Dov’era Dio l’11 settembre? • Quale futuro per l’America...

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Sped. in a.p., art. 2, comma 20/c, legge 662/96 - Filiale di Milano. Anno VI, N.5 - Settembre-Ottobre 2001 Dov’era Dio l’11 settembre? • Quale futuro per l’America? Gerusalemme: centro di profezie bibliche Dov’era Dio l’11 settembre? • Quale futuro per l’America? Gerusalemme: centro di profezie bibliche

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2 La Buona Notizia

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Sommario:

Dov’era Dio l’11 settembre?.............................................................3

Il Medio Oriente troverà mai pace?.........................................................4

Gerusalemme: centro di profezie bibliche...............................................8

Quale futuro per la leaderdship americana?........................................................10

I viaggi dell’apostolo Paolo....................................................................................12

Luca: il «medico diletto» dell’apostolo Paolo......................................................15

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Anno VI, Numero 5 Settembre-Ottobre 2001Rivista bimestrale di cultura cristiana.

Diritti riservati © Vietata la riproduzione anche parziale.Sped. in a.p.,art. 2, Com.20/c, Legge 662/96 - Filiale di Milano

Editrice:Chiesa di Dio Unita

Direttore responsabile-Editore: Carmelo AnastasiPresidente onorario: Les McCullough

Redattore capo all’estero: Scott AshleyArte grafica: Shaun Venish

In questo numero hanno collaborato:Carmelo Anastasi, John Ross Schroeder,

Darris McNeely, Jerold Aust, Mario Seiglie.Consiglio Nazionale:

Direzione pastorale: Carmelo AnastasiConsigliere pastorale: Angelo Di Vita.

Consiglieri laici: Vincenzo Alfieri, Salvo Anastasi, Giacomo Pizzuti.Associazione internazionale:

La Chiesa di Dio Unita è un Ente Ecclesiastico Italiano,associato alla United Church of God, an International Association.

Box 541027, Cincinnati, OH 45254-1027, U.S.A.Consiglio Associazione Internazionale:

Gary Antion, Aaron Dean, Robert Dick, Roy Holladay (chairman), John Jewel, Clyde Kilough,

Victor Kubik, Les McCullough (president), Mario Seiglie,Richard Thompson, Leon Walker, Donald Ward.

Sede legale e redazionale italiana:Via Don Minzoni,15 - 24061 Albano S.A. (Bergamo), Italia

Autorizzazione:Reg. n° 37 del 30 Settembre 1995 - Tribunale di Bergamo.

Fotolito: AR Fotolito Grafica Elettronica - MilanoStampa: Cromografica Europea - Rho (Milano)

Questa rivista non è in vendita, secondo l’istruzione diGesù, il quale disse: «Gratuitamente avete ricevuto, gratui-tamente date» (Matteo 10:8). Questa rivista è pubblicata invarie lingue e il suo scopo è quello di diffondere il Vangelodel Regno di Dio annunciato da Gesù Cristo.Salvo dove diversamente specificato, le citazioni biblichecontenute in questa rivista sono tratte dalla versione rivedu-ta in testo originale dal Prof. Giovanni Luzzi. Per abbonarsi gratuitamente o informazioni:Telefonare allo 338-4097919, o farne richiesta dal nostrosito (http://www.LaBuonaNotizia.org), oppure scriverealla casella postale sotto indicata.Riservatezza: i vostri dati anagrafici sono tenuti stretta-mente riservati. In qualsiasi momento potete chiederne lavariazione o cancellazione per lettera (Legge 675/96). Consulenza Spirituale: Gli esperti della nostra redazione,ministri ordinati della Chiesa di Dio Unita, offrono gratuita-mente la loro assistenza e consulenza spirituale ai lettori elettrici che ne fanno richiesta. Indirizzare le vostre richiestealla nostra casella postale, o telefonare (338-4097919),oppure inviare email: [email protected] volontario: quest’opera internazionale è sostenuta,volontariamente, mediante le offerte e le decime dei membri dellaChiesa di Dio Unita e di quei nostri affezionati lettori e lettrici checondividono l’importanza della gratitudine e di far giungere laParola di Dio gratuitamente alle persone lontane. Anche voi pote-te decidere, volontariamente, di sostenere le nostre pubblicazionigratuite, esercitando così una fede viva e diventando altresì «colla-boratori di Cristo» nella proclamazione della buona novella dellavita eterna nel Regno di Dio a venire. Il vostro sostegno volontario è accolto con gratitudine;può essere inviato in forma di vaglia postale, o assegno ban-cario, oppure mediante versamento postale su:

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llo sgomento e allo shock iniziali,molti Americani hanno reagitocon rabbia chiedendosi: «Ma

dove’era Dio l’11 settembre? Perché nonci ha protetto quando le due TorriGemelle del World Trade Center a NewYork sono state colpite e fatte crollare daaerei lanciati in collisione dai terroristi isla-mici?»

L’evento dell’11 settembre è sem-brato un castigo di Dio; come se Dioavesse voltato le spalle alla terra dellalibertà, al popolo che ha sempre affermato“In Dio noi fidiamo”, perfino sulle banco-note. Questa fede è stata scossa,messa a dura prova, davanti allemigliaia di civili innocenti uccisinelle torri. Come la fine del«sogno americano». Perciò unaparte di America ha scelto lastrada della vendetta. Pagando efacendo pagare un prezzo altis-simo, ancora una volta, in terminidi soldati Americani e Afgani. Mala guerra dichiaratamente infinitae gli strumenti di morte in pos-sesso dei terroristi, hanno datol’avvio a un’epoca di angosciaglobale senza precedenti. Adesso,tutti riconoscono come può improvvisa-mente, e facilmente, essere messa in giocol’esistenza di interi popoli.

E’ un avvertimento per tutti

Gli attacchi contro gli Stati Uniti d'A-merica e i conflitti in Medio Orienteimpongono delle profonde riflessioni sulsignificato profetico di questi eventi e sulperché il Creatore permette queste immanitragedie su nazioni e popoli che dicono dicredere nello stesso Dio.

Quando le religioni vengono abusateper giustificare la violenza, c’è qualcosa diterribilmente sbagliato in coloro lo fanno.Alcuni hanno gioito davanti al crollo delleTorri Gemelle, come se quelle migliaia divittime - simbolo dell’Occidente - aves-

sero meritato quell’orribile fine. Come seDio potesse gioire della morte dei Suoifigli, anziché volere la loro salvezza.

La verità è che quando Dio permettecerte tragedie in un paese, lo permette perdare al mondo intero l’opportunità diriflettere. Gesù Cristo disse: «Quelli suiquali cadde la torre d Siloe e li uccise, pen-sate voi che fossero più colpevoli di tutti?No, vi dico; ma se non vi ravvedete, tuttial par di loro perirete» (Luca 13:1-5). Diopermise la morte di cinquemila personenell’antica Israele, affinché i popoli futurine ricevessero ammonimento a non pec-

care. Questo monito vale anche oggi pertutti, anche per Talebani.

Tutto quello che Dio lascia fare alladurezza del cuore umano - perfino le atro-cità del terrorismo e della guerra - è soloper rendere ancora più evidente il fatto che«tutto il mondo giace nel peccato»(Romani 5:12). Tutti i popoli, quindi, nonsolo gli occidentali, hanno bisogno di«ravvedersi» dei loro peccati. E la buonanotizia è che verrà un giorno in cui ilmondo intero se ne dovrà convincere(Giovanni 16:8). Ma non prima senza farsidel male.

Facciamo alcune riflessioni sulleimplicazioni profetiche di quello che èaccaduto e che sta accadendo.

L’attaco all’America dimostra come ilcentro del potere politico mondiale, rite-

nuto fino ad ieri inattaccabile e invulnera-bile, può invece essere attaccato e abbat-tuto all'improvviso, non solo dall'esternoma anche dall'interno. E non solo con armisofisticate o da ingenti forze armate, ma dapoche bande e con metodi che hanno fattocrollare imperi: colpire all'improvviso ipunti nevralgici e i numero uno del potere.Nessuno avrebbe mai immaginato chequesto potesse accadere alla super progre-dita America. Quasi nessuno, per preci-sione. I nostri lettori più veteraniricorderanno che di questi pericoli noine abbiamo sempre dato gli avvertimenti,

mediante molte profezie biblichesulle pagine delle nostre pubbli-cazioni.

Slittamento del potere

Le profezie bibliche sistanno trasformando in eventivissuti davanti ai nostri occhi.Non soltanto la parte cheriguarda la morte improvvisa dimigliaia di innocenti (la cui vitanon è persa per sempre), maanche quella che riguarda i muta-menti geoplitici internazionali.

Infatti, quasi tutti gli esperti riconosconoche, violato il pincipio dell'invulnerabilitàstatunitense, tutto è ora rimesso in discus-sione e lo spostamento del centro delpotere decisionale da Washington all'U-nione Europea sta diventando una prospet-tiva sempre più possibile! Un talemutamento geopolitico vedrebbe l’Europatornare a svolgere un ruolo primario nelconteziosao arabo-israeliano, ad esempio.

Ben pochi riescono a spiegare lecause e il significato di questi eventi consufficiente conoscenza della profezia edella storia biblica. La verità è che tuttiquesti conflitti fanno parte della millena-ria contesa concernente il controllo dellaPalestina e della città di Gerusalemme!Questa città è adesso solo un insieme di

Dov’era Diol’11 settembre?

(Continuare a pagina 18)

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A

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Il Medio Oriente troveràIl Medio Oriente troverà

Il Medio Oriente è la preoccupazione, se nonla preghiera, di molti governanti nel mondo.Ma la pace nella Terra Santa, nel corso dei

secoli, è stata mantenuta per periodi troppobrevi. «Pregate per la pace a Gerusalemme»,esortava Re David di Israele 3000 anni fa(Salmo 122:6). Ma la città e tutto il MedioOriente rimangono tormentati ancor oggi daostinati antagonismi, che ostacolano e scorag-giano chiunque speri di trovare soddisfacentisoluzioni a vecchi problemi.

Gli eventi degli ultimi mesi rendono il pro-blema drammatico. Proprio quando sembra cheIsraeliani e Palestinesi stiano per trovare unaccordo che permetterebbe alle due fazioni divivere in pace, i colloqui si interrompono sullaquestione del controllo di Gerusalemme (Leg-gere anche nostri articoli di pagg. 3 e 8). Vio-lenza e spargimenti di sangue echeggiano daitelegiornali. Centinaia di persone uccise emigliaia di feriti a causa di proiettili, pietre ebombe molotov e attacchi terroristici.

Antichi antagonismi talmenteprofondi, che i leader politici

t a l -

volta sono forzati dai lorostessi elettori. Dopo cheil primo ministro israe-

liano Ehud Barakoffrì per la primavolta concessioni

sul controllo dellariva orientale e su

Gerusalemme, moltiisraeliani pensarono che si

fosse spinto troppo in là.Dopo aver perso il supporto di

parte dell’opinione pubblica, Barak chiese le ele-zioni anticipate, sperando così di poter rimanereal potere. Le prospettive non promettevanocomunque niente di buono, poiché i sondaggimostrarono immediatamente che al suo postosarebbe stato eletto Sharon.

Nel frattempo, circolavano voci che il lea-der dell’Autorità Nazionale della Palestina, YasirArafat, temesse di essere assassinato per mano diestremisti palestinesi nel caso fosse sceso ad uncompromesso, accettando qualcosa di meno delcompleto controllo musulmano sulle aree con-tese di Gerusalemme. Le prospettive di pacerimangono molto oscure in un’area in cui ledispute sono state a lungo accomodate a suon dispade, proiettili e bombe.

Le guerre combattute con i metodi tradizio-nali hanno puntellato ed insanguinato il vente-simo secolo. I combattimenti nelle strade trasoldati israeliani e attivisti palestinesi sono sologli ultimi di una lunga serie di conflitti. I puntideboli e la follia della natura umana trascendono

il tempo, la geografia e i confini politici.

Petrolio e antagonismi antichi

Perché la pace è così inafferrabile in que-sta tormentata regione? E’ necessario fare una

valutazione dei problemi dell’area e degli avve-nimenti che hanno preceduto l’attuale situazionecon le popolazioni mussulmane in paesi come ilQuawit, l’Irak, l’Iran, l’Arabia Saudita, Siria eAfganistan, fino ai confini occidentali dell’e-stremo Oriente.

