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D.R.P.C. SICILIA S ERVIZIO S .10 SERVIZIO SICILIA SUD-OCCIDENTALE Agrigento, lì 02.05.2018 Visti ed approvazioni: OGGETTO: intervento di messa in sicurezza di una porzione di versante in località “Scala dei Turchi” nel comune di Realmonte (AG) e monitoraggio degli apporti idrici. PROGETTO ESECUTIVO RESPONSABILE UNICO PROCEDIMENTO _________________________ Ing. Maurizio Costa GEOLOGO Funzionario Direttivo __________________________ Geol. Carmelo Collura P ROGETTIST A Funzionario Direttivo __________________________ Ing. Carmelo Arcieri COLL. ALLA PROGETTAZIONE Funzionario Direttivo __________________________ Arch. Salvatore Fanara Elaborato 7 - 7.1 Relazione geologica COLLABORATORE Collaboratore __________________________ Geom. Emanuele Milioto

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D.R.P.C. SICILIA

SERVIZIO S.10

SERVIZIO SICILIA SUD-OCCIDENTALE

Agrigento, lì 02.05.2018

Visti ed approvazioni:

OGGETTO: intervento di messa in sicurezza di una porzione di versante in località “Scala

dei Turchi” nel comune di Realmonte (AG) e monitoraggio degli apporti idrici.

“ PROGETTO ESECUTIVO ”

RESPONSABILE UNICO PROCEDIMENTO

_________________________

Ing. Maurizio Costa

______________________________

GEOLOGO

Funzionario Direttivo

__________________________

Geol. Carmelo Collura

PROGETTISTA

Funzionario Direttivo

__________________________ Ing. Carmelo Arcieri

COLL. ALLA PROGETTAZIONE Funzionario Direttivo

__________________________

Arch. Salvatore Fanara

Elaborato

7 - 7.1 Relazione geologica

COLLABORATORE

Collaboratore

__________________________

Geom. Emanuele Milioto

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1. PREMESSA Il presente studio affronta i fenomeni di dissesto idrogeologico che interessano una delle

maggiori attrazioni turistiche della Sicilia, situata nel Comune di Realmonte, lungo la fascia costiera che dal promontorio di Punta di Maiata, meglio conosciuta come “Scala dei Turchi” si protrae in direzione Est per qualche centinaio di metri.

Questo settore litoraneo, caratterizzato dalla presenza di falesie marnose molto fratturate, sormontate, in discordanza, da un terrazzo marino tardo pleistocenico che assume caratteristiche litoidi in prossimità dei bordi, da luogo a frequenti fenomeni di crollo di blocchi lapidei di varia pezzatura, anche nell’intorno di 1 mc.

Tale situazione, associata al fatto che i luoghi rappresentano un’ambita meta turistica, per via della sua unicità sia dal punto paesaggistico che scientifico, costituisce sicuramente grave rischio per l’incolumità pubblica.

Gli ultimi eventi franosi che per pura fortuna non hanno causato vittime, visto il continuo afflusso di gente anche nel periodo invernale, hanno indotto il Sindaco ad emettere apposita ordinanza di divieto di transito nell’ultimo tratto di arenile che conduce all’elemento di maggiore interesse rappresentato dalla Scala dei Turchi.

L’interdizione all’area è stata, altresì, materializzata a mezzo di una barriera in legno. Nel contempo, sulla scorta delle risultanze emerse in sede di Tavolo Tecnico, riunitosi per

affrontare la situazione di rischio in argomento in data 05/01/2018, il Dirigente di questo Servizio S.10 - Sicilia Sud Occidentale ha proposto, con nota prot. n° 3003 del 19/01/2018, un gruppo di studio e progettazione dell’intervento di messa in sicurezza e salvaguardia del sito denominato “Scala dei Turchi” cui fanno parte oltre al sottoscritto F.D. geol. Carmelo Collura, i seguenti tecnici: F.D. Ing. Carmelo Arcieri, progettista; F.D. Salvatore Fanara, collaboratore alla progettazione; Coll. Geom. Emanuele Milioto, responsabile della sicurezza e Coll. Sig.ra Giovanna Chianetta, assistene al RUP.

