“Dio che non esisti ti prego” -...

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1 “Dio che non esisti ti prego” Villa Buzzati, dove naque Dino. CHI È DINO BUZZATI? Cento anni fa, il 16 ottobre 1906, na- sceva in località San Pellegrino, si- nistra Piave, tra Belluno e Visome, Dino Buzzati, figlio di Giulio e di Alba Mantovani. MORIVA A MILANO IL 28 GENNAIO 1972. Ogni mattina, quando apro i balconi della mia camera, vedo sbucare dal verde tra gli alberi la rossa Villa Buzzati e la rossa chiesetta di S. Pelle- grino, distante in linea d’aria qualche centinaio di metri, dove si conservano le ceneri del grande Dino. Scrittore e romanziere di fama inter- nazionale. Anche apprezzato pittore. Su tutti i suoi innumerevoli scritti troneggia “Il deserto dei Tartari”, ro- manzo sempre capace di affascinare, di suscitare emozioni, di porre interro- gativi, di suggerire silenziose e per- sonali risposte che rinascono in do- mande spesso inquietanti. Il leit-motiv di Buzzati è: avvicinarsi inesorabilmente al “dopo”, cadenzato da quel tic, tic, della goccia d’acqua che sale le scale della vita e punta decisa verso la tua porta, ma non riuscire, con la forza della sola ragione, a dire se il “dopo” c’è e che cos’è. Belluno, piccola per la sua statura, gli andava a pennello per i periodi di riposo, vissuti passeggiando in soli- tudine, arrampicando con pochi ed esperti amici, riflettendo, scrivendo. Riflessioni che gli scoppiavano dentro a contatto con la natura inconta- minata. Riflessioni che piovevano nell’a- genda e, immediatamente o a tempi lunghi, sbocciavano in fatiche lette- rarie da molti attese e avidamente di- vorate. Una delle sue amate passeggiate soli- tarie estive era il percorrere a piedi, len- tamente, la strada che da La Cal di

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“Dio che non esisti ti prego”

Villa Buzzati, dove naque Dino.

CHI È DINO BUZZATI?Cento anni fa, il 16 ottobre 1906, na-

sceva in località San Pellegrino, si-nistra Piave, tra Belluno e Visome,Dino Buzzati, figlio di Giulio e di AlbaMantovani.

MORIVA A MILANO IL 28 GENNAIO1972.

Ogni mattina, quando apro i balconidella mia camera, vedo sbucare dalverde tra gli alberi la rossa VillaBuzzati e la rossa chiesetta di S. Pelle-grino, distante in linea d’aria qualchecentinaio di metri, dove si conservano leceneri del grande Dino.

Scrittore e romanziere di fama inter-nazionale.

Anche apprezzato pittore.Su tutti i suoi innumerevoli scritti

troneggia “Il deserto dei Tartari”, ro-manzo sempre capace di affascinare, disuscitare emozioni, di porre interro-gativi, di suggerire silenziose e per-sonali risposte che rinascono in do-

mande spesso inquietanti.Il leit-motiv di Buzzati è: avvicinarsi

inesorabilmente al “dopo”, cadenzatoda quel tic, tic, della goccia d’acqua chesale le scale della vita e punta decisaverso la tua porta, ma non riuscire, conla forza della sola ragione, a dire se il“dopo” c’è e che cos’è.

Belluno, piccola per la sua statura, gliandava a pennello per i periodi diriposo, vissuti passeggiando in soli-tudine, arrampicando con pochi edesperti amici, riflettendo, scrivendo.

Riflessioni che gli scoppiavanodentro a contatto con la natura inconta-minata.

Riflessioni che piovevano nell’a-genda e, immediatamente o a tempilunghi, sbocciavano in fatiche lette-rarie da molti attese e avidamente di-vorate.

Una delle sue amate passeggiate soli-tarie estive era il percorrere a piedi, len-tamente, la strada che da La Cal di

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Limana, passando per Madonna Parè,porta a Valmorel.

Era una scomoda mulattiera che zig-zagava sotto una fitta vegetazione,prima di sbucare sull’incantevole esolare Val Piana.

Il Comune di Limana, giustamente edoverosamente, gli ha dedicato un sen-tiero.

Scrivendo “I miracoli di Val Morel”Buzzati ha immortalato l’incantevolealtopiano.

Miracoli attribuiti a Santa Rita. Più che di un libro di devozioni è una

salutare provocazione contro una certareligiosità popolare.

Accompagnò i “Miracoli di Val Morel”con una serie di dipinti, alla manieradegli “ex voto”.

Poco prima di Val Piana, doveBuzzati immaginava fosse avvenutouno dei miracoli, è stato eretto un capi-tello dedicato alla Santa. Dentro c’è undipinto, uno dei suoi “ex voto”.

Suo grande ammiratore fu un altrotalento bellunese, il prete don AldoBelli, più conosciuto per le sue prodi-giose e avveniristiche opere nel campodella Carità, come il villaggio San Paoloal mare e la Villa Gregoriana sui monti,per famiglie giovani, per gruppi impe-gnati e per disabili con le loro famiglie.In realtà don Aldo fu anche un acutopensatore e studioso.

San Pellegrino è territorio della par-rocchia di Visome, dove don Aldo Bellifu parroco.

Ci furono degli incontri tra i due. Don Aldo, con il suo stile immediato,

gli chiedeva notizie sulla sua fede inDio.

Riceveva con altrettanta schiettezzala sofferta risposta: “Non sono un cre-dente, ma non sono un ateo. Sono in tra-vagliata ricerca”.

Il “dopo la morte” è il mistero che hasempre assillato il ragazzino, ilgiovane, l’adulto Buzzati.

Non trovò la risposta, ma non cessò laricerca.

Belluno, in occasione del centenariodella sua nascita, ha propositi degnidell’illustre concittadino.

PERCHÉ UN PRETE È COSÌINTERESSATO ADINO BUZZATI?

Umile debitore di Buzzati per averspesso spiluccato qua e là entro le suepotenti, indefinite, immortali parolescritte, ho pensato di dedicargli l’ar-ticolo di fondo dell’umilissimo bol-lettino parrocchiale “San Martino”.

“Ma come farlo parlare?” michiedevo.

Stavo per dichiararmi vinto, quando,provvidenziale, mi venne tra le mani illibro che sognavo su Buzzati.

Un libro che permette a me, prete,ammiratore dello scrittore, di capirlo inprofondità e di potergli esprimere lamia gratitudine per quella ricerca diDio che è presente in ogni suo scritto.

Mi ha fatto riflettere, mi ha reso uncredente più umile e bisognoso di esserepurificato dal dubbio.

Per l’ascetica cristiana la ricerca diDio è già alta spiritualità, è già essereun catecumeno della fede.

Buzzati fa capire che parte inte-grante dell’uomo è l’interrogativo sulmistero del “dopo la morte”. Mi conducea dire che la risposta non può venire solodalla ricerca razionale, per quanto ap-passionata.

Buzzati è il maestro dei discepoli chesi chiedono seriamente cosa ci aspettaoltre la famosa “Porta” che solo la mortepuò dischiudere.

Ma egli stesso si fa discepolo perenne-mente insoddisfatto quando, sbattendocontro la “Porta”, si ferma e non sa direchi e cosa ci sta al di là.

Gli balena il timore che il “dopo” siaun “vuoto eterno”, paventa che la “se-conda vita” sia il tedio.

Buzzati, l’inquieto incredulo, portamolti a chiedersi di Dio, dell’immor-talità, della vita eterna.

Porta i suoi lettori, me compreso, allesoglie della fede.

A quel punto si ferma, cede il posto adun Altro, che non può essere in carne edossa come lui.

Buzzati non lo vede. Ma chissà quanti

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lettori, in forza di Buzzati, sono arrivatia sentirlo e a dirgli: “Credo!”.

Egli, invece, vivrà di interrogativi. Farà della sua malattia e della sua

morte la domanda suprema.La risposta gli verrà, ma solo dopo.

Dopo aver varcato quella “Porta”.Oggi lo sa.A noi lascia in eredità l’inquieto ed

inestimabile patrimonio della ricerca.

IL LIBRO CHEMI FA DA GUIDA

Il prezioso libro, che mi capitò quasiper caso di trovare e leggere tutto d’unfiato, è uscito dalla penna di Lucia Bel-laspiga, giornalista (che dimostra di co-noscere Buzzati in modo mirabile). Ri-percorre i suoi scritti attraverso ilsentiero della sua interiorità e della suaspiritualità.

Il titolo del libro - “Dio che non esisti tiprego” - è colto da una delle celebri frasiche Buzzati scrisse nella poesia“L’Addio”. Una affermazione mozza-fiato, rivelatrice della battaglia con-tinua del Buzzati tra la necessità di sfo-ciare nel mare di Dio e l’incapacità di

arrivare alla fede con le sue sole forze.Bellaspiga non racconta Buzzati. Lo

fa parlare attraverso i suoi scritti.

* * *Il libro di Bellaspiga è presentato da

Vittorino Andreoli, che, incantato daltema, tratteggia, a par suo, il profilo diBuzzati che non ha paura di dire: “Ho bi-sogno di Dio! Non lo trovo. Mi ostino acercarlo. Morirò senza averlo trovato.Ma può essere che egli sia proprio lì adaspettarmi!”.

METODO SEGUITOCercherò di riportare alcuni brani del

libro della scrittrice e dell’introduzionedi Andreoli, usando il metodo deldialogo.

Io porrò alcune domande. Le rispostele ricaverò dalle pagine del libro.

Ringrazio gli autori. Ringrazio ilettori. Mi scuso con Buzzati se non sonoall’altezza dello scopo, che con un po’ dipresunzione mi sono proposto.

DIALOGOSignor Andrioli, quando e come ha co-

nosciuto Dino Buzzati?“Ero un giovane psichiatra e facevo

parte del gruppo A, coordinato da SilvioCeccato, il cibernetico con cui già la-voravo a Milano a quel progetto folle estraordinario che si chiamava l’AdamoII.

Ceccato perseguiva il sogno di poterfinalmente capire l’uomo, costruendolopezzetto per pezzetto.

A Rimini, nel gruppo A, parlavamodell’uomo, dei suoi bisogni, delle in-fluenze che subiva dagli altri, dentro lasocietà.

