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D.V. .. d a l l a v a l l e m a g a z i n e GRATIS oh, mamma BAU! n°0 gennaio/febbraio/marzo 2011

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Culture without blush

Transcript of D.V.°°mag

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gennaio/febbraio/marzo 2011n°O

macchine del tempo a Olle

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S O M M A R I O

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UN’IDEA PER IL FUTURO...

PRO LOCOBorgo Valsugana

cerchiamo insieme anche il nuovo logo?

manda la tua idea entro il 28 febbraio [email protected] Pro Loco si riunirà per votare e scegliere

...UN IMPEGNO PER IL NOSTRO TERRITORIO

Scoz & i Glockenthurm

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4d a l l a v a l l e m a g a z i n eNON

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In fondo un po’ ce lo siamo cercato. A forza di frasi fatte, raffiche di luoghi comuni e melassa di bon ton, dalla cuc-cia il cane che c’è dentro molti di voi ha cominciato ad abbaiare. Prima, a dire il vero, a guaire; poi a latrare; quindi ad abbaiare. E la luna non c’era. Altro che fido bau! I cultori del politically correct non ci faranno una festa; ma nemmeno i sempre-contro-qualunque-cosa-accada troveran-no spazio di condivisione “a gratis”. Su D.V.°° magazine lo spazio si paga in idee, confronto e fantasia. Tutto fa bro-do. L’importante è non etichettare, per non farsi etichet-tare. Un ottovolante della parola, un Circo Barnum dell’im

magine, un cross-over mediatico da fuori tutti.Bene; se fin qui ci avete capito qualcosa, se l’espressione di Dylan

(Dog) vi incuriosisce più di un’opera di Cattelan, se non avete di meglio da fare dopo aver visto Grey’s Anatomy e amate il rischio più di Caressa, allora voltate pagina (in tutti i sensi) e tuffatevi in D.V.°°

E poi nuotate: lo stile lo scegliete voi, ma spingete con quelle gam-bine… Tutto a vostro rischio e pericolo, s’intende. Ma non preoccupatevi troppo; giusto ieri abbiamo pagato l’assicurazione.

il Direttore responsabile

svegliareil can

che dorme

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approfitta del giorno presenteGuardate al futuro con serenità e ricchezza di prospettiveCondividete con gli altri gioie e dolori, vittorie e sconfitte, problemi e successiGuardate lontano affacciati alle vostre finestreAscoltate la voce del vicino e fate sentire la vostraGodete del bello che vi circonda e fatene tesoroGiocate con i bimbi e parlate con gli anzianiSostenete l’economia e le imprese del territorioLeggete della nostra storia e tramandatela a chi non la conoscePartecipate ad un concerto e visitate una mostraSiate fieri di dove siete nati e di dove siete vissutiPasseggiate nella natura incontaminata e nella storia dei vostri paesi.

Se ognuno di noi realizzasse tutte queste azioni scoprirebbe che il mondo che ci circonda non è stretto e vuoto come a molti sembra, ma in realtà ricco e affascinante.Amiamo il nostro territorio e siamone protagonisti. Il futuro è solo nelle nostre mani.

Assessore Enrico Galvan VALLe

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foto di Francesco Dandrea_FDphotos

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A L C I D E

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“Lo scopo futuro degli stati sarà di aumentare e rafforzare gli strumenti di congiunzione

tra una generazione e l’altra: musei d’arte, musei tecnici, biblioteche… Uno stato

ideale sarà raggiunto quando sarà possibile mantenere appositi organi di trasmissione

delle esperienze e dei risultati ottenuti da una generazione all’altra” (A. D. G.).

di Dany Trentin

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A L C I D EMUSEO CASA DE GASPERI

dal Trentino all’Europa

Museo Casa De GasperiVia Alcide De Gasperi, 1 - 38050 Pieve Tesino (TN)

Tel. [email protected]

orario invernale (1 ottobre – 31 maggio):venerdì 15-18sabato 10-12 / 15-18domenica 15-18

Sei una schiappa in storia? Le lezioni a scuola e i manuali ti fanno addor-mentare? Se ti parlano di nascita dell’Europa inizi a pensare ai dino-sauri? Ancora nessuna pillola del sa-pere è stata inventata per alleviare la noia degli studenti e infondere la cultura, ma qualcosa è stato fatto, e molto bene pure: il Museo Casa Alcide De Gasperi concentra nelle sue stanze la possibilità di fare un viaggio nella nostra storia recente, senza bisogno di magia o di caffeina e magari anche imparando qualche cosa sul grande statista trentino.

Proprio al centro del paese di Pieve si trova il vecchio edificio cui è stata aggiunta una reception per accogliere il visitatore. Una volta entrati, si prosegue a destra e si sale a bordo di un vagone-treno che porta a conoscere il Trentino di De Gasperi e che ci collega proprio a quella che è stata la casa di nascita di Alcide. Il percorso si snoda poi per i diversi piani, approfondendo alcuni aspetti fondamentali della sua vita politica e personale e di quella del Trentino negli anni salienti del primo Novecento. Fotografie e documenti storici, curiosità nascoste e testimonianze di una vita ricolma di esperienze eclatanti, proiezioni video in ogni an-golo, docce parlanti anche per chi è solo pigro e non avesse voglia di leggere, finestre che catturano il passante con immagini-manifesto, costumi d’epoca e un modernissimo laboratorio multimediale: di tut-to e di più per un museo degno delle strutture dei grandi centri eu-ropei, ma che si trova qui dietro l’angolo.

di Dany Trentin

F a un freddo cane qui a Trento, da rintanarsi se-duta stante in qualche bar, ma ho un compito per D.V.°°mag. Intervistare l’uomo comune, dedicar-gli cinque minuti, meglio dieci, per qualche doman-

da sulla politica. Argomento divertente, dal quale ti accorgi quanto il mondo sia vario. Cammino per scaldarmi ed avvicinarmi di più al centro storico, ma devio per passare da-vanti ad una libreria e finisco per arrivare al giardino di Piazza Venezia. Mi fermo sotto il monumento e mi guardo intorno: parec-chia gente, è da poco passata l’una e siamo in orario di rientro al lavoro. Vedo passare dei ragazzini. Due mamme con relativi pas-seggini, un tizio che fa jogging (pazzo?), poi delle studentesse. A breve distanza segue un uomo, imbacuccato nel suo cappotto: non sembra andare di fretta, potrebbe avere del tempo da perdere col sottoscritto. Attiro la sua attenzione sollevando l’indice, come a chiedere un minuto, e lo guardo fermarsi. Lo raggiungo, mi presento e propongo. Accetta:-Cominciamo con una domanda forse banale ma mai semplice: dovendo darne una defi-nizione esatta, e se possibile sintetica, cos’è per lei la politica?-“Politica vuol dire realizzare.”Ah però, idee chiare. Forse non sarà così di-vertente, dopotutto. E poi questo maledetto freddo mi fa lacrimare gli occhi, al punto da vedere male persino il mio intervistato. Mi prendo qualche secondo per osservarlo, an-che se non riesco a guardarlo fisso per più di qualche secondo: maturo, i capelli che ingri-giscono, una vistosa montatura degli occhiali e il naso aquilino. Riprendo l’intervista:- Ottimo. E mi dica, vista l’attuale situazio-ne, italiana ma non solo… Lei penserebbe solo ad una congiuntura economica o anche a delle responsabilità politiche? Ed eventual-mente, perché?-“Ci sono molti che nella politica fanno solo una piccola escursione, come dilet-tanti, ed altri che la considerano, e tale è per loro, come un accessorio di secon-darissima importanza.”Lo sento mormorare qualcosa a bassa voce. Capto un “per me…”, poi più niente. -Prego?- Ma lui scuote la testa, come a dire che non è importante. Così proseguo con l’ultima tran-che di domande, fino alla fine: -Il termine statista, un tempo molto usato, è veramente poco frequente ora, a favore invece di una diffusione del termine politico. Lei saprebbe dirmi la differenza?-“Un politico guarda alle prossime ele-zioni. Uno statista guarda alla prossima generazione.”Annuisco, mi piace la risposta. Chino lo sguardo sul taccuino, la annoto, e quando lo rialzo il tizio è scomparso. Ci rimango di sasso, faccio un breve giro del monumento pensando a uno scherzo, ma niente. Sparito. Mi gratto il capo perplesso, il vento è gelido e si fa più forte. Forse l’idea del bar non era male. Alzo lo sguardo, faccio ciao con la ma-nina alla statua gigante di De Gasperi (mio compaesano, più o meno) e mi allontano.

di Ivan Piacentini

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foto e testo di Marco Dal Trozzo

oszef Kiss, proveniente da un’ importante famiglia ungherese nacque nel 1896 a Pozsony, attuale Bratislava, allora parte dell’Impero Austro-Ungarico.