Con O.S. n° 06 del 23/01/2018, il Sindaco individua la figura di RUP dei lavori in argomento, l’arch. Salvatore Gaipa del proprio U.T.C., che per cause si salute, successivamente, è stato sostituito dall’Ing. Maurizio Costa, Dirigente del Servizio S.10, con Determina del D.G. del D.R.P.C. Sicilia n° 883 del 23/03/2018.

A seguito di tali nomine, con atto n. 5653 del 05/02/2018, viene sottoscritto, ai sensi dell’art. 15 della L. 7 agosto 1990 n° 241, l’accordo tra questo D.R.P.C. Sicilia ed il Comune di Realmonte per lo “Studio e progettazione di intervento di messa in sicurezza e salvaguardia del sito denominato “Scala dei Turchi” ed in data 06/02/2018, con disposizione del D.G. di questo D.R.P.C. Sicilia n° 863, viene confermato il gruppo di progettazione di cui sopra.

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2. INQUADRAMENTO GEOGRAFICO L’area oggetto del presente studio ricade nella fascia costiera immediatamente ad EST del

promontorio denominato “Punta di Maiata”, nel territorio comunale di Realmonte ed è geograficamente individuata nella tavoletta 1: 25.000 dell’I.G.M.I., ricadente nel foglio n° 271 IV quadrante N W denominata “PORTO EMPEDOCLE” e nella C.T.R. 1: 10.000 n° 636100 alle coordinate medie, riferite al reticolo chilometrico del Sistema di riferimento G.B. X: 2384723 Y: 4128120.

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3. ASSETTO GEOLOGICO – STRUTTURALE

La Sicilia è situata nel Mediterraneo centrale che è un esteso settore litosferico coinvolto nell'orogenesi alpina, la cui evoluzione geodinamica riflette la complessa interazione Mesozoica-Terziaria della placca Africana con quella Europea. Il processo orogenetico ha determinato lo sviluppo di un "Sistema Catena-Avanfossa" con estesi raccorciamenti che hanno investito, a partire da quelli più interni verso quelli più esterni, i vari domini paleogeografici delineatisi durante il Mesozoico (LENTINI et alii, 1987), causandone la sovrapposizione in diverse unità tettoniche attualmente impilate nell'edificio a falde del settore di Catena.

In definitiva, l’attuale configurazione del Mediterraneo centrale deriva dalle fasi collisionali post-serravalliane dell’orogenesi, durante le quali i domini di pertinenza dell’originario margine europeo hanno colliso con i settori del margine afro-adriatico, dando origine ad una “sutura” in cui sono coinvolte unità tettoniche derivanti dalla deformazione dei domini paleogeografici posti tra le due masse continentali (FINETTI et alii, 1996).

All'interno di questo contesto geologico-strutturale la Sicilia sud-occidentale costituisce un sito ottimale per lo studio delle deformazioni relative all’avanzamento del fronte orogenico Maghrebide: secondo quanto concordato da diversi autori, i domini paleogeografici di bacini e piattaforme carbonatiche più settentrionali furono interessate dalle fasi plicative e di trasporto tettonico fin dall’Oligo-Miocene con la messa in posto delle unità panormidi ed imeresi, mentre le ultime fasi, durante il Pliocene inferiore e medio) coinvolsero in blandi piegamenti il dominio saccense con limitato trasporto tettonico per le zone di raccordo con il dominio sicano.

I depositi carbonatici meso-creta-eocenici rientrano nell’ambito della piattaforma carbonatica-pelagica saccense; a seguito degli scontri collisionali della tettonica mio-pliocenica alcune parti della piattaforma carbonatica emersero ed andarono incontro ad erosione subaerea, mentre altre parti sprofondarono costituendo la sede ottimale per l’accoglimento dei depositi terrigeni prevalentemente arenacei e biocalcarenitici. Fra gli elementi di maggiore interesse, dal punto di vista strutturale, presenti nell’area rientrano i sistemi di faglie connessi con gli alti (horst) e bassi (graben) strutturali, per lo più riconducibili a due principali sistemi di dislocazione tettonica, rispettivamente secondo le direzioni NW-SE e NE-SW.

