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OSSIERSICILIA

L’INTERVENTO ..........................................9Guido CarellaCarlo SangalliPaolo BuzzettiRenzo IorioAntonello Montante Giuseppe Pace

PRIMO PIANO

IN COPERTINA......................................20Annamaria Cancellieri

CULTURA DELLA LEGALITÀ ...........24Francesco Lo VoiFabrizio CuneoAntonio Perdichizzi

ELEZIONI REGIONALI ........................34Pietrangelo ButtafuocoEnrico La Loggia

ECONOMIA E FINANZA

CREDITO & IMPRESE ........................39Giovanni Chelo Salvatore FerlitoRaffaele StancanelliClaudio Fava

POLITICA ECONOMICA .....................48Enzo Taverniti Domenico Bonaccorsi di Reburdone Nicola Colombrita

IMPRESA E SVILUPPO ......................56Roberto SnaideroAntonello Biriaco

ENERGIA .................................................62Sandro Gilotti e Marco SaettiCarmelo De Salvo

MODELLI D’IMPRESA ........................68Filippo MiraculaAntonino ScaffidiCrispino FicheraEmilio Romano

TECNOLOGIE .........................................76Carmelo Di NataleFrancesco TrainitoCarlo Amendola

MERCATO DEL LUSSO......................82Fabrizio Gargante

POLITICHE AGRICOLE.......................84Mario Catania Mario Guidi

MERCATO DELLA PESCA ................90Alessandro Alfano Carmelo MicalizziGiovanni Tumbiolo Vito Santarsiero

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AMBIENTE

TUTELA DEL TERRITORIO .............102Emanuele DoriaRosario Di Rao

GESTIONE IDRICA .............................106Le risorse idriche a Messina

RINNOVABILI.......................................108Rosario Urso

GESTIONE RIFIUTI..............................110Antonino FragapaneGiada Di Fede

TERRITORIO

LOGISTICA.............................................114Angelo Di MartinoLuigi MarangoloGiuseppe Niosi

TRASPORTI..........................................124Tiziana Bonarrigo

TURISMO ...............................................127Bernabò BoccaMaurizio MaddaloniIl settore in SiciliaAntonio Russo

EDILIZIA.................................................136Giuseppe AnastasiGiuseppe PinzoneKingGilda Giaccone e Francesca TrupianoMichele CarcioneAntonio ZitelliMassimiliano Correra

MATERIALI ...........................................152Maria ScuderiAlfredo Lupo

SANITÀ

COMUNICARE LA SALUTE.............160Luciano OnderMichele Mirabella

POLITICHE ANTIDROGA .................165Giovanni Serpelloni

ANEMIA MEDITERRANEA...............170Ilaria Ciancaleoni BartoliSergio ManganoAurelio Maggio

DIAGNOSTICA .....................................178Massimo D’AmoreSalvatore Polizzi

DISPOSITIVI MEDICI.........................184Renato Conti

MEDICINA ESTETICA .......................186Ruggero Nicolisi

RUBRICA

GENIUS LOCI .......................................188Leo Gullotta

Sommario

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L’INTERVENTO

Produttività, questa è la parola che ci perse-guita. Sono decenni che in Italia la produtti-vità è in discesa e, più di recente, è crollata.Secondo la Commissione Europea, nel se-

condo trimestre 2012 l’Italia ha registrato la caduta diproduttività più forte nella Ue: -2,1 per cento, dopo lo-0,8 per cento nel primo trimestre.Allora che fare? La produttività aumenta se miglio-rano le capacità dei fattori produttivi e il loro mix.Più istruzione e conoscenza per le persone, innova-zione per i macchinari e organizzazione dei processi.Ma non basta, a tutto questo si deve aggiungereun’organizzazione del lavoro e una gestione semprepiù manageriale.Ma per mille motivi nel nostro Paese questa indi-spensabile modernizzazione è rimasta a metà strada.Abbiamo aziende piccolissime (il 90 per cento hameno di 5 addetti, il 95 meno di 10 e il 99,9 menodi 250) che non fanno ricerca e innovazione, che nonhanno dimensione per fare economie di scala e discopo, che hanno scarsissima o nulla presenza, com-petenza e gestione manageriale e quindi capacità or-ganizzativa e gestionale. Abbiamo gap vistosi nellaformazione, soprattutto nella sua capacità di sfornarepersone con conoscenze allineate a quelle richiestedal mercato. Abbiamo un costo del lavoro e del fareimpresa altissimo.A questo si aggiunge il fatto che negli ultimi decennisiamo stati incapaci di restare o spostare la nostra eco-nomia e le nostre aziende nei business a più alto valoreaggiunto, dove la produttività e il successo sono menolegati a meri fattori di costo.L’aumento della produttività e del benessere di per-sone e aziende passano sicuramente per una ridefini-zione dei modelli e delle culture del lavoro, in primis

delle relazioni industriali e del ruolo delle cosiddetteparti sociali. Per un forte aumento di presenza, com-petenza e gestione manageriale in gran parte delle im-prese italiane. Ma, e ne è una conseguenza, passanosoprattutto dalla diffusione di modelli organizzativi estrumenti volti a migliorare la vita dei singoli e delleimprese. Un cambiamento che per la grande maggio-ranza di manager e lavoratori italiani (intervistati perManageritalia da AstraRicerche e Duepuntozero Doxanel 2012) passa per: valutazione delle persone su me-rito e risultati (per il 96 per cento dei manager; 88 percento degli italiani), gestione delle persone per obiet-tivi (93 e 81 per cento), più formazione (93 e 91 percento), più gestione manageriale (92 e 72 per cento),più collaborazione e meno gerarchia (87 per cento perentrambi), maggior conciliazione tra vita professionalee personale (85 per cento) e introduzione di pro-grammi di welfare aziendale (77 e 81 per cento). Insomma, il lavoro e il mondo del lavoro che ci ser-vono e meritiamo richiedono una profonda rivisita-zione, per non dire rottamazione. Merito, gestione perobiettivi, collaborazione, innovazione, conciliazionetra vita privata e professionale, managerialità e forma-zione continua sono alcune delle parole chiave per ri-partire e raggiungere produttività e benessere.

di Guido Carella, presidente Manageritalia

Per superareil gap produttivo

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Xxxxx cxpknefvXxxxxxx XxxxxxxxxxxL’INTERVENTO

Alla luce di quanto sta suc-cedendo nel nostro Paese,parlare di educazione allalegalità è un modo per

misurarsi con una necessità cultu-rale, socio-economica ed etica cheinteressa tutte le realtà più impor-tanti della vita di ogni singolo cit-tadino di qualsiasi età che è incontatto con la scuola, il mondo dellavoro pubblico, quello privatodelle imprese e quello delle istitu-zioni. Educare alla legalità significacontrastare ogni fenomeno illegaleche mina la libertà dell’individuo euna realtà distorta che ha generatouna cultura negativa fatta di pro-blemi sociali e di sottosviluppo. Per cambiare strada e cercare di so-stituire questi disvalori dobbiamoeducare in modo serio e concreto lenuove leve e con loro dobbiamo co-struire una élite culturale avanzatache rappresenterà il risultato vi-vente del cambiamento mentale giàin corso. La vera azione di contrastodeve nascere dal sistema educativo edal sistema produttivo perché i duemezzi di contrasto più forti, oltre a

quello della repressione, sono la ri-voluzione culturale e lo sviluppoeconomico. La legalità diventa re-altà vivente e funziona solo se allabase ha la consapevolezza delle per-sone e se le élite responsabili ne av-vertono la necessità e la presenza.Per arrivare ad avere questa condi-zione bisogna che ci siano azioni diorientamento culturale verso tutti,grandi e piccoli, selezionare lenuove classi dirigenti perché è in-dubbio che le aziende pubbliche,quelle private così come le istitu-zioni pubbliche funzionano in basea chi le dirige o le rappresenta. Le aule delle scuole si devono riem-pire di ore di insegnamento della le-galità, si deve diffondere laconoscenza dei buoni esempi; i ra-gazzi devono avere dei punti di rife-rimento certi per capire che lalegalità conviene da piccoli cosìcome da grandi, a scuola così comenel mondo del lavoro: l’idea dellaconvenienza va trasfusa sin dall’ini-zio. In questo modo l’educazionealla legalità diventa un vero e pro-prio training per lo sviluppo delle

competenze e delle abilità delle fu-ture classi dirigenti che avranno ilduro compito di recuperare il gapche le nostre generazioni lasceranno. Solo così, gli stakeholder dei mer-cati internazionali e quelli dell’opi-nione pubblica e politica mondialeinvestiranno, in termini di con-senso e fiducia, sulle nuove leve di-rigenziali, gli riconosceranno ilgrande punto di forza che è il knowhow della cultura e della legalità. Ilpiù alto livello di cultura alla lega-lità rappresenterebbe il più alto li-vello di sviluppo economico perchégli investitori seguono le leggi delmercato, che sono sempre più ve-loci del cambiamento mentale. Per essere competitivi dunque dob-biamo attrarre l’attenzione con ideecreative, innovative e legali e far ve-dere come il nostro Paese sia un luogosicuro per la crescita e lo sviluppo diinteri indotti industriali e artigianalidi eccellenza e impegnarci affinchédiventi una grande fabbrica culturaleper una classe dirigente pronta a mi-gliorare se stessa e capace di uscire as-sieme al Paese dalla crisi.

Educare alla legalitàdi Antonello Montante, presidente Confindustria Sicilia

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Xxxxx cxpknefvXxxxxxx XxxxxxxxxxxL’INTERVENTO

Dal privato al pubblico,in Sicilia suona la si-rena dell’emergenza.Il mercato del lavoro è

fermo al palo e le prospettive peril 2013 non sono migliori, con untasso di disoccupazione che stori-camente - ma ancor di più oggi -nell’Isola è tra i peggiori d’Italia.Le imprese sono in affanno e dapiù parti arrivano richieste diaiuto. L’ultimo in ordine di tempoè quello del settore dell’edilizia cheha annunciato forme di protestaeclatanti come la chiusura dei can-tieri in attesa che vengano sbloc-cati i pagamenti. Sullo sfondo unaRegione che fa i conti con se stessae con le numerose crisi da gestiretanto che l’agenzia Fitch ha di re-cente abbassato il rating di lungotermine della Sicilia a BBB conoutlook negativo. Tuttavia, tra i tanti campanelli d’al-larme, qualche segnale positivo c’èe arriva proprio dal sistema produt-tivo locale. Nel pieno dell’estate, traluglio e settembre, secondo i datiMovimprese, in Sicilia sono nate6.085 nuove imprese a fronte di4.625 cessazioni, con un saldo posi-tivo di 1.460 unità, corrispondentea un tasso di crescita trimestraledello stock delle imprese pari allo0,32 per cento, migliorativo rispettoallo scorso anno, quando si registròuna crescita dello 0,25 per cento.

Ma a dispetto di una crisi semprepiù dura, il sistema produttivovuole reagire indicandoci la stradada seguire: quella delle imprese. Larisposta alla crisi è questa e biso-gna creare i presupposti per asse-condarla a partire dalle istanzedelle associazioni di categoria chechiedono una burocrazia piùsnella, una riduzione del carico fi-scale e lo sblocco dei pagamenti daparte delle pubbliche amministra-zioni. Alla lista si aggiungonoanche i fondi europei dai quali laSicilia dovrebbe attingere a pienemani e, soprattutto, velocemente.Ma, spesso e volentieri, la mac-china burocratica si inceppa suibandi costringendo le imprese par-tecipanti ad attendere nel pro-grammare nuovi investimenti.La ricetta per il rilancio della Sicilia,poi, non può trascurare il turismoche è l’unico settore che quest’annoha mostrato qualche segnale di cre-scita soprattutto grazie alla presenza

degli stranieri. Un incremento do-vuto in gran parte alla presenza dicompagnie aeree che collegano,senza fare scalo, le città europee di-rettamente con l’Isola. Questa èstata una mossa vincente che hacontribuito a rendere la Sicilia unameta da scegliere. Bisogna puntaresu questa strada e promuovere unturismo a 360 gradi che faccia sa-pere in Italia e all’estero che qui c’èuna terra da conoscere che rac-chiude in sé tante sfaccettature: dalmare alla cultura, dalle città monu-mentali ai paesini dell’entroterracon possibilità di intrattenimentocome sport acquatici, montagna ogolf. E poi ci sono le isole minori,ognuna con le sue caratteristiche.Senza dimenticare che la Sicilia offreuna varietà agroalimentare ed eno-gastronomica unica al mondo cheper i gourmet rappresenta già di persé un ottimo motivo di viaggio. LaSicilia non è soltanto un’isola, matante isole da scoprire.

Le imprese siciliane non si arrendono di Giuseppe Pace, presidente di Unioncamere Sicilia

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A nnamaria Cancellieri ela Sicilia. L’attualeministro dell’Internodel Governo Monti ha

intrecciato più volte il suo destinoumano e professionale con quellodell’Isola. Ha assunto, infatti, ilruolo di prefetto di Catania dal2003 al 2008, in un periodo deli-cato per la città, facendosiapprezzare per equilibrio, volontàdi mediazione e competenza. Tragli incarichi ricoperti nella sua car-riera, c’è da annoverare anchequello di presidente della Commis-sione per il piano rifiuti dellaRegione Siciliana nel 2009. Poi lagrande sfida come ministro dell’In-terno dell’Esecutivo Monti,insediatosi il 16 novembre 2011. E

proprio il 24 novembre, pochigiorni dopo la nomina a titolare delViminale, Annamaria Cancellieri siè recata a Palermo per inaugurare lasede dell’Agenzia nazionale perl’amministrazione e la destinazionedei beni sequestrati e confiscati allacriminalità organizzata. È la primavisita ufficiale per il ministro inSicilia: vengono ribaditi l’atten-zione per la difesa dei valori dellalegalità e lo sforzo di continuitàcon il governo precedente sulfronte della lotta alle mafie, sotto ilprofilo repressivo ma anche econo-mico e culturale. Più volte, nelcorso del 2012, Annamaria Can-cellieri è giunta sull’Isola perfirmare convenzioni e protocolli diintesa tesi a contrastare il racket,

Contro le mafie è importante agire non solo sotto

il profilo repressivo, ma anche e soprattutto

da un punto di vista culturale. L’educazione alla legalità,

come rileva il ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri,

si profila sempre più come necessario strumento

per prevenire il crimine organizzato

Francesca Druidi

IN COPERTINA

Il ministro dell’Interno

Annamaria Cancellieri

L’ANTIMAFIAGUARDA AI GIOVANI

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Annamaria Cancellieri

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l’usura, la corruzione. Caltanissetta,Trapani e Palermo sono alcunedelle città interessate dalle inizia-tive. Lo scorso giugno, il ministro èintervenuta alla terza conferenza“Digesto dei casi di criminalitàorganizzata transnazionale” orga-nizzato a Palermo. Il 23 luglio è aRacalmuto, in provincia di Agri-gento, dove già si era recata a marzoper lo scioglimento dell’ammini-strazione comunale per infiltrazionimafiose. La firma del protocollod’intesa per il rafforzamento dellecondizioni di sicurezza e dello svi-luppo sociale, in favore soprattuttodei giovani, è l’occasione perdichiarare: «Sono innamorata diRacalmuto, anche perché è il paesedi Sciascia. Sono emozionata perl’accoglienza dei giovani ai qualidico: prendete in mano il futuro innome della storia di questa città. ARacalmuto c’è voglia di impadro-

nirsi della legalità, la mafia si com-batte anche con la cultura». Cancellieri si è rivolta nuovamenteai giovani siciliani il 23 ottobrescorso al primo appuntamento del“Progetto educativo antimafia” delCentro Pio La Torre di Palermo. Lamafia «è ancora un fenomeno per-vasivo ma potrà essere superato evinto solo quando tutta la societàcivile sarà in grado di reagire». Il“Progetto educativo antimafia”,organizzato dalla Onlus fondata inmemoria del parlamentare sicilianoucciso da Cosa nostra il 30 aprile1982 (promotore della legge intro-duttiva del reato di associazionemafiosa) è un’iniziativa rivolta allescuole medie superiori italiane,dove gli studenti - anche attraversolo strumento della videoconferenza- hanno la possibilità di assistere agliincontri previsti a cadenza mensilefino al prossimo aprile.

L’obiettivo del progetto è quello difornire ai giovani i mezzi culturaliper comprendere e riconoscere ilfenomeno della mafia, stimolandoin loro una coscienza critica antima-fiosa. Tra i temi che sarannoaffrontati dal “Progetto”, le nuovefrontiere dell’antimafia sociale el’antimafia della Chiesa. Nel suointervento, il ministro ha invitato glistudenti a opporsi con fermezza aogni tipo di estorsione o seduzionerappresentata dalla corruzione. «Lamafia si occupa di affari grossi cheportano denaro: bisogna subito diredi no, ponendo argine anche a com-portamenti anti-corruzione».Fondamentale, per il ministro del-l’Interno, è la riappropriazione delsenso di cittadinanza. «Un cittadinoche esprime la propria cittadinanza,non si fa prevaricare. Tanto più c’èun movimento di massa, tanto piùfacile sarà vincere. La guerra non è

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IN COPERTINA

Sopra, primo appuntamento del “Progetto educativo antimafia” del Centro Pio La Torre di Palermo.

A lato, firma del Protocollo di legalità tra il Ministero dell’Interno e la Confindustria dello scorso giugno

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ancora finita e bisogna stare attentiperché i boss non rialzino la testa enon ne nascano altri. La sconfitta lapotete infliggere voi. Siate orgogliosidi essere cittadini». Nella sua“lezione”, Annamaria Cancellierinon solo ha ricordato lo sforzo com-piuto da tutti gli attori coinvoltinella lotta alla criminalità organiz-zata - in quelle ore si era appenaconcluso un importante blitz dallasquadra mobile di Palermo, che haportato allo smantellamento delmandamento mafioso della Noce -ma ha esortato i giovani presenti anon cadere nel sentimento dell’anti-politica, nonostante i tempi difficili.«Oggi emerge un distacco forte trala società civile, soprattutto tra i gio-vani, e la politica. Eppure èimportante esercitare la sovranitàpopolare, il diritto di voto. Riappro-priatevi della politica, abbiate ilgrande sogno di un grande Paese.

Trovate una forza politica chemeglio può secondo voi risponderea questo sogno. Tutto passa daognuno di voi». La lotta contro le mafie passa inevi-tabilmente dal contrasto allacriminalità economica. Si sta lavo-rando da molti anni su questo pianoe, come ha ricordato il ministro,anche il Governo Monti si sta muo-vendo in quella direzione,rafforzando i presidi di legalità nelsistema degli appalti, della sottra-zione dei beni alla disponibilità deimafiosi, e al contempo, della restitu-zione degli stessi nel circuitodell’economia legale. «Ma altret-tanto urgente è il tema dellavalorizzazione dei comportamentivirtuosi, non solo nel campo del-l’economia - cito ad esempio irecenti strumenti del rating di lega-lità e delle white list - ma anche inquello delle istituzioni e della cor-

rettezza dell’agire di chi opera a ser-vizio del bene comune». Facendo unpasso indietro allo scorso giugno, varicordato il rinnovo del protocollodi legalità tra ministero dell’Internoe Confindustria. Antonello Mon-tante, membro della squadra diSquinzi con delega per la legalità epresidente di Confindustria Sicilia,sta proseguendo l’impegno di LoBello su questo fronte, ponendo lalegalità come precondizione indi-spensabile per lo sviluppo e la libertàdi mercato in un territorio come laSicilia pesantemente condizionatodall’ingerenza della criminalitàmafiosa. Ed entro la fine dell’annosarà operativo uno dei provvedi-menti chiave voluti da Montante: ilrating di legalità per le imprese. Lacultura della legalità deve assurgerea prassi, a base fondamentale del-l’azione, in una tensione civica adagire per il bene comune.

Annamaria Cancellieri

� �La mafia è ancora un fenomeno pervasivo ma potrà essere superatoe vinto solo quando tutta la società civile sarà in grado di reagire

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24 • DOSSIER • SICILIA 2012

CULTURA DELLA LEGALITÀ

Il tema della legalità è tran-sfrontaliero, così come la cri-minalità organizzata. Da qui,l’importanza di Eurojust

come organo dell’Unione europeanel settore della cooperazione giu-diziaria in materia penale. Mem-bro italiano di Eurojust è il magi-strato Francesco Lo Voi.

Si è sempre rimarcato come lalegislazione italiana antimafiasia estremamente avanzata. È an-cora così?«Direi proprio di sì. L’elevatissimo li-vello di specializzazione delle nostreforze dell’ordine e l’impegno dellamagistratura inquirente sono spessodecisivi anche nelle indagini transna-zionali e forniscono contributi fon-damentali per le indagini svolte in al-tri Paesi europei. Sul tema dellaconfisca dei patrimoni illeciti ab-biamo una legislazione unica almondo, che molti ci invidiano, e chesi sta cercando - non senza qualchedifficoltà - di “esportare” a livello eu-ropeo e in altri Paesi. La recente pro-posta della Commissione europea inmateria di confisca rappresenta un

importantissimo segnale in questa di-rezione, anche se ovviamente si puòsempre fare di più e meglio. L’impor-tante è aver avviato un percorso vir-tuoso che richiederà l’incrementodella consapevolezza della gravità delfenomeno criminale, attraverso unoscambio informativo, che dovrà esserenon solo tecnico-professionale ma an-che culturale».

Quali le prospettive del contrasto?«La futura Procura europea avrà,come competenza iniziale, il contra-

sto ai reati che danneggiano gli inte-ressi finanziari dell’Ue. Sarà certa-mente uno strumento di enorme uti-lità, posto che le organizzazionicriminali hanno enormemente estesol’ambito delle loro attività: da quelletradizionali (traffici di droga, armi) aquelle che sfruttano i flussi finanziario che direttamente minano le risorsedell’Ue. E tuttavia, la cooperazionegiudiziaria internazionale per così dire“classica” resta una forma essenzialeper assicurare una lotta effettiva alle

La risposta dell’Europa alle mafieRappresenta l’Italia nell’organismo

di cooperazione giudiziaria Eurojust,

dove la criminalità organizzata si combatte

a livello transnazionale.

Il magistrato Francesco Lo Voi fa anche

un bilancio sulla lotta alla mafia in Sicilia

Francesca Druidi

Il magistrato Francesco Lo Voi, membro italiano di Eurojust

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Francesco Lo Voi

mafie, che sempre più operano a li-vello transnazionale. Credo che oc-corra procedere in modo strutturatoe coordinato: a livello europeo, in-crementare le forme di “mutuo rico-noscimento” delle decisioni giudizia-rie; a livello internazionale,coinvolgere i paesi terzi in tutte leforme di contrasto - preventivo e re-pressivo - alla criminalità organizzata:dall’eliminazione dei “paradisi fiscali”alla piena disponibilità alla coopera-zione di polizia e giudiziaria. Il tutto,senza dimenticare la minaccia del ter-rorismo internazionale, che semprepiù si atteggia come le organizzazionicriminali “classiche” e ne sfrutta i si-stemi operativi».

Come valuta il percorso anti-mafia compiuto fino a oggi dallaSicilia? «Se torno con la mente allo sgomentoche provammo il 23 maggio 1992,con la strage di Capaci, o al baratro incui ci sentimmo sprofondare il 19luglio dello stesso anno, dopo il mas-sacro di via D’Amelio - all’epoca la-voravo alla Dda della Procura di Pa-lermo - posso certamente dire che il

percorso fatto è stato enorme, fati-coso ma positivo. E, tuttavia, in Sici-lia si paga ancora il pizzo, i mafiosiprovano (e magari riescono) a pene-trare settori dell’amministrazionepubblica o della politica, approfit-tano delle possibilità offerte dallenuove tecnologie. Non bastanonuove leggi o nuovi processi: serve in-tervenire sui processi sociali ed eco-nomici di sviluppo, e di svilupponella legalità e della legalità. È unastrada ancora lunga e spesso, pur-troppo, anche in salita: ma non è uncompito che può essere delegato soloa magistrati o forze dell’ordine. Oc-corre un cambio di passo nella con-sapevolezza di essere cittadini, nellasolidarietà sociale, nella moralità in-dividuale e pubblica. Forse non arri-verò a vederne i risultati, ma hogrande fiducia nelle giovani genera-zioni, e per questo lavoro».

Il “core business” di Eurojust èl’assistenza alle autorità nazio-nali nelle procedure di coopera-zione giudiziaria internazionalee nel coordinamento delle inda-gini transnazionali. Tuttavia, sia

a titolo individuale che come or-ganizzazione, partecipa a inizia-tive che promuovono i valoridella legalità in svariati settori. «Riceviamo sempre più spesso dele-gazioni di giovani universitari di tuttaEuropa, interessati a conoscere la no-stra attività. Un numero sempre cre-scente di giovani laureati chiede di la-vorare a Eurojust, anche a titologratuito. È un segnale estremamenteincoraggiante. Personalmente, hoavuto il piacere di essere coinvoltonelle iniziative indirizzate ai giovaniitaliani ed europei, organizzate dallaFondazione Giovanni e FrancescaFalcone che da anni svolge un com-pito impareggiabile nel “legality trai-ning”: ne sono sempre stato arric-chito e ne ho ricavato nuovi stimoliper andare avanti nel mio lavoro. Equando ho visto la commozione deimiei colleghi di Eurojust che hannopartecipato alla cerimonia comme-morativa del ventesimo anniversariodella strage di Capaci, organizzatodalla Fondazione, ho capito che pos-siamo ancora essere animati dal noto“ottimismo della volontà”».

La cooperazioneinternazionale“classica” restaessenziale peruna lotta effettivaalle mafie

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CULTURA DELLA LEGALITÀ

I l rispetto delle regole a tu-tela della sicurezza econo-mico-finanziaria, deve ap-partenere al patrimonio di

ogni cittadino responsabile, inparticolar modo agli adulti di do-mani, i giovani. È stato presentatoil 16 ottobre scorso, a Roma, ilprogetto di carattere nazionale“Educazione alla legalità econo-mica”, promosso dalla Guardia diFinanza e Miur. Tra i temi che ver-ranno affrontati, la lotta agli ille-citi fiscali e agli sprechi di denaropubblico, il contrasto alle falsifi-cazioni e alla contraffazione. A il-lustrare l’importanza di questa ini-ziativa in Sicilia è il comandanteregionale della Guardia di FinanzaFabrizio Cuneo.

Con quali presupposti nasce ilprogetto “Educazione alla lega-lità economica”? «Quest’iniziativa rientra nel piùampio scenario di contrasto al-l’evasione fiscale e alla criminalitàeconomica. Un contrasto partico-larmente complesso e articolatoche non può basarsi soltanto su

quelle iniziative di carattere re-pressivo che quotidianamente i re-parti della Guardia di Finanza ef-fettuano su tutto il territorionazionale. L’attività di repressionedeve, infatti, essere affiancata dainiziative a vario titolo tese a raf-forzare e valorizzare la cultura dellalegalità, per poter contare - in pro-spettiva di medio e lungo termine- su una maggiore sensibilità a li-vello sociale per ciò che concernel’evasione fiscale».

Quali gli obiettivi specifici del-l’iniziativa?«L’obiettivo è triplice: diffondere ilconcetto di “sicurezza economica efinanziaria” tra i più giovani; af-fermare il messaggio della “conve-nienza” del rispetto della legalitàeconomico-finanziaria; valorizzarele competenze del corpo dellaGuardia di Finanza nei diversi set-tori istituzionali. Il progetto, dalpunto di vista organizzativo, si de-clinerà attraverso alcuni incontririvolti agli studenti delle ultimedue classi della scuola primaria,dell’ultima classe della scuola se-

condaria di primo grado e delleultime due classi della scuola se-condaria di secondo grado, conmoduli diversificati a secondadella platea di riferimento».

Come si procederà in Sicilia?«Ogni comando provinciale ha giàavviato i necessari contatti con gliuffici scolastici provinciali perl’individuazione degli istitutipresso i quali inviare il nostro per-sonale adeguatamente formato atenere gli incontri con i ragazzi.Gli incontri avranno una duratamedia di un’ora e mezza e si arti-coleranno in colloqui, videopro-iezioni di filmati e collegamenti

Sensibilizzare gli studenti sul valore della legalità economica

significa porre le basi per un efficace effetto moltiplicatore

di giustizia, trasparenza e sicurezza. Lo spiega il comandante

regionale della Guardia di Finanza Fabrizio Cuneo

Francesca Druidi

La lotta all’evasioneparte dalla scuola

Il generale Fabrizio Cuneo, comandante regionale della Guardia di Finanza

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Fabrizio Cuneo

con il sistema informatico per af-frontare le tematiche che in pre-cedenza ho elencato: il concettodi sicurezza economica, la conve-nienza al rispetto della legalità,l’illustrazione del ruolo e deicompiti della Guardia di Finanza.Questo percorso formativo si svi-lupperà nel corso dell’anno scola-stico 2012-2013».

Su quali fenomeni ritiene chele giovani generazioni possano edebbano essere maggiormentesensibilizzate in regione? «Occorre innanzitutto improntareun discorso di carattere generale.In Sicilia, come in tutte le altre re-

gioni d’Italia, i giovani vanno sen-sibilizzati al rispetto della legalità ealla definizione dell’evasione fiscalecome fenomeno negativo, inquanto volto a sottrarre importantie preziose risorse a iniziative di ca-rattere pubblico. Questa istanzanon differenzia le esigenze della Si-cilia rispetto ad altri contesti na-zionali. Un discorso specifico perl’Isola va, invece, fatto in relazioneal contrasto di altri fenomeni qualiracket, usura, riciclaggio, perché leattuali caratteristiche del sistemaeconomico a livello locale e regio-nale - in particolare le difficoltànel reperimento e nella gestione di

risorse finanziarie - espongono glioperatori a un maggior rischio diusura e racket. Vanno, dunque, resipiù consapevoli i giovani affinché,una volta cresciuti, abbiano la for-mazione adeguata e la forza neces-saria per contrastare, come citta-dini, questa tipologia di fenomeni.Spettano alle forze dell’ordine gliadempimenti repressivi, ma è im-portante ricordare sempre quelloche i cittadini possono fare nel lororuolo, ad esempio le segnalazioni».

Il progetto “Educazione allalegalità economica” si svolgenelle scuole nell’ambito dell’in-segnamento di Cittadinanza

3.647 LE SEGNALAZIONI SU PRESUNTIEVASORI FISCALI RICEVUTE DA GENNAIOA SETTEMBRE 2012 DALLA GDF IN SICILIA

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28 • DOSSIER • SICILIA 2012

e costituzione. Quali passaggimancano affinché in Sicilia siaesercitata una cittadinanza attivaa tutti i livelli? «A mio avviso, non mancano deipassaggi, ma va data concreta at-tuazione a quelli già previsti».

È aumentata negli ultimi mesila sensibilità dei siciliani controgli evasori fiscali, come dimostral’incremento delle segnalazionidi forme di illegalità. È l’acuirsidella crisi economica a favorirequesto fenomeno o individua al-tre motivazioni?«Una prima forma per incentivarele segnalazioni è quella di valoriz-zare il numero di pubblica utilità,ossia il 117. Fino a settembre2012, in tutto il comando regio-

nale della Sicilia sono pervenute3.647 segnalazioni rispetto alle2.474 di tutto il 2011: un signifi-cativo incremento. Andando aspacchettare il dato, le segnalazionirelative all’evasione fiscale nel2012, fino a settembre, rappresen-tano il 55 per cento del totale, ri-spetto al 27 per cento del 2011. Lacrescita di attenzione e di sensibi-lità al contrasto all’evasione fiscaleè confermato, quindi, dai numeri.Le considerazioni da fare in meritoa questo chiara allergia nei con-fronti del fenomeno sono due: laprima è riconducibile alla crisi eco-

nomica del momento. Questa con-giuntura, essendo di carattere eco-nomico-finanziario, non può cheavere ricadute in questo settore,stimolando nuovi ragionamenti inmerito all’evasione fiscale. Il se-condo aspetto riguarda le inizia-tive svolte nel tempo dalla Guardiadi Finanza e dagli altri attori inprima linea nella lotta all’evasione,ad esempio l’Agenzia delle Entrate,sia sul fronte della repressione chesu quello della prevenzione, chehanno portato a maturare unamaggiore considerazione versoquesto illecito».

CULTURA DELLA LEGALITÀ

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�È stato presentato il 16 ottobre scorso,a Roma, il progetto di carattere nazionaleEducazione alla legalità economica

Il comandante generale

delle Fiamme Gialle

Capolupo e Fiorello

alla presentazione

di “Educazione alla

legalità economica”

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30 • DOSSIER • SICILIA 2012

CULTURA DELLA LEGALITÀ

Giovani più territoriouguale sviluppo. È que-sta formula a sintetizzarecon efficacia le direttrici

d’azione dei giovani imprenditori diConfindustria Catania. Promotori diuna serie di importanti iniziative -Working Capital, Mind the Bridge,Startup Weekend, L’Impresa dei TuoiSogni, Startup Academy -, spesso insinergia con il mondo della scuola edell’università, gli industriali etneiunder 40 guidati da Antonio Perdi-chizzi lavorano per potenziare un eco-sistema favorevole alle nuove imprese,diffondendo al contempo valori qualilegalità e cultura d’impresa.

Lo sportello ImprendiCataniarappresenta il fiore all’occhiello delgruppo da lei guidato. Quali risul-tati concreti sta dando?«La creazione dello sportello, in gradodi offrire orientamento, informazionee network ai giovani intenzionati adaprire un’impresa, è stata un’intui-zione vincente. Da marzo, ci sonopervenute numerose idee per start-up, alcune particolarmente valide.Nel corso dell’assemblea dell’8 no-vembre, è stato firmato un proto-collo d’intesa per sviluppare ancora dipiù lo sportello grazie al sostegno diuna rete importante di partner, tra cuiassociazioni giovanili di ordini pro-fessionali, istituzioni, università emondo del credito. Sono state, inol-tre, presentate due start-up, finan-ziate da fondi di venture capital e dainvestitori privati: Flazio, fondata daFlavio ed Elisa Fazio, avvicinatisi allosportello ImprendiCatania sin dal suolancio, e AppsBuilder, nata da un’ideadi Daniele Pelleri e Luigi Giglio. Im-prendiCatania dà una risposta fortealle istanze di concretezza provenientidal territorio. L’ecosistema per la crea-zione di imprese, tra gli obiettivi delmio mandato, è in fase di sviluppo,

Nuove imprese, maggiori opportunità per i giovani,

concrete prospettive di lavoro favorite da un ecosistema

più dinamico e attento al merito. Antonio Perdichizzi illustra

l’impegno dei giovani imprenditori di Confindustria Catania

Francesca Druidi

Parole d’ordinecultura e legalità

Il presidente del gruppo Giovani imprenditori di Confindustria Catania Antonio Perdichizzi

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SICILIA 2012 • DOSSIER • 31

offrendo nuove opportunità ai gio-vani. Il modello ImprendiCatania èstato con grande soddisfazione tra-sferito a livello regionale con Im-prendiSicilia e ora ci stiamo concen-trando anche su ImprendItalia».

Può illustrare le prospettive e lecriticità dei giovani imprenditoricatanesi? «Le criticità sono legate a burocrazia,infrastrutture e credito, che valgonotanto per le aziende già esistenti cheper le start-up. Rispetto alle impresegià avviate, il nostro supporto è di-retto a renderle più efficienti e com-petitive sostenendole sul fronte del-l’internazionalizzazione, leva che puòaiutare a superare i vincoli di casanostra. Per quanto riguarda le nuoveaziende, cerchiamo di indirizzarleverso i settori del turismo, delle nuovetecnologie e della green economy:comparti che meno risentono deicondizionamenti sopra citati perchépiù orientati al web».