Allo scoppio della prima guerra mondiale il giovane Joszef Kiss lasciò gli studi per partire volontario nell’Esercito Austro-Ungarico. Col suo reggimento affrontò le truppe zariste sul Fronte galiziano nei Carpazi, dove venne gravemente ferito.Alla sua ripresa maturò in lui il desiderio di far parte della neocostituita aviazione; venne accettato nella scuola di volo presso Vienna dove completò l’addestramento nell’aprile 1916.Ad inizio estate del 1916 compì le sue prime missioni di volo come osservatore sul fronte Italo-Austriaco, decollando dal campo d’aviazione del Cirè di Pergine Valsugana dove venne stanziato.La sua zona operativa si estendeva tra il bellunese ed il Friuli, con la sua squadra “Flik 24”.La prima operazione di combattimento avvenne a bordo di un biplano Hansa-Brandenburg C.I. in un duello aereo contro un velivolo Farman. Venne poi assegnato alla compagnia aerea di caccia denominata “Flik 55J“ nel 1917, con cui ottenne sette vittorie aeree, iniziò ad emergere la sua figura come “Asso” dell’aviazione. Nella nuova compagnia aerea ebbe modo di conoscere altri eccellenti piloti dell’aviazione Austro-Ungarica che lo accompagnarono in numerosissime missioni.Gli venne assegnato il nuovo aereo, un Albatros D.III dipinto di nero con una grande “K” raffigurata su entrambi i lati delle ali del velivolo, col quale continuò le sue azioni di combattimento.Kiss ottenne nei successivi due mesi e mezzo fino alla fine di gennaio del 1918, ulteriori dodici vittorie aeree, di cui otto in missioni di guerra insieme ai colleghi Von Maier e Arigi; il trio prese il soprannome di “Kaiser Staffel”: Squadrone Impe-riale.Per i suoi successi in combattimento e per il suo coraggio ottenne otto medaglie di riconoscimento.Nel gennaio del 1918 Kiss venne ferito in un duello aereo, rischiando seriamente la vita a causa dell’ inceppamento della mitragliatrice.Non ancora del tutto guarito dalla ferita, con altri due piloti, partì per una missione contro aerei britannici. I tre aerei Austro-Ungarici si trovarono a fronteggiare nove aerei britannici, l’impari combattimento portò al tragico epilogo, un colpo al petto lo abbatteva nei cieli di Santa Giustina presso Lamon (Belluno).Durante il suo funerale gli alleati gli diedero il massimo onore delle armi ed aerei alleati posero dal cielo una corona com-memorativa con scritto: - “Il nostro ultimo omaggio per il nostro coraggioso avversario”-.Aveva al suo attivo ben 19 combattimenti vittoriosi, tuttavia cercava sempre di risparmiare la vita all’avversario in stile cavalleresco e con lealtà; per questo era chiamato “il Cavaliere del cielo”.Jozsef Kiss è stato l’unico pilota e membro dell’Aviazione Imperiale Austro-Ungarica ad essere promosso ufficiale per meriti di guerra postmortem.La donna di Pergine con la quale il pilota aveva una relazione sentimentale, conservò gelosamente la sua divisa ed i suoi effetti personali. Alla morte della devota, la divisa entrò in possesso di un appassionato di cose militari d’epoca fino a ca-pitare nelle mani di Andrea Marighetti, che allora vicepresidente dell’Associazione Storico Culturale Valsugana Orientale e Tesino di Borgo Valsugana, l’ha messa a disposizione del Museo della Grande Guerra.Questo ha fatto sì che iniziasse un cordiale rapporto tra il paese Trentino e l’Ungheria; un comitato di autorità ungheresi con autorità locali posero una targa commemorativa all’interno del museo intitolata “a Jozsef Kiss”.A lui è stato anche intitolato l’aeroporto di Szolnok in Ungheria, la sua memoria in quel Paese è paragonabile al nostro Asso volante della prima guerra mondiale Francesco Baracca.

MUSEO DELLA GRANDE GUERRA DI BORGO VALSUGANAEx Mulino Spagolla, Vicolo Sottochiesa 11 – Borgo Valsugana

www.mostradiborgo.itOrario di apertura

mercoledì: 9.30 – 12.00 sabato e domenica 10.00 - 12.00, 15.00 – 18.30

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Madonna dell’Aiuto, Ferdinando Antonio Bassi 1846, olio su tela

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MARIAAUSILIATRICE

a magia del dipinto è data dal rapporto di tenerezza filiale che ne scaturisce. Se la composizione – con il trono imponente, uno sfondo poco leggibile e un po’ inquietante e con il vestito di Lei, così pesante e avvolgente tanto che le pieghe fuoriescono dall’inquadratura – risulta classica e solenne, l’ambientazione viene subito rasserenata dalla dolcezza dello sguardo di Maria, leggermente trasognato e dall’intimità confidenziale con la quale regge il bambino che invece si volta con vivace curiosità, attirato forse dal pittore. Un bimbo già cresciutello, con i riccioli biondi – che fan sospirare tutte le mamme – e la voglia di correre a giocare. La Madre aiuta i goffi movimenti del figlioletto, tenendolo sollevato per i fianchi e sorreggendo la manina paffuta.Questo tema era molto diffuso proprio in ambito popolare, dove la gente si trovava nella condizione umana di chi è bisognoso e invoca l’aiuto della Madonna Ausiliatrice, al cui collo si aggrappa appunto anche il bambino.

a Torcegno nella Cappella della Madonna dell’Ausilio c’è un bimbo, biondo e pettinato che ti guarda fisso

di Dany Trentin

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l progetto del Museo Diffuso della Valsugana Orientale nasce per dare una risposta all’esigenza sentita da tutti i Comuni di preservare quegli aspetti della propria cultura che stanno scomparendo o di valorizzare alcune particolarità ed eccellenze del proprio territorio. Si tratta di trasformare le diverse strutture museali presenti sul territorio della Valsugana Orientale, ovvero Arte Sella, Spazi LivioRossi, la Mostra permanente della Grande Guerra in Valsugana Orientale e in Lagorai, la Sala Alcide Degasperi, la Sala Galvan, lo Spazio Klien, Casa Andriollo, la Fucina Tognolli, La casa degli Spaventapasseri, l’Ecomuseo del Lagorai, il Riparo Dalmeri in sportelli diversi di un’unica struttura, il Museo Diffuso appunto, grazie alla programmazione comune degli orari, delle attività didattiche, dei percorsi di visita, mediante la realizzazione di strumenti informativi e promozionali unitari.

A questi nodi della rete va aggiunto lo sforzo di garantire l’apertura, almeno nei mesi estivi, di alcune chiese di partico-lare valore artistico come il Santuario della Beatissima Vergine di Onea, l’Oratorio di San Rocco, l’Eremo di San Lorenzo, le chiese di Santa Giustina, di Sant’Udalrico, di San Leonardo e di Santa Brigida. Altro obiettivo è quello di valorizzare alcuni itinerari della Grande Guerra maggiormente significativi, i Cimiteri di Guerra tra Brenta e l’Ortigara, tra Forcella Magna e Cengello, il caposaldo austriaco di Monte Valpiana, il sentiero Barone Hippoliti a Cima Manderiolo, le strade del Sogno di Carzano, le Tracce di Robert Musil a cavallo tra la Val Calamento e la Val dei Mocheni, la Cresta del Frate e Tom-bolin di Rava, il Trincerone di Grigno, cui vanno aggiunti i ruderi di Castellalto e Castel San Pietro con il giro dei castelli.L’iniziativa è rivolta in primo luogo agli abitanti ed ha lo scopo di far conoscere il patrimonio locale e a coinvolgere i residenti nella cura e fruizione delle stesso. Senza la conoscenza e la consapevolezza da parte di chi abita questa valle del valore del patrimonio culturale locale e della propria storia, questa è destinata a perdersi e scomparire mentre, se opportunamente valorizzata è in grado non solo di rafforzare la coesione e l’identità del territorio ma anche di attivare processi di sviluppo sostenibile. La Valsugana non sarà mai in grado di essere un territorio capace di attirare visitatori se i primi a non credere nel proprio patrimonio sono i suoi abitanti.Per quanto riguarda il Museo Diffuso va sottolineata la volontà di non creare una serie di piccole realtà museali auto-sufficienti, scoordinate tra loro: non è possibile che ogni comunità esibisca la propria microstoria, non solo per problemi di costi e di gestione, ma perché queste non sarebbero altro che delle realtà autoreferenziali alla lunga ben poco signi-ficative. La scommessa è piuttosto quella di una rete di realtà coordinate tra loro e con i musei provinciali (il Museo Tri-dentino di scienze naturali, il Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina, la Fondazione Museo Storico del Trentino, la rete degli Ecomusei del Trentino).

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Il sottotetto della chiesa ospita una colonia di un centinaio di esemplari di Ferro di cavallo minore (Rhinolophus hipposide-ros), volgarmente definiti pipistrelli. Il luogo è stato adibito dai

preziosi mammiferi a nursery, sito di raccolta delle femmine di pipistrel-lo, che nel periodo che va dalla fine di aprile fino all’autunno vi trovano riparo per partorire e allevare i piccoli. Nel periodo autunnale invece il sottotetto viene utilizzato da decine di esemplari di maschi, che sfruttano il luogo come stazione intermedia, nel loro viaggio verso mete più miti dove passeranno l’inverno. La colonia qui presente è talmente numerosa che potrebbe essere considerata una delle maggiori del Trentino orien-tale e l’architetto Katiuscia Broccato, dimostrando grande disponibilità e sensibilità per la questione – ad oggi così urgente - della conservazione delle specie animali, decise di adeguare il calendario degli interventi di restauro alle esigenze della colonia, seguendo i suggerimenti del Museo Trentino di Scienze Naturali.

Ma non è finita qui. La notizia interessa questa volta gli storici dell’arte: nel corso dei lavori sono infatti stati rinvenuti nella zona del presbiterio due lacerti di intonaco dipinti ad affresco, che secondo la restauratrice si posso far risalire al periodo del Rinascimento. Il dipinto murale rappresenta un uomo – di cui non vediamo il volto, rovinato dal tempo - a torso nudo e con mantello rosso, che in via ipotetica potreb-be rappresentare San Biagio, a cui è appunto intestata la chiesa e il cui mantello starebbe ad indicare la condizione di vescovo. Un’altra parte invece potrebbe rappresentare un’annunciazione, ma anche questa è solamente un’ipotesi.

Per una corretta e certa attribuzione sarebbero necessari dei docu-menti storici che confermino la veridicità delle ipotesi, pertanto oggi la pic-cola chiesetta di Bieno si presta ad essere materiale di studio e di interesse per storici e per biologi. Altamente consigliato: andare a farci un giro.

Ci troviamo in una zona della valle del Tesino, poco sopra Bieno

in Localita’ San Biagio, dominata dall’omonima chiesetta: luogo di

inaspettati ritrovamenti e scoperte.Nel 2007 si decise di effettuare dei lavori atti al restauro

conservativo dell’edificio, ma alcuni fatti avrebbero determinato

un ritardo nel loro svolgimento . . .

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VISTOin

TESINO !!!

immagini: gent. concessione Arch. Katiuscia Broccato

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SposiQuesto capolavoro è parte della collezione del museo Soggetto Montagna Donna di Olle: un oggettino prezioso e raffinato, quasi reliquia barocca lowbrow.

