesi, e poi delle Campane, per fabbricarvisi, vi è la chiesa di Santa Maria delle Grazie, e,

discendendo per diversi vicoli, de’ Gipponari ed altri di poco grido, non si ritrova cosa di peregrino,

essendo per lo più le strade di questi quartieri strette ed oscure, come anticamente si abitava, benché

popolate.

Del sesto quartiere di Napoli, che contiene l’ottina di Fistola e Bajano, Forcella, Orto del

Conte e Case Nuove.

Passata la Vicaria Vecchia, discendendosi in un largo, èvvi la chiesa di Sant’Arcangelo, detta a

Bajano, che dà nome all’ottina: dice il Falco otte[213]nesse questo nome per le genti di Baja che qui

abitavano; vi fu già un monistero di monache benedettine, di cui fa menzione il Boccaccio: chi dice

edificato da’ Longobardi, chi da’ Normanni e chi da Carlo I angioino, avendoli dato il sangue di san

Giovanni Battista, poi trasferito con le moniche in altre chiese. Ultimamente fu concesso a’ padri della

Redenzione de’ Cattivi, italiani, che l’ufficiano, i quali hanno già cominciata la chiesa nuova; qui,

medesimamente, dicesi Fistola, forse perché terminava ad una fontana di questo nome, che oggi si dice

la Fontana de’ Serpi per un teschio di Medusa, in marmo, che butta quantità d’acqua dalla bocca; presso

San Giorgio vi è una estaurita, governata da’ quartieri Cimbri, Fistola e Bajano, per essere a questi

attaccata; si discende alla Sellaria, e, circondando, si ritrova un luogo presso Sant’Agostino dov’era già

353 Ed. 1725: ha due fontane, in forma d’arco, fatte dal Conte d’Ognatte. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 354 Ed. 1725: albegare. Corretto sulla lezione della princeps. 355 Ed. 1725: detto il Catafalco.

Page 113: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

105

una porta della città, e vi si vedono ancora l’armi di Carlo I d’Angiò. Siegue356 la chiesa e convento di

Sant’Agostino, in una strada ch’era detta Pizzo Falcone: il convento fu fondato dal sudetto Carlo e dato

a’ padri agostiniani, eretto ov’era una torre, nomata Adimaria, di mattoni, della città; si sta la chiesa

rifacendo col disegno di Bartolomeo Pic[214]chiatti, e nel fabricarsi, distrutta l’antica alla gotica, vi si

ritrovò l’imagine miracolosa di Santa Maria del Riposo.357 Nell’altar maggiore della chiesa è la Disputa di

Sant’Agostino, e Vittoria riportata contro gli eretici, del Cardisco, detto il Calabrese; la nave grande della

chiesa, con una gran volta, è terminata; restano da farsi i cappelloni della croce colla testa, ma per

mancanza di denari non si continua; nella Cappella di Villarola vi era una tavola del Criscolo o del

Salerno; nella Cappella di quegli della Terra d’Airola,358 la Beata Vergine, del Turco; il pergamo, molto

stimato, ma le memorie sepolcrali tolte via per la fabrica della nuova chiesa, come anche una bella porta

gotica è distrutta; vi è la Cappella di San Luca in luogo della chiesa che haveano gl’indoratori e

ricamatori, con una tela del Criscolo. Nell’entrare, vi sono mutate le gradi come stavano prima, e vi si è

fatta una bellissima balaustrata di marmi. Vi sono sepelliti il beato Angelo de Furcis, lettore dell’ordine;

il beato Agostino Trionfi d’Ancona, discepolo di san Tomaso, e san Bonaventura, come dal suo

epitaffio. Nella Cappella della famiglia Di Capua, si vede il sepolcro di Giovan Nicola di Gianvilla,

conte di Sant’Angelo e gran conte[215]stabile del Regno, che, fattosi oblato di questo convento,

dispensò tutto il suo avere a’ poveri, et a voce di popolo fu chiamato beato. Nel tumulo non vi è

inscrizione, ma solo l’armi della famiglia: nel chiostro, però, vi è memoria.

Le reliquie sono la testa di san Luca evangelista, datale dal re Carlo I; del sangue di san Nicolò da

Tolentino; un braccio di sant’Andrea ed altro di san Giacomo; la testa di san Clemente; una mano ed un

pezzo di braccio d’uno degl’Innocenti; ed altro.

Vi è il convento magnifico, con due chiostri ed un famoso campanile. Nel primo chiostro, a sinistra

del detto campanile, entrando, si unisce la Piazza del Popolo,359 ove si congregano i capitani delle strade,

ottine o rioni, e consultori, per far l’eletto o per altri affari, qua trasferito quando li fu diroccato il Seggio

da Alfonso I, e restituite le prerogative da Carlo VIII.

Nell’uscir della porta picciola della chiesa, èvvi la congregazione nobilissima della Croce, detta anche

de’ Disciplinanti, ridotta in miglior forma da Rinaldo cardinal Brancaccio: soccorrono i confrati i poveri

debitori carcerati e li sepelliscono, quando muojono nelle carceri, in quella chiesa che più loro [216]

piace, per privilegio antichissimo, né possono essere ricusati, sotto pena di interdetto; è frequentata da

nobili fratelli di seggio o extra,360 e passano sotto rigoroso silenzio i loro esercizj spirituali.

356 Ed. 1725: siegne. 357 Ed. 1725: e vi si ritrovò l’Imagine miracolosa di S. Maria del Riposo. Corretto sulla lezione della princeps. 358 Ed. 1725: Terra d’Ariola. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 359 Ed. 1725: la Piazze del Popolo. Corretto sulla lezione della princeps. 360 Ed. 1725: ne, possono essere ricusati, sotto pena di interdetto, frequentata da’ Nobili Fratelli di Seggio ò extra. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725.

Page 114: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

106

Avanti detto convento vi è la Zecca delle Monete: era quasi rovinata, e dal Marchese del Carpio

viceré,361 con occasione di rifarsi la moneta, fu rifatta con cappella ed iscrizioni di marmi; vi si vedono i

torchi e gli ordigni per fabbricar la moneta, con diverse officine, suo tribunale ed archivio. Fu questo

palagio, secondo narra Gregorio Mutillo nel quinto libro − giunto alla vita di sant’Agrippino −,

d’Antonio Sacco, di Pietro delle Vigne, nobili capuani;362 passò poi in potere di Carlo I re di Napoli, e

da questo fu donato al cardinal Di Fiesco, che, assunto al papato, si chiamò Adriano V. Pervenne poi a

Nicola di Somma, e, dopo molt’anni, comprato dal re Roberto per docati 4200; e da quel tempo sempre

è servito sino ad oggi per la Zecca.

Salendosi dritto per la Strada di Forcella, ch’è l’altra ottina, si trova Sant’Agrippino, dal volgo

Sant’Arpino, uno de’ santi vescovi napolitani: è officiata la chiesa da’ padri basiliani, che han picciol

convento, e professano anche [217] la lingua greca. Fu la chiesa edificata da 12 famiglie del seggio di

Forcella, delle quali la Carmignana, Rossa, Majorana e Muscettola sono in piedi, l’altre estinte. Unissi il

detto seggio e famiglie a quello di Montagna l’anno 1333, e stava situato all’incontro di Santa Maria a

Piazza, e fu comprato da’ governatori di Sant’Arpino per farvi la tribuna e camere dell’udienza: onde,

stante ciò, come appare per istrumenti, non è vero363 quel che suppone,364 barlumando, il Celano che il

Seggio di Forcella fusse l’atrio di Santa Maria a Piazza, e che la porta di detta chiesa fusse più dentro al

vicolo. La chiesa di Sant’Arpino si ha per tradizione essere stata casa propria del santo. L’organo

famoso è fattura del Moro; il quadro dell’altar maggiore, che sta nel coro, è opera di Marco da Siena, al

quale per il prezzo, senza la cornice indorata, gli furono dati 300 scudi, come365 appare per istromento

di notar Annibale Piscopo, tanto in quei tempi stavano ancora in prezzo le pitture. Il corpo di

sant’Agrippino fu transportato dalle Catacombe di San Gennaro a Santa Restituta, e poi nell’altar

maggiore dell’Arcivescovato, ove riposa con quello de’ santi Acutio et Eutichete, compagni di san

Gennaro. Sopra la porta picciola della [218] chiesa vi è il motto, dalla parte di fuori: “Ad bene agendum

nati sumus”. Dirimpetto si vede la chiesa di Santa Maria a Piazza, antichissima parrocchia ed abbadia:

dicono fondata da Costantino e consacrata da san Silvestro papa, e dove vi avesse il santo pontefice

celebrato in un altare presso il fonte battesimale, concedendoli molte indulgenze; e vi celebrò

medesimamente Clemente IV papa,366 come appare da una iscrizione; vi è anche una antica memoria di

Bono, console e doge di Napoli.

Vi si adora una miracolosa imagine di Cristo, venuta in Napoli sopra un vascello senza genti che lo

guidassero, senza sapersi da dove venisse, tenuta in gran venerazione; e vi è un’antica torre delle

campane, d’opera laterica.

361 Ed. 1725: Marchese dal Carpio Vicerè. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 362 Ed. 1725: nobile Capuani. 363 Ed. 1725: non vero. 364 Ed. 1725: suppooe. 365 Ed. 1725: eome. 366 Ed. 1725: Clemento IV. Papa.

Page 115: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

107

I vicoli di questa ottina sono: delle Zite e de’ Zuroli, nel quale è la chiesa di Sant’Eufemia degli

Sbirri, anche dedicata a Santa Maria dell’Arco, che hanno trasportata la detta communità nel Vicolo di

Santa Maria d’Agnone; quello de’ Carboni; de’ Scassacocchi; di Cupidine; e l’Ercolense, ove si dice vi

fusse il Tempio d’Ercole, e così detto per havervi Ercole condotto le pecore. Qui, presso, era l’antico

ginnasio, e vi è ancora il Vicolo nominato delle Colonne, e quello della [219] Pace, già detto Lampadio,

forse per lo corso delle lampadi, come porta l’erudito Lasena, essendo questo un antico giuoco del

ginnasio; e vi erano anche le terme vicino, delle quali ne appajono vestigj nella Grotta detta di San

Martino, e nei Caserti, ove è San Biasello, e si sono ritrovate le vestigia, nel cavare i fondamenti, della

congregazione del Monte de’ Poveri.

Girando per sopra, nella strada che va a terminare367 alla Vicaria, èvvi il Sacro Monte della

Misericordia: fu fondato da alcuni pii napolitani – che servivano all’Incurabili –, accumulate alcune

poche entrate, e s’applicorno alle sette opere della Misericordia, con stabilire un Monte governato da

sette governatori, uno per opera. Tiene d’entrata, l’anno, 30 mila scudi. Sovvengono i poveri infermi, et

anco agn’anno apre un ospedale nell’isola d’Ischia per quelli che hanno bisogno di prender quei rimedj,

in particolare368 i religiosi. Un gran numero di sacerdoti va ivi ogni giorno a celebrare la messa per

l’anime del Purgatorio. Liberano i carcerati e fanno anche molte limosine a’ poveri vergognosi, et altro.

Porta per impresa sette monti con la Croce, con il motto: “Fluent369 ad eum omnes gentes”.

[220] L’antica chiesa piccola era nel sopportico vicino Seggio Capuano; la moderna fu edificata col

modello di Francesco Picchiatti. Ella è fatta in forma di cupola, con gl’altari di marmo. La tavola

dell’altar maggiore, ove si vedono l’Opere della Misericordia, con la Pietà di Tullia che dà ’ latte al

padre, è del Caravaggi; il 1° dalla parte dell’Evangelio, del Santa Fede; il 2°, la Deposizione di Cristo

dalla croce, del Giordano; il terzo, di Luigi Rodrico, siciliano; dalla parte dell’Epistola, il primo è di

Giovanni Battistello, e l’altri due sono del Santa Fede; le statue della Vergine e due laterali, nell’altrio,

sono d’Andrea Falcone, discepolo del Fanzago. La piazza avanti Seggio Capuano è moderna, e si diceva

Pozzo Bianco: vi era una scoltura del dio Ebone, che più non si vede, e per essa si discende al Vicolo

delle Zite, per dove passa la processione del Santissimo la mattina del Corpus Domini; nella Strada de’

Scassacocchi v’è una congregazione di 63 sacerdoti, consecrata alla Vergine Immaculata, che fu già

chiesa de’ Caraccioli, a detti concessa, attendendo a diverse opere pie, e danno la dote a 6 zitelle di venti

ducati per una ogni anno. Nella stessa strada vi è370 una chiesa, detta Santa Maria di Mezzo Agosto,

[221] fondata da Nicolò Piscicelli, arcivescovo di Salerno, ed un’altra dello stesso titolo, de’ Caraccioli.

Questo e quello di Nido sono quartieri più abitati da nobiltà scelta, in particolare di famiglie nobili di

seggio.

367 Ed. 1725: della strada, che và terminare. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 368 Ed. 1725: particolari. Corretto sulla lezione dell’altra edizione del 1725. 369 Ed. 1725: Fruunt. Corretto sulla lezione della princeps. 370 Ed. 1725: Nella stessa vi è. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725.

Page 116: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

108

Dirimpetto a Santa Maria a Piazza, un poco più a basso,371 nel sudetto Vicolo Ercolese, chiamato

oggi de’ Taralli, v’è una chiesetta detta San Salvatore, fondata dalla famiglia Grassa, e di cui fa menzione

il Pontano; poi è la chiesa antica di Santa Maria ad Ercole, oggi Sant’Eligio de’ Ferrari, dove si

favoleggiava il Tempio d’Ercole del seggio di Forcella.

Discendendo poi al Pendino, prima dove è la piazza in cui si vende ogni sorte di robbe commestibili,

seguono le Strade del Macello e dell’Inferno, per lo continuo rumore de’ fabbri ferrari così detta; et in

questa strada nacque Urbano VI della nobil famiglia Prignano. Più avanti è il monisterio, con la chiesa,

di Santa Maria Egiziaca, fondato dalla regina Sancia nel luogo ov’era la piccola chiesa di Santa Maria a

Cerleto, ove diceasi Campagnano, abitazione de’ Bonifacj di Porta Nuova; col disegno di Dionisio

Lazari s’è rifatta la chiesa, facendovi una piazza avanti, diroccando alcune case.372 La tela dell’altar

mag[222]giore, della Santa che si comunica, è molto insigne, d’Andrea Vaccaro; la Sant’Anna, del

Giordano; la Vergine, di Pietro Frangione; due del Solimena, ed il San Nicolò, del Farrelli. Osservano le

moniche la regola di sant’Agostino; conservano la testa, due ossi ed un dito della santa tutelare; ed altre.

Presso detta chiesa è quella di San Bonifacio Pontefice, eretta da quei della famiglia Bonifacia: era,

prima, degli scrivani criminali, ora de’ preti, e vi sono i Vicoli de’ Cangiani e Ferrari; in quello373 de’

Cangiani vi è una piccola chiesa di San Pietro e Paulo.

Passando poi all’Orto del Conte, altra ottina, e così detta per esservi stato il giardino del Conte di

Madaloni, a don Diomede Carafa concesso a censo, vi sono i Vicoli de’ Parettari o Barrettari; dell’Olmo

o de’ Pacchierotti;374 di Santa Maria delle Grazie; e del Lavinaro.

In un larghetto375 èvvi Santa Maria della Scala, dicono fondata da quegli di Scala, città della costa

d’Amalfi, alzando per impresa la scala, stimandosi favola che avesse preso tal nome perché vi si

conserva la scala per le forche, come altri scrisse. Fu fatta parocchia dal cardinal Gesualdo. Vi sono in

detta chiesa cinque confraternità, cioè di San Pietro e [223] Paolo, de’ verdummari;376 della

Consolazione, de’ fruttaroli; di Santa Maria dell’Arco, degli ogliarari; del Corpo di Cristo; e di Santa

Maria del Sussidio.

Nel Vicolo de’ Parrettari, o Scafari, vi è la chiesa di San Filippo e Giacomo, ove ebbe principio il

conservatorio dell’Arte della Seta, prima d’andarsi a situare presso al conservatorio di San Nicolò al

Cavallo di Bronzo; Santa Maria delle Grazie, detta dell’Orto del Conte, che fu eretta da’ giovani377

dell’ottina, che danno la dote di docati 24 a due zitelle. Sopra di detta chiesa vi sono due oratorj: uno di

San Carlo, sotto il titolo della Visitazione, de’ bianchi, quale fu fondato nel 1585 dal reverendissimo

371 Ed. 1725: a bassa. Corretto sulla lezione dell’altra edizione del 1725. 372 Ed. 1725: cose. Corretto sulla lezione dell’altra edizione del 1725. 373 Ed. 1725: quella. 374 Ed. 1725: Parchierotti. Corretto sulla lezione dell’altra edizione del 1725. 375 Ed. 1725: larhgetto. 376 Ed. 1725: d’Verdummari. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 377 Ed. 1725: Giovanni. Corretto sulla lezione della princeps.

Page 117: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

109

signor don Giovanni Ferrante de Recupido, canonico della Catedrale, il quale, per tanto amore e carità

che albergava nel suo cuore, comprò a sue spese tanta tela d’Olanda che fece numero 21 di veste, e

pose principio a detto oratorio, il quale gode molti privilegj, e vi sono molte insigne reliquie, ed

ultimamente ristaurato ed abbellito con bellissimi quadri – il tutto a divozione del signor Agnello

Pascha, fratello e benefattore di detto oratorio –; l’altro, sotto il titolo dell’Angelo Custode.

Nel Lavinaro v’è la chiesa di San Matteo, eretta da Francesco Antonio [224] Lanzetta, Giovan

Domenico d’Anfora ed altri napolitani: danno la dote di docati 24 a diverse zitelle del Lavinaro ed ha

una confraternità di bianchi; si dice, quella strada, del Lavinaro per discendere l’acque dalla Montagnola,

che poi loro fu dato altro camino, per l’Arenaccia, al Ponte della Maddalena; v’è chi dice esserli dato il

nome da’ lavatori per purgarvisi i panni; termina al Vicolo del Pero, presso il Carmine, ed è la strada più

popolata di plebei e di donnicciuole, dove dicono havessero cominciato le revoluzioni dell’anno 1647 e

la peste negli anni appresso.

Vi è, in un altro vicolo,378 una chiesetta dedicata alla Vergine, detta Santa Maria Regina Cœli, degli

stallieri, in cui vi è una confraternità sotto il titolo di Sant’Alessio.

Con la facciata quasi al Mercato, v’è un collegio de’ padri gesuiti, dedicato a Sant’Ignazio, inalzato là

dove era una chiesetta detta il Carminello, che anche gli dà il nome: vi concorse a fondarlo con

l’elemosine il Monte della Misericordia, per fare addottrinare gl’ignoranti da’ padri della Casa Professa;

fu cangiata in collegio, ed ha scuole ed oratorj. Le reliquie sono del velo della Vergine; della veste di san

Giuseppe; un’ampolla [225] del sangue di santo Vito, che si liquefà il giorno della sua festa; ed altre.

E perché con questa ottina379 vanno le Case Nuove − non sappiamo se fussero dentro la città o

siano quelle su la Strada di Poggio Reale −, e, non essendovi o chiesa o case memorabili, ma solo poche

casette, con l’esazione delle Gabbelle, passeremo a dire

Del settimo quartiere di Napoli, che contiene l’ottine di San Giovanni a Mare, Mercato,

borgo di Loreto e fuori Porta Nolana.

Per la strada che vassi al Mercato, passata l’ottina detta Rua Francesca, vi sono due vicoli: uno col

nome di Renovella, cioè Rua Novella; l’altro Rebottina, cioè Robertina,380 fatto dal re Roberto con una

porta al mare. Nella Zabattaria v’è una chiesa della Vergine gloriosa delle Grazie,381 e nell’altro vicolo

altra chiesa di Santa Maria della Grazia,382 nel di cui altare v’è una imagine della Vergine con san

Sebastiano e san Rocco, del Caravaggio, e v’è una confraternità.

378Ed. 1725: Vi è un’altro vicolo. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 379 Ed. 1725: questa Ottine. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 380 Ed. 1725: Robettina. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 381 Ed. 1725: Vergine Gloriosa delle Grazia. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 382 Ed. 1725: S. Maria della Grazie. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725.

Page 118: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

110

Nella strada maggiore è la chiesa di San Giovanni Battista, detto a Mare, e, con voce napolitana, a

Saglioccole: fu ella edificata da fra Domenico d’Alemagna, com[226]mendatore della religione di Malta,

con grandi privilegj; indi da altri rinovata.383 Qua terminava la festa solenne di San Giovanni, così

celebre, portandovisi il viceré in cavalcata colla nobiltà nella vigilia del santo, addobandosi la città

superbamente con archi trionfali, teatri, apparati di seta, di gioje e di tutto il desiderabile, che, da don

Pietro Antonio d’Aragona viceré a questa parte, non s’è più fatta; è la chiesa commenda della religione

gerosolimitana.384 Ha di reliquie un osso di san Filippo apostolo e pezzi d’ossi degl’Innocenti.

Siegue un’altra chiesa, che pur si dicea San Giovanni Battista, oggi Santa Maria dell’Avvocata, ove fu

anticamente un ospedale che alloggiava i pellegrini venuti da Gerusalemme: v’è nella chiesa una imagine

di Nostro Signore crocefisso, dove dicono solesse orare santa Brigida, e che in questo luogo alloggiasse

quando venne in Napoli; è ricca di molte indulgenze, e v’è una confraternità di laici sotto il titolo della

disciplina di san Giovanni, la quale dà la dote a molte zitelle.

Dirimpetto vi si dice il Capo di Napoli, per una testa di donna con la chioma intrecciata alla greca,

che dicono fosse la testa di Partenope, di marmo, collocata385 sopra un piedestallo: rifatta e

co[227]lorita, più non dimostra la sua antichità.

Siegue la chiesa di Sant’Eligio, e, prima d’entrarvi, si vede una cappella alta, detta Santa Maria ad

Nives, dove si celebra messa i giorni di lavoro,386 ed un’altra cappella, dall’altra parte, di Santa Maria di

Piedi Grotta; s’entra, poi, sotto il campanile di Sant’Eligio, edificato da tre familiari di Carlo I: Giovanni

d’Otton, Gugliermo Borgognone e Giovanni Lione; alcuni vogliono che fussero ministri della cucina, et

altri prefetti, de’ quali appajano in un pilastro i ritratti; vi fondorono l’ospidale, che ora serve per donne,

e vi è un conservatorio per zitelle povere ed orfane, con maestre che l’insegnano – qua trasferite da

Santa Catarina Spina Corona, dove erano ancora le figliuole ebree fatte cristiane –, fondato presso il

Seggio di Porta Nuova, e perciò detto conservatorio si dice di Sant’Eligio e Santa Caterina; v’è il publico

banco, e confraternità e cappelle che danno la dote a’ zitelle. In una tavola della chiesa v’è una copia del

Giudizio di Michel’Angelo Buona Rota, fatta da Cornelio Imet, di quello ch’è nella Cappella Pontificia;

v’è ancora un’imagine miracolosa della Vergine a cui, havendo dato un giocatore una ferita, ne uscì

sangue, ed il detto fu in Firenze pre[228]so per altro, e, confessando l’enormità commessa, fu appiccato.

Nella Cappella de’ Macellari l’icona387 di terra cotta è del Modanini.388 Ha di reliquie del legno della

Santa Croce; osso di sant’Eusebio vescovo martire; pezzetto d’osso del collo di sant’Eligio; del braccio

di san Mauro abbate; un dente molare di san Cristoforo; dente ed osso della gola di san Biagio; un poco

del deto di san Gregorio papa; il cuore di santa Barbara vergine martire, e due cassette piene di reliquie.

383 Ed. 1725: ritrovata. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 384 Ed. 1725: Gerosalimitana. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 385 Ed. 1725: collocato. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 386 Ed. 1725: lauro. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 387 Ed. 1725: l’Iconia. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 388 Ed. 1725: Modani. Corretto sulla lezione della princeps.

Page 119: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

111

Attorno Sant’Eligio, detto da’ napoletani Sant’Aloja, forse perché i francesi dicono Alois, soleano girare

i cavalli come hora si fa il giorno di Sant’Antonio abbate al borgo di esso.

Dalla porta piccola v’è una chiesa fondata dalla famiglia Sassonia a San Pietro e Paulo, ove celebrano

sacerdoti di Sant’Eligio.

S’esce nel Mercato, o Foro Magno, una delle più grandi, belle e populate piazze di Napoli,

occupando 12 moggia, oltre la piazza d’armi avanti il torrione; il lunedì e venerdì vi si tiene il mercato di

robbe commestibili, animali ed altre cose necessarie all’uso e commercio umano, potendosi dire una

gran fiera; da una parte di questa piazza, per terrore de’ malfattori, vi si scorgono le forche e vi si fanno

le giustizie; per lo [229] più, continuamente, è incombrato il piano di baracche di farina, ferri, di

comestibili, oltre quelle del giorno di mercato. Nel mezzo vi è una fontana grande di marmi, fatta fare

dal Conte d’Ognatte con disegno del cavalier Cosmo, ed un’altra per abbeverare gli animali, con diversi

mascheroni, una inscrizione, uscita dalla penna di Giovan Battista Cacace.

TAVOLA [XVI]. Mercato Grande.

Vicino al Carmine v’è una cappella isolata, dedicata alla Santa Croce, ove furono decollati i principi

Corradino e Federico d’Asburgh, e sepolti senza pompa, con un distico sopra una colonna che dice:

Austrius ungue Leo pullum rapiens aquilinum.

Hic deplomavit, acephalumque dedit.

Page 120: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

112

TAVOLA [XXVII]. La cappela ove fu dicolato il re Corradino, con la veduta del Carmine.

Venuta la madre imperatrice Margherita per riscattarlo, ed havendolo ritrovato morto, lo fece

trasferire al Carmine, restandovi la colonna. Domenico Porzio vi fabricò389 la cappella, in cui è dipinto il

fatto, e v’alzò la croce su la colonna, dedicandola alla Croce; nel suolo, essendo attorno asciutto, vi si

vedono alcune macchie bagnate,390 come di mani, e proprio nel luogo ove fu decapitato quell’infelice

innocente.

Vicino alla chiesa vi sono i segni della porta che fu trasportata più là: [230] avanti è una piazza, fatta

a’ tempi del Conte di Pignoranda viceré; ridotto il torrione in castello assai fortificato.

Il convento e chiesa del Carmine sono famosi, così per la magnificenza, come per il concorso del

popolo, ed il viceré istesso vi suole andare ogni sabbato: fu fondato da’ padri del Carmelo, confirmato

l’ordine da Onorio III, ove collocarono l’imagine della Madonna, detta della Bruna, che seco portarono;

389 Ed. 1725: frabricò. Corretto sulla lezione della princeps. 390 Ed. 1725: bagnete. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725.

Page 121: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

113

dicono dipinta da san Luca evangelista, ed era fuori della porta, che poi col tempo si restrinse dentro le

mura.

L’imperadrice Margherita, madre di Corradino, il tesoro che haveva portato per redimere il figlio

l’applicò in questo convento per l’anima di quello, vedendosene una statua piangente391 con una borsa

in mano avanti del refettorio, e di là trasportata dentro la portaria, che prima stava alla cappella della

croce; dietro l’altare vi sono i sudetti Corradino e Duca d’Austria sepolti. La tribuna ed altar maggiore,

lavorati di marmi a spese del Principe di Cellamare, sono di Pietro Mozzetti e del figliuolo.

Nell’architrave392 v’è il miracoloso Crocifisso che schivò, calando la testa, un colpo di palla di

cannone avventato dall’esercito di Alfonso I per comando di don [231] Pietro, che ne pagò la pena con

esser stato decapitato da un’altra cannonata della città; ivi sospesa è detta palla, che non tolse altro che

la corona di spine all’imagine; sopra di essa, vi è dipinto Dio Padre dal Giordani.

Dalla parte dell’Evangelio vi è la cappella con il quadro del Matteis; è vicina la Cappella del

Crocefisso, la di cui imagine, portata da’ divoti l’anno santo in Roma, riportata alla parrochia, sempre

miracolosamente si ritrovò nella chiesa, anzi, riportata di nuovo,393 si vide partire luminosa a vista di

tutti e ritornare al suo luogo; la cappella, con quella dirimpetto, è dipinta a fresco, con le volte, dal

Solimena. L’antica soffitta era dipinta dal Curia e dal Balducci, de’ quali le tele si conservano nel

convento, con ciò sia che, percossa da un fulmine, fu rifatta dal cardinal Filamarino, arcivescovo di

Napoli, tutta in oro e fiori,394 con la statua della Vergine, di Giovanni Conte detto il Nano, con la spesa

di 12 mila scudi.

Le dipinture degli archi con la Vita di Cristo sono opera mirabile di Luigi Siciliano, ritoccate

malamente da un moderno; la sacristia è del Balducci, e vi si conservano molte reliquie, fra’ quali un

pezzo del legno della Croce, lasciatole da Monsù Lautrecco con le sue, [232] autentiche.

Ha molti doni d’oro e d’argento, come una corona d’oro tempestata di diamanti, un calice d’oro

ricco di gemme, molte lampadi, fra’ quali una d’oro datole dal sudetto cardinal Filamarino, ed una

d’argento del Marchese del Carpio viceré di Napoli, votiva, per la fattura della nuova moneta,

convertito il regalo fattoli da’ massari di Foggia per l’estirpazione de’ banditi in questo dono; ha quantità

di candelieri, vasi, torcieri di argento e ricchissimi apparati.

I chiostri sono bellissimi: il primo con fontana in mezzo e peschiera, dove si notriscono molti pesci,

et attorno la Vita di sant’Elia, dipinta dal Balducci, ed altri santi dell’ordine; il magior dormitorio, col

prospetto al mare, molto ampio e bello. Era il convento più grande, havendo la larghezza sopra i

torrioni della città, ma, perché ne’ tumulti dell’anno 1647 furono occupati dal popolo, dal quale

391 Ed. 1725: una statua piangere. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 392 Ed. 1725: Nell’architravo. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 393 Ed. 1725: di nuova. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 394 Ed. 1725: in oro, fiori. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725.

Page 122: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

114

s’offendea col cannone l’armata navale nel molo, fu convertito in castello, e vi alloggiavano frati395 e

soldati assieme; poi, per opera del padre maestro Tinto, contribuendoci il convento 3000 scudi, a tempo

del Conte di Pignoranda viceré di Napoli, si fece la divisione, restando il torrione396 con le cortine agli

spagnuoli, ed il convento in mezo a’ frati; [233] il suo campanile è una delle belle machine per

architettura ed altezza, cominciato col disegno del Conforto e terminato da fra Giuseppe Nuvolo.

A sinistra della piazza d’armi vi è un oratorio della Vergine del Carmine, che corrisponde al chiostro,

ov’è una tavola della Presentazione de’ Magi, con ritratti di Ferdinando ed Alfonso.

Siegue la parocchia di Santa Catarina, fondata da’ pellettari,397 o coriarj, datele la cura dal cardinal

Gesualdo.

Uscendo al mare, vi si vedono le muraglie antiche, rose dal tempo e dall’ambiente398 del mare, con le

porte della città anche rovinate, come dal principio si disse.

E qui, terminando nella parte del Carmine l’ottina del Mercato, diremo del borgo di Loreto, che va

annesso a questo quartiere, uscendo fuori la detta porta, che viene custodita da una guardia di soldati.

Del borgo di Loreto e Porta Nolana.

Appena uscito dalla porta, si vedono alcuni molini raggirati dall’acque,399 dette de’ Carmignani.

Comincia poi il borgo, che ha diverse comode case, e, fra queste, qualche [234] bel palazzo, come

quello della famiglia Carola, ricco di belle e deliziose fontane, e diviso da una larga strada; dalla parte di

dietro èvvi la chiesa di Sant’Arcangelo, detto ad Arena perché prima era sul lido, ristaurata dalla

communità de’ gipponari e fatta parrocchia del borgo dal cardinal Gesualdo.

Passando avanti, vi è il conservatorio degli orfani, consecrato a Santa Maria di Loreto, fondato da

Giovanni di Tapea, spagnuolo, con elemosina de’ napolitani: è governato il luogo dal presidente del

Sacro Regio Conseglio e sei popolani, e sono resi eruditi i figliuoli da’ padri sommaschi, apprendendo

lettere umane e musica, con cui hanno recitate molte opere, e ne sono riusciti famosissimi musici.

Più avanti è la Regia Cavallerizza, ove sono le stalle per li cavalli del re, vedendosi il detto luogo

grande, capace per molta cavallaria, e vi è una stanza grande, coperta per addottrinarli; e poi, immediate, il

Ponte famoso400 della Maddalena, così detto per una chiesa dedicata alla santa, eretta da’ confrati, poi

de’ domenicani, che la lasciarono per non esservi commodità da sostenersi nel numero opportuno.

Che questo fusse il Ponte Guizzardo, o Quizzardo, o Licciardo, io lo [235] stimo una favola: è

questo ponte un miglio lontano, presso San Giovanni a Teduccio, dalla qual chiesa, mezzo miglio in

circa, è situato il delizio e vago Casino del dottor Stefano di Stefano, nel quale, oltre alla situazione dello

395 Ed. 1725: Erati. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 396 Ed. 1725: Terrione. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 397 Ed. 1725: d’Pellettari. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 398 Ed. 1725: ampiente. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 399 Ed. 1725: dell’acqua. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 400 Ed. 1725: il Ponte famose. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725.

Page 123: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

115

stesso presso alla riviera di Pietra Bianca, che lo rende singolare e commendabile, ammirasi un ben

concertato parterre, ricco di più rari aranci d’Italia e de’ più squisiti fiori che si posson ritrovare;

mantenuto ora con tutto il buon gusto dal signor baron Carignani, il quale bene spesso va ivi a

divertirsi; e perché merita lo stesso d’esser notato, si osserverà scolpito nel sequente rame.

TAVOLA [XXVIII]. Veduta del Casino del Signore Barone di Carignano. Dedicata alla illustrissima signora

donna Marina della Torre, baronessa di Carignano.

Vicino questo ponte, anticamente soleansi riporre i cadaveri de’ poveri appiccati, le osse de’ quali il

Lunedì Santo e giorno de’ Morti era costume di trasportarsi dalla compagnia de’ bianchi e padri

cappuccini; che fusse fatto da don Berardino di Mendozza, governadore e luogotenente del Regno,

appare da un’iscrizzione in marmo, e di qual denaro fusse la fabbrica fatta; è maraviglioso per gli archi

di pietra, detta piperno, e la maraviglia de’ forastieri è che un sì gran ponte sia fatto per un sì picciol

Page 124: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

116

fiume che li passa sotto, come il piccolo Sebeto, di cui dice Sannazaro: [236] “Il bel Sebeto accolto in

piccol fluvio”.

Girando per la Cavallerizza, per l’Arena, si ritrova la chiesa di Santa Maria delle Grazie, detta delle

Paludi, ove stava udendo messa Alfonso quando fu ucciso da una cannonata don Pietro il fratello.

Andando verso la città, vi è il diruto Palazzo del marchese di Vico Caracciolo, detto degli Spiriti, di

cui si raccontano molte cose, ma più tosto favole; era già una casa di delizie, dipinta dal Salerno, con

giardini, fontane, giochi d’acqua e quanto poteasi desiderare, come si cava da un marmo rotto, che si

vede mezzo sotterrato, e dice:

Hic Antonius Caracciolus Vici Marchio, & Cæsaris à latere Consiliarius

Has genio Ædes, Gratijs ortos, Nimphis fontes,

Nemus Faunis, & totius loci venustatem Sebeto, & Sirenibus dedicavit.

Ad vitæ oblectamentum, & secessum, & perpetuam Amicorum jucunditatem.401

MDXXXVIII.

Oggi demolito detto palazzo, e fattovi molte abitazioni, con osteria per comodo di quei padulani che

ivi vicino lavorano.

Vicino alla Porta detta Nolana, già mentovata, è la chiesa402 de’ Santi Cos[237]mo e Damiano,

fondata nel 1611 dal collegio de’ medici per l’ultima volontà di Giuseppe Perrotti,403 di cui si vede una

testa in marmo: fuori di questa porta vi sono alcune poche case d’ortolani, e termina il borgo di Loreto

e di Porta Nolana.

Dell’ottavo quartiere di Napoli, che contiene l’ottina di Don Pietro, fondachi404 di Santa

Chiara e borgo di Sant’Antonio Abbate.

Comincia questo quartiere dall’ottina detta di Don Pietro: da chi havesse ottenuto questo nome io

non l’ho ritrovato. E cominciando dal Vicolo della Pace, che, come si disse, è detto405 Lampadio, qui era

una chiesa detta San Nicolò a Don Pietro,406 che, rinovata in una vaga forma, fu concessa a’ padri della

Dottrina Cristiana, i quali v’hanno fatta la chiesa nuova non ancora finita, et in essa v’è la Cappella della

Madonna de’ Sette Dolori, abbellita a spese di Nicola Mollo, e si dice San Nicola de’ Caserti, o della

Jodechella, per esser vicina a molte botteghe di quelli che vendono robbe usate, che chiamano Giudeca.

401 Ed. 1725: jucunditatum. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 402 Ed. 1725: la Chiese. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 403 Ed. 1725: Pertotti. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 404 Ed. 1725: Fandachi. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 405 Ed. 1725: detta. 406 Ed. 1725: S. Nicolò à non Pietro. Corretto sulla lezione della princeps.

Page 125: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

117

Dentro un vicoletto è l’antica chiesa di Santa Maria a Secola,407 fondata [238] da Leon Sicola, nobile

di Montagna – come appare da un marmo sopra la porta –, visitata da persone regali, et in particolare

dal re Ladislao,408 il quale, havendo per intercession della Vergine ottenuta la guarigione d’una sciatica,

lo testificò con un marmo, e la regina Giovanna II soleva ogni sabato andarla a visitare. Purinella Sicola,

figliuola del detto Leone, edificò la vicina chiesa di San Nicola, estaurita del seggio Montagna, benché la

famiglia Sicula sia ora estinta.

Uscendo dalla Strada grande della Vicaria, è il convento e chiesa della Pace, fondati da’ padri detti

Fate Bene Fratelli, di san Giovanni di Dio, sopra il Palazzo di ser Gianni Caracciolo, i quali andarono409

prima ad abitare nella chiesa di Santa Maria d’Agnone, e poi fondarono la presente410 chiesa et ospedale,

che viene con molta polizia e carità governato da detti padri. Con questa chiesa s’unì quella di San

Martino, che era antica parocchia, e fondata da san Severo nel 395, restandovi il nome in una grotta che

si chiama “di San Martinello”. Hanno i padri un oratorio detto il Tesoro – in cui vi sono molte statue

d’argento e di rame indorato –, consecrato a San Nicolò, ricco di molte reliquie. La chiesa è fatta col

disegno di Pietro [239] di Marino, ed abbellita, e consecrata all’Assunzione della Vergine: sotto la cupola

vi sono quattro statue di marmo fatte in onore di San Giovanni Battista, San Lionardo, Sant’Anna e San

Giuseppe, ad istanza di monsignor Rodoverio vescovo dell’Acerra,411 ivi sepolto avanti l’altar maggiore

con bellissima lapide et iscrizzione. Nell’altar a man destra, vi è l’imagine di San Giovanni di Dio,

fondatore dell’ordine, e ne hanno una statua d’argento;412 ha buona farmacopea et un bel chiostro con

cortile.

Dirimpetto è il conservatorio di Santa Maria del Refugio, eretto da don Alesandro Borla e donna

Costanza del Carretto, principessa di Sulmona, per le donne deflorate, fondato sopra un palazzo della

famiglia Orsino de’ conti di Nola, di cui veggonsi l’armi con l’antica iscrizzione nell’architrave della

porta della chiesa, che fu la porta antica del palagio: è stata la chiesa abbellita con stucchi ed oro; è ricca

di molte indulgenze, e danno la dote a diverse zitelle, et ogni qual volta passa la Giustizia dicono le

litanie per il condennato. A fronte ha la chiesa di San Tomaso Apostolo, antichissima: è già priorato de’

monaci della Cava, oggi una delle parrocchie.

