DUE MAUSOLEI A GAETA · 2013. 3. 21. · • VIIVIR EPVLON(um) • TRIVMP(hator) • EX • RAETIS...

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  • DUE MAUSOLEI A GAETA

    I sepolcri monumentali di due illustri personaggi dell’antica Roma

    NICOLA TARALLO La copertina è di Ute Vergin

    Copyright 2012 Nicola Tarallo Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo elettronico o meccanico, compresi sistemi di memorizzazione e recupero, senza l‟autorizzazione scritta da parte dell‟autore. L‟unica eccezione è rappresentata da un revisore, che potrà citare solo brevi estratti in recensioni e/o articoli di stampa.

  • INDICE INTRODUZIONE LUCIO SEMPRONIO ATRATINO

    IL MAUSOLEO LUCIO MUNAZIO PLANCO

    IL MAUSOLEO

    INTRODUZIONE La bellezza del paesaggio e il clima mite avevano fatto di Gaeta una meta preferita di Romani facoltosi e di imperatori che qui possedevano fastose dimore. Le ville si susseguivano lungo tutto il litorale da Conca a Calegna, fino all‟istmo di Montesecco collegate da una strada. Di queste costruzioni restano solo poche mura in opera reticolata spesso inglobate in edifici posteriori. Lo stesso imperatore Antonino Pio aveva a Montesecco una villa, già appartenuta a suo padre Adriano, che aveva fatto costruire nelle vicinanze anche un tempio dedicato a Serapide, dio della salute. I ruderi della villa di Antonino Pio, ancora visibili alla metà del XVIII secolo furono sepolti quando fu spianato Montesecco per motivi militari. Scavi eseguiti nella zona negli anni 1926, 1929 e 1934 – 35 per le fondamenta di due edifici, del municipio e dell‟edificio scolastico, hanno portato alla luce un cortile rettangolare tipico di una casa romana, su cui si aprivano diversi vani, vari avanzi di muri e una grande quantità di frammenti di lastre marmoree, capitelli e una moneta di bronzo del tempo di Claudio. (L. Salemme, il Borgo di Gaeta, ITER 1939, Torino, pp. 107-115). Ma niente di tutto ciò è giunto fino a noi, sparito sotto le recenti costruzioni. Restano pochi ruderi della villa di Gneo Fonteio nella spiaggia di Fontania, e della villa di Faustina, figlia di Antonino e madre di Commodo, mentre nulla resta di altre dimore, tra cui le ville di Lucio Munazio Planco e Lucio Sempronio Atratino. Invece possiamo ancora ammirare i due sepolcri, i due imponenti mausolei che Planco e Atratino fecero erigere nei pressi delle proprie ville.

  • LUCIO SEMPRONIO ATRATINO Lucio Sempronio Atratino (73 – 20 a. C.) iniziò la carriera politica facendosi apprezzare come oratore allorché, giovane, sostenne l‟accusa nel processo contro M. Celio Rufo, che era difeso dal grande Cicerone. Nel 38 a. C. da Marco Antonio fu nominato prefetto della flotta, fu eletto console con Lucio Scribonio nel 34 a. C. e nel 21 a. C. ebbe gli onori del trionfo per i suoi successi in Africa. La sua villa, dove trascorrere giorni di riposo lontano dalla vita caotica di Roma, era a Gaeta. Essa si trovava in cima alla collina che è chiamata Atratina. Questa area, oggi occupata da villini e palazzi, allora era verdeggiante di vigneti, olivi, mandorli, fichi, pini e cipressi e offriva alla vista un panorama stupendo: “A settentrione dominano i monti Aurunci, ai piedi dei quali si stende l‟agro Formiano. A levante le acque placide della rada hanno l‟aspetto di un lago, in fondo al quale si scorgono la foce del Garigliano, il monte di Roccamonfina, e poi il profilo del Massico dal prelibato Falerno, più lontano ancora, nei chiari mattini, la cima del Vesuvio con l‟inseparabile pennacchio di fumo. A mezzogiorno si innalza la roccia della Montagna spaccata immersa nell‟ampia distesa del Tirreno ora azzurro e ora glauco, ora che mormora, increspato dal ponente, sulla sabbia dorata di Serapo e ora che si scaglia, sconvolto dal maestrale, furioso e biancheggiante di schiuma contro gli strapiombi della roccia. All‟orizzonte, come dorsi di delfino che si rincorrono, si stagliano le isole ponziane. A ponente si allungano le verdi colline coperte di vigneti, di olivi e di carrubi ”. (N. Magliocca, Il Mausoleo di Lucio Atratino, Gazzetta di Gaeta, 25 agosto 1978, Poligrafica, Gaeta, pp. 12-14 ). Non è rimasto nulla della ricca e grandiosa villa, ma scavando le fondamenta dei moderni villini spesso sono affiorati frammenti di lastre marmoree e di pavimento a mosaico. Si ha notizia anche del ritrovamento di “ una anforetta, contenente una quantità di monetine d‟argento, dal fior di conio ” ( L. Salemme, Il Borgo di Gaeta, ITER, Torino, 1939, p. 127).