Settembre era atteso poiché sareiandato a Rimini per una settimana inmezzo ai grandi.

In quel settembre del 1967 incontraiper la prima volta Dino Buzzati.

Ricordo che stavamo camminandoinsieme dentro i padiglioni dellaBiennale in cui era esposta la musica...,quella che poi si chiamerà elettronica.

Mi pareva che si potesse parlare diuna psichiatria del suono... Ad un certo

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punto Buzzati disse: “Speriamo che aforza di tirare queste note, non si spac-chino”.

C’era sempre qualcosa di esplicito,ma anche di segreto in ciò che diceva,qualcosa di misterioso. È anche quantosi trova nei suoi scritti. Quando si cercadi riferirne il contenuto, ci si accorge chenon si è detto quasi nulla, perché mancaquell’inneffabile che c’è, ma sfugge.

Eravamo ospitati nel Grand Hotel diRimini.

La sera, dopo cena, era abitudinescendere al night club.

Dino aveva sempre con sé Armerina,questa donna stupenda, piena di vita,sembrava una dea madre...

A poco a poco sparivano tutti poiché siportavano in pista, saltavano, comepazzi.

Rimanevamo seduti solo Dino ed io.Parlavamo di tutto, di nulla, ma so-

prattutto era straordinario ascoltarlo.Si parlava di follia. Io ero l’uomo

della follia che già amavo, che ritenevonon dovesse essere giudicata solo nega-tivamente, ma fosse vista anche comeuna novità, soprattutto per la creazione,per l’arte. I folli come uomini compa-tibili con la creatività.

No, lui non era d’accordo, non amavala follia, forse ne aveva paura e so-steneva che la gente amasse il para-dosso, e si spaventasse ogniqualvoltaquel limite dello strano, dello strava-gante, del fantastico, diventasse invecefollia. Esattamente quello che poi si ri-trova nei suoi racconti, nei suoi ro-manzi”.

Cosa dice del libro di Lucia Bellaspigasulla fede-non fede del Buzzati?

“È un libro straordinario, che va allaricerca di quel segreto che Dino Buzzatiaveva dentro di sé. Il libro fa parlaresempre Dino Buzzati. Attraverso i passipresi dai racconti, dai romanzi, ecc.,appare un personaggio e lo si percepiscea poco a poco.

Il personaggio che appare è Dio, il Dioche c’è o forse non c’è. Per trovarlo ci fa se-guire un percorso strano dove si trovaprima il mistero. Il mistero che è dentro

il giardino, in quella natura fatta diboschi in cui tutto sembra silenzioso,invece si consuma una sorta di lotta.

Il mistero delle montagne, poi ancoradel mondo delle ombre.

Dal mistero all’apocalisse. DinoBuzzati è veramente il San GiovanniApocrifo della grande tradizione esca-tologica.

Le apocalissi e poi il problema dell’aldi là.

E così si arriva a Dio, perché di Dio siparla sovente”.

Dino Buzzati, 1942.

Si può dire che Dino Buzzati fu un ateo?“L’ateismo è insopportabile, è un ra-

dicalismo atroce di chi, non avendotrovato Dio, lo vuole negare anche aglialtri. Uno che si arrabbia con la stessaidea di Dio, con il suo stesso mistero e siaggrappa chissà dove, alla scienzapersino, così fragile, e tutto per colpireDio anche se non c’è. Lo vogliono uc-cidere anche se non ci fosse.

Oggi si deve parlare di credenti e dinon credenti e Dino Buzzati era un noncredente, ma lo era semplicementeperché non è mai avvenuto quell’in-contro che, solo, è capace di trasformareun non credente in credente.

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Credere, diceva Pascal, non è legato alvolere: “Non basta voler credere percredere”.

Tutti gli scritti di Dino Buzzati sonoavvolti dalla sacralità. Dentro a questasacralità c’è spazio per Dio, per un Dioche c’è e per un Dio che non c’è, e vienevoglia di pregare anche a colui che, per ilmomento, il Dio non ce l’ha”:

Cosa suggerisce a chi legge il “Dio chenon esisti ti prego” di Bellaspina?

“Il libro di Bellaspina parla, senza vo-lerlo, di non credenti e ne parla con quelrispetto che deriva proprio dal credere edal sapere che il credere non è uno statusdi privilegio, ma una continua ricerca.

Se i credenti credono veramente, nonpossono che rispettare ed amare coloroche non credono, i quali non possononon ammirare e rispettare coloro checredono in un Dio che i non credentiancora non hanno incontrato. Il non cre-dente ha una dignità che forse lo rendedebole di fronte agli uomini e di fronte alradicalismo religioso, ma inteneriscequel Dio che, semplicemente, nel giocodell’amore, ha pensato di nascondersi.Fino a quando?”.

Grazie signor Andreoli per averci in-trodotti nel cuore del libro di Bellaspigacon cui ora entro in confidenzialedialogo.

Gentilissima Lucia Bellaspiga, mi com-plimento per il prezioso contribito datocon il suo originalissimo libro sulla figuradel grande Dino Buzzati.

Vuole dirmi perché ha voluto scrivere suBuzzati un libro così provocante e ri-schioso?

“Buzzati si definiva un non credente.Eppure non c’è una sola pagina delle sueopere che non esprima trascendenza,ansia di quel Dio che per tutta la vitanon cessò di cercare.

Il libro ripercorre i racconti del mi-stero, le discese agl’inferi, le fini delmondo, il fantastico e il surreale che nefanno uno degli scrittori più amati e at-tuali, rintracciando quei “segnali” cheBuzzati percepiva come messaggi in-viati da un “Altrove”.

Mi propongo un viaggio nei testi piùsignificativi, senza stiracchiare larealtà e lasciando che a parlare siaBuzzati”.

Ed io con trepidazione mi preparo a farecon lei il viaggio entro il Buzzati. Andiamo.

“Non c’è racconto di Buzzati in cui nonsia presente un “Altrove”.

È soprattutto di notte, specie nei ple-niluni, che lo scrittore sente più fortel’afflato di un senso superiore dell’esi-stenza umana e più struggente la spe-ranza che un Messaggero da cogliereesista davvero.

Sentite cosa scrive in “Conigli sotto laluna”.

Adesso c’è la luna quieta, le finestresono spente, la fontana non getta più: si-lenzio. Sul prato quattro cinque piccolemacchie nere. Sono i conigli. Il giardino,l’erba, quell’odore buono, la quietaluna, la notte meravigliosa è loro.

I conigli stanno con le orecchie tese,aspettano, che cosa aspettano?Sperano di poter essere ancora piùfelici? Là, dietro il muretto... è tesa la ta-gliola. Loro non lo sanno...

Neppure noi sappiamo, quando in-sieme agli amici si gioca e si ride, ciò checi attende, nessuno può conoscere idolori, le sorprese, le malattie destinateforse all’indomani. Come i conigli noistiamo sul prato, immobili, con la stessainquietudine che ci avvelena. Dove ètesa la tagliola?

Uno degli incipit più famosi diBuzzati, inquietante e assurdo è il De-stino. Leggiamo nel racconto “Lagoccia”.

La senti? Disteso in letto nel buio,ascolti il suo arcano cammino. Come fa?Saltella? Tic, tic, si ode a intermittenza.Poi la goccia si ferma e magari per tuttala rimanente notte non si fa più viva.Tuttavia sale. Questa goccia non è comele altre, che cascano perpendicolar-mente... e alla fine fanno un piccoloschiocco, ben noto in tutto il mondo.Questa no: piano piano si innalza lungola tromba delle scale lettera E dello

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Il diavolo rappresentato dalla giacca vuota(Buzzati).

sterminato casamento. Non si sa da-vanti a che porta si fermerà.

In “C’è uno che ti spetta” Buzzati tral’altro dice:

-Un potente signore ti aspetta per to-glierti ogni pena... Ma tu, uomo, nonsai... C’è un uscio socchiuso. Spingilo.Entra. Con meraviglia vedrai qui scom-parire l’abbandono, la povertà... Haimai notato a destra del pianerottoloquella porta senza campanello né eti-chetta? Qui forse, per agevolarti almassimo, ti attende colui che vorrebberenderti felice... Prova a spingerel’uscio senza nome. Vedrai come cede...Ma tu non provi ad aprire, indifferenteci passi davanti, su e giù per le scalemattina e sera trascurando l’occasione.

Ma come escludere che sia ancora piùvicino colui che ti vuol bene? Mentre tuleggi queste righe egli forse è al di làdella porta, bada, nella stanza accanto.Ma tu uomo non ti alzi nemmeno, nonapri la porta, non accendi la luce... sevai, non lo vedi. Deluso, spegni, sbatti la

porta, torni di là... E così sprechi la vita.

Sentite che aneliti nel racconto “Lenubi”. L’attacco è veemente.

Uomini! Voi andate a dormire e aveteanche il coraggio di sbarrare le imposte.Nel frattempo le nubi bianche spintedal vento attraversano il cielo, meravi-gliose, una diversa dall’altra, migliaia emigliaia...

Non torneranno queste nuvole cosìimportanti? Che importa? Non è tuttacosì mal combinata la vita? Il meglionon si butta via? Dunque! Dormiamo,dormiamo bruti, mentre lassù tutto sideposita accuratamente nell’archiviodei cieli, non va perso un solo fiato dinebbia, un giorno lo ritroveremo.

Buzzati ha anche il coraggio dibussare alla spiritualità del prete, delvescovo, del papa. Lo scrive in “L’U-miltà”.

Mi permetto di raccontarvelo in brevecon parole mie e qualche frase sua.

Un prete va dall’eremita Celestino aconfessare un peccato così grave che nonriesce a pronunciarlo. - Non avrai micaucciso, immagino. Non ti sarai in-fangato d’orgoglio - lo aiuta il frate.

-Proprio così - confida il prete. - As-sassino? -. - No. L’altro -.

Il guaio è che il giovane prete provauna grande gioia quando si sentechiamare reverendo. L’eremita sorridedi tanto scrupolo e lo assolve.

Ma dopo qualche anno se lo ritrovadavanti, con un peccato più grave sulcuore:

- Se c’è qualcuno che mi chiama mon-signore, io... io...-.