Sulla scorta delle dislocazioni tettoniche individuate, appare comunque oggettiva la difficoltà nel distinguere le diverse vicissitudini tettoniche cui è andata incontro l’area in esame e pertanto risulta difficoltoso raggrupparle in fasi a cui dare una precisa collocazione cronologica. Risulta comunque evidente dal rilevamento di alcuni lineamenti morfologici che le fasi plio-pleistoceniche hanno portato al complessivo sollevamento tettonico dell’area. Infatti, l’area risulta articolata in una serie di successive ed ampie spianate di varia estensione, degradanti verso la linea di costa.

Tali spianate, sono la conseguenza dei moti eustatici del mare che, trasgredendo sulle terre emerse, ha spianato e modellato il basamento roccioso e, durante le fasi di stasi, vi ha deposto sopra depositi di varia natura.(A.R.T.A. Sicilia Rel. P.A.I. 2006)

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4. INQUADRAMENTO MORFOLOGICO La morfologia della porzione di territorio realmontino presa in esame varia in relazione alle

caratteristiche geologiche del territorio esaminato. L’area, infatti, ha un assetto morfologico prevalentemente aspro nella parte di territorio

contraddistinto, in massima, dagli affioramenti lapidei prevalentemente gessosi della Serie Evaporitica, che si trovano prevalentemente nella parte a Nord, a monte della S.S. 115, nel tratto Porto Empedocle – Realmonte.

A valle della Strada Statale si sviluppa una morfologia prevalente di tipo collinare con affioramenti di unità Plio – Pleistoceniche, fino a giungere al settore meridionale lungo il quale si sviluppa la fascia costiera.

Qui si rileva un assetto sub-pianeggiante determinato da terrazzi marini tardo pleistocenici, delimitati lungo la costa da un sistema di paleo falesie e di falesie stagionalmente attive, ai piedi delle quali si sviluppano fasce litorali sabbiose più o meno estese.

Osservando la falesia in oggetto si nota che la successione pliocenica, costituita da marne e calcari marnosi della Formazione “Trubi” si sviluppa per un’altezza di circa 50,00 m e gli strati che la compongono immergono in direzione E-SE con una pendenza di circa 22°.

In sommità la successione viene troncata da un piano orizzontale di erosione sopra il quale si sono imposti, in discordanza, sedimenti terrazzati, costituiti essenzialmente da sabbie e sabbie limose di origine marina di colore giallo rossastro. Tale contatto è ben visibile dalla costa sia per una questione cromatica che per la diversa giacitura dei litotipi.

E’ da rilevare che i sedimenti del terrazzo esposti lungo tale tratto di costa presentano, a zone, una diffusa cementazione che si protrae all’interno per qualche metro.

La diversa consistenza di detti sedimenti e l’instaurazione di falde acquifere stagionali, in corrispondenza del piano di contatto stratigrafico con le unità marnose sottostanti che, in emergenza, solcano, il letto dei sedimenti con incisioni calanchive marcate, permettono continui crolli e scivolamenti del materiale litoide e terroso soprastante.

Altri fenomeni di crollo si rilevano anche lungo le pareti marnose della formazione Pliocenica, dove si notano, alcune nicchie di distacco, in corrispondenza di aree più fratturate ed alterate.

(Incisioni calanchive)

(Nicchia di distacco)

Un'altro aspetto che si nota osservando la

falesia è che mentre la parte più antica della successione presenta alte percentuali di calcare, procedendo verso l'alto questa percentuale tende a diminuire con sempre più sottili ed isolati strati marnosi in sempre più spessi strati di argilla, fino alla netta prevalenza di argilla.

La giacitura degli strati giustifica un passaggio alla facies più argillosa nella porzione più

orientale della falesia.

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Scala dei Turchi

SCALA 1.2000

Area soggetta a crolli e scivolamenti con accumuli a valle

accumuli di materiale detritico (vecchie frane)

CARTAGEOMORFOLOGICA

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5. VALUTAZIONE DEI LIVELLI DI RISCHIO E PERICOLOSITA’ Nel Piano Stralcio di Bacino per l’Assetto Idrogeologico (P.A.I.) (ART.1 D.L. 180/98

CONVERTITO CON MODIFICHE CON LA L.267/98 E SS.MM.II.) UNITA’ FISIOGRAFICA N. 10 CAPO ROSSELLO – P.TA BIANCA - Relazione Anno 2008, l’area in argomento è stata cartografata a pericolosità P3 (Pericolosità elevata)

I valori di pericolosità possibili sono esclusivamente P3 e P4 in quanto le frane di crollo

vengono considerate sempre “attive”. Nel caso dei crolli che interessano le falesie, l’areale di pericolosità comprende una fascia variabile tra 5 e 20 metri di protezione a partire dal ciglio superiore e si estende a valle della falesia fino a comprendere la zona ipotizzabile di massima distanza raggiungibile dai massi rotolati, definita in conformità ai dati storici e distanza dei blocchi rocciosi dal piede della scarpata.

