e dal 1897 e 1 DICEMBRE 2013 G I O R N A L E C A T T O L I ... · guenze pastorali che siamo...

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Anno 116 1 DICEMBRE 2013 e Poste italiane s.p.a. Sped. in a.p. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB Filiale di Pistoia Direzione, Redazione e Amministrazione: PISTOIA Via Puccini, 38 Tel. 0573/308372 Fax 0573/28616 e_mail: [email protected] www.settimanalelavita.it Abb. annuo e 45,00 (Sostenitore e 65,00) c/cp n. 11044518 Pistoia 43 V ita La G I O R N A L E C A T T O L I C O T O S C A N O e 1,10 dal 1897 La Vita è on line clicca su www.settimanalelavita.it coraggioso, nuovo nel linguaggio e non di rado anche nella sostanza, comunque di facile e immediata lettura, che tutti possono capire e fare proprio. “Che cosa dobbiamo fare?”, chiesero un giorno a Gio- vanni Battista le folle accorse sulle rive del Giordano per ricevere il battesimo di penitenza. La stessa domanda, in questo momento irto di difficoltà ma ancora aperto alla speranza, la rivolgono i cristiani al papa venuto da lontano. E Francesco risponde a tutti. Per tutti ci sono indicazioni di lavoro, richiami di conversione, appelli alle proprie responsabilità. Vesco- vi, sacerdoti, religiosi, laici hanno ora di che nutrire le loro attese e così mettere a fuoco i loro pro- grammi e le loro strategie. Per tutti c’è un’indicazione precisa, una pa- rola di sprone e, insieme, di inco- raggiamento. Nessuna categoria è stata dimenticata: il mondo nuovo ha bisogno del contributo di tut- ti. Per la chiesa nel suo comples- so c’è il richiamo alla coerenza, all’esemplarità, alla testimonianza, alla piena attuazione del dettato conciliare, in particolare della si- nodalità e della corresponsabilità. Chiamata a essere comunità alter- nativa, la chiesa, in un momento come questo, non può venir meno alla sua vocazione. Sua missione è continuare l’opera di misericor- dia di Dio e di Gesù Cristo, essere dispensatrice aperta e generosa e non gelosa custode della grazia che lo Spirito Santo ha messo a sua disposizione. “In capite et in mem- bris”, questa chiesa ha bisogno di un profondo cambiamento, di una autentica conversione, di un ritor- no al Vangelo in tutta la sua inte- grità e in tutta la sua forza. Al mondo intero, in particolare ai potenti della terra, la racco- mandazione di combattere, fino a eliminarle, tutte le povertà che gravano sull’umanità, di rinunciare ai privilegi ingiustamente acquisiti, di eliminare le differenze troppo accentuate, di essere costruttori di pace attuando dovunque giu- stizia e fraternità. L’ira dei poveri, ripete Francesco con tutti i suoi predecessori, è come una minac- ciosa spada di Damocle sospesa da troppo tempo sulle nostre teste. Il mondo è schiavo della potenza del denaro, della tirannia invisibile di un mercato divinizzato, di un siste- ma economico ingiusto alla radice. Questa economia uccide, ha fatto degli esclusi un ammasso di rifiuti, di avanzi, di scarti. Occorre con urgenza una riforma economico- finanziaria che non ignori l’etica, vinca la corruzione dilagante, can- celli l’evasione fiscale, si metta al servizio dei poveri che stanno cre- scendo a dismisura anche nei paesi sviluppati. Per questo la riforma dovrà essere anzitutto e soprattut- to morale. Il discorso non finisce qui. Ora c’è da tirare certe conseguenze sul piano pastorale e anche giuridico, soprattutto c’è da arricciarsi le maniche e incamminarsi decisa- mente lungo il sentiero che il papa ha indicato con tanta forza alla nostra attenzione. Cosa farai ora, chiesa? Giordano Frosini on è un’enciclica, ma un’Esortazione apostolica che rac- coglie il contributo del Sinodo dedicato all’evangelizzazione ed è il primo documento total- mente di Papa Francesco, quello in cui in genere i papi rendono noto il programma pastorale all’ini- zio del loro pontificato. Porta un titolo ben augurante, Evangelii gaudium: è dunque un manife- sto di gioia, un annuncio di pace, un’indicazione di mondo nuovo, quello che gli angeli proclamarono nella notte luminosa di Betlemme: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama”. Ritorna così a noi, in tutto il suo splendore e in tutta la sua bellezza, “il lieto annuncio”, l’Evangelo di Gesù, mai dimen- ticato dalla chiesa, ma sempre bisognoso di essere ricordato agli uomini e aggiornato nel mutare dei tempi e delle situazioni. Il fatto che esso porti la firma papa Francesco è già garanzia di totale fedeltà e di grande attuali- tà: nella sua voce e nei suoi gesti, il mondo intero ha imparato a riconoscere l’accento e gli atteg- giamenti di Colui che un giorno lontano inaugurò il nuovo corso della storia e col dono dello Spi- rito dette all’umanità la capacità di continuare il cammino da lui tracciato. Francesco è il profeta del mondo nuovo, la sentinella che scruta l’orizzonte e chiama a raccolta l’umanità intera, il nuovo Giovanni Battista che, nel deserto del mondo, annuncia l’imminente venuta di Gesù. La chiamata è uni- versale e l’ora che stiamo vivendo appartiene ai grandi momenti della storia. Per questo, nessuno dovrà considerarsi dispensato, mettersi in disparte, accampa- re scuse o pretesti. Il mondo si è fatto piccolo, l’uomo lo tiene completamente nelle sue mani, viviamo in piena globalizzazione, che però il papa denuncia come la globalizzazione dell’indifferenza e dell’egoismo. Una situazione da rovesciare completamente. Una chiamata, dunque, alla solida- rietà, alla fratellanza, all’amore e al perdono, in una parola una chiamata al Vangelo, che ritorna a noi nella versione attualizzata di un quinto evangelista. Questa Esortazione apostolica dovrà en- trare in tutte le case, essere letto in tutte le famiglie, esposto in tutte le chiese, diventare il punto di riferimento costante di tutte le nostre riflessioni e pubblicazioni. A esso dovranno inchinarsi tutti i programmi particolari, sia dioce- sani che parrocchiali. È il ruolino di marcia della comunità cristiana dei nostri tempi, l’indicatore del futuro cammino della chiesa. Si tratta di un documento fresco, N Il manifesto di Papa Francesco

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Anno 116

1 DICEMBRE 2013

e 1,10

Poste italiane s.p.a. Sped. in a.p.D.L. 353/2003 (conv. inL. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB Filiale di PistoiaDirezione, Redazionee Amministrazione:PISTOIA Via Puccini, 38Tel. 0573/308372 Fax 0573/28616e_mail: [email protected]. annuo e 45,00(Sostenitore e 65,00)c/cp n. 11044518 Pistoia

43VitaLaG I O R N A L E C A T T O L I C O T O S C A N O e 1,10

dal 1897

La Vita è on lineclicca su

www.settimanalelavita.it

coraggioso, nuovo nel linguaggio e non di rado anche nella sostanza, comunque di facile e immediata lettura, che tutti possono capire e fare proprio. “Che cosa dobbiamo fare?”, chiesero un giorno a Gio-vanni Battista le folle accorse sulle rive del Giordano per ricevere il battesimo di penitenza. La stessa domanda, in questo momento irto di difficoltà ma ancora aperto alla speranza, la rivolgono i cristiani al papa venuto da lontano.

E Francesco risponde a tutti. Per tutti ci sono indicazioni di lavoro, richiami di conversione, appelli alle proprie responsabilità. Vesco-vi, sacerdoti, religiosi, laici hanno ora di che nutrire le loro attese e così mettere a fuoco i loro pro-grammi e le loro strategie. Per tutti c’è un’indicazione precisa, una pa-rola di sprone e, insieme, di inco-raggiamento. Nessuna categoria è stata dimenticata: il mondo nuovo ha bisogno del contributo di tut-ti. Per la chiesa nel suo comples-so c’è il richiamo alla coerenza, all’esemplarità, alla testimonianza,

alla piena attuazione del dettato conciliare, in particolare della si-nodalità e della corresponsabilità. Chiamata a essere comunità alter-nativa, la chiesa, in un momento come questo, non può venir meno alla sua vocazione. Sua missione è continuare l’opera di misericor-dia di Dio e di Gesù Cristo, essere dispensatrice aperta e generosa e non gelosa custode della grazia che lo Spirito Santo ha messo a sua disposizione. “In capite et in mem-bris”, questa chiesa ha bisogno di un profondo cambiamento, di una autentica conversione, di un ritor-no al Vangelo in tutta la sua inte-grità e in tutta la sua forza.

Al mondo intero, in particolare ai potenti della terra, la racco-mandazione di combattere, fino a eliminarle, tutte le povertà che gravano sull’umanità, di rinunciare ai privilegi ingiustamente acquisiti, di eliminare le differenze troppo accentuate, di essere costruttori di pace attuando dovunque giu-stizia e fraternità. L’ira dei poveri, ripete Francesco con tutti i suoi

predecessori, è come una minac-ciosa spada di Damocle sospesa da troppo tempo sulle nostre teste. Il mondo è schiavo della potenza del denaro, della tirannia invisibile di un mercato divinizzato, di un siste-ma economico ingiusto alla radice. Questa economia uccide, ha fatto degli esclusi un ammasso di rifiuti, di avanzi, di scarti. Occorre con urgenza una riforma economico-finanziaria che non ignori l’etica, vinca la corruzione dilagante, can-celli l’evasione fiscale, si metta al servizio dei poveri che stanno cre-scendo a dismisura anche nei paesi sviluppati. Per questo la riforma dovrà essere anzitutto e soprattut-to morale.

Il discorso non finisce qui. Ora c’è da tirare certe conseguenze sul piano pastorale e anche giuridico, soprattutto c’è da arricciarsi le maniche e incamminarsi decisa-mente lungo il sentiero che il papa ha indicato con tanta forza alla nostra attenzione. Cosa farai ora, chiesa?

Giordano Frosini

on è un’enciclica, ma un’Esortazione apostolica che rac-coglie il contributo del Sinodo dedicato all’evangelizzazione

ed è il primo documento total-mente di Papa Francesco, quello in cui in genere i papi rendono noto il programma pastorale all’ini-zio del loro pontificato. Porta un titolo ben augurante, Evangelii gaudium: è dunque un manife-sto di gioia, un annuncio di pace, un’indicazione di mondo nuovo, quello che gli angeli proclamarono nella notte luminosa di Betlemme: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama”. Ritorna così a noi, in tutto il suo splendore e in tutta la sua bellezza, “il lieto annuncio”, l’Evangelo di Gesù, mai dimen-ticato dalla chiesa, ma sempre bisognoso di essere ricordato agli uomini e aggiornato nel mutare dei tempi e delle situazioni.

Il fatto che esso porti la firma papa Francesco è già garanzia di totale fedeltà e di grande attuali-tà: nella sua voce e nei suoi gesti, il mondo intero ha imparato a riconoscere l’accento e gli atteg-giamenti di Colui che un giorno lontano inaugurò il nuovo corso della storia e col dono dello Spi-rito dette all’umanità la capacità di continuare il cammino da lui tracciato. Francesco è il profeta del mondo nuovo, la sentinella che scruta l’orizzonte e chiama a raccolta l’umanità intera, il nuovo Giovanni Battista che, nel deserto del mondo, annuncia l’imminente venuta di Gesù. La chiamata è uni-versale e l’ora che stiamo vivendo appartiene ai grandi momenti della storia. Per questo, nessuno dovrà considerarsi dispensato, mettersi in disparte, accampa-re scuse o pretesti. Il mondo si è fatto piccolo, l’uomo lo tiene completamente nelle sue mani, viviamo in piena globalizzazione, che però il papa denuncia come la globalizzazione dell’indifferenza e dell’egoismo. Una situazione da rovesciare completamente. Una chiamata, dunque, alla solida-rietà, alla fratellanza, all’amore e al perdono, in una parola una chiamata al Vangelo, che ritorna a noi nella versione attualizzata di un quinto evangelista. Questa Esortazione apostolica dovrà en-trare in tutte le case, essere letto in tutte le famiglie, esposto in tutte le chiese, diventare il punto di riferimento costante di tutte le nostre riflessioni e pubblicazioni. A esso dovranno inchinarsi tutti i programmi particolari, sia dioce-sani che parrocchiali. È il ruolino di marcia della comunità cristiana dei nostri tempi, l’indicatore del futuro cammino della chiesa. Si tratta di un documento fresco,

N Il manifestodi PapaFrancesco

2 n. 43 1 Dicembre 2013 LaVitaprimo pianoa gioia del Van-gelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si

incontrano con Gesù”: inizia così l’Esortazione apostolica “Evangelii Gaudium” con cui Papa Francesco sviluppa il tema dell’annuncio del Vangelo nel mondo attuale, racco-gliendo, tra l’altro, il contributo dei lavori del Sinodo che si è svolto in Vaticano dal 7 al 28 ottobre 2012 sul tema “La nuova evangelizzazio-ne per la trasmissione della fede”. “Desidero indirizzarmi ai fedeli cristiani –scrive il Papa- per invitarli a una nuova tappa evangelizzatrice marcata da questa gioia e indicare vie per il cammino della chiesa nei prossimi anni”. Si tratta di un accorato appello a tutti i battezzati perché con nuovo fervore e dina-mismo portino agli altri l’amore di Gesù in uno “stato permanente di missione”, vincendo “il grande rischio del mondo attuale”: quello di cadere in “una tristezza indivi-dualista”.

RecupeRaRe la fReschezza del vangelo

Il Papa invita a “recuperare la freschezza originale del Vangelo”, trovando “nuove strade” e “metodi creativi”, a non imprigionare Gesù nei nostri “schemi noiosi”. Occorre “una conversione pastorale e mis-sionaria, che non può lasciare le cose come stanno” e una “riforma delle strutture” ecclesiali perché “diventino tutte più missionarie”. Il Pontefice pensa anche ad “una conversione del papato” perché sia “più fedele al significato che Gesù Cristo intese dargli e alle necessità attuali dell’evangelizzazione”. L’au-spicio che le Conferenze episcopali potessero dare un contributo affin-ché “il senso di collegialità” si rea-lizzasse “concretamente” –afferma- “non si è pienamente realizzato”. È necessaria “una salutare decen-tralizzazione”. In questo rinnova-mento non bisogna aver paura di rivedere consuetudini della Chiesa “non direttamente legate al nucleo del Vangelo, alcune molto radicate nel corso della storia”.

Segno dell’accoglienza di Dio è “avere dappertutto chiese con le porte aperte” perché quanti sono in ricerca non incontrino “la freddezza di una porta chiusa”. “Nemmeno le porte dei Sacra-menti si dovrebbero chiudere per una ragione qualsiasi”. Così, l’Eucaristia “non è un premio per i perfetti ma un generoso rimedio e un alimento per i deboli. Queste convinzioni hanno anche conse-guenze pastorali che siamo chia-mati a considerare con prudenza e audacia”. Ribadisce di preferire una Chiesa “ferita e sporca per es-sere uscita per le strade, piuttosto che una Chiesa … preoccupata di essere il centro e che finisce rin-chiusa in un groviglio di ossessioni e procedimenti. Se qualcosa deve santamente inquietarci … è che tanti nostri fratelli vivono” senza l’amicizia di Gesù.

Il Papa indica le “tentazioni degli operatori pastorali”: indivi-dualismo, crisi d’identità, calo del fervore. “La più grande minaccia” è “il grigio pragmatismo della vita quotidiana della Chiesa, nel quale

“L

tutto apparentemente procede nella normalità, mentre in realtà la fede si va logorando”. Esorta a non lasciarsi prendere da un “pessimi-smo sterile” e ad essere segni di speranza attuando la “rivoluzione della tenerezza”. Occorre rifuggire dalla “spiritualità del benessere” che rifiuta “impegni fraterni” e vin-cere “la mondanità spirituale” che “consiste nel cercare, al posto della gloria del Signore, la gloria umana”. Il Papa parla di quanti “si sentono superiori agli altri” perché “irremo-vibilmente fedeli ad un certo stile cattolico proprio del passato” e “invece di evangelizzare … classi-ficano gli altri” o di quanti hanno una “cura ostentata della liturgia, della dottrina e del prestigio della Chiesa, ma senza che li preoccupi il reale inserimento del Vangelo” nei bisogni della gente. Questa “è una tremenda corruzione con apparen-za di bene … Dio ci liberi da una Chiesa mondana sotto drappeggi spirituali o pastorali!”.

Lancia un appello alle comu-nità ecclesiali a non cadere nelle invidie e nelle gelosie: “all’interno del Popolo di Dio e nelle diverse comunità, quante guerre!”. “Chi vogliamo evangelizzare con questi comportamenti?”. Sottolinea la necessità di far crescere la respon-sabilità dei laici, tenuti “al margine delle decisioni” da “un eccessivo clericalismo”. Afferma che “c’è an-cora bisogno di allargare gli spazi per una presenza femminile più incisiva nella Chiesa”, in particolare “nei diversi luoghi dove vengono prese le decisioni importanti”. “Le rivendicazioni dei legittimi diritti delle donne …non si possono su-perficialmente eludere”. I giovani devono avere “un maggiore prota-gonismo”.

omelie bRevi e pRepaRate

Si sofferma “con una certa meticolosità, sull’omelia” perché “molti sono i reclami in relazione a questo importante ministero e non possiamo chiudere le orecchie”. L’omelia “deve essere breve ed evitare di sembrare una conferenza o una lezione”, deve saper dire “parole che fanno ardere i cuori”, rifuggendo da una “predicazione puramente moralista o indottrinan-te”. Sottolinea l’importanza della preparazione: “un predicatore che non si prepara non è ‘spirituale’, è disonesto ed irresponsabile”. “Una buona omelia … deve contenere ‘un’idea, un sentimento, un’immagi-ne’”. La predicazione deve essere positiva perché offra “sempre spe-ranza” e non lasci “prigionieri della negatività”. L’annuncio stesso del Vangelo deve avere caratteristiche positive: “vicinanza, apertura al dia-logo, pazienza, accoglienza cordiale che non condanna”.