Immediate413 è il Monte de’ Poveri, e [240] mantiene anche il banco opulente, cominciato per li pegni

de’ poveri carcerati e per altre opere di carità: era, prima, al portico di San Giorgio, e, doppo, al cortile

della Vicaria, qua passato, detto ancora del Nome di Dio per una compagnia che seco unissi. La

407 Ed. 1725: Secolo. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 408 Ed. 1725: Lanislao. Corretto sulla lezione della princeps. 409 Ed. 1725: andorano. Corretto sulla lezione dell’altra edizione del 1725. 410 Ed. 1725: la presenta. Corretto sulla lezione dell’altra edizione del 1725. 411 Ed. 1725: dell’Acrera. Corretto sulla lezione dell’altra edizione del 1725. 412 Ed. 1725: d’argeato. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 413 Ed. 1725: Immediato.

Page 126: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

118

congregazione fu fabbricata nel cortile, dove si ritrovano in cavarsi414 le fondamenta e i vestigj

dell’antico ginnasio,415 e terme,416 che dà il nome di Termense al vicolo vicino: le depinture in essa,417 ad

oglio et a fresco, sono del Giordano, et il quadro della cappella di fuori, di Giovan Antonio di Amato.

TAVOLA [XXIX]. Veduta della Vicaria. All’eccellentissimo signor don Giuseppe Medici, principe d’Ottajano,

reggente della Gran Corte della Vicaria.

In una piazzatta sono, appresso, i Regj Tribunali, una delle maggiori maraviglie che si possano

rimirare in Napoli: fu questo castello detto Capuano dalla porta, e Normannia dal fundatore Gugliermo

normanno; fu poi ingrandito et ampliato da Federico imperadore col disegno di Giovanni Pisani. Servì

per stanza degli Angioini et Aragonesi, et ampliata la città con nuove mura da Ferdinando I,418 restò

incluso in essa, e, non servendo più a tal effetto, fu concesso al Principe di Sulmona, e da questi ceduto

a don Pietro di Toledo viceré, che unì tutti i tribunali, transportandoveli nel 1540, come appare dalla

iscri[241]zione su la porta; avanti di essa v’è una colonna ove cedono i beni i debitori decotti; nel cortile

è un leone con le misure del vendere l’oglio ed il vino, postovi da Ferdinando, come vi si legge. È diviso

in diverse stanze o sale: la prima è quella del Sacro Regio Conseglio, ove seggono gli avvocati e

procuratori, e da un lato stanno le banche per li mastri d’atti e scrivani; qui è la maggior folla de’ clienti,

e vi sono sei stanze, quattro per le ruote grandi de’ ministri ed una piccola per il secretario. In ciascuna

ruota seggono cinque consiglieri, compresovi il capo di esse, che chiamano Capo di Rota; il presidente

414 Ed. 1725: in cavara. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 415 Ed. 1725: Cinnasio. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 416 Ed. 1725: Tesme. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 417 Ed. 1725: vicino, depinture in essa. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 418 Ed. 1725: Ferdinardo I. Corretto sulla lezione dell’altra edizione del 1725.

Page 127: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

119

siede in capo a quella che più gli piace; tiene la sua cappella con quadro del Ruviales. Per una loggia,

dove stanno quelli che vendono libri e mercerie,419 si passa nella Regia Camera della Sommaria: il

quadro della cappella è del medesimo Ruviales, discepolo del Polidoro; tiene una sala grande et un’altra

piccola per gli ufficiali ed attuarj, e poi due ruote, una grande ed un’altra mezzana, dove assistono il

luogotenente ed i presidenti per le cose dell’Erario Regio; vi sono ancora altre stanze per rationali,

archivj e quinternioni. Di qua si passa in una saletta ove seggono molti mastri [242]420 d’atti e scrivani, e

poi si trova un atrio dove stanno due ruote per la Vicaria Civile, et indi ad una sala grande che serve al

Criminale, con cappella421 e quadro dell’accennato Ruviales; due altre ruote per il medesimo, e più

stanze dove suole abitare un giudice per guardia.

In un luogo sopra, vi è il Tribunale della Zecca e Misura: in questo luogo, a tempo che stava in

potere del Re, successe la morte di ser Gianni Caracciolo, fatto ammazzare per trama di Covella Ruffo a

tempo della regina Giovanna II, ed è bello osservare quello che scrive il Costanzo: come e con quale

accompagnamento egli fu sepellito in San Giovanni a Carbonara.

Si sale a detti tribunali per tre scale, e sotto vi sono le carceri ed alcuni oratorj per li carcerati e per

altre opere pie. La quantità di gente che ne’ giorni di negozj viene ad essi, trattandovisi le cause di tutto

il Regno, è incredibile, essendo come le formiche: e senza iperbole può dirsi che vi siano da dieci mila

anime ogni mattina.

Ritornando al Refugio, vi è un vicolo, ed in esso la chiesa di Santa Maria d’Agnone: dicono doversi

dire Anguignone, o Anguone, per un serpente422 [243] comparsovi, estinto per opera della Vergine; ma,

perché a quei tempi che si disse esservi soccesso il caso ivi non erano paludi, ma luogo abitato, più

tosto bisogna dire edificato il monistero da uno di casa Cerbone, che faceva per impresa una serpe. Fu

già monistero di moniche basiliane, poi unite con quelle di San Gaudioso: oggi nel chiostro di detto

monistero vi sono alcune carceri. L’antica chiesa è diruta, senza tetto, e da dietro s’è fatta una

cappelluccia in onore della Santissima Trinità; e più sopra vi è Santa Maria dell’Arco, de’ birri, a lato ad

alcune case antiche che si stanno ristorando. Questo vicolo fu detto Corneliano, ed anche Termense

per esservi l’antiche terme.

E per la Strada di Forcella, ritornando nel luogo detto Sopra Muro, dov’erano le muraglie dell’antica

città, tirando diritto, èvvi la chiesa, casa, ospedale e banco della Santissima Annunziata: perché questa è

una delle case più singolar che fa opere pie, ed era la più ricca di tutto il Regno, benché per un

fallimento successo l’anno 1701 sia alquanto minorata e dismesso il banco, ne faremo particolar

descrizione, epilogandola quanto si può per non esser troppo lunghi, come ci siamo proposti.

419 Ed. 1725: che, veggono libri, e mercerie. Corretto sulla lezione dell’altra edizione del 1725. 420 Ed. 1725: [142]. 421 Ed. 1725: capppella. 422 Ed. 1725: Sepente. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725.

Page 128: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

120

[244] Da deboli principj423 a tempo di Carlo Secondo ebbe l’incominciamento questo sagro luogo, e

da Nicolò e Giacomo Sconditi, i quali, liberati da cattività424 per intercessione della Vergine, edificarono

l’anno 1304, in un luogo detto il Malpasso, donatoli da Giacomo Galeota, una chiesetta alla Santissima

Annunziata, con una confraternità detta de’ Battenti Ripentiti. Volendo poi la regina Sancia edificare in

detto luogo la Maddalena, cambiarono con questo dove al presente si trova: la regina Giovanna

Seconda ingrandì l’ospedale; la regina Margarita, con altre persone divote, l’hanno arrecchita di stabili,

feudi e città. La chiesa è una delle belle di Napoli:425 fu riedificata col disegno di Ferdinando Manlio

circa l’anno 1540; la suffitta è opera del Lama, dipinta dall’Imparato, Curia e Santa Fede; le dipinture a

fresco del coro e cupola, del Belisario; li quadri ad oglio del coro, la Disputa e Nozze di Cana, del

Massimo; la Presentazione al Tempio, di Carlo Melini,426 lorenese; l’Uscita di Noè dall’arca, del Cavalier

Calabrese, in vecchiaja, che anche dimostra la sua bontà; il Davide, Giacob, e Lotta di Giacob con

l’angelo, del Giordano; i quadri su le volte laterali dell’al[245]tar maggiore, dove l’angelo avvisa san

Giuseppe a non temere, e l’altro esorta alla fuga in Egitto, del Lanfranchi; i portelli tolti dagli organi,

situati ne’ voti, del Santa Fede,427 con molti altri del Lanfranchi; i quadri su le finestre, di molti discepoli

del Giordano, Vaccari ed altri; la Vergine Annunziata, su la porta maggiore, è del Lama; i due laterali,

del Santa Fede; gli organi, nuovamente fatti, con fogliami indorati, sono disegni del Lazzari. La chiesa,

tutta stuccata, è posta in oro: sembra un paradiso. Le statue di stucco sono di Lorenzo Vaccaro.

L’altar maggiore è tutto di marmo, con baldacchino, capitelli di colonne ed ornamenti di rame

dorato, disegno del cavalier Cosmo. Il quadro di esso, dipinto a tempera, ornato con cornice di428

gemme oltromarine, sotto ha un pezzo di muro con l’imagine di sant’Anna, miracolosa, tagliata dal

Palazzo di Trojano Caracciolo, principe di Melfi, e da’ lati due quadri di San Giovanni Battista e di San

Gennaro; la custodia dell’altare è d’argento, opera di Gennaro Monte; vi sono due angiolini d’argento

del medesimo, con le porte del presbiterio e l’altarini d’argento, torcioni e tutto l’apparato d’argento,

egregiamente lavo[246]rato, con diverse lampadi d’argento ed una d’oro, tre puttini che sostengono un

cereo, anche del detto Monte, ed una lampade a forma di galeone.

Nel suolo vi è una memoria in marmo della regina Giovanna Seconda, qui sepellita. Vi sono i

sepolcri d’Isabella di Requesenz e di Beatrice Cardona sua figlia, con le statue del Santa Croce; nella

Cappella de’ Galeoti, quella di Vincenzo vescovo di Squillaci,429 del detto Santa Croce; nel pilastro

dell’arco maggiore, quella di Marzio Carafa duca di Mataloni, di Pietro Bernini.

423 Ed. 1725: prrncipj. Corretto sulla lezione dell’altra edizione del 1725. 424 Ed 1725: catttività. 425 Ed. 1725: una della belle di Napoli. 426 Ed. 1725: Carlo Merlini. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 427 Ed. 1725: della Santa Fede. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 428 Ed. 1725: pi. 429 Ed. 1725: Squilaci. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725.

Page 129: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

121

Sotto l’organo, la tavola dell’altaretto, del Padre Eterno col Figlio, è stimata di Rafaele d’Urbino, o

sua copia ben fatta; la Natività, di Giovan Vincenzo Forlì; la Vergine addolorata, nella Cappella di

Somma, del Santa Fede; il sepolcro d’Alfonzo di detta famiglia, del Naccarini; il Cristo con la croce in

spalla, di Giovan Bernardo Somma; il quadro sopra la sacristia, del Pistoja.

La sacristia è tutta intagliata, con la Vita della Vergine, a fondi d’oro, di Giovanni di Nola; la

guardarobba è marevigliosa, ricca di vasi, candelieri, fiori, paleotti e molte cose di valore, così per la

materia come per lo lavoro: collane, rosoni,430 corone, gioje, calici, sfere, [247] statue, sepolcro per il

Signore ed altro; fra gli apparati vi è un piviale, che fu ammanto di Alfonso Primo re d’Aragona.

Nella Cappella detta il Tesoro v’è un pezzo del legno della Santa Croce; una spina del Signore; due

corpi intieri d’Innocenti; un dito di san Giovanni Battista; i corpi de’ santi Primiano, Firmiano, Tellorio

ed Alessandro, martiri; di sant’Orsola; Eonomio; Sabino vescovo; e Pascasio abbate; con mezi busti

d’argento, qui trasferiti dalla distrutta città di Lesina; la testa di santa Barbara; una statua di sant’Anna ed

altra di San Filippo431 Neri. La tavola è dipinta a fresco dal Belisario, e v’è il deposito in marmi

d’Alfonso Sancio, marchese di Grottola.

Nella Cappella de’ Pisani, la Deposizione432 del Signore, in basso rilievo, è del Santa Croce, e nella

Cappella del Conte d’Oppido Caracciolo, la Schiodazione e sue statue, del medesimo; negli altaretti di

marmo de’ pilastri, le statue altresì di marmo, di Giovanni di Nola, fra’ quali pretiosa è quella di San

Girolamo.

Il sottocorpo è grande quanto la croce, e coro e cappella dell’altar maggiore, sostenuto da colonne.

Nel cortile v’è un fonte, ed i marmi [248] erano parte d’uno ch’era posto nel giardino di Alfonso

Secondo, allora duca di Calabria.

V’è il conservatorio per le figliuole esposte che vogliono esser monache, con la loro chiesa nel minor

cortile, dov’è un luogo che serve di scuola, che fu già chiesa, detta della Pace, fondata da Alfonso Primo

e poi, per allargare la chiesa, distrutta, restando la porta; ed ha detto cortile un altro fonte.

Nel maggior cortile v’era il banco opulente per depositi e pegni, ora dismesso, e, vicino al detto, per

altra scala si sale all’ospedale, servito con ogni diligenza per febricitanti433 e feriti, con sue officine e

luogo per governo, che consiste in un cavaliero di seggio Capuano – una volta de’ Capeci, l’altra di

Caracciolo e la terza d’Ajenti, o Aggiunti – e quattro del popolo, avvocati o mercadanti o gente civile.

Nel cortile v’è anche la farmacopea,434 forno ed altre stanze per servigio dell’ospedale, tenendone un

altro alla Montagnola, detto la Nunziatella, per li convalescenti; un altro alla Torre del Greco, ed ogni

anno ne apre uno a Pozzuoli per rimedj di bagni, stufe ed arene.

430 Ed. 1725: tosoni. Corretto sulla lezione della princeps. 431 Ed. 1725: Fillippo. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 432 Ed. 1725: la deposizioni. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 433 Ed. 1725: fibricitanti. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 434 Ed. 1725: Farmecopea. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725.

Page 130: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

122

La porta del cortile è di sotto il cam[249]panile, e questo è opera, per struttura ed altezza, ben435

intesa,436 disegno del Moro, fatto a spese di Trojano di Somma, ove vi si vede un bell’orologio da

campana. Su la porta v’è un tetrastico437 in marmo, descrivendo tutte le opere pie della casa, fatto438 dal

padre don Celestino Guicciardino, monaco celestino, autore del famoso libro intitolato Mercurius

Campanus, il quale dice:

Lac pueris, dotem innuptis, velumque pudicis.

Dataque medelam ægris hæc apulenta Domus.

Hinc meritò sacra est illi, quæ nupta, pudica.

Et lactens orbis vera Medela fuit.

Verso la Duchesca v’è un buco con ruota, ove sono esposti i poveri figliuolini che sono con gran

pietà allevati dalla casa nell’infanzia, e poi applicati se sono maschi, e, se femine, sostenute nel

monistero o date a persone timorate di Dio,439 e poi maritate440 o velate; nella porta della chiesa, fatta di

marmi, una statuetta, che tiene un cartoccio che dice:

Purissimum Virginis Templum caste memento ingredi.

Dall’altro fianco v’è la chiesa di San Giacomo, detto de’ Panettieri441 per esser [250] di442 quella

communità.

Passata l’Annunziata, v’è il Vicolo di San Pietro ad Ara, e prima si vede il conservatorio de’ Santi

Crispino443 e Crispiniano, de’ calzolari; la icona dell’altare è di Giovanni di Nola; v’è un quadro del

Criscolo.

Siegue la detta chiesa l’antica di San Pietro ad Ara, né so io, né altri autori sin hora hanno saputo,

perché si chiami questo luoco Terziero di Capo di Monte, non vedendosi in esso, stando al piano,444

vestigia di colle o di montagna alcuna: sarà forse per qualche connessione che abbia avuto con la villa

sopra Napoli, chiamata Capo di Monte, venendo spesso i villani di quel luogo qui a traficare, che mi par

il più verisimile, o pure, come si legge nella Vita – antica – di sant’Aspremo, scritta in carattere

longobardo, qui vi era un monte, poco prima della venuta di san Pietro, dirocato, e il sito dove sta la

435 Ed. 1725: e questo è opera per struttura, ed altezza, e ben. Corretto sulla lezione dell’altra edizione del 1725. 436 Ed. 1725: inteso. Corretto sulla lezione della princeps. 437 Ed. 1725: testratico. 438 Ed. 1725: fatta. Corretto sulla lezione dell’altra edizione del 1725. 439 Ed. 1725: persone timorato di Dio. Corretto sulla lezione della princeps. 440 Ed. 1725: meritate. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 441 Ed. 1725: Pannettieri. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 442 Ed. 1725: vi. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 443 Ed. 1725: Crispini. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 444 Ed. 1725: stanno al piano. Corretto sulla lezione dell’altra edizione del 1725.

Page 131: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

123

Maddalena, posta in alto, par che rende credibile questa narrativa; qui vogliono che san Pietro alzasse il

primo altare445 per farvi il sacrificio incruento, venuto in Napoli, e perciò detto San Pietro ad Aram,

avendo convertiti santa Candida e sant’Aspreno alla fede, prima di passare in Roma, l’anno di nostra

salute 44; dicono alcuni che [251] vi fusse il Tempio d’Apollo,446 ma non ne appajono447 segni, tanto più

che il Tempio d’Apollo fu dove è la Chiesa Maggiore, come da vestigj appare; non è già che Napoli non

havesse allora potuto havere più tempj consegrati al falso Apollo, ma più tosto la credo casa di santa

Candida o di sant’Aspreno, come vogliono molti che, fatta chiesa da sant’Aspreno o da san Pietro, fu

poi rifatta da Costantino e da’ re normanni ed angioini,448 governata oggi da’ canonici lateranensi di

sant’Agostino, che hanno fatta la chiesa nuova col disegno del Marini e del Mozzetti.449 Nell’atrio vi è

l’altare ove celebrò san Pietro: ha molte indulgenze e vi si apriva la porta del Giubileo dopo l’anno

santo, appunto, come nelle basiliche di Roma; de’ cinque quadri del coro, uno è del Zingaro, due del

Massimo e due del Giordano. La tela della Cappella della famiglia Ricca è di Leonardo Vinci o sua

copia. La Vergine col Purgatorio sotto, di basso rilievo, e la statua di marmo di San Michele Arcangelo

in due altre cappelle sono di Giovanni di Nola. Su la porta che va alla sacristia, la Vergine col Putto in

seno, con altre tavole, sono di Protasio Crivelli, milanese. S’asserisce esservi il corpo di santa Candida

Seniore, ma non si sa [252] dove. Ha reliquie de’ santi Innocenti e di santi martiri, come appare da un

marmo con lettere longobarde.

Il convento è bello, con chiostri, dormitorj e giardini abbondanti d’acque, da’ quali si cavono le

meglio verdume di Napoli. Nell’atrio vi è la chiesa di Sant’Andrea, de’ calzettari di lana, datole questo

nome a caso, uscito dalla bussola, posto con altri santi, come che san Pietro volesse il fratello vicino; la

tela in essa chiesa, benché ritoccata,450 è del Lama.

Presso San Pietro vi è la chiesa della Vergine della Purità, de’ saponari.

Raggirando la casa santa dell’Annunziata, verso Porta Nolana, dirimpetto la porta del monistero di

Santa Maria Egizziaca si vede un perenne fonte, detto il Bollo dell’Annunziata, e da altri la Scapigliata,

bastante a raggirar più molini, et in un angolo delle vicine case un marmo greco e latino della

ristorazione degli Studj, fatta da Tito,451 che comincia:

, , , , VESPASIANUS AUGUSTUS

, , , , NI F. CONS. VII. CENSOR PP.

, , , ,TIBUS CONLAPSA RESTITUIT.

445 Ed. 1725: Alrare. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 446 Ed. 1725: Appollo. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 447 Ed. 1725: appojano. Corretto sulla lezione dell’altra edizione del 1725. 448 Ed. 1725: Angioni. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 449 Ed. 1725: Mezzotti. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 450 Ed. 1725: benche diroccata. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 451 Ed. 1725: fatta sta Tito. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725.

Page 132: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

124

Dicono a caso qui posto, non essendovi memoria che in questo luogo, ma [253] altrove, fusse

l’antico ginnasio e Studj; l’interpretazione del marmo è variamente fatta, onde può vedersi il Capaccio,

ed il Lasena ed altri eruditi: si scorge in esso esser stata Napoli republica, benché havesse l’onore di

colonia romana, non havendo fatto pregiudizio alla sua libertà.

Ritornando all’Annunziata, dirimpetto vi si vede il monistero della Maddalena, rifatta la facciata col

disegno di Nicolò Falcone: fu questo fondato dalla regina Sancia, per le donne che voleano lasciare il

peccato, nel sito ceduto dall’Annunziata, che passò ad habitare dove si trova, havendo fra di loro

cambiato luogo. Ora è servito da nobili donzelle che rivivono sotto la regola di sant’Agostino, benché

l’assistano francescani riformati osservanti, ma non si sa come. Hanno una carafina del sangue di santo

Stefano protomartire ed un dito di santa Maria Maddalena.

Ne’ vicoli, poi, verso li Caserti, vi è Santa Maria a Cancello, una delle parrocchie. Vi è anche, in detti

vicoli, una piccola chiesa di San Girolamo, e nel detto luogo de’ Caserti vi si vede un pezzo di muro

d’opera reticulata, ed un altro laterizio, dove dicono fussero le terme o il ginnasio; presso, una chiesetta

detta [254] San Biagio, con voce napolitana San Biasello.

Sotto il Castello di Capuano vi è un quartiero detto della Duchessa, così nominato per esser stato

giardino d’Alfonso, figlio di Ferdinando, quando era duca di Calabria, poi concesso a censo, e quasi

tutte le case sono di don Pietro di Toledo, marchese di Villafranca, per havervi edificato. In esso vi è

una chiesa dedicata alla Natività del Signore, ove i padri delle Scuole Pie tengono scuole per i poverelli,

ed anche vi sogliono fare un vaghissimo Presepe con allontananze bellissime e vistose.

La strada grande e lata va a Santa Caterina a Formello, così detta forse per li formali dell’acque,

vedendosi un fonte sotterraneo dietro la Vicaria, che va giù, e serve per abbeverar cavalli, ed è detto

Formello: sono i formali gli aquedotti che portano l’acqua per sotto la città – fatti con tal magistero che

da per tutto si può caminare sopra le divisorie, in maniera che la città par che posi sopra l’acque, che

freddissime scorrono per tutte le case –, fatali un tempo, essendo per essi due volte presa, e da Belisario

e da Alfonso I di Aragona.

La Porta Capuana, trasferita dall’Arcivescovato,452 è adorna di trofei di marmo, intagliati da Giovanni

da Majano; v’[255]era, sopra, la statua di Ferdinando re, di mezzo rilievo, che ne fu tolta per collocarvi

l’arme di Carlo V, quando vittorioso, ritornando da Tunnisi, fu accolto a modo di trionfante, entrando

per la sudetta porta, mirabilmente abbellita con archi trionfali, conforme scrive il Summonte nella

Quarta parte e Gregorio Rossi ne’ suoi Diarj; stanno le dette armi in mezzo di San Gennaro e

Sant’Agnello, protettori453 della città; sopra vi era il quadro votivo della Peste, come si è detto, del

Cavalier Calabrese, rovinato dal terremoto, benché ora si stiano rifacendo tutte le pitture sopra le porte

con bellissimi adornamenti di stucco. Attorno alla porta sudetta et alle mura della città, vi è il convento

452 Ed. 1725: trasferita dall’Arcivescovo. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 453 Ed. 1725: Protettore. Corretto sulla lezione della princeps.

Page 133: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

125

e chiesa di Santa Catarina a Formello: fu questo luogo cambiato con padri celestini; Alfonso vi

trasportò le monache della Maddalena, che poi ritornarono al suo luogo, e, restando questo

abbandonato, fu da Federico concesso a’ padri predicatori della congregazione lombarda; nel 1499

rifatta la chiesa, ch’era picciola, ed il convento col disegno d’Antonio Fiorentino, che vi fe’ la cupola, e

fu la prima che si fusse veduta in Napoli; l’altar maggiore, di marmi, con sepolcri degli Spinelli,

benefattori, [256] son opera dello Scilla e Gianetti, milanesi. Vi si conservano i corpi di 240 cristiani

martiri, uccisi da’ Turchi nella presa di Otranto nell’anno 1480, trasportati qua da Alfonso duca di

Calabria, che liberò da’ barbari detta città. Tiene altre reliquie, cioè la testa d’una compagna di

sant’Orsola, un osso della spalla e dito di santa Caterina da Siena. La chiesa è stata abbellita alla

moderna con oro e dipintura del Rossi, e la nave della chiesa, volta e porta di dentro da Luigi Garzi,

romano.

Nella Cappella degli Acciapacci, la Conversion di san Paolo è di Marco da Siena; in quella de’

Castelli, l’Adorazion de’ Magi, di Silvestro Buono; la Stragge degl’Innocenti, molto stimata, de’ Tocchi,

di Matteo di Giovanni da Siena, che fiorì circa l’anno 1418; in quella de’ Mareschi vi è una tavola del

Curia, et in quella del cardinale Orsini, con adornamento de marmi, tutt’i Santi dell’ordine domenicano;

vi sono molti sepolchri ed epitaffj antichi. Nella sacristia vi è una nota di marmo de’ sepelliti in detta

chiesa, fra’ quali il cardinal Palmiero, del titolo di San Clemente; ha bellissimi chiostri, con famosa

libraria, ed una farmacopea, dove il padre Mauritio di Gregorio [257] unì quanto di maraviglioso e di

raro poté raccogliere, così d’antichità come di pellegrino, facendone un museo, ove si vedono molte

cose curiose di semplici, pietre minerali, camei, idoletti e cose così per benificio della salute come per

pascolo dell’ingegni, molto degni.

Siegue la bella ed ampla Strada detta di Carbonara, adorna di sontuosi palazzi: si dice a Carbonara o

perché vi si vendessero o facessero carboni, o perché vi s’incenerissero i cadaveri de’ duellisti, o perché

luogo d’immondezze; tutte sono opinioni da non trarsene la verità. Qui si esercitavano i giovani nella

gladiatoria e nel duello, anche alla presenza del re, come fa menzione il Petrarca. In detta strada è il

Seminario de’ Caraccioli, che da monte per sostegno della famiglia fu, con beneplacito del pontefice,

mutato in seminario, e vi si allevano i figliuoli della famiglia sotto la disciplina de’ padri sommaschi, oggi

ridotti a pochi.

Vi è il Palazzo del principe di Santo Buono, Caracciolo, dove fece residenza il Duca di Guisa ne’

passati tumulti di Masaniello nel 1647: inoltre vi sono ancora i Palazzi del marchese di Sant’Elmo e del

duca di Belcastro, [258] Caraccioli; la piazza è molto allegra, e si può dire che, in questa e seggio

Capuano, siano più frequenti l’abitazioni delli Caraccioli.

Page 134: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

126

Si sale per una scalinata a San Giovanni a Carbonara, de’ padri agostiniani osservanti della

congregazione Carbonara, cominciata la chiesa dal padre fra Giovanni d’Alessandria sopra i fondi di

Gualtiero Galeota che gli li donò,454 e ristaurata dal re Ladislao, ove fu sepellito.

TAVOLA [XXXI]. Veduta di San Giovanni a Carbonara. All’eccellentissimo singor don Carmine Niccolò

Caracciolo, principe di Santo Buono.

L’altare maggiore di marmi, con gli Angeli che tengono la pisside per tabernacolo, con le statue di

San Giovanni e Sant’Agostino, è opera di Annibale Caccavello. Sopra l’altare vi è il sepolcro famoso del

detto Ladislao sino al tetto, con la sua statua a cavallo e due epitafii del Sanazzaro. Da dietro è il

sepolcro di ser Gianni Caracciolo, che, essendo gran siniscalco del Regno ed arbitro della regina

Giovanna, fu miseramente ucciso per opera di Covella Ruffo, alzandoli il tumulo il figlio, come

dall’iscrizione composta da Lorenzo Valla. È rarissima la Cappella de’ Marchesi di Vico, fatta dagli

scultori più famosi di quei tempi: l’Adorazione de’ Magi in marmo, col ritratto in uno di essi d’Alfonso

II, il San Giovanni Battista, San Seba[259]stiano, San Luca e San Marco Evangelista, San Giorgio che

uccide il drago, il Cristo morto, sono di Pietro della Piata, spagnuolo; le quattro statue delle nicchie,

fatte a gara dal Santa Croce, Giovanni di Nola, Caccaviello e detto Della Piata; su la sepoltura le statue

sono dello Scilla; nella sacristia, il quadro su l’arco dell’altare, del Bassano il Vecchio; quegli dentro, del

Testamento Vecchio, di Giorgio Vasari; la Passion d’alabastro con li portelli furono dati da Ladislao,

che se li portava anche in guerra, ponendoli su l’altare nel celebrarsi la messa. Di marmi preziosi è la

Cappella della famiglia Miroballi e quella della casa di Somma, con un deposito di Scipione, caro a Carlo

V. Il soffitto della chiesa è moderno e dorato, con un quadro del Rosso. Conservasi in essa il sangue di

454 Ed. 1725: che gli donò. Corretto sulla lezione dell’altra edizione del 1725.

Page 135: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

127

san Giovanni, che si liquefà nel giorno della sua festa, restando poi indurito, ed è gran meraviglia che in

Napoli vi sia il sangue di tanti martiri santi che si liquefaccia, come questo di san Giovanni Battista, di

san Gennaro, santo Stefano, san Pantaleone, santa Patrizia, san Vito ed altri, a confusione degli eretici e

degli increduli, con un miracolo così visibile, di modo che la nostra santa fede, con un [260] argomento

sì chiaro, è già fatta palpabile certezza, a dispetto di certi indegni del nome di cristiani che vogliono

attribuirlo a simpatia o antipatia, volendo fare da filosofi ingegnosi, essendo peggio ch’eretici ed athei; il

di più, leggasi quello che ne ha scritto il padre Silvestro Pietrasanta, gesuita, nella sua opera in lingua

latina, divisa in tre tomi, chiamata Taummasia, ovvero de’ miracoli perpetui di nostra fede in tutte le parti

del mondo, che ne resterà maravigliato. Vi è anche in detta chiesa del legno della Santa Croce ed altre

reliquie di santi.

Hanno i padri comoda casa e chiostro, ed una famosa libreria, lasciatali dal cardinal Seripando, con

molti volumi, e rari, fra’ quali molti manuscritti del detto cardinale.

A man destra della chiesa vi è una cappella con un Cristo crocifisso, opera di Giorgio Vasari, fondata

da Antonio, fratello del cardinal sudetto. Qui sono due congregazioni di laici.

In mezo la scala vi è una chiesa, che fu la prima eretta da’ padri; indi, lasciata in abbandono, vi si

scoprì una imagine della Madonna col Figlio morto, mezo nel sepolcro, con san Giovanni [261] Battista

e sant’Agostino, e, per li miracoli da essa fatti, ritornata ad esser venerata. Si scoprì la detta immagine

nell’anno 1620, la di cui festa si celebra la seconda domenica di giugno.

Presso di essa vedesi un’altra chiesa, detta della Consolazione,455 fondata a preghiere d’un romito,

detto fra Giorgio, in un luogo chiamato il Campo, per evitare il giuoco de’ gladiatori, e fece un

ospedale, poi unito con quello dell’Annunciata, onde viene la chiesa da’ governatori di quella

amministrata, e vi è un quadro della Purificazione della Vergine, del Curia.

Per un vicoletto si sale al famoso e ricco tempio de’ Santi Apostoli, dove era l’antico Tempio di

Mercurio, come dall’iscrizione, benché altri dicono di Marte o Giove o di Saturno: fu da Costantino

dedicato a’ Santi Apostoli, e da Sotero,456 vescovo di Napoli, circa l’anno 489 fu fatta parocchia; altri

dicono che li servisse per cattedrale. L’anno 1570 fu concesso detto tempio a’ padri teatini, i quali

trasportarono la parocchia dentro l’Arcivescovato, et ora è una delle più belle e ricche chiese di Napoli,

essendo il disegno del reverendo don Francesco Grimaldi, teatino. Il juspatronato, che avevano i

Ca[262]raccioli marchesi di Vico, di presentar l’abbate, è passato agli Spinelli per via di donne con

l’istesso titolo, che hanno nominato l’eminentissimo cardinale Orsini, che presentemente sostiene il

pontificato sotto nome di Benedetto XIII.

La volta, tribuna, angoli della cupola e volte de’ cappelloni sono del Lanfranchi, con li primi stucchi

finti veduti nella chiesa. La Probatica Piscina, dipinta sopra la porta di dentro, è del medesimo, con la

455 Ed. 1725: un’altra Chiesa della Consolazione. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 456 Ed. 1725: Socero. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725.

Page 136: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

128

prospettiva del Viviani; la cupola, del Binaschi; le lunette delle cappelle ultime, fatte ad oglio, del

Solimena; i quadri, fatti ad oglio, nel coro, del detto Lanfranchi; i laterali della croce, del Giordano;

l’altar maggiore è di marmo, ornato di bronzo, con un tabernacolo di colonne di diaspro, statue e pietre

preziose, architettato maravigliosamente da Anselmo Cangiano, padre teatino. Vi sono due torcieri di

bronzo con i geroglifici de’ quattro Evangelisti, cioè aquila, leone, toro ed angelo, capricciosamente

intrecciati, ideati nel modello da Giulian Finelli e gittati da Giovan Antonio Bersolino, fiorentino, opera

la più rara ed unica al mondo; le balaustrate degli altari sono di marmi rossi e bianchi.

[263] La cappella della parte del Vangelo, fatta fare dal cardinal Filomarino a suo gusto, è cosa

mirabile, disegno del cavalier Borromini,457 e tutta di bianchissimi marmi. Il quadro di mezzo con le

Quattro Virtù furono tratti in musaico da Giovan Battista Calandra da Vercelli: i disegni ad oglio

furono di Guido Reni, donati al Re di Spagna dal cardinal Barberino mentre ivi era legato. L’originale

del ritratto del cardinale fu fatto da Pietro da Cortona, e quello di don Scipione, suo fratello, da Mosé

Valentino, posto a musaico dal detto Calandra. I putti, che formano un coro sotto del quadro, sono di

Francesco Fiamengo; l’intagli, d’Andrea Bolgi; i leoni che sostengono la mensa ed il Sacrificio

d’Abramo, di Giulian Finelli; le colonne, tirate in Roma458 dal Mozzetta, ove si fece quasi tutta la

cappella per porsi nell’Arcivescovato, ma poi, eletto questo luogo come più comodo, lasciò il cardinale

un legato perché si tenesse pulita.

TAVOLA [XXXII]. Veduta della Cappella de’ Filomarini.

457 Ed. 1725: Borromoni. Corretto sulla lezione della princeps. 458 Ed. 1725: tirate in Rome. Corretto sulla lezione della princeps.

Page 137: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

129

A fronte è la Cappella della Concezione, miracolosa, e venerata dal padre don Francesco Olimpio, a

cui la città ogni anno offre un voto per haverla liberata da una gran penuria, rifatta di nuovo di marmi

fini: l’Archangelo [264]san Michele è di Marco Pino, e la cappella a fresco, del Farelli.

La tavola della Vergine con san Michele e l’anime del Purgatorio è di Marco da Siena. I cori per la

musica, posti sopra due bellissime aquile di marmo, sono fatti con grand’architettura. Nella sacristia vi

sono preziosi candelieri ornati di coralli, con croce dello stesso: ha vasi di argenti ed una croce d’ambra.

Gli apparati della chiesa sono due: uno, prezioso, di ricamo, e l’altro di damasco cremesi.

Il cimiterio è grande quasi tutta la chiesa, ove si fanno diversi esercizj spirituali con musica e

sermoni: è tutto dipinto con Istorie del Vecchio Testamento, appartenenti alla morte. Qui è sepolto il

famoso poeta Giovan Battista Marino, e vi è il suo ritratto, dipinto nel muro, e due epitaffj: uno in

marmo, l’altro nel muro; altra memoria è di lui in Sant’Agnello, come dirassi.

La casa non è minore in bellezza della chiesa, benché patisse assai nel penultimo terremoto: ha

famosa libreria ed archivio, ove si conservano molti rari manuscritti, e, fra gli altri, la Gerusalemme del

Tasso, di mano del proprio autore, e molti originali del detto e del cavalier Marino, oltre [265] molte

cose recondite. Per una scala artificiosa, serpente, vi si può salire, comoda anche per giumenti.

Vi sono diverse congregazioni, e, fra l’altre, quella di Sant’Ivone avvocato de’ poveri, de dottori, che

ogn’anno, il giorno della festa, a’ 19 maggio, fanno la causa d’una persona povera et attendono a l’altre

che si devono difendere, a spese di detta congregazione del Sacro Consiglio. V’è un monte detto

dell’Agonia di Giesù, per gl’agonizanti; oratorj di cavalieri e mercanti; e della Buona Morte.

Le reliquie sono molte et insigni: del legno della Croce, di più santi apostoli, san Lorenzo, san

Stefano protomartire, ed altre infinte, donateli un famoso reliquiario da don Giovan Antonio Scodes.

Vi giace con opinione di santità sepellito il detto padre don Francesco Olimpio, e v’è nella sacristia

una memoria di Gennaro Filomarino, vescovo di Calvi, fratello del cardinale, con mezzo busto di

Giuliano Finelli.

Page 138: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

130

TAVOLA [XXXIII]. Sepolcro del cavaglier Marini al cortile di Santo Agnello.

Discendendo di nuovo per la Strada di Carbonara, v’è la chiesa di Santa Sofia, dicono una delle

greche ch’edificò Costantino, non essendo verisimile che ne havesse edificate tante, [266] poiché

l’edificate furono registrate da Damaso: ora è una delle parrocchie.

Più avanti v’è un conservatorio di donne pentite, detto Sant’Antoniello alla Vicaria, a differenza d’un

altro: vivono con le regole francescane.

Ne’ vicoli verso Santa Maria Agnone, v’è Santa Maria de’ Vertice Cœli, detta Verticelli, ove i

congregati vanno chiedendo l’elemosina per l’anime del Purgatorio, che sono per le messe, fabrica e

sostegno di Santa Maria del Pianto alla Grotta degli Sportiglioni.

Page 139: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

131

Nell’ultimo vicoletto v’è una chiesa, anche picciola, detta San Pietro, già estaurita de’ Minutoli,

chiamata anche San Gennaro perché vi si raccolsero le poverelle del medesimo santo.

Vicino a San Giovanni a Carbonara, v’è un vicolo che va ad uscire fuori la città per un ponte, detto il

Ponte Nuovo, ov’è ultimamente fatto un conservatorio per le poverelle disperse per la città e pentite,

che vanno chiedendo elemosine per loro sostentamento; qui, presso, era già una porta della città, che fu

poi chiusa, e ultimamente si fe’ questo ponte per comodità de’ cittadini.

Presso la Vicaria v’è la chiesa e conservatorio di Sant’Onofrio, de’ ragazzi [267] orfani, ove, come

negli altri, apprendono lettere e musica; ed attaccata459 alle mura di esso, è una Cappella detta Santa

Maria a Porta, estaurita del sedile, fuori di Capuana.

Le strade principali del detto quartiero sono quelle di Forcella, di Carbonara, della Vicaria,

dell’Annunziata, della Duchesca; e Vicoli Termense, Corneliano ed altri. E, terminato questo quartiero,

usciremo fuori di Porta Capuana per dire

Del borgo di Sant’Antonio.

Prendé questo borgo il nome di Sant’Antonio Abbate, detto in Napoli sant’Antuono, a differenza di

sant’Antonio di Padova. Uscendo alla Porta Capuana, una strada tira dritto a Poggio Reale, di cui

dirassi, e l’altra va a traverso, cominciando dalla chiesa di San Francesco di Paola: questa fu prima detta

di San Sebastiano, per esser stata fondata da genti divote in voto della liberazione del contagio; fu poi

concessa a’ padri minimi di san Francesco, toltala a’ conventuali l’arcivescovo Annibale di Capua, e da

quel tempo prese il nome di San Francesco, tolto quello di San Sebastiano, di cui si vede, [268] con San

Rocco, l’effigie nella chiesa.

Dirimpetto, verso le mura della città, v’è il picciol convento di Sant’Anna, de’ padri conventuali: vi

riposa il padre maestro Gaspare Crispi, da cui conobbe la fortuna Sisto V, e che, chiamato, non volle

andar in Roma per morire nella sua quiete; stimasi la chiesa fondata dalla famiglia Incarnao,460 di cui si

vedono l’armi ne’ piedestalli delle colonne di legname, dalla quale famiglia prese l’attributo il quartiero,

detto degl’Incarnati, già luogo di delizia, poi convertito in Lupanare, che anche in parte vi dura; corre

sotto il convento l’acqua della Bolla e raggira diversi molini.