La problematica Posta all’attenzione di questo D.R.P.C., per come anticipato in premessa, è rappresentata dai fenomeni di crollo di blocchi lapidei sulla spiaggia sottostante, meta turistica di rilevanza mondiale.

Nell’aggiornamento del Piano Stralcio di Bacino per l’Assetto Idrogeologico (P.A.I.) (Art. 67 del D.Lgs. 3 Aprile 2006, n. 152 e ss. mm. ii. ) - Conferenza programmatica del 26-11-2014 (Art. 130 della L.R. n. 6 del 03/05/2001) Bacino Idrografico di Fosso delle Canne (065), Area Territoriale tra il Bacino del F. Platani e il Bacino di Fosso delle Canne (064) e Area Territoriale tra il Bacino di Fosso delle Canne e il Bacino del F. San Leone (066) il dissesto in argomento è stato cartografato con il Codice 066-1RL-051 e descritto come di seguito: “Il settore meridionale di Punta Majata è caratterizzato da una forte consistenza lapidea e presenta chiaramente a monte il bordo cementato del terrazzo marino. Foto 5 – Veduta del promontorio di Punta Majata Questo settore, poggiante su substrato calcareo-marnoso fortemente fratturato, appare chiaramente esposto a fenomeni di crollo anche con blocchi di volume maggiore di1 mc, che pertanto danno luogo a una situazione di massima magnitudo (M4)”.

Lo stralcio planimetrico di seguito riportato individua il dissesto con una pericolosità P4 (molto elevata).

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6. INQUADRAMENTO GEOLOGICO

- TRUBI - Zancleano (Pliocene Inferiore) - Piacenziano (Pliocene Medio): si tratta di una formazione marnoso-argilloso-calcarea di ambiente marino pelagico, sviluppatasi a tetto della formazione Gessoso solfifera della Sicilia e in Calabria, fino alla Stretta di Catanzaro; le località tipiche si trovano lungo la costa centro-occidentale della Sicilia, tra Eraclea Minoa e Capo Rossello.

La diversa resistenza all'erosione degli strati più calcarei o più argillosi le fanno assumere spesso un aspetto "gradonato" da cui il nome locale di "scala" . L'aspetto interessante delle marne plioceniche è proprio l'alternanza regolare di strati più o meno calcarei in accordo con alcune ciclicità millenarie dei parametri astronomici e climatici. La componente calcarea infatti è determinata dalla massa di organismi planctonici che fissano il carbonato di calcio nei loro gusci (foraminiferi e coccolitoforidi) e il loro numero è influenzato dalla circolazioni dei nutrienti e dal clima.

L'argilla è generalmente di provenienza continentale, trasportata dai fiumi.

Un'altro aspetto che si nota osservando la falesia è che mentre la parte più antica della successione presenta alte percentuali di calcare, procedendo verso l'alto questa percentuale tende a diminuire con sempre più sottili ed isolati strati marnosi in sempre più spessi strati di argilla, fino alla netta prevalenza di argilla. Anche l'interpretazione di quest'ultimo dato non è immediata.

La minore percentuale di calcare può essere imputata sia alla diminuzione del numero degli organismi che lo fissano nel loro guscio (foraminiferi e coccolitoforidi), sia ad un progressivo maggiore apporto di argilla dalle terre emerse, quindi una maggiore velocità di sedimentazione.