  • IL MAUSOLEO

    Sull’erboso declivio torreggi con rudero enorme, o d’Atratino nudato Mausoleo! (S. Buonomo, Gaeta, vol. II, Tipografia dei Monasteri, Subiaco, 1937, p. 96). Il mausoleo era parte della villa e ne occupava il lato settentrionale. Prima che fosse soffocato dalle moderne costruzioni era visibile da lontano e da ogni lato con la sua mole cilindrica, alto 13.30 metri e con una circonferenza di 114 metri. Al centro della copertura, sul prolungamento del pilastro centrale, c‟è una sopraelevazione alta 4 metri, destinata probabilmente a sorreggere la statua del defunto. All‟interno si trova un corridoio anulare largo 2,50 metri sul quale si aprono gli ingressi di tre celle. Le celle sono disposte a Sud, Nord, Est, mentre ad Ovest si trova un ambiente a sezione ellittica, la cisterna per la raccolta dell‟acqua necessaria ad irrigare le piante che, come si usava allora, venivano messe a dimora sulla copertura del monumento.

  • Le celle e la cisterna sono coperti da volte, mentre i settori compresi tra questi quattro vani non hanno copertura. “ Questo fa supporre che erano riempiti totalmente di terra fino all‟altezza della copertura, onde

    offrire un appiglio solido alle radici delle piante di alto fusto, certamente cipressi, messivi a dimora, mentre nel poco terriccio che poteva esserci sulla copertura delle tre celle vi potevano attecchire piccoli arbusti o piante di fiori “.

    (N. Magliocca, Il Mausoleo di Lucio Atratino, Gazzetta di Gaeta, 25 agosto 1978, Poligrafica, Gaeta, pp. 12-14). Il mausoleo non ha più il suo rivestimento marmoreo, poiché a iniziare dal X secolo divenne una comoda cava: i grossi blocchi già squadrati furono asportati e usati per altre costruzioni, come la base del Campanile di S. Erasmo o la scalinata che porta alla chiesa degli Scalzi, cosi chiamata perché era stata un convento degli Agostiniani Scalzi. Il monumento subì gravi danni alle strutture durante l‟assedio di Gaeta del 1815, quando un colpo di cannone sparato dagli assediati dal fronte di terra lo colpì provocando lo scoppio delle riserve di polvere presenti nel suo interno. Fino a tempi relativamente recenti i contadini lo hanno utilizzato come stalla per mucche, asini e capre, apportando ulteriori danni alle strutture interne.

  • Oggi il mausoleo, nonostante la sua mole imponente, è un rudere abbandonato.

  • LUCIO MUNAZIO PLANCO

    Lucio Munazio Planco era nato a Tivoli tra il 90 - 85 a. C. (secondo altri ad Atina tra il 92-91 a.C.) da una famiglia dell‟ordine equestre. Visse gli anni travagliati che videro la fine della Repubblica durante i quali ci furono dissidi, violenze, repressioni e guerre civili. Planco iniziò presto la carriera pubblica e quella militare a fianco di Cesare nella guerra Gallica e poi durante la guerra civile. Da Cesare fu nominato prefetto di Roma – Praefectus Urbis – e Septemvir Epulonum, cioè uno dei sette membri del collegio sacerdotale incaricati di preparare il banchetto nell‟annuale della fondazione del tempio di Giove Capitolino.