Celestino ha capito: evidentemente sitratta di un sempliciotto che la gente sidiverte a prendere in giro.

Altri dieci anni, e il pretino ritorna:- Vedi, padre... adesso... se qualcuno

si rivolge a me chiamandomi eccellenza,io...-.

Con la sua pazienza a prova di bombal’eremita lo assolve ancora, e ancoraquando la gente gli scalda il cuore chia-mandolo eminenza.

Passa altro tempo e l’eremita ormai

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decrepito si vede davanti il solito prete,bianco e curvo anche lui:

- E adesso la gente come ti lusinga?Ormai ti chiama “sua santità” im-magino -.

Il prete con tono della più cocente mor-tificazione ammette il suo peccato ormaienorme d’orgoglio.

Padre Celestino dentro di sé sorrise.Tanto ostinato candore gli sembravacommovente.

Solo quando sta per morire, il ve-gliardo finalmente chiede qualcosa persé: che lo portino a Roma a vederealmeno per un attimo il Santo Padre.Ormai ha le ore contate quando dalontano nel salone vaticano vedeavanzare una sottile bianca figura unpoco curva. Il Papa! Com’era fatto?Che faccia aveva? È lì che con orrore Ce-lestino si accorge di non avere con sé gliocchiali, lui ch’era sempre stato miopecome un rinoceronte. Ma per fortuna labianca figura si avvicina e si ferma ad-dirittura accanto alla sua lettiga. L’im-magine si mette a fuoco e l’eremita lo ri-conosce: - Oh, sei tu, mio povero piccoloprete...-.

E nella vetusta maestà del Vaticano,per la prima volta nella storia, si assi-stette alla seguente scena: il SantoPadre e un vecchissimo sconosciutofrate... che, tenendosi per le mani, sin-ghiozzavano insieme”.

Ho capito perche lei titola tutti questiracconti come “metafore del divino”. Cifanno riflettere.

Ci muovono l’anima e anche il cuore.Qualche religioso piange, perché si sentecapito.

Ma Buzzati scrisse mai esplicitamente diDio e su Dio?

“Meno numerosi sono i racconti in cuiBuzzati nomina esplicitamente Dio. Emolto diversi da quelli in cui il Misteroera invece solo accennato, l’Evento con-tinuamente atteso o temuto ma mai rag-giunto. Il Potente Signore reso metaforae annunciato da un -assurdo amba-sciatore di un mondo che sarebbe potutoessere anche mio- (“Ombra del Sud”),ma che restava per lo più inattingibile.

Talvolta rivolge il suo pensiero a Dio,che scrive sempre con la maiuscola,spinto dal sincero bisogno di credere,ma piegato dall’incapacità di farlo,oppure coinvolto dall’amaro rimpiantoper una fanciullezza in cui pregare eavere fede era così facile mentre oggi glisembra lontano e incomprensibile.

Spesso, però, in questi raccontiBuzzati diventa caustico e fustiga senzapietà l’ipocrisia di chi...a Dio si rivolgeperché in fondo conviene e della reli-gione fa un manto lucente che nascondela putredine del peccato.

Lettera autografa al card. G. Colombo(Buzzati dall’ospedale).

Si può dire che per Buzzati Dio è unacosa troppo seria per crederci così, senzafatica, e che il suo aperto, proclamato,soffertissimo “non credere” sia a volteuna forma di rispetto per Dio che nonesisterà, forse, ma che in certi parti-colari momenti, chissà come, è capace diindurre a una fervida preghiera”.

Sono questi provvidenziali strali chefanno bene anche ai superficiali o inte-ressati credenti.

Buzzati scrisse qualcosa sull’al di là?Come lo vide?

“Il “dopo la morte” è il mistero chesempre ha assillato Dino Buzzati, fin daquando, ragazzino, la sua ansia si tra-duceva ancora in passione per la civiltà

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dell’antico Egitto, tutta imperniata sul-l’oltretomba. Entusiasmo che, in etàadulta, però si tramuta in tragica preoc-cupazione: la vita, con tutte le sue mani-festazioni, ha senso se dopo c’è “altro”, senon è solo una crudele beffa. Di unAldilà, insomma, ha bisogno per sop-portare l’“aldiqua”, che altrimenti gliappare come un lento e inutile camminoverso il disfacimento del corpo.

Lungo i decenni Buzzati immagina indiversi modi ciò che forse ci aspetta oltrela famosa Porta, che solo la morte di-schiude.

Nelle pagine in cui proclama il nulladel “vuoto eterno” si coglie quanto dispe-ratamente speri nell’esistenza del-l’anima e agogni una “seconda vita”.

Dai racconti dell’Aldilà... emerge lapaura del “vuoto”: il vero terrore... chel’Oltretomba esista, ma sia una grigiapalude in cui non accade niente, il temponon passa, l’anima galleggia inertecome una larva, senza gioire né soffrire,senza obiettivi né speranze, senzapassato né futuro, in una parola senzaDio”.

Può dirmi come Buzzati affrontò la ma-lattia e la morte?

Disse Buzzati a Panafieu a pochi mesidalla morte: “Ho effettivamente no-stalgia di questa cosa cui vorrei crederee a cui non credo... Te l’ho detto: rim-piango di non avere la fede. Vorreicredere in Dio. Perché la fede in Dio èuna tale forza che ti cambia la vita! ...Questa nostalgia io ce l’ho”.

Nei giorni dell’agonia di Buzzati,suor Beniamina era infermiera allaclinica “Madonnina” dove Dino fu rico-verato.

L’ho trovata in una casa di riposodella Brianza, dove si occupa degli an-ziani. Disse: “Me lo ricordo perfetta-mente...; la sua storia mi colpì. Era unuomo di una mitezza e umiltà straordi-narie, mai un cenno alla sua fama, alsuccesso. Sapeva di avere un cancro eche stava per morire, però non si è mailamentato né ha preteso qualcosa, nonl’ho mai nemmeno visto piangere. Lasua sola preoccupazione era non ar-

recare disturbo a nessuno, aveva la suaAlmerina lì accanto e voleva esseretoccato solo da lei.

Anch’io venivo dai monti e questo loentusiasmava. Parlava sempre dellesue Dolomiti, ne era innamorato.

Il nostro dialogo si era fatto giorno pergiorno intenso, eppure parlavamo tuttie due molto poco.

Era incuriosito da tutti gli aspettidella mia vita, voleva sapere a che ora cialzavamo noi suore, le regole che do-vevamo seguire, quando pregavamo,come facessimo a vivere tutte insieme,se andassimo sempre d’accordo... Poi asera, con delicatezza, si informava sullamia giornata.

Diceva che in me c’era una serenitàbellissima che mi voleva capire. Invi-diava la mia fede e me lo confessavaespressamente: “Vorrei essere comelei”. Io gli spiegavo che tanta fiducia miveniva dal fatto che la mia vita è un donodi Dio e che tutti prima o poi torniamo aLui.

Allora restava pensoso per un po’, insilenzio. Era un uomo alla ricerca diDio, diceva di aver perso la fede, ma nonsmetteva un istante di cercarla. Luitornava spesso su quel tasto: “Vorreiavere la fede che ha lei”. Un giorno final-mente gli dissi: “Quando e se vorràparlare con il cappellano basta che me lodica”. Buzzati sorrise e ringraziò:“Quando mi sento, glielo dico io”. Il desi-derio di Dio rimase il suo pensiero co-stante, ma morì senza estrema un-zione. Comunque posso dire che non èstata una morte disperata”.

Quando suor Beniamina uscivadalla stanza dopo avergli dato la buo-nanotte, le chiedeva: “E adesso cosa fa?”.

E lei tutte le volte:”Vado a pregare. Ela ricordo a Dio”.

Ma una sera le cose cambiarono. Rac-conta la suora: “Per la prima volta fu luia chiedermelo, “Si ricordi anche di me”,mi disse, e io lo rassicurai: “Fa partedella mia vita pregare per lei, non solocurarla”.

A concludere il racconto è Almerina,la giovane moglie di Dino, da suor Be-niamina definita “donna fortissima e di

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grande speranza”: “L’ultima sera lasuora era entrata, dolce e gentile più delsolito perché sapeva che era la fine. Ioero agitata, avevo paura che qualcunopotesse indurlo a scelte non sue, inveceDino è stato bravissimo e ha detto: “Siavvicini, venga pure, suor Beniamina,tanto so perché è venuta. Ma l’unicacosa che io possa fare è baciare il suoGesù”. E preso tra le mani il crocifissoche pendeva dal collo della suora, loportò alle labbra”. Fu l’ulitmo baciodella sua vita.

Era il 28 gennaio 1972.

Posso approffittare ancora della sua pa-zienza, per farmi raccontare qualchestralcio della esperienza di Buzzati alpi-nista?

Le faccio leggere alcuni passi dell’in-tervista che la sua guida alpina rilasciòal giornalista Giampaolo Depaoli.

Gabriele Franceschini (che aprì 151nuove vie, in gran parte sulle Pale diSan Martino) è stato la guida alpina diDino Buzzati, dal 1948 al 1961. Lo hacondotto in arrampicate sulle cime piùimpervie, letteralmente “tirandolo su”dove le gambe del giornalista tre-mavano con l’abisso sotto i piedi.

A 83 anni Franceschini così ricordaBuzzati:

“Ricevetti una cortese lettera firmata“il vecchio Dino Buzzati”. Voleva ar-rampicare con me al Pradidali. Misentii onorato: un personaggio da terzapagina del “Corriere”, l’autore di“Barnabo delle montagne”, quella stu-penda storia di silenzi, agguati, soli-tudine e dignità, voleva salire con me.

Mi presentai con una battuta: “Buon-giorno, io sono me”.

Eravamo indispensabili l’uno perl’altro: io lo conducevo dove altrimentinon sarebbe mai arrivato, lui mi di-schiudeva poi quegli orizzonti. Danteha scritto la Divina Commedia, lui laCommedia Umana: esplorava l’uomo,la sua multiforme avventura psico-logica, la sua moralità... Leggermi Dinodiventò importante almeno quanto ar-rampicare...

Per lui arrivare in vetta aveva un

Buzzati con la guida alpina Franceschini.

senso proprio perché prima avevaavuto paura e l’aveva vinta.