Parlando delle sfide del mondo contemporaneo, il Papa denuncia l’attuale sistema economico: “è in-giusto alla radice”. “Questa econo-

LA GIOIA DEL VANGELO DI PAPA FRANCESCO

Esortazione Apostolica"Evangelii Gaudium"

ché gli opposti raggiungano “una pluriforme unità che genera nuova vita”. “La realtà è più importante dell’idea” significa evitare che la politica e la fede siano ridotte alla retorica. “Il tutto è superiore alla parte” significa mettere insieme globalizzazione e localizzazione.

dialogo con le Religioni e il mondo

“L’evangelizzazione -prosegue il Papa- implica anche un cammino di dialogo” che apre la Chiesa a colla-borare con tutte le realtà politiche, sociali, religiose e culturali. L’ecu-menismo è “una via imprescindibile dell’evangelizzazione”. Importante l’arricchimento reciproco: “quante cose possiamo imparare gli uni da-gli altri!”, per esempio “nel dialogo con i fratelli ortodossi, noi cattolici abbiamo la possibilità di imparare qualcosa di più sul significato della collegialità episcopale e sulla loro esperienza della sinodalità”; “il dia-logo e l’amicizia con i figli d’Israele sono parte della vita dei discepoli di Gesù”; “il dialogo interreligioso”, che va condotto “con un’identità chiara e gioiosa”, è “una condizione necessaria per la pace nel mondo” e non oscura l’evangelizzazione; “in quest’epoca acquista notevo-le importanza la relazione con i credenti dell’Islam: il Papa implora “umilmente” affinché i Paesi di tradizione islamica assicurino la libertà religiosa ai cristiani, anche “tenendo conto della libertà che i credenti dell’Islam godono nei pa-esi occidentali!”. “Di fronte ad epi-sodi di fondamentalismo violento” invita a “evitare odiose generalizza-zioni, perché il vero Islam e un’ade-guata interpretazione del Corano si oppongono ad ogni violenza”. E contro il tentativo di privatizzare le religioni in alcuni contesti, afferma che “il rispetto dovuto alle mino-ranze di agnostici o di non credenti non deve imporsi in modo arbi-trario che metta a tacere le con-vinzioni di maggioranze credenti o ignori la ricchezza delle tradizioni religiose”. Ribadisce quindi l’impor-tanza del dialogo e dell’alleanza tra credenti e non credenti.

L’ultimo capitolo è dedicato agli “evangelizzatori con Spirito”, che sono quanti “si aprono senza paura all’azione dello Spirito Santo” che “infonde la forza per annunciare la novità del Vangelo con audacia (parresia), a voce alta e in ogni tempo e luogo, anche controcor-rente”. Si tratta di “evangelizzatori che pregano e lavorano”, nella consapevolezza che “la missione è una passione per Gesù ma, al tempo stesso, è una passione per il suo popolo”: “Gesù vuole che tocchiamo la miseria umana, che tocchiamo la carne sofferente degli altri”. “Nel nostro rapporto col mondo – precisa – siamo invitati a dare ragione della nostra speranza, ma non come nemici che puntano il dito e condannano”.

mia uccide” perché prevale la “leg-ge del più forte”. L’attuale cultura dello “scarto” ha creato “qualcosa di nuovo”: “gli esclusi non sono ‘sfruttati’ ma rifiuti, ‘avanzi’”. Vivia-mo “una nuova tirannia invisibile, a volte virtuale” di un “mercato divinizzato” dove regnano “specu-lazione finanziaria”, “corruzione ra-mificata”, “evasione fiscale egoista”. Denuncia gli “attacchi alla libertà religiosa” e le “nuove situazioni di persecuzione dei cristiani … In molti luoghi si tratta piuttosto di una diffusa indifferenza relativista”. La famiglia -prosegue il Papa- “attra-versa una crisi culturale profonda”. Ribadendo “il contributo indispen-sabile del matrimonio alla società” sottolinea che “l’individualismo postmoderno e globalizzato favori-sce uno stile di vita … che snatura i vincoli familiari”.

impegno peR lapRomozione umana

Ribadisce “l’intima connessione tra evangelizzazione e promozio-ne umana” e il diritto dei Pastori “di emettere opinioni su tutto ciò che riguarda la vita delle persone”. “Nessuno può esigere da noi che releghiamo la religione alla segreta intimità delle persone, senza alcuna influenza nella vita sociale”. “Per la Chiesa l’opzione per i poveri è una categoria teologica” prima che sociologica. “Per questo chiedo una Chiesa povera per i poveri. Essi hanno molto da insegnarci”. “Finché non si risolveranno radicalmente i problemi dei poveri … non si ri-solveranno i problemi del mondo”. “La politica, tanto denigrata” -affer-ma- “è una delle forme più preziose di carità”. “Prego il Signore che ci

regali più politici che abbiano dav-vero a cuore … la vita dei poveri!”. Poi un monito: “Qualsiasi comunità all’interno della Chiesa” si dimenti-chi dei poveri corre “il rischio della dissoluzione”.

Il Papa invita ad avere cura dei più deboli: “i senza tetto, i tossi-codipendenti, i rifugiati, i popoli indigeni, gli anziani sempre più soli e abbandonati” e i migranti, per cui esorta i Paesi “ad una generosa apertura”. Parla delle vittime della tratta e di nuove forme di schiavi-smo. “Doppiamente povere sono le donne che soffrono situazioni di esclusione, maltrattamento e violenza”. “Tra questi deboli di cui la Chiesa vuole prendersi cura” ci sono “i bambini nascituri, che sono i più indifesi e innocenti di tutti, ai quali oggi si vuole negare la dignità umana”. “Non ci si deve attendere che la Chiesa cambi la sua posizione su questa questione … Non è progressista pretendere di risolvere i problemi eliminando una vita umana”. Quindi, un appello al rispetto di tutto il creato: “siamo chiamati a prenderci cura della fra-gilità del popolo e del mondo in cui viviamo”.

Riguardo al tema della pace, il Papa afferma che è “necessaria una voce profetica” quando si vuole attuare una falsa riconciliazione che “metta a tacere” i poveri, mentre alcuni “non vogliono rinunciare ai loro privilegi”. Per la costruzione di una società “in pace, giustizia e fraternità” indica quattro principi: “il tempo è superiore allo spazio” significa “lavorare a lunga scaden-za, senza l’ossessione dei risultati immediati”. “L’unità prevale sul conflitto” vuol dire operare per-

31 Dicembre 2013 n. 43VitaLa

Sete di VitaSplende uno spicchio di sole,un chicco di melogranosuccoso fra le dita,una parola che tracima dal cuore.

Sono arso di quel sorso,una ventata d’acqua sorgiva sul vuoto,quello stare alla finestra.

Dilania la pania che invischiaquel volo, il cielo attende immotosolo le nuvole si spostano in coro.

La Vita che bussa a pugno chiusosulle attese sprangate quella corrente che sotto mi portaquel debole balbettare.

La Vita che spalanca la tua paurache scompiglia le carte,nuovo e tremante, ancora teso e proteso.

Sporgi il tuo desiderioslega la tua bandiera,ancora sul grigiore di una strada,sia manto e fiera.

Non si dissecca quell’arsuranei pozzi spenti dell’abitudinecammino sulle crepe argillose e succhio il chicco di melograno.

Massimiliano Filippelli

PoetiContemporanei

V CENtENARIO DELLA NASCItA DI GIOVANNI BOCCACCIO

Rileggendo il “Decameron”iovanni Boccaccio è un autore “scandaloso” qua-si per antonomasia – non a caso dal suo nome

deriva, col significato che tutti sanno, l’aggettivo boccaccesco.

Si può dunque supporre che nella felice ricorrenza del suo quinto centenario, concluse tutte le debite celebrazioni, non gli dispiacerà la prospettiva di qualche modo meno logoro e scontato per sorprendere e scandalizzare, dopo quelli di ieri, anche i benpensanti di oggi. I quali, nonostante la intelligente revisione critica iniziata da alcuni studiosi nella seconda metà del ‘900, sono rimasti attaccati alla visione tradizionale, specialmente cara all’anticlericalismo e al positivismo ottocenteschi, di un artista essenzialmente realistico e “laico”, estraneo, quando non ostile, a valori che non siano quelli concreti e pratici della vita terrena: l’intelli-genza, il piacere, il benessere, la bel-lezza come fonte di amore sensuale.

Insomma, la commedia umana contrapposta a quella divina di Dante Alighieri.

Ora questo si può dire del Boc-caccio se si considera solo come autore del Decameron e se nel Decameron si isolano dal loro con-testo le numerose novelle licenziose, spregiudicate e beffarde. Ma se non vogliamo continuare a farlo a pezzi anche in occasione del suo centena-rio e cominciamo invece a conside-rare nel complesso lo svolgimento della sua vita e della sua opera, ecco che senza difficoltà vi si delineano alcune coordinate che escono dal tradizionale conformismo dell’opi-nione comune e dei testi scolastici.

Non si dice niente di nuovo ricordando che il Boccaccio fu fin da giovane fervido ammiratore e in vecchiaia dotto commentatore di Dante; e che fra il 1350 e il ’74 una confidente e devota amicizia

G Una domanda con la quale il potente Saladino conta di mettere in difficoltà, comunque risponda, l’ebreo Melchisedech e alla quale Melchisedech risponde con la para-bola di un uomo che, possedendo un preziosissimo anello e tre figli ugualmente desiderosi e degni di ereditarlo, ne fa fare due copie per-fettamente uguali così che ciascuno di loro crederà di aver ereditato il vero anello, mentre invece a chi esso sia toccato lui solo – il Padre – lo sa.

Attraverso gli sviluppi narrativi di due novelle si definisce così una chia-ra posizione concettuale: delle tre religioni monoteistiche ciascun cre-dente, in quanto tale, deve credere che soltanto quella da lui professata sia vera; oggettivamente però vera è soltanto una delle tre – e questa non può essere che il cristianesimo, segnato dallo Spirito, come Abraam ha potuto constatare di persona, per mezzo di una inconfutabile riprova.

Dunque non solo l’ammiratore di Dante, l’amico e discepolo del Pe-trarca, nonché autorevole esponente del preumanesimo fiorentino, ma anche il narratore del Decameron si mostra tutt’altro che ostile o insen-sibile e indifferente, “laico” insomma, di fronte alla verità religiosa – anzi la rivendica in pieno al cristianesimo.

Dopo queste due novelle della prima giornata, che trattano di-rettamente l’argomento, diversi altri passi si potrebbero ricordare, dove affiora la presenza di Dio. Ma indirettamente e di riflesso essa si manifesta anche meglio nella dialet-tica fra Bene e Male che percorre il Decameron dal principio alla fine e ne costituisce, per così dire, la struttura latente. Latente nel senso che l’interesse per le singole novelle può far perdere di vista il legame che le tiene insieme, trasformando cento splendidi frammenti in un’opera uni-taria e fondamentalmente orientata

ntrodurre la tessera nell’appo-sita fessura, digitare il proprio codice segreto, comporre la ci-fra, ritirare la tessera, prelevare

le banconote… Gesti semplici, entrati ormai nelle abitudini di tutti, che si ripetono con non curante meccanicità, senza pensare a cosa ci sia dietro. A volte però qualcosa va storto e si può cadere negli artigli dell’avvoltoio…” Enrico Tozzi nato a Rieti nel 1964 e residente da più di venti anni a Pistoia, fa il bancario per profes-sione e lo scrittore per passione.Scrive Tozzi e lo fa bene. Le indagini del Com-missario Cesari sono avvincenti e si leggono con piacere. Con questo libro “La Nuova Econo-mia” di Edizioni Atelier di Pistoia, lo scrittore ha affrontato il tema della frode informatica pur-troppo di questi tempi tanto “di moda”. Scrive Cristina Bianchi nella sua bella prefazione “…una cosa è certa: questo racconto emoziona per l’attualità del tema trattato (la clonazione

delle carte di credito e la malavita dell’Europa orientale), per la forte caratterizzazione dei personaggi. E diverte, specialmente nel decalo-go che fa da appendice.” Infatti le ultime pa-gine della pubblicazione, riportano dieci regole elementari per salvarsi dalle truffe. Il titolo del decalogo è provocatorio e può infastidire, ma non è altro che il giusto cappello alla raccolta di dieci raccomandazioni utili e soprattutto necessarie per l’uso delle carte di credito visto che, nonostante le misure prese dalle aziende di credito, l’aumento delle truffe informatiche ai danni di clienti/utenti distratti sta crescendo a ritmi vertiginosi. Il libro “La nuova Economia–un caso per il commissario Cesari” sarà pre-sentato sabato 7 dicembre alle 17 nella sala Bigongiari della Biblioteca San Giorgio, l’evento è stato organizzato in collaborazione con Gli Amici del Giallo di Pistoia.Interverranno oltre all’autore Cristina Bianchi e Giuseppe Previti.

“I

Un nuovo librodello scrittore pistoiese

Enrico Tozzi di Alessandro Orlando

lo legò sempre più strettamente a Francesco Petrarca. Cose risapute, dati di fatto ampiamente scontati – che tuttavia non si capisce come possano essere compatibili con una attribuzione connotativa di “laicità”: perché legami tanto stretti e costanti implicano necessariamente una forte intesa e affinità spirituale. E come avrebbe potuto Giovanni Boccaccio intendersi tanto bene con Dante e col Petrarca, che erano totalmente coinvolti nell’esperienza religiosa, se non l’avesse, sia pure a modo suo, condivisa?

Di questo modo, indubbiamente assai meno teologico di quello di Dante e meno introspettivo di quel-lo del Petrarca, ci può dare un’idea l’episodio – esso pure risaputo – del 1361.

Impressionato da un profetico annunzio di prossima morte e dalla conseguente esortazione del profeta a tralasciare ogni altro interesse e at-tività per pensare soltanto a salvarsi l’anima, il Boccaccio prese impulsiva-mente la decisione di abbandonare la poesia e vendere i suoi amatissimi libri. Toccò a Francesco Petrarca – amico, maestro e «caro signor mio» - dissuaderlo con una famosa lettera, nella quale gli dimostra che sapere e

poesia si conciliano benissimo con la fede in Cristo e non hanno mai impedito a nessuno di essere santo. E qui possiamo aggiungere che se gli riuscì tanto bene deridere monache e frati – i quali da parte loro non gli facevano certo mancare argomenti – questo non significa che non fosse religioso e credente come ha sempre detto di essere.

Per convincersene basta rilegge-re la novella di Abraam giudeo, dove l’immoralità degli ecclesiastici non solo è dissociata dalla verità religiosa ma ne diventa una dimostrazione («mi pare» conclude Abraam dopo essere stato a Roma «che il vostro pastore e per conseguente tutti gli altri si procaccino di riducere a nulla e di cacciare del mondo la cristiana religione…E per ciò ch’io veggio non quello avvenire ch’essi procacciano ma continuamente la vostra religione aumentarsi e più lucida e più chiara divenire, meritamente mi par discer-nere lo Spirito Santo esser d’essa, sì come di vera e di santa più ch’alcuna altra, fondamento e sostegno»).

Questa novella è coordinata a quella di Melchidesech – altro ricco ebreo – dal tema comune: quale sia la vera religione – la musulmana, l’ebrea o la cristiana?

di Maria Valbonesi

dal basso all’alto, dal disordine verso l’ordine e la virtù morale.

Siamo a Firenze nel 1348, l’anno della più terribile epidemia di peste che l’Europa ricordi. Di fronte al tragico spettacolo offerto dalla loro città dieci giovani fiorentini – tre uomini e sette donne – reagiscono non, come ci si potrebbe aspettare, con la filosofia del carpe diem, ma opponendo ad una società abbru-tita e retrocessa, fuori d’ogni legge umana e civile, al puro istinto di conservazione, il recupero di un’esi-stenza regolata dalle leggi del decoro, della gentilezza e dell’onestà – nel rispetto delle quali, sotto la guida di un re o di una regina quotidiana-mente eletti, trascorre in mezzo al paesaggio idillico della campagna la loro non vacanza, ma resurrezione umana e civile.

Questa spinta ascensionale, di riscatto dal mondo com’è al mondo come dovrebbe essere, che caratte-rizza l’avventura dei dieci giovani fio-rentini, si ripropone nell’ordine delle novelle da loro raccontate al termine di ogni giornata (basti pensare che il Decameron comincia con quella incarnazione del male che è ser Ciappelletto e finisce con la sublime virtù di Garisenda e all’idealismo di tutta la decima giornata).

È la stessa aspirazione verso il Bene che Giovanni Boccaccio esprime in termini esplicitamente religiosi nelle Rime – per esempio nel sonetto CXIX:

O Regina degli angioli, o Maria,Ch’adorni il ciel con tuoi lieti sembianti,Et stella in mar dirizzi e navigantiA port’e segno di diritta via,Per la gloria ove sei, vergine pia,Ti prego guardi a mia miseri pianti;Increscati di me: tomi davantiL’insidie di colui che mi travia.Io spero in te et ò sempre sperato:Vagliami il lungo amore et reverente,Il qual ti porto et ò sempre portato.Dirizza il mio cammin; fammi possenteDi divenir anchor dal destro latoDel tuo figliuol, fra la beata gente.

4 n. 43 1 Dicembre 2013 LaVitaattualità ecclesiale

razie Papa Francesco. Perché tutti noi, cre-denti e non credenti, possiamo riscrivere in

caratteri cubitali per la nostra vita e per il corso della storia presen-te le parole “Gioia del Vangelo”. C’è del coraggio in questo titolo dell’esortazione apostolica. Non nasce dall’“offerta di consumo”, che “è una tristezza individualista che scaturisce dal cuore comodo e avaro, dalla ricerca malata di piaceri superficiali, dalla coscienza isolata”.

Viene invece da un affascinamen-to, anzi, se non fosse irrispettoso, da un innamoramento nel quale le parole escono dal cuore suggerite da una luminosa intelligenza. Ad esse corrispondono la sua vita e le sue convinzioni. Lo si è capito subito, fin dal suo apparire sul balcone della basilica di San Pietro. Il suo sorriso abituale è già un annuncio del Vangelo, fino a contraddire la stessa “mondanità spirituale”, “che si nasconde dietro apparenze di religiosità e persino di amore alla Chiesa”, travisato in gloria umana e in benessere personale. È una denuncia, un rimprovero ma non ferisce, non scoraggia; si trasforma in un impegno, in una promessa.

“Il fascino - insiste Papa France-sco - di poter mostrare conquiste sociali e politiche”, la “vanagloria legata alla gestione di faccende pratiche” è di per sé un’accusa alle debolezze della comunità cristiana, ma non offende le persone perché le ama. L’innamorato può parlare schietto, senza essere pessimista; può denunciare in quanto, invece che ribellione, suscita conversione.

