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AGROALIMENTARE............................80 Mario Catania Sergio Marini Franco Manzato Alberto Valente MERCATI ESTERI................................28 Ettore Riello Alessandro Vardanga Massimo Carraro Angela Vivas STRATEGIE PER LO SVILUPPO..............................XX Massimo Zanon Luca Castagnetti INNOVAZIONE.....................................148 Mirco Melato Alfredino Moretto Tiziano Lievore Andrea Berno e Alberto Illotti Giuseppe Viero Giorgio Zambaldo Luca Zaia Luigi Brugnaro

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OSSIERVENETO

L’INTERVENTO.........................................15Luca ZaiaLuigi Brugnaro

PRIMO PIANOIN COPERTINA .......................................18Andrea Tomat

STRATEGIEPER LO SVILUPPO..............................XXMassimo ZanonLuca Castagnetti

ECONOMIA E FINANZAMERCATI ESTERI ................................28Ettore RielloAlessandro VardangaMassimo CarraroAngela Vivas

IMPRESE E TERRITORIO ..................36Le imprese familiariGiorgio RoveratoDomenico Zonin Gian Luca RanaAlberto Bauli

FINANZA .................................................48Il bilancio di Piazza AffariFabio Buttingnon Enzo Rullani

CREDITO & IMPRESE ........................55Il sistema bancario venetoVincenzo ConsoliAlessandro Bianchi Andrea Giotti

FORMAZIONE .......................................64Massimo PavinCarlo Carraro

FOCUS VICENZA ..................................70Achille VariatiL’economia provincialeVittorio Mincato

AGROALIMENTARE ............................80Mario CataniaSergio MariniFranco ManzatoAlberto Valente

PRODOTTI ALIMENTARI...................90Massimo AzzoliniGiancarlo Bettio e Filippo Marangon

MODELLI D’IMPRESA........................94Gian Pietro Leoni e Zeno Maria SartoriGiorgio ChiavegatoFranco PaiolaLuigino GiacomettiGiorgio Rezzadore Maurizio ZanonGiovanni PagottoBarbara CarraroAgnese PiccoloMaria ParoliniFrancesco CazzaroFrancesca MasieroLuigi DarioAmedeo RamazzottoDanilo VanzoAntonio MolinaroliBruno FrigoTiziana BusattoPierluigi BraggionNicola SpinelloLuigi Rigon

EXPORT .................................................142Marco ZamberlanGianfranco BonottoSergio Albrigo

INNOVAZIONE .....................................148Mirco MelatoAlfredino MorettoTiziano LievoreAndrea Berno e Alberto IllottiGiuseppe VieroGiorgio Zambaldo

TECNOLOGIE .......................................162Franco CanevaAlberto RuiMichele ZaraEnrico SogaLuigi DegaraGiovanni SellaMauro FavrettoMauro BoschettiFrancesco MorettoMarcello GalvaninGianfrancesco MistrorigoGiuseppe Sinigaglia

IL MERCATO DELL’AUTO ...............190Adriana Vicentini

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SommarioIL POLO CONCIARIO.........................192Gabriele MiazzoGiancarlo Marconi

CHIMICA E MATERIALI ....................196Lionello Caregnato

IL SETTORE MODA ..........................200Germano FerraroPaolo TamburiniGianni ZagoSilvano Mastella

IL MERCATO DELLO SPORT .........212Jonny Moletta

SICUREZZA .........................................214Silvano Righetto

LOGISTICA............................................216Luca Girelli

AMBIENTEPOLITICHE ENERGETICHE.............218L’Italia e gli obiettivi UeAgostino Re RebaudengoMassimo GiorgettiGuido Barbi e Raffaele Zambelli

GESTIONE RIFIUTI............................228Nereo Sella

TERRITORIOEDILIZIA ...............................................230Luigi SchiavoMauro BiasuzziCarlo Caoduro Felice RettondiniGianriccardo, Fabio e David PizzolottoEnrico OlivieriMirco Verno

MATERIALI ..........................................252Francesco Dalla CollettaBruno Gonzato

INTERNI ................................................258Lucchetta Ivana BellioSergio De GiustiSilvio PagliariniGiovanni PegoraroMatteo Cavaler

GRANDI EVENTI.................................276Marino FinozziRoberto PancieraFederica Seganti

GIUSTIZIANORME ANTIRICICLAGGIO...........284Walter Cretella LombardoDante Carolo

NOTARIATO ........................................290Michele Colasanto

SANITÀPOLITICHE SANITARIE...................296Luca ColettoAlberto PasderaAnnamaria Mussi

STRUTTURE PRIVATE ....................304Marina Lampreda

MEDICINA DEL LAVORO................308Gianpietro Ramina

ORTOPEDIA E ODONTOIATRIA ....310Rino Biasiolo

OFTALMOLOGIA.................................312Emiliano Ghinelli

LOTTA AI TUMORI .............................314Luciano Bevilacqua

DIMAGRIMENTO ................................316Gianluca Mech

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di Luca Zaia, presidente Regione Veneto

Accessoal credito,nodo vitale

Rating e spread, due termini stranieri che neldibattito recente sono quasi diventati sino-nimo di guai. Un certo lessico economicoè entrato nelle abitudini di un pubblico

sempre più vasto, proprio quando la stessa economiaha conosciuto a livello internazionale una delle sue fasistoriche più drammatiche. Più che il linguaggio, però,bisognerebbe analizzare i comportamenti di alcuniprotagonisti dello scenario economico mondiale e na-zionale. Mi riferisco alle agenzie internazionali di ra-ting e agli istituti di credito, le cui scelte ecomportamenti stanno fortemente condizionando, enon certo in positivo, la vita degli enti pubblici, delleaziende e delle famiglie. Non ho esitato in passato a definire “pelose” le valuta-zioni delle varie Standard & Poor’s, Moody’s e Fitch,non solo perché, come ha denunciato recentemente ilvicepresidente della Commissione Ue, Olli Rehn, sonotutt’altro che imparziali, ma – aggiungo – sono le stesseagenzie che indussero a suo tempo all’acquisto di titolitossici. Ora, che siano proprio loro, sfruttando l’ormaiinaccettabile totale assenza di regolamentazione nellaquale operano, a decidere le sorti non solo economichema anche sociali, di comunità nazionali e regionali,francamente mi pare un inchino alla speculazione. In ogni caso, è noto a tutti che il rating del Veneto noncorrisponde alla reale situazione economico-finanziariadi una delle aree con il più alto tasso di produttività eu-

ropeo, ma è la conseguenza del fatto che nessuna Re-gione può avere un livello di affidabilità superiore aquello dello Stato a cui appartiene: ogni ulteriore com-mento è superfluo. Ben più preoccupante, a mio mododi vedere, è la scarsa disponibilità di strumenti finan-ziari di supporto alle aziende per superare questa fasecruciale della crisi globale. Noi la nostra parte la stiamofacendo, utilizzando l’operatività della nostra società Ve-neto Sviluppo e avendo costituito un fondo di garanziaper favorire l’accesso al credito delle imprese. Ma le re-altà che dovrebbero essere in prima linea, le banche, nonsempre sono presenti. Un comportamento da stigma-tizzare è certamente quello degli istituti di credito ita-liani che hanno ricevuto dalla Banca Centrale Europeacentinaia di miliardi di euro e che, invece di rimetterlinel mercato per favorire la crescita e gli investimenti, liconservano nei propri forzieri al fine di evitare possibilirischi. Proprio quando ci sarebbe più bisogno di corag-gio e determinazione, le banche dimostrano un forteegoismo speculativo, lo stesso che ha animato la vicendadella Tesoreria unica nazionale. Rimango però convinto che, al di là di tutti i ragiona-menti tesi a comprendere come si possa uscire da questarecessione, ciò che serve è una vera e propria riorganizza-zione del sistema Stato. E, nonostante il governo in caricastia riportando il centralismo decisionale agli odiosi fastidi un tempo, un futuro migliore per l’Italia e gli italianipotrà realizzarsi solo con il federalismo.

Xxxxxxx XxxxxxxxxxxL’INTERVENTO

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di Luigi Brugnaro, presidente di Confindustria Venezia

Infrastrutturee sviluppo,le priorità di Venezia

Un sistema infrastrutturale completo e in-tegrato è condizione essenziale per lo svi-luppo e la competitività del territorio.Venezia Metropolitana, porta d’Oriente e

ponte con il mar Mediterraneo, al centro dei corridoieuropei, necessita di una connettività e una mobilitàveloci ed efficaci. In tempi di globalizzazione in cui iconfini spaziali e temporali si sono annullati, sotto ilprofilo imprenditoriale i collegamenti delle risorse ma-teriali e immateriali sono imprescindibili per sostenerele attività esistenti e poterne implementare di nuove.Venezia, capitale e motore del Nordest, già dispone diinfrastrutture di grande rilievo: dall’aeroporto, il terzod’Italia, al porto, tra i principali in Europa, dalle au-tostrade fino alle ferrovie, snodi importanti delle ri-spettive reti locali e nazionali. I nuovi obiettivi sulpiano della crescita e dello sviluppo, tuttavia, richie-dono altri passi in avanti sulla scia di quanto fatto conla costruzione del Passante, che bypassa la tangenzialedi Mestre ed è destinato a fungere da grande connet-tore della Venezia Metropolitana. Una grande città po-licentrica è chiamata a collocarsi all’interno di undisegno unitario in grado di raccordare le varie realtàe valorizzare le singole peculiarità. È, questa, una vi-sione prospettica confermata anche dal nuovo Pianodi assetto del territorio, che nel capoluogo lagunare in-dividua il fulcro di un sistema di area vasta peraltro giàesistente sul piano sociale ed economico, ancorchéprivo di un coerente assetto di governance istituzio-nale. Sarà, dunque, importante sostenere la realizza-zione di nuove opere capaci di aprire Venezia alNordest e viceversa, ponendoli al centro dei trafficicontinentali e non solo. Oltre al prossimo completa-

mento e alla messa in esercizio del Mose, necessarioper la salvaguardia della città storica, servirà il nuovoporto offshore per intercettare un nuovo sviluppo ditraffico merci da dirottare in Adriatico. Si tratterà diorganizzare un piano rinnovato di mobilità acquea ge-nerale anche con la realizzazione di nuove darsene e dinuovi approdi nautici. In terraferma, una questioneinfrastrutturale prioritaria non può non riguardare ilsito industriale di Porto Marghera. È da qui che ilPaese intero dovrà riprendere a credere nella manifat-tura e nell’industria, soprattutto quella di alto valoreaggiunto, quella che coniuga le varie competenze, dal-l’informatica alla ricerca, fino all’innovazione tecnolo-gica. È proprio da Marghera che bisognerà ripartireper una nuova crescita, tenendo conto anche deinuovi volumi di traffico legati allo sviluppo dellapiattaforma logistica dell’interporto e al futuro ter-minal delle autostrade del mare a Fusina. Nel frat-tempo, l’ampliamento della rete urbana del tram,sulle due linee previste, servirà a collegarla megliocon Mestre e Venezia. Per Venezia, in chiave metro-politana, sono essenziali alcune infrastrutture strate-giche come la Romea commerciale, la terza corsiadell’autostrada Venezia-Trieste; l’autostrada del maretra Meolo e Jesolo; i nuovi caselli del passante a Cap-pella di Scorzé e Pianiga-Dolo; un nuovo collega-mento ferroviario con Chioggia per agganciarla piùrapidamente all’Sfrm, i treni ad alta frequenza chedevono essere attivati al più presto. È fondamentalecredere nel corridoio 5 da Lisbona a Kiev, che colle-gherà la città al sistema dei trasporti europeo, anchecon la linea ferroviaria di alta velocità e capacità, perle persone e le merci.

Xxxxxxx XxxxxxxxxxxL’INTERVENTO

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UN’AZIONE COESA E COORDINATAPER TORNARE A CRESCEREColtivare l’iniziativa imprenditoriale, a dispetto delle criticità. Per il presidente

di Confindustria Veneto, Andrea Tomat, tutti i soggetti economici e istituzionali

sono chiamati a fare la loro parte per contribuire allo sviluppo.

Puntando al merito e all’efficienza

Francesca Druidi

Cambiano i modelli digovernance e le filiereproduttive. Lo scena-rio si complica sem-pre più a livello inter-

nazionale con nuovi attori etendenze in costante evoluzione.L’associazionismo imprenditorialeitaliano è perciò chiamato ad affron-tare la grande sfida del rinnovamentoin un periodo segnato inevitabil-mente dalla crisi finanziaria. «Le or-ganizzazioni di rappresentanza

stanno vivendo una profonda tra-sformazione – attesta Andrea To-mat, presidente di Confindu-stria Veneto –. Le dinamicheeconomiche e sociali sono inradicale mutamento, l’econo-

mia digitale e i social net-work consentono ai sin-

goli e ai soggetticollettivi, di relazio-

narsi liberamente e immediata-mente, di condividere informazioni,organizzare iniziative comuni». Perquesto, sottolinea il numero uno de-gli industriali della regione, le azionidi rappresentanza e di lobby do-vranno essere sempre più mirate,personalizzate ed efficaci, in terminidi linguaggio e di obiettivi.

Quale ruolo è chiamata a svol-gere Confindustria oggi e nelprossimo futuro? «Confindustria rappresenta le im-prese italiane, della manifattura e deiservizi, che competono sui mercatisenza differenza di dimensione e dicollocazione, all’interno di reti e fi-liere produttive territoriali e globali.L’associazione è, quindi, impegnata aridefinire il ruolo, le finalità e gliobiettivi a livello provinciale, regio-nale e nazionale, per rispondere inmodo efficace e con un adeguato li-

vello di risorse ai molteplici problemiposti al mondo delle aziende».

Quali i nodi focali sui qualiconcentrare maggiormente l’at-tenzione?«Innovazione, nuovi modelli orga-nizzativi aziendali, infrastrutturemateriali e immateriali, produzionee approvvigionamento dell’energiaa costi competitivi, costo del lavoro,fiscalità, formazione del capitaleumano. A queste parole chiave si af-fiancano la gestione degli ammor-tizzatori sociali e il rapporto con ilmondo bancario in tema di credito.I temi indicati rappresentano aspetticruciali, che vanno ridistribuiti al-l’interno dei diversi livelli della strut-tura, attraverso efficaci politiche diorientamento e di costruzione dicompetenze. Tutto questo si deveallineare alle proposte di riorganiz-zazione amministrativa del territo- � �

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rio: accorpamento dei Comuni piùpiccoli, abolizione delle Province,privatizzazione e razionalizzazionedei servizi pubblici. Non è, quindi,solo un problema di riduzione deicosti, di eliminazione delle ridon-danze. Occorre partire dai valorifondativi, tuttora validi, per crearestrutture di rappresentanza e di ser-vizi snelle, partecipative, accessibili,efficaci e sempre più competenti».

Quale significato assume lacollaborazione tra ConfindustriaPadova e Vicenza in ambito re-gionale? Come rendere le strut-ture ancora più efficienti?«Il sistema confindustriale venetoda anni ha adottato la linea dellacondivisione e dell’integrazione. Lesocietà promosse e partecipatedalla Federazione e dalle associa-zioni territoriali, ne sono unabuona testimonianza. Le intese diVicenza e Padova su due serviziimportanti, internazionalizzazionee ambiente, ma anche i contratti direte che legano fra loro alcuneagenzie formative venete, le mer-ceologie regionali e i coordina-menti tematici, vanno nella dire-zione giusta. Non si parte da zero

per riorganizzare i servizi agli asso-ciati su basi nuove, ma si riutiliz-zano in una forma ad assetto va-riabile le competenze esistenti,puntando sulle eccellenze. La rap-presentanza deve rimanere vicinaalle imprese, ridisegnando al con-tempo ruoli e funzioni, evitando idoppioni, mentre i servizi - daquelli tradizionali a quelli innova-tivi - dovranno essere dimensio-nati con il criterio della massimaefficienza e della prestazione qua-litativa più elevata».

Il quarto trimestre 2011 regi-stra un rallentamento di tutti isettori economici del Veneto.Quasi il 40% delle imprese de-nuncia una flessione dell’attività

produttiva. Su quali leve e set-tori deve affidarsi il territorio perguardare alla ripresa?«Gli ultimi mesi del 2011 si sonochiusi in Veneto con un progres-sivo rallentamento di tutti i prin-cipali indicatori economici. Il re-cupero dei livelli produttivi,maturato nel 2010, è andato di-minuendo in larga parte a partiredall’estate, a causa di una frenatadella domanda sul mercato in-terno, di un peggioramento delquadro congiunturale dell’areaeuro e di un rallentamento com-plessivo dell’economia mondiale.Tutti i settori in questo momentostanno soffrendo. Tuttavia, il Ve-neto continua ad avere un anda-

IN COPERTINA

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Andrea Tomat

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mento migliore rispetto a quellonazionale, segno della buona ca-pacità di contrastare la crisi del si-stema economico regionale. Ci tro-viamo, in ogni caso, a fronteggiareuna situazione molto difficile.L’obiettivo deve essere quello ditornare a crescere».

