Dove sei Gesù? - parrocchie.it · Parte la base musicale della prima canzone “Arriva il...

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1 Dove sei Gesù? Liberamente ispirato a “Dove sei Gesù?” di T. Lasconi

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Dove sei Gesù?

Liberamente ispirato a “Dove sei Gesù?” di T. Lasconi

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Personaggi:

Lorena: brufoli, un po’ rassegnata, gentile, espansiva

Verushka: magra, palestra, energica, modo di fare spiccio

Marco: vivace, voce potente, un po’ sbruffone

Valerio: sempre al verde, trasandato, burlone, svogliato

Cristiano: no gli va di studiare ma non è disturbato dal problema, anzi per lui è quasi un vanto, perché “se appena ci si mette…”

Federica: la classica brava ragazza, simpatica e educata

Fariseo: arrogante, parlantina sciolta, eleganza

Sadduceo: robusto, aspetto godereccio

Scriba: occhialini, intellettuale, saputello

Procuratore romano: alto, grosso, battute molto lunghe

Bartimeo: vivace e pieno di verve

Zaccheo: basso, vivace

Maddalena:

Rut:

Jenny: “farfallina” che segue le mode

Più altri ruoli da aggiugere…

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I SCENA

(L'oratorio, con gradinate e alberi, un'edicola, una panchina bene in vista. Quando si apre il sipario c’è un telo bianco sul palco. Parte la base musicale della prima canzone “Arriva il tempo”, mentre sullo schermo bianco viene proiettato, un filmato di ragazzi e ragazze che giocano, studiano, sono in gruppo, pregano, vivono. Terminata la proiezione, il telo bianco viene tolto. Marco sta seduto sulla panchina. Ha la testa fasciata vistosamente. Ogni tanto, con gesti di rabbia e smorfie di dolore, si tocca la testa. Dopo alcuni istanti, entrano Giulia e Elena).

Marco: Era ora che arrivaste!

Giulia: Oh Marco, io l'avevo detto che dovevamo andare in palestra.

Elena: Abbiamo fatto un po' tardi.

Marco: Cosa ci andrete a fare in palestra? Questo ancora non l’ho capito. Chissà cosa ci fa una ragazza con i muscoli?

Giulia: Macché muscoli! lo in palestra ci vado per dimagrire.

Marco: Per dimagrire? Ma se sei cosi magra che ti si possono contare tutte le ossa.

Giulia: Ti sembra. In realtà sono una falsa magra. Lo vedi qui? (Si tocca i fianchi) Mi stanno venendo fuori i cuscinetti. Poi, come dice mia madre, è meglio prevenire che curare.

Elena: A me piace muovermi a ritmo di musica. Così mi sento più sciolta. È davvero una cura.

Marco: La testa bisognerebbe curarvi a tutte quante.

Giulia: A proposito di testa. Perché ti sei messo quella fasciatura? Cosa è, l'ultima moda?

Marco: Macché moda! Ieri ho giocato a pallone! Ho segnato otto goal! Ero veloce come un leopardo: zing! Zang! Alla fine gli avversari non ne potevano più di me e mentre facevo una scivolata quel cornutazzo del numero 12 mi ha tirato un bel calcione in testa che se lo ribecco…

Giulia: Pazienza! Speriamo che la botta in testa ti abbia fatto bene.

Marco: Pazienza un corno secco! La prossima volta che vado alla partita mi riempio la borsa di pietre.

Elena: (Ironicamente) Ma come, non ti hanno insegnato che bisogna porgere l'altra guancia?

Marco: Sì, l'altra guancia. Glielo faccio vedere io! Ma quando arrivano gli altri?

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(Si sente urlare da fuori le quinte: "Eccomi, eccomi”! È Lorena che arriva).

Lorena: Eccomi! Scusate tanto, mi stavate aspettando?

Elena: Non ti preoccupare Lorena, tanto siamo qui a scaldare la panchina. Anche oggi non combineremo niente.

Giulia: Perdiamo un sacco di tempo a parlare su questa panchina e ci ritroviamo sempre punto e a capo.

Lorena: Brave, che fretta c'è? (Si strofina la fronte e la guancia).

Marco: Vedo che i tuoi brufoli stanno bene! Che cosa bolle in faccia?

Lorena: (Acida) Allora il cervello ti è uscito del tutto! Io almeno i brufoli non me li sono andati a cercare facendo la sbruffona. (Rassegnata) L'ultimo dermatologo che mi ha visitato ha detto che io sono (imita il dottore) “un esempio vivente dello squilibrio ormonale preadolescenziale”.

Giulia: Hai provato a usare il Gattexan?

Lorena: Ma sei matta? Sono allergica a quelle robe lì. Toh, meno male, ecco Valerio e Simone.

(Entrano Valerio e Simone).

Simone: Ciao, ragazzi!

Valerio: Cristiano non può venire.

Marco: E ti pareva.

Valerio: Stavolta lui non c'entra. È colpa della madre: è andata ai colloqui e adesso per un po’ di giorni dovrà starsene buono a casa a far finta di studiare. Ma è roba di pochi giorni: queste fissazioni ai genitori passano presto.

Simone: Allora? Stasera combineremo qualcosa?

Valerio: Adesso che ti hanno spaccato la testa, può anche darsi che qualcosa ti esca fuori.

Marco: Dài con questa testa! Venite qui sulla panchina e ricominciamo da dove eravamo rimasti.

(Marco, Valerio e Simone si siedono sulla panchina. Entra Laura che guarda i ragazzi e si rivolge alle amiche)

Laura: Ciao. Ancora seduti su quella panchina?

Giulia: Sì Laura. Qui finisce che la panchina si consuma e noi stiamo sempre allo stesso punto. Di progetti ne abbiamo fatti tanti, ma di concreto non facciamo mai niente.

Lorena: Su questa panchina però non si sta male. A me sembra di stare sulla poltrona davanti alla televisione. Noi stiamo qui e davanti ci passa la vita. No, non si sta poi troppo male.

Laura: Quello, per esempio, sta peggio di noi. (Indica un poveraccio entrato in scena.

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È vestito male).

Elena: Scommetto che viene a chiederci dei soldi.

(Le ragazze si avvicinano alla panchina e fanno gruppo. Il povero si avvicina ai ragazzi, allunga la mano aperta e aspetta in silenzio).

Laura: Ehi, cerchi qualcosa?

(Il povero non risponde).

Valerio: Questo è proprio ridotto male: gli manca anche la parola! Comunque hai sbagliato indirizzo, caro mio: sono più disperato di te. Guarda! (Rovescia la fodera delle tasche) Niente di niente! Ma tu, com’e che sei rimasto a secco?

(Il povero non risponde).

Marco: Te lo dico io: ormai il ritornello lo conosco a memoria. (Con il tono da cantilena) Sono famillia pobera, seenza caasa, seenza mangiare, prego signori aiutare per mangiare bambina grazie signori buono giornata. Non è così? Ma, dimmi un po’: è vero che in metropolitana si sta bene, con il riscaldamento, la musica dagli altoparlanti, girare tutto il giorno di qua e di là?

Simone: (Gridandogli dietro) Vai alla Caritas. Lì qualcosa ti daranno.

Lorena: Ma dai, perché dovete trattarlo così? Diamogli qualcosa poverino!

Marco: (In disparte con Giulia tira fuori il portafogli) Sì figurati se do i soldi a lui. Questi mi devono bastare per tutta la settimana.

Giulia: Beh, qualcosa gli potresti anche dare.