Tirando dritto per una strada larga, si trova la chiesa di Tutti i Santi, fatta parocchia dal cardinal

Gesualdo; avanti, ne’ vicoli, è la chiesa di Santa Maria dell’Avvocata, de’ padri teatini, fondata da’

complatearj nell’anno 1626.

Più avanti, in quella strada che va a Capo di Chino, v’è la chiesa ed ospedale del sudetto

Sant’Antonio Abbate, che dà il nome al borgo: stimasi la chiesa fondata dalla regina Giovanna,

conceduta a’ monaci che portavano il tau nel manto, e v’era l’ospedale de’ [269] scottati dal fuoco e

459 Ed. 1725: attaccato. 460 Ed. 1725: fondata della Famiglia Incarnao. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725.

Page 140: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

132

leprosi; nudriva la città per servigio dell’ospedale sudetto quantità di porci che furono levati dal Cardinal

d’Aragona, viceré, per l’inconvenienti che nascevano, ed in oggi è tornato l’uso di nutrirli. Il giorno di

Sant’Antonio Abbate si portano i giumenti attorno la chiesa e si benedicono, lasciando l’elemosina; la

chiesa è fatta alla gotica e si dà in commenda; su l’altare v’è una tavola dipinta ad oglio da Cola Antonio

di Fiore, che fiorì nell’anno 1362, dal che si conosce che si dipingea in questa maniera prima che fusse

inventato il dipinger ad olio da Giovanni di Brugia, come dice il Vasari; ultimamente modernata questa

chiesa con soffitti e bellissime pitture dal defonto cardinal Cantelmi, arcivescovo di Napoli, ch’era

abbate commendatario di tal luogo.

Volendo andare verso Capo di Chino, cioè Chio, o Clivio per discendersi alla città, da dove si vede,

da’ passagieri che vengono per terra da Roma, v’è la chiesa parrocchiale de’ Santi Giovanni e Paolo,

detta461 San Giovannello, fatta tale dal cardinal sudetto Gesualdo. Qui anticamente vi era una colonna

avanti la chiesa, e, quando si vo[270]lea pioggia, si portava il vicario processionalmente col clero e dicea

l’orazione alla parte sinistra, per la serenità alla destra, tolta via dall’arcivescovo di Napoli Annibale di

Capua come cosa che parea soperstiziosa; per una strada a traverso si va a Sant’Effrem detto il Vecchio,

cioè Sant’Eusebio, detto Iefremo da’ napolitani, ove sono i cappuccini, a differenza dell’altro convento

della Concezzione de’ Cappuccini, che chiamano Sant’Efremo Nuovo; prima, nella strada ove si è dato

il luogo alla corrente dell’acqua quando piove, vi era un sito imboschito atto a’ malefici, tolto via con

allargar la strada dal Duca di Ossuna e sua moglie per dar l’adito alla chiesa, come appare da un marmo

su la via publica.

Per una strada ombrosa, dunque detta “la Cupa”, si va ai Cappuccini sudetti, che vennero ad abitare

in un luogo dismesso e solitario, adornato da loro con boschetto e giardino, quanto semplici altretanto

politi: la chiesa sembra una spelonca, essendovi l’adito ancora al Cimiterio di San Gennaro e San

Severo, e vi giacciono sepolti i corpi de’ santi Eusebio, Fortunato e Massimo, vescovi di Napoli,

ritrovati in una cassa ferrata con lamina di piombo dal [271] padre Benedetto da Lecce, cappuccino, ed

è credibile che quella fusse stata l’antica chiesa di San Fortunato, edificatavi da san Severo; volendo i

padri cappuccini con l’assenso pontificio trasportare il corpo di san Fortunato alla nuova chiesa,

comparvero al pontefice Sisto V, dicendogli che non havesse diviso i corpi di due amici che erano stati

800 anni uniti assieme: e, fatto il computo, ritrovandosi il vero, non volle più concedere la

trasportazione. Seguendo la strada che conduce a Roma, Apruzzo ed altrove, si ritrova una picciola

chiesa dedicata a Santa Lucia, detta Santa Luciella, ed in una valle, attraversando, si vede un pezzo

d’arco, come un ponte, che serviva per aquedotto, ed è quello che portava l’acqua da Serino a Pozzuoli

e Baja; e qui v’è la chiesa di Santa Maria de’ Monti, de’ padri pii operarj, fatta col disegno del cavalier

Cosmo, e serve di noviziato a’ padri, fondata dal padre don Carlo Carafa.

461 Ed. 1725: detto.

Page 141: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

133

Ritornando alla strada, vedesi la chiesa di San Giuliano, già ospedale de’ contadini, oggi dismesso, e

più sopra, nel principio del declivio, la chiesa de’ padri del Carmelo, detto il Carminiello, ove dimora la

squadra degli armizeri per evitare i controbandi.462

[272] Discendendo e raggirando per la parte detta l’Arenaccia, dove soleano fare a sassate i ragazzi,

affatto con pramatiche abolito, e a man destra, in alcune massarie,463 v’è la Polverera, dove alloggiò per

qualche tempo il campo tedesco, ultimamente quando venne in Napoli, l’anno 1707; si vede poi un

luogo, detto i Zingari, che serviva a tal sorte di gente, e la strada che va a Santa Maria del Pianto, alla

Grotta de’ Sportiglioni, ove è un luogo detto Lotrecco, per havervi posto il padiglione Lautrecco,

assediando Napoli, ove morì.

Nei vicoli dietro Tutti i Santi, vi è la chiesa e convento di Santa Maria della Fede, de’ padri

agostiniani riformati di Calabria, detti Coloriti, che vestono di panno bigio di zegrino, così detti per

esser venuti dalla congregazione di Santa Maria di Colorito di Murano, in Calabria: hanno fatto parte

del chiostro e la chiesa nuova.

La chiesa e convento di Santa Maria degli Angeli, che sta alla Montagnola, potria ponersi col borgo

delle Vergini, ma, perché confina al borgo di Sant’Antonio, qui ne diremo qualche cosa.

TAVOLA [XXXIV]. Veduta di Santa Maria dell’Angeli. All’illustrissimo signor don Francesco Antonio

Andreasso, reggente del Regio Collateral Consiglio di Napoli.

La chiesa è allegrissima, governata da’ padri di san Francesco dell’osservanza, [273] riformati. Ha una

bellissima prospettiva, e forse unica per la vaghezza in Napoli, disegno stravagantissimo del cavalier

Cosmo: v’è un atrio colonnato di granito, e sopra la facciata una bella statua di San Francesco d’Assisi,

dello scarpello del detto cavaliero; si vede il principio d’un campanile cominciato a colonne, ch’è un

462 Ed. 1725: coutrobandi. Corretto sulla lezione dell’altra edizione del 1725. 463 Ed. 1725: e man destra in alcune Massarie. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725.

Page 142: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

134

peccato che non si finischi; l’altar maggiore è tutto di finissimi marmi; il Cristo morto, sotto l’altare, è di

Carlo Fanzago, figlio del cavalier Cosmo, opera molto stimata dal padre stesso, e morto in gioventù.

Dalla parte dell’Evangelio v’è una custodia guarnita di pietre oltramarine, e le due statue del

Crocefisso e quelle, di tutti gli altari, de’ santi dell’ordine, di legno, colorite, sono d’un padre detto fra

Diego di Palermo, molto vaghe. Il Cristo alla colonna, di legno, è fatto col modello anco dello stesso

cavaliero.464 Ne’ capitelli a’ fianchi del capo altare vi sono reliquie insigni. Il pulpito ed i vasi dell’acqua

benedetta, di marmi paonazzo, essendo il pulpito sostenuto da un’aquila, sono molto bizzarri; il

convento è assai commodo, ed il chiostro dipinto in due archi da Bellissario essendo vecchio, il resto

da’ suoi scolari, da lui ritoccato. Fra Giovanni [274] da Napoli, a tempo del Duca di Medina las Torres

viceré, fondò detto convento così bello, ajutato dall’elemosine larghe di Bartolomeo d’Aquino e da altri

cavalieri, conforme appare dall’imprese sotto le pitture del chiostro.

Avanti la chiesa v’è uno stradone, che vagheggia tutto il borgo e la Marina, e si discende a

Sant’Antonio Abbate, ove il padre fra Ignazio Savino dell’osservanza, detto il Padre Cavallino per essere

stato scolaro del padre fra Bonaventura Cavallo, vescovo di Caserta, mentre predicò nell’Arcivescovato

la seconda volta con gran grido, essendo arcivescovo il cardinal Caracciolo, fece porre molte croci con

iscrizion, per meditarvi da parte in parte la Passione di Nostro Signore Giesù Cristo.

E già ch’abbiamo detto del borgo di Sant’Antonio fuori Porta Capuana, soggiungeremo che,

uscendo dalla medesima porta e lasciando il borgo di Sant’Antonio Abbate, si va per dritto, passate le

Case Nuove, per una deliziosissima strada, larga, e lunga da un miglio, di salci e di bellissime fontane

adorna, fatte da diversi viceré e ristaurate da don Pietro d’Aragona, a Poggio Reale, luogo già di spasso

de’ regnanti di [275] questo Regno: oggi invita più tosto a piangere le sue rovinate delizie che ad

ammirare le bellezze, con ciò sia cosa che, essendo lontani i proprj padroni e donatone il nostro

Cattolico Re il possesso a’ particolari, non avendo più cura de’ fonti e della coltura, servendosi

dell’acque per molini di dar lo stagno alla faenza e per macinar fromento, altro non addita ne’ suoi

vestigj che le rovine d’un maestoso palazzo, a cui si può scrivere: “Qui fu Poggio Regale”. Egli è vero

che la qualità dell’aria n’è stata in gran parte cagione, avvegnaché le vicine paludi e l’abbondanza istessa

dell’acque poco salutifera, anzi, maligna la rende, avverrandosi di Alfonso che, di tre palaggi ch’avea

fabricati, uno era con buon’aria, ma senz’acque; l’altro, ch’aveva acque, ma cattiva l’aria; e l’altro che

non aveva né acqua né buon’aria. Non fu però Alfonso, ma il padre Ferdinando che principiollo. Or,

per non lasciare una sì bella memoria sepellita nell’oblio tra le rovine, ma per avvivarla almeno in carte

ed in figura, giaché anche ne vanno le stampe attorno, qui e nell’una e nell’altra maniera all’occhio del

curioso lettore si espone.

464 Ed. 1725: col modello anco dallo stesso Cavaliero. Corretto sulla lezione della princeps.

Page 143: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

135

TAVOLA [XXXV]. Veduta di Poggio Reale. All’eccellentissimo signor don Nicolò Maria Caracciolo, duca di

Cirifalco.

È il detto edificio la mettà più [276] lungo che largo, con quattro torri a’ quattro cantoni, ogn’una

delle quali havea le sue comode abitazioni: oggi maltrattate da’ terremoti e dal tempo si veggono.

Hanno le loro scale e si comunicano per ampie gallerie su ’l piano della volta con colonne di marmo,

che hanno le basi nel cortile: ha da due lati sette archi, e da’ due altri, tre. Tutto lo scoverto di mezzo era

una gran piscina, o bagno, con diversi scalini per potersi scendere a bagnare, che dal tempo del Duca di

Medina las Torres mai più si è veduto con acque. Ogni una delle quattro facciate ha la sua porta, che sta

nel mezzo degli archi: per una di esse si entra nel giardino, nel quale altro non si vede in oggi che

qualche poco di arangi, né meno coltivati.

Vi erano abbondantissime fontane, ma l’acqua ora serve per detti molini, benché le465 rifacesse il

Conte di Benavento viceré. Nel detto giardino v’è una loggia, sostenuta da nove colonne di marmo, con

alcune stanze ed officine, cioè dispenze, cucine et altro, e vi era una gran pischiera con fontane, dello

spazio di due moggi di terra, che sono tutte dissipate: quivi don Giovan d’Austria, vittorioso dell’armata

na[277]vale, godé scherzare sopra una barchetta, ed il detto Duca di Medina, riempiendola d’acque, vi

fece una celebre pesca, condottovi i pesci dal mare, in vasi racchiusi, con diverse barchette. Alle spalle

del casino v’è il condotto maggiore, che in mezzo ha come un tempietto di marmo, e questo era il

Dogliolo Antico, dovendo dire appresso del Moderno. Presso le stanze si vedeva altresì un altro

cortiletto con colonne: per una scalinata si scendea ad un altro lavacro; a’ nostri tempi, cadute le

colonne, il tutto è rovinato.

465 Ed. 1725: li. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725.

Page 144: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

136

Fu il detto edificio fatto col disegno di Giovanni da Majano, e con l’assistenza del medesimo finito:

fu dipinto da fuori e da dentro da Pietro e Polito del Donzelli, fratelli, con diverse istorie, e fra l’altre la

Congiura de’ Baroni contro Ferdinando. Tutto ha consumato il tempo e l’incuria, fuorché alcune

stanze, ove si vedono ancora alcuni di quei tempi, dipinti al naturale, con vesti ed armi; tutte le pitture

sono toccate d’un oltramarino finissimo, senza risparmio, ma l’ingordigia d’alcuni l’ha fatto rasare per

servirsene altrove.

Adornato ancora era il luogo di statue e d’alcuni mezzi busti di creta cotta, poi invetriata, con festoni

dello stesso, [278] degli Eroi della casa d’Aragona, opera di Luca di Rubia, scultore fiorentino che ne fu

l’inventore, molto stimate dagl’intendenti, ma affatto rotte dall’impertinenza degl’ignoranti. Le statue

che vi erano furono quindi trasportate per adornarne la Porta Nolana, stimate da’ napolitani

superstiziose e credute dal volgo di Virgilio, come ci diede ad intendere il semplice istorico Villani, ma

da quindi anche tolte e trasportate chi sa dove.

Vi erano bellissimi giuochi d’acqua, e da quivi, forse, presero le invenzioni di far i loro i Duchi di

Ferrara e Mantova a Belvedere e Marmirolo, ed il Gran Duca di Toscana a Pratolino: ma, rubati i

condotti di piombo, ora né meno se ne vedono quasi i segni.

Così dissipato un luogo delizioso, dà, più tosto, tanto motivo di doglianza che di ammirazione;

appresso i detti giardini v’era un boschetto che tirava sino alla Marina, ove si dilettava di caccieggiare il

re Alfonso, e per questo vi avea fatto terminare questo casino; oggi sono tutti terreni d’ortaglie e paludi

sino al Ponte della Maddalena.

L’acqua che viene in detto luogo nasce dalle radici466 del Monte di Som[279]ma, o Vesuvio, dalla

parte di mezzo giorno, sei miglia dal detto monte distante, e, caminando coverta, viene ad uscire ad un

luogo, detto la Preziosa, de’ monaci benedettini, e si dice la Bolla, forse dal bollire dell’acque. È

d’avvertire che per un incendio del Vesuvio seccarono l’acque attorno del monte ed il medesimo fiume

Sebeto: ma poi sorsero l’acque di nuovo, dove oggi scaturiscono e scorrono nel modo sudetto. Nella

Bolla, battendo l’acque in una pietra, si dividono in due parti, una delle quali forma il picciolo Sebeto, e

l’altra parte entra negli aquedotti, o siano formali, dando la comodità d’essere freddissime a Napoli;

questa, avendo caminato da cinque miglia, entra per il Dogliolo Nuovo, a differenza dell’antico di

Poggio Reale, così detto a dolio, cioè botte, ove era anticamente una cappella, detta Santa Maria a

Dogliolo, e vi si facea una solenne festa il giorno di Pasqua, di Resurrezione, e vien chiamato detto

luogo “la Casa dell’Acqua”.

Per la stessa strada, detta Regia di Poggio Reale, si va a tre provincie: Puglia, Lecce e Bari, ed a molte

ville ed al famoso Monte Vergine.

Volendo ritornare alla città, v’è [280] un altro stradone sotto il monte, detto Lautrecco, qual nome

prese dal capitan generale francese Monsù Odretto Fusio Lautrecco, che pose in questo luogo l’assedio

466 Ed. 1725: dalle radice. Corretto sulla lezione della princeps.

Page 145: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

137

a Napoli, e, non volendo guastar le fabriche con l’artiglierie, credendo con toglier l’acque far rendere la

città, non considerando che questa, oltre l’acqua de’ formali, ha molti pozzi sorgenti, fece sì che l’acqua,

impaludandosi e cagionando cattiv’aria, facesse morire d’infermità tutti i suoi soldati, lasciandovi egli

stesso la vita: e, sepellito in una cantina, fu poi dalla pietà del nipote del gran capitano Consalvo di

Cordova trasferito a Santa Maria della Nuova, come si disse in detta chiesa. V’è fama presso il volgo

che l’esercito de’ francesi v’avesse sepellito tesori ed artiglierie – cagione che molti vi vanno a cavare –,

ed un oste, per ismaltire467 il suo vino ed altre robbe, disse che avea veduto artigliarie, e pose un

campanello, che per un buco, toccandolo per una corda, dicea che si sentiva toccare le ore canoniche;

onde, concorsivi gli officiali del Regal Patrimonio, vi trovorono alcune mangiatoje di cavalli con paglia

inaridita,468 che si risolvea, toccata, in polvere, ed altre armi vecchie arruginite.

[281] Nell’accennato monte v’è la Grotta detta degli Sportiglioni, infelice sepoltura de’ napolitani nel

passato contagio del 1656 per più di cinquanta mila cadaveri: la grotta prende il nome da’ pipistrelli, o

vespirtiglioni, che sportiglioni in Napoli si dicono; è lunga più d’un miglio e mezzo e giunge sin sotto

Capo di Chio; non si sa perché cavata, e vi sono nel mezzo due braccia, uno de’ quali tira verso Poggio

Regale ed è largo trenta palmi, otturato con un gran muro doppo che vi furono sepelliti i cadaveri

sudetti. La pietà cristiana, nel colle sopra detta grotta, vi ha edificato una chiesa col nome di Santa Maria

del Pianto, ove si fanno diverse opere di carità e si celebrano messe per li defonti.

Fu la chiesa fondata dal sacerdote don Giovan Leonardo Spano e da altri divoti, che andavano

perciò questuando, della congregazione di Santa Maria Vertice Cœli, detta Verticelli, concorrendovi la

pietà del non mai a bastanza lodabile Conte di Pignoranda viceré.

Ha la chiesa tre quadri: quello dell’altar maggiore, d’Andrea Vaccaro, è la Vergine che trattiene

piangendo il rigore del Figlio, e priega per le ani[282]me del Purgatorio; gli altri due sono del Giordano,

fatti meravigliosamente in due giorni. Avanti la chiesa vi è una bellissima prospettiva di Napoli e paludi

– scorrendo il corso del placido Sebeto –, molini, e gli orti, che sembrano tapeti di varj colori.

Alla Strada di Poggio Regale, verso Porta Capuana, è una chiesa detta Santa Maria degli Orti, eretta

allora che si diseccarono le paludi, e da questa parte si va ad un luogo, detto il Guindazzello, che era

della famiglia Guindazzo, luogo delizioso forse al pari di Poggio Regale, con fontane, arangi e cedriere.

Per l’aria fu lasciato di coltivare, pervenuto al principe d’Arcaja Tocco, non vedendosi oggi che pochi

alberi d’arangi ed un edificio stuccato e dipinto di figure, e vi sgorga un abbondantissimo capo d’acqua.

467 Ed. 1725: ismaltirre. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 468 Ed. 1725: paglie inaridita. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725.

Page 146: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

138

Del nono ed ultimo quartiero di Napoli, che contiene l’ottine di Santa Maria Maggiore,

Sant’Angelo a Segno, Mercato Vecchio, Capuana, Porta di San Gennaro e borgo delle Vergini.

Siccome il primo quartiero, per la grandezza e per la novità, contiene il più vago e curioso di Napoli,

così [283] quest’ultimo in sé dimostra469 il più prezioso, il più grande ed il più antico, essendo quello in

cui era situata l’antichissima Napoli, e vi sono la maggior parte delle chiese di più stima, e

particolarmente l’Arcivescovado, di cui diremo all’ultimo, per coronare con questo sacro tempio questo

capitolo, parlando a parte del borgo delle Vergini, che si può dire un’altra città per la moltitudine delle

case e delle chiese.

Or, cominciando il quartiero, passato San Domenico e la Croce di Lucca, dal Palazzo de’ marchesi di

Taviano De Franchis per la strada che va a finire alla Vicaria, detta già del Sole, in una piazzetta si vede

la chiesa di Santa Maria Maggiore: era qui l’antico tempio consecrato alla favolosa deità di Diana, ed il

vicolo superiore ancora viene detto della Luna. Fu da san Pomponio nel 525 fundatavi la chiesa, che si

dice Santa Maria Maggiore, che dà il nome all’ottina, avendone fugato un demonio, che, apparendo in

forma di porco, col grugnito spaventava i cittadini, e vi si pose per memoria di ciò una figura di porco

sul campanile, di bronzo, collocato ora sopra una cupoletta; fatta una delle parrocchie principali delle

quattro.

Fu la chiesa conceduta a’ padri chie[284]rici minori, con condizione470 che vi restasse la parrocchia, e

con l’ajuto d’Andrea del Ponte dei duchi di Flumari471 e col disegno del cavalier Cosmo alzata la casa e

la chiesa, con una gran cupola, che nel penultimo terremoto, havendo molto patito, fu necessario

diroccarla in parte; ora è stata rifatta, et è riuscita molto bella e luminosa. La chiesa è ricchissima

d’indulgenze, concessele da Giovanni Secondo pontefice. Le reliquie che vi si conservano sono cinque

spine della corona del Signore; un pezzo della Croce; del velo della Madonna; un dente di san Filippo

apostolo; il corpo di sant’Evaristo, papa e martire; di san Fabio;472 Massimo; e Proto; di Diodato papa;

delle sante Flavia, Bibiana, Costante ed Ilaria, con altre reliquie. V’era il corpo di san Pomponio che

stillava manna, ma, nel volerlo trasportare, non ritrovandosi che un pezzo dell’urna e la fistola della

manna, si stima473 rapito; i padri stimano che stia dietro l’altar maggiore. In questa chiesa da poco s’è

introdotta la festa famosissima di San Michele Archangelo, celebrandosi con gran sollennità d’apparato,

musica e concorso.

Avanti v’è una cappella con una pietra, che si dice Pietra Santa, dando il [285] nome al luogo, ov’è

una croce: vien baciata per l’indulgenze concesse da Giovanni Secondo. Nella casa v’è una libreria

lasciata a’ padri da Giuseppe di Rinaldo. Nell’uscir dalla parte della chiesa, da man destra, si vede quella

469 Ed. 1725: così [283] in quest’ultimo in se dimostra. Corretto sulla lezione della princeps. 470 Ed. 1725: condizioni. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 471 Ed. 1725: Fulmari. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 472 Ed. 1725: di Sɐn Fabio. 473 Ed. 1725: si stime. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725.

Page 147: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

139

di San Pietro, estaurita del seggio di Montagna, fondata da Nicolò Poderico, concessa a’ padri per fare il

largo; è a lato quella di Giovanni Pontano,474 consecrata all’evangelista San Giovanni, ché al di fuori, in

tabelle di marmo, si leggono molte belle sentenze, come:

In utraq. fortuna fortunæ ipsius memor esto

Integritate fides alitur fid. verò amicitia

e simili. Fu il detto Giovanni, che Gioviniano si fece poeticamente chiamare, gran oratore e poeta, e

secretario del re Ferrante Primo, nativo di Cerreto nell’Umbria:475 edificò la presente chiesa nell’anno

1462, ove con tre figliuoli, un maschio e due femine, la moglie di casa Sassone e Pietro Compare, suo

amico, sono sepelliti, a cui tutti fece egli, mentre visse, gl’epitaffj, come a sé medesimo, che si leggono

in marmo, essendo ancora in essa stato ultimamente sepellito cogli honori di conte palatino don

Gregorio Messere, lettore di lingua greca da molto tempo ne’ Publici Studj, sacerdote assai degno, non

ingrato alle Muse.

[286] Tirando avanti, vi sono diversi palazzi, come quello che fu già del Pontano, conforme appare

dalla sua imagine e diverse statue; passò poi in potere d’altri; alla fine pervenne al reggente Rovito, e

dagli eredi di questo a’ signori Spinelli di Tarsia; oggi, per dote, lo possiede il marchese di Barisciano

Caracciolo; qui vi era il Sedile d’Arco e una torre della famiglia Vulcano, gittata a terra a tempo di don

Pietro di Toledo.

Nel vicolo che va giù, già detto Alessandrino o d’Arco Bradato, ora degli Impisi, vi è il Seminario de’

Nobili, sotto la direzione de’ padri gesuiti, fondato dal marchese di Villa Manso, ove si esercita la

nobiltà crescente nelle lettere, nell’armi e nel cavalcare; e nel governo del padre Antoniello476 Capano, et

ora in questo del padre Quattromani, hanno rappresentate bellissime accademie et opere, intramezzate

con balli, scherma, cavalletto, giuoco di bandiera, introdotto da Nicola Cappello, et altri esercizj

cavalereschi.

Vi sono altri vicoli, detti di Salvonato, ora delli Rota, e del Fico, de’ Pisanelli ed altri.

Appresso, con la facciata alla Stra[287]da Maggiore, è la chiesa detta dell’Anime del Purgatorio,

consecrata alla Vergine Avvocata, fondata da’ congregati dell’Anime, con modello del cavalier Cosmo:

vi concorse con elemosine don Francesco Mastrilli, figlio del consigliero Giulio; si terminò l’altar

maggiore con colonne di marmi, essendo tutto disegno del Fanzago; il quadro della Vergine e l’anime

nel fuoco è del Massimo; il superiore, di Sant’Anna, del Farelli; il sepolcro di marmi, eretto a Giulio

474 Ed. 1725: è a lato quella Giovanni Pontano. Corretto sulla lezione dell’altra edizione del 1725. 475 Ed. 1725: Ubria. Corretto sulla lezione dell’altra edizione del 1725. 476 Ed. 1725: Antonielli.

Page 148: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

140

Mastrilli, del Falcone; il quadro del Sant’Alessio spirante, del Giordano;477 San Giuseppe moribondo,

d’Andrea Vaccaro. Ha un cimiterio grande quanto tutta la chiesa: vi si celebrano 60 messe il giorno.

Discendendo per un vicoletto dirimpetto al Cavallo di Bronzo, vi è il conservatorio di San Nicolò di

Bari, detto a Nido, fondato dopo le rivoluzioni del 1647 per le figliuole disperse, prive de’ parenti, dalla

divozione de’ fedeli, particolarmente dal reggente d’Aquino, le quali hanno già aperta la chiesa nuova,

col suolo di regiole et un quadro nell’altar maggiore del Giordano, oltre una bella scalinata non ancor

finita; nel detto vicolo, chiamato del Fico, vi è una chiesetta nominata Santa Ma[288]ria di Mezzo

Agosto, detta anche Imbriana, sotto il Palazzo del Duca di Jelsi.

Risalendo alla strada di sopra, si vede Sant’Angelo a Segno, parocchia fondata sin dal 554 ad onore

dell’Archangelo per havere il valore de’ napolitani, con l’assistenza di sant’Agnello allora vivente, e

soccorsi da un cavaliere, di casa dicono Della Marra, discacciati i Saraceni, entrati dalla Porta

Donn’Orsa e sino a quel luogo giunti, ove in memoria vi posero un chiodo di bronzo in marmo (come

soleano fare i Romani); ed oggi vi si vede un epitaffio, nuovamente478 posto, ch’esprime il tutto.

Avanti vi è il Sedile di Montagna, a cui furono uniti otto seggi antichi, ed ultimamente quello di

Forcella, per cui unione eligge due eletti che hanno una sola voce. Sta situato detto seggio vicino

l’antico Teatro de’ Franconi, anche detto di Montagna, ed è stato ristorato da’ cavalieri della piazza e

dipinto da Nicolò Rossi con sei figure ideali del Merito e di altre Virtù, coll’armi delle famiglie nobili

che al presente in esso godono. Ha dietro le spalle la chiesa di San Pietro, detta oggi Santa Maria Porta

Cœli per una miraco[289]losa imagine, estaurita del seggio, e fondata dalla famiglia Cimina del seggio,

estinta;479 e vi è un sepolcro del valoroso soldato Ferdinando Pandone, con una statua del Santa Croce.

Ha dirimpetto la chiesa di San Giovanni e Paolo, de’ cortiggiani, dov’era il Sedile de’ Franconi, unito

con Montagna, di questa famiglia. Vi è oggi solo il principe di Pietra Cupa e marchese di Salcito don

Francesco Francone, e don Tomaso suo fratello: il primo due volte ha esercitato l’officio dell’elettato

per la sua piazza, che tiene molti figli virtuosi; il secondo, oltre l’istesso impiego d’elettato, ne’ governi

de’ luoghi pii è molto adoperato.

Vicino a detto seggio vi è il Palazzo del principe di Cursi Cecinello: fu già palazzo di Filippo

imperatore di Costantinopoli, figlio di Carlo II angioino, come appare dall’armi su la porta; più sù,

passata l’acqua fresca di San Paolo, è la chiesa di San Pellegrino, detto Edmondo, figlio di san

Malcolmo e santa Margherita,480 regnanti di Scozia, morto incognito in Napoli e sepellito in una chiesa,

quale, diroccata dal tempo, fu riedificata per volontà del santo che apparve, dicendo che saria liberata la

città dal contagio se gli riedifi[290]cavano la chiesa, come successe; volendo poi i padri teatini trasferire

il corpo del santo in San Paolo, non fu ritrovato.

477 Ed. 1725: Giodano. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 478 Ed. 1725: nuovamenre. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 479 Ed. 1725: estinto. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 480 Ed. 1725: Marcherita. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725.

Page 149: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

141

Ecco poi il famoso tempio consecrato da Giulio, liberto di Tiberio, a Castore e Polluce – alcuni

dicono esser stato di Apollo, altri di Augusto – presso il teatro famosissimo, di cui da parte in parte

appajono vestigi, ed ove cantò da istrione Nerone, al riferire di Seneca e di Cornelio Tacito, nonostante

un terremoto che lo scosse; cessata poi la gentilità, nel luogo dove era il tempio fu alzata una chiesa al

glorioso San Paolo, ed indi concessa a’ padri teatini, essendo stata prima parrocchiale, nel 1538, ed

essendovi restate nella facciata otto481 colonne scannellate, con un cornicione sopra il quale s’ergeva un

timpano con cornici e scolpitevi molte figure, alcune delle quali rotte e guaste dal tempo.

TAVOLA [XXXVI]. Veduta dell’antico Tempio di Castore e Polluce. Porta di San Paolo.

V’era in esso un Apollo appoggiato ad un tripode con i simulacri della Terra, ed un fiume, creduto il

Sebeto, quale sedeva482 in terra col calamo, ed appoggiato483 ad un’urna che buttava acqua; la Terra,

appoggiata ad una torre, col cornacopia nell’altra mano; due altri si giudicavano, uno, tra la Terra484 e

481 Ed. 1725: otte. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 482 Ed. 1725: iedeva. Corretto sulla lezione dell’altra edizione del 1725. 483 Ed. 1725: appoggsato. Corretto sulla lezione dell’altra edizione del 1725. 484 Ed. 1725: Torra. Corretto sulla lezione della princeps.

Page 150: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

142

l’Apollo, Giove, e l’altro Mercurio per [291] lo caduceo a’ piedi; l’altre non si poteano ben discernere,

rifattivi Castore e Polluce, dipinti in un muro di calcina per le figure mancanti. Questa machina, che

additava la grandezza dell’antico tempio, nel terremoto cadde in fascio, con la morte d’alcune persone,

succeduto nel 1688, restandovi solo quattro colonne in piedi e le reliquie di quell’antichità attorno la

chiesa, havendo rovinata una bellissima scalinata di marmi per cui si salia alla chiesa. Come era il detto

atrio, e come si ritrova, si vede dall’ingiunte figure. I padri si servirono delle dette colonne e timpani per

facciata della chiesa, con aggiungerci stucchi, che furono forse la cagione della caduta della machina,

che si conobbe maggiore da’ gran pezzi di macigno caduti che la componeano; v’era la iscrizione in

greco di chi consecrò il tempio a dette false deità, che è variamente trasportato, ma per la più comune:

Tiberio Giulio Tarso alli Dioscori ed alla Città il tempio

E quel ch’è nel tempio Pelagone, liberto d’Augusto,

Venerando liberto e procuratore, havendovi contribuito col proprio havere, lo consecrò.

[292] Quel “Pelagone” altri interpretano485 “procuratore de’ pelagi”, cioè del mare: lascio ciò agli

intendenti e prattici della lingua greca.

Avanti la chiesa, nella piazzetta v’è una statua di San Gaetano sopra un piedestallo, erettoli dalla città

in voto della liberazione del passato contagio, che col tempo si deve rifar migliore, a questo fine

essendole stata data da don Pietro d’Aragona viceré una bella colonna che stava nell’Arcivescovato, e

da’ padri si conserva coperta vicino la porta piccola.

TAVOLA [XXXVII]. Veduta di San Paolo. All’eccellentissimo signor don Vincenzo Tuttavilla, duca di

Calabritto.

485 Ed. 1725: interpretrano. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725.

Page 151: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

143

Fu eretto il primo tempio cristiano sopra il gentile, dedicato a’ principi degli apostoli Pietro e Paolo,

per una vittoria avuta contro ’ Saraceni nel 574: la sua bellezza, poi, da’ padri teatini è stata magnificata

e resa molto ricordevole, avendo fatto la volta del coro e della croce porre a stucchi d’oro, con pitture

del Bellisario molto stimate; le Virtù degli angoli dell’altare maggiore sono d’Andrea Vaccaro; la volta di

mezzo, fatta a lammie di canne con stucchi indorati, contiene la miglior opera del cavalier Massimo; i

quadri fra le finestre sono d’Andrea di Lione, con le macchie del Vaccaro. I quadri sopra le cappelle

della nave di mezzo, [293] dove stavano dipinti i Miracoli di san Gaetano, sopra tabelle fatte per la sua

santificazione, di mano del Viola, si sono tolti per mettervi pitture del Solimena, che con cornicione

indorato accresceranno le bellezze di detta chiesa; il tabernacolo di bronzo dorato, di pietre preziose,

con colonne di diaspro e statue di bronzo, del Fiamengo, disegno del padre don Anselmo Cangiano. La

Cappella del Principe di Sant’Agata, di casa Firrao, è tutta di marmi: la Vergine con il Figlio e le due

statue in ginocchioni, di Giulio Margagli carrarese; la volta, posta in oro, è dipinta dal Massimo. La

cappella che siegue ha un tesoro di reliquie in bauletti, col catalogo de’ martiri che vi si venerano. Nella

Cappella dell’Angelo Custode vi sono altre insigne reliquie, con legno della Santa Croce, ed arrivano le

reliquie de’ santi apostoli, martiri, confessori e vergini a 195. V’è altresì una spina del Signore, de’

flagelli, della veste inconsutile, del Presepio, della colonna, della tomba, ed una copia del Santo Sudario

che si conserva in Turino.

Nella Cappella di Sant’Andrea Avellino, dall’Epistola, vi si conserva il suo corpo in un’arca di

bronzo dorato con ornamenti d’argento, e adornata di ta[294]belle d’argento: come anche vi sono due

carrafine del sangue di detto santo.

Nella sacristia vi sono molti argenti, fra’ quali una croce con candelieri tutti indorati, donati a questa

chiesa da Paolo IV, sommo pontefice.

Nel dormitorio conservano questi padri con venerazione il corpo del padre don Giacomo Torno,

che morì con opinione di santità l’anno 1609, che sin ad oggi vedesi incorrotto.

L’imagine della Vergine della Purità nella cappella seguente è di Errico Fiamengo, portata dalla casa

di don Diego di Bernardo, ultimo di tal famiglia; le quattro statue di marmo che ornano i pilastri, le due

vicino l’altare sono d’Andrea Falcone, l’altre due d’un scultore moderno; la cappella è finita, e sono tutti

i pilastri coperti di marmo, con bellissime iscrizioni da’ lati.

La Cappella di San Gaetano è tutta adornata di tabelle d’argento votive, di modo che non si vedono

le mura: vi ardono molte lampadi d’argento, ed il suo altare corrisponde sopra del cimiterio, ove il santo

è sepellito in confuso col beato Giovanni Marinonio ed altri venerabili, di cui non si può discernere

l’ossa.

La sacristia è bellissima, dipinta a fresco mirabilmente e con molta va[295]ghezza dal pennello del

Solimena, e adornata di famosi quadri di eccellentissimi pittori, fra’ quali v’è una copia ben fatta d’uno

di Rafaele d’Urbino, che stava in San Domenico, ed esprime il Tobiolo il ritratto di Pico della

Page 152: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

144

Mirandola, e nel san Girolamo quello del cardinal Bembo. Tiene bellissimi apparati per l’altare, ornati

con ricami di perle, paliotti ricchi di gemme, e uno d’argento a getto, ben istoriato, di Domenico di

Marino, oltre i contratagli bellissimi, che servono per la chiesa.

Il chiostro è abbellito con le colonne dell’antica chiesa: in mezzo tiene un pozzo d’acqua freddissima,

e sta situato, appunto, dove era l’antico teatro, di cui se ne osservano in molti siti i vestigj. Hanno i

padri una famosa libraria e più congregazioni: una del Crocefisso per cavalieri, molto celebre, una di

orefici et altre. Sotto la chiesa sta il cimiterio, ove il mercordì si fanno gli esercizj spirituali con musica e

sermone.

Nel sudetto chiostro non à guari si è accomodato un orologio bellissimo, in cui si vede dipinto il

Carro del Sole tirato da quattro cavalli con i loro colori al naturale, molto ben fatto, di cui si può dire

con Arcione, nella terza [296] ode sopra il buon capo d’anno:

Con luminoso piè Eto già preme

Quei sentier, che segnati,

Con fin dell’anno à in Capricorno il polo,

E pur fier mi par, che l’anno scorso

Già terminasse il corso,

Ma pur è ver che di mia vita a danno

Da quel hieri a quest’oggio è corso un anno.

E benché in altri simili luoghi vi siano orologi, come in San Domenico, Santa Maria Maggiore, Santi

Apostoli, nulla di meno questo di San Paolo è il più bello.

Questa casa, la quale è una delle più celebri486 dell’ordine teatino, dove si conserva il corpo del

fundatore, ha dato sempre padri celebri nelle prediche e nelle scienze. Io non parlo del padre don

Placido Carafa, che fu già vescovo dell’Acerra, né del padre don Francesco Maria Caracciolo, ed altri

molti insigni predicatori de’ tempi loro. Solo dirò che a’ tempi nostri n’è stato degno preposito487 il

padre don Carlo della nobile et antica famiglia Raho de’ baroni di Casale e Rocca d’Aspramonte, il quale

ha dato in luce un libro delle famiglie illustri napoletane in lingua latina, molto erudite.

Avanti detta chiesa ve n’è una picciola,488 consecrata a San Pietro in Vincolis, [297] dove dicono

sedesse san Pietro e facesse cadere le statue di Castore e Polluce,489 ch’erano nel tempio, benché altri

dica esser quegli busti, che si vedono avanti San Paolo, statue di Cesari, e non di detti; ad ogni modo,

tenuti dalla commune opinione per le statue de’ fratelli ledei, vi hanno i padri scritti questi due distici:

486 Ed. 1725: una delle più celebre. 487 Ed. 1725: Proposito. Corretto sulla lezione dell’altra edizione del 1725. 488 Ed. 1725: Avanti detta chiesa ve n’una picciola. Corretto sulla lezione della princeps. 489 Ed. 1725: Castore, Polluce. Corretto sulla lezione della princeps.

Page 153: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

145

Audit, vel surdus Pollux com Castore Pertum.

Nec mora præcipiti marmore uterque ruit.

e l’altro:

Tindaridas vox missa ferit, palma integra Petri est.

Dividit at tecum Paule trophæa libẽs.

La piazzetta avanti San Paolo e San Lorenzo vien detta il Mercato Vecchio, essendo una parte d’esso

che dà il nome all’ottina.