Quando eravamo in arrampicata siparlava di tutto, anche se lui era dipoche parole, e un giorno gli chiesi secredeva in Dio. “Tutte le scienzespingono alla laicità”, mi rispose. Manei momenti in cui ci si fermava a con-templare il panorama ai nostri piedi, oquando si arrivava alla croce in vetta, iocapivo che il suo amore per le arram-picate era un innato bisogno di Dio, eraricerca assoluta di elevazione, intui-zione divina, lui lassù trovava il sensodell’esistenza”.

Ogni 2 settembre Franceschini si pre-sentava alla villa di San Pellegrino e siportava via Dino.

Un appuntamento che continuòanche quando la guida, dopo un graveincidente di montagna, a soli 42 annidovette rinunciare alle scalate e loscrittore, prossimo ai 60, non se la sentìpiù di aggredire la verticalità assolutadi quelle pareti.

Anche il 2 settembre del 1971 andòalla villa. Fu l’ultima volta che si videro.

Posso, signora Bellaspina, concluderel’intervista con lei, rubandole quellastraordinaria affermazione fatta da unamonaca di clausura, che conobbe Buzzatiattraverso il suo libro?

Suor Maria Fabia, monaca diclausura, così parla di Buzzati:

“Chi di noi può non sentirsi in sin-

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tonia profonda con questo infaticabile,inarrendevole creatore di Dio?

La testimonianza di quest’uomo chediceva di non credere scuote noi che di-ciamo di credere da una fede troppo“facile”, troppo probabile, spesso dataper scontata, “a buon mercato”.

Io credente sono grata a questomaestro non credente che ci aiuta a libe-rarci dalla fede di chi si sente a posto,dalla fede di chi non ha più né fame nésete”.

CONCLUSIONEFaccio mie tutte le parole della

monaca Fabia, a cui io, prete, spesso

preso dalle cose più che da Dio, chiedouna fervente preghiera di conversione.

Signora Lucia Bellaspiga, vorrei rin-graziarla in modo degno. Non ho parole.Faccio mio ciò che le scrisse suor MariaFabia alla conlcusione della lettura delsuo prezioso libro:

“Un sincero grazie all’Autrice diquesto libro che con cuore affezionato,appassionata intelligenza e delicato ri-spetto ha saputo condurci in questa av-ventura di una difficile fede”.

Don Rinaldo Sommacal

N.B. Per chi volesse il libro di Lucia Bella-spiga è: “Dio che non esisti ti prego”. AncoraEditrice, Milano.

CALENDARIO LITURGICO E PASTORALE1- 7 SETTEMBRE: campo-scuola per adolescenti e giovani a S. Marco.9-10 SETTEMBRE: convegno pastorale sociale e del lavoro a S. Marco.

11 SETTEMBRE: inizio della scuola.11-17 SETTEMBRE: pellegrinaggio diocesano a Lourdes.

17 SETTEMBRE: ore 9.00 allo Sperti assemblea del Consiglio Pastorale.ore 20.30 assemblea del Consiglio Pastorale Foraniale.

18 SETTEMBRE: ore 15.00, in V. Loreto, incontro con le catechiste.1 OTTOBRE: ore 12.00 in Duomo, “supplica” alla Madonna del Rosario.2 OTTOBRE: ore 15.00 in Duomo, inizio catechismo per prima, seconda e terza

elementare.Inizio recita comunitaria del Rosario, prima della Messa vespertina

4 OTTOBRE: ore 15.00, in Duomo, inizio catechismo per quarta e quinta ele-mentare e medie.

5 OTTOBRE: il parroco inizia visita e benedizione famiglie zona Duomo.8 OTTOBRE: dalle ore 10.15 alle 11.00, nella sala di Loreto, presentazione del

“Libro Sinodale”.Questo per tutte le altre domeniche di ottobre.Relatori qualificati.

16-20 OTTOBRE: a Verona Convegno della Chiesa Italiana.23 OTTOBRE: inizio preparazione prima confessione per bambini di quarta ele-

mentare.29 OTTOBRE: ritorna l’ora solare.

1- 2 NOVEMBRE: solennità dei Santi e commemorazione dei defunti.3 NOVEMBRE: ore 20.30 Consiglio Pastorale Parrocchiale.

11 NOVEMBRE: San Martino patrono di Belluno cattedrale, città e diocesi.Entreranno in vigore le indicazioni normative contenute nel LibroSinodale.

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CRONACA PARROCCHIALEMAGGIO E I SUOI GIOIELLI

Aprirono le liete date i quarantasettebambini che lunedì primo maggio, dopo unaintensissima preparazione, celebrarono lamessa di prima comunione. Ognuno di loroebbe una sua partecipazione al rito, ma tuttiuniti diedero visibilmente il segno dell’unitàe della coralità, sostenuti dalle catechiste,dalla maestra dei canti, dal complesso mu-sicale.

Saranno ora i genitori in grado di far perse-verare questi angioletti sulla strada della fe-deltà agli impegni presi con la morale cri-stiana e con la fedeltà alla messa domenicale?Non si sentano facilmente giustificati i ge-nitori inadempienti.

* * *Il sette maggio fu la volta dei cresimandi

che, provenienti da un biennio di prepara-zione catechistica, curati dalle catechiste conaffetto e grande competenza, spiritualizzatidal ritiro a Col Cumano, alla domanda del Ve-scovo: “Credete nello Spirito Santo che,come sugli aspotoli a Pentecoste, così sta per

scendere sopra di voi?” risposero: “Cre-diamo!”.

Cosa significa il sì del cresimato? È il sì aldono della vita ed è il sì alla rinascita attra-verso il battesimo. È il sì alla Chiesa e all’im-pegno di servire Cristo nei fratelli.

Ecco cosa vorremmo vedere nei cresimati:la coerenza a quel “sì”.

* * *Non molti, ma alcuni, con assiduità, fre-

quentarono il “fioretto mariano”. In gran par-te bambini, accompagnati dai loro familiari.

Alle 17,45 a Loreto ed alle 18.00 nel Batti-stero, corona in mano, giorno dopo giorno,per tutto maggio, questo piccolo drappello dioranti pregò Dio per mezzo di Maria e Dio,per mezzo della mamma celeste, esaudìqueste anime senza pretesa.

Ma i piccoli sanno fare bene le loro cose.Dio, non lo nasconde, predilige i piccoli.

Nel gruppo del Duomo, proprio agli inizi dimaggio, scoppiò un abbinamento al “fio-retto”: nei prati dell’Anconetta, ai nonni diFrancesca nacque un asinello bianco. Gli fu

Bambini della Prima Comunione.

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messo nome “fulmine”.Don Rinaldo durante il fioretto fece spesso

riferimento all’asinello di Francesca. Spiegòche Gesù ama l’asinello forse più di tutti glianimali, perché l’asinello fu il mezzo di ta-sporto di Maria quando andò, con Giuseppe, aBetlemme e quando la sacra famiglia dovettefuggire in Egitto.

Le rogazioni dei ragazzi del “Fioretto”.

L’asinello riscaldò la greppia dove vennedeposto il bambino Gesù, e Gesù entrò a Ge-rusalemme la domenica delle palme ingroppa ad un asinello.

Si dice che Gesù, per ringraziare la fa-miglia degli asini per così preziosi e umiliservigi, avesse donato loro il segno dellacroce sulla groppa.

Infatti, dalla testa alla coda e sulle spalleanteriori su ogni asino si vede nitida la croce.

Cosa fecero i “fiorettisti” del Duomo? Tra-sformarono l’ultimo giorno di maggio in unpellegrinaggio.

Montarono nelle diverse macchine dei ge-nitori, e, recitando il rosario, si portarono al-l’Anconetta dove, in processione, andarononel recinto dei numerosi animali.

Don Rinaldo impartì la benedizione sulle

persone, sulle case, nei prati, sui campi, suglianimali...

I numerosi asinelli saltellarono e scal-ciarono di gioia.

I nonni di Francesca offrirono ogni ben diDio agli intervenuti e tutti tornarono a casafelici e contenti.

FESTA PRIMAVERILEDELLA PARROCCHIA

Domenica 28 maggio. Alba bianchissima,aurora da sogno e giornata ideale.

Fu la cornice alla festa della parrocchia. Il giorno successivo pioggia a dirotto.Non da meno fu il contenuto: addetti alla

cucina già all’opera alle ore sette, alla spic-ciolata singoli e famiglie in arrivo, prepa-rativi della Messa, coro parrocchiale cheprova le voci, i ragazzi che portano fiori e sidispongono anch’essi come fiori vivi attornoall’altare. Sul nuovo palco l’altare e i concele-branti con davanti l’assemblea variopinta evivace. Nonni con in braccio nipotini e ge-nitori alle prese con carozzine.

La messa non ha l’assillo del cronometro.

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Alla fine c’è l’o-maggio floreale atutte le coppie di sposiche celebrano un si-gnificativo anniver-sario di matrimonio.

A mezzogiorno ilpranzo, da tutti attesoe da tutti molto ap-prezzato.

Nel primo pome-riggio si scatenaronole voglie compressedel complesso mu-sicale.

A concludere ingloria, l’attesa tom-bola con i molti regali, a volte anche preziosi.

Quindi, stanchi ma felici, tutti a casa. Arri-vederci al prossimo 20 maggio.

Un grazie grosso, grosso, al prodigiosogruppo dei cuochi e camerieri, agli sponsorDa Pian e Menazza, al buon caffè con “corre-

zione fraterna” delle Suore, agli animatoridella tombola Bona-Andrich, al cantautoreGiorgio Zanettin, al coro Duomo-Loreto, alcomplesso musicale, al Gruppo A.N.A. diLimana e a tutti i partecipanti.

Un momento della festa della parrocchia.

CONCLUSIONE DELL’ANNOCATECHISTICO

A fine maggio termina anche il cammino diformazione cristiana dei bambini e dei ra-

gazzi delle elementari e delle medie.Le catechiste, alla conclusione dell’in-

tenso anno di formazione dei ragazzi loro af-fidati, tirano le somme delle apostoliche fa-tiche.

Normalmente sonocontente. Alcune sof-frono per la vivacità diqualche bambino.