Confindustria Sicilia ha già av-viato da alcuni anni un percorso diorientamento a una cultura im-prenditoriale votata all’etica e al-l’opposizione al racket e all’inge-

renza della criminalità organizzata.Se e in che misura i giovani im-prenditori del territorio sentono ilproblema della legalità?«L’opera dei presidenti Lo Bello eMontante ha ottenuto risultati stra-ordinari. A imporsi è stato soprat-tutto il metodo: prima di lamentarsio di chiedere alle istituzioni di portareavanti determinate azioni, si è cercatodi fare autocritica e chiarezza all’in-terno dell’associazione confindu-striale, da un lato per accreditarcicome interlocutori credibili nei con-fronti dell’esterno e, dall’altro, pertrasferire questo codice etico a Con-findustria nazionale. I giovani avver-tono la legalità come un ostacolo allacreazione d’impresa, insieme a buro-crazia, infrastrutture e credito. Ciòche stiamo facendo nella quotidianitàè non lasciare solo l’imprenditore.Bisogna fare rete, restare compattinell’affrontare il problema. Nei set-tori citati in precedenza si riscontrameno il tema della legalità, in quantosi tratta di comparti che sfuggono unpo’ alle vecchie logiche e ai meccani-smi del pizzo e del racket. Un’ulte-riore arma a nostro favore».

Quanto è importante investirenell’educazione alla legalità?«Il principale obiettivo del gruppoGiovani imprenditori è proprioquello di diffondere la cultura d’im-presa e del lavoro a chi è più gio-vane. Siamo convinti che il futuro diun paese si costruisca a partire daibanchi di scuola; per questo il valoredella legalità, così come gli altri va-lori che ci sono propri, vengono dif-fusi nelle scuole di ogni ordine egrado. La nostra attività è molto in-tensa: partiamo dalle scuole ele-mentari, con progetti di integra-zione dei bambini stranieri,proseguendo nelle scuole medie esuperiori con progetti di orienta-mento e laboratori d’impresa. Sicontinua all’interno delle universitàcon seminari, incontri e laboratorisulla creazione d’impresa e sul-l’orientamento al mercato del la-voro. Le iniziative sono numerose ele portiamo avanti da anni con cre-scente successo, migliorando il dia-logo con il mondo dell’istruzione eagendo dal punto di vista culturalesul rapporto scuola-impresa, su cuic’è ancora molto da fare».

Antonio Perdichizzi

L’edizione 2012

dell’iniziativa

“L’Impresa

dei tuoi sogni”

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XXXXXXXXXXXELEZIONI REGIONALI

Le elezioni dello scorso 28ottobre hanno decretatola vittoria di Rosario Cro-cetta alla presidenza della

Regione Siciliana. Il giornalistaPietrangelo Buttafuoco delineapossibili scenari post-voto.

Ha definito il neo governatoreRosario Crocetta un “grandebluff” dietro il quale ci sarebbe an-cora Lombardo. Non è, dunque,cambiato nulla per la Sicilia?«Il potere siciliano sta mostrandouna raffinatezza rara, direttamenteproporzionale al disastro socialedell’Isola. Oggi abbiamo un presi-dente che alle critiche risponde esi-bendo la patente di uomo antima-fia, così da riuscire a provocaretenerezza e solidarietà creando con-trasti: lo critichi per l’apparenta-

mento politico con il suo prede-cessore, ma al tempo stesso - vistoil suo passato - ti costringe adaspettare che faccia qualcosa (parestia già facendo tagli alle spese e re-vocando nomine clientelari operadel suo predecessore). È un oriz-zonte d’attesa piuttosto schizofre-nico. Non mi aiuterei, quindi, conla solita frase del Gattopardo:“Tutto cambia affinché nullacambi”. Stavolta è cambiato poco,millimetricamente, con sotti-gliezza, e forse in peggio perchécomunque quelli che sostenevanoil precedente governo regionale - ilpiù ributtante della storia di Sicilia- adesso stanno nella tolda dell’at-tuale. Pd in testa. A meno che Ro-sario Crocetta faccia concrete lesue pernacchie ai questuanti e dav-

vero rompa con il lombardismo.Vediamo».

La spaccatura nel centrodestra, ilPd che si è alleato con l’Udc, ilsuccesso del Movimento 5 stelle.Quali le prospettive politiche?«Le prospettive politiche della Si-cilia sono tutte nelle facce dei sici-liani. Per capire, basta dare un’oc-chiata. Se poi vogliamo fare unminimo di analisi, il centrodestra èin crisi nera, non vedo luce alcuna.Gli alleati Pd e Udc sono alle ul-time e arrancanti bracciate dellavecchia politica; passata questa sta-gione anche loro dovranno fareeconomia. Il Movimento 5 stelleraccoglie consensi illusi e poco me-ditati, direi istintivi. Penso che fi-nito il leader, finiranno anchemolti grillini, che nei fatti non mi

La nevrosicollettivasiciliana

Il giornalista Pietrangelo Buttafuoco

A vincere è stato soprattutto l’astensionismo: ha votato solo il 47, 42 per cento

degli elettori. Il giornalista Pietrangelo Buttafuoco analizza la situazione politica,

e non solo, della Sicilia dopo le elezioni regionali

Francesca Druidi

34 • DOSSIER • SICILIA 2012

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Xxxxx cxpknefvXxxxxxx XxxxxxxxxxxPietrangelo Buttafuoco

pare stiano mostrando particolaricapacità politiche, esattamentecome Grillo che, finora, ha dettomolte cose ma non ha conclusogranché, a parte attraversare lostretto a nuoto».

Se e quale impatto avranno i ri-sultati delle elezioni siciliane sullascena politica nazionale?«Si dice sempre che la Sicilia sia illaboratorio politico d’Italia. È unluogo comune da vecchia sezionedi partito, ma come tutti i luoghicomuni ha un fondo di verità. In-fatti, il neo presidente Crocettavola continuamente a Roma perdiscutere con i leader dei partitiche l’hanno sostenuto. Concertanola formazione della giunta, la pre-sidenza dell’Ars e si occupano di al-tri baratti politici. La Sicilia pe-

serà, dunque, sulla politica nazio-nale e la politica nazionale sulla Si-cilia, ma ho il sospetto che a gua-dagnarne sarà solo il solito potere».

La situazione debitoria della Si-cilia è sconfortante. L’astensioni-smo dilaga. Ma lei ha pronunciatoparole dure non solo nei confrontidella classe politica ma anche dellasocietà civile. Intravede una sal-vezza dell’Isola?«La Sicilia è al centro di interessimondiali, sia economici che mili-tari; non a caso è l’avamposto degliUsa nel Mediterraneo. La sua sal-vezza sta nel liberarsi dall’odio perse stessa - ci vorrebbe uno psico-logo specializzato in nevrosi col-lettive per spiegare la Sicilia - e lan-ciarsi nel mondo, oltre l’Italia, oltrel’Europa. La Sicilia deve incontrare

di nuovo la sua vocazione al me-ticciato e farsi eurasiatica. Do-vremmo chiederci perché Israele -che ha all’incirca la stessa superfi-cie, la stessa popolazione e lo stessoclima della Sicilia - è una potenzamondiale, mentre la nostra Isola èl’unico esempio di terzo mondoeuropeo. Insomma, bisogna tor-nare a essere grandi, ma se si lanciaancora un’occhiata alle facce deisiciliani, capirà che non è cosa deiprossimi giorni».

Cosa pensa della nomina di FrancoBattiato ad assessore regionale?«Appena Franco vedrà diretta-mente cos’è il potere siciliano, cheha l’aroma delle fogne, lascerà l’in-carico. Lui fortunatamente si oc-cupa di poesia e non di politicasgangherata».

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Oggi abbiamo un presidente che alle critiche risponde esibendola patente di uomo antimafia, così da riuscire a provocaretenerezza e solidarietà creando contrasti

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36 • DOSSIER • SICILIA 2012

L’ esito delle urne in Si-cilia ha restituito unnuovo presidente dellaRegione, Rosario Cro-

cetta, con un assetto di giuntatutto da definire, ha fatto registrareil boom del Movimento 5 Stelle eil crollo del Pdl, che sostenevaNello Musumeci. Il deputato sici-liano Enrico la Loggia, presidentedella Commissione parlamentare

per l’attuazione del federalismo fi-scale, commenta lo scenario poli-tico che sta prendendo forma dopole elezioni regionali, guardando an-che alle prospettive future perl’Isola, anche dal punto di vistaeconomico.

Il dato più significativo è statoil dilagante astensionismo. Unsegnale di plateale sfiducia daparte della popolazione dei con-

fronti della politica e delle isti-tuzioni, come dimostra anche lacrescita del Movimento 5 Stelle,primo partito in Sicilia. Comelegge, nel complesso, i datiemersi dalle elezioni?«Per quanto riguarda l’astensioni-smo, lo vedo come reazione allapessima gestione regionale delle va-rie Giunte Lombardo che, nelle ul-time settimane prima delle ele-

Grillo sbanca in Sicilia mentre i partiti tradizionali soffrono,

Pdl in primis, e molti siciliani hanno scelto di non votare. Per l’Isola si aprirà

effettivamente una nuova stagione politica? L’opinione di Enrico La Loggia

Francesca Druidi

meno sprechi e ruberieSicilia, più lavoro

ELEZIONI REGIONALI

Il deputato Pdl

Enrico La Loggia

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Enrico La Loggia

zioni, ha raggiunto picchi di vera epropria indecenza politica e istitu-zionale. Abbiamo assistito alla cre-scita a dismisura di sprechi e privi-legi, nonché alla totale e colpevoleincapacità di utilizzare i fondi eu-ropei che avrebbero potuto contri-buire alla copertura economica dipolitiche virtuose, tese allo svi-luppo e alla crescita dell’Isola. Sulfronte del centrodestra, abbiamopagato lo scotto di presentarci alleelezioni divisi, non riuscendo - an-che per questo motivo - a rappre-sentare un’offerta politica interes-sante e credibile agli occhi deicittadini nostri simpatizzanti,molti dei quali si sono astenuti. Inogni caso, tutti i partiti tradizionalinon sono riusciti in campagna elet-torale a conquistarsi quel consensoche, in misura così importante, si ètrasferito sul Movimento 5 Stelle».

Il neo governatore Crocetta siè definito un innovatore. Cosane pensa?«Di Crocetta ho sempre sentito par-lare bene come amministratore, maora lo aspetto alla prova dei fatti in

un ruolo che comporta un atteggia-mento molto più politico. Quanto alsuo definirsi un innovatore, c’è unaspetto che mi lascia fortemente per-plesso. Mentre in tutta Italia si sta ra-gionando - e parzialmente operando- per giungere a una progressiva ri-duzione delle Province, Crocetta hainvece annunciato di voler tutelare leProvince regionali siciliane. E questononostante lo Statuto - spesso e im-propriamente tanto vituperato - nepreveda all’articolo 15 la soppres-sione e il trasferimento delle relativefunzioni in parte alla Regione e, inparte, ai Comuni».

Può l’alleanza fra forze mode-rate e progressiste - come dimo-stra la vittoria di Crocetta conl’asse Pd-Udc - costituire un an-tidoto rispetto alla crescenteanti-politica?«Non sono convinto che l’asse Pd-

Udc possa funzionare, anche perché cisono molti aspetti politici e program-matici che vedono queste due forzemolto lontane tra di loro. Io guardereiinvece, con più favore, a un’aggrega-zione fra le forze che, a livello europeo,si riconoscono nel Ppe. E, in questosenso, mi auguro che lo sforzo del no-stro segretario Angelino Alfano, teso acostruire un movimento che rappre-senti la sezione italiana dei popolarieuropei, sia coronato da successo».

Quali ritiene essere le prioritàsulle quali intervenire in questomomento affinché la Sicilia possain qualche modo arginare i maliche la attanagliano?«Io punterei sullo sviluppo di tre set-tori che, da sempre, costituiscono unvero e proprio tesoro - ahimè nonsfruttato - dell’Isola: beni culturali,turismo e agricoltura. Lavorando conserietà in questo senso, si potrebberocreare migliaia di posti di lavoro“veri” e stabili, in grado di sostituirsia quei tanti impieghi “precari”, fruttodella cattiva gestione regionale avutasinegli ultimi anni, che tutt’oggi mor-tificano tanti siciliani».

Per quanto riguardal’astensionismo,lo vedo comereazione alla pessimagestione regionaledelle varieGiunte Lombardo

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CREDITO & IMPRESE

IL CREDITOALLE IMPRESE SICILIANE

Secondo il rapporto economico regionaledi Banca d’Italia nel 2011 l’andamentodel credito bancario in Sicilia ha risentitosia della contrazione della domanda di fi-nanziamenti dovuta alla debolezza dellacongiuntura economica sia dell’irrigidi-mento dei criteri di erogazione da partedegli intermediari. A dicembre la crescitadei prestiti sui dodici mesi è scesa al 3 per

cento, dal 5,4 della fine dell’anno prece-dente. Nei primi mesi del 2012 la dece-lerazione è proseguita e ha interessato siale famiglie sia il settore produttivo; per leimprese di minore dimensione la varia-zione dei finanziamenti è diventata nega-tiva. Nel primo trimestre del 2012 i tassid’interesse sui prestiti sono ulteriormenteaumentati.

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40 • DOSSIER • SICILIA 2012

Nel 2011 in Sicilia l’andamento delcredito bancario ha risentito dellacontrazione della domanda di fi-nanziamenti dovuta alla debolezza

della congiuntura economica e all’irrigidimentodegli intermediari finanziari. Ne è derivato un ral-lentamento generale dei finanziamenti bancari al-l’economia regionale, manifestatosi soprattutto apartire dalla seconda parte del 2011. «A frontedella difficile congiuntura economica che il set-tore bancario sconta sul territorio – sottolineaGiovanni Chelo, presidente della commissioneAbi in Sicilia – a luglio 2012 il rapporto tra sof-ferenze e impieghi ha raggiunto il 9,9 per cento,a oltre 6,5 miliardi di euro».

Qual è attualmente la situazione economicadella regione? «La prolungata crisi economica che la nostra re-gione, insieme al resto del Paese, sta vivendomette a dura prova il sistema. Il settore bancarioitaliano - del tutto estraneo agli squilibri chehanno determinato una crisi di portata mon-diale - sta facendo il massimo in condizioni diffi-cilissime, nella consapevolezza che istituti di cre-

dito, aziende e famiglie stanno condividendo undestino comune. Dal punto di vista del credito,in regione nel 2012 si è registrata una sostanzialetenuta. I finanziamenti delle banche alle impreselocali - comprese le famiglie produttrici - hannoraggiunto circa 31,5 miliardi di euro a luglio2012, con un +0,5% rispetto a luglio 2011 e incontrotendenza con il dato nazionale; alle fami-glie consumatrici sono andati circa 29 miliardi(-1% la variazione annua). Proprio per questimomenti difficili, le banche hanno messo a di-sposizione la moratoria dei mutui per le famigliee quella per le imprese: alla Sicilia vanno il 4 percento del totale nazionale delle operazioni di so-spensione dei finanziamenti alle imprese e circail 6 per cento di quelle relative alle famiglie».

La Sicilia è la regione italiana in cui si fa piùricorso al project financing nell’ambito delleenergie rinnovabili. Si sta diffondendo se-condo lei una cultura legata alla finanza diprogetto?«Il project financing è una tecnica finanziaria in-novativa, basata sulla valutazione della sostenibi-lità economica e finanziaria del progetto, piutto-

SOLUZIONI ANTI CRISIIn uno scenario in cui la crisi economica rallenta ancora l’economia regionale,

il project financing può rappresentare un’opportunità di rilancio per le imprese

del territorio. Giovanni Chelo illustra il punto di vista delle banche

Nicolò Marcello Mulas

CREDITO & IMPRESE

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Giovanni Chelo,

presidente della

commissione

Abi Sicilia

sto che sulla capacità di indebitarsi dell’impren-ditore. È questo un modo per ampliare le possi-bilità di finanziamento delle imprese, particolar-mente valido oggi, in questo contestocaratterizzato da scarsa liquidità e dalla necessitàdi trovare vie alternative al credito bancario. Inquesto senso, le banche vogliono favorire il pro-cesso e guardano con interesse a fornire soluzionie servizi ai clienti».

Al di là della crisi economica, quali sono leprincipali criticità che frenano lo sviluppodelle imprese in Sicilia?«A detrimento del suo sviluppo, la Sicilia risentedi fattori di tipo strutturale e ambientale. Adesempio, sulla capacità delle imprese di esserecompetitive, e di conseguenza sulla loro possibi-lità di crescere attraverso investimenti, incidonola mancanza di infrastrutture. La frammenta-zione dei rapporti finanziari, la contenuta reddi-tività delle attività produttive e una generale sot-tocapitalizzazione delle imprese, l’incidenza dellavoro sommerso, gli oneri burocratici e una giu-stizia civile lenta, sono altri fattori - comuni atutto il meridione - da tenere in considerazione.

Lavorare su questi aspetti favorirebbe la crescitaeconomica e la ripresa. Bisognerebbe, inoltre,rafforzare la competitività delle imprese siciliane,che devono aprirsi ai mercati esteri in un’ottica disviluppo».

Quali sono le linee guida del suo ruolo dipresidente di Abi Sicilia e cosa si augura per ilfuturo?«La commissione regionale Abi è stata recente-mente rinnovata nella sua composizione per ilbiennio 2012-2014. La mia presidenza avviene inun tempo in cui le persone e il sistema in gene-rale manifestano difficoltà acuite dalla crisi eco-nomica. Nonostante il quadro altamente com-plesso, l’impegno è di proseguire quantosperimentato in questi anni: promuovere il con-solidamento che si è realizzato nel settore, nonsolo regionale, e che ha messo a disposizione deicittadini una industria creditizia e finanziariamoderna, solida ed efficiente; in sintonia conAbi nazionale, lavoreremo con le altre associa-zioni di impresa per individuare e costruire le so-luzioni per reggere l’impatto della crisi. Ripartireinsieme, questo l’obiettivo».

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Il project financing è una tecnica finanziaria innovativa, basata sullavalutazione della sostenibilità economica e finanziaria del progetto,

piuttosto che sulla capacità di indebitarsi dell’imprenditore

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42 • DOSSIER • SICILIA 2012

Il settore edile sta attraversando una fortecrisi come non succedeva dal dopo-guerra. Le imprese tentano tutte le so-luzioni possibili per non soccombere,

ma non tutte le opportunità sono alla loroportata. Le gare di project financing potreb-bero rilanciare il settore se solo dessero lestesse opportunità di partecipazione a tutti. «Bisognerebbe – afferma Salvatore Ferlito, pre-sidente dei costruttori siciliani – realizzare inproject financing anche opere di importocontenuto in modo da permettere alle piccoleimprese di poter accedere a tale tipologia dilavori».

Possiamo fare un bilancio del sistema diproject financing in Sicilia?«A mio avviso il project financing in Sicilianon è ancora del tutto decollato. Nel 2012sono stati pubblicati 9 bandi, pari a circa il 4per cento del totale, per un controvalore dicirca 55 milioni di euro, cioè poco più del 13per cento delle gare bandite in regione, di cuiperaltro solo una esigua percentuale rag-giunge lo stadio di ultimazione. Detto ciò,sono ancora troppo forti le difficoltà sul mer-cato. Problematicità soprattutto finanziarie,

dovuta alla carenza di liquidità a medio-lungotermine da parte delle banche (imposta tral’altro alle regole di Basilea 3 e Solvency 2) eall’incremento dei tassi di interesse, fatti pa-gare in particolare dalle banche italiane, sullequali pesano i maggiori costi di approvvigio-namento dovuti all’effetto spread ma soprat-tutto al blocco del credito da parte dellestesse. Pertanto risultano non sufficienti le ri-forme, solo di tipo esemplificativo, varate dalGoverno Monti, come defiscalizzazioni, per-muta libera, project bond, semplificazioniprocedurali, norme per la bancabilità, con-tratto di disponibilità».

Lei sostiene che solo i grandi gruppi rie-scono a realizzare opere attraverso projectfinancing, cosa si dovrebbe fare per darepiù opportunità anche alle Pmi?«Bisognerebbe realizzare in project financinganche opere di importo contenuto in mododa permettere alle piccole imprese di poter ac-cedere a tale tipologia di lavori, come del re-sto previsto dal Codice dei Contratti che di-spone la suddivisione della realizzazione delleopere di grandi dimensione in lotti funzionaliaccessibili alle piccole e medie imprese».

LE GRANDI OPEREALLA PORTATADELLE PMI

La burocrazia frena il rilancio dell’economia anche nel settore edile, uno dei più colpiti

dalla crisi economica. E, in Italia come in Sicilia, le reti d’impresa potrebbero costituire

un volano per le gare di project financing. Salvatore Ferlito spiega perché

Nicolò Marcello Mulas

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SICILIA 2012 • DOSSIER • 43

Salvatore Ferlito,

presidente

di Ance Sicilia

Creare reti di impresa potrebbe essere unmodo per ottenere la capacità di realizzareopere in project financing anche da partedelle piccole imprese?«Credo di sì. Del resto di recente anche l’Au-torità di vigilanza sui lavori pubblici si èschierata a favore delle pmi organizzate innetwork flessibili, chiedendo al governo di farrientrare anche i contratti di rete tra le formedi aggregazione ammesse a partecipare allegare d’appalto in quanto faciliterebbero senzadubbio l’aggregazione di piccole imprese epermetterebbero a queste ultime di poter ac-cedere a gare di project financing. A ulte-riore testimonianza dell’importanza di taleistituto, il contratto di rete è ora soggetto al-l’iscrizione nel registro delle imprese».

Quali sono attualmente le principali cri-ticità del settore edile in Sicilia?«Il comparto delle costruzioni versa nella piùprofonda crisi dal dopoguerra, dovuta almancato pagamento da parte della pubblicaamministrazione delle imprese per lavorisvolti. Lo testimoniano alcuni dati significa-tivi: i crediti vantati nei confronti della Paammontano a 1,5 miliardi, dal 2009 al primo

semestre 2012 ci sono stari oltre 76mila li-cenziamenti, incluso l’indotto, e nello stessoperiodo 475 imprese sono entrate in proce-dure fallimentari».

Cos’altro incide negativamente?«La perdita dei finanziamenti europei percirca 10 miliardi di euro, al riguardo si deverammentare che questo comparto, essendofondamentalmente endogeno, produce un ef-fetto moltiplicativo pari a circa 3-4 sull’eco-nomia; nello specifico, ogni miliardo investitonelle costruzioni genera effetti diretti e indi-retti pari a 3,374 miliardi e un aumento intermini occupazionali di circa 17mila unità.La suddetta perdita di finanziamenti europeiè dovuta alla mala burocrazia, all’applica-zione ragionieristica del patto di stabilità e alfatto che le quote di cofinanziamento nonsono esentate dal patto di stabilità. Quest’ul-timo aspetto si configura come un paradossoe impedisce ai Comuni di pagare le impresee investire in opere pubbliche, tanto che legare d’appalto si sono ridotte al lumicino:nel periodo 2011-2012 ci sono state 399 garein meno, pari a una riduzione del 65 percento».

CREDITO & IMPRESE

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L’Autorità di vigilanza sui lavori pubblicisi è schierata a favore delle pmiorganizzate in network flessibili

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Dopo quarant’anni, Catania at-tende l’ufficialità per il via alnuovo piano regolatore attorno acui gravitano anche una serie di

grandi progetti, molti dei quali saranno rea-lizzati attraverso il project financing. Attra-verso questo strumento finanziario, una spe-cifica iniziativa economica viene valutataprincipalmente per le sue capacità di generarericavi e con una valutazione della capacità dirimborso del debito basata principalmentesulle previsioni di reddito dell’iniziativa fi-nanziata e non sull’affidabilità econo-mico/patrimoniale dei promotori. Non ci sa-rebbero dunque oneri per l’amministrazioneche, come sottolinea il sindaco Stancanelli, «inquesto preciso momento non sarebbe in gradoda sola di realizzare alcuna opera pubblica». Leproposte sulla scrivania del primo cittadinocomprendono la costruzione del nuovo sta-dio, dove sorgerebbe anche un centro dire-zionale per gli uffici comunali, il nuovo Pa-lazzo di Giustizia e il completamento deiparcheggi di piazza Europa.

Quali scenari di sviluppo è in grado dioffrire lo strumento del project financingnella costruzioni di grandi opere e infra-strutture?«Nelle graduatorie dei bandi europei la cittàdi Catania si colloca ai primi livelli, pur-troppo non possiamo contare sull’eroga-zione delle risorse pubbliche. Ecco perchéin questo momento vogliamo utilizzare talestrumento che prevede anche la partecipa-zione del privato, senza il quale le operepubbliche non potrebbero essere in alcunmodo realizzate. Basti pensare che le entratecomunali del passato erano suddivise daquelle derivate, circa i 2/3 del complessivo,e da quelle proprie, che provenivano dalleimposte. Oggi la situazione si è completa-mente ribaltata e, tra il 2010 e il 2011, Ca-tania si è ritrovata con cento milioni inmeno di trasferimenti statali e con tagli re-gionali alla spesa pubblica pari al 41 percento».

Quali progetti saranno varati con il pro-ject financing?

CATANIA S’AFFIDAAL PROJECT FINANCINGIl sindaco Raffaele Stancanelli illustra le future opere della città che saranno realizzate

con questo strumento, considerato un’alternativa necessaria allo sviluppo economico

e sociale del territorio

Elisa Fiocchi

CREDITO & IMPRESE

44 • DOSSIER • SICILIA 2012

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Raffaele Stancanelli,

sindaco di Catania

«Tra le proposte c’è la costruzione delnuovo stadio, un progetto già pronto di cuiaspettiamo solo l’approvazione di una spe-cifica norma in Senato. Poi stiamo valu-tando una serie di progetti sulla costru-zione del nuovo Palazzo di Giustizia eanche alcuni riguardanti il completamentodei parcheggi di piazza Europa che, con leprocedure già chiuse, attendono solo l’ini-zio dei lavori».

Come commenta le elezioni regionalidello scorso ottobre?«Queste elezioni hanno dimostrato senz’al-tro una disaffezione dell’elettorato con il53 per cento degli astenuti e con il successoinaspettato dei grillini. È il risultato evi-dente della cattiva conduzione della politicanegli ultimi anni in Sicilia e di cui oggidobbiamo prendere atto. La gente chiedefatti concreti e non si fa più illudere daipartiti. Viviamo la crisi più dura dal 1929 ela mala politica ha aggravato gli scandali».

Cosa pensa dell’agenda proposta da Cro-cetta?«Mi auguro porti il prima possibile in aula la

sua attività amministrativa e non solo le poe-sie, che sappiamo tutti è molto bravo a leg-gere. Bisogna accelerare perché la macchinaamministrativa non può più aspettare».

In che modo bisogna intervenire concre-tamente sul territorio?«Ho chiesto espressamente a Crocetta dirivedere le impostazioni che riguardanogli enti locali, perché non vorrei che con-tinuando su questa strada finissero soffo-cati definitivamente dai tagli. Il secondointervento è rivolto all’utilizzo dei fondieuropei, l’ultima scadenza è prevista pergiugno 2014, ma non abbiamo ancora ibandi e serve dunque una proroga. Inoltre,chiediamo una grande opera di elimina-zione degli sprechi in tutta la regione.Quattro anni fa, quando mi sono inse-diato, Catania si trovava in condizioni di-sastrose e, ancora prima del premierMonti, ho avviato un lavoro di spendingreview volto alla riduzione del personale,alla lotta all’evasione tributaria. Crocetta siè detto pronto a fare lo stesso e a liberarele risorse per l’economia».

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Senza la partecipazione del privatole opere pubbliche non potrebbero

essere in alcun modo realizzate

SICILIA 2012 • DOSSIER • 45

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46 • DOSSIER • SICILIA 2012

Dopo l’approvazione della Legge 109,dal 1994 a oggi sono state banditegare in project financing per circa55 miliardi di euro, con 4mila pro-

poste. «Siamo indietro rispetto ad altri Paesi – sot-tolinea Claudio Fava, docente della Libera Uni-versità San Pio V di Roma – ma il dato checonta è che sono, nel frattempo, cambiate leprocedure e quindi è stato rilanciato il meccani-smo attraverso l’applicazione della fase unica,non più doppia, con meno incertezze e meno ri-schi per le società veicolo. In particolare i projectfinancing stanno arrivando al 20 per cento deibandi pubblici e potranno crescere ancora, no-nostante la crisi europea».

Quali sono le criticità di questo strumento?«Il mercato innanzitutto. Tutto cambia e quindianche i trend di sviluppo commerciale. Essendonel project financing basilare il ritorno in terminidi revenue per pagare veicolo, finanziatori o ban-che ed efficienza, la crisi o il malfunctioning pos-sono inficiare la continuità del servizio. In questocaso si può verificare l’opzione dello step-in-right,ovvero il cosiddetto cambio del cavallo in corsa,con tanto di negoziazioni, perizie, liti o contenziosi.Nella fase di start-up invece la criticità è la lun-gaggine delle procedure di autorizzazione».

Quali sono invece le garanzie di questo tipodi finanziamento?«Ognuno degli stackeholder ha interessi diversi.Presumiamo che con la banca arranger il creditosia assicurato, mentre la garanzia per lo Stato in-vece no. È lo Stato, infatti, che corre un rischiopolitico forte, che deriva dal funzionamento delservizio atteso dai cittadini. Infine, il rischio peril cittadino è di aver pagato, poco o molto, unarealizzazione utile allo sviluppo del Paese, nellafattispecie attraverso il fruitore del servizio, pernon avere niente».

Cosa occorre fare per migliorare le opera-zioni di project financing??«Bisogna sviluppare il micro project financing afavore delle start-up di giovani che siano piùsnelle nell’essere giudicate non per la garanzia delpatrimonio dei familiari, ma per la redditività. Inparte il decreto “salva Italia” ha aperto la strada auna innovazione semplificatoria relativa all’ap-plicazione del project financing con la cessione diimmobili pubblici anziché contributi in euro; op-pure allungando a 50 anni il contratto di con-cessione per opere faraoniche, oppure ancoracon il ricorso ai “project bond”, cioè obbligazionisenza garanzia ipotecaria, sostituita da financialpartners ufficiali».

UN’OPPORTUNITÀ IN FASE DI SVILUPPODalla sua istituzione a oggi il project financing è mutato

nelle procedure ma non tutte le criticità sono scomparse.

Claudio Fava illustra le opportunità di questo metodo

di finanziamento anche per le giovani imprese

Nicolò Mulas Marcello

CREDITO & IMPRESE

Claudio Fava,

docente del corso

di International business

presso la Libera

Università S. Pio V

di Roma

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48 • DOSSIER • SICILIA 2012

«Se la politica non riuscirà a dare risposte, la spinta dovrà provenire

dalle realtà produttive». È il monito del presidente di Confindustria Ragusa

Enzo Taverniti, che traccia un bilancio del sistema produttivo locale

Renata Gualtieri

ARagusa la crisi economica è iniziatain ritardo perché, a differenza di al-tre province del sud Italia, il tessutoimprenditoriale è ricco di piccole e

medie imprese senza un forte settore di riferi-mento, che perciò hanno retto meglio agli effettidella congiuntura negativa. «Nel frattempo però– commenta Taverniti – sono sparite le aziendecon criticità strutturali e i cambiamenti vorticosidel sistema economico, uniti alla crisi prolun-gata, stanno investendo anche il nostro territo-rio, senza che sia stata avviata finora una rea-zione efficace». Tra i dati preoccupanti figuranoi mercati ristretti, la crisi della fiducia, la con-trazione della domanda interna, la riduzionedella base occupazionale, il rallentamento degliinvestimenti, il congelamento del credito, l’in-cremento della pressione fiscale e «quel che dan-neggia di più, cioè il disorientamento delle isti-tuzioni e della classe politica». Pochi i segnaliincoraggianti: la nascita di nuove aziende por-tatrici di idee innovative, avviate da giovani insettori nuovi, l’incremoneto della presenza di al-cune medie imprese locali sui mercati interna-zionali, la voglia di resistere alle tentazioni dichiusura, il persistere della partecipazione allavita associativa.

Cresce il disagio e il disorientamento ri-guardo alle prospettive future tra le piccole emedie imprese. È cosi anche tra gli impren-ditori ragusani? E con quali strumenti Con-

Cambiare mentalitàper accelerare il passo

Enzo Taverniti, presidente Confindustria Ragusa

POLITICA ECONOMICA

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Enzo Taverniti

SICILIA 2012 • DOSSIER • 49

findustria Ragusa interviene a sostegno delleimprese locali?«Le imprese ragusane si caratterizzano per unagestione poco più che familiare e hanno biso-gno di un efficace ricambio generazionale,con un impegno anche sulla formazione dellerisorse umane. Confindustria ha in cantiereazioni di aggregazione tra imprese del territo-rio, che valorizzino le tipicità di eccellenza, il“marchio Ragusa”, il protocollo di legalitàquale garanzia di una sana economia, anche alfine del riconoscimento del relativo “rating”.Stiamo avviando un Mba post universitarioper figure destinate alle pmi, un Progetto Ra-gusa 2.0 per favorire le start-up giovanili, svi-luppando la contrattazione sindacale di II li-vello e sollecitando le imprese a una scelta

orientata alla diversificazione produttiva».Le imprese che hanno saputo guardare al-

l’estero hanno reagito meglio alla crisi. Su qualialtri strumenti e strategie occorre puntare?«Le imprese già operative con successo all’esterosono poche, ma hanno già ottenuto risultati in-coraggianti perché valorizzano al meglio i pro-dotti di eccellenza locali evitando la delocalizza-zione in altri Paesi. Ragusa non ha un tessutoproduttivo strutturato per filiere e la varietà deisettori ha consentito di reagire alla crisi. Ora cheessa è esplosa, diventa necessario organizzare equalificare la capacità d’offerta, accompagnarele imprese sui mercati esteri tramite trading com-pany e consorzi - il nostro si chiama Coexport -favorendo l’aggregazione in reti impresa secondole nuove normative nazionali. Bisogna fare in-

Le imprese ragusane hannobisogno di un ricambiogenerazionale, con un forteimpegno nella formazionedelle risorse umane

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novazione di prodotto e di processo, svilupparele start-up giovanili, fare formazione di qualità eper la sicurezza, valorizzare la net economy e lagreen economy locale, siglare patti sindacali perl’incentivazione della produttività e flessibilità, ac-celerare i processi di semplificazione burocraticae quelli di certificazione e compensazione deicrediti della pubblica amministrazione. Per farquesto bisogna rinnovare la cultura della classe di-rigente a tutti i livelli».

Ha ribadito come l’industria deve conti-nuare a essere fattore imprescindibile di unosviluppo economico sostenibile. Come ciòpuò avvenire?«È importante valorizzare l’agroindustria. Ab-biamo poi un patrimonio culturale immenso, davalorizzare e gestire adeguatamente, anche a sup-porto di una nuova ed efficiente industria del tu-rismo. A tal fine, auspichiamo l’affidamento della

gestione dei beni culturali a soggetti privati, chepossano migliorare la fruizione efficiente e ilmantenimento nel tempo del bene assunto in ge-stione. Siamo contro le correnti culturali checancellano o ridimensionano fortemente l’indu-stria poichè crediamo che essa rappresenti pro-spettiva ancora attuale di sviluppo economico eoccupazionale. La politica si giocherà la sua cre-dibilità sulla capacità di assicurare le economieesterne necessarie allo sviluppo e su una politicaindustriale favorevole alle vocazioni specifichedei territori».