Ieri

ORARI APERTURA: sabato e domenica 10-12, 14-18 e su richiesta

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SposiCasa Andriollo ● Soggetto montagna donna

Piazza della Chiesa, 2 Olle Valsuganaideatrice e curatrice Rosanna Cavallini

ricordo dei momenti più belli è totalmente cambiato: oggi si cerca d’essere sempre sorridenti oppure di tentare imbarazzanti pose poetiche o artistiche, si scovano sfondi suggestivi, il gesto o lo sguardo catturato.La tecnologia sviluppa risultati di diverso tipo, ha modificato l’atteggiamento, l’emozione e la volontà che stava dietro ad uno scatto. In quei tempi invece si ricercava una solennità maggiore, non era importante l’ambientazione: le persone stavano serie e composte e il risultato era un’immagine che dava l’idea di un momento eterno, anziché di un attimo sfuggente.Le foto di una volta mostrano serietà, solennità, volti di una bellezza che oggi troviamo antica e commovente.Le cornici come questa inoltre ci raccontano il desiderio d’impreziosire - con un gusto un po’ barocco nei particolari - momenti preziosi ed emozioni; questa cornice così ricca, così adornata, così blu, fissa quel tempo e quello spazio in un piccolo acquario fantastico.Questo gioiellino ci racconta pure la nostra storia: se i cognomi degli sposi sono tipici della nostra zona – Brugnara e Battisti -, le scritte in tedesco spolverano la nostra appartenenza all’impero Austro-Ungarico. L’anno era il 1903

Quante volte abbiamo sentito questa farse, magari pronunciata dai nostri nonni in casa, in strada,

sull’autobus, mentre i ragazzini volano con le dita sulle microtastiere per vedere le foto sul cellulare -. Certo che poi, quando osserviamo immagini come questa è difficile non credere che abbiano davvero ragione.Mentre oggi si arrivano a spendere cifre copiose per festeggiare il matrimonio, si fanno dei mutui per comperare l’abito dei sogni, per un banchetto regale, per avere il gruppo preferito che suona durante i festeggiamenti, per l’album fotografico e chi più ne ha più ne metta...una volta tutto era molto più semplice. La sposa non aveva un vestito bianco come siamo abituati a pensarlo oggi, ma un semplice abito non molto diverso da quello di tutti i giorni e questo valeva anche per l’uomo; il momento più importante era la celebrazione in chiesa, mentre i festeggiamenti si limitavano ad un pranzo con i familiari e i parenti più stretti. La luna di miele spesso non veniva nemmeno fatta, o al massimo si andava a trovare qualche cugino che viveva un po’ lontano, magari a Roma, se si era fortunati.Anche il modo di concepire le fotografie che fissano il

“Ai miei tempi era tutto diverso”

di Dany Trentin

Sabato e domenica a Olle si viaggia nel tempoIeri

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che così…Insomma tutte le meraviglie della natura e della mecca-nica. La lettera è indirizzata proprio al Welsperg: c’è da scommet-terci, se Sigismondo avesse avuto tra le mani il cancelliere che ha redatto l’autorizzazione al monastero l’avrebbe strangolato, per-ché quel “genio” nel documento autorizzava il Vescovo della dioce-si di Monte Feltro invece che di Feltre (quando si dice la geografia). E quindi? E quindi il monastero era un immobile illegale, era un illecito, non era sorto sotto la protezione apostolica, bisognava regolarizzarlo, ci volevano un sacco di soldi, Sigi era nei guai e così via. Oppure, allora come oggi… Condono! Welsperg sceglie questa opzione, risponde, e quando la lettera gli ritorna contiene le istruzioni per ottenerlo. L’imperatore vuole aggiungere alla sua collezione il basilisco (o meglio, qui in Valsugana, l’Aspio); sapete, quella specie di serpente alato, nato da un uovo deposto da un gallo e covato da rospi, che alcuni autori dicevano fosse in grado di pietrificare col solo sguardo. Tale Aspio viveva vicino Ronce-gno, probabilmente tra i prati dei Menghi ed il monte Zaccon, e Sigismondo avrebbe dovuto procurarlo all’imperatore. Ed eccovi la mia versione: Sigismondo se li intascò davvero i soldi dei bor-ghigiani, ma per pagare i cacciatori! Che riuscirono nell’impresa. I conti ci dicono che fu allestita una prigione interrata, una camera dei segreti (Harry Potter, attaccati!) ma poco dopo Rodolfo II morì, senza poter ricevere la sua preziosissima creatura. Il libro dei con-ti è fermo lì, al 1600 (anno in cui l’imperatore tentò il suicidio), e con esso si ferma la storia. Ma Sigismondo visse altri undici anni, e nessuno sa che fine abbia fatto il basilisco. Che però è stato avvi-stato più volte nel corso del secolo successivo, nel Settecento.

N el convento dei francescani, in località San Cristoforo a Borgo c’è una statua. Potete vederla se, una volta giunti in cima alla Via Crucis (e recuperato il fiato se come il sottoscritto mancate di allenamento), vi affacciate

dal portone principale. Poi entrate ancora. E’ un bassorilievo, ma dev’essere stato il capolavoro del suo artista, perché sembra vera, e a guardarla troppo pare si muova. Rappresenta un uomo, le guance rubiconde, baffoni e barba, una lancia cavalleresca ap-poggiata alla spalla, uno scudo ai piedi ed un’armatura indosso. E’ Sigismondo IV Welsperg, dinasta, tra le altre cose, di castel Tel-vana 400 anni fa (o giù di lì). Il perché di questa presenza è presto detto: poco prima di finire a volo d’angelo in un burrone, fece voto di erigere un monastero a San Francesco se si fosse salvato. Tant’è, partecipò alla fondazione del monastero che venne richie-sta al Papa nel 1598, accordata ed effettuata soprattutto col suo aiuto. Questione di gratitudine e di rappresentanza, quindi. Que-sta è una versione. L’altra, successiva ai fatti di circa un secolo, lo vuole come un approfittatore che, una volta recuperate le elemosi-ne dei borghigiani (erano loro infatti a volere il monastero), se le intascò e non ne diede più conto.Ma siccome non c’è due senza tre, io ne avrei un’altra, di versione. Sarebbe una cosa segreta, e quindi ve la racconto. Mi è capitato tra le mani questo libriccino dei conti, accuratamente rilegato. E nella rilegatura, all’interno, una lettera, scritta e riscritta più vol-te. La prima nell’estate del 1599, dall’imperatore Rodolfo II, quello famoso per la sua collezione (la rudolfina) di oggetti e creature fantastici, quelle cose tipo i capretti a due teste, o gli automi , chic-

Ucronìa à la carte(Harry Potter ci fa un baffo) di Ivan Piacentini

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E allora: se quello avvistato è lo stesso basilisco di Sigismondo, se è successo che si sia liberato, e forse vendicato del suo carceriere…Se tutto questo è avvenuto…Quella statua, non sembra anche a voi che sia quasi viva?

Ivan Piacentini studente di scienze storiche qui raffiguratoin un bassorilievo d’epoca

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MANUELA

Al mio primo funerale c’è Manuela. Non so quanti anni ha. A vedere la foto sono cinquanta o forse meno. “Ciao MA-NUELA” dice l’annuncio: con il nome scritto tutto maiuscolo, come se l’unica Manuela al mondo fosse lei, la Sig.ra T. Il rito è laico. Prima di incominciare i saluti pubblici, parenti, amici, amici, amici di amici e curiosi si raccolgono intor-no alla bara. È una cassa semplice, di legno chiaro, senza decorazioni, croci o incisioni. Con tutto rispetto verso MANUELA, le bare d’oggi fanno schifo. Siamo sepolti nel minimalismo, nella consuetudine e nella ripetizione: ancora aspetto di vedere un teschio, una morte danzante, una mannaia o anche solo un angioletto. Fra lì e lì penso che se dobbiamo veramente risollevare le sorti di questo Paese, dovremmo ricominciare dalle bare: che ognuno si costruisca la sua e la custodisca in garage! Imparerà ad amarla. Terminati i saluti, il pubblico si ammassa caoticamente sotto il porticato; quando i becchini gli muovono verso si apre come ad accogliere il varo della nuova scialuppa. Sogna il mare quello affianco a me, sogna una giornata di maestrale e il vento che porta via al largo la sua bara, con gli amici che salutano a testa bassa e poi escono stretti nel cravattino dei loro vestiti neri bagnati sino all’inguine.... mentre il mare contiene sol o scorie, isole di plastica e relitti con la stessa storia.... Invece qua siamo in mezzo ai monti e il paesaggio parla una lingua di dirupi e ascese. Il padre di MANUELA è un anziano signore, rosso rosso di montagna in volto: “Mi avevi chiesto di portarti sulla Marmolada” dice mentre le lacrime scendono sul volto e la lingua balla in bocca. “Non ce l’ho fatta.” Piange e piange. “Ci andrò, strisciando sulla lingua, ma ci andrò”. Chissà cosa significa perdere un figlio sulla linea del proprio traguardo. Il sig. T. l’ho incontrato. Due mesi dopo. “Quest’anno è nevicato presto” mi dice “...giusto in tempo per i mercatini”. Mi mo-stra la sua casa, il cortile dove giocava la Sig.ra T. a tre anni, la bicicletta da maschio su cui aveva imparato a scappare nelle strade di Meano, l’angolo in cui l’aveva vista incollata al primo ragazzo. “Erano talmente uniti che sembravano un albero. Quando li ho scovati, mi sarebbe piaciuto averne dieci di figli. Metterli in fila, chiedere loro di baciare i fidanzati e godermi lo spettacolo.” Forse la figlia della Sig.ra T., Arianna, forse anche Arianna ora se ne sta in qualche angolo a fare l’albero con il suo ragazzo, o forse si sta facendo una canna o sta studiando Dante. Arianna è a pochi passi dalla maggior età, quest’anno farà la maturità. Non è bella Arianna, MANUELA era meglio. “Ha visto mia nipote al funerale? Bella vero?” “Si una bella ragazza”, rispondo. “È forte sa. Ha notato con quale sguardo ha fulminato il sig. P.?” “Chi era il sig. P?” chiedo. “Il primo che ha parlato, il datore di lavoro di mia figlia” P., il titolare dell’edicola, al momento dei saluti pubblici, mentre anche i passeri d’intorno tacevano, disse che era dispiaciuto perché non le era stato vicino negli ultimi due mesi e che però ora era tranquillo perché grazie alla sua fede, sapeva che MANUELA era in cielo, felice. “Per Arianna quelle parole hanno suonato come una condanna, l’ultimo ammonimento del titolare.... è giovane, ma non è questione di comunismo, sa?... anch’io non voto da un pezzo... semplicemente chi è coglione resta coglione, con o senza dio. La fede in quel momento poteva tenersela per se. Era in un luogo di professione laica. La politica avrebbe dovuto stare fuori. MANUELA comunque è morta, con o senza le sue preghiere a cielo. Io ho forse detto @@@@@@@@? Mica è una novità... eh... è sulla parola di tutti qua. L’avrei potuto dire anch’io perché è morta lei e non la vicina di casa che ha novant’anni e ogni giorno dice che non ci vuole più stare qua, che non vuole più guardare?” Il Sig. T. è molto agitato. Non conosco i pregressi, ma non c’è bisogno di indagare. “Ma sa perché non ho bestemmiato? Perché MANUELA se l’è presa la bolla di oro e cromo che sta sotto a Cognola”. Il Sig. T. non si calma, è ora di andare, ho appena incominciato. “Grazie Sig. T., grazie molte, anch’io ho perso una persona cara l’anno passato. Il dolore mi aveva colpito le ossa, per sei mesi non riuscivo ad aprire una porta, guidare una macchina o alzare una pentola d’acqua. Grazie, grazie ancora”. Non è una bugia, le pentole non le alzavo veramente.

di Denis Isaia

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Museo

Questa esclamazione molto colorita è una frase dell’idioma locale di Liverpool, lo Scouse (dialet-to che prende il nome dal piatto tipico, un ottimo stufato di verdure e carne) e significa “che figo!”.

