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Dott.Ing. Salvatore Pulvirenti V.Presidente Associazione Nazionale Ingegneria della Sicurezza

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Dott.Ing. Salvatore Pulvirenti V.Presidente Associazione Nazionale Ingegneria della Sicurezza

Movimentazione manuale dei pazienti La patologia del rachide è sicuramente la più frequente tra il personale addetto alla movimentazione manuale dei pazienti, specie se non autosufficienti.

La prevenzione primaria dei rischi da postura deve essere attuata in sede di progettazione degli impianti e degli arredi dei posti di lavoro: • spazi liberi adeguati al fine di consentire un trasferimento agevole dei

degenti • uso di letti regolabili in altezza, evitando letti bassi che costringono il

personale a flessioni incongrue del busto • uso di sollevatori meccanici specifici per le diverse operazioni da

effettuare sui degenti.

Il personale sanitario deve essere adeguatamente formato sulla corretta esecuzione delle manovre di sollevamento e spostamento e sui rischi che l’esecuzione di queste manovre comporta sull’apparato locomotore.

Il rachide è costituito dalle vertebre che sono i suoi elementi base, 33 in tutto. La loro struttura anatomica è caratterizzata da una porzione anteriore, il corpo vertebrale e da una porzione posteriore, l'arco, simile ad un ferro da cavallo all'interno del quale scorre il midollo spinale. Fra ogni corpo vertebrale si inserisce il disco intervertebrale che oltre a separare i corpi vertebrali ha una importante funzione di ammortizzatore.

IL RACHIDE

La struttura anatomica del rachide è costituita da vari elementi mobili, distinti gli uni dagli altri e connessi fra loro da numerosi elementi fibro-ligamentosi, che le conferiscono una notevole resistenza meccanica e una grande capacità di armonizzazione del movimento. La colonna vertebrale sorregge il capo, protegge il midollo spinale garantendo l'uscita dei nervi spinali, è asse portante nei complessi movimenti del tronco e partecipa ai movimenti di espansione dell'apparato costale nella dinamica respiratoria. Infine, ha il compito di ammortizzare i colpi e i contraccolpi che il corpo, nel muoversi, subisce.

IL RACHIDE

Il disco invecchia

però non solo con

l’età, ma anche in

conseguenza di

GROSSE

PRESSIONI – pesi

eccessivi,

posizioni scorrette

patologie

ERNIA DEL

DISCO

LOMBALGIA

SCHIENA

APPIATTITA

Anatomia del rachide

Funzionalità dei dischi

intervertebrali

Aumento pressione

Fuoriuscita sostanze nutritive

Diminuzione pressione

Ingresso sostanze nutritive

Disturbi alla colonna

Incremento del rischio di contrarre affezioni acute e

croniche dell'apparato locomotore ed in particolare del

rachide lombare

Con il nuovo D.Lgs. 81/08 la MMC è

disciplinata dal Titolo VI e dall'allegato

XXIII nel quale si fa riferimento alla norma

ISO 11228 come riferimento a norme

tecniche.

Nella ISO 11228 si stabilisce che: il peso

massimo sollevabile in condizioni ottimali

(ovvero senza curvare o ruotare la

schiena) è di 25 kg per gli uomini e 15 kg

per le donne e gli adolescenti maschi, 10

kg per le adolescenti femmine.

uomini donne

età Occasionali Frequenti Occasionali Frequenti

16 - 18 19 14 12 9

18 - 20 23 17 14 10

20 - 35 25 19 15 11

35 - 50 21 16 13 10

più di 50 16 12 10 7

Donne incinta

Primi 6 mesi di gravidanza 10 5

a partire dal 7 mese 0 0

Valori indicativi per il peso massimo (in kg), manutenzione frequente o occasionali

:

Inoltre il nuovo decreto (art. 1, art. 28 e allegato XXXIII)

impone al datore di lavoro di tener conto anche delle

differenze di genere (sesso) ed età e pertanto il peso

massimo raccomandato sarà calcolato riferendosi alla

seguente tabella:

LOMBALGIA (LOW BACK PAIN)

“Dal lat. lumbi, lombi; dal gr. algos, dolore.

Manifestazione dolorosa a carico della regione lombare; può essere dovuta ad un trauma o anche ad uno sforzo fatto nel tentativo di sollevare da terra un oggetto, oppure ad una affezione reumatica delle masse muscolari, oppure ancora ad un’artrosi della colonna lombare. La sintomatologia è rappresentata da dolore più o meno intenso, localizzato alla regione lombare, che si accentua in determinate posizioni o con certi movimenti.”