Conoscendo le fragilità della vita umana, essendo stato immerso nel dolore delle popolazioni povere, avendo compreso il dolore delle donne, Bergoglio può affermare che “non è progressista eliminare una vita umana”. E aggiunge che “non è un argomento soggetto a presunte riforme o a modernizza-zioni”. Da qui il dovere della Chiesa di prendersi cura dei più deboli, “dei bambini nascituri”.

Sul terreno dei “valori non ne-goziabili” rivela tutta la continuità del suo magistero con quello dei Papi suoi predecessori. Ma più che la denuncia preferisce seguire la via del kerigma, dell’annuncio. La Chiesa è madre, perciò deve riflettere la bontà di Dio, la sua misericordia, invece all’esterno, ma forse anche all’interno, vien percepita come “una dogana” non “una casa paterna”. Si rivolge a tutti i cristiani ma quel “noi ci comportiamo come controllori” apre diretto ai sacerdoti, ai vescovi stessi, ai confessori. Se fosse stato Papa Wojtyla a osare tanto, i media avrebbero detto che il Papa ha tuo-nato, sgridato, rimproverato. Papa

Se fosse statoWojtyla a osaretanto, i media

avrebbero detto che il Papa ha tuonato.

Francesco sorprendenella sua genuinità

fino a disarmare le obiezioni

di Bruno Cescon

VERIFICA SULL’ANNO DELLA FEDE

Fede e carità unitenel camminodel cristiano

L’Anno della fede non ha proposto iniziative specifichenell’ambito della carità; piuttosto ha aiutato a coglierne le radici

teologiche e la modalità con cui deve essere vissutadi Marco Doldi

Anno della fede sarà anche un’occa-

sione propizia per intensificare la testimonianza della carità” (Porta fidei, 14). Fede e carità si esigono a vicenda, così che l’una permette all’altra di attuare il suo cammino. Benedetto XVI rilevava come non pochi cristiani dedichino la loro vita con impegno e con amore a chi è solo, emarginato o escluso come “a colui che è il primo verso cui andare e il più importante da sostenere, perché proprio in lui si riflette il volto stesso di Cristo”. Proprio grazie alla fede si può riconoscere in quanti chiedono amore la presen-za di Cristo Re.“Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Mt 25,40): queste parole costi-tuiscono un monito permanente da non dimenticare e un invito perenne a ridonare quell’amore con cui Cristo si prende cura di noi. “È proprio la fede - dice an-cora Benedetto XVI nell’atto di indire l’Anno della fede - che per-mette di riconoscere Cristo ed è il suo stesso amore che spinge a soccorrerlo ogni volta che si fa nostro prossimo nel cammino della vita”. Sostenuti dalla fede i credenti guardano con speranza al loro impegno nel mondo, senza dimenticare l’attesa di “nuovi cieli e una terra nuova, nei quali abita la giustizia” (2Pt 3,13).La carità, che nasce dalla fede vive

G

EVANGELII GAUDIUM

Francesco sorprende nella sua ge-nuinità fino a disarmare le obiezioni, il malumore.

E, allora, può concedersi molto di più. Anzitutto svegliare lo spirito missionario della sua Chiesa. Con delicatezza chiede di partecipare al suo sogno missionario per trasfor-mare tutto: “Le consuetudini, gli stili, gli orari, il linguaggio e ogni strut-

tura ecclesiale” al fine di adeguarli all’evangelizzazione. Se non fosse mite quanto energico questo invito del Papa si potrebbe ascrivere alle utopie rivoluzionarie. Nel suo cuore è un atto d’amore, nel suo pensiero un programma che intende avviare. Audacia della fede e creatività si coniugano insieme nel suo sogno missionario.

Intende, però, condividerle con tutti i vescovi, con le Conferenze episcopali. Pensa seriamente e in modo ardito a una decentralizzazio-ne e conversione del papato. Deve finire il “primato” della solitudine. Lo domanda l’universalizzazione della Chiesa attuale. Non si tratta di copia-re la politica multilaterale degli Stati. Piuttosto occorre attuare in maniera

diversa le relazioni ecclesiali senza escludere una chiamata in campo più forte del “genio della donna”.

La Chiesa di Papa Francesco si ri-forma anche nelle sue strutture per stare nel mondo globalizzato, in rete, non per dominare come l’economia dell’“esclusione e iniquità” o “la cultura dello scarto”. Davvero una esortazione da brivido evangelico.

in molteplici forme e secondo quella fantasia capace di rispon-dere a chiamate di ieri e di oggi. Al fondo di ogni intervento c’è sempre, però, un atteggiamento costante, che è quello di pren-dersi cura con bontà. A questo aveva invitato Papa Francesco nell’omelia della Celebrazione per l’inizio del suo pontificato. Era la solennità di San Giuseppe e il Papa evidenziò la missione dello sposo di Maria di custodire la fa-miglia di Nazaret ed anche l’intera Chiesa. Gli atteggiamenti di San Giuseppe sono quelli di chi serve ancora oggi: discrezione, umiltà, silenzio, fedeltà totale, dedizione. Soprattutto, disponibilità tipica dell’uomo di fede al progetto di Dio che chiama ad andare dove Egli ha disposto. Giuseppe è cu-stode perché sa ascoltare Dio, si lascia guidare dalla sua volontà e, proprio per questo, è ancora più

attento alle persone che gli sono vicine.Nel pensiero di Papa Francesco, a motivo dell’attenzione mostra-ta dal poverello di Assisi, da cui ha preso il nome, la custodia si spinge oggi sino alla cura per il creato, così minacciato dall’uomo. Si pensi solo per un momento a che cosa è avvenuto in Italia per lo smaltimento dei rifiuti tossici: distruzione dell’ambiente e morti umane. “Quando l’uomo viene meno a questa responsabilità di custodire - diceva il Papa - quan-do non ci prendiamo cura del creato e dei fratelli, allora trova spazio la distruzione e il cuore inaridisce”. Oggi, per fortuna, molti sono attenti nei confronti dell’ambiente, che è la casa in cui l’uomo vive e che dovrà lasciare responsabilmente ad altri. Da più parti si sente la necessità di nuovi stili di vita, maggiormente

sobri, perché si comprende come il consumismo abbia condotto a spendere più di quanto si potesse e, soprattutto, più di quanto fosse davvero necessario.È carità custodire il creato, im-pronta della bellezza e della bontà di Dio, lo è ancora di più curare l’uomo in qualsiasi fase della sua esistenza: c’è un’ecologia am-bientale, ma ce ne è anche una umana. Il povero da soccorrere assume tanti volti quanti sono quelli dell’uomo: immigrato, senza lavoro, anziano, malato, indifeso, ma anche embrione. La carità non fa distinzioni!L’Anno della fede non ha propo-sto iniziative specifiche nell’ambi-to della carità; piuttosto ha aiuta-to a coglierne le radici teologiche e la modalità con cui deve essere vissuta: “il custodire chiede bontà, chiede di essere vissuto con tene-rezza”. Parola di Francesco!

Unaesortazione

da brivido evangelico

“L’

51 Dicembre 2013 n. 43VitaLa

ll’inizio del nostro cammino di Avven-to, che coincide con l’avvio del nuovo anno liturgico, troviamo nell’antifona all’ingresso un invito ad un atteggia-

mento di aspettativa e supplica: «A te, Signore, elèvo l’anima mia, Dio mio, in te confido: che io non sia confuso» (Salmo 24, 1-3). La colletta che segue lo conferma: « O Dio, nostro Padre, suscita in noi la volontà di andare incontro con le buone opere al tuo Cristo che viene»: Dio, che ci ha amati per primo, anche se peccatori, ci rende possibili queste opere buone: «Siamo infatti opera sua, creati in Cristo Gesù per le opere buone, che Dio ha preparato perché in esse camminassimo» (Ef 2,10). Quando dunque Gesù afferma: «Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha man-dato» (Gv 6,44), non intende dire che il Padre seleziona solo pochi eletti per attirarli al Figlio suo, lasciando fuori tutti gli altri, ma invece che è sempre il Padre, e mai l’uomo, a prendere l’iniziativa. Questa, poi, è a beneficio di tutti, perché se no Gesù non avrebbe proclamato: «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e op-pressi, e io vi darò ristoro» (Mt 11,28), che è la ripetizione dell’assicurazione: «Chiunque spera in te non resti deluso» (salmo responsoriale). Le parole “voi tutti” e “chiunque” non lasciano dubbi: l’invito è rivolto ad ogni uomo. Nessu-no, pertanto, deve sentirsi escluso e nessuno deve aspettarsi, o, peggio che mai, pretendere che qualcuno resti escluso. Ecco quindi l’invito dell’Avvento: ognuno si abbandoni con fiducia all’azione del Padre che ci vuol attirare tutti al

suo Figlio.La riforma liturgica voluta dal Concilio Vaticano II ha finalmente dato all’Avvento il ruolo litur-gicamente significativo che merita (è, cioè, di-venuto “tempo forte” di pari della Quaresima). Per il messale tridentino -e anche in quello del beato Giovanni XXIII in vigore tuttora per le celebrazioni secondo il “rito romano straordina-rio”- l’Avvento è, invece, solo una scatola vuota, o un non-tempo: non vi sono letture proprie nei giorni feriali (si devono ripetere quelle della domenica precedente e, si sa, repetita iuvant, sed continuata secant!) e non vi è neppure un prefazio proprio (un tempo senza prefazio proprio è di rango inferiore rispetto a quelli che invece lo hanno). Nel nuovo rito romano sono state colmate queste gravi lacune, con letture bibliche diverse per ogni giorno e con ben quat-tro prefazi propri.L’Avvento ci fa rivivere l’ansia di salvezza che per millenni gli uomini hanno provato prima della venuta di Cristo, con sentimenti di gratitu-dine per il dono ricevuto e con preoccupazione per coloro ai quali Cristo non è stato ancora annunciato o che hanno rifiutato questo an-nuncio, un buon due terzi dell’umanità. L’Avven-to, per questo, esige da noi un atteggiamento fortemente missionario. La prima lettura (Is

2,1-5) descrive vividamente, come in una spe-cie di grande affresco, questa situazione: «Alla fine dei giorni, il monte del tempio del Signore sarà saldo sulla cima dei monti e s’innalzerà sopra i colli, e ad esso affluiranno tutte le genti». La conversione dei popoli al Signore è condizione indispensabile per ottenere il bene supremo della pace, che tutti auspicano, di cui tutti discutono, ma che poi, in concreto, nessuno sembra sapere come si possa perseguire in maniera certa e stabile, come viene dimostrato fin troppo chiaramente anche dalle drammati-che esperienze che il nostro tempo sta vivendo. Solo quando si accetterà il primato di Dio, « Egli sarà giudice fra le genti e arbitro fra molti popoli» essi «spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri, delle loro lance faranno falci» e «una nazione non alzerà più la spada contro un’altra nazione, non impareranno più l’arte della guerra». Cristo viene per rimediare la tra-gedia del peccato originale che primariamente è consistito nel rifiutare a Dio il suo ruolo, con la pretesa dell’uomo di essere lui a stabilire per sé ciò che è bene e ciò che è male. L’uomo era, nel originario piano di Dio, uno specchio riflettente la sua immagine: il peccato ha fran-tumato questo specchio e i frammenti, che non riflettono più correttamente l’immagine di

Dio, entrano in contrasto gli uni con gli altri. Se obbediremo al grido di Cristo: «Convertitevi e credete al Vangelo», come ricompensa ci verrà dato il dono dell’unità nella carità e, come conseguenza, anche il dono della pace. Il Salmo responsoriale (121[122]) è un invito alla pre-ghiera per la pace di quella Gerusalemme, che adesso è la Chiesa, ma è anche una dichia-razione di impegno, messa sulle nostre labbra: «Chiedete pace per Gerusalemme: vivano sicuri quelli che ti amano; sia pace nelle tue mura, sicurezza nei tuoi palazzi. Per i miei fratelli e i miei amici io dirò: “Su di te sia pace!”».L’apostolo Paolo (seconda lettura, Rm 13,11-14a) ci invita a «svegliarci dal sonno, perché adesso la nostra salvezza è più vicina di quan-do diventammo credenti». Non si può avere vera pace se si “dorme” nel compromesso col male, ma solo se si gettano coraggiosamente via le opere delle tenebre, cioè il peccato, e si indossano le armi della luce in preparazione al giorno dell’eternità che è vicino. Gesù (lettura evangelica, Mt 24,37-44) ci esorta a non ripe-tere l’errore dei contemporanei di Noè che, «nei giorni che precedettero il diluvio, mangia-vano e bevevano […], e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti». Questo monito alla continua vigilanza e all’im-pegno fattivo, come se ogni momento della nostra vita fosse l’ultimo, congiunge idealmente questa domenica all’ultima del tempo ordinario: «Tenetevi pronti perché, nell’ora che non imma-ginate, viene il Figlio dell’uomo».

Don Umberto Pineschi

La Parola e le parole1a Domenica Di avvento anno a

Nostro Signore Gesù Cristo e dell’Universo

attualità ecclesiale

A

li incontri si misurano anche nei gesti e quello che si è visto ieri nella biblioteca papale tra Papa Francesco e il presidente russo

Vladimir Putin segna una tappa inedita nella storia tra i due Stati: la scena si svolge allo scambio finale dei doni quando per primo Vla-dimir Putin si esibisce in un lungo segno della croce ortodosso (cioè con la mano sulla spalla destra prima che su quella sinistra) e poi dà un bacio all’icona della Madonna di Vladimiro, una delle più amate e venerate dal popolo russo. Poi anche Papa Francesco segue il presidente e dà un bacio all’icona. Partiamo da qui con monsignor Paolo Pezzi, arcivescovo di Mosca, al quale abbiamo chiesto di commentare l’in-contro avvenuto ieri in Vaticano.

Putin e il Papa che baciano l’icona

della Madonna, il segno della croce, l’inchino... Una sua prima impres-sione?

“Positiva innanzitutto per gli elementi citati. È positivo poi il fatto che ci sia stato effettiva-mente un incontro, cosa che non era affatto scontata. Direi che il Papa e il presidente non si sono semplicemente visti ma profondamente incontrati. E il gesto dello scambio dei doni e il bacio sulle icone, non lo considererei formale”.

Nel comunicato della Santa Sede

si dice che nei colloqui si è parlato della comunità cattolica in Russia. Cosa vi sta più a cuore?

“Non possiamo fantasticare sui reali ar-gomenti trattati nei colloqui. A noi quello che sta più a cuore è quello di poter testimoniare Cristo: questa è la preoccupazione principale che abbiamo. Perché quando Cristo è posto al centro, è anche più facile affrontare ed even-tualmente risolvere i problemi”.

Sta facendo riferimento a un ri-

conoscimento legale della Chiesa cattolica in Russia?

“La Chiesa è già legalmente e giuridica-mente riconosciuta. Noi questo problema non lo abbiamo. Siamo una Chiesa di minoranza e il cristianesimo in Russia è essenzialmente espresso nella sua forma ortodossa ma que-sto non significa che non abbiamo un diritto

all’esistenza. Mi sembra - almeno da quanto si legge nel comunicato della Santa Sede - che sia stato menzionato il contributo fondamentale del cristianesimo nella società e mi sembra una segnalazione positiva: la Chiesa cattolica anche laddove è una minoranza, è portatrice di una testimonianza che è volta al bene della società in cui si trova”.

Si è sorpreso del mancato invito al

Papa di visitare Mosca e il patriarca Kirill?

“No, le premesse non c’erano. Il patriarca Kirill ha, comunque sia, mandato attraverso il presidente Putin il proprio saluto e augurio a Papa Francesco, ma era stato detto molto chia-ramente che il possibile incontro tra il Papa e il

G

L’INCONtRO IN VAtICANO

Per nulla formaleil bacio sull’icona

di Putin e del PapaPatriarca non era tra gli scopi dell’udienza di ieri. Nelle settimane passate, in altre circostanze, è stato detto e ribadito molto esplicitamente che questo incontro non ha bisogno di una mediazione politica o culturale o di altro genere. C’è un rapporto tra Mosca e Roma per quello che riguarda le relazioni intra-ecclesiali che non richiede la necessità di altri mediatori. Mi sembra che chi si aspettava questo, aveva forse riposto erroneamente le proprie speranze. Ciò non significa che questo incontro di ieri non lo possa favorire, ma certamente non mi aspettavo un invito né una mossa esplicita”.

Eppure qualche giorno fa, il metro-

polita Hilarion, a Roma, ha paventato la possibilità di questo incontro tra il Papa e il Patriarca parlando di un paese neutro. Lei lo crede davvero possibile?

“Penso che questo incontro sia auspicabile. Mi sembra che stia crescendo il desiderio di poterlo fare. Mi sembra, perciò, più possibile oggi rispetto a qualche tempo fa e mi sembra - anche da quello che ha detto il metropolita Hilarion - che questo incontro ora trova una disponibilità in generale a prepararlo. E questo è un fatto nuovo emerso dall’incontro tra Hilarion e il Papa”.

Quale pensa sia il ruolo della Rus-

sia, in particolare per la pace in Medio Oriente?

“Non sono un analista politico però mi sembra che sia sotto agli occhi di tutti il fatto che la Russia forse proprio a partire dalla crisi siriana, abbia nuovamente cominciato a gioca-re un ruolo importante a livello mondiale. Ci auguriamo che questo ruolo sia per la pace e il bene dei popoli”.

È la certezza espressa da Papa Francesco nel suo

videomessaggio a proposito della capacità

di farsi carico dei piùdeboli, creando anche le

premesse per lo sviluppo.“Meno disuguaglianze,

più differenze” il tema di questa terza edizione

di Francesco Rossi

6 n. 43 1 Dicembre 2013 LaVita

a figura di padre Giovanni Vannucci, uomo dello Spi-rito e monaco cristiano, è apparsa più evidente dopo

la sua morte avvenuta il 18 giugno 1984. La sua scomparsa ha rivelato, soprattutto, il valore e la preziosità della sua testimonianza.

“I piu grandi uomini sono dei si-lenziosi - aveva scritto. Sono come le radici di una pianta che nutrono nel nascondimento della terra, la vita che si manifesta alla luce del sole, senza di loro la pianta non potrebbe essere.

Era nato a Pistoia il 26 dicembre 1913, “in via della Madonna nella par-rocchia della Madonna dell’Umiltà” - come lui stesso negli ultimi tempi amava ricordare pubblicamente, qua-si a collegare questo fatto con la real-tà sacra della Vergine- Madre di Dio, figura ispiratrice e conduttrice della sua esperienza religiosa, trascorsa sin dall’adolescenza nell’Ordine dei Servi di Maria.