Se avete in programma una gita nella patria dei Beatles, preparatevi ad un inglese tutto particolare, con un accento particolarmente forte e nasale. Questa era la mia prima volta nel Nord dell’Inghilterra e quando sono arrivata vari elementi mi hanno spiazzato: oltre all’accento molto forte e ad un clima ancora più umido e parec-chio più rigido, il Nord è molto più povero del Sud e allo stesso tempo più cordiale, le persone sono più friendly e chiacchierone - anche se, come spesso accade in questi casi di discrepanza, non vedono di buon occhio il ricco Sud e Londra in particolare -. C’è meno competitività, la vita è meno cara, c’è più amore per la comunità e mag-giori aiuti per gli anziani. Naturalmente ci ho trovato molti luoghi comuni e cliché che tutti conosciamo: gli inglesi mangiano male, tengono molto meno alla casa – niente casalinghe impazzite che spolverano dalla mattina alla sera - sono più tolleranti e cordiali ma più freddi di noi, hanno maggior senso civico e minor senso estetico – il famoso antifashion inglese a volte vuol davvero dire vestirsi ad occhi chiusi -. Gli inglesi lavorano molto e tengo-no alla carriera, gli inglesi non sanno le lingue, gli inglesi si ubriacano nel weekend e le ragazze la sera vanno in giro mezze nude. Gli inglesi mettono il burro salato ovunque, bevono il the con il latte, il loro the è delizioso, il loro caffè no. Il senso dello humour anglosassone è talvolta spiazzante e agghiacciante, il loro essere politically correct assolutamente ineccepibile, le loro case tutte uguali – per questo ognuna ha una porta di colore diverso -. Piove spesso (sempre), non ci sono montagne, il pane è solo confezionato, il latte è in contenitori di plastica simili a quelli dei detersivi, i giardini sono minuscoli e con muri altissimi e le scale molto ripide, la moquette è ovunque e i taxi sono molto usati. Il vino è pessimo e la birra buona, l’olio d’oliva è una cosa pressoché scono-sciuta e la pausa pranzo non si fa. Musicalmente l’avanguardia è ancora inglese: ovunque ci sono gruppi di ra-gazzi che suonano, per strada si possono vedere continuamente persone che girano con una chitarra in mano e poi si mettono a suonare...e sanno suonare! Si fa un grande uso dell’archeologia industriale – per capirci, ogni magazzino abbandonato o capannone vecchio viene sfruttato per mostre e performance – e gli spazi sono dav-vero ampi e suggestivi. Le opere d’arte si inseriscono nel contesto della città, all’interno dei bar, per le strade, nelle chiese – come la meravigliosa scritta neon di Tracy Emin all’interno della cattedrale anglicana - nei giardini e la gente ci passa accanto, ci gioca, fa fotografie, fa domande, ride, si diverte. E come non divertirsi, quan-do all’interno di un enorme edificio vittoriano - che ospita uffici, un caffè, un ristorante e un centro di ricerca e sperimentazione artistica – ti trovi un cagnone gigante, gonfiato dal tubo di scarico di quella che sembrereb-be un’asciugatrice - elettrodomestico indispensabile per ovvi motivi - e invece è una mini cuccia con le rotelle?

Boss that!

arte ed altro visto da noi a liverpool

di Dany Trentin

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COMEFORBREAKFAST

Cosa caratterizza il design del brand?Un gusto molto contemporaneo e una vestibilità quasi oversize. Ogni capo presenta disegni stampati a mano con colori atossici ad acqua, che donano quel tocco di originalità e provocazione tipico della street art, rivisitata in una chiave più ironica e sofisticata.

Come descrivereste l’uomo che sceglie di indossare i vostri capi?Una persona open-minded, un uomo con una gran dose di ironia e molta personalità, altrimenti non capirebbe lo stile dei nostri capi.

Come sarà la collezione A/I 2010-11?Ci siamo ispirati alle fobie degli es-seri umani. Ogni illustrazione infatti descrive una paura umana, dall’an-sia delle parole alla xenofobia: è un modo anche dissacrante per sconfig-gere i nostri limiti, se vogliamo.

C’è qualcosa che invece vi ispira quotidianamente?Siamo molto attenti a tutto ciò che ci circonda. Ci può ispirare un viaggio, un film al cinema, una mostra, un evento speciale.

Quale sarà, secondo voi, un co-lore che non dovrà mancare nel guardaroba maschile della pros-sima stagione fredda?Il color fango, e come sempre il nero.

L’accessorio must have per il prossimo inverno?Guanti di pelle.

COMEFORBREAKFAST

Francesco Alagna è un sales manager mentre Antonio Romano uno stilista e illustratore, entrambi condividono una stessa visione estetica, contem-poranea e provocatoria, che strizza l’occhio alla street art. È dal loro in-contro che nasce Comeforbreakfast: giovanissimo brand che identifica una collezione di t-shirt e canotte dipin-te a mano secondo abili tecniche di illustrazione. I disegni sono caratte-rizzati da un design minimale, che conferisce ai capi una originalissima eleganza, e ci svela un esclusivo immaginario fatto di ironia e intro-spezione.

Come e quando nasce Come-forbreakfast? Comeforbreakfast nasce ufficialmente nel giugno 2009, ma questo proget-to era già nell’aria da molto prima. Avevamo voglia di creare qualcosa di innovativo, qualcosa che non fosse ancora presente sul mercato. Non a caso ci si ritrova a lavorare insieme, pur provenendo da realtà diverse: è forse questa la vera forza del brand.

Perché questo nome?La colazione è il momento della giornata che preferiamo, il più im-portante della giornata per noi, ci ritroviamo al tavolo a chiacchierare e a dividerci i compiti. È un aspetto molto intimo e familiare, che ci piace condividere insieme ai nostri amici, molto spesso ci capita di fare grandi colazioni tutti insieme. È un invito che rivolgiamo a tutti: venite a cola-zione da noi!

THE RISE OF NEW

Qual è la qualità che ogni uomo dovrebbe avere?La genuinità. Ogni uomo dovreb-be essere sempre meno costruito e sempre più sé stesso.

www.comeforbreakfast.com

MEMINEGiovane e progressista ma con un occhio di riguardo per il gusto sar-toriale italiano, Memine è una label caratterizzata da codici ben precisi, percepibili nella meticolosa cura dei dettagli e nella ricerca di materiali esclusivi. Nasce dal connubio di Fran-cesco Terzo e Filippo Ficarelli, duo creativo che ha scelto la moda come mezzo per esprimere esperienze e passioni personali. L’ultima collezio-ne è dedicata a un uomo moderno e sexy, un guerriero urbano che ama indossare capi funzionali ma eleganti, personalizzati da elementi distintivi: vere e proprie uniformi adatte a chi vuol raccontare una storia attraverso lo stile del proprio abbigliamento.

Come e quando nasce Memine? Ci siamo incontrati nel marzo di 4 anni fa a Milano. Avevamo la stes-sa visione delle moda e il comune desiderio di realizzare un prodotto ricercato. Abbiamo iniziato a ideare un concept che pian piano si è tra-sformato in una linea di abbigliamen-to maschile.

Perché questo nome?La parola memine indica qualcosa di proprio, rappresenta il nostro modo di essere e sentire, l’incontro di valori ed esperienze personali da cui deriva lo

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CHRISTOPHER SHANNONCon un gusto decisamente sport oriented Christopher Shannon, stilista inglese sapiente e innovativo, crea capi maschili contraddistinti da un design sperimentale e funzionale cui abbina una scelta di tessuti davve-ro poco convenzionali. Un mix di elementi esclusivi con cui sta con-quistando il popolo più maturo dello street style oltre che collaborazioni importanti, come quella con Eastpack per cui il designer ha già firmato due collezione di accessori in limited edition.

Cosa caratterizza il design del brand?Elementi sportswear, un moderno uso del colore e linee rigorose.

Che tipo d’uomo sceglie di indos-sare i tuoi capi?Pensavo di saperlo, ma non ne sono del tutto sicuro. Credo siano vari tipi d’uomo. Ci sono elementi delle mie collezioni attraversate da un mood giovanile, ma non così tanto da non piacere agli uomini più adulti. Sicura-mente ammiro chi riesce a indossare ogni capo in modo personale. L’ispirazione per la collezione A/I 2010-11?Il vecchio abbigliamento che si usava per sciare e molte idee “rubate” alle persone che incontro per strada. Ho voluto creare qualche pezzo più clas-sico come la giacca a vento che ha le sembianze di una camicia, che è fun-zionale e allo stesso tempo ha un de-sign innovativo, poi mi sono dedicato a una proposta di tessuti più originali.

Qual è il capo d’abbigliamento che più ami creare? Amo lavorare sul design di cami-cie e felpe. Quando riesci a cre-are una belle forma è divertente giocare ad aggiungere o togliere dettagli e particolari. Collaborando con Eastpack ho anche imparato a convogliare la mia creatività sugli accessori come borse e bagagli. È stato interessante.

E quello più difficile da vende-re?L’ultima stagione abbiamo venduto tutto molto bene, anche quei pezzi sulla cui vendibilità ero più incerto. Credo sia inutile pensare troppo a ciò che vogliono i buyer, è meglio concentrarsi a fare bene il proprio lavoro e poi lasciare che la gente prenda le proprie decisioni.

Un must have per il prossimo inverno?La giacca a vento camicia della mia collezione invernale, è un pezzo davvero nuovo.