Qui dicono fosse l’antico Palazzo della Città a tempo ch’era republica, e si diceva Basilica

Augustiana, o Augustana, e le strade anche dette “augustali”. Dopo esser terminata la republica, seguì

ad unirvisi la nobiltà ed il popolo; ma Carlo d’Angiò, per sciogliere l’unione, col pretesto d’un voto

v’edificò la chiesa di San Lorenzo, buttando a terra il palazzo, ma non poté già fare ch’anche non

restasse luogo per l’unio[298]ne, come anche sino a’ giorni nostri dura nel sito dove a tempo di

Ferdinando I l’anno 1487, coll’assistenza di Giovanni Cicinelli e Carlo Sorgente, gentilhuomini del

seggio di Montagna, fu alzata la torre del campanile. Prima de’ passati tumulti490 del detto anno 1647 vi

si osservavano491 ancora l’arme della città. Col disegno, dunque, del Maglione, a tempo di Carlo Primo,

benché vogliono alcuni principiate a tempo di Corrado (fatalità che in tutte le cose di Napoli vi sia

contradizione), fu il tempio inalzato, e poi conceduto492 a’ padri conventuali di San Francesco, e la

chiesa fabricata alla gotica, benché in parte abbellita con gli stucchi alla moderna. L’arco maggiore è

meraviglioso per esser con somma architettura fatto di pietre dolci, e così alto e ben tirato; una quantità

di colonne, a due a due per le cappelle, che già furono dell’antico Palazzo della Republica, l’adornano,

vedendosene quantità dietro il coro. La tribuna di marmi all’antica è mirabile per i tempi in cui fu fatta,

ove sono molte antiche memorie coperte dall’oblio.

L’altar maggiore, fatto a spese del principe di Cursi Cicinelli, con tre statue, di San Lorenzo, San

Francesco e Sant’An[299]tonio di Padova, di finissimi marmi, è opera di Giovanni di Nola, che stava

nel coro. Riposa sotto l’altare il corpo di san Gregorio Armeno, commutata la testa col monistero di

monache del santo in una reliquia di san Lorenzo, come si disse.

Nei lati dell’altare, sopra gli organi, vi sono due gran quadri: uno di San Lorenzo che dispensa

elemosine,493 e l’altro quando fu posto su la graticola, di Francesco di Maria; dove sta oggi la Cappella di

Sant’Antonio, fu già Cappella della Regina Margarita, moglie di Carlo Terzo re di Napoli, e per questo

detta la Cappella della Regina. Fu di nuovo fatta di marmi, con disegno et assistenza del cavalier

490 Ed. 1725: prima ne’ passati tumulti. Corretto sulla lezione della princeps. 491 Ed. 1725: osservano. Corretto sulla lezione dell’altra edizione del 1725. 492 Ed. 1725: concaduto. 493 Ed. 1725: che dispensa elemosina. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725.

Page 154: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

146

Cosmo, ed in essa collocata l’imagine miracolosa di Sant’Antonio, opera di maestro Simone Cremonese,

cotanto celebrato dal Petrarca; e nei lati vi sono due quadri de’ Santi francescani, del cavalier Preti

calabrese, e due del detto Francesco di Maria. Nel martedì qui vi è gran concorso, e ’l quadro che vi

stava prima, di San Ludovico, dal coro è passato in una cappella sotto l’organo, quando s’entra a man

destra.

In molte cappelle vi sono sepolti diversi, che può il curioso vedere, e vicino alla porta picciola, in un

marmo [300] nel suolo, si legge l’epitaffio posto da Lorenzo Grasso al suo buon amico teologo, filosofo

e poeta Giuseppe Battista.

La Cappella della Concezione della Vergine, eretta da’ Buonajuti, passata alli Laguna, è tutta di

marmi, con statue e tabernacolo, e due sepolcri dell’istesso Buonajuti; nel tabernacolo, una figura,

dipinta in muro, d’un Ecce Homo, a cui, havendo un ladro data una pugnalata494 perché perdé nel gioco

quello che havea rubato la notte, n’uscì sangue vivo, e fu dall’istessa figura accorsa con la mano

riparato, onde, convinto e confessato il miracolo, fu il reo punito. La tavola su la porta maggiore è del

sudetto Corso, e stava, prima, su l’altar maggiore.

Nella Cappella, vicino la porta maggiore, della famiglia Porta, ora de’ Costanzi, v’è sepellito Giovan

Battista della Porta, famoso letterato.

Nella Cappella de’ Palmieri e Minadoja, il quadro è del Marulli.

Col disegno del Fanzago fu fatta la bellissima Cappella, capricciosa e tutta di marmi, del Regente

Cacace: le quattro statue, che da lato l’ornano, sono la famiglia del detto reggente, cioè padre, madre,

zio et esso reggente, egregiamente scolpiti da Andrea Belgi. Il [301] quadro della Vergine del Rosario, in

mezzo, è del Massimo; la cupola a fresco, di Nicolò Simone. Nella Cappella de’ Palmieri v’è

un’antichissima imagine del Salvatore, dipinta in un muro, che già stava in una cappella del Palazzo della

Città. Vi è in detta cappella sepelito fra Bartolomeo Agricola, tedesco, morto con opinione di santità, e

vi sono sepolcri ed epitaffii a quei della famiglia. Nella cappella sotto l’organo, uno de’ due maggior de’

quattro che vi sono, v’è un sepolcro scolpito dall’abbate Antonio Bambocci ad uno della famiglia

Altamoresca del sedile di Nido, estinta, che si vede dal chiostro.

Sotto del pergamo, in un altaretto, vi è una tavola del Lama.

Nella cappella dirimpetto a Sant’Antonio, ve n’è una fatta di stucco con l’immagine di san

Francesco, antica, trasferita da Santa Chiara, ed al suo fianco v’è un’altra di marmi dopo un quadro della

Vergine e san Francesco, del Massimo. Nella porta che gira alle spalle del coro, vicino la sacristia, vi

sono diversi sepolcri regii, e, sopra d’essa,495 un tumolo, eretto sopra quattro colonne, a Catarina

d’Austria, figlia del re Alberto e nipote di Ridolfo, re de’ Romani. Vi è il sepolcro di Ludovico, figlio del

[302] detto Roberto, e con esso Jolanda, figlia del re Pietro d’Aragona; un altro di Roberto d’Artois e

494 Ed. 1725: una pugnalato. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 495 Ed. 1725: sopra d’esso.

Page 155: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

147

Giovanna duchessa di Durazzo, morti di veleno; di Maria, fanciulla primogenita di Carlo III, con altre

memorie de’ Villani, Poderici, Barrili, Ferrajoli, Rosa, Afflitto, Follieri, Rocchi, particolarmente nel

chiostro, ove sono i sepolcri d’Aldemoreschi, d’Enrico Poderico ed altri, con capricciosi e nobili

epitaffii; ed in quello del Poderico,496 scolpito da Giovanni di Nola, vi è la seguente iscrizione:497

Hospes quid sim vides

Quid fuerim nosti,498

Futurus ipse quid fis Cogita.499

Molte memorie sono rovinate dal tempo e molte si possono leggere.

Nella sacristia vi sono buoni quadri, trasportati500 dalle cappelle, del Lama, del Buono, ma quello di

San Ludovico vescovo di Tolosa, che corona il re Roberto suo fratello, di Simone Cremonese, è stato

posto in una cappella sotto il coro, a man destra quando s’entra. La figura di San Girolamo è di Cola

Antonio di Fiore, e questi dicono fosse il primo che dipingesse ad oglio nell’anno 1436, quantunque il

Vassari scrive il contrario. Le reliquie che vi si conserva[303]no sono una costa di san Lorenzo; una

crocetta d’argento, in mezzo della quale è una crocetta di ferro fatta del chiodo del Salvatore,501 che la

portava Costantino imperadore il Grande, che poi Carlo I la donò al beato Donato, che riposa nella

Cappella Villarta; con altre reliquie e quantità d’argenti.

Nel chiostro v’è il capitolo, ove si sogliono adunare le deputazioni della città, ed il detto chiostro è

dipinto da un allievo di Luigi Siciliano. Nel refettorio, ch’è molto grande, vi sono dipinte le Dodici

provincie del Regno, con le figure, del detto Luigi, e qui si suole fare parlamento generale della città e

Regno.

Uscendo dal chiostro, s’entra alla Casa della Città, attaccata alla torre detta del Campanile:

ultimamente rifatta ed abbellita, con frontespicio e comode stanze, con disegno di Dionisio Lazari,

essendo il luogo troppo stretto. Questo luogo fu assegnato da Carlo Primo alla città, distruttole il

palazzo.

Dirimpetto è il Banco di Santa Maria del Popolo, eretto da’ governadori dell’Incurabili.

Salendosi dritto per lo Vicolo di San Paolo, vi è la sudetta colonna ch’era [304] del Tempio d’Apollo,

coperta, e dirimpetto il collegio de’ Scorziati, detto il tempio col titolo della Presentazione della Vergine,

fondato da Laura Paparo e Giovanna Scorziata, che poi si divisero:502 la Paparo andò a fondare il

496 Ed. 1725: Podericoso. Corretto sulla lezione dell’altra edizione del 1725. 497 Ed. 1725: iscizione. Corretto sulla lezione dell’altra edizione del 1725. 498 Ed. 1725: nostri. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 499 Ed. 1725: Cegita. Corretto sulla lezione della princeps. 500 Ed. 1725: trasportate. Corretto sulla lezione della princeps. 501 Ed. 1725: fatta dal Chiodo del Salvatore. Corretto sulla lezione della princeps. 502 Ed. 1725: dividero. Corretto sulla lezione della princeps.

Page 156: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

148

collegio delle Paparelle, e la Scorziata restò in questo; vi si ricevono vergini nobili, matrone e vedove,

governato nello spirituale da’ padri teatini.

Attaccata a detto collegio è la casa di Giulio Scorziati, caro a Ferdinando, di modo che, essendo

andato a parlargli, non lo fece destare, in testimonio di che il detto Giulio eresse un mezzo busto di

Ferdinando sopra la porta, con questo distico:

Si benè pro meritis cuique tua munera dantur.

Hæc sunt Rex Victor præmia jure tua.

Passò poi detto palazzo a’ signori Cortesi marchesi delli Rotondi, e da questi, per compra, al dottor e

celebre letterato Lorenzo Grasso, il quale vi mantenne una insigne libraria con manoscritti rari: ora si

possiede dal figlio, barone di Pianura. Più sopra vi è la casa di Giulio Capone, già lettor primario delli

Studj Publici, restata al nipote con uno studio universale di quanti libri legali si poterono da quel

grand’uomo ritrovare.

[305] Ora, raggirandosi per sopra e volendo andare alla Strada antichissima di Somma Piazza, si

ritrovano due gran pezzi d’antichità, d’opera laterica.503 Questa è una delle controversie degli scrittori,

volendo alcuni che fusse un pezzo delle antiche mura di Napoli, e l’altro di Palepoli,504 con che fussero

le due città così vicine, non accorgendosi che scrive Livio, come dissimo al principio, ch’erano così

lontane che vi si poté in mezzo alloggiare un esercito di Romani. Altri sostengono esser parte

dell’anfiteatro, apparendone i vestigj in altre case e palazzi, e di questa opinione furono il Lasena, il

Giordano ed il Capaccio, seguiti dal Celano. Or siasi come si voglia, non arrivando i detti scrittori a dire

perché due muraglie così grandi fussero uguali e così vicine, essendo quelle dell’amfiteatro di Roma,

detto Colosseo, una alta e grande di fuori, l’altra di dentro picciola e bassa, ne lasciano in dubbio la

mente. Che vi fusse in questa città, e nel luogo detto Montagna, il teatro, dove cantò Nerone, non è da

dubbitarsene per l’antichità degli scrittori, per medaglie – ove si vede il detto imperatore cantante e con

la cetra da istrione – e per l’autorità di Seneca. Or, passati det[306]ti muri, nominati da noi Anticaglie, si

ritrovano due picciole chiese o cappelle: una, prima detta il Salvatore, ora detta Santa Maria della

Vittoria, de’ cetrangolari; ed un’altra di San Leonardo. Queste chiese furono fatte a tempo de’ francesi,

per andare le donne più sicure a messa. Per un vicolo, che prima si diceva Sopra Muro, si passa

all’Incurabili, e da man destra nel salire si trova la chiesa e monistero di Santa Patrizia. Fu, prima,

posseduta da’ padri basiliani e si chiamò Santi Nicantro e Marciano, indi concessa505 ad Aglaja, notrice

di santa Patrizia, nipote di Costantino il Grande, per una visione che ella ebbe che la sepellissero ove

due giuvenchi indomiti, sopra un carro, avessero portato il corpo, et essendo qui fermati, i monaci, per

503 Ed. 1725: d’opera laterica). 504 Ed. 1725: Panepoli. Corretto sulla lezione della princeps. 505 Ed. 1725: indi concesso. Corretto sulla lezione della princeps.

Page 157: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

149

ordine del doce, lì cederono il luogo in cui Aglaja, rinserratasi con le damicelle, fondò il monistero, ed

eletta abadessa, vi morì santamente. Dichiarata poi santa la vergine Patrizia, lasciò il nome di San

Nicantro e Marciano e prese quello di Santa Patrizia, in cui osservano le monache la regola benedettina,

e furono le prime, secondo in Napoli, che tal nome accettassero.506 Ha il monistero due chiese: una

esteriore, aperta sempre, e l’altra che s’apre al [307] pubblico due volte l’anno, il Giovedì Santo – e si

serra il venerdì – e da’ primi sino a’ secondi vespri della festa di Santa Patrizia, fabricandosi poi la porta.

Furono dette chiese fatte col disegno di Giovan Maria della Monica modernamente. Ha la chiesa di

dentro un bellissimo tabernacolo ornato di gemme, con colonne di lapislazuli; vi riposa il corpo di santa

Patrizia in un’arca d’argento e cristalli, e dietro l’altare la beata Aglaja sua nudrice, e due eunuchi suoi

servi. Vi è un chiodo del Signore, che si vede tinto del suo prezioso sangue; del legno della Croce con

incastro d’oro, che pendea da un laccio appeso al collo della santa; una delle spine della corona; della

veste inconsutile; due altri pezzetti della Croce, in argento; della Sacra Sindone; de’ capelli e latte della

Vergine; della pelle di san Bartolomeo apostolo; un’ampollina del sangue del detto santo, che furono

alla santa donate da sant’Elena sua ava;507 del legno in cui s’appoggiò il Signore, piangendo la

distruzzione di Gerusalemme; dell’ossa e carne di san Giorgio; tre ossi di san Cristofaro; del braccio e

grasso di san Lorenzo; dell’ossa de’ ginocchi de’ santi Cosmo e Damiano; dell’ossa di santo Stefano

protomartire; una spina de’ pesci co’ [308] quali satollò il popolo il Signore; una ampollina del sangue

delle stimmate di san Francesco, con un pezzo di tunica, cilizio, fune e saccoccia del detto; della nucca e

capelli508 di santa Chiara; con molte altre reliquie de’ santi martiri Giovanni e Paolo, Nicantro e

Marciano, Maria Maddalena, Agnese, Lucia, Orsolina, Caterina, Basilia, Giuliana, san Placido e di san

Benedetto; de’ capelli della santa titolare, con un cingolo d’ottone che portava per penitenza; un dente

con una ampolla del suo sangue, uscitole cento anni doppo la sua morte, che si liquefà celebrandosi la

messa della santa, e poi s’indurisce; uno de’ santi Innocenti di due anni; ed altre reliquie. Il monistero è

molto ricco per apparati e d’argenti, essendo della più cospicua nobiltà. Da dietro v’è una picciola

chiesa, detta Santa Maria degli Angeli.

Vicino a questa chiesa s’entra per un portone agl’Incurabili, e questo luogo, ove regna la pietà e la

divozione cristiana, ha dimostrato i suoi sforzi nel soccorrere i poveri e miserabili infermi: conosce il

suo principio da Francesca Maria Longa, moglie del reggente Giovanni Longo, che per voto, ritornando

dalla Casa Santa di Loreto, se n’andò [309] prima a servire all’ospedale di San Nicola della Carità presso

al Molo, e poi, conosciuto questo per aria perfetta, qui per opera sua trasportossi, essendo dopo

cresciuta l’opera con l’elemosine et eredità di diversi, in cui più d’ogni altro ha contribuito a’ tempi

nostri l’eredità di Gaspero Roomer, ricco mercante fiamengo. Oggi si stima uno de’ maggiori ospedali

506 Ed. 1725: e furono le prime, secondo in Napoli, tal nome accettassero. Corretto sulla lezione dell’altra edizione del 1725. 507 Ed. 1725: sua Ave. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 508 Ed. 1725: cappelli. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725.

Page 158: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

150

d’Europa, ricevendo quasi tutti gl’infermi incurabili della città, così huomini come donne, havendo

queste un luogo a parte nello stesso ospedale per loro. Qui si custodiscono quei che in Roma chiamano

“pazzarelli”, vestiti di bianco e governati dal maestro, e se gli danno i rimedj opportuni per guarire, ed

anche si medicano i ragazzi tignosi, che questi vanno per la città509 recitando una divota orazione,

persuadendo a far bene col raccordo della morte. Ha un monistero per le donne che vogliono lasciare il

mondo e ’l peccato, sotto la regola di san Francesco, e due altri di più ritirate: uno, che si dice della

Monica di Legno, con la chiesa di Santa Maria in Stabulo; le prime servono all’ospedale delle donne.

Passano la settimana molte congregazioni di cavalieri, dottori e [310] mercanti a servire con ogni

carità l’ospedale, distribuendosi un giorno per una, come fanno le dame alle donne. Apre la casa due

altri ospedali: uno alla Torre del Greco, per li convalescenti, ed un altro a Pozzuoli per lo tempo de’

rimedj.

Ha la casa una chiesa servita da’ preti, i quali hanno per capo il correttore prelato, che ha l’uso della

mitra e baldacchino anche ne’ giorni solenni, nei quali celebra il cardinale arcivescovo, ed oggi regge

questa dignità con molto decoro lo scientifico don Vincenzo Magnati, soggetto assai letterato, che ha

arricchito la stampa d’eruditi volumi e belle istorie de’ terremoti, ed in atto sta per dare sotto i torchi

un’opera intitolata Il teatro della Carità, divisa in sette libri, ch’è l’istoria di detta santa casa. Vi è pure,

quivi, un maestro di casa, che dispone le cose necessarie a questo officio pio, occupando oggi tal carica

don Michele Tubito.

La chiesa de’ tempi nostri è stata modernata con stucchi, e non vi è più sopra la porta la tavola,

copiata da Giovan Francesco Fattore,510 della Trasfigurazione del Signore di Rafaele d’Orbino, ma, nel

luogo dove essa stava, si è fatto [311] il coro per la musica, non ancora indorato. Tiene di reliquie un

braccio di san Mauro abbate, un altro di sant’Agata vergine e martire, la testa di santa Dorotea vergine e

martire. V’è il sepolcro d’Andrea di Capua e di Maria Ajerba d’Aragona, scolpiti da Giovanni di Nola.

Nel cortile vi è farmacopea, forno, macello e tutto ciò ch’è necessario all’ospedale; è bello a vedere in

questo luogo il giorno di Tutt’i Santi il concorso delle genti e la diligenza con la quale sono serviti gli

ammalati, ma, più di ogn’altro, l’apparati della speziaria e guardarobba.

Nell’uscire dall’altra porta, verso le mura della città, vi è la congregazione de’ bianchi, detta Santa

Maria Succurre Miseris. È governato questo luogo da sette maestri: il primo, che rappresenta la persona

del re e del collaterale; il secondo, che rappresenta il baronaggio e titolato, come il presente duca di

Montesardo Caracciolo, persona integerrima, che nell’entrata de’ tedeschi l’anno 1707, ed in altre

funzioni in beneficio del publico, si è fatto conoscere sempre per vero patrizio; il terzo è cavaliere di

seggio, che si muta ogni anno; il quarto è gentiluomo forastiere; il quinto e se[312]sto, cittadino

napolitano; l’ultimo, mercante forastiere. Sta composta detta congregazione dalla cima d’huomini in

509 Ed. 1725: vanno per città. Corretto sulla lezione dell’altra edizione del 1725. 510 Ed. 1725: Fattone. Corretto sulla lezione della princeps.

Page 159: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

151

lettere e bontà di vita, e vi s’ammettono anche prelati e cardinali: fu fondata dal beato Giacomo della

Marca l’anno 1430, di cui si conserva anche la veste bianca; rinovata da Giovan Pietro Carafa prima

d’esser pontefice, chiamato Paolo IV, che dalla Trinità di Palazzo passò in San Pietro ad Ara, poi qui.

Non vi si ammettono se non che persone ecclesiastiche, essendo stati i laici levati a tempo del Duca

d’Ossuna per ordine511 del re dal reggente Salernitano512 l’anno 1583 a’ 3 aprile, giorno di domenica;

ajutano a ben morire i condannati e fanno altre opere pie, in sovvenire ’ carcerati e sepellire i morti.

Hanno una bellissima513 cappella che s’apre due volte l’anno, il giorno della Resurrezione e dell’Assunta,

e nell’altare vi si adora una statua della Vergine,514 di Giovanni di Nola; fra quelli che sono stati di detta

congregazione, sono due pontefici: il nomato Paolo IV e Clemente X, come anche san Gaetano ed il

beato Giovanni Marinonio, con molti cardinali e vescovi. Discendendo per lo stesso vicolo e

raggirando il monistero di Regina [313] Cœli, vi è prima quello delle Cappuccinelle, detto volgarmente

“le 33”, ove è sepolta la sudetta Francesca Maria, fondatrice dell’ospedale. Vivono sotto la strettissima

regola de’ cappuccini, sostenendosi d’elemosine: non parlano ad uomini, e, ritirate, non si fanno vedere

da medici e sallassatori se non in caso urgentissimo. Alle loro orazioni ricorrono ne’ loro bisogni i

napolitani, che ricevono consolazioni spirituali; non sono più che 40, le quali trentatré515 attendono al

coro, e l’altre laiche. Hanno una chiesa povera ma pulita, che spira divozione e santità: vien detta Santa

Maria di Gerusalemme.

Passando più avanti, in una piazzetta che fa un quatrivio e si diceva Capo del Trio – oggi ha il nome

di Regina Cœli, e vi sono intorno diversi palazzi, e particolarmente quello del duca d’Atri516 Acquaviva –

, il monistero è di monache lateranensi, fondato d’alcune monache uscite dal monistero di Santa Maria

d’Agnone, che prima andarono ad abitare in Santa Maria a Piazza, e poi nel Vicolo de’ Carboni. Ma qui,

caduto il monistero per terremoto e le monache salvatesi per intercessione della Vergine, passarono

dove al presente si trovano l’anno 1561, com[314]prato il Palazzo del Duca di Montealdo. La chiesa,

fatta col disegno del Mormanni, fu consecrata alla Vergine Assunta, essendo state in tal giorno

preservate le monache dal detto terremoto, come dall’inscrizione sopra la porta. La chiesa è in maggior

parte di travertini di piperno, oggi imbiancati e stuccati; la soffitta, posta in oro, con quadri del

Massimo; quelli tra le finestre, di Domenico Gargiulo detto lo Spadaro, e di Luca Giordano, essendo

giovane; la cupola dell’altar maggiore è posta in oro; la tribuna ed il detto altare di marmi commessi è517

juspatronato della famiglia Gambacorta; la tavola di esso, del Criscolo; i quadri laterali nella Cappella del

Crocefisso, del detto Giordano, come anche il Sant’Agostino assistito dalla fede, con gli altri due

511 Ed. 1725: ordice. Corretto sulla lezione dell’altra edizione del 1725. 512 Ed. 1725: del Reggente Salernitano. Corretto sulla lezione dell’altra edizione del 1725. 513 Ed. 1725: betlissima. 514 Ed.1725: e nell’Altare vi si adora una della Vergine. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 515 Ed. 1725: trentratrè. 516 Ed. 1725: d’Atti. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 517 Ed. 1725: à. Corretto sulla lezione dell’altra edizione del 1725.

Page 160: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

152

laterali; nell’ultima cappella, la Vergine con altri santi è del Santa Fede.518 Ha reliquie di santa Candida

vergine e martire, di santo Stefano, e san Cipriano papa e martire, ed altre. Dalla parte delle

Cappuccinelle vi è il Vicolo de’ Tori, e poi di Pisanelli. Più avanti vi è un altro quadrivio, per uno de’

quali si va al monistero di San Gaudioso, che ne tiene il nome. Da chi fusse519 questo fondato siamo su

le controversie. La comune vuole che san Gau[315]dioso, vescovo di Bitinia, nell’anno 439, fuggendo la

persecuzione vandalica, insieme con altri santi vescovi e san Quovult Deo, vescovo di Cartagine,

venisse in Napoli, e vicino la chiesa di Santa Maria Intercede avesse fondato un monistero dove fu

abbate sant’Anello. Morti detti santi, furono sepelliti, secondo l’uso di quei tempi, fuori Napoli, nel

cimiterio della Sanità. Altri dicono che vicino a detto monistero sant’Anello vi avesse edificato un

monistero per donne, ed altri dicono che fusse stato il detto fundato da Stefano Secondo, prima duce e

poi vescovo di Napoli, il quale l’accrebbe con la chiesa di Santa Fortunata.520 Sia come si voglia,

antichissimo è il monastero di San Gaudioso di più centinaja d’anni. La chiesa di Santa Fortonata è

dentro la clausura, dipinta alla greca. Quella di San Gaudioso è stata a’ tempi nostri modernata ed

abbellita, particolarmente dopo l’ultimo terremoto, ché quasi tutta cadde. L’altar maggiore è disegno del

cavalier Cosmo, di marmi commessi; la tavola di esso è del Francione, detto lo Spagnolo, che fiorì

nell’architettura e pittura nel 1521; dalla parte del Vangelo,521 le due Sibille con angeli e putti sono del

Salerno, a fresco; l’altre dipinture a’ lati di detto altare, di Giovanni Bat[316]tistello; la tavola dell’altar

maggiore, il Deposito della croce, Sant’Andrea e San Benedetto Abbate, del Francione Spagnuolo; i

quadri della Cappella del Castelli, con l’Adorazione de’ Magi e la Natività, del detto Salerno. Nell’ultima

cappella vi è dipinta in un pezzo di muro l’antica imagine ch’era in Santa Maria d’Agnone, di cui si disse,

essendo stato il detto monistero unito con San Gaudioso dall’arcivescovo Annibale di Capua. Le

reliquie che conservano sono: due pezzi della Santa Croce; due spine del Signore tinte di sangue; della

spugna con cui gli si diede l’aceto e fiele; de’ capelli e latte della Vergine; de’ santi Pietro e Paolo; un

pezzo della testa di san Giovanni Battista; molti corpi intieri di santi, fra’ quali quello di san Gaudioso

vescovo di Bitinia, e san Quovult Deo, qui trasferitosi dal cimitero della Sanità, e da Stefano II collocati

sotto l’altar maggiore, come anche il corpo di san Gaudioso vescovo di Salerno; di santa Fortunata;

Carponio, Prisciano ed Evaristo, suoi fratelli, trasferiti dall’istesso dalla città di Linterno, a quei tempi

distrutta522 da’ Saraceni, ritrovati l’anno 1561, a’ 5 di maggio, sotto un altare523 rovinato, i corpi sepelliti

come si doveano, e le teste messe [317] in statue d’argento. Si trovò parimente nell’istess’anno il

sangue524 del protomartire santo Stefano, che da Orosio fu portato in Africa, ed indi in Napoli da san

518 Ed. 1725: della S. Fede. Corretto sulla lezione della princeps. 519 Ed. 1725: Da che fusse. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 520 Ed. 1725: S. Fortunato. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 521 Ed. 1725: della parte del Vangelo. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 522 Ed. 1725: distrutti. Corretto sulla lezione dell’altra edizione del 1725. 523 Ed. 1725: uu’Altare. 524 Ed. 1725: Sangne. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725.

Page 161: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

153

Gaudioso, e fu trovato sotto un altare nella Cappella della famiglia Gualanda in una pignatta di terra, e,

conosciuto per miracolo nell’intonarsi l’antifona Ecce video cælos apertos, si liquefece ed uscì fuori

dell’ampolla, di un modo che se n’empì un’altra, il qual miracolo replica sempre di liquefarsi il giorno

natalizio del santo, come quello di san Giovanni Battista e san Gennaro. La chiesa è ricca d’argenti,

d’apparati e di polizia; la soffitta rifatta per cagione del terremoto, ed adornata di quadri del Giordano e

suoi allievi.

Più sopra èvvi la chiesa e convento di Santa Maria delle Grazie, de’ padri girolamitani, istituiti dal

beato Pietro Gambacorta. Fu fondato detto convento vicino ad una chiesa antica della famiglia Grassa,

ceduta l’anno 1500 a fra’ Girolamo di Brindesi per questo effetto, il quale vi sta sepellito con epitaffio.

La tribuna era dipinta da Andrea di Salerno: ora è del Binasca, e vi sono nel suffitto molte tavole

dell’istesso e del Caravaggi. Il sepolcro vicino la porta, [318] trasportato dall’altar maggiore, di Fabrizio

Brancaccio, eccellente avvocato, figlio della Scorziata che fondò il tempio delle scorziate, è di mano di

Giovanni di Nola e Caccavello.525 Nella Cappella de’ Lauri, ora de’ Conti di Sant’Andrea, il Sant’Andrea

e l’altre figure sono del Salerno.526 Nella Cappella della famiglia Senescalca, oggi de’ Migliori, il San

Tomaso in basso rilievo è del Santa Croce. Vicino la Cappella di Santa Maria delle Grazie vi è una testa

del Salvatore di legno di cipresso, trovata illesa dopo l’incendio del Vesuvio del 1631. Nella Cappella

degli Altomari vi è Sant’Antonio, del Lama, e molti epitaffii che si possono leggere; nella Cappella de’

Giustiniani, un Cristo, in basso rilievo, con le Marie e san Giovanni, di marmo, di Giovanni di Nola,

fatto a gara con il Santa Croce. Presso l’altar maggiore, dalla parte dell’Epistola, in una cappella vi è

l’imagine, con la reliquia, di sant’Onofrio, e vi sono diverse tele del Criscolo e Salerno. Dall’altra parte vi

è la Conversione di san Paolo in basso rilievo, di Giovan Domenico Auria, e l’altare è della famiglia

Poderico. Vicino a detta, vi è Cappella de’ Galtieri: la statua della Madonna è di Giovanni di Nola. Nella

nave, da man destra quando s’entra, e proprio nella Cappella della famiglia Sarriano, [319] s’adora

l’imagine della Vergine dell’antica chiesa, che fu concessa a’ padri.527 Appresso vi è una tela del Criscolo,

ma guasta dal tempo.

In questa chiesa, per un mese, avanti questa imagine, cominciando dalli528 2 di luglio, la sera si

cantano le litanie con gran concorso. Su la porta, il Battesimo del Signore, con un bel paese, era di

Cesare Turco; ora attorno la chiesa vi sono tele d’altri pittori. Nella soffitta della croce vi è un quadro

del Binasca. Tutta questa chiesa, oltre le cose già dette, è stata rinovata con stucchi; nuove pitture

attorno; allargate le finestre; fatti due organi nuovi, nel presente anno tutti due indorati, come anche si è

fatto nella tribuna, a lato della quale vi stanno due belli quadri del Binasca, e due sopra la porta, oltre

525 Ed. 1725: Cavavello. Corretto sulla lezione della princeps. 526 Ed. 1725: Nella Cappella de Lauri, ora de’ Conti di S. Andrea, e l’altre figure sono del Salerno. Corretto sulla lezione della princeps. 527 Ed. 1725: e proprio nella cappella della Vergine dell’antica Chiesa, che fu concessa a’ Padri. Corretto sulla lezione dell’altra edizione del 1725. 528 Ed. 1725: cominciando delli.

Page 162: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

154

due statue di marmo messe a lato dell’altar maggiore, una di San Girolamo e l’altra del Beato Pietro

Gambacorta, di Lorenzo Vaccaro; accommodata una cappella per detto beato a man sinistra della

croce, nel di cui mezzo vi è una statua di legno del detto Beato Pietro, dal Fumo dipinta,529 che stava

prima nell’altar maggiore. E nell’uscita dalla porta picciola per il chiostro, vi è una memoria fatta da’

padri al cavalier Binasca, qui sepolto.

[320] Il chiostro è molto bello: è dipinto con la Vita di sant’Onofrio, spiegata in versi. A fianco vi è

la chiesa ed oratorio di San Michele, della communità de’ sartori, che danno il maritaggio a molte zitelle

dell’Arte.

Tra la detta chiesa e San Gaudioso dicono alcuni che fusse il sepolcro dell’antica Partenope, come

da’ vestiggi d’alcune colonnette e pezzi d’urna ritrovati nel farsi le fondamenta del monistero: niuno

però ne porta iscrizione, ma solo cognietture, onde non si può sapere se fusse il sepolcro della prima

Partenope, favoleggiata per sirena o vergine o meretrice, o della seconda, venuta da Negroponte. Sono

molto oscure le cose dell’antichità: anzi, Pontano, dicendo che il sepolcro era a San Giovanni Maggiore,

si vede che si camina alla cieca, a tentoni e per argomenti, onde quelle reliquie di sepolcro poteano

essere di qualche altro personaggio ivi sepolto. Resta la conjettura che Diotimo vi celebrasse i giuochi

avanti il sepolcro di Partenope, detti Lampadj, ma, perché l’autorità è di Licofrone, il quale dice che

celebravano giuochi alla dea pennuta, si vede che parla della favolosa sirena, che anche pennuta fu finta,

come presso Servio; e, dicendo detto Licofrone [321] “Quot annis honorabant volucrem Deam”, par

che abbia anche del favoloso il sepolcro. Ciò sia detto di passaggio.

Per la stessa strada, dove sono le mura più alte della città, si passa a Sant’Agnello, o Anello, una delle

parrocchie: era in questo sito una antichissima cappella, detta Santa Maria Intercede, ove la madre del

santo, divenuta feconda per intercessione della Vergine, fabricò una chiesa; vogliono che fusse della

famiglia Poderico o Marogana; lascio a’ bell’ingegni le prove. Qui il santo fabricò un ospedale, e vi era

una spelonchetta, che anche si vede, ove orava e morì; ed essendo nella sua morte comparsi sette cieli

di luce sul sacro deposito a modo di iridi – nell’ultimo de’ quali la Vergine con santo Agnello a’ piedi

che pregava per Napoli –, prese la chiesa il nome di Settimo Cielo, e, dopo, quello di Sant’Agnello,

come oggi si chiama.

Rifatta la chiesa, fu il corpo del santo trasportato sotto l’altar maggiore, fatto di finissimi marmi dal

tante volte nominato Giovanni di Nola – il Sarnelli dice dal Santa Croce –,530 ove si vedono la Vergine

circondata dagli angioli, molti santi, il padre di sant’Agnello col puttino in braccia, il ritratto di Giovan

Maria Poderico che lo fe’ fare, che, per essere ar[322]civescovo di Taranto, vi fe’ scolpire anche San

Cataldo. Fu la chiesa, ch’era prima canonica di preti secolari, concessa a’ canonici regolari della riforma

del Salvatore di Bologna.

529 Ed. 1725: del Fumo dipinta. 530 Ed. 1725: del Santa Croce. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725.

Page 163: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

155

Dietro l’altare è la chiesa vecchia di Santa Maria Intercede, la di cui imagine più volte parlò alla beata

Giovanna, madre di sant’Agnello: tagliata dal muro, fu trasportata alla Cappella de’ Tufi; qui si vede la

grotticella sudetta; la Cappella di Santa Dorotea, di finissimi marmi, con la statua, fu da’ padri fatta per

gratitudine a Dorotea Malatesta per un lascito, ed è opera del detto Giovanni di Nola.

Io qui non posso tralasciare di dire che tutte le statue di marmo che sono in Napoli par che non

siano d’altri che o di Giovanni di Nola e del Santa Croce, dell’Auria l’antiche e le moderne del Fanzago,

come che altri scultori non siano stati in Napoli:531 ma sia la fede appresso quelli che lo scrivono.

Questo ben so, che alle volte si contradichino, volendo che una statua chi sia dell’uno e chi dell’altro: io

l’ho portato per quello che più universalmente si trova scritto, lasciandone a’ più intendenti di quest’arte

la discifrazione, e ne creda il discreto lettore ciò che l’aggrada.

[323] Ritornando alla chiesa di Sant’Agnello, la statua di San Girolamo è del detto Giovanni; molti

sepolcri del Poderico, dello stesso; la tavola di marmo nella Cappella de’ Lottieri, ov’è la Vergine con

l’anime purganti, di Domenico d’Auria. Nella Cappella della famiglia Monaci v’è il Crocefisso, che,

avendo attestato al falso compadre532 che gli avea il suo compar Tomaso prestato i denari, l’empio tirò

al santo Cristo una pietra a cui s’illividì ed insanguinò il volto, restando lo scelerato col braccio attratto:

ma pentito, domandando perdono, ottenne il primo essere. Avvenne il caso nel 1300, come si legge in

due marmi: uno dentro e l’altro fuori la chiesa. La cappella è stata abbellita con gran spesa per legato del

defonto Luigi Poderico, gran soldato de’ suoi tempi, viceré di Galizia, in cui nel suo nipote Marchese di

Monte Falcione s’estinse la famiglia. Il San Carlo presso detta cappella è di Carlo Sellitto; il quadro della

Vergine, santa Caterina, sant’Onofrio e san Girolamo, di Pietro Negrone; la Vergine con san Paolo e

san Giovanni, nella penultima cappella del Vangelo, del Cotignola. Ha molte reliquie: del legno della

Santa Croce; spine, colonna, spugna, delle funi, pietre del Presepio; e sepolcro del Si[324]gnore; veste e

latte della Vergine; della canna del Signore; reliquie degli apostoli; san Giovanni Battista; santa Maria

Maddalena; san Lorenzo ed altri infiniti, come nell’aggiunta alla Napoli sacra di Carlo de Lellis si può

leggere. Il chiostro, che viene a stare sopra le mura della città, è molto allegro, e vi si fanno da’ padri

dell’Oratorio gli esercizj spirituali dell’estate, con rappresentazioni sacre de’ ragazzi, dal secondo giorno

di Pentecoste sino a Tutti i Santi.

Nel detto chiostro, in un muro vi è la memoria con la testa di bronzo, ritratto al naturale, del cavalier

Giovan Battista Marino, gran poeta, fatta533 per legato del Marchese di Villa,534 che stava prima al

palazzo dello stesso marchese, distrutto per fare il largo de’ gelormini. Le parole sono del celebre

letterato Tomaso Cornelio:

531 Ed. 1725: come che altri Scultori, che questi non siano stati in Napoli. Corretto sulla lezione della princeps. 532 Ed. 1725: compare. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 533 Ed. 1725: fatto. 534 Ed. 1725: Marchese Villa.

Page 164: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

156

D. O. M.

Et Memoriæ

Equitis Joannis Baptistæ Marini

Poetæ incomparabilis.

Quem ob summam in condendo

Omnis generis carmine felicitatem

Reges, & viri Principes cohonestarunt

Omnesque Musarum amici suspexere

Joannes Baptista Mansus

Villæ Marchio

[325] Dum præclaris favet ingeniis

Ut posteros ad celebrandam illius

Immortalem535 Gloriam excitaret

Monumentum extruendum legavit,

Quod Montis Mansi Rectores

Ad præscripti normam exegere.

Anno M.DC.LXXXIII.

In questa chiesa, nella fine del secolo passato 1700, s’introdusse la festa di San Cataldo della nazione

tarentina, il di cui giorno natalizio si celebra a’ 10 maggio, nel quale a molti divoti il primo anno si

diedero alcune imagini del santo in carta con l’arme della nobilissima città di Taranto, e vi predicò la

prima volta il padre Nicola Gurgo della Compagnia di Gesù, fratello del regio consigliere don Flavio

Gurgo d’Andria.