Il convento di Monte Senario, quello della SS. Annunziata a Firenze, la Facoltà Teologica “Marianum” a Roma (dove fu ordinato sacerdote nel 1937) furono i primi luoghi della sua formazione. Dopo tre anni pas-sati in Toscana trascorse un lungo periodo, quello della guerra, ancora a Roma come insegnante di Esegesi biblica e lingua ebraica alla Facoltà Teologica “Marianum”. Nel 1950-51 la breve pausa dell’esperienza di Nomadelfia e subito dopo un perio-do di allontanamento nel convento servitano di Borgo San Sepolcro, fino al suo ritorno a Firenze nel 1954.

Dal 1964 al ‘67 fu ospite del con-vento dei Servi a Pistoia, da dove poi si trasferì nell’Eremo di san Pietro alle Stinche, Panzano in Chianti, fino alla sua morte. La diocesi di Fiesole, tramite il suo vescovo monsignor Ba-gnoli, gli ha permesso di iniziare nel suo territorio la nuova esperienza di vita eremitico-comunitaria, che in-vano aveva cercato di avviare in due diocesi vicine per difficoltà create dagli allora vescovi residenti. La pre-

tEStIMONI DEL NOStRO tEMPO

Padre Giovanni VannucciIl ricordo del discepolo che gli è stato vicino fino alla morte

di Lorenzo Bonomi

Per questa ragione padre Giovan-ni insiste sulla necessità di inoltrarsi nel deserto (èremos in greco), il quale più che un luogo geografico è un modo d’essere dell’anima, spazio dove tacciono le voci umane ed è possibile ascoltare la voce dello Spirito.

Esiste un “monachesimo” univer-sale al quale tutti possono accedere: esso è formato da chiunque cera il “Mònos”, l’Unum, l’unità armoniosa delle proprie forze interiori e di-venta la nuova umanità del tempo dello Spirito, ossia del tempo della maturazione della mèsse.

Dei valori perenni del monache-simo padre Giovanni è stato voce profetica di altissima forza e intensità nel nostro tempo, voce isolata, solita-ria nel deserto di una chiesa spesso troppo affaccendata nella “evange-lizzazione” degli altri e poco incline all’opera primaria di trasformazione di se stessa.

Leggendo alcuni scritti che ha la-sciato, è possibile notare come abbia ridato senso e contenuto compren-sibile ad alcuni elementi insostituibili della nostra spiritualità, logorati dal tempo e dalla nostra distrazione: il deserto, il silenzio, la “metànoia” evangelica, i segni del pane e del vino, la comunione universale ecc., senza dimenticare la figura centrale, nel cristianesimo, della vergine-madre, anima del mondo e mediatrice delle forze divine tra il cielo e la terra.

Siamo grandemente debitori a quest’uomo “religioso” nel vero senso del termine: che ha ricongiun-to nella sua coscienza e riportato costantemente all’esperienza della vita le parti di noi che generalmente restano separate: il cielo e la terra, l’interiore e l’esteriore, stabilendo fra esse la pace, l’abbraccio.

Da “La Vita” del 5 febbraio 1989

L

inflessibile della conoscenza, dono della sapienza divina, attingendo ovunque fosse visibile il passaggio dello Spirito di Dio: ricerca vissuta come un’inarrestabile avventura dell’anima, capace sempre di andare oltre a tutte le tappe raggiunte di volta in volta.

Anticipando con coraggio e sofferenza i tempi dell’incontro ecumenico sia fra le chiese che fra le religioni, ci ha indicato la via che at-tende di essere percorsa con fedeltà e chiarezza di coscienza, non quella che è risultato di compromessi tra le parti contendenti ma il superamento dei dualismi e delle opposte posizioni in un’apertura di comunione nel Centro che collega ogni esperienza religiosa umana: il Verbo eterno fatto carne, Cristo, frutto maturo e per-fetto dell’umanità. In Lui converge il cammino di ogni uomo religioso. Egli non è monopolio di nessuno, di nessuna chiesa in particolare, ma è dono di vita e l’irradiazione di verità per tutti. La presenza del verbo è disseminata nel cuore di ogni vivente e, come il polline nell’aria, continua senza tregua e silenziosamente a fecondare ogni coscienza umana.

Da questa viva esperienza del mistero del verbo, nasce allora il ri-spetto e l’attenzione verso chiunque vive con sincerità e onestà il proprio “credo”; e nasce anche l’invito alla chiesa cattolica (o chiesa universale) ad essere il punto di incontro e di comunione per tutte le espressioni religiose umane. Il libro della preghie-ra universale è, forse, l’intuizione più viva, feconda e la proposta più corag-giosa di padre Giovanni: riunificare nella preghiera tutte le strade degli uomini verso il divino.

A chi è affidata la veniente aper-tura religiosa universale? A coloro che accettano di dilatare i confini della propria coscienza e di com-piere un cammino verso Dio nella spogliazione totale del loro cuore da tutto ciò che è “terreno”, da ciò che nasce “dalla volontà della carne e del sangue”: a chi può dire, come Maria ss., “io non conosco uomo”.

Guardiamo la vita con lo stupore di essere vivi,in un universo fervente di vita.

I sogni di oggi sono il futuro che muove il presente,la vita che si esprime in non immaginate forme.

Dalle mani del Padre la vita fiorisceinesauribile e illimitata.

Nel cuore della pietra Dio sogna il suo sogno,e di vita la pietra si riveste.

Nel profondo della terra Dio sogna il suo sogno,e di verde e di frutti si riveste la terra.

Nel cuore degli esseri Dio sogna il suo sogno,e di amore e di tenerezza s'adorna il creato.

A novità crescente, tu, o senza limiti, esorti il cuore,l'inviti a venire nella tua dimora,tu che dimora non hai.

Sempre oltre, sempre oltre è la tua tenda,il tuo infinito cammino sia il nostro, o Signore.

Giovanni M. Vannucci

Centenario della nascitadi Fra Giovanni M. Vannucci

(1913-2013)Convento San Domenico, piazza San Domenico, 1

Sabato 7 dicembre 2013

Ore 15,30: arriviOre 16,00: saluto e presentazione Grazia LupiUna città e una chiesa ricordano, Pietro Domenico Giovannoni studioso della storia della chiesa contemporaneaL’approdo all’eremo, Lorenzo Bonomi Frate dell’eremo di San Pietro a Le StincheOre 17,15: intervalloOre 17,45: L’uomo spirituale nel pensiero di Giovanni M. Van-nucci, Giancarlo Bruni, docente di ecumenismoLa donna etrusca, Alessandro Cortesi, docente di teologiaOre 19,00: conclusioni

Panzano (Fi), Eremo di San Pietro a Le Stinche

Domenica 15 dicembre 2013

Ore 15,30: arriviOre 16,00: “Le parole dei padri del deserto”; uomini e donne contro la mediocrità, Guidalberto Bormolini dei Ricostruttori nella preghieraOre 18:00: eucaristia

INFO: Comunità Eremo S. Pietro alle Stinche, 50022 Panzano in Chiani (FI)[email protected] Tel. e fax 055-852066

senza di padre Giovanni nella zona vicariale del Chianti è stata molto di-screta esteriormente, ma senza dub-bio incisiva nel profondo, e perfino scomoda, comunque indimenticabile per chi lo ha avvicinato, sia sacerdoti che fedeli. Colpiva certamente di lui l’inconsueto avvicinamento e studio della religiosità umana, l’uso del simbolo e dell’immaginazione creativa, la vastità dei suoi interessi culturali e la sua originale capacità di sintesi. Di lui attirava quel saper cogliere sempre nel turbine caotico della crisi del nostro tempo e della singola persona, gli elementi positivi che sono il segno del passaggio dello spirito rinnovatore.

Padre Giovanni ha dedicato l’in-tera sua esistenza ad approfondire, cercando di trasferirlo nella pratica della vita, il contenuto vivente della tradizione cristiana, scoprendo in essa tutti quei legami sottili ma reali, che la uniscono alle svariate forme religiose presenti nell’umanità. Ha provato la dura fatica della ricerca

L'eremo delle Stinche

PistoiaSetteN. 43 1 Dicembre 2013

a giornata dedicata al 40° anniversario di Caritas Pistoia si apre con la presentazione

del Dossier 2013 delle povertà e dei bisogni, che quest’anno è stato ar-ricchito dai contributi di tutti gli ex direttori e vice direttori (dossier è scaricabile dal sito della diocesi www.diocesipistoia.it )

Suor Delfina Pocchiola, don Patrizio Fabbri, don Giordano Fa-villini e Tebro Sottili hanno parlato della loro esperienza in Caritas e tutti hanno sottolineato come quest’esperienza li abbia cambiati ed abbia dato direzione alle loro vita “non abbiamo costruito Cari-tas, Caritas ha costruito noi”.

Il direttore attuale Marcello Suppressa e don Paolo Tofani, vice direttore, hanno messo in evidenza il ruolo di Caritas in questo mo-mento storico, l’importanza della comunità cristiana nel contrasto al disagio sociale, all’emarginazione delle persone.

La mattinata è proseguita con la presentazione, da parte di Giovanni Cerri, dei dati rilevati dai Centri d’Ascolto della diocesi di Pistoia, dati che sottolineano il continuo aumento delle persone che si rivol-gono a Caritas.

Nei primi sei mesi del 2013 i Centri d’Ascolto della Caritas hanno accolto 1630 persone, il 46% italiani, in aumento rispetto al 2012, il 76,1% sono famiglie , quindi

stimando il numero delle persone ascoltate e sommando il numero dei figli conviventi e dei coniugi, la Caritas stima , certamente per difetto, che circa 4.500 persone siano state coinvolte nel processo di aiuto. Delle persone ascoltate, 3 su 4, sono residenti nel Comune di Pistoia.

Il 64% delle persone risultano disoccupate, ma, come è stato sot-tolineato, il restante 36 % non ri-sulta occupato in quanto in questo dato sono compresi tutti coloro che hanno pensioni, pensioni di invalidità o casalinghe ad esempio. Secondo la rilevazione di Caritas Pistoia pertanto, le persone occu-pate sono solamente il 12,2 %.

Nel commento ai dati emerge uno scenario drammatico che Fran-cesca Meoni definisce con “nuovi volti e nuove cronicità”; si parla infatti di situazioni di povertà che affondano le loro radici in indebita-menti dovuti alla mancanza di lavo-ro; aumentano le persone che han-no casa di proprietà su cui, in molti, casi pesa un mutuo che le persone non riescono a sostenere. Durante il commento ai dati si parla, inoltre, di storie di ordinaria disperazio-ne, nella quali alla disperazione si aggiunge la solitudine creando un clima sociale teso, soprattutto nelle relazioni familiari. L’appello di Caritas alla comunità cristiana ed ai cittadini è quello di “farsi prossimi” alle persone in difficoltà, al fine di

L

CARItAS DIOCESANA

Nuovi volti e nuove cronicità

CENtRO CULtURALE“J. MARItAIN”

AlbertCamus

un laicoin ricerca

enerdì 6 dicembre alle 21, presso la sede in seminario vescovile, via Puccini 36, il Centro culturale “J. Maritain”

promuove un incontro-dibattito dal titolo “Albert Camus, un laico in ri-cerca” in occasione del centenario della nascita del filosofo. Introde Francesco Gaiffi; seguirà, come di consueto, il dibattito.

Vricostruire un tessuto sociale che possa sostenere le persone, non la-sciarle sole nella loro disperazione.

Il dossier 2013 è stato anche l’occasione per fare un bilancio dell’attività di Caritas, per mettere in luce le buone prassi, i nuovi ser-vizi e la rete con i soggetti pubblici e privati del territorio diocesano. Un servizio di orientamento legale, l’investimento in percorsi di inclu-sione sociale ed il potenziamento della rete territoriale, sono alcuni esempi del servizio di Caritas tra animazione pastorale e risposta ai bisogni emergenti delle persone.

Il vescovo, monsignor Mansueto Bianchi, conclude la mattinata riba-dendo la necessità, da parte della comunità cristiana, di assumersi la responsabilità della testimonianza

della carità, attraverso l’esercizio di prossimità a coloro che vivono situazioni di estremo disagio.

Al termine della presentazione del Dossier un buffet organizzato dal gruppo “Si può fare” della Men-sa Don Siro Butelli e del Centro Mimmo, coordinato da Sara Lupi, organizzato proprio grazie all’impe-gno per l’inclusione sociale.

La lunga giornata del 40° di Caritas Pistoia è passata anche attraverso l’inaugurazione ad Aglia-na della casa di accoglienza “Ivana Bardi” per poi concludersi con una cena a Villa Rospigliosi dove sono stati raccolti circa 2000 € per le attività di sostegno alle persone in difficoltà..

Francesca MeoniQui sopra: il vescovo monsignor Mansueto Bianchi e Marcello Suppressa, attuale diret-tore dell'Ufficio Caritas diocesano. Sopra a destra suor Delfina Pocchiola che è stata direttrice dell'Ufficio dal novembre del 1973 al settembre del 1982

8 n. 43 1 Dicembre 2013 LaVitacomunità ecclesialeabato 30 novembre alle 16,30 in Catte-drale ci sarà la solenne celebrazione dei primi

vespri d’Avvento, presieduta da monsignor Mansueto Bianchi, vescovo di Pistoia.

il tempo di avvento

Nel tempo in cui incomincia a determinarsi l’esigenza di un periodo di preparazione alle feste della manifestazione del Signore, la Chiesa aveva già fissato le mo-dalità di preparazione alle feste pasquali. Nel IV secolo il tempo pasquale e quaresimale avevano già assunto una configurazione vicinissima a quella attuale.

L’origine del tempo di Av-vento è più tardiva, infatti viene individuata tra il IV e il VI secolo. La prima celebrazione del Natale a Roma è del 336, ed è proprio verso la fine del IV secolo che si riscontra in Gallia e in Spagna un periodo di preparazione alla festa del Natale.

Per quanto la prima festa di Natale sia stata celebrata a Roma, qui si verifica un tempo di preparazione solo a partire dal VI secolo. Senz’altro non desta meraviglia il fatto che l’Avvento nasca con una configurazione simile alla quaresima, infatti la celebrazione del Natale fin dalle origini venne concepita come la celebrazione della risurrezione di Cristo nel giorno in cui si fa memoria della sua nascita. Nel 380 il concilio di Saragozza im-

IN CAttEDRALE

Primi vespri d’AvventoSdi Natale. E’ caratterizzato da un duplice itinerario - domenicale e feriale - scandito dalla proclama-zione della parola di Dio.

le domenicheLe letture del Vangelo hanno

nelle singole domeniche una loro caratteristica propria: si ri-feriscono alla venuta del Signore alla fine dei tempi (I domenica), a Giovanni Battista (II e III domenica); agli antefatti imme-diati della nascita del Signore (IV domenica). Le letture dell’Antico Testamento sono profezie sul Messia e sul tempo messianico, tratte soprattutto dal libro di Isaia. Le letture dell’Apostolo con-tengono esortazioni e annunzi, in armonia con le caratteristiche di questo tempo.

le feRieSi ha una duplice serie di

letture: una dall’inizio dell’Av-vento fino al 16 dicembre, l’altra dal 17 al 24. Nella prima parte dell’Avvento si legge il libro di Isaia, secondo l’ordine del libro stesso, non esclusi i testi di mag-gior rilievo, che ricorrono anche in domenica. La scelta dei Vangeli di questi giorni è stata fatta in ri-ferimento alla prima lettura. Dal giovedì della seconda settimana cominciano le letture del Vangelo su Giovanni Battista; la prima lettura è invece o continuazione del libro di Isaia, o un altro testo, scelto in riferimento al Vangelo. Nell’ultima settimana prima del Natale, si leggono brani del Vangelo di Matteo (cap. 1) e

di Luca (cap. 1) che propongo-no il racconto degli eventi che precedettero immediatamente la nascita del Signore. Per la prima lettura sono stati scelti, in riferimento al Vangelo, testi vari dell’Antico Testamento, tra cui alcune profezie messianiche di notevole importanza.

la coRona d’avvento

Cosa significa? Guardiamola insieme! In primo luogo, la forma circolare: il cerchio è considerata la forma geometrica perfetta, in quanto non ha punto d’inizio né di fine: esso rappresenta allora il nostro Dio, eterno ed immutabile, e il tempo della chiesa, che di anno in anno celebra il mistero della Incarnazione-Ministero -Morte-Resurrezione di Gesù in un continuo susseguirsi di anni, fino al giorno ultimo della Parusia, quando Gesù tornerà nella gloria.

In secondo luogo, i rami di pino: sono un rimando all’albero della vita, presente nel paradiso terrestre (vedi Genesi 2,9), e di conseguenza anche all’albero della croce, con la quale Gesù ha liberato l’uomo dalla schiavitù del peccato e della morte.

In terzo luogo, il simbolo della luce delle candele: esso rappresenta Gesù, luce vera del mondo, venuta per illuminare ogni uomo.

Significative le parole di uno degli inni con cui la chiesa apre la preghiera del mattino: “Notte, tenebre e nebbia, entra la luce, viene Cristo Signore...”.

pose la partecipazione continua dei fedeli agli incontri comunitari compresi tra il 17 dicembre e il 6 gennaio.

In seguito verranno dedicate sei settimane di preparazione alle celebrazioni natalizie. In questo periodo, come in qua-resima, alcuni giorni vengono caratterizzati dal digiuno.

Tale arco di tempo fu chia-mato “quaresima di s. Martino”, poiché il digiuno iniziava l’11 novembre. Di ciò è testimone s. Gregorio di Tours, intorno al VI secolo.

La teologia dell’Avvento

ASSOCIAZIONE“AMICI DI LOURDES”

Festa dell’Im-macolataDomenica 8 dicembre, l’Associazione “Amici di Lourdes” organizza la tra-dizionale “Festa dell’Imma-colata”.Questo il programma:ore 16: Ritrovo nella chiesa di Santa Chiara (via Puccini, 34, Pitoia) per la recita del Rosario:ore 17: Processione “aux flambeaux” verso la Basilica della Madonna dell’Umiltà:ore 17,30: Messa dell’Im-macolata nella Basilica della Madonna dell’Umiltà;ore 19,30: cena insieme presso la Casa dell’AnzianoINFO e PRENOtA-ZIONI: tel. 0573.975064 o 335.6151860.Il costo della cena è 20 euro. La prenotazione è consigliata entro il 5 di-cembre 2013.