Cosa si aspetta dalla nuova amministrazioneregionale e quali le richieste degli imprenditoriragusani a cui Confindustria darà voce?«Alla deputazione regionale indicheremo la ne-cessità di salvaguardare, nelle forme compatibilicon l’esigenza legittima di contenimento dellaspesa, l’autonomia amministrativa della Provin-cia di Ragusa, che ha mantenuto il Pil e l’occu-pazione a livelli più elevati del resto della Sicilia,e che grazie alle sue risorse può offrire in misuradeterminante nuove prospettive di sviluppo an-che per i territori limitrofi. Chiederemo una ra-zionalizzazione delle spese dell’apparato regio-nale per liquidare subito i debiti della Regioneverso le imprese e rifinanziare gli ammortizzatorisociali in questo momento di difficoltà. Solleci-teremo l’utilizzo dei fondi europei, bloccati datempo, per una formazione mirata all’occupa-zione produttiva nei settori emergenti, per il so-stegno alle start-up aziendali e alle imprese saneche vogliano investire in innovazione, nonchéper il completamento e l’attivazione delle infra-strutture prioritarie, a partire dall’aeroporto diComiso».

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Solleciteremo l’utilizzodei fondi europei per l’attivazionedelle infrastrutture, a partiredall’aeroporto di Comiso

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50 • DOSSIER • SICILIA 2012

POLITICA ECONOMICA

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Una burocrazia elefantiaca e auto-referenziale, un devastante ritardonel pagamento dei debiti dellepubbliche amministrazioni,

un’estenuante lentezza dei tempi della giusti-zia, un diffuso senso di incertezza del futurodettato anche da una insostenibile erosionedel credito accordato e da un ingiustificato ri-tardo nell’utilizzo dei fondi europei. Sonoquesti elementi, secondo il numero uno degliindustriali di Catania, Domenico Bonaccorsidi Reburdone, i macigni che frenano lo svi-luppo e la crescita della Sicilia. Al neo gover-natore Rosario Crocetta chiede oggi di intra-prendere la strada del risanamento cheescluda categoricamente le vecchie logiche ei favoritismi di partito e che diminuisca il co-sto complessivo della pubblica amministra-zione che in Sicilia è diventato insostenibile.«La Regione deve perdere quella funzione dienorme stipendificio parassitario che ha pro-dotto i disastri che si sono visti» sottolinea ilpresidente degli industriali catanesi.

Quali saranno le maggiori sfide da affron-tare per il nuovo presidente della RegioneSicilia, Rosario Crocetta?«Certamente il compito del nuovo governo èmolto difficile e il primo grosso scoglio va

POLITICA ECONOMICA

52 • DOSSIER • SICILIA 2012

Secondo Domenico Bonaccorsi di Reburdone «bisogna abbandonare

le vecchie logiche di pressione a opera dei partiti» e smobilitare il sistema del credito

che potrebbe liberare nuove risorse da destinare alle aziende del territorio

Elisa Fiocchi

Credito e fondi europei,i nodi da sciogliere

IL CREDITO VANTATODALLE IMPRESE EDILI SICILIANE

NEI CONFRONTI DELLA PA

1,5 mld

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Domenico Bonaccorsi di Reburdone

SICILIA 2012 • DOSSIER • 53

cercato nel bilancio regionale fallimentare,che solo un’analisi dei conti precisa farebbeemergere ancora più grave di ciò che cre-diamo, con residui di crediti inestinguibili.Serve dunque un’operazione verità da com-piere da parte della nuova amministrazione».

In tema di politiche del lavoro quali sonogli aspetti più critici da risolvere?«Chiediamo sia modificata la spesa assisten-zialista. Non ci sono più le condizioni per fareassistenza sociale con i soldi della Regione,

perchè non ce ne sono. Dobbiamo toglierci didosso ogni illusione. Prendiamo, ad esem-pio, il caso Gesip a Palermo: sono oltre 1.800gli operai nella municipalizzata per la manu-tenzione del verde pubblico e delle strade acui è stato promesso il posto di lavoro e cheoggi sono rimasti senza stipendio. I conti pe-sano da due anni solo sullo Stato, soltanto cheadesso i fondi sono finiti».

Quali altri temi dovranno essere messi al-l’ordine del giorno?

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Le pubbliche amministrazionidevono onorare i loro debiti,altrimenti il sistema deipagamenti rischia di precipitare

Domenico Bonaccorsi di Reburdone,

presidente di Confindustria Catania

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54 • DOSSIER • SICILIA 2012

«La seconda urgenza riguarda i fondi europei,sui quali Crocetta ha detto che velocizzerà ildibattito proponendo una soluzione a brevescadenza. Valuto positivamente anche il suoimpegno nel contrasto alla criminalità ma-fiosa basandomi sulla sua esperienza di sin-daco a Gela».

In merito alle realtà produttive del terri-torio, quali parametri economici andrannorivisti?«Innanzitutto le pubbliche amministrazionidevono onorare i loro debiti, altrimenti il si-stema dei pagamenti rischia di precipitare. Lachiusura dei cantieri da parte di Ance per viadel fatto che non sono stati onorati gli im-pegni commissionati esprime la gravità dellasituazione. Le aziende, in particolare quelledel Sud che più faticano ad accedere ai fi-nanziamenti da parte delle banche, necessi-tano anche di una smobilitazione del cre-dito per emettere liquidità nel sistema e unaburocrazia più snella che agevoli il percorsodelle pratiche».

Ilmancato pagamento di 1,5 miliardi di euro daparte delle pubbliche amministrazioni hacostretto gli imprenditori edili siciliani al

blocco dei cantieri fino a gennaio. È un primosegnale forte che anticipa il confrontopreannunciato davanti al neo governatore RosarioCrocetta, a cui saranno presentate le schedecomplete sui crediti vantati dal settore nei confronti della Regione. Gliimprenditori chiedono con urgenza nuove strategie e regole perarrivare a una dichiarazione di stato di crisi dell’industria edile. Neparla Nicola Colombrita (nella foto), al vertice dei costruttori diCatania.

Che cosa si aspetta dal tavolo di trattativa con la nuova giuntaregionale?«Sono ottimista e credo che il nuovo governo regionale possasegnare una svolta per la Sicilia. I primi segnali raccolti indicano lavolontà di sradicare la mala burocrazia che fino a oggi è stata la primanemica delle imprese».

I dati sull’edilizia in Sicilia non sono confortanti. Qual èl’attuale andamento del settore sul territorio? «Mentre il Pil nazionale si è ridotto del 2-3%, il settore edile ha persopiù del 50 per cento dal 2008. L’esame dei dati in nostro possessoindicano come il monte salari dichiarati alle casse edili, i mutui erogatie l’importo dei lavori pubblici registrino tutti una tragica diminuzionedel 50 per cento dal 2008 al 2011. Se a questo aggiungiamo anchel’annata in corso, ciò che era cento nel 2008 sarà meno di quarantanel 2012».

Secondo quali criteri andranno scelti i nuovi progetti sulterritorio? «Per i lavori pubblici bisogna favorire quei progetti che fanno in modoche solo le opere produttive siano realizzate, evitando così gli sprechiavvenuti nel passato. Per quanto concerne invece i lavori privati, èbene favorire i processi di adeguamento sismico ed energetico deifabbricati esistenti, in linea con la tendenza nazionale, consapevoliche il futuro delle costruzioni sta nell’adeguamento del patrimonioedilizio esistente».

POLITICA ECONOMICA

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Cantieri bloccati in SiciliaCrolla il comparto edile e i costruttorichiedono l’attivazione del fondoeuropeo Feg, la sospensionedelle scadenze fiscali e tributariedelle imprese e la dilazionedei pagamenti dei debiticon le banche

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56 • DOSSIER • SICILIA 2012

Numeri da settore trainante e famada made in Italy affermato nonbastano. Il legno arredo rimaneuna sezione dell’economia ita-

liana di cui si parla poco, se non si tengonoin considerazione le eccezioni fornite daglieventi come il Salone Internazionale del Mo-bile. È quanto denunciano i più importantiattori del comparto, impegnati a far fronte al-l’emergenza del crollo dei consumi. Uno diquesti è la FederlegnoArredo, cui dà voce ilPresidente Roberto Snaidero. «Se conside-riamo i numeri della filiera legno arredo –dice Snaidero – salta immediatamente al-

Roberto Snaidero, presidente di FederlegnoArredo

www.federlegnoarredo.it

Il crollo dei consumi ha investito anche

questo segmento “dimenticato” dalle

istituzioni. Ma FederlegnoArredo non ha

nessuna intenzione di stare a guardare.

E chiama il confronto con Monti:

«Faremo la nostra proposta»

Renato Ferretti

Legno Arredo, un richiamoal Governo “distratto”

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Roberto Snaidero

SICILIA 2012 • DOSSIER • 57

l’occhio l’importanza che questa rappresentaper il Paese e per il suo tessuto sociale: oltre70mila aziende, 382mila addetti, oltre 32miliardi di euro di fatturato di cui 12,3 diesportazioni. Cifre che fanno esigere il mas-simo rispetto e la massima attenzione. Leistituzioni e il mondo della politica, invece,spesso si dimostrano distratti da altri settoriproduttivi forse più accattivanti mediatica-mente, ma sicuramente meno importanti delnostro».

In particolare quale andamento sta regi-strando il settore e quali le criticità mag-giori?«Il “Termometro Vendite”, elaborato a set-tembre dal Centro Studi FederlegnoArredo,ha rilevato per il 2013 un netto migliora-mento del clima di fiducia delle imprese, so-stenuto soprattutto dall’export. Ma la situa-zione del mercato interno è decisamentegrave, con una perdita superiore al 10 percento rispetto allo stesso periodo dell’annoprecedente. Fino a quando non saranno adot-tate misure serie a sostegno dei consumi in-terni penso che sarà difficile operare con l’ef-ficacia che ha sempre contraddistinto lenostre imprese».

Quale valore aggiunto offre la Federa-

zione?«La nostra federazione è forse l’unica almondo che racchiude in sé tutti gli attoridella filiera, dalla foresta al prodotto finito.Questo consente alle imprese associate di te-nere sotto controllo le eventuali criticità e,quindi, di risolverle in tempi rapidi e con ef-ficacia. Ultimamente stiamo proferendograndi sforzi per crescere in numeri. Solocon una federazione sempre più forte, in-fatti, le aziende potranno sfruttare piena-mente le grandi opportunità offerte dalla fi-liera. A questo proposito, aggiungerei che lafederazione è intensamente impegnata a svi-luppare reti di impresa efficaci affinché leaziende che vi aderiranno potranno operarecon sempre maggiore efficacia sui mercatimondiali. È un progetto sicuramente ambi-zioso, ma sono certo che ce la faremo».

In che modo avete agito finora?«La nostra mission consiste nel sostenere ildesiderio di fare impresa e lo sviluppo dellerealtà associate. Per renderla concreta cistiamo muovendo su più fronti, nel tentativodi offrire reali opportunità di business in Ita-lia e all’estero. Per quanto riguarda le politi-che interne, recentemente abbiamo siglatoun accordo con il Gruppo Autogrill, per pro-

Giovanni Anzani, presidente di Assarredo

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Il prossimo settembre 2013, a Lentate sul Seveso (MB), nascerà il nuovoPolo Formativo per i mestieri del legno arredo, un progetto voluto da Feder-

legnoArredo per rispondere all’urgente bisogno di collaboratori qualificati eaggiornati dalle imprese del distretto brianzolo. Un investimento sui giovaniper il recupero di un’artigianalità che ha determinato l’eccellenza italiana nelmercato di riferimento. «Sono soddisfatto – dice Giovanni Anzani, presidentedi Assarredo – che la sfida partita quattro anni fa dalle esigenze delle nostreaziende sia finalmente diventata realtà. Grazie alla scuola riusciremo a met-tere insieme il mondo del lavoro e quello educativo, aspetti che rappresen-tano la base del successo del Made in Italy, ma che devono essere rafforzatiper vincere le prossime sfide. Per questo avremo sempre più bisogno di tec-nici preparati e di esperti commerciali in grado di andare in giro per il mondoa cogliere le grandi opportunità che il mercato offre».

A SCUOLA DI MADE IN ITALY

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IMPRESA E SVILUPPO

58 • DOSSIER • SICILIA 2012

muovere sul territorio nazionale l’utilizzo disistemi costruttivi di legno per la realizza-zione e ristrutturazione dei propri punti ven-dita, mentre sull’estero ci stiamo muovendocon grande determinazione sui mercati piùpromettenti, tra cui Stati Uniti e Russia.Dall’11 al 16 novembre abbiamo organizzatola terza missione negli Usa con incontri B2Btra dodici aziende italiane ed esponenti deiprincipali studi di architettura degli StatiUniti: un’iniziativa che ha permesso di con-frontarsi con i maggiori operatori americani».

Che tipo di interventi chiedete alle isti-tuzioni e quali sono le urgenze su cui ado-perarsi?«In questo momento la priorità è sicuramenteil rilancio dei consumi interni. Ecco perché inoccasione della conferenza stampa di fineanno (11 dicembre presso il Palazzo delleStelline, ndr) lanceremo una proposta con-creta al Governo per includere gli arredi fra leopere ammesse alla detrazione del 50 percento. Questa misura, che parte dal presup-posto che l’arredamento è parte integrante esostanziale della riqualificazione edilizia e delbenessere abitativo delle famiglie, non com-porterebbe nessun incremento aggiuntivo deicosti per lo Stato già previsti dal decreto. Estimiamo che genererebbe un incremento deiconsumi nazionali d’arredamento valutabilenell’ordine del 20 per cento (circa 1,5 miliardidi euro) consentendo un recupero del crolloregistrato nel 2011 da questa importante in-dustria del made in Italy».

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Èil più importante evento fieristico del mondo per il settore casa e arredo.Il Salone Internazionale del Mobile, che si tiene a Milano da cinquantuno

anni, è uno di quegli eventi che rende orgoglioso il Bel Paese. Lo scorso otto-bre, l’assemblea di Cosmit, società controllata da FederlegnoArredo che or-ganizza il Salone del Mobile, ha nominato nuovo presidente Claudio Luti chesuccede a Carlo Guglielmi. «La società – dice Luti – negli ultimi anni ha raffor-zato il successo dei Saloni in Italia e nel mondo. Le iniziative di comunica-zione e le diverse strategie di marketing attuate hanno rafforzato la presenzadi operatori specializzati in fiera. Ora a noi, spetta il compito di dare seguito alsuccesso di questi cinquantun anni di storia dei Saloni e adeguare le sceltestrategiche di Cosmit alle esigenze delle imprese espositrici, che si trovano afar fronte ad una crisi ancora troppo difficile».

SALONI DI MILANO,CAMBIO AL VERTICE

Claudio Luti,

nuovo presidente

di Cosmit

www.cosmit.it

IL FATTURATO COMPLESSIVO DELL’INTEROSETTORE LEGNO ARREDO, CON 70MILA AZIENDEE 382MILA ADDETTI

32 MLD

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ENERGIA

62 • DOSSIER • SICILIA 2012

Aumentare il volume dell’attività nel pieno rispetto dell’ambiente

e nella sicurezza dei dipendenti. Un obiettivo tutt’altro che facile

per una raffineria. La case history di quella di Milazzo,

illustrata da Sandro Gilotti e Marco Saetti

Renato Ferretti

«In una joint venture è necessaria unaprofonda unità d’intenti fra azioni-sti». Secondo Sandro Gilotti, Presi-dente della Raffineria di Milazzo, il

segreto alla base del successo di questa formasocietaria sta nella condivisione anche dei mi-nimi dettagli: ed è convinto che la sua Ram siaun esempio di joint venture ben riuscita. Dopomolte vicissitudini che la raffineria ha dovutoaffrontare nei suoi cinquant’anni di attività, lasvolta è infatti arrivata nel 1996, quando Ku-wait ed Eni hanno deciso di creare una jointventure paritetica nell’azionariato, rendendocosì la struttura della raffineria una delle piùimportanti a livello europeo, con una capacitàdi lavorazione “bilanciata” di circa dieci milionidi tonnellate all’anno. Insieme a Marco Saetti,l’Amministratore Delegato per parte Eni, Gi-lotti spiega come sono state raggiunte le attualiproporzioni della raffineria. «La joint venturecreata dai due azionisti – dice Gilotti – ha im-presso un’accelerazione esponenziale nel per-corso di crescita della Ram. Ma i risultati posi-tivi ottenuti in questi anni non erano affattoscontati».

Quali sono i fattori che hanno consentitoil raggiungimento di tale conquista?SANDRO GILOTTI: «La Ram rappresenta una casehistory al cui successo hanno contribuito mol-

teplici fattori, primi fra tutti le qualità umanee professionali dei suoi dipendenti e la capacitàche entrambi gli Azionisti, ENI e Kuwait Pe-troleum Italia, hanno saputo esprimere nellasua gestione. La loro unità d’intenti si riscon-tra in più aspetti. L’aver creduto con convin-zione nell’importanza che nella gestione d’im-presa riveste l’attenzione alla salute, allasicurezza e alla protezione ambientale è uno diquesti. Poi bisogna sottolineare l’aver piena-mente condiviso soluzioni produttive e orga-nizzative che fossero orientate all’economicitàdelle operazioni, nel pieno rispetto di tale at-tenzione e di valori etici. Quest’approccio co-stituisce un potente carburante nel motivare idipendenti della Ram nell’esprimere al megliole proprie capacità. E inoltre ha corroborato la

Da sinistra,

Sandro Gilotti

e Marco Saetti

La raffinazionediventa sostenibile

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SICILIA 2012 • DOSSIER • 63

Sandro Gilotti e Marco Saetti

politica di responsabilità sociale della societàche ha modificato in senso costruttivo e posi-tivo il rapporto con il territorio e il dialogo conla comunità che questo ospita».

Un aspetto indubbiamente importante.S.G.: «Tanto da averci convinto che fosse ne-cessario pubblicare per la prima volta un bi-lancio di sostenibilità. Da questo documento,che tutti possono consultare, si può evincere inmaniera strutturata e trasparente il fatto che laRam abbia conquistato un grado molto elevatodi sostenibilità sotto ogni profilo. Il profiloproduttivo, per gli alti standard di eccellenza, laconfigura come una delle raffinerie più com-petitive in Europa. Quello economico le attri-buisce l’identità della più importante realtàd’impresa dell’area per investimenti e occupa-

zione che questi generano direttamente e at-traverso l’indotto. E infine quello attinente lepolitiche di salute, sicurezza e protezione am-bientale. Proprio in occasione delle celebra-zioni del cinquantenario, l’anno scorso, ab-biamo potuto festeggiare il compimento di unanno senza infortuni. Un obiettivo questo chedal 2000 in poi abbiamo realizzato altre voltee che ad Aprile di quest’anno ha riguardatonon solo i dipendenti Ram ma anche i lavora-tori delle ditte appaltatrici che operano sotto ilnostro diretto coordinamento. Il fatto che anovembre si sia raddoppiato questo obiettivoper i dipendenti costituisce un record consi-derando le performance su questo versante de-gli impianti industriali non solo siciliani ma intutta Italia». � �

��Il profilo produttivo della Ram la configura comeuna delle raffinerie più competitive in Europa

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ENERGIA

64 • DOSSIER • SICILIA 2012

500 MLNPIANO DI INVESTIMENTIQUINQUENNALE CHE KUWAITED ENI HANNO DECISO PER LARAFFINERIA DI MILAZZO

� �Quali sono le sfide che la Ram deve af-

frontare nella fase di acuta crisi che il settoredella raffinazione sta registrando?MARCO SAETTI: «La crisi della raffinazione permolteplici fattori, a partire dall’eccesso di ca-pacità del sistema italiano, ha una natura strut-turale. In questo contesto la partita che la Ramgioca è traguardare standard sempre più elevatidi competitività. Questo impegno si è tradottoconcretamente negli investimenti fatti nei suc-cessivi quindici anni dalla creazione della jointventure: gli azionisti hanno investito 900 mi-lioni di euro, che consentono oggi alla Ram diessere, al tempo stesso, una raffineria partico-larmente sicura e compatibile con il rispettodell’ambiente. In più possiede un grado di con-versione molto alto, che permette alla strutturadi minimizzare la produzione di olio combu-stibile. Nel quinquennio in corso questo im-pegno, declinato sulle stesse direttrici, sarà ul-teriormente rafforzato».

In che modo e con quali proporzioni?M.S.: «Dal 2011 è partito un piano quinquen-nale che prevede complessivamente investi-menti per 500 milioni di euro. Di questi, 180milioni sono destinati ad ambiente e sicurezzamentre i restanti riguardano in parte nuovi im-pianti, come il prossimo completamento dellarealizzazione del terzo impianto a idrogeno e ilterzo impianto di recupero Zolfo, e in granparte il miglioramento delle rese e il pro-gramma di energy conservation. Entrambi que-sti capitoli sono indirizzati all’ulteriore conte-nimento dei costi particolarmente elevati perle raffinerie di mare come quella di Milazzo.

Quali sono gli obiettivi di questo processo?M.S.: «Nel campo delle rese di olio combusti-bile vogliamo diventare una raffineria biancanel medio-lungo periodo e in quello dei con-sumi energetici intendiamo ottenere un’ulte-riore e drastica riduzione. Su questo punto,cui corrisponde un beneficio in termini di co-sti variabili oltre che ambientali in quanto ge-nerano un’importante riduzione delle emis-sioni di CO2, stiamo facendo progressisignificativi. Già nel 2010 avevamo ridottol’indice energetico di cinque punti; per unaraffineria come Milazzo tale riduzione con-sente un risparmio di 10-12 milioni di euroannui. Anche questo può essere consideratoun record e in futuro vogliamo fare ancorameglio. Quanto realizzato dal ’96 in poi con-ferma la giustezza di un approccio e di sceltepienamente condivise. Per la qualità oltre cheper l’entità di questi risultati continueremosulla stessa strada».

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ENERGIA

«Le criticità manifestatesi nel no-stro settore hanno richiesto ungrosso sforzo in due direzioni:selezione della clientela e ridu-

zione dei tempi di pagamento». Nelle paroledi Carmelo De Salvo, presidente della siracu-sana Co.Me.Co., che da decenni si occupa dicommercializzazione dei prodotti petroliferi,c’è quanto serve per avere un primo quadrodella situazione nel comparto degli idrocar-buri: oltre ai due criteri specifici secondo iquali la sua azienda ha inteso muoversi finora,

la parola chiave risulta “sforzo”. E in un’im-presa non può esserci vero sforzo senza un mi-nimo di audacia. Il presidente, affiancato daivice Gianfranco e Giancarlo De Salvo, e dal di-rettore Carmelo Panatteri, tocca molti punticruciali nella sua analisi di settore, riferendonel dettaglio la loro esperienza aziendale e lestrategie adottate per affrontare la grave fles-sione del mercato. «Negli anni siamo riusciti aritagliarci una grande fetta di mercato – ricordaCarmelo De Salvo – questo grazie all’impegnodi tutto il personale, nonché alla partnership

La Sicilia lotta contro la flessione preoccupante del mercato e trova le sue soluzioni a medio

e lungo termine. Carmelo De Salvo indica tutte le strategie che possono aprire nuove prospettive.

«Le condizioni del settore idrocarburi impongono nuovi piani industriali»

Renato Ferretti

Vie d’uscita alla crisi del petrolio

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Carmelo De Salvo

SICILIA 2012 • DOSSIER • 67

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Per crescere è necessarioconsolidare il core business,puntare sull’innovazionee sull’apertura a nuovi mercati

Carmelo De Salvo, presidente della Co.Me.Co. con sede a Siracusa

www.comecocarburanti.it

Ciò è per la Co.Me.Co. un privilegio irrinun-ciabile. La stretta connessione con il territorioassociata a un’area di attività da sviluppare sututto il territorio nazionale, spinge l’azienda aoperare con scrupolosa attenzione verso tuttele normative vigenti in materia di sicurezza dellavoro e tutela dell’ambiente». Per seguire la strategia complessa, l’azienda haformulato un nuovo piano industriale. «Que-sto – spiega il direttore Carmelo Panatteri –prevede la ristrutturazione societaria e crea-zione del Gruppo Co.Me.Co., attraverso lapresenza nel nuovo board of directors di ma-nager con esperienza, come prima cosa. In se-conda battuta, la costituzione della Co.Me.Co.energy, società che opererà come “indepen-dent power producer” per la produzione dienergia da più fonti rinnovabili. Poi la costi-tuzione della Co.Me.Co. Costruzioni, EpcContractor del gruppo che opererà nelle trearee dell’Oil & Gas, con particolare atten-zione allo sviluppo della nuova rete di distri-buzione, nell’Energy e nel Real Estate. Infinesono previsti investimenti in ricerca e sviluppo,mirati in modo particolare all’innovazione deiprocessi. Primo obiettivo per il triennio 2013-2015 è la creazione di asset tangibili in gradodi generare flussi di cassa stabili di lungo pe-riodo con basso profilo di rischio».

con i più grandi colossi del petrolifero. L’ul-timo periodo di forte recessione ci ha impostodi guardare con più attenzione ai nostri clientie ai tempi di pagamento. Inoltre, per conti-nuare a crescere è necessario consolidare ilcore business della società e puntare sull’in-novazione e sull’apertura a nuovi mercati». Ma non sono le uniche direttive che laCo.Me.Co. segue. «Diversificazione – ag-giunge Gianfranco De Salvo, responsabilecommerciale – è un termine che sempre piùsi riscontra nei discorsi del presidente. Lanostra famiglia già da tempo ha cominciato adiversificare, per esempio investendo nel set-tore turistico alberghiero. Inoltre, abbiamoampliato la gamma dei servizi offerti, conso-lidandoci nel settore extra-rete (quello dellafornitura di prodotti petroliferi alle grandiimprese di trasporto e di costruzione), rivol-gendo la nostra attenzione al settore rete,mediante l’acquisizione e la costruzione siadiretta sia per il tramite di società partecipatedi impianti stradali in gestione o in proprietà.Diversi progetti di realizzazione di impiantidi distribuzione stradale sono stati già av-viati in svariate province della Sicilia che ope-reranno con il nostro brand».Tra le priorità del gruppo dirigenziale dellaCo.Me.Co. c’è sicuramente un coriaceo attac-camento al territorio. «Avendo la sua sedeprincipale a Siracusa – spiega Giancarlo DeSalvo, responsabile finanziario –, la societàopera in un territorio pieno di storia e cultura.

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MODELLI D’IMPRESA

P er molto tempo la Cina ha puntatosulla crescita economica interna, adot-tando una politica di forte chiusura eprotezione nei confronti dell’Occi-

dente. Nell’ultimo ventennio, ha strappato ilruolo di protagonista anche all’Italia, cambiandola sua strategia economica e adattandola alla no-stra. Ne sanno qualcosa le aziende italiane, perprime quelle votate al settore tessile che oggi persopravvivere alla forte concorrenza cinese si sonospecializzate in prodotti di nicchia, difficilmenteriproducibili senza le conoscenze necessarie, dallaqualità estremamente elevata e unici su mercato.Lo sanno ancora meglio le piccole realtà terziste,che, oltre a tutti i problemi che riscontrano le al-tre aziende, devono scontrarsi anche con quelliindotti dal rapporto con i committenti. È il casodella confezione siciliana San Lorenzo. «Siamospecializzati nei “double”, chiamati anche doppiapribili - spiega il direttore Filippo Miracula – chehanno la caratteristica di non avere rovescio,

sono quindi tessuti in pulito da ambedue i lati. Ifilati vengono rifiniti interamente a mano perfarne dei capi leggeri e allo stesso tempo moltocaldi, che risultano belli all’interno, così come losono all’esterno, il tutto senza l’utilizzo di fodere.Questo genere di lavorazione necessita di moltamanodopera “amanuense”, ancora facilmente re-peribile nei nostri territori, ma che scarseggia or-mai nei grossi centri produttivi».

In un contesto di globalizzazione, ilmade in Italy può continuare a rappre-sentare un “marchio distintivo” o rischiapiuttosto di essere schiacciato da tempisti-che produttive sempre più frenetiche, a di-scapito della qualità? «Il made in Italy continuerà ad esistere comesimbolo distintivo di alta qualità e design inno-vativo, ed è su questa strada che le aziende italianecome la nostra devono indirizzare gli sforzi al finedi risultare competitivi sul mercato globale».

Quali strategie occorrono e quali cambia-

L’esperienza e la passione degli

imprenditori italiani sono le carte

da giocare per reggere il confronto

con il colosso cinese. Filippo Miracula

descrive un settore che ha sempre

più bisogno di manodopera qualificata

Valeria Garuti

Filippo Miracula, direttore della San Lorenzo Confezioni

di San Marco d’Alunzio (ME) - www.sanlorenzoconfezioni.com

Il tessile che non cedealla globalizzazione

68 • DOSSIER • SICILIA 2012

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SICILIA 2012 • DOSSIER • 69

menti sono stati introdotti, per mantenerealta la competitività sul mercato? «Abbiamo la possibilità di lavorare con maisonitaliane d’alta moda che, anche in un momentodifficile come questo, non hanno subito grandicali delle vendite. Anche i grandi marchi hannoaccusato però importanti flessioni del potered’acquisto, causate dall’aumento del costo dellematerie prime. Questo potrebbe condurre adun eventuale abbassamento dei costi di mano-dopera, che la nostra azienda riesce ad evitare gra-zie ad una gestione molto flessibile del lavoro eall’introduzione di nuove tecnologie che ci hannoconsentito di aumentare la produttività e di con-seguenza la capacità produttiva».

Lavorate per grandi firme, francesi eitaliane. Con quali modalità e seguendoquali fasi? «Ci occupiamo di taglio, controllo e stiro fi-nale e alcune aziende ci chiedono anche il

servizio modellistico, soprattutto se nonhanno una conoscenza specifica del pro-dotto double, quindi ci inviano lo schizzoe noi realizziamo il cartamodello. Puntiamosulla qualità e sui tempi; abbiamo tempi-stiche molto rigide ma riusciamo sempre arispettarle grazie ad un sistema di trasportiorganizzato».

Nel vostro futuro aziendale, quali obiettivivi prefiggete e come intendete concretizzarli? «La scelta di essere stretti collaboratori dellegrandi firme ci ha sempre premiato. Siamotra i confezionisti più conosciuti tra gli ad-detti ai lavori e contiamo in futuro di svi-luppare costantemente nuove idee nel campodella confezione. Ci stiamo organizzando suquesta linea collaborando con personale sem-pre più specializzato, che formiamo ancheall’interno e che sarà in grado di rispondereattivamente agli stimoli degli stilisti».

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Ci siamo specializzati nei doppi apribili,un genere di lavorazione che necessitadi manodopera altamente qualificata

Filippo Miracula

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MODELLI D’IMPRESA

Uno studio strategico sul settore cal-zaturiero italiano realizzato que-st’anno da Anci (Associazione Na-zionale Calzaturifici Italiani)

mostra come questo settore, che si posiziona alsecondo posto al mondo per le esportazioni,dopo la profonda crisi del 2009 abbia reagitoenergicamente, favorendo la salita della pro-duzione nel 2011 del +4,8 in volume rispettoagli anni precedenti. Il settore si è decisamenteposizionato in vetta vedendo aumentare senzasosta il prezzo del prodotto esportato.La crisi ha messo tuttavia in luce la fragilità delleaziende più piccole, anelli deboli della filiera maallo stesso tempo detentori di saperi artigianalifondamentali al mantenimento dell’alto livelloqualitativo delle produzioni italiane. Si ponenuovamente sotto i riflettori la necessità di agirein maniera condivisa a favore di queste aziendeper il mantenimento delle competenze specia-listiche nei distretti. La dimensione distrettualeè infatti tipica di questo settore ed è quella chepermette, oltre alla flessibilità produttiva e al-l’efficienza, l’esistenza delle condizioni per la

continua innovazione di prodotto. Necessaria èquindi l’adozione sia di politiche che incenti-vino la crescita dimensionale sia di forme di col-laborazione tra le aziende della filiera attraversoaccordi e contratti di rete.Di estrema importanza sono il rilancio del “sa-per fare” tipico del made in Italy, la valorizza-zione delle figure professionali quali i maestrid’arte e la costituzione di poli di formazioned’eccellenza per riavvicinare i giovani al lavoroartigianale. «Le difficoltà dovute alla crisi –spiega Antonino Scaffidi, direttore dell’aziendadi calzature siciliana Killin Spa – e il difficilecontesto economico nel quale ci muoviamo ciportano a fare sacrifici impressionanti. Riscon-triamo problemi di ogni genere a partire dallascarsa liquidità dei nostri clienti e dei consu-matori finali. Nonostante questo la nostraazienda ha sempre chiuso il bilancio in positivoe questo è dovuto principalmente a 25 anni diattività portata avanti in ogni occasione con lamassima correttezza, anche in una regionecome la Sicilia, dove tutto è più difficile. Laqualità dei materiali che utilizziamo e della la-vorazione del prodotto è fondamentale per lanostra impresa, inoltre puntiamo sulla flessibi-lità, adeguandoci alle esigenze di mercato eproponendo diversi modelli di calzature peruomo e donna, da quelle più glamour a quellepiù casual, ricoprendo una fascia di età dei

Antonino Scaffidi,

presidente del Cda

e Giusy Monastra,

responsabile

commerciale

della Killin Spa di

Barcellona P.G. (ME)

www.killin.it

Qualità e innovazioneper il calzaturiero

70 • DOSSIER • SICILIA 2012

Il settore calzaturiero italiano si piazza

al secondo posto al mondo per

le esportazioni. Antonino Scaffidi spiega

l’importanza di creare un prodotto di

qualità e di commercializzarlo attraverso

processi di distribuzione innovativi

Valeria Garuti

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SICILIA 2012 • DOSSIER • 71

Antonino Scaffidi

consumatori compresa tra i 25 e i 50 anni». Un altro indice di crescita fondamentale per lePmi del settore calzaturiero e non solo riguardal’innovazione nei metodi di distribuzione. «Ne-gli ultimi anni - continua Scaffidi - l’attività dicommercio della Killin si è ampliata e diversi-ficata notevolmente: siamo presenti soprattuttoin Sicilia, in Calabria e a Malta, ma la venditariguarda anche altre zone dell’Italia e l’estero.Dalla vendita all’ingrosso siamo passati a speri-mentare la vendita al dettaglio, fonte inesauri-bile di informazione ed idee innovative, e in fu-turo, grazie anche al commercio elettronico,l’azienda si avvierà a competere in tutta l’Italiae in Europa. Ci serviamo del web per avere uncontatto diretto con i nostri rivenditori».È proprio l’e-commerce che, secondo gliesperti, potrebbe salvare dalla crisi le Pmi inquanto è economico, globale e ha l’importantecaratteristica di trattare il cliente in modo per-sonalizzato e proporre azioni commerciali mi-

rate e veloci. In Italia c’è ancora ritrosia daparte delle aziende produttrici e della grandedistribuzione organizzata ad investire in questocanale alternativo principalmente per noncreare concorrenza tra questi canali. Il com-mercio via web va infatti pensato in modo in-tegrato: il cliente, a seconda del momento dellagiornata e del luogo in cui si trova, può sce-gliere canali differenti, ma la possibilità di fi-delizzarlo al proprio brand in ognuno di que-sti è un vantaggio competitivo che in Italiatroppo pochi hanno colto fino ad oggi. Peraiutare le imprese italiane in termini di risorsee competenze informatiche oggi sul mercatosi stanno affermando operatori, consulenti egestori per conto delle aziende del businessonline che si occupano dell’intero processo dicommercializzazione via Internet, che va dallarealizzazione del catalogo prodotti e la curadell’immagine del sito fino alla sua promo-zione in rete.