In che modo?«Ci aspettiamo che le misure presee in corso di assunzione a livelloeuropeo, nazionale e regionale,producano presto un cambio di di-rezione. Bisogna, innanzitutto, as-sicurare le risorse economiche pergli ammortizzatori sociali e le po-litiche attive. Le risorse del bilancioregionale e dei Fondi europeivanno riprogrammate per soste-nere le imprese e le loro trasfor-mazioni. Va sostenuto il sistemaformativo, sia nella funzione diorientamento delle famiglie e deigiovanissimi, che nella qualità de-gli apprendimenti».

Ha avuto modo di definire il2012 come un anno “impegna-tivo, di transizione e d’assesta-mento”. Quali sono le prospet-tive per i mesi che verranno? «Le prospettive relative all’inizio del-

l’anno confermano la situazione diinstabilità e difficoltà per le impresevenete. I prossimi mesi continue-ranno a essere complessi, con fasi diripresa alternate a fasi di stagnazione;a periodi di relativa stabilità econo-mica seguiranno situazioni di ten-sione sul mercato del credito e dellematerie prime. Tutto questo renderàancora più difficile l’attività impren-ditoriale. L’impatto della crisi in Ve-neto è stato mitigato da un’azionecoesa e coordinata di tutte le partieconomiche e sociali, che hannosvolto un ruolo fondamentale,agendo con rapidità. Le nostreaziende non sono rimaste ferme,hanno reagito cercando nuovi mer-cati, adattandosi alla nuova situazione.Molte stanno ottenendo dei risultati,molte altre, soprattutto le piccole e lepiccolissime, continuano a vederelontano il pieno recupero dei livellipre-crisi. L’uscita dalla crisi sarà, dun-que, ancora molto lunga e faticosa».

L’export fa segnalare, sebbene incalo, risultati positivi sia sul mer-cato europeo che extra-Ue. Qualistrategie si possono adottare per in-crementare i processi di internazio-nalizzazione delle imprese venete?

«La vocazione veneta all’internazio-nalizzazione è sempre stata il nostropunto di forza. Siamo cresciuti nelleesportazioni, innovando e interna-zionalizzando il nostro business,sommando i rischi di una ripresastentata con quelli degli investimentiin nuovi mercati. Il calo delle venditeall’estero segnala una fase di debo-lezza del nostro sistema. Per ripren-dere a crescere è necessario conti-nuare a puntare su fattori strategici ecompetitivi quali: ricerca, innova-zione, investimenti su nuovi pro-dotti, processi di formazione e pro-getti di filiera. Per accompagnare iprocessi di internazionalizzazionecontinueremo, come nel passato,con missioni mirate. Allo stessotempo, con la Regione Veneto e leCamere di Commercio, stiamo la-vorando per facilitare le aggregazionirispetto a progetti di sviluppo delleattività all'estero, proprio per con-sentire anche ai più piccoli di seguirequesta strada».

Uno dei nodi cruciali è l’accessoal credito per le imprese. Come siprofila la situazione in Veneto suquesto fronte? È possibile invertirela stretta all’erogazione del credito?

La rappresentanzadeve rimanerevicina alle imprese,ridisegnando ruolie funzioni

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«I prossimi mesi saranno molto diffi-cili, per questo chiediamo che tutte lerisorse disponibili siano messe a di-sposizione dell’economia. Serve uncambio di strategie perché il Venetoha retto l’onda d’urto di tre anni dicrisi, ma ci sarà ancora da soffrire, so-prattutto per le imprese che lavoranocon il mercato interno. Sono soprat-tutto le aziende di piccole dimensioniche continuano ad avere i maggioriproblemi, perché rispetto alle grandinon hanno il peso e le garanzie utili aricevere grossi affidamenti. È fonda-mentale proseguire nell’azione tesa agarantire un miglior accesso al creditotramite il sistema dei confidi, stu-diando al contempo un accordo conil sistema bancario per ottenere unamaggiore flessibilità nei tempi di rien-tro dei debiti. È necessario che il si-stema bancario sia messo in condi-zioni di erogare più credito, a costiaccessibili; per questo serve maggioreimpegno dei vertici delle banche na-zionali e del territorio. Senza investi-menti non c’è crescita e non c’è fu-turo. Il confronto con il sistema

bancario deve essere collaborativo, machiaro. Le nostre imprese sono aperteal mercato, vivono di efficienza e diinnovazione, hanno bisogno di un si-stema creditizio in grado di scom-mettere con loro sulla crescita».

Come il governo e le istitu-zioni, da una parte, e le impresedall’altra, possono far uscire ilpaese da questa crisi?«Nei prossimi mesi, il nostro Paesecontinuerà a essere esposto a turbo-lenze economiche e finanziarie. Pro-prio per questo, serve un’azione coesae coordinata da parte di tutte le partiin gioco. Serve una nuova cultura eco-nomica che rimuova i freni che hannoostacolato lo sviluppo del Paese. Serveun nuovo orientamento diretto a va-lorizzare il capitale umano, a pro-muovere il talento, il merito, l’inizia-tiva individuale e collettiva, la capacità

e la voglia di intraprendere, di speri-mentare, di innovare, di competere edi rischiare, conciliando flessibilità edinamismo con la salvaguardia di so-lidarietà e coesione sociale».

Quali le priorità?«Il Paese e la Regione devono porsicome obiettivo prioritario il sostegnoalla crescita e all’iniziativa imprendi-toriale con tutti gli strumenti possi-bili: in ambito finanziario, fiscale, am-ministrativo, infrastrutturale edenergetico, attivando anche tutte leopere realizzabili a livello nazionale elocale. C’è soprattutto bisogno di cer-tezza sulla realizzabilità degli investi-menti. Massima attenzione deve es-sere riservata soprattutto alle riformea costo zero, come ad esempio lasemplificazione autorizzativa e bu-rocratica, la ricerca di competitività,il controllo della spesa pubblica e ilmiglioramento della produttività de-gli apparati pubblici. Infine, devonoessere assolutamente reperite risorsee misure per l’occupazione, sia perchi perde il posto di lavoro che peri giovani».

IN COPERTINA

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Le imprese hannobisogno di unsistema creditizioin grado discommettere conloro sulla crescita

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Massimo Zanon

VENETO 2012 • DOSSIER • 23

È l’imperativo funzionale che si prefigge Massimo Zanon, numero uno

di Confcommercio Veneto. Per prendere in mano la situazione di fronte

al quadro critico attuale e rispondere alle esigenze delle imprese associate

Leonardo Testi

Èl’associazione datorialeregionale maggiormenterappresentativa delle im-prese del settore nel Ve-

neto, con circa 50mila associati.Confcommercio è oggi alle prese

con criticità impellenti per leaziende quali difficoltà di accessoal credito, liberalizzazioni, pres-sione fiscale crescente e ritardi neipagamenti della Pubblica ammi-nistrazione. Proprio per far frontea questo contesto così problema-tico, il presidente di Confcom-mercio Veneto, Massimo Zanon,annuncia che l’associazione faràsentire, con sempre maggior forza,la propria voce in ambito econo-mico e politico.

Di fronte agli effetti dirompentidella congiuntura economicaprima internazionale e poi nazio-nale, Confcommercio sta rive-dendo in qualche modo la propriaagenda e la propria struttura?«Sicuramente la missione di Con-fcommercio muta con il mutaredella società civile, ora addiritturain modo più rapido, per una difesacorporativa che avviene all’internodi uno scenario completamente di-verso, se confrontiamo ad esem-pio la situazione del 2008 conquella odierna».

Che cosa ha rappresentato la re-cente uscita da Confcommercio diFederdistribuzione? «Crediamo che questa scelta nongiovi a nessuno, in quanto si trattadella frammentazione di mondiche oggi dovrebbero, invece, ag-

gregarsi oltre le attuali formule.Basta vedere il progetto comuneintrapreso con le altre confedera-zioni di commercio e artigianato».

Individua priorità specifiche daaffrontare sul territorio veneto perquanto riguarda l’associazione?«Prima delle ultime scelte del go-verno, la proposta in ogni settoresuperava già di gran lunga la do-manda. Ora diventa necessario unintervento sul fronte della gestioneurbanistica, per evitare di ritrovarsiil deserto nelle periferie e nei centriabitati a favore di chi, investendonella campagna, ha sviluppato me-trature eccezionali senza tenerconto dell’invecchiamento della po-polazione. Oltre a non considerarei maggiori costi per mantenere l’or-dine, la pulizia e il decoro di centricon le serrande chiuse».

Quali i principali obiettivi in ot-tica futura?«La nostra esigenza è di lasciare lebattaglie di retroguardia per ri-conquistare la leadership insiemealle nostre principali sigle degli im-prenditori. L’obiettivo è parteci-pare alle scelte strategiche per ilPaese. Oggi i processi decisionalisono ancora troppo lenti e, inmolti casi, ancora incapaci di de-cidere sui temi che servono allacompetizione globale».

Partecipare alle decisioni cruciali

Massimo Zanon, presidente di Confcommercio Veneto

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Per uscire definitivamentedalla crisi non esistono scor-ciatoie. Servirà un piano peralimentare la ripresa e la cre-

scita dell’Italia, nell’interesse delle fa-miglie chiamate oggi a sosteneregrandi sacrifici, e nell’interesse delleimprese, impegnate a confrontarsi connuovi mercati e nuove esigenze. Daqui, la necessità da parte dell’attuale si-stema delle rappresentanze e delle or-ganizzazioni associative del Paese dioperare una riflessione profonda in

merito a obiettivi, servivi e strutture.«Oggi questa realtà cambia più velo-cemente della nostra capacità di adat-tamento», sottolinea Luca Castagnetti,presidente regionale della Compagniadelle Opere, operativa da gennaio2010 in quanto frutto dell’iter di fu-sione tra Cdo Verona e Cdo Nordest.

Dal vostro punto di vista è ogginecessario ripensare a valori,funzioni e assetti organizzatividell’associazione per migliorarnel’efficienza?

«L’efficienza è un attributo riferibilealle risorse che un’organizzazione de-dica per raggiungere un obiettivo.Nella nostra quotidiana relazione conle imprese, profit e non profit, ci ren-diamo conto che la difficile realtà diquesti mesi porta tutti a focalizzarcisugli aspetti veramente importanti.Non c’è più spazio per il generico,per il non necessario, per la formache non dà sostanza. La realtà ci co-stringe a ridefinire i nostri obiettivi. Ilmondo in cui oggi le imprese operano

Promuovere «una socialità nuova, attraverso il lavoro di ciascuno»

in grado di far fronte alle dinamiche della contemporaneità. È uno degli obiettivi primari

perseguiti dalla Compagnia delle Opere in Veneto, guidata da Luca Castagnetti

Francesca Druidi

STRATEGIE PER LO SVILUPPO

Ripartiamo dal lavoronel mondo che cambia

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ha cambiato prospettiva, passandodalla concezione del “come posso farcapire al mondo che ci sono” a “comestare di fronte a questo mercato checambia”. Questo genera un processodi cambiamento sia nell’impresa chenella nostra organizzazione».

Quali sono, in particolare, lequestioni aperte in Veneto? Sonomutate le esigenze degli imprendi-tori? Come state rispondendo inquesto senso?«In Veneto Compagnia delle Opereè presente con oltre 400 soci traloro molto diversi: dall’impresamultinazionale “tascabile” all’arti-giano, sino alla piccola cooperativasociale che gestisce un asilo o unascuola. Diverse sono, quindi, le esi-genze. Le imprese che hanno in-ternazionalizzato sono più attrez-zate ad affrontare la crisi odierna.Le loro esigenze sono focalizzate asviluppare nuova conoscenza ecompetenza nei loro collaboratori.Da solo l’imprenditore presidia po-chi mercati. “Come avere personeche lavorano con il tuo stesso spi-

rito?” “Come sviluppare compe-tenze e capacità in linea con i valoririconosciuti?” Sono queste le do-mande aperte e i nostri spunti dilavoro. Chi, invece, soffre dell’at-tuale congiuntura negativa ha bi-sogno di essere accompagnato conrealismo e competenza. Lo aiu-tiamo a capire dove sono i suoipunti di valore e dove, invece, servecambiare, fino anche a chiuderel’attività. Per fare questo serve unarelazione con il socio: questo è ilnostro unico patrimonio».

Le associazioni devono secondolei tutelare lo status quo oppureoccuparsi dell’innovazione?«Per noi la realtà è positiva perché èil luogo dove, attraverso il lavoro,ciascuno può realizzare il suo desi-derio di uomo. Oggi questa realtàcambia più velocemente della nostracapacità di adattamento. Le associa-zioni devono essere all’altezza di que-sto compito. Compagnia delleOpere nasce ed esiste per farsi “com-pagna“ di viaggio di chi, nella stra-ordinaria avventura di fare impresa e

opere, riconosce l’esigenza di unaiuto, di un luogo vero dove porre ledomande più importanti e urgenti.Ad alcune di queste domande ed esi-genze sappiamo rispondere, a moltealtre meno, ad alcune per niente.Ma, insieme ai nostri soci, risco-priamo ogni giorno la necessità diavere un metodo di lavoro. Su que-sto aspetto non temiamo di essereinadeguati. Ogni azione umana ri-sponde a qualcuno, il lavoro diun’azienda risponde al mercato. Solopartendo da questa semplice ed ele-mentare constatazione, si può tro-vare la strada giusta per cambiareed evolvere, promuovendo una so-cialità nuova attraverso il lavoro diciascuno».

Quale ruolo dovrebbe assumerel’associazionismo imprenditoriale,soprattutto guardando al futuro?«Essere agenti di cambiamento enon di conservazione dello statusquo, di privilegi, di rendite di posi-zione. Ciò è possibile ripartendo dallavoro e dal desiderio di costruzionedi ogni uomo libero».

Luca Castagnetti

Luca Castagnetti, presidente della Compagnia delle Opere Veneto

Insieme ai nostrisoci riscopriamoogni giorno lanecessità di avereun metodo di lavoro

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MERCATI ESTERI

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Il Veneto è la terza regione, dopo Lombar-dia ed Emilia Romagna, per fatturato pro-dotto attraverso le esportazioni nei mercaticosiddetti Bric, che comprendono Bra-

sile, Russia, India e Cina. Nel primo semestredel 2011, l’export verso questi paesi è aumentatodel 47 per cento rispetto allo stesso periodo del2010, con un giro d’affari superiore ai due mi-liardi di euro. Un ruolo particolare lo giocanoTreviso e Vicenza, ai primi posti della gradua-toria italiana, con una quota di fatturato pro-dotto pari rispettivamente al 5,5 per cento e 4,8per cento del totale delle transazioni italianeverso questi Paesi. «In uno scenario di perdu-rante debolezza della domanda interna, il so-stegno ai processi di internazionalizzazione di-

venta ancora più una leva fondamentale per so-stenere il sistema manifatturiero» dichiara il nu-mero uno degli industriali trevigiani, AlessandroVardanega, che indica tra i vantaggi, la valoriz-zazione delle competenze del terziario, la crescitae la qualificazione del capitale umano e nuoveopportunità per incrementare la capacità at-trattiva del territorio.

Quali strumenti assicurano alle aziende tre-vigiane investimenti di successo?«Si tratta di un risultato che nasce da almenodue fattori, da una parte, una consolidata spe-cializzazione nella manifattura avanzata, cheporta alla realizzazione di prodotti di qualità aprezzi competitivi; dall’altra, un’importanteapertura internazionale, anch’essa presente tra-dizionalmente in un gran numero d’impresedel territorio trevigiano e l’esito di un significa-tivo processo di internazionalizzazione verso lenuove economie, ben avviato già prima dellacrisi anche nelle pmi».

Quali sono i settori del territorio maggior-mente attenti ai mercati Bric e quali i prodottipiù esportati?«La presenza nelle cosiddette nuove economie civede presenti in particolare con alcuni com-parti dei cosiddetti “beni intermedi”, come lemacchine industriali, ma anche in prodottimolto legati alle specificità del territorio comel’agroalimentare e il vino in particolare, si pensisolo al successo del Prosecco trevigiano nelmondo. Anche altri comparti importanti, dal si-stema moda all’arredamento, stanno trovandonuovi mercati di sbocco nei Bric, come pure in

«Nel 2009 abbiamo risentito di più della crisi globale ma poi vi è stata

una ripresa in sintonia con le dinamiche del commercio internazionale».