Nel vicolo avanti la porta maggiore di Sant’Agnello, v’è il monistero di Sant’Andrea: lo fondarono

alcune sorelle di casa Parascandolo di Vico536 nel 1579, prima presso San Paolo, con la direzione de’

padri teatini, tolta loro dal cardinal Filamarino e soggettatele all’ordinario. Vivono con molta ritiratezza

sotto la regola di sant’Agostino: non hanno grate né meno nella chiesa, fatta col disegno del padre

Grimaldi, non molto grande ma polita, e dipinta di fuori da Giovan Berardino Siciliano; la tavola [326]

dell’altar maggiore è del Criscolo; a lato a detto altare vi sono due statue di marmo di Pietro Ghetti: una

di Sant’Agostino537 e l’altra di San Tomaso di Villanova, molto belle. Ha moltissimi apparati per la festa.

Ritornando a discendere, presso le mura, verso la Porta di San Gennaro, che dà il nome all’altra

ottina, vi è la chiesa di San Francesco, della communità de’ cocchieri, fondata dagli stessi, che danno la

dote alle figlie di detto esercizio.

Poco più avanti, prima di arrivare alla Porta di San Gennaro, in una piazzetta v’è un monistero del

Giesù delle Monache, presso al quale era già la porta, trasportata poco più abasso. Fu la chiesa eretta

dalla famiglia Montalto nel contagio dell’anno 1525: Lucrezia Capece e donn’Anna Monforte, dame

535 Ed. 1725: Immotalem. Corretto sulla lezione della princeps. 536 Ed. 1725: di case Parascandolo di Vico. Corretto sulla lezione della princeps. 537 Ed. 1725: uno di S. Agostino. Corretto sulla lezione dell’altra edizione del 1725.

Page 165: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

157

napoletane, con altre suore uscite dal monistero di San Girolamo, sotto la regola rigida di santa Chiara,

vi stabilirono la clausura. La chiesa, ridotta in forma sì bella col disegno di Arcangelo Gogliolmelli, è

adorna con stucchi posti in oro; la tavola dell’altar maggiore è del Turco; quella dell’architrave, del

Bambino Giesù, del Giordano; due cappelle, del Solimena; i laterali, del Matteis. Hanno di reliquie la

testa di san Bonifa[327]cio martire; un dito di sant’Appollonia, vergine e martire; parte del braccio di

sant’Onoria, vergine e martire; ed altre.

Qui sono diversi vicoli, uno di essi detto di Spogliamorti, ora del Limoncello, ove abitavano i Giudei,

e vi era il Seggio de’ Cannuti. In un altro vicolo, verso l’ospedale, vi è il monistero della Consolazione,

di suore francescane, fondato nel 1514, ed ha diverse reliquie. Tornando agli altri vicoli, in un luogo

detto Casurio v’era il Seggio de’ Carmignani, detto della Porta di San Gennaro, e poco lungi v’era il

Seggio de’ Calanti. Discendendo per lo Vicolo detto del Collegio de’ Dottori, v’è la parrocchia di San

Giovanni a Porta, collegiata: vogliono fusse estaurita de’ Carmegnani; rovinata, fu rifatta dal cardinal

Caracciolo con disegno di Matteo Stendardo; la tavola del capo altare è del Solimena, col ritratto al

naturale del detto cardinale arcivescovo. Si passa indi ad un Largo detto d’Avellino per lo palazzo del

principe, che come gran cancelliero del Regno e Grande di Spagna tiene in sua casa il collegio de’

dottori, ove si concede la laurea dottorale in leggi, filosofia e teologia, benché i teologi facciano la

promozione e funzione in qualche chiesa [328] che più l’aggrada, purché sia de’ quattro ordini de’

mendicanti.

Caminandosi avanti, v’è la Cappella di San Pietro, della communità de’ fabricatori, a’ quali fu

conceduta dal cardinal arcivescovo Ottavio Acquaviva, che, benché piccola, è molto vaga.

Passati i vicoli di Cafasino, oggi della Stufa, et il Frigido, detto ancora delle Voltarelle, che più non

spunta, v’era più avanti il Seggio di Somma Piazza, o de’ Rocchi, famiglia di Montagna estinta.

Nel Vicolo detto Burgaro, anche di Pozzo Bianco per un pozzo di marmo con alcune mignatte, o

sanguisughe, scolpite, che diede luogo alla favola che per incanto di Virgilio non possino entrare ne’

formali questi animaletti, v’è il nuovo monistero di San Giuseppe, detto de’ Ruffi, fondato da donna

Ippolita e donna Catarina Ruffo e donna Catarina Tomacelli, che in questo luogo, comprato prima il

monistero di Santa Maria degli Angioli, dismesso per undicimila e ducento scudi, fondarono la clausura,

vivendo sotto la regola di sant’Agostino, dando nome di San Giuseppe alla chiesa, che fu incominciata

coll’indirizzo538 di Dionisio Lazzaro, non finita. L’altar maggiore di marmi è disegno del mede[329]simo;

il quadro è del Pomarangi; il cappellone di man destra è disegno del Vinaccia, l’opera, di Pietro e

Bartolomeo Ghetti; il quadro di esso, del Giordano. L’altro, all’incontro, dalla parte dell’Epistola, è

disegno del Guilielmelli; gli scalini sono di matre perla commessa539 con altre pietre preziose; il quadro

che rappresenta la Vergine con san Filippo è del Malinconico; le figure che stanno nella Cappella del

538 Ed. 1725: indrizzo. Corretto sulla lezione dell’altra edizione del 1725. 539 Ed. 1725: matre perla commessi.

Page 166: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

158

Crocefisso sono di Giuseppe Marullo; il San Rufo, alla cappella all’incontro, con molte memorie della

priore della Bagnara, sono del Malinconico. Hanno fatto ultimamente, dalla parte della strada maestra,

un parlatorio famoso con gradi, e stanno in pensiero di fare avanti la chiesa un bellissimo540 prospetto

con largo avanti, quale in atto si sta facendo. Ha questa chiesa argenti et apparati bellissimi, ma, sopra

tutto, un paliotto di ricamo, bordato con pietre preziose, intrecciato di vite, con l’uve fatte di granate

fini.541

In un vicolo542 v’è la picciola chiesa di Santa Caterina e Paolo, detta ancora di Santa Margherita.

Uscendo al Largo detto l’Arcivescovato, v’è il nobilissimo monistero detto di Donna Regina,

fondato, o pur riedificato, dalla regina Maria, moglie [330] di Carlo Secondo d’Angiò: dicono che anche

a tempo de’ Normanni e Svevi v’era sotto le regole di san Benedetto, onde, s’è così, rifacendolo detta

regina, permutò le regole con quelle di san Francesco, che professano al presente; qui volle esser

sepellita la detta regina, e nella chiesa vecchia sta il sepolcro con l’iscrizione sotto la statua, che forse

trasportarassi nella nuova; v’erano nell’antica diversi sepolcri, oggi dispersi; fu disegno del fratello

Giovanni Guarino,543 laico de’ padri teatini, allievo del padre Grimaldi; sta tutta posta in oro e stucchi

ed adornata di pitture bellissime; la cupola e gli angioli sono d’Agostino Beltrano; la volta maggiore, di

Domenico de Benedictis; il coretto, del Giordano; il coro grande, del Solimena; la tavola dell’altar

maggiore, del Criscolo, discepolo del Salerno; la Vergine Concetta, di Carlo Mellini, detto il Lorenese, di

cui anche l’Annunciata della sacristia; nella stanza del communicatorio vi sono quadri di eccellenti

pittori; in questa chiesa si sono terminate quasi tutte le cappelle, con marmi e pitture bellissime. Da lato

dell’altar maggiore si sono messi due quadri del Giordano, che contengono544 Nozze, e sono gli ultimi

da lui fatti. All’incontro del[331]la stanza del communicatorio vi è la grata finta, del medesimo, che cosa

più degna non si può vedere. L’altar maggiore è tutto composto di pietre preziose, e si può dire in

Napoli che sia il secondo in stima doppo quello di Santa Teresa su gli Studj. Hanno queste buone

religiose molte insigne reliquie, cioè: parte della testa di san Bartolomeo apostolo; il braccio di

sant’Andrea; con superbissimi apparati per gli altari e per le messe, galanterie d’argento, sete e d’oro, ed

un bellissimo strato per l’altar maggiore; e di questi in tutte le chiese di Napoli, in particolare di

monache, se ne veggono bellissime ad ago con una gran maestria.

A lato di detta chiesa v’è una chiesetta, o cappella, detta Santa Maria a Cellaro, corrotta dal volgo da

Ancillarum.

Poco lontano è la chiesa o cappella di San Nicolò, fondata da Errico da Barat, clerico in tempo di

Carlo I, come dall’iscrizione, sin dall’anno 1281: sta questa nel principio del vicolo che prima

540 Ed. 1725: bellis-/mo. 541 Ed. 1725: granate fine. 542 Ed. 1725: In un vicola. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 543 Ed. 1725: fu disegno del fratello di Gio: Guarino. Corretto sulla lezione della princeps. 544 Ed. 1725: contegono. Corretto sulla lezione dell’altra edizione del 1725.

Page 167: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

159

chiamavasi da’ Gurgisi, ora dell’Arcivescovato; l’altro più sopra, che va presso la chiesa de’ padri

dell’Oratorio, ove si dice della Stufa, e prima si chiamava Casalino. Passato il [332] Palazzo del Principe

d’Avellino, v’è il Vicolo del Gigante, per una statua di legno fatta per onorare l’entrata di Carlo V. In

mezo a questo vicolo vi è la Cappella di Sant’Anna, attaccata ad un palazzo ove stanziarono i padri

giesuiti la prima volta che vennero in Napoli e vi tennero scuola, et in esse,545 narra Pietro Angelo Spera

nel libro che fa De nobilitate professorum grammaticæ, vi fu mandato dal padre Torquato Tasso, il quale,

fanciullo ancor di 7 anni, faceva gran profitto. Le sue parole sono queste: “Ad publicas Jesuitarum

scholas (quæ tum circa Gigantis vicum) missus, ibi Latine et Grece carmina, et prosam septennio

expleto, composuerit, ac recitaverat”.546 Va a terminare questo vicolo non molto distante dalla porta

picciola di San Lorenzo, fatta dalla famiglia Pignone. All’incontro alla chiesa de’ padri dell’Oratorio vi è

il conservatorio de’ Poveri di Giesù Cristo, fondato da un terziario di san Francesco chiamato Marcello

Fossataro, con l’elemosine, per li poveretti dispersi nella caristia del 1589: vestivano i ragazzi di bigio, e

poi per ordine del cardinal Caracciolo mutarono l’abito in rosso con mantello torchino, come si dice

che vestiva Nostro Signore Giesù; vi s’insegna[333]no lettere humane e musica, e la chiesa è detta Santa

Maria a Colonna; si è rifatta di nuovo, tutta di finissimi stucchi, così di dentro la chiesa come la facciata

di fuora, con l’eredità lasciata da monsignor Cotignola, vescovo d’Ischia, lor benefattore.

Del fondatore di questo luogo dice il sopracitato Michele Angelo Spera nel suo volume De dignitate

professorum grammaticæ, e nel libro secondo a carta 51: “Marcellus Passerinus, Calaber ex Nicotera, sancti

Francisci Asisinatis terziarius, Deo inspirante, anno Domini 1589, pueros, qui Naepoli inedia

conficiebantur, et frigore hac illac dispersi congregatos atque ad sui habitus congruentiam tunicatos,

pueros Jesu Christi statuit nuncupandos”;547 e poco più sotto: “Admittuntur ibi ex quavis natione pueri

a septennio ad quindecennium, quibus tum morum et disciplinæ grammaticæ magister, tum cantus

modulator, constituitur”.548

Avanti detto conservatorio vi è la Strada olim del Sole e della Luna, ora della Vicaria, e poi il largo

che fa prospetto alla bellissima e ricchissima chiesa, de’ padri dell’Oratorio, di San Filippo Neri. È

questa una delle più celebri et insigni che abbia non solo Napoli, ma sto per dir l’Italia. Fu fondata dal

[334] padre Tarucci, che venne qui con alcuni padri da Roma chiamati, prima d’esser cardinale. E

cominciando dalla facciata di questa, è stata compita in tutto di bianchi marmi, e pardigli composta,

545 Ed. 1725: io esse. Corretto sulla lezione dell’altra edizione del 1725. 546 Ed. 1725: Ad publicas Jesuitarum Scholas, (quæ tum circa Gigantis vitum) missus tibi Latinè et Grecè carmina, & prosa, septennio explet, composuerit, at recitaverat. 547 Ed. 1725: Marcellus Passerinus Calaber ex Nicotera, S. Francisci Assissinatis Tertiarius, Deo inspirante, anno Domini 1489. Pueros, qui Naepoli inedia conficiebantur, & frigore, hac, illac dispersi coagregatos atque ad sui habitus congruentiam tunicatos, Pueros Jesu Christi statuit nuncupandos. 548 Ed. 1725: Admittuntur ibi ex quovis natione pueri à septennio ad quindennium, quibus tam morum, & disciplinæ Grammaticæ Magister, tum conatus modulator constituitur.

Page 168: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

160

disegno di Dionisio Lazari. Resta ora da farsi gli estremi de’ campanili; è dedicata la chiesa alla Nascita

della beata Vergine, e fu consecrata da due cardinali, de’ quali ne appajono le memorie in marmi.

Su la porta, al di dietro, v’è un quadro a fresco del Signore che discaccia dal Tempio gli ebrei

facendoni, una delle opere più maravigliose che siano uscite dal pennello del Giordano.

La chiesa è divisa in tre navi, col disegno di Dionisio di Bartolomeo, sostenuta di colonne di granito,

venute dall’isola del Giglio.

L’altare maggiore è tutto composto di pietre preziose, come anche è la cona, ornata di pietre rare e

pellegrine, con le colonne di finissimo marmo, ma non si sa se abbia a mutar forma o di pittura o di

architettura: basta come ora si trova, ch’è una delle chiese più singolari che siano in Napoli.

La suffitta della nave di mezzo è di legni intagliati con oro. Le volte della croce e dell’altar maggiore

so[335]no di stucco indorato. La cupola è disegno di Dionisio Lazari; da fuori è coperta di piombo,549 e

le statue che stanno attorno, dalla parte di dentro, sono di Nicolò e Lorenzo Vaccari. Tutta la chiesa è

messa in oro con gran ricchezza che sembra un lucido sole. Le due statue collocate su la volta

maggiore,550 dinotanti le Chiese Militante e Trionfante, sono del Foglietti, francese; così sono posti ad

oro tutti i copolini delle cappelle.

Le lunette su le colonne sono di diversi santi, dipinti a fresco dal Binasca. Il quadro dell’altar

maggiore è di Giovan Berardino Siciliano, ed è il primo che fu posto nella nuova chiesa.

Da’ fianchi dell’altar maggiore vi sono due famosi organi con ornamenti rari: sotto di uno di essi, a

destra, v’è la Cappella preziosa di San Filippo Neri, disegno di Giacomo Lazari, padre di Dionisio; il

quadro del santo è copia di quello di Roma, fatto da Guido Reni e ritoccato dal medesimo. Vi sono in

detta cappella due reliquiarj ed i busti di Gesù e Maria, di marmo, di Ottavio di Lazari.

La cappella grande che siegue, di marmi bianchi con fascie di giallo, fu disegno del detto Giacomo

Lazari; le [336] sei statue, di Pietro Bernini, padre di Lorenzo, che nacque in Napoli essendo venuto il

padre a dimostrarvi la sua virtù; il quadro del Natale del Signore è del Pomarangi; l’Annunzio de’

pastori, di sopra, del Santa Fede.

Seguendo le cappelle della parte sudetta, la prima, di San Francesco, di marmi bianchi e misti,

disegno del detto Dionisio; il quadro del santo è del Guido Reni, ed i laterali, del Moranno.

Nella cappella che siegue, quello di mezzo,551 di Sant’Agnese, è del Pomarangi, i laterali San Gennaro

e San Nicolò, del Giordano; nell’altra, il quadro di San Carlo e san Filippo Neri, di Giovan Berardino

Siciliano,552 i laterali, di Domenico di Maria; nell’altra, la Sant’Anna, del Merulli, i laterali, di Francesco di

Maria; nell’ultima da questa parte, il Martirio di san Pantaleone, del Marulli, i laterali, del Binasca;

l’Angelo Custode, su la porta minore, del Balducci.

549 Ed. 1725: piompo. Corretto sulla lezione dell’altra edizione del 1725. 550 Ed. 1725: maggore. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 551 Ed. 1725: quella di mezzo. 552 Ed. 1725: Gio: Battista Siciliano. Corretto sulla lezione della princeps.

Page 169: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

161

Dalla parte dell’Epistola, la cappella all’incontro a quella di San Filippo è dedicata alla Concezione: il

quadro di mezzo è di Cesare Fracanzano. Gli adornamenti di marmo e di pitture so[337]no553 di più

valenti huomini, in particolare quelle fatte a fresco su la volta dal Simonelli prima di morire, tutto a

spese del padre Bartolotti, che molto ha contribuito per lo splendore di così celebre e ricca cappella.

La cappella, che viene appresso della croce, simile a quella all’incontro, è di legno, dipinta a finti

marmi, con reliquiarj insigni, ove sono tre corpi intieri di martiri.

La cappella, con un Crocifisso e Santa Maria Maddalena de Pazzis a’ piedi, dove stanno le donne, è

già finita, di marmi.

Nella cappella che siegue v’è una porta che si va al chiostro: vi sono alcuni Santi, del Giordano.

L’Adorazione de’ Maggi, nell’altra, è del Corensio;554 i laterali, del Santa Fede.

La Cappella di San Girolamo, non ancora finita, ha il quadro del Gelsi.

Nella seguente, Giesù, Giuseppe e Maria sono del Santa Fede, non terminato per la morte

dell’autore; nell’altro, il Santo Alesio, di Pietro da Cortona.

La sacristia non è men preziosa della chiesa per vaso e per li quadri d’eccellentissimi pittori,

essendone di Rafaele, del Guido Reni, del Balducci, del Santa Fede, dell’Amato, del Ribera,

dell’Allegri[338]ni, del Corrado, del Caracciolo detto Batistello, d’Antonio Salebuono, Pomarengi,

Salerno, Domenichini, Giacinto Brandi, Bassani Vecchio e Giovane, Massimo, Gioseppino d’Arpino,

Federico Zuccari, Sordo d’Urbino, Mainardi, Marco di Pino, Palma, Luca Cangiasi ed altri pittori di

primo grado.

Questa sacristia ultimamente è stata polizata con gli armarj di noce, fatti di nuovo con gran maestria.

Gli argenti vi sono in gran quantità, con quattro torcieri grandi, detti da noi splendori, con candelieri,

vasi, fiori, statue e reliquie; una croce di cristallo di rocca, adornata d’argento,555 che fu già di Paolo IV,

donata al Conte dell’Acerra e da esso a’ padri dell’Oratorio; calici e pissidi d’oro adornati di gemme, ed

una fenice che mantiene un cuore con una corona imperiale; una sfera per lo Venerabile, d’oro;

tabernacolo d’argento ben lavorato; due paliotti d’argento lavorati, anche artificiosamente; quattro

statue d’argento di Santi Vescovi con mitra; apparati così per gli altari come per la chiesa, e ricchezze

per così dire infinite.

Vi si fanno nella chiesa diversi esercizj spirituali e sermoni ogni giorno con musica scelta, e

particolarmente è mira[339]bile la machina con cui il Carnevale si espone il Santissimo Sacramento con

infiniti lumi, gran concorso e musica del padre Raimo, uno dell’Oratorio, morto in tempo di peste.

Delle reliquie che conserva sono: la costa di san Filippo Neri, inarcata per lo fuoco dell’amor divino

nella Pentecoste, incastrata in oro e tempestata di diamanti, in arca di cristallo, sostenuta da angeli

553 Ed. 1725: so[733]no. Il carattere 7, inoltre, è rovesciato. 554 Ed. 1725: Cornesio. Corretto sulla lezione della princeps. 555 Ed. 1725: adornato d’argento. Corretto sulla lezione della princeps.

Page 170: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

162

d’argento, opera del Langodo; in un cuore d’argento, sostenuto da un angelo, parte dell’interiora del

detto santo padre, opera dello stesso; un pezzo della nucca dello stesso in una meza statua d’argento,

con altre diverse reliquie, e scritti dello stesso; del legno della Santa Croce; una spina della corona del

Signore; del sangue di san Giovanni Battista; di san Tomaso d’Aquino; i corpi di san Felice, Cosmo ed

Alepanzio, e d’altri molti.

La casa è più ben intesa, più polita e la più mirabile che si possa vedere, non meno della chiesa: il

primo chiostro è sostenuto da colonne di marmo bianco, d’ordine jonico; il secondo, grande, con un

vago giardino, che sostiene due gran dormitorj, con cenacolo e saloni molto belli, gran libraria, per cui

si è incominciato un [340] gran vaso, designato dal Bartolomei ed accresciuto dal Lazari.

Ha più oratorj556 ove si esercitano le devozioni, e sono: dell’Assunzione, Visitazione,557 Purificazione

della Vergine, di San Giuseppe e de’ Mercadanti. L’estate gli esercizj spirituali nelle feste, con sermoni et

operette, tra l’una Pasqua e l’altra, si fanno alla Montagnola, e dopo in Sant’Anello, che durano sino al

principio di novembre. In somma è una delle più spirituali e ricche case di preti regolari ch’abbia

Napoli.

Andando per dritto, e passata la chiesa di Santo Stefano, di cui si disse in altro quartiere, dirimpetto

il Monte Sacro della Misericordia v’è la porta minore dell’Arcivescovato, ed in essa il maraviglioso

obelisco, o sia aguglia, eretta a San Gennaro, padrone principale e cittadino di Napoli; egli è disegno del

cavalier Cosmo Fanzago, che qui superò sé stesso, la cui effigie nella base, dietro una balustrata, si vede

al naturale; è in forma di colonna, guarnita di fregi e festoni; in cima v’è la statua del Santo di bronzo,

con quattro puttini di marmo che tengono le sue insegne; v’è nella base una sirena, che sostiene558

l’epitaffio che dice:

556 Ed. 1725: Oratotj. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 557 Ed. 1725: Visitazioni. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 558 Ed. 1725: sostene. Corretto sulla lezione della princeps.

Page 171: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

163

TAVOLA [XXXVIII]. Veduta della guglia del Vescovato.

[341] D. JANUARIO Patriæ Regnique

Præstantissimo Tutelari.

Grata Neap. Civ. optimo merito.

La statua è del Finelli, tutto il resto del detto cavalier Cosmo; qui è bello il vedere il giorno della

festa, a’ 19 settembre, per tre sere, questa aguglia illuminata con bellissima machina, musica scelta, gran

concorso de’ forastieri, et in una di esse v’interviene il viceré con salva reale delle regie castella.

Passaremo avanti per terminare nell’Arcivescovato: qui vi si vede il Seggio di Capuana, fondato da’

nobili del medesimo su le case di Pietro Coscia e Marco Filamarino, buttate a terra; Andrea Sabatino,

detto il Salerno, dipinse il vecchio, che poi, essendo caduta la lammia, è stato di nuovo rifatto con

pitture, e vi si vede l’imagine di san Martino, per esser a detto seggio incorporato quello di questo santo,

Page 172: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

164

di Melatii, Santo Stefano, Santi Apostoli e Monaci; fa per impresa il cavallo sfrenato, dicono postoli il

freno da Corrado quando prese a forza Napoli, col distico:

Hactenus æffrenis, domini nunc paret habenis.

Rex domat hunc Equum Partenopensis Æquus.

Attaccato a’ detto sedile, vi è la [342] Cappella di San Paolo, già della famiglia Capece, oggi

Brancaccio. Dalla parte di fuori della detta cappella, le memorie dell’antico Seggio con le colonne a

volta sono state già tolte, con gran discapito de’ libri che ne parlano. Sopra detta cappella, e attaccato al

Seggio, vi è il Seminario de’ Capeci sotto la cura de’ padri sommaschi, il quale, secondo l’Ametrano,

erano dieci famiglie, ora ridotte ad otto, cioè Capece, Galeota, Latro, Minutulo, Piscicelli, Scondito,

Tomacelli e Zurolo. Passato il Seggio, a man sinisitra vi è un’altra chiesa, con la confraternità di

Sant’Andrea e di San Lorenzo, qui trasferita dal luogo ove si fece il Tesoro, quale a’ tempi nostri è stata

rinovata con un luogo sotto per la Terra Santa. Di rimpetto vi sono due palazzi con l’arme di casa

Caracciolo, ma passati ad altre famiglie, et uno di essi era del marchese di Macchia Goden, ora del duca

delle Serre Rossi de’ conti di San Secondo. Dentro il Vico della Lava, vi è il Palazzo del duca di Martina

Caracciolo, e, attaccato ad esso, il nuovo monistero della Madonna de’ Sette Dolori. Avanti il Sedile vi

era un pezzo di marmo, anche a’ miei tempi, con l’effigie del dio Ebbone, di cui non ne appajono più

vestigii. Sotto il Soppor[343]tico di Capuana, attaccato al Palazzo del duca di San Vito Caracciolo, vi era

la chiesa antica del Monte della Misericordia prima di farsi la nuova, ora serrata. Coronaremo questo

quartiere con l’Arcivescovato.

Su le rovine del falso Apollo, di cui anche n’appajono sotto terra i vestigii non solo in colonne (una

delle quali fu donata a don Pietro d’Aragona, e da esso a’ patri teatini, che la serbano vicino la porta

picciola di San Paolo, coverta) ma anche in capitelli, basi et altre reliquie, che nel cavarsi per far li

fondamenti del Tesoro si sono trovate, era inalzata la Chiesa Metropolitana di Napoli, che dal greco

parlare “Piscopio” comunemente vien detta, presso l’antico Duomo, cioè Santa Restituta, di cui ne

parleremo appresso, benché altri stimano il tempio sopra cui ella fu edificata non già ad Apollo, ma a

Nettuno fusse consecrata, e l’argomento lo pigliono dal color delle colonne, cepollazzo, fatto ad onda.

Secondo la più comune opinione fu edificata questa sacra basilica in tempo degli Angioini, sotto

Carlo I e II, dalla divozione de’ napolitani, col disegno di Nicola Pisano fiorentino, e terminata dal

Maglioni suo socero.

[344] Sta ella in mezzo a quattro torri, come una fortezza, fabbricata alla gotica e consacrata alla

Vergine Assunta. Maltrattata dal terremoto dell’anno 1486, fu redificata da Alfonso I d’Aragona col

lascito di alcune famiglie nobili, cioè Balzo, Ursina, Caracciolo, Pignatelli, Zurla e Dura, de’ quali

n’appajono l’armi ne’ pilastri.

Page 173: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

165

La piazza avanti la porta fu fatta a tempo di Carlo II, figlio del I, e la detta porta maggiore a spese di

Errico Minutolo, arcivescovo e cardinale, come dall’inscrizione in lettere longobarde su la stessa. La

scoltura con la statua di San Michele Arcangelo fu de’ migliori di quei tempi, et è maravigliosa per la

lunghezza e grandezza de’ tre stipidi di marmo che la compongono; le due colonne, di porfido, che

stanno a lato, le quali posano sopra due leoni dell’antico tempio. L’architetto di sì insigne edificio fu

l’abbate Antonio Bambocci da Piperno; ha da fianco due altre porte che danno l’adito alla chiesa.

Entrando dentro, su la porta maggiore sono tre sepolcri, qui trasportati dal Conte d’Olivares, essendo

prima nella tribuna, tolti dal cardinal Gesualdo per rifarla, e dal detto viceré, acciocché non restassero i

regj depositi senza [345] onore, qui collocati, e sono il re Carlo I, fondatore della chiesa; Carlo Martello

re d’Ungheria; e Clemenza sua moglie, figlia dell’imperador Ridolfo I austriaco, con le loro statue, e il

seguente epitaffio:

Carolo I Adegavensi Templi hujus extructori

Carolo Martello Hungariæ Regi,

Et Clementię ejus exori Rodulphi I

Cæsaris F.

Ne Regis Neapolitani, ejusque nepotis

Ex Austriaci sanguinis Reginæ

Debito sine honore jacerent ossa.

Enricus Gusmanus Olivarensium

Comes

Philippi III Austriaci Regias in Regno

Vices Gerens

Pietatis ergo posuit Anno Domini

M.D.C.IC.

Di cento e dieci colonne di granito, e d’africano ed altre pietre, tre per pilastro, è composta la

chiesa:559 credesi l’antico Tempio d’Apollo, oggi coverto di stucco, avendola modernata, prima, il

cardinal Decio Carrafa, con la suffitta posta in oro, con quadri di Vincenzo Forlì, dell’Imparato ed altri;

e poi il cardinal don Innico Caracciolo, con stucchi e quadri del Giordano.

[346] Il battistero è maraviglioso per la grandezza del vaso, ch’è di pietra paragone o, come dicono

altri, di basaldi, sostenuto da un piede di porfido. Fu fatto a tempo di Costantino imperatore, e

trasportato dalla chiesa di San Giovanni in Fonte, dove ancora appare la sua conferenza560 signata in

terra, dal cardinal Decio Carafa, nel quale vi aggiunse le due statuette di San Giovanni Battista che

battezza Cristo, di sopra; et oltre il battistero fece ancora le spalliere di marmo al coro con mezzi busti

559 Ed. 1725: è composto la Chiesa. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 560 Ed. 1725: conferanza. Corretto sulla lezione dell’altra edizione del 1725.

Page 174: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

166

de’ santi protettori. Il cardinal Caracciolo, poi, volendola561 accomodare all’uso moderno, la fece da

capo a’ piedi stoccare, disegno del Monaco di San Martino, e porre i quadri ad oglio degli Apostoli e

Padroni, del Giordano, oltre un apparato di damasco cremesi per le feste, ch’è trinato d’oro, valutato

quattordecimila scudi, essendo che prima si apparava con le coltri che ora si mettono nelle navi minori:

e mi dispiace che sì bell’uso, parlando delle coltri, cotanto lodato dagli antichi, e in particolare da

Francesco de Petris nelle Famiglie nobili napoletane,562 sia dismesso.

I due organi famosi, uno fu fatto dal cardinal Farnese, facendovi dipingere da Giorgio Vasari563 i

Santi Protet[347]tori con i ritratti al naturale della casa Farnese, essendo quello di san Gennaro di Paolo

Terzo pontefice, e gli altri santi sono cardinali e parenti dell’arcivescovo, ed è disegno di fra Giustino da

Parma, francescano; e la Natività, al di dentro, ha ritratti della Vergine, san Giuseppe e pastori, anche

de’ familiari del pontefice e cardinale. L’altro organo, poco meno di perfezione, lo fece fare il cardinal

Filamarino, opera di Pompeo di Franco: è dipinto dal Giordano.

Il pergamo e la tavola di marmo, che gli sta avanti, della Predicazion di Cristo, è del Caccavello;

rovinato564 dal terremoto, rifatto. Il pavimento, fatto dal Ciarletta Caracciolo, da’ successori, col denaro

del Monte da quello fondato, è stato due volte ristorato.

La tribuna fu da Alessandro Carrafa fatta, e la Confession, o Soccorpo, dal cardinal Oliviero Carrafa;

facendo poi la tribuna motivo, la rifece il cardinal Gesualdo, facendola adornare di stucco e dipingere

dal Balducci, vedendosi sotto l’effigie di San Gennaro il ritratto di detto cardinale; e qui erano i sepolcri

de’ sudetti re, come si disse, con le statue, trasportati su la porta dall’Olivares. Ora vi sono i sepolcri

d’Antonio Carrafa. Vi sono i sepolcri d’Al[348]fonzo Carafa arcivescovo, lavorato in Roma, e quello del

Gesualdo, con statue del Naccarino: vi è collocata una memoria al già defonto Innocenzo XII, prima

cardinal Antonio Pignatelli, arcivescovo di Napoli, con suo mezzo busto di bronzo dorato, puttini,

statue e freggi di marmo, con l’iscrizioni dell’opere eccelse del detto sommo pontefice, fatto lavorare in

Roma per opera del defonto cardinal Cantelmo, la quale dice:

Innocentio XII Pon. Max. Pignatello

De Christiana re optimè merito

Muniis plurimis apud Cathol. Principes,

& in Aula Romana mirè perfuncto

Per gradus bonorum omnes.

Ab Archiepiscopatu Neapolitano565 Sanctè,

& effusa in egenos charitate Gesto.

Ad supremum Pontificatus maximi

561 Ed. 1725: vedendolo. 562 Ed. 1725: Napoletani. 563 Ed. 1725: Gregorio Vasari. Corretto sulla lezione della princeps. 564 Ed. 1725: rovinata. Corretto sulla lezione della princeps. 565 Ed. 1725: Neapoloitano. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725.

Page 175: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

167

apicem evecto.

In dicta aboliti nepotismi lege, mormaque præmonstrata;

Ecclesia, ac tota terrarũ Orbe plaudente,

Pauperibus perpetuo censu ditans, &

in Laterano

Magni Gregorii exemplo munificentissime

alitis Paræciarum redditibus, ut

egestati, ubique occurratur ex

integro restitutis.

Magno cum Ecclesiarum emolumento

[349] Neapolitani Regni Episcopis

Spoliorum onere supra votum condonato levatis

Inter plæclarissima liberalitatis munera

Quamvis exhausto Ærario ob extinctam

Cameralis quæsturæ venalitatem;

Datis sacro in Turcas fædere subsidiis:

Sanctissimis legibus

Ecclesiasticæ disciplinæ Justitiæ,

& populorum tutela strenuè afferta

Pastorali solicitudine, eximioque zelo

in tota566 Christiana Reipublica pacanda,

et Religione amplificanda commendatissimo

Jacobus Cardinalis Cantelmui Archiepiscopus Neapolitanus

Anno salut. hum. M.DC.XCVI.

Pontificatus567 verò vi majora daturi.

P.

La tavola dell’altar maggiore con la Vergine Assunta, Apostoli e ritratto di Oliviero Carafa,

arcivescovo e cardinale, è di Pietro Perugino, maestro di Rafaele.

Sotto l’altare si conservano i corpi di sant’Agrippino, Eutichete ed Acutio, martiri, compagni di san

Gennaro, trasferiti da Pozzuoli; nel piano avanti l’altare v’è il sepolcro di Rinaldo Piscicello arcivescovo.

Per le due scale, discendendo, vi sono due tavole scolpi[350]te, di marmo, con li Dodeci segni del

Zodiaco, e, sopra di dette scale, due iscrizioni fatte dal canonico Pietro Gravina dell’Accademia del

Pontano, una in prosa e l’altra in versi, che si possono leggere.

Sotto l’altare è la Confessione sudetta, con porte di bronzo istoriate, e vien detto Soccorpo: lo fece

fare il detto cardinal Oliviero col disegno di Tomaso Malvita di Como; è composto di marmi e

sostenuta la soffitta da colonne d’ordine ionio di marmo cipollazzo, stimate anche reliquie del Tempio

di Apollo. Lavorata la soffitta a bassi rilievi, vi sono 12 nicchie con altarini;568 dietro l’altare è la statua

566 Ed. 1725: in totæ. Corretto sulla lezione della princeps. 567 Ed. 1725: Fontificatus. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 568 Ed. 1725: assarini. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725.

Page 176: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

168

del detto cardinale, dicono del Buonarota, e vi si conserva il corpo di san Gennaro, che prima era extra

mœnia nella sua chiesa, involato da Sicone duca di Benevento, poi dato al monistero di Monte Vergine,

di là qua riportato dal cardinal sudetto.

Nella Cappella de’ Bozzuti, il sepolcro sopra d’essa è del cardinale Annibale; la tavola, del Cotignola;

il quadro, poi, dove sta ritratto il detto cardinale a’ piedi del Crocifisso, è stato trasportato nel pilastro

all’incontro.

Nella Cappella del Santissimo si conser[351]vano i corpi de’ santi Attanasio, Lorenzo, Giuliano e

Stefano, vescovi di Napoli, con la custodia, e, avanti, altare di marmo; il regente Galeota, cioè Giacomo,

fece adornare questa cappella che li fu molto contrastata dal capitolo, e nell’uno e nell’altro lato fe’

porre i sepolcri del padre et il suo con ritratti in medagli e lunga iscrizione, ché entrambi furono regenti,

e molto stimati in Napoli,569 essendo quello del primo di mano del cavalier Cosmo in età di 80 anni, e

quello del secondo di Lorenzo Vaccari allora giovine.

Vicino la Cappella del Seminario, detta di San Lorenzo, sta il sepolcro d’Innocenzo IV, il quale morì

in Napoli l’anno 1240, e fu il primo a dare il cappello rosso a’ cardinali; onde presero sbaglio alcuni

autori nel dire570 che fusse stato sepellito nella chiesa di San Lorenzo, volendo dire alla Cappella di San

Lorenzo. E questa cappella non solo oggi serve al Seminario, ma ai preti della Missione, che tanto

fiorisce in Napoli.

Il sepolcro del papa fu fatto fare da Roberto di Montauro, arcivescovo di Napoli, verso l’anno 1318,

e l’iscrizione in versi lionini, la quale incomincia:

Hic superis dignus requiescit Papa benignus

[352] Latro de Flisco sepultus tempore prisco.

Siegue la Cappella della famiglia Di Capua, qua trasferita da altro sito nel mutarsi il coro, e nel

trasferirsi, scrive l’Engenio,571 si perse la memoria di Bartolomeo di Capua, sì celebre legista, gran

protonotario, chiamato nell’epitaffio: “Janua legum, vitasque regum”.

La cappella è isolata. Nel muro presso la porta della sacristia, che fu già cappella, eretta in onor di

San Lodovico vescovo di Tolosa, vi è un gran marmo fatto porre dalla beata memoria del cardinal

Cantelmo, con la nota di tutte le reliquie che si conservano in detta chiesa. Sotto vi è il sepolcro

d’Andrea d’Ungheria, marito della regina Giovanna Prima, morto di laccio in Aversa o per volontà della

moglie o di Carlo572 duca di Durazzo. La pietà d’Orso Minutolo fe’ qui trasportarlo, et è degno di

569 Ed. 1725: molti stimati in Napoli. 570 Ed. 1725: Autori dire. 571 Ed. 1725: Eugenio. 572 Ed. 1725: Garlo.

Page 177: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

169

osservarsi l’epigramma che sopra il caso dell’uno e dell’altra, cioè della moglie e del marito, morti

entrambi di laccio, l’uno senza sepolcro e l’altro senza iscrizione, fece Berardino Rota, molto bella.

Alla porta picciola, quando s’esce alle carceri, vi è un vaso d’alabastro a guisa di pila: dicono fusse

un’idria de[353]gl’ebrei; e dietro al trono dell’arcivescovo, in una colonna, il passo geometrico detto ad

usum Sanctæ Ecclesiæ Neapolitanæ.

Nella Cappella della famiglia Seripanda, dalla quale nacque il gran cardinale Seripando, splendor de’

letterati, vi è573 il quadro del Curia. Passata la Cappella de’ Brancacci, vi sono due cappellette di marmo

della famiglia Barrile, opera, una, del Caccavelli, l’altra di Giovanni di Nola, e sopra una di esse si vede

un’Assunta del Salerno.

Sieguono le porte di Santa Restituta, di cui diremo. Nella Cappella de’ Teodori, verso una delle porte

picciole ornate di marmo, vi è Cristo, san Tomaso con gli apostoli, dipinti da Marco Pino di Siena. A

lato la porta maggiore, vi sono due cappelle abbellite alla moderna: una, a sinistra, della famiglia del

quondam Ciarletta Caracciolo, a di cui spese è stato rinovato il suolo dell’istessa Cattedrale;574 l’altra, a

destra, de’ signori Tisbia, antichi patrizj della celebre città di Melfi. In una Cappella del Crocifisso,

rifatta da’ governadori della Santissima Annunziata, de’ quali è juspatronato, si ritrovarono a caso su la

spalla del Cristo alcune reliquie, cioè: del legno della Croce, spina del Signore ed altre.

[354] Questo Cristo ultimamente cadde, ed a spese del duca di Monte Sardo Caracciolo si rifece la

croce di nuovo. Nella Cappella della famiglia Crispano vi è un quadro della Maddalena di Nicola

Vaccaro, figlio d’Andrea. La prossima Cappella de’ Caraccioli fu abbellita dal cardinal don Innico, e,

tolto un crocefisso, dedicolla a San Liborio, protettore575 de’ calcolosi: in essa vi è sepellito Berardino

Caracciolo, arcivescovo di Napoli, dottor di legge e medicina. E fuori detta cappella si vede il sepolcro

che s’eresse in vita detto cardinale, col suo ritratto in marmo ed un scheltro sotto un panno che tiene un

orologio da polvere, opera molto stimata di Pietro Ghetti; abbellita la detta cappella all’uso moderno e

senza veruno sparamio di spesa, che reca non poco stupore a’ virtuosi ammiratori.