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Puntiamo sulla flessibilità, proponendodiversi modelli di calzature per uomoe donna, da quelle più glamoura quelle più casual

Page 62: DSicilia122012

La formazione ultimamente ha assuntoimportanza, sia per le aziende, sia perchi cerca lavoro e il suo ruolo si esplicanell’opportunità di offrire competenze

innovative. Oggi le imprese sono alla ricerca diprofili qualificati e specializzati; questo periododi forte difficoltà economica e il numero semprecrescente di laureati, hanno spostato i parame-tri di ricerca delle stesse aziende, che preferisconofigure professionali specializzate e formate in di-versi settori strategici. La formazione professionale è strategicamenterilevante per rispondere alle nuove richieste delmercato: è necessario infatti, migliorare com-petenze e capacità per anticipare gli stessi cam-

biamenti. Uno degli strumenti più potenti persviluppare esperienza e apprendimento sono icorsi di formazione professionale, che ren-dono possibile sia un preciso orientamento allavoro, sia l’acquisizione di capacità e abilitàprofessionali in grado di soddisfare la nuovarealtà lavorativa. Oggi il lavoratore si trova difronte ad un percorso lavorativo molto di-verso dal passato, che non più lineare e certoe deve quindi adeguare continuamente le pro-prie competenze in ragione delle esigenze dimercato. Archè dal ‘94 opera come società di forma-zione e consulenza, al servizio della persona edelle imprese, con l’obiettivo di erogare corsisia a soggetti disoccupati o in cerca di primaoccupazione sia a soggetti occupati. «In unperiodo di grande difficoltà economica comequesto - spiega Emilio Romano, Amministra-tore Unico di Archè s.r.l. - abbiamo puntatoallo sviluppo due aree di formazione: la primariguarda la formazione dei giovani, soprat-tutto minorenni, attraverso i cosiddetti pro-getti di obbligo formativo, di durata trien-nale, in settori produttivi in espansione comebenessere, ristorazione, fotovoltaico, prodottilocali. I corsi si tengono sempre nelle nostreaule: disponiamo di laboratori strutturati percorsi di estetica, acconciatura e cucina. I nostridocenti sono veri e propri professionisti disettore e questo permette loro di trasmettere airagazzi le proprie competenze teoriche del me-stiere ma soprattutto quelle tecniche».I percorsi formativi sono utili anche per svi-luppare e potenziare le cosiddette competenze

La formazione è un valido aiuto per integrare “sapere”, “saper fare” e “saper essere”.

Emilio Romano spiega come rendere meno traumatico l’adattamento alle diverse

situazioni a cui il lavoratore può andare incontro

Valeria Garuti

Il ruolo della formazione

Emilio Romano,

Amministratore Unico

della Archè Srl

di Catania

www.archeonline.com

74 • DOSSIER • SICILIA 2012

MODELLI D’IMPRESA

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SICILIA 2012 • DOSSIER • 75

Emilio Romano

novazione e crescita. Il momento d’aula può di-ventare una griglia su cui pianificare un cam-biamento vero: grazie al confronto con gli altrie all’elaborazione autonoma degli input rice-vuti, ciascun soggetto può dare vita a nuovestrategie per la ricerca del lavoro ideale, fortedell’arricchimento del proprio patrimonio diconoscenze, della dinamica emotiva e motiva-zionale, nonché della consapevolezza del ruoloprofessionale acquisito. «Dal 2006 Archè è en-trata in partenariato con imprese di altre regionid’Italia - afferma Romano - con le quali si viveancora oggi un’avventura imprenditorialemolto interessante in termini di sviluppo e diprofessionalità. Da questa amicizia operativa ènata l’ipotesi di verificare la possibilità di aprirea Catania la “Piazza dei Mestieri”, un’espe-rienza nata nel 2004 a Torino, che si configuracome un luogo di educazione integrale dellapersona, in cui oltre all’aspetto formativo e diaccompagnamento al lavoro, si attivano attivitàproduttive e proposte di eventi legati alla cul-tura, allo sport e alla musica».

trasversali, quali originalità, capacità organiz-zative, orientamento all’innovazione, flessibi-lità, autonomia, tutte abilità spendibili in di-versi contesti professionali e molto ambitedalle aziende. Le aziende agro alimentari e diprodotti tipici, per esempio, stanno dirigendole vendite principalmente all’estero, quindi peri ragazzi risulta utile conoscere bene il pro-dotto da commercializzare per poi essere ingrado di proporre all’azienda che li potrà assu-mere un progetto di internazionalizzazione.«La seconda area di formazione di cui ci occu-piamo - continua Romano - riguarda le impresee in particolare gli occupati in esse. Grazie aifondi interprofessionali, oltre che a quelli delFondo Sociale Europeo e regionali, abbiamo lapossibilità di curare la formazione nelle im-prese attraverso azioni di riqualificazione delpersonale, sostenendo così le aziende che desi-derano ampliare i propri orizzonti produttivi ecommerciali».La formazione è inoltre un’utile occasione percreare un contesto di curiosità e stimolo, di in-

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Per i giovani è fondamentalescegliere un percorso formativomirato con lo scopo di raggiungeregli obiettivi prefissati

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TECNOLOGIE

76 • DOSSIER • SICILIA 2012

L a cartografia è indispensabile percreare e aggiornare tutte le informa-zioni su un territorio per poi proporrestrumenti di gestione, pianificazione e

valorizzazione. In questo ambito Aerosistemi for-nisce, sia a enti pubblici che a privati, numerosiservizi. Effettua rilievi topografici, cartografiatecnico-numerica, studi geologici e realizza si-stemi informativi territoriali. «Nei primi mesidel 2012 – afferma Carmelo Di Natale, ad dellasocietà insieme a Sarino Vecchio e Massimo Mi-celi – il valore dell’azienda è stato certificato daldipartimento delle Attività produttive della Re-gione Sicilia che ha inserito Aerosistemi tra leprime venti società della Sicilia caratterizzate daun elevato valore tecnologico». Per rimanerecompetitiva l’azienda investe molto in ricerca esviluppo. «Abbiamo sempre considerato le attivitàdi ricerca scientifica e tecnologica un aspettochiave in termini di competitività e di sopravvi-venza», garantisce Di Natale. La persona comunenon ha molta dimestichezza con questa disci-plina, ma tutti abbiamo usato Google Maps.

La diffusione di servizi come Google Maps,Street View e simili ha cambiato in qualchemodo il ruolo della cartografia e delle tecni-che di ripresa utilizzate nel vostro settore?CARMELO DI NATALE: «Non possiamo non rico-

noscere a Google Maps e al suo alter ego3D, Google Earth, il grande merito di averesdoganato l’informazione geografica renden-dola fruibile liberamente su scala globale ancheai non addetti ai lavori. Tuttavia l’approcciodell’utente comune non è di tipo specialisticoo tecnico, per cui si ha scarsa cognizione suaspetti non secondari, come l’inadeguatezzadei livelli di precisione e la ridotta accuratezzametrica delle immagini visualizzate. Non sipuò quindi pensare che, esistendo le mappe diGoogle, i dati spaziali “certificati” non servanopiù. Al contrario si renderà necessario mante-nerli, aggiornarli e arricchirli, perché questisono di qualità migliore».

Le vostre specializzazioni nel settore dellacartografia sono molteplici. Quale la puntapiù avanzata a livello tecnologico?SARINO VECCHIO: «Senza dubbio, le attività di“remote sensing”, la disciplina che permettedi acquisire i dati e le informazioni riguar-danti il territorio studiando, elaborando eanalizzando le immagini digitali ad altissimarisoluzione acquisite “da remoto”, ovvero ri-prese da un aereo o da un satellite. In questomodo possiamo creare dati ufficiali, indi-spensabili per le politiche di valorizzazione, dipianificazione e di controllo del territorio.

La cartografia rappresenta un settore

poco conosciuto dell’eccellenza

italiana. Carmelo Di Natale,

Sarino Vecchio e Massimo Miceli

della Aerosistemi, azienda che produce

e gestisce dati geografici e territoriali,

fanno il punto della situazione

Lorenzo Brenna

Massimo Miceli,

Carmelo Di Natale

e Sarino Vecchio,

amministratori delegati

della Aerosistemi Srl

di Giarre (CT)

www.aerosistemi.com

La ricerca per il territorio

Page 65: DSicilia122012

SICILIA 2012 • DOSSIER • 77

In quest’ottica l’informazione geografica ri-veste un ruolo di supporto oggettivo alla co-noscenza della zona analizzata».

Fra i vostri committenti ci sono enti pub-blici e privati sia nazionali che internazionali.Fra gli ultimi progetti che avete curato, ce n’èuno di particolare importanza?MASSIMO MICELI: «Negli anni scorsi ci siamo ri-volti non solo al mercato locale ma anche aquello europeo, esportando la nostra tecno-logia made in Italy anche in altri paesi delcontinente. Abbiamo così creato una rete dialleanze che ci ha permesso, ad esempio, diprendere parte al processo di aggiornamentodelle banche dati catastali e stradali dei terri-tori della Bassa Sassonia, in Germania. Unodei nostri progetti più apprezzati in ambitonazionale è stato quello realizzato in Pie-monte. Abbiamo eseguito una campagna diriprese aeree con sensori digitali multispettraliad altissima risoluzione elaborando evolutimodelli tridimensionali del terreno».

Qual è stato l’andamento del vostro busi-ness nel 2011?S.V.: «L’azienda è riuscita a rispondere concre-tamente ai cambiamenti riuscendo a difenderee rafforzare le capacità di base consolidando lapropria mission di provider di soluzioni inno-

vative e servizi. Nel corso del 2011 i risultatisono stati positivi, abbiamo registrato un in-cremento del valore medio della produzione ri-spetto all’esercizio precedente. Alla base di que-sta crescita c’è la continua ricerca di soluzioniin grado di integrare tecnologia, processi diinnovazione e attività di ricerca e sviluppo».

Quali sono le prospettive e gli obiettivi peril medio periodo?M.M.: «Abbiamo deciso di concentrare il nostrointeresse per l’immediato futuro solo versospecifici settori prioritari. Primo tra tutti ilmonitoraggio ambientale e i servizi integratiper la pianificazione e la gestione delle attivitàdi risanamento per le aree ad elevato rischio dicrisi ambientale. L’attenzione sarà rivolta inparticolare alle attività di censimento e di ge-stione del patrimonio culturale, della sicu-rezza sociale e delle aree urbane».

��Alla base della crescita c’è la continuaricerca di soluzioni in grado di integraretecnologia, processi di innovazionee attività di ricerca e sviluppo

Carmelo Di Natale, Sarino Vecchio, Massimo Miceli

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MERCATO DELLA PESCA

90 • DOSSIER • SICILIA 2012

La Commissione europea ha tracciato al-cune linee guida per regolamentare ilsettore ittico a partire dal 2013 chesono oggi al vaglio del Parlamento eu-

ropeo. Uno degli obiettivi strategici vuole ren-dere la pesca sostenibile conciliando le esigenzedel mercato con la tutela del mare e delle sue ri-sorse, oltre all’impegno nel contrastare le attivitàillegali che danneggiano il reddito, l’economia el’occupazione. Da anni, secondo i dati fornitidall’Istat, il trend del settore ittico italiano è ne-gativo con un livello di esportazione che è pari aun sesto dell’importazione e anche in Sicilia sof-frono importanti marinerie come quelle di Ma-zara del Vallo, Sciacca, Porticello Santa Flavia eLicata. «L’ottima qualità dei nostri prodotti itticifa gola ai paesi esteri» dichiara il segretario gene-rale di Unioncamere Sicilia «tuttavia, anche nel-l’isola il trend delle esportazioni ha subito unrallentamento». Tra i fattori critici vi è senz’altro la concorrenzamolto forte dei paesi stranieri, in particolare Ar-gentina, Senegal e Brasile che saturano di pro-dotti il mercato determinando la stagnazione deiprezzi. Per ridurre tale dipendenza servirebberonuove regole ma anche la realizzazione di nuoviimpianti di allevamento di pesce a mare.

Come giudica l’andamento economico delsettore in Sicilia?«La pesca è un settore storico per la Sicilia, cheriveste un ruolo importante sia in termini eco-nomici che occupazionali oltre che, natural-mente, dal punto di vista tradizionale. Ci sonointeri paesi che vivono di pesca. I numeri peròindicano come da maggio a giugno il fatturatodell’export è diminuito complessivamente dioltre 20 punti percentuali rispetto allo stessoperiodo dell’anno precedente. La performancenegativa non è comune a tutte le province:Trapani, Palermo e Siracusa si mantengono incontrotendenza».

Le limitazioni nazionali ed europee, il carocarburante, la concorrenza dei mercati esteri

«Le marinerie siciliane sono al collasso e il numero

dei pescatori si è dimezzato nel giro di pochi anni»,

afferma Alessandro Alfano, che valuta nuove

opportunità di crescita per tornare a essere competitivi

nel Mediterraneo

di Elisa Fiocchi

Nuove tecnologieper la filiera ittica

Alessandro Alfano,

segretario generale

di Unioncamere Sicilia

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Alessandro Alfano

SICILIA 2012 • DOSSIER • 91

quale impatto stanno avendo sul settore itticosiciliano?«Il tessuto imprenditoriale del settore ittico èfatto per lo più da piccole e piccolissime realtàproduttive. Una sottodimensione che non aiutale imprese a stare dietro a tutti gli adeguamentiprevisti per legge e sostenere i costi di produ-zione, a partire proprio dal costo del carburante.Il risultato è che le marinerie siciliane sono al col-lasso e il numero dei pescatori si è dimezzato nelgiro di pochi anni. E questo non aiuta di certo aessere competitivi rispetto ad alcuni paesi del marMediterraneo».

Come i contributi previsti dalla legge regio-nale 11 del 2010 per il caro gasolio sarannodistribuiti agli operatori del settore ittico?«La notizia della pubblicazione della graduatoriasblocca di fatto oltre 1,7 milioni di euro di ri-sorse. Di certo questi aiuti rappresentano unaboccata di ossigeno per gli operatori siciliani delsettore che puntano il dito - e non solo loro -contro i prezzi del carburante saliti alle stelle».

La realizzazione di impianti di allevamentodi pesce a mare come potrebbe diminuire ladipendenza estera e rilanciare il settore?«Gli impianti di allevamento possono rappre-sentare un’opportunità di crescita, resta ancorada valutare la loro fattibilità economica. In ognicaso esistono già degli esempi positivi, come l’al-levamento di ricciole di Lampedusa che, per viadegli ottimi livelli di qualità e quantità, nellescorse settimane ha anche attirato l’attenzionedel ministro Mario Catania».

E quali provvedimenti urgenti e finanzia-menti sono necessari per rilanciare il com-

parto nel Mediterraneo?«Nonostante le difficoltà generali del settore, laSicilia ha forti potenzialità da esprimere. Non bi-sogna dimenticare che Mazara del Vallo è laprima marineria, non solo dell’isola, ma anched’Italia. Il mondo della pesca rappresenta un pa-trimonio che la Sicilia non può disperdere. Tragli interventi più urgenti c’è la promozione di unpacchetto che preveda la modernizzazione dellafiliera ittica, il ricorso a nuove tecnologie e a fi-gure manageriale che sappiano rilanciare il set-tore anche in un’ottica di internazionalizzazionedel marchio made in Sicily. Oltre naturalmentea una serie di agevolazioni che alleggeriscano leimprese che operano nella pesca».

Nel canale di Sicilia operano “volanti a cop-pia” che, secondo l’Organizzazione dei pro-duttori della pesca della Sicilia occidentale,pescano tutto l’anno acciughe sotto tagliacompromettendo la capacità riproduttivadella specie. Come regolamentare le autoriz-zazioni e contrastare anche la pesca illegale?«La prima cosa a fare è salvaguardare la ric-chezza del nostro mare che negli ultimi de-cenni è stato soggetto a un velocedepauperamento ittico. Bisogna arrestare que-sto processo come già d’altronde si sta facendoimponendo il fermo biologico nei periodi incui è prevista la riproduzione di alcune specieittiche. Alla fine, però, si assiste a un para-dosso: intere marinerie si fermano quando cisono i blocchi, ma c’è chi va lo stesso in marefacendo un danno non soltanto al sistema ma-rino ma anche a quello economico. È qui chebisogna stringere le maglie».

EURO LE RISORSE SBLOCCATE DALLA REGIONEPER GLI OPERATORI DEL SETTORE ITTICO PREVISTEDALLA LEGGE 11 DEL 2010 PER IL CARO GASOLIO

1,7 mln

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XXXXXXXXXXX

92 • DOSSIER • SICILIA 2012

MERCATO DELLA PESCA

Nella fascia costiera italiana, che sistaglia per oltre 8mila chilome-tri, sono iscritti e armati 3.035moto-pescherecci siciliani che

rappresentano il 31 per cento della stazza na-zionale. Dal 1989 a oggi, la flotta regionaleha subito il taglio di oltre un migliaio emezzo di unità e con l’introduzione delnuovo piano europeo, a partire dal 2013, saràdestinata a ridursi drasticamente. Le rotta-mazioni effettuate sul territorio non sono co-munque servite a ridurre lo sforzo delcomparto e, allo stato dell’arte, i seimila pe-scatori marittimi delle motobarche demolite

svolgono ugualmente le attivitàsu imbarcazioni senza matri-cola. E con un aggravante,come sottolinea Carmelo Mica-lizzi, presidente della Federa-zione Armatori siciliani, che varicercata nel decreto regionaledel 2012. «La Regione ha con-cesso 40mila euro a coloro cheavessero fermato le attività e di-mostrato, entro i successivi 24

mesi, una riconversione in altri settori. Tut-tavia, ha lasciato liberamente, e senza alcunvincolo, che gli stessi potessero svolgere lapesca sportiva con la cattura quotidiana dicinque chilogrammi di pesce». Si è così creatauna situazione che vanifica la riduzione dellosforzo di pesca tramite la rottamazione di

motopescherecci. Impegno che, come ricordaMicalizzi, «è costato una decina di miliardidi euro».

Chi è responsabile della cattiva gestionedelle risorse ittiche e della crescente im-portazione di prodotti?«La commissione della Comunità europeadella pesca e la direzione generale della pescamarittima presso il Ministero delle risorseagricole hanno varato normative e leggi senzala programmazione di un piano industrialedella pesca, portando il settore alla derivaprima con la costruzione di nuovi motopescapoi con la loro rottamazione. Contempora-neamente, il Ministero ha rilasciato nuove li-cenze di pesca mentre altri decretifinanziavano la rottamazione degli stessi alfine di ridurne lo sforzo».

Come si sono tradotte queste incon-gruenze legislative sul comparto?«Il risultato è che ci sono meno pescherecci inmare e meno catture di pesci, dimenticandoperò che tutti i pescatori imbarcati sulle mo-topesca svolgono ugualmente l’attività dipesca con piccole imbarcazioni senza matri-cola. L’introduzione di questa legge consenteloro di catturare come diportisti fino a cin-que chili di pesce al giorno e a questi si ag-giungono altre migliaia di diportisti e di subche catturano quotidianamente pesce pre-giato e lo rivendono ai ristoranti e ai clientiabituali».

I pescatori marittimi che hanno rottamato le proprie motobarche continuano a svolgere attività

di pesca con piccole imbarcazioni senza matricola. Così si vanifica la riduzione dello sforzo

del settore e si sperpera denaro. Ne parla Carmelo Micalizzi

di Elisa Fiocchi

Scarsi controllie incongruenze legislative

Carmelo Micalizzi,

presidente della

Federazione Armatori

Siciliani

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Carmelo Micalizzi

SICILIA 2012 • DOSSIER • 93

Quali avvenimenti ha causato la dipen-denza estera molto forte con l’importa-zione del 70% di prodotti ittici? «Tra i tanti episodi, è bene ricordare che lapesca delle spadare fu vietata prima dalle Na-zioni Unite, con la risoluzione n.44\225 deldicembre 1989, e in seguito dall’Ue, che nel1991 dichiarò illegale l’utilizzo delle reti. InItalia nulla tuttavia cambiò e, a distanza diquasi vent’anni dal primo divieto, è arrivatala condanna da parte della Corte di Giusti-zia europea ai danni del nostro paese. Nono-stante ciò, si continua a pescare con le retiillegali come risulta dai verbali della GuardiaCostiera e dai sequestri di enormi quantita-tivi di reti che sono rimasti in possesso agli

armatori. Inoltre, nella grande distribuzionesiciliana, così come nelle botteghe del pesce enei mercati locali, all’ingrosso e rionali, sitrova circa il 70% di prodotti ittici importatianche dai Paesi del sud-est asiatico, che sonoquelli più dannosi perché prelevati da alleva-menti di pesce d’acquacoltura intensiva so-vraffollati che sfuggono ai controlli».

Quale impegno chiede alla Commissioneconsultiva regionale della pesca?«Si devono programmare e finanziare progettidi forte capacità produttiva. Ad esempio, iconsorzi di ripopolamento ittico devono pro-durre pesci, devono essere affidati a personeappartenenti alla categoria dei pescatori. Inol-tre, tra le azioni urgenti vi è la realizzazione di � �

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In Italia si continua a pescare con le reti illegalicome risulta dai verbali della Guardia Costierae dai sequestri di enormi quantitativi di retiche sono rimasti in possesso agli armatori

Page 70: DSicilia122012

XXXXXXXXXXX

94 • DOSSIER • SICILIA 2012

impianti di itticoltura, maricoltura, miticol-tura; la regolamentazione della pesca marit-tima programmando una pesca intelligente,non intensiva, e gabbie galleggianti di alleva-mento del tonno; l’istituzione di zone di ripo-polamento ittico alternativo, con la chiusuraalla navigazione per dodici mesi, e vietate allapesca; la protezione del mare e dei fondali ma-rini con barriere artificiali di cemento per im-pedire la pesca a strascico illegale sotto costa;la realizzazione di impianti a terra di alleva-menti di acquacoltura, piscicoltura e impiantiper la lavorazione e trasformazione dei pro-dotti ittici pescati».

I soldi pubblici del Fondo europeo per lapesca a quali interventi sono stati destinati?«In Sicilia sono stati sprecati 12 milioni di euro.Con i soldi pubblici del Fep si sono finanziatisolo progetti per la promozione dei prodotti it-tici con varie denominazioni, progetti che sisono poi rivelati inutili. Abbiamo denunciatoquesto spreco di denaro pubblico a chi di com-petenza, segnalando gruppi di persone non ap-partenenti al settore che hanno percepito oltre

cinque milioni di euro per la promozione».Quale appello la Federazione Armatori Si-

ciliani rivolge alle istituzioni competenti ealle forze politiche?«Chiediamo l’impegno di portare avanti inizia-tive di programmazione per lo sviluppo dellapesca marittima siciliana e di salvaguardare que-sto settore in agonia attraverso progetti finaliz-zati alla creazione di strutture e sovrastrutture aterra, impianti per la lavorazione e trasforma-zione dei prodotti ittici locali tra cui i più im-portanti sono il pesce azzurro, l’alalunga e il pescespada. Non solo: chiediamo maggiore tutela del-l’ambiente, zone per il ripopolamento ittico conil divieto di pesca assoluto entro un miglio dallafascia costiera, impianti di maricoltura, itticol-tura, miticoltura e la semina nei fondali di von-gole veraci e vongole del Mar Adriatico. Sononecessari, inoltre, più controlli e vigilanza sullapesca a strascico entro i cinquanta metri di pro-fondità, incentivi sul vero fermo di pesca perzone, il blocco della pesca sportiva e di quella deisub oltre al potenziamento del vecchio porto pe-schereccio di Catania».

PESCHERECCI LE IMBARCAZIONI SICILIANEATTIVE NELLA PESCA, CHE RAPPRESENTANOIL 31 PER CENTO DEL TOTALE NAZIONALE

3.035 EURO LE RISORSE DEL FONDO EUROPEOPER LA PESCA CHE SONO STATE DESTINATEAL SETTORE ITTICO SICILIANO

12 mln

MERCATO DELLA PESCA

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Giovanni Tumbiolo

SICILIA 2012 • DOSSIER • 95

Dopo il sequestro di un pesche-reccio italiano avvenuto in set-tembre da parte di unamotovedetta tunisina si torna

con forza a parlare della cosiddetta “guerradel pesce” che imperversa nel Mediterraneoda oltre quarant’anni, travolgendo 130 im-prese di pesca e più di 1.500 famiglie. «Idanni derivanti dalla persistenza di una zonaprotetta alla pesca non sono causati dai po-poli amici della sponda sud – afferma Gio-vanni Tumbiolo, presidente del distrettoproduttivo della pesca di Mazara del Vallo –ma dalla colpevole e reiterata omissione d’in-tervento da parte dell’Unione europea nelMediterraneo». Il presidente del distrettodella pesca di Mazara del Vallo chiede a granvoce un piano di sviluppo finalizzato al su-peramento di un conflitto che definisce «pa-radossale», che esiste e si alimenta solo perchèi confini non sono mai stati tracciati conchiarezza. A tal proposito, nell’incontro av-venuto tra il primo ministro libico e il capodella Farnesina si sono poste le basi per tro-vare una rapida soluzione alla vicenda dellemotopesca sequestrate e per risolvere defini-tivamente i conflitti nel Mediterraneo attra-verso l’avvio di un processo di cooperazioneproduttiva e tecnica fra Italia e Libia nel set-tore della filiera ittica.

Com’è l’attuale situazione sulle coste si-ciliane?«È drammatica, i dati relativi alla guerra delpesce sono da bollettino di guerra. Abbiamo

avuto in oltre 40 anni, circa 130 sequestri dipescherecci, di cui cinque sono stati definiti-vamente confiscati, da parte delle autoritàmarittime di altri paesi come Tunisia, Algeriae, in particolare, Libia. Si tratta di una veraguerra con tre morti e tantissimi feriti colpitida aggressioni di mitraglie e colpi di can-none. Uno dei nostri pescatori è stato colpitoda infarto ed è entrato in coma profondo,altri hanno subito invece la detenzione perlunghissimi periodi. Al danno sociale eumano si associa anche quello economicoperchè tante imprese, per via della limita-zione degli spazi di pesca, sono state costrettea dichiarare il fallimento».

A quanto ammontano le ricadute econo-miche di questa situazione sulla filiera it-tica siciliana?

La cosiddetta guerra del pesce ha provocato in Sicilia danni sociali e la perdita di quattromila posti

di lavoro. Secondo Giovanni Tumbiolo, le politiche europee si orientano sui mari del nord

e «gli interessi della pesca mediterranea sono stati barattati con quelli

delle multinazionali del petrolio, del gas e delle armi»

di Elisa Fiocchi

Nuovi confini nel Mediterraneo

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Giovanni Tumbiolo,

presidente del distretto

produttivo della pesca

di Mazara del Vallo

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96 • DOSSIER • SICILIA 2012

«Si è determinata una perdita, negli ultimitre anni, di circa 4mila posti di lavoro e dicirca 800 imprese fallite. Il danno econo-mico stimato è di circa 30 milioni, derivanteda ammende, multe, riscatti pagati spessosenza la possibilità di appello; mentre 60milioni di euro derivano dal fermo forzatodelle imprese, dal sequestro del pescato edelle attrezzature. Parliamo di un dannoeconomico complessivo pari a oltre 100 mi-lioni di euro. Qualcuno deve ripagare questacatastrofe ed è paradossale che ciò avvengaproprio nel nostro distretto, dove ognigiorno avviene il miracolo della convivenzapacifica tra diverse nazionalità. Siamo unesempio nel comparto mondiale, basti pen-sare che a Mazara del Vallo, la capitale dellapesca del Mediterraneo, oltre il 20% dellapopolazione è di origine nordafricana emetà degli occupati del sistema della pesca èmagrebina. Proprio noi che siamo l’esempio

più concreto di pace e integrazione subiamola guerra da nostri amici e fratelli?».

Perchè, in tanti anni, non si è mai trovatauna soluzione a questo conflitto?«La verità, purtroppo, è che l’Europa non hamai definito i confini nelle acque del Medi-terraneo è ciò ha creato molta confusione.Gli italiani vengono così scambiati per cri-minali perchè sulle altre coste esistono altreleggi e si cerca semplicemente di difendere ilproprio mare. Siamo trattati alla stregua diladri di polli ed è giunto il momento di met-ter la parola fine a tutto questo».

Quali risposte hanno fornito le autoritàcompetenti?«Nessuna. Il commissario europeo dellapesca non è mai venuto a Mazara del Vallo,nonostante i numerosi inviti, e l’ultima vi-sita di un ministro della pesca italiano quirisale all’anno 2007. L’Europa ci ha fornitocome strumento il Fep, che tuttavia è stato

XXXXXXXXXXXMERCATO DELLA PESCA

STRANIERI LA PERCENTUALE DI OCCUPATI,ALL’INTERNO DEL DISTRETTO DELLA PESCA DIMAZARA DEL VALLO, CHE PROVIENE DAI PAESIDEL MAGHREB

20%EURO LA PERDITA ECONOMICA NEGLI ULTIMI 3 ANNI CAUSATADALLA “GUERRA DEL PESCE” PER IL SETTORE ITTICO SICILIANO, ACUI SI AGGIUNGONO 4MILA POSTI DI LAVORO PERSI E CIRCA 800IMPRESE FALLITE

100 mln

Nella foto sopra, da

destra, Mohamed Alajel,

presidente

dell’associazione libica

per lo sviluppo delle

attività marine, firma un

protocollo d’intesa a

MAzara del Vallo

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SICILIA 2012 • DOSSIER • 97

un fallimento totale: all’Italia sono stati fi-nanziati 151 milioni di euro utilizzati ma-lissimo. È possibile fare investimenti eperdere 4mila posti di lavoro? È evidenteche qualcosa non funziona. Queste politi-che andrebbero discusse con gli operatoridel settore mentre assistiamo solo a limita-zioni e creazioni di ostacoli all’esercizio delleattività di pesca».

Ad esempio? «Non possiamo pescare con un certo tipo direti ma davanti a noi i tunisini e i libici cifanno concorrenza con il gasolio che costameno della metà, operano nello stesso ba-cino di pesca, hanno le reti con le magliepiù strette e il costo del lavoro è un decimodel nostro. Non possiamo certo essere com-petitivi».

Quali attività il distretto della pesca por-terà avanti, anche per favorire l’interna-zionalizzazione?

«Come tutti i distretti puntiamo sull’innova-zione e il trasferimento tecnologico e se-guendo questa direzione abbiamo creato unosservatorio per la pesca del Mediterraneo:una fucina di centri di ricerche e di compe-tenza che vede la partecipazione di istituzioniscientifiche di ben dodici paesi del Mediter-raneo. Questo progetto ha una logica inter-disciplinare e bisogna fare in modo che possaoffrire risultati concreti anche sul piano del-l’internazionalizzazione. Trovare forme dicooperazione con i paesi della sponda sud delMediterraneo, e non solo, è una rotta obbli-gata perchè lì ci sono le risorse sufficienti af-finché la nostra lunghissima filiera produttivapossa alimentarsi. Serve buon senso, capacitàdi cooperare, ma l’Europa non deve creareostacoli e dovrà intervenire non in manieraunilaterale. È necessario un rafforzamentodell’osservatorio e la partecipazione respon-sabile dell’Unione europea».

Giovanni Tumbiolo

La guerra del pesceha provocatoun danno economicoper la Sicilia di oltrecento milioni di euro

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98 • DOSSIER • SICILIA 2012

XXXXXXXXXXXMERCATO DELLA PESCA

Gli italiani non sanno rinunciare altonno in scatola, soprattutto in unperiodo di crisi economica in cuiquesto prodotto mantiene un ot-

timo rapporto qualità/prezzo. Lo sostengono inumeri Istat, elaborati dall’Associazione nazio-nale conservieri ittici per l’anno 2011, che evi-denziano come l’industria italiana del tonno inscatola si mantenga su ottime performance conun valore di 1,070 miliardi di euro e una pro-duzione attestata a 68mila tonnellate (+4,6%rispetto al 2010). Il nostro paese si confermadunque uno dei più importanti mercati almondo per il consumo di tonno e secondo pro-duttore europeo dopo la Spagna. «Oggi gli ita-liani stanno virando sempre più spesso versoquei prodotti alimentari, come il tonno, ingrado di coniugare gusto, salute e allo stessotempo risparmio» dichiara il presidente del-

l’Ancit, Vito Santarsiero. La scatoletta di tonnoraggiunge oggi una penetrazione altissima, paria circa il 96 per cento delle famiglie italiane,con punte massime d’acquisto che riguardanosoprattutto il periodo estivo.

Come va interpretata questa scelta da partedel consumatore italiano?«La conserva di tonno è una proteina a bassis-simo costo di mercato, solo le uova possono bat-terla come prezzo, e va bene per tutte le fasce dietà, in più può essere utilizzata anche nelle diete.Durante le attività promozionali mediamente siattesta attorno agli undici euro al chilo e non esi-ste un pesce che possa costare meno di così. Inol-tre, c’è l’aspetto della comodità perché può essereutilizzata immediatamente ed è la riserva dellacasalinga. Oltre il 90 per cento degli italiani ha incasa almeno una scatoletta di tonno e, in un mo-mento in cui per fare la spesa si contano i soldidentro al portafogli, una scatoletta da 80 grammicosta meno di una tazzina di caffè ma risolvemolto di più».

E quale ruolo ha la grande distribuzionenell’offerta e nella qualità che offre ai consu-matori?«Spesso usa in maniera tattica il tonno, lo pos-siamo osservare guardando i volantini che con-tengono parecchi sconti sul prodotto. La grandedistribuzione è anche molto attenta alla qualitàperché segue le esigenze del cliente e il consu-matore italiano lo è. Negli scaffali, basti guardarela quantità di tonno in vetro che è esposta,l’unica innovazione del tonno in tanti anni, dovela lavorazione avviene tutta manualmente, i fi-letti sono messi nel vaso vetro e hanno anche unaqualità diversa, e un costo raddoppiato rispettoalle normali scatolette. Il successo delle venditenel vetro dimostra come il consumatore sia

Tra le conserve ittiche è l’alimento preferito sulle tavole degli italiani, che nel 2011 ne hanno

consumato per un valore di oltre un miliardo di euro. Ne parla Vito Santarsiero

di Elisa Fiocchi

Il tonno non conosce crisi

Vito Santarsiero,

presidente

dell’Associazione

nazionale conservieri

ittici e delle tonnare

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SICILIA 2012 • DOSSIER • 99

prima di tutto attento alla qualità e quanto siavalido il lavoro della grande distribuzione nel no-stro paese rispetto ad altri europei dove si sonoverificate alcune allerte alimentari».

Per quanto riguarda le conserve ittiche,quante provengono dall’estero e quanto l’Ita-lia è dipendente da questo mercato?«L’industria italiana è storica e tra le più impor-tanti d’Europa ma negli anni molte realtà italianehanno venduto il marchio o portato le aziende inaltri paesi. Nei mercati italiani, oltre il 50 percento di prodotto deriva dall’estero, dai paesi co-munitari ed extracomunitari. Da questi ultimiproviene il 20 per cento del prodotto destinatonell’area della ristorazione che richiede formatipiù grandi. Nei grandi supermercati, invece, èpresente oltre il 90 per cento, di prodotto euro-peo e oltre il 50 per cento di quello italiano doveil leader nazionale è il marchio Rio Mare che solodi mercato occupa il 40 per cento pur impor-tando prodotti che non provengono esclusiva-mente dall’Italia».

Anche sull’industria delle conserve ittichericadono alcune criticità del comparto dellapesca nazionale?«L’allarme proviene dalla riduzione del pescedovuta all’aumento del suo consumo negli ul-

timi anni. Nel mondo, anche i paesi che eranobacini di pesca come quelli sul Pacifico, le costedel Messico, Ecuador e Brasile, ad appannag-gio dell’occidente, oggi consumano tonno inquantità rilevanti e le materie prime non arri-vano più in abbondanza come nel passato. Ehanno anche prezzi più alti verso l’Europa conun aumento del costo del prodotto finito. Sullasponda del Mediterraneo sono i costi del car-burante, in particolare in Italia dove le accisesono alte, a rappresentare il primo ostacolo perun’impresa di pesca. Anche i popoli del Ma-ghreb si organizzano sempre meglio e i luoghiche prima erano di esclusivo appannaggio del-l’Italia oggi sono divisi tra tanti paesi e si av-verte di più la crisi del settore».