Il petrolio è il vero re (o il più potente gover-nante) del mondo. Il petrolio è senza dubbio ilgiocatore invisibile, benché il più determinante,nei conflitti del nostro secolo.

Più gravi, però, rimangono ancora gli anti-chi antagonismi tribali, che fanno un giocomolto pesante e distruttivo. Ancora oggi l’esi-stenza di Israele, ad esempio, rimane un pro-

4 La Buona Notizia

Perché il Medio

Oriente è sempre in

turmuglio, costante-

mente sull’orlo di

nuove guerre?

Questa travagliata

regione avrà mai una

pace giusta e

durevole?

Mai Pace?

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blema nell’area mediorientale. Alungo certi gruppi arabi hanno ripetuta-

mente richiesto l’eliminazione forzata dellapiccola nazione. Anche negli ultimi mesialcuni leader islamici hanno chiesto la ‘libera-zione’ armata di Gerusalemme dal controlloisraeliano.

Dalla sua fondazione, nel 1948, Israele hacombattuto cinque guerre: nel 1948, nel 1956,nel 1967, nel 1973 e nel 1982. Ma perché? Laguerra e il terrorismo hanno un senso a lungoandare? Può risolvere secolari dilemmi inmodo definitivo?

Dove tutto ha avuto inizio

Forse più di ogni altro punto sul pianetanel Medio Oriente il presente incontra il pas-sato. Nessun altro conflitto umano ha radicicosì profonde nell’antichità. La Bibbia mostracome il Medio Oriente sia il luogo in cui l’u-manità incominciò a costruire le sue diversestrade spirituali nel mondo.

Ed è là che all’uomo fu data per primo lacomprensione ch’egli non è solo una creaturafisica, ma una creatura con emozioni, desiderie bisogni astratti e intangibili. Come è spiegatonei primi capitoli della Genesi, la religione

vera e quelle false ebbero tutte inizio proprio inquell’area del mondo.

Il Medio Oriente è la dimora dei maggiorisistemi di fede che hanno influenzato inmaniera significativa il modo in cui i popoliintendono la vita e la morte, il bene e il male,la giustizia e l’ingiustizia. Sono nate là anchele radici delle tre maggiori religioni delmondo, islamica, ebraica e cristiana. Eppureanche queste tre fedi sono divise da profondidisaccordi. In particolare i Sionisti ebraici e gliIntegralisti islamici esercitano varie pressioniaffinché si giunga a soluzioni estreme riguardoil problema territoriale: la moderna Israelereclama i confini biblici della Giudea e dellaSamaria. Il grido mussulmano è invece quellodella Jihad, ovvero la guerra santa, per lariconquista del territorio perduto. La cristianitàoccidentale ne è ora anch’essa coinvolta.

Nel caotico e confuso mondo di oggi, ilMedio Oriente non è la fonte dell’illuminismospirituale che Dio intendeva dovesse caratte-rizzare i discendenti di Abrahamo (Arabi eIsraeliani) o i Cristiani. Al contrario, tuttihanno scelto la via della violenza, non com-prendendo ciò che il Creatore vuole donarci.

Morti violente caratterizzano ormai ilmondo mediorientale; uccisioni che infran-gono il sesto comandamento. La prolifera-zione delle armi è ciò a cui tende l’interaregione, fino alla probabile esplosione di unaprossima guerra mondiale.

L’antica Israele doveva servire comebuon esempio alle altre nazioni. Le era statodato un sistema di leggi senza precedenti che,se fedelmente applicato, avrebbe dato pace egiustizia a tutti i suoi cittadini - e una prova tan-gibile delle benedizioni di Dio a tutte le

Tutte le volte che Israeliani e Palestinesi sembrano raggiungere un accordo che consentirebbe loro divivere in pace, il dialogo si interrompe sulla questione di chi deve controllare Gerusalemme.

Troppe promesse di pace troppo spesso accompagnate da terribile violenza e spargimentidi sangue. La Dichiarazione di Balfour (1917), il documento del governo britannico chegettò le basi per un’ondata di immigrazione di ebrei in Palestina, affermava che non

sarebbe dovuta sorgere una sorta di nazione ebrea, in quanto ciò sarebbe potuto essere dan-noso per Palestinesi.

Lo storico britannico Martin Gilbert riassunse così un importante concetto: «In fondo il sio-nismo si è sforzato di ottenere dai palestinesi, per un centinaio di anni, il riconoscimento dellasua legittimità. I molti conflitti prima e dopo il 1948, spesso segnati da accadimenti aspri e cru-deli, non avrebbero potuto nascondere l’imperativo basilare, cioè la necessità di trovare un modoaffinché gli ebrei e gli arabi della piccola striscia di terra che corre tra l’area del Mediterraneo edil fiume Giordano potessero convivere e affinché venissero garantiti i diritti degli uni e degli altri»(Israele: Una Storia, 1998, p. 560).

Non molto tempo prima di cadere sotto i proiettili di un assassino, il Primo Ministro israe-liano Ytzahk Rabin rivolse una preghiera ai Palestinesi mentre si trovava alla Casa Bianca: «Siamodestinati a vivere insieme, sullo stesso suolo, nella stessa terra… Non nutriamo rancore verso divoi. Non abbiamo desiderio di vendetta. Noi, come voi, siamo gente che vuole costruire unacasa, piantare un albero, amare, vivere fianco a fianco con voi, con dignità, in sintonia, comeesseri umani, come uomini liberi…Preghiamo per il giorno in cui tutti diranno, ‘Addio allearmi’». Questo richiamo alla pace avrà risposta solo con il ritorno di Cristo sulla terra. «Egli saràgiudice fra molti popoli, e sederà come arbitro fra nazioni potenti e lontane. Delle loro spadefabbricheranno vomeri, delle loro lance, roncole; una nazione non leverà più la spada contro l’al-tra, e non impareranno più la guerra...» (Michea 4:3-4). BN

Gli sforzi per la pace in Medio Oriente

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Cosa impedisce la pace in Medio oriente?

nazioni del mondo, se queste ne avesseroseguito il buon esempio (Deuteronomio 4:5-8). Ma la maggior parte del popolo si allontanòda Dio, discreditando la via di Dio, l’unica chepuò portare una pace giusta e duratura.

Conflitti nella culla della civiltà

Fin dall’antichità il Medio Oriente è statoal centro dell’attenzione del mondo. Tutte lenazioni sono legate alle sue oscillazioni geo-politiche, poiché racchiudono la storia fonda-mentale dell’uomo. Per comprendere ilpresente e prevedere il futuro, dobbiamo,come sempre, esaminare il passato.

Non dovremmo dimenticare che la Bib-bia geograficamente proviene dal MedioOriente. Il Giardino dell’Eden fu situato neipressi delle sorgenti dei fiumi Tigri ed Eufrate(Genesi 2:10-14). Dio chiamò Abramo nellabassa Mesopotamia, la terra che si trova traquesti due antichi corsi d’acqua.

Quale ironia che proprio la culla dellacivilizzazione debba essere luogo di odi, osti-lità e conflitti. Eppure non è così ironico allaluce della storia riportata nella Genesi. Quantisi rendono conto che gli antagonismi odierni inMedio Oriente trovano le loro radici neglieventi descritti nel primo libro della Bibbia?

Dopo tutto, le nazioni non sono altro chefamiglie molto allargate. Ad esempio, granparte dei popoli arabi derivano sia da Terah, ilpadre di Abramo, sia da Ismaele, uno dei figlidello stesso Abrahamo. Ai discendeti di que-st’ultimo, un antico brano di saggezza biblicaconsiglia «Guardate ad Abramo vostro padre»

(Isaia 51:2). Tre grandi fedi - Ebraismo, Islame Cristianesimo - fanno risalire la loro radice aquesto patriarca. Eppure, storicamente idiscendenti di Abramo, inclusi molti dei suoidiscendenti spirituali (i Cristiani), si sono divisiin aspre e continue lotte laceranti.

L’eredità di tali antiche divisioni ha por-tato indirettamente ai problemi odierni nelMedio Oriente. Veniamo tutti da Adamo edEva. Eppure le lotte fratricide sono semprestate un tema ricorrente. Caino uccise Abele;Ismaele scherniva il suo fratellino Isacco e fubandito dalla sua famiglia; Giacobbe frodò ilsuperficiale Esaù per accaparrarsi l’eredità delpadre; i dieci fratelli di Giuseppe cercarono diucciderlo e lo vendettero come schiavo perinvidia. E così accade anche oggi: la guerra inMedio oriente è una guerra fratricida!

La Bibbia e i cicli di guerra

Nessuna guerra porta ad una pace defini-tiva. Ogni conflitto non fa altro che alimen-tarne un altro e causare continue sofferenze.Una pace vera e duratura è possibile costruirlasolo nel momento in cui cesseranno gli scontried i contendenti potranno fermarsi a rifletteresull’inutilità del loro comportamento violento.

Ma il sangue versato chiede vendetta daparte degli sconfitti, ed è così che si proseguenuovamente. La Prima Guerra Mondiale, pro-babilmente la guerra che fu preludio del profe-tizzato «tempo della fine», generò la II GuerraMondiale, la quale portò conseguentementealla Guerra Fredda e adesso al terrorismo inter-

nazionale.Non ci si deve dunque meravigliare del

sorgere dei conflitti nel Golfo alimentati dacontinue aggressioni. La guerra combattuta traIran ed Iraq, durata otto anni, contribuì all’in-vasione del Kuwait e alla prevedibile reazionedegli alleati. La violenza è la soluzione piùignobile alle controversie umane.

Eppure esiste una reale speranza per ilnostro pianeta. La vera comprensione delleradici del problema è ad un passo dalla solu-zione. Dio non lasciò l’umanità senza solu-zioni. Gli insegnamenti spirituali, a lungotrascurati, sono ancora disponibili, benchétroppo spesso ignorati dall’umanità.

Cristiani, musulmani ed ebrei condivi-dono in alcuni aspetti la loro eredità spirituale.E sebbene questa comunanza non sia né com-pleta né perfettamente espressa, tutte e tre lereligioni concordano su alcuni principi e veritàdella Bibbia e stimano profondamente figurebibliche quali Abramo, Mosè e Gesù Cristo.

Principi spirituali comuni

Gli insegnamenti morali della Bibbiapotrebbero agire come un vero ponte di com-prensione tra i principali precetti spirituali a cuisi rifanno le tre fedi religiose: siamo statiistruiti ad amare Dio (Deuteronomio 6:5),amare il nostro vicino (Levitico 19:18) e a nonfare agli altri quello che nonvorremmo fossefatto a noi. Questi treprincipi spirituali

6 La Buona Notizia

L’ex primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, pose particolareattenzione alle principali cause che originarono il conflitto in MedioOriente nel suo libro Un posto tra le Nazioni. Egli scrisse: «Qui, in un

guscio di noce, è racchiuso il principale problema che impedisce il rag-giungimento della pace in Medio Oriente: Eccettuata Israele, non esi-stono in quest’area vere democrazie. Nessuno dei regimi arabi è basatosu libere elezioni, su di una libera stampa, su diritti civili e su una regola-mentazione legislativa» (1993, p. 248, corsivo nell’originale).

E Netanyahu aveva ragione. Molti regimi arabi si presentano aper-tamente come dittature, soggette a continui cambiamenti di potere aseguito di colpi di stato. La paura di assassini politici può essere stata unadelle principali ragioni che spinse il leader palestinese, Yasir Arafat, a rifiu-tare l’ultima proposta di pace di Ehud Barak, proprio prima di un ritornomassiccio alla violenza di strada in diverse aree della West Bank e diGaza. Secondo alcune dichiarazioni, Arafat avrebbe detto al PresidenteClinton che se avesse accettato quell’offerta, sarebbe stato ucciso.

È evidente che alla base della confusione e debolezza nel mondoarabo ci sono profonde ragioni storiche. La principale tra queste è lafrantumazione disordinata dell’Impero Turco Ottomano, immediata-mente dopo la Prima Guerra Mondiale. La fine di quell’impero lasciò lestirpi arabe disperse sotto il controllo degli imperi coloniali europei,soprattutto quello britannico, che facilitò una massiccia immigrazione

ebraica nell’area prima e dopo laSeconda Guerra Mondiale.

Purtroppo, le nazioni occidentali hanno fatto ben poco negli ultimicinquant’anni per realizzare rapporti amichevoli ed alleanze durevoli conil mondo arabo. Il richiamo ai legittimi diritti civili è stato messo a tacere.Perché? Una plausibile spiegazione potrebbe essere il fatto che i regimiarabi controllano una cospicua parte del fabbisogno petrolifero mon-diale e pochi sono disposti a correre il rischio di inimicarseli.