L’altra cappella, prossima, che fu prima di casa Varavallo e poi Caracciolo, ove era un’imagine del

Crocifisso – dicono la prima collocata nella chiesa napolitana –, ora del marchese di San Giorgio di casa

Milano, suo possessore, è rinovata con balaustri ed altare di marmo,576 ed un quadro in mezzo con

cornice d’oro, opera dell’eccellente pennello di Paolo de Matteis.

[355] Nella Cappella della casa Minutolo v’è il sepolcro del cardinal Arrigo arcivescovo, dedicata a

Sant’Attanasio, titolo di detto cardinale: il sepolcro è del Bamboccio, con altri sepolcri de’ Minutoli e

statue giacenti, con dipinti i ritratti di molti cavalieri Minutoli con le corna sul cimiero, come s’usava in

quei tempi per segno di fortezza. Di questa cappella ne fa menzione il Boccaccio nella novella

573 Ed. 1725: à. Corretto sulla lezione dell’altra edizione del 1725. 574 Ed. 1725: dall’istessa Cattedrale. Corretto sulla lezione della princeps. 575 Ed. 1725: Prottetore. 576 Ed. 1725: altre di marmo. Corretto sulla lezione dell’altra edizione del 1725.

Page 178: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

170

d’Andriuccio, dove prima si facevano le funzioni d’addottorare, che ora si fanno nel Palazzo del

Principe d’Avellino.

Nella Cappella de’ Tocchi v’è il corpo di sant’Aspremo, qui trasportato già dall’oratorio di Santa

Restituta, con la sua Vita e Miracoli dipinti dal Tesauro, che fiorì nell’anno 1510. Le gesta di detto santo

furono nell’anno 1698 dati in luce da Sigismondo Sicula molto copiosamente, e l’autore morì di sincope

l’anno 1708 nel mese di ottobre, non avendo lasciati altri eredi che due figli in abito ecclesiastico, uno

canonico del Duomo, molto stimato per la scienza e per l’arte del predicare, l’altro chiuso fra’ padri

dell’Oratorio, in età anche giovanile. Le statue – che sono in questa cappella – della Vergine e di San

Pietro e Paolo sono del [356] Caccavelli; vi sono molti sepolcri della famiglia, per antichità ed

inscrizioni degni d’esser vivi. Fuori s’osserva la Cappella de’ Dentici del Pesce, molto antica, e quella di

Petricone Caracciolo, cavalier della Nave, coll’insegne che si dava a detti cavalieri, dal padre Menettier

nell’Arte del Blasone menzionata.

Ora, entrando nella chiesa di Santa Restituta, fu questa fabricata577 da Costantino imperadore e

dedicata alla santa, trasportando dall’isola d’Ischia le sue reliquie (benché si nieghi da quell’isolani,

dicendo d’aver eglino il sacro deposito nascosto): servì per duomo, e sta attaccata all’oratorio di

Sant’Aspremo. Si disse basilica Salvatoris per un’imagine a musaico del Salvatore; Stefania, o perché

riedificata da Stefano vescovo di Napoli, o dalla parola stefanos, che vuol dire “corona”, per l’imagini de’

Santi Vecchioni dell’Apocalisse che presentavano le corone all’angelo, qui dipinti, o perché i napolitani

presentassero ogn’anno una corona di argento. Fu la chiesa edificata coll’avanzo del gran Tempio

d’Apollo. La conca dell’altar maggiore, lunga otto palmi, sostenuta da arpioni, fa mostra d’antica pira di

sacrificj, e vien coperta [357] da tavole per render piano l’altare per lo sacrificio illibato della messa;

sotto di detta conca vi è sepellito san Giovanni, detto Acquarolo, vescovo.

Dell’antica chiesa solo è restata la nave maggiore, essendosi buttata la croce in terra quando si fece il

nuovo Duomo. Nell’altar maggiore furono poste due colonne di marmo, che ancora vi sono, con

l’imagine del Salvatore, dipinto in legno in vece del musaico, questo perduto per incendj ed altri disastri,

ma non già quello dell’imagine di santa Maria del Principio. A destra dell’altar maggiore vi è l’oratorio di

Sant’Aspremo, fatto fare da sant’Elena madre di Costantino, la quale vi aggiunse l’imagine di santa

Restituta e san Gennaro, che, per esser fatta prossima al suo martirio, si stima molto al naturale; al di

cui esempio Carlo II fece fare la testa d’argento al santo, che abbiamo, ed è quella che copre il cranio e

s’espone al pubblico all’incontro al sangue per fare il miracolo in tutte le pubbliche funzioni. Sotto

questo altare si stima vi sia il corpo di santa Restituta, e fu consacrato dal santo Silvestro papa, il quale

vi concesse infinite indulgenze, come dall’inscrizione in musaico postavi da Giovanni Mediocre

vescovo di Napoli. L’[358]imagine è la prima posta all’adorazione de’ napolitani, e forse di tutta l’Italia.

Presso detta cappella ve n’è un’altra, dove fu sepellito don Nicolò, eremita lombardo ucciso da un

577 Ed. 1725: frabricata. Corretto sulla lezione dell’altra edizione del 1725.

Page 179: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

171

empio. Fra la chiesa di Santa Restituta578 ed il Palazzo dell’Arcivescovo, vi è una cappella fondata da

Costantino a San Giovanni Battista, detta San Giovanni in Fonte, ove era la conca del battesimo,

trasportata nel Duomo, di cui appare in terra la circonferenza: la cappella è dipinta a musaico, con la

Croce, insegna di Costantino, ed una inscrizione in lingua antica napolitana. Nella chiesa di Santa

Restituta vi sono molti nobilissimi sepolcri di nobili, che possono osservarsi, e di cavalieri del Nodo: è

chiesa de’ canonici, a loro concessa sin a’ tempi di Costantino il Grande, la quale ultimamente è stata

abbellita con stucchi e rinovata di pitture bellissime dall’accurata assistenza del fu canonico Celano,

letterato ed amico dell’antichità, come appare dalle sue fatiche impresse. Nel coro vi è il San Michele di

Silvestro Buono; nella Cappella de’ Protonobilissimi, un Christo di rilievo, fatto da un cieco nato, e,

nell’uscire dalla porta minore, una tavola di Sant’Anna, del Salerno. Sono i canonici in numero di 30,

inclusivi primo presbitero, juspatronato del[359]la famiglia Di Gennaro, primo diacono e cimiliarca:

hanno l’uso del rocchetto, cappa violetta, mitra e bacolo, e zibellina; vi sono anche 22 eddomadarj

instituti da sant’Attanasio, a’ quali Paolo V concesse la cappa violata e rocchetto, ma senza maniche, a

differenza de’ canonici, benché ora la portino per concessione avuta dal cardinal legato Barbarino

quando fu in Napoli a tempo del Duca d’Angiò l’anno 1602,579 de’ quali n’è capo il cimiliarca. Vi sono

ancora 18 altri sacerdoti, detti de’ Quaranta, per compire un tal numero con li detti eddomadarj, che

portono un mozzetto di color violato, ed i figliuoli del seminario: e questi fanno il capitolo.

Tutta l’energia del mondo ci vorrebbe a descrivere la Cappella di San Gennaro, detta il Tesoro, dalla

pietà de’ napolitani consecrata in voto al santo tutelare che in ogni bisogno l’assiste, e gli ha lasciato580

un vivo testimonio dell’amor suo nel suo prezioso sangue, perché, nella liquefazione o durezza, loro

mostra i segni dell’ira o della misericordia di Dio, come anche restando duro a vista degli eretici, tutto

più volte esperimentato. Per voto della città, liberata dal contagio del 1526, di spendersi ducati 10 mila,

fu cominciata ad alzar[360]si, buttandosi la prima pietra dal vescovo di Calvi, Fabio Maranta, nel 1608.

In questa, quanto ora si vede, è tutto prezioso, o per le sacre reliquie, o per ricchezze d’ori, argenti,

pietre, scoltura e dipintura.581 E principiando dal prospetto, è questo di marmi finissimi, con due grosse

colonne di marmo nero macchiato, tutte d’un pezzo; due statue, di Giulio Finelli, de’ Santi Pietro e

Paolo, le stanno a lato fra due nicchi; e, per finimento, sui cornicioni vi sono quattro statue giacenti: due

del Corsetti francese e due del Papaleo palermitano. La porta582 è d’ottone ben lavorato, con due statue

del santo, disegno del cavalier Cosmo, come la facciata sudetta, e dicono che sia costata 36 mila scudi.

La cappella, poi, è in forma rotonda, e fu principiata col disegno del padre Grimaldi, teatino, con tre

altari grandi e quattro a cantoni sotto i coretti: 42 colonne di pietra, detta broccatello, l’adornano, fra’

578 Ed. 1725: chie-/ di S. Restituta. Corretto sulla lezione dell’altra edizione del 1725. 579 Ed. 1725: 1902. 580 Ed. 1725: gii ha lasciato. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 581 Ed. 1725: In questa quanto ora si vede, e tutto prezioso ò per ricchezze d’ori, argenti, pietre, scoltura, e dipintura. Corretto sulla lezione della princeps. 582 Ed. 1725: La porto. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725.

Page 180: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

172

quali si scorgono in tanti nicchi le statue de’ Santi Padroni, di bronzo, la maggior parte del detto Finelli;

il Santo Antonio, però, del Fonzago; e la Santa Teresa, il San Francesco Saverio, del Vinaccia; il San

Filippo, del Marinello; e l’altre due, d’un napolitano; sotto le statue, in cappellette, vi stanno [361]

mezzo busti d’argento de’ sudetti padroni;583 sono le dette statue di bronzo 31, e, perché non bastavano

i luoghi per tutti gli altri, si sono collocate nell’aggiunta fatta di dentro, dov’era la sacristia.

Il pavimento è tutto di marmo commesso e le balaustrate composte di rame:584 i primi del cavaliero

sudetto, le seconde d’Onofrio d’Alessio; la gran cupola, dipinta dal tanto celebrato pennello del

Lanfranchi, ed è un peccato c’abbia patito molto nel penultimo terremoto, di modo che fu bisogno

buttar a terra il cupolino, e s’è fatta una catena per sicurezza. Tutta è dipinta a fresco nel resto dal

Domenichini, restandovi ancora angoli non finiti.

Il quadro grande del San Gennaro ch’esce dalla fornace è lo più insigne, dipinto dal pennello del

Riviera; l’altro, della Decollazione, e tre de’ cantoni, del detto Domenichini, e sono dipinti in rame,

adornati con cornici dello stesso, in parte dorate ed adorne di lapislazuli; quello dell’Energumena è del

cavalier Massimo. Le reliquie, che in detto luogo, veramente tesoro, vi si conservano, sono: la testa di

san Gennaro in un busto d’argento dorato, che si [362] adorna con mitra giojellata, piviale e collana, ed

è miracolosa, vedendosi alle volte allegra ed alle volte mesta; il sangue in due ampolline, in tabernacolo

ben lavorato, che fa il sudetto miracolo di liquefarsi,585 e stanno assieme in una casella sotto la statua di

San Gennaro, di bronzo, nel mezzo dell’altare maggiore, con divisione e con porta d’argento. Ha il

santo molte gioje, parati, cose preziose, donategli da principi, viceré, viceregine e signori divoti. I

padroni sono poi: sant’Aspremo, primo vescovo, con la sua testa in busto di argento;586 sant’Eusebio,

con la testa in altro busto; san Severo, dell’istessa maniera; sant’Attanasio, pure così; di san Tomaso

d’Aquino, un pezzo d’osso del braccio; e nelle statue di Sant’Agnello, di Sant’Agrippino, di Santa

Teresa, Beato Andrea d’Avellino, Beato Giacomo, San Francesco Saverio, Sant’Antonio, San Filippo

Neri, San Gregorio Armeno, San Biagio, Santa Chiara, Santa Maria Maddalena de’ Pazzi, di San

Gaetano, San Nicolò, San Francesco d’Assisi ciò che se n’è potuto avere; di san Giuseppe un po’ di

veste, e così di san Francesco di Paola, san Pietro martire, di san Francesco Borgia, di santa Candida, di

san Domenico, di san Liborio, di san Giovanni Battista; e la statua di San Michele Arcangelo, di

Sant’Antonio [363] Abbate, di Santa Maria Egiziaca stanno per prender possesso, fidandosi la città più

d’avere per suoi propugnacoli i santi, per difenderla da’ nemici e dalle disgrazie, che d’ogni altra

custodia. La sacristia vecchia, che serve per agiunta al Tesoro, è tutta dipinta a fresco dal cavalier Farelli;

583 Ed. 1725: sotto le statue in cappellette vi stanno [361] in mezzo busti d’argento de’ sudetti Padroni. Corretto sulla lezione della princeps. 584 Ed. 1725: imposte di rame. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 585 Ed. 1725: liquetarsi. Corretto sulla lezione della princeps. 586 Ed. 1725: argenta. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725.

Page 181: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

173

su la detta porta ha una statua di San Gennaro; nell’armario su l’altare, una Concezione, con la testa e

mani d’argento, di Rafaele Flamengo; il resto, tela d’argento.

Nella nuova sacristia, dipinta da Luca Giordani, v’è un tesoro d’argenti, di candelieri, vasi, fiori, carte

di gloria, splendori, un paliotto ultimamente fatto – con l’Istoria della traslazione del corpo del santo dal

cardinal Oliviero587 Carafa da Monte Vergine –, lampadi, gioje ed altri apparati, e si fa conto che vi sia

più di centomila scudi di valsente.

La sacristia per fine dell’Arcivescovato fu già cappella, fondata da Carlo II e dedicata a San

Ludovico, dipinta a quei tempi; vi è una cappella dove fu sepellito l’arcivescovo Annibale di Capua,

sopra la porta di cui sta un quadro dove appare dipinto Innocenzo IV che dà il cappello a’ cardinali.

Nell’altare della sacristia vi è un armario con [364] un portello dipinto dal Balducci, e vi si conservano in

esso una croce d’argento, gojellata, con un pezzetto del legno della Santa Croce;588 un pezzo del volto di

san Giovanni Battista; una costa di san Paolo in statua d’argento, ed in altra simile una reliquia di san

Pietro, fatte dal cardinal Caracciolo; un osso del braccio di san Taddeo apostolo; una mola di

sant’Apollonia; una costa di sant’Agrippino; una reliquia di san Liborio; reliquie di sant’Andrea

apostolo, di san Luca evangelista, di san Gregorio papa, di san Biagio; un dito di santa Lucia; del fegato

di san Carlo; la dalmatica del detto; la testa di san Massimo; una mezza statua di Santa Candida col

bastone di san Pietro, datole perché lo portasse a sant’Aspremo, che giaceva in letto con la podagra. Vi

sono in detta sacristia candelieri, vasi ed apparati ricchissimi, fatti da diversi arcivescovi, e vi si veggono

molti ritratti di essi.

Avanti Santa Restituta, essendo Cattedrale, vi era un gran cavallo, che diceano i superstiziosi fatto da

Virgilio per opera magica, il quale haveva virtù di sanare tutti ’ sorti d’infermità de’ cavalli. Fu disfatto

l’anno 1322 dall’arcivescovo Mario Carafa. Del corpo, poi, se ne fece campana per l’Arcivesco[365]vato,

ed il resto, cioè la testa ed il collo, fu donato al Conte di Maddaloni, che lo fece trasportare nel suo

palazzo a Nido, ove si vede, che ora si possiede da don Diomede Carafa in virtù di majorascato, come

legitimo discendente di quello.589

Attaccato all’Arcivescovato vi è il Palazzo dell’Arcivescovi, accomodato in questa maniera dal

cardinal Filomarino con ogni magnificenza, il quale lo fece construere all’uso romano, con tre porte, e

bel giardino, ed una piazza avanti, avendovi fatto da per tutto collocare le sue armi con il suo nome. Ha

il luogo per il tribunale, stanze per il vicario e Santo Officio con le carceri sotto; vi è il Seminario

dell’Arcivescovato, instruendovisi gli alunni in diverse scienze e bontà di costumi da’ catecumini. Siamo

stati un po’ lunghi nella discrizione del detto Arcivescovato per le molte cose che in esso si

racchiudono. Non tralasciando di dire che gli ornamenti non meno vaghi che ricchi della tribuna

587 Ed. 1725: Olivieri. Corretto sulla lezione della princeps. 588 Ed. 1725: del S Croce. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 589 Ed. 1725: come legitimo discendente da quello.

Page 182: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

174

dell’altar maggiore furono fatti cominciare dal medesimo cardinal Pignatelli, quale fece, poscia,

perfezionarli allor che fu creato pontefice, ora ci resta a dire

[366] Del gran borgo delle Vergini, che contine quello della Montagnola, Sanità, Stella, fuori

la Porta di Costantinopoli, Sant’Effrem, Cesarea, Limpiano, e fuori Porta Regale e Medina.

Più città, non che una, saria bastante a formare quest’ultimo e gran borgo, che circonda quasi tutte le

muraglie di Napoli, distendendosi in colline, piani e valli. E per principiare da Santa Maria degli Angioli,

de’ reformati francescani, ove lasciassimo il borgo di Sant’Antonio, vedremo nella Montagnola la chiesa

e monistero di Santa Maria della Providenza, già detta de’ Miracoli, che ne tiene il nome. Questa chiesa

fu posseduta da’ padri conventuali riformati di Santa Lucia del Monte: qual ordine estinto, decaduta alla

Sede Apostolica, fu, in esecuzione del testamento del reggente di Cancellaria Giovan Camillo Cacace,

da’ governatori della Misericordia comprata e fondatovi un monistero, sotto la direzzione di suor Maria

Agnese Caracciolo, sorella del cardinal don Innico allora arcivescovo, suor Anna Fortunata Bologna ed

una conversa, sotto la stretta regola di san Francesco, che s’osserva nella Trinità, donde uscirono. Col

dise[367]gno di Francesco Picchiatti si fece la casa, con due gran chiostri e tutte le commodità

imaginabili, grandezza e delizie, concesse a’ donzelle che vi si sepelliscono per sempre.

La chiesa tutta, che non corrisponde al monistero in grandezza, è molto polita e ricca:590 l’altar

maggiore e i due cappelloni sono di marmo mischio, disegno del Vinaccia et opera de’ Ghetti carraresi.

Il pavimento è di marmo, con bellissimi vasi per l’acqua benedetta; organi, fatti da Andrea Basso, posti

in oro, tutti d’intagli.

Il quadro dell’altar maggiore, con baldacchino di rame indorato, con li ritratti del reggente, madre e

zio, Giuseppe di Caro, fu dipinto da Andrea Vaccaro; la Concezzione d’uno de’ cappelloni, del

Giordano; dell’altro, del Malinconico, di cui son l’altre tele; quello della Cappella del Crocifisso, del

Solimena, conservandosi in questa l’antica imagine della Madonna de’ Miracoli, che diede titolo alla

chiesa. Ha per tutti gli altari gran quantità d’argento, con due putti anche d’argento, e torcieri del

Vinaccia, con apparati per le messe di valore e galantarie. Vi si ricevono donne nobilmente nate, giusto

alla dispozione del testato[368]re, che non hanno modo, per mancanza, di entrare ad altri monasteri.

Discendendo alla Strada Larga, v’è il convento591 de’ padri cirsterciensi di san Bernardo, con la nuova

chiesa di San Carlo, cominciata col disegno del Nuvolo in forma ovata: si dubitava di farci la cupola per

la troppo latitudine; ad ogni modo, ajutata con sproni o votanti, s’è fatta, ed è riuscita una delle più belle

chiese di Napoli, apertasi nel 1700, anno del Giubileo, nella quale vi sono molte pitture del San Felice,

cavalier di piazza, molto stimate. Nel convento v’è qualche comodità per li padri, e nella chiesa hanno

del cuore e della carne e sangue di san Carlo, reliquie di sant’Anna, san Bernardo ed altri.

590 Ed. 1725: e molta polita e ricca. 591 Ed. 1725: convente. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725.

Page 183: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

175

Sopra la detta Montagnola vi è una chiesa picciola, con ospedale de’ convalescenti della Santissima

Annunziata, detto Annunziatella: vi era un giardino botanico di semplici per uso medicinale, che si è

dismesso con perdita da commiserarsi, giovando molto per la salute degli uomini; v’è anche l’ospedale

de’ convalescenti della Pace, con picciola chiesa, e qui per l’aria perfetta vi si raffina e lavora la cera.

Discendendo per la Strada delle Vergini, per dove passa un gran torren[369]te che discende da Capo

di Monte e passa per la Valle della Sanità, vi è in essa la chiesa della Misericordia – con un ospedale per

sacerdoti tanto infermi quanto peregrini, che si ricevono per tre sere –, dove san Gaetano per qualche

spazio di tempo, prima di passare a San Paolo, abitò, e prima era parocchia, che fu portata alle Vergini.

Da presso vi è la chiesa di Sant’Antonio, entrandosi in un vicolo, che fu già ricca abbadia, oggi decaduta

e sostenuta da un conservatorio di donne, detto Santa Maria Succure Miseris, fondato dalla Principessa di

Stigliano e da altre dame per donne che abbandonano le laidezze592 del mondo, e vi osservano la regola

di san Francesco.

Vi sono, così alla Montagnola come qui, diversi palazzi, come quello de’ duchi di Sant’Elia di casa Di

Palma, del regente Lopez, dove è un supportico, chiamato il Supportico di Lopez, ed altri.

Vi è la chiesa di Sant’Aspreno, servita da’ padri ministri degli Infermi, fondata593 dal padre Fabrizio

Turboli, e, più oltre, un ospizio con cantina de’ padri camaldolensi; la parocchia delle Vergini, che dà il

nome al borgo, già chiesa de’ padri [370] crociferi, quali, dismessi, trasferivvisi la parocchia della

Misericordia, e poi dal cardinal Caracciolo fu destinata alli sacerdoti della Missione, fondata dal padre

Vincenzo de’ Pauli francese, che hanno l’istituto d’istruire quelli che pigliano gli ordini sacri, ed hanno

anche un oratorio a parte per i loro esercizj spirituali.

Passato più avanti, doppo molte comode case, come quella del Marchese Mascambruni, già residente

del Palatino del Reno, di don Fabrizio Ruffo, che fu palazzo prima della Duchessa di Montragone, e poi

della Sanità, vi è quello di don Carlo suo fratello, fatto di nuovo sul giardino del medesimo.594 In quello

di don Fabrizio lungo tempo abitorno quei due insigni nell’arte del cavalcare, padre e figlio, Rinaldo e

Carlo Miraballi, i discendenti de’ quali sono oggi duchi di Campomele, ed hanno595 avuto due reggenti

in casa, cioè don Antonio e don Trojano.

Passato più avanti, vi è il monastero di Santa Maria a Secola, cioè a Sicola, collegio di donzelle,

fondato già in Santa Maria a Sicola nella Strada di Don Pietro a Forcella, qui trasferito, e vivono con le

regole di santa Teresa, dilettandosi d’aricciar tele Cambrai. Si sale ad una [371] collina, ov’è il Palazzo di

Monadois, superiore a Napoli, molto delizioso, fatto dal regente Monadois, poi de’ Duchi di Siano,

ultimamente della casa D’Onofrio, dove, fra una Pasca all’altra, si recitano l’operette de’ padri

592 Ed. 1725: le laidezza. Corretto sulla lezione della princeps. 593 Ed. 1725: fondato. 594 Ed. 1725: Passato più avanti, doppo molte comode case, come quella del Marchese Mascambruni, già Residente del Palatino del Reno, di D. Fabrizio Ruffo, che fu Palazzo prima della Duchessa di Montragone, e poi della Sanità quello di D. Carlo suo fratello fatto di nuovo sul giardino del medesimo. 595 Ed. 1725: anno. Corretto sulla lezione dell’altra edizione del 1725.

Page 184: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

176

dell’Oratorio. Per una strada un poco ripida, ma pure carrozzabile, si va a Capo di Monte, ov’è una villa

deliziosa de’ padri gesuiti ed un convento de’ padri conventuali di san Francesco, fondato da Fabio

Rosso e dedicato al santo; e si sale a Toscanella, famosa per una cisterna d’acqua fredda, molto

frequentata dal fu cardinal Filomarino. Ritornando a discendere, vi è poco lungi da San Severo il

palazzo che fu della famiglia Anacleria, e, nella salita di detto Capo di Monte, quello dello Barone

Marotta; il Casino di Cavaniglia; quello, sopra l’osteria, di don Giuseppe Rossi; e, presso la parocchia di

Santa Maria delle Grazie, due palazzi: de’ Carmignani, oggi marchesi d’Acquaviva, ed uno della famiglia

Roggiero di Salerno; più oltre, la chiesa di San Rocco, con osteria, forno e magazeno, dove si vende la

farina. Nella chiesa di San Francesco di detto Capo di Monte, in una delle cappelle, vi sono alcuni

epitaffi moderni: della famiglia Pinto Salernitano e quello del padre Berardicelli, [372] generale

dell’ordine conventuale, morto in età di 93 anni. Nel giardino del Principe di Pietra Catella vi era un

piede di fichi gentili così grande, che solo per i frutti si solea affittare sessanta scudi l’anno e più, che

tanto non rendea un intiero podere: ora inaridito.

Nel piede di Capo di Monte vi è la chiesa di San Severo, de’ padri conventuali, nella quale si vede

uno degli aditi596 del famoso Cimitero di San Gennaro, che s’estende per due miglia, ed ha quattro

bocche, cioè questa di San Severo, Santa Maria della Sanità, San Gennaro e Santa Maria della Vita. La

chiesa è stata fatta di nuovo col disegno di Dionisio Lazari, servendosi dell’istesso monte ov’era

incavata la chiesa antica per pilastri. Vi è ancora il sepolcro del risuscitato dal medesimo santo, per

chiarire il bagnarolo bugiardo ch’avea chiamato in giudizio la moglie del morto,597 con iscrizione del

fatto postavi dal canonico Tasso; ora trasportatosi vicino la porta maggiore della chiesa. Vicino l’altar

maggiore si osserva l’urna dove stiede il santo prima d’esser portato a San Giorgio, e sopra di essa una

mezza statua con cancelle d’ottone. L’ingresso al cimitero è dalla parte del Vangelo. La chiesa fu

chiamata, prima, del Salvatore, e poi, dal [373] fondatore, San Severo. Di questo monastero è allievo il

padre maestro fra Bonaventura de Bottis, teologo già del fu vescovo di Pozzuoli Pitirri, il quale ha dato

in luce la Vita di Scoto e i Panegerici sacri da lui detti, con molto applauso.

Poco più abasso è il magnifico e gran convento, con la chiesa, della Sanità. Da qui ha principio,

come si è detto, uno degli aditi del Cimitero di San Gennaro, ove, scoverta l’anno 1569 una imagine

della Vergine, avendo servito il luogo per cantina e per stalla, alla fine, a forza de’ miracoli conosciuto

per sacro, fu dal cardinal Mario Carafa concesso a’ padri domenicani il potervi celebrare, che vi

trovorono molte memorie de’ sepolchri antichi. Il cardinal d’Arezzo diede loro in pieno dominio che

formassero un stretto modo di vivere, chiamato l’Osservanza della Sanità; dalla valle che diceasi di tal

596 Ed. 1725: una degli aditi. 597 Ed. 1725: ch’avea in giudizio la moglie del morto. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725.

Page 185: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

177

nome598 per i gran miracoli (come bene osserva il Celano) fatti da san Gaudioso, e non già dalla

salubrità dell’aria, come pensano altri, fu detta la Madonna della Sanità.

Col disegno di fra Giuseppe Nuvolo si fece la chiesa circolare, con gran cupola e più navi. La grotta,

o bocca [374] dell’antro, o cimitero, è restata sotto l’altare maggiore, a cui si sale per due scalinate di

marmo capricciosamente lavorate, e vi è sopra il coro all’altar maggiore, in mezzo a due organi, una

statua della Vergine, del Naccarini.599 Vi è una custodia di cristallo di rocca, adorna di rame dorato, con

un altro picciolo tabernacolo dentro, sostenuto da quattro angioli di rame similmente dorati, opera di

fra Marino, converso di detti padri, con dodeci candelieri anche di cristallo.

Nella grotta di sotto, dipinta nel muro, alquanto umido600 dalla parte del Vangelo, vi è l’antichissima

imagine della Madonna della prima chiesa, che ancora vivace si mantiene con i suoi colori, e per essa,

per una porta, si può passare a vedere il cimitero dove fu sepolto san Gaudioso prima d’esser

trasportato nella chiesa delle monache.

Ha la grotta 12 altari di marmo: nel maggiore vi è quello di Sant’Antero, papa e martire, e, negli altri,

altri santi martiri di cui la festa si celebra la seconda domenica di maggio. La volta è stuccata e dipinta.

Nella chiesa i quadri sono: la tela del San Tomaso che fuga col tizzone la donna, di Pacicco di Rosa,

dov’è la fede [375] vescovale, trovata nella prima chiesa, che in alcune solennità dell’anno solevano gli

arcivescovi andare a celebrare – se ne vedono ancora in altre chiese per questo effetto, e non per altro,

sì come bene avertono la maggior parte de’ scrittori napolitani –; l’Annunziata, di Giovan Berardino

Siciliano; il San Biagio, d’Agostino Beltrano; San Pietro Martire, del Balducci; due Sante Caterine, del

Vaccaro; tutti gli altri, del Giordano; il pulpito di marmo, di Dionisio Lazzari.

Nella sacristia ottangolare vi sono ricchi apparati con due croci di cristallo di rocca; un reliquiario

anche di cristallo, con una spina della corona; calici e pissidi dello stesso; un ostensorio con un Noè,

d’argento, che sostiene l’arca d’oro, con una colomba che forma con l’olivo una pisside, ove si posa la

sfera d’oro per l’Eucaristia, tempestata la sfera di diamanti di fondo; un reliquiario con molte reliquie, e,

fra l’altre, tre corpi intieri di martiri e la testa di san Felice, il manto di santa Catarina martire, una costa

di santa Caterina di Siena, di san Domenico e di santa Maria Maddalena; a lato della sacristia v’è una

stanza, detta il Tesoro, con le reliquie de’ santi martiri, che si conservano nelle grotte,601 con le teste

d’argento.

[376] Il chiostro ovato fu dipinto a chiaro oscuro, di rabesco, da Giovan Battista di Tiro, famoso in

quest’opera in far scene per teatri e per comedie: vi è una famosa farmacopea; una gran congregazione

del Rosario. Nel chiostro maggiore vi sono dormitorj per più di 200 frati, con altri che vanno a

terminare in una loggia; vi è un’infermaria, con una cappella in cui è un quadro dell’Annunziata, copiato

598 Ed. 1725: da tal nome. 599 Ed. 1725: Maccarini. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 600 Ed. 1725: alquanto umida. Corretto sulla lezione dell’altra edizione del 1725. 601 Ed. 1725: nella grotte.

Page 186: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

178

da Marcello del Busto da una tela del Buonarota. Il refettorio è dipinto dal Balducci; vi è una buona

libreria con globi di Terra e Cielo. Nel cimiterio di detta chiesa furono sepelliti san Gaudioso, san

Nostriano, san Quodvultdeo ed altri santi, e per li miracoli che facevano, dando la sanità, fu detta la

Valle della Sanità, come s’è detto.

In una casa si ritrovò un cimitero di gentili epicurei, con urna che dicea:

Sellius Cajus Sedes Hauranus tuetur.

Ex Epicureo Gaudi vigente Choro.

con altri nomi greci; dal che si cava esser detti luoghi sin da’ tempi antichi serviti di cimiteri.

L’altra chiesa del cimiterio è Santa Maria della Vita, fondata dal padre Andrea Vaccaro, per

l’Osservanza dell’ordine carmelitano, ov’era la Cappella di San Vito nel territorio d’Ottaviano

Suar[377]do: la chiesa si va abbellendo con stucchi, e marmi e cupola; vi è sepolto nella Cappella di

Santa Maria de’ Pazzi Gasparro Roomer, ricchissimo mercadante forestiero. In una strada appresso,

detta delle Fontanelle, anni sono, essendo viceré il Marchese d’Astorga, vi si trovorono due sepolcri

antichi di gentili con urne, rovinati dalla incuria de’ fabricatori. Nell’andare al Cimiterio di San Gennaro,

vi è Santa Maria della Chiusa, dove fu ucciso da Perrinotto il beato Nicolò eremita, come si disse,

sepellito in Santa Restituta.

Si passa all’antico Cimiterio di San Gennaro, detto extra mœnia,602 ad foris e ad corpus, ove fu sepellito il

corpo del santo, trasferito da Marciano dal vescovo san Nostriano, e fabricatoli la chiesa ove erano

l’antiche catecombe, ove medesimamente furono sepelliti sant’Agrippino, Lorenzo, Attanasio,

Giovanni, Gaudioso, Nostriano ed altri santi vescovi.603 Il corpo di san Gennaro fu tolto da Sicone,

duca di Benevento, per li spergiuri che vi si faceano, e vi fu doppo fondato un monistero di benedettini:

poi, abbandonato, restò ospedale sotto una confraternità di laici nell’anno 1656; servì per lazzaretto agli

appestati. Ultimamente don Pie[378]tro d’Aragona, l’anno 1663, con consenso del cardinal Caracciolo,

lo rese abbitazione de’ poveri ch’andavano mendicando604 per la città, e vi fece molte fabriche nuove, ed

anche un conservatorio per le donne de’ medesimi, onde giustamente se li attribuisce il nome di

fondatore. Il pensiero di don Pietro d’Aragona fu di render la città pratticabile, in particolare le chiese,

senza il disturbo di questi: ma, moltiplicate le miserie a’ nostri tempi, sono cresciuti al maggior segno, in

maniera che dieci ospizj non basterebbero a chiuderne la metà. La chiesa è antica, ma è accomodata alla

moderna col suffitto nuovo, l’altar maggiore di marmo e li coretti per musica: la sua porta è di marmo

bigio antico, ma le due colonne di marmo giallo, che vi stavano, furono cambiate dal cardinal

arcivescovo Cantelmo per far l’altar maggiore dell’Arcivescovato, il quale lasciò assai abbellita con

602 Ed. 1725: extra menia. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 603 Ed. 1725: ad altri Santi Vescovi. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 604 Ed. 1725: me-/dicando. Corretto sulla lezione della princeps.

Page 187: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

179

medaglioni di marmo ed altri fregi la sacra grotta, ove un tempo riposò il corpo del santo nostro

protettore Gennaro. In un pilastro della chiesa vi è una memoria fatta a Marco di Lorenzo, macellaro, il

quale lasciò gran parte della sua eredità a questo luogo, e che da bassi principi arrivò a gran

ricchez[379]ze. Tiene per reliquie, in una cappella a parte che chiamano Tesoro, un dito indice che fu

trovato nel troncarsi la testa al santo.

Nel monte vi sono vestigi dell’antica chiesa eretta da san Severo al santo, con altare e sede vescovale,

incisa nel monte; siegue un’altra cappella, eretta a Sant’Agrippino; appresso, un’altra, ove dicono fussero

sepelliti i santi Giovanni ed Attanasio, ed altri santi.

Il cimiterio è incavato nel monte. Egli ha tre ordini uno sopra l’altro, lungo due miglia per dritto,

avendo l’adito sino a Sant’Efrimo Vecchio, de’ cappuccini, e dall’altra parte sin sotto la Salute, avendo

servito per sepoltura degli appestati in diversi tempi, vedendosi la pianta d’esso,605 fatta con molta

accuratezza, nell’opera del Celano. Il luogo sopra l’ospizio di San Gennaro vien detto la Conocchia,

forse da cuniculi, così chiamando i Latini le cave sotterranee.

Ritornando da detta chiesa per l’Imbrecciata della Sanità, si sale in un largo fatto a petizione ed

istanza de’ padri agostiniani scalzi, ma, prima di giungervisi, è il conservatorio eretto dagli orefici ed

argentieri per le figliuole dell’Arte; in una strada che discende verso Santa Maria la Stella, v’è il [380]

conservatorio di Santa Margarita e Bernardo, fondato da Giovanni Morso cappellaro, che si è

abbellito606 alla moderna al maggior segno. Dirimpetto vi sono diverse comode case con giardini.

La chiesa di Mater Dei fu fondata dal padre Agostino de Iuliis napolitano, dell’ordine de’ servi. Fu

poi ingrandita607 col convento dal padre maestro Giovan Battista Mirto, dell’istesso ordine: si chiama

Mater Dei a differenza della Madre di Dio de’ padri scalzi di santa Teresa, che dà il nome al borgo di

Mater Dei annesso alle Vergini. Tiene una chiesa molto bella e compita, in cui la quarta domenica di

settembre vi si celebra la festa della Madonna de’ Sette Dolori, e nell’anno 1709 vi fu anco introdotto il

noviziato, di cui n’è maestro il padre baccelliere Giovan Battista Leo, e parimente vi sono introdotte le

40 ore circolari a’ 14 di giugno.

Vicino alla chiesa delli scalzi di Sant’Agostino, vi è la casa del dottor medico Mario Schipano, che vi

era famosa libraria piena di libri greci ed arabi: questo fu quel Mario Schipano così celebre letterato,

amico di Pietro della Valle.

Si discende, per andare alla Stella, alla chiesa parrocchiale dell’Annunziata – detta Nunziatella – a

Fonseca, [381] fondata dal cardinal Decio Carafa e poi fatta parrocchia del quartiero: di questa n’è oggi

degno paroco don Gaetano Rossi, il quale ave ampliato la tribuna, fatto l’altar maggiore di marmi

mischi ed introdotto in essa la divozione di san Gaetano, facendo rappresentar da’ figliuoli di Loreto

605 Ed. 1725: d’osso. 606 Ed. 1725: abelito. Corretto sulla lezione della princeps. 607 Ed. 1725: ingradita. Corretto sulla lezione dell’altra edizione del 1725.

Page 188: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

180

ogn’anno, avanti la chiesa, un’opera in musica, continente qualche azione del santo, e sono memorabili

quelli dell’anno 1708, ed altre, uscite dalla famosa penna di Carlo de Petris.

Passata la parocchia prossima alla Stella, si trova il gran Palazzo de’ Duchi di Maddaloni, rifatto da

Gasparro Romer. Passò poi, per compra, in potere de’ duchi d’Airola Caracciolo, ma, morti questi

senza eredi all’improviso, mentre si trovava in Firenze per dar qualche riparo alle sue indisposizioni, è

successo608 alla sorella, e per essa al Conte di Montuoro609 e Principe della Riccia suo figlio.

Il convento de’ padri minimi di san Francesco610 di Paola, detto Santa Maria alla Stella, che dà nome

a questa parte di borgo, ebbe questo principio: stava presso la Porta di San Gennaro una imagine della

Madonna molto miracolosa, che, nel farsi la porta, fu messa in serbo in Santa Maria della Misericordia,

ed [382] indi erettoli611 questo tempio con bellissima affacciata. Tiene un buon convento con speziaria,

e nella chiesa vi è sepellito Luigi Riccio vescovo di Vico Equense, huomo di gran lettere,

particolarmente legali, di cui si vede un mezzo busto di marmo presso l’altar maggiore, ed un altro,

all’incontro, de’ duchi di Miranda di casa Caracciolo, virtuosissimo in tutte sorti d’azioni cavaleresche,

in particolare nel giostrare.

Si discende più abbasso al conservatorio del Rosario, detto alle Pigne, nello stradone fuori la Porta di

Costantinopoli, fondato dal padre Michele Torres, vescovo poi di Potenza, col denaro de’ fratelli della

congregazione del Rosario in San Domenico su le case de’ Sicoli e Mascambruni, rifatto alla grande a

spese del detto Gaspar Roomer. La chiesa è fatta moderna col disegno del Guglielmelli; s’è giunto

ultimamente l’atrio con bellissima scalinata e frontespizio di stucco, con una statua della Vergine in

mezzo, di pietra di monte, con mani e testa di marmo, opera di Giuseppe Torcola;612 le pitture della

chiesa, quella dell’altar maggiore è di famose penne; l’altre sono, parte, di Giacomo del Po, parte

d’altri.613

La sacrestia è riuscita al pari d’[383]ogn’altra chiesa vaga e polita, e le monache vivono sotto la regola

di san Domenico, soggette all’arcivescovo.