Come si può rilanciare il settore ittico na-zionale?«Dopo l’allarme lanciato per il rischio di estin-zione del tonno rosso, sono state ridotte le licenzee ciò ha permesso a questa specie di affacciarsinuovamente nelle acque del Mediterraneo. Mi-gliorare le flotte è sicuramente un primo passoda compiere ma bisogna anche regolamentaremeglio il sistema e tutelarlo da coloro che pe-scano di frode perché il fenomeno esiste ancorae non sono sicuramente gli italiani a farlo».

Vito Santarsiero

68mila TONNELLATE LA QUANTITÀ DI TONNOIN SCATOLA PRODOTTA NEL 2011DALL’INDUSTRIA ITALIANA (+4,6% RISPETTO AL 2010)

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S mottamenti, reti fo-gnarie disastrate,scantinati allagati eintere comunità pa-

ralizzate. Scene di ordinario di-sagio e di allerta idrogeologicaormai familiari al territorio si-ciliano, colpito ultimamenteda ondate di maltempo che nehanno rivelato la debolezzamorfo-geologica. Come il nu-bifragio che a metà ottobre ha

mandato in tilt Palermo, tra-sformando strade in fiumi e ri-portando alla mente l’allu-vione di Catania del marzoscorso. «Negli ultimi anni –osserva Emanuele Doria, pre-sidente dei geologi siciliani –abbiamo assistito a un evidentecambiamento delle precipita-zioni, con grandi quantità dipioggia in poco tempo e inaree ristrette».

Una tegola in più su unisola che, secondo il Piano perl’assetto idrogeologico regio-nale, è per il 70% sotto scaccodelle calamità naturali.«La Sicilia è una terra geologi-camente giovane, in gran partea carattere montuoso o collinaree con litologie facilmente sog-gette a processi erosivi. Ciòcomporta una naturale propen-sione al dissesto del territorioche si manifesta soprattutto inconcomitanza di eventi piovosidi forte intensità. La dinamicacrescente delle precipitazioni,inoltre, ha messo in crisi il giàdeficitario sistema naturale dismaltimento delle acque, perdecenni trascurato e violentatodall’azione dell’uomo».

Quali sono in assoluto learee più a rischio, sia idricoche sismico?«Dal punto di vista idrogeolo-gico sicuramente la provincia

Emanuele Doria,

presidente dell’Ordine

dei geologi della Sicilia

Sotto il profilo idrogeologico, la Sicilia è una regione vulnerabile. Alla base,

spiega Emanuele Doria, c’è «una naturale propensione al dissesto del territorio»

combinata a un «deficitario sistema naturale di smaltimento delle acque»

Giacomo Govoni

Geologi al fianco degli urbanisti

102 • DOSSIER • SICILIA 2012

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Emanuele Doria

di Messina, sia nella fascia io-nica che in quella tirrenica, maanche le provincie di Caltanis-setta e Agrigento presentano in-dici di franosità molto elevati. Alivello sismico, le aree più attivericadono nella fascia costiera io-nica, da Messina alla Val DiNoto passando per la zona et-nea; aree molto vicine in cuituttavia hanno sede fenomenisismici di origine diversa. Nonva dimenticata la Valle del Be-lice e la fascia tirrenica palermi-tana, colpita da intensi terre-moti tra la fine del 1700 el’inizio del 1800».

A quali ragioni geologichesi deve questa instabilità dellaSicilia?«La Sicilia è collocata lungo ilmargine di contatto tra duezolle tettoniche, quella africanache spinge e quella euroasiaticache resiste. In queste condizionisi deve parlare di probabilitàpiù o meno elevata che si possaverificare un terremoto di fortemagnitudo in un determinatoarco di tempo; la scienza non èancora in grado di prevederecon precisione i terremoti, percui le uniche armi sono la pre-venzione e l’informazione allapopolazione».

Come si sta intervenendoin materia di pianificazioneurbanistica per prevenire di-sastri come quello etneo? «È stata appena pubblicata nellaGazzetta ufficiale regionale lacircolare 57027/2012, che il-lustra le procedure per la reda-zione degli studi geologici a

supporto degli strumenti urba-nistici. Uno strumento checonsentirà ai geologi di fornireuno studio organico e aggior-nato alle nuove normative tec-niche su cui basare le scelte dipianificazione tenendo contodelle pericolosità geologiche delterritorio. Un passo avanti com-piuto in condizioni non facili,visto che la legge urbanistica re-gionale del 1978 è molto datatae da più parti se ne chiede la ri-forma. Ora occorre guardareavanti, potenziando ad esem-pio gli uffici tecnici locali configure professionali adatte».

Quali misure normative ne-gli anni hanno dato una ri-sposta efficace e quali invecesollecitate oggi?«Purtroppo duole constatarecome in Italia i progressi nor-mativi siano avvenuti solo dopograndi catastrofi. È successo perSarno nel 1998, con i piani peril dissesto idrogeologico, e dopola tragedia di San Giuliano diPuglia nel 2002, con la formu-lazione dei nuovi criteri per lecostruzioni. Il concetto di pre-

venzione del rischio e di piani-ficazione deve essere alla radicedi un intervento normativo. Siaa livello regionale che nazionalecontinueremo a portare avantila proposta dell’istituzione delgeologo di zona, figura tecnicacarente in troppe amministra-zioni locali».

In che modo l’Ordine deigeologi ha messo a punto l’at-tività alla luce dei recenti ac-cadimenti?«Da Giampilieri in poi, l’or-dine dei geologi siciliani si èreso disponibile a supportare leattività del dipartimento re-gionale della Protezione civile.Un rapporto concretizzatosi inuna convenzione, rinnovata loscorso anno e mutuata poi an-che da altre regioni, che con-sente l’utilizzo dei professioni-sti geologi in forma volontaria,sia in fase di emergenza che diprevenzione del rischio. At-tualmente stiamo program-mando un’attività formativaper i colleghi proprio per le at-tività in collaborazione con laprotezione civile».

SICILIA 2012 • DOSSIER • 103

15 GLI EVENTI DI DISSESTO

REGISTRATI IN SICILIADA ANCE/CRESME NEL 2011, DI CUI 6CON DANNI DIRETTI ALLE PERSONE

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TUTELA DEL TERRITORIO

L’ ecosistema sici-liano è un organi-smo dall’equili-brio instabile.

Sommando alluvioni e franeche periodicamente ricorronosull’isola, sono quasi 300 i Co-muni esposti alla perduranteminaccia di dissesto idrogeolo-gico. Lo attestano i report mi-nisteriali, gli studi delle associa-zioni ambientali e, non ultimo,il Piano regionale per l’assettoidrogeologico che assegna unruolo nodale alle attività di sal-vaguardia svolte dai consorzi dibonifica. «Come incaricati allaconservazione del suolo – spiegaRosario di Rao, direttore delConsorzio di bonifica 9 Catania– siamo chiamati a prestare par-ticolare riguardo alla stabilizza-zione dei terreni, al consolida-mento delle erosioni, aimovimenti franosi dei pendii ealle opere di adeguamento dellereti scolanti, con finanziamentoregionale o statale».

L’inondazione di Catania

del marzo scorso ha riacceso ifari sul rischio idrico legato alterritorio. Di quanto si è al-zata la vostra attenzione dopoquella vicenda e in qualiazioni si è tradotta?«Gli eventi alluvionali verifica-tisi nell’area catanese la prima-vera scorsa hanno arrecato ai re-sidenti gravi disagi e rischi perl’incolumità. E ci hanno fatto ri-vivere il ricordo di Giampilieri eScaletta Zanclea, nonché del re-cente allagamento del villaggiocatanese di Santa Maria Goretti,ormai a cadenza annuale. Pro-prio riguardo quest’ultimo, que-sto consorzio ha in corso unostudio preliminare alla reda-zione del progetto per la ridefi-nizione e ridimensionamentodelle reti scolanti ricomprese nelbacino dei torrenti Nitta, Li-brino, Bummacaro e Forcile».

Cosa prevede il progetto neldettaglio?«Prevede l’ipotesi di realizzareun canale scolmatore che, di-partendosi a valle del quartiere

Librino, convogli le acque neiprincipali adduttori irrigui delconsorzio per essere conservatenei serbatoi dislocati lungo ilpercorso. Tale progetto sarà sot-toposto al vaglio della confe-renza dei servizi e quindi pre-sentato agli organi competentiper il suo finanziamento. Ri-guardo poi l’area di Vaccarizzo-Primosole, affidatoci dalla Re-gione a ottobre, posso assicurareche in tempi contenuti sarannoavviati i lavori per riportare allafunzionalità le preesistentiopere, oggi obsolete, ripristi-nando sia le reti per la distribu-zione delle acque irrigue che icanali di scolo».

Quali principali debolezzesconta il territorio etneo e si-ciliano in genere?«Analizzando in dettaglio il ri-schio idrico nella nostra regione,non sfugge che la piovosità ec-cezionale, nota anche come“pioggia critica”, non sia l’unicacausa dei disastri che ne conse-guono. Altre condizioni vi con-

Negli ultimi tempi la Sicilia ha conosciuto

un’esposizione a fenomeni di “pioggia critica”

non consueti. Ne sanno qualcosa a Catania, colpita

da allagamenti la scorsa primavera, ma anche altre

aree dell’isola. Rosario Di Rao spiega come il consorzio

di bonifica etneo opera per contenere il pericolo idrico

Giacomo Govoni

Rosario Di Rao,

direttore del Consorzio

di bonifica 9 di Catania

104 • DOSSIER • SICILIA 2012

Monitoraggio costantedel rischio idrico

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Rosario Di Rao

corrono, quali la cosiddetta “ce-mentificazione del suolo”, cheturba lo stato di equilibrio delbacino idrografico, in cui queiterreni che ospitano nuovi in-sediamenti sono ricompresi.Questa, oltre al progressivo ab-bandono dei terreni agricoli, èfra le principali cause di squili-brio dei bacini idrografici».

In materia di difesa idrau-lica, quali interventi di po-tenziamento della rete, neltempo, si sono rivelati deter-minanti per contenere il ri-schio e gli effetti di calamità? «Quanto all’adeguamento dellarete idraulica, un’opera crucialeè stata realizzata in Sicilia nelcomprensorio di bonifica dellapiana di Catania a partire dal-l’immediato dopoguerra con ilfinanziamento della Cassa per ilMezzogiorno. Si sviluppa percirca 800 chilometri, assicu-rando, in sinergia con l’alveodel fiume Simeto, un soddisfa-cente sgrondo delle acque. Conla contrazione di finanziamentistatali e regionali per la manu-tenzione della rete idraulica

suddetta, tuttavia, questa vaperdendo di efficienza per ilmancato adeguamento del suosviluppo e della sua capacità».

Da tempo si parla di un ac-corpamento dei consorzi dibonifica, in nome del taglio aicosti pubblici. Come si riflet-terebbe tale misura nella ge-

stione delle aree regionali?«Partiamo col dire che taleoperazione, compiuta sugli 11consorzi esistenti sul territo-rio siciliano, non dovrà intac-care un’attività che non puòprescindere dall’identificarsidei comprensori con baciniidrografici o imbriferi più omeno grandi. Nel cui ambitoil deflusso idrico superficialeviene convogliato verso la co-siddetta sezione di chiusuradel bacino stesso. Solo in que-sto modo si può pensare a unariduzione degli attuali 11comprensori. Fermo restandoche, a livello regionale, il loronumero non può essere infe-riore a tre, corrispondente aiversanti di Val di Noto, di ValDemone e di Val Mazara».

SICILIA 2012 • DOSSIER • 105

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La cementificazione e l’abbandonodei terreni agricoli sono fra le prime causedi squilibrio dei bacini idrografici siciliani

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GESTIONE IDRICA

106 • DOSSIER • SICILIA 2012

L’industria idricamuove un sistemaindustriale caratte-rizzato da gestori di

piccole, medie e grandi dimen-sioni, che creano sviluppo, tec-nologia e indotto. Dal puntodi vista infrastrutturale, la ri-sorsa idrica muove un com-parto articolato in cui occor-rono una pianificazione e unaprogettazione del territorio e unsistema di reti articolato inopere diverse. Amam, operativadal ’96, gestisce il servizio idricodella città di Messina, com-prensivo dei processi di fogna-tura e depurazione, e si occupadella cura dei servizi di capta-zione e adduzione dell’acqua,nonché dello smaltimento e de-

purazione dei reflui. Le caratte-ristiche ambientali e la difficilesituazione economica sono duedei fattori che possono influen-zare il settore idrico. Infatti, soloun decennio fa, sino al 2002, laquantità di acqua prelevata dalsottosuolo da Amam era ap-pena sufficiente, a causa dellascarsità di piogge e del conse-guente depauperamento dellefalde acquifere. Dal 2003, gra-

Le risorse idriche a Messina

In alto e nella pagina

accanto,

due particolari del

depuratore di Mili.

In basso, impianto

di rilancio acquedotto

di Fiumefreddo

www.amam.it

Oggi, grazie ai due acquedotti “Santissima”

e “Fiumefreddo”, le necessità idriche di Messina

sono garantite. Antonino Buttafarro, dirigente

amministrativo di Amam, fa il punto sulla situazione

idrogeologica del comune

Valeria Garuti

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zie al cambiamento climaticoche ha caratterizzato la zona,Amam preleva oltre 1000 litrid’acqua al secondo. «Siamo sod-disfatti della situazione idricaattuale - afferma il dirigente am-ministrativo Antonino Butta-farro - in quanto oggi, grazie aidue principali acquedotti e adalcuni pozzi, riusciamo a soddi-sfare le necessità idriche di Mes-sina. L’acquedotto della Santis-sima è alimentato dalla faldadella catena montuosa dei Pelo-ritani, quello di Fiumefreddoinvece preleva l’acqua dalle pen-dici nevose dell’Etna». Un altrovalore considerevole dell’aziendaè la tempestività. «A volte puòcapitare che, a causa di problemigeologici o climatici, le condotteidriche vengano danneggiategravemente. Noi ci impe-gniamo ad intervenire in modosempre più veloce ed efficiente,procurandoci le autorizzazioninecessarie affinché ciò avvenganel modo più lineare possibile». Amam dal 2005 è una societàper azioni con capitale intera-mente detenuto dal comune diMessina, in veste di socio unico.«Nonostante la crisi – continua

Buttafarro – anche nel 2011siamo riusciti a chiudere in po-sitivo il bilancio, con un fattu-rato pari a 25 milioni di Euro.Sullo stesso importo si dovrebbeattestare il fatturato per il cor-rente 2012». Le criticità principali con cuioggi si scontra la nostra aziendariguardano la carenza di perso-nale e, soprattutto, l’elevata mo-rosità degli utenti. «Circa il 25per cento dei nostri clienti - ag-giunge l’ingegnere - in man-canza di solleciti, richiami e so-spensioni della fornitura idrica,non adempie all’obbligo di ono-rare le fatture. Sempre a causadella complicata situazione eco-nomica che l’Italia sta attraver-sando, non possiamo effettuareinvestimenti consistenti. Di-sponibilità economiche per-mettendo, in futuro si prevededi installare un sistema di letturaa distanza dei contatori. Questomeccanismo permetterebbe dievitare la fatturazione di con-sumi stimati, che prudenzial-

mente sono più bassi di quellieffettivi, consentendo invece dirilevare il consumo idrico realee, quindi, una fatturazione piùalta. Inoltre, applicando ai mi-suratori delle elettrovalvole,Amam avrebbe la possibilità dicontrollare il contatore da re-moto, ovviando in tal modo alproblema della morosità».Quali invece le prospettive per ilnuovo anno? «Non mi aspettoche il 2013 sia diverso dal 2012– conclude Buttafarro –, tantopiù che oggi la città di Messinaè commissariata. La situazioneeconomica non è florida e il co-mune sta vivendo una situa-zione simile a quella vissutaqualche anno fa da Catania: unrischio di dissesto che è stato ri-solto grazie ai fondi messi a di-sposizione dal governo Berlu-sconi. Tenendo conto che incittà le elezioni amministrativesi terranno il prossimo maggio,fino a quel momento è difficiledelineare nuove prospettive, ecredo si navigherà a vista».

Antonino Buttafarro

SICILIA 2012 • DOSSIER • 107

��

L’acquedotto della Santissima è alimentatodalla falda della catena montuosa dei Peloritani,quello del Fiumefreddo invece preleva l’acquadalle pendici nevose dell’Etna

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RINNOVABILI

108 • DOSSIER • SICILIA 2012

Fotovoltaico, la Sicilia cosa aspetta?Nonostante sia una delle zone

più assolate d’Europa, la Sicilia,

con anni di ritardo, ancora attende

il suo boom di impianti.

Rosario Urso, che ha investito credendo

nella nuova tecnologia, indica i motivi

che stanno dietro al paradosso

Renato Ferretti

Èuno dei grandi temisu cui Crocetta è at-teso al varco. Il ri-lancio del fotovol-

taico, e delle rinnovabili ingenere, era ai primi posti nelprogramma elettorale delnuovo Governatore, e in moltisperano che il risultato sor-prendente ottenuto alle urnecoincida con una svolta dellapolitica energetica siciliana. Quest’ultima vive un vero pa-radosso, uno di quelli a cui cisi è abituati facilmente in Ita-lia. La Sicilia rappresenta unadelle zone con il più alto livellodi irraggiamento solare in Eu-ropa, eppure il numero e lapotenza degli impianti foto-voltaici installati finora non ècertamente ai primi posti,anzi. Secondo Rosario Urso,che con la sua Rocam di Aci-reale è stato tra i primi a inve-

stire nel nuovo settore, la re-gione soffre di «un ritardo dialmeno tre anni. Non mi ca-pacito del fatto che la regionecon più impianti fotovoltaicisia la Lombardia che di certonon è famosa per essere asso-lata. E pensare che alcuneaziende internazionali, proprioper il vantaggio dei tanti giornidi sole all’anno, hanno prefe-rito la Sicilia, che non gode diincentivi, piuttosto che paesicome la Romania o la Bulgariache invece ne beneficiano». La chiusura del fotovoltaico hacostretto Urso a riguardare ilsuo piano d’azione con cau-tela. «Noi avevamo investito –dice Urso – convinti che cifossero almeno altri quattroanni di buon gioco per lanuova tecnologia. Invece dopoun anno di buoni risultati, oraci ritroviamo senza grandi

La Rocam ha sede ad Acireale (CT) www.rocamspa.com

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SICILIA 2012 • DOSSIER • 109

prospettive. Eppure la miaazienda è una di quelle in sa-lute, non ho contratto debiticon le banche e fino a maggioho continuato ad assumerepersonale. Ma l’edilizia in Si-cilia è un disastro e quest’annoregistreremo sicuramente unacontrattura».I motivi di questo calo, a crisiben più che inoltrata, affon-dano le proprie radici in unterreno paludoso, fatto di in-solvenze e operazioni pocochiare. Le responsabilità sfug-gono se si considerano tutti ifattori. «Dire quale sia statol’elemento decisivo per questabattuta d’arresto – spiega il ti-tolare della Rocam – non è fa-cile. Sicuramente possiamodire che lavorare per il pub-blico è ormai un rischio chenon vale la pena di correre,perché non si è affatto certiche il lavoro venga pagato,anzi. Noi siamo qualificati daEnel e per loro abbiamo fattomoltissimi lavori in Sicilia enon solo. Ma ora, con le garedi appalto a livello europeo,ci troviamo ad affrontare la

concorrenza di imprese estere,con un notevole abbassa-mento dei prezzi e quindi conmargini molto esigui, se nonaddirittura nulli. Al momentoperò il nostro unico cliente èEnel e aspettiamo l’esito diun’altra gara di appalto, men-tre cerchiamo attività dove cisono sicurezze economiche».L’estero è quindi una possibi-lità da valutare. Ma sull’argo-mento Urso frena gli entusia-smi. «Sto aspettando che siapra qualche canale all’estero:dalla Romania e dalla Tunisiadevono arrivare delle risposte,ma sono cauto perché non civuole molto per ritrovarsi dipunto in bianco in una situa-zione critica. Per esempio deigrossi appalti non mi fido, per-ché troppo spesso succede cheun lavoro venga pagato dopodue anni, quando va bene. Avolte succede di non essere re-tribuiti affatto. Adesso quandosi accetta di fare un lavoro bi-sogna fare mille controlli peraccertarsi che le disponibilitàeconomiche congrue sianoreali, e anche in casi di cer-

tezza non si sa mai: purtroppolo so per esperienza, da annimi devono pagare alcuni lavoriche ho fatto per enti per cuinutrivo la massima fiducia». Dunque se il mercato del fo-tovoltaico dovesse riprendersi,anche la Rocam, un esempioin cui tutta la piccola e mediaimpresa siciliana può ricono-scersi, potrebbe ritornare ad as-sumere e a dare il proprio con-tributo con un’efficienza piùvolte riconosciuta dalle com-mittenze. «Negli anni ci siamodistinti per l’affidabilità e la ve-locità di esecuzione. In partico-lare mi riferisco a certi lavorisul fotovoltaico i cui tempierano strettissimi, perché la datain cui bisognava essere pronticon la connessione era stabilitanon molto tempo dopo la datadi autorizzazione. Quindi, chivoleva connettersi doveva affi-darsi a un’azienda che garan-tisse di finire il lavoro entroquella data, altrimenti avreb-bero perso svariati milioni dieuro. In un mese, per esempiosiamo riusciti a fare connessionidi circa 10 km».

Rosario Urso

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GESTIONE RIFIUTI

110 • DOSSIER • SICILIA 2012

Uno dei mezzi

della Ecolandia Srl

di Catania

[email protected]

In Italia il settore dei servizi ambientali ha subito una forte accelerazione

grazie alle riforme degli ultimi anni, che portano sempre più aziende

ad adeguare la gestione agli standard europei e investire in questo solido business.

Il punto di Antonino Fragapane

Viviana Dasara

Crescono i servizi ambientali

Il 25 ottobre 2012 ilConsiglio dell’Unioneeuropea ha raggiuntoun nuovo accordo glo-

bale nel quadro di importantinegoziati internazionali sulclima previsti a Doha, Qatar,a fine novembre. Il sistema delle risorse natu-rali determina da sempre lecondizioni per la vita sul no-stro pianeta e i cosiddetti“servizi ambientali” costitui-scono al giorno d’oggi la basedelle principali attività svoltedalle società contemporaneetanto più il fondamento pa-trimoniale di tutte le nostreeconomie. Ma si tratta di unpatrimonio che dal punto divista economico risulta ingran parte invisibile, per ladifficoltà di attribuire un va-lore specifico al capitale na-turale. La difficoltà dipendedal fatto che gran parte dellerisorse non sono monetizza-bili in quanto la loro dispo-nibilità non è legata a unatransazione economica. Seinfatti parliamo di suolo edi-ficabile e di flussi di materiadestinati alla produzione,

possiamo abbastanza facil-mente attribuire un valoremonetario a ciascuna di que-ste entità. Ma se parliamo diaria sana e respirabile, di con-dizioni climatiche equili-brate, di smaltimento dei ri-fiuti naturali e dei suoi effettisulla resilienza e lo sviluppodegli ecosistemi, allora laconversione in valori mone-tari diventa estremamente la-bile. Occorre quindi crearele migliori condizioni per va-lorizzare il patrimonio di co-noscenze delle imprese (qualiprocessi produttivi, sostanzeimpiegate, procedure di con-trollo e certificazione finale)

e supportare la loro propen-sione nel realizzare nuovi in-vestimenti imprenditoriali. Èil caso della Ecolandia Srl diCatania, realtà che operanella gestione di servizi am-bientali e che si occupa pre-valentemente di raccolta dif-ferenziata e trasporto rifiuti.Antonino Fragapane, ammi-nistratore unico della società,ha evidenziato la crescita si-gnificativa registrata recente-mente a fronte della ricercacontinua di innovativi si-stemi di sviluppo inseritinella propria produzione. «Inquesti due anni, l’andamentodel business è stato positivo e

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SICILIA 2012 • DOSSIER • 111

Antonino Fragapane

gli ultimi investimenti ri-guardano il parco automezzi,che spazia dai semplici cas-soni scarrabili adatti alla rac-colta e trasporto di rifiuti ur-bani pericolosi, rifiuti specialiassimilabili e quant’altrol’igiene ambientale richieda,alle più complesse soluzionioleodinamiche. Elemento fon-damentale riveste il capitaleumano impiegato». Ogni anno nel mondo si pro-ducono oltre 4 milioni di ton-nellate di rifiuti di cui solo unquarto recuperato o riciclato.Nel 2011, la raccolta differen-ziata in Italia è arrivata al 33,4per cento, ovvero un comuneitaliano su sette ha raggiuntol’obiettivo del 65 per cento diraccolta differenziata che lalegge nazionale impone comepercentuale minima solo a

partire da quest’anno. Sal-gono a trentasette i capoluo-ghi dove più della metà deirifiuti è raccolta secondo cor-rette modalità differenziate.«In Italia il business dei rifiutiha subito una forte accelera-zione grazie alle riforme degliultimi anni – spiega Fraga-pane–, che portano ad ade-guare la gestione dei rifiuti aglistandard europei». La Ecolandia Srl, regolar-mente iscritta all’Albo nazio-nale delle imprese che effet-tuano la gestione dei rifiuticon autorizzazione del Mini-stero dell’ambiente, vantaun’esperienza ventennale nelsettore e dispone di attrezza-ture e know-how all’avan-guardia. Offre inoltre un ser-vizio di raccolta differenziatadei rifiuti attraverso il me-

todo del “porta a porta”, no-leggio attrezzature per i di-versi servizi di raccolta, la-vaggio cassonetti espazzamento trasporto dimerci per conto terzi. «Ope-riamo nella gestione di serviziambientali come fornitore dienti pubblici e privati, aziendee amministrazioni locali e sta-tali. Dei risultati ottimali delnostro operato sono stati rile-vati nel Comune di ZafferanaEtnea, dove la raccolta diffe-renziata nel mese di agosto2012 è arrivata al 71,71 percento rispetto al 15,4 percento dell’anno precedente. Lanostra azienda è attenta aiprincipali temi della politicaambientale per cui fornisce unservizio nel rispetto della nor-mativa vigente in materia diraccolta rifiuti».

� �Ogni anno nel mondo si producono oltre 4 milioni di tonnellate

di rifiuti di cui solo un quarto viene recuperato o riciclato

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LOGISTICA

D ata la sua posi-zione vantag-giosa, l’Italia sa-rebbe una porta

privilegiata per il traffico dimerci nel Mediterraneo. Sa-rebbe, è bene sottolineare ilcondizionale. Dall’interesse di-mostrato dai media e dall’effi-cienza del nostro sistema infra-strutturale, infatti, risulta chiaroche nel nostro paese non si con-sidera la logistica come motoredi sviluppo. A dirlo sono inmolti, tra cui anche attori diprimo piano del settore. I tempilunghi di controllo nei porti,l’insufficiente collegamento tragli stessi e la rete ferroviaria, lacongestione del traffico dovutaalle mancanze infrastrutturali,sono solo alcuni dei fattori chedeterminano prezzi molto piùalti rispetto a quei paesi che in-vece hanno puntato sui tra-sporti. Si calcola che in Ger-mania il costo di produzione siabbassi fino al 15 per cento inmeno. Ebbene, in cosa si tra-duce tutto questo? Invece diutilizzare i nodi strategici che si

trovano in Italia, si preferisconoi porti dell’Europa settentrio-nale, nonostante il tragitto tra-mite la nostra penisola sia digran lunga più veloce, in unateorica parità di condizioni. «Enel Mezzogiorno la situazioneè ben peggiore. Basti pensareche una linea Adsl è ancora unlusso, per non parlare dellaquantità e qualità dell’acqua».Interviene così sull’annosaquestione Angelo Di Martino,commendatore della Repub-blica e presidente del gruppoDi Martino Spa con sede aCatania, che da decenni si oc-cupa di logistica e trasporti ingenere. Di Martino non salvaniente di quanto già esistenteper il settore trasporti. «Man-cano i servizi base: ci sarebbebisogno di autostrade, porti edaree industriali più servite. Ep-pure è banale il principio dacui dovrebbero nascere certedecisioni in materia: per farmuovere il business occorre farmuovere i prodotti, quindipuntare sulla logistica èimprescindibile».

Come ha reagito la suaazienda alle condizioniattuali?«I tempi non sono brillanti.L’economia è in una fase distagnazione. Abbiamo cercatodi andare avanti affrontando lacrisi con investimenti che do-vrebbero darci efficienza emaggiore competitività oltreche consolidare le nostre posi-zioni su alcuni segmenti emercati. Nonostante tuttol’azienda è cresciuta in terminidi volume d’affari, con unamarginalità più ridotta in lineacon quelle del mercato».

Che tipo di investimentiavete portato avanti?«Posso citare quelli fatti in ma-teria di innovazione tecnolo-gica, come i sistemi gestionaliper tracciare i processi pro-duttivi, la gestione dei magaz-

Nella pagina a fianco,

Angelo Di Martino,

presidente del gruppo

Di Martino Spa

con sede a Catania

www.dimartinospa.com

La logistica del nostro paese vive di un paradosso ormai quasi

proverbiale. Le nostre mancanze infrastrutturali spostano il mercato

in paesi dalla posizione meno vantaggiosa. Angelo Di Martino

fa il punto su uno dei settori che potrebbe trainare il paese

Renato Ferretti

114 • DOSSIER • SICILIA 2012

L’obiettivo? Intercettare i flussi del Mediterraneo

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SICILIA 2012 • DOSSIER • 115

zini in radiofrequenza, la trac-ciabilità delle consegne e ilmonitoraggio dei mezzi di tra-sporto. Ma non è sufficiente: èil cervello operativo a fare ladifferenza nel nostro lavoro.La situazione varia di giornoin giorno e quanto si richiedeoggi è una continua atten-zione ai flussi e alle modalitàalternative di gestione deglistessi. Sono questi tempi di

reazione e l’individuazionecontinua di aree di migliora-mento ciò che ci fa stare an-cora in vita».

Su quest’ultimo puntoquali sono stati gli ultimiprovvedimenti che avetepreso?«Non molto tempo fa ab-biamo aperto un nuovo polologistico che si sviluppa suun’area di 165mila metri qua-

drati di area totale. Da Guar-damiglio possiamo operare dauna posizione sicuramentepiù strategica, baricentrica ri-spetto all’Europa oltre cheideale per offrire un serviziologistico in Italia. La nuovastruttura ci permetterà di ge-stire al meglio gli scambi,consolidare le merci e prepa-rarne la distribuzione sui varimercati di riferimento». � �

Siamo attentiai cambiamentidei modelli di consumoche influenzanola distribuzione e quindii bisogni dei clienti

Angelo Di Martino

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Nel vostro raggio d’azione,quali sono le aree di mercatoche hanno più possibilità disviluppo?«Abbiamo già iniziato un pro-cesso di internazionalizzazionecirca 10 anni addietro con focusarea del Mediterraneo, nei paesidove prevediamo possano es-serci i maggiori sviluppi neglianni a venire: Marocco, Tunisia,Turchia, Serbia. Certamentenon tralasceremo le direttricicon cui abbiamo iniziato, se-guendo quindi i principali flussiindustriali. Penso a Francia,Spagna e Germania, dove ope-riamo attraverso linee di roundtrip dedicate. La Spagna si puòannoverare tra quei paesi da cuici aspettiamo una crescita si-gnificativa».

Se dovesse indicare l’ele-mento che ha determinato la

vostra crescita negli ultimianni, quale citerebbe? «Siamo un’azienda di servizi eil cliente è al centro della no-stra strategia di sviluppo.Dobbiamo stare attenti alcambiamento dei modelli diconsumo poiché influen-zando la distribuzione com-merciale incidono diretta-mente sui bisogni dei nostriclienti (azienda di produ-zione e retailer) che dovrannoadeguare i loro modelli diconsumo e conseguente-mente le loro supply chain.Fatta questa premessa si puòconcludere che certamente levarie aziende di cui si com-pone il gruppo costituisconola possibilità di intervenire inmodo preciso ed efficiente suvari segmenti del mercato cuici riferiamo».

116 • DOSSIER • SICILIA 2012

LOGISTICA

Mario Di Martino, direttore sezione trasporti del gruppo Di Martino Spa

«Il gruppo opera prevalentemente in due settoricomplementari, ma dotati di autonomia

funzionale, organizzativa e di capitali – Mario DiMartino, direttore della sezione trasporti dellaDi Martino Spa, illustra la composizionedell’azienda –. Il primo settore è legato ai trasportie alla logistica operativa e immobiliare cheabbraccia diversi settori merceologici dal groceryal fashion, al retail in generale. Il secondo settoreè legato, invece, alla commercializzazione,noleggio e assistenza di autovetture e veicoliindustriali. In tutto sono sei le societàche compongono il gruppo, tre per settore.La sinergia tra queste è un elemento decisivotra quelli che ci permettono di essere ambiziosi».

IN SINERGIA

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LOGISTICA

118 • DOSSIER • SICILIA 2012

La mancanza di impianti adeguati non scoraggia la logistica locale, che invece rilancia

puntando sulla posizione geografica vantaggiosa. Luigi Marangolo inquadra il settore

e avverte: «Ci vuole esperienza, non si può improvvisare»

Renato Ferretti

Logistica in Sicilia,gestire le criticità

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Luigi Marangolo

SICILIA 2012 • DOSSIER • 119

Ci sono opere chehanno il potere dicambiare la vitad’intere comunità.

Lo sa bene chi si occupa di tra-sporti e logistica in Sicilia: leinfrastrutture sono estrema-mente carenti e queste condi-zioni compromettono in modoinaccettabile non solo il settore,ma la stessa economia del terri-torio. Le possibilità che si apri-rebbero con gli interventi ade-guati sono incalcolabili, data laposizione strategica in cui sitrova l’isola. Eppure c’è chi esce

vincitore comunque dalla lottaall’interno del mercato, nono-stante la concorrenza imparicon paesi che godono diquanto necessario per essere ag-gressivi nel settore. Un esempioè dato dall’andamento che puòvantare la catanese Marangolo,il cui Presidente, Luigi Maran-golo, ha le idee chiare sui mo-tivi che spiegano un successocosì improbabile. «Nel settoredella logistica integrata – dice –non si può improvvisare: perfornire i servizi idonei occorreesperienza e la trasmissione diquesta ai propri collaboratori».

Che bilancio può faredell’ultimo periodo?«Il 2012 è stato un anno du-rante il quale abbiamo raccoltoi frutti di un intenso lavoro,che ci ha visti protagonisti inSicilia sia nelle attività portualiche nei servizi dedicati al settoreindustriale. Possiamo affermarecon soddisfazione che in questiultimi tre anni, in piena con-trotendenza rispetto alla crisiche sempre più ha investitotutti i settori economici sici-liani, abbiamo registrato unacontinua crescita di attività».

In effetti sono risultati chevanno contro ogni previ-sione. «La forza della nostra aziendarisiede proprio nella professio-nalità e capacità di offrire piùservizi integrati nell’import/ex-port, “door to door” e “just intime” relativamente a tutte lemerceologie e in particolaremacchinari, project cargo,merci pericolose, deperibili. Irisultati positivi si raggiungonooffrendo serietà, qualità e pro-fessionalità. Per i propri colla-boratori bisogna mettere a di-sposizione know how,programmi, mezzi e attrezza-ture informatiche continua-mente aggiornati. Siamo stati iprimi per i prodotti ospedalierie per quelli agricoli ad attrez-zare i nostri magazzini a norma,nel rispetto di tutte le vigentiprescrizioni. La specializzazioneha sempre ripagato gli investi-menti della mia azienda».