L’analisi di Alessandro Vardanega

Elisa Fiocchi

Treviso, sistema apertoai mercati Bric

Alessandro Vardanega,

presidente di

Unindustria Treviso

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altre aree strategiche come ipaesi del Golfo Persico, a frontedi mercati domestici, italianoed europeo, che sono invecepiù stabili e talvolta in rallenta-mento congiunturale».

Nel futuro quali strategieconsentiranno di radicare ilmade in Italy nei mercati Brice per quali aziende del terri-torio delocalizzare è ancoraun processo difficile?«La nostra associazione ha concentrato l’atti-vità su poche aree (Africa, Far East, Brasile) e in-vitato tutte le imprese ad ampliare i propri rife-rimenti internazionali, offrendo un supportoqualificato per gestire in questa chiave tutti gliambiti della gestione aziendale, come tra gli al-tri contrattualistica, fisco, risorse umane. Rite-niamo strategico aumentare il numero diaziende capaci di “pensarsi” anche al di fuori deiconfini nazionali e per questo è, e sarà, fonda-mentale il supporto qualificato del sistema ban-cario e finanziario. Altrettanto decisivo sarà cheanche le altre componenti del sistema territorialeapprendano a pensare e operare in una dimen-sione internazionale in un comune impegno dicompetitività territoriale, che è risorsa ancheper attrarre investimenti internazionali, dai Briccome dalle altre aree del mondo. In sintesi, oc-corre una strategia di sistema a livello Paese, masarebbe auspicabile anche a livello comunitario,per un approccio condiviso, e appunto siste-mico, evitare doppioni e dispersioni in un co-mune sforzo competitivo, ormai necessario con-siderata la piena globalizzazione raggiunta dalsistema economico».

Unicredit ha messo a disposizione quasi 19milioni di euro a sostegno delle imprese.Come questa collaborazione maturerà nel2012 e con quali obiettivi?«A inizio di quest’anno abbiamo siglato conUnicredit un accordo specifico per il supporto

all’internazionalizzazione delle imprese, che faseguito alla collaborazione già attivata con altriistituti bancari così da offrire ai nostri associatiun ampio ventaglio di opportunità nei principalimercati in cui operano. Consideriamo lo snodotra finanza e internazionalizzazione, particolar-mente strategico in questa fase per la competi-tività delle nostre imprese, e quindi anche il si-stema bancario. Una collaborazione proficua inquesto ambito è anche fattore di innovazione nelrapporto banca-impresa particolarmente com-plesso in questo periodo».

Come procede invece la collaborazione conSimest?«Come gli accordi con le banche, si tratta di unesempio virtuoso di “collaborazione di sistema”per favorire la competitività e la crescita nonsolo delle singole imprese coinvolte diretta-mente ritengo infatti che attraverso questo mec-canismo cresca anche il sistema economico e ter-ritoriale, che trae beneficio da questa espansioneinternazionale verso nuovi mercati, certo com-plessi da approcciare, ma che presentano inte-ressanti opportunità da cogliere».

Alessandro Vardanega

VENETO 2012 • DOSSIER • 31

La presenza nelle cosiddette nuoveeconomie ci vede presenti in particolarecon alcuni comparti dei cosiddetti “beniintermedi”, si pensi solo al successo del Prosecco trevigiano nel mondo

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MERCATI ESTERI

Il gruppo Morellato&Sector conta oggipiù di 70 store nel mondo di cui benquaranta in Cina. Proprio il 40% delgiro d’affari, proviene dai mercati esteri

con particolare riferimento a quelli asiatici e alFar East, sostenuti da una potente rete com-merciale di filiali dirette in Usa, Germania,Francia, Svizzera e Hong Kong, joint venturein Cina e India e distributori esclusivi in tuttoil mondo. In occasione del Capodanno cinese,il brand Morellato ha inaugurato un nuovomonomarca presso il Venetian di Macao: unaboutique di 95 metri quadrati all’interno delGrand Canal Shoppes, dove si riuniscono mar-chi di fama mondiale in un’atmosfera di lusso

che fa vivere le emozioni diuna Venezia reale, la città na-tale del fondatore Giulio Mo-rellato e piazza dove è statoaperto uno dei primi negozi.«Macao rappresenta la cilie-gina sulla torta», afferma l’am-ministratore delegato Mas-simo Carraro, parlandodell’operazione che rientra nelgrande piano strategico di svi-luppo in Asia, proprio in unparticolare periodo interna-zionale in cui le attese sul mer-cato domestico si sono note-volmente ridotte. «A breveapriremo un altro negozio, il

terzo a Hong Kong». Obiettivo del gruppo veneto per il 2012 ètoccare quota 65 store in Cina, con 10 nuovinegozi a insegna Morellato. Quali altre aper-ture sono in calendario?«Ad aprile apriremo il terzo negozio a Theranin Iran, dove c’è una popolazione molto gio-vane, di ragazze e ragazzi con redditi interes-santi. Sono i cosiddetti nuovi mercati che oggici garantiscono la crescita perché, ad esempio,in Cina non c’è affatto crisi economica, ed èper questo motivo che il Middle East, ma an-che il Far East, sono i mercati che ci offronomaggiori guadagni».

Il Gruppo ha chiuso il 2011 con un girod’affari di 192 milioni di euro, in crescitadel 4% rispetto al 2010. Nel 2012, la sfidapunta a una crescita del 15% sui mercatiesteri: attraverso quali strategie di sviluppoed espansione?«Sono rientrato dal Salone mondiale dell’oro-logeria e della gioielleria di Basilea con risultatipositivi per il marchio Sector che tiene moltobene sui mercati europei. In generale, tra Asiaed Europa, non ci sono particolari differenze alivello di mercato, ma ciò che noto in partico-lare è un differente approccio psicologico. Suimercati europei non s’assiste a condizioni dicrescita mentre in Asia c’è uno spirito total-mente diverso. Da parte nostra, dobbiamo in-serirci in questi mercati riconoscendone le dif-ferenze culturali e traendone spunto,

Dopo Macao, la società padovana continua la sua espansione in Cina dove punta a raggiungere

i 65 store entro il 2012: «Sui mercati europei non s’assiste a condizioni di crescita mentre in Asia

c’è più disponibilità a innovare». Il punto di Massimo Carraro

Elisa Fiocchi

I gioielli Morellato alla conquista dell’Asia

Massimo Carraro,

amministratore

delegato di

Morellato&Sector

32 • DOSSIER • VENETO 2012

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Massimo Carraro

VENETO 2012 • DOSSIER • 33

proponendo prodotti in grado di affiancarealle caratteristiche endemiche del luogo, i va-lori dell’heritage aziendale e le caratteristichedi alta qualità radicate nella nostra storia».

Come invece è possibile consolidare lavostra posizione nell’area euro?«Ci rivolgiamo con interesse alla Russia e allaPolonia ma anche ai grandi operatori di qua-lità europei, come ad esempio la Galleria La-fayette, che registrano numeri in forte cre-scita. Il resto lo fa il made in Italy, la tradizioneitaliana del gioiello e il design dell’orologio».

Il made in Italy nell’accezione più mo-derna e contemporanea, quale accoglienzaraccoglie nel mondo?«In Italia, e in particolare in Veneto dove ènata l’azienda, ci sono radici culturali moltoforti. Siamo consapevoli di portare nel mondostile e creatività, un brand book notevole in cuirientrano anche la cultura, i quadri del Sei-cento e del Settecento veneziano. Due anni fa,

ospite all’Expo di Shanghai, ho aperto il miodiscorso ai cinesi proprio citando i quadri diTiziano e presentandoci come coloro che ven-gono da Marco Polo, dalla prestigiosa Veneziae da tutti quei valori che ci rendono competi-tivi. Sono anche convinto che oggi non sia ilcosto del lavoro a fare la differenza su un mer-cato rispetto a un altro, ma è la competitività,la storia, il gusto per l’arte, il design e la cul-tura a rendere unico il patrimonio italiano».

Morellato, affacciandosi su un mercatoglobale, ha registrato una crescita del 15%dai mercati esteri. Non tutte le aziende vientrano però con successo: perché?«Il problema delle imprese che vogliono inve-stire sui mercati internazionali riguarda ingran parte la crescita dimensionale. In Cina enei mercati arabi piccolo non è bello. Per pre-sentarsi grandi in Asia bisogna dimostrare diavere una specifica cultura manageriale, capi-tali da investire, idee innovative. Sono questigli elementi che possono fare la differenza,non sicuramente gli incentivi alle imprese dicui non abbiamo voluto usufruire come so-cietà. La classe politica in questo momento do-vrebbe operare per rendere credibile l’Italia esalvaguardare quelle imprese che esportano ilmade in Italy nel mondo e che creano occu-pazione seguendo precisi valori. A questo pro-posito mi preme sottolineare che Morellato of-fre lavoro a 900 dipendenti italiani sui 1.300in tutto il mondo».

Ma è la competitività,la storia, il gusto perl’arte, il design e lacultura a rendere unico il patrimonio italiano

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MERCATI ESTERI

34 • DOSSIER • VENETO 2012

Partendo dai distretti più consolidati come Lombardia, Piemonte, Puglia e Umbria,

«si dovrebbe replicare la stessa esperienza anche in Veneto». L’esperienza di Cab

Elisa Fiocchi

Una rete di imprese per il settore aerospaziale

La società di Costruzioni AeronauticheBertola, Cab, istituita nel 1987 per co-prire le richieste del mercato dell’aero-nautica, festeggia quest’anno il venti-

cinquesimo anniversario della sua fondazione.L’azienda veneta, di piccola media dimensione,ha sempre operato facendo unico affidamentosulle proprie forze e risorse, nell’ambito dellapianificazione e delle attività di fabbricazione,specializzandosi nei trattamenti termici e super-ficiali, implementando la consegna di un pro-dotto sempre più completo grazie alla possibilitàdi reperire anche il materiale grezzo. Angela Vi-vas, business developer del Gruppo, consideral’importanza dei mercati europei come Francia eGermania, ma guarda con interesse anche allacreazione di un nuovo distretto veneto per au-mentare la competitività delle aziende verso iPaesi emergenti.

Il settore delle costruzioni aeronautiche haaumentato la sua quota export verso i mer-cati Bric?«Siamo in stretti rapporti con il Brasile e per-

mane un nostro forte interesse inRussia e Turchia. Questi mercatioffrono certamente prospettive al-lettanti, sebbene nel nostro speci-fico mercato non si possa parlare diprodotto di largo consumo inquanto dipendiamo dalle com-messe che riceviamo dai costruttoridi aerei o dai loro contractor. Adesempio, produciamo già parti peraerei della Embraer, che è la quartaal mondo per forza lavoro dopoBoeing, Airbus e Bombardier. Ilmercato russo si occupa fonda-

mentalmente di velivoli per la difesa area com-plessa, nella quale abbiamo partecipato alla co-struzione di qualche programma, anche se in ma-niera indiretta. I costruttori asiatici invecerappresentano sicuramente una minaccia in ter-mini di marketing per ovvie ragioni relative ai co-sti della mano d’opera».

I mercati europei invece quali prospettivesono in grado di offrire? «La forza del nostro fatturato export è orientataverso i paesi europei, malgrado la crisi latente chesi continua a respirare. Il nostro obiettivo im-mediato è mantenere i rapporti con la Francia ela Germania, due paesi fondamentali per il mer-cato aerospaziale, che oggi detengono indica-tori di tendenza positiva».

Quali nuovi strumenti devono essere ga-rantiti alle aziende che investono all’esteroper la valorizzazione del made in Italy?«Abbiamo sempre operato facendo affidamentounicamente sulle proprie forze e risorse. Oggi,che assistiamo a un ridimensionamento della ri-chiesta interna mentre cresce quella globale, sen-tiamo la necessità di aprirci a nuovi mercati eproprio per questo la nostra azienda non puòcontare solo sulle proprie forze e necessita di unsupporto, sia in termini di risorse sia istituzionaleper la sua promozione. Partendo dall’esperienzadi altre realtà italiane di distretti più consolidaticome Lombardia, Piemonte, Puglia e Umbria,che hanno fatto passi da gigante in termini dipromozione per le aziende dei propri territori, sidovrebbe replicare la stessa esperienza anchenella nostra realtà per supportare al meglio leaziende del territorio. Crediamo fortemente nellacreazione di una rete di imprese venete per il set-tore aerospaziale».

Angela M. Vivas,

business developer

di Cab

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IMPRESE E TERRITORIO

36 • DOSSIER • VENETO 2012

Possono le imprese familiari fare daammortizzatore sociale per il sistemaeconomico? In Italia sembra di sì. Inun momento di forte recessione e di

crisi economica che dura ormai da diversi anni,le imprese a conduzione familiare sembrano as-solvere questa funzione. Se nel momento in cuila crisi si è palesata le aziende familiari hannoaccusato di più la battuta d’arresto, poi sonostate quelle che sembrano aver risposto meglioai primi segnali di ripresa. Nel 2010, in parti-colare, hanno registrato una crescita del 7 percento e nel 2009 hanno visto aumentare l’oc-cupazione di uno 0,8 per cento, mentre lemultinazionali e i consorzi, assieme alle coo-perative, vedevano una flessione rispettiva-mente del 20 e del 33,6 per cento. Il Veneto dasempre è specchio di questa realtà che unisceimprenditoria e famiglia. I fattori che hannofavorito la proliferazione di questo genere diaziende sono di natura economica, replicandoin ambito manifatturiero la struttura della pic-cola proprietà contadina e di natura sociale, es-sendo l’impresa familiare una sorta di esten-sione della famiglia e dei suoi valori. Unsistema strutturato di aziende spesso medio-piccole, cresciute per mano di una famigliache continua a portarle avanti di generazionein generazione. È questo il “modello Nordest”che negli anni Novanta e Duemila si pren-deva come esempio vincente, cercando di dif-fonderlo nello sviluppo di distretti industrialiche potessero essere in grado di autogover-

narsi e di resistere alle insidie della globalizza-zione che stava avendo un impatto sempre piùforte. Piccolo è bello era lo slogan del tessutoaziendale veneto, quasi a dimostrare che un’al-tra via era possibile, in contrapposizione alcrescente predominio delle logiche multina-zionali e della delocalizzazione che portava laproduzione dove costava meno. Oggi che i con-fini sembrano davvero essere stati abbattuti, ilVeneto continua a portare avanti il suo modelloindustriale, seppur con grossi cambiamenti: piùprofessionalità, l’occhio più attento all’innova-zione e alla necessità di rapportarsi con un mer-cato non più solamente nazionale ma interna-zionale e globale.Anche se la struttura familiare e le risorse umanesembrano essere la strada maestra per un rilan-cio e una ripresa, si deve anche considerare cheuna delle problematichepiù complesse perun’azienda familiare è ilpassaggio alle genera-zioni successive. Sol-tanto il 30% di loro, in-fatti, riesce a passare allaseconda generazione esolo il 15 per cento ar-riva alla terza. Il pro-blema, secondo MatteoZoppas, è che «i giovanivengono inseriti in postidi responsabilità troppopresto o, molto più

La crisi economica ha colpito molto le aziende familiari che però hanno reagito in modo

più rapido e sono tornate ad assumere, vincendo la sfida dell’internazionalizzazione

Teresa Bellemo

Le aziende familiari come ammortizzatore industriale

Matteo Zoppas,

presidente

dei giovani industriali

di Confindustria

Venezia

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VENETO 2012 • DOSSIER • 37

spesso, rimangono in attesa per troppi anniprima di riuscire a contare davvero in azienda.Ed è così che vanno perse idee e progetti pre-ziosi». Inoltre, occorre separare gli interessi del-l’azienda da quelli di famiglia, soprattutto oggiche le dinamiche economiche non sono piùsoltanto locali ma fortemente votate all’inter-nazionalità. In una dinamica di sfida alla com-plessità si rivela necessario l’innesto di capa-cità e professionalità manageriali esterne, cheperò rientrino nella filosofia e nel credo dellafamiglia, il vero valore aggiunto di questeaziende. È questo il nuovo ruolo della fami-glia proprietaria: interiorizzare l’idea che puòessere maggiormente profittevole separare ilcontrollo dalla gestione. Come ricorda Gior-gio Roverato, professore di storia economicaall’Università di Padova: «Il rischio diviene in-vece elevato se la famiglia imprenditorialenon sa delegare o, peggio ancora, interferiscenelle deleghe che ha dato ai manager. Il chesta a dire che il mestiere della proprietà nonè quello del comando operativo, bensì quello

dell’indirizzo strategico». Anche in queste di-namiche si può notare come l’azienda a con-duzione familiare debba assumere comporta-menti molto simili a quelli della famiglia nellasocietà: la famiglia fondatrice dell’azienda,una volta diventata sufficientemente grande econ una struttura aziendale ben definita, devesaper ricollocare il suo ruolo, consegnando ladirigenza e le scelte gestionali a chi può as-solvere realmente questa professionalità, inun’ottica di crescita e di risposta efficace allacomplessità.