Qual è la qualità che ogni uomo dovrebbe avere?Non ne ho idea, mi ricordo che una volta qualcuno mi ha detto: “ognu-no crede di avere ottimi gusti e un buon senso dell’umorismo, ma non può essere sempre così. Vero?”. In ogni caso mi piacciono gli uomini che usano la testa, non tanto per essere individuali, ma per saper prendere decisioni senza essere troppo influenzati dall’esterno.

www.christophershannon.co.uk

THE RISE OF NEWQuali sono i nuovi codici del menswear?Come coniugare una tradizione sartoriale, irrinunciabile per il guar-daroba maschile, a soluzioni più alternative e contemporanee? Ce lo svelano i designer di tre brand innovativi, i cui concetti van-no oltre la semplice proposta di un prodotto, per avanzare una nuovo modo di vestire, più consapevole, intraprendente, intimista.di Antonella Reina

stile di ogni nostra collezione.Cosa caratterizza il design del brand?Linearità e avanguardia. I nostri capi nascono da una silhouette precisa, che coniuga funzionalità, eleganza, e dettagli molto speciali.

Come descrivereste l’uomo che sceglie di indossare i vostri capi?Un giovane uomo metropolitano che utilizza l’abbigliamento per raccontar-si non per nascondersi, che cerca per il suo guardaroba capi versatili. Un uomo attento alla qualità.

Cosa ha ispirato la collezione A/I 2010-11?Il sapore inglese della Londra fine anni 60 e 70 e il movimento skinhe-ad, caratterizzato da connotazioni estetiche rigorose.

Quale sarà, secondo voi, un co-lore che non dovrà mancare nel guardaroba maschile della pros-sima stagione fredda?Il color fango, un colore freddo da abbinare col bianco, nero, blue, bor-deaux. Da sostituire al marrone e al grigio.

Un must have per il prossimo inverno?Il cardigan. Un capo che racconta un nuovo modo di vestire, unendo la formalità della giacca con la praticità della felpa, facile da abbinare a t-shirt e camicie, formale quando serve, sexy nel tempo libero.

Qual è la qualità che ogni uomo dovrebbe avere?Il sex appeal.

www.memineitalia.it

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Il maschio della capra, detto anche capro o becco, simboleggia la Gloria, ma anche la Custodia fedele, la Ferocia in battaglia o la Prolificità e Potenza della stirpe. (fonte: it.wikipedia.org)

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i trovavo sull’isola di Bali, in Indonesia, alla ricerca di nuovi sapori e nuove idee, di nuovi colori e nuovi profumi.Nel frattempo lavoravo in un ristorante italiano, dove assieme allo chef Giuliano facevo del mio meglio per far gustare in primis la pasta fresca accompagnata da sughi classici o da ingredienti più orientali, come ad esempio i cappellacci di farina di castagne alle 5 varietà di funghi giapponesi. Certi giorni sentivo quasi la necessità di gustare e cucinare quei nostri prodotti italiani (pochi a dire il vero) che lì sono praticamente irreperibili. Ad esempio il Radicchio di Treviso (l’Aston Martin dei radicchi), gli insaccati che lì ci sono, ma assomigliano vagamente a quelli tedeschi, nulla a che vedere con quelli nostrani e via dicendo. La ricetta che vado a proporre è nata a Bali ma non è mai stata realizzata a Bali. Racchiude l’italianità della forma e della sostanza e alcuni ingredienti caratteristici della nostra Valle. Premetto che non è di veloce realizzazione, ma l’esplosione finale di sapori è eccellente!

dido fontana-ph

di Andrea Torelli

M

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Ingredienti per 16 cappellacci

impasto: 160g Farina “oo” 40g Semola di grano duro 2 Uova Un pizzico di Sale Mezzo cucchiaino di Olioripieno: 200g Pasta di lucanica 150g Animelle 15g Porcini secchi2 scalogni 3 Foglie di salvia 1 cucchiaio di Farina gialla 50g Grana trentino Sale&Pepe q.b.salsa: 3 RapeUn bicchierino di Vino rosso Qualche goccia di succo di limoneguarnizione: Aceto balsamico ristretto Foglioline di salvia

Creatività Puoi avere a portata di mano tutti gli ingredienti del mondo, puoi avere una buona tecnica, ma se manca la creatività un piatto non diventerà mai arte. Un po’ come un pittore e una tavolozza piena di colori, ma poche idee. Se sei creativo, ti basta anche solo il carboncino nero. A maggior ragione quando tutti gli ingredienti del mondo non sono reperibili (cioè praticamente sempre) la creatività deve prendere il sopravvento. Delle volte però le voglie di un certo cibo sono irrefrenabili e così un piatto nasce sulla carta. E’ in questo modo che ho creato molte ricette, tra cui quella che sto per proporvi. Ecco quello che faccio: creare ricette nuove.

Setaccia insieme 160g di farina “00” e 40g di semola di grano duro. Sbatti leggermente due uova (o quattro tuorli) con un filo d’olio, un pizzico di sale, un cucchiaino di pepe nero appena macinato e unisci alla farina. Impasta fino a rendere il composto morbido

ed elastico. Avvolgi infine in una pellicola trasparente e lascia interagire tra loro gli ingredien-ti per almeno mezz’ora. Nel frattempo prepara il ripeno. Lascia in ammollo 15g di porcini secchi e taglia a dadini 150g di animelle precedentemente pulite (bisogna lasciarle in acqua fredda 2-6 ore, lessate mezzora in acqua bollente e successivamente pulite dal loro grasso e parti venose), in alternativa puoi usare del petto di pollo. Appassisci in poco olio una cipolla bianca tritata medio-piccola, aggiungi e rosola leggermente le animelle e 200g di pasta di lu-caniche. Unisci i porcini con la loro acqua e 3 foglie di salvia, lasciando cuocere altri 5 minuti. Dai una spolverata di farina gialla e termina la cottura su fiamma moderata fino a quando risulterà umido ma non liquido. Lascia raffreddare il composto prima di unire 50g di Grana trentino grattugiato e frulla il tutto fino ad ottenere un impasto morbido e omogeneo. Regola di sale e pepe. Ora puoi confezionare i cappellacci nella loro forma tradizionale, tagliando dei quadrati ci 7-8 cm di lato, dopo aver steso la pasta fino a renderla sottile. Passiamo al con-dimento, che deve risultare una bella crema di colore rosso. Pulisci e lessa due piccole rape rosse, tagliale infine a dadini e rosola in poco burro sfumando infine con del vino bianco (pre-feribilmente dello Chardonnay). Regola di sale, frulla, filtra da un colino e aggiungi eventual-mente del brodo vegetale (o acqua) fino a creare una bella crema liscia. Mantienila al caldo o riscaldala mentre cuociono i cappellacci. Ora disponi sul piatto (meglio se rettangolare) 3 sottili striscie di aceto balsamico denso (precedentemente ristretto su fiamma moderata e raffreddato, o in alternativa lo si trova già pronto in tubetto), lasciando da un lato lo spazio per i 3 cappellacci, dall’altra posizionando 3 foglioline di salvia croccante (fritte in burro e aglio). Cuoci infine i cappellacci in abbondante brodo di pollo leggero o acqua salata e scolali bene, saltali brevemente nel burro usato per friggere la salvia con l’aggiunta di un mestolo di acqua di cottura. Disponili sul piatto all’inizio delle striscie di aceto balsamico. Ricoprili con la salsa alla rapa rossa e termina con una spolverata di pepe nero appena macinato.

foto Andrea ‘Bully’ Torelli

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[2]Effonde il mio cuore liete parole,io canto al re il mio poema.La mia lingua è stilo di scriba veloce. [3]Tu sei il più bello tra i figli dell’uomo,sulle tue labbra è diffusa la grazia,ti ha benedetto Dio per sempre.[4]Cingi, prode, la spada al tuo fianco,nello splendore della tua maestà ti arrida la sorte,[5]avanza per la verità, la mitezza e la giustizia.[6]La tua destra ti mostri prodigi:le tue frecce acutecolpiscono al cuore i nemici del re;sotto di te cadono i popoli. [8]Ami la giustizia e l’empietà detesti:Dio, il tuo Dio ti ha consacratocon olio di letizia, a preferenza dei tuoi eguali. [9]Le tue vesti son tutte mirra, aloè e cassia,dai palazzi d’avorio ti allietano le cetre. [10]Figlie di re stanno tra le tue predilette;

alla tua destra la regina in ori di Ofir. [11]Ascolta, figlia, guarda, porgi l’orecchio,dimentica il tuo popolo e la casa di tuo padre;[12]al re piacerà la tua bellezza.Egli è il tuo Signore: pròstrati a lui.[13]Da Tiro vengono portando doni,i più ricchi del popolo cercano il tuo volto. [14]La figlia del re è tutta splendore,gemme e tessuto d’oro è il suo vestito.[15]E’ presentata al re in preziosi ricami;con lei le vergini compagne a te sono condotte;[16]guidate in gioia ed esultanzaentrano insieme nel palazzo del re. [17]Ai tuoi padri succederanno i tuoi figli;li farai capi di tutta la terra.[18]Farò ricordare il tuo nomeper tutte le generazioni,e i popoli ti loderanno in eterno, per sempre.

Mentre dorm

i ti proteggo e ti sfioro con le dita ti respiro e ti trattengo per averti per sem

preO

ltre il tempo di questo m

omento

arrivo in fondo ai tuoi occhi quando m

i abbracci e sorridi se m

i stringi forte fino a ricambiarm

i l’anima

Questa notte senza luna adesso

vola.. tra coriandoli di cielo e m

anciate di spuma di m

are Adesso vola

Le piume di stelle

sopra il monte più alto del m

ondo a guardare i tuoi sogni arrivare leggeriTu che sei nei m

iei giorni certezza, em

ozione N

ell’incanto di tutti i silenzi che gridano vitasei il canto che libera gioia sei il rifugio, la passioneCon speranza e devozione

io ti vado a celebrare com

e un prete sull’altare io ti voglio celebrare com

e un prete sull’altareQ

uesta notte ancora vola tra coriandoli di cielo e m

anciate di spuma di m

are Adesso vola

Le piume di stelle

sopra il monte più alto del m

ondo a guardare i tuoi sogni arrivare leggeriSta arrivando il m

attino stam

mi ancora vicino

sta piovendo e non ti vuoi svegliare resta ancora resta per favoree guarda com

e... vola tra coriandoli di cielo e m

anciate di spuma di m

are Adesso vola

Le piume di stelle

sopra il monte più alto del m

ondo a guardare i tuoi sogni arrivare leggeriVola... A

desso vola O

ltre tutte le stelle alla fine del m

ondo vedrai, i nostri sogni diventano veri!