Marco: Sentila! Tu fai presto a dar via i soldi degli altri. Uff! E va be’ (al povero) tieni (gli dà mille lire).

(Il povero non risponde. Ritira la mano e fa per andarsene).

Marco: Oh, non li ha voluti! Peggio per lui (rimette via i soldi).

Valerio: (Stupito) Forse è un povero aristocratico. Provate a dargli di più.

Laura: (Sventolando 10.000 lire) Ehi! E queste non le vuoi?

(Il povero si ferma, guarda la ragazza, poi esce. I ragazzi si guardano increduli).

Simone: Mah! Un povero che non vuole i soldi!?

Marco: Pensa te! Non ci sono più i poveri di una volta!

Elena: Chissà cosa voleva?

Lorena: Io dico di lasciar perdere, altrimenti finisce come i miei brufoli: più rimedi cerco e più la faccenda diventa complicata. Dalle ultime analisi è uscito fuori che anche le merendine Pinder fanno venire i foruncoli. Finisce che dovrò nutrirmi di pane e acqua.

Valerio: (Ha tirato fuori una merendina e parla con la bocca piena) Eh sì come ti capisco!

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(Lorena fa un gesto di disappunto).

Marco: Adesso non ricominciamo a dire stupidate.

Valerio: Va bene: come non detto. Ma cos'è che stavamo dicendo?

Marco: Allora bisogna cominciare sempre da capo!

(Si sente da lontano un gran baccano di bambini che urlano).

Laura: E che succede?

Elena: Sono i bambini che escono dal catechismo. Senti che chiasso.

(Un volantino vola sul palco a guisa di areoplano).

Marco: Guarda qua: grande animazione per bambini delle elementari! E per noi?

(Don Stefano entra con educatori e ragazzi al seguito e propone il recital)

Ste: Ah brutte bestie! Come non si fa niente per voi?! È finito il tempo della pappa pronta. Perché invece non fate voi qualcosa per gli altri? Ad esempio per la prima media… che so… un bello spettacolo teatrale!?

Giulia: Un musical?

Ste: Eh! Qualcosa di simile.

Educatori: Se voi ci state noi vi aiutiamo.

Giulia: Cavolo è vero. Quando organizzano qualcosa pretendono di farci giocare a “un due tre stella” come all’asilo. Stavolta invece facciamo qualcosa di meglio.

Simone: Io preferisco quando non organizzano niente così non vengono a rompere le scatole: “dai vieni è divertente!”, “senza di te non è la stessa cosa!”. E riescono sempre a farti venire i sensi di colpa. Ma tanto io non ci vengo.

Lorena: Ah no, io sul palco non ci salgo. L'ho fatto una volta alle elementari. Ma adesso non ci penso neanche: mi vergogno troppo…

Elena: E poi se è un musical bisognerà cantare e ballare. E chi ne ha il coraggio?

ARRIVA IL TEMPO

Arriva il tempo in cui tu non sei più tu, le tue gambe hanno una spanna in più, nel tuo specchio c’è un tipo ormai diverso. Arriva il tempo in cui non ti conosci più, anche il corpo cambia sagoma: che succede ma che t’è capitato? Quante emozioni strane e sentimenti,

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quanti tuffi al cuore e nuovi amori, tu t’accorgi degli sguardi. Ma lui, Gesù, in questo tempo lui, dov’è? Ma lui, Gesù, tu non ci pensi, ma lui è accanto a te. Arriva il tempo in cui non capisci più quale mai sarà la verità, quanta gente vuol farti da maestro. Arriva il tempo in cui tu non sogni più, tu non credi più alle favole: tu sei grande, sì, spalanca la tua vita. Quante emozioni… Ma lui, Gesù…

(Terminato il canto, i ragazzi che non recitano escono con don Stefano rimangono immobili per alcuni istanti sulla panchina. Si spegne il faro, la scena si illumina e i ragazzi si rianimano).

Valerio: Ma non è che la stiamo mettendo giù troppo dura? Non è che un recital ci cambierebbe la vita comunque.

Ste: Dai venite a vedere in aula animatori: ci sono dei testi già fatti, magari qualcuno può andar bene!

Giulia: (Rivolta a Valerio) A 'sto punto io ci vado. Tu stai pure qui a piangere perché i tuoi genitori non ti danno i soldi per comperarti il cellulare.

(Escono tutti tranne Valerio, Marco, Simone, Laura, Valentina, Sofia e Camilla. In scena passa una ragazza con il telefonino)

Valerio: (Guarda il telefonino, poi, rivolto fuori scena) Beh, almeno io mi lamento per una cosa vera. Voi altre invece state sempre a cercare di attaccare bottone con qualche ragazzo se no non vi sentite nessuno. E bla bla bla, bla bla bla… sempre a bisbigliare tra voi femmine (scimmiottando) e questo mi ha detto questo, e quello mi è antipatico, quell'altro sì che mi piace troppo, e poi vi schierate con l'una o con l'altra perché vi sentite più grandi e più giuste… (Si ferma perché stanno entrando in scena due tipi strani) E quelli chi sono?

Laura: Saranno due "vu' cumprà".

(I due, sono un Fariseo e un Sadduceo, attraversano la scena parlottando tra loro ed escono).

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Sofia: Macché "vu' cumprà"!? Sembrano usciti da un libro di storia.

Camilla: Comunque li ho già visti… ma non ricordo dove…

Marco: Ehi, Federica! E fermati!

(L'invito è rivolto a una ragazza che ha attraversato velocemente la scena. Richiamata torna indietro).

Federica: Ragazzi, mi dispiace ma non posso fermarmi.

Valerio: Dove vai così in fretta? Cosa ti è successo?

Federica: Una tragedia, una vera tragedia!

Valentina: Mamma mia, e cosa ti è capitato?

Federica: A me, personalmente, niente, ma a Sergio…

Marco: Chi? Quello svitato di tuo cugino? E cosa ha combinato stavolta?

Federica: È stato beccato stamattina da Pracchi mentre cercava di rubare delle lattine.

Lorena: Che stupido, che stupido, che stupido! Io lo sapevo che, prima o poi, commetteva qualche cretinata.

Federica: Sapessi io quante volte gliel'ho detto. Adesso potete immaginare il casino che è scoppiato a casa di mia zia. È un disastro! Mia zia piange, mio zio urla… Bisogna che io stia lì. Ciao!

Camilla: Certo che siamo messi proprio male! (Si ferma perché entra in scena un altro personaggio) E adesso questo da dove sbuca?

(Entra un Procuratore romano con tanto di elmo, corazza e mantello rosso. Attraversa la scena mentre i ragazzi lo guardano attoniti e poi esce).

Valentina: (Stropicciandosi gli occhi) Ragazzi, sogno o son desta? Avete visto anche voi qualcosa oppure sono stordita? Io credo di aver visto un soldato romano.

Laura: L'ho visto anch'io e mi piace una cifra. Non sarà per caso uscita una nuova moda?

Simone: E se fosse uno che va a vedere ‘a Roma? Oggi c’è una partita importante!

Marco: Secondo me è arrivata qualche troupe cinematografica per girare un film di storia. Adesso che mi ricordo mi pare di aver sentito dire qualcosa. Eccone un altro!

(Dalle quinte escono sul palco due donne vestite come popolane del tempo di Gesù. Entra Jenny).

Jenny: Gente, avete visto gli altri dove sono andati?

Valerio: Gli altri, chi? Ma tu chi sei?

Jenny: Come chi sono? Sono una della folla e cerco gli altri.

Marco: Ma quale folla e quali altri?