Altre vorrebbero piùpresenza dei genitori.Emerge anche il caso diqualche sistematica as-senza dovuta a scelte dialtro genere: attivitàsportive. La parrocchianon accetterà più l’i-scrizione di chi farà unaattività alternativa ascapito del catechismo.Si consiglia la famigliainteressata di prov-vedere per tempo achiedere ospitalitàpresso una parrocchiache faccia il cate-chismo in altra gior-nata.Anno catechistico - 4a elementare Sperti.

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BALLOTTAGGIOI cittadini, chiamati l’undici giugno a

votare il Sindaco della Città, scelsero il can-didato Celeste Bortoluzzi. Da sempre la fa-miglia di Giuseppe Bortoluzzi, di cui ilSindaco è figlio, risiede nella parrocchiaDuomo-Loreto. A maggior motivo le felicita-zioni al nuovo Sindaco sono cordiali e gliauguri di buon lavoro sono sinceri. Ma la par-rocchia ringrazia di vero cuore anche l’Am-ministrazione uscente ed in particolare ilSindaco Ermano De Col, le cui nobili doti dionestà, di rettitudine e di operosità sono una-nimemente riconosciute.

PRESENTAZIONE DELLIBRO SINODALE

Cinque anni di duro lavoro. Una montagnadi studi, di interventi e di documenti. Con unacapacità notevolissima di sintesi e di chia-

rezza mons. Ve-scovo ha saputo,con stile accati-vante, raccoglierenel Libro Sinodaleil fior fiore dei con-tenuti, delle rifles-sioni e delle indica-zioni in tempibrevi, conside-rando che non sonomai stati trascuratigli impegni quoti-diani, anzi li ab-biamo visti intensi-ficati e per numeroe per importanza.

Il Libro Si-nodale, come erastabilito e come eradoveroso, fu pre-sentato allaDiocesi con la mas-sima solennità.

Fu scelta la Con-cattedrale di Feltre.Alla presenza di

numeroso pubblico, di quasi tutti i sacerdoti, ireligiosi e le suore della Diocesi, presenti idiaconi e i seminaristi, il metropolita Angelo

Scola, card. di Venezia, ricevuto il Libro Si-nodale dal vescovo Giuseppe Andrich, loconsegnò solennemente alla Diocesi diBelluno-Feltre, tessendone gli elogi ed evi-denziandone il percorso.

Era la sera del 15 giugno 2006, alle ore20.00.

CORPUS DOMINIFORANIALE

Stando al calendario liturgico, la solennitàdel Corpus Domini quest’anno cadeva il 15giugno.

Per il secondo anno consecutivo, per fa-vorire una celebrazione unitaria di tutte lequindici parrocchie del Vicariato Urbano,unite al loro pastore e vescovo Giuseppe An-drich, hanno deciso di ritrovarsi, con le lorocomunità, in Cattedrale, il giovedì che seguela solennità della SS. Trinità.

Il 15 giugno era l’unica giornata libera cheaveva il Patriarca di Venezia per presentare ilLibro Sinodale, quindi Vescovo e parrociconvennero sulla opportunità di spostare ilCorpus Domini foraniale al venerdì. E cosìavvenne.

Venerdì 16 giugno, alle 20.30, la Catte-drale si riempì di parroci con le loro comunità.

Una cinquantina di bambini biancovestitida prima comunione, sparsero per le strade diBelluno i tradizionali petali, su cui sarebbepassato Gesù, presente realmente sotto lespecie del pane, consacrato durante la Messa.

Un gruppo di bambini del Duomo, con leloro catechiste, aveva provveduto a sistemarelumini accesi lungo il percorso. Ci pensò ilvento piuttoso gagliardo (non un diavolettoinvidioso), a spegnerli sistematicamente.

La domenica seguente, 18 giugno, tutte leparrocchie celebrarono il Corpo e il Sangue diCristo nelle loro chiese.

È una scelta che vuole diventare un tradi-zione.

Direttore Rinaldo SommacalResponsabile ai sensi di legge

Lorenzo Dell’AndreaIscr. Trib. di Belluno n. 5.87, 27.3.1987

Stampa Tipografia Piave Srl - Belluno

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SACERDOTI A CONVEGNOFolgaria, nel Trentino, è una distensiva lo-

calità di alta montagna. Ci si arriva faticosa-mente. Ma, se il tempo è bello, ci si ambientasubito.

Da anni i sacerdoti della diocesi Belluno-Feltre, dopo la seconda metà di giugno, orga-nizzano un convegno. Lo scopo principale èquello di permettere ai sacerdoti di stare in-sieme e di fraternizzare. Ma non c’è fraternitàprofonda senza profonda spiritualità.

Ecco, dunque, che il Convengo prevedesempre un eccellente relatore da ascoltare eun tema inerente o la vocazione alla santità, o

la missione pastorale da sviluppare con le-zioni magisteriali e con lavori di gruppo. Cosìavvenne anche quest’anno, da lunedì 20 agiovedì 22 giugno.

Un monaco camaldolese ha offerto ai sa-cerdoti diocesani, per lo più anziani (man-cavano i giovani!) la Parola di Dio rendendolaappetitosa, digeribile, nutriente. “Come po-tremmo noi sacerdoti fare altrettanto con inostri fedeli?” si chiedevano i convegnisti.Qualche sacerdote anziano si diceva, ma avoce alta: “Non so parlare bene. Nessuno miascolta”. Una voce “dalla nube” gli ri-spondeva: “Non scoraggiarti! Parla la tuastessa vita!”.

CAMPOSCUOLADI BIETER

Dire Bieter significamettere in fermento gene-razioni e generazioni diadolescenti, di giovani,anche di adulti che lassù,dagli anni ottanta, hannomacinato ore e ore di al-legria, di riflessioni, dicambiamenti interiori, diamicizie, di maturazionepsicologica, di spiri-tualità, di impegni, di sanecompetizioni, ecc.

I ragazzi da Bieterportano a casa pannisporchi, ma animi puliti edeterminati. I frutti li nota la parrocchia chevede durante l’anno i giovani ritrovarsi all’o-ratorio, suddivisi in gruppi e impegnati amantener fede ai propositi maturati in cam-peggio.

La parrocchia ringrazia i giovani ani-matori, le miracolose cuoche e soprattuttodon Mario, l’anima del campeggio e che as-sicura la continuità a valle.

I 90 ANNI DI MONS. TIEZZAIl 29 giugno, solennità degli apostoli Pietro

e Paolo, è il giorno in cui, novant’anni orsono,nacque mons. Nilo Tiezza.

Compleanno storico festeggiato nel Semi-nario Gregoriano dove monsignore vive e, in

I ragazzi della Cresima.

forma molto sobria, a Loreto, dove mons.Tiezza fu parroco per 27 anni e dove continuaquotidianamente a celebrare.

Il parroco di Loreto gli rivolse questo mes-saggio:

“Conosciamo il suo pudore e temiamo difarle violenza con questa nostra presenza, masentiamo altresì la prepotente spinta che ci farompere gli steccati della riservatezza perdirle che le vogliamo bene e le siamo sconfi-natamente riconoscenti, nel giorno del suonovantesimo compleanno.

Questa chiesa ci parla di lei in continua-zione.

Le pietre qui narrano dei suoi faticosi e illu-minati interventi.

L’aria è ancora pregna della sua presenza

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di rettore prima, di parroco poi e di collabo-ratore prezioso fino ad oggi. Gran parte degliattuali parrocchiani sono la storia vivente delsuo magistero e della sua guida di pastore.

Come non dirle grazie, anche a nome diquelli che non ci sono più o ai mille che, pas-sando attraverso queste porte, hanno portatoumanesimo e cristianesimo ovunque, dimo-strando che da Belluno sgorga vangelo all’al-tezza dei tempi?

Con la più viva riconoscenza per quello chelei è per noi, in ginocchio davanti a Dio ren-diamo grazie, ma ancor più imploriamo donidi salute, perché lei possa continuare adessere con noi e davanti a noi, luce sul nostrocammino”.

GIOVANNI DE BETTINPITTORE

Naque a Costalta nell’anno 1923 e morì aCostalta nel 2006, poco prima che venisse al-lestita una bellissima mostra delle sue moltepitture.

In quanto pittore non si nasconde insimboli, ma va dritto, dritto ai volti, ai pae-saggi, alle scene di vita alpestre, facendo tra-sparire a chi guarda con attenzione i messaggiche ogni sua opera ha raccolto, conserva edona.

Giovanni De Bettin è il padre di Pierluigi, ilcustode con la consorte Lucia, della nostraCattedrale.

CAMPIONI DEL MONDOIn Germania si sono svolti i campionati mondiali del calcio tra giugno e luglio.Chi ha il coraggio di dire: “Io non c’ero”, alzi la mano.Si sono viste, davanti al video, le scene più strane: giovani abbastanza contenuti e ti-

morosi per certi svarioni dei loro pupilli in campo, ma signore anziane urlare e strepitareper ogni gol mancato, per i gol segnati, per i falli fischiati contro...

Superati i primi e più incerti traguardi, la tifoseria italiana si è fatta unanime e parti-giana. Non si gridava “vincete!”, ma “vinciamo!”.

Segnato il quinto rigore nella finalissima contro i transalpini, scoppiò una italianitàmai vista.

Non solo gli italiani si sentirono più italiani, ma anche molti paesi del terzo mondogioirono per la vittoria dell’Italia ai mondiali del calcio.

Diceva un Vescovo indonesiano di passaggio a Belluno: “Noi tifiamo Italia. Sono so-prattutto le nostre donne che impazziscono per i giocatori italiani”.

Un prete Nigeriano di colore, studente a Roma prossimo al dottorato in teologia, a Mi-ramare di Rimini dedicò tutta un’omelia per dire: “Nessuno può immaginare la mia gioiaper la vittoria degli Azzurri. Noi cristiani, se vogliamo vincere la nostra buona battaglia,dobbiamo imparare da loro a fare squadra. Viva l’Italia”. La notizia è vera. Lo testimoniail cronista del Bollettino Parrocchiale, testimone oculare.

Forse l’Italia, pur con tutti i suoi difetti, avrebbe anche saputo perdere con dignità. Ciòche altri non hanno fatto.