È questo il “modello Nordest” che negli anni Novanta e Duemila si prendeva come esempio vincenteper resistere alle insidie della globalizzazione

Di generazione in generazione

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IMPRESE E TERRITORIO

38 • DOSSIER • VENETO 2012

Il tessuto produttivo del Nordest è un si-stema strutturato di aziende medio-pic-cole, spesso cresciute attorno a una famigliache le accompagna di generazione in ge-

nerazione. Oggi il Veneto continua a portareavanti il suo modello industriale, seppur congrosse differenze: una maggiore specializzazione,un occhio attento all’innovazione e alla necessitàdi operare in un mercato non più soltanto na-zionale ma internazionale e globale. Ciò chesembra premiare queste aziende è proprio il ter-ritorio in cui esse continuano a essere basate: «Latesta dove stanno le radici e il mercato planeta-rio come estensione del locale». A dirlo è Gior-gio Roverato, professore di storia economica al-l’Università degli studi di Padova, che haanalizzato in numerose pubblicazioni e appro-

fondimenti la storia imprenditoriale italiana, inparticolare quello che spesso viene definito“modello Nordest” e l’avvio della sua indu-strializzazione.

Spesso in un’azienda a conduzione fami-liare, anche se di dimensioni considerevoli,si crea una specie di sinergia particolare tral’imprenditore e i lavoratori. Come e perchéaccade?«Ho studiato per anni il Gruppo Marzotto, unodei casi classici del welfare aziendale italiano. Lìvi è un imprenditore d’eccezione, di quarta ge-nerazione, che decide di costruire un sistema re-lazionale nell’illusione di attenuare o eliminare ilconflitto sociale. Non ci riuscirà, ma ne sortiràun sistema relazionale complesso e raffinato: unadelle migliori pagine imprenditoriali italiane, se-conda solo a quella di Olivetti. In altri casi, èl’origine sociale dell’imprenditore che innescameccanismi virtuosi e qui mi viene alla menteLeonardo Del Vecchio. Dapprima operaio e poipiccolo imprenditore terzista, il patron di Lu-xottica è il prototipo del self made man che si in-venta relazioni industriali che valorizzino le mae-stranze, cui egli deve il suo successo. Perciò,mentre in Gaetano Marzotto Jr. traspaiono pul-sioni produttivistiche e il filantropismo bor-ghese, Del Vecchio concepisce il suo welfarecome “restituzione”».

Quanto è contato il territorio che circondal’azienda per la sua crescita e quanto può con-tare ora?«A mio avviso il territorio conta sempre. Contava

Nella foto, Giorgio

Roverato

Il Nordest e la sua dimensione aziendale sono stati spesso presi ad esempio fino a

diventare il “modello Nordest”. Ne parliamo con Giorgio Roverato, professore di storia

economica all’Università di Padova

Teresa Bellemo

Dal locale al globale,così cambia l’impresa veneta

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Giorgio Roverato

VENETO 2012 • DOSSIER • 39

in età otto-novecentesca e conta, forse ancor piùoggi, nel mercato globale. Il territorio testimoniale origini, la tradizione, il radicamento di un’im-presa, che, seppur globale, non dimentica dadove viene. È valore immateriale, che premiasul mercato. La Benetton è un’impresa globale,ma è veneta, e sono le sue radici a fare la diffe-renza, a farla percepire come tale sul mercato.Essa è la tipica impresa glocal: la testa dovestanno le radici e il mercato planetario comeestensione del locale. Ciò vale per decine di altreimprese venete e nordestine, e non solo del tes-sile e abbigliamento, ma anche di altri comparti,persino di quelli hard. Se la componentistica so-fisticata della Carraro spazia nel mercato glo-bale, è il retroterra agricolo dove è nata che for-nisce, accanto alla tecnologia di eccellenza, unareferenza d’impatto».

Non crede che oggi le aziende necessitinodi competenze molto più tecniche e specia-listiche per competere e che dunqueun’azienda medio-piccola a gestione fami-liare possa non riuscire a vincere la sfida ea rimanere nel mercato?«Dipende dalla struttura della gestione familiare.Se questa è di tipo tradizionale, e ciò riguarda leproduzioni a minor valore aggiunto, la risposteè ovvia. Se invece parliamo di tipologie merceo-logiche sofisticate o comunque di nicchia, è evi-dente che o la famiglia ha al suo interno com-petenze adeguate, sia dal punto di vista gestionalesia da quello tecnico-tecnologico, o le trova sulmercato. In genere, nelle imprese di seconda ge-nerazione tali competenze esistono in parte incapo all’imprenditore o a qualcuno dei suoi figli,ma non sono esaustive, dunque si combinano inmisura variabile con manager di provenienza eformazione esterna. Ciò innesca percorsi vir-tuosi, che consentono poi all’impresa di formareal proprio interno figure professionali capaci diconcorrere alle innovazioni di prodotto e di pro-cesso utili a stare profittevolmente sul mercato

globale. In Veneto, ma ciò vale anche per l’interoNordest, esistono non poche imprese che stannosulle frontiere dell’innovazione, e che interna-zionalizzano la propria produzione, pur perma-nendo a totale controllo familiare».

Quali sono i principali punti di forza e didebolezza per un’azienda familiare?«Punti di forza sono i valori familiari, la coesione,l’unità di comando, il rapporto spesso perso-nale, a volte anche amicale, tra gli esponentidella famiglia imprenditoriale e i lavoratori del-l’azienda, in una concezione che vede le mae-stranze quasi come un’estensione della famiglia.I punti di debolezza hanno a che fare, in assenzadella struttura manageriale, con l’incapacità dellafamiglia imprenditoriale di ragionare in terminiglobali, quindi nel tentativo tutto difensivo dinon crescere perché ciò implicherebbe ricorrerea capitali terzi. Spesso non comprendendo che ilricorso a capitali terzi non implica necessaria-mente la perdita del controllo».

��

La storia di Marzotto costituisce unadelle migliori pagine imprenditorialiitaliane, seconda solo a quella di Olivetti

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IMPRESE E TERRITORIO

40 • DOSSIER • VENETO 2012

In Veneto, una regione tradizionalmentevotata alla vinificazione, la famiglia Zo-nin ha fondato le radici della suaazienda vitivinicola. Oggi è tra le realtà

più grandi d’Italia nel settore, ha aziendeagricole in sette regioni italiane, una negliStati Uniti e ha visto i dati export crescere del100 per cento negli ultimi cinque anni. Per lafamiglia Zonin il segreto di questo successosta nella capacità di anticipare i cambiamentidel mercato vinicolo globale, innovando lacommercializzazione, il marketing e soprat-tutto valorizzando i vitigni autoctoni e il rap-porto tra vino e territorio, un bene culturaleirrinunciabile e strettamente connesso allavocazione italiana al turismo. Infine, unaforte attenzione per il rapporto qualità-prezzoe per la qualità stessa dei prodotti. Per questooggi l’azienda collabora con enologi di accla-rata fama e viene premiata per i suoi vini,come nel caso della medaglia d’oro di Mun-

dus vini all’Amarone 2008 Zonin per il mi-glior vino rosso, i due Tre Bicchieri Gam-bero Rosso per il Chianti Classico 2008 eper il Rocca di Montemassi 2009. Il punto diDomenico Zonin, vicepresidente dell’aziendadi Gambellara.

Quanto è stato importante il territorioche circonda l’azienda per la sua crescita equanto conta ora in piena globalizzazione?«Nel settore vinicolo il legame del prodottocol territorio è importantissimo. Uno dei mo-tivi per cui i vini italiani stanno avendo ungrandissimo successo nel mondo è perchél’Italia è forse il paese in cui il vino più si legaal territorio e quindi alla tradizione enoga-stronomica e al turismo. La regione che at-tualmente ha più successo nella vendita enelle esportazioni vinicole è il Veneto, perchéoffre una varietà di vini che va dal prosecco,un vino facile, da aperitivo e da pasto, a unvino molto più strutturato come l’amarone oil ripasso. Abbiamo dunque una varietà divini molto elastica, che ricopre varie fasce dimercato e incontra gusti diversi. La nostraazienda è di certo favorita da questa gammadi prodotti veneta».

Quanto investe l’azienda in innovazionee le nuove tecnologie?«Le tecnologie sono fondamentali. Il vino è dicerto un prodotto tradizionale, ma ha biso-gno di innovazione e ricerca quotidiane perun continuo miglioramento qualitativo. InMaremma nella nostra Rocca di Montemassiha preso vita il “Progetto Duboudieu”. Col-laboriamo assieme a Denis Dubourdieu, unenologo francese consulente dei miglioriChateaux bordelais da una decina d’anni e

Da quasi due secoli la famiglia Zonin ha fatto del vino la sua filosofia. Qui la tradizione

è da sempre accompagnata all’innovazione, «l’attenzione nei dettagli e applicazione

delle migliori tecniche dà vita a vini di altissima qualità»

Teresa Bellemo

Duecento anni in un bicchiere

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Domenico Zonin

VENETO 2012 • DOSSIER • 41

negli ultimi tre abbiamo prodotto dei vini in-sieme a lui. Il professore sceglie i vigneti, levarietà e dall’inizio alla fine segue la produ-zione fino a siglare la bottiglia. Questa è l’in-novazione tecnologica per noi: l’attenzionenei dettagli applicando le migliori tecnicheper la produzione di vini di altissima qualità».

Oggi il consumatore è molto attento allaqualità e proprio nel settore enogastrono-mico si assiste a un crescente interesse.Come coniugare qualità e quantità?«La nostra azienda sta molto attenta al rap-porto qualità prezzo. In base alla fascia diprodotto ci sono dei costi diversi per la pro-duzione. Ad esempio, i vini prodotti con ilprofessor Dubourdieu sono il top dei nostriprodotti, quindi i costi di produzione sonomolto più alti perché c’è più lavoro manualee attenzione al dettaglio in ogni fase. La miaesperienza mi ha fatto capire che quandoun’azienda innova per produrre vini di altis-sima qualità il livello qualitativo medio deiprodotti si alza automaticamente perché au-mentano l’esperienza dei tecnici, le capacità,le sensibilità; il tutto senza aumentare i costidi produzione. Una delle fasi più importantinella produzione del vino è l’assemblaggio:mettere insieme vini differenti provenienti

da vigneti diversi in modo da produrre vinipiù equilibrati, come in cucina. Partendodalle stesse basi, a seconda di chi fa questo as-semblaggio, si ottengono dei vini completa-mente diversi. Un vino con le stesse compo-nenti e allo stesso costo può ottenere deipunteggi altissimi ma anche dei punteggimedi».

Come è visto il vostro prodotto in Italiae nel mondo? La dimensione familiarequanto è forte nella brand image di Zonin?«L’immagine della famiglia alle spalle del pro-dotto è importantissima ed è sicuramenteuna delle cose che comunichiamo di più per-ché mettere il nostro nome sull’etichetta dàmolta più garanzia sulla qualità del prodotto.E poi dà sicuramente un plus, un valore ag-giunto perché un prodotto tradizionale comeil vino che si lega alla famiglia che da gene-razioni segue l’azienda dà un vantaggio com-petitivo rispetto ad altre aziende che nonhanno questa storia e non riescono a legare ilprodotto a dei volti, a delle persone».

A sinistra, l’azienda

agricola Rocca di

Montemassi, in

Maremma.

Qui sopra, da sinistra,

Francesco, Gianni,

Domenico e Michele

Zonin

��

I nostri punti fermi sono il rapporto qualità-prezzo,il forte attaccamento allaterra e ai valori familiari

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IMPRESE E TERRITORIO

42 • DOSSIER • VENETO 2012

La storia del pastificio Rana assomigliaa tante altre storie di aziende venete.Un’idea d’impresa che viene portataavanti con costanza e viene affiancata

a un management e a una struttura aziendale ingrado di unire con successo la tradizione al-l’innovazione, necessaria per rispondere a con-sumatori sempre più esigenti. È il 1962 quandoGiovanni Rana fonda il suo primo pastificiocon l’aiuto di una decina di collaboratrici. Nel1968 progetta la sua prima macchina per laproduzione dei tortellini, che aumenta la ca-pacità produttiva da 10 chili al giorno a 10 al-l’ora. Un’attenzione per l’innovazione testimo-niata anche dallo stretto segreto industriale suimacchinari dello stabilimento che dura tut-t’oggi. All’innovazione si aggiunge poi una forteattenzione per la comunicazione e per l’imma-gine, grazie alla quale i prodotti Rana sono for-temente caratterizzati dalla figura del fondatoredell’azienda che oggi è arrivata a contare più dimille dipendenti. Da vent’anni il figlio GianLuca porta avanti assieme al padre non solo lasfida di mantenere le quote di mercato nella re-altà italiana ma anche quella di assestare la lea-dership in Europa e di crescere ancora, rivol-gendo lo sguardo a tutti i nuovi mercati chestanno nascendo in tutto il mondo e hanno vo-glia di italian food.

Quali sono i passaggi che hanno portatol’azienda Rana a essere oggi leader nel mer-cato? «Non si può prescindere da un prodotto buono,di qualità con una varietà infinita di gusti ingrado di soddisfare la curiosità e la voglia dicambiare del consumatore. Inoltre è indispen-sabile saper scegliere un management che con-divida i propri valori e al tempo stesso che siacapace di contribuire, con le competenze spe-cifiche, allo sviluppo e alla crescita dell’azienda».

Quali sono i principali punti di forza e didebolezza per un’azienda familiare come lavostra?«La passione per questo lavoro è stato il motore

Dalle venti mani di un piccolo laboratorio a

un’azienda con più di mille dipendenti. Anche se la

famiglia si è allargata, per Gian Luca Rana

«è il futuro di chi lavora la ragione

che deve spingere verso la crescita»

Teresa Bellemo

Una storia made in Veneto

Gian Luca Rana, amministratore delegato dell’azienda di famiglia

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Gian Luca Rana

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che ha dato inizio a questo grande sogno cheoggi è una realtà industriale. Una passione ac-compagnata dalla volontà di fare sempre me-glio, di non fermarsi mai di fronte agli ostacolie di essere sempre proiettati verso la ricerca, l’in-novazione per creare prodotti nuovi, semprebuoni e sempre di qualità. Siamo solo due socie questo potrebbe anche essere visto come unpunto debole, ma per fortuna mio padre e ioandiamo d’accordo, ci lega una profonda stimareciproca e ci stimoliamo a vicenda per daresempre di più».

Spesso in un’azienda a conduzione fami-liare, anche se di dimensioni considerevoli, sicrea una specie di sinergia particolare tral’imprenditore e i lavoratori. Come e perchéaccade?«Quando ho iniziato eravamo in 35, oggi siamoin 1.200, quindi la dimensione porta ovvia-mente a non avere quel contatto diretto quoti-diano. Ma anche se la famiglia si è allargata, ivalori che ci legano sono immutati. Per questomotivo è nato “Progetto dialogo”, un pro-gramma dedicato ai dipendenti con l’obiettivodi fungere da supporto nella vita di tutti i giornicon una serie di servizi, come ad esempio un su-permercato dedicato, l’assistenza pediatrica, fi-scale e legale, corsi di lingua, l’asilo e molti al-tri. Credo, inoltre, che il ruolo di imprenditorenon sia solo quello di sviluppare un conto eco-nomico, ma anche quello di garantire un futuroper tutti coloro che lavorano in azienda. È que-sta la ragione vera che deve spingere l’impren-ditore verso la crescita».

Quanto conta il rapporto con il territorioper un’azienda? «Essere di San Giovanni Lupatoto è una dellecose di cui sono orgoglioso. Qui è dove sonocresciuto e ho potuto apprezzare la semplicitàdelle cose vere e fare miei quei valori che sonoda sempre le colonne portanti della mia vitapersonale e professionale. È qui che tutto haavuto inizio, dove il laboratorio artigianale si ètrasformato in un’azienda. C’è un detto sem-plice in Veneto che è “mai molar”: forse nonrientra nel linguaggio tecnico della globalizza-zione, ma è molto efficace nel suo significato.Ed è con questo spirito che sono riuscito a svi-luppare il processo di internazionalizzazione,portando questo marchio oltre il confine ita-liano fino ad arrivare oggi ad essere presente inben 25 paesi».