La prima ipotesi indicherebbe una tendenza alla diminuzione progressiva della produttività del bacino, dove la produttività è intesa come l'apporto di biomassa (in peso) per unità di superficie. In mare la produzione primaria è affidata al fitoplancton,

l'insieme di alghe unicellulari come diatomee e coccolitoforidi, il cui numero è determinato dalla disponibilità di nutrienti (elementi necessari al fitoplancton come Azoto, Carbonio, Silicio e Fosforo) e dalla possibilità di risalita di questi dalle acque di fondo, dove tendono ad accumularsi, alla zona fotica (dove arriva la luce del sole e può avvenire la fotosintesi). L'ipotesi dell'aumento della quantità di argilla in arrivo nel bacino invece potrebbe contare sul dato che indica il progressivo raffreddamento della temperatura del pianeta a partire da circa 3 milioni di anni fa. Il calo di temperatura comporta crisi ed avvicendamento della copertura vegetale sui continenti con conseguente aumento dell'erosione. Il raffreddamento del clima comporta anche un abbassamento

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della linea di base (livello del mare) ed una maggiore erosione da parte dei fiumi. A complicare il quadro bisogna però anche tenere conto della progressiva diminuzione della profondità di un bacino che poi è emerso e quindi il suo progressivo avvicinamento alla costa.

Osservando ancora una volta la falesia, si nota infine che la successione pliocenica è inclinata ed erosa nella parte sommitale, gli strati sono troncati a tetto da un piano orizzontale di erosione e sopra questo piano si sono depositati in discordanza sedimenti terrazzati costituiti essenzialmente

da sabbie e sabbie limose di origine marina (Terrazzi Marini).

Frequenti sono anche le strutture da deformazione sinsedimentaria (livelli caoticizzati, brecce intraformazionali). Localmente possono essere riconosciute diverse litozone informali, sulla base del colore più o meno scuro e della stratificazione. Lo spessore complessivo della formazione è dell'ordine dei 100 metri.

La base dei Trubi giace sui depositi del Gruppo della Gessoso-solfifera, generalmente rappresentati dal membro Arenazzolo della "formazione di Pasquasia"; il limite superiore dell'unità è invece dato da un passaggio rapido, ma graduale, alla Formazione di M. Narbone.

Dal punto di vista cronostratigrafico l’unità è da riferire allo Zancleano (Pliocene Inferiore) ed alla parte basale del Piacenziano (Pliocene Medio). A tal proposito, si ricorda che la base della formazione nella sezione di Eraclea Minoa è riconosciuta come GSSP del limite Miocene/ Pliocene e dello Zancleano. Il tratto relativo ai Trubi di Punta Piccola costituisce la porzione inferiore dello stratotipo del

Piacenziano. Una particolare attenzione va posta sul GSSP di Punta Piccola a Porto Empedocle in quanto i

G.S.S.P. (Global Stratotype Section and Point) costituiscono siti con “oggettivi caratteri di unicità”. Si tratta di successioni rocciosa, dallo spessore variabile da pochi ad alcune decine di metri e rappresentano per la comunità scientifica internazionale i riferimenti della “Scala cronostratigrafica standard globale“. Ciascun GSSP è scelto dopo lunghe, approfondite e documentate ricerche, da parte degli specialisti di quel particolare intervallo temporale e votato da un’apposita commissione della ICS (International Commission on Stratigraphy), organo della IUGS (International Union of Geological Sciences).

Di seguito se ne riporta la scheda (ISPRA):

Nome GSSP Punta Piccola Comune Porto Empedocle (Comune di Porto Empedocle) Definizione, Limite geocronologico ed Età La sezione di Punta Piccola costituisce il GSSP della base del Piacenziano (Pliocene) ed è stato definito dalla Commissione Internazionale per la Stratigrafia (ICS) e ratificato dell’Unione Internazionale delle Scienze Geologiche (IUGS) nel 1997.

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Base Piacenziano

Limite Zancleano/Piacenziano

Età assoluta 3596 Ma

Localizzazione e accessibilità del sito Si trova lungo la costa agrigentina, sulla strada che unisce Porto Empedocle al comune di Realmente, in prossimità del vecchio casello ferroviario (3 km a W-NW da Porto Empedocle e a 4 km ad E di Capo Rossello).

Latitudine 37°17’21.3’’ N

Longitudine 13°29’28.6’’ E

- TERRAZZI MARINI (Pleistocene Sup.): Sono costituiti da limi sabbiosi, compatti, con

inclusione di brecciolino calcareo, a tratti plastici ed ossidati, di colore giallo – ocraceo; a tratti sono presenti sabbie limose molto fini senza inclusione di brecciolino.