Jenny: Ma voi in che mondo vivete? Non avete saputo che Gesù sta parlando nella

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nostra città e sta dicendo cose nuove che toccano il cuore? E si dice in giro che abbia offerto un pranzo gratis a migliaia di persone.

Marco: Gesù, chi? Quello del catechismo? Ma vai a raccontarla a qualcun altro!

Jenny: E tu non ci credere! Ma gli altri li avete visti?

Laura: (Seccata) Ma gli altri chi?

Jenny: Quelli che lo vanno ad ascoltare. Mi hanno detto che sono in tanti e ci voglio andare anch'io. Capirete... se dà da mangiare gratis. E poi io seguo sempre gli altri, perché la cosa più sicura è fare quello che fanno gli altri. Se gli altri vanno di là, io vado di là. Se gli altri girano di qua, anch'io giro per di qua. Io vado sempre sul sicuro. Allora me lo dite o non me lo dite dove sono andati gli altri?

Marco: Ma noi questa folla non l'abbiamo vista. Qui son passati soltanto tre tipi strani.

Jenny: Come erano vestiti?

Sofia: Belli, erano belli! Sembravano dei cantanti rock. Portavano una casacca lunga e colorata.

Jenny: Allora erano i farisei e i sadducei. Quelli ce li hanno i soldi per portare abiti così.

Valerio: (Con il tono da battuta) E io invece i soldi non ce li ho!

Marco: Zitto un po'! (A Jenny) Farisei e sadducei? Ma quelli non erano personaggi del tempo antico?

Jenny: Quelli, amico mio, sono sempre moderni. Quelli li non li ammazza nessuno: sono sempre vivi e vegeti.

Valentina: E magari quell'altro era il Procuratore romano o non so chi altro!

Jenny: Proprio cosi, il Procuratore romano, quello che comanda.

Camilla: Vuoi dire un uomo politico, un pezzo grosso, un onorevole?

Jenny: Chiamalo come ti pare, comunque tutti loro sono preoccupati di quello che dice Gesù. Hanno una gran paura che le sue strane teorie tolgano loro la poltrona sotto al sedere.

Laura: Calma, calma, io non ci capisco più niente. Mi vuoi spiegare chi sarebbero costoro che hanno paura che Gesù gli tolga la poltrona di sotto al sedere?

Jenny: Ma te l'ho detto! Sono il Procuratore romano, i farisei, i sadducei.

Marco: E gli scribi.

Jenny: Si, anche gli scribi, i professoroni: quelli non mancano mai.

Valerio: Ma questo Gesù dove starebbe a parlare?

Jenny: Non è facile trovarlo. Ma, se mi dite che il Fariseo e gli altri sono passati di qui, non sarà lontano. Ve l'ho detto: lo marcano stretto e lo seguono sempre.

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Io vado. Voi che fate, venite con me?

Marco: (Mettendosi seduto sulla panchina) Mah, si sta tanto bene su questa panchina.

Laura: E muoviti! Tanto, non ce la ruba nessuno.

Sofia: Può anche darsi che troviamo la cosa divertente. Andiamo!

(Escono).

II SCENA

(La scena e la stessa. Quando si apre il sipario, il Fariseo e il Sadduceo sono seduti sulla panchina, mentre il Procuratore romano cammina su e giù).

Sadduceo: Ma va là che, prima o poi, si fermerà da solo! Capirai, dice alla gente che la felicità non sta nell'essere potenti ma nell'essere semplici. E chi gli crede!

Fariseo: Se è per questo di stupidaggini ne dice tante. Dice, tanto per dirne una, che non conta quello che si vede, ma quello che uno è dentro. Questo non si è ancora accorto che la gente crede solo all'apparenza. Siamo nella società del look e questo parla del contrario. Ma comunque è sempre pericoloso: c'è sempre qualcuno disposto ad andare dietro ai sogni.

Procuratore: Non ti preoccupare: tanti lo andranno a sentire per curiosità, ma saranno pochi quelli disposti a seguirlo. La folla fa presto a cambiare bandiera. Quando si accorgerà che non dà tutti i giorni da mangiare gratis, lo abbandonerà. Per conquistare la folla, bisogna farla mangiare bene e farla divertire. Come diciamo noi romani che di queste cose ce ne intendiamo: panem et circenses. Oggi si direbbe: pane e pallone. Povero illuso!

Sadduceo: E poi predica la vita eterna… Quando uno è morto, è morto e basta.

Fariseo: Comunque, per me non bisogna lasciargli troppo spago. Non si sa mai: c'è sempre qualche testa calda disposta a rovinare la pace a se stesso e agli altri.

Procuratore: Lasciatelo parlare tranquillo. A pensarci bene, ci vuole sempre qualcuno che parli di cose belle: che siamo tutti uguali, che non ci deve essere razzismo, che bisogna rispettare la natura, che bisogna voler bene anche ai nemici. C’è sempre qualcuno che si entusiasma, che protesta, che fa i cortei. Lasciateli fare! Intanto noi pensiamo alle cose serie. E quali sono le cose serie? Ve lo dico io: è comandare, avere più soldi possibile e togliersi ogni soddisfazione.

Sadduceo: Ben detto! Hai proprio indovinato. E attenti bene che queste tre cose sono collegate: se hai soldi, comandi; se comandi puoi fare sempre più soldi; e più soldi hai e più ti puoi divertire.

Fariseo: E più ti diverti, più vesti bene, più hai la macchina bella, più la gente ti sta a sentire e fa il gioco tuo.

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(Entra un ragazzo: Cristiano).

Cristiano: Che ci fate voi qui su questa panchina? Questo è il posto mio e dei miei amici. Voi marocchini andate a rompere le scatole al paese vostro. Va bene? Tornate da dove siete venuti.

Fariseo: Calma, calma, ragazzo. (Si alza insieme al Sadduceo) Ti lasciamo subito il posto. (Quando Cristiano si è seduto) Ma noi non siamo stranieri.

Cristiano: E allora chi siete? Perché andate vestiti da carnevale?

Procuratore: Ma che carnevale! È possibile che tu non ci abbia mai visto? Pensaci un po’.

Cristiano: (Si alza. Lo scruta bene, girandogli intorno) Mi pare di averti visto su Canale 77.

Sadduceo: Su canale 77, su Rete 13, su TV Italia, sui programmi nazionali, su quelli privati… noi siamo sempre lì, noi siamo dappertutto.

Fariseo: Senza contare i settimanali, i quotidiani, i quindicinali, i mensili, le radio pubbliche e private. Noi siamo sempre in mezzo a voi.

Procuratore: Noi siamo quelli che vi fanno star bene, che vi fanno divertire. Noi siamo quelli che vi organizzano i tornei di calcio, i campionati mondiali di calcio, le discoteche, i festival, i concerti e le vacanze.

Fariseo: Le palestre per rendere bello il corpo, per il body building, le sfilate di moda, i concorsi per le miss, le cure di bellezza.

Sadduceo: Le lotterie, i concorsi televisivi, gli sconti “paghi due e prendi tre”, i fast food. Tutto per star bene, per mangiare, e poi per dimagrire.

Cristiano: Per dimagrire? Allora voi.andreste bene per una mia amica che…

Sadduceo: Che è preoccupata perché teme di ingrassare. L'abbiamo già conosciuta e le abbiamo parlato.

Cristiano: E come l'avete conosciuta?

Fariseo: L’abbiamo incontrata insieme ad altri suoi amici e le abbiamo parlato a lungo. Poverini, erano tutti un po’ mosci perché non combinavano niente.