Salmo 45 epitaliamo regale e Mentre dormi di Max Gazzè

&

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Si ispirano alla forma musicale tipica del Rinascimento – il madrigale –.Cantanti, o meglio, giovani virtuosi tra i 20 e i 24 anni, che si dedicano –per passione o per lavoro – al virtuosismo corale.Il loro talento è indiscusso e noi ne abbiamo le prove: sono risusciti a riempire la chiesa Arcipretale di Borgo Valsugana di martedì sera ( lo scorso 21 settembre), chiamando a raccolta centinaia di ap-

passionati di tutte le età e anche da fuori Provincia … well done!L’evento è stato promosso dal Coro da Camera Trentino e dal Comune di Borgo Valsugana in colla-borazione con la Scuola di Musica e la Comunità di Valle.

foto Nicco Valenzuel

Philippine Madrigal

Singers

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32d a l l a v a l l e m a g a z i n ele ragazze della redazione hanno testato per D.V.°°magazine l’intero percorso

Puoi diventare un ottimo ciclista

anche allenandoti solo

da 3 a 5 ore a settimana!

il ciclismo è lo sport

più praticato

di tutto il pianeta

LUNGHEZZA80 km

LARGHEZZA MEDIA3,00 m

TEMPO MEDIO PERCORRENZA (senza doping)circa 7 h

DISLIVELLOprevalentemente pianeggiante

FONDOasfalto

BICIGRILLun sacco di bicigrill

a nostro avviso, la

ciclabile più ciclabile del

mondo

La pista ciclabile della Valsu-gana vi porta dal Lago di Cal-donazzo fino a Bassano e da Bassano fino a lì.

Il paesaggio è una figata: posti unici dal Trentino al Veneto, in certi punti vi potete immaginare d’essere in Nuova Zelanda come nelle offroad canadesi. Invece è tutto qui a portata di pe-dale. A chi interessa la forma fisica: pedalare brucia un sacco. Consiglio: munitevi di pantaloncini imbottiti, i maschietti noteranno un utilissimo effetto estetico tipo ‘pushup’ in zona inguinale.

LA CICLABILEDELLA VALSUGANA

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Puoi diventare un ottimo ciclista

anche allenandoti solo

da 3 a 5 ore a settimana!

DEFINIZIONI (orizzontali)1. Fonte energetica inesauribile a portata “universale”; 2. Sulla Terra corrisponde al 70,8% della superficie del pianeta; in natura è tra i principali costituenti degli ecosistemi ed è alla base di tutte le forme di vita cono-sciute, uomo compreso;3. Il colore del cassonetto dei rifiuti organici;4. Azione che non produce valore e determina costi inutili; 5. Inquinamento che accomuna televisori, cellulari, elettrodomestici, ripetitori radio e linee elettriche;6. Azione che “manda in pensione” l’usa e getta;7. Rappresenta un insieme di individui che condividono lo stesso ambiente fisico, formando un gruppo riconoscibile, unito da vincoli organizzativi, linguistici, religio-si, culturali, economici, da tradizioni locali, identità, appartenenza ed interessi comuni in grado di privilegiare uno sviluppo sostenibile locale;8. Varietà della vita presente sul pianeta;9. L’uso di spray ne causa l’allargamento (tre parole);10. Insieme delle condizioni atmosferiche (temperatura, umidità, pressione, direzione e intensità del vento, precipitazioni, irraggiamento del Sole, copertura nuvolo-sa, etc.) che caratterizzano una determinata regione geografica; nel tempo, è in grado di influenzare le abitudini, la cultura e le attività economiche delle popolazioni che abitano il territorio;11. Se lo metti in pratica spendi meno o spendi meglio; quello energetico produce “interessi” per un ambiente più sano e sostenibile;12. Sviluppo della società che non compromette la possibilità delle future generazioni di perdurare nella stessa, preservando la qualità e la quantità del patrimonio e delle riserve naturali;13. Mezzo di trasporto ecologico;

1. Sole2. Acqua3. Marrone4. Spreco5. Elettrosmog6. Riciclo7. Comunità8. Biodiversità9. Buco dell’ozono10. Clima11. Risparmio12. Sostenibile13. Bicicletta

Nata nel 2009 come gruppo di lavoro e costituitasi formalmente nell’agosto del 2010, l’Associazione di promozione sociale H2O+ si propone di diffondere pratiche di eco-sostenibilità e di sensibilizzare alla tematica ambientale utilizzando gli strumenti dell’arte e della cultura e la creatività che nasce e si propaga da essi. L’argomento è vasto e per anni solo in pochi l’hanno affrontato. Negli ultimi tempi a causa dell’eccessivo e dis-sipante sfruttamento delle risorse la società a livello locale sta risentendo dei cambiamenti a livello globale. Le piccole attenzioni eco-sostenibili della vita quotidiana possono essere tante e H2O+ desidera raccontarle in modo particolare. In tanti ci hanno chiesto e continuano a chiederci cos’è H2O+: un’agenzia di organizzazione di eventi, una formula chimica, una sessione didattica, un ufficio di Public Relations, un movimento di artisti, uno scambio di informazioni, un network di esperienze, il motore di processi, un blob in movimento, un esperimento…H2O+ è tutto questo. Crediamo che prima di tutto sia necessario chiedersi cosa significa questa parola così inflazionata, eco-sostenibilità, ce lo siamo chiesto anche noi e le risposte sono state tante e diverse; l’argomento è ancora ampiamente inesplorato e con grandi spazi di approfondi-mento, sperimentazione e innovatività. Per saperne di più seguiteci.Siamo in ascolto, una foresta che cresce, se volete dire la vostra scriveteci un’e-mail a [email protected]; in rete iniziative e curiosità su Facebook alla pagina H2oPiù. H2O+ +39 334 9885173

CRUCILOGICOcruciverba ecologico by H2O+

www.h2opiu.org

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Non restituire al mittente

La buona notizia è che sonodeperibile,

mentre la lumaca striscia sottola foglia,

mentre la dama nel caffèride una falsa risata,mentre la Francia bruciaun crepuscolo di porpora.

sono deperibilee questo è il bello,

mentre il cavallo scalciaun asse della stalla,

mentre ci affrettiamo versoil paradiso,

io sono piuttosto deperibile.metti le scarpe sotto

il lettoallineate.

mentre ulula il canel'ultima rana sbuffa

e salta.

(Charles Bukowski)

“Shelly” (Cate Blanchett) Coffee and cigarettes Jim Jarmush 2003

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FALLO!cioè...vieni e prova a romperti le nocche su dei soffici cilindroni. Sfoga quello che hai da sfogare e se non hai nulla da sfogare, inventati qualche torto subito e fai saltare i denti a ‘sto coso rosso e blu che tanto non reagisce nè ti denuncia e magari ti cala un po’ anche il culo.

tutti i martedì e giovedìdalle 20.00 alle 20.30palestra ex - itc borgo dido fontana-ph

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36d a l l a v a l l e m a g a z i n edido fontana-ph

dante petrarca fisarmonica & chitarra

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Preferisci i vini rossi o bianchi?Se è buono mi piace tutto ma dipen-de dalle zone, il vino rosso è buono dove c’è tanto sole...qui da noi o in Germania, dove sono stato per un anno, vince il bianco. Che cosa significa Glockenthurm?È un parola in dialetto bavarese, che significa campanile e sta ad indicare il nostro attaccamento al Trentino, alle tradizioni.Scusa ma perché dialetto bavare-se?originariamente la zona di Ronchi e di Roncegno faceva parte della Ba-viera, di fatto noi apparteniamo alla tradizione del Tirolo. Poi in quello che facciamo con il gruppo dei Glocken-thurm c’è tanto Trentino: i testi sono in dialetto valsuganotto e anche le musiche sono ispirate non solo alla musica volk tirolese, ma anche al folk italiano e trentino. Qual è il vostro punto di forza?Il nostro gruppo di fan, che spazia dai bambini di 5 anni agli ottantenni. Incontrare un uomo per il paese che mi dice “varda che me fiol el me fa deventar mato a froza de scoltar el vostro cd” mi rende contento.Cioè?-Scoz prende un album di fotografie e due cd e me li mostra-Vedi, noi non

ci limitiamo a cantare delle canzoni in dialetto, le arrangiamo su delle mu-siche popolari e sul palco ci vestiamo con un abbigliamento ben preciso: braghe di cuoio, camice a scacchi, cappelli con la piuma. Abbiamo la tenuta estiva e quella invernale e ci piace così. E sul palco insieme a noi ci sono palle di fieno, fiaschi di vino e quant’altro.Cosa mi dici di questo vino?Speravo meglio. L’odore è gradevole, fruttato, ma al gusto perde corpo. Cos’è fondamentale per avere un buon vino?L’uva. Tutto il resto è importante ma l’uva, l’uva è tutto.Cosa sei andato a fare in Germa-nia?A studiare, è stata un’esperienza molto bella. Sono stato anche in Su-dafrica e ora vorrei andare in Brasile e Spagna. Anche lì ci sono degli otti-mi vini.Soffrivi di nostalgia quando eri via?Tantissima. Delle persone, degli ami-ci. Delle mie montagne. Sono un appassionato di montagna e la piat-tezza della Germania mi era quasi in-sopportabile. Ma quindi, tu e il tuo gruppo, sie-te dei nostalgici? Oppure quello

che fate lo fate così, per diverti-mento e basta?Il divertimento è alla base di quello che facciamo. Io vivo di agricoltu-ra, come si viveva una volta. Siamo ragazzi del 2010 con un piede nel Novecento. Con la società di oggi è difficile non pensare che alcune cose andrebbero recuperate. Una volta non avevano nulla, sapevano godere di quel poco. E poi credo sia impor-tante salvare alcun tradizioni e anche il dialetto.Questa trentinità di cui siete or-gogliosi è un punto di forza che volete esportare o è un po’ sinto-mo di chiusura?Credo che lo spirito trentino sia quello di rimanere se stessi, nel bene e nel male. Ed è quello che faccio io...sono me stesso, non c’è nessuna forzatura e quando posso mi metto le brache di corame e vado in montagna.

Venerdì sera, appuntamento con Scoz in un bar di Borgo Valsugana per farmi raccontare quello che combinano lui e il suo gruppo: i Glockenthurm.