Passate alcune casette vicino le Cavajole – e perché i primi habitatori furono gente della cava, per lo

più fabricatori –, si vede la gran machina degli Studj Publici, che già fu fondata per Cavallerizza, e poi

per mancanza d’acqua ridotta ad uso delle scienze.

608 Ed. 1725: successa. 609 Ed. 1725: e per essa il Conte di Montuoro. 610 Ed. 1725: S. Franceso. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 611 Ed. 1725: in erettoli. Corretto sulla lezione della princeps. 612 Ed. 1725: Giuseppe Tomola. Corretto sulla lezione dell’altra edizione del 1725. 613 Ed. 1725: l’altre sono parte di Giacomo del Pò, d’altri.

Page 189: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

181

TAVOLA [XXXIX]. Veduta delli Studii Publici. All’illustrissimo signor don Genaro d’Andrea, reggente del

Reggio Collateral Consiglio, delegato della Real Giurisdizione.

L’opera fu cominciata dal Conte di Lemos col disegno del cavalier Fontana, che, se fusse all’intera

perfezione venuta, sarebbe uno de’ più belli edificj d’Europa: don Pietro di Castro, fiugliuolo e

successore del Conte di Lemos viceré, l’aprì l’anno 1616 con sollenne cavalcata, nella quale

intervennero tre collegj de’ dottori, legisti, filosofi e teologi; primi con capirotti614 rossi, i secondi gialli

ed azurri, ed i terzi bianchi e neri. All’edificio manca il lato sinistro; la porta di mezzo è fatta con gran

colonne, con sopra l’arme reggie ed615 una iscrizione in marmo del padre Orso della Compagnia di

Gesù, impugnata dal Lasena per quel “Studium cum Urbe metum Ulisse auditorem habuit”. V’è un

gran salone tutto rovinato, ed oggi scoverto per dubio che non cadesse il tetto; l’edificio, dalla parte di

fuori, è adornato di [384] statue antiche venute da Pozzuoli, ove si trovarono con iscrizione:

Lares Augustos.

M. Agrippina refecit.

Vi si leggevano in diverse catedre tutte le scienze: legali, filosofiche, theologiche, la lingua greca ed

altre; vi è la stanza per l’anatomia ed un gran cappellone per lo concorso e funzioni publiche, ove sono

statue del Naccarino e d’altri; sono al presente,616 però, i Studj trasferiti nel real convento di San

Domenico, servendo quel luogo per i soldati.

614 Ed. 1725: capitotti. Corretto sulla lezione della princeps. 615 Ed. 1725: od. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 616 Ed. 1725: prete.

Page 190: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

182

Or, salendo per la strada larga ed ariosa dietro gli Studj, si ritrova l’allegrissima chiesa, e convento,

de’ teresiani scalzi, fondato dal reggente Martos col nome della Madre di Dio e col disegno di Giovan

Giacomo di Conforto. L’altar maggiore è preziosissimo, tutto composto di gioje, fatto in forma di

tempio, di basso rilievo, con ornamenti di rame dorato, di valsente di 100 mila scudi: l’opera è

maravigliosa, sì per la quantità delle pietre come per la grandezza; fatte del modo stesso le porte laterali.

Il quadro di mezzo del coro è stato ultimamente posto e dipinto dal pennello di Paolo de Matteis; i

laterali, [385] per ora, sono d’un laico loro.

La Cappella di Santa Teresa è disegno del rinomato cavalier Cosmo; le dipinture, messe a fresco,617

sono del Massimo; la Santa, del Balducci, e, calandosi detta tavola, si vede la statua d’argento, cavata da

quella di marmo ch’è nella chiesa del borgo di Chiaja. Nella Cappella Ravaschiera vi sono pitture del

Santa Fede.

La Cappella del Beato Giovanni della Croce è della famiglia Longobarda, e dall’uno e dall’altro lato

della croce, con bellissime cornici di stucco indorate, adornato ad intorno di chiaroscuri, si son messi

due quadri ad oglio di Giacomo del Po, li quali contengono, uno la Battaglia di Praga, ottenuto618 con

l’assistenza del padre fra Domenico di Giesù Maria, l’altro la Fuga di san Giuseppe nell’Egitto. Nella

sacristia vi sono buoni quadri, fra’ quali uno del Salerno:619 la porta che conduce ad essa s’è fatta in

mezzo sotto a’ quadri sudetti; un’altra, finta, all’incontro. Il convento è magnifico, per quanto porta la

religione, con giardini e loggie di rari fiori che dovevano servire per uso degli Studj Publici.

Hanno famosa libraria, accresciuta da quelle lasciatoli dal canonico Gallicini, e quella del regente De

Marinis, [386] che sta sepellito presso la porta, a man destra entrandosi, con mezzo busto di marmo.

Poco più avanti, nel largo nominato di sopra, è la chiesa de’ riformati di sant’Agostino, scalzi, detta

Santa Maria della Verità: fu fondata la riforma e la fabrica della chiesa dal padre Andrea Dies e d’altri

sopra l’antica chiesa di Santa Maria dell’Oliva; con l’occasione delle Scuole della Mortificazione

ingrandissi il convento e la chiesa, essendo riuscita molto bella, con la cupola ultimamente fattavi.

Nell’altar maggiore vi è l’antica imagine della Madonna della Verità, ed al presente si è fatto di marmi

mischi, con bellissimi intagli de fiori composti, opera del Ghetti. Il San Nicolò Tolentino è del

Giordani; l’altro, dell’altro cappellone, del Marulli;620 San Tomaso di Villanova, dello stesso Giordani. La

Cappella degli Schipani, ov’è sepellito l’accennato Mario, a cui drizzava, come si è detto, le lettere ne’

suoi viaggi Pietro della Valle, ha quadri a fresco ed oglio del Cavalier Calabrese, ed il quadro della

cappella a fronte è dell’istesso: vi sono molte memorie degli Schipani con loro simulacri in marmo. Il

pulpito è mirabile, di [387] radici di noce, fatto da un tal maestro Agostino, e l’aquila che lo sostiene è di

617 Ed. 1725: le dipinture messo a fresco. 618 Ed. 1725: ottenuta. Corretto sulla lezione dell’altra edizione del 1725. 619 Ed. 1725: Salerni. Corretto sulla lezione della princeps. 620 Ed. 1725: Il San Nicolò Tolentino è del Giordani, dell’altro cappellone del Marulli. Corretto sulla lezione della princeps.

Page 191: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

183

Giovanni Conti; a lato della porta vi stanno due sepolcri, uno di fra Bonaventura d’Avalos, monaco

agostiniano, vescovo, e l’altro della famiglia Rovegna, Marchese di Umbriatico.

Nella sacristia v’è un armario di noce, intagliato da un frate loro, laico, con la Vita di santa Monica e

sant’Agostino. Delle reliquie insigni hanno un pezzo del legno della Croce, poco meno d’un palmo ed

un’oncia largo; una spina del Signore; e dell’osso della destra di san Giovanni Battista; e di santo

Stefano protomartire; di san Giacomo; santa Lucia; della porpora e veste bianca, posta per ischerno al

Signore; della corda di san Giovanni Battista; del cingolo della Vergine; del pollice della destra di

sant’Anna; ed altre: quali reliquie furono loro date da Selim, figlio di Maumet gran turco, fatto cristiano

e chiamato Francesco Ottomano, inviatoli dalla madre Elena Paleologa, e da esso, per visione havuta di

santa Monica, concesse a’ padri. Hanno una reliquia di san Tomaso di Villanova, donata che fu dalla

Duchessa di Gravina, madre del pontefice regnante Benedetto XIII.

Tirando per un vicolo a traverso, si [388] va ad uscire alla chiesa della Concezione, de’ cappuccini,

detta Sant’Effrem o Iefremo Nuovo, a differenza del Vecchio, che ha dato anche il nome a questa parte

di borgo, che si chiama Sant’Efremo Nuovo. Fu fondato al declive di un monte, sostenuto da una

strada pensile fatta ad archi; tiene una infermeria famosa che serve per tutta la provincia, ed il suolo lor

fu dato dal Principe di San Severo: è capace la detta infermeria per più di ducento frati. La chiesa ha la

semplicità divota solita de’ padri, adornata di quadri del Lama, del Buono e molti di notte, passati al

nuovo choro e cimitero, stimati di Matteo Tomar fiamengo, che dipingeva cose d’oscuro; ha molte

reliquie; con vaghi giardini e farmacopea per li padri. Ha buona libreria con manoscritti rari, lasciati loro

da Giovan Battista Centurione.

Nella chiesa vi s’è aggiunto un bel cimitero, in cui ad istanza de’ fratelli Belloni vi s’adora l’immagine

di san Venanzio, padrone di Camerino, molto miracoloso per le cadute; e nella chiesa v’è un Christo

che fu percosso da un fulmine, con un distico:621

Fulmine, quo Christi facta est, ut cernis Imago

[389] Peccator orans, sic feriendus eras.

Questo Christo è stato ultimamente abbellito con pitture e balaustri di noce.

Vi sono presso detto convento molti belli casini, come uno del Principe di San Severo, poi de’

Carafi; Duca di Bruzzano, ora del principe di Cassano Ajerbo d’Aragona; uno di Grisoni, ma per la

morte di Federico, ultimo di questa famiglia, venuto in Napoli da Ravello, che già godeva in seggio di

Nido, e per quella di Girolamo, suo naturale, è passato per compra a Gaietano Pellegrino, figlio del

primo medico Vincenzo, che molto l’ave ampliato ed abbellito; uno de’ Duchi di Monteleone, ora de’

621 Ed. 1725: Disticon.

Page 192: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

184

Brancacci. Sono questi molti fratelli che vi abitano, fra’ quali monsignor arcivescovo di Matera et il

padre don Pietro teatino, idee, tutti, della gentilezza e della galanteria.

Tornando indietro per la strada che si va a Santa Maria della Salute, si vede in alto la casa di Giovan

Battista della Porta, ch’è quella dove compose le opere, ora posseduta da’ Costanzi suoi eredi; il Casino

del Prencipe di Cell’a Mare, molto delizioso; all’incontro quello degli Origli, non finito, ora, per lascito,

del Crocifisso di San Paolo.622 Si è estinta la famiglia in don Giuseppe, et il penultimo fu don Marzio,

cotanto nominato nelle [390] guerre. Vien poi la chiesa della Salute, de’ padri riformati di san

Francesco, fondata da Benigno di Roberto e Marco Pepe sopra un territorio chiamato Torricchio, del

quale623 poco lungi è la Villa de’ medesimi Pepi, curiosa a vedere per la cultura dell’edera; e dietro la

chiesa vi è un Palazzo de’ Petroni, che fu già della famiglia Barracano.

Ritornando a discender per dritto, v’è il monistero di Santa Monica, che da conservatorio è divenuto

clausura, sotto la regola di sant’Agostino.

Poco da questo distante è il monistero principiato da Camilla Antinori, vedova di Ottavio Capece,

per suo uso, che poi le moniche di Santa Margarita e Bernardo, dividendosi dal conservatorio delli detti

nomi presso Santa Maria della Stella, facendo questo clausura, vi vennero ad abitare, avendo comprato

il luogo dalla detta Camilla; stanno facendo la chiesa grande, essendovi nella picciola la Vergine

Concetta, dell’Amato.

Discendendo avanti, è la chiesa e casa di San Giuseppello, de’ chierigi regolari minori, che stanno

facendo la nuova chiesa col modello del cavalier Cosmo: ha la casa belle vedute.

Sopra il principio di questo colle, [391] a cui si sale per li Studj Pubblici, vi è il monistero di San

Petito Martire: dicono fusse fondato da san Severo nel quartiero di Somma Piazza, e proprio nel Largo

d’Avellino, poi qui trasportato ov’era un palazzo di Vincenzo Capece, ampliandolo con compra d’altre

case sin sopra al Palazzo del Principe di Leporano.

La chiesa è principiata col disegno del Marino e sta a buon termine: le dipinture con la Vita di san

Petito sono del Tesauro, ed erano l’intempiatura della chiesa vecchia; il quadro dell’altar maggiore, col

Martirio del santo, è di Nicolò di Simone; il San Benedetto in gloria, d’Andrea Vaccaro; la Vergine del

Rosario, del Giordano; la Santa Geltruda, d’altro pennello; questa fu quella santa Geltruda di Germania

celebre624 per le celesti rivelazioni, compagna di santa Metilde, di cui ne scrisse la Vita Giovanni

Lanspergi certosino, la di cui festa si celebra a’ 17 di novembre, e le monache ne tengono625 statue

d’argento con le reliquie. Vi è stata un’altra santa Geltruda, figlia di Pipino duca di Brabanzia, di Nivel,

ma questa fu d’altro ordine.

622 Ed. 1725: Crocifisso ci S. Paolo. Corretto sulla lezione dell’altra edizione del 1725. 623 Ed. 1725: da quali. Corretto sulla lezione della princeps. 624 Ed. 1725: celebra. Corretto sulla lezione dell’altra edizione del 1725. 625 Ed. 1725: tengno. Corretto sulla lezione dell’altra edizione del 1725.

Page 193: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

185

Ne’ pilastri fra le cappelle626 vi sono quadrucci di Zingaro; la Visitazione della Vergine, del Salerno,

in cui il san Giusep[392]pe è ritratto del Principe di Salerno, la santa Elisabetta d’un suo musico, ed il

san Zaccaria di Bernardo Tasso suo secretario, la Vergine quello627 della principessa sua moglie, ultima

della famiglia Villamarina. Gli adobbi sono ricchissimi, particolarmente due paliotti, in uno de’ quali è la

Creazione del mondo di Francesco Bonelli, ottimo ricamatore: ha quantità d’argenti, fra’ quali una

statua di San Petito, di Gennaro Monte; hanno insigni reliquie; viveano già con le regole di san Basilio,

ora di san Benedetto.

Vicino è la picciola chiesa di Santa Maria dell’Oliva,628 o del Parto, juspatronato de’ Carafa. Questo

luogo era una collina detta la Costigliola,629 la quale ora si possiede in virtù di fideicommisso di don

Orazio Carafa, padre di don Domenico.630

Ritornaremo di sopra per la strada che va alla Cesarea, e v’è il monistero detto il Sacramento, ed

anche Santa Maria Madalena de Pazzis, di monache carmelitane, fondato da Camilla Antinoro, avendo

prima venduto il suo luogo alle moniche di Santa Margarita e Bernardo, che poi diede a queste quello

del Sacramento. Gasparo Roomer, poi, col consenso delle moniche ed assenso pontificio, a quello del

Sacramento vi aggiunse il titolo di Santa Maria Madalena de Pazzis, a [393] sua istanza canonizzata. La

chiesa è posta in oro e dipinta dal Binasca. Vi stanno collocati buoni quadri che furono dell’eredità del

Roomer: quello dell’altar maggiore è del Giordano, ed altri delle cappelle. Hanno un bello tabernacolo

di pietre preziose ligate in rame dorato: ha buoni argenti ed adobbi, e si sta rifacendo il monistero.

Salendo per dritto è la chiesa di Santa Maria della Pazienza Cesarea, fondata da Annibale Cesareo,

secretario del Sacro Regio Conseglio, ov’era un ospedale per li convalescenti ora dismesso, e l’abbate

che ora vi presiede, dell’istessa famiglia, persona virtuosa e molto letterata, vi ha fatto gran bene. Più

avanti, sopra la casa concessa o venduta a’ padri trinitarj italiani da Ottavio Belmusto, nipote del

cardinale, si vede una picciola chiesa con l’abitazione per essi; e dirimpetto, quella col monistero,631 da

poco tempo qui fondato dalle moniche di san Francesco Sales,632 con le regole stabilite dal santo.

Salendo più sopra, vi è una picciola chiesa abbadiale di San Michele Arcangiolo; ne’ vicoli un’altra

picciola chiesa, detta San Mandato; poi le picciole chiese di Santa Maria degli Angioli; Santa Maria del

Soccorso e Sant’Agostino. Salendo per la sudetta strada, per diritto vi sono diverse633 ville e casini, come

quello [394] de’ Scorziati; Domenico Ubreven, oggi, per compra, del signor don Giuseppe di Gennaro;

de’ padri gesuiti; principe di Crucoli Aquino; della Principessa di Scanno; quella che fu del consiglier

626 Ed. 1725: fra le cappella. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 627 Ed. 1725: quella. 628 Ed. 1725: dell’Olista. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 629 Ed.1725: Costignola. Corretto sulla lezione della princeps. 630 Ed. 1725: Demenico. Corretto sulla lezione dell’altra edizione del 1725. 631 Ed. 1725: con l’abitazione per essi, dirimpetto quella col Monistero. Corretto sulla lezione dell’altra edizione del 1725. 632 Ed. 1725: S. Franceso Sales. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 633 Ed. 1725: divese. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725.

Page 194: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

186

Francesco Maria Prato, già adornata di statue, comprate da Andrea d’Aponte, che l’ha portate nella sua

casa; per fine, dal lato, il borgo dell’Arenella, per dove si può salire a Santa Maria a Nazaret,

antichissima chiesa abbadiale, ed indi al famoso romitorio de’ Camaldolesi, fondato nella chiesa del

Salvatore da san Gaudioso vescovo di Salerno, chiamativi i detti padri da Giovan Battista Crispo, ed

ingrandito dalla casa d’Avalos de’ marchesi di Pescara e da don Carlo Caracciolo.

TAVOLA [XL]. Veduta delli Camandoli. All’illustrissimo e reverendissimo monsignore Lorenzo Casoni,

arcivescovo di Cesarea, nunzio apostolico in Napoli.

La chiesa è bella ed amena, da dove si vede quasi tutta Terra di Lavoro e sino alla spiaggia romana: si

chiama anche Scala Cæli per una scala che vidde in sogno san Romualdo, per la quale ascendeano i

romiti suoi in Paradiso; nella chiesa vi sono quadri di buoni autori. Nel convento ogni monaco ha la sua

celletta e giardino: vi son belle strade per passeggi con alberi di faggi, ed è molto commodo per

ricchezze, havendo immense masserie e castagneti.

Nel discendere da detto monistero,634 prima d’arrivare alla Villa di Due Porte, [395] così detto da

Giovan Battista e Vincenzo della Porta che l’ebbero in dominio, si veggono due belle massarie che

servono per delizie l’estate: quella di man dritta al Seminario de’ Nobili, e quella di man sinistra a’ padri

dell’Oratorio di san Filippo, e tutte due tengono bellissime abitazioni e cappelle per loro uso.

Nell’Arenella i padri di San Severino vi hanno un luogo di diporto, e i domenicani ancora. E vicino

la parocchia vi è la Villa del fu dottor fisico Tomaso Donzelli, celeberrimo professore della medicina

moderna, della nuova filosofia, di lingua greca, ed ancora ameno poeta, quale, essendo vivo Carlo II,

passò in Ispagna, chiamato per medico di Camera, dopo la di cui morte, essendo egli ripatriato

nell’anno 1702, improvisamente morì, essendo stata non poco detta villa abbellita da lui di fabriche e

634 Ed. 1725: Nel discendere detto Monistero.

Page 195: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

187

pitture a fresco di sua mano, della cui arte egli si dilettava, avendo ancora lasciato un famoso studio di

rari libri635 di erudizione greca e latina, venduto poscia dagli eredi.

Ritornando presso la Cesarea da dietro, per dove si dice il Ponte di Giesù Maria, si va al Palazzo, e

giardino, del principe di Monte Miletto, Tocco, degli dispoti di Acaja. Sono in detto palazzo [396]

stanze grandi e nobili, e ne’ giardini giuochi di fontane, e vi è un piede di sant’Anna gloriosa, per cui nel

giorno della festa vi è gran concorso.

Vicino è il convento e chiesa di Giesù Maria, de’ padri domenicani, fondato con l’elemosine del

padre Silvio della Tripalda nel territorio d’Ascanio Coppola, essendo con l’ajuto del Duca d’Airola636

rifabricata la chiesa, come si vede: la porta con la scalinata, di marmi bianchi, molto bella e di vago

prospetto, disegno del cavalier Fontana, si va riducendo a perfezione. Al lato dell’altar maggiore vi è

una memoria con statua della Duchessa d’Airola,637 inalzata dal cardinal don Innico Caracciolo, suo

figlio, ed in mezzo alla chiesa una lapide ben grande con iscrizione, messa dal Marchese di San Giorgio

sopra l’ossa della madre, di casa Ventimiglia, dama delle prime famiglie di Sicilia, che fu per la bontà

della vita e de’ costumi, e di tutte l’altre ragguardevoli doti, amata e stimata da quanti la conobbero,

anche per fama. L’iscrizione sudetta è la sequente:

D. O. M.

Et quieti æternæ

Beatricis Vintimiliæ, Carrette

Normanniæ,638

March. S. Georg. & Polistin.

[397] Genere Conjugiis, Pietate, Prudentia

Cum maximis quibusque Fæminis

Comparanda,

Cui nihil ad summam felicitatem defuisset

Nisi carissima Pignora

Carolum Tocco Princip. Montis Milit.

Hyppolitamque Gravinens. Ducem

Immaturo nimis Fato sibi vidisset erepta;

Vixit Ann. LXV. Mens. IV. D. II.

Io: Dominicus Jacobi F. Milanus

March. S. Georg. & Polistin. Ardorens. Pr.

Matri incomparabili, & B. M.

Honoris, Pietatisque causa P. C.

Ann. Dom. MDCCV.

635 Ed. 1725: rati libri. Corretto sulla lezione dell’altra edizione del 1725. 636 Ed. 1725: d’Ariola. Corretto sulla lezione della princeps. 637 Ed. 1725: d’Ariola. Corretto sulla lezione della princeps. 638 Ed. 1725: Beatricis Vintimilia, Carrette Normannia. Corretto sulla lezione dell’altra edizione del 1725.

Page 196: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

188

Vi sono altri depositi. Il convento è molto comodo ed ha ancora comoda libraria.

La strada che va in giù, che si dice la Limpiana, o Olimpiana, o per un tempio di Giove che vi fusse

edificato o per i giuochi olimpici, che discendea sino quasi al Palazzo Regio, prende ora il nome dal

detto monistero di Gesù Maria. Fu il luogo già arricchito di palazzi, la maggior parte convertiti in

monisteri e conservatorj.

Nel principio, ov’era il Palazzo de’ Turboli, dalla congregazione del Monte de’ Poveri Vergognosi è

stato eretto per legato del sacerdote don Andrea di Sarno un conservatorio di donzelle [398] sotto

l’invocazione di Santa Maria Maddalena, due per ottine, che sono 58, che hanno bellissimi fiori e ricami

per gl’altari.

Dirimpetto ve n’è un altro, fondato dal sacerdote don Carlo di Mari per le figliuole periclitanti, e così

detto Santa Maria delle Figliuole Periclitanti, che furono governate da’ preti della Missione, oggi

dall’eminentissimo arcivescovo di Napoli, le quali alli 18 di settembre dell’anno 1702 aprirono di nuovo

una politina chiesa sotto la protezione della Purità e di santa Teresa, sotto la di cui regola vivono,

essendo il quadro dell’altar maggiore fattura del Sanfelice, cavalier napolitano di piazza molto noto ed

assai inteso di molte scienze. A sinistra, là dove si dice Ponte Corvo, è il monistero delle cappuccinelle,

fondato da Eleonora Scarpata, moglie di Luca Gigli, per la salute che ricuperò per intercessione di san

Francesco d’Assisi che li comparve: onde ella in voto eresse detto monistero, e, morto il marito, vi si

racchiuse; fondollo sopra le proprie case col nome del santo, dichiarato clausura da Paulo V. Vivono

sotto la regola di santa Chiara con grande osservanza, e si sta riducendo a perfezione il chiostro,

havendo una picciola chiesa.

[399] Sieguono poi due palazzi della famiglia Pontecorvo, che dà il nome al luogo, passati per donna

a’ Valdetari, marchesi della Rocchetta, di cui vi è oggi un regio consigliere, ch’è don Benedetto, e da essi

per compra alla Pincipessa di Bitetto.

Sopra la casa de’ principi di Tarsia Spinelli, dalle moniche scalze teresiane comprato il palazzo, s’alzò

il monistero consecrato a San Giuseppe, detto Santa Teresa delle Moniche: il chiostro, che serve solo

per 23 monache, è politissimo, con giardini e delizie.

La chiesa, col consiglio e disegno del cavalier Cosmo, riuscì nobile, allegra e vaga in quanto alla

grandezza, non disuguale all’instituto che professano: ha tre altari adorni d’un marmo di Sicilia, c’ha del

leonato, conforme l’abito della santa. Il quadro dell’altar maggiore è del Giordano; gli altri due, di

Francesco di Maria; v’è una facciata di piperni, imbiancata di stucco, ed essendo caduta la volta della

salita ove era il coro, si è già rifatta nella stessa forma che stava prima, non essendovi per grazia della

santa pericolata persona alcuna.

Passata la chiesa, in un vicolo vi è il bello e nobilissimo Palazzo del Principe di Tarsia, rifatto doppo

che concesse il suo alle teresiane scalze: il luogo è vago, con la [400] facciata all’oriente, con un formale

d’acqua freddissima e profondo; ha un museo di preziosi quadri di prima, seconda e terza riga di pittori,

Page 197: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

189

essendovene cinque del Rafaele, Buonarota, Sarno, Perin del Vago, Pietro Veronese,639 Caravaggi,

Castiglione, Bassani Vecchio e Giovane, Caracci, Rubens, Vannich, Guido Reni, e di Giuseppino

d’Arpino 24, molti dello Spagnoletto, 20 di Luca Forte, 50 del Falcone di battaglie, molti di Salvator

Rosa ed altri di pittori così paesani come forastieri, che ci vorrebbe un gran catalogo, essendovene più

di 400 da farne conto oltre i disegni, fra’ quali molti del cavalier Lorenzo Bernini. L’odierno principe

don Carlo è assai amico delle lettere umane ed ha accumulati rarissimi libri.

Passato detto palazzo, v’è una strada che da Giesù Maria tira verso Porta Medina, e vi sono diversi

palazzi, fra’ quali nell’ultimo, dirimpetto Sant’Antoniello, quello del dottor Domenico di Martino, figlio

del consiglier Scipione, che ha medesimamente molti quadri di valuta, fra’ quali 20 del Giordano, tre

dello Spagnoletto, del Preti, Vaccaro, Cavallino, Caracciolo, Pauluccio Porpora, Salvator Rosa, Santa

Fede, Falcone, Amato, Passante, Finoglia, Spadaro ed altri pittori [401] illustri napolitani, oltre gli altri

de’ forastieri, fra’ quali uno picciolo, ma grande per la rarità, del Buonarota.

Dirimpetto v’è il convento de’ padri conventuali, che da Evangelista Petrone, padrone del territorio,

che già si disse Pancillo, fu prima concesso a’ canonici di San Giovanni Laterano per farvi una cappella

col titolo di Santa Maria del Soccorso, e poi a’ detti padri640 col titolo dello Spirito Santo, che a

differenza641 della chiesa grande si disse dello Spirito Santello, essendovi trovata la diminuzione642 de’

nomi nelle chiese per distinguerle una dall’altra. Collocatavi una imagine miracolosa di Sant’Antonio,

prese il nome del santo, ed oggi si dice Sant’Antoniello fuori Porta Medina, chiamandosi così questa

parte del borgo fuori la porta sudetta. La chiesa si va abbellendo: vi è un marmo della memoria

dell’edificazione e della famiglia Perrone, e si va perfezionando643 il chiostro. Nel piano, discendendo

verso la detta porta, che, come si disse, fu già detta Pertuggio, aperta poi dal Duca di Medina, vi si vede

dirimpetto, all’uscire, la chiesa di Santa Maria di Monte Santo, fondata da’ padri siciliani collocandovi

un’imagine, copia di quella che hanno in Sicilia: sono questi padri della riforma de’ carmelitani,

dicendosi del primo [402] istituto; dal Monte Carmelo vi vennero per fondare un convento alla Torella,

chiamati da quel principe, e con questa occasione si fermarono a San Bartolomeo, dietro il teatro con

l’ospizio, là dove sono oggi i riformati della Mercé, anche siciliani; poi mutorono sito, e, venuti qua, ma

più dietro, al fine col modello di Pietro di Maria fecero la chiesa e conventino, e col disegno de’ Lazzari

la cupola; vi sono due quadri del De Matteis, di Sant’Antonio ed Angelo Custode; una Santa Cecilia, del

Simonelli, discepolo del Giordano, e la detta imagine della Madonna all’altar maggiore. Di questo

instituto è oggi il padre fra Giuseppe Parascandolo, già un tempo priore di questo convento, il quale ha

dato in luce molte opere in versi tanto nell’una quanto nell’altra lingua. Attaccato alle mura della città, e

639 Ed. 1725: Pietro Veronse. Corretto sulla lezione della princeps. 640 Ed. 1725: e poi i d. Padri. Corretto sulla lezione della princeps. 641 Ed. 1725: che ha differenza. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 642 Ed. 1725: dimunizione. Corretto sulla lezione dell’altra edizione del 1725. 643 Ed. 1725: perfezionande. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725.

Page 198: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

190

sotto la Trinità delle Moniche, v’è una picciola chiesa di Santa Maria delle Grazie, detta la Graziella,

medesimamente famosa per le grazie.

Tirando dritto, si va ad un luogo detto Ventaglieri, ove per salita ripida si può salire al Palazzo di

Monte Miletto; alla radice v’è una pia confraternità, detta del Sangue di Cristo, e sotto il monte vi si

vedono gran cave, donde s’è ca[403]vata quantità di pietra dolce per la fabrica delle case.

Per traverso si va alla Strada dell’Olivella, dove fu prima la chiesiuola di Monte Santo, ed indi,

salendosi verso San Martino, v’è la chiesa di Santa Maria de’ Monti, de’ padri conventuali, picciola

chiesa con conventino poco comodo e ombroso per esser situato in mezzo a due monti.

Ritornando a Porta Medina, e raggirando644 per le mura della città – fatte dal viceré don Pietro di

Toledo – sino a Porta Reale, si vede avanti detta porta una picciola chiesa isolata, detta la Madonna

della Providenza. Attaccate645 alle mura della città, sotto San Sebastiano delle Monache, vi erano molte

case, tolte via a tempo de’ tumulti, benché si vadano rifacendo alcune dove v’è un luogo per far

comedie l’estate al fresco, molto comodo.

Nel gran largo fuori detta Porta Regale si suole far esercizio per li cavalli, e si fa il mercodì un

mercato di legumi, detto il Mercatello.

TAVOLA [XLI]. Veduta di Porta Alva. All’eccellentissimo signor don Carlo Carafa, prencipe della Guardia.

Dirimpetto a Porta Alba vi è il convento di San Domenico Soriano della provincia di Calabria,

fondato col denaro d’una donna, fatta schiava, della terra di Misuraca, dato a fra Tomaso [404] Viesti

domenicano, anch’egli cattivo, per farne un convento a Santa Caterina nella sua patria, convertito detto

644 Ed. 1725: o raggirando. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 645 Ed. 1725: Attaccato. Corretto sulla lezione della princeps.

Page 199: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

191

denaro, con assenso pontificio, nella compra d’ospizio per li padri in Napoli presso una chiesetta detta

Santa Maria della Salute, ottenuta dal cardinal Acquaviva, ove posero l’imagine di san Domenico

Soriano. La cupola è dipinta dal Cavalier Calabrese, di cui è il San Nicolò nella Cappella Coscia, nota

per li lettori di legge di detta famiglia; ciò ch’è dipinto a fresco è di Giacinto Populi. La tavola dell’altra

cappella, consimile, è del Santa Fede; v’è nell’altare maggiore una custodia di pietre preziose ligate in

rame dorato, e statuette d’argento; il Cappellone del Rosario è stato posto in marmi; la tela dell’altare è

del Giordano, e le due collaterali del Cavalier Calabrese, continente, una, Giuditta che taglia la testa ad

Oloferne, e l’altra San Giovanni Battista. La chiesa è ricca d’argenti, e, benché sia un poco bassa, ad

ogni modo è vaga; ha pure concorso di dame e genti divote, in particolare li 15 sabbati prima della festa

del Rosario, e v’è anche una congregazione del Rosario – è dipinta dal cavalier Farelli con quadri ad

oglio –, la quale ogn’anno, ad imitazione del real convento di San Domenico, celebra l’otta[405]vario

de’ morti con molta divozione. Nel convento non vi sono che frati della provincia di Calabria.

Più avanti vi è il Palazzo d’Angelis, poi de’ Ruffi, sotto il quale il priore della Bagnara lasciò in morte

che si facesse una chiesetta, con juspatronato della famiglia, in onor di san Ruffo, vescovo di Capua,

come di fatto con gran polizia si è fatta. Siegue poi la chiesa del nome della Natività di Nostra Signora,

de’ padri delle Scuole Pie, qua chiamati da Felice Pignella, razionale della Regia Camera, ed altri

complatearj: fu con l’elemosine di detti eretta la chiesa e casa, ove insegnano grammatica a’ poveri

ragazzi.

Da dietro vi è un vicolo che termina alla parocchia dell’Avocata, ove fu già un conventino fondato

da fra Alessandro carmelitano, ma dal cardinal Gesualdo, comprato il luogo da’ frati, commutato in una

parrocchia che ha il maggior ambito di giurisdizione di tutte, quasi, le parocchie646 di Napoli, eccetto

San Giovanni Maggiore. Questa parocchia è stata ultimamente ampliata con l’imagini de’ parochi più

illustri, morti in concetto di santità.

Passato questo vicolo, ve n’è un altro, detto il Cavone, per dove si va a Sant’Efre[406]mo Nuovo,

populato mirabilmente di case comode ed abitazioni: fu fatto questo cavone dall’acque che

discendevano da sopra, dato loro altrove il declivio; in mezzo a detto cavone il padre di don Nicolò

Ulloa, giovane molto dotto, autor delle lettere erudite, vi ha edificato di nuovo una cappella in onor

della Madonna del Rosario et altri santi, nella quale l’anno 1702 si fece la prima festa.

Ritornando per detta strada, sotto il monistero di San Petito, vi è il Palazzo del principe di Leporano

Muscettola, tutto di travertini di piperno, con finestre di marmi, dal presente principe accresciuto da un

lato con galleria, e, sotto, commoda stalla. Era detto la Conigliera per esservi una caccia di conigli per

divertimento d’Alfonso II, che vi fece questo casino, avendone fatto un altro a Poggio Reale e un altro

a Chiaja, tutti tre difettosi: il primo per l’aria, il secondo per l’acqua et il terzo manchevole per l’una e

646 Ed. 1725: Parocche. Corretto sulla lezione dell’altra edizione del 1725.

Page 200: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

192

per l’altra; qui dicono che successe il caso aromatico della madre Giulia, falsa impostrice, che, scoverte

le sue sceleraggini, fu giustamente da’ superiori castigata.

Prima d’arrivare alle Fosse del Grano, si vede la casa del giurista Lodovi[407]co Paterno, al presente

regio consigliero, da lui accomodata in quella forma di balconi et altri abbellimenti che ora si osserva.

Appresso vi è il Palazzo del celebre giurisconsulto Niccolò Cappella. Le Fosse del Grano sono un luogo

dove si conserva il publico frumento, consistente in più archi e navate. È capace questo luogo di 200

mila misure di grano, o siano tumoli, del quale se ne fa il pane che serve per le piazze publiche: la

maggior parte però degli abitanti ammassa pane in casa, comprando la farina al Mercato, o altro. Fu

questa Conservazione eretta a tempo di Carlo V, acciocché non mancasse mai il pane alla città,

proibendosi vendersene dell’ammassato fuori e l’introdurvisi. La machina fu fatta col disegno di Giulio

Cesare Fontana sotto delle mura della città, affinché potesse difendersi dal cannone, e, benché vogliono

alcuni che la provigione non stii bene fuori le porte, ad ogni modo, benché questa sia fuori di Napoli,

può dirsi nel centro, essendo circondata da borghi e difesa dalle muraglie, oltre che non offende l’aria

abitata, solendo le dette Fosse cagionar intemperie. Fu il luogo ampliato, essendo accresciuta la città, e

ci sarà bisogno di ampliazione647 magio[408]re, vedendosi tuttavia crescere il numero del popolo: così il

Signore si degni di benedirla e proteggerla da disgrazie per l’intercessione de’ santi padroni, e

particolarmente del glorioso san Gennaro, quali ha scelto per antemurali, e si degni anche conservarla

sotto il dominio e governo dell’augustissima casa d’Austria, che, con tanta benignità, pace e quiete, l’ha

retta da circa due secoli a questa parte, e così piaccia alla bontà infinita di reggerla in perpetuo.

Termineremo la fatiga con la notizia di due nuovi edificii, fatti in questa capitale nell’ottina di San

Giuseppe, di sopra la Strada di Toledo, tutti e due eretti da’ fondamenti con la direzzione del regio

ingegniero ed architetto Domenico Antonio Vaccaro napoletano, figlio del fu famoso scultore ed

architetto Lorenzo Vaccaro, di cui, per le scolture e statue dal medesimo fatte, in diversi luoghi di

questo libro se n’è fatta menzione. Il primo edificio si è un nuovo teatro per musica, formato sotto

l’auspicii e protezzione dell’eminentissimo cardinal Michele Federico d’Althann, viceré e capitan

generale di questo Regno. È stato fondato il teatro in un luogo che per l’ad[409]dietro chiamavasi il

Giardinello di Monte Calvario, e, benché per l’angustia di quello si fosse avanti di perfezzionarsi la

fabbrica, stimato dover riuscire molto picciolo, con tutto ciò è stata vana la credenza, mentrecché è

riuscito sì per la nuova architettura e rara invenzione, come per la vaga simmetria del medesimo,

capacissimo, ed è uno de’ migliori teatri dell’Italia, non avendo niente che cedere al rinomato Teatro di

San Bartolomeo, se non alla grandezza e vastità di quello.

L’altro s’è la nuova chiesa del real collegio delle signore monache di Monte Calvario, intitolata la

Santissima Concezzione, dell’italiane, nella quale vi s’ammira una ben ordinata e capricciosa architettura

ed una nobile vaghezza, distinguendosi da tutte le chiese di questa città, essendo il suo altare maggiore

647 Ed. 1725: amplizione. Corretto sulla lezione dell’altra edizione del 1725.

Page 201: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

193

ed icona di marmo d’eccellente manifattura, tutta opera del sudetto regio ingegniero Vaccaro, di cui si

vedono anche più quadri, e sculture di marmo fatte di sua mano, essendo il medesimo non solo

rinomato nell’accennata architettura, ma pure famoso scultore e pittore.648

IL FINE.

648 Ed. 1725: ma pure famoso Scultore, e Scultore. Corretto sulla lezione dell’altra edizione del 1725.

Page 202: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

194

[S2v] Indice copioso delle cose più notabili che si contengono in questo libro.

A

Abitazione di Lucullo, pag. 81.

Acqua della Preziosa, da chi, come portata, e de’ fonti che fa in Napoli, 12.649

di San Pietro Martire, e sua copia, 128.

sua perennità a San Biagio alla Sellaria, 211.

copiosa a Mezzo Cannone, 156.

Acqua che va a Poggio Reale, ove nasce, 278.

ove esce, 279.

Acqua ferrata e suo fonte, 82.650

Adriano imperadore amplia Napoli, 20.

Sant’Agata, chiesa degl’orefici, 210.

Sant’Agnello de’ Grassi, chiesa, 188.

Sant’Agnello, parrocchia, 321.

Sant’Agostino, de’ cavalieri di Malta, 208.

Sant’Agrippino, de’ basiliani, sua fondazione, 216.

Albero di fichi maraviglioso, seccato, 372.

Sant’Andrea, chiesa degli osti, e sue tele, 183.

Chiesetta verso le Paparelle, 201.

Monastero di donne a Sant’Agnello e da chi fondato, 325.

Sant’Angelo a Nido e sua fondazione, e sepolcri, tele ed ospedale, 158.

Sant’Arcangelo, degli armieri, parrocchia, 210.