Anche una democrazia come quella vigente in Israele, comunque,può essere motivo di confusione e di debolezza. Rivelatrici sono le paroledi Bernard Lewis, professore presso l’istituto di studi sul vicino orienteall’Università di Princeton: «Gli israeliani si sono caricati dall’inizio diquello che deve essere il peggiore sistema elettorale nel mondo demo-cratico...» (Il Futuro del Medio Oriente, 1997, p.15).

A dispetto degli evidenti vantaggi della sua fiorente democrazia,Israele ha cambiato frequentemente i primi ministri durante le fasi piùcritiche del processo di pace, intimorita da una o più delle fazioni politi-che che minacciavano di capovolgere improvvisamente il governo. Ilsistema proporzionale di rappresentazione, in cui l’autorità delle minoripotenze politiche è esaltata nei governi di coalizione, è un serio pro-blema strutturale nella democrazia di Israele e spesso si rivela come unostacolo alla pace nel Medio Oriente. BN

Cosa impedisce la pace in Medio oriente?

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sono considerati sacri dal Cristianesimo, dalGiudaismo e dall’Islamismo allo stesso modo.

Ma nel Medio Oriente gli ideali più altidella fede sono ormai travolti ed oscurati dallesecolari battaglie che vedono impegnati i con-tendenti per l’ottenimento del potere, il con-trollo dei territori e dei giacimenti petroliferi.L’idealismo si è perso nei compromessi deri-vanti dalla cupidigia e dall’opportunismo. Glistessi antichi desideri di espansione e vendettasommergono l’alta spiritualità. Comunque,

nel momento in cui comprenderemo le nostredifferenze, dovremo adempiere almeno aiprincipi basilari sui quali queste tre grandi reli-gioni concordano. Non ci può essere pacesenza comunicazione, senza dialogo e rispettotra le le nazioni e le razze.

Un nuovo illuminismo spirituale

Il Medio Oriente ha la potenzialità di ser-vire da esempio positivo a tutte le altre nazionibellicose. L’apostolo Paolo si recò in quest’a-rea diverse volte, divulgando un modello divita pacifico e rispettoso con tutti. I problemipossono sorgere talvolta nel contesto dellacomunità. Cosa possiamo condividere? Comepossiamo costruire un terreno comune?

La sola altra alternativa non può cheessere la catastrofe. Armageddon sarebbe alleporte. Le antiche parole di Dio risuonanoattuali alle nostre orecchie: «Io prendo oggi atestimoni contro a voi il cielo e la terra, che ioti ho posto davanti la vita e la morte, la benedi-zione e la maledizione; scegli dunque la vita,onde tu viva, tu e la tua progenie» (Deutero-nomio 30:19). Queste parole dovrebberoessere un inno famoso a tutto il genere umano.

Si impone un’ulteriore considerazione, inmerito alla diversa provenienza religiosa dicoloro che vivono però in una medesimaregione. Noi siamo tutti della stessa specie.Siamo fatti «di un unico sangue», come Paolorammentava agli uomini di Atene (Atti 17:26),e condividiamo una medesima casa, il pianetaTerra. Ed è in considerazione di questo fattoche le dispute per l’ampliamento dei confiniterritoriali appaiono come cieca follia agliocchi di Dio.

L’altruismo è ciò che tutti i popoli devonoimparare per la risoluzione dei sanguinosi con-flitti mediorientali e per il benessere del pia-neta. Esistono priorità essenziali che devonoessere anteposte a meri interessi egoistici.Tutte le nazioni coinvolte nel conflitto medio-rientale hanno bisogno di un nuovo intendi-mento, di un nuovo modo di pensare cheincluda l’umiltà, la saggezza; che produca unmodo vivere basato sulla misericordia per glialtri, sui principi espressi dall’Eterno (Jahveho Allah), e Gesù Cristo. Ma un così meravi-gioso cambiamento non verrà mai dallenazioni. La Bibbia profetizza che le nazioniavranno bisogno dell’intervento diretto di Dioper cambiare il loro spirito.

Promesse divine che non falliranno

Qualsiasi cosa accada nel frattempo, lanostra sola ed unica speranza si trova nellepagine della Bibbia. Secondo le Scritture, ciòche ebbe inizio nel Medio Oriente avrà ter-mine in quegli stessi luoghi. Le Scritture pro-fetizzarono un lunghissimo conflitto tra Arabied Ebrei, che alla fine avrebbe coinvolto moltealtre nazioni (vedi Daniele 11 e 12). La confla-

grazione finale avrà termine solo con il ritornodi Gesù Cristo sulla Terra. Egli tornerà disicuro, questa volta visibilmente e tangibil-mente, come «Re dei re», con l’immortalità ela gloria di Dio (Apocalisse 19:11-21).

Inoltre, le Sacre Scritture ci assicuranoche i valori morali rinasceranno nell’uomo. Lagrande legge di Dio sull’amore sarà praticata epromulgata da Gerusalemme e le nazioniaffluiranno verso la nuova capitale del mondoper imparare a vivere secondo l’insegnamentodivino (Isaia 2:1-4; Michea 4:1-4). Gerusa-lemme vivrà finalmente secondo gli auspicidel suo magnifico nome, la «città della pace».

Gerusalemme non sarà governata daesseri umani, ma dai «santi», dalla «Gerusa-lemme celeste», la vera «Chiesa di Cristo»,che a quel tempo sarà risuscitata e glorificata.La «Chiesa di Dio» è quella cui sarà dato ilpotere di governare spiritualmente la città cheporta il nome della pace e di diffondere la giu-sta e santa via di Dio nel mondo intero (Zacca-ria 1:16-17; 2:4; Ebrei 12:18,22-24).

Il petrolio, i territori e la politica cesse-ranno di essere l’interesse primario dell’uma-nità. Il centro spirituale del futuro regnantedella terra sarà in Medio Oriente. Da lì il Cri-sto avrà cura dei più importanti interessi di tutti

i paesi e dei popoli di ogni razza.I leader di molte nazioni affluiranno poi a

Gerusalemme, non per ingaggiare una guerra,ma per intraprendere la via della pace. In queltempo tutti i popoli della terra dedicheranno leloro vite al loro Creatore. Musulmano signi-fica «colui che consacra sé stesso a Dio».Israelita significa «colui che ricerca la benedi-zione di Dio». Mussulmani e Israeliti dediche-ranno le loro vite al medesimo Dio, ponendofine a tutti i loro conflitti.

Gli antichi fratricidi diventeranno grandiamici, cammineranno con Dio e sarannobuoni vicini di casa. Il Medio Oriente sarà dinuovo l’Eden per tutti coloro che avranno lafede di Abrahamo. Sarà il luogo che diffonderàpace e spiritualità genuine in tutto il mondo.

Ma tale trasformazione radicale avrà unnuovo spirito e un nuovo cuore infusi da Dio(Geremia 31:31). Questa è la promessa. Il«Regno di Dio» sarà adempiuto finalmente intutto il Medio Oriente e, da Gerusalemme,esso sarà esteso a tutto il mondo - quandoJaveh (o Allah) farà tornare Gesù Cristo sullaterra con la potenza, l’immortalità, la santa eperfetta giustizia di Dio. BN

Quale ironia che proprio la culla della civilizzazione debba essere luogo di odio econflitti. Eppure non è così ironico alla luce della storia riportata nella Genesi.

7Settembre-Ottobre 2001

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econdo la Bibbia, Gerusalemme, capi-tale dell’antica Israele, è una città in

parte chiamata «santa» e in parte altresìdescritta come «Sodoma ed Egitto», le anti-che città simbolo del peccato. Ciò sembraessere piuttosto contraddittorio per una cittàvenerata da tre religioni diverse.

I colloqui che sembrano promettere lapace continuano ad essere interrottiimprovvisamente da attentati terroristici evendette, causando interminabili giorni diviolenti e cruenti scontri. La questione cen-trale del contenzioso è il disaccordo tra l’at-tuale stato di Israele ed i Palestinesi sulcontrollo di Gerusalemme.

Il disaccordo è cronico perché entrambile parti discutono sempre in termini assolu-tistici: è «la capitale eterna, indivisibile» diIsraele, per gli Ebrei, mentre i Palestinesi lavedono come la capitale di un futuro statopalestinese in quella regione.

La parte più aspramente disputata dellacittà è la zona chiamata Monte del Tempio,dove sorgono due moschee islamiche e, aoccidente, il Muro del Pianto che segna ilconfine del tempio sacro agli Ebrei edistrutto dai romani quasi 2000 anni fa. IPalestinesi sperano di rivendicare unasovranità permanente sul luogo e di ottenereuna vittoria significativa nella lunga lotta traArabi ed Ebrei. Di fatto, la condizione diGerusalemme rimane irrisolta e rappresentadi conseguenza un enorme ostacolo a qual-siasi sforzo per raggiungere un accordosignificativo.

Il profeta Zaccaria predisse che ungiorno la città sarebbe stata causa di agita-zioni internazionali: «Ecco, io farò di Geru-salemme una coppa di stordimento per tuttii popoli all’intorno…io farò di Gerusa-lemme una pietra pesante per tutti i popoli;tutti quelli che se la caricheranno addosso nesaranno malamente feriti, e tutte le nazionidella terra s’aduneranno contro di lei» (Zac-caria 12:2-3). Per la prima volta nella suatravagliata storia, questa profezia si staadempiendo, davanti ai nostri occhi!

Una storia di continui conflitti

Ne abbiamo già parlato. Gerusalemmeha subito una serie di rivoluzioni, assedi,rese e carestie, seguite da restaurazioni ericostruzioni. Il periodo di gloria maggiorelo raggiunse ai tempi di Salomone, figlio delre Davide, re di Israele. Salomone costruì ilmagnifico tempio di cui si parla nel primo enel secondo libro biblico dei Re.

Nel corso dei secoli Gerusalemme èstata causa di molte lotte. Cristiani e Musul-mani si sono alternati massacrandosi avicenda per strappare il controllo della «cittàdella pace». All’interno delle sue mura edelle sue porte migliaia di persone sonomorte sotto la bandiera della croce o dellamezzaluna. Aldous Huxley definì la città «ilgrande mattatoio delle religioni».

Dal 1948 al 1967 la città è stata divisatra Ebrei e Palestinesi. Lo scrittore e oratoreAmos Oz osservò: «Gli anni dal 1948 al1967 hanno visto Gerusalemme divisa datrincee e filo spinato. Il confine tra la parteest, controllata dai Palestinesi e la parteovest, controllata dagli Ebrei, era segnatoirregolarmente da case sventrate e stradedeserte; grandi cicatrici di una terra di nes-suno deturpavano il centro della città» (Jeru-salem: City of Mirrors, 1990, pag. 39).

Nel 1967 Israele ne ottenne il controlloe unì la città santa durante la guerra dei seigiorni. Da allora Israele ha garantito allemaggiori religioni l’accesso a tutti i luoghisacri. Ma le rivendicazioni dei Palestinesi diuna loro patria hanno nuovamente messo inrilievo il peso emozionale di Gerusalemme;perciò le tensioni nell’area del tempiorimangono altissime, e questo continuerà adaccendere le ostilità.

La quiete prima della tempesta

La profezia biblica descrive Gerusa-lemme come fulcro di avvenimenti impor-tanti prima del ritorno glorioso di GesùCristo, il quale stabilirà in modo tangibile ilSuo regno sulla terra. Gesù profetizzò que-

8 La Buona Notizia

Gerusalemme:centro di profezie bibliche

S

Gerusalemme - un cartello stradale,scritto in lingue ebraica, araba e inglese,ci rammenta la turbulenta storia diquesta città e le culture che se la con-tendono.

«Ecco, io farò di

Gerusalemme una coppa di

stordimento per tutti i

popoli all’intorno… una

pietra pesante per tutti i

popoli. Tutti quelli che se la

caricheranno addosso ne

saranno malamente feriti, e

tutte le nazioni della terra

s’aduneranno contro di lei»

(Zaccaria 12:2-3).