Quali sono gli interventiche auspica per il rilanciodella Sicilia?«Due sono le opere infrastrut-turali prioritarie. Interessanoentrambe la città di Catania ma � �

��

Due sono le opere prioritarie ed entrambea Catania: l’ampliamento del Portoe l’allungamento della pista dell’aeroporto

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LOGISTICA

120 • DOSSIER • SICILIA 2012

favoriranno i traffici di ben settedelle nove provincie siciliane(Catania, Messina, Siracusa,Enna, Ragusa, Caltanissetta,Agrigento). La prima è l’am-pliamento del porto di Catania,con la realizzazione della Dar-sena Traghetti che permetteràcinque nuovi accosti per naviRo/Ro, serviti da 130.000 me-tri quadrati di piazzali per la so-sta e movimentazione dellemerci. I lavori, già finanziati,sono iniziati a marzo del 2012

con previsto completamentoentro i primi mesi del 2014. Laseconda opera da realizzare èl’allungamento dell’attuale pi-sta dell’aeroporto di CataniaFontanarossa, o meglio, la rea-lizzazione di una seconda pistaparallela all’attuale ma piùlunga. Questa seconda operapermetterà alla Sicilia di acco-gliere i grandi aerei per soddi-sfare la richiesta di voli inter-continentali diretti per Usa,Canada e Australia, così da ren-

dere competitivi i trasporti deiprodotti siciliani e principal-mente per poter incentivare ilturismo incoming. In attesadella realizzazione della Dar-sena Traghetti, ci stiamo prepa-rando a far diventare il porto diCatania l’hub di interconnes-sione e sviluppo dei traffici ditutto il Mediterraneo in consi-derazione della posizione bari-centrica del nostro porto».

Nell’ultimo periodo si parlasempre più spesso di tutelaambientale. Qual è la vostraposizione in merito?«Il Gruppo Grimaldi di Napoli,che ci onoriamo di rappresen-tare nel porto di Catania pertutta l’area della Sicilia orien-tale, è particolarmente sensibileai temi dell’impatto ambientalee della sostenibilità. Attual-mente la Grimaldi fa scalare aCatania 6 navi tutte di nuovis-sima costruzione uscite dai can-tieri coreani e nord europei, naviche rappresentano la miglioresoluzione al rispetto dell’am-biente marino e portuale. Noi,quali partner a Catania, non po-tevamo trascurare questi aspetti.I nostri mezzi, trattori Tug-Ma-ster, con i quali effettuiamo lamovimentazione dei rotabilibordo/terra e viceversa sonomezzi di ultima generazione ac-quistati dalle due case costrut-trici leader mondiali, anch’esseattente alle problematiche in pa-rola, la tedesca Mafi e l’olandeseTerbeg».

L’INTERMODALITÀ VINCENTE

Luigi Marangolo spiega i motivi alla base dell’andamento in controtendenza della suaazienda. «Malgrado i notevoli deficit infrastrutturali della Sicilia – dice il Presidente – la nostra

azienda riesce a fornire un altissimo livello di servizi intermodali. Il nostro personale, patrimoniod’eccellenza dell’azienda, si è formato confrontandosi con i responsabili della logistica delle piùgrandi multinazionali mondiali. Unici in Sicilia a fornire direttamente e con proprie strutture tutti iservizi inerenti la logistica: trasporti terrestri e marittimi, impresa portuale, terminals auto econtenitori, stoccaggi, depositi, assistenza documentale, doganale e assicurativa. Quali Partneroperativi agenti del Gruppo Grimaldi di Napoli, offriamo partenze plurisettimanali da Catania perGenova, Livorno, Salerno, Brindisi, Ravenna, Malta, Bar e Patrasso. Colleghiamo in coincidenzada uno dei suddetti scali quasi tutti i porti dell’area del Mediterraneo».

Luigi Marangolo,

Presidente della

Marangolo shipping

agency di Catania

www.marangolo.it

� �

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TRASPORTI

124 • DOSSIER • SICILIA 2012

L’imprenditoria fem-minile italiana de-tiene il primato inEuropa ed è in cre-

scita costante. Secondo il rela-tivo osservatorio, presso l’uffi-cio studi di Confartigianato, nel2011 le imprenditrici autonomehanno superato il milione emezzo, registrando un aumentodel 6 per cento rispetto all’annoprecedente. A questo trend si

associa quello delle donne che sirivolgono a settori tradizional-mente di appannaggio maschile,quale quello dei trasporti, in cuisi muovono, grazie anche allecompetenze di uno staff fidato.È il caso di Tiziana Bonarrigo,titolare della Rapid Trasporti,società di recente fondazione,che opera in un contesto costel-lato da molte criticità. «L’autotrasporto – spiega – sta

ovviamente vivendo di riflesso ladifficile congiuntura economica.In particolare, l’aumento verti-ginoso del costo di materieprime quali il gasolio, che, pur-troppo, si riflette anche in altriambiti. Un esempio in tal sensoè l’aumento dei costi sui pe-daggi, in particolare quelli dellenavi che dalla Sicilia ci colle-gano al resto del territorio na-zionale. Per quanto riguarda la

Trasporti, criticitàe prospettive Cresce il numero delle imprenditrici nel nostro paese,

che in Europa detiene in questo ambito un vero e

proprio primato. E sono sempre più numerose le

donne che si rivolgono a settori, in passato

appannaggio maschile. Il punto di Tiziana Bonarrigo

Anastasia Martini

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Tiziana Bonarrigo

SICILIA 2012 • DOSSIER • 125

nostra specifica realtà, le diffi-coltà sono legate al fatto chesiamo nati da poco, con pocherisorse a disposizione per emer-gere sul mercato, e nel quadrodi una situazione economicanon favorevole. Tuttavia,l’esperienza pluriennale deiprofessionisti con cui collaboroè uno strumento importanteper lo sviluppo e l’amplia-mento dell’attività, obiettivoverso cui puntiamo; mentre,per sostenere gli aumenti deicosti delle materie prime, met-tiamo in campo diverse strate-gie, quali, la richiesta di rim-borso delle accise sul gasolio,per supportare costi esosi».Relativamente alla scelta di ope-rare nel trasporto, l’imprendi-trice rileva che: «si tratta di unsettore che da poco vede l’affer-marsi di donne “al timone” am-ministrativo. Tuttavia, perquanto mi riguarda, non trovodelle difficoltà, anzi ho la for-tuna di essere coadiuvata da miomarito, Tino Tringali, che nelsettore è conosciuto, e collaboraalla gestione dei contatti con idipendenti, che grazie alla lorocompetenza e serietà, mi per-mettono di lavorare in manierapositiva». D’altro canto, occorredire che negli ultimi anni è au-mentato il numero di donneche operano come autista, la-voro che in passato era “tipica-

mente maschile”.La Rapid Trasporti, opera sia inItalia che all’estero, trasportandomerci a regime di temperaturacontrollata, in particolare, carni,verdure e agrumi.«I nostri mezzi – continua Bo-narrigo – sono forniti delle au-torizzazioni sanitarie, rilasciatedalle Asl territorialmente com-petenti e vengono sottoposti acontrolli periodici. Inoltre allasocietà viene rilasciato l’Haccp,ovvero il sistema di autocon-trollo igienico che previene i ri-schi legati alla contaminazionealimentare. Ci spostiamo sututto il territorio nazionale etocchiamo diversi paesi europei,in particolare Austria, Francia,Germania, Olanda, Svizzera».La flotta della Rapid Trasporti sicompone di dieci veicoli, tra ar-ticolati e autotreni, tutti dotatidi impianti refrigeranti e dellaportata di circa 44 tonnellate.Oltre alla sicurezza dei mezzi,sottoposti a tutti gli interventi dimanutenzione necessari al man-tenimento di performance otti-

mali, l’attenzione è rivolta a unaserie di accorgimenti per operarein un regime di sostenibilità am-bientale. In tal senso, oltre alleverifiche tecniche, la societàprovvede ad esempio a pagareuna quota per lo smaltimentodelle gomme usate, affinchévenga effettuato nel rispettodelle normative vigenti. Con queste credenziali,l’azienda guarda al futuro, ela-borando obiettivi ben precisi,riferiti dall’amministratriceche afferma «Malgrado lacrisi, intendiamo ampliarel’attività, sia in termini di la-voro, che di numero di mezzie di dipendenti, dando quindila possibilità di alleviare il pro-blema della disoccupazione,in Sicilia particolarmente dif-fusa. Per ottenere ciò, vista ladimensione della nostra atti-vità, intendiamo accrescerci,secondo strategie prudenti,ma con determinazione».

La Rapid Trasporti Srl ha sede a Venetico (ME)

[email protected]

1,5 MLNLE IMPRENDITRICI IN ITALIA NEL 2011,SECONDO L’OSSERVATORIODI CONFARTIGIANATO

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S econdo l’Osservato-rio Buyer di TTGItalia, ciò che spingegli stranieri a visitare

il Bel Paese sono l’enogastro-nomia, che conquista il 68per cento delle preferenze, lacultura (65 per cento), illusso (51 per cento) e il be-nessere (39 per cento), in caloinvece il turismo balneare.Per quanto riguarda la tipo-logia di turisti, ai primi postitroviamo famiglie (70 percento), senior (56 per cento)e single (44 per cento), poco

sotto i giovani (43 per cento).Per quanto riguarda le desti-nazioni, se Toscana (86 percento), Veneto (72 per cento)e Lazio (65 per cento) sono lemete preferite dai turisti stra-nieri, Puglia, Sicilia e Pie-monte stanno acquistandovelocemente punti, grazie allepolitiche promozionali e diofferta degli ultimi anni.Ma proprio sulle strategie divalorizzazione del settore tu-ristico nel Mezzogiorno ar-riva l’allarme del Ministeroper i Beni e le attività cultu-

rali, secondo cui il 44 percento dei siti archeologici delsud Italia è chiuso al pubblicomentre in un altro 19 percento si entra senza pagarenessun biglietto. È il quadroche emerge dal censimentodei siti di Sicilia, Calabria,Campania, Puglia e Basilicatache il Mibac ha presentatodurante un convegno allaBorsa mediterranea del turi-smo archeologico tenutasi aPaestum a novembre. A ciòsi aggiunge il Rapporto Svi-mez 2012, dal quale emergeche il turismo e l’industriaculturale potrebbero costi-tuire nuove aree di occupa-zione su cui puntare per il ri-lancio del Mezzogiorno.L’Associazione per lo svi-luppo dell’industria nel Mez-zogiorno sottolinea che oc-correrebbe “una strategiaunitaria e forte che faccia ri-ferimento al Mezzogiornonella sua dimensione di ma-cro-area e non solo a singoleregioni, attraverso la valoriz-zazione del brand “SouthernItaly”, identificando il Mez-zogiorno come prodotto tu-ristico composito e non soloesclusivamente balneare”.

Parlare di turismo in Sicilia equivale, sulla carta, a un ventaglio di scelta a 360 gradi:

mare, montagna, cultura, enogastronomia. Nei fatti, però, l’Isola ha troppo spesso

disatteso le aspettative, raccogliendo cifre al di sotto delle potenzialità del territorio

Camilla Gargano

Sotto, turisti nel centro

storico di Scicli,

in provincia di Ragusa.

Nella pagina a fianco,

la Valle dei Templi

di Agrigento

Una risorsa sottovalutata

TURISMO

130 • DOSSIER • SICILIA 2012

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SICILIA 2012 • DOSSIER • 131

Stando sempre al rapportoSvimez, il divario tra nord esud del Paese appare ancorapiù forte se si considerano lepresenze straniere. Nel centro-nord l’incidenza del turismonelle località di interesse sto-rico e artistico è pari al 49,1per cento negli arrivi e al 37,1nelle presenze; nel Mezzo-giorno, invece, i valori si fer-mano rispettivamente al 19,4e al 10,8 per cento, con unamedia interna tra Campania,Puglia e Sicilia del 26,2 percento per gli arrivi e del 15,7per le presenze. Nel dettaglio,la spesa dei turisti stranieri frale province d’arte del Sud ap-pare molto limitata, con unmassimo di 261 milioni dieuro a Salerno, 234 a Palermoe 229 a Bari. Province digrande rilievo artistico e ar-cheologico, come Catania eMessina, presentano una spesapiuttosto ridotta di 176 e di219 milioni di euro. Di recente sulla questione è in-tervenuto anche Nicola Bono,presidente della Provincia diSiracusa e responsabile del-l’Unione province italiane perTurismo e Cultura e dell’Asso-ciazione Province Unesco Sud

Italia, che ha denunciato la ge-stione fallimentare dei 2 mi-liardi di fondi che l’Unione eu-ropea aveva stanziatoall’interno della programma-zione 2007-2013 nel capitolodegli Attrattori culturali, na-turali e Turismo, tra i cosid-detti Poin e Pain, e dei qualipoco si è saputo. «La primamisura è di esclusiva compe-tenza delle regioni Campania,Calabria, Puglia e Sicilia; la se-conda è destinata anche alleregioni già uscite dall’Obiet-tivo 1, cioè Abruzzo, Basili-cata, Molise e Sardegna. Dopoqualche anno il Pain sparìsenza lasciare traccia. Svani-rono 950 milioni di euro cheavrebbero dovuto creare nel

Mezzogiorno la politica di svi-luppo basata sulla cultura. Re-stò, sulla carta, solo il miliardoe 31 milioni del Poin, al nettodi 19 milioni del primo di-simpegno di risorse dell’Ue peril ritardo nella spesa. Ma dopooltre sei anni non si è riusciti aspendere correttamente unsolo euro. In questi anni le au-torità di gestione sono cam-biate sei volte». Gli fa eco Edo-ardo Massaglia, presidente delSicilia Convention Bureau, se-condo cui «il turismo potrebbevalere il 25-30% del Pil e in-vece è fermo al 5 per cento.L’idea è che puntare sul turi-smo degli eventi possa aiutarea sviluppare un turismo di ri-torno di altra gente».

Il settore in Sicilia

��

La spesa dei turisti stranieri nella provinciadi Palermo è di 234 milioni di euro.Catania e Messina si fermano a 176 e 219 milioni

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TURISMO

132 • DOSSIER • SICILIA 2012

Il trasporto turistico sul ter-ritorio richiede maggioreattenzione da parte delleistituzioni. Se varie cate-

gorie legate al turismo, dagli al-berghi alle agenzie di viaggio,nonché il trasporto pubblico lo-cale, godono di incentivi o con-tributi, lo stesso discorso nonvale per quelle aziende che sioccupano dello spostamento deituristi in visita in Sicilia. «Trovoche il trasporto turistico do-vrebbe essere equiparato al ser-vizio pubblico di linea, perchérappresenta un anello impor-tantissimo che lega il turismoalla regione – afferma AntonioRusso, titolare della AutoserviziRusso di Catania –. Il primoimpatto che il turista ha con ilterritorio è proprio su questimezzi, che devono garantirecomfort e qualità. A questoscopo, è necessario ovviamentefare investimenti mirati, cui leaziende del settore, ad oggi,fanno fronte contando esclusi-vamente sulle proprie risorse,senza alcun intervento statale».

La categoria lamenta dun-que una scarsa attenzione daparte delle istituzioni. Qualialtre criticità affliggono l’ope-rato di una realtà come la vo-stra?«Oltre alla totale mancanza diagevolazioni o incentivi, il tra-sporto passeggeri in Sicilia oggirisente in parte della flessionedel comparto turistico, nonché,naturalmente, dell’aumento delprezzo del carburante che rap-presenta un aspetto dramma-tico del nostro lavoro. Anche inquesto senso, infatti, a differenzadegli autotrasportatori, leaziende di trasporto passeggerinon godono di alcun recuperodi accise sul gasolio, per cui ilcosto del carburante viene so-stenuto in toto dall’aziendastessa. Lo stato non riconosceneanche alcun contributo finaleper l’acquisto o la sostituzione dimezzi. In questo scenario, è evi-dente come l’aumento del costodel carburante incida in manierasignificativa sul bilancio».

Come fate fronte a questa

problematica?«Non potendo aumentare piùdi tanto le tariffe, cerchiamo direcuperare sulla manutenzionepiuttosto che sugli intervalli deicambi di olio».

In questo quadro così com-plesso, quale bilancio puòtrarre Autoservizi Russo dal-l’ultimo anno di attività?

Le imprese che si occupano del trasporto dei turisti non godono di alcun incentivo o contributo,

a differenza di altri operatori del settore. In quest’ottica «è auspicabile un intervento da parte

delle istituzioni». Il punto di Antonio Russo

Carlo Gherardini

Servono incentivial trasporto turistico

Antonio Russo titolare della Autoservizi Russo

di Catania - [email protected]

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«Nel 2012 abbiamo mantenutolo stesso fatturato dell’anno pre-cedente, siamo riusciti ad argi-nare gli effetti della crisi grazie alavori fissi che ci impegnano365 giorni l’anno, come il tra-sporto capillare ad hoc dei di-pendenti della multinazionaleSTMicroelectronics. Il lievecalo nel settore turismo, inol-tre, è stato compensato da al-tri servizi che ci sono stati affi-dati nel corso dell’anno, comeil trasporto di studenti impe-gnati in vari stage, dalle sediscolastiche all’aeroporto e vi-ceversa».

Operate prevalentementein Sicilia, come vivete i defi-cit infrastrutturali presentisul territorio?

«Siamo fortemente penalizzatidal traghettamento lungo loStretto di Messina. Anchesotto questo aspetto non ab-biamo alcuna agevolazione, edobbiamo pagare tariffe intere,che si aggirano intorno ai 400euro per traghettare andata eritorno un pullman con pas-seggeri. In quest’ottica, auspicoche si possa fare il ponte sulloStretto ma non alle condizioniprofilate attualmente dalla So-cietà Stretto di Messina, chepermetterebbero vantaggi soloin termini di tempo ma non alivello di costi».

Quali le prospettive e iprogrammi di investimentoper il prossimo futuro?«Il piano di investimenti che

ho pensato è strettamente le-gato alla ripresa dell’economianazionale. Da quandol’azienda è nata, nel 1947, hasempre sostenuto, quasi ognianno, investimenti anche im-portanti relativi all’ammoder-namento del parco macchine edelle attrezzature ma onesta-mente, da qualche anno, gliinvestimenti sono rallentati,perché abbiamo preferito so-stenere i costi del carburante edei dipendenti, per preservarel’occupazione. Per il 2014, co-munque, se la situazione eco-nomica italiana lo permetterà,l’obiettivo è sostituire almeno4 o 5 pullman: un investi-mento che richiederà circa 1milione di euro».

Antonio Russo

SICILIA 2012 • DOSSIER • 133

Autoservizi Russo fu fondata nel 1947 da Nino Russo per trasportare gli operai nelle miniere,anticipando di fatto le Concessioni Pubbliche di Linea istituite solo qualche anno dopo dalla

Regione Sicilia. L’azienda si è occupata solo di trasporto pubblico locale fino al 1966 anno in cuiil figlio di Nino, Salvatore Russo, insieme alla moglie Sara, intraprese l’attività dedicata al settoreturistico con escursioni programmate verso le località più belle della Sicilia. Gran parte dei suc-cessi della Autoservizi Russo sono da attribuire proprio alla signora Sara, prima donna managernel settore degli autoservizi turistici nonché colonna portante dell’impresa, fino alla sua recentescomparsa. Nel 1966, Sara e Salvatore misero a punto un sistema di trasporto capillare ad hocper i dipendenti della Ates (attualmente STMicroelectronics) attivo ancora oggi. Antonio Russo,figlio di Salvatore e Sara, entrato in azienda nel 1984, ne è divenuto titolare nel 1996.

TRE GENERAZIONI NEI TRASPORTI

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Trecento aziende di autotrasporto consorziate.Un Network internazionale che abbraccia undiciPaesi Europei e che, lungo lo Stivale, può contaresu una rete di 86 Concessioni, distribuite capil-

larmente su tutto il territorio nazionale e capace di mo-vimentare, in Italia, oltre 5000 pallet al giorno, anche inaree remote, dove è difficile effettuare spedizioni con al-tri corrieri. Sono i numeri di Palletways, società leader neltrasporto espresso di merce su pallet, nata nel 1994 nelRegno Unito, da un’idea al tempo stesso semplice e rivo-luzionaria: trasferire le logiche tipiche delle spedizionitramite corriere espresso alla movimentazione di mercipesanti, per garantire anche al trasporto di bancali fino a

una tonnellata di peso e oltre, i tempi di consegna previ-sti per un pacco. A costi competitivi. «Dopo il mercato bri-tannico, l’Italia è stata il primo Paese, nel 2001, ad adot-tare il nuovo sistema per le spedizioni veloci con ottimirisultati, perché la società continua a crescere, in terminidi volumi, a un ritmo del 15/20 per cento l'anno», ricordaAlbino Quaglia, amministratore delegato di PalletwaysItalia al quale abbiamo posto alcune domande. Quali sono i vostri punti di forza, in un mercato cosìdifficile? «Prima di tutto la qualità del servizio, poi la flessibilità. Adisposizione dei nostri Clienti mettiamo sei differenti ti-pologie di bancali: dal Mini Quarter, ideale per piccole

Un modello di trasporto che unisce la velocità del corriere espressocon le quantità e la tipologia di merci del distributore tradizionale.Albino Quaglia spiega i vantaggi e le ragioni del successo del pallet network

Palletways,la soluzione veloce e sicuraper spedire in Italia ed Europa

Palletways Italia Spa - Via Pradazzo, 7 - 40012 Calderara di Reno (Bologna)

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spedizioni, con peso inferiore ai 150 Kg; al Full pallet, permerce fino a una tonnellata di peso, passando per quat-tro bancali di formato intermedio: Quarter, Extra Light,Half e Light. Questo ci permette di offrire tariffe semplicie competitive, calcolate in base al numero e alla tipologiadi pallet da spedire, senza passare per la tradizionale con-versione peso/volume». A quali settori merceologici vi rivolgete? «Abbiamo Clienti che provengono da tutti i settori, con ilvitivinicolo in pole position con il 30 per cento dei volumi;quindi dai materiali per l'edilizia ai prodotti per la casa ela persona, dai casalinghi all’agroalimentare. Il nostro si-stema, infatti, ci consente di rispondere a esigenze moltodiverse ma è particolarmente competitivo per spedizionifrazionate verso destinazioni multiple».Quali garanzie offrite sui tempi di spedizione?«I nostri Clienti possono scegliere tra due servizi: Eco-nomy, con consegna entro 48/72/96 ore, a secondo del-

l’Hub e del destino, oppure Premium, per spedizioni ur-genti, entro 24/48 ore: in questo caso, se si verifica un ri-tardo sui tempi di consegna, offriamo la garanzia di rim-borso delle spese di spedizione – anche per le merci ADR.In Italia, siamo l'unica azienda di trasporto espresso a pro-porre standard di servizio così elevato».Come riuscite a proporre un servizio altamente qualita-tivo pur tenendo conto delle esigenze di razionalizzazionedei costi avanzate dalle imprese?«La competitività, economica e di servizio, della nostraofferta, la frammentazione dei carichi e il ridimensio-namento delle reti captive di distribuzione, aumenta lanostra penetrazione di mercato, creando volumi elevatinel Network; siamo in questi ultimi mesi a +25% / 30%al disopra delle scorso anno. Creando economie di scala,questo modello permette ai Concessionari di ottimiz-zare i carichi e di garantire tempi di consegna compe-titivi offrendo un livello di servizio eccellente, il circolovirtuoso è avviato!».Quali altri vantaggi offre il vostro network? «Facciamo parte di un network internazionale e quindi iClienti possono inviare facilmente le spedizioni ancheverso altri Paesi Europei, in particolare Regno Unito, Ger-mania, Francia, Belgio, Paesi Bassi, Spagna, Danimarca,Portogallo, Irlanda e Lussemburgo. Palletways si diffe-renzia inoltre per l’innovazione continua: abbiamo re-centemente esteso il Servizio Garantito anche alle merciADR e siamo sempre al lavoro per migliorare i nostri in-dicatori di performance».

www.palletways.com

Informazione pubblicitaria

Concessionario per la Sicilia:Gambino Group Srl, con sedi a Palermo e Cataniawww.gambinotrasporti.it

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EDILIZIA

136 • DOSSIER • SICILIA 2012

L’export, la svolta per l’edilizia specializzataGiuseppe e Nunzio Anastasi descrivono la loro strategia contro la recessione.

Dati alla mano i risultati hanno del miracoloso, un esempio di come reagire.

Garantiscono: «Il Mediterraneo è una risorsa»

Renato Ferretti

Resistere. Non si ve-dono alternative al-l’orizzonte, dunquenon resta che sotto-

stare all’imperativo di darfondo a ogni risorsa per la so-pravvivenza della propriaazienda. Lo scenario per il set-tore edilizio non accenna a mi-gliorare, ma non tutti gli ad-detti ai lavori si lascianoscoraggiare dalle fosche previ-sioni di mercato che affollano inotiziari di settore. «Per la finedi quest’anno non ci aspet-

tiamo niente di esaltante, ti-rando le somme si prospetta unanno mediocre. Ma nonostantetutto prevedo un 2013 interes-sante». A dirlo è Giuseppe Ana-stasi, della F.lli Anastasi consede a Villafranca Tirrena(ME), il cui ottimismo si basasulla fiducia nelle proprie stra-tegie d’impresa. «Nel 1978 –ricorda Anastasi –, dopo solodue anni di attività abbiamocapito che dovevamo spostarciin un settore altamente specia-lizzato e di nicchia, dove la

competenza, la dedizione e laprecisione non solo dei titolarima anche delle maestranzefanno la differenza». I due fra-telli, Giuseppe e Nunzio, deci-dono di puntare sull’impianti-stica sportiva. «Ci siamospecializzati nelle pavimenta-zioni speciali che, nella mag-gior parte dei casi, hannocome supporto una base inconglomerato bituminoso acaldo eseguita con particolarecura nei livelli».La crisi, però, ha invaso anche,

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Giuseppe Anastasi

SICILIA 2012 • DOSSIER • 137

e forse soprattutto, le nicchiedel mercato edilizio mettendoalle strette i costruttori dimezzo mondo. «La recessione èprofonda e si sente in tutti isettori. È ovvio che il nostrosettore, basandosi soprattuttosu investimenti pubblici e nonessendo indispensabile comepuò essere la sanità, sia forte-mente penalizzato. Il nostropaese è carente di strutturesportive al passo con i tempi,per cui il lavoro potrebbe svi-lupparsi ma mancano le risorse.Fortunatamente ci muoviamoda tempo anche all’estero e cer-chiamo di compensare. In par-ticolare adesso si stannoaprendo spiragli in Marocco esiamo stati contattati anche peralcuni lavori in Iraq». Così, contro ogni previsione, laF.lli Anastasi si riprende dallabrutta battuta d’arresto del2009, con un calo del 21,4 percento del fatturato. «Siamocorsi ai ripari – continua il ti-tolare – effettuando importantiinvestimenti: da un parte ab-biamo avuto un calo degli utilidi esercizio, ma nel 2010 il fat-turato è cresciuto del 21,7 percento e del 36,7 per cento nel2011, superando i 4 milioni emezzo di euro. Ci possiamodire leader in Europa e del ba-cino del Mediterraneo soprat-tutto per la costruzione e pavi-mentazione di piste di atleticaleggera». Gli elementi che compongonoil quadro di successo del-l’azienda non sono pochi, dal-l’innovazione tecnologica co-stante alla formazione delpersonale, oltre che la trenten-

nale esperienza dei suoi titolari.Nunzio precisa: «La nostra èun’impresa attenta agli sviluppitecnologici per cui le nostre at-trezzature sono quanto di me-glio esiste sul mercato, ma ilmigliore investimento è nellaformazione del personale: nonesistono scuole, si apprende incantiere. Questo ci permette diavere dalla nostra parte un per-sonale altamente specializzatoe di cui ci fidiamo pienamente:sono i motivi che consentonoun altissimo standard qualita-tivo e di produttività».I fratelli Anastasi hanno un oc-chio di riguardo alla tutela am-bientale, che «è alla base del be-nessere di una società sana. Losviluppo è necessario, per que-sto bisogna stare attenti a nonfare progressi nella ricerca tec-nologica a scapito dell’ambientee della natura. Ma allo stessotempo bisognerebbe evitare diprendere decisioni di principio

senza valutare i pro e i contro inmodo obbiettivo. Il rischio è difar diventare l’interessamentoambientale, una specie di cacciaalle streghe, che non è utile anessuno».Infine Giuseppe Anastasi pro-ietta un’analisi del mercato nelprossimo futuro, in un rangemedio-lungo. «Il futuro in Ita-lia non è roseo, ma dobbiamoessere ottimisti e sperare chela situazione globale cambi peril bene del paese. Certo, le pro-spettive adesso sono scarse el’obiettivo è “resistere”. È perquesto che abbiamo puntatosull’export: il bacino del Me-diterraneo sembra a un puntodi svolta».

+36,7%L’AUMENTO DEL FATTURATO DELLA

F.LLI ANASTASI SRL, REGISTRATO NEL 2011RISPETTO AL 2010

Giuseppe e Nunzio

Anastasi della Fratelli

Anastasi Srl di Villafranca

Tirrena (ME)

www.fratellianastasi.it

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EDILIZIA

138 • DOSSIER • SICILIA 2012

C he non esista soloquella Sicilia cheispira i più odiosipregiudizi, è or-

mai banale. Gli esempi di one-stà e trasparenza schierati con-tro il torbido, che pureammorba questa terra, sononumerosi e negli anni si sonomoltiplicati. È un fatto. Ma ba-sta questo per rendere menogravoso il sacrificio dei siciliani?Questa è una guerra di trinceadove si cerca di resistere senzariuscire a vedere bene il proprionemico e quanto si conquistasono pochi centimetri di ter-reno. Per questo motivo gli im-

prenditori qui hanno un ruoloancora più decisivo che in altrezone d’Italia, in cui la “sola” re-sponsabilità consiste nella ri-presa economica del proprioterritorio. Giuseppe Pinzone,uno degli imprenditori che so-stengono questa lotta ingrata,parla del prezzo da pagarequando si rimane dalla partedegli onesti. «Noi stiamo dallato della barricata che para-dossalmente non ti permette dispiccare il volo. Rimaniamo aimargini del mercato, anche se,come nel nostro caso, si è inpossesso di una decennale espe-rienza nell’edilizia e si hanno

sotto contratto collaboratoridalle capacità indiscusse».

Il vostro è tra i settori piùcolpiti dalla recessione.«Le vendite degli immobili acui stavamo lavorando sonobloccate. I danni economicinon si calcolano e si aggiun-gono alla già difficile situa-zione di una ditta provata daoltre dieci anni di controversielegali nate dall’abusiva occu-pazione degli alloggi ancorada completare. L’unico modoin cui lo Stato ti sta accanto èfarti sentire la sua presenza in-timando di pagare imposte divario tipo, anche sui redditi

Fare edilizia in Sicilia? È un’impresaLa crisi del settore costringe i costruttori ad acrobazie sempre più pericolose, a lottare

contro le banche e la burocrazia. Giuseppe Pinzone denuncia le condizioni dell’edilizia

nella sua Sicilia. Purtroppo «essere puliti e onesti non paga»

Renato Ferretti

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SICILIA 2012 • DOSSIER • 139

Giuseppe Pinzone

non percepiti. Per non parlaredelle banche che ti strozzano.Non importa se si è semprestati puntuali e regolari nei pa-gamenti, se onestamente si pa-gano i dovuti contributi aglioperai e si corrisponde lorouno stipendio “vero”, senzatrucchi. Invece ci sono im-prese che ne fanno di tutti icolori, consegnano dei lavoripenosi, eppure a nessuno saltain mente di ribellarsi, néclienti, né direttori dei lavori,né collaudatori».

Qual è la strategia che avetescelto per reagire a questa si-tuazione?«I rischi sono alti nel campodelle costruzioni, proprio per-ché i tempi di realizzazionesono lunghi e le risorse eco-nomiche impiegate ingenti.Si parte con un progetto, si faaffidamento su certe condi-zioni, ma l’esperienza matu-rata dona un po’ di lungimi-ranza non la preveggenza. Perquesto il piano, purtroppo, èdi accorciare il raggio, fare la-vori più “piccoli”, con un im-piego di denaro ragionevole epoco rischioso».

In che modo finora vi sietedistinti?«L’ottimo rapporto qualitàprezzo è una delle nostre carat-teristiche. Così come l’impiegodi materiali sempre nuovi, nelrispetto delle norme vigenti, conuno sguardo anche all’impattoambientale. E poi, ripeto, l’espe-rienza: abbiamo operai che col-laborano con noi da trent’anni ea cui basta un’occhiata per ca-pire il da farsi. La nostra im-

presa dà sicurezza. In più possodire che investiamo continua-mente, la nostra attrezzatura èsempre all’avanguardia. Ulti-mamente siamo interessati estiamo provando la messa inopera di strutture a risparmio

energetico. Purtroppo ciò non èancora possibile nell’edilizia po-polare perché i costi sono alti».

Qualcuno avrà pure notatola vostra correttezza. Non èstato un buon viatico perl’andamento dell’impresa?«Certo, non mancano le soddi-sfazioni: spesso si parla della Pin-zone come una delle poche ditte“in ordine”. E poi ci sono lavorirealizzati di cui andiamo orgo-gliosi e che consistono per lopiù nella costruzione di edifici divarie tipologie e grandezze adi-

bite ad abitazioni. Conferme in-dispensabili, una boccata d’ossi-geno. Ma il nostro è un per-corso difficile e imprevedibile.Un lavoro non sarà mai come ilprecedente, non è una catena dimontaggio dove tutto è routine.

La burocrazia, le mille e piùleggi che regolano il settore, do-ver tenere testa a clienti e com-mittenti, rendono la parte cheriguarda il cantiere marginale:così l’imprenditore deve impa-rare a districarsi in situazioni di-verse e inaspettate, a volte para-dossali. E dire che per mel’aspetto più gratificante stavanella costruzione in sé e per sé:il lavoro che cresce giorno dopogiorno, fino alla realizzazione fi-nale. Per poi scoprire di averdato il proprio contributo».

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Ci sono imprese che ne fanno di tutti i colori,consegnano lavori penosi, ma a nessunosalta in mente di ribellarsi

Giuseppe Pinzone, titolare della Pinzone Costruzioni Srl con sede a Bronte (CT)

[email protected]

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«Come l’arabafenice ri-sorge dalleproprie ce-

neri, anche un’impresa,schiacciata dalla morsa delpizzo, può ritornare a vivere».Per questo motivo GiuseppeSpera, dell’omonima ditta dicostruzioni palermitana, havoluto ridare una nuova spe-ranza a se stesso e a tutti i suoidipendenti, creando una Spa,nata dopo la brutta vicendadi estorsione che lo ha coin-volto in quella che prima erauna Srl. Era la fine del 2011quando il titolare dell’aziendavenne chiamato in Questura,dove gli fu chiesto di confer-

mare quanto le intercettazionitelefoniche e ambientali indi-cavano in modo inequivoca-bile. «Messo davanti a quellaprova – ricorda Spera – nonho potuto che confermare:per anni abbiamo subito ilpizzo nei cantieri aperti. Lepressioni, dall’inizio dell’atti-vità nel 2004, si sono via viafatte più insistenti fino ad ar-rivare alle minacce a mano ar-mata. E bisogna sottolineareche è così per molte impresein Sicilia. Ma se potessi tor-nare indietro denuncerei lacosa immediatamente, nonaspetterei l’intervento delleforze dell’ordine». Il caso si èchiuso con alcuni arresti e ora

Giuseppe Spera è costretto avivere sotto scorta, come altriimprenditori di Palermo chehanno scelto di non pagare“chi di dovere”.