Come è visto il vostro prodotto in Italia enel mondo? La dimensione familiare quantoè forte nel vostro marchio? «C’è qualche cosa che dà più piacere di lavo-rare nel settore food? Io ho questa grandefortuna: la nostra pasta, i nostri sughi espri-mono una garanzia di qualità e freschezza talida essere riconosciuti leader del mercato nonsolo in Italia ma anche in tantissimi altri paesi.Il nostro è un marchio vero, non di fantasiacome spesso se ne trovano all’estero. Rappre-senta la storia di mio padre e del percorso cheio insieme a più di 1.000 persone stiamo fa-cendo e continueremo a fare per far conoscerei nostri prodotti e la nostra tradizione gastro-nomica in tutto il mondo».

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IMPRESE E TERRITORIO

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La storia dell’azienda Bauli inizia nel1922 a Verona, arriva fino all’Argen-tina per poi ritornare indietro. Inmezzo c’è un naufragio nell’Oceano

Atlantico, due laboratori di pasticceria - unoin Sudamerica e un altro in Italia -, il secondoconflitto mondiale e le idee innovative di unafamiglia che hanno portato oggi l’azienda afatturare quasi 450 milioni di euro all’anno.Da laboratorio di pasticceria ad azienda conpiù di mille dipendenti, Bauli ha saputo ca-valcare l’onda del boom economico degli anniCinquanta e Sessanta ma anche rinnovarsi inmodo da essere pronta a cogliere le sfide delmercato. Implementando la sua produzionecon le innovative tecnologie che iniziavano adiffondersi negli anni Settanta, è stata poi ingrado di acquisire altre aziende operanti nelsettore dolciario. Ora la sfida si allarga oltre-confine dove, come ricorda Alberto Bauli,l’attenzione per la qualità e i prodotti made inItaly è altissima e costituisce un potenzialebacino di nuovi consumatori.

Il percorso della sua azienda è moltolungo, quali sono i momenti salienti?«In particolare in Veneto, molte attività sononate dalle mani di un artigiano abile, come nelcaso di mio padre, trasformatosi poi in piccolo

industriale. La nostra storia è cadenzata dallacapacità di cogliere dei momenti di mercatoparticolari. Il primo momento è individuabilenella crisi del marchio Motta e Alemagna,confluiti in un’azienda di Stato. Era il 1973 eall’interno di queste aziende diminuì la capa-cità gestionale, lasciando spazio a chi era piùintraprendente. Bauli approfittò di questa oc-casione per arrivare a maggiori volumi di ven-dita. Un secondo momento è stato sicura-mente la nascita della televisione commerciale,che ci ha dato l’opportunità di crescere comemarchio. Infine, nella metà degli anni ‘80 si èiniziato ad applicare l’elettronica agli impianti,migliorando produttività e qualità, permet-tendoci così di ingrandire la nostra azienda.Ma ci sono stati anche degli inconvenienti: ab-biamo dovuto chiudere uno stabilimento per-ché non è andato bene e nel 1996 c’è stato unincendio che ha quasi distrutto l’interaazienda».

Qual è la filosofia che soggiace alle ac-quisizioni e all’ampliamento del portafo-glio prodotti?«La grande distribuzione spesso vende i nostriprodotti sottocosto riducendo la marginalitàdelle nostre attività, per questo abbiamo do-vuto diversificare sfruttando i prodotti cheandavano bene col nostro marchio, dalle uovadi Pasqua ai croissant. Anche questo non ba-stava: un’azienda come l’abbiamo strutturatanoi richiede fatturati maggiori, così nei primianni duemila abbiamo approfittato della forte

Alberto Bauli è a capo dell’impresa erede

di quella pasticceria fondata dal padre

Ruggero che sfornava 5.000 paste al giorno.

Oggi l’azienda ha mille dipendenti e fonda la

sua filosofia su due valori: qualità e serietà

Teresa Bellemo

Innovare per tradizione

Alberto Bauli,

presidente

dell’omonimo Gruppo

dolciario

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Alberto Bauli

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riduzione dei tassi, acquisendo tre mar-chi prestigiosi come Doria, Motta eAlemagna. In questo modo abbiamoavuto un significativo aumento del fat-turato, che oggi tocca quasi i 450 mi-lioni di euro».

Come un’azienda familiare si ponenei confronti dei nuovi mercati?Quanto può inserirsi in un mercatosempre più globale e multinazionale?«Bauli è un’azienda che si finanzia conil cash flow aziendale ed eventualmentecon la leva finanziaria, dunque non hatutte le opportunità che hanno legrandi aziende quotate, che hanno ca-pitali di rischio all’interno. Noi dob-biamo fare il passo secondo la gamba. Il mo-mento è favorevole perché nel mondo pare cisiano 60-70 miliardi di euro di prodotti cosi-detti italian-sound, con nome italiano manon made in Italy. Il cibo italiano è un pluscome lo è la moda, le Ferrari o la meccatro-nica. Abbiamo molti punti di eccellenza, ilproblema è trovare una strada per riuscire adistribuire i nostri prodotti di qualità. Tuttoquesto richiede delle partnership e un ulte-riore salto in avanti come quelli che abbiamo

fatto nel passato. La volontà c’è, ma tutto di-pende anche da molti altri fattori».

Volendo riassumere in una parola il suc-cesso della vostra azienda, quale scegliere-ste?«La qualità dei prodotti e la serietà dei rap-porti. Abbiamo sempre visto l’azienda noncome una fonte di arricchimento personalema come una creatura che doveva crescerebene e quindi abbiamo sempre cercato didarle ciò di cui abbisognava, senza mai lesi-nare alcunché. Essendo figli di un pasticcere,abbiamo sempre puntato sugli aspetti quali-tativi che non sono soltanto quelli dei pro-dotti, ma sono anche quelli del packaging, delmodello gestionale, dei rapporti con le per-sone e della cura del consumatore».

Quali sono i vostri prossimi obiettivi?«Siamo da sempre molto attenti a mantenerela qualità cercando di avere competitività neicosti. Potrebbero esserci nuove acquisizioni.Questo mercato è fatto prevalentemente diaziende piccole o al massimo di media di-mensione, che avranno sempre maggior dif-ficoltà a entrare nella grande distribuzione, asua volta in grandissima difficoltà a causadella riduzione dei consumi. C’è la necessitàper le aziende italiane di crescere di dimen-sioni, perché piccolo non è più bello».

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FINANZA

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Il listino di Piazza Affari è destinato a gio-care un ruolo sempre più marginale ri-spetto alle piazze europee dopo il delistingdi numerose tra le più importanti società

italiane. L’abbandono di Benetton, quelli di Mar-zotto, Permasteelisa e Coin, solo per citare alcunegrosse realtà del Veneto, hanno contribuito allaprogressiva perdita di importanza della Borsa,mentre chi resta quotato, come Prada, decide difarlo a Hong Kong, presto seguita anche da In-vestindustrial, l’attuale proprietaria della Du-cati. Le uniche eccezioni del 2011 sono rappre-sentate dal Gruppo Salvatore Ferragamo eCucinelli, mentre se si considerano gli altri seg-menti, le nuove ammissioni sono state in tuttodieci contro le quattordici revoche. Dal 2008sono state più di 50 le aziende quotate che sonouscite da Piazza Affari: quattordici delisting solonell’ultimo anno di cui quattro, di società chehanno avviato procedure fallimentari, mentrela maggioranza è uscita lanciando un’Opa vo-lontaria o totalitaria, fino al caso dell’EditorialeOlimpia delistata per carenza degli obblighi in-formativi minimi richiesti dal regolamento diBorsa italiana. Con l’apertura del 2012, il feno-meno non ha arrestato la sua corsa e il mercato

azionario ha incassato altridue duri colpi dopo l’annun-ciato addio di Benetton el’uscita di Cogeme, per lamessa in liquidazione dellasocietà. Il listino principaledi Piazza Affari (Mta) è cosìpassato dalle 313 società quo-tate di fine 2010 alle 304 at-tualmente registrate, con uncontributo sul prodotto in-terno lordo italiano che è

poco al di sopra del 20 per cento: era dal 1996che il rapporto tra capitalizzazione delle societàquotate in Borsa e Pil non raggiungeva livelli cosìbassi. Anche in Veneto, che conta migliaia di me-die imprese industriali e di servizi, restano quo-tate solo diciassette società, segnale di un nettocambiamento di strategia da parte delle maggiorirealtà produttive sul territorio. A livello nazio-nale, invece, contando che le piccole e medie im-prese sono circa 5 milioni, basterebbe si quotasselo 0,1% di queste per fare ripartire il mercato.Tuttavia, se a far desistere gli imprenditori c’è an-che una scarsa informazione, oggi le aziende cer-cano nuove strategie di pianificazione delle ri-sorse e s’indirizzano verso nuovi modelli dibusiness che praticano la diversificazione dei set-tori e prevedono la stretta di nuove alleanze sulmercato. Gli esperti in materia di delisting si di-vidono tra coloro che giudicano il fenomeno fi-siologico, e per alcune aziende assolutamentevolontario, e coloro che invece ne individuanogià un campanello d’allarme per l’intera econo-mia del Paese. Tutti però sembrano d’accordosulla pericolosità del fenomeno nel lungo pe-riodo, qualora il mercato registri una netta pre-valenza di delisting rispetto alle Ipo. In tal casoil declino del sistema economico reale sotteso almercato finanziario potrebbe aprire scenari al-quanto difficili. Il crollo della Borsa, come fontedi destinazione del risparmio, avrebbe effetti ne-gativi non solo sugli interventi di private equitye venture capital, ma anche sul sistema bancarioe sulla medesima espansione di gruppi familiari.Proprio le imprese, cambiando il loro piano stra-tegico, saranno chiamate a un compito non fa-cile, quello di individuare nuovi canali di inve-stimento a rischio in asset immaterialinell’ambito della ricerca e delle relazioni.

Dall’inizio della crisi finanziaria del 2008 oltre una cinquantina di imprese hanno

abbandonato il listino di Piazza Affari, passato dalle 313 società quotate di fine

2010 alle 304 attualmente registrate

Elisa Fiocchi

La Borsa italiana in tempi di delisting

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Fabio Buttignon

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Dopo l’addio di Benetton, Mar-zotto, Permasteelisa e Coin, re-stano diciassette società venete sullistino di Piazza Affari. «Il deli-

sting è un fenomeno fisiologico delle Borseche presenta un andamento ciclico», spiegaFabio Buttignon, professore straordinario dieconomia e finanza aziendale presso l’Univer-sità di Padova. Un fenomeno che può esserecollegato a diversi aspetti: alla dinamica gene-rale dei prezzi azionari, e quando questi flet-tono i delisting aumentano; alla maturità deimercati, dove in quelli consolidati i delistingsono più numerosi; alla situazione economicacomplessiva. Quest’ultimo indicatore, in par-ticolare, può incidere anche sul volume di de-

listing “involontari” da fallimento,che per fortuna non inte-

ressano i casi registratisul territorio. «In Ve-neto, infatti, si trattadi delisting volontarisu imprese sane».

Il delisting puòrappresentare una viaalternativa per cercare

guadagno?«Nel caso di deli-

sting volonta-rio, il sog-getto che lopromuove,sia esso l’at-

tuale o un nuovo socio di controllo, si ponechiaramente l’obiettivo di “fare un affare”, ac-quistando le azioni di una società a un prezzoche reputa inferiore al loro valore intrinseco. Ilprezzo è però un dato, mentre il valore rap-presenta “solo” una stima, fondata su previsionie attese future. Non è detto, quindi, che tale“affare” abbia successo: questo dipende dal-l’andamento dell’azienda dopo il delisting, chepuò non rispecchiare le attese del soggetto chelo ha promosso. In presenza di un aumento deldebito, se le attese non si verificano, si possonocreare seri problemi, fino a arrivare al defaultper l’azienda e per i soci di controllo mede-simi».

Il delisting è un fenomeno frequente an-che sulle piazze finanziarie come Londra eNew York. Le motivazioni dei Gruppi cheescono dalle Borse sono per lo più le stessenelle diverse piazze finanziarie o si regi-strano fenomeni di delisting più marcati?«Occorre distinguere tra delisting “involon-tari” da default e quelli volontari, cioè promossidagli attuali o da nuovi soci di controllo. Ilprimo fenomeno, oltre che dal ciclo econo-mico che può impattare in modo differenziatosu piazze finanziarie diverse, dipende anchedalla fragilità delle imprese che sono state am-messe a un certo mercato: è il caso, ad esempio,dell’Aim di Londra, ma anche del Nasdaq. Ilsecondo si collega, invece, a scelte degli azio-nisti di controllo (attuali o potenziali) che pos-sono giudicare più conveniente l’uscita rispetto

«Il fenomeno non riflette una malattia della Borsa ma ne rappresenta una componente

tipica, così come lo sono le nuove entrate». L’analisi dell’economista Fabio Buttignon

Elisa Fiocchi

Delisting volontari per le aziende del Veneto

� �

Fabio Buttignon,

professore straordinario

di economia e finanza

aziendale presso

l’Università di Padova

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FINANZA

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al permanere in Borsa, con elementi di valuta-zione molto simili nelle varie piazze finanziarie.In genere si tratta di imprese piccole e “mature”(con prezzi giudicati “bassi” rispetto al lorovalore intrinseco) o di imprese oggetto di ope-razioni di ristrutturazione industriale o finan-ziaria meglio gestibili al di fuori dei vincoliimposti dalle Borse».

Quali sono stati i casi più frequenti negliultimi anni?«In termini di numero di società delistate ri-spetto al totale di quelle quotate, il London SeGroup, a cui appartiene Borsa Italiana, è statoin testa alla classifica (13 per cento nel 2009 e11 per cento nel 2010), anche per le numeroseuscite dall’Aim, che aveva visto nei precedentianni numerosissime entrate. Anche al Nyse

Euronext, che comprende la Borsa francese, leuscite sono state consistenti (7 per cento e 9 percento), così come presso la Deutsche Börse (6per cento e 8 per cento) e il Nasdaq (10 percento e 11 per cento). Mentre questo non si èverificato nei mercati che riflettono sistemi inforte sviluppo, come Hong Kong (1 per centoe 1 per cento) e India (2 per cento e 2 percento), per non parlare della Cina, che ha avutouscite quasi nulle negli anni citati».

Lei sostiene che chi esce dal mercato fi-nanziario può fare bene a chi invece restaquotato. In che senso?«Il delisting volontario si realizza, in genere,con prezzi a premio rispetto alle quotazionidel periodo precedente. Negli ultimi tempi inItalia i premi sono stati mediamente di circa il

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Il delisting non si è verificato nei mercati che riflettono sistemi in forte sviluppo, come Hong Kong e India, per non parlare della Cinache ha uscite quasi nulle

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Fabio Buttignon

VENETO 2012 • DOSSIER • 51

25% sulle quotazioni a un mese dall’annuncio,del 17% su quelle a 6 mesi e dell’8% su quellea un anno. Il fatto che le società siano delistatea premio, da azionisti teoricamente bene in-formati, dovrebbe segnalare al mercato che iprezzi di Borsa attuali sono bassi rispetto al va-lore intrinseco delle aziende. Il fenomeno con-tribuisce, quindi, all’aumento dei prezzi di so-cietà comparabili che rimangono in Borsa, oltreche stimolare la ricerca di società su cui investireche potrebbero essere interessate da future ope-razioni di delisting, i cui prezzi dovrebbero au-mentare. È evidente che, solo quando questi fe-nomeni “parziali” s’associano ad altri segnali dicambiamento del ciclo economico più impor-tanti e generalizzati, i delisting dovrebbero ral-lentare per aprire lo spazio a periodi di preva-lenza di nuove entrate (Ipo)».

Cosa può accadere invece se le aziende cheescono non vengono sostituite da altre? «Prima di tutto occorre osservare che il “saldo”tra delisting e Ipo deve essere osservato nel me-dio-lungo periodo, posto che i due fenomeni ri-

spondono, come si è detto, a cicli economico-generali e dei prezzi azionari affatto diversi. Idelisting (volontari e involontari) aumentanoquando i prezzi scendono e le condizioni eco-nomico-generali sono negative. Mentre le Ipotendono a concentrarsi dopo periodi di crescitadei prezzi azionari e in presenza di condizionieconomiche generali (e relative attese) ancorapositive. Se, nel lungo periodo, un certo mer-cato vede una netta prevalenza di delisting ri-spetto alle Ipo, questo può essere un segnalepreoccupante di declino del sistema econo-mico (“reale”) sotteso al mercato finanziario.