LUGLIO TORRIDOGià la seconda metà di giugno si ebbe l’im-

pennata del termometro verso l’alto. Ma tuttoluglio passerà alle cronache come il mese tra ipiù caldi degli ultimi decenni.

Per fortuna il nord-est ha avuto piovaschi etemporali per lo più notturni, che hanno ga-rantito l’acqua per tutti gli usi.

Ma era desolante vedere il fiume Po quasiin secca.

Eppure fu un inverno eccezionale per ab-bondanza di nevicate.

Come mai, al primo allarme, ci si accorgedi essere senz’acqua?

A bacini asciutti si scopre un grave incon-veniente: che i laghi si sono riempiti di fangoed altro per cui raccolgono e conservanosempre meno acqua, preziosa per le emer-genze.

Così il letto dei fiumi. Perché non risanarequesti provvidenziali serbatoi, proprio intempo di secca? Le ruspe dell’esercito, attivenelle catastrofi, non potrebbero intervenireanche in tempi di emergenza come questi? Sesono sciocchezze, come non detto.

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Ma, circa il caldo torrido a Belluno, ci hapensato agosto. Il 3-4 del mese neve sulle Do-lomiti e temperature autunnali per quasi tuttoil mese.

31 LUGLIO UNA SERATA PREZIOSA

Mons. Vescovo, durante l’estate, intendeincontrare, per foranie, tutti i sacerdoti dellaDiocesi.

Vuole soprattutto ascoltare. Cosa? Gliumori, i pareri e i suggerimenti dei suoi preti,che, con il Libro Sinodale in mano, si pre-parano a tradurlo in azioni e scelte pastorali.

Dopo l’ascolto, a sua volta il Vescovo co-mincia a chiarire alcune priorità, per poter,nell’assemblea diocesana di fine settembre,

far nascere il piano pastorale per il prossimoanno.

Il clero del Vicariato Urbano di Belluno siincontrò, nella sala del Risorto di Loreto,lunedì 31 luglio.

Erano presenti 31 sacerdoti tra parroci, in-segnanti del Seminario, impegnati negliuffici diocesani, pensionati, ecc.

Libera, franca e ricca la discussione, dovesi alternarono, con il supporto di ragionevolimotivazioni, tutti i colori dell’umore del pa-store: dall’ottimismo al pessimismo, ma intutti era la volontà di portare, con spiritonuovo, Gesù alla gente e la gente a Gesù.

L’incontro continuò a tavola, con la cenaofferta da mons. Sandro Capraro, che havoluto così festeggiare la raggiunta pensionecome cappellano militare. Ora sarà a serviziodella Diocesi.

UNA MANO PER DAREUNA MANO

L’anno catechistico dei nostri ragazzi è ter-minato a fine maggio con l’iniziativa daltitolo “Una mano per dare una mano”: i ra-gazzi hanno disegnato e colorato con fantasiaed impegno la propria mano scrivendovi al-l’interno un Salmo in tema.

I ragazzi le hanno distribuite assieme adelle torte preparate da alcune mamme nelcortile di Loreto, domenica 21 maggio, incambio di un’offerta.

Sono stati raccolti ben 1.081 euro, subitoconsegnati all’associazione “Insieme sipuò...” per un progetto di prevenzione dellamalaria.

Questa malattia colpisce ogni anno 500 mi-lioni di persone al mondo e ne uccide 2 mi-lioni, per la maggior parte bambini al di sottodei 5 anni.

In Uganda più del 90% della popolazionevive in zone a rischio di infezione e l’utilizzodelle zanzariere si è rivelato come uno dei si-stemi più efficaci di prevenzione.

Con i soldi raccolti dai nostri ragazzi sa-ranno acquistate dellezanzariere dal costo di 5euro l’una, che verrannopoi distribuite proprio inUganda a bambini orfanio provenienti da famigliepovere.

L’iniziativa ha chiuso,oltre l’anno catechistico,un percorso quaresimalefinalizzato alla scoperta eall’impegno per un usobuono delle proprie mani,secondo l’insegnamentodi Gesù. Per i ragazzi e pernoi catechiste è stataun’esperienza coinvol-gente e formativa.

Le catechisteLe catechiste.

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PROGRAMMAZIONE PASTORALE AUTUNNALECONSIGLIO PASTORALE

Il motore della parrocchia è il ConsiglioPastorale.

È il primo organismo a mettersi in motoallo scopo di programmare le attività per e conla Comunità Parrocchiale.

Il Consiglio Pastorale è stato rinnovato neimesi invernali ed è stato ufficialmente inse-diato venerdì 12 maggio.

Durante l’estate hanno già lavorato alcuneCommissioni e un gruzzolo di importanti ini-ziative si possono già lanciare con questonumero del Bollettino Parrocchiale.

Ma la sua attività comunitaria inizierà do-menica 17 settembre, con una mezza giornatadi preghiera, di riflessione e di studio, dalleore 9 alle 12, presso l’Istituto Sperti.

Quali attività sono già state proposte alparroco e dal parroco messe in calendario?

Vediamole.

PRESENTAZIONE DELLIBRO SINODALEALLA COMUNITÀ

La più importante iniziativa presa dal CPPè la presentazione alla Comunità del prezio-sissimo Libro Sinodale.

Quattro sono i capitoli principali del libro:l’Annuncio, l’Accoglienza, la Parrocchia,

la Famiglia.Quattro saranno gli incontri, aperti a tutti,

proprio a tutti.Sono stati individuati anche i tempi e i re-

latori.I tempi: seconda, terza, quarta e quinta do-

menica di ottobre, nella sala parrocchiale diLoreto, dalle ore 10.15 alle 11, tra le duemesse (estrema puntualità!).

Tu ci sarai?I relatori: don Ivano Brambilla e don Giu-

seppe Bratti.Il Libro Sinodale è a disposizione nelle sa-

crestie del Duomo e di Loreto.Sinodo significa “camminare insieme”.

ATTI DEL CONVEGNO PARROCCHIALE IN STAMPA E SITO INTERNET

Il grande interesse su-scitato dagli incontri “Con-viventi - Separati - Divor-ziati... c’è una terza via?”aveva indotto la precedenteCommissione Cultura edEvangelizzazione a tra-

scrivere minuziosamente quanto era statodetto e discusso in tale sede.

La nuova Commissione, appena suben-trata, ha di buon grado ereditato l’incarico didare a queste trascrizioni una veste organica abeneficio del pubblico.

Restano ancora da decidere le vie di divul-gazione di tale pubblicazione, che sarà dispo-nibile anche sul sito internet della Parrocchia.È infatti la creazione del sito parrocchialel’altro impegno su cui si è concentrato illavoro della nuova Commissione: sta pren-dendo forma uno strumento di semplice con-sultazione ma dinamico, che darà spazio allevarie iniziative ed ai giovani, invitati a colla-borare.

Accanto alle informazioni pratiche sullavita liturgica della Parrocchia, ci sarannoanche spunti per far meglio conoscere cultu-ralmente la nostra città, rivolti sia ai bellunesiche ai turisti, ma anche alle nuove comunitàche hanno pian piano trasformato la nostra so-cietà di provincia in una vera realtà mul-tietnica.

Commissione Cultura ed Evangelizzazione

PERCORRERE IL SENTIERODEL SINODO

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Il Bollettino Parrocchiale di maggio ri-porta in copertina, a colori, il “sentiero delsinodo”, entrato ufficialmente nelle mappedel CAI.

Idea singolare e molto bella, da più parti in-vidiata.

Ma le idee chiedono di incarnarsi.Ecco una bella proposta del Consiglio Pa-

storale: al mattino delle domeniche di ottobreascoltare la presentazione del Libro Sinodale.

Nel pomeriggio, con l’aiuto di una guida,percorrere una delle tante tappe accessibilidel “sentiero del sinodo”.

Chi scenderà in campo? Speriamo in moltie di tutte le età, compatibili con le difficoltàche verranno illustrate di volta in volta dagliesperti.

ANNO CATECHISTICOIl Sinodo guarda con particolare attenzione

all’imponente apparato diocesano che è il ca-techismo parrocchiale, a tutti i bambini e ra-gazzi, dalla prima elementare fino alla se-conda-terza media.

È una struttura che tutti ci invidiano e chenon deve essere smantellata, ma ringiovanita.

Come? Il Libro Sinodale dovrà affiancarsial catechismo della CEI e diventare guida eaiuto ai catechisti, in modo che non ci si tra-sformi in scuola che solo informa, ma in espe-rienza viva che conduce e conforma a Gesù.Innamorarsi di Gesù! Sapere tutto di Lui.Questo può essere lo slogan del nostro cate-chismo.

Se molto e di più si chiede alla parrocchia ealle catechiste, molto e di più va chiesto aibambini e soprattutto alle famiglie.

Qualche parrocchia ha già avviato unaesperienza nuova: fare il catechismo non aibambini, ma ai genitori, che, a loro volta, di-ventano i catechisti dei loro figli.

Sarebbe l’ideale. Ma gli ideali spesso sono mete irragiun-

gibili ai più. Provarci a tendere, con dei nobilicompromessi, è più che legittimo, è do-veroso. Perciò genitori...

L’anno di catechismo inizierà in Duomo:lunedì 2 ottobre ore 15 i bambini di prima,

seconda e terza elementare; mercoledì 4 ottobre gli altri.

Per i ragazzi di quarta elementare la prepa-razione specifica ai sacramenti della confes-sione e dell’eucaristia inizierà, con il parroco,lunedì 23 ottobre, alle ore 14.45, a Loreto. Lapreparazione prevede due incontri setti-manali: lunedì e mercoledì. Sarebbe auspi-cabile che, agli incontri di preparazione,fossero presenti anche i genitori, o almenouno di loro, o qualche familiare. Si raggiunge-rebbe quello che sopra si è detto: parlare aibambini per i genitori e viceversa.

LA FATICA PIÙ PREZIOSADEL PARROCO

Lunedì 11 ottobre il parroco inizierà lavisita alle famiglie della zona del Duomo. Viporterà la benedizione annuale.

Alle solite famiglie è facile inviare l’avvisocon giorno e ora. Ma ci sono sempre più fa-miglie nuove.