Cristiano: Beh, in effetti quello è vero…

Procuratore: Ma benissimo! Ma la felicità ve la regaliamo noi!

Sadduceo: Ti piace essere magro, ma ti piace anche mangiare? Non c'è problema! Mangia i nostri prodotti che sono i più genuini e poi compera i nostri prodotti per dimagrire, che sono i più efficaci.

Cristiano: Oh, voi parlate proprio come quelli della pubblicità.

Fariseo: Finalmente l’hai capito! Noi siamo (sillabando bene) quelli della pubblicità che insegnano alla gente alla gente cosa deve fare per essere felice.

Sadduceo: (Pubblicità di Ambrogio) In poche parole: per essere felici e contenti. Non come quello là.

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(Nel frattempo è entrato in scena un povero, interpretato sempre dallo stesso attore. Questa volta, però, è un anziano. Si avvicina e, senza dire niente).

Sadduceo: Uff. Ecco un povero vecchio.

Cristiano: Sembra che chieda qualcosa.

Fariseo: Non badarci, ragazzo; il mondo è per chi è giovane, brillante, efficiente e bello. Sai, a quell'età si rincitrullisce.

Procuratore: Meglio se sparisse, si ritirasse dalla scena: non serve.

Sadduceo: Ragazzo, non hai un petardo, Per farlo spaventare e sgombrare?

(Il povero se ne va).

Cristiano: Beh, è così che risolvete le questioni? Avrebbe potuto essere mio nonno. Quando ero piccolo stavo ad ascoltare i suoi ricordi e mi piaceva. Chissà cosa voleva quell'uomo? Magari aveva bisogno di qualcosa.

Fariseo: Lascia. È andato. Dimentica: i problemi se ne vanno da soli.

Cristiano: Ah sì? Io ho il problema che non c'ho voglia di studiare! Cosa proponete?

Fariseo: Toh, ecco il nostro amico scriba. (Entra uno scriba vestito all'antica con un fascio di giornali sotto il braccio) Adesso ti spiega tutto lui in quattro e quattr'otto. (Allo scriba) Ciao amico. Come è andato il dibattito in TV?

Scriba: (Facendo finta di asciugarsi il sudore) È stata una faticata, ma alla fine l'ho spuntata io. Pensate: c’era un frate che insisteva nel dire che ogni persona si deve caricare sulle spalle il peso degli altri, dei barboni, dei poveri, degli affamati.

Sadduceo: Il solito fanatico!

Scriba: Ma alla fine l'ho fatto ammutolire: gli ho dimostrato che a questi problemi ci deve pensare il governo.

Cristiano: E a me cosa dimostri?

Scriba: Qual è il tuo problema ragazzo? Parla pure senza preoccupazioni.

Cristiano: Io non ho voglia di studiare!

Scriba: Ma il caso è chiaro! La colpa è della società! Sono convinto che tu hai avuto una infanzia difficile. Sono certo che hai incontrato degli insegnanti non all'altezza. E poi, quasi sicuramente, il tuo edificio scolastico non sarà funzionale, scommetto che non sarà fornito degli adeguati sussidi scolastici. Lo vedi, come fai a studiare in queste condizioni? La colpa è della società.

Cristiano: Sì, ma i quattro sulla pagella li prendo io, non la società! E poi, i miei genitori vogliono per forza che io vada bene a scuola.

Scriba: Devi avere pazienza: sono arretrati. Dai retta a me: insisti. Perché devi studiare se non ti va? Non bisogna fare niente contro voglia. Ti troverai un bel lavoretto e guadagnerai un sacco di soldi, molti di più di chi ha preso la laurea.

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(Entra Jenny).

Jenny: Oh, buongiorno, signori. Che onore incontrarvi!

Procuratore: Che onore un corno! Da informazioni circostanziate, mi risulta che tu stai andando dietro a quel sedicente maestro. Ti avverto che la cosa ti può creare un sacco di fastidi.

Jenny: Io dietro al maestro? Ma se io vado dicendo a tutti che è un illuso!?

Procuratore: Eppure i miei informatori...

Jenny: Ma quelli hanno capito male! Io sono andata a sentirlo, ma soltanto per curiosità. Pensate un po’, va dicendo che non bisogna aver paura di farsi perseguitare per la giustizia. Vi pare che io... Io non ho avuto mai a che fare con la giustizia.

Procuratore: Spero che tu non stia cercando di fare la furba. Ragazza, dai retta a me, non ti immischiare: questo maestro non andrà lontano.

Jenny: Stia sicuro! Vi avverto però che c'è tanta gente che lo segue!

Procuratore: Gente scontenta, sconfitta, delusa.

Jenny: No, no! C’è gente sana e contenta!

Sadduceo: Gente che si illude di eliminare la povertà e la miseria. Io lo so che fine fanno quelli che credono di cambiare il mondo.

Jenny: Io non voglio cambiare niente. Io… basta che sto bene io, che degli altri proprio non me ne importa niente.

Scriba: Lo so, lo so! Vai, vai! (Jenny esce. Lo Scriba la guarda mentre si allontana poi si rivolge ai suoi amici) Mai fidarsi della folla: è capace di portare qualcuno in trionfo la domenica e di condannarlo a morte il venerdì dopo.

Cristiano: Ce l'avete tanto con questo maestro, che mi fate venire la curiosità di andarlo a sentire. Ma... si sta tanto bene su questa panchina. Tanto tutti promettono, ma a me la voglia di studiare non me la regala nessuno.

(I tre si avvicinano a Cristiano).

Fariseo: Bravo, si vede che sei intelligente.

(Il Fariseo, il Sadduceo, lo Scriba e il Procuratore romano si spostano verso il pubblico).

Procuratore: Bisognerà che andiamo. Ve lo dicevo che questo maestro va controllato da vicino.

Fariseo: Quando meno te lo aspetti, torna ad essere pericoloso.

Sadduceo: Calma, calma! Non vi fate impressionare da quattro scalmanati che vanno dietro alle belle parole. Le belle parole, amici miei, fanno colpo lì per lì, ma dopo la gente torna al sodo.

Scriba: Per me, invece, le parole possono essere estremamente pericolose; proprio ieri ho fatto un articolo di fondo sul Corriere del Pomeriggio e…

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Procuratore: Va bene, va bene! Dobbiamo comunque tenere la situazione sotto controllo. Se la gente dovesse aprire troppo gli occhi, ci creerebbe un sacco di grattacapi. Andiamo!

(Don Stefano entra con i ragazzi e si dispongono per il canto. Dal fondo entra il povero, rimane in penombra di profilo).

SONO ALLA TUA PORTA E BUSSO Sono alla tua porta e busso se tu m'aprirai entrerò da te. Sono alla tua porta e busso se tu m'aprirai entrerò da te. Io ti darò la vita che nessuno, ti darò la vita che nessuno, nessun’altro può donarti al mondo. Ora tendi l'orecchio e ascolta ora tendi l'orecchio e ascolta: delicato è il suono delicato è il suono dei miei passi. Non arrivo gridando al vento non arrivo gridando al vento: parlo piano al cuore, parlo piano al cuore come brezza. Sono alla tua porta e busso… Apri gli occhi e tu guarda in fondo apri gli occhi e tu guarda in fondo al di là dei falsi lampi al di là dell'apparenza.