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stieventi, dicendo: «Quando dunque avreteveduta ‘l’abominazione della desolazione’,della quale ha parlato il profeta Daniele,posta in luogo santo (chi legge pongavimente), allora quelli che saranno nella Giu-dea, fuggano ai monti» (Matteo 24:15-16).Gesù si riferisce ad una profezia che si trovain Daniele 9, una previsione del fatto cheGerusalemme sarà conquistata da un ultimo«devastatore» (versetto 27). A Gerusa-lemme ci sarà una vera tregua quando lepotenze esterne verranno coinvolte e guide-ranno, o forzeranno, i combattenti a firmareun patto per il raggiungimento di una pace.Ma questa pace sarà solo una quiete effi-mera prima della tempesta finale.

Si leggano i dettagli tratti dalla profeziadel Monte degli ulivi: «Quando vedrete

Gerusalemme circondata d’eserciti, sap-piate allora che la sua desolazione è vicina.Allora quelli che sono in Giudea, fuggano aimonti; e quelli che sono nella città, se nepartano; e quelli che sono per la campagna,non entrino in lei.

Perché quelli son giorni di vendetta,affinché tutte le cose che sono scritte, sianoadempite. Guai alle donne che sarannoincinte, e a quelle che allatteranno in queigiorni! Perché vi sarà gran distretta nelpaese ed ira su questo popolo. E cadrannosotto il taglio della spada, e saran menati incattività fra tutte le genti; e Gerusalemmesarà calpestata dai Gentili, finchè i tempi de’Gentili siano compiuti» (Luca 21:20-24).

Nell’Apocalisse 11:2 è scritto che que-sto periodo di controllo finale delle nazioniGentili su Gerusalemme durerà quarantaduemesi. Durante questo periodo di tre anni emezzo, una persona potente, simbolica-mente descritta come «la bestia», avrà nellesue mani il potere militare, economico eperfino religioso, in quanto egli sarà «ado-rato da tutti gli abitanti della terra» (Apoca-lisse 13). Questo grande personaggio,travestito da «angelo di luce», sarà in realtàopposto al Dio della Bibbia e perseguiteràcoloro che si dimostreranno fedeli agli inse-gnamenti biblici (versetti 5-8).

Nello stesso tempo, Dio eleggerà dueprofeti a Gerusalemme che proclamerannola Sua verità ad un mondo sempre piùintrappolato nell’inganno religioso (Apoca-

lisse 11:3-6). Il mondo festeggerà la lorouccisione, ma rimarrà sbigottito quando Dioli riporterà in vita (versetti 7-13).

Ancora una volta Gerusalemme saràteatro di un’ultima grande battaglia. Diodice che nel tempo della fine Egli adunerà«tutte le nazioni per far guerra a Gerusa-lemme, e la città sarà presa, le case sarannosaccheggiate…» (Zaccaria 14:1-2). A quelpunto, gli Ebrei riconosceranno il Messia inGesù di Nazaret ed essi riceveranno lo spi-rito della grazia (Zaccaria 12:9-14). Cristotornerà e combatterà contro gli eserciti adu-nati attorno a Gerusalemme. E li vincerà(versetti 3-4; Apocalisse 19:11-19).

Nell’attesa che questi eventi si adem-

pino, la questione di Gerusalemme aspettauna soluzione. Chi cercherà di risolverequesto conflitto? Gli Stati Uniti d’America?L’ONU? Il Vaticano? L’Europa Unita? Nonci resta che attendere e vedere.

Fino adesso gli sforzi politici dell’ONUe degli Stati Uniti hanno fallito. La media-zione vaticana non sembra possa produrrealcun risultato, se non forse attraverso unarinascita dell’Impero europeo, nuovamentemilitarizzato, al servizio di nuove presuntecrociate religiose. Questa strada sembra pro-filarsi come la più probabile. Perfino i por-tavoce dei Palestinesi e leader Ebrei, e moltialtri leader internazionali, hanno chiestol’intervento non solo delle Nazioni Unite,ma anche dell’Unione Europea. Sempre piùpersone stanno richiedendo esattamente iltipo di intervento profetizzato dalla Bibbia:togliere agli Ebrei il controllo su Gerusa-lemme per darlo ad altri stati o forse al Vati-cano. Anche con la forza, se necessario.

Dio permetterà questo per purificareGerusalemme dai suoi peccati. Ma alla fineEgli la salverà. Egli darà una casa anche aiPalestinesi convertiti. Regnando da Gerusa-lemme, Gesù Cristo libererà l’umanità dallemani della «bestia» e porterà la vera pace inquesto mondo lacerato dalla guerra. Gerusa-lemme allora diverrà fonte di luce, verità egloria per tutti, perché sarà governata dallavera Gerusalemme, la Ecclesia di Dio.

A proposito di tutti questi eventi cheprecipiteranno su Gerusalemme poco primadel ritorno glorioso di Gesù Cristo sullaterra, lo stesso Gesù ci dice: «[...Q]uandoqueste cose cominceranno ad avvenire, rial-zatevi, levate il capo, perché la vostra reden-zione è vicina» (Luca 21:28). BN

Settembre-Ottobre 2001 9

Gerusalemme è un affascinante miscuglio di case antiche emoderne, con una storia che risale a tremila anni fa. Legrandiose mura in primo piano sulla foto sono quanto rimane

della struttura circostante il Tempio costruita da Erode il Grandeoltre duemila anni fa. Sul suo perimetro i Mussulmani hannoeretto due moschee, ancor oggi molto frequentate.

Sempre più persone stanno richiedendo esattamente il tipo

di intervento militare profetizzato dalla Bibbia.

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Phot

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tock

Iprossimi anni potrebbero portare pro-blemi ancora più spinosi di quelli attualiper il ruolo guida degli Stati Uniti d’A-merica nel mondo. Il presidente George

W. Bush dovrà affrontare le conseguenzedelle opportunità perdute negli anni ‘90.

Anni sprecati?

Dieci anni fa gli Stati Uniti guidaronouna coalizione di forze armate multinazionali.Con attacchi aerei e di terra liberarono ilKuwait dall’esercito iracheno di SaddamHussein. Sebbene la missione sia terminatacon successo, le forze alleate non riuscirono aspodestare il leader iracheno dalla sua posi-zione di potere. Saddam Hussein è ancora aBaghdad, esercitando una ferrea dittatura cheminaccia tuttora la stabilità della regione.

Dieci anni fa il muro di Berlino era dapoco crollato e l’Unione Sovietica viveva gliultimi mesi della sua esistenza. La GuerraFredda si era conclusa ribadendo la suprema-zia statunitense e dando al paese americanol’opportunità di creare un nuovo ordine mon-diale. La pace in Medio Oriente, nel GolfoPersico e nei paesi dell’Asia Centrale ancon-tra ancora molti ostacoli.

Il mondo guarda al leader statunitensecome all’incarnazione della politica e deivalori americani. È importante, dunque, cheun’amministrazione persegua scopi coerentinelle sue relazioni con le altre maggioripotenze. Al contrario, però, i trascorsi ottoanni di politica estera americana sono apparsiincerti e poco chiari. Nelle aree calde del pia-neta, le forze militari americane hanno avutoil difficile compito di mantenere la pace. Idiscorsi tenuti a Camp David tra il leaderisraeliano Ehud Barak e il leader palestineseYasir Arafat sono falliti, portando a mesi diulteriore violenza e crescente tensione daentrambe le parti.

Il desiderio della Cina di assorbireTaiwan è un’implacabile minaccia alla pace

nella regione e agli interessi occidentali. Gli obiettivi strategici della Cina avranno

dunque un peso nei giochi di potere interna-zionali. Aggiungiamo a questo il fatto che laCina possiede missili balistici, in grado di col-pire tutto l’Occidente, e che abbia una certapropensione ad esportare tale tecnologianucleare alle nazioni belligeranti del terzomondo.

Anziché assumere una posizione di forzanei confronti della Cina, negli ultimi otto anni,il governo statunitense ha lasciato che lasituazione si trascinasse pericolosamente. La

sparizione di delicati segreti nucleari dai labo-ratori di Los Alamos ha fatto pensare che pos-sano essere finiti proprio nelle mani dei cinesi.La Cina non è la sola nazione in grado di lan-ciare un attacco nucleare all’Occidente. LaRussia e le altre nazioni appartenenti all’exUnione Sovietica continuano a rappresentareuna minaccia. Allo stesso modo, altre nazionistoricamente ostili, quali il Nord Corea, l’Irane l’Iraq stanno sviluppando la tecnologia bali-stica. Nessuno sa bene quali crimini potràcommettere il terrorismo internazionale.

Nel frattempo, le alternative degli StatiUniti in merito ad uno sviluppo di un sistemadi difesa contro eventuali attacchi nucleari ebiologici sono ancora molto dibattute, siaall’interno degli Usa che in Europa.

Declino delle risorse militari

Sebbene gli Stati Uniti possiedano laforza militare più potente del mondo, i tra-scorsi dieci anni hanno visto un evidentedeclino delle risorse e capacità delle sue forzearmate, tanto da dover chiedere aiuto alle

forze armate degli alleati europei. Ci si chiedese gli Stati Uniti abbiano la possibilità di met-tere in atto, da soli, altre operazioni comequella in Irak e Afghanistan.

Tra il 1990 e il 2000 il numero delle divi-sioni d’armata degli Stati Uniti è stato ridottoda diciotto a nove. La Marina ha ridimensio-nato il suo arsenale da seicento navi a tre-cento. Gli aerei della forza aerea da trentaseisono diventati diciotto. Le forze di difesaamericane si sono effettivamente dimezzate,mentre i suoi dispiegamenti militari sono

10 La Buona Notizia

Quale futuro per la Leadership

Americana?

Le forze militari statunitensi si ritrovano davanti a gravi sfide. Errori e fallimenti invarie parti del mondo hanno abbattuto il morale di molti. La forza di combattimento- misurata in eserciti, navi e aerei - è stata dimezzata nell’ultimo decennio.

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dislocati su tutto il pianeta.Nella storia contemporanea il ruolo mili-

tare degli Stati Uniti d’America ha significatopiù di quello di ogni altra nazione per la stabi-lità del mondo. Ma quando una nazione basala difesa del paese sulle forze armate, questedevono essere mantenute sempre nelle condi-zioni migliori ed in numero sufficiente perscoraggiare eventuali aggressioni.

Cosa ci si deve aspettare?

Quale altra sfida potrebbe affrontare ilPresidente Bush? Gli economisti credono cheper gli Stati Uniti i diciotto anni di stabilitàeconomica alla quale tutto il mondo ha potutoassistere siano scaduti per una “correzione”economica nei mercati internazionali. L’at-tuale surplus del budget mette in ombra lamaggiore capacità di spesa dei trascorsi ottoanni. Ma è proprio nel momento in cui l’eco-nomia di un paese subisce un calo che si rive-lano le pecche di un’amministrazione debole.

Il prossimo presidente potrebbe cono-scere la sua prima guerra nucleare, dopoquella del 1945. Da tempo gli esperti hannoprevisto che le regioni più probabili per l’e-splosione di un tale conflitto potrebbe essereil confine tra l’India e il Pakistan o l’Afghani-stan. La regione è un punto caldissimo mili-

tarmente: sia l’India che il Pakistan, infatti,hanno dimostrato al mondo la loro potenzanucleare. Non si sa bene quali arsenali di strut-tivi sono in possesso dei gruppi terroristici.Sappiamo fin troppo bene, però, due anni favenne bombardata l’ambasciata americana inKenia e Tanzania; morirono centinaia di per-sone. Molti pensano che sia solo una que-stione di tempo prima che gli Stati Unitisubiscano, all’interno dei propri confini, unaltro attacco peggiore più vasto e mortale diquello dell’11 novembre.

Pericoli previsti da tempo

L’ex consigliere alla sicurezza nazionaledi Clinton, Anthony Lake, ha recentementescritto un libro dal titolo: Minacce Reali in unMondo Pericoloso e Come l’America PuòAffrontarli. In uno degli scenari del libro, i ter-roristi liberano batteri di antrace in uno stadiopieno di tifosi. Dopo aver sofferto di febbri,dolori al petto e vomito, diciassettemila spet-tatori muoiono, dopo soli pochi giorni. L’an-trace non si vede, non ha odore né sapore, cosìche le vittime non si rendono conto di esserestati colpiti. I primi sintomi si mostrano solodopo alcuni giorni, quando è ormai troppotardi.

È possibile che qualcosa di simileaccada? Le autorità predisposte a prepararepiani di emergenza hanno già organizzatoesercitazioni militari per un possibile attacconella vita reale. Tra il 1993 e il 1995 diversepersone sono state arrestate mentre tentavanodi vendere o comprare lungo i confini interna-zionali armi biologiche o chimiche.