CIttADINANZA AttIVA

Illustrazionedel progetto di intervento sugli argini dell’OmbroneVenerdì 22 novembre 2013 alle 21, presso il Circolo Mcl “ La Tranquillona “ (g.c.) il comitato di Citta-dinanza attiva organizza un incontro per illustrare il progetto “Intervento sugli argini dell’Ombrone”. Interverranno: Mauro Mari, assessore alla Provincia di Pistoia; Paolo Bargellini, commissario Consorzio Ombrone; Italo Fontana, vicesindaco del Comune di Agliana, Marco Mazzanti, sindaco, Gabriele Romiti vicesindaco Comune di Quarrata.

REtE RADIé RESCH

Cena disolidarietàSabato 30 novembre alle 20 presso la Casa della Solidarietà, in via delle Pog-giole 225 a Lucciano ci sarà la “Cena di solidarietà” a sostegno del progetto “vela-rendere consapevoli”, a sostegno delle attività educative per i bambini del quartiere Vele a Scampia (Napoli). Sarà presente Da-vide Cerullo, animatore del progetto. Il contributo è di € 20,00 (adulti); € 10,00 (bambini). Per motivi organizzativi è gradita la prenotazione.INFO: tel. 0573.750539 ore serali. Mariella cell. 3332654911, Angela cell. 3478543597.

i è conclusa domeni-ca 24 novembre la III edizione di “Sonet vox Tua, rassegna corale

pistoiese in onore di S. Cecilia”, ed ha visto la partecipazione di 25 cori provenienti da tutta la diocesi, cori parrocchiali com-posti da adulti e bambini per un corpo corale complessivo di oltre 450 coristi. La conduzione delle serate è affidata a Marco Arrigoni, che ha fatto emergere la “storia” di ogni gruppo. Uno degli aspetti interessanti di “Sonet vox tua” è sempre stato il non fermarsi al canto, ma desi-derare di presentare ogni realtà che sceglie di partecipare. I cori hanno portato il loro canto ma anche la “loro storia”, la loro vita.

Quest’anno è stato grande anche l’entusiasmo degli orga-nizzatori, perché la manifesta-zione ha ricevuto il patrocinio del Comune, della Provincia e della diocesi di Pistoia, nonché del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo.

Il parroco della “Madonna dell’Umiltà”, don Ennio Fiorati e

BASILICA MADONNA DELL’UMILtà

450 coristia “Sonet vox tua”

La Rassegna chiude nel segno dell’unione e fratellanza

S

IN CAttEDRALE

Chiusura dell’Annodella fede

Celebrazione con il rinnovo della fedee il mandato del vescovo a catechisti,animatori gruppi di ascolto, ministeri

e operatori pastorali

ella serata di venerdì 22 novembre, si è tenuta in Cattedrale, la celebrazione della conclusione dell'Anno della fede. La cerimonia, cui hanno partecipato sacerdoti e diaconi delle varie parrocchie della diocesi, ha visto

la presenza di religiosi e religiose della chiesa pistoiese. Nutrita anche la presenza di catechisti, educatori, animatori dei gruppi di ascolto del Vangelo. All'ingresso in cattedrale veniva consegnata a tutti una candela.La solenne celebrazione, presieduta da monsignor vescovo, Man-sueto Bianchi, ha avuto un’attenta partecipazione, coinvolgente ed appassionante. Preceduta da meditazioni dal libro dell'Apocalisse, dal sermone di Sant'Agostino, dalla costituzione Dogmatica sulla divina rivelazione Dei Verbum, dalla lettera enciclica Lumen Fidei di Papa Francesco intercalate da canti ed orazioni, e dopo la lettura del Vangelo secondo Luca, l'omelia del vescovo ha avuto come tema principale la missione del servire a tutti i livelli. Pressante ed incisivo l'invito rivolto agli operatori ad essere veri servi del Signore perché la messe è tanta e richiede una presenza attiva ed operante. Il tema della fede non si esaurisce certo con questa cerimonia, ma da questa prende nuovo impulso per incamminarsi nelle strade della nostra diocesi, nell'incontro con i più bisognosi, gli emarginati, non tralasciando nemmeno coloro che hanno altri credi. La missione degli apostoli infatti, non si rivolgeva solo ai credenti in Dio ma abbracciava tutti, perché tutti devono essere salvati.I catechisti e gli educatori hanno quindi assunto l'impegno di seguire Gesù Cristo ed annunciare la sua parola di salvezza.Processionalmente i partecipanti preceduti dal vescovo, si sono spostati nel Battistero dove arde di fronte alla reliquia di San Gia-cono, protettore della nostra città, la lampada accesa il 25 luglio dal vescovo, segno della nostra fede.La cerimonia si è quindi conclusa con la benedizione.

Romano Benini

N

ruota attorno a due prospettive principali. Da una parte con il termine “adventus” (= venuta, arrivo) si è inteso indicare l’an-niversario della prima venuta del Signore; d’altra parte designa la seconda venuta alla fine dei tempi.

Il Tempo di Avvento ha quin-di una doppia caratteristica: è tempo di preparazione alla solennità del Natale, in cui si ricorda la prima venuta del Figlio di Dio fra gli uomini, e contem-poraneamente è il tempo in cui, attraverso tale ricordo, lo spirito viene guidato all’attesa della seconda venuta del Cristo alla fine dei tempi.

Il Tempo di Avvento comincia dai primi Vespri della domenica che capita il 30 novembre o è la più vicina a questa data, e termina prima dei Primi Vespri

tutta l’organizzazione ringrazia-no i cori che hanno aderito alla manifestazione.

Si sono esibiti nelle varie serate: “S. Angelo Junior” (Bot-tegone), Corale “R. Rinieri” (Vi-tolini- Vinci), “S. Angelo Senior” (Bottegone), “Incipit” (Valdibra-na), “S. Ilario” (Le Piastre), Coro Polifonico di Casalguidi, Coro internazionale di Pistoia, Coro ”S. Maria Assunta” (Quarrata), Coro “S. Stefano” (Santa Cristina a Mezzana), “Maria Forever” (Santonuovo), Gruppo corale “Vergine dell’Umiltà”, Coro in Erba di Spazzavento, Corale Gio-vanile “Madonna della Salute”

(Capostrada), Coro dei Bambini di Agliana (S. Piero, Agliana), “I Cantori di S. Michele” (Villa di Piteccio), Coro “S. Piero” (Agliana), Corale “S. Barbara” (Campo Tizzoro), Coro “S. Bartolomeo” (Pistoia), “Amadeum” (Quarrata), Coro “S. Benedetto”(Pistoia), Coro Giovanile Pistoiese, Cora-le “Pontormo” (Carmignano), Genzianella, Coro “S. Francesco” (Pistoia) e Pistoia Gospel Singers.

L’organizzaione ringrazia i cori che in questi anni hanno risposto all’invito con la speranza della loro partecipazione anche negli anni futuri.

Lavinia Cioli

91 Dicembre 2013 n. 43VitaLa comunità ecclesiale

CIPES

In ricordo diMaria Eletta

Martini,donna esigente

abato 7 dicembre dalle ore 9, presso il Centro Famiglia S. Anna (g.c.) vicolo De’ Pazzi, n. 16 (piazzetta S. Stefano),

Pistoia, il Cipes organizza un incontro dal titolo “In ricordo di Maria Eletta Martini, donna esigente”.Staffetta partigiana nelle sue terre (era nata a Lucca il 24 luglio 1922), Maria Eletta Martini fu appassionata dirigente di associazioni giovanili cattoliche e per molti anni consigliera comunale nella sua città. Parlamentare dal 1963, venne sempre rieletta fino al 1992. Sotto le presidenze di Pietro Ingrao e Nilde Iotti fu vicepresidente della Camera. Seguì in modo particolare le legislazioni sociali con specifico riferimento al Diritto di Famiglia, al Servizio SanitarioNazionale, alle norme su adozione, consultori fami-liari, obiezione di coscienza, cooperazione internazionale. Fondatrice, a Lucca, del Centro Nazionale Studi e Documentazione sul volontariato, la sua attenzione, anche legislativa per questa dimensione fu rilevante. Consigliera nazionale della Democrazia Cristiana, ebbe in Aldo Moro e Benigno Zaccagnini i due “maestri”. Nel 1994 fu tra i fondatori del nuovo Partito Popolare Italiano e nel 2001 della Margherita. Ha lasciato la vita terrena il 29 dicembre 2011.

Questo il programma:ore 9: Messa c/o Suore S. Anna, via San Pietro, 26 celebrata da monsignor Gastone Simoni, vescovo emerito di Prato e fondatore del Collegamento sociale cristiano. Concelebra monsignor Mansueto Bianchi vescovo di Pistoia.ore 10: Colazione preparata dagli amici della Cooperativa “Don Chi-chiotte”.ore 10.15: piazzetta S. Stefano.Introduzione di Giorgio Federighi, Cipes;“Maria Eletta, legislatrice”, relatore Emanuele Rossi, professore ordinario di diritto costituzionale alla Scuola superiore Sant’Anna di Pisa.“Maria Eletta, ispiratrice e testimone del volontariato cri-stiano”, relatore Lorena Paganelli, membro del Co.Ge. Toscana (Comitato del fondo speciale del volontariato in Toscana).“Maria Eletta, donna, cristiana, politica”, relatore Rosy Bindi, parlamentare.Intervengono poi Giordano Frosini, amico e collaboratore; Nicola Graziani, quirinalista dell’agenzia Italia.Moderatore della giornata sarà Francesco Gagliardi, attuale presidente di Eptaforum.

INFO: [email protected], cell. 335 399193 - fax 0573.978909.

S

1 DICEMBRE, CHIESA SAN PAOLO

“Tempo di lui”, vita di tre donne

straordinarieIn scena una storia di sante dei nostri

giorni, interpretate dall’attrice Paola Gattaa Fraternità apostolica di Gerusalemme ha invitato l’attrice Paola Gatta a rappresentare, nella chiesa di San Paolo il suo spettacolo teatrale: “Tempo di lui”.Il primo dicembre saliranno virtualmente sul palco tre donne stra-

ordinarie: Giovanna D’Arco, Teresa di Lisieux e Gabrielle Bossis interpretate appunto da Paola Gatta, che è cura anche la regia.

“Sono tre figure francesi, - spiega la protagonista – che ho scelto perché io sono particolarmente legata a quel paese e a questi tre personaggi. Mi piaceva indagare quelli che possono essere i contrasti umani e spirituali che abitano il cuore di queste persone, quindi per poter indagare le ragioni del vivere attraverso il linguaggio della mistica e della poesia. Sono tre sante che hanno molto sofferto in modi diversi, ma che fecero della sofferenza uno strumento anche di amore profondo verso gli altri. Il soggetto principale è l’amore in senso lato, quello con la A maiuscola realizzato attraverso questa tematica”.

Lo spettacolo teatrale è un monologo con testi liberamente tratti da “Magnificat” di Alda Merini, “Giovanna D’Arco” di Maria Luisa Spaziani, “Il volto velato” di Maricla Boggio, “Lui e io” di Gabrielle Bossis.

Musiche originali di Marco Deligia, grafica e immagini di Cristiano Cossu.D.R.

opo il successo dello scorso anno, al via la seconda edi-zione di “Giovani e Social Business: diventare attori

attivi del cambiamento”. Il progetto è sostenuto da “Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia” e da “Fondazione Un Raggio di Luce onlus” all’interno dell’iniziativa “Pistoia prima Social business city in Italia”, intende of-frire ai giovani studenti che frequentano il terzo, quarto e quinto anno delle scuole superiori pistoiese un’esperienza forma-tiva nuova rispetto a quelle tradizionali offrendo loro le conoscenze di base e gli strumenti per avvicinarsi al mondo dell’imprenditoria sociale (Social busi-ness). Gli studenti degli istituti che hanno aderito al progetto (ad oggi Einaudi, Paci-ni, Petrocchi, Liceo Salutati di Montecatini, Capitini di Agliana, ma la lista è in espan-sione), dopo una introduzione ai concetti di Business sociale e di Microcredito, analizzeranno in maniera partecipativa i bisogni del territorio pistoiese e, suddivisi in gruppi, procederanno alla costruzione di idee di Social business in risposta a tali bisogni. Per questa nuova edizione è stato introdotto un incontro in più per permettere agli studenti di incontrare un imprenditore sociale del territorio che possa raccontare direttamente la propria esperienza, come ha iniziato e cosa vuol dire concretamente fare social business. Le idee di Social business parteciperanno ad un concorso di idee che si terrà la prossima primavera e vedrà coinvolti

l gruppo Arcobaleno dell’Asl è stato conferito il Premio internazionale della pace della cultura e della solidarietà 2013 per l'impegno a sostegno dell'adozione nazionale e internazionale e per

aver messo la propria esperienza a disposizione di quanti intraprendono il percorso adottivo.

Dopo questo prestigioso riconoscimento, la fon-datrice del gruppo, Simona Giorgi, spiega l'impegno del gruppo Arcobaleno in questi anni: "Il gruppo Arcobaleno, che 13 anni fa ho voluto far nascere, è oggi ‘visibile’ gra-zie al Centro Donati, nella persona del suo presidente Giancarlo Niccolai, che lo ha prescelto tra i premiati della 31° giornata internazionale della pace, cultura e della solidarieta e questo merito, che solo oggi viene alla ribalta, è senza dubbio congruo”.

“Al mio arrivo a Pistoia, alla fine degli anni 90 -con-tinua Simona- i bisogni rintracciabili nell'area adozioni erano molti, in primis quello di riuscire a rendere ‘nar-rabile’ la doppia origine dei bambini per evitare segreti dannossimi e portatori di gravi sofferenze.

Così nel 2000 decisi di dare vita al mio progetto di creare un gruppo battezzato poi ‘Arcobaleno’ dal libro ‘Cavalcando l'Arcobaleno’, scritto per i genitori adottivi e i loro bambini. Perché ognuno di questi piccoli necessita di un metaforico arcobaleno, costruito dai propri genitori adottivi, che congiunga i pezzi della propria storia, della propria identità, dalla nascita all'oggi, con le sue verità, i suoi perché.... cosa indispensabile affinché un bambino adottato cresca con un giusto senso di appartenenza tale da consentirgli di avere sia salde radici sia ali per volare. È tutto questo facile da dire ma non da realizzare: non è banale trovare le parole, i tempi, le modalità... e così per loro ho ideato e scritto questo breve libro che ritenevo potesse aiutarli. Tutto questo lavoro ha fatto emergere come la più grande difficoltà incontrata dai genitori fosse

relativa al passato del figlio. Con notevole ansia e smarri-mento mi hanno posto la domanda: ‘come, quando, con quali parole, in quale momento dobbiamo raccontare al nostro bambino la sua storia?”

“Non è facile diventare genitori all'improvviso - afferma Cinzia Niccolai, genitore adottivo del gruppo ‘Arcobaleno’ - ma il gruppo aiuta. In un certo senso si può dire che è la nostra famiglia allargata”.

“Un’altra cosa importante da dire riguardo al premio è che la Asl di Pistoia – prosegue Simona Giorgi - offre un servizio davvero unico e prezioso. Il mio intervento è stato tradurre ciò che stava succedendo nelle varie situazioni critiche.

L'esperienza del gruppo è stata a tratti ‘vertiginosa’ come trovarsi su un precipizio ed avere paura di guar-dare giù mi hanno chiesto inconsapevolmente ‘un ruolo preciso’ di essere una specie ‘di corda degli alpinisti’ per consentire di sentirsi come legati tutti insieme durante la discesa e potendo così guardare sotto con un corag-gio gruppale... E il risultato è che a Pistoia non abbiamo drammatici fallimenti adottivi, ma è stato costruito un magnifico aeroporto delle cicogne”.

Daniela Raspollini

BOCCA DI MAGRAUn tempo di preghiera!

ei giorni 16 e 17 no-vembre, i catechisti della parrocchia di S.Michele Arcangelo a

Vignole e S. Biagio a Casini, ac-compagnati dal loro parroco don Patrizio Fabbri e guidati dal padre Domenicano Daniele Mazzoleni, hanno partecipato ad un ritiro spirituale presso il Monastero Carmelitano Santa Croce a Bocca di Magra. Nei due giorni il padre ha introdotto ad una discussione sulla Lumen Fidei di Papa Francesco, argomentando su alcuni capitoli più salienti per il per-corso catechistico. Sono state giornate intense in cui i catechisti hanno avuto l’opportunità di confrontarsi e di condividere le esperienze in questo servizio.La struttura ospitante ha fatto da cornice a questa bella esperienza: essere a contatto con la natura, ma specialmente con il mare, sicuramente aiuta anche a instaurare un rapporto diretto con il Signore, ritagliando dei tempi di preghiera e riflessione personale! Luca Caputo

L

PREMIO DELLA PACE, DELLA CULtURAE DELLA SOLIDARIEtà

Gruppo Arcobaleno dell’Asl di Pistoia

A

N

PROGEttO FORMAtIVO

Giovani e Social business 2013/2014

tutti gli studenti che hanno partecipato al percorso formativo.

L’obiettivo di questa iniziativa è di fornire ai ragazzi nozioni su microcredito e social business, oltre all’opportunità di calarsi per qualche ora nei panni di un imprenditore sociale per cercare di dare risposta ad uno o più problemi/bisogni della città in cui vivono. In questo modo potranno sentirsi soggetti attivi del loro territorio e protagonisti delle dinamiche di sviluppo locale, cercando di ipotizzare

delle scelte che potrebbero contribuire a cambiare in maniera positiva la società, creando anche il proprio lavoro futuro tramite forme di auto-imprenditorialità e magari proprio diventando imprenditori sociali.INFO: Yunus Social Business Cen-tre - Università di Firenze, Ufficio di Pistoia Social business city program scrivendo a [email protected] o chiamando dalle 9.30 alle 16.30 al 0573/27927.