Tali sedimenti, di chiara genesi marina, giacciono sulla precedente serie argillosa- marnosa, in discordanza e, cioè, secondo una superficie di erosione – deposizione ad andamento sub pianeggiante ed assumono spessori da 10,00 a 30,00 m. circa, crescenti da Sud verso nord.

Hanno avuto origine a seguito dello smantellamento delle formazioni preesistenti ad opera degli agenti esogeni e successiva deposizione.

Geologicamente rappresentano il risultato delle variazioni fisiografiche avvenute durante il periodo pleistocenico dell’era Quaternaria a seguito delle oscillazioni eustatiche.

Nel corso di studi precedenti, sono stati evidenziati diversi ordini di terrazzi marini di cui il più recente si rinviene poco a monte della linea di costa, dove ricadono numerosi insediamenti urbani e lungo la fascia Sud del territorio comunale.

I suddetti depositi terrazzati evidenziano variazioni nella composizione granulometria sia in senso laterale che verticale, mostrando la presenza di passaggi più o meno cementati.

Terminano in corrispondenza della falesia che si affaccia al mare, con pareti sub verticali dello spessore di pochi metri che, in alcuni tratti della fascia costiera in esame assumono caratteristiche di calcareniti.

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7. PROPRIETA’ GEOTECNICHE DEI TERRENI Le caratteristiche meccaniche dei campioni prelevati durante la campagna d’indagini

geognostiche effettuata a seguito del crollo di un tratto della stessa S.P. n° 68, poco distante da quello interessato dagli attuali eventi, sono simili a quelle di altri campioni degli stessi litotipi, provenienti da aree ricadenti nello stesso Comune, in cui si sono verificati analoghi fenomeni franosi.

Per una corretta valutazione geotecnica, quindi, sono stati considerati i dati comuni e quelli più rappresentativi.

In ogni caso i seguenti dati sono prettamente indicativi. Durante la campagna di indagini verranno prelevati dei campioni di roccia ed effettuate le prove di laboratorio.

TERRAZZO MARINO

CAMPIONE limo arg. limo sabb. limo sabb. sabbia lim. argilla lim.

W (%) – Contenuto d’acqua 19,00 16,60 9,66 7,18 25,29

g (KN/mc) – Peso dell’unità di volume 19,389 19,879 17,840 18,330 19,748

gd (KN/mc) – Peso di volume secco 16,294 17,049 16,268 17,101 15,761

gs (KN/mc) – Peso specifico dei granuli 26,993 26,302 27,106 26,517 27,238

n - Porosità 0,396 0,520 0,400 0,355 0,421

e – Indice dei vuoti 0,657 0,543 0,666 0,551 0,728

S (%) - Saturazione 78,09 80,44 39,32 34,60 94,61

Wl – Limite di liquidità 44,00 33,00 44,00 25,00 55,00

Wp – Limite di plasticità 20,00 22,00 24,00 20,00 33,00

Ip – Indice di plasticità 24,00 11,00 20,00 5,00 22,00

Ic – Indice di consistenza 1,07 1,51 1,75 3,25 1,37

fa (%) - 41,00 26,00 28,00 10,00 66,00

Cu (KN/mc) – Coesione non drenata 119,28 54,38 * * 277,72

C' (Kpa) – Coesione drenata * 22,35 21,94 25,30 *

f' (°) – Angolo di attrito in condizioni drenate

* 21,00 21,00 23,00 *

TRUBI

CAMPIONE : argille marnose e marne argillose - Trubi

Contenuto d’acqua naturale Wn = 0,26

Contenuto d’acqua massimo Wmax = 0,28

Peso dell’unità di volume g (g/mc) = 1,92

Peso volume saturo gsat (g/mc) = 1,95

Peso volume sommerso g’ (g/mc) = 0,95

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Peso volume secco gd (g/mc) = 1,52

Peso specifico dei granuli gs (g/mc) = 2,64

Porosità n = 0,42

Indice dei vuoti e = 0,73

Saturazione S (%) = 93,98

Coesione drenata C' (KN/mq) = 19,66 – 24,00

Angolo di attrito in condizioni drenate f' (°) = 32°,30 - 33°,60

I dati relativi ai Trubi sono riferiti a campioni integri e non alterati del litotipo.