Anthony Lake crede che gli Stati Unitiabbiano vissuto in prosperità, ritenendo erro-neamente che la Guerra Fredda sia finita e chenon costituisca una seria minaccia: «Nonstiamo facendo buon uso di questi tempi favo-revoli per prepararci alle minacce che si

stanno chiaramente avvicinando o che giàincombono su di noi nel nuovo secolo». Eaggiunse: «Ho scritto il libro come un avver-timento che spero possa essere di stimolo allanostra società e al nostro governo» (Bookmagazine, Novembre – Dicembre 2000).

Eventi inaspettati

Le ultime elezioni presidenziali hannomostrato un elettorato diviso ed un potere ese-cutivo conseguentemente menomato, proprioin un momento in cui gli Stati Uniti necessi-

tano di una leadership priva di ambiguità edecisa nella politica estera. Una superpotenzaha bisogno di una guida capace che possa for-mulare una politica estera credibile ed ispirarefiducia alle altre nazioni. Ma la storia dimostrache alla fine la situazione sfugge di mano.

I governanti possono pianificare saniprogrammi politici, ma eventi imprevedibilipossono causare reazioni a catena capaci dicambiare il corso della storia. Come testimo-niò l’assassinio dell’Arciduca Ferdinandod’Austria per mano di un anarchico serbo nelluglio 1914, in poche settimane gli eventi pos-sono sfuggire al controllo di leader e diplo-matici, sfociando in un conflitto che puòcoinvolgere il mondo intero.

Quali nuovi, inaspettati eventi potreb-bero cambiare radicalmente gli equilibri dipotere nel mondo? Nessuno può dirlo consicurezza, ma la Bibbia ci ammonisce sul fattoche anche i piani politici meglio organizzatipossono fallire, specie quando non sono inarmonia col disegno divino. Una lezione dicui dovremmo far tesoro è questa: i negoziatie le alleanze utili solo ai nostri interessi mate-rialistici e cultura edonistica non porteranno anulla. Nel tentativo di ammonire tutti i vio-lenti, Iddio fece scrivere questa profezia:«Perc hé tumultano le nazioni, e meditano ipopoli cose vane? I re della terra si ritrovano ei principi si consigliano assieme contro [i dise-gni del] l’Eterno e contro il Suo Unto,dicendo: Rompiamo i loro legami e gettiamovia da noi le loro funi. Colui che siede nei cieline riderà; il Signore si befferà di loro» (Salmo2:1-4).

Attraverso il profeta Daniele appren-diamo che il destino dei governi dipende daDio Onnipotente: «Egli muta i tempi e le sta-gioni; depone i re e li stabilisce; dà la sapienzaai savi, e la scienza a quelli che hanno intel-letto. Egli rivela le cose profonde e occulte;conosce ciò ch’è nelle tenebre, e la lucedimora con Lui» (Daniele 2:21-22).

Gli eventi capaci di modellare il futurodel mondo possono avvenire inaspettata-mente. Eventi improvvisi, profetizzati dasecoli nelle pagine della Bibbia, possonoaccadere senza preavviso. In I Tessalonicesi5:1-6; 2:9-12 e Giovanni 17:17, Iddio ci dicedi amare la Sua verità e di scrutare sempre i«segni dei tempi». Se lo faremo, comprende-remo il vero significato degli eventi, neglianni a venire, per la nostra salvezza.

In Luca 21:36, Gesù dice: «Vegliate dun-que, pregando in ogni tempo, affinché siate ingrado di ascampare a tutte queste cose chestanno per accadere, e di comparire dinanzi alFigliuolo dell’uomo.» BN

Settembre-0ttobre 2001 11

Gli Stati Uniti d’America continueranno a dover fronteggiare la crisi economica e laminaccia mortale di altri attacchi terroristici nei prossimi anni?

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In questo articolo, parliamo dei viaggi dell’apo-stolo Paolo ad Efeso, Gerusalemme e Roma. E’un breve sguardo a quelle testimonianze storicheed archeologiche che arricchiscono di dettagli la

conoscenza dei nostri lettori del mondo dei primi apo-stoli di Cristo e il mondo che li circondava.

I libri bruciati

Dopo aver visitato Corinto, Paolo cominciò il suoviaggio di ritorno a Gerusalemme passando per Efeso,importante città dell’Asia Minore. «Or avvenne, men-tre Apollo era a Corinto, che Paolo, avendo traversatola parte alta del paese, venne ad Efeso…E molti dicoloro che avevano creduto, venivano a confessare ea dichiarare le cose che avevano fatte, e buon numerodi quelli che avevano esercitato le arti magiche, porta-rono i loro libri assieme, e li arsero in presenza di tutti.Calcolatone il prezzo, trovarono che ascendeva a cin-quantamila dracme d’argento. Così la parola di Diocresceva potentemente e si rafforzava» (Atti 19:1, 18-20).

Perché bruciarono quei libri? Cosa contenevano?La parola grecaqui usata persignificare «libri»è biblos. La parolaoriginariamente siriferiva alla parteinterna del gambodella pianta dipapiro, poi usataper indicare lacarta fatta da que-sta corteccia inEgitto, e quindi unrotolo o libro ovolume.

Sin dal 1870 gliarcheologi hannofatto molti sforzi pertrovare le antichepergamene di

papiro, specialmente in Egitto, dove il clima deldeserto può preservare un tale fragile tesoro. Hannotrovato papiri risalenti ai tempi del Nuovo Testa-

mento. Tra le pergamene di papiro ritrovate ce ne sonoalcune che contengono l’enunciazione di parole magi-che, che erano usate come amuleti e talismani. Alcunidi questi scritti, definiti Scritti Efesini, si possono tro-vare a Londra, a Parigi e nella collezione di Leida. Taliscritti erano in quei libri che gli Efesini bruciaronodopo aver conosciuto la verità di Dio. La parole in essicontenute non sono nient’altro che parole incompren-sibili, filastrocche di parole e perfino nomi insolita-mente potenti…Uno degli esempi più significativi delcattivo uso del nome Gesù, da parte degli esorcisti efe-sini, compare nel papiro di Parigi n. 574, al rigo 3018,dove è contenuto un giuramento apparentemente cri-stiano, ma molto blasfemo (The New Testament Inter-national Commentary, 1974, pp. 390-391).

Il valore di tali papiri, la maggior parte dei qualivenne distrutta, nella Bibbia è scritto fosse di «cin-quantamila dracme d’argento» (Atti 19:19), unasomma che gli studiosi giudicano pari a circa centomilioni di lire odierni.

Una delle sette meravigliedel mondo antico

La predicazione di Paolo ad Efeso fece convertiremolte persone, le quali cessarono la pratica di ritipagani e l’idolatria delle divinità. Ciò provocò larivolta di quei piccoli artigiani che traevano sostenta-mento intagliando e vendendo statuette della deaDiana e del suo tempio.

«Or in quel tempo nacque non piccolo tumulto aproposito della nuova Via. Poiché un tale, chiamatoDemetrio, orefice, che faceva dei tempietti di Diana inargento, procurava non poco guadagno agli artigiani.Radunati questi e gli altri che lavoravano cotali cose,disse: Uomini, voi sapete che dall’esercizio di que-st’arte viene la nostra prosperità. E voi vedete e uditeche questo Paolo ha persuaso e sviato gran moltitu-dine non solo in Efeso, ma quasi in tutta l’Asia,dicendo che quelli fatti con le mani non sono dei».

«E non solo vi è pericolo che questo ramo dellanostra arte cada in discredito, ma che anche il tempiodella gran dea Diana sia reputato per nulla, e che siaperfino spogliata della sua maestà colei, che tutta l’A-sia e il mondo adorano. Ed essi, udite queste cose,accesi di sdegno, si misero a gridare: ‘Grande è laDiana degli Efesini!’. E tutta la città fu ripiena di con-

12 La Buona Notizia

I viaggidell’apostolo Paolo

Luca, colui chescrisse uno dei

Vangeli sinottici,accompagnò

l’apostolo e ciha lasciato

un dettagliatoresoconto dei

viaggi apostolicidurante i primi

decenni dellaChiesa originale.

Il tempio di Diana in Efeso era una delle settemeraviglie del mondo antico. La predicazione di Paololo mise in conflitto con coloro che si guadagnavanoda vivere grazie ad attività associate all’adorazioneidolatrica della dea.

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fusione: e traendo seco a forza Gaio e Ari-starco, Macedoni, compagni di viaggio diPaolo, si precipitarono tutti d’accordo versoil teatro» (Atti 19:23-29).

Il tempio di Diana, una delle sette mera-viglie del mondo antico, era grande quattrovolte il Partenone di Atene, in Grecia. Le suerovine furono portate alla luce dall’archeo-logo britannico John T. Wood nel 1869. Piùtardi questi scoprì, in condizioni stupefa-centi, l’imponente teatro menzionato negliAtti 19: 29, che contava più di 24.000 posti asedere.

William Barclay così descrisse il tem-pio di Diana: «Era lungo quasi centoqua-ranta metri, largo sessantasette metri e altodiciotto. Vi erano centoventisette colonne,ognuna dono di un re. Erano tutte di marmolucido e trentasei di esse intarsiate con vena-ture d’oro. L’altare maggiore era stato inta-gliato da Prassitele, il più grande scultoregreco. L’immagine di Diana non era bella.Era una figura nera, tozza e pettoruta, sim-bolo di fertilità; era così antica che nessunosapeva da dove provenisse o di che materiale

fosse fatta. La storia narrava fosse discesadal cielo» (Daily Study Bible, 1975, com-mento agli Atti 19:1-7).

Un altro studio, in riferimento ad esso,aggiunge: «Migliaia di pellegrini e turistivenivano da ogni dove; intorno ad esso siaffollavano tutti i tipi di commercianti e ven-ditori ambulanti che si guadagnavano davivere fornendo ai visitatori cibo ed alloggio,offerte e souvenir. Il Tempio di Artemide[Diana] era anche la maggiore tesoreria delmondo antico, in cui mercanti, sovrani eanche i governi delle città depositavano il

loro denaro, al sicuro sottola protezione della divi-nità» (Richard Longe-necker, The Expositor’sBible Commentary, Vol. 9,1981, pag. 503).

Non c’è da meravi-gliarsi dell’esistenza di unpiccolo commercio di sta-tuette raffiguranti Diana e

il suo tempio ad Efeso. Questi modellini deltempio con la statua di Artemide [Diana]all’interno sarebbero stati sistemati nellecase o anche indossati come amuleti. In tuttaEuropa gli archeologi hanno ritrovato moltestatue della dea Diana (o Artemide, come erachiamata dai Romani). Nel 1956 un’incredi-bile statua di Diana fu rinvenuta ad Efeso,oggi in risalto nel museo dedicato alla dea.

In questo clima di paganità si inserì l’a-postolo Paolo. Demetrio lo aveva accusatodi insegnare che «gli dei fatti dalle mani del-l’uomo non sono affatto dei» (Atti 19:26). Inaltre parole, Paolo aveva insegnato, senzatimore, l’importanza di osservare il coman-damento di Dio (uno dei dieci comanda-menti) che vieta la fabbricazione el’adorazione di immagini e statuette reli-giose. Grazie all’aiuto di alcuni ufficiali digoverno della città di Efeso, Paolo venneprotetto e la folla che inveiva contro di luidispersa.

Ironicamente, sebbene il culto delladivinità di Diana sia scomparso, quellostesso tipo di culto idolatrico è stato ridedi-cato, gradualmente nel corso dei secoli, allaVergine Maria», afferma la storica MarinaWarner (Alone of All Her Sex, 1976, pagg. 4e 224). La madre di Gesù è certamente unnobile e casto personaggio della cristianità,che però, a detta dallo Stesso Gesù, non

dovrebbe essere oggetto di adorazione e dipreghiera (Matteo 12:47-50).

La venerazione di Maria in sostituzionedella dea Diana fu decretata dal Concilio diEfeso come rito ufficiale della Chiesa diRoma soltanto quattrocento anni dopo Cri-sto (431 d.C.). In Efeso, la dea Diana erastata proclamata Theotokos, [che vuol direMadre di Dio]. Questo spiega perché gliorafi, che vivevano producendo statuette diDiana, si ribellarono alle predicazioni diPaolo, gridando: «Grande è Diana degli Efe-sini!» (Atti 19:23-40). E’straordinario con-statare che, quattrocento anni dopo, allamadre di Gesù venne dato per la prima voltalo stesso titolo di Madre di Dio, proprio inEfeso, dove il culto a Diana era diffusissimo!«Non potendo cambiare la tradizione senzaprovocare nuovi tumulti, il Concilio di Efesosi limitò a cambiare il personaggio comeoggetto di adorazione (ibidem, pag 280).