Il locale è ancora relativamente vuoto e riesco a trovare un tavolo tranquillo senza difficoltà. Scoz arriva poco dopo, non è cambiato molto dai tempi del liceo: capello un po’ lungo, pizzetto, camicia e sguardo sveglio. Ordiniamo da bere un bicchiere di rosso che faccio scegliere a lui vista la sua formazione di enologo e iniziamo l’intervista, anche se forse sarebbe più corretto chiamarla chiacchierata perché non mi riesce proprio di rimanere fedele alla scaletta che mi ero preparata. Rimbalziamo dal vino, alla musica, ai viaggi, alla vita.

Noi facciamo quello che facevano Dante e Petrarca:

scriviamo in dialetto, nella

lingua popolare.

di Dany Trentin

intervista approvata

CONTROLLO QUALITA’

8

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38d a l l a v a l l e m a g a z i n e

Ascolti musica folk?Mah, di solito ascolto hard rock anni ’70. Led Zeppelin, AC/DC...Abbiamo gusti simili. Chi salveresti tra i musicisti di oggi?Lady Gaga, non posso che pensare: “Senti che talento che ha questa ragazza”.Cosa esporteresti nel mondo del Trentino?L’amore per il proprio territorio, il fatto che se c’è una pro-blematica, la senti tua.Qual è la lingua più poetica e musicale, quella che musicalmente ti piace di più?L’italiano e i dialetti.

Ma queste vestiti sono davvero comodi o pungono?Sono comodi.Come è nata la cosa? So che una volta eravate un gruppo rock..Esatto, poi un giorno Arrigo ci chiede di aiutarlo ad ar-rangiare i testi delle canzoni che scriveva in dialetto per incidere una cassetta. Abbiamo deciso di unirci a lui e di portare avanti questa cosa.E la tua passione della musica da dove arriva?Adesso inizia ad essere buono (Scoz si riferisce al vino). Bisogna aspettare un po’... :)Dove suonate più volentieri?Qui nei nostri paesi. Ormai ci chiamano spesso a sagre e fe-ste di questo tipo. Poi suoniamo anche in Veneto. Ma quelli che più ci danno soddisfazione sono i primierotti: perché ballano senza sosta, sono delle macchine da guerra.

“sempre festa, mai pasiòn!”

8

8www.glockenthurm.it

www.myspace.com/glockenthurm

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euj è stato accontentatodalla redazione

i nostri stilisti stanno confezionando per lui il

tanga d’oro.

artista_ joy divisiontitolo_unknown pleasuresetichetta_factory rec

Disco nero come la sua copertina poetica e struggente...disco che ti svuota, che ti lascia con un senso di abbandono. Suoni pesanti e rallentati dopo il gozzoviglio

punk, testi crudi e diretti, musica nevrotica, sorda. Un disco di tensione: niente sarà più come prima. Per me il miglior disco di sempre.

autore_dennis ferrertitolo_the red room ( obj vocal mix)etichetta_defected

Vinile rosso per questa nuova uscita del Ferrer che abbandona per un po’ i cori gospel per addentrarsi in una situazione malata. Base ipnotica ma elegante con

accenni acidi, molti echi e un cantato a dir poco ubriaco. Riesco a cantarlo anch’io.

artista_nobunnytitolo_first blood etichetta_gone

Il faccia da coniglio ci propone del divertente rock and roll. Musica che pesca a piene mani dal passato, mettono di buon umore sia il cd che il personaggio

estroso...one, two, three e VIA!!! Voglio anch’io la maschera da coniglio, meno il tanga d’oro.

NOI ABBIAMO UN DJ CHECI CONSIGLIA 3 DISCHI

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Lo scopo di BSI Fiere s.c.ar.l., sin dai suoi esordi nel 1996, è quello di avere ricadute economiche concrete per il territorio e per la comunità locale.

Soldi e benesserePromozione della Valsugana come meta per attività turistico-sportive e organizzazione di attività nell’ambito fieristico.

La lungimiranza della società ha fatto sì che si rifiutasse l’assioma “piccolo è bello”, per comprendere invece un panorama ampio e internazionale ed avere contatti con i pezzi grossi (come le camere di commercio, Enti fiere di altre nazioni, la società di import-export e i tour operator stranieri).Contatti, servizi, ricadute economiche e tanti applausi.

Piccolo non è bello ... cambiare aria

dido fontana-ph

BSI Fiere s.c.ar.l. Via Roma 9/a38051 Borgo Valsugana (TN) Tel: 0461 751252 Fax: 0461 75 9933

[email protected]

è una delle fiere più interes-santi e complete nel pano-rama regionale. Una vera e propria vetrina dell’economia locale. Non solo della Valsu-gana, ma di tutto il Trentino e la Regione, all’insegna del-la tradizione e di un forte le-game con il territorio. Una specificità questa che da anni vede impegnato Bsi Fiere nel tentativo di dare nuova lin-fa e slancio, anno dopo anno, alle sue proposte fieristiche.

VALSUGANAEXPO

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Fra le tante esposizioni organizzate da BSI Fiere, che lasciano spazio agli ar-gomenti e alle attività più svariate – dalla vendita di trattori, al mangiare sa-lami, all’ippoterapia – non potevano mancare delle giornate riservate ad un tema scottante come quello dell’ecologia e dell’ energia pulita. Tema attuale e importante per la salute del nostro pianeta – e quindi di noi stessi – ma che, ammettiamolo può far sbadigliare. A meno che non si organizzino tornei e competizioni come quello per creare la Sfida Energetica: Clima Days, pre-miazioni per tesi di laurea sull’argomento, incontro con le famiglie parteci-panti al carbon budget … chi più ne ha più ne metta. Questo si che funziona!

... cambiare aria

ha dedicato due weekend per saperne di più sull’energia pulita

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Ski Trentino è una applicazione per iPhone che permette di vedere in tempo reale le informazioni meteo, lo stato della neve e le immagini

delle webcam di tutte le piste sciistiche in Trentino.

dido

font

ana-

ph

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Daniele, tu sei di Borgo ma dove hai studiato?Ho iniziato con il Liceo Scien-

tifico a Borgo. Arrivato alla III classe ho deciso di cambiare scuola e mi sono trasferito all’Istituto Tecnico di Rovereto dove mi sono diplomato come Perito Informatico. Successi-vamente mi sono iscritto alla Facoltà di Ingegneria dove ho acquisito la Laurea in Ingegneria Informatica. Ma oltre agli studi, la passione mi ha sempre portato a lavorare nel set-tore (anche per potermi mantenere gli studi): inizialmente in un negozio dove assemblavo PC, poi per alcune piccole società informatiche, fino a collaborare anche con l’IRST a Tren-to.Precisamente qual è il tuo lavoro?Nel 2000 ho fondato una società per lo sviluppo dei software su dispositivi mobile.Partiamo dall’abc . Come nascono le applicazioni e come sono rico-nosciute dalla Apple? Come tutti i nostri progetti per iPho-ne, tutto nasce da un’idea che vie-ne pensata per finire nelle mani di decine di migliaia di persone, di tutte le età ed estrazioni culturali. IPho-ne ha avuto tanto successo proprio perché sa soddisfare le esigenze degli utilizzatori più esperti ma anche dei più digiuni alle tecnologie. Sviluppata l’applicazione, viene inviata in visione ad Apple, che attraverso un meccani-smo di revisione ne verifica il funzio-namento ed i contenuti (evitando ad

esempio materiale inappropriato o virus) e che solo dopo la sua censura ne approva la pubblicazione a livello mondiale.L’applicazione-Trentino è nata come idea vostra o è stata richie-sta dalla Provincia? La Provincia di Trento, e nello specifi-co la società di marketing territoriale Trentino SPA, aveva l’esigenza di sperimentare questo modo innova-tivo di comunicare. Sapendo che in Provincia eravamo gli unici a fornire questa specializzazione, ci ha chiesto un consiglio e noi abbiamo proposto la nostra idea.Lo scopo e i vantaggi sono quindi legati al turismo e il futuro della comunicazione digitale è affidato per buona parte sui dispositivi mobili. Pensi che questo genere di applicazioni possano essere una risorsa per il territorio e per lo sviluppo turistico?Quello che fino a pochi anni fa sem-brava solo una fantasia futuristica, oggi è diventata una realtà supporta-ta dai fatti. I turisti non solo usano la rete per pianificare le loro vacanze, ma sempre più utilizzano le ricerche geolocalizzate per ottenere informa-zioni che si basano sulla loro precisa posizione nel territorio. Tutti i telefoni di ultima generazione sono dotati di GPS e questo ci permette di sapere, ad esempio, quali sono i ristoranti più vicini a noi. Ma lo sviluppo delle tecnologie nel turismo non si deve fermare solo a fornire questo dato.

Se siamo dei turisti in cerca di un po-sto dove mangiare, vogliamo anche sapere se il ristorante ha un tavolo libero, cosa propone il menù quella sera e soprattutto l’opinione delle persone che vi hanno già mangiato. Oltre a quanto puoi prevedere per lo sviluppo tecnologico, cosa so-gneresti per il futuro dell’iPhone? Sogno un futuro dove la tecnologia è sempre meno visibile ma sempre più fruibile. Oggi abbiamo una TV con 2 o 3 telecomandi, l’autoradio in macchina e l’hi-fi in soggiorno, un computer in ufficio e uno a casa, ma tutte queste tecnologie non parlano tra di loro. L’iPhone del futuro dia-logherà con tutti i dispositivi a casa nostra, in ufficio, a casa di amici e parenti, permettendoci di accedere e condividere le nostre informazioni, le nostre foto, la nostra musica, ovun-que siamo e con chiunque voglia-mo. Il nostro telefono diventerà una chiave, un portafoglio, una libreria. E non importa se viene rubato, smarri-to o danneggiato perché riconoscerà sempre e solo il suo proprietario e i dati saranno tutti salvati nella nuvola di internet, pronti per essere copiati su un nuovo iPhone. Credi che tutto questo avrà anche delle ripercussioni sociali? Stiamo vivendo in un periodo stori-co dove i cambiamenti sociali sono all’ordine del giorno. Chi mai avrebbe predetto 5 anni fa che il Presidente degli Stati Uniti venisse eletto grazie ad Internet?

Daniele Dalledonne è un gigante che si muove negli stretti spazi del web come un ninja, ha accettato di spiegarci del suo lavoro come se parlasse a dei bambini di tre anni.

di Dany Trentin

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44d a l l a v a l l e m a g a z i n e

Con il tuo iPhone puoi accedere a servizi e informazioni sulle aree sciistiche del Trentino.Meteo: temperature, situazione meteo e previsioni per i prossimi due giorni,

Webcam: una selezione di scatti aggiornati ogni ora, direttamente dalle piste più belle,Mappa: Skimap zoomabile per conoscere nel dettaglio ogni area sciistica,

Bollettini piste: situazione sempre aggiornata su piste e impianti aperti.