Con il passa-parola, perché non avvisare inuovi, affinché a loro volta chiamino ilparroco, facendo il numero 0437/941908?

LETTURA GUIDATA DELLABIBBIA

L’esperienza della lettura della Bibbia, conla guida del parroco, va avanti da quasi ven-t’anni, ma è ancora lontana dal concludersi. Siè giunti a metà del vangelo di Matteo.

Il Sinodo dà la priorità assoluta al primatodella Parola di Dio. Non ci vergognamo neldire che siamo molto ignoranti di Parola diDio. I mezzi per accostarla sono molteplici epreziosi, come lo studio teologico per laiciche si tiene nel nostro Seminario (che la par-rocchia loda e consiglia a più non posso),come i numerosi “gruppi della Parola” che cisono in giro.

La nostra parrocchia offre questa ini-ziativa, a cui possono aderire i giovani e gliadulti, possibilmente con il proposito di per-severare.

La lettura è fatta a Loreto, ogni 15 giorni, apartire da giovedì 19 ottobre alle 20.30. Il ca-lendario degli incontri sarà messo a disposi-zione in chiesa.

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CHIESA E CONVENTODI LORETO

La parrocchia dispone di un buon numerodi copie del prezioso libro CHIESA E CON-VENTO DI LORETO, curato dal prof. FlavioVizzutti e dal dott. Marco Perale.

Ora che l’antico Convento delle Clarisse,diventato scuola “Catullo”, è stato restaurato,conoscerne la storia, i tesori artistici e la vitadelle monache delle antiche famiglie bel-lunesi è oltremodo interessante.

Per l’acquisto del libro, rivolgersi alla li-breria Campedel o alla parrocchia di Loreto.

UNA LIETA INVERSIONEDI MARCIA

Sta succedendo al parroco di Duomo-Loreto. Non intende far testo, ma succede.

Cosa succede? Aumentano i matrimoni ce-lebrati in Chiesa. Da gennaio 2006 ad oggi lepratiche matrimoniali avviate dal parrocosono ben dodici ed i corrispettivi matrimoni sifaranno entro l’anno in corso.

Dopo anni di crisi, un prezioso risultato.Due fidanzati riferirono al parroco le im-

pressioni riscosse quando annunciarono agliamici e ai parenti: “Ci sposiamo!”. Risposerogli interlocutori: “Come? Sposarvi?”. “Sì, main Chiesa” aggiunsero i fidanzati. Risposta:“Ah! Però!”.

Il matrimonio, se è religioso, oggi è consi-derato un valore aggiunto.

Per chi crede, il sacramento del matri-monio è un valore straordinario, tutto da ri-scoprire, molto simile al sacramento del-l’ordine sacro. Consulta il Libro Sinodale,voce “famiglia”.

Chiesa e convento di Loreto.

CAPPELLA NUOVAAL SAN MARTINO

L’Ospedale di Belluno avrà una nuovacappella. Sarà vicina all’ingresso principale eal pronto soccorso. Il bando di concorso èstato vinto dallo studio dell’arch. Attilio Santidi Venezia. Propone un’aula per le celebra-zioni liturgiche, ma anche uno spazio per mo-menti di riflessione e di preghiera indivi-duale, consona al luogo.

La cappella (fortemente voluta da Vin-cenzo Savio) è un dono che la Diocesi diBelluno-Feltre fa all’Ospedale, che, pertanto,non spende nulla e nulla sottrae a quanto è de-stinato alla sanità. Ogni altra notizia è priva diverità.

Cappella nuova al San Martino.

ALLA SCUOLA DEI SALMILe letture estive normalmente mi riservano

delle belle sorprese. Amo le letture “forti” ingenere, quelle che in qualche modo ti impres-sionano, che sollecitano sia il cuore che lamente, che non danno tregua, quelle che nonvedi l’ora di scoprire dove vanno a finire,

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quelle che non ti lasciano indifferente e cheriescono a stupirti. E l’estate rappresenta perme il momento migliore per rincorrere apieno ritmo queste emozioni. L’argomento, apriori, non ha molta importanza e può spa-ziare in varie direzioni. Se però la direzioneche prende è quella spirituale... beh, alloratutto è possibile e le sorprese non mancanomai. Quest’estate mi sono confrontata conAndré Louf un monaco, ex abate dell’abbaziatrappista di Mont-des-Cats nelle Fiandrefrancesi, che oggi vive ritirato in un eremo,che mi ha condotto per mano nello scoprire lanascita ed il senso di una preghiera tutta spe-ciale, i Salmi, permettendomi di allargareanche la mia comprensione di quella che è lapreghiera cristiana, la nostra preghiera*.

La preghiera cristiana, contrariamente aquanto avviene nelle religioni non rivelate,non nasce da un bisogno che l’uomo ha di ri-volgersi a Dio, ma deriva piuttosto dal fattoche un giorno Dio si è rivolto all’uomo.

È Dio che prende l’iniziativa e senzaquesto primo passo, che ha indiscutibilmenteil primato, non ci sarebbe mai stata preghiera.

Questo potrebbe stupire a prima vista: lapreghiera non è forse essenzialmente parolache l’uomo rivolge a Dio? Questa preghiera,

invece, per il fatto di appartenere alleScritture, sembra essere riconosciuta princi-palmente come parola di Dio, una parola cheegli stesso ha deposto nel cuore e sulle labbradell’uomo. È un dono.

Il meccanismo è questo:La Parola bussa al cuore dell’uomo. Tut-

tavia, abbandonato a se stesso, il cuore del-l’uomo non sa come lasciarsi penetrare dallaParola. Ma la parola di Dio è sempre creatricee sommamente efficace e porta con sé la po-tenza necessaria per vincere ogni resistenzadei cuori.

È dalla Parola stessa infatti che erompe laluce grazie alla quale l’uomo potrà cono-scerla. La parola di Dio si impadronisce delcuore dell’uomo affinché questi possa a suavolta impadronirsi della Parola. A poco apoco il cuore ne fa suo nutrimento esclusivo,la rumina instancabilmente, l’assimila e sitrasforma in essa: ci è necessario un lungo epaziente ascolto della parola di Dio, e pocoalla volta il gusto di essa penetra in noi, la suaforza, dolce ma irresistibile, ci trascina e cimantiene impercettibilmente nel suo campodi energia. Il cuore e la ragione ne escono pu-rificati. Tutti i desideri si trovano come uni-ficati per coniugarsi con il desiderio di Dio di

Le viedello

Spirito

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cui la Parola diffonde la gioia contagiosa. Ècosì che la parola di Dio, a lungo frequentata,ricrea in modo autentico colui che si applicaad ascoltarla.

Da questa lenta assimilazione, da questareciproca compenetrazione del cuore e dellaParola, un giorno sono nati i Salmi. Da uncuore che, a forza di ascoltarla e di lasciarsi at-traversare da essa si era lasciato identificarecon la Parola a tal punto da diventare Parola asua volta: una preghiera d’uomo, nata dallaparola di Dio, che finisce per diventare Parolaessa stessa; una parola di Dio che ritorna aDio, ma non senza aver dato il suo frutto piùprezioso: la preghiera dell’uomo (“Dal miocuore sgorgano parole di bellezza” Sal 45, 2).

La Scrittura ci attesta che Dio ha parlatoagli uomini “molte volte e in diversi modi”(Eb,1,1). Tuttavia, Dio non si è accontentatodi pronunciare e di ispirare la parole chevoleva dire agli uomini, ma egli stesso ha for-

mulato le parole che voleva ascoltare da loroquando avessero risposto al suo appello.

L’esempio, forse il più toccante, ci vienelasciato da Maria che canta il Magnificat.Questo canto meraviglioso le appartiene e altempo stesso non le appartiene. È sì frutto delsuo cuore, così come Gesù era frutto del suoseno, ma è ancor più frutto della Parola, comeGesù era in primo luogo generato dal Padre:tutte le parole del suo canto le provengonodalla ruminazione instancabile delleScritture e tuttavia il suo canto non è perquesto un banale plagio. Anzi, al contrario, èinteramente traversato dall’esperienzainaudita che Maria ha appena fatto. È pre-ghiera autentica, suscitata dalla parola di Dioe che nel contempo esprime il mistero cheessa ha appena vissuto.

In questo stesso modo è nata la preghiera diGesù. È proprio attraverso i salmi pregati daGesù che è nata la preghiera cristiana. In Gesùun cuore d’uomo si è fatto interamente traspa-rente alla Parola ed è stato investito da essa. Ilcuore umano del Verbo di Dio è divenuto il ri-cettacolo naturale della Parola, il tempio inte-riore dal quale questa stessa Parola sarebbesgorgata in liturgia nuova. Nel dialogo dellacreatura con il suo Dio, Gesù inaugura un re-gistro d’infinita tenerezza che solo il Figlio inpersona poteva svelare. Dio non è più soltantoil creatore, il Signore degli eserciti o il ba-luardo della salvezza, quale lo cantano isalmi: ormai è molto semplicemente il Padreche è nei cieli, la cui meravigliosa vicinanza civiene offerta in Gesù.

Nella preghiera di Gesù la forza poetica ecreativa della parola di Dio nel salmo giungecosì a compimento definitivo.

Disponiamo quindi di una scuola e di unmetodo di preghiera che ci vengono diretta-mente dallo Spirito di Dio, perché incorporatinella parola scritta di Dio e a questo titoloispirati dal suo Spirito*.

La Preghiera è nata dall’esperienza per-sonale diretta intima di Dio fatta dal salmista,che finisce per parlare con le parole di Dio,quelle stesse parole che Dio desidera sentirsidire.

Non vi pare che c’è da restare estasiati?Tiziana

* da Andrè Louf, “La vita spirituale”, ed. Qi-qajon, Comunità di Bose.

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Più volte abbiamo parlato delle at-tività svolte da “Antenna Anziani”,ossia gli interventi a domicilio infavore di persone in difficoltà, attivitàdi tipo più culturale e ricreativo, edaltre miranti a sollecitare le istitu-zioni per una sempre più completatutela della domiciliarità. Questa volta ci soffermiamo sul pro-getto “Generazioni a Confronto”. Unadelle attività previste è la mostra dilavori femminili e no del tempopassato, che si terrà in Parrocchia nelprossimo autunno e per la quale solle-citiamo ancora il prestito di materialeinteressante che potreste avere incasa, da consegnarsi ogni lunedì po-meriggio, dalle ore 16,00 alle 18,00presso la sede di “Antenna Anziani”,in Via Loreto 13.