    Nel periodo turbolento che seguì l‟uccisione di Cesare si ritirò nella Gallia, la provincia di cui era Proconsole. Risale a questo periodo la fondazione di Raurica, l‟attuale Basilea, per la difesa contro i Germani, quella di Lione e la sua acclamazione ad Imperator dopo una spedizione vittoriosa contro i Reti. Nelle lotte che seguirono per la conquista del potere, Munazio Planco riuscì a destreggiarsi tra Lepido e Antonio. Seguì quest‟ultimo in Grecia, in Asia e in Egitto. Per la vittoria riportata in una spedizione contro i Parti fu acclamato Imperator per la seconda volta. Venuto a conoscenza del testamento di Antonio che indicava suoi eredi i figli avuti da Cleopatra, ritornò a Roma e si schierò con Ottaviano. Dopo la sconfitta e l‟uccisone di Antonio ad Azio ( 31 a. C.), Planco partecipò alle riunioni del Senato, appoggiando le proposte di Ottaviano, e propose per

  • lui il titolo di Augusto. Ne fu ricompensato con la carica di censore. Si occupò della erezione del tempio di Saturno a Roma e distribuì ai veterani le terre dell‟Italia meridionale. Morì vecchissimo nella sua villa di Gaeta situata sul versante di Monte Orlando che si affaccia sulla spiaggia di Serapo, dove ora sorge il Santuario della Trinità. Nei pressi della chiesa si possono ancora vedere resti di mura romane: sono tutto quello che resta della fastosa villa. Fino al „500 erano ben visibili altri ruderi e furono cancellati dalle opere di fortificazione volute da Carlo V sul fronte di terra.

    IL MAUSOLEO

    Il mausoleo che Planco volle per sé si trova sulla cima di Monte Orlando ben visibile tra il verde della macchia mediterranea. La sua costruzione risale al 20-15 a.C. sotto l‟influenza del Mausoleo di Augusto per cui è presumibile che sul tamburo ci fosse un tumulo di terra con al centro la statua del defunto circondata da alberi. Sopravvissuto agli assedi della lunga tormentata storia di Gaeta, nel 1885 divenne semaforo della Marina da Guerra. Fu danneggiato dai

  • bombardamenti durante l‟ultimo conflitto bellico e fu restaurato nel 1956 – 57 dalla Soprintendenza alle Antichità di Roma I. (Giulio Iacopi, L. Munazio Planco e il suo Mausoleo a Gaeta, Pleion, Milano) Ora è parte del Parco Regionale Urbano di Monte Orlando ed è aperto al pubblico. È un monumento cilindrico dalla circonferenza di 93 metri, alto 10 metri. Esternamente è rivestito da 12 strati di blocchi di travertino bianco, seguiti da un fregio dorico, una cornice e un parapetto merlato. Nel fregio si alternano ai triglifi le metope decorate con rilievi raffiguranti armi e trofei.

    Sulla porta d‟ingresso, posta sul lato nord, si può leggere l‟iscrizione latina che ricorda le principali cariche civili, militari e religiose rivestite da Planco: L(ucius) • MVNATIVS • L(ucii) • F(ilius) • L(ucii) • N(epos) • L(ucii) • PRON(epos) PLANCVS • CO(n)S(ul) • CENS(or) • IMP(erator) • ITER(um) • VIIVIR EPVLON(um) • TRIVMP(hator) • EX • RAETIS • AEDEM • SATVRNI FECIT • DE • MANIBIS • AGRO • DIVISIT • IN • ITALIA BENEVENTI • IN • GALLIA • COLONIAS • DEDVXIT LVGDVNVM • ET • RAVRICAM

  • (Lucio Munazio Planco, figlio di Lucio, nipote di Lucio, pronipote di Lucio, console, censore, imperatore per due volte, settemviro degli epuloni, trionfatore dei Reti, fece col bottino il tempio di Saturno, divise i campi in Italia a Benevento, fondò in Gallia le colonie di Lione e Basilea)

    La porta immette in un corridoio anulare, largo 2 metri sul quale si aprono quattro celle disposte secondo i punti cardinali. Le celle hanno volta a botte e una nicchia sulla parete di fondo. Le pareti hanno un rivestimento ad opus reticulatum. Un pilastro al centro del monumento si prolunga verso il tumulo probabilmente destinato a sorreggere la statua di Planco.