D

10 n. 43 1 Dicembre 2013 LaVitacomunità e territorio

PARCHEGGIODI SAN BARtOLOMEO

Ricorso respinto

espinto il ricorso per il parcheggio di San Bartolomeo. Lo scorso 20 novembre infatti, il Tar della Toscana non ha accettato il ricorso della Napoletana Parcheggi spa . Quest’ultima nel dicembre 2012 aveva presentato ricorso motivato da un presunto “silenzio-inadempimento”

della Giunta comunale riguardo all’obbligo di concludere il procedimento per l’adozione ed approvazione del Piano di recupero presentato dalla società e che prevedeva la realizzazione di un parcheggio auto interrato da circa 330 posti nell’area retrostante la parrocchia di San Bartolomeo.Il Tar ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato dalla società nella parte in cui impugnava le dichiarazioni del sindaco durante la seduta del consiglio comunale del 19 novembre 2012 che prevedeva l’affidamento di un incarico per la revisione complessiva del piano urbano della mobilità con l’obiettivo dichiarato di individuare un ordine di priorità fra le varie ipotesi di parcheggio contenuti nel piano.Quindi soltanto adesso dopo questa importante sentenza l’amministrazione comunale potrà portare a conclusione il procedimento iniziato dalla Napoletana Parcheggi spa, tenendo conto dei vari indirizzi politico-amministrativi contenuti nel programma di governo del sindaco e più volte rappresentati come ad esempio l’approvazione del piano per l’Assetto idrogeologico che ha inserito tale area in una zona di criticità e cioè allagabile per eventi con tempi di ritorno minori o uguali a 200 anni.A questo proposito i progettisti Alessandro Suppressa e Marco Matteini fanno presente attraverso una nota che in ogni caso il Tar ha fissato un termine entro cui il Comune dovrà dare una risposta e che questo era il vero obiettivo del ricorso. Confermata anche l’assoluta infondatezza delle questioni tecniche sollevate fino qui contro il progetto.Il Comune ha sottolineato infine che le pretese della Napoletana Parcheggi Spa sono state respinte e invece è stato confermato il corretto operato dell’ammini-strazione.

Edoardo Baroncelli

R

Fim-Cisl:«continuarenel lavoro di

efficientamento dell’azienda»

di Patrizio Ceccarelli

SANItà

Salva (per ora)la centrale 118

di PistoiaEntro il 2016 quelle regionali passeranno

da 12 a 3. Secondo i deputati Binie Fanucci Pistoia è «confacente a

rappresentare il territorio di area vasta»alva (per ora) la centrale operativa del 118 di Pistoia. Le centrali regio-nali passeranno dalle attuali 12 a 3 entro la fine del 2016. A queste se ne affiancheranno 3 dedicate al trasporto sanitario ordinario. Que-sti i numeri, presenti anche nel Piano sanitario regionale, individuati

dalla commissione tecnica incaricata dalla Regione Toscana di valutare il rias-setto organizzativo del numero di emergenza. «È il risultato delle migliori evidenze internazionali più attuali in tema di ge-stione e qualificazione del servizio di emergenza-urgenza – spiega l’assessore regionale alla salute, Luigi Marroni - La separazione delle due linee è impor-tante perché l’apparato dell’emergenza-urgenza non deve essere, per così dire, “disturbato” dalla linea dedicata al trasporto sanitario ordinario». Anche la commissione ha messo in evidenza la forte complessità nella realizzazione del passaggio, di tipo organizzativo e tecnologico. «È perciò richiesto un tempo di transizione - afferma ancora Marroni - che prevede il passaggio da 12 a 6 centrali che in questa fase avranno compiti misti». Il governo del processo di transizione e gestione verrà affidato alla costituzione di un dipartimento re-gionale che comprenderà le 6 direzioni delle centrali operative, rappresentanti del volontariato e dirigenti della sanità. Il dipartimento avrà anche il compito di identificare le 3 centrali della configurazione finale. Intanto Pistoia, la cui cen-trale operativa era a rischio di chiusura, tira un sospiro di sollievo.«Apprendiamo della decisione di portare a sei le centrali del 118 in Toscana, scelta nella quale ricade anche la localizzazione di una di queste nel nostro territorio pistoiese – affermano i deputati pistoiesi Caterina Bini e Edoardo Fanucci – Non nascondiamo che avremmo preferito una scelta più coraggiosa da parte della Regione che portasse a tre il numero delle centrali come previ-sto dalle normative regionali. In queste tre, come abbiamo già avuto modo di dire in passato, riteniamo sarebbe stata giusta e ovvia la scelta di Pistoia, non per considerazioni localistiche che non ci appartengono, ma per l’eccellenza che questa rappresenta nel territorio nazionale e per la rispondenza ai criteri individuati dalla Regione. Accogliamo comunque con favore che in questa scelta “intermedia” rientri il nostro territorio, confermando comunque che manterre-mo alta la guardia quando le centrali verranno ridotte a tre: allora, esattamen-te come oggi, riterremo Pistoia confacente secondo criteri tecnici oggettivi a rappresentare il territorio di area vasta».

P.C.

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AIUtI ECONOMICI ALLE FAMIGLIE

In arrivo i contributidella Regione

Le domande possono essere presentate al Comune entro il 31 gennaio

«

A

Finmeccanica continua ad andare avanti in un’ipo-tesi di spacchettamento dell’azienda in un quadro

di cessione al buio senza nessun tipo di garanzie. Noi vogliamo che ci sia un confronto sindacale aperto su tutto il settore trasporti di Finmeccanica: non accetteremo qualsiasi ipotesi di spacchettamento e qualsiasi ipotesi che impoverisca e rischi di regalare alla concorrenza straniera un patri-monio industriale di competenze e

di tecnologie così importante come AnsaldoBreda».Così Marco Bentivogli, segretario nazionale Fim-Cisl, al termine dell’as-semblea degli iscritti Fim di Ansaldo-Breda, che si è svolta pochi giorni fa nello stabilimento di via Ciliegiole. «Al momento girano voci – ha ag-giunto Bentivogli – di 60 esuberi a Napoli e altrettanti a Pistoia. Noi rifiutiamo questa logica, il lavoro c’è, bisogna continuare nel lavoro di efficientamento dell’azienda, le per-dite di AnsaldoBreda si sono ridotte drasticamente, erano a tre cifre e sono scese a due cifre, l’azienda sta migliorando in termini di efficacia e di efficienza. Tutti possono parlare e criticare AnsaldoBreda tranne Fin-meccanica, che ha scelto i dirigenti, i piani industriali le società di consu-lenza, perciò è l’unica che non può permettersi di criticarla in maniera distruttiva».

Delusione anche per le promesse «non mantenute» da parte del mi-nistro Saccomanni, che poche setti-mane fa, proprio dallo stabilimento pistoiese di via Ciliegiole aveva riba-dito la strategicità di AnsaldoBreda.«Il ministro – dice Jury Citera, segre-tario provinciale Fim-Cisl – è venuto a raccontare ai lavoratori che avreb-be mantenuto l’italianità del settore, ma il Governo va in tutt’altra direzio-ne. Il piano che è stato illustrato da Marco Bentivogli all’assemblea degli iscritti e simpatizzanti Fim-Cisl pone delle grosse problematiche, come la cassa integrazione allo stabilimento di Palermo a partire da gennaio 2014, una ristrutturazione allo stabilimen-to di Reggio Calabria, 61 esuberi previsti allo stabilimento di Pistoia e altrettanti in quello di Napoli. Questo per noi è un ulteriore segnale che la politica continua a non essere attenta alle eccellenze del nostro Paese».

ANSALDO BREDA

Rischio esuberia Pistoia e Napoli

iuti economici per dare una mano alle famiglie in difficoltà. Sono stati previ-sti dalla Regione Toscana

e chi ne ha diritto può presentare la domanda al Comune. Hanno diritto a ricevere 700 euro (una tantum) famiglie con figli nati, adottati o in affido preadottivo a partire dal 1 gennaio 2013.

Le famiglie numerose, quelle con almeno quattro figli, potranno avere 700 euro all'anno con un incremento di 175 euro per ogni figlio oltre il quarto.

Le famiglie con figlio disabile a carico ed in presenza di un'accertata condizione di handicap permanente grave possono ottenere un aiuto economico di 700 euro annuali.

Per accedere al sostegno, in tutti e

tre i casi, il nucleo familiare dovrà ave-re un Isee, indicatore della situazione economica equivalente, non superiore a 24mila euro

Le domande di contributo devono essere presentate, per l'anno in corso, entro il 31 gennaio 2014.

Per gli anni successivi al 2013, le richieste dovranno essere presentate a partire dal 1 febbraio e comunque entro il 31 gennaio dell'anno succes-sivo a quello per il quale è richiesto il contributo. (esempio: per l'anno 2014, le istanze potranno essere presentate dal 1 febbraio 2014 al 31 gennaio 2015).

Al Comune di Pistoia le domande possono essere inviate all'indirizzo di posta certificata [email protected], accessibile solo da altre caselle di posta certificata,

oppure spedite per raccomandata A/R all'indirizzo Comune di Pistoia - piazza Duomo, 1 - 51100 Pistoia, o ancora presentate su modulo cartaceo all'uffi-cio protocollo che si trova nel Palazzo Comunale in piazza Duomo aperto dal lunedì al sabato dalle 9 alle 13. Chi preferisce potrà inoltre presentare la richiesta utilizzando l'applicazione web messa a disposizione dalla Regione Toscana alla quale si accede mediante Tessera sanitaria attivata.

I moduli per la presentazione delle domande possono essere scaricati dal sito istituzionale (www.comune.pisto-ia.it) o richiesti a PistoiaInforma. L'uffi-cio è aperto da lunedì a venerdì dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 18; sabato dalle 9 alle 13. Numero verde 800-012146. Per ulteriori informazioni chiamare PistoiaInforma all'800-012146.

111 Dicembre 2013 n. 43VitaLa comunità e territorio

stato siglato in settimana un importante accordo tra il Comune di Montale e la società di autolinee Cap di Prato per l’introduzione di nove corse aggiuntive al giorno, nell’ottica di un potenziamento e miglioramento del servizio di trasporto tra il centro città, la sta-zione e le frazioni limitrofe. Quello del collegamento tra Montale

e i parcheggi situati in prossimità della stazione, al confine con il Comune di Agliana, è un problema che si è trascinato per anni, senza che nè le am-ministrazioni locali, nè i responsabili delle aziende di trasporto pubblico su gomma proponessero valide soluzioni. La carenza di corse e la loro inade-guatezza, in particolare negli orari di punta, hanno rappresentato un forte limite allo sviluppo di un reale interscambio treno-autobus e hanno costituito un deterrente per quei pendolari disposti a rinunciare all’auto in presenza di un valido e ben integrato sistema di trasporti. Accogliendo il progetto presentato dall’assessore ai Trasporti Lucio Avvanzo, la Cap ha accettato di prolungare in direzione di Stazione la linea che attualmente collega Montale con Montemurlo e Oste, fino ad “allacciarsi” con la linea Copit tra Agliana e Pistoia. Il percorso verrà allungato di sei chilometri, con tempi di percorrenza aggiuntivi intorno ai sette/otto minuti. Oltre ai nuovi autobus della Cap, che inizialmente svolgeranno il solo servizio di “navetta” tra la stazione e piazza Matteotti, sulla medesima tratta continueranno a viaggiare con orario e frequenza invariati gli autobus della Copit diretti a Quarrata. I beneficiari del potenziamento, già approvato dal Consiglio comunale di Montale, saranno soprattutto i pendolari diretti verso la stazione, la quale potrà finalmente funzionare a “pieno regime” e rivendicare altresì il suo ruolo di importante scalo ferroviario al servizio dei quattro comuni della Piana. Si attendono inoltre, quali effetti positivi, un progressivo decongestionamento del traffico a Stazione e un minore ricorso ai vicini parcheggi, peraltro insufficienti a sod-disfare l’attuale domanda. In futuro, assicurano le parti coinvolte, si potranno studiare nuovi perfezionamenti, come l’integrazione tra le linee Cap e Copit e, soprattutto, una connessione con gli orari di partenza e arrivo dei treni da e per Firenze nelle fascie orarie di maggior afflusso.

Andrea Capecchi

È

MONtALE

Potenziatoil serviziodi autobus

Nuove corse tra il centro e la stazione

PRESIDENZA E DIREZIONE GENERALE Largo Treviso, 3 - Pistoia - Tel. 0573.3633

- [email protected] - [email protected] PIStOIA

Corso S. Fedi, 25 - Tel 0573 974011 - [email protected] FILIALI

CHIAZZANO Via Pratese, 471 (PT) - Tel 0573 93591 - [email protected]

PIStOIA Via F. D. Guerrazzi, 9 - Tel 0573 3633 - [email protected]

MONtALE Piazza Giovanni XXIII, 1 - (PT) - Tel 0573 557313 - [email protected]

MONtEMURLO Via Montales, 511 (PO) - Tel 0574 680830 - [email protected]

SPAZZAVENtO Via Provinciale Lucchese, 404 (PT) - Tel 0573 570053 - [email protected]

LA COLONNA Via Amendola, 21 - Pieve a Nievole (PT) - Tel 0572 954610 - [email protected]

PRAtO Via Mozza sul Gorone 1/3 - Tel 0574 461798 - [email protected]

S. AGOStINO Via G. Galvani 9/C-D- (PT) - Tel. 0573 935295 - [email protected]

CAMPI BISENZIO Via Petrarca, 48 - Tel. 055 890196 - [email protected]

BOttEGONEVia Magellano, 9 (PT) - Tel. 0573 947126 - [email protected]

leanna Ciampolini tenta il bis. L’attuale sindaco di Agliana si candida per un altro mandato in vista delle

elezioni della prossima primavera. È questo, per adesso, il primo

nome che si affaccia, sia all’interno del Pd che nel più ampio panorama politico aglianese, nella corsa alla cari-ca di primo cittadino. Sulla possibilità di primarie Ciampolini evidenzia che “Se ci saranno altri candidati ho dato la mia disponibilità a partecipare alle primarie, considerando anche l’espe-rienza positiva delle scorse elezioni”.

Tra i punti prioritari per un nuovo mandato c’è la salvaguardia del territorio con la necessità di investire risorse e attenzioni per contenere il rischio idraulico, anche

E AGLIANA

Eleanna Ciampolinisi ricandida

tEAtRO

Al via Piccolo siparioSpettacoli per bambini e famiglie al Bolognini e a Villa di Scornio

di Patrizio Ceccarelli

orna l’appuntamento con Piccolo Sipario, la rasse-gna di teatro indirizzata alle scuole dell’infanzia,

elementari, medie inferiori ed al pubblico delle famiglie, che l’Asso-ciazione Teatrale Pistoiese (Atp) propone da molti anni in collabora-zione con il Comune di Pistoia e con il sostegno della Regione Toscana. In programma, da dicembre a marzo, cinque appuntamenti di spettacolo e un racconto-laboratorio, per un totale di 22 recite: 6 programmate in orario pomeridiano, al sabato o alla domenica, destinate al pubblico delle famiglie e 16 per le scuole proposte alla mattina, alle quali si aggiunge-ranno le repliche nei singoli istituti.

«Piccolo Sipario ha grandi am-bizioni – commenta Rodolfo Sac-chettini, presidente dell’Atp – Vuole dialogare con i bambini ma non si dimentica delle famiglie e degli adulti. Perché il teatro per l’infanzia, quando è buon teatro, sa oltrepassare le generazioni e sa meravigliare tutti quanti».

Il cartellone si caratterizza per una programmazione artistica par-ticolarmente attenta e curata, che

T

per valorizzare ancora di più questo spazio (dove già si svolge la program-mazione estiva del Pistoia Festival), vi sarà programmato il primo degli appuntamenti della rassegna, «A Christmas Carol» (Canto di Natale), la celebre favola natalizia di Charles Dickens, che sarà proposta in forma itinerante all’interno della Villa, per un numero massimo di 60 persone a recita dal 3 al 6 dicembre (con doppie recite giornaliere per le scuole, ore 9.15 e 11.15) e sabato 7 dicembre, alle ore 15.30 e 17,30 per le famiglie.

Da segnalare, dopo il successo delle passate stagioni con spettacoli come «Il volo di Icaro e Ulisse», il ritorno di Tib Teatro, con «La favola delle stagioni», ovvero la storia di Persefone, il fiore di narciso e il chicco di melograno (dal 15 al 17 dicembre).

Si rinnova anche la collaborazio-ne con Giallo Mare Minimal Teatro, presente nella rassegna con la nuova produzione «Lupus in fabula» (dal 19 al 21 gennaio), scritta, diretta ed interpretata da Renzo Boldrini.

si svolgerà quest’anno non solo al Piccolo Teatro Mauro Bolognini, ma anche nella settecentesca Villa di Scornio, sede della Scuola comunale

di Musica e Danza «Mabellini», di cui l’Atp cura dal 2009 l’organizzazione, la gestione dei corsi e, da quest’anno, anche la segreteria didattica. Proprio

QUARRAtA

Successo per la primaedizione di Contanima

Presenze anche da fuori provincia. Lomi (sviluppo economico):«Un’opportunità per la città e il territorio»

ltre tremila presenze (an-che da fuori provincia) a Quarrata, per la prima edizione di «Contanima»,

l’iniziativa che ha offerto a 63 aziende del territorio l’occasione di mostrare le proprie eccellenze manifatturiere, enogastronomiche e artistiche in modo originale, sia esponendo i pro-pri prodotti al Polo Tecnologico, sia attraverso un allestimento speciale delle vetrine di 12 negozi di mobili della città, sia con presenze diffuse nella zona del Centro commerciale SuperOlmi. Per i bambini sono state organizzate attività ludiche: i più piccoli si sono potuti divertire con 52 giochi di legno allestiti in Piazza Agenore Fabbri e hanno po-

tuto seminare più di 200 piantine e realizzare oltre 300 cuori – simbolo della manifestazione – negli specifici laboratori appositamente realizzati. L’allestimento del Polo Tecnologico, curato dalle aziende dell’Incubatore di «Abitare l’arte» di Villa La Magia, con il prezioso aiuto dei ragazzi del liceo artistico della città, ha creato un’atmosfera molto suggestiva.

Per gli ospiti del convegno «De-sign come strumento di competitività delle imprese», svoltosi a Villa La Ma-gia, è stata organizzata nella location dell’agriturismo «La Casa di Rodo» una degustazione dei migliori prodot-ti locali, dai formaggi ai salumi, dai vini alla cioccolata, dal pane alle verdure.

«Vorrei ringraziare tutte le asso-

ciazioni, enti, cooperative e organiz-zazioni che si sono impegnate per far sì che Contanima potesse rea-lizzarsi - commenta l’assessore allo sviluppo economico Stefano Lomi - Questo primo evento ha portato a Quarrata un entusiasmo nuovo ed è stata un’occasione importante per far conoscere le nostre eccellenze, che sono molte e davvero di grande qualità. Mi auguro davvero che questa edizione zero di Contamina possa rappresentare un punto di partenza, un’opportunità per la città ed il ter-ritorio, un modo per permettere alle aziende e alle famiglie di Quarrata di guardare al presente e al futuro con maggiore fiducia e speranza».

P.C.

O

se il Comune ha minori competenze in materia rispetto ad altri enti”.

Secondo Ciampolini è importan-te non utilizzare nuovo territorio, ma puntare ai recuperi edilizi ed alla valorizzazione dell’esistente.