L’arresto di Paolo a Gerusalemme

Da Efeso Paolo si affrettò affinché sipotesse trovare a Gerusalemme «se gli fossepossibile, il giorno della Pentecoste» (Atti20:16). Quando arrivò, andò subito al tem-pio per pregare e fare un voto insieme ad altriquattro cristiani di origine giudaica.

«Or come i sette giorni erano quasicompiuti, i Giudei dell’Asia, vedutolo neltempio, sollevarono tutta la moltitudine, e glimisero le mani addosso, gridando: ‘UominiIsraeliti, venite! Questo è l’uomo che va pre-dicando a tutti contro il popolo [giudaico],contro la legge, e contro questo luogo; e oltrea ciò, ha menato anche dei Greci nel tempio,e ha profanato questo santo luogo» (Atti21:27-29). Infatti, avevano veduto primaTrofimo d’Efeso in città con Paolo, e pensa-vano che egli l’avesse menato nel tempio.

Paolo fu quindi arrestato con la falsaaccusa di aver condotto un gentile [un non-israelita] all’interno del tempio. (Accantoall’ingresso di ogni tempio in Giudea c’eraun’iscrizione, che avvertiva che l’ingressoera permesso solo agli Israeliti.)

Nessun gentile avrebbe potuto inconsa-pevolmente entrare nell’area vietata, perchéavvisi in greco e in latino erano affissi su unmuretto ai piedi delle scale che conducevanoall’interno dei recinti, dove si ammoniva chela pena per ulteriori tentativi di ingresso erala morte. Due di questi avvisi, entrambi ingreco e rinvenuti uno nel 1871 e uno nel

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Settembre/-Otobre 2001 13

Statue di Diana e i templi dedicati allaadorazione della dea in varie partidell’Impero Romano.

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1935, proclamavano: «Nessuno stranieropuò entrare all’interno della barriera che cir-conda il tempio ed il recinto. Chiunque saràcolto in flagrante verrà accusato e di conse-guenza condannato a morte» (The NewInternational Commentary of the New Testa-ment: The Book of Acts, 1974, pag.434).

Il viaggio di Paolo a Roma

Dopo l’arresto di Paolo a Gerusa-lemme, le autorità romane scoprirono l’esi-stenza di un complotto al fine di ucciderlo elo mandarono in fretta nella vicina Cesarea,la capitale romana della Giudea. Poiché egliera un cittadino romano, raro e prestigiosoconnotato al tempo, ottenne una totale prote-zione militare. A Cesarea fu sottoposto adiverse udienze preliminari che lo lasciaronoinsoddisfatto; fu allora che esercitò il suodiritto, in qualità di cittadino romano, di farsottoporre il suo caso all’imperatore diRoma.

Il viaggio a Roma, su una nave dacarico, fu straziante. Luca, che in seguitoscrisse il terzo dei vangeli sinottici, accom-pagnò Paolo nel suo viaggio. La sua narra-zione è un capolavoro di accuratezza, fin neiminimi dettagli. La descrizione che Luca fadel viaggio di Paolo a Roma, spicca comeuno dei resoconti biblici più vividi. I dettagliriguardo i navigatori del primo secolo sono

così precisi e la descrizione delle condizionidi navigazione nel Mediterraneo orientalecosì accurata che anche i più scettici hannodovuto ammettere che non può che trattarsidi un giornale di bordo» (Longenecker,pag.556).

I resti di diverse navi simili a quelladescritta da Luca sono stati trovati sui fondalidel mar Mediterraneo. Essi supportano laprecisione del racconto di Luca. «Questenavi per il grano non erano piccole», notaBarclay, «Esse potevano essere larghe più diquarantadue metri e ampie undici. Ma certa-mente nel caso di una tempesta avevanogravi svantaggi. Erano uguali sia a prua chea poppa, eccetto per il fatto che la poppa eraallungata come il collo di un’oca. Non ave-vano il timone come le navi moderne, maerano guidate da due grandi pagaie, che fuo-riuscivano dalla poppa da entrambe le parti.Erano, perciò, difficili da governare. Inoltre,avevano solo un albero e su quell’albero unagrande vela quadrata, fatta a volte di lino e avolte di pelli. Con una vela come quella nonpotevano navigare contro vento» (DailyStudy Bible, commento agli Atti 27:21).

Nel viaggio verso Roma, Paolo e il suocompagno fecero naufragio vicino all’isoladi Malta e a malapena giunsero sulla spiag-gia senza annegare. I Maltesi furono moltoospitali con loro, e ascoltando Paolo, molti siconvertirono. Paolo e Luca e gli altri naufra-

ghi dovettero attendere nell’isola molti mesiperché un’altra nave li conducesse a Roma.

Lungo la via Appia

Il racconto di Luca continua: «E cosìvenimmo a Roma. Or i fratelli, avute nostrenotizie, di là ci vennero incontro sino al ForoAppio e alle Tre Taverne» (Atti 28 : 14-15).

Secondo le testimonianze archeologi-che e letterarie, Luca racconta accuratamentela strada percorsa per entrare in Roma, cioèda ovest, dove si trovava il porto più vicino.«Paolo e il suo contingente andarono versonordovest da Napoli per raggiungere Romasulla «via Appia», la più antica, la più drittae la più perfetta di tutte le strade dell’Impero,intitolata al censore Appio Claudio checominciò la sua costruzione nel 312 a.C..Durante i sette giorni di sosta a Pozzuoli, lanotizia dell’arrivo di Paolo in Italia rag-giunse Roma. Così un gruppo di «fratelli»gli andò incontro per salutarlo e scortarlofino alla città imperiale. Alcuni gli venneroincontro fino al Foro Appio (Appii Forum),una delle ‘stazioni di fermata’ posizionateogni quindici o venti chilometri lungo l’in-tera lunghezza della strada romana… Altrifino alla Locanda delle Tre Taverne, un’altrastazione di fermata a circa cinquantacinquechilometri da Roma» (Ibidem, commentoagli Atti 28:15).

Il libro degli Atti degli Apostoli, scrittada Luca per quanto riguarda i viaggi diPaolo, ci fornisce un racconto dettagliato edaccurato delle missioni apostoliche com-piute da Paolo nel corso del primo decenniodella Chiesa. Il libro degli Atti, una parteimportantissima del Nuovo Testaemento,termina con l’attesa da parte di Paolo diun’udienza imperiale. Da storici di epoca piùrecente apprendiamo che egli fu liberato econtinuò i suoi viaggi apostolici per diversianni, fino a che fu di nuovo arrestato, depor-tato di nuovo a Roma, dove fu imprigionatoe alla fine decapitato.

Continueremo questa serie con unosguardo a quelle testimonianze archeologi-che che arricchiscono di dettagli alcune dellelettere di Paolo alle congregazioni e ai mem-bri della Chiesa originale. BN

14 La Buona Notizia

Le parole scolpite in greco su questa pietra del tempio in Gerusalemmeavvertono che solo agli Israeliti era concesso di entrare nei cortili interni del tempio.

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Non era facile essere amici e com-pagni di viaggio dell’apostoloPaolo. Questi viveva una vitadifficile, sempre in viaggio e

qualche volta molto pericolosa. I suoinemici dicevano che fosse un agitatore, unsobillatore, che calunniava i Giudei, suoiconnazionali, e disonorava il tempio e, oltrea ciò, disdegnava l’autorità dell’onnipotenteImpero Romano.

In realtà erano i nemici di Paolo i verisobillatori: «...Abbiamo dunque trovato chequest’uomo è una peste», essi dicevano,«che eccita sedizioni fra tutti i Giudei delmondo, ed è a capo di una setta dei Naza-reni» (Atti 24:5). Queste accuse avrebberopotuto mandare qualcuno in prigione, e nelcaso di Paolo lo fecero. Pochi osavanoaccompagnare o fare visita a Paolo in questapericolosa ed umiliante circostanza.

Ma Luca osò. Pochi furono così teme-rari come Luca, compagno ed amico fidatodi Paolo.

Luca stette al fianco di Paolo in più diun viaggio missionario, uno dei quali duròcirca due anni consecutivi. Ogni giorno pas-sava davanti alle guardie romane, che ave-vano ormai accresciuto il loro rispetto versodi lui. La sua costanza, infatti, gli procuravaammirazione: era fedele e costante, precisocome un orologio.

Luca era fedele perché aveva un com-pito: scrivere la storia dei primi anni dellaChiesa fondata dal Figlio di Dio, Gesù diNazareth. Solo una cosa era più importanteper Luca dell’essere amico di Paolo: la suaconsacrazione come servo fedele del suoMaestro, Gesù di Nazareth.

Luca fu una fonte di grande incoraggia-mento per Paolo, quando questi fu arrestatoa Roma, sebbene non avesse commessoalcun crimine né contro Giudei, né controGentili. Ma Paolo sapeva, grazie a una rive-lazione divina, che sarebbe stato testimonedi Dio davanti a Cesare in Roma (Atti27:24). E così accadde.

I tempi e le circostanze misero Paolo adura prova. Aveva bisogno di incoraggia-mento, che Dio gli procurò attraverso l’aiutoamichevole e sensibile di un medico, unuomo chiamato Luca.

Agli arresti domiciliari per almeno due

anni, Paolo era libero in casa propria diinsegnare e predicare il Vangelo del Regno,sia ai curiosi sia a coloro ch’erano chiamatida Dio (Atti 28:16, 30-31). I suoi sforzi det-tero buoni frutti: l’insegnamento di Paoloconvertì perfino alcuni membri della casa diCesare (Filippesi 4:22).

L’esperienza di Luca

Chi era quest’uomo che non solo inco-raggiò Paolo nei momenti di maggiore dif-ficoltà, ma che scrisse anche due libri delNuovo Testamento? Le Scritture ci diconopoco di lui, ma noi possiamo desumerequalcosa leggendo l’opera di Luca e cono-scendo l’epoca in cui visse.

La prima Chiesa era prevalentemente

giudaica. Gesù, i primi apostoli e quelli cheseguirono, come Paolo, erano tutti Giudei.Ma il libro degli Atti dichiara che, dopoalcuni anni, anche i Gentili (cioè i non-giu-dei) accettarono il messaggio degli apostolie diventarono membri della Chiesa fondatada Gesù.

Luca pare sia stato uno dei primi Gen-tili convertiti al Cristianesimo. Dove vieneindicato nelle Scritture che lui non fosse unGiudeo? Nel versetto dei Colossesi 4:10-14Paolo cita prima tre dei suoi compagni e col-laboratori, di stirpe giudaica in quanto «cir-concisi». Poi egli menziona Luca,

distinguendolo dai Giudei. Luca era un uomo di cultura, un lingui-

sta. Egli parlava e scriveva il greco, masapeva anche conversare e scrivere inebraico, aramaico e greco ellenico. La suapadronanza del greco farebbe desumereprovenisse proprio dalla Grecia. La suadedizione ci dimostra che aveva un animonobile.

Luca era educato, creativo e dotato digrande talento. Tra i popoli mediterraneidell’epoca, i greci erano ben educati e pre-parati, specialmente in filosofia, oratoria,nella scrittura e nella matematica. Persino ipiù potenti capi romani prediligevano la cul-tura e l’educazione dei greci, che sotto Ales-sandro il Grande avevano costruito un

potente impero, che superava i

Luca restò al fianco di Paolo agli arresti domiciliari peralmeno due anni. Ogni giorno Luca entrava ed usciva daquella casa passando davanti alle guardie romane, le qualiimpararono a conoscerlo e a nutrire gran rispetto per lui.

Settembre-Ottobre 2001 15

LucaI l « m e d i c o d i l e t t o » d e l l ’ a p o s t o l o P a o l o

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romani nella dominazione delle regioni delMediterraneo e nel Medio Oriente.

I greci dettero al mondo i più famosioratori, godevano di grande considerazioneper le loro abilità letterarie e creative, da quila diffusione delle loro discipline educative.Alcune delle opere di filosofi e retorici grecivissuti 2500 anni fa vengono ancora citatedalla filosofia moderna e dalla scienza dellacomunicazione contemporanea.