Arcangelo a Bajano, perché così detto e sua651 fondazione, 212.

Arcangelo ad Arena, parrocchia al borgo di Loreto, 234.

a Segno, parrocchia, perché fondata, 288.

L’Angelillo, al collegio de’ gesuiti, 188.652

Anime del Purgatorio, chiesa detta l’Avocata, sua fondazione, quadri e cimiterio, 287.

Sant’Anna di Palazzo, da chi fondata, 70.653

[S3r] de’ Lombardi, sua fondazione e pitture, 92.

de’ padri conventuali, fuori Porta Capuana, da chi fondata, 268.654

649 Ed. 1725: 11. 650 Ed. 1725: 182. 651 Ed. 1725: soa. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 652 Ed. 1725: 189. 653 Ed. 1725: 71. 654 Ed. 1725: 267.

Page 203: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

195

Annunziata, chiesa, casa, conservatorio, ospedale e banco, da chi fondata, 243.

Annunziatella, noviziato de’ gesuiti, da chi fondato e sue vedute, 68.

Annunziatella a Fonseca, parocchia, 380.

Anticaglie di Napoli all’Incurabili, che fussero e loro opinioni contrarie, 9.

Sant’Antonio, di monache, sue fondatrici, ove e sua regola, 179.

Sant’Antoniello, conservatorio della Vicaria, 266.

Sant’Antoniello, conservatorio detto ancora Santa Maria Succurre Miseris, 369.

Sant’Antoniello, de’ padri conventuali, detto lo Spirito Santello,655 401.

Sant’Antonio Abbate, detto del Fuoco, 268.

Santi Apostoli, chiesa e casa de’ padri teatini, che tempio fusse e da chi dedicata, 261.

Arcivescovi di Napoli e quando havessero il titolo, 41.

Arcivescovato, sua chiesa e da chi fondato, 343.

Argentieri, tutti ridotti in una strada e perché, 209.

Santi Aspremo e Candida, primi cristiani convertiti da san Pietro, 250

Cappella del Santo e dove sepolto, 355.

Sant’Aspremo, casa de’ padri ministri degli Infermi, al borgo delle Vergini, 369.

Ascensione, de’ padri celestini, 116.

Avocata, parocchia e sua commutazione, 405.

B

Bastione di San Gennaro al Molo, 59.

di Santa Lucia, 80.

Banco di San Giacomo e Vittoria, da chi fondato, 75.

dello Spirito Santo, 94.

del Salvatore, dove era e ora stia, 166.

di Sant’Eligio, 227.

de’ Poveri e Nome di Dio, 240.656

dell’Annunziata, 243.

del Popolo e da chi governato, 303.657

Santa Barbara, parrocchia del Castel Nuovo, 54.

San Bartolomeo, già parocchia, sua fondazione e [S3v] reliquie, 121.

Monasterio de’ padri benedettini a Chiaja, 118.

655 Ed. 1725: Santiello. 656 Ed. 1725: 231. 657 Ed. 1725: 305.

Page 204: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

196

San Biagio de’ Librari e sue reliquie, 200.

alla Sellaria, 211.658

San Biasello alli Caserti, 254.

San Bonifacio alla Egizziaca, 222.

Borghi di Napoli, quanti e quali, 22.

Borgo dell’Arenella, 394.

Bosco ove andava a caccia il re Alfonso e suo sito, 278.

Santa Brigida, ove orasse in Napoli, 226

sua chiesa de’ padri lucchesi, 73.

de’ domenicani, a Posilipo, 133.

Santa Brigida di seggio659 di Porto, 129.

C

Cantina del colleggio de’ gesuiti, meravigliosa, 188.660

Cappella Reale, sue pitture e statue, 51.

Capo di Chino, perché così detto 269.

Capi o promontorj del seno di Napoli, 10.

Capo di Monte, 371.

Cappuccinelle a Gesù Maria, 399.

Capo di Napoli, dove e che fusse, 326.

Carcere del Montiero Maggiore, 107.

Carceri dell’Arcivescovato, 365.

dell’Arte della Lana, 211.

dell’Arte della Seta, ivi.

della Vicaria, 242.

di Santa Maria Agnone, 243.661

di San Giacomo de’ Spagnuoli, 84.

Carcere della Nunziatura, 97.

San Carlo, de’ padri bernabiti, 71.662

Carità, monistero, già parrocchia, e sue tele, 97.

Carminello a Chiaja, da chi fondato, 116.

658 Ed. 1725: 221. 659 Ed. 1725: Segio. 660 Ed. 1725: 388. 661 Ed. 1725: ivi. 662 Ed. 1725: 368. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altro esemplare del 1725.

Page 205: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

197

Carmine663 Maggiore, suo convento, 230.

Carminello, o Sant’Ignazio, de’ gesuiti, 224.

Carminello, a Fasanella, 205.

Del Carminello, a Capo di Chino, 271.

Casa de’ padri pii operari a Cacciuottoli, 112.

Castello Novo e da chi fabbricato, 52.

Castello dell’Ovo, 50.

Sant’Elmo, suoi principj, rinforzo, 108.

sua cisterna, 109.664

Torrione del Carmine, diviso con li frati, 232.

Santa Caterina, de’ padri conventuali, a Chiaja, [S4r] riformati, 114.

Santa Caterina e Paolo, detta anche Santa Margarita, 329.

Santa Caterina di Siena, monastero di donne, 70.

Cavalerizza a Chiaja, 115.

al Ponte della Madalena e sue stanze, 234.

Santa Cecilia, chiesa e sue reliquie, 198.665

Cerriglio, osteria, 141.

Santa Chiara, monistero di donne e convento di zoccolanti, sua fondazione, 148.

Chiese, in che numero, 46.

Chiese picciole in Napoli, perché in tanto numero, 126.

Chiodo posto per segno di vittoria contro ’ Saraceni e suo epitaffio, 288.

del Signore in Santa Patrizia, come venuto, 307.

Cimiterio, ove stiede il corpo di san Gennaro ed altri santi, 377.

Collegio di San Tomaso d’Aquino, 98.

de’ dottori, ove si dà la laurea, 327.

de’ gesuiti, ove e da chi fondata la chiesa,666 e casa, 185.

Collegio de’ Scorziati, 304.

Colonne di pietra rara in San Gennaro all’Olmo, con altre di San Gennario extra menia, ove trasferite,

200.

Colonna avanti la Vicaria, perché posta, 241.

Conseglio Collaterale di Guerra e di Stato, 31.

Conseglio di Santa Chiara, da chi si compone, 32.

663 Ed. 1725: Carmino. 664 Ed. 1725: ivi. 665 Ed. 1725: 195. 666 Ed. 1725: fondato la Chiesa.

Page 206: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

198

Congregazione di Sant’Ivone, avvocato de’ poveri, e sue opere particolari, 265.

Concezione, di monache spagnuole, 76.

Concezione, dell’italiane, monistero, 102.

Concezione, de’ 63 sacerdoti, congregazione, 220.

Concezione, de’ cappuccini di Sant’Efremo, 388.

Conservatorio di povere donne al borgo delle Vergini, 369.

Conservatorio delle pentite, alla Strada di Santa Chiara, 157.

Conservatorio delle pentite a Ponte Nuovo, 266.

alla Vicaria, sotto la regola di san Francesco, ivi.

Conservatorio de’ Poveri di Giesù Cristo, 332.

Conservatorio di donne, degl’orefici, 379.

Conservatorio di donzelle, del Monte de’ Po[S4v]veri Vergognosi a Gesù Maria, 397.

Consolazione, chiesa, ove fondata, 261.

Consolazione, monistero di francescane, 327.

Corradino, dove infelicemente decapitato, 229.

Santi Cosmo e Damiano, chiesa di barbieri, 152.

di detti santi, de’ medici, da chi fondata, 236.

San Crispino e Crispiniano, de’ calzolari, conservatorio di donne, sue tele ed icona, 250.

Chiesa della Croce di Palazzo, da chi edificata, 65.

Croce di Lucca, monistero e sua fondazione, 174.

Santa Croce presso il Palazzo de’ Carafa a Nido, 196.

de’ Nobili, presso Sant’Agostino, 215.

Santa Croce e Santa Brigida a seggio di Porto, 129.

Crocifisso che parlò a san Tomaso d’Aquino, 168.

Crocifisso scolpito da un cieco nato, 358.

Cupola, prima fabricata in Napoli, 255.

e la prima che fu depinta, 192.

D

Darsena,667 dove e da chi fatta ed abbellita, sue fonti e statue del Re, 56.668

San Demetrio, chiesa de’ padri somaschi, 153.

Divino Amore, monistero di donne domenicane, sua fondazione e strettezza di regola, 200.

Dogana Regia, dove fondata, 122.

667 Ed. 1725: Darsina. 668 Ed. 1725: 57.

Page 207: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

199

della Farina, 123.

della Calce, 124.

San Domenico Maggiore, de’ padri domenicani, suoi nomi e mutazioni, 167.

San Domenico Soriano, de’ domenicani calabresi, 403.

Donna Alvina, monistero di donne benedettine, 149.

Donna Romita, monistero di donne, 183.

Donna Regina, monistero di donne, 329.

E

Ecce Homo, chiesa de’ poveri e sue opere, 153.

Sant’Efrem Nuovo, de’ padri cappuccini, 388.

Vecchio, 270.

Spelonca, giardini e reliquie, ivi.

Sant’Eligio Maggiore, da chi edificato, 227.

Sant’Erasmo, o Elmo, parocchia del Castel Sant’Elmo, 108.

Sant’Erasmo a’ Ferri Vecchi, 202.

Sant’Eufemia, o Santa Maria dell’Arco, de’ birri, 218.

F

Falero, primo fondatore in Napoli, 4.

Faro, o linterna moderna, 59.

[S5r] San Filippo e Giacomo, conservatorio delle donne669 dell’Arte della Seta, e suoi ricami, 197.

San Filippo e Giacomo, de’ parettari, 223.

Fontana nella Piazza del Regio Palazzo, 56.

Forno di San Giacomo de’ Spagnoli, 75.670

Fosse del Grano e da chi fatto l’edificio, 407.

San Francesco Saverio, da chi fondato, 64.

San Francesco e Matteo, parrocchia a’ Quartieri, 108.

delle Monache, sue tele e polizia, 152.

San Francesco Sales, monistero, delle regole del santo, 393.

San Francesco, de’ cocchieri, 326.

San Francesco, de’ conventuali di Capo di Monte, 371.

San Francesco, delle cappuccinelle a Giesù e Maria, 398.

669 Ed. 1725: dõ-/be. 670 Ed. 1725: 72.

Page 208: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

200

San Francesco di Paola, de’ padri minimi, 267.

G.

San Gaudioso, vescovo di Bitinia, e suo monistero e fondazione, 315.

San Gennaro, padrone, protettore, dipinto su le porte,671 20.

suo corpo, ove era e stia, e sua istoria, 350.

San Gennarello al Vomero, 112.

San Gennarello all’Olmo, da chi edificato, sue colonne rare, e parrocchia e suoi altri nomi, 199.

San Giacomo de’ Spagnoli e sua fondazione, 74.

San Giacomo degl’Italiani, parrocchia, come edificata e sua confraternità, 124.

San Giacomo e Cristofaro, da chi fondata, 145.

San Giacomo, de’ panettieri, 249.

Giesù, casa professa de’ padri gesuiti, dove fondata, sua edificazione e discrizione, 160.

Giesù delle Monache e sua fondazione, 326.

Giesù e Maria, de’ domenicani, 397.

San Giorgio, de’ genovesi, 85.

San Giorgio, parrocchia delle quattro maggiori, de’ padri pii operarj, e da chi fondata, 203.

San Giorgio de’ Cimbri, 213.

San Giorgio Maggiore, Tempio antico d’Antinoo, da chi convertita in chiesa, 153.

San Giovanni, de’ fiorentini, sue tele e statue, 99.

San Giovanni Evangelista, sua struttura e pitture, 154.

San Giovannello, delle monache, sua chiesa, 180.

San Giovanello alla Marina del Vino, 207.

[S5v] San Giovanni, de’ Moccia, 209.

San Giovanni in Corte, parrocchia, ivi.

San Giovannello alle carceri della Lana, 211.

San Giovanni a Mare, de’ cavalieri gerosolimitani, 225.

San Giovanni a Carbonara, convento d’agostiniani, 258.

San Giovanni e Paolo, parrocchia al borgo di Sant’Antonio, 269.

San Giovanni Evangelista, del Pontano, 285.

San Giovanni e Paolo, de’ cortigiani, 289.

San Giovanni a Porta, parrocchia, 327.

San Girolamo, de’ ciechi, 155.

San Girolamo, delle monache francescane, 156.

671 Ed. 1725: pote.

Page 209: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

201

San Girolamo, chiesetta alla Vicaria, 253.

Giudeca, già ghetto degli ebrei, 209.

San Giuliano, già ospedale, de’ contadini, 271.

San Giuseppe, de’ falegnami, parrocchia, 86.

San Giuseppe a Chiaja, collegio de’ gesuiti, 117.

San Giuseppe, de’ Ruffi, di monache agostiniane, 328.

San Giuseppe, de’ chierici regolari minori, 390.

San Giuseppe, o Santa Teresa delle Monache, 399.

Grotta de’ Sportiglioni, 281.

Guglia di San Domenico, principiata, 166.

Guglia di San Gennaro e sua bellezza, 340.

I

Imagine miracolosa di Piedi Grotta, 132.

Incoronata, chiesa governata da’ certosini, 85.

Incoronatella, detta oggi Pietatella, 121.672

Infermeria di Santa Maria della Nova, 140.

L

Lago di Agnano, 113.

Lavinaro, perché così detto, 224.673

San Liborio, protettore di chi patisce di calcoli, 71.674

sua chiesa, ridotta in parrocchia, 97.

San Lionardo e sua fondazione, 117.

San Lionardo all’Incurabili, 306.

San Lionardo e Paolo, estaurita di Penna, 153.

San Ligoro, monistero detto San Gregorio Armeno, da chi fondato, sua unione e chiesa, 198.

Linterna antica del Molo, dove, 125.675

moderna, 59.

Loreto, de’ padri teatini, forma della casa santa, 98.

conservatorio de’ figliuoli al borgo di detto [S6r] nome e chi vi s’apprende, 234.

San Lorenzo, con che occasione edificato, 297.

672 Ed. 1725: 122. 673 Ed. 1725: 216. 674 Ed. 1725: 62. 675 Ed. 1725: 120.

Page 210: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

202

Santa Lucia, chiesa a Mare, da chi fondata, 79.

del Monte e sua fondazione, 105.676

de’ molinari, 198.

Santa Luciella al borgo di Sant’Antonio, 271.

San Luigi di Palazzo, convento di padri minimi di san Francesco di Paola e sua edificazione, 61.

San Luigi della Stella, 157.

San Ludovico delle Stampe, degli stampatori, 200.

M

Majo, che cosa fosse, 126.

San Mandato, 393.

Mandracchio, ove si fabricano le navi, 123.

Madre di Dio, de’ teresiani, da chi fondato, 384.

San Marcellino, monistero di benedettine, 189.

San Marco, dei tessitori, fatta parrocchia, 66.

alli Lanzieri e sua congregazione, 126.

Santa Maria d’Agnone, o Anguignone, 242.

Santa Maria degl’Angioli, de’ padri teatini, 68.

degl’Angioli, de’ padri minimi, 113.

degl’Angioli, de’ padri osservanti, 272.

degl’Angioli all’Incurabili, 308.

degl’Angioli alla Cesarea, 393.

Santa Maria dell’Anima, de’ teseschi, 125.

Santa Maria dell’Arco, 189.

dell’Arco, de’ birri, 243.

Santa Maria dell’Avvocata a Sant’Eliggio, già ospedale de’ pellegrini di Gerusalemme, 226.

dell’Avvocata, de’ padri teatini, al borgo di Sant’Antonio, 268.

dell’Avvocata fuori Porta Reale, 405.

Santa Maria di Bettelemme, da chi fondata, 70.677

Santa Maria di Buoncamino, conservatorio di donne, 125.

Santa Maria a Cancello, parrocchia, 253.

Santa maria a Candelora, chiesetta, 155.

Santa Maria a Cappella, abbaziale, 114.

676 Ed. 1725: 109. 677 Ed. 1725: 71.

Page 211: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

203

a Cappella Vecchia, de’ canonici regolari, ivi.678

Santa Maria della Carità, 97.

Santa Maria della Catena, parrocchia, 80.

Santa Maria a Cellaro, seu Ancillarum, 331.679

Santa Maria della Chiusa, 377.

Santa Maria a Colonna, conservatorio de’ Poveri [S6v] di Giesù Cristo, 333.680

Santa Maria della Concordia, de’ padri carmelitani, 70.

Santa Maria del Consiglio, monistero di donne, 102.

Santa Maria della Consolazione, d’agostiniani, a Posilipo, 133.

Santa Maria in Cosmedin, de’ padri bernabiti, 208.

Santa Maria di Costantinopoli, conservatorio, 182.

di Costantinopoli ad Antignano, 113.

Santa Maria del Faro, 140.

Santa Maria della Fede, 272.

Santa Maria di Gerosalemme, delle 33 cappuccine, 313.

Santa Maria la Grande, 127.

Santa Maria delle Grazie a Posilipo, 133.

della Grazia, conservatorio dell’Arte della Lana, 202.

delle Grazie,681 de’ pescivendoli, e sua tela, 210.

delle Grazie682 alla Strada delle Campane, 212.

delle Grazie al Lavinaro, 222.

delle Grazie683 all’Orto684 del Conte, 223.

delle Grazie alla Zabattaria e sue tele, 225.

delle Grazie alle Paludi, 236.

delle Grazie, de’ padri gerolomitani, 317.

delle Grazie, detta la Graziella, a Porta Medina, 402.685

Santa Maria dell’Incoronatella, o Pietatella, 121.686

Santa Maria de’ Libera, 202.

a Libera, de’ padri domenicani, 113.

678 Ed. 1725: 115. 679 Ed. 1725: 332. 680 Ed. 1725: 332. 681 Ed. 1725: della Grazia. 682 Ed. 1725: della Grazia. 683 Ed. 1725: della Grazia. 684 Ed. 1725: Orte. 685 Ed. 1725: 302. 686 Ed. 1725: 221.

Page 212: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

204

Santa Maria della Luce a Chiaja, serrata, 118.

Santa Maria Maggiore, che tempio fusse, 283.

Santa Maria de’ Meschini e sue reliquie, 209.

Santa Maria di Mezzo Agosto, 221.

di Mezzo Agosto a Nido, 288.

Santa Maria della Moneta alla Zecca, 189.

Santa Maria di Montesanto, de’ padri carmelitani, 401.

Santa Maria de’ Monti, de’ padri pii operarj, 271.

de Monti, de’ padri conventuali, 403.

Santa Maria la Nova, de’ padri zoccolanti, sua trasportazione e grandezza, 140.687

Santa Maria a Nives, cappelletta, 227.

della Neve, parrocchia a Chiaja, 118.

Santa Maria a Nazaret, 394.

Santa Maria d’Ogni Bene e della Grazia, 102.

Santa Maria dell’Orti, 282.

[S7r] Santa Maria della Pace e suo ospedale, 238.

Santa Maria del Paradiso, de’ carmelitani, a Posilipo, 133.

Santa Maria a Parete, de’ padri conventuali, 71.

Santa Maria del Parto, de’ padri serviti, 134.

del Parto alla Selaria, 212.

Santa Maria delle Pentite, conservatorio al Pallonetto di Santa Chiara, 157.

delle Periclitanti, 398.

Santa Maria del Pianto e da chi fondata, 281.

Santa Maria a Piazza, parrocchia ed abbazia, 218.

Santa Maria di Piedegrotta, de’ canonici regolari, 131.

Santa Maria del Pilar sopra Sant’Elmo, 112.

del Piliero, de’ barcaroli, 123.

Santa Maria a Porta, estaurita di Capuana, 267.

Porta Cæli, de’ padri ministri dell’Infermi, 204.

Porta Cæli, o San Pietro, a seggio Montagna, 288.

Santa Maria in Portico, de’ padri lucchesi, 117.

Santa Maria di Porto Salvo, 126.

Santa Maria del Presidio, conservatorio di donne, 96.

Santa Maria della Providenza o Miracoli, 366.

687 Ed. 1725: 141.

Page 213: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

205

della Providenza a Port’Alba, 403.

Santa Maria della Purità, de’ saponari, 252.

Santa Maria del Refrigerio, 124.

Santa Maria del Rimedio, al Molo, 59.

Santa Maria del Refugio, conservatorio di donne, 239.

Santa Maria Regina Cæli, delli stallieri, 224.

Santa Maria della Scala, parocchia, da chi fondata, 222.

Santa Maria ad Sæcula, 238.

Santa Maria del Soccorso, conservatorio di donne, 102.

altra del Soccorso, 393.

Santa Maria della Solitaria, monistero di donne spagnole, 67.688

Santa Maria della Speranza, 73.

Santa Maria dello Splendore, monastero francescano, 105.

Santa Maria in Stabulo, 309.

Santa Maria della Stella, de’ padri minimi, 381.

Santa Maria della Verità, degl’agostiniani scalzi, 386.

Santa Maria a Verticella, congregazione, 266.

Santa Maria Visita Poveri, conservatorio di donne, 122.

Santa Maria della Vita, de’ padri carmelitani, 376.

Santa Maria della Vittoria, 125.

della Vittoria, de’ padri teatini, 115.

della Vittoria, de’ cetrangolari, 306.

[S7v] Santa Maria dell’Umiltà, chiesetta, 185.689

Santa Maria Egiziaca, delle spagnuole, 69.

Egiziaca, monistero d’agostiniane, ove fondato, 221.

Santa Maria Maddalena, di monache domenicane, 72.

Maddalena, conservatorio di donzelle a Giesù Maria, 398.

Maddalena al Ponte, 234.

Maddalena, monistero con regole di sant’Agostino, 253.

Santa Margarita, de’ chierici regolari, 124.

Margarita e Bernardo, conservatorio di donne, 380.

San Martino, de’ padri certosini, chiesa di fuora per le donne e suo quadro, 109.

di dentro, da chi fondata,690 110 e 111.

688 Ed. 1725: 63. 689 Ed. 1725: 184.

Page 214: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

206

Santa Marta, chiesa de’ ricamatori, e suoi principi, 165.

Santa Mattia,691 de’ canestrari, 125.

alla Concordia, 70.692

Mater Domini, de’ pellegrini, 95.693

Mater Dei, de’ padri servi di Maria, 380.

San Matteo a’ Quartieri, 108.

al Lavinaro, e da chi eretto, 224.

Mercato, 228.

Mercatello, 403.

San Michele Arcangelo, de’ sartori, 320.

Misericordia, chiesa alle Vergini, 369.

Miracolo del sangue di san Gennaro, dove successe la prima volta, 112.

Ministri dell’Infermi, detta Crocelle, 83.

Molo, quanto grande, sua linterna e da chi fatta, 59.

Monte della Pietà, da chi eretto e perché, 197.

sua chiesa, statue, cappella e tele, ivi.

de’ Poveri Vergognosi, da chi fondato, sua chiesa e tele, 97.

della Misericordia, sua fondazione, sue Sette Opere, sua chiesa e statue ed ospedali, 219.

de’ Poveri, sua fondazione e chiesa, 239.

Monte di Sant’Ivone, 265.

Monte Vergiliano di Monte Vergine, 11.

Monte di Dio, chiesa de’ padri dominicani, 68.

Monte Oliveto, de’ padri benedettini bianchi, 87.

Monserrato, de’ padri benedettini spagnuoli, 121.

Monte Calvario, de’ padri zoccolanti, 101.

Monte Vergine, de’ padri benedettini bianchi, 184.

Santa Monica, monistero di suore agostiniane, 390.

[S8r] N

Napoli, da chi fondata, tempo di sua fondazione, sue porte antiche e moderne, altezza del suo polo,

monti che la circondano, suo fiume, suo clima et cetera, suo governo politico, suoi sette officiali del

Regno, suoi santi protettori, sua popolazione ed altro, 1 a 50.

690 Ed. 1725: fondato. 691 Ed. 1725: S. Maria. Corretto sulla lezione dell’altra edizione del 1725. 692 Ed. 1725: 72. 693 Ed. 1725: 98.

Page 215: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

207

Natività, chiesa delle Scuole Pie alla Dochesca, 254.

delle stesse Scuole Pie a Port’Alba, 405.

Nazareth, chiesa abbaziale, sua fondazione, 394.

San Nicolò della Dogana,694 suo ospedale, 123.695

San Nicolò Tolentino, noviziato degli agostiniani scalzi, 71.

di figliuole disperse, a Nido, 287.

San Nicola a Regina Cæli, da chi fondato, 331.

San Nicolò alli Caserti, 238.

O

Opinioni differenti circa il sito delle mura di Napoli, 305.

Sant’Onofrio de’ Vecchi, 125.

Conservatorio de’ ragazzi della Vicaria, 266.

Sant’Oronzio, de’ liccesi, 176.

Suor Orsola Benincasa e suo conservatorio della Concezione, 71.

Sant’Orsola, de’ padri della Mercé della Redenzione de’ Cattivi e sue congregazioni, 77.

Ospedaletto de’ padri zoccolanti, 120.

Ospizio di San Gennaro al Cimiterio, 377.

P

Padri dell’Oratorio, detti gerolmini, 332.696

Padroni di Napoli, santi, qual siano, 362.

Palazzo Vecchio e Nuovo, come e da chi fatti, loro stanze, grandezza e bellezza, 51.

del Duca di Pescolanciano, 79.

delli quondam Regente Cerriglio e Regente Iacca, 69.

del Duca di Diano e Regente d’Andrea, 70.

del Principe di Cellammare e suoi697 abbellimenti, 78.

del già Don Marino Carrafa de’ duchi di Madaloni a Santa Lucia, 79.

del principe di Castiglione Aquino, ivi.

della Regina Giovanna I, ov’erano i tribunali, 84.

[S8v] de’ Duchi della Bagnara, Rocchi e Marchesi di Gensano,698 86.

694 Ed. 1725: Dohana. 695 Ed. 1725: 122. 696 Ed. 1725: 333. 697 Ed. 1725: snoi. 698 Ed. 1725: Censano.

Page 216: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

208

del principe di Ottajano Medici, 87.

del Duca di Maddaloni, 93.

del Nunzio Apostolico, 97.

de’ Magnacavalli, 102.

de’ Vandeneinden, Mola, Duca di Moles, 107.

del già Regente Tappia, ivi.

di Vandeneinden al Vomero, ora del Principe di Sonnino, 113.

del Principe di Satriano, Ischitella, Trebisacci, Marchese Cioffo, Presidente del Sacro Consiglio

Ulloa, Carrafa e Marchese della Valle, con giardino, 115.

del Principe di Bisignano, ivi.

del Duca di Caivano, ristorato, 118.

del Duca Moles e principe di Caramanica Aquino, ivi.

de’ Piatti, 125.

del duca dell’Isola Bonito, 134.

di Cantalupe de’ Gennari, 137.

della Roccella, 138.

del Duca di Medina las Torres, ivi.

la Goletta699 del Duca di Madaloni, ora di Santa Maria Cæli, Duca di Nocera, Principe di

Colobrano, ivi.

delle Colonne, degli Spinelli di Tarsia, Tramontano e Maurini, Torni, Mazzarella, Gagliardi,

Ischitella e Castellani, Del Pezzo e diverse case in Posilipo, ivi.

del duca di Gravina Orsini, 147.

di Berardino Rota, 152.

di Sicignano, ivi.

del Duca di Casa Massima, 153.

d’Antonio Penno,700 secretario del re Ladislao, ora de’ Sommaschi, ivi.

de’ Filamarini e suoi quadri, 155.

di Monteleone al Gesù, 160.

di Cagnano, Longhi Di Gennaro, ivi.

del701 Principe di Belvedere, 157.

del Principe della Rocca e sua galleria e museo, 165.

del Residente di Venezia, 166.

699 Ed. 1725: Golletta. 700 Ed. 1725: L’Antonio Penno. 701 Ed. 1725: dal.

Page 217: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

209

del Principe di Castiglione, ora Banco del [S9r] Salvatore, ivi.

del Duca della Cerenza, oggi di San Martino, Duchi di Casa Calenda e de’ Sangri, Duca di Vietri,

ora di Carrafa, ivi.

del Principe di San Severo, ivi.

Principe di Sant’Agata, de’ Salernitani, del Tufo, de’ Marciani, già de’ Catrioti, 179.

del Principe di Conca, ora monistero, 179.

del Duca d’Andria, del Duca di Carianaro, 195.

degli antichi Conti di Madaloni, detto del Cavallo di Bronzo, sue statue ed antichità, ivi.

del Conte di Montorio, dove nacque Paolo IV pontefice, poi de’ Gattola, 197.

del Principe della Riccia, 200.

de’ Marchesi di Taviano, 283.

del Duca di Flumari, Spinelli di Tarsia, già del Pontano, 286.

del Principe di Cursi, 289.

Antico della Città in San Lorenzo, 297.

del Marchese di Vico, diruto, detto degli Spiriti, 236.

del Principe di San Buono, Marchese di Sant’Elmo, Duca di Belcastro, 257.702

degli Scorziati, 304,703

ora de’ Grassi, 304.

del Duca d’Atri, 313.

del Principe d’Avellino, 327.

dell’Arcivescovato, da chi fatto, 365.704

di Miradois, ora degli Onofrj, 371.

di Gaspar Roomer, ora del Duca d’Airola,705 382.

del Principe di Monte Miletto, suoi giardini e reliquia di sant’Anna, 395.706

di Ponte Corvo, ora de’ Valdetari, 399.

de’ Principi di Tarsia, 399.

di Domenico di Martino, 400.

de’ Ruffi della Bagnara, 405.

del Principe di Leporano, detto la Conigliera, 406.

Palazzi707 d’Alfonzo I, imperfetti, ivi.

Santa Palma, da chi fondata, suo altro nome, 202.708

702 Ed. 1725: 258. 703 Ed. 1725: 291. 704 Ed. 1725: 361. 705 Ed. 1725: d’Ariola. 706 Ed. 1725: 398. 707 Ed. 1725: Palazzo.

Page 218: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

210

San Paolo, sua fondazione e concessione a’ teatini, sue cappelle e reliquie, 290.

San Paolo de’ Capeci, ora de’ Brancacci, 342.

Santa Patrizia, monistero, da chi fatto ed a chi709 concesso, sue chiese, una che s’apre due volte

l’anno, 306.710

[S9v] Parocchie di Napoli, in che numero 46.

Pazienza Cesarea, già ospedale, da chi fondato, 393.

Pazzi, come governati nell’Incurabili, 309.

San Pellegrino, da dove venisse e sua chiesa, 289.

San Petito, monistero di donne, da chi fondato, 391.711

Pentite, conservatorio a Ponte Nuovo, 266.

Pietà de’ Sangri, detta la Pietatella, 167.

Pietà de’ Torchini, conservatorio de’ ragazzi, 120.

Pietatella, 121.712

Pietra Santa e sue indulgenze, 284.

Pietra del Pesce a Chiaja, 117.

San Pietro e Paolo, chiesa de’ Greci, 107.

San Pietro e Paolo, degli Aquari, 129.

San Pietro e Paolo in Sant’Eligio, 228.

San Pietro Martire, de’ padri domenicani, 127.

San Pietro a Fusarello, 128.

San Pietro a Fortuna a Posilipo, 140.

in Vinculis, de’ speziali, sue tele e scola, 155.

a Majella, di san Pietro Celestino, 174.

San Pietro, de’ fabricatori, 328.

San Pietro ad Ara, sua fondazione, de’ canonici lateranesi, sue indulgenze, 250.

de’ Minutoli, 266.

in Vinculis, avanti San Paolo, e perché fatto, 296.

Pizzofalcone, detta collina d’Echia, 65.

Platamone, perché detto dal volgo Shiatamone, sue acque ferrate medicinali, 83.

Poggio Reale e sua descrizione, 274.

Polverera Regia, dove sia, 272.

708 Ed. 1725: 209. 709 Ed. 1725: da chi fatto, e da chi concessa. Corretto sulla lezione della princeps e dell’altra edizione del 1725. 710 Ed. 1725: 305. 711 Ed. 1725: 392. 712 Ed. 1725: 122.

Page 219: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

211

Ponte della Maddalena, famoso, 234.

Licciardo, 234.713

Corvo e suo palazzo, 398.

di Pietra, che congiunge Pizzofalcone alle Mortelle,714 e da chi fatto, 69.

di Caivano a Chiaja, 118.

di Tappia, 107.

Porta Medina, come aperta, 95.

Porta Capuana, sua grandezza e scultura, 254.

Posilipo, suo passeggio e lodi, 138.715

suo capo, 139.

Posilipo de’ Pezzenti, dove, 83.

Pozzi Bianchi, due. Uno, 220.

l’altro, 328.

Q

Quartieri di Napoli, come dividonsi, 50.

degl’Incarnati, perché così detti, 268.

[S10r] R

Ragazzi degl’Incurabili, che raccordano la morte, 309.

Redenzion de’ Cattivi, de’ padri spagnuoli, alla Santissima Trinità, e sue congregazioni, 73.

Redenzion de’ Cattivi, chiesa, opere e tela, 176.

Regina Cæli e sua fondazione, 313.

Santa Restituta, suo principio e suoi nomi antichi, 356.

Ritiro di monache716 romite e loro vita, 71.

San Rocco, chiesa, 115.

Rosario, di padri domenicani, a Palazzo, 72.

Rosariello di Porta Medina, monistero di donne, fatto clausura ultimamente, 95.

Rosariello alle Pigne, conservatorio di donne domenicane, 382.

Rotonda, prima Tempio di Cerere, or parrocchia, 157.

San Ruffo, chiesetta al Palazzo de’ Ruffi a Porta Alba, 405.

Rua Catalana, 119.

713 Ed. 1725: 235. 714 Ed. 1725: alle Mortella. 715 Ed. 1725: 134. 716 Ed. 1725: monanche.

Page 220: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

212

S

Santissimo Sacramento, monistero di donne carmelitane, sua fondazione e nuovo nome, 392.

Sala maravigliosa, ove si ode la voce da ogni parte, 55.

Salvatore, parrocchia del Castel dell’Ovo, 81.717

Salvatore a’ Pianellari, 208.

Salvatore a Forcella, 221.

Salvatore de’ Camaldoli, romitorio de’ detti padri e sua fondazione e ricchezze, 394.

Salute, de’ padri francescani riformati, 390.

Sangue di più martiri, che si liquefà in Napoli miracolosamente,718 44.

di san Giovanni Battista, in San Giovanni a Carbonara, 259.

in San Liguoro, 198.

in Donna Romita, 184.

di san Pantaleone in San Severo, 202.

di san Vito al Carmenello, de’ padri gesuiti, 225.

di santa Patrizia, 308.

di santo Stefano in San Gaudioso e sua istoria, 317.

di san Gennaro e suo continuo miracolo nel Tesoro, 362.

Sanità, sua bella chiesa e cimiterio, dati a’ padri [S10v] domenicani, 373.

Sapienza, monistero di monache domenicane, 181.

Scalinata con Misterj della Passione del Signore a Santa Lucia del Monte, 106.

Santi Sebastiano e Pietro, monistero di domenicane, 178.

Seggi, loro imprese o armi, et eletti, e loro governo, 47.

di Porto, dove, 128.

di Nido, e sua statua e pitture, 159.

di Porta Nova, 209.

di Montagna, con quali unito, 288.

di Capuana, da chi dipinto, con chi unito, 341.

del Popolo, dove fusse, diroccato e perché, 211.719

Seminario de’ Macedoni, 79.

de’ Caraccioli, 257.

de’ Gesuiti, 286.

717 Ed. 1725: 82. 718 Ed. 1725: miracolosamento. 719 Ed. 1725: 212.

Page 221: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

213

de’ Capeci, 342.

dell’Arcivescovato, 365.

San Severo, de’ padri domenicani, suo antico nome e fondazione, ove sepolto il santo, 202.

de’ padri conventuali, 372.

San Severino, de’ padri benedettini, 191.720

Santa Sofia, parrocchia, da chi fondata, 265.

Speranza, de’ padri agostiniani spagnuoli, 73.

Santo Spirito, de’ padri domenicani, a Palazzo, come si chiamasse e sua congregazione, 63.

Spirito Santo, come fondato, sue opere pie, 93.

Spiaggia di Chiaja, dove cominci, sua porta, 114.

e nuovi abbellimenti, 118.

Statue a seggio di Nido, 159.

de’ Santi Padroni di Napoli, di bronzo e d’argento, al Tesoro, 362; e varie nelle chiese.

Santo Stefano, da chi edificato, tele e reliquie, 204.

Strada di lamie per discendersi alla Darsena, da chi fu fatta ed abbellita, 56.

San Strato e Stratone a Posilipo, 133.

Studj, ove prima fussero, 171.

Nuovi Publici, da chi fatti e loro apertura, 383.

Statue ed epitaffio controvertito, 384.

Superstizione d’un sasso per aver la pioggia e la serenità, tolta via, 269.

T

Tabella creduta singolare, ove, 196.

Teatro di San Giovanni de’ Fiorentini, dove, 99.

[S11r] di San Bartolomeo, sue magnificenze per opere in musica, 121.721

anticamente dove fusse, 290.

Teatro di Monte Calvario, nuovamente eretto e sua simmetria e vaghezza, 408.

Tedesco e suo detto giocoso, gustando i vini di Napoli, 16.

Tempio della Fortuna al Capo di Posilipo, 139.

d’Apollo all’Arcivescovato, creduto anche di Nettuno, 343.

Tempio delle Paparelle, detto Santa Maria la Stella, 201.

Tempio delli Scorziati, 304.

Tendata di piperno, mirabile, in Santa Chiara, 165.

720 Ed. 1725: 192. 721 Ed. 1725: 116.

Page 222: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

214

Santa Teresa, de’ padri spagnuoli carmelitani, detta anche Santa Maria del Buon Successo, 70.

Santa Teresa, de’ padri carmelitani scalzi, sue bellezze, pitture, scolture e reliquie, 116.

Tesoro di San Gennaro, sua erezione, 359.

suo prospetto, colonne e statue, porta, cappellone, nicchi, 360.

Testa di San Gennaro, d’argento dorato, fatta al naturale del santo, 361.

Testa di marmo di San Gennaro ad Antignano, 113.

Torre della Linterna e sua struttura,722 da chi disegnata, 59.

Torre di San Vincenzo, ove si pongono i figli dissubedienti, 58.

Torretta di Chiaja, 118.

di Santa Maria della Grazia a Posilipo, che serve di purgatoro, 139.

San Tomaso d’Aquino, collegio de’ padri domenicani, sua fondazione, tele e congregazione, 98.

San Tomaso Cantauriese a seggio di Porto, 127.

San Tomaso, parrocchia alla Vicaria, 239.

Trinità, de’ padri riformati francescani, 66.

Trinità, degli spagnuoli, padri della Redenzione, 73.

delle monache francescane, 104.

degl’italiani della Redenzione de’ Cattivi, 393.

Tutti li Santi, parocchia al borgo di Sant’Antonio, 268.

V

Valle della Sanità,723 perché così detta, 373.

Vergini, parrochia del borgo e sua mutazione, 369.

[S11v] Vescovi antichi di Napoli, 41.

Via Appia, lastricata delle pietre del Vesuvio, 14.

Villa de’ Padri Gesuiti a Capo di Monte, 371.

Villa di Don Andrea Carafa, 68.

Villa Antignana, 113.

San Vito, chiesa de’ bottonari, 209.

Vita, vedi Santa Maria.

Vittoria, de’ padri teatini, a Chiaja, sua fondazione e bellezza, 115.

San Vincenzo, chiesa già parrocchiale de’ naviganti, distrutta, restando solo per un cappellano, 58.

Vomero, villa, da che prende il nome, 113.

722 Ed. 1725: stretture. Corretto sulla lezione dell’altra edizione del 1725. 723 Ed. 1725: Santità. Corretto sulla lezione dell’altra edizione del 1725.

Page 223: e della Biblioteca del Pio Monte della Misericordia, Fondo … · 2020-06-04 · 1 [1] Nuova guida de’ forastieri per Napoli, città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli

215

Z

Zecca delle Monete, dove, rifatta e da chi, 216.

IL FINE.