Nel futuro, ritiene ci saranno nuoveaziende venete disposte a farsi quotare o lepretese dei mercati finanziari rappresente-ranno un vero deterrente?«La Borsa rappresenta pur sempre un elementoimportante di un sistema economico-indu-striale avanzato, anche e soprattutto perchéfunge da anello finale nella filiera degli investi-menti in capitale di rischio. Se la Borsa nonfunziona bene ne sono penalizzati non solo gliinterventi di private equity e venture capital,ma anche la medesima espansione di gruppi fa-miliari che puntano a crescere in modo signi-ficativo, sul piano nazionale e internazionale,senza dipendere in modo eccessivo dal sistemabancario. D’altro canto, anche il funziona-mento e la dinamica evolutiva del sistema ban-cario dipendono, in parte, dalla Borsa, per fa-vorirne gli aumenti di capitale, le aggregazionima anche le disarticolazioni di rami di business,nonché la diversificazione degli investimentidei suoi soci di controllo».

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FINANZA

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Ogni società ha le sue particolari ra-gioni per uscire dalla Borsa ma os-servando la catena di delisting re-gistrati sul territorio veneto, Enzo

Rullani, professore di strategia d’impresa ed eco-nomia della conoscenza alla Venice InternationalUniversity, illustra due principali esigenze co-muni alle aziende e segno dei tempi che corrono.La prima, di natura fisiologica, ha a che fare conla funzione della Borsa come la “quotazione delfuturo”, la seconda è legata alla sua quota di ri-sparmio limitata che attrarrà nei prossimi anni.

Cosa accade nel primo caso?«Chi crede nel futuro di una certa azienda com-pra da chi ci crede di meno e poiché le famiglieimprenditoriali o comunque gli azionisti di co-mando hanno una propria aspettativa sul futuro

della propria azienda,diventa per essi conve-niente vendere azioni aterzi, senza perdere ilcontrollo, quando iprezzi sono alti e acqui-stare invece le proprieazioni, senza averne bi-sogno ai fini del con-trollo, quando sonobassi».

La crisi come ha in-ciso sulle aspettativesul futuro?«Si sono rovesciate: ipiani di investimento di

molte aziende si sono asciugati, e i prezzi sono ca-duti. È normale che l’azionista di controllo com-pri. Semmai, se arriva fino al delisting, c’è da im-maginare che abbia anche bisogno di diversificarein modo serio o di liberarsi dai vincoli dell’esserein Borsa per poter riorganizzare più liberamenteil proprio gruppo».

E la seconda motivazione che porta al deli-sting?«La Borsa attrarrà in futuro una quota di rispar-mio limitata, visto le scottature che tanti rispar-miatori si sono presi. Dietro il flusso del delisting,c’è anche questo: la sfiducia nel fatto che dallaBorsa, in futuro, possano venire grandi flussi dirisparmio da destinare ai propri investimenti».

Quali esigenze spingono le imprese a rive-dere la concezione “classica” della Borsa comeinvestimento?«Oggi molte imprese avrebbero bisogno di unvolume rilevante di capitale di rischio per finan-ziare scelte che le portano a rinnovare in pro-fondità i loro modelli di business, in direzionedella globalizzazione delle filiere e della smate-rializzazione del valore. Se non lo fanno, è per-ché, oltre alle difficoltà di raccolta di risparmio aprezzi poco convenienti come gli attuali, gioca ilfatto che hanno in mente strategie diverse, adesempio, la diversificazione dai vecchi settori,convogliando il capitale di cui dispongono versoaltri. Oppure hanno in mente di procedere peralleanze, contando sul capitale e sugli investi-menti di altri per fare le cose nuove che servono,invece di ricorrere a investimenti diretti o ad ac-

Enzo Rullani, professore

ordinario strategia

d’impresa ed economia

della conoscenza presso la

Venice International

University

L’uscita da Piazza Affari è diventata visibile perché ha coinvolto aziende venete che

avevano fatto grandi annunci e suscitato vaste aspettative: Per l’economista Enzo Rullani

«ce n’è abbastanza da chiedersi che cosa stia accadendo»

Elisa Fiocchi

Il declino della Borsa è un problema per l’Italia

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Enzo Rullani

quisti di altre imprese».Al delisting può seguire un reale guadagno?

«A breve ci può essere un vantaggio, cioè il gua-dagno sul prezzo atteso tra un anno o due, mag-giore del prezzo di acquisto attuale, ma il deli-sting è una scelta strategica che non si fa solo perla convenienza contingente ad acquistare o ven-dere un pacchetto di azioni».

Che ripercussioni il fenomeno può averesull’economia nazionale? «Il declino della Borsa, come fonte di destina-zione del risparmio che confluisce alleaziende, è un grande problema per un paesecome l’Italia che avrebbe un gran bisogno diinvestire molto e a rischio in asset immateriali,visto che nel capitalismo distrettuale degli ul-timi trenta anni le imprese si sono abituate ainvestire in macchinari, capannone e magaz-zino, non in conoscenze e relazioni».

Quali fonti di capitale diverse dalla Borsa

possono alimentare questa linea di sviluppo? «Poche, se non si cambia radicalmente qualcosa.Le nostre imprese personali o familiari rischianodi avere a disposizione solo i soldi del reinvesti-mento dei profitti (calanti) e quel tanto di creditodalle banche (anche questo calante) che riusci-ranno a strappare. Bisogna trovare nuovi canalidi finanziamento degli investimenti a rischio inasset immateriali. Due soprattutto: nuovi soci,presi non solo tra quelli del private equity, ma an-che tra coloro che conoscono l’azienda e hannofiducia nei suoi piani di investimento e, a com-plemento, banche che usano una quota del ri-sparmio per trasformarlo in investimento a ri-schio su piccole imprese che hanno pianiinnovativi e promettenti».

Come si evolverà il fenomeno del deli-sting?«La Borsa è un’istituzione antica, e certo nonandrà fuori scena solo per questa crisi e perqueste scelte di alcune grandi aziende italiane.Piuttosto bisogna chiedersi su quali canali po-tranno contare i nostri imprenditori se si al-lontanano in forma permanente e massiva dallaBorsa. E qui, come ho detto, lo scenario èquello della reinvenzione dell’impresa mono-personale del passato, all’impresa pluri-perso-nale che impara ad avere una compagine so-ciale meno monocorde; e della reinvenzionedella finanza che trova nuovi modi di fare ar-rivare capitale di rischio fresco alle imprese piùpromettenti e dinamiche».

La Borsa è un’istituzioneantica, e certo non andràfuori scena solo per questacrisi e per queste scelte di alcune grandi aziendeitaliane

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VENETO 2012 • DOSSIER • 55

CREDITO & IMPRESE

In Veneto le società di capitale dal1997 al 2010 sono passate da52.400 a quasi 109.000 e si conti-nua così. Un lungo boom indu-striale è all’origine dei grandi capi-tali finanziari in mano a famigliecitate spesso dalla cronaca, parti diun sistema bancario che riflettel’andamento nazionale. La strut-tura del sistema bancario regionale,secondo i dati più recenti, vede at-tive sul territorio circa 130 ban-che. I finanziamenti delle banchealle imprese locali sono stati di108,3 miliardi di euro a ottobre2011, con un aumento del 6,2%rispetto allo stesso periodo del-l’anno precedente. Un ottimo rap-porto banca-impresa dunque, inuna regione che ha costantementericoperto un ruolo di centralità perle banche. L’interesse di MatteoArpe e Roberto Meneguzzo, am-

ministratori delegati di Sator e Pal-ladio Finanziaria, per Fondiaria Saiha riacceso i riflettori sui grandiprotagonisti della finanza in Ve-neto. Per citarne alcuni: l’ammini-stratore delegato di Veneto Banca,Vincenzo Consoli, che a ottobre2011 ha ricevuto il premio nazio-nale Gentile da Fabriano. Nellamotivazione si legge: «Il premio è ilriconoscimento di un’idea di im-presa e di banca fortemente colle-gata con la dimensione locale, conla rete di attività di piccole e medieimprese che hanno caratterizzatonella seconda metà del 900 l’evo-luzione positiva dell’economia edella società italiana e che oggi ren-dono possibile la difficile tenutadell’Italia in presenza di turbolenzee ricorrenti crisi finanziarie europeee mondiali». La Popolare Vicenza,fondata nel 1866, e presieduta da

Gianni Zonin, è la nona realtàbancaria italiana con 67.000 soci,677 tra filiali, negozi finanziari esportelli privati, 5.600 dipendenti,un attivo di oltre 35 miliardi dieuro e tanti primati: prima popo-lare veneta, prima banca a Vicenza,prima ad aprire filiali in tutto ilmondo, anche in Cina, India eBrasile. Il Banco Popolare, grazieall’amministratore delegato PierFrancesco Saviotti, si è mantenutosulla linea della efficienza e reddi-tività, traendo valore nella ristrut-turazione del gruppo dopo l’incor-porazione della Banca PopolareItaliana. Uno dei principali opera-tori di private equity europei, 21Investimenti, è stato fondato daAlessandro Benetton nel 1992 conlo scopo di creare un solido partnerfinanziario per progetti sviluppatida imprenditori industriali.

UNA REGIONE “BANCOCENTRICA”

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Dopo le banche acquisite negli ul-timi anni, da Carifac a Bim, ladimensione che ha raggiuntooggi Veneto Banca consente di

coniugare la solidità di un gruppo strutturatoalla dimensione di banca locale. Presenti intutto il Nord Italia, dal Piemonte al Friuli Ve-nezia Giulia, e da lì, lungo la dorsale adriaticafino alla Basilicata, il Gruppo fa registrare lasua presenza anche nell’est Europa. «Una pre-senza funzionale alle esigenze di delocalizza-zione delle nostre pmi – precisa l’ammini-stratore delegato Vincenzo Consoli – ma checol tempo si è allargata alla clientela locale».Dopo quindici anni di crescita, il Gruppoha la necessità di consolidare la sua fisiono-mia. «Al momento non abbiamo nuovi dos-sier sul tavolo, ora tutti i nostri sforzi sono ri-volti a ottimizzare l’efficienza di questogrande gruppo».

Con l’apertura di una nuova filiale nelcuore di Marghera, l’istituto conferma la suavocazione di banca di territorio. Ciò testi-monia che è ancora oggi viva la volontà dimantenere un rapporto diretto con i propriclienti?«Il rapporto che Veneto Banca instaura conla propria clientela è fatto di una vicinanzache non significa solo presenza sul territorio,ma anche conoscenza profonda delle carat-teristiche e delle particolarità che identifi-cano quel territorio. Questo bagaglio di co-noscenze è il nostro vantaggio competitivo,ciò che ci permette di sapere quali sono leesigenze dei nostri clienti, che spesso antici-piamo o alle quali rispondiamo tempestiva-mente con prodotti e servizi su misura. Unrapporto diretto, costruito nel tempo e ba-sato sulla fiducia reciproca, che ci ha datograndi soddisfazioni negli anni e che ab-

VOCAZIONETERRITORIALEEssere una banca federale comporta degli indubbi vantaggi nella gestione

di tutte le realtà controllate. L’amministratore delegato di Veneto Banca,

Vincenzo Consoli, ne sottolinea gli aspetti positivi in termini

di conoscenza, vicinanza e sostegno

Renata Gualtieri

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VENETO 2012 • DOSSIER • 57

biamo replicato in tutte le aree in cui siamopresenti oggi».

Quali sono state le parole d’ordine chehanno permesso a Veneto Banca di crescerefino alle dimensioni attuali?«La prima è senza dubbio autonomia, una pa-rola che ha segnato l’inizio del cammino che,in circa quindici anni, ci ha portati da unacinquantina di sportelli ai quasi 600 attuali.La seconda crescita, perché le maggiori di-mensioni potevano essere una protezione ri-spetto ai grandi gruppi in cerca di prede. Laterza efficienza: un’azienda sana è un’aziendaefficiente e meno soggetta ad acquisizioni daparte di gruppi di grandi dimensioni. La mis-sion che abbiamo adottato racchiude il nostroobiettivo primario e i valori che ispirano ilsuo raggiungimento: essere una realtà inno-vativa e autonoma, leader nei propri territori,capace di fornire servizi di qualità e di gene-rare, con etica e responsabilità, valore neltempo per soci, clienti e dipendenti».

Conoscere le necessità delle aziende delterritorio e farne proprie le istanze può ri-servare a Veneto Banca il ruolo di volano del-l’economia del Nordest?«È nella nostra natura di banca popolareoperare per incentivare lo sviluppo delle eco-nomie in cui siamo presenti. Abbiamo par-ticolare attenzione per le pmi. Tra i molti in-terventi che abbiamo dedicato all’impresaricordo i più recenti “Cresci impresa”, unplafond di 200 milioni di euro destinato

alle pmi trevigiane per il finanziamento delciclo produttivo o l’acquisto di beni stru-mentali e l’adesione della moratoria dell’As-sociazione bancaria italiana “Nuove misureper il credito alle pmi”, che prevede la so-spensione della quota capitale dei finanzia-menti o l’allungamento della durata del mu-tuo. Il nostro ruolo per il territorio non siesaurisce qui: attraverso le banche locali so-steniamo l’economia reale, le famiglie e lepiccole e medie imprese; attraverso le nostreFondazioni, interveniamo a sostegno del so-ciale, della cultura, dell’ambiente».

Che anno sarà il 2012 e quali le difficoltàa stare sul mercato?«Le prospettive economiche anche per que-st’anno non sono rosee. La Banca d’Italia,così come l’Ocse, prevedono un 2012 di re-cessione, con una flessione del Pil dell’1,5%,sotto di 5 punti percentuali rispetto ai valoripre-crisi. Anche il reddito delle famiglie e laproduzione industriale sono inferiori, rispettoal 2007, rispettivamente di 7 punti percen-tuali e di un quinto. Tutto questo in un con-testo generale già fiaccato da oltre 4 anni didifficoltà. Essere ottimisti è difficile, anche seci sono aspetti che ci fanno guardare al futurocon un pizzico di positività: mi riferisco al di-namismo e alla capacità di reinventarsi dellenostre imprese, una risorsa su cui possiamodavvero contare. Da parte nostra, stiamo fa-cendo di tutto per garantir loro l’ossigeno dicui hanno bisogno in questo momento».

Vincenzo Consoli,

amministratore

delegato

di Veneto Banca

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58 • DOSSIER • VENETO 2012

Dall’indagine “Veneto congiun-tura” riferita al quarto trimestre2011 risulta che la produzioneindustriale ha avuto una fles-

sione del -1,4% rispetto allo stesso periododell’anno precedente. «Le nostre imprese –rivela il presidente di Unioncamere VenetoAlessandro Bianchi – pagano forse in ma-niera più pesante, rispetto altre realtà delPaese, uno scenario internazionale incertosoprattutto sul versante finanziario, la cuivolatilità si è riversata sull’economia reale in-fluenzando negativamente le aspettative de-gli imprenditori». Per superare le difficoltàgli industriali veneti hanno puntato ancoradi più su innovazione e vocazione interna-zionale, e la regione ha così conservato unruolo trainante nell’economia nazionale. Manon si può negare che esiste un serio pro-blema di accesso al credito.

Ha più volte sottolineato come oggi ci siabisogno di agevolazioni nell’accesso al credito

piuttosto che di agevolazioni di tasso, puòspiegare perché?«Il problema principale che riscontrano leimprese, in particolare in questa fase di re-cessione economica, non è tanto quello dicontrattare e ottenere dei prestiti ad un tassoagevolato, fattore comunque non secondariovisto il differenziale dello spread Bund- Btp,tanto quello di reperire liquidità e quindi ac-cedere al credito fornito dal sistema bancario.I prestiti a favore delle imprese hanno regi-strato una forte restrizione da parte delle ban-che, lo dicono le imprese e le associazioni dicategoria. Malgrado la forte iniezione di li-quidità fatta di recente dalla Bce, gli istitutidi credito faticano a concedere finanziamentinon solo alle aziende in difficoltà, ma anchea quelle sane e senza debiti».

I confidi in che misura hanno contribuitoa favorire l’accesso al credito?«Consideriamo in questo momento i con-sorzi fidi lo strumento più immediato ed ef-

SOSTEGNO AL CREDITOIN UN’OTTICA DI SUSSIDIARIETÀSono i consorzi fidi, per il presidente di Unioncamere Veneto Alessandro Bianchi,

lo strumento più efficace perché le imprese ottengano prestiti bancari

Renata Gualtieri

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VENETO 2012 • DOSSIER • 59

ficace per aiutare le imprese in difficoltà a ot-tenere prestiti bancari. Nel 2012 le Camere diCommercio venete erogheranno circa 12 mi-lioni di euro ai confidi, tutte risorse che an-dranno a beneficio dei progetti di sviluppo einvestimento delle imprese, ma anche a so-stegno della liquidità necessaria all’attività inessere. Stanno emergendo alcune posizioniall’interno del sistema camerale che spingonoverso la partecipazione diretta al capitale so-ciale dei confidi, sia per un loro maggiore raf-forzamento che per una condivisione dellagovernance e delle strategie a favore delle pic-cole e medie imprese».