Non dovrebbe sorprendere, alla luce diqueste circostanze, che Dio abbia chiamatoun greco per scrivere uno dei quattro Van-geli del Nuovo Testamento. Né dovremmoessere sorpresi che Luca abbia scritto la sto-ria conclusiva delle prime decadi dellaChiesa originale, il libro degli Atti degliApostoli, durante le quali analizzò conminuzia lingue e culture.

Luca è l’unico scrittore di stirpe gentile

del Nuovo Testamento. Il Vangelo che portail suo nome e il libro degli Atti sono dueparti di un’opera più ampia. E’da notare cheLuca conclude il suo Vangelo con l’imma-gine di Cristo risorto, immortale, e cominciail libro degli Atti con lo stesso Gesù. Indi-rizza entrambi i libri alla medesima persona,«Teofilo» (Luca 1:3; Atti 1:1).

Teofilo, il cui nome significa «amico diDio», non appare da nessun altra parte nelleScritture. Forse anch’egli era un Gentile,poiché Luca si preoccupò di descriverglialcune delle usanze e tradizioni giudaiche»(Luca 1:4). Alcuni studiosi hanno conclu-sero che Teofilo era un ricco benefattoreconvertito, il quale dette a Luca i mezzinecessari affinché questi potesse viaggiare,raccogliere testimonianze e scrivere il Van-gelo di Cristo e il libro degli Atti degli Apo-stoli, anche come testimone oculare. Si notiche Luca gli scrive chiamandolo «eccellen-tissimo Teofilo» (Luca 1:3). È un titolo que-sto tipicamente usato per insignire gli altiufficiali del governo romano (confronta Atti23:26), e probabilmente Teofilo occupava

proprio tale posizione.Le Scritture dicono che Luca fosse un

medico (Colossesi 4:14). Un medico all’e-poca di Luca non era la stessa cosa di unmedico moderno, poiché la scienza medicanon era certo molto avanzata. Anche in que-sto, però, i Greci erano di gran lunga supe-riori agli altri popoli Gentili, in materia cioèdi scienza, medicina e comprensione delfunzionamento del corpo umano.

Un medico dell’epoca di Luca potevalavorare con il corpo e con la mente, seb-bene non avesse a disposizione la strumen-tazione del moderno chirurgo. Da bravomedico, Luca era sempre interessato albenessere della gente, e ciò è evidente neisuoi scritti (Colossesi 4:14).

Luca mostrò il suo profondo interesseper il benessere di donne e bambini in parti-colare, così come sottolineato nel suo Van-gelo. In Giudea, come in altri luoghi delmondo conosciuto, nell’epoca di Luca, gliuomini giudaici ringraziavano Dio ognimattina per non essere nati né Gentili, néschiavi né donne. Queste erano collocate ai

più bassi livelli della società. Ma Lucainvece trattava le donne con rispetto, ono-randole. Non a caso Luca racconta la nascitadi Cristo dal punto di vista di Maria. Egliscrive di Elisabetta, di Anna, della vedova diNain, della donna che unse i piedi di Gesùnella casa di Simone il Fariseo. Lucadescrive Marta e Maria, e Maria Madda-lena.

Un invito ai Gentili

Luca sembra aver scritto soprattutto peri Gentili, sebbene non solamente per loro. Inconfronto con gli altri tre Vangeli, infatti,quello di Luca è scritto in maniera molto piùfacilmente comprensibile per un Gentile.

Per esempio, Luca usava date romanenella sua opera per identificare l’imperatoree il governatore romano. Nei suoi scritti,Luca usava spesso termini greci equivalentia quelli ebraici, che sarebbero state com-presi più facilmente dai greci. Per esempio,lui non usava il termine giudaico rabbi, mauna parola greca che significava “capo”.Inoltre, quando tracciò la discendenza diGesù, egli risalì ad Adamo, il progenitore ditutto il genere umano, piuttosto che fermarsiad Abramo, come aveva fatto Matteo .

Queste piccole differenze fanno capireche Luca, probabilmente, scrisse il suo librodel Vangelo in modo che i Gentili potesseropiù facilmente identificarsi con Gesù e iSuoi insegnamenti. Molti studiosi affer-mano che il Vangelo di Luca è il più sem-plice da leggere dei quattro e il piùcomprensibile di tutte le narrazioni e le let-tere del Nuovo Testamento.

Luca, lo storico accuratissimo

Sembra che Luca abbia scritto il suoVangelo intorno all’anno 60-61 d.C., circatrent’anni dopo la morte di Gesù. Possiamorisalire a quell’epoca, esaminando i fatti delperiodo in cui egli scrisse il libro degli Atti.

Luca inizia a scrivere il libro degli Attidegli Apostoli facendo riferimento a «il suoprimo libro», chiamato Vangelo secondoLuca (Atti 1:1). Il capitolo conclusivo degliAtti termina con la descrizione degli eventiche precedettero le persecuzioni dei cristianida parte di Nerone (versetto 65). Il libro ter-mina con Paolo agli arresti domiciliari inRoma, in attesa del processo per le accuse asuo carico. Nessuna menzione è fatta di unprocesso o di un verdetto.

Molti studiosi della Bibbia, perciò, con-cordano sul fatto che gli Atti furono scrittiintorno al 63 e riflettono gli eventi dellaChiesa fino a quel tempo. Perciò, se Lucascrisse gli Atti allora, deve aver scritto il suoVangelo pochi anni prima, intorno al 60-61.La storia riporta che i Romani rilasciaronoPaolo dalla casa nella quale era agli arresti,ma Nerone più tardi lo fece imprigionare dinuovo e, intorno all’anno 66, lo fece decapi-tare fuori le mura di Roma.

Ovviamente Luca non fu testimonedelle opere e degli insegnamenti di Gesù,ma fu colui che integrò con generosità letestimonianze di altri (Luca 1: 1-2).

Nell’esaminare il Vangelo secondoLuca, si nota con quanta cura ed attenzioneegli l’abbia redatto. Nei primi versetti, egliasserisce che la sua opera è il prodotto diun’attenta ricerca. Fa notare che egli basa lesue dichiarazioni su informazioni «traman-date a noi da quelli che da principio furonotestimoni oculari» (versetto 2). Luca ebbel’opportunità di avere colloqui con Paolo egli altri apostoli di Gesù, e ascoltò con atten-zione le loro storie e le loro testimonianze,annotando tutto.

Gran parte del Vangelo secondo Luca ècostituita da materiale non presente neglialtri tre libri della vita e dell’opera di Cristo.Ciò dimostra che Luca cercò ed interrogò

La profonda stima e affetto di Paolo per Luca trasparequando parla di lui chiamandolo «il medico diletto...»

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Settembre/ottobre 2001 17

altri testimoni che avevano assistito aglieventi da lui documentati.

Luca fu uno storico meticoloso. E’ danotare il suo attento lavoro, ad esempio ilmodo in cui determina la data della com-parsa di Giovanni il Battista, facendo unasorta di controllo incrociato di sei riferi-menti contemporanei: «Nell’anno decimoquinto dell’impero di Tiberio Cesare [1],essendo Ponzio Pilato governatore dellaGiudea [2], ed Erode tetrarca della Galilea[3], e Filippo, suo fratello, tetrarca dell’Itu-rea e della Traconitide [4], e Lisania tetrarcadell’Abilene [5], sotto i sommi sacerdoti [6]Anna e Caiàfa, la parola di Dio fu diretta aGiovanni...» (Luca 3:1-2). Tutto ciò è dimo-strazione di accuratezza e meticolosità,caratteristiche dei suoi scritti.

Quando cominciò a scrivere il librodegli Atti, Luca ebbe l’opportunità di inter-rogare molti testimoni oculari. Luca scrissedei dodici apostoli negli Atti 1-12, poi diPaolo e degli altri, negli Atti 13-28. Eglianalizzò gli insegnamenti di Gesù e laloro transizione negli insegnamentidella Chiesa. Il libro degli Atti con-fermò che ciò che Gesù insegnò e pra-ticò fu davvero insegnato e praticatodagli apostoli e dalla Chiesa del primosecolo.

Lo stesso Luca partecipò adalcuni degli eventi da lui stesso docu-mentati. Viaggiò con Paolo nel suosecondo e terzo viaggio missionario(si noti l’uso implicito del pronome«noi» con cui inizia Atti 16:10, in cuiLuca diviene uno degli abituali com-pagni di viaggio di Paolo per il restodel libro).

Luca viaggiò con Paolo a Roma e sem-bra che sia stato con lui durante i due anni incui l’apostolo venne messo agli arrestidomiciliari (Atti 28:30-31). Ancora unavolta si noti l’uso implicito del pronome«noi» negli Atti 28:10-16. Durante quei lun-ghi giorni, Luca senza dubbio colse ogniopportunità per documentare molte storieaccadute in precedenza e per cogliere ricordie racconti personali.

Impariamo da Luca

Possiamo imparare molto dal caratteredi Luca. Egli era studioso e meticoloso nar-ratore di Cristo e degli apostoli, e special-mente di Paolo. Anche noi dovremmo porremaggiore attenzione quando parliamo oscriviamo degli altri. Dovremmo stareattenti a dire sempre «la verità nell’amore»

(Efesini 4:15).Luca era intelligente e deciso nel dire

sempre la verità. Non presumeva le cose,ma le controllava con cura. Atale proposito,egli elogia l’esempio dei Bereani, che, dopoaver ascoltato Paolo, «ricevettero la Parolacon ogni premura, esaminando tutti i giornile Scritture per vedere se le cose stavanocosì» (Atti 17:11). Anche noi dovremmoessere certi che le nostre convinzioni sianofermamente fondate sulla Bibbia.

Luca era un uomo colto. Noi, nella qua-

lità di seguaci di Cristo, dobbiamo conti-nuare a migliorare la nostra istruzione e ciul-tura. Naturalmente senza mai avere lapresunzione di essere già a conoscenza ditutto e senza vanità.

Luca era fedele a Dio, a Gesù e agliApostoli. Egli era fedele a Paolo come ad unamico fidato, standogli accanto sia neigiorni buoni sia in quelli cattivi. Anche noidovremmo aspirare a questo genere difedeltà, affinché Iddio ci consideri «Suoifigli diletti». BN

Luca colse ogni opportunità per visitare Paolo agli arrestidomiciliari in Roma, per farsi raccontare personalmente tuttele cose straordinarie che erano accadute per poi scriverle inquel magnifico libro oggi chiamato Atti degli Apostoli.

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contesa concernente il controllo dellaPalestina e della città di Gerusalemme!Questa città è adesso solo un insieme dicase antiche e nuove. Ma, secondo la pro-fezia biblica, essa è destinata a diventare lacapitale del mondo, e sarà chiamata il«Trono dell’Eterno» (Geremia 3:17; Zac-caria 1:17; 8:22). Questo spiega perché lemaggiori forze religiose se la contendonofacendosi guerra a vicenda.

Una «pietra» pesante per tutti

La profezia biblica ha predetto dasecoli questa contesa tra le nazioni. E’scritto: «Parola dell'Eterno che ha disteso icieli e fondata la terra e che ha formato lospirito dell'uomo dentro di lui: Ecco, iofarò di Gerusalemme, una coppa di stordi-mento per tutti i popoli all'intorno... E iofarò di Gerusalemme una pietra pesanteper tutti i popoli...» (Zaccaria 12:1-3).Anche per i Giudei, tornati a governaresovranamente la «Cittadella di Davide»dopo venticinque secoli di Diaspora,Gerusalemme è ancora una «pietrapesante», a causa della corruzione quiviesistente; contraddizione molto evidente aivisitatori.

Cosa c'entrano l’America e il terrori-smo con la contesa Arabo-Israeliana suiterritori in Medio Oriente?

Oggi appare sempre più chiaro che lagran parte degli Americani e gli Israelianisono alleati, quasi una stessa famigliabiblica. Infatti, la maggior parte dei fonda-tori della Costituzione degli Stati Unitireclamavano di essere discendenti fisici diManasse, una delle tribù dell'antica Casad’Israele. L'America è sempre stata «terrad'asilo», il «nuovo mondo», specialmenteper tutti gli Ebrei che furono costretti a fug-gire dalle inquisizioni e dalle persecuzioniin Europa. E ancora oggi, la spina dorsaledell'economia americana è sostenuta prin-cipalmente dal mondo ebraico quivi resi-dente. Così come pure quella d'Israele. Gliattentati dell’11 settembre, hanno volutocolpire gli interessi e l'immagine deimoderni israeliti, in America come inIsraele e in Europa.