Non sono io che t’abbaglio e acceco, non sono io che t’abbaglio e acceco: sono qui nell'ombra, sono qui nell'ombra che ti guardo. Sono alla tua porta e busso. Sono alla tua porta e busso. Tu spalanca le braccia e vieni, tu spalanca le braccia e vieni: tu non sei più solo, tu non sei più solo, io ti porto. Io non ho da darti cose, io non ho da darti cose: ti darò la gioia, ti darò la gioia di donare. Sono alla tua porta e busso, sono alla tua porta e busso, sono alla tua porta e busso, se tu m'aprirai entrerò da te. Sono alla tua porta e busso…

Ste: Ecco, così il nostro musical comincia a prendere forma. Però la prossima

volta dovete cantare un po' più forte… se no chi lo capisce il testo? Vedete, questi ragazzi qui hanno bisogno di incontrare Gesù, sulle tracce di quei personaggi del Vangelo. Adesso andiamo a mettere giù il resto del testo.

(Don Stefano e gli altri escono)

Cristiano: Io ci andrei a sentire Gesù. (Esce).

III SCENA

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(Entra in scena Federica).

Federica: (Al pubblico) Il messaggio di Gesù è veramente diverso: fa pensare. Se lo ascolti bene, ti sembra che fino a quel momento non hai capito niente. Mentre lo ascoltavo, pensavo a mio cugino… sempre scontento. “E voglio questo e voglio quest'altro. E quella cosa ce l'hanno tutti e io no”. Risultato: ogni giorno sempre più nervoso. Come era bello quando eravamo piccoli: c'erano i genitori che pensavano a tutto. (Pausa) Però bisogna crescere, non si può rimanere bambini. E crescere vuol dire imparare a scegliere. (Esce).

(Entrano Elena e Lorena).

Elena: Le sue parole mi hanno colpito. Ogni mattina, io mi alzo e corro davanti allo specchio… forse ci sto troppo. Eppure se prima di uscire non mi guardo allo specchio non ce la faccio… però quel discorso di Gesù sui gigli del campo mi

Lorena: Davvero! Qui, con la smania del look finiamo per incasinare quello che già abbiamo e che forse ci basterebbe per essere felici.

(Escono. Entrano Valerio e Cristiano).

Cristiano: Quando ha detto che bisogna sfruttare tutte le capacità che abbiamo, mi sarei nascosto sotto terra. Io, finora, ho fatto sempre il minimo indispensabile: ho messo il mio talento sotto terra e non mi sono preoccupato di farlo fruttare.

Valerio: Mi pare che un po’ tutti avremmo dovuto nasconderci sotto terra. Capirai, con tutte le storie che faccio io perché la mia famiglia non vuole passarmi troppi finanziamenti.

Cristiano: Se tutti si comportassero come dice lui, la vita sarebbe mitica. Ma chi fa quello che dice lui?

Valerio: C’è, c’è chi lo fa. Non hai visto quanta gente lo segue?

Cristiano: È vero, è stata una sorpresa. Come è che tutta quella gente in TV non appare mai?

(Escono. Entrano Marco, Giacomo, Camilla e Bartimeo).

Marco: Quello che mi ha colpito è che a sentirlo c'erano tutte persone grandi, mentre io credevo che ad ascoltarlo ci andassero soltanto i bambini piccoli e le vecchiette. Io ho sempre pensato che quelle lì fossero cose da catechismo per bambini piccoli.

Bartimeo: Sono contento che i tuoi occhi cominciano ad aprirsi.

Marco: Vorrà dire che mi succederà come a te! Ma tu, raccontami un'altra volta quello che ti è successo: io ancora non ci posso credere.

Bartimeo: Invece è così semplice! Ero cieco e stavo seduto sul bordo della strada. Mi lasciavano li e poi mi venivano a prendere alla sera. Con gli occhi spenti, io non ero padrone di scegliere da solo le strade: dovevo fidarmi della mano degli altri, oppure seguire le voci e il rumore. Un giorno è passato Gesù, e io ho cominciato a urlare: Gesù, abbi pietà di me, fa’ che io ci veda. La gente mi

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sgridava: Stai zitto! Finiscila! Ma io urlavo sempre più forte: Gesù, ridonami la vista! Allora ho cominciato a vederci chiaro e a scegliere da solo le strade che volevo.

Giacomo: Certo che ti è successa una cosa davvero eccezionale!

Bartimeo: Mica è vero! Quello che è successo a me, può succedere a tutti: basta chiederlo.

Marco: Ma come a tutti? Io, per esempio, non sono cieco. Io non ho bisogno che qualcuno mi apra gli occhi.

Bartimeo: Parli proprio tu che sei più cieco di una talpa.

Marco: Io cieco come una talpa? Mi sa proprio che tu hai riacquistato la vista, ma hai perso qualche rotella del cervello. Guarda che io gioco a pallone, e sono veloce come un leopardo: zing! Zang!

Bartimeo: Capirai! Non è forse cieco uno che non capisce che alla violenza non si può rispondere con la violenza?

Marco: (Agitato) Ah, ho capito! Tu adesso ricominci con la storia che io devo perdonare a quello che mi ha spaccato la testa. Ma io te l’ho detto cento volte: non lo perdono. Io, domenica, vado alla partita con la borsa piena di pietre e…

Bartimeo: E cosa risolvi?

Marco: Risolvo che spacco la testa a qualcuno.

Bartimeo: E allora? Due cose sbagliate non fanno una cosa giusta!

Marco: Ma che cose sbagliate! E poi mica sbaglio io! Ho parlato con lo Scriba e mi ha detto che la colpa è sempre di qualcun altro.

(Marco viene interrotto dall'entrata in scena di Maddalena).

Maddalena: Calma, calma, che succede?

Marco: Niente, non succede niente.

Bartimeo: Sto cercando di convincere Marco della necessità di perdonare, ma è dura!

Marco: Proprio così.

Camilla: Ma tu chi sei? A me... a me pare di averti vista da qualche parte.

Maddalena: Ma certo che mi hai vista. Anch'io ti ho visto poco fa mentre stavi ad ascoltare il maestro.

Camilla: (Si dà una manata in testa) Eccolo! È lì che ti ho vista, stavi insieme ad altri due.

Maddalena: Sì, insieme a Zaccheo e a Rut. Eccoli che arrivano.

(Entrano Zaccheo e Rut).

Marco: Io, di Zaccheo, qualche volta ho sentito parlare, ma (rivolto a Rut) voi due chi siete?

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Rut: Io sono Rut, una donna a cui il maestro ha ridato la gioia di vivere. Avevo la schiena completamente curva e non potevo né guardare, né essere guardata. Un giorno, senza che io gli chiedessi niente, lui mi è venuto incontro e mi ha detto: “Vuoi essere guarita?. E mi ha raddrizzata. Da quel giorno per me è iniziata una nuova vita.

Maddalena: Io sono Maddalena. Io…

Giacomo: Ah, tu sei quella che non eri tanto per la quale.

Zaccheo: Che tipo! A me piacciono i tipi così.

Marco: Certo, da quel poco che mi ricordo anche tu non eri tanto giusto.

Zaccheo: Sono contento che mi conosci. Questo ci risparmia di perdere tempo in presentazioni e di passare al sodo.

Camilla: Perché, voi cosa volete da noi?

Maddalena: È un pezzo che noi seguiamo voi e i vostri amici. Vorremmo aiutarvi.

Giacomo: E come? Da quello che ne so, il vostro maestro è finito in croce. Altro che aiuto!

Bartimeo: Sentite come parlano. E poi dicono di vederci bene.

Rut: Come siete già stati influenzati dai farisei e dai sudducei! Vi hanno già fatto credere che la festa, la gioia, la felicità si possono trovare a buon mercato.

Zaccheo: Oppure che si possono conquistare con i miliardi del superenalotto.