IL J’ACCUSECONTRO LE BANCHEMa questo coraggio non èsolo fonte di ammirazione da-gli attori principali della vitasocio-economica della città.«Se da una parte ho ricevutoun sostegno eccezionale dalleistituzioni – dice l’imprendi-tore –, come il prefetto e ilquestore che mi stanno aiu-tando tantissimo, dall’altra ilsistema creditizio ci ha lette-ralmente voltato le spalle. Da

La Spera Spa

ha sede a Palermo

Dopo anni di minacce ed estorsioni subite, Giuseppe Spera racconta di quando ha scelto

di non pagare “chi di dovere”. E del muro “bancario” con cui si è scontrato

Renato Ferretti

Fuori dalla morsa mafiosa

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SICILIA 2012 • DOSSIER • 141

Giuseppe Spera

quando la mia denuncia miha messo in pericolo, le ban-che hanno smesso di investiresulla nostra azienda, cau-sando gravi problemi finan-ziari. Pur consapevoli di averapplicato un tasso di interessesuperiore alla norma previstadalla legge, sono rimasti aguardare come un’aziendapian piano venga dissoltanella più totale indifferenza.Inoltre, il rifiuto delle ban-che ha causato una grandeperdita di posti di lavoro.Non appena i media hannodiffuso la notizia, le banche cihanno negato il rilascio dicarnet di assegni, senza chia-rircene le motivazioni – pro-segue Spera –. A causa diquanto detto si interrompe-vano le trattative con i forni-tori, con il personale dipen-dente e con tuttal’organizzazione cantieristica.Tale restrizione causava inol-tre un notevole disagio siaeconomico che di immagine,danneggiando di riflesso an-che le committenze. Inoltremi sono trovato costretto acedere la partecipazione del15 per cento nella societàGuelfokasa Srl affinché lastessa potesse accedere al cre-dito bancario. Al fine di tran-quillizzare gli istituti di cre-dito, ho trasmesso tramiteraccomandata il decreto dellaProcura della Repubblica,avanzando richiesta di so-spensione dei termini, ex art.20 L. 44/99. Nonostante lecomunicazioni effettuate, inquesta fase di stallo, gli isti-

tuti di credito, con giustifica-zioni più o meno motivate,come alti indici di rischio, ra-ting, crisi del mercato, piùvolte ci negavano nuovifondi, nonostante le fonti dirimborso rinvenenti da nuovicontratti di appalto. Detti di-nieghi comportavano l’im-possibilità da parte dell'im-presa di far fronte allepromesse di pagamento fatteai fornitori e ai dipendenti.Ma la cosa più grave è che,quando finalmente sono riu-scito a ottenere una spiega-zione diretta, mi sono sentito

dire “si metta nei nostripanni, noi rischiamo il no-stro denaro sugli imprendi-tori, se questo viene ucciso labanca perde il suo investi-mento”». Secondo l’imprendi-tore, un altro aspetto rilevanteche ha creato grandi disagi, ri-guarda la Cassa Edile Palermi-tana: «quando qualche annoprima addirittura ci premia-vano per la regolarità sui ver-samenti». Il j’accuse di Spera èdurissimo. «Hanno procedutocon un decreto ingiuntivo, no-nostante gli anni precedenti ciavessero ricoperto di bonus per � �

��

Gli unici aiuti sono giunti da Banca Ugf,che ha creduto in noi e ci ha permessodi portare avanti i nostri lavori

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EDILIZIA

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la nostra affidabilità. Inoltrenon ci hanno dato la possibi-lità di iniziare nuovi appaltivinti, per la non regolarità deldurc. Questo nonostante si do-cumentavano le motivazioniche avevano portato al nonversamento degli oneri vantatidall’ente. E nonostante al gen-naio 2012 il presidente dellostesso aveva dichiarato che leaziende vessate avrebbero po-tuto godere di un bonus pari al20 per cento sulle spettanzedovute. Eppure ho un patri-monio che oggi si aggira in-torno ai dieci milioni di euro eun fatturato totale di circa settemilioni: in queste condizioninessuna banca si rifiuterebbedi investire. Per questo devoringraziare il nuovo Governa-tore della Sicilia e l’onorevolePd Giuseppe Lupo, i quali mistanno dando una mano inter-cedendo per me presso la bancaUgf di Palermo. E ci tengo adire che gli unici aiuti sonogiunti grazie a banca Ugf e auno dei suoi responsabili,Gianpaolo Leonardi, che cre-dono in noi nonostante nonabbiano mai collaborato conl’azienda in passato. La loro fi-ducia ci permette di andareavanti e tutelare i nostri lavo-ratori oltre che i nostri forni-tori. Per questo sono moltograto a Ugf e a Leonardi». In-fine, Spera precisa come il ra-ting antimafia istituito dall’Abi,proprio per aiutare le aziendevessate dalla criminalità orga-nizzata, non sia mai stato cal-colato per il suo gruppo.

VILLA NOSA � �

Spera è uno di quegli imprenditori che in questi anni di crisi ha beneficiato della suapolitica di diversificazione. Il caso Villa Nosa ha dato ragione al titolare dell’azienda.

«L’abbiamo costruita quasi interamente con fondi nostri – dice il titolare Giuseppe Spera –,con un’altra società, la Spera’s Golden Star, spendendo circa quattro milioni e mezzo dieuro. Ora le aspettative per il 2013 sono eccellenti». Quello della ristorazione è un settoretrainante per Villa Nosa, oggi una realtà d’eccellenza per i ricevimenti, che ha reso lasocietà di Spera un riferimento per il settore banqueting. «La struttura ha il vantaggio ditrovarsi in un punto strategico, che le permette di attirare clienti provenienti da tuttol’entroterra siciliano: sorge, infatti, su uno dei punti più belli del territorio collinare di AltavillaMilicia. La struttura è ultra-moderna e indubbiamente affascina i nostri clienti».

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L’ATTIVITÀNON SI FERMA«Non abbiamo nessuna inten-zione di fermare i progetti chefinora abbiamo messo in piedi– continua Spera – perché ciabbiamo creduto, investito eora stanno dando i loro frutti.Come nel caso di Villa Nosache in un anno ha triplicato ilproprio fatturato». Oltre aquesto, continua l’attività piùsquisitamente edile, con dueprogetti a Palermo che lostesso Spera definisce comefiori all’occhiello per il capo-luogo siciliano. «Il primo èun palazzo sul mare. La suaunicità rende le cose più facilidal punto di vista commer-ciale, perché oltre a venderegli appartamenti a prezzimolto vantaggiosi per noi,fino a 4mila euro al metroquadrato, ci dà la possibilitàdi venderli velocemente. Il se-condo progetto prevede la

realizzazione di trentadue al-loggi in cooperativa che ci èstato appaltato: un lavoro diquasi 5 milioni, in zona fo-rum. Ora stiamo cercando dioccuparci anche degli appaltipubblici».

IL PERSONALE,VALORE AGGIUNTOGià i primi dinieghi degli isti-tuti di credito hanno deter-minato l’impossibilità daparte dell’impresa di farfronte alle promesse di paga-mento fatte ai fornitori e aidipendenti. «A loro – ci tienea dire Spera – devo moltis-simo. Nonostante non perce-pissero i loro stipendi, hannocontinuato a lavorare instan-cabili e con profondo rispettonei confronti di chi li avevasempre garantiti economica-mente. È grazie a loro che oraabbiamo ancora cantieriaperti e possiamo vantare pre-

stigiose offerte di lavoro. Coni primi decreti ingiuntivi daparte delle ditte creditrici nonsiamo riusciti a portare avantii lavori: quindi siamo stati co-stretti a licenziare in massatutti gli operai e i dipendenti,con aumento di indebita-mento perché non riuscivamoa retribuire anche i tratta-menti di fine rapporto. Perquesto motivo non posso chebiasimare il comportamentodelle banche che ci hanno pe-nalizzato, mettendo in gravidifficoltà decine di famiglie.Non sarò mai abbastanza ri-conoscente nei confronti deimiei dipendenti che, nono-stante tutto sono rimasti a la-vorare per noi. Per questoconfido nella collaborazionedelle istituzioni bancarie piùserie affinché possano al piùpresto aiutarci nei nostri pro-getti, ridando così il lavoro aquelle persone».

Giuseppe Spera

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Costruire, ristruttu-rare e commercia-lizzare edifici im-mobiliari a un

ottimo rapporto qualità/prezzo.Una mission probabilmente incima ai pensieri di molti im-prenditori del settore, la cuisoluzione spesso rimane unasorta di segreto aziendale:tanto più oggi, con il mercatoparalizzato dalla concessionedel credito ai minimi storici, ifinanziamenti bancari ridottidel 35 per cento e i materiali di

qualità sempre più costosi.Queste premesse fanno sem-brare l’obiettivo lontano e co-munque subordinato al benpiù pressante tentativo di li-mitare i danni. Tuttavia per iresponsabili della palermitanaKing Srl, il rapporto qua-lità/prezzo più vantaggioso èuna possibilità concreta. E nonsono preoccupati di nascon-dere i loro piani per ottenerlo,convinti che le direttiveespresse siano comunque unasorta di miraggio per la con-

correnza. “Siamo orgogliosi diaffermare – si legge in una notadell’azienda – che la King, adifferenza dei suoi competitor,non ha mai attraversato unmomento di difficoltà, per-tanto non possiamo che esseresinceramente fiduciosi nellalongevità aziendale. Le inizia-tive dalla King, sia per il settoreedilizio/immobiliare che per leapplicazioni delle rifiniture,sono caratterizzate da unoscopo comune: la garanzia deimateriali con la possibilità di

La King Srl

ha sede a Palermo

La strategia della palermitana King per far fronte alle sfide del comparto edile.

Un’equazione che mette in relazione tra loro tutte le componenti del settore.

«Innovazione e prezzi concorrenziali: un matrimonio possibile»

Renato Ferretti

L’immobiliare abbassa i costi

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EDILIZIA

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King

una vasta scelta e la riduzionedei costi per gli utenti finali”.La soluzione al problema stain una logica che tiene in con-siderazione tutti i fattori deci-sivi del mercato attuale. Ilteam gestionale resta dell’ideache la commercializzazioneimmobiliare a costi contenutisarà sempre il fattore chiaveper la gestione delle aziende.La strategia di vendita adot-tata ha già portato al rag-giungimento degli obiettivi,con grande riscontro in ter-mini di vendite e soddisfa-zione della clientela. Questo èdovuto a due fattori. Da unaparte l’impiego massiccio dimateriali all’avanguardia.Dall’altra un’instabilità delleaziende concorrenti, le qualitendono ad applicare i valorimassimi per la determina-zione degli importi finali divendita al metro quadratocommerciale.Un altro fattore importantesu cui la King fa leva è la suapartnership con la palermi-tana Spera Spa. “La King Srl –

si legge nella nota della dire-zione – è sempre stataun'azienda autonoma, senzacollaborazioni con altreaziende del settore, eccezionfatta per la Spera CostruzioniSrl, azienda edile alla quale ap-paltiamo tutti i nostri lavori.La Spera Costruzioni ha ilcompito di consegnare allaKing il lavoro cantieristicochiavi in mano garantendoalta qualità dei materiali, altaprofessionalità delle mae-stranze con un impiego eco-nomico, a parità di preventivicon altre aziende, estrema-mente vantaggioso”. Un esempio di prodotto di-rettamente conseguente dallastrategia sta in uno degli ul-timi lavori realizzati. Il pianocostruttivo consta di un edifi-cio, realizzato su un terrenoacquistato dalla King, formatoda dieci unità immobiliari su

tre livelli, adibite a civile abi-tazione con rifiniture di pre-gio, ascensore e posto auto.Tutti gli appartamenti sonodotati di climatizzazione eprogettati in modo da ren-dere tutti gli spazi, sia interniche esterni, assolutamentefunzionali e confortevoli, an-che in appartamenti di qua-drature ridotte, pensati per lefamiglie che hanno necessitàdi gestire il tempo e viverecasa al meglio. Un nuovo investimento a unpasso dal cuore della città èun attico e un superattico checompongono un grande ap-partamento di 350 metriquadrati circa con terrazzi esottotetti: sito in un palazzonobiliare dei primi del nove-cento, si presenta con grandispazi luminosi da suddividerein unità abitative molto pre-stigiose.

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La commercializzazione immobiliarea costi contenuti sarà sempre il fattorechiave per la gestione delle aziende

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EDILIZIA

Una crescita sor-prendente, nelcontesto di un’edi-lizia che stenta a

riprendere: riguarda l’Euro-coop, società cooperativa ap-partenente al Gruppo Zitelli,che, rispetto a molte realtà delsettore, va in controtendenza.

Dagli oltre 4,3 milioni di eurodel 2007, nel 2011 è arrivata asuperare gli 11 milioni, realiz-zando nell’arco di un quin-quennio una crescita di quasi 7milioni di euro. Un risultatoche rappresenta il coronamentodi trent’anni di attività, per cui,come rileva il titolare, AntonioZitelli «ho messo in campotutte le risorse che avevo a di-sposizione. E tuttora, mossodalla passione che ho sempreavuto per il settore edile, in-tendo affrontare le nuovesfide». La nuova sfida per l’Eu-rocoop? la ridefinizione delpiano aziendale, visto il trendnegativo dell’economia italiana.

Quali strategie hanno per-messo la notevole crescita del-l’azienda?«Determinanti per la nostracrescita, sono state le valuta-zioni fatte e legate all’anda-mento del mercato siciliano:già nel 1995 siamo riusciti aprevedere la paralisi economicache lo avrebbe investito, da lì apoco; fu infatti in quel periodoche decidemmo di espandere lanostra attività, proiettandoci,prima alla realtà piemontese(fino al 2001), per poi con-centrarci, su quella lombarda.La scelta di mirare ai lavori

pubblici del Nord Italia ci hapermesso di crescere forte-mente, ma, arrivati a oggi,stiamo sempre più riscon-trando l’inversione di tendenzadell’economia anche in que-st’area. Tale situazione ci stacostringendo a ripianificare lenostre strategie e a rivolgercialle realtà emergenti».

Avete una committenza siaprivata che pubblica. Relati-vamente a quella pubblica,quali sono le peculiarità, maanche le criticità che rilevatenelle procedure di appalto?«La professionalità e l’esperienzamaturate negli anni ci hannopermesso di consolidare la fidu-cia delle stazioni appaltanti neiconfronti del nostro gruppo.Purtroppo negli ultimi anni ibandi di concorso per lavoripubblici si sono ridotti; ciò hacomportato un incrementodelle ditte partecipanti e la con-seguente riduzione delle possi-bilità di aggiudicazione. Comese non bastasse, l’eventuale ag-giudicazione non è sempre po-sitiva, in quanto spesso oggettodi ricorsi legali da parte dei nonaggiudicatari, alla ricerca diqualsivoglia cavillo per invali-dare l’esito».

Nello specifico, ci può illu-

Le valutazioni dei trend del mercato, l’ampliamento ad altre aree geografiche, partecipando

a rinomati consorzi, sono valide strategie per affrontare con successo le sfide di un mercato

edile in forte difficoltà. Il punto di Antonio Zitelli

Anastasia Martini

L’edilizia che cresce

In questa pagina, Antonio Zitelli, titolare dell’Eurocoop Soc. Coop. Arl.

Nell’altra pagina, momenti di lavoro in un cantiere della società,

che ha sede legale a Milano e sede amministrativa a Belpasso (CT)

www.impresaeurocoop.com

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strare uno o più progetti cheavete realizzato?«Cito alcune opere realizzate alNord Italia negli ultimi quin-dici anni: la ristrutturazionedell’ospedale di Alessandria edell’Asl 17 a Savigliano (Cn), ilrestauro dell’Abbazia di Chia-ravalle a Milano. Dal 2009 al2012 abbiamo realizzato duestrutture adibite a ricovero so-cio assistenziale per conto delPat di Milano. Questi lavorisono stati realizzati ponendogrande attenzione alla qualitàdi esecuzione, non disgiunta auna tempistica celere e all’im-piego di manodopera alta-mente specializzata e sull’usodi attrezzature moderne».

In Sicilia cosa avete realiz-zato?«Tra gli edifici pubblici più pre-stigiosi, si annovera la chiesa nelcomune di Troina (En), perconto della Cei, mentre percommittenze private, oltre a edi-fici industriali, abbiamo realiz-

zato complessi residenziali a usoabitativo a Catania, Enna e nellerelative province».

Nella vostra crescita, cru-ciale è stata l’associazione conil Conscoop e con il Consor-zio Ccc di Bologna. Qualinuove possibilità vi ha aperto?«Fare parte di consorzi affermatie radicati sul territorio nazio-nale è un beneficio non indiffe-rente: attraverso i loro requisitiriusciamo infatti a partecipare alavori pubblici di qualsiasi na-tura e importo, proiettandocicosì in una realtà fatta di grandiopere di sicuro prestigio».

Quali obiettivi e nuovi pro-getti intendete concretizzarenel breve e medio termine? «I prossimi progetti, alcuni giàcantierati, altri in fase di studioe progettazione, interessanoprettamente il settore turisticonel sud della Sicilia; è già realtàla costruzione di una strutturaricettiva, mentre è in itinerel’approvazione del progetto di

una seconda sede ricettiva, diun villaggio residenziale e di unimportante porto turistico. Dalprossimo anno prevediamo dispostarci all’estero, in paesiemergenti come la Tunisia, laBulgaria e la Romania. Unascelta che deriva dall’anda-mento sempre più negativo del-l’economia italiana. Spero viva-mente che questo articologiunga dritto ai giovani affinchéne prendano esempio, affinchénon abbandonino i sogni nelcassetto perché la realtà li de-moralizza. Anzi che siano co-scienti della concreta possibilitàdi raggiungere gli obiettivi par-tendo dal nulla e realizzarsi inprofessioni o iniziative in pro-prio senza sperare nell’utopiadel posto fisso».

Antonio Zitelli

EURO LA CRESCITA DI FATTURATOREALIZZATA DALL’EUROCOOPNEL QUINQUENNIO 2007-2011, NEL CONTESTODI UN’EDILIZIA AFFLITTA DALLA CRISI

7 MLN

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MATERIALI

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Nonostante sia ilvulcano attivo piùgrande d’Europa,per la gente del

luogo l’Etna è il “gigantebuono”. Se da una parte, in-fatti, le comunità ai suoi piedidevono affrontare i pericoli chene derivano, dall’altra traggonograndi benefici. Uno di questiè certamente l’estrazione delladura roccia basaltica. Non sonopoche le qualità della pietra la-vica, come l’estrema resistenzaalle temperature sia basse e ri-gide sia a quelle più elevate, laresistenza alla rottura o ancorala notevole durata nel tempo.Dagli scavi archeologici e nonsolo, sono innumerevoli i ri-scontri fin dall’antichità di ma-nufatti per uso edilizio o pro-dotti e utensili dell’artigianato,dell’arredo, senza contare chetutta l’architettura baroccadella Sicilia orientale si basa suquesta pietra. Oggi in Italial’unica zona da cui si ricava an-cora è sull’Etna, perché non sene estrae più dal Vesuvio. Sidirebbe una situazione favore-vole per tutte le aziende localidel settore, e invece la crisi eco-nomica non ha risparmiato ne-anche le imprese più impor-tanti di estrazione elavorazione. Maria Scuderi èamministratore unico di unadi queste, la Siciliana Lavica, enon ha dubbi. «La recessione

attuale – spiega – ha comple-tamente bloccato l’edilizia pub-blica e privata in Sicilia. Se siconsidera che tutti gli edifici el’edilizia storica sottoposta alvincolo della Soprintendenzasono ricostruiti con la lavica, sicapisce facilmente quanto sipuò risentire delle condizioniattuali in materia». Dunque, quello che l’aziendasta tentando ora è il consolida-mento del mercato finora con-quistato. «Quello italiano e lo-cale – spiega la Scuderi –, a cuiaggiungiamo la Spagna, laFrancia e alcune cose fatte inAmerica. Stiamo cercando disviluppare i nostri rapporti conl’Est Europa, perché in queipaesi si usufruirà a breve deifondi europei e sono in pienosviluppo, dunque avranno unapossibilità di spesa maggioredella nostra. Inoltre tutti i paesiche si affacciano sul Mediter-raneo rappresentano nuove op-portunità».

CRESCITAE OPPORTUNITÀLa pietra lavica ha un altissimopotenziale, grazie alle sue pe-culiarità difficilmente riscon-trabili in altri materiali. Non acaso, infatti, sta tornando a in-teressare il mercato. «Oltre aresistere molto bene al calore –continua la titolare della Sici-liana Lavica –, è un’ottima baseper la ceramica, ma anche perla bioarchitettura. Per fare unesempio, insieme a uno studiodi architettura abbiamo stu-diato e progettato una stufa ra-diante, la cui parte esterna è inpietra lavica: il tutto permetteun risparmio economico con-siderevole. Noi abbiamo stu-diato con loro per la progetta-zione e curata la realizzazione,come primo esperimentosiamo molto soddisfatti».La zona è l’unica rimasta an-cora attiva per quanto riguardale cave. In qualsiasi altra partedel mondo con la riscoperta di

È un materiale adatto agli utilizzi più disparati,

più duro del granito, resistente a temperature

altissime, e adesso anche la bio-architettura

comincia a considerarla come ottima base.

Maria Scuderi parla della pietra lavica

che si ricava dall’Etna

Renato Ferretti

L’ultima pietra lavica d’Italia

La Siciliana Lavica

ha sede a Belpasso (CT)

www.sicilianalavica.it

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questa risorsa le imprese localidel settore non potrebbero chedirsi fortunate. «Ma siamo inSicilia – dice rassegnata la Scu-deri –. Dovremmo tutelarci, la-sciando sulla nostra isola al-meno le prime lavorazioni,invece il mercato ci obbliga avendere i massi grezzi, facendocosì sfumare possibilità occu-pazionali ai siciliani. Nonsiamo ancora riusciti a far com-prendere ai nostri colleghi la

valenza economica di venderele lastre e non i massi».

IL PRODOTTO FINITOE IL SUO IMPIEGOIn questo senso è da sottoli-neare il grande vantaggio che laSiciliana Lavica può vantare,cioè quello di possedere caveproprie. «E stiamo ultimandola progettazione e la relativa au-torizzazione per altre – pun-tualizza la Scuderi –. È certa-mente un privilegio che cipermette di abbattere i costi,ma soprattutto ci dà la possibi-lità di avere continuità di co-lore e compattezza della pietra

che estraiamo. La pietra lavicanon è tutta uguale, perché leintrusioni all’interno della pie-tra sono diverse e danno pig-mentazioni diverse. I puntinineri, per esempio, sono il car-bone residuo formato dallacombustione cui va incontrola vegetazione quando è rag-giunta dalla colata lavica. Nellezone in cui la vegetazione è mi-nore, il banco che si verrà aformare non avrà di queste in-trusioni e il colore sarà piùomogeneo. La nostra forzaquindi sta nell’omogeneitàdella pietra, noi abbiamo en-trambi i tipi di pietra». � �

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Le qualità della pietra lavica, sono l’estremaresistenza alle temperature sia rigide siaelevate, la resistenza alla rottura e ancorala notevole durata nel tempo

Maria Scuderi

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Tra i prodotti più richiesti cisono sicuramente pavimenta-zioni e rivestimenti, ma non èl’unico ambito d’intervento.«Da una parte c’è il recuperodei centri storici di quest’an-golo di Sicilia, che spesso pre-vedono l’uso di roccia basal-tica, perché il barocco dellaSicilia orientale deve molto aquesta pietra, quindi il suo co-lore nero si contrappone albianco o al giallo di Noto. Lavia Etnea, per esempio, è statarifatta con il basalto lavico, gra-zie a un intervento finanziatodalla CEE che ha voluto ripor-tarla ai suoi antichi splendori.La stessa decisione è stata presaper alcune strade del centrostorico di Catania. Inutile direche è molto richiesta anche perle strutture più moderne. Inol-tre abbiamo brevettato una pia-stra di cottura, ovviamentesempre fatta di pietra lavica,prodotto che ci ha dato moltesoddisfazioni. Ma non ci è ser-

vito a molto brevettarlo per-ché ci è stato copiato piùvolte, cambiando caratteristi-che trascurabili. L’idea co-munque è vincente e le copielo dimostrano».

RICERCA E POSSIBILITÀDI INNOVAZIONE«Stiamo pensando a una se-zione distaccata per la ceramiz-zazione della pietra, con deco-ratori. Noi dobbiamocontinuare a investire e inno-vare, è la natura stessa della no-stra attività a imporlo. Possofare altri esempi, aver acqui-stato un macchinario che usa ilfilo diamantato per tagliare sutre dimensioni, al fine di pro-durre nuovi manufatti, o tutti inuovi investimenti che ci per-metteranno di ottenere rifini-ture diverse sulla pietra. Dob-biamo riuscire a creare ingenerale prodotti diversi. Indefinitiva siamo obbligati afare ricerca per non uscire dal

Dovremmo tutelarci,lasciando sull’isolaalmeno le prime lavorazioni,senza vendere i massi grezzi,e favorendol’occupazione locale

MATERIALI

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mercato: se dovessimo conti-nuare a mantenere immobilela nostra proposta divente-remmo obsoleti».Riguardo alla ricerca, invece,la Siciliana Lavica vanta an-che una collaborazione con gliistituti universitari del posto.«Siamo stati i primi a volere lamarcatura CE: abbiamo cer-cato una collaborazione conl’università di Catania, e in-sieme al dipartimento di inge-gneria dei materiali abbiamostudiato la pietra e portatoavanti la classificazione. Così èstata ottenuta la marcatura.Abbiamo fatto altri studi,come quello che citavo sullepossibilità di utilizzo in bioar-chitettura. Ma non si puòcontinuare a fare ricerca sel’aggravio fiscale rimane que-sto, penso che sia un gravis-simo problema del sistema Ita-lia: pesa troppo su tutte leaziende bloccando le possibi-lità di ricerca e sviluppo».

LA PIETRA LAVICA IN CUCINA

L’impiego della pietra lavica ha molte possibilità, come dimostra ilnuovo prodotto, brevettato dalla Siciliana Lavica, destinato alla

cucina. «Di recente – spiega la titolare dell’azienda Maria Scuderi –,l’utilizzo delle nuove tecnologie di taglio ci ha consentito larealizzazione di una piastra di cottura per cibi alla griglia. E ciò con varivantaggi. La cottura è naturale, e questo perché i cibi cuociono senzagrassi di condimento, i quali con il calore potrebbero originare prodottitossici. L’assenza di fiamma e quindi di carbonizzazione dell’alimentopermette l’assenza di benzopirene, sostanza notoriamentecancerogena. La cottura si può dire ecologica perché la pietra è inerte,dunque non produce emissioni di sostanze nocive, fumi o vapori.Inoltre la pulitura avviene con un lavaggio solo con acqua tiepida,senza detersivi. Infine è economica, perché il suo riscaldamentoavviene velocemente, grazie alla sua conducibilità termica, mentre ilraffreddamento è lento, permettendo di cuocere per circa trenta minutianche a fonte di calore spento».

Maria Scuderi

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MATERIALI

Una pietra le cuiapplicazioni pos-sono essere diver-sificate, grazie alle

proprietà che la contraddi-stinguono: si tratta della Pietradi Billiemi, vero e proprio“gioiello” siculo. Specializzatanell’estrazione di questo ma-teriale, è la Cava Billiemi, so-cietà che, dopo un periodo di

inattività, per cause legali, ètornata al lavoro, come spiegal’amministratore dei beni con-fiscati (già amministratoregiudiziario), Luigi Turchio«grazie allo Stato, che agendosecondo le norme antimafia,ha creato le condizioni per laripresa di un’attività impor-tante, anche in termini di oc-cupazione. L’estrazione delmarmo avviene in una zonaposta presso il monte Billiemi,a nord di Palermo. La monta-gna, formatasi nel corso di mi-lioni di anni, costituisce in-fatti un giacimento unico nelsuo genere, dal quale si estraeuna pietra naturale, dalle spic-cate caratteristiche estetiche emeccaniche, che le consen-tono di essere impiegata per larealizzazione di opere di di-verse tipologie». La Pietra di Billiemi ha un co-lore di fondo grigio scuro ca-ratterizzato da plaghe di ma-teriale fine con tonalità nere ogiallastre e presenta venature econcrezioni biancastre dovutealla presenza di calcite spatica.Denominato anche Grigio

Billiemi, si tratta di un mate-riale molto resistente, dure-vole all’azione dell’acqua e delgelo; se lucidato assume an-che un gradevole aspetto mac-chiato nelle varie tonalità delgrigio. Nel corso del tempo,inoltre, per la particolare po-tenza dei suoi banchi, si è pre-stato bene all’estrazione dienormi blocchi monolitici. Lasua estrazione risale al XVI se-colo, e con esso sono state rea-lizzate pavimentazioni stradaliancora oggi in opera, ed ele-menti decorativi che ador-nano numerosi monumentidella Sicilia e molte altre opered’arte situate nel resto del-l’Italia e del mondo. Da parte della Cava BilliemiSrl, gli accorgimenti tecniciimpiegati in corso d’operasono minuziosi, poiché, comesottolineato anche da Turchio«da parte nostra, l’intero pro-cesso di estrazione è effettuatoosservando rigidi criteri di si-curezza, ambientali, acustici edi salubrità dell’aria. È esclusol’uso di esplosivo e si impie-gano tecniche e macchine di

In questa pagina: scorcio di Piazza della Memoria, a Palermo, dove si trova

il nuovo edificio del Tribunale di Palermo, realizzato in prevalenza,

sia internamente che esternamente, con il Marmo di Billiemi. Nell’altra pagina:

l’interno di una chiesa, a Palermo, con colonne realizzare nello stesso materiale.

[email protected]

Con il ripristino della legalità e attraverso gli organi preposti alla gestione dei beni

confiscati, la Cava Billiemi Srl ha ripreso l’estrazione del Marmo di Billiemi,

come spiega Luigi Turchio

Anastasia Martini

Marmo di Billiemi, un giacimento prezioso

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Luigi Turchio

moderna concezione, che nonproducono micro fessurazioninella struttura del materialecavato, rendendo così ilmarmo estratto più disponi-bile al taglio nelle successivelavorazioni». La Cava Billiemi Srl, presentesul mercato dei materiali lapi-dei di pregio da oltre set-tant’anni, ha formato genera-zioni di dipendenti qualificatied esperti. Il periodo di inatti-vità, conseguente al sequestroe alla successiva confisca dellacava, quest’ultima intervenutanel 2008 ai sensi della legge575/65 (Disposizioni controla mafia), complice l’esauri-mento della vena, ha compor-tato per la società la perditadi larghe fette di mercato, e ilrischio connesso alla disper-sione della rara esperienza ma-turata nel corso del tempo daipropri operai e tecnici. L’ul-tima fornitura impegnativa è

stata destinata alla costru-zione, tra il 1996 e il 2001, delNuovo Tribunale di Palermo,tra le più imponenti opere inmarmo di quel periodo. «Attraverso la direzione e ilcontrollo dell’Anbsc (Agenzianazionale per la gestione e ladestinazione dei beni seque-strati e confiscati alla crimina-lità organizzata) – continual’amministratore – la societàha percorso con ferrea deter-minazione le tappe del com-plesso iter per ottenere lenuove autorizzazioni minera-rie e quindi riaffermare, attra-verso l’“arte della legalità”,quella naturale della pietra diBilliemi. A seguito della vitto-ria legale, la nostra azienda ètornata al lavoro: attualmenteè attiva in un contesto am-bientale in cui altri giacimentisono negativamente influen-zati dall’uso dell’esplosivo av-venuto in passato o sono in

fase di esaurimento. Ope-riamo tramite due autorizza-zioni minerarie di oltre 3 mi-lioni di metri cubi perl’estrazione del Marmo di Bil-liemi® o Pietra di Billiemi® oPietra Grigia di Billiemi® oGrigio Billiemi®, tutti marchiregistrati, su altrettante areeinviolate. Un nostro obiettivopreminente è soddisfare, peralmeno un ventennio, l’im-portante richiesta del mercato,per far conoscere e diffonderequesto pregiato materiale intutto il mondo, affiancandoall’esperienza che affonda leradici nella tradizione, la mi-gliore tecnologia, con la cer-tezza di fornire un prodottodi alta qualità, a perfetta “re-gola d’arte”».

Con il Marmo di Billiemisono stati realizzatianche elementi decorativiche adornano monumentidella Sicilia e non solo

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I n un territorio dove la talassemia ha unadiffusione molto lontana dalla sua nor-male definizione di malattia rara, si rivelaimportantissimo il supporto della ricerca

e della prevenzione. A questo servono le facilita-zioni messe a disposizione dei malati da parte delservizio sanitario regionale, come l’esenzione delticket per le donne che effettuano il test e per iloro compagni a rischio. Una delle problematichepiù complesse legate a questa malattia è, infatti,quella della forte probabilità di avere figli talas-semici. Sotto questo aspetto la Sicilia è all’avan-guardia. Il polo di Ematologia II dell’ospedaleVilla Sofia-Cervello di Palermo è infatti l’unicocentro in Italia che offre la diagnosi prenatale me-diante celocentesi. Questa innovativa tipologia didiagnosi consente di avere conoscenza sullo statofetale a solo due settimane dal test di gravidanza.La diagnosi è eseguita dalla settima alla nonasettimana di gravidanza ed è possibile avere il ri-sultato in pochi giorni. Un supporto fondamen-tale quindi per tutte le coppie malate o portatricisane del morbo. Ne parla Aurelio Maggio, diret-tore della struttura, che sottolinea come questadiagnosi sia preziosa per molte coppie anche a li-vello nazionale. «Nel nostro centro arrivano cop-

pie provenienti da diverse regioni italiane, nonsolo dalla Sardegna ma anche da Lombardia,Piemonte, Veneto».

Quali sono i risultati della riorganizzazionedella rete regionale della talassemia che vede alcentro proprio il polo di Ematologia II da leidiretto?«La rete regionale della talassemia consente di ese-guire prevenzione, terapia e ricerca clinica attra-verso l’individuazione di compiti specifici asse-gnati ai diversi centri di talassemia individuati.Tale riorganizzazione consente di assistere il pa-ziente in accordo alla severità della sua patologiain centri specializzati. La Sicilia è l’unica regioneitaliana a presentare una struttura di rete così ar-ticolata e ad avere, in contemporanea, un finan-ziamento regionale dedicato per la ricerca. Biso-gna ricordare che la prevenzione si basa anchesull’esenzione dal ticket per le donne dai 15 ai 50anni che eseguono il test per la talassemia. L’esen-zione al pagamento del ticket viene estesa agli uo-mini se partner di donne portatrici sane».

Quali sono le ultime scoperte e gli ultimiprogressi fatti sul fronte della ricerca?«Possiamo distinguere progressi nella terapia con-venzionale e progressi nella terapia non conven-

La ricerca in Sicilia si riorganizza

e cerca di migliorare la vita di tutti

i giorni dei malati di talassemia.

A questo contribuisce anche la diagnosi

prenatale e la terapia genica,

ma i timori sono per i tagli alla sanità.

Il punto del professor Aurelio Maggio

Teresa Bellemo

Terapia genica, ultima frontieradella scienza

ANEMIA MEDITERRANEA

Page 125: DSicilia122012

SICILIA 2012 • DOSSIER • 171

zionale. La terapia convenzionale consiste nelletrasfusioni e nella terapia chelante. È sicura-mente migliorata la sicurezza del sangue tra-sfuso, sono disponibili nuovi chelanti orali adazione specifica e migliora, di giorno in giorno,il controllo e la prevenzione delle complicanze,come ad esempio il trattamento dell’epatite Cmediante Interferon e Ribavirina. Un altro pro-gresso importante è nel settore del controllo deidepositi di ferro attraverso l’uso della risonanzamagnetica che consente di identificare elevatiquantitativi di ferro nel cuore e nel fegato. Nelsettore della terapia non convenzionale attuale, iprogressi maggiori sono nel settore del trapiantodi midollo osseo. Tuttavia, alti rimangono ancorai rischi per questa procedura se paragonati allastoria naturale della malattia. Il futuro è rappre-sentato da farmaci che potrebbero attivare l’emo-globina fetale consentendo di ridurre il grado dianemia. Infine, il trapianto di cellule staminali ge-neticamente modificate potrebbe consentire laguarigione definitiva dalla malattia con rischiocontenuto di complicanze».