Per anni, attraverso le pagine dellenostre pubblicazioni, noi abbiamo parlatodi queste cose e avvertito i nostri lettori che

gli eventi mondiali avrebbero preso questatriste piega. Per anni abbiamo citato le pro-fezie bibliche che parlano di una futura«distretta per Giacobbe». Abbiamo piùvolte menzionato le parole del profetaZaccaria, circa il fatto che Gerusalemmesarebbe diventata «una coppa di stordi-mento per tutti i popoli... e questo concer-nerà anche i Giudei, quando si cingeràd’assedio Gerusalemme... Tutti quelli chese la caricheranno addosso ne sarannomalamente feriti...» (Zaccaria 12:3). Laprofezia dice chiaramente che chiunqueprende possesso di Gerusalemme ne«rimarrà malamente ferito»! E’ successonei secoli passati. La storia si ripete. Que-sta grave ferita si sta già allargando inPalestina con il conflitto arabo-israeliano.La profezia ha iniziato ad adempiersianche negli Stati Uniti dAmerica e inEuropa, dal momento che queste nazionisi stanno facendo coinvolgere nel conte-zioso. Ne rimarranno malamente feriti«Tutti quelli che se la caricherannoaddosso», dice la profezia.

Ma per quale motivo?Combattono per la Gerusalemme sba-

gliata! Tutti combattono per una Gerusa-lemme fatta di pietre, trascurando quellaleggera, fatta di Spirito e di Giustiza, allaquale dovrebbero maggiormente anelare.

Abramo, il patriarca degli Arabi edegli Ebrei, era un uomo pacifico, pieno difede nella giustizia di Dio. Egli non cercòmai di impossessarsi della «terra pro-messa», né con il denaro, né con gli atten-tati terroristici, né con la guerra. Ai suoiconnazionali, l’apostolo Paolo dovettericordare che il patriarca Abrahamo «perfede soggiornò nella terra promessa, comein terra straniera, abitando in tende conIsacco e Giacobbe, eredi con lui dellastessa promessa» (Vedere Lettera agliEbrei, cap. 11:9). Questi concetti sono sco-nosciuti ai belligeranti.

La vera Gerusalemme santa

L’episodio di Abrahamo che liberasuo nipote Lot dagli eserciti nemici, fapensare che non gli mancava la forza diimpossessarsi anche di vasti territori dellaterra promessagli da Dio. Abrahamo perònon cercò di adempire la promessa di Diocon la violenza, «perché aspettava la cittàche ha i veri fondamenti e il cui architettoe costruttore è Dio» (versetto 10)!

La vera Gerusalemme è una terra da

ricevere in dono e non una terra da pren-dere con la forza. Ciò ha sempre fatto ladifferenza fra la guerra e la pace, fra coloroche servono realmente Iddio e quelli cheservono i loro disegni umani.

La Gerusalemme architettata ecostruita da Dio è la «Chiesa di Dio», laChiesa fondata da Gesù Cristo! In essa cisarà posto per tutti coloro che si ravvedono- anche per gli Arabi, e i Talebani. «Nonc’è qui né Giudeo, né Greco; non c’è néschiavo né libero», afferma l’apostoloPaolo, «perché siamo tutti un solo popoloin Cristo Gesù. E se siete di Cristo, sietedunque progenie d’Abramo; eredi,secondo la promessa» (Galati 3:28-29). Sequesta promessa divina si applica ai Gen-tili che si convertono a Cristo, quanto dipiù si potrà adempire per gli Arabi,anch’essi discendenti fisici di Abrahamo.

La vera Gerusalemme, quella santa, èquella fatta di persone che ricevono lo«Spirito Santo» come conseguenza del-l’ubbidienza a Dio (Atti 5:32)! Non èquella dove si sparge odio e sangue. Essa è«libera» di questi peccati ed è fatta di per-sone in ogni parte del mondo che osser-vano realmente la «giusta e perfetta leggedi Dio» (Isaia 2:3; Romani 7:12).

La vera Gerusalemme, quella santa diDio, non era ben compresa nemmeno daiCristiani ebrei di duemila anni fa, ai qualil’apostolo Paolo dovette spiegare che essiora, per tramite di Cristo, non erano«venuti al monte [o ad una terra] - che sitocca con la mano». Ma «voi siete venuti...alla città dell’Iddio vivente, che è la Geru-salemme celeste» (Ebrei 12:22).

Soltanto lo Spirito Santo in noi puòtrasformarci in cittadini della Gerusa-lemme spirituale ed eterna. E’ questa la«città di Dio», che riceverà le lodi di tutti ipopoli della terra (Isaia 62:7). E’possibilefar parte di questa città solo attraversoGesù Cristo (Atti :12), il mediatore delnuovo patto, grazie all’aspersione del Suosangue, che parla meglio di quello diAbele» (Ebrei 12:23-24).

I segni dei tempi

La profezia biblica rivela che, quandola città fisica di Gerusalemme «sarà cir-condata e presa» dagli eserciti di moltenazioni, allora Gesù Cristo tornerà sullaterra, questa volta con l'immortalità e l'on-nipotenza di Dio. «I suoi piedi si pose-ranno in quel giorno sul Monte degli Ulivi

Dov’era Dio(Continuazione dalla pagina 3)

18 La Buona Notizia

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ch’è dirimpetto a Gerusalemme...» (Zac-caria 14:3-4; Atti 1:11-12).

Gesù Cristo interverrà tangibilmenteper fermare la guerra finale ed instaurare ilSuo regno di pace e di giustizia su tutto ilpianeta. Noi davvero ci stiamo avvici-nando alla fine del dominio dell'uomo sul-l'uomo e all'inizio del meraviglioso eperfetto e giusto governo di Dio, visibile etangibile sulla Terra. Tutti i popoli sarannoistruiti a vivere in pace, rispettandosi eonorandosi a vicenda.

Ogni effetto ha la sua causa

Nel frattempo, per quel che riguarda ilnostro futuro, dovremmo cercare di risve-gliare lo spirito, anziché l’economia sol-tanto. Dovremmo umilmente ammetterele nostre colpe davanti a Dio e ravvederci,tornando ad osservare i comandamenti diDio. Perché l’uso immorale che moltifanno della libertà è spesso una violenzanon meno criminosa di quella dei Tale-bani. Lo spreco di divertimenti permissivi,la droga, i vizi, il libero commercio dellapornografia e gli annunci di prostituzioneregolarmente pubblicizzati da certi gior-nali quotidiani, ad esempio, sta legaliz-zando sempre più il massacro spirituale dimilioni di giovani! Non meno grave dellatragedia dell’11 settembre.

Alcuni non credono che ci siano col-legamenti fra le tragedie e il comporta-mento immorale. Questo non si riferiscealle vittime sepolte sotto le macerie delWorld Trade Center. Si riferisce al fattoche ci sono precise responsabilità da partedi quei leader che hanno pubblicamentecalpestato i principi morali all'insegna deldenaro e dei piaceri carnali. Dio permetteche ci vadano di mezzo gli innocenti, per-ché il loro sangue ricada sulla testa deiresponsabili e per lasciare una lezione sto-rica indelebile (Ezechiele 33:6)..

Ma, siamone certi, Gesù ha detto che«perfino i capelli del nostro capo sonocontati... e che nessuno di quei morti è per-duto per sempre» (Luca 12:7; 21:18).Quello che Dio permette è solo per indurreal ravvedimento e donarci la salvezza.

Adispetto dell'impegno sincero di unasempre più ridotta minoranza della nostrasocietà, mossa ancora da sani principi,continuano a dilagare varie forme di dege-nerazione morale, nel nome di una libertàsenza limiti. Sotto queste condizioni le«maledizioni» descritte in Levitico 26 e

Deuteronomio 28, e in altri libri della Bib-bia, diventano automaticamente inevita-bili, come da tempo è stato predetto:«L’Eterno ti colpirà di consunzione, di feb-bre, d’infiammazione... di carbonchio...»(Deuteronomio 28:22). Questa logica, sto-ricamente provata, è applicata a qualsiasinazione del mondo, in ogni epoca. Ognivolta che un popolo tende ad abbondanarei principi fondamentali di Dio, gradual-mente perde anche il proprio benessere, lapropria salute e sicurezza.

Le forze oscure del male però hannoben poco da gioire, perché non c'è nullache accada senza il permesso di Dio. Perl'adempimento della redenzione finale ditutto il genere umano. Questo vuoleinfaffti essere un amorevole avvertimentoe una testimonianza alle nazioni. La mag-gior parte di esse continuerà a non ascol-tare questo richiamo. Ascolteranno infuturo. Ma questo è anche un richiamo alnostro ravvedimento personale.

Cosa dobbiamo fare?

Individualmente possiamo svegliarcidal sopore spirituale e renderci conto diquanto siano pericolosi i tempi in cuistiamo vivendo. Questo dovrebbe indurcia sperare e a pregare: «Padre nostro che seinei cieli, venga il tuo regno». Il Regno diDio verrà ben presto su questa travagliataterra, per instaurare quella pace e quell'u-nità, e quella giustizia, che nessun popoloha mai saputo genuinamente costruire.

Come è confortante la nostra fede nelfatto che il Creatore di tutte le cose stabiliràper certo il Suo meraviglioso regno sullaterra, per la serenità e il benessere di tutticoloro che rispondono umilmente alla Suasanta chiamata.

La pace e la sicurezza promessa dagliuomini, sarà sempre di più una tragicadelusione. Siamo già costretti a viverenella profetizzata angoscia della guerra edel terrorismo. Ma i veri discepoli di Cri-sto non si perdono d'animo in tempi cosìdifficili. Al contrario. Essi mantengono illoro sguardo verso il loro Maestro, «ilCreatore di tutte le cose» (Colossesi 1:16).

Quelli che hanno orecchi per udire, eun cuore umile, dovrebbero approfondirela conoscenza della Parola di Dio, la Bib-bia, per iniziare a metterla in pratica seria-mente, con grave senso di responsabilità,per la loro salvezza personale e quella deiloro cari.

Se percorriamo la via di Dio, potremoessere colpiti, ma nessun male ci potrà col-pire durevolmente. Dice lo spirito profe-tico che «anche quando ci trovassimo adattraversare la valle dell'ombra dellamorte, non avremo da temere malealcuno» (Salmo 23:4). Dio è la fonte dellanostra forza, del nostro coraggio, dellanostra speranza e, soprattutto, della nostrarisurrezione e vita eterna. Egli ci conforta,ci protegge e provedde alle nostre neces-sità. Ricordiamo la promessa di Gesù Cri-sto: «Nessun capello di coloro che sonomorti è perduto per sempre»! (Luca 21:18,in parafrasi).

Davanti alla minaccia di nuovi atten-tati terroristici, sono annunciati controllipiù severi e misure di sicurezza più rigide.Ma un altro pericolo è che con il passaredel tempo ci si abituerà alla crisi. E la vigi-lanza si allenterà. «Quando diranno: Pacee sicurezza -- allora di subito una improv-visa rovina potrà venirci addosso...»(1Tessalinicesi 5:3, in parafrasi).

Purtroppo, ciò si ripete anche nellospirito dell’uomo. Come si abbassa laguardia per i pericoli materiali, similmenteavviene anche nei confronti dei pericolispirituali: dopo la paura e il risveglio allasobrietà per una tragedia improvvisa, c'èl'umana tendenza a dimenticare e a tornarenella corruzione. Ciò non deve accadere anoi. «Vegliate», dice Gesù Cristo, «Siatesempre pronti, perché nell'ora che nonpensate, il Figliolo dell'Uomo verrà»(Matteo 24:44). I giorni sono bui, maricordiamo che oltre il tunnel c'è la luce delnostro Salvatore Gesù Cristo. Preghiamoper ricevere da Dio la salvezza.

Dio c’era l’11 settembre. Egli ha gri-dato e pregato e pianto, assieme ai Suoifigli sulla terra. Egli c’è anche in questoistante, con la certezza che l’umanità «saràun giorno liberata dalla schiavitù della cor-ruzione, per entrare nella libertà della glo-ria dei figliuoli di Dio» (Romani 8:21).

Ricordiamo la promessa di Dio:assieme alle dure prove che potrannocaderci addosso, Egli ci darà anche la forzaper sopportarle e il modo per uscirne vin-citori. Sappiamo che questa promessavale oggi per l'America, per l’Europa e perqualsiasi altro popolo e persona che siumilia davanti all'Iddio Creatore.

Dopo la correzione, Egli ci darà tempistraordinariamenti migliori. E ciò che Diopromette, così sarà! BN

Settembre-Ottobre 2001 19

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