Con quali altri organismi collaborate peraffrontare la difficile situazione delle pmi?«Oltre alle linee di finanziamento rivolte aiconfidi, abbiamo poi dei progetti specifici asostegno del microcredito, dove sono coin-volte una Fondazione bancaria e le Province,e progetti per favorire lo start up di imprese,con particolare riguardo a quelle giovanili einnovative, che più di altre possono riscon-trare difficoltà ad accedere ai finanziamenti.Ritengo inoltre strategico, per il Sistema ca-merale, creare delle sinergie con la finanziariadella Regione, Veneto sviluppo spa, per ini-ziative congiunte sul credito. In questo mo-mento, ad esempio, grazie al contatto direttodei nostri enti camerali con le imprese del ter-ritorio, stiamo promuovendo con Veneto svi-luppo il fondo di garanzia regionale a soste-gno delle piccole e medie imprese».

Che effetti hanno e potranno avere sul tes-suto produttivo locale il sistema dei Confidi?

«Durante la crisi del 2008 i confidi hannosorretto centinaia di imprese garantendo ilcredito che veniva richiesto alle banche. Ilproblema è che, con l’aggravarsi della crisi,stanno iniziando a intaccare i propri patri-moni e ciò comporta delle conseguenze deri-vanti dagli obblighi patrimoniali imposti daBasilea 3. Per questo è necessario intervenirea loro sostegno per non perdere lo strumentopiù efficace contro la stretta creditizia. Servel’intervento congiunto delle istituzioni terri-toriali, Regione, Province, Camere di Com-mercio, in un’ottica di sussidiarietà e non diconcorrenza, per indirizzare e convogliare lerisorse, ognuno con le sue prerogative, versoun’unica direzione, il sostegno al credito delleimprese».

Attraverso quali iniziative UnioncamereVeneto favorisce gli investimenti delle im-prese sul territorio?«Con la Regione stiamo portando avanti unaserie di iniziative sulla semplificazione am-ministrativa mentre, per quanto riguarda l’in-ternazionalizzazione, abbiamo avviato nel no-vembre scorso Veneto promozione, societàconsortile per lo sviluppo di attività a soste-gno e promozione del sistema economico.Attraverso Eurosportello Veneto, il nostro di-partimento per le politiche comunitarie ade-rente alla rete Enterprise Europe network,per il terzo anno consecutivo è stata attivatal’iniziativa “Progetta!”, strumento finanzia-rio per incentivare e migliorare la progetta-zione europea in Veneto tramite l’erogazionedi contributi a fondo perduto».

Il presidente

di Unioncamere Veneto,

Alessandro Bianchi

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60 • DOSSIER • VENETO 2012

Secondo quanto rilevato dall’andamentodelle erogazioni nel 2011, le indicazionidi Banca d’Italia per il 2012 confermanola diminuzione sugli investimenti e l’au-

mento di erogato su linee a breve termine. Comeconseguenza di questa situazione, Eurofidi ri-conferma la propria politica creditizia di sup-porto alle pmi rivolta al mantenimento in esseredelle linee di credito con l’inserimento della ga-ranzia. «Riteniamo – sottolinea il direttore gene-rale di Eurofidi Andrea Giotti – di dover attuareuna nuova politica anticiclica al fine di anticipareuna possibile ripartenza dell’economia, aspettoche, fra le altre cose, rientra tra le linee guida del-l’attuale governo».

In virtù del riposizionamento strategicodella vostra attività a quali iniziative daretespazio nel corso del 2012?«Svilupperemo la concessione delle garanzie al co-siddetto “microcredito”, secondo la definizionedel Fondo centrale di garanzia, quindi conun’esposizione massima di 100 mila euro per li-

nea di credito. Inizieremo a concedere garanziedirette alle pmi, in modo da assisterle anche sustrumenti che sono meno interessanti per il si-stema bancario. Valuteremo la possibilità di con-cedere garanzie a favore dei liberi professionisti eincominceremo a sviluppare i prodotti previstidalla normativa di Banca d’Italia sulle attivitàresiduali e connesse e strumentali come asseve-razioni dei piani economico finanziari richiesti daenti pubblici e bandi per la certificazione deidati presentati dalle pmi. Favoriremo la conces-sione di garanzie a favore di persone fisiche e per-sone giuridiche che investano nelle pmi. Auspi-chiamo che i sistemi di mitigazione del rischiomessi in campo dai vari operatori pubblici ven-gano adeguati dal punto di vista del loro accessoagli strumenti che metteremo in campo nel corsodel 2012».

Eurofidi ha recentemente presentato i datidel 2011? Quali sono i principali risultati?«L’elemento principale è la costante e rinnovatafiducia che il sistema delle imprese ripone ogni

SUPPORTO ALLE PMI IN UN CLIMADI RINNOVATA FIDUCIASe il sistema finanziario vive un momento delicato, Eurofidi, assicura il direttore

generale Andrea Giotti, vive una posizione di tranquillità

Renata Gualtieri

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VENETO 2012 • DOSSIER • 61

anno in Eurofidi. Nel corso del 2011 le aziendesocie hanno raggiunto quota 47.970, con un in-cremento dell’8% rispetto all’anno precedente.Dal punto di vista economico-finanziario, il 2011registra un fatturato di 35,5 milioni di euro, inlinea con l’anno precedente, e un avanzo di ge-stione di 1,9 milioni, nettamente superiore al2010 (48.744 euro). Questo ritorno alla redditi-vità è dovuto principalmente a due fattori: unapolitica di contenimento dei costi e un massiccioricorso alla controgaranzia. Dal punto di vista pa-trimoniale, l’indice di solvibilità di Eurofidi, pariall’11,43%, evidenzia la solidità della struttura,attestandosi molto al di sopra del 6% richiesto daBanca d’Italia ai confidi vigilati. Un altro aspettodi particolare rilievo è la distribuzione territorialedell’operatività di Eurofidi che, con la recenteestensione dell’attività al Triveneto e alla Cam-pania, ha raggiunto una valenza nazionale».

Quali le importanti scelte effettuate neglianni passati che oggi si stanno rivelando vin-centi?«Possiamo ricondurre a tre punti fondamentali lescelte effettuate da Eurofidi che, oggi più che mai,dimostrano la loro validità. Abbiamo diversificatomolto il portafoglio delle garanzie in termini siaterritoriali sia settoriali; abbiamo fatto massiccioricorso a tutte le forme di mitigazione di rischioe attualmente oltre il 70% del portafoglio ga-ranzie è coperto da controgaranzie. Da anni, in-fine, perseguiamo l’obiettivo di patrimonializza-zione e il nostro indice di solvibilità, comeabbiamo detto, è di molto superiore a quello in-dicato da Banca d’Italia. Questa politica ha per-messo a Eurofidi di contribuire al sostegno del si-

stema produttivo delle piccole e medie impresee ha consentito nel 2011 di erogare complessi-vamente garanzie per 1,4 miliardi di euro in unmomento non facile dal punto di vista finanzia-rio. Un risultato che è stato realizzato nonostantele grosse problematiche registrate alla fine del-l’anno scorso, accentuatesi nel mese di dicembre».

In che misura i confidi soffrono la situa-zione “particolare” del sistema produttivo ita-liano?«Il protrarsi negli anni della crisi iniziata nel2008 e i persistenti segnali di peggioramentodelle prospettive di crescita, sia in Italia che in Eu-ropa, rendono lo scenario economico molto in-stabile e hanno ripercussioni sulla capacità diprestito delle banche. A loro volta, i segnali di ina-sprimento delle condizioni del mercato del cre-dito possono incidere sulle aspettative delle im-prese e sui loro piani di sviluppo. In questocontesto, tuttavia, non possiamo sostenere che iconfidi siano in difficoltà. È il sistema produttivonella sua generalità a vivere un momento difficilee i confidi, che di norma supportano la parte piùdebole del sistema imprenditoriale, stanno diconseguenza soffrendo».

Quale lo sforzo sul terreno dell’innova-zione e del cambiamento, per esempio ac-compagnare la crescita e lo sviluppo anche incampo internazionale delle aziende?«La società, che da sempre investe energienell’innovazione dei propri prodotti e ser-vizi, dopo più di trent’anni di attività dedi-cata a supportare le pmi nell’ottenimentodelle linee di credito, ha ritenuto strategicoaffiancarle nella raccolta di equity, contri-

Andrea Giotti, direttore

generale di Eurofidi

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62 • DOSSIER • VENETO 2012

buendo così a ridurre il cronico problemadella loro sottocapitalizzazione. Si tratta di unfattore che spesso ne limita lo sviluppo, anchesui mercati esteri dove si trovano a competerecon concorrenti più strutturati. Eurofidi in-terverrà a garantire l’aumento di capitale sot-toscritto da parte di persone fisiche o giuri-diche nelle piccole e medie imprese e potràgarantire fino al 50% le eventuali minusva-lenze che si manifesteranno da tali opera-zioni».

In quali regioni Eurofidi è ormai una pre-senza radicata e quali quelle in via di sviluppo?«Eurofidi è nata in Piemonte alla fine deglianni Settanta e fino al 2003 ha operato esclu-sivamente sul territorio di origine. A partire daquell’anno la situazione del mercato è mutatacon l’approvazione della legge quadro sui con-fidi. Da quell’anno Eurofidi ha visto una pro-gressiva espansione sul territorio nazionale: nel-l’arco di neppure dieci anni la società ha

costituito una rete di 29 filiali presenti in noveregioni: Piemonte, Liguria, Lombardia, EmiliaRomagna, Toscana, Marche, Umbria, Lazio eAbruzzo. In questi ultimi mesi, per essere sem-pre accanto alle imprese, la società ha intrapresoun ambizioso programma di espansione dellasua presenza sul territorio nazionale».

Eurofidi ha recentemente lanciato il plafond“salva investimenti”, chi potrà beneficiarne?«Possono beneficiarne sia le imprese localizzatenelle aree dove Eurofidi è ormai una presenza ra-dicata sia nelle regioni in sviluppo (Veneto, FriuliVenezia Giulia, Trentino Alto Adige e Campa-nia). Gli investimenti finanziabili devono ri-guardare l’acquisto, ancora da effettuare, di at-trezzature, macchinari, fabbricati e altri benistrumentali per l’attività di impresa. La garanziapuò arrivare fino al 70% del finanziamento, inCampania anche fino all’80. Le condizioni di ac-cesso alla garanzia di Eurofidi sono ridotte ri-spetto ai prezzi di listino».

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FORMAZIONE

64 • DOSSIER • VENETO 2012

Nel primo trimestre di quest’anno leimprese padovane prevedono2.710 nuove assunzioni (fonte: Ex-celsior), il 26% nell’industria, il

65% nei servizi. Colpisce la difficoltà a reperirei profili ricercati (27%), soprattutto nelle piccoleimprese e, tra i comparti, nel sistema moda, me-talmeccanica-elettronica e nei servizi avanzati. Èuna quota superiore di otto punti rispetta allamedia nazionale, segno che esiste una sfasaturatra domanda e offerta di lavoro. «Il tessuto pro-duttivo, a forte vocazione manifatturiera – sot-tolinea Massimo Pavin, presidente di Confin-dustria Padova – sta cambiando pelle e si spostaverso competenze più “evolute”. «Il 25% deiprofili richiesti riguarda professioni “high skill”,dirigenti, figure specializzate, tecnici, un dato ditre punti superiore alla media nazionale. Padovaè tra le prime 20 province per assunzioni di lau-reati e diplomati. Le nostre imprese sanno beneche per ripartire e segnare nuovi vantaggi com-petitivi a fare la differenza saranno le competenzesempre più qualificate: ingegneria, logistica, mar-keting, controllo qualità. Siamo a un giro di boadel modello di sviluppo in cui servono versatilitàe adattamento, problem solving, una solidaformazione culturale. Qualità indispensabiliin un orizzonte culturale e aziendale cheevolve a ritmo serrato».

I giovani di oggi sono pronti ad affron-tare le nuove sfide del mercato in veste diimprenditori? «Il rapporto tra giovani, lavoro e impresa appareoggi complesso. La crisi ha reso evidenti le de-bolezze del sistema Italia, lo status quo di regolesociali e del lavoro fatte apposta per escludere lecategorie meno rappresentate. A pagare il prezzopiù alto sono proprio i giovani, in termini di oc-cupazione e opportunità, ma soprattutto di pro-spettive e fiducia nel futuro. Qualità, queste,alla base di qualsiasi attività imprenditoriale. In-traprendere è più difficile quando aumentano irischi impropri, legati al peso della burocrazia, alcredit crunch, ai costi dell’energia, a una pres-sione fiscale record. Il rischio che corriamo è

I giovani come motore del rilancio

Competenze sempre più qualificate conferiscono

ai giovani aspiranti manager un valore aggiunto

fondamentale per saper prendere decisioni difficili

in un momento economico complicato

come quello che stiamo vivendo.

Massimo Pavin commenta lo scenario padovano

Nicolò Mulas Marcello

Massimo Pavin, presidente di Confindustria Padova

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Massimo Pavin

VENETO 2012 • DOSSIER • 65

scoraggiare i giovani ad assumersi responsabilità,rinunciando a essere portatori di novità e dicambiamento. In provincia di Padova i capitanid’impresa tra i 18 e i 29 anni sono 6.602, il 4,4%del totale, con un calo del 3% rispetto al 2010.Nel 2004 erano 9.581 (6,4% del totale). La fles-sione si registra anche tra i 30 e i 49 anni, dal50,1% nel 2004 al 47,1% nel 2011. Dobbiamoinvertire questa tendenza: servono riforme con-crete che promuovano la cultura d’impresa e so-stengano l’impresa giovane».

Attualmente nel tessuto industriale pado-vano esistono realtà nate dalle idee di giovaniimprenditori? «Guardando al totale dei giovani imprenditoridel Veneto, Padova si colloca al secondo postocon il 19,8%, al quattordicesimo a livello nazio-nale. La presenza di imprenditori under 30 è

concentrata nell’industria (30%) e nelle attivitàcommerciali e turistiche (34,3%), mentre nei ser-vizi alle imprese opera il 22,2% dei giovani im-prenditori. L’intraprendenza, la velocità, la fre-schezza intellettuale, le competenze innovative diquesti giovani possono diventare il volano per unnuovo modello di sviluppo, capace di connettersisu scala globale. Qualità indispensabili in unoscenario che cambia velocemente. Le nuove ge-nerazioni sono aperte, sanno che il futuro è si-nonimo di cambiamento. Per questo è indi-

spensabile creare un contesto favorevole all’in-trapresa economica. La crescita non può fare ameno dei giovani, le nuove imprese hanno l’ob-bligo di incorporare il più alto potenziale inno-vativo».

Quali sono le leve principali da mettere incampo per promuovere questa inversione dirotta? «La disoccupazione giovanile in Italia non ac-cenna ad attenuarsi. A gennaio ha raggiunto il31,1%. Conforta, ma solo in parte, sapere che ildato padovano si attesta al 12,9%. Dei 530milagiovani veneti tra i 20 e i 29 anni, 200mila sonoimpegnati nello studio, quasi 300mila hannoun’occupazione e 40mila risultano disoccupati.Il bicchiere mezzo pieno non deve, tuttavia, ri-durre la concentrazione sulle soluzioni concreteper offrire prospettive di crescita e di lavoro diqualità per i più giovani. Esistono importantistrumenti che, se attivati, possono concorrereall’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro, siacome lavoratori, che come imprenditori. Prioritàimmediatamente cantierabili, come rafforzare larete dei sevizi di orientamento scolastico e uni-versitario, rafforzare ogni percorso formativo chepreveda l’alternanza “scuola e lavoro”, poten-ziare l’apprendistato, professionalizzante e di altaformazione. Riforme lungimiranti del mercatodel lavoro e del sistema di formazione possono daun lato restringere la sfasatura tra domanda eofferta di lavoro, dall’altro diminuire i disin-centivi, per gli imprenditori, ad assumere atempo indeterminato, favorendo l’occupa-zione stabile e produttiva».