Marco: E perché, non è così? Forse la felicità ce l’ha quello là?

(Sta entrando il povero, sempre lo stesso, ma questa volta è un "fuori di testa").

Giacomo: Ecco, non vorrei che mi veniste a raccontare che, per essere felici, bisogna ridursi così.

Maddalena: Questo è Gerolamo.

Camilla: Non è un povero, è un "fuori di testa".

Zaccheo: Ma allora è povero. Povero non vuol mica dire che uno non ha i soldi.

Marco: No? E chi è povero allora?

Camilla: (Con faccia illuminata) Chi ha bisogno!

Giacomo: A me fa un po' paura: cosa vuole?

Marco: Boh? Io non so cosa fare o cosa dire.

Marco: Ma guarda lì che faccia da babbo. Si potrebbe mandarlo chissà dove e lui ci andrebbe (Il povero esce).

Camilla: Ma poverino!

Rut: Stai attento, Marco! Chi ci chiede di uscire da noi stessi, ci fa un grosso favore. E i poveri sono coloro che ci invitano ad uscire dal nostro guscio.

Maddalena: Invece a te fa comodo stare sulla tua panchina, aspettando che qualcuno ti

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regali la felicità.

Marco: Già, la panchina, la nostra panchina. (Si va a mettere seduto sulla panchina. Rimane lì qualche istante, poi si rialza di scatto) Ma non credo che voi possiate darci qualche idea buona. Ve lo dico chiaro e tondo: io e i miei amici non abbiamo nessuna voglia di finire in croce. Comunque adesso devo scappare. Ciao! Semmai ci vedremo un'altra volta. (Esce).

(I quattro si spostano al centro della scena).

Maddalena: Non sarà facile far capire a questi ragazzi che con le proposte di Gesù possono raggiungere quella gioia che cercano.

Zaccheo: Non è stato facile per noi, perché dovrebbe esserlo per loro?

Rut: Dovrebbero avere, come me, la fortuna di un incontro forte con il maestro.

Maddalena: L'avranno. A tutti viene data la possibilità di incontrarlo. Gesù li sta già cercando, non ve ne siete accorti?

Bartimeo: Quello che è importante è riuscire ad aprire loro gli occhi perché possano vederlo.

Maddalena: Questo è il problema! Hai sentito come sono inquinati dai veleni dei farisei e dei sadducei! (Non ha finito di parlare che si sente l'urlo del Fariseo che irrompe in scena con i suoi amici).

Fariseo: Ve lo do io il veleno dei farisei. Siete voi che avvelenate la gente con le vostre storielle.

(Maddalena, Rut, Zaccheo e Bartimeo si spostano sul lato della scena opposto a quello dove sono entrati il Fariseo e i suoi amici. Questi invece rimangono nell'altro lato. Si parlano rimanendo lontani come fossero due squadre contrapposte).

Rut: Questa mi piace proprio! Siamo noi che roviniamo la gente. Voi che non volevate che Gesù mi guarisse soltanto perché era di sabato.

Sadduceo: Per quello che vali, potevi rimanere anche con la gobba! Una poveraccia eri e una poveraccia rimani.

Rut: La gioia che ho io non la cambio con tutti i tuoi soldi.

Sadduceo: La gioia senza i soldi? Questa è bella, mi fa proprio ridere!

Zaccheo: Ridi, ridi. Ride bene chi ride ultimo! Anche io ridevo come te quando mi dicevano che la gioia non nasce dai soldi. Ma poi l'ho sperimentato in prima persona.

Bartimeo: Siete ciechi e guide di ciechi!

Sadduceo: Tu stai zitto! Hai aperto gli occhi da pochi giorni e vuoi fare scuola a noi?

Scriba: (Porta il solito fascio di giornali sotto braccio) Io ho letto, proprio adesso, una statistica sul settimanale “Il Rapido” dalla quale risulta chiaro che ormai soltanto una piccolissima percentuale crede alle vostre teorie.

Zaccheo: Le tue statistiche danno per scontato che il cuore degli uomini sia soltanto un

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muscolo. In esso, invece, c'è un mistero.

Sadduceo: (Lo interrompe) Questo adesso tira fuori la vita eterna e storie simili. (Si tocca la borsa dei soldi) Questa è la vita eterna, caro mio, e tu l'hai buttata via con le tue stesse mani.

Maddalena: Benissimo! Continua a comperare, ad ammucchiare, a ingrandire i tuoi granai; continua pure a cantare la tua canzone: “Riposati, mangia, bevi, e divertiti”. C'è ben altro nella vita!

Sadduceo: Eccolo, che vi dicevo? Quando non sanno più cosa dire, tirano sempre fuori la vita eterna.

Bartimeo: (Al Procuratore) E tu, perché non parli?

Procuratore: Parlate, parlate voi! A me queste discussioni non interessano. Tanto, le cose sono andate sempre cosi e continueranno ad andare come sempre.

Rut: Così, come?

Procuratore: I poveri da una parte e i ricchi dall'altra. I malati di qua e i sani di là. I belli su e i brutti giù. I forti sopra e i deboli sotto. Questa è la vita e non cambierà. E non la cambierà di certo il vostro maestro. Ma voi... parlate, parlate! Ci vuole qualcuno che tenga sveglia l’illusione che ci sia un'altra vita, altrimenti chi sta male si ribellerebbe. Voi predicate pure che c'è un'altra vita, cosi noi possiamo goderci questa in santa pace.

Zaccheo: Ma noi un'altra vita, più vera, più giusta, più bella, già la stiamo vivendo.

Procuratore: Va bene! Se vi basta. Purché non facciate confusione e disordine. Per il resto, ognuno può dire quello che vuole.

Maddalena: Io la pensavo come te, ma poi ho cambiato vita ed ho scoperto la verità.

Procuratore: Hai scoperto la verità? Ma brava! E cos'è la verità?

Scriba: Io ho fatto una tavola rotonda per dimostrare che la verità non...

Procuratore: (Lo interrompe) La verità è quello che si può stringere in pugno, mettere sotto ai denti, depositare in banca. Tenetevela la vostra verità fumosa! Noi stiamo bene con la nostra. È cosi che deve essere: voi di là e noi di qua. Vedremo chi la spunta.

(Sempre schierati, un gruppo a destra e l'altro a sinistra del palco, cantano).

CANZONE: BEATI, OPPURE…

IV SCENA

(Entra Jenny).

Jenny: Che scontro, gente! Che confusione! Io non capisco perché c’è sempre chi

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vuole complicarsi la vita. Non capisco perché c’è gente che sta sempre a scervellarsi per scegliere, decidere, tornare sulle proprie decisioni, interrogarsi, tormentarsi. Adesso, per esempio, c’è questo scontro tra scribi, farisei, sadducei, procuratore romano e i discepoli di Gesù. Tanti stanno lì a domandarsi: con chi mi devo mettere? Io no. Io già lo so con chi mi devo buttare; io non mi voglio complicare la vita. (Inizia la canzone e Jenny canta).

CANZONE: VOGLIO VIVERE SENZA PROBLEMI

(Sulle ultime note della canzone, entrano Valerio e Federica. Aspettano che Jenny finisca di cantare).

Valerio: Che fai, te la canti?

Jenny: E cosa devo fare? Devo andare in giro con la faccia preoccupata come quelli che cercano la verità, il bene, le scelte importanti? Io, caro mio, non mi voglio far venire il mal di testa per sapere quello che devo fare: faccio quello che fanno gli altri e vivo tranquilla.

Valerio: Mica male! La tua teoria mi piace.