Altro punto prioritario quello della giustizia sociale, con la salva-guardia delle fasce deboli e la tutela delle giovani generazioni e delle famiglie monoreddito. In tema di rifiuti Eleanna Ciampolini sottolinea che ha “i prossimi 5 anni dovremo

consolidare il porta a porta e trovare il modo per riconvertire l’inceneri-tore di Montale. I rifiuti i saranno meno di quelli prospettati dal Piano Interprovinciale dei rifiuti, rispetto al quale avevamo presentato le osser-vazioni. L’ampliamento dell’impianto è scongiurato e la mia posizione è quella di riconvertirlo o chiuderlo, o all’estinzione del mutuo o nel momento in cui dovesse entrare in funzione quello di Case Passerini”.

M. B.

12 n. 43 1 Dicembre 2013 LaVita

Calcio - Basket

Tempi Supplementaridi Enzo Cabella

a Pistoiese è rimasta sola in vetta alla classifica del campionato. La giornata numero 13 le ha portato bene, in quanto la Pianese, con la

quale divideva il primato, è stata bloccata in casa dallo Scandicci. Dopo ben quattro pareggi di fila (tanto che si cominciava a parlare di tabù-trasferta) la squadra arancione è tornata a vincere fuori casa: ne ha fatto le spese il Fie-solecaldine, mostratosi di gran lunga inferiore alla squadra di Morgia. Qualcuno può pensare che la vittoria degli arancioni sia dipesa solo dal divario di forze tra le due antagoniste: altre volte la Pistoiese non era riuscita a vincere pur avendo di fronte avversari modesti, che occupa-vano posizioni di bassa classifica, proprio come il Fiesolecaldine. E se è vero che la differenza di valori ha avuto una parte importante, se non decisiva, sul risultato finale, è anche vero che stavolta la squadra è stata più precisa e pratica sotto porta, raccogliendo quanto aveva semina-to. Ha avuto cinque o sei occasioni per segnare e metà delle quali ha saputo trasformarle in gol, contrariamente a quanto era avvenuto nel-le precedenti quattro trasferte, nonostante che la squadra si fosse dimostrata, quanto a gioco svolto, superiore all’avversario. Ora si tratta di continuare. Proprio sabato 30 novembre la Pi-stoiese ha in programma lo scontro diretto con la Pianese: la partita ha una straordinaria im-portanza e darà indicazioni più precise e det-tagliate sul conto delle due squadre in chiave

futura. Le squadre, sulla carta, si somigliano per qualità tecniche, agonistiche e di esperienza, fino ad ora hanno dimostrato di avere le carte in regola per puntare al traguardo finale: la Pia-nese è stata capolista fino a domenica scorsa, quando è stata scalzata dalla Pistoiese, quindi possiamo dire che c’è una sostanziale parità di valori. Speriamo che la squadra di Morgia tiri fuori il meglio di sé e riesca a conquistare i tre punti che possano permetterle di consolidare il suo primato in classifica.

Il Pistoia Basket ha conquistato il secondo successo in campionato. Si sono resi necessari ben tre tempi supplementari (un’infinità) per decretare il vincitore tra la squadra di Pistoia e quella di Pesaro. Il successo è di enorme importanza ove si consideri che era una spe-cie di spareggio tra le due squadre ultime in classifica. La gara si è sviluppata in perfetto equilibrio per quasi un’ora, poi i biancorossi di coach Moretti hanno trovato lo spiraglio giusto per trovare gli ultimi decisivi canestri. Una partita giocata al limite delle energie, della sofferenza, col cuore in gola, finita col successo della matricola pistoiese che può guardare con più fiducia al futuro. Trattandosi di uno scontro diretto Galanda e compagni dovevano vincere e a prezzo di enormi sacrifici l’hanno vinto, dimostrando di avere le qualità per restare dignitosamente nella massima serie del basket nostrano.

uccessi pistoiesi. Ancora una volta l’ate-lier pistoiese “Giorgetti Motociclette” fa parlare di sé. Due delle creazioni realizzate nell’officina-laboratorio

presente nella città di Giano, infatti, sono state selezionate dal Salone EICMA (Esposizione In-ternazionale del Motociclo), la prestigiosa fiera che si tiene a Milano ed è visitata da passionisti di ogni parte del mondo. Le motociclette (nella foto, in mostra) sono state esposte nello stand della rivista Cafè Racer Italia, dove gli appassionati di “specials”, “bobbers” e di mezzi a due ruote, esclusivi e fuoriserie, hanno potuto osservarle, analizzarle, perfino studiarle. Le opere, le definiremmo proprio così, di “Giorgetti Motociclette” non sono collocabili nell’ambito della Motorcycle Artwork, ma costituiscono esempi di “sartoria motociclistica” a 360°, finalizzati a interpretare le particolari esigenze dei clienti con interventi su estetica, ciclistica e propulso-re. Si tratta di elaborazioni su basi non necessariamente costose che non vogliono risultare solo intriganti sotto il profilo estetico, ma funzionali a un determinato tipo di utilizzo e ideale motociclistico. È proprio sulla riscoperta di un certo modello ideale di moto e di uso della stessa, che si fonda la recente e fertile tendenza cui ha aderito “Giorgetti Motociclette”. Una tendenza che vuole riscoprire la bellezza essenziale, l’unicità e l’esclusività della motocicletta unitamente al suo utilizzo istintivo ed estemporaneo, meglio se con un casco jet, immersi nei profumi della natura e cullati da qualche sana vibrazione in più assaporata alla vista di incantevoli linee dell’orizzonte. In definitiva, i nostri concittadini, autentici artisti-meccanici, oltre al riconoscimento del lavoro tecnico quotidiano d’officina, fatto di manutenzioni, assetti, prestazioni, etc., stanno iniziando a raccogliere i meritati frutti dell’intuizione del formarsi di una cultura motociclistica di respiro mondiale, che esprime il distacco dall’omologazione consumistica da ultimo modello e il desiderio di tornare a cogliere quegli attimi fuggenti ed emotivamente complessi, trascurati dalle logiche del marketing, che costituiscono il reale fondamento della passione per la moto. Fa piacere, quindi, segnalarli sul nostro giornale: dia-mo spazio alle eccellenze del nostro territorio. Gianluca Barni

MOtORI

Giorgetti, creatividi successo

L L

spor t pistoiese

utti i verbali del Co-mitato di liberazione nazionale di Pistoia, dal settembre 1944

al maggio 1946: è l’ultima pub-blicazione, in ordine di tempo, realizzata dal Centro Studi “Giuseppe Donati” di Pistoia, grazie alle trascrizioni dei do-cumenti da parte del professor Renato Risaliti, noto storico pistoiese ed uno dei primi ricercatori della resistenza lo-cale. Lo studioso, già docente universitario all’Università degli Studi di Firenze e sindaco di Agliana (PT) dal 1975 al 1980, spiega che tali trascrizioni sono avvenute ben 45 anni fa, poi però mai pubblicate fino ad oggi per la mancanza di fondi adeguati, pur trattandosi di un «documento unico e fonda-mentale –dice- per ricostruire la Resistenza con le sue infinite contraddizioni (…) È chiaro che con questa pubblicazione molte ricostru-zioni “storiche” dovranno essere revisionate». Risaliti sostiene infatti che la storia deve basarsi sui documenti coevi agli avvenimenti e non sulla memorialistica ri-ferita alle relazioni delle formazioni partigiane ed agli studi apparsi su pubblicazioni periodiche nazionali e locali. I verbali riguardano il periodo dalla liberazione di Pistoia all’inizio della ricostruzione, in quanto, lo ricor-da Risaliti, come dichiarò a suo tempo l’on. Gerardo Bianchi deputato pistoiese, non esistono verbali del Cln clandestino. Pistoia presenta una sua atipicità nella composizione del Cln locale, rispetto a quello naziona-

le: non è presente la cosiddetta componente della democrazia del lavoro, mentre vi sono i comunisti libertari (di origine anarchica), l’organismo presen-ta inoltre una spiccata caratte-ristica di sinistra. Nell’introdu-zione all’opera, Risaliti osserva che dai verbali risulta chiara-mente che anche a Pistoia, nelle forze ciellenistiche «ci furono numerosi contrasti che anda-rono approfondendosi dopo la fine della II guerra mondiale», inoltre altrettanto chiaramente si riscontrano nella provincia pistoiese, al termine del con-flitto, «il ripescaggio di tanto personale del passato regime e persino della Repubblica sociale a partire dal giudice Buffoni nominato commissario alla epurazione» e silenzi delle autorità locali «come quello su

Valerio Borghese -nota figura golpista di estrema de-stra- a Monsummano. Sono le prima avvisaglie del neo trasformismo (…). Credo che dopo la pubblicazione di daghini e dei verbali del Cln sia più che matura la necessità di un approfondimento complessivo della resistenza». Frutto comunque della collaborazione fra persone di idee differenti, «sia la pubblicazione di questi atti ribollenti di amor di patria -scrive nella pre-sentazione del volume Giancarlo Niccolai, presidente del Centro “G. Donati”- un monito per eventuali nuovi malintenzionati e un incitamento per i giovani a batter-si per un futuro migliore nella libertà, la democrazia e la pace fra tutti i popoli del mondo».

CENtRO StUDI “G. DONAtI”

Pubblicati i verbalidel Cln di Pistoia

di Leonardo Soldati

T

COLLEttA DEL BANCO ALIMENtARE

Condividerei bisogni,

per condividereil senso della vita

Sabato 30 novembre il “Banco alimentare” invita tutti a partecipare alla Colletta alimentare.Date le effettive difficoltà del momento, ogni forma di partecipazione sarà preziosa.INFO: tel. 347.7559226.

131 Dicembre 2013 n. 43VitaLa dall’Italia

I MORSI DELLA CRISI

Autunno freddopiazze troppo calde

Non si possono sottovalutare gli elementi di tensione, e i disegni di quei piccoli gruppi che, collegando antichi residui e nuovislogan, ogni tanto vengono a galla ed esplodono in violenza

di Francesco Bonini

VERtICE tRIEStINO ItALIA-RUSSIA

Le radici cristianenell’agenda di Putin

Di sua iniziativa e non in risposta adomande dei giornalisti, il presidente

della Federazione Russa ha affrontato i temi sensibili: “Anche con la Comunità

europea bisogna discutere non solodi economia ma anche dei valori

del nostro continente”.E si è detto molto interessato a favorire

il dialogo interreligioso e a difenderele minoranze nel loro diritto

alla libertà religiosadi Stefano Fontana

rieste è tornata ad essere per un giorno il ponte tra Est ed Ovest e tra Me-diterraneo e Baltico. Nel

magnifico contorno di Piazza Unità d’Italia, ieri (26 novembre), si sono incontrati il presidente del Consiglio, Enrico letta, e il presidente della Fe-derazione Russa, Vladimir Putin, per l’annuale vertice italo-russo (che il prossimo anno si terrà a Soci). Con loro una decina di ministri per parte e, a latere, un incontro bilaterale tra attori dell’industria e del commercio. Erano state annunciate manifestazioni di protesta contro Putin, che in Russia attenterebbe ai diritti civili, ma non c’è stato granché e, comunque sia, la zona rossa era sotto controllo.

Durante il summit sono stati firmati quasi 30 accordi di collabora-zione produttiva bilaterale. Il vertice ha prodotto effetti economici signifi-cativi. Però ciò che ha particolarmente

colpito è stato quanto affermato dal presidente Putin nel suo intervento alla conferenza stampa. Egli ha subito ricordato di avere incontrato il gior-no prima Papa Francesco a Roma, dicendosi molto contento di questa opportunità, e di aver concordato con il Vaticano alcuni importanti iniziative culturali comuni. Ha quindi detto di essere interessato a rilanciare le radici cristiane dell’Europa. Anche con la Comunità europea - ha con-tinuato - bisogna discutere non solo di economia ma anche dei valori del nostro Continente. Ha anche detto di aver parlato con il Papa della per-secuzione dei cristiani e del problema della loro protezione in tanti Paesi del Medio Oriente, Siria in particolare. Si è detto molto interessato a favorire il dialogo interreligioso e a difendere le minoranze nel loro diritto alla libertà religiosa.

Tutto questo egli ha detto di sua

i è insinuato (in rete) addirittura un vecchio volantino delle “nuo-ve Br”: ha preceduto

un’improvvisa fiammata di vio-lenza metropolitana che qualche giorno fa ha percorso Roma. Piccoli gruppi militarizzati hanno attraversato il centro cittadino, seminando disordine con tecniche da guerriglia urbana, con ripercus-sioni su tutta la città, quasi a man-dare un messaggio. Un messaggio esplicitamente collegato con i presidi permanenti in Val di Susa, come se la sigla No Tav possa rap-presentare un collante per saldare il mondo dell’antagonismo con possibili sussulti di protesta socia-le, in questo ulteriore inverno di crisi. E tentare se non di occupare, perché si tratta pur sempre di esigue minoranze, quantomeno di percorrere la piazza.Una piazza, le nostre piazze, che, prima d’illuminarsi per Natale, sono segnate dal disagio sociale. A Genova la vertenza della locale azienda trasporti, chiusa non sen-za difficoltà dopo giorni di gravis-simi disagi, ha mostrato la durezza dei problemi di sostenibilità dei bilanci che stanno ovunque ve-

Tiniziativa e non in risposta a domande dei giornalisti. Peccato, purtroppo, che invece le domande dei giornalisti italiani presenti si siano ripiegate sull’argomento Berlusconi.

Sul piano economico è stato sicuramente un incontro significativo che va di pari passo con una crescita nel partenariato commerciale del 25% in più rispetto allo scorso anno, per un interscambio stimato in circa 50 miliardi di dollari. L’Italia è il quarto partner commerciale della Russia.

Come si diceva, son stati siglati quasi una trentina di accordi, firmati dai ministri del governo italiano e della Federazione russa, nonché da industrie dei rispettivi Paesi, quali, per l’Italia, Eni, Enel, Poste-Selex, Me-diobanca, Fincantieri e Pirelli. Si va da collaborazioni in campo scientifico e sanitario, scambi a livello di alta tecnologia, commesse per l’industria navale sia in campo civile che militare, approvvigionamento energetico, scam-bi in campo culturale e turistico con

l’Anno italiano per il turismo in Russia, contemporaneo all’Anno russo per il turismo in Italia, che inizia proprio con questo evento. Sul tema non sono mancati anche accordi in merito alla sburocratizzazione delle dogane e della politica dei visti per favorire il turismo e il commercio. Tutti accordi che, per un impegno economico com-plessivo per circa un miliardo di euro, dovrebbero avere importanti ricadute per le piccole e medie imprese dei due Paesi, anche in termini di posti di lavoro e conseguente lotta alla disoccupazione.

Il presidente del Consiglio ita-liano, Enrico Letta, ha parlato anche del partenariato strategico fra Italia e Federazione Russa su tanti scenari particolarmente significativi quali la questione siriana dopo la decisione susseguente al G20 che apre alla distruzione delle armi chimiche e che richiede un importante impegno uma-nitario verso la drammatica situazione delle popolazioni civili e dei rifugiati.

C

nendo al pettine. Per non parlare delle centinaia di vertenze per so-pravvivenza di molti siti produttivi, aperte nei più diversi comparti e dei presidi dei lavoratori che non vogliono che siano dimenticate o sottovalutate.Ecco, allora, un duplice messaggio che viene dalle piazze di questo autunno freddo. Il primo è che non si possono sottovalutare gli elementi di tensione, e i disegni di quei piccoli gruppi che, collegando antichi residui e nuovi slogan, ogni tanto vengono a galla ed esplo-dono in violenza. Sarà tanto più facile isolare e reprimere questi elementi, quanto si prenderà sem-pre più seriamente il problema dei

costi della crisi e delle prospettive sociali da offrire a ceti e genera-zioni che oggi sembrano destinati a un’emarginazione di fatto. È un passaggio arduo, perché le cate-gorie del discorso politico, ma alla radice proprio dell’economia, non sembrano ancora adeguate.Tuttavia, paradossalmente, il rove-scio della medaglia è che proprio l’esperienza della crisi, che ormai si protrae da diversi anni, sta co-minciando a fare emergere, oltre alla frustrazione, al disagio, alla protesta, un atteggiamento nuovo. Crescono i motivi di preoccu-pazione. Ma diventa altrettanto evidente che occorre invertire la tendenza. In tutte le società sotto-

poste allo stress di un’esperienza di decadenza tendenziale, che in molti stanno oggi avvertendo in Italia, necessariamente si pone la questione di ripartire e, dunque, una disponibilità nuova.Questa prospettiva, tuttavia, per ora è solo tendenziale: c’è bisogno di adeguati interpreti e investi-menti etici e sociali, non facili, an-che se necessari e in prospettiva assai remunerativi. La china resta ancora negativa, con tutte le inco-gnite che ne derivano. Così può apparire ancora conveniente a qualcuno speculare appunto sulla crisi, sul disagio, sulla protesta. E cercare di trarne vantaggi a breve. Così continuando ad avvitarsi.

ULtIMA ORALegge di stabilitàapprovata dal Senato

a legge di stabilità è stata approvata al Senato con 171 sì e 135 no. Il conteggio

è anche indice di una nuova fase politica perché nel computo dei voti favorevoli mancano quelli di Forza Italia che si è dissociata dal-la maggioranza. Nel discorso che Berlusconi ha fatto ai suoi parlamentari, l’ex presidente ha affermato testual-mente: "Questa è la legge di stabi-lità delle poltrone" anticipando in tal modo il giudizio negativo che ha comunicato al Palazzo Madama del capogruppo Paolo Romani.Il fatto positivo per il governo è che il numero dei voti favorevoli è superiore a quelli previsti. La fiducia che è stata concessa all’esecutivo è sufficiente, secon-do il giudizio del capo dello Stato, a giustificare la continuità del go-

verno presieduto da Enrico Letta dopo l’abbandono del gruppo dei senatori di Forza Italia. Il governo nonostante le critiche, mostra di essere convinto che il provvedi-mento avrà un impatto positivo.Il contenuto della “Legge”, secon-do “Rainews24” è riassumibile in queste iniziative: “il taglio del cuneo fiscale porterà detrazioni ai redditi fino a 35mila euro; la Iuc, la nuova imposta sugli immo-bili, esenterà chi non ha pagato l'Imu nel 2012; inoltre sono state inserite alcune misure innovative come una sperimentazione in alcune aree metropolitane del reddito minimo di inserimento, finanziato da un contributo di solidarietà sulle pensioni d'oro. Letta spera non solo in un impat-to positivo sull'economia reale, ma anche in un apprezzamento dell'opinione pubblica. Tanto più dopo l'apertura da lui fatta: desti-nare tutti i tagli della spending re-view del 2014 al taglio delle tasse delle famiglie. Una misura da inse-rire nel passaggio alla Camera.”Il testo approvato manca di alcuni particolari che il governo conta di eliminare prima della discussione alla camera.Il tempo limitato non ci consente di dire di più, ma torneremo na-turalmente sull’argomento.