(da U. Delfino, Dizionario dei Termini Medici, ed. Piccin)

LOMBALGIA (LOW BACK PAIN)

Affezione cronico-degenerativa della colonna vertebrale di frequente riscontro in molteplici settori produttivi dell’industria, dell’agricoltura e del terziario.

•E’ caratterizzata da una genesi tipicamente multifattoriale comprendenti aspetti:

Anagrafici Metabolici

Endocrini Psicologici

•Comporta inoltre elevati costi economici e sociali, perdita di giornate lavorative, costose e prolungate cure, spostamenti di mansione, perdita del lavoro, invalidità.

COSTO SOCIALE DELLA LOMBALGIA

STATI UNITI: 28,6 25%

PAESI SCANDINAVI: 36 25%

GRAN BRETAGNA: 32,6

Giorni di assenza all’anno ogni 100

lavoratori

Richieste di indennizzo per LBP sul tot. delle patologie professionali

LOMBALGIA: ASPETTI EPIDEMIOLOGICI

•Prevalenza nella pop. generale degli Stati Uniti: 70%

•Incidenza certificati malattia per LBP sul tot delle certificazioni nelle industrie degli Stati Uniti: 15% (National Safety Council, 1990)

•(Nicolson) studio su 3812 infermieri incidenza di LBP: 43%

•(Jensen) studio caso/controllo:

-ausiliari RR 22,1

-inf. gen. RR 13

-inf.prof.,T.S.R.M. RR 5

•(Stubbs 1979) giornate lavorative perse dagli infermieri generici per lombalgia: 750.000/anno

Gli infermieri professionali presentano la prevalenza più elevata di lombalgia tra le varie categorie professionali, maggiore anche rispetto agli addetti dell’industria pesante (Occhipinti e Colombini)

Nell’ambito delle professioni sanitarie, le affezioni cronico-degenerative della colonna vertebrale assumono particolare rilievo tra gli addetti alla mobilizzazione dei pazienti.

Insorgenza di LBP: -46 % dei casi prima dei 30 anni di età -49,5 % nei primi 3 anni di lavoro -Prevalenza di LBP infermieri: 16,8% sul tot del personale esaminato (Magora 1970)

LOMBALGIA (LOW BACK PAIN)

INCIDENZA DI LOW BACK PAIN PER REPARTO (da Pheasant e Stubbs 1992)

Medicina generale

Geriatria

Ortopedia

Ostetricia

Day hospital

Pronto soccorso

Amministrazione

REPARTO INCIDENZA PER 1000 TURNI/ANNO

365

339

339

61

43

16

8

VALUTAZIONE DEI RISCHI IN RELAZIONE ALLA MANOVRA DI MOBILIZZAZIONE

(da Pheasant e Stubbs 1992)

Presa a cucchiaio

Da carrozzina a letto

Sollevamento a tre persone

Presa gomito-ascella

Da letto a carrozzina

Presa di spalla

Sollevamento con traversa

MANOVRA VALUTAZIONE DEL RISCHIO

Alto

Alto

Alto

Moderatamente alto

Moderatamente alto

Basso

Molto basso

Prevalenza di procedure scorrette osservate durante le attività di mobilizzazione di pazienti

(da Takala e Kukkonen 1987)

Flessione > di 60° per rifacimento letti

Flessione > di 60° per sollevamento malati

Rotazione del tronco

Mancato utilizzo di ausili pneumatico-meccanici

71%

42%

33%

26%

LA VALUTAZIONE DEL RISCHIO

Gli studi ergonomici hanno evidenziato diversi elementi critici:

Il paziente: conformazione fisica, eventuale applicazione di attrezzature medicali, comportamento, il tipo e grado di disabilità motoria. Numero di pazienti non autosufficienti.

L’ambiente di lavoro: spazi di manovra inadeguati nelle camere di degenza e nei bagni.

Le attrezzature: presenza/assenza di letti regolabili in altezza, con ruote, di carrozzine o comode adeguate, di solleva-pazienti, di ausili “minori”, di ausili per l’igiene del paziente.

L’organizzazione del lavoro: numero di letti, di operatori addetti alla movimentazione, tipologia dei pazienti e manovre effettuate. Formazione del personale.

Azienda sanitaria

Area Area

Tecnica Sanitaria (Val. semi-quant. (per reparti di degenza: o N.I.O.S.H. se M.A.P.O.

possibile) val. semi-quant. per servizi e B.O.)