Federica: A me invece non piace più. Finché tutto va bene, la folla ti sta intorno, ma appena la fortuna ti gira le spalle, ti ritrovi solo come un cane.

Jenny: La vita è così e non ci puoi far niente: è inutile combattere contro i mulini a vento.

Federica: Tra coloro che seguono Gesù non è cosi. Essi scelgono di vivere come fratelli e di portare ciascuno il peso degli altri. Se uno si ferma, gli altri si fermano. Se uno piange, gli altri piangono con lui, se uno…

Valerio: Se uno ride, gli altri ridono con lui. Questo me l'ha detto Zaccheo. Lui dice che è stato proprio questo motivo che lo ha convinto a cambiare vita e a non fidarsi più soltanto dei suoi soldi.

Federica: Lo vedi allora che sei d’accordo anche tu?

Valerio: Calma, calma! Questo lo dice Zaccheo. Io non sono d’accordo per niente. I discepoli di Gesù parlano di pace, di giustizia, di fratellanza. Belle cose! Ma se non hai i soldi, le belle cose te le vedi passare davanti. Io non me la sento di lasciare il certo per l'incerto.

Jenny: Oh, ecco uno che sa far girare il cervello dalla parte giusta: è meglio l'uovo oggi che la gallina domani! Dai retta a me, ragazza, togliti questi problemi dalla testa e vieni con noi. Andiamo, ragazzo!

(Jenny e Valerio si avviano per uscire, Federica chiama il ragazzo).

Federica: Valerio, aspetta.

Valerio: Ciao, Federica! Io sono giovane e mi voglio divertire. Forse, quando sarò più grande, se mi dovesse capitare di aver bisogno degli altri... Quello che dice

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Gesù mi piace, ma forse va bene soltanto per quelli che sono forti, coraggiosi, capaci di andare contro corrente. Io invece mi sento così normale, così interessato a fare quello che fanno gli altri. Ciao! (Esce con Jenny).

Federica: (Rimasta sola, si rivolge al pubblico) Io no, io non vado con loro. La brutta storia toccata a mio cugino mi ha aperto gli occhi. Finché stai bene, sono tutti amici tuoi, ma quando hai bisogno, quelli che credono solo ai soldi, alle belle apparenze e a comandare sugli altri non ti guardano più in faccia. Tutt'al più ti dicono che è colpa della società. In questo momento disgraziato, i miei zii hanno trovato aiuto soltanto nei discepoli di Gesù.

(Inizia la musica della canzone. Federica canta. Verso la fine della prima strofa entrano in scena Maddalena e Zaccheo, che eseguono il ritornello con Federica).

CANZONE: UNA MARCIA IN PIU

Maddalena: Ciao, Federica, come vanno le cose a casa di tua zia?

Federica: Grazie a voi un po' meglio. Con tutte le persone che si sono offerte di dar loro una mano, in casa è tornata un po' di serenità. Io adesso devo andare. Ciao! (Esce).

Maddalena: (A Zaccheo) Hai visto Rut e Bartimeo?

Zaccheo: Bartimeo l’ho visto discutere animatamente con Marco. Rut invece sta parlando con Giulia e Lorena. Sta cercando di aiutarle a cambiare il loro rapporto con il corpo, ma non è facile fare arrivare la voce del maestro a questi ragazzi, bombardati come sono, tutto il giorno, dai mass-media, dalle conzonette, dalle mode, dai telefilm americani.

Maddalena: Non è facile oggi, come non lo era ieri e non lo sarà domani: ciò che luccica rischia sempre di essere scambiato per oro, e chi urla forte, lì per lì, sembra anche che abbia ragione. Ecco Rut. (Entra Rut) Ciao Rut, come è andata con Giulia e Lorena?

Rut: Mah! È difficile capire come una ragazza sana e libera perda la serenità per delle fissazioni. Invece il problema di Lorena è più complicato. I brufoli ce li ha e non glieli toglie più nessuno. Quindi, i casi sono due: o si chiude nel proprio problema e finisce per ritenersi una vittima e per compiangersi; oppure non ne fa un dramma e si mette dalla parte di coloro che si danno da fare per ricostruire un rapporto sereno con la natura.

Zaccheo: È questo che la devi convincere a fare. Se Lorena prende questa strada non si accorgerà nemmeno più della sua allergia. Ve lo dico io: per superare i propri problemi non c'è medicina migliore che farsi carico dei problemi di tutti.

Rut: Ti pare che non glielo abbia detto? Non è affatto facile farsi ascoltare!

Maddalena: Da che mondo è mondo, si è sempre rischiato di scambiare le illusioni per il vero bene. E successo a noi e a me più di tutti. Figuratevi oggi! Oggi, questi,

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hanno mille possibilità in più rispetto a noi di scambiare la felicità con la ricchezza, con il divertimento, con le scelte facili. Ecco Bartimeo.

(Entra Bartimeo).

Bartimeo: Amici miei, che fatica con questi ragazzi!

Maddalena: Lo stavo dicendo proprio adesso.

Bartimeo: Ti ho sentito. Comunque, il nostro compito è quello di far aprir loro gli occhi. Poi ognuno è libero di guadagnare o perdere la propria vita.

Rut: Ma questi ragazzi che faranno? Ascolteranno le nostre proposte oppure si faranno incantare dai farisei e dai sudducei?

Maddalena: Chi lo sa? Intanto cerchiamo di fare di tutto per aiutarli. Portiamogli via quella panchina che li fa illudere di poter trovare la gioia standosene seduti e aspettandola dagli altri.

Zaccheo: Ottima idea! È vero che ne potranno trovare un’altra, ma, nel frattempo, qualcuno ci penserà. Forza! Se io fossi rimasto in casa in compagnia della mia scontentezza e non fossi corso sull’albero, la mia vita non sarebbe cambiata.

Maddalena: E se io non avessi trovato il coraggio di entrare nella casa del fariseo e di superare la vergogna per le derisioni e gli insulti, cosa sarei adesso?

Bartimeo: E se io avessi dato ascolto a coloro che volevano che rimanessi zitto e buono sul bordo della strada?

Rut: Io sono la più fortunata di tutti, a me Gesù è venuto incontro ed ha preso lui l'iniziativa di guarirmi.

Bartimeo: Sì, ma se tu invece di andare alla sinagoga, affrontando le canzonature e le cattiverie della gente, fossi rimasta chiusa in casa a piangere sulle tue disgrazie, ora te ne andresti ancora in giro con la schiena curva.

Rut: È vero! E questo è molto bello. Vuol dire che occorre molto poco per incontrare Gesù: basta non rimanere chiusi in se stessi.

Zaccheo: Ma adesso, forza! Portiamo via questa panchina. State pur certi che farisei, sadducei e procuratore romano non stanno a perdere tempo in chiacchiere. (Portano via la panchina)

V SCENA

(Entra Cristiano).

Cristiano: Chi ha portato via la nostra panchina? Peccato! Stavo cosi bene seduto qui, a guardare la vita come da una poltrona si guarda la televisione! Prendi il telecomando, schiacci e, zac: vedi quello che vuoi. Magari azzecchi il quiz giusto, vinci un sacco di milioni e ti sistemi senza bisogno di studiare, di

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lavorare, di fare niente... E invece bisogna studiare e faticare! (Cammina per alcuni istanti sul palco) Ma adesso cosa faccio? Io ancora non mi so decidere. Ho un qualcosa che mi si agita dentro, come se qualcuno mi avesse tenuto per i piedi, con la testa in giù. Sarà stata la lunga chiacchierata che ho fatto con Zaccheo? Lui dice che, società o non società, la responsabilità di quello che facciamo, alla fine, è sempre nostra... Mamma mia, come mi sono messo a parlare difficile! Per fortuna che a scuola non combino un tubo.