Ringraziamo quanti hanno già con-segnato i loro preziosi tesori e li rassi-curiamo che sono conservati in modoottimale.

L’altra attività svolta sempre nel-l’ambito del progetto, che abbiamoprima citato, è stata la collaborazionecon il gruppo dei bambini della Par-rocchia e dei loro animatori. Il SignorGiovanni Larese e la Signora LuiginaTavi, contattati dal Consiglio Di-rettivo di “Antenna Anziani”, nelcorso di quattro incontri, tenutisi ilsabato pomeriggio dalle 14.00 alle16.00, hanno coinvolto i bambini inattività, che si collegavano alle tradi-zioni del passato. Il Sig. Larese hamirato prevalentemente, al recuperodi proverbi e modi di dire e, nel corsodel mese di marzo, ha riproposto il ritodel bruciare “La vecia”. La Sig.raLuigina Tavi, gli incontri con quale sisono svolti nel mese di maggio e,perciò, all’aperto, ha presentato igiochi della tradizione locale. A detta

degli animatori, la partecipazione deibambini è stata entusiasta ed è statoutile, per loro crescita personale, il re-cupero di giochi che non richiedonograndi spese, ma osservanza dialcune regole e spirito di collabora-zione. E questo è molto importante inun periodo in cui dilagano giochi co-stosi e che tendono alla individualità. Naturalmente pensiamo di ripro-porre l’attività, contando sempresulla collaborazione dei Sigg. Tavi eLarese, anche nel corso del prossimoanno proprio per conseguire l’ob-biettivo che ci eravamo prefissi cioè ilrecupero di tradizioni passate, matuttora valide per creare un ponte diamicizia e continuità tra generazionidiverse.

A proposito di quanto detto, vo-gliamo chiedere che, se tra di voi c’èqualcuno che ricorda un gioco dellapropria infanzia o poesie, fila-strocche, modi di dire, favole chefanno parte della tradizione bel-lunese, può farcele avere scrivendolee consegnando lo scritto in par-rocchia o imbucandolo nella cassettapostale di “Antenna Anziani” in ViaLoreto n.13. Ne faremo buon uso.

Grazie di cuore.Maria Agostina

ANGOLO ANTENNA ANZIANI

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Il volontariato, alcune considerazioni...Da qualche anno

faccio parte di un’asso-ciazione di volonta-riato.

È una esperienzache trovo molto gratifi-cante e vorrei proporreun insolito, quanto inte-ressante, modo di con-siderare questo fe-nomeno sociale,osservandolo da unpunto di vista che con-sente anche di farequalche considera-zione sulla nostra so-cietà.

Riferirò di quanto hosentito partecipando aconferenze tenute daesperti che hannospiegato concetti diuna certa difficoltà e che io forse, purtroppo,non sono riuscito a descrivere con la ri-chiesta semplicità...

Il volontariato quando viene consideratonel contesto della organizzazione sociale,viene anche chiamato “decentramento oriz-zontale” e l’uso di tale termine può già fare in-tuire quale sia la connotazione che gli vieneattribuita.

...Fatta la premessa che per gestire il suofunzionamento la società moderna, arti-colata in strutture e settori, devolve ilcompito ad operatori che rispondono anchegiuridicamente del loro operato nei confrontidella collettività, si ricava l’idea che il correttofunzionamento della organizzazione so-ciale è fondamentalmente basato sulla “re-sponsabilizzazione” dei suoi operatori.

La cosa può anche essere vista con unaprospettiva identica nella sostanza ma conuna angolatura leggermente diversa...: tuttinoi contribuiamo in qualche modo alla orga-nizzazione della società: se non lo facciamoagendo direttamente in uno dei suoi varisettori, lo facciamo quantomeno delegandola nostra fiducia ad altri che vi sono preposti,

perché questi agiscano anche in nostronome. La nostra fiducia costituisce nella so-stanza un patto, con gli addetti ai lavoriperché questi operino bene anche in nostronome.

In ogni caso la società stipula coi singoli“addetti ai lavori” un accordo perchévengano realizzate le funzioni e le mansioniche questi devono assolvere, e questo ac-cordo è rigoroso; costituisce un contrattoforte perché c’è un compenso per le presta-zioni fornite, un compenso costituito dal pa-gamento in denaro di uno stipendio o di unsalario...

È tuttavia ovvio che la vita sociale non siesaurisce in questo tipo di rapporti interper-sonali..., la vita sociale è complessa e vederealizzate altre forme di aggregazione e par-tecipazione..., una delle quali (la più impor-tante e conosciuta) è per esempio la fa-miglia, che chiaramente non deriva dallaformale attribuzione di competenze maderiva dalla spontanea aggregazione dipersone che si uniscono perché spinte da af-finità e da sentimenti.

Angelo Moreschini e figlio.

(Continua)

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“La nostra lettera siete voi...”Scrive mons. Vescovo:

“Al termine dei lavori dell’Assemblea sinodale, sorretto dalla vostrapreghiera e confortato dalla luce e dalla forza che il Signore dà a chi nellaChiesa ha il compito come Vescovo di pascere il gregge a lui affidato,promulgo il Libro Sinodale e ne dispongo la pubblicazione.

Chiedo che da subito venga studiato con attenzione e stabilisco che leindicazioni normative in esso contenute entrino in vigore l’11 novembre2006, festa di san Martino di Tours”.

La nostra parrocchia mette a disposizione il Libro Sinodale e lo presenterà a tutti inquattro incontri, nella sala parrocchiale di Loreto, dalle ore 10.15 alle 11, nelle dome-niche 8, 15, 22, 29 ottobre 2006.Relatori: don Ivano Brambilla e don Giuseppe Bratti.

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STATISTICAPARROCCHIALE

NATI E BATTEZZATI8. Moretti Alessandro, n. il 7.12.2005.9. Cogliati Gabriele, n. il 21.12.2005.

10. Bica Giorgia, n. il 3.11.2005.11. Di Pancrazio Matteo, n. il30.10.2005.12. Sommavilla Anna, n. il 4.9.2005.13. Sommavilla Margherita, n. il4.9.2005.14. Genoria Gabriele, n. il 24.4.2006.15. Larese Emma, n. il 24.4.2004.16. Berra Lucia Chiara Maria, n.l’8.3.2006.17. Ravazzolo Carlo, n. il 19.4.2006.18. Prior Chiara, n. il 31.5.2006.

MATRIMONI2. Barnes Andrew con Polesso Adele,

il 6 maggio 2006.3. Bortoluzzi Marco con Moretti

Angela, il 13 maggio 2006.4. Dal Pont Michele con Dalla Rossa

Manuela, il 20 maggio 2006.5. Rova Andrea con Zanato Laura, il

27 maggio 2006.6. Signoretto Alex con Dal Pont Ema-

nuela, il 10 giugno 2006.7. Caretti Federico con Bellìa Tiziana,

il 29 luglio 2006.

DEFUNTI9. Rigato Buanca v. Dal Mas, di anni

89, il 9 maggio 2006.10. Vascellari Rosalia v. De Riva, dianni 88, il 12 maggio 2006.11. Covolan Luisa in Manglaviti, di anni78, il 19 maggio 2006.12. De Vecchi Emilio, di anni 99 e 11mesi, il 20 maggio 2006.13. Bruni Giovanni, di anni 89, il 17giugno 2006.14. Galli Lorenzo, di anni 0, il 23 giugno2006.15. Armellin Tullio, di anni 84, il 6agosto 2006.16. Odorizzi Flora, di anni 85, il 28agosto 2006.

OFFERTEIN MEMORIA DEI DEFUNTIPIETRO PUNZI: la figlia Anna 30.GALATÀ ASSUNTA E GIOVANNA: i fami-liari 100.CARLO ROVA: moglie e figli 300.GIUSEPPE DOGLIONI: n.n. 250.LORENZO GALLI: i genitori 1.000.MARITO: n.n. 600.MARITO: n.n. 300.TULLIO ARMELLIN: il figlio 250.ROSALIA VASCELLARI: i familiari 300.LUISA MANGLAVITI: la famiglia 300, fam.Zappia 50, Manglaviti Giuseppe 100, GiovannaDal Molin 50.ANGELA E UMBERTO PREST: figli 50.GENITORI E FRATELLI: Rosetta Ampezzan100.DOMENICA E FEO CAVINATO: la figlia Ma-riagrazia 50.ANNA E LUCIANO DEON: la figlia Lidia 500.GUIDO CERENTIN: figlia Rachele 25.ARDUINO BEZ: figlia Anna 200.GUIDO BOCASSINI: n.n. 100.

GIOVANNI BRUNI: la famiglia 300, Giordanae Italo Salomon 100.EMILIO DE VECCHI: la famiglia 200.ALDO LANTE: il figlio 50.PIETRO RAVANELLI: familiari 40.ANGELO PEROBON: Luca e Federica 150.PAOLO CALDART: la famiglia 700.ALFREDA CORTELLEZZI: marito Carlo 90.

CHIESA E OPERE PARROCCHIALISposi Barnas-Polesso 100, sposa Manuela DallaRossa 50, Capraro-Brancher 250, Viel Renato20, batt. Cogliati Gabriele: genitori 50, nonniBristot 100; sposi Signoretto-Dal Pont 200,N.N. 50, Francesca Berto 40, N.N. 15, batt.Giorgia Bica: i genitori 50; fam. Marson 250, peril matrimonio del figlio Andrea Rova, mammaAntonia 500; Daniele De Gan 30, sposiSanzovo-Battiston 100, sposi Caretti-Bellìa200, N.N. 50, N.N. 20, fam. Fodale 50, N.N. 90,Tina e Giuseppe Giacchetti 100, Franca e Giu-seppe Barbieri 150, fam. Cilione 50, Lucia eGiuseppe Nadalet 50, Lidia Brogliati 200, batt.Carlo Ravazzolo: i padrini 150, batt. ChiaraPrior i genitori 100, fam. Cristofoletti-Cavinato,per lieto evento 300.