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8. PARAMETRI E COEFFICIENTI SISMICI DEL SITO

Tipo di elaborazione: Stabilità dei pendii Muro rigido: 0 Sito in esame. latitudine: 37,291293 longitudine: 13,474614 Classe: 3 Vita nominale: 50 Siti di riferimento Sito 1 ID: 48950 Lat: 37,2849 Lon: 13,4283 Distanza: 4157,694 Sito 2 ID: 48951 Lat: 37,2850 Lon: 13,4909 Distanza: 1601,269 Sito 3 ID: 48729 Lat: 37,3350 Lon: 13,4909 Distanza: 5065,164 Sito 4 ID: 48728 Lat: 37,3349 Lon: 13,4283 Distanza: 6350,390 Parametri sismici

In questa fase progettuale, in attesa dei risultati delle prove MASW, si ipotizza che la categoria del sottosuolo sia di tipo “B”.

Categoria sottosuolo: B Categoria topografica: T2 Periodo di riferimento: 75anni Coefficiente cu: 1,5 Operatività (SLO): Probabilità di superamento: 81 % Tr: 45 [anni] ag: 0,023 g Fo: 2,481 Tc*: 0,201 [s] Danno (SLD): Probabilità di superamento: 63 % Tr: 75 [anni] ag: 0,029 g Fo: 2,460 Tc*: 0,249 [s] Salvaguardia della vita (SLV): Probabilità di superamento: 10 % Tr: 712 [anni] ag: 0,063 g Fo: 2,597 Tc*: 0,426 [s]

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Prevenzione dal collasso (SLC): Probabilità di superamento: 5 % Tr: 1462 [anni] ag: 0,076 g Fo: 2,688 Tc*: 0,471 [s] Coefficienti Sismici SLO: Ss: 1,200 Cc: 1,520 St: 1,200 Kh: 0,007 Kv: 0,003 Amax: 0,321 Beta: 0,200 SLD: Ss: 1,200 Cc: 1,450 St: 1,200 Kh: 0,008 Kv: 0,004 Amax: 0,409 Beta: 0,200 SLV: Ss: 1,200 Cc: 1,300 St: 1,200 Kh: 0,018 Kv: 0,009 Amax: 0,886 Beta: 0,200 SLC: Ss: 1,200 Cc: 1,280 St: 1,200 Kh: 0,022 Kv: 0,011 Amax: 1,078 Beta: 0,200 Le coordinate espresse in questo file sono in ED50 Geostru software - www.geostru.com Coordinate WGS84 latitudine: 37.290219 longitudine: 13.473768

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9. DISPOSIZIONI FINALI

La messa in sicurezza del sito in questione deve prevedere quegli interventi geotecnici da adottare, al fine di aumentare il fattore di sicurezza al di sopra dei limiti previsti per legge.

Detti interventi sono scelti in funzione delle caratteristiche del modello fisico evolutivo del dissesto reale o ipotetico e in relazione ai fattori predisponenti e scatenanti il dissesto stesso.

A tal proposito, quindi, è opportuno distinguere gli interventi da porre in essere in funzione delle litologie presenti lungo il costone.

Per come già esposto nel capitolo relativo alla morfologia dell’area in esame, osservando la falesia in oggetto, si nota che la successione pliocenica, costituita da marne e calcari marnosi della Formazione “Trubi” si sviluppa per un’altezza di circa 50,00 m e gli strati che la compongono immergono in direzione E-SE con una pendenza di circa 22°. Un'altro aspetto che si nota osservando la falesia è che mentre la parte più antica della successione presenta alte percentuali di calcare, procedendo verso l'alto questa percentuale tende a diminuire con sempre più sottili ed isolati strati marnosi in sempre più spessi strati di argilla, fino alla netta prevalenza di argilla. La giacitura degli strati giustifica un passaggio alla facies più argillosa nella porzione più orientale della falesia che è quella che più ci riguarda.

Le vicissitudini legate alle dislocazioni tettoniche che hanno portato al complessivo sollevamento tettonico dell’area hanno reso la formazione alquanto fratturata, con fratture spesso ortogonali fra di loro che isolano blocchi di varie dimensioni. Le superfici di fatturazione permettono, altresì, la circolazione idrica all’interno della formazione che sfocia all’esterno con manifestazioni puntuali lungo le pareti della falesia dando luogo a frequenti fenomeni di crollo.