R.

L

14 n. 43 1 Dicembre 2013 LaVitadall’italia

interessate osservare che per gli italiani rimane stabile e positivo il livello di soddi-sfazione per le proprie con-dizioni di vita. Ci accorgiamo

che il benessere è un concetto più am-pio e complesso dello stato economico delle persone, come invece una certa mentalità riduzionista tende a sostene-re. Anzi forse proprio la multidimen-sionalità del benessere ci può aiutare a comprendere meglio alcune questioni centrali per il nostro Paese.L’ultimo Rapporto Istat su “La soddi-sfazione dei cittadini per le condizioni di vita” descrive un quadro della popo-lazione dal quale si possono estrarre due nuclei di riflessione, tra i quali si evidenzia una discrepanza: uno positivo sulla percezione della propria qualità della vita e un altro negativo sulla fidu-cia verso l’altro.La soddisfazione personale tra gli ita-liani riceve un voto medio di 6,8 su una scala che va da 0 a 10. Certo, la situazione economica non è delle mi-

gliori: il 58% lamenta un peggioramento della propria condizione; però l’80.2% è soddisfatto per la propria salute, il 73,2% del proprio lavoro, il 63% del tempo libero che ha a disposizione. Quando poi concentriamo l’attenzione sulle relazioni di prossimità, prendiamo atto che la soddisfazione conferma la tradizione e rimane alta: quelle familiari sono positive per il 90% e quelle ami-cali per l’81,8%. Invece la fiducia nell’altro, rilevata nel rapporto, riscuote uno scarso succes-so: il 77,4% pensa che “bisogna stare molto attenti alla gente”. C’è un clima di diffidenza verso gli sconosciuti, che cresce andando verso le persone più lontane. Infatti quando viene posta una domanda classica “su chi riporterebbe indietro il portafoglio perso”, il vicino di casa raccoglie il 67,9% dei consensi, uno sconosciuto il 10,5%. Forse qui si può intercettare una que-stione centrale per il futuro del nostro Paese. Mentre siamo individualmente soddisfatti del nostro vivere quotidiano,

riveliamo una certa chiusura rispetto a “l’altro generalizzato”. In Italia sembra affermarsi, o consoli-darsi, un forte senso della comunità, quello radicato sui legami forti: i paren-ti, gli amici del bar, i colleghi di lavoro, l’inquilino della porta accanto. Non ci sentiamo invece garantiti rispetto al senso di società più ampia che si basa sui patti sociali, sui contratti, sulle nor-me e le consuetudini del vivere civile. Così il cittadino sconosciuto che con-vive con noi, che incontriamo sull’au-tobus o in fila al supermercato, non lo riconosciamo. Leghiamo allora la nostra soddisfazione al fortino comunitario che ci costru-iamo nel tempo e diffidiamo di quello che si trova al di fuori delle mura. For-se dietro c’è una cultura diffusa della competizione che è stata continuamen-te alimentata e che ci porta a pensarci in conflitto permanente per affermaciQui riemerge un problema strutturale: come possiamo costruire insieme una società se non ci fidiamo dell’altro?

È

SOCIEtA’

Gli italiani nel fortinoSoddisfatti del benessere personale, temono gli sconosciuti

di Andrea Casavecchia

Genitoriiperprotettivi:

è tutto piùdifficile per i

docentidi Alberto

Campoleone

NELLA SCUOLA IL CONFLIttO FRA GENItORI E DOCENtI

L’arte del rimprovero

uccede in una scuola italiana: una docente critica l’elaborato di un suo alunno

(“screditandolo” davanti ai compagni: così verrà accusa-ta) e qualche giorno dopo si vede arrivare i genitori che la criticano pesantemente e quasi la aggrediscono fisica-mente. Al punto che la stessa docente, successivamente, querela la mamma e il papà “esuberanti”. Papà che, tra l’altro - è un elemento di contorno, ma fa riflettere anch’esso - si era qualificato in modo aggressivo come poliziotto. E papà, ancora, che una volta ricevuta la querela, e temendo ripercus-sioni anche sul proprio lavo-ro, fa marcia indietro: con la moglie torna dall’insegnante a chiedere scusa per i minuti di follia, chiedendo appunto che la vicenda si fermi lì.

La notizia, sui siti di informazione, ha scatenato una ridda di commenti dei lettori, tra l’altro coinvolti dall’immaginare il passo successivo: l’insegnante deve accontentarsi delle scuse? O andare avanti a tutela della sua dignità e di quella di tut-ta la scuola?

Naturalmente bisogne-rebbe saperne di più, tuttavia il caso arrivato ai giornali non è così strano o anomalo.

S

Succede talvolta, infatti, che si sviluppi un corto circuito tra docenti e genitori in cui sostanzialmente domina l’incomunicabilità. Non di rado le famiglie mettono in discussione l’operato degli insegnanti, difendendo “a ol-tranza” (a torto o a ragione) i propri pargoli. Di recente, il sottosegretario all’Istruzione Marco Rossi Doria, parlando

di scuola media ha avuto l’occasione di riprendere i dati di alcune ricerche, sot-tolineando tra l’altro proprio un eccesso di “protettività” da parte dei genitori, più evi-dente oggi che in passato.

Il nodo del rapporto docenti-famiglie è decisivo. A partire, è chiaro, da una professionalità dei docenti che deve essere verificata.

Professionalità che permette di tenere sotto controllo i processi complicati che si svolgono a scuola, avendo attenzione alle dinamiche degli allievi. Così, ad esempio, si può valutare se una critica manifesta a un ragazzo in classe diventa o meno una occasione di “screditamento” e se un richiamo è occasione di frustrazione insensata o di

LaV itaSettimanale cattolico toscano

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crescita. Si tratta di questioni molto delicate che richie-dono collaborazione e com-prensione da parte di tutti gli altri soggetti coinvolti con “quel” ragazzo. A cominciare dai genitori. E qui si pone la questione del rispetto e della fiducia, che non significa evi-tare critiche e confronti.

Il caso riportato dai gior-nali accende i riflettori una volta di più su meccanismi molto fragili: come e fino a che punto collaborare tra famiglia e scuola? Talvolta è anche vero che i genitori si trovano messi a margine, quasi nell’angolo, di fronte a decisioni e situazioni che non capiscono e alle quali non

sanno come reagire. E’ una responsabilità primariamente della scuola - perché profes-sionalmente attrezzata - aiu-tare a superare questo gap, impegnarsi nella direzione di una comunicazione sempre più efficace e nella crescita di un clima di cooperazione e condivisione con le famiglie (che hanno, certamente la loro parte da fare). Tutelando la serietà dell’istituzione, promuovendo la facilità dei rapporti, stando attenta alla cura di tutti i passaggi. Anche i casi-limite, come quello da cui siamo partiti, aiutano a riflettere sulle tante prassi quotidiane, spesso, per fortu-na, molto positive.

151 Dicembre 2013 n. 43VitaLa

Dal mondo

dall’esteroMOZAMBICO

Il rapido sviluppoche spaventa

a l 1975 , a nno dell’indipenden-za dal Portogallo, alla democrazia,

passando per la rivoluzione marxista, numerose catastrofi naturali, e la guerra civile. In quarant’anni il Mozambico ha vissuto di tutto, ma poi la scoperta di preziose risorse naturali e la crescita econo-mica hanno portato nuovi problemi, come la corruzione, che non ha impedito però al Paese di raggiungere uno degli obiettivi del millennio, quelli di dimezzare la mortalità infantile. Ora, però, dopo che a fine ottobre la Resistenza nazionale di Mozambico, la Renamo, ex formazione guer-rigliera e principale partito di opposizione, ha proclamato la fine dell’accordo di pace del 1992, si sono registrati alcuni scontri. “La Renamo non ha alleati stranieri né una

D

meRaviglie d’indiaFino al 31 maggio 2014 la Casa dei Carraresi a Trevi-so ospita la mostra “Magie dell’India. Dal Tempio alla Corte, capolavori d’arte indiana”, una rassegna d’opere d’arte indiana dal II millennio a.C. all’epoca del Maharaja (per la prima vol-ta in Italia) comprendente particolari architettonici, miniature, costumi, gioielli, statue, bassorilievi, oggetti d’uso rituale, immagini d’epoca. Coordinata da Adriano Màdaro, l’esposi-zione nella sua prima parte giunge fino al XVII secolo e abbraccia i temi propri delle sette religioni indiane, le autoctone (hinduismo, buddhismo, jainismo e sikhismo e le importate (dei Parsi, cristianesimo e islam).

i “giRasoli” a londRaDal 25 gennaio al 27 aprile 2014 la National Gallery di Londra accoglierà due del-le tele dipinte dall’olandese Vincent Van Gogh (1853-1890) facenti parte della serie sui girasoli. La pina-coteca offrirà in mostra, per la prima volta in 65 anni, l’olio di proprietà del museo londinese insieme alla versione depositata nel museo Van Gogh di Am-sterdam. La serie “Girasoli” è formata da cinque ver-sioni delle quali le ulteriori tre sono a Tokio, Monaco e Filadelfia - e risale al 1888, anno nel quale l’artista si trasferì ad Arles, nel sud della Francia. La rassegna di Londra presenterà pure gli esiti di una ricerca che svela nuovi caratteri dei dipinti della serie e i mate-riali usati dal pittore.

mediciin tuRchiaIl ministro turco della sa-nità, Mehmet Muezzinoglu, ha proposto ai settemila medici greci disoccupati di andare a lavorare in Turchia dove si intende sviluppare il turismo sanitario e co-struire nuovi ospedali: solo quest’anno, più di 500mila stranieri vi si sono recati per farsi curare. Il nosoco-mio in costruzione, l’Etlik di Ankara, visiterà fino a 50mila pazienti al giorno, occuperà 20mila addetti e sarà dotato di 3.566 posti-letto: viene edificato da imprese capeggiate dall’ita-liana Astaidi e dal gruppo anatolico Turklerler, per un investimento di un miliar-do di euro; altri 15 centri sanitari saranno realizzati con la partecipazione del-le aziende italiane Inso e Salini.

Il ritorno della violenza mette

in discussione la gestione del

potere e spaventagli investitori

stranieridi Angela Carusone

tene: nei negozi del centro, si montano le lu-minarie in vista

delle prossime feste na-talizie. Ma il vestito della festa non calza più a una città, a un Paese provato da un triennio di memo-randum della Troika (Ue, Bce e Fmi), con un tessuto sociale che si sfalda giorno dopo giorno a causa di una povertà galoppante che tocca adesso in modo particolare la classe media. La crisi sembra avvolgere tutto e tutti con la disoc-cupazione che lo scorso giugno ha toccato il 27,9%.C’è un altro indice che cresce e contrasta la crisi. È la solidarietà che, sempre più spesso, ha il volto delle donne. Di diversa estra-zione, fedi, culture e nazio-nalità stanno diventando il motore di un Paese che non vuole arrendersi. A Voula è attiva la parrocchia dei Santi Apostoli, 300 famiglie, retta dal parroco, di origine rumena, don Christian Gaspal. I locali della parrocchia sono ri-cavati in un villino donato da una famiglia americana al precedente parroco. C’è anche spazio per un salone dove si svolgono le attività caritative. Queste ultime ruotano attorno a un bazar, nel quale si ven-dono a prezzi molto bassi ogni genere di prodotti e il ricavato serve per finanziare una mensa che offre un pasto a circa venti persone e a sostenere le

A GRECIA PROVAtA

Nella crisi più nerala solidarietà

ha il volto delle donneDi diversa estrazione, fedi, culture e nazionalità stanno diventando

il motore di un Paese che non vuole arrendersidi Daniele Rocchi

base elettorale solida, ed è a corto di combattenti e di armi –sottolineano gli analisti– ma le sue operazioni sono bastate a spaventare alcuni investitori stranieri attivi nel Paese: e questo potrebbe essere il suo vero obiettivo”.

Anche se, grazie alle ri-forme politiche e istituzionali, il Mozambico è entrato di recente (assieme a Botswana, Ghana e Namibia) nella lista dei Paesi in rapida crescita, rimane il terzo stato più po-vero del mondo, al 185esimo posto su 187 nella classifica Onu dell’indice di sviluppo umano: quasi il 60 per cento della popolazione, infatti, vive con meno di uno o due dollari al giorno, in una situazione di estrema povertà. “In Europa la speranza di vita è 82 anni, qui è di cinquanta –ricorda un rapporto delle nazioni Unite– ed è inaccettabile un divario così grande per malattie che sono curabili”.

A livello generale le cose

sembrano funzionare, rilava-no gli osservatori, ma i dati macroeconomici, come quelli sulla sanità o sulla scuola, che interessano i comuni cittadini, sono meno incoraggianti. Ci sono 1.500 medici per una popolazione di 24 milioni di persone (uno ogni 16mila), il 10 per cento dei bambini muore prima dei cinque anni, e il 4 per cento entro il primo mese. “Sono stati fatti grandi progressi negli ultimi 15 anni – affermano i rappresentanti dell’Unicef nel Paese – la mortalità infantile è stata di-mezzata, ma altri indicatori vanno molto male: l’analfa-betismo, la violenza, il lavoro minorile e malattie come la polmonite, la dissenteria, la malaria e l’aids”. “La politica di vaccinazioni introdotta grazie alla comunità interna-zionale è servita a tenere a freno queste malattie –spiega Gonzalo Fanjul, ricercatore Onu– ma gli aiuti non devono interrompersi, perché il Paese

dipende ancora in buona parte da queste risorse per portare avanti i suoi programmi”.

Il Mozambico oggi è al centro di un’evoluzione che vede un nuovo sviluppo post-coloniale, fatto da una demo-crazia nata dopo un lacerante conflitto che ha provocato oltre un milione di morti, e che continua segnare la vita quotidiana degli abitanti, e da nuovi rapporti con l’Europa. “Tutto cambia –scrivono gli osservatori– dal modello crescita al dibattito sul futuro degli aiuti internazionali”. E sul Paese ci sono interessi di vario genere: per i terreni agricoli, che i Cinesi e le multinazionali straniere stanno cercando di accaparrarsi; per l’elettricità (in Mozambico, vasto quanto Italia e Spagna messi assieme, ci sono venti grandi fiumi), su cui hanno messo gli occhi i Sudafricani; per l’alluminio e i crostacei, che fanno gola agli Spagnoli; per il settore finanziario, su cui puntano i

Portoghesi; per qualsiasi tipo di materia prima, richiesta da Indiani e Cinesi.

José Mucavele, ex diri-gente del Frelimo, il Fronte di liberazione del Mozambico, attualmente al potere, avverte: “se queste ricchezze non sono ridistribuite tra la maggioran-za, ci saranno delle rivolte. Rivolte – sottolinea – perché di guerre, in Mozambico, non ce ne saranno più”.

Ma le rivolte, che metto-no in discussione la gestione del potere, possono appunto frenare lo sviluppo, e bloccare quella ripresa necessaria a vincere la sfida maggiore che si è prefisso il Mozambico. “La grande sfida –afferma Eusebio Macete, direttore del Centro di ricerca sulla salute– è far sopravvivere un bambino di un anno fino a due, e poi fino ai cinque”. E perché questo accada serve una reale pacifi-cazione del Paese e ancora un concreto aiuto internazionale.

suore di Madre Teresa e tanti indigenti e disoccu-pati. A tenere le fila delle attività caritative sono Elena, italiana da venti anni in Grecia, e Anna, un’in-glese che ha cominciato a dare una mano dopo che il ristorante che gestiva con il marito ha chiuso per la crisi. “Nel nostro gruppo -spiega Elena- ci sono don-ne egiziane, libiche, rume-ne e greche. Siamo di fedi diverse, a unirci è la carità e dopo circa cinque anni di attività anche l’amicizia”. Il programma di aiuti della parrocchia si rivolge a tutti senza distinzione e pre-vede anche pacchi viveri e assistenza a coloro che voglio rientrare in patria. Dice, infatti, Anna: “Con la crisi molti lavoratori stra-nieri, soprattutto polacchi e albanesi, vogliono lascia-re la Grecia e noi cerchia-mo di aiutarli facilitando, le procedure per il rientro. A qualcuno abbiamo pa-gato le spese di viaggio”. Le attività della piccola parrocchia cattolica hanno

tare un giovane nigeriano in stato di fermo perché privo di documenti. Si è impegnata a trovargli un avvocato che possa se-guire la pratica e sperare così in un rilascio. Come lei anche Luisa e Gabriel-la, italiane, e la francese Jacqueline. “Collaborano tutte con me nella Caritas parrocchiale”, afferma il parroco don Giorgio Dagas, che due anni fa è tornato da Londra proprio per stare accanto al suo popolo segnato dalla crisi. Oggi la piccola Caritas locale conta sedici volon-tari, quasi tutte donne. “Visitiamo i malati a casa e i carcerati, parliamo con le famiglie in difficoltà, rac-cogliamo vestiti e cibo, li distribuiamo. Così facendo vogliamo restituire un po’ di speranza e di fiducia soprattutto ai più giova-ni”. La rinascita del Paese, sembra dire don Giorgio, passa anche attraverso donne come Elena, Anna, Phiby, Gabriella, Luisa, Jac-queline e tante altre.

pungolato le omologhe ortodosse che, da qualche tempo, hanno cominciato a fornire pasti e vestiti ai più poveri. Una rete di so-lidarietà impensabile fino a qualche tempo fa. Prossimo passo: attivare sinergie con Caritas Atene e Caritas Grecia. “La crisi -riconosce il parroco- ha rinsaldato legami e rafforzato la gene-rosità del popolo. Ognuno offre quel che può e tutti si sentono responsabili”.

Nel nord-ovest del Pelo-ponneso, si trova Patrasso. Importante centro com-merciale e porto trafficato, qui passano centinaia d’im-migrati irregolari che cer-cano di raggiungere i Paesi Scandinavi per ottenere lo status di rifugiato. Phiby è una delle tante donne greche che per conto della parrocchia di sant’Andrea si occupa di immigrati. È appena tornata dalla locale stazione di polizia per visi-