Proprio le cellule staminali si stanno rive-lando fondamentali per la cura di molte ma-lattie. Cosa possono fare per la talassemia?«L’uso delle cellule staminali nella talassemia ègià oggi presente nel trapianto di midollo osseoda donatori familiari o non familiari oltre cheda cordone ombelicale. Le cellule staminali

possono essere raccolte dal midollo osseo o dalsangue periferico. In quest’ultimo caso, si de-vono utilizzare farmaci che facilitino il rilasciodelle cellule staminali dal midollo verso il san-gue periferico. Inoltre, si può pensare di am-plificare queste cellule provenienti dal cordoneombelicale, consentendo così di trapiantare an-che soggetti più adulti. Oggi è ipotizzabile mo-dificare geneticamente cellule ematopoietichestaminali attraverso l’uso di vettori retro o len-tivirali. Tale manipolazione genetica potrebbeportare alla produzione di livelli di emoglobinatali da ridurre o abolire il fabbisogno trasfusio-nale di questi pazienti».

I continui tagli alla sanità incidono anchesull’assistenza dei talassemici. Quali possonoessere i rischi per questo tipo di malattia?«A breve termine i rischi sono essenzialmente le-gati alla riduzione delle risorse di personale de-dicate a questa patologia. Questo può determi-nare una riduzione dell’attenzione allecomplicanze e una difficoltà a poter monitorarequesti pazienti in maniera adeguata. A medio elungo termine i tagli alla sanità incideranno sullaricerca sanitaria, allontanando la possibilità diguarigione dalla malattia».

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La prevenzione si basa anchesull’esenzione dal ticket per le donnedai 15 ai 50 anni che eseguonoil test per la talassemia

Aurelio Maggio

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172 • DOSSIER • SICILIA 2012

ANEMIA MEDITERRANEA

I n Sicilia l’anemia mediterranea ha un’in-cidenza particolarmente elevata: 2.500malati e il 7 per cento della popolazioneportatrice eterozigote. Solo la Sardegna

è in una condizione simile. Considerata unamalattia rara, la talassemia costringe chi ne è af-fetto a continue trasfusioni di sangue. Per que-sto la ricerca per una cura definitiva è ancora incorso e proprio in Sicilia si trova l’unico centronazionale specializzato nella diagnosi prena-tale, uno strumento importantissimo per tuttele coppie affette o portatrici sane della malat-tia che vogliono dare alla luce un figlio. Maquali sono le origini di questa affezione? Nonè un caso che proprio la posizione geografica diSicilia e Sardegna aiuta a spiegare il perché diquesta situazione. La talassemia è una patolo-gia ereditaria ed è frequente che malattie diquesto tipo siano maggiormente presenti negliisolati geografici, in luoghi che per motivi diisolamento naturale, o anche culturale, ten-dono ad avere un minore scambio geneticocon quelli vicini. Ma le ragioni della malattiasono anche strettamente connesse alla storia diquesti territori. «Non dobbiamo dimenticareche, come dice il nome stesso della malattia,tutto il bacino del Mediterraneo, e non solo iterritori isolati, è storicamente colpito da unaincidenza particolarmente alta. Il motivo vamolto indietro nei secoli ed è legato a una ma-lattia che in passato aveva effetti mortali: lamalaria» spiega Ilaria Ciancaleoni Bartoli, di-rettore dell’Osservatorio malattie rare, testatagiornalistica dedicata ai tumori e malattie rare.

Quali sono le motivazioni storiche percui in Sicilia la talassemia è una malattiacosì diffusa?«Il motivo principale, come dicevamo, risiede

nella difesa da una delle malattie più diffuse epericolose della zona del Mediterraneo: la ma-laria. Grazie agli studi scientifici moderni, in-fatti, oggi sappiamo che un soggetto affetto, oanche solo portatore sano, da talassemia è piùdifficilmente contagiabile da questa malattia.È accaduto dunque che nei secoli ci sia statauna selezione naturale al contrario: a soprav-vivere e avere un maggior numero di eredisono stati i soggetti portatori di talassemia, av-

Talassemia, malattia rarama non in Sicilia

A destra, la direttrice

del periodico

Osservatorio malattie rare

Ilaria Ciancaleoni Bartoli

È ereditaria e fonda le sue origini

nella difesa contro uno dei morbi

più terribili che infestava le zone umide

nei secoli scorsi, la malaria.

Oggi la Sicilia vanta poli di eccellenza

per la cura e la diagnosi della malattia

Teresa Bellemo

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SICILIA 2012 • DOSSIER • 173

Ilaria Ciancaleoni Bartoli

vantaggiati rispetto a quelli che comunementechiamiamo sani. L’esposizione alla malaria el’isolamento geografico della Sicilia sono statii due fattori che hanno fatto crescere cosìtanto l’incidenza della talassemia».

Questa patologia viene considerata unamalattia rara. Quali sono le problematiche ei rischi?«La definizione di malattia rara oggi è pura-mente numerica, sono definite così tuttequelle patologie che hanno un’incidenza di 5casi su 10mila persone. Se c’è un rischio neldefinirla rara è che si possa credere che ri-guardi poche persone, mentre si parla di mi-gliaia di malati e portatori sani. Se si pensache una malattia rara riguardi poche personeallora è possibile che non ci siano servizi e in-vestimenti adeguati. In Sicilia, fino a oggi,questo non è avvenuto: l’isola ha un registrodei pazienti, centri di riferimento che fun-zionano e in cui lavorano bravissimi specia-listi. Inoltre, la Regione offre gratuitamentealle donne in vista di una possibile gravi-danza il test del portatore sano e ha ancheistituito per questi pazienti un indennizzoad hoc. Oggi i centri di riferimento dell’isolapartecipano a importanti sperimentazioni eproprio la Sicilia ha dato i natali, grazie al la-voro del professor Aurelio Maggio dell’ospe-dale Cervello di Palermo, a una nuova tecnicadi diagnosi prenatale».

Quanto la comunicazione e l’informazionepossono favorire la prevenzione e il monito-raggio di questa malattia?«Per le malattie rare la comunicazione è piùimportante che nelle altre malattie. Se vienediagnosticata una patologia comune come ildiabete, è probabile che il paziente ne abbia

già sentito parlare e conosca altre personenella stressa condizione. Le informazioni gliarriveranno con facilità. Per le malattie rareè l’opposto. Chi soffre di queste patologiespesso non incontra altri malati, i medici dibase possono non incontrare mai un pazienteraro in tutta la carriera e non essere preparatia consigliarlo. Se il centro che ha fatto la dia-gnosi è lontano, e magari la comunicazionetra il paziente e lo specialista non è moltosoddisfacente, il malato si sente abbando-nato. Non sa a chi rivolgersi, come prenotarele visite, quali diritti ha. Se i media desseroun po’ più spazio a queste tematiche, nonsolo quando ci sono casi di malasanità maanche quando ci sono eccellenze da far co-noscere, l’utilità sarebbe grande. Ma anche le

I progressi sonoenormi: oggi una largaparte dei pazienti arrivaall’età adulta, trent’annifa era impensabile

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istituzioni devono imparare a dialogare traloro, gli ospedali grandi con quelli piccoli, iservizi medici con quelli sociali, semplifi-cando e velocizzando le procedure, a voltecomplicatissime».

Come sta procedendo la ricerca sul frontedella talassemia?«La talassemia è avvantaggiata rispetto a ma-lattie rare di cui a malapena si conosce lacausa. I progressi fatti sono enormi: oggi unalarga parte dei pazienti arriva all’età adulta,trent’anni fa era impensabile. È sempre ne-cessario, purtroppo, sottoporsi alle trasfusionie prendere dei farmaci, ma questi miglioranocostantemente e le trasfusioni sono più si-cure. Il trapianto di staminali ematopoieti-che, quello che comunemente si chiama tra-pianto di midollo, ha risultati sempre migliori,anche se riescono ad accedervi in pochi. Tuttele speranze sono riposte nella terapia genica:correggere il difetto alla base della malattia eli-minando la necessità di fare le trasfusioni, maci vorrà ancora del tempo. Per quanto riguarda

la prevenzione, invece, è possibile sapere, conun esame del sangue, se la coppia è a rischio».

I continui tagli alla sanità pubblica quantostanno complicando la vita dei pazienti?«I tagli pesano per tutti i malati, per i rari puòsignificare perdere quel poco che si è acquisitonegli ultimi anni. Potrebbero essere a rischiole terapie più innovative, ci potrebbe essereuna diminuzione dei fondi per il sostegnoeconomico alle famiglie e per il finanziamentodei centri. Molto dipende dalle scelte fattenelle Regioni e nelle Asl. Bisognerebbe fare inmodo da non trasformare i tagli in disservizi,e per farlo l’unica strada possibile è trovareun’organizzazione più efficiente. Sarebbe utilefare una spending review delle malattie rare,anche andando contro i campanilismi cheportano a una duplicazione di alcuni servizi.Per le malattie rare questa è una questione chesi sta dibattendo anche a livello nazionale. Ilsistema delle malattie rare è nato solo da 11anni, si è fatto molto ma certamente ci sonogrossi margini di miglioramento».

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174 • DOSSIER • SICILIA 2012

ANEMIA MEDITERRANEA

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SICILIA 2012 • DOSSIER • 175

Sergio Mangano

Da quindici anni l’associazione

Piera Cutino è vicina a pazienti

e famiglie che ogni giorno lottano

contro la talassemia. Un impegno

importante che presto avrà una nuova

casa che vuole diventare punto

di riferimento del Mediterraneo.

Ne parla Sergio Mangano

Teresa Bellemo

Sopra,

Sergio Mangano,

direttore

dell’associazione

Piera Cutino Onlus

L’ associazione Piera Cutino nascenel 1998 e promuove attivitàd’informazione, prevenzione ecura per migliorare la qualità

della vita dei pazienti affetti da talassemiacon la speranza di raggiungere un giorno lapiena guarigione. Ma per l’associazionel’obiettivo più importante degli ultimi anni èriuscire a costruire a Palermo un nuovo e in-novativo padiglione ospedaliero dedicato allatalassemia che potrà porsi come centro di ri-ferimento per l’intero bacino del Mediterra-neo. Si tratta di una struttura di tre piani, unoper l’assistenza, uno per la ricerca e uno de-stinato a casa-albergo per ospitare i familiaridi tutti i pazienti ricoverati presso l’Aziendaospedaliera Villa Sofia-Cervello. Il direttoredell’associazione, Sergio Mangano, esprimeforte soddisfazione su questo fronte. «I la-vori, iniziati nel 2009, finanziati interamentecon risorse private frutto della generosità ditante persone e aziende che hanno sostenutol’associazione, sono in via di conclusione.Una mano importante in questo percorso ciè stata fornita dal nostro testimonial, RosarioFiorello, che da anni ci sostiene realizzandoeventi di raccolta fondi».

Cosa può fare l’industria farmaceutica per

combattere questa malattia?«La talassemia, meglio conosciuta come ane-mia mediterranea, rientra nel novero dellemalattie rare, quindi poco conosciute. Pro-prio per il basso numero di pazienti affetti inItalia, non suscita l’interesse dei grossi gruppifarmaceutici e di biotecnologie. Ecco perché,oltre a essere incurabile, la talassemia è con-siderata una malattia “orfana”. L’industria far-maceutica potrebbe maggiormente investire ipropri utili nella ricerca scientifica che oggirappresenta l’unica vera fonte di speranza perun futuro senza questa patologia».

A che punto è la ricerca nel campo della te-rapia genica? Qual è il suo scopo e come opera?«All’ospedale Villa Sofia-Cervello è stata co-stituita l’unità di ricerca Piera Cutino, soste-nuta dalla nostra associazione con borse distudio per giovani ricercatori che conduconoprogetti scientifici finalizzati alla guarigionedalla talassemia. Da alcuni anni l’unità di ri-cerca collabora con il professor Michel Sade-lain del Memorial Sloan-Kettering cancer cen-ter di New York producendo risultatiimportanti. Il filone di ricerca più promet-tente è proprio quello sulla terapia genica,che mira a correggere il difetto genetico checausa la talassemia introducendo direttamente

L’importanza della prevenzione

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176 • DOSSIER • SICILIA 2012

uno specifico esame di laboratorio. L’associa-zione Piera Cutino svolge ogni anno attività d’in-formazione e prevenzione presso gli istituti sco-lastici siciliani e tramite l’organizzazione delThalassemia day l’8 maggio, che è la giornatamondiale dedicata alla talassemia. In quella cir-costanza l’associazione coinvolge circa 30 labo-ratori pubblici e privati in tutta la Sicilia in cui ledonne possono effettuare gratuitamente il test delportatore sano».

La Sicilia ha un alto numero di talasse-mici. Cosa fa e cosa dovrebbe fare il serviziosanitario regionale per questi malati?«La costituzione di una rete regionale dei cen-tri di talassemia e la realizzazione di un regi-stro unico sono obiettivi importanti messi apunto in questi anni dall’Assessorato regionalealla salute. Adesso è il momento di poten-ziare la rete con l’attivazione, ad esempio, dipiattaforme informatiche che possano con-sentire una migliore e più efficace comunica-zione tra i centri afferenti alla rete. È inoltreindispensabile poter contare su forze nuove,sia per migliorare l’assistenza che per poten-ziare i progetti di ricerca. L’idea di fondo è cheal centro della rete ci possa sempre essere il pa-ziente e le sue esigenze di vita».

e in maniera stabile all’interno del genomadelle cellule del paziente una copia di genecorretto. Si tratta di un processo che, avva-lendosi delle moderne tecnologie di ingegne-ria genetica, sostituisce il gene malato conuno sano attraverso l’utilizzo di virus definitivettori, i quali veicolano il dna terapeuticonelle cellule bersaglio. La sperimentazione cli-nica è già iniziata: la prima fase della terapia,che riguarda la mobilizzazione delle cellulestaminali e la successiva raccolta dal sangue, èstata condotta con successo a New York nel2010 su 5 pazienti talassemici, di cui 4 pro-venienti dalla Sicilia».

Quanto è importante l’informazione perla prevenzione della talassemia? Quali sonoi rischi per un portatore sano che ignoradi esserlo?«Anche per la talassemia la prevenzione svolge unruolo importante. Lo stato di portatore sano èuna condizione di totale salute e benessere, tantoche chiunque potrebbe ignorare di esserlo. È in-dispensabile però saperlo, dato che dall’unione didue soggetti portatori sani si ha il 25 per cento diprobabilità di avere figli malati e il 50 per centodi possibilità che essi siano portatori sani. Per sve-lare questa condizione è sufficiente effettuare

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�L’unità di ricercaPiera Cutino collaboracon il professor MichelSadelain di New Yorkper la terapia genica

ANEMIA MEDITERRANEA

Il padiglione

“Piera Cutino”

presso l’ospedale

Villa Sofia-Cervello

che verrà inaugurato

a breve

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178 • DOSSIER • SICILIA 2012

DIAGNOSTICA

L’ individuazione e la caratterizza-zione delle lesioni epatiche a fo-colaio, rappresentano un impor-tante problema clinico; il

carcinoma epatocellulare (HCC, Hepato Cel-lular Carcinoma) si pone al quinto posto in-fatti tra le neoplasie più frequenti. Questotipo di tumore costituisce il 5 per cento ditutti i tumori maligni e si origina dalle celluledel fegato (epatociti). Alcuni fattori che pre-dispongono allo sviluppo del carcinoma sonol’infezione da virus d’epatite B e C e la pre-senza di cirrosi epatica (post-epatitica, post-etilica, da malattia autoimmune). Circa il 7 per cento dei pazienti con tumoreepatico ha un’età superiore a 65 anni. Negliuomini, l’incidenza cresce rapidamente conl’aumentare dell’età, passando da 3 per100.000 nel gruppo con età inferiore a 45anni, a 32 per 100.000 nei pazienti con etàcompresa tra 60 e 64 anni, per finire a 62 per100.000 nel gruppo di pazienti d’età supe-riore a 75 anni. Sono invece frequenti i tu-mori secondari, ovvero le metastasi, che co-lonizzano il fegato provenendo da altriorgani. Il fegato rappresenta infatti l’organopiù colpito da metastasi di neoplasie primi-tive di altri organi. Lesioni epatiche benignecome l’iperplasia nodulare focale e l’angiomahanno un’alta prevalenza tra la popolazione.«Il carcinoma epatocellulare, così come le al-tre lesioni focali - spiega il dottor MassimoD’Amore, dello Studio Massimo D’Amoredi Aci Bonaccorsi (CT), realtà specializzatanella diagnostica per immagini, provvista didue apparecchiature di risonanza magneticaaperta, una Tac spirale 16 slice e un ecografocon mezzo di contrasto - si presentano senza

nessun segno in particolare. Sono gli esami dilaboratorio occasionali che portano verso l’in-dividuazione della malattia; i soggetti più a ri-schio sono sicuramente gli alcolisti e chi fauso di droghe. Si sa ad esempio che i malatidi cirrosi sono molto colpiti da questo tipo ditumore. Si tratta in ogni caso di un carcinoma

La lotta al carcinoma epatocellulare

Il dottor Massimo D’Amore

dello Studio Massimo

D’Amore di Aci

Bonaccorsi Catania

[email protected]

Il carcinoma epatocellulare si pone

al quinto posto tra le neoplasie più

frequenti. L’introduzione del mezzo

di contrasto ecografico rappresenta

il metodo più sicuro e meno invasivo

per individuarlo.

La parola a Massimo D’Amore

Marco Tedeschi

Page 133: DSicilia122012

SICILIA 2012 • DOSSIER • 179

Massimo D’Amore

che può sorgere anche senza avere proble-matiche legate ad alcool o droga. Non è di-verso da tutti gli altri tipi di tumore. Di-pende da casualità, stili di vita, genetica». L’individuazione del carcinoma è sicuramenteun aspetto di fondamentale e basilare impor-tanza. «L’ecografia Us rappresenta di solito latecnica di imaging più diffusamente impiegataper la diagnosi delle lesioni a focolaio del fe-gato, ma essa presenta bassa specificità, per cuibisogna approfondire con l’esame Tc (tomo-grafia computerizzata) con mezzo di contrastoo con la risonanza magnetica, esami molto in-vasivi per la quantità di radiazioni ionizzanti as-sorbite in un esame Tc. L’introduzione, in-vece, di mezzo di contrasto (mdc) ecografico(Ceus), effettuato tramite microbolle di gas, inparticolare quello di seconda generazione co-stituito da esafloruro di zolfo, con la loro ca-pacità di emissione armonica, garantisce unimaging continuo in tempo reale. Uno stru-mento quindi molto più innocuo per il pa-ziente, ma attraverso il quale si riesce a portarea termine la stessa diagnosi. Questo riguardaanche gli studi successivi dell’evoluzione dellamalattia». Un tipo di metodica che grava in mi-

sura meno considerevole anche sulle casse delloStato e quindi della Regione. «Se si ha un sem-plice angioma e ogni anno ci si sottopone a unaTc si produce un duplice danno. Nei confrontidel paziente, per le radiazioni a cui viene espo-sto, e per la spesa che ne deriva. L’esame concontrasto Ceus è molto meno dannoso per ilpaziente, meno costoso e fornisce informa-zioni maggiori e più precise. Soprattutto perpatologie che colpiscono il fegato e i reni». Il mezzo di contrasto è una tecnica introdottada diversi anni. «Si tratta di una tecnologia al-l’avanguardia ma che non sempre viene presain considerazione dai medici che spesso prefe-riscono la Tc o la Rm. Questa metodica eco-grafia invece è stata perfezionata nel corso de-gli anni e oggi è sicura nel risultato».L’esame dura circa mezz’ora e il paziente nondeve preparasi in maniera particolare. «Sitratta – conclude D’Amore – di una sempliceecografia in cui vengono richiesti i classici ac-corgimenti, ovvero una dieta povera di scoriea tre giorni dall’esame. I risultati si sannosubito, in tempo reale. Il fastidio per il pa-ziente è minimo e la tossicità degli agenti dicontrasto è quasi nulla».

L’ mdc è un esamemolto meno dannosoper il paziente, menocostoso e che fornisceinformazioni maggiorie più precise

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180 • DOSSIER • SICILIA 2012

DIAGNOSTICA

Secondo uno studio dell’OrganizzazioneMondiale della Sanità, nel mondo com-paiono all’anno circa 10 milioni dinuovi casi di cancro invasivo. Di que-

sti, il 10 per cento è costituito dal tumore alseno, il secondo tipo di neoplasia maligna dopoil cancro al polmone. Inoltre, il tumore al senoè il più diffuso tra tutti quelli che colpiscono ledonne, con un’incidenza di circa il 22 per cento.«L’unica prevenzione possibile contro il tumoreal seno – spiega Salvatore Polizzi, responsabileamministrativo e direttore sanitario della brancadi diagnostica per immagini della Maedica He-althcare Group di Catania – inizia con la sua

identificazione. Pertanto l’efficacia della pre-venzione è condizionata dai tempi della dia-gnosi e dalla sua tempestività». La prevenzione del tumore della mammella sibasa su un insieme di regole e indicazioni chehanno come scopo la riduzione della mortalitàdovuta a questa malattia. «Tra gli strumenti di-sponibili per combattere i tumori è di fonda-mentale importanza una prevenzione primaria,che passa attraverso l’adozione di uno stile divita sano. Tuttavia ancora più rilevante è dia-gnosticare la malattia nel più breve tempo pos-sibile. Per questo è necessario essere supportatida strutture che affianchino la paziente con

Prevenire le neoplasiecon la mammografia

Sopra, esami

ecografici.

Nella pagina seguente,

esami mammografici

eseguiti presso

il Maedica Healthcare

Group di Catania

[email protected]

Un controllo annuale è ottimale per identificare e prevenire l’insorgenza del tumore al seno.

Salvatore Polizzi presenta le principali tecniche diagnostiche e i vantaggi della loro combinazione

Valerio Germanico

Page 135: DSicilia122012

SICILIA 2012 • DOSSIER • 181

Salvatore Polizzi

esami specifici. Grazie a una diagnosi precoce –prosegue Polizzi – è possibile identificare il tu-more fin dalle prime fasi della sua esistenza. Ein questo modo applicare le cure sia mediche siachirurgiche possibili, aumentando la percen-tuale di guarigione e quindi di sopravvivenza». In questo senso, il poliambulatorio MaedicaHealthcare è una struttura multibranca che,con particolare riferimento alla diagnostica perimmagini, da molti anni si occupa della pre-venzione delle patologie neoplastiche, con ac-cessi mirati per l’esecuzione di esami mammo-grafici con l’utilizzo della tecnica digitale. «Iprincipali esami clinici sono l’ecografia e lamammografia – esami che spesso sono com-plementari. Di massima si può affermare chel’ecografia evidenzia noduli solidi o liquidi (ci-sti) e permette di controllare i linfonodi. Men-tre lo scopo della mammografia è evidenziare lemicrocalcificazioni, primo indizio possibile diun tumore (anche se esistono microcalcifica-zioni benigne). La frequenza ottimale per mas-simizzare i benefici è di un controllo all’anno,con un’efficacia limitata di prevenzione nella fa-scia di età tra i 40 e i 49 anni, mentre risulta im-portante (fino a una riduzione del 70 per centodella mortalità) nella fascia di età tra i 50 e i 59anni (fonte: World Health Organization). Incaso di riscontro dubbio dell’ecografia e dellamammografia, si può procedere a un prelievo ditessuto con un ago aspirato – agendo sotto laguida dell’ecografo, nel caso in cui il nodulonon sia palpabile e identificabile al tatto – e alsuccessivo esame citologico, cioè all’indagine almicroscopio per identificare il tipo di cellule.Altri esami utili possono essere la semplice ra-diografia del torace oppure anche la determi-nazione di alcuni specifici esami ematochimici,che possono dare un contributo nella preven-zione di molte altre patologie tumorali».

L’assetto multidisciplinare del poliambulatorioMaedica Healthcare consente alla paziente divenire presa in carico per tutte le sue esigenzediagnostiche. «Questo è stato reso possibile at-traverso l’integrazione di differenti branchedella specialistica ambulatoriale nella stessasede: come la diagnostica per immagini (ra-diologia, ecografia, mammografia, Tc, Rm), lamedicina nucleare (scintigrafie miocardiche os-see, Pet), il centro prelievi per esami ematochi-mici, la cardiologia ortopedia e la fisioterapia». Questo assetto permette di associare più esamicome la Pet e la Tc. «Il primo – spiega in con-clusione il dottor Polizzi – è un esame funzio-nale che sfrutta alcuni meccanismi della biolo-gia molecolare e in particolare il metabolismodel glucosio, sostanza della quale sono avide lelesioni tumorali. L’associazione con la Tc con-sente una localizzazione anatomica più precisa,che va a fare da integrazione della valutazionefunzionale della Pet».

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184 • DOSSIER • SICILIA 2012

DISPOSITIVI MEDICI

Un sistema sanitario minato dallelungaggini burocratiche, che nonriesce ad andare di pari passo con lenovità del mercato, limitando in

questo modo il ricambio generazionale dei pre-sidi. Avviene in diversi ambiti, compreso quellodell’ortopedia, settore in cui, come nota RenatoConti Nibali, fondatore e titolare dell’OfficinaTecnica Ortopedica Catanese, le aziende che ri-forniscono la sanità pubblica sono penalizzateda una serie di condizioni che definisce sgra-devoli ed incresciose. Accanto al punto dolensdella questione, il ritardo nei pagamenti, sipone la volontà dell’Officina di mantenere altoil livello operativo, non limitandosi solo allaproduzione di presidi, ma mantenendo alto illivello di un servizio che sia “a misura d’uomo”.

Quali problematiche si pongono nel set-tore in cui operate?«Attualmente stiamo vivendo una situazioneeconomica un po’ antipatica, legata al pro-blema dei ritardi nei pagamenti da parte del-l’Asp, che negli ultimi anni si è particolarmenteinasprito, mettendo in difficoltà le aziende delsettore che hanno come principale commit-tente il Ssn. A oggi la media dei ritardi si aggiratra i 180 e i 200 giorni e più, con punte di 400

o, addirittura, 600 giorni». Non solo ritardi nei pagamenti, altri pro-

blemi sono connessi alle normative.«Esatto, un altro punto è anche nell’innova-zione. La nostra attività si inserisce all’internodi un mercato povero, che non ha possibilità dirinnovarsi, a causa di normative particolar-mente restrittive. Un altro problema sono gliappalti per la fornitura di dispositivi ortopedici,sempre più giocati al ribasso, che mette in diffi-coltà realtà come l’Officina Tecnica Ortope-dica Catanese che, oltre ai presidi, offrono unservizio completo, trascurato dalle procedure digara, focalizzate solo sul prezzo della fornitura».

Forti di un’esperienza maturata in tren-t’anni di attività, a cosa puntate per mante-nere alto il livello dei servizi?

L’annoso problema del ritardo nei pagamenti è solo un

aspetto della sanità pubblica, che presenta altre criticità,

penalizzanti per le aziende che intendono ampliare

la propria attività o introdurre dispositivi medici ad alto

contenuto tecnologico. Il punto di Renato Conti Nibali

Anastasia Martini

Aziende e sistema sanitario,i limiti evidenti

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SICILIA 2012 • DOSSIER • 185

Renato Conti Nibali

giornamento che riguarda sia l’innovazione delsettore, che le normative vigenti. Per questo or-ganizziamo eventi formativi in ambito sanita-rio e teniamo rapporti con le scuole di specia-lizzazione di tutti gli Atenei siciliani, inparticolar modo con Neuropsichiatria infantile,ambito questo di cui si occupa mia figlia Sa-brina, specializzata in riabilitazione dell’età in-fantile».

All’interno del vostro centro è possibilefare anche l’esame baropodometrico. In cosaconsiste e da cosa nasce l’attenzione al be-nessere del piede?«Il nostro slogan è il “benessere del piede”, per-ché problemi a questa zona, si riflettono sul re-sto del corpo. A ciò ci avvaliamo di una stru-mentazione all’avanguardia: l’esame prevedeche il paziente venga fatto camminare su unapedana dotata di sensori, consentendoci diavere indicazioni circa la distribuzione del pesocorporeo, sia in posture statiche che dinamiche,per poi realizzare ortesi plantari personalizzate,adeguate a ogni singolo caso, ed alle visite suc-cessive si potranno valutare le variazioni checono intervenute nella postura».

Nell’ambito della consulenza e assistenzaper le pratiche Asp, cosa offrite?«Siamo preposti a dare tutte le indicazioni ne-cessarie per far fronte a complessi iter burocra-tici. A proposito di questi: una recente legge re-gionale, offre la possibilità a chi ne fa richiestadi organizzarsi in associazione, cui il pazientepuò affidare le deleghe per portare avanti le pro-cedure».

Quali prospettive avete per il futuro?«Noi speriamo di ampliare la nostra attività, mase non avviene un cambiamento a livello di sa-nità pubblica, con aggiornamenti e la sburo-cratizzazione anche attraverso un più ampiouso dell’informatica, tale obiettivo sarà difficileda realizzare».

«L’azienda nasce dalla mia volontà di gestireun’azienda dalla struttura dinamica, in cui sonocoadiuvato dalla mia famiglia e da mia moglie

Barbara prima di tutto, che gestiscela vendita al dettaglio di articoli or-topedici e sanitari e che coordinal’ufficio acquisti, ma che, soprat-tutto, accoglie la clientela col sorriso,sapendo sempre ascoltare con pa-zienza e con attenzione, instaurandoun dialogo fondato sulle esigenze deipazienti (spesso si tratta di personeprovate psicologicamente). Da qua,nei casi specifici, intervengono i tec-nici che compongono il nostro staff.Mia figlia Gabriella coadiuva il la-voro di Barbara, standole vicinonello svolgimento delle numeroseattività quotidiane».

Quali competenze compongonoil vostro staff e quanto è impor-tante la formazione?«Lo staff si compone di 25 persone,di cui i tecnici ortopedici, tecnici dilaboratorio, ciascuno con una pro-pria competenza integrabile alle altree poi c’è la parte amministrativa. Laformazione del personale è fonda-mentale e si basa su un continuo ag-

400 GIORNI, L’ATTESA PIÙ LUNGA DELL’OFFICINACATANESE PER LA RICEZIONEDEI PAGAMENTI DALL’ASL

Il dottor Renato Conti Nibali è titolare dell’Officina Tecnica Ortopedica

Catanese e socio fondatore di alcune associazioni di categoria tra cui

Assortopedia, l’Associazione Nazionale delle Aziende Ortopediche, afferente

a Confindustria Federvarie e accreditato presso tutti i tavoli tecnici a livello

nazionale. L’Officina ha sede a Catania

www.ortopediacatanese.it

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GENIUS LOCI

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Leo Gullotta

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Sapori e ricordiLa fresca bontà della granita.

Il colore della pasta alla Norma,

la golosità della pasta al forno.

L’Amarcord di Leo Gullotta

passa anche dalla tavola

Francesca Druidi

SICILIA 2012 • DOSSIER • 189

U na terra millenaria attraversata danumerose dominazioni. Un’isolavariegata sotto il profilo morfolo-gico e fisico. Le diversità della Si-

cilia si rispecchiano in maniera fedele nella suacucina. «Visitare la Sicilia significa riempirsigli occhi di natura e ritrovare se stessi storica-mente; ed è con la memoria che si costruisce ilfuturo». Leo Gullotta, popolare e amato attoredi cinema, televisione, teatro, conserva con lasua terra natale un rapporto ancestrale. Di ri-torno quest’autunno a Catania con un nuovoallestimento del “Sogno di una notte di mezzaestate” di William Shakespeare, ci svela le pie-tanze della sua infanzia, restituendoci un qua-dro pieno di vita e di colore delle specialità cu-linarie della regione. «Ogni volta che possotornare in Sicilia – racconta – è come riper-correre un fatto mentale attraverso il gusto».

Cosa rappresenta per lei Catania?«Catania è la mia città, vi sono nato 66 anni fa,in un quartiere popolare, il Fortino, altrimenti

detto Porta Ferdinanda. È una città vivissima, pa-tria di Vincenzo Bellini e punto di riferimentoculturale e teatrale, dove è rimasto l’imprinting la-sciato - ai primi del Novecento - da Verga, Pi-randello, Capuana. Catania è Barocco, ma è an-che sinonimo di scenari naturali unici. La città sitrova in una posizione geografica particolaris-sima, circondata dall’Etna, dalla collina, dal mare,tutto è a pochi minuti di distanza. E poi c’è ilmercato di Catania, nei pressi del porto, un fe-stival di colori e di folclore. È stato Renato Gut-tuso a immortalare nei suoi quadri il mercatodella Vucciria di Palemo, in maniera gioiosa e alcontempo drammatica, com’è la Sicilia».

Quali sapori in particolare le ricordano lasua infanzia a Catania?«Provengo da una famiglia molto semplice,mio padre era pasticcere e io ero l’ultimo di seifigli. Semplicità era la parola d’ordine. Sullanostra tavola non mancava ciò che costavapoco, ma riempiva tanto: il pane è una chiaveimportante di questa terra, come di tutto il

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GENIUS LOCI

Sud. Era consuetudine mangiare il pane caldoappena uscito dalla panetteria con olio, olivee pecorino pepato. Un pasto semplice, ma gio-coso. Mi ricordo che nelle domeniche dellamia infanzia era una festa quando veniva ser-vita la pasta al forno preparata con melan-zane, uova e mortadella. Questo piatto rap-presenta un po’ la mia terra per il colore e laricchezza degli ingredienti».

Altri piatti che ama?«La pasta con la mollica, un piatto antico: ba-sta abbrustolire della mollica secca, dorarla conun po’ di pomodoro e una pizzicata di acciu-ghe, e aggiungervi la pasta. In bocca è una go-duria di freschezza. Come non ricordare poi lapasta con le sarde e la squisita pasta alla Norma,in onore di Bellini, dove è cruciale la prepara-zione del sugo, che deve essere stretto».

Passiamo ai secondi, quali specialitàsegnalerebbe?«Il Falsomagro, polpettone di carne piuttostogodurioso in virtù del suo ripieno preparato conformaggio e uova. Il tutto viene legato con unospago e cotto in pentola. Menzione speciale vaalle polpette della nonna, ricche di formaggio epepe, servite fritte oppure con il sugo di pomo-doro. Da segnalare, inoltre, sono la caponata e ipeperoni cotti sulla brace, spelati e conditi conolio e limone. Senza dimenticare il pesce: fritturedi pesce, l’aguglia, l’insalata di polipo, le sardinesott’olio. Piatti molto semplici, ma dal sapore ini-

mitabile, che nei ristoranti e nelle cucine casa-linghe oggi sono riveduti e riletti».

Suo padre era pasticcere. Quali dolci era-vate soliti mangiare in casa?«Cannoli e granite. A seconda delle zone della Si-cilia e delle abitudini, il cannolo è farcito difrutta martorana o cioccolato: ne mangi uno evale per colazione, pranzo e cena. L’importanteè che sia friabile, con la ricotta ben lavorata. An-che la granita di mandorla, al caffè, di gelsi, al li-mone, contrariamente a quanto si può pensare,la si deve lavorare molto. Mio padre me la pre-parava nei suoi pomeriggi liberi insieme allecreme, che mi lasciava volutamente accanto al ta-volo della cucina dove io mi alzavo sulle punte eprendevo la pentola per leccarne il contenuto. Lagranita è una nota degli dei che ti accompagna almattino, nelle colazioni estive, insieme alla brio-scia. Mi ricordo che quando, da bambino, arri-vava il chiosco delle granite, segnalato da unacampanella, si prendeva il bicchiere più grandedel buon servizio della mamma e lo si facevariempire, mangiandolo con il pane».

E l’immancabile cassata siciliana?«È un festival di sapori e dolcezza inimitabile. Es-sendo un dolce molto ricco, il mio consiglio èquello di mangiarlo lontano dai pasti, a colazioneo a merenda, per apprezzarne di più il gusto. Nonva dimenticato, infine, il latte di mandorla, be-vanda dissetante straordinaria, buona per la co-lazione e in ogni momento».

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