N.I.O.S.H. 1993 Peso sollevato/ Peso limite raccomandato = Indice di Sollevamento

• C. di Peso: peso massimo raccomandato

• F. Altezza: altezza da terra mani inizio

• F. Dislocazione: altezza terra mani fine

• F. Orizzontale: distanza massima dal corpo

• F. Frequenza: frequenza del sollevamento

• F. Asimmetria: angolo asimmetria sul piano sagittale

• F. Presa: facilità di presa

Indice di Sollevamento: < 0,75 - AREA VERDE -

trascurabile

0,76 - 1,25 - AREA GIALLA - formazione, sorv. san., bonifica a medio-lungo termine

> 1,25 - AREA ROSSA - formazione, sorv. san., bonifica a breve termine

Il Metodo MAPO è stato messo a punto dal

gruppo di ricerca EPM (Ergonomia della

Postura e del Movimento) dell'ICP CEMOC

(Istituti Clinici di Perfezionamento-Centro di

Medicina Occupazionale) di Milano.

L'indice MAPO (Movimentazione e Assistenza Pazienti Ospedalizzati) è un

indice sintetico per la valutazione del rischio nella Movimentazione Manuale

dei Pazienti (MMP).

Valutazione “M.A.P.O.”

Considera:

Fattori ambientali: aspetti strutturali, spazi di

manovra.

Numero degli operatori addetti movimentazione.

Numero di pazienti non autosufficienti: parzialmente e totalmente non collaboranti.

Ausili: numero, stato ed utilizzo.

Formazione del personale

Indice di esposizione M.A.P.O.: NC/Op x FS + PC/Op x FA) x FC x F Amb x FF

• NC= pz non

collaboranti

• Op= op. presenti

• FS= f sollevatore

• FA= f ausili minori

• FC= f carrozzine

• F Amb= f ambiente

• FF= f formazione

M.A.P.O.index: 0 - 1,5 - AREA VERDE

- trascurabile

1,51 - 5 - AREA GIALLA - formazione, sorv. san., bonifica a medio-lungo termine

> 5 - AREA ROSSA - formazione, sorv. san., bonifica a breve

termine

Fascia di

Rischio

Indice

MAPO

Livello di

Rischio Azioni da intraprendere

Fascia

Verde

Da 0,00 a

1,50 Trascurabile Nessuna

Fascia

Gialla

Da 1,51 a

5,00 Lieve-Medio

Attivare la formazione, la

sorveglianza sanitaria e la

programmazione di interventi a

medio-lungo termine per la

rimozione dei fattori di rischio

Fascia

Rossa

Superiore a

5,00 Alto

Attivare la formazione, la

sorveglianza sanitaria specifica

e la programmazione di

interventi a breve termine per la

rimozione dei fattori di rischio

Il livello di rischio aumenta all'aumentare dell'Indice MAPO. Sono individuate tre Fasce che permettono di avere una immediata valutazione

del livello di rischio secondo una visualizzazione "a semaforo".

FATTORI CRITICI RELATIVI AGLI ASPETTI INDIVIDUALI DEGLI OPERATORI

1. ETA’:

Variabilità nella prevalenza di LBP tra le categorie di soggetti più giovani, più anziani o con maggior anzianità di mansione, in relazione a differenti situazioni.

2. ANTROPOMETRIA:

Obesità, incompatibilità delle attrezzature sanitarie

3. ALLENAMENTO:

Il frequente scarso allenamento, comporta maggiore vulnerabilità osteo-artro-mio-tendinea alle sollecitazioni

4. FATTORI PSICOSOCIALI:

Affaticamento, ansia, stress e tono dell’umore depresso, appaiono significativamente correlati con le rachidopatie

1. Meccanizzazione della movimentazione dei pazienti e dei materiali

2. Adozione di letti regolabili in altezza e dotati di ruote

3. Montaggio di congrue ruote pivottanti sulle attrezzature sanitarie mobili

4. Corretta manutenzione delle parti meccaniche (ruote in particolare)

5. Adozione di carrozzine con braccioli amovibili

6. Spazio operativo adeguato

7. Eliminazione dei dislivelli del pavimento

8. Attività con operatori di simile altezza e non affetti da patologie ortopediche

LA PREVENZIONE POSSIBILE

LA PREVENZIONE POSSIBILE

•FORMAZIONE E INFORMAZIONE

•ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO

•FORNITURA DI AUSILI

•RIPROGETTAZIONE DEGLI SPAZI

•ALLENAMENTO DEI LAVORATORI

PREVENZIONE

TECNICHE DI

MOVIMENTAZIONE

RIPOSIZIONAMENTO NEL

LETTO

Il paziente:

flette l'arto superiore sano;

aiutandosi con l'arto superiore

sano si spinge verso il

cuscino;