(Crolli puntuali di materiale in corrispondenza di emersioni idriche.)

A tal proposito è da far rilevare che negli ultimi anni il fenomeno delle emersioni idriche specie sulla parete Est di Punta Majata risulta più frequente. Le foto sotto riportate ne testimoniano la comparsa nell’arco temporale di dieci anni.

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Foto del 2008 Foto del 2018

Ai fenomeni sopra descritti, si associa l’azione chimico – fisica degli agenti esterni come il vento, la pioggia e l’acqua marina. Quest’ultima, nebulizzata dal vento, penetra entro gli interstizi rocciosi depositando il sale che, ricristallizzando, polverizza e scarifica le porzioni più superficiali.

In sommità la marna viene troncata da un piano orizzontale di erosione sopra il quale si sono imposti, in discordanza, sedimenti terrazzati, costituiti essenzialmente da sabbie e sabbie limose di origine marina di colore giallo rossastro. Tali sedimenti, lungo il fronte esposto al mare, presentano, a zone, una diffusa cementazione che si protrae all’interno per qualche metro.

La diversa consistenza di detti sedimenti e l’instaurazione di falde acquifere stagionali, in corrispondenza del piano di contatto stratigrafico con le unità marnose sottostanti che, in emergenza, unitamente alle acque dilavanti di superficie, solcano il letto dei sedimenti con incisioni calanchive marcate, permettendo lo scalzamento al piede e, quindi, il crollo materiale litoide e terroso soprastante.

Ciò premesso appare opportuno che le azioni da porre in essere al fine di mitigare il rischio incombente debbano distinguersi varie fasi:

• La prima dovrà essere quella di una riprofilatura, e demolizione delle porzioni a sbalzo delle rocce calcarenitiche del terrazzo marino con possibili interventi di rinforzo a mezzo reti di placcaggio;

• In un secondo momento dovrà essere effettuata una pulizia del costone marnoso da elementi detritici franati con disgaggi controllati dei blocchi lapidei isolati, avendo cura di non innescare ulteriori fenomeni di instabilità;

• Intercettare e placcare a mezzo chiodature e/o placcaggi eventuali blocchi lapidei in precario stato di equilibrio, il cui disgaggio modificherebbe le caratteristiche paesaggistico - scientifiche del sito ;

• Intercettare e allontanare le acque di falda a mezzo appositi drenaggi da effettuare a monte. Appare ovvio che gli interventi non dovranno apportare modifiche di natura ambientale, al sito in argomento.

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10. PROGRAMMA DELLE INDAGINI

La tipologia e le caratteristiche degli interventi da porre in essere al fine della mitigazione del rischio incombente, devono necessariamente tener conto della topografia, della stratigrafia e delle caratteristiche geotecniche dei terreni che costituiscono l’area d’intervento.

Verificate quindi i litotipi presenti in situ, è stato approntato un adeguato piano di indagini da effettuare che di seguito si riporta: • Esecuzione di n° 3 sondaggi, a carotaggio continuo, di m 15 cadauno, ubicati come da allegata

cartografia; • Nel corso di detti sondaggi verranno prelevati n. 2 campioni indisturbati e n. 2 rimaneggiati sui

quali verranno eseguite le prove di laboratorio;

• Qualora si riscontri la presenza di falda, i fori verranno attrezzati con piezometri a tubo aperto; • La terza fase consiste nell’effettuazione delle prospezioni geofisiche così distinte: n° 1 MASW

(Multichannel Alasisys of Surface Waves) per la classificazione dei terreni secondo la normativa sismica dettata dalla O.P.C.M. 3274/03 e il D.M. 14/01/2008; n°1 Tomografia elettricha 2D, per misure di resistività elettrica dei terreni costituenti il substrato del versante nonché per rilevare eventuale presenza di falda ed eventuali perdite nelle reti idriche e fognarie presenti lungo la S.P.26 .

• A conclusione della campagna d’indagini verranno elaborate le sezioni stratigrafiche con le caratteristiche geotecniche dei terreni attraversati.

IL GEOLOGO

(Dott. Carmelo Collura)

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