Che lavoro volevi fare da piccolo?Ricordo ancora il tema alle elemen-tari, dove descrivevo il mio sogno di diventare camionista di apparecchia-ture elettroniche, per poter viaggiare e ma anche giocare con il materiale che trasportavo e provare i nuovi gingilli!Quindi dici che fin da piccolo sa-pevi già che strada avresti preso?Assolutamente sì.Mmh. Questo non coincide esat-tamente che quello che mi hanno raccontato dei tuoi amici, ma la prendiamo per buona.Dovessi partire per un posto sperduto in Africa, cosa portere-sti di tecnologico?Ho avuto la fortuna di visitare l’Africa e sicuramente non mi separerai dalla macchina fotografica per ricordare i fantastici colori di questo continente. In fondo, il telefono lo troverei anche lì senza tanti problemi. In Africa, non sto scherzando, è più facile vedere una persona con il telefono in mano che con le scarpe ai piedi. In un pa-ese dove spostarsi anche per piccole distanze è veramente difficile, i cel-lulari sono diventati uno strumento importantissimo e utilizzatissimo.La sera dopo cena, meglio la tv o il pc?Il PC è ormai obsoleto… la sera uso l’iPad La radio o la propria musica?La mia musica!Gusto preferito di gelato? Stracciatella. Devo motivartelo?Ti piace tanto la cioccolata?Sì.Se tu fossi un robot cosa faresti?Facile, seguirei le 3 leggi della robo-tica: 1) un robot non può recar danno ad un essere umano, 2) un robot deve obbedire agli ordini impartiti dagli esseri umani, 3) un robot deve proteggere la pro-pria esistenza purché questa non contrasti la prima e la seconda legge. Le inventò lo scrittore Isaac Asimov negli anni ‘40 ed è incredibile come oggi siano più attuali che mai. Vivia-mo in un modo dove i robot costru-iscono le automobili e ci aiutano a parcheggiarle in strada. Oggi anche i robot necessitano di regole! Come tutte le cose inventate dalle perso-ne geniali, anche queste leggi che potevano sembrare sciocche e banali si rivelano attualissime a distanza di molti anni.

DIMENSION S.r.l.Via dei Muredei, 34/2

38122 TRENTO email: [email protected]

tel: 0461.91.12.16

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Da non perdere d’occhio!Sono rimasti disponibili dei posti per un’esperienza di 12/6/3/2 mesi all’estero!

ultima SCADENZA IL 20 GENNAIO...vai sul sito www.intercultura.it e iscriviti online

DAL 1° AL 28 FEBBRAIO presentazione delle domande per frequentare la IV superiore all’estero. In-

formazioni su www.regione.taa.it/europa (la Sig.a Sieglinde Sinn tel. 0461.201.344 è a disposizione

per informazioni)borse di studio www.perilmiofuturo.it: la Provincia eroga borse di studio per quei ragazzi che deci-

dono di fare uno stage e un corso di inglese all’estero nei mesi estivi... la domanda deve

essere presentata ENTRO GENNAIO e la partenza è prevista entro sei mesi … a LUGLIO

potreste essere in Europa!(agenzia organizzatrice www.talkbusiness.it)

e infine:bando di concorso per la frequenza del Collegio del Mondo Unito di Duino: ammette

ogni anno 90 giovani da tutto il mondo per corsi biennali (IV e V superiore) di ‘bac-

cellierato internazionale’, titolo che dà accesso ai principali atenei del mondo. Tutti i

giovani godono di una borsa di studio totale. SCADENZA 15 MARZO

(informazioni su www.uwcad.it)

EID sta per English Information Desk ed è uno sportello che si occupa di rac-cogliere e distribuire informazioni per quei ragazzi che prendono coraggio e decidono di andare a fare un’esperienza all’estero per i fatti loro, in modo da viverla appieno senza filtri o limiti.Come mi ha spiegato Giovanna Beber - professoressa di inglese che si occupa di questa iniziativa - “Finché i ragazzi sono ancora al biennio e non sono mai andati all’estero li si accompagna volentieri in una vacanza studio organizzata. Questo però vuole essere solo un incentivo affinché poi spicchi-no il volo da soli. La speranza è che affrontino la paura del lasciare il conosciuto per l’ignoto e taglino il cordone ombelicale con la loro realtà per essere catapultati in un mondo altro”.La gamma di possibilità di cui EID si occupa lascia davvero a bocca aperta:

• scuole di lingue all’estero che offrono programmi di studio affidabili;• stage lavorativi in paesi anglofoni gestiti in collaborazione con agenzie specializzate nell’or-ganizzazione di esperienze formative all’estero;• campi estivi del Servizio Civile Internazionale o progetti del Servizio Volontario Europeo (esperienze di volontariato che supportano attività di utilità sociale in diversi temi);• possibilità di vivere e studiare all’estero per lunghi periodi (dai 2 ai 12 mesi);• borse di studio che agevolano la partecipazione a questi progetti.

EID si trova al piano terra dell’Istituto d’istruzione De Gasperi, tra i laboratori linguistici.ORARIO DI APERTURA nell’anno scolastico 2010/11 (Prof.ssa Giovanna Beber):LUNEDÍ E MERCOLEDÍ MATTINA ORE 10.25 – 10.40 (TUTTO L’ANNO)MERCOLEDÍ POMERIGGIO DALLE ORE 14.00 (SOLO SU APPUNTAMENTO) (trovate un foglietto per le prenotazioni all’esterno)Si organizzano inoltre incontri informativi in Aula Video il pomeriggio o la sera, rivoltiagli studenti e alle loro famiglie per presentare nel dettaglio alcune esperienzeparticolarmente significative.

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46d a l l a v a l l e m a g a z i n e

queste immagini che mostrano degli oggetti non identificati, sono state scattate in veloce sequenza dal nostro fotografo una notte a Borgo Valsugana e non sono frutto di fotoritocco.

foto D.V. magazine

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VISTODA SOTTO

I PORTICI

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3 marzo 2011 Auditorium Alcide De Gasperi - Borgo Valsugana

Orchestra J.Futura + G.SollimaBeat & BachJ.S.Bach: Concerto brandeburghese n°3J.S.Bach/E.Serafini: “Feat. in B.” (I esecuzione assoluta)G.Sollima: Concerto rotondoL.Boccherini: La Ritirata notturna di MadridG.Sollima: L.B. Filessolista: Giovanni SollimaOrchestra J.Futura diretta da Maurizio Dini CiacciJazz con Esagroove

alcuni appuntamenti

VISTODA SOTTO

I PORTICI

24 febbraio 2011 Teatro Centro Scolastico - Borgo ValsuganaTeatro de Gli Incamminati

FAUST: la commedia è divinaregia di Carlo Rossi

7 marzo 2011 Teatro Centro Scolastico - Borgo ValsuganaCompagnia Teatrale il Graffio

noi, le ragazze degli anni: ‘60regia di Grazia Scuccimarra

19 marzo 2011 Teatro Centro Scolastico - Borgo ValsuganaGad Città di Trento

IL SENATORE FOX di Luigi Lunariregia di Alberto Ues

1 aprile 2011 Teatro Centro Scolastico - Borgo ValsuganaSicilia Teatro

PER NON MORIRE DI MAFIA di PIERO GRASSOregia di ALESSIO PIZZECH

5 e 6 febbraio 2011 Cinema Centro Scolastico - Borgo Valsugana

VI PRESENTO I NOSTRI Regia di Paul Weitz, con Ben Stiller, Robert De Niro, Jessica Alba

12 e 13 febb 2011 Cinema Centro Scolastico - Borgo Valsugana

QUALUNQUEMENTE Regia di Giulio Manfredonia, con Antonio Albanese, Sergio Rubini, Lorenza Indovina

19 febbraio 2011 Cinema Centro Scolastico - Borgo Valsugana

VALLANZASCA - GLI ANGELI DEL MALE

Regia di Michele Placido, con Paz Vega, Kim Rossi Stuart, Filippo Timi

19 febbraio 2011 Cinema Centro Scolastico - Borgo Valsugana

ANIMALS UNITED 3D Regia di Reinhard Klooss, Holger Tappe

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Ti giuro. C’ho pensato proprio oggi, mentre tiravo avant

i una can-

zone nel walkman. Ma vuoi vedere che ogni volta che nel

mangiacas-

sette premo stop o fw, uccido una canzone? C’ho pensato

proprio

oggi che m’han chiesto di collaborare per una nuova rivi

sta. Cioè,

strano no? Han chiesto a me che di cultura non capisco n

iente, che

parlando di arte contemporanea posso solo fingere di asse

condare la

gente. Son tutti scemi questi, ho pensato. Che poi, prop

rio l’ul-

tima pagina dovevano darmi? Cioè, l’ultima pagina, è sem

pre la più

difficile da affrontare, no? I saluti sono importanti, ci

sono modi e

modi per dirsi addio. Sono come il caffèesigaretta dopo p

ranzo, come

un racconto di Carver piuttosto che il Lodovicovan. Quan

do finisco-

no, non ci sono cazbip, qualcosa di amaro ti si forma in

bocca, un

pugno allo stomaco ti prende e non ti lascia più dormire

. Cioè. Se

invece l’addio è un cinepanettone, miss italia, un harmo

ny, allora

è diverso. L’indifferenza non ha sapore.

Che poi c’ho anche ‘sta paranoia nel gulliver d’aver amm

azzato una

canzone.

Ogni volta che suona il campanello o il telefono, penso

ecco sono

venuti a prendermi. E poi non ce l’ho fatta. Mi sono pre

sentato

dagli sbirri e ho confessato. Ti giuro. Ho ammazzato una

canzone,

datemi l’ergastolo. Loro si son guardati straniti, hanno

riso e poi

m’han risposto quando tiri avanti una canzone, non ammaz

zi una can-

zone. A no? No! Ti suicidi.

Me mi son guardato allo specchio, e mi son visto vecchio

decrepito,

tipo quella scena del tempio maledetto, cioè, presente?

E allora ho pensato. Ti giuro. Non fate come me, non sui

cidatevi.

Non ammazzate la cultura.

Non girate questa pagina.

Giuseppe Labarba

p.s.Cioè, la canzone che ho tirato

avanti è 4’33’’ di John Cage, roba da snob.