L'operatore:

si pone dal lato plegico

appoggia il ginocchio sul bordo

del letto;

pone una mano sotto la

regione glutea e l'altra sotto

la spalla;

aiuta la spinta del paziente

TRASLAZIONE DEL LETTO ALLA

SEGGIOLA Il paziente:

aiutandosi con il piede sano trasla l'arto infermo

emiplegico fuori dal bordo del letto;

si pone seduto aiutandosi con l'arto superiore sano;

appoggiandosi sull'arto integro si pone in posizione

eretta;

facendo perno sul lato sano ruota il corpo volgendo le

spalle alla seggiola; - con la mano valida afferra il

bracciolo e collabora a mettersi seduto.

L'operatore:

pone la seggiola all'altezza del cuscino dal lato sano

del paziente;

aiuta il paziente a sedersi sul bordo del letto ponendo

la mano dietro la spalla plegica;

l'operazione va compiuta flettendo leggermente le

ginocchia (e non il busto) e mantenendo una

larga base di appoggio;

quando il paziente è in posizione eretta, lo sostiene a

livello dei bacino dal lato emiplegico (presa alla

cintura);

l'aiuta nel movimento corretto di rotazione; - frena e

guida la discesa verso la carrozzina.

L'OPERATORE:

allarga la propria base di appoggio ponendo

un piede più' avanti rispetto all'altro

flette leggermente le ginocchia (evitare di

mantenere gli-arti inferiori estesi incurvando

unicamente il busto); afferra il paziente a

livello di sacro e scapola; effettua il

movimento di rotazione.

ROTAZIONE NEL LETTO (1 OPERATORE).

SPOSTAMENTO VERSO IL CUSCINO

(2 OPERATORI).

Gli operatori:

si pongono ciascuno al un lato dei

letto;

appoggiando ciascuno una mano

dietro le scapole mettono il paziente in

posizione seduta;

pongono il paziente a

braccia---conserte­ appoggiando il

ginocchio sul bordo del letto con una

mano;

effettuano la PRESA CROCIATA

(passando ciascuno con un braccio

sotto l'ascella del paziente, ne

afferrano l'avambraccio conserte);

con l'altra mano afferrano l'arto

inferiore al cavo popliteo;

sollevano e spostano il paziente verso

il cuscino;

TRASLAZIONE DAL LETTO ALLA

CARROZZINA

(almeno 2 operatori; 3~4 se il paziente è

pesante).

Gli operatonì:

pongono in paziente in posizione seduta a

braccia conserte (come prima

descritto);

il primo operatore si pone alle spalle del

paziente ed effettua

da solo la presa crociata, appog iando un

ginocchio sul bordo del letto­

il secondo operatore pone a fianco del

letto (lato operatore) la carrozzina e

quindi afferra gli arti inferiori del

paziente, sostenendoli sotto il cavo

popliteo, mantenendo le proprie

ginocchia in posizione leggermente

flessa;

agendo congiuntamente e

coordinatamente traslano il paziente

sulla carrozzina.

TRASFERIMENTO DAL LETTO ALLA

BARELLA

I' fase

due operatori si dispongono ai lati del

letto ed appoggiano un ginocchio sul

bordo;

ponendo ciascuno le mani sotto il bacino

e la spalla spostano il paziente verso il

bordo del letto;

2' fase

il primo operatore pone le braccia sotto la

spalla del paziente e ne ruotano il corpo;

il secondo ne afferra il bacino;

il terzo sostiene gli arti inferiori;

flettendo le ginocchia ed agendo

congiuntamente sollevano il paziente

mantenendolo in posizione orizzontale;

il paziente viene trasportato fino alla

barella: nella fase di adagiamento flettere

le ginocchia mantenendo il busto eretto.

SOLLEVAMENTO DA TERRA (2 OPERATORI)

Gli operatori:

il primo operatore si pone accovacciato dietro il capo del paziente, ne solleva

il busto pone le braccia in posizione conserte ed effettua la presa crociata;

il secondo operatore, sempre in posizione accovacciata, afferra gli arti

inferiori sostenendoli nel cavo popliteo;

agendo in modo sincronico i due operatori sollevano il paziente facendo

forza sui propri arti superiori, mantenendo i piedi divaricati ed il busto eretto,

trasferiscono il paziente al letto o alla barella: nell'adagíarlo flettono

eventualmente le ginocchia.

GRAZIE PER L'ATTENZIONE

FINE