(Entrano Marco, Giulia, Lorena).

Marco: Chi ha portato via la nostra panchina? Qui non puoi girare gli occhi che subito ti fregano!

Cristiano: Non guardare me perché io non c'entro niente. Quando sono arrivato, non c'era più.

Marco: Secondo me è stato Bartimeo, quello è proprio un tipo curioso.

Cristiano: Per me è stato Zaccheo, quello ce l’aveva a morte con la panchina. Dice che, nella vita, non bisogna mai starsene ad aspettare chissà che cosa, ma uscire e... arrampicarsi sugli alberi.

Lorena: Certo che Maddalena, Rut, Zaccheo sono persone interessanti! Hanno qualcosa dentro, un sapore particolare, come il sale che si mette nella minestra.

Marco: E Bartimeo dove lo metti? Quello, altro che sale, quello è come un faro abbagliante contro gli occhi. Ma adesso come facciamo senza panchina?

Giulia: Mah, io comincio ad avere i miei dubbi che sia utile per noi starcene seduti là sopra a girare intorno ai nostri problemi.

Cristiano: Vedo che ti sei lasciata influenzare dai discorsi di Rut. Ma un conto è dirle le cose e un altro è farle.

Giulia: Devo ammettere che Rut mi ha scombussolata un po’.

Lorena: Se è per questo anch’io sono un po’ sottosopra. Non posso continuare a lamentarmi per la mia allergia. Ormai ce l’ho e, se i medici non possono fare niente, me la tengo. E poi, se penso a quelli che muoiono di fame o che hanno la lebbra, bisogna proprio darsi da fare per…

Marco: (Imitando la voce di Rut) Per far sì che tutti possano vivere contenti di essere stati creati. Per far sì che si crei un rapporto più saggio tra gli uomini e il creato. Eccone un'altra che si è lasciata convincere.

Giulia: Tu invece sei sempre intenzionato a tornare allo stadio con uno zaino pieno di pietre?

Marco: Non lo so, ci devo pensare: la testa ancora mi fa male e non voglio passare per fesso.

Lorena: E quando avrai spaccato la testa ad un altro, credi proprio che starai meglio?

Marco: Adesso non cominciate a farmi la predica anche vuoi due. Già Bartimeo mi ha fatto una testa così. Vedete, anche a me le proposte di Gesù piacciono, ma

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il guaio è che sono faticose.

Giulia: Se però sono vere, la fatica passa in secondo piano.

Cristiano: Questo è vero! lo per la scuola non tirerei fuori una goccia di sudore, invece, per giocare a pallone mi darei via anche l'anima. E non mi stanco mai.

Marco: Non è facile! I soldi li vedi, i bei vestiti li vedi, i pezzi grossi, i personaggi di successo li vedi. Gesù, invece, dice che il risultato lo si vedrà dopo. E se fosse tutta una illusione?

Lorena: Il risultato pieno lo si vedrà dopo, ma la gioia per chi segue Gesù comincia fin da adesso. Maddalena mi ha detto che, da quando ha scelto Gesù, la sua vita è stupenda.

Marco: L’ha detto anche a me, ma sarà vero?

Giulia: Già, il problema è tutto qui. Se la vita non continua dopo, allora sarebbe da scemi non darsi alla pazza gioia qui. Ma se la vita continua dopo, come dice Gesù…

Lorena: Non bisogna fare come chi va in macchina nella nebbia e crede che la strada finisca dove l'occhio non vede più niente.

Cristiano: (Imitando la voce di Bartimeo) Perché uno cammina sparato e invece dall’altra parte arriva un camion e patratac! Sbam! (Con tono e gesti da fumetti). Mamma mia, ragazzi: stiamo parlando come il prete in chiesa!

Marco: Vah, (guarda fuori della scena) ecco un'altra volta quel tizio che si traveste da povero. Voglio proprio vedere stavolta cosa ha inventato. (Guarda da dove arriva il povero) Lo sapevo, adesso fa finta di essere un marocchino. Ma se crede di portarmi via i soldi, si sbaglia di grosso. Mettiamoci qua, state a vedere come me lo gioco.

(I quattro si mettono da un lato della scena. Entra il povero, si avvicina loro, li guarda a lungo negli occhi; non stende la mano per chiedere e si avvia piano piano ad uscire verso la parte opposta della scena. I quattro rimangono per un po’ immobili, come impietriti).

Giulia: Se n’è andato e ci ha guardati come se non fosse lui ad aver bisogno dei nostri soldi, ma noi ad aver bisogno di lui.

(Si ode un rumore di passi).

Lorena: (Guarda fuori le quinte) Guardate, c’è gente!

(Entrano sul palco Zaccheo, Bartimeo, Maddalena, Rut che attraversano il palco e escono da dove e uscito il povero. I ragazzi li chiamano: Maddalena! Rut! Zaccheo! Bartimeo!, ma non ottengono risposta).

Lorena: Perché non ci hanno risposto?

Marco: (Dopo essersi stropicciato vistosamente gli occhi) Che succede? Forse comincio a capire. Forse quel povero non era soltanto un povero. Forse…

Giulia: Forse è venuto proprio per invitarci a decidere e a scegliere.

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Lorena: Non ho il coraggio di dirlo, ma quel povero, ogni volta diverso, potrebbe essere…

Cristiano: Calma ragazzi, non cominciamo a pensare di avere le visioni. Quel povero è soltanto un povero, uno dei tanti, un po’ strano, ma chi non è strano? Anche io sono strano.

Marco: Io invece no. Toh, ecco Federica. (La chiama) Federica! (Federica entra) Lo sai? Abbiamo visto Maddalena e gli altri, li abbiamo chiamati ma non ci hanno risposto.

Federica: Forse ormai ci hanno detto tutto quello che potevano dirci.

Marco: Lasciamo perdere, va’. Torniamo alle cose pratiche! Come sta tuo cugino?

Federica: È tornato a casa. Ha deciso di andare in una comunità terapeutica per disintossicarsi.

Lorena: E a casa sua come vanno le cose?

Federica: Certo, la batosta è stata grossa. Ma adesso lo cose vanno un po’ meglio. Sto proprio andando da mia zia.

Lorena: Posso venire con te?

Federica: Magari! Io volevo quasi chiedervelo, ma…

Marco: Allora perché non ce lo hai chiesto? Cosa credi, che noi non siamo sensibili ai problemi degli altri?

Cristiano: Non possiamo fare molto, ma almeno lo saluteremo prima che parta. Andiamo!

Giulia: Ma tu non dovevi venire a casa mia per ripassare la storia?

Cristiano: Ripassare? Io la devo cominciare a studiare! Prima però facciamo un salto a salutare il cugino di Federica. Prima le nostre storie, poi la storia.

Marco: Un momento: e io cosa faccio? Allo stadio, con lo zaino pieno di pietre, ci vado?

Federica: Lo devi decidere tu, caro mio.

Marco: E io allora decido… Beh, per adesso decido di venire a trovare tuo cugino. Andiamo!

(Il gruppetto fa per uscire, ma quando stanno per farlo, Marco li chiama).

Marco: Ehi, un momento! Ce ne andiamo via senza dire niente al pubblico di quello che abbiamo scoperto?

Tutti: È vero. Che sbadati!

(Inizia la canzone finale. Entrano in scena anche tutti gli altri attori e cantano).

CANZONE:CRESCERE È