L’intraprendenza, la velocità, la freschezzaintellettuale, lecompetenze innovativedei giovani possonodiventare il volano per un nuovo modello di sviluppo

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FORMAZIONE

66 • DOSSIER • VENETO 2012

All’Università Ca’ Foscari ci sono aree distudio che riscuotono molto successoe sono legate alla tradizione dell’ate-neo, come l’economia e le lingue stra-

niere. Negli ultimi due anni, con la chiusuradelle facoltà e l’attivazione al loro posto di 8 di-partimenti e di sei scuole interdipartimentaliche erogano corsi di laurea multidisciplinari,l’università ha rinforzato queste due vocazioni.«Siamo riusciti – spiega Carlo Carraro, rettoredell’Università Ca’ Foscari – a proporre un’of-ferta formativa che permette di studiare le lingueassieme all’economia, in questo modo chi im-para il cinese ha anche importanti nozioni eco-nomiche. Oppure abbiamo integrare gli studiumanistici a quelli di storia dell’arte o restaurocon la chimica. Questa strategia ha portato que-

st’anno a un aumento del numero di iscritti dioltre il 12 per cento. Un record assoluto per ilnostro ateneo».

Il mercato del lavoro è diventato semprepiù difficile per i giovani. Quali sono secondolei le professioni del domani? «Che la crisi economica abbia reso più difficilel’ingresso nel mondo del lavoro è un dato difatto. Tuttavia le università hanno le possibilitàe l’obbligo di cercare di rendere l’avvicinamentodegli studenti alla loro prima professione piùagevole. Nel nostro ateneo abbiamo potenziatoe investito su un ufficio placement che incrociale richieste delle imprese che bussano alla nostraporta con i curricula dei nostri studenti. Solo nel2011 abbiamo registrato un’impennata del 66per cento di imprese che hanno richiesto nostri

neolaureati. Questo vuol dire che un’offertaformativa moderna e attenta fornisce ai nostristudenti competenze e conoscenze impor-tanti, che vanno di certo integrate, il più pos-sibile, con soggiorni, stage e tirocini all’estero.Questo permette di migliorare il proprio ba-gaglio e di crearsi una rete di contatti che poidiventa fondamentale nel momento di cer-care lavoro. Al di là della solita considerazioneper cui le competenze scientifiche sono traquelle più ricercate, credo che la professionedel domani sia quella, indipendentementedal comparto, che può contare su idee inno-vative, competenze profonde e conoscenzedi alto livello. Per questo credo che la stradacorretta sia quella di alzare il livello medio

In uno scenario occupazionale difficile per i giovani, il ruolo delle università non deve essere

solo quello di formare gli studenti ma anche quello di mettere in contatto con le imprese le loro

professionalità acquisite. Carlo Carraro spiega i progetti dell’ateneo veneziano

Nicolò Mulas Marcello

Uno stretto rapporto con il mondo del lavoro

Carlo Carraro, rettore

dell’Università Ca’

Foscari di Venezia

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Carlo Carraro

VENETO 2012 • DOSSIER • 67

delle competenze di chi si avvicina al mondo dellavoro».

Un rapporto stretto, quindi, con il mondodel lavoro? «Non può essere che così. Abbiamo l’obbligo diaiutare i nostri studenti a trovare impiego dopoil percorso di studi. Ogni anno organizziamomomenti specifici in cui le imprese entrano nel-l’università, si presentano ai ragazzi e comin-ciano un dialogo. Si chiamano Career day, unasorta di appuntamento in cui gli studenti ini-ziano i primi colloqui di selezione e le azienderaccolgono curricula. Sono eventi che raccol-gono oltre mille persone ogni volta, ne abbiamouno rivolto esclusivamente alle imprese che ope-rano in ambito internazionale, uno a quelle chesi occupano di economia e finanza, da que-st’anno uno per quelle che lavorano sui mercatiasiatici. Selezioniamo al massimo le aziende cosìda avere imprese motivate a cercare le compe-tenze che i nostri studenti hanno da offrire».

Quali iniziative coinvolgeranno l’univer-sità e gli studenti nei prossimi mesi?«Nei prossimi mesi il calendario è denso di ap-puntamenti. In cima alla lista c’è Art Night lanotte dell’arte e della cultura in cui Ca’ Foscariesalta il suo ruolo di motore di cultura di Vene-

zia. Un appuntamento a cui lavorano i nostridocenti e i nostri studenti in una sorta di grandelaboratorio permanente che permette di ricer-care e sperimentare cosa vuol dire costruire eprodurre un evento culturale. È un appunta-mento che si tiene il 23 giugno e che per unanotte spalanca le porte di tutti gli enti e le isti-tuzioni culturali di Venezia ai visitatori. D’avan-guardia anche la mostra in programma dal 5maggio negli spazi espositivi di Ca’ Foscari de-dicata a William Congdon e alla rappresenta-zione che ha fatto di Venezia. È un progetto in-novativo, multimediale, in cui quadri, la Veneziareale e quella virtuale dialogano tra loro. Ab-biamo alle porte una serie di iniziative sul frontedella didattica, inaugureremo la Summer schooldi ateneo che è stata creata per aumentare la pos-sibilità per i nostri studenti di andare all’esteroa studiare e di accoglierne di stranieri a Venezia,partirà un nuovo ciclo della scuola estiva fatta as-sieme tra Ca’ Foscari e Harvard, stiamo stin-gendo nuovi accordi con università estere che ac-coglieranno i nostri ragazzi per periodi di studio.Sono solo alcuni esempi di un’attività che è co-stantemente in evoluzione e orientata a miglio-rare sempre i servizi e le opportunità per chi viveCa’ Foscari».

Solo nel 2011abbiamo registratoun’impennatadel 66 per cento di imprese in cerca di neolaureatiprovenientidall’Università Ca’ Foscari

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FOCUSVICENZA

Le imprese vicentine che in questoperiodo di crisi economicahanno puntato sull’export sonoriuscite a ottenere risultati positivima l’ostacolo, soprattutto per le pmi,rimane l’accesso al credito

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MAGGIOR CREDITOALLE IMPRESE6.281 Il numero di posti di lavoropersi nel comune di Vicenzafino a Novembre 2011

Le ore di cassa integrazionedi cui hanno usufruito le imprese vicentinefino alla fine del 2011

LICENZIAMENTI15 mlnORE DI LAVORO

FOCUS VICENZA

70 • DOSSIER • VENETO 2012

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Achille Variati

Occorre sostegno alle imprese per poterle aiutare a ripartire dai livelli che avevano

raggiunto prima della crisi. Il grande problema attualmente è quello della liquidità.

A sostenerlo è Achille Variati, che illustra ciò che è stato fatto e gli interventi necessari

per la città di Vicenza

Nicolò Mulas Marcello

L’ammontare di liquidità che il Comune di Vicenzasta per incassare dalla vendita delle partecipazioniazionarie nella società autostrade

Sopra,

Achille Variati,

sindaco di Vicenza

L’economia vicentina, da sempre ri-conosciuta come una delle più fio-renti del territorio nazionale, nonha potuto sottrarsi agli effetti della

crisi economica e il tessuto industriale dellacittà è stato costretto a piegarsi a essa, con laconseguente perdita di numerosi posti di la-voro. «La questione più urgente – spiegaAchille Variati, sindaco di Vicenza – è quelladel credito alle imprese. Se i nostri impren-ditori vengono messi nelle condizioni di la-vorare, non c’è crisi che possa fermarli».

Quanto la crisi economica ha coinvolto lacittà nell’ultimo anno? «Il territorio vicentino è stato molto colpito.Da gennaio a novembre 2011 i dati indica-vano 6.281 licenziamenti e oltre 15 milionidi ore di cassa integrazione. È andata meglioa chi esporta all’estero e ha saputo guada-gnare, o almeno mantenere, fette di mercato.In generale la crisi si è fatta sentire molto e losi nota anche dall’aumento di richieste di

aiuto che arrivano ogni giorno in Comune dapersone che un tempo avevano il lavoro e untenore di vita più che dignitoso e che ora in-vece si trovano a terra senza più niente. Sonosituazioni difficili non solo a livello econo-mico ma che sconfinano nel sociale, perché laperdita del lavoro può portare anche al-l’emarginazione. Per questo come ammini-strazione comunale, nonostante i pesanti ta-gli che da anni vengono operati alle risorsedegli enti locali, abbiamo scelto di non to-gliere un euro dalla parte del bilancio riguar-dante il sociale. Proprio per venire incontroai bisogni di questi “nuovi poveri” ex bene-stanti, per dare loro una mano in attesa chesi rimettano in carreggiata appena tornerà atirare il vento dell’economia. Mi auguro ilprima possibile».

Quali interventi bisognerebbe mettere incampo subito? «Il nostro territorio è popolato di piccole emedie imprese che, non bisogna mai dimen- � �

30 mlnEURO

VENETO 2012 • DOSSIER • 71

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ticarlo, costituiscono la spina dorsale delsistema produttivo di tutto il Paese.Sono le nostre imprese con 10, 20, 30,50 dipendenti che mandano avanti l’Ita-lia, in cui gli imprenditori sono prontianche a ipotecare la casa, a mettere ingioco tutto quello che hanno per tirareavanti. Ora il grande problema è la li-quidità. Farsi pagare è sempre più dif-ficile a causa della crisi e, parallela-mente, le banche troppo spessorifiutano di erogare credito; aziende inbuona salute hanno chiuso o rischianodi farlo perché sono tra l’incudine deicreditori che non pagano (e fra questimolti enti pubblici bloccati dal patto distabilità) e il martello delle banche chenon prestano denaro. Questo è il primoe più grande intervento: fare in modoche non vengano chiusi i rubinetti delcredito alle imprese».

E l’amministrazione comunale cosaha fatto?«Abbiamo cercato di fare la nostra parte.Abbiamo venduto alla fine dell’annoscorso le nostre partecipazioni azionarie, chenon reputavamo più strategiche, nella societàautostrade per ottenere liquidità. Con i quasi30 milioni di euro che stiamo per incassareriusciremo a estinguere mutui accesi neglianni passati, ma soprattutto metteremo incantiere opere infrastrutturali scelte attra-verso un processo partecipativo che ha coin-volto i cittadini. Interventi che, oltre a siste-mare la nostra città, contribuiranno a fargirare l’economia con la garanzia che i lavorisaranno appaltati e le cifre stanziate nel corsodel 2012. E di questi tempi non è cosa dapoco. Credo, inoltre, che siano fondamentaligli interventi in campo culturale, un tema fi-nora poco dibattuto ma che sta guada-gnando spazio nei media di recente. Noi lostiamo facendo e a ottobre verrà riaperta laBasilica palladiana, con una grande mostradedicata ai ritratti con quadri provenientidai più importanti musei del mondo.Un’operazione, da cui ci aspettiamo un no-tevole contributo alla nostra economia, che

dovrebbe portare a Vicenza migliaia di visi-tatori, molti dall’estero».

Dal punto di vista delle infrastrutture mi-rate allo sviluppo della città cosa occorre e sucosa si sta lavorando? «Vicenza ha bisogno di numerose infrastrut-ture. La fermata dell’alta capacità a Vicenza,una linea elettrica per il trasporto pubblicoper liberare la nostra città dalle polveri sottilie un paio di bretelle stradali per allontanare

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FOCUS VICENZA

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Achille Variati

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il traffico dal centro. Ma l’opera più impor-tante di tutte in questo momento è la tan-genziale nord-est, prevista da un accordo diprogramma come compensazione per l’in-stallazione della base militare americana, im-posta alla nostra comunità dal governo. Lanuova tangenziale è un’opera in grado di ri-solvere molti problemi, ma che si sta facendoattendere, anche a causa dei cambi di go-verno. La comunità vicentina ha il diritto divedersi risarcita, almeno in parte, per il terri-torio che le è stato sottratto dalla nuova baseamericana. E quindi mi aspetto che il go-verno rispetti quanto era stato promesso dalprecedente esecutivo e mantenga gli impegnipresi con la nostra comunità».

Ci sono criticità che ancora necessitano diun intervento? «Tengo a ripeterlo, la questione più urgente èquella del credito alle imprese. Se i nostri im-prenditori vengono messi nelle condizioni dilavorare, non c’è crisi che possa fermarli. Se sichiudono i rubinetti, le difficoltà possono di-

ventare insuperabili. Inoltre, ci sarebbe bisognodi altri interventi per metter in sicurezza ilterritorio dopo la terribile alluvione del no-vembre 2010. Si tratta di interventi fonda-mentali, come ho cercato di spiegare in un do-cumento sottoscritto qualche mese fa da moltisindaci di tutta Italia, in particolare da quellidei territori colpiti di recente da frane e alla-gamenti. Gli interventi per la sicurezza idro-geologica, da una parte, creano nuovi posti dilavoro con benefici per le imprese e l’econo-mia, trasformando un fattore di crisi in un’op-portunità di sviluppo e, dall’altra, portano a unrisparmio: le risorse che devono essere stanziateper gestire l’emergenza a disastro avvenutosono nettamente superiori a quanto sarebbesufficiente per evitare che tali disastri avven-gano. La sicurezza idrogeologica deve diventareuna priorità nella pianificazione economica,per Vicenza colpita di recente dall’alluvione,ma anche per il resto d’Italia, considerando chel’82% del territorio nazionale è a rischio idro-geologico».

Il Popolo della Libertà si dice in prima linea nell’emergenzalavoro, proponendo di convocare a Vicenza un tavolopolitico per programmare gli interventi con le categorieeconomiche, e pensando alla possibilità di dare vita a unfondo di emergenza. «Serve il massimo impegno di tutti eper il Pdl vicentino, l’emergenza lavoro è il primoargomento dell’agenda politica». Ad affermarlo è ilcoordinatore provinciale del Pdl Vicenza Sergio Berlato,che ribadisce: «È urgente mettere attorno a un tavolo lapolitica, le categorie economiche e il mondo del credito per

affrontare in modo dettagliato la questione». La politicaquindi deve essere attiva su questo fronte e deve svolgereil ruolo di raccordo tra le varie istituzioni: «Mi adopererò dasubito – conclude Berlato – per definire un’agendaprogrammatica specifica con due obiettivi minimi: lacostituzione di un fondo di emergenza per le imprese indifficoltà e la creazione di un grande piano di sviluppoeconomico del territorio concertato con le associazioni dicategoria. Dobbiamo creare le condizioni per favorirel’occupazione e la crescita».

Il lavoro è la priorità per il Pdl vicentino

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La crisi economica hacoinvolto, nonsenza effetti tangi-bili, il tessuto im-

prenditoriale di Vicenza. Ilsettore occupazionale ne harisentito in maniera consi-stente, ma uno degli aspettipiù critici è la riduzione de-gli investimenti: «La crisi –spiega Vittorio Mincato, pre-sidente della Camera diCommercio di Vicenza – hamesso allo scoperto la fragi-lità finanziaria delle nostreimprese, la loro dipendenzadal credito bancario, semprepiù difficile da ottenere. Laconseguenza più grave è statala riduzione degli investi-menti, fenomeno che pre-giudica lo sviluppo futuro

delle imprese e perciò l’occu-pazione della nostra gente. Aquesta morsa si sono sottrattele imprese meglio strutturatee più capitalizzate, quelle cheda tempo stanno sui mercati,soprattutto esteri, dove la do-manda non langue come inItalia. Questa dicotomia tra lasofferenza delle piccole im-prese e la resistenza delle me-die (sul nostro territorioquelle grandi sono così po-che che non fanno testo) èdimostrata anche dalla ridu-zione marcata che dal 2009 aoggi ha interessato il numerodelle imprese individuali edelle società di persone, men-tre nello stesso periodo il nu-mero delle società di capitaliè cresciuto».

Stando all’occupazione,quali sono i dati attuali?«È un aspetto molto criticoanche qui. Il tasso medio an-nuo di disoccupazione è cre-sciuto dal 3,7% nel 2008 al5% nel 2009, al 5,7% nel2010. Non si tratta di tassidrammatici, ma nel 2011 vi èstata un’ulteriore restrizionedella base occupazionale.Questo preoccupa. Trovare la-voro è sempre più difficile e,quando si riesce a entrare nelmondo del lavoro, si trattasempre di più di contratti fles-sibili, che non danno alcunasicurezza di costanza del red-dito. Tutto questo ha portatoalla contrazione dei consumidelle famiglie, con la conse-guente difficoltà del settore

Uno degli aspetti più penalizzati dall’attualesituazione economica è quello relativoalla riduzione degli investimenti da partedelle aziende. Per Vittorio Mincatociò è una conseguenza direttadella fragilità finanziaria di alcune realtàNicolò Mulas Marcello

LE IMPRESE VICENTINEREAGISCONO ALLA CRISI

Il numero di lavoratori che hannoperso il posto negli ultimi 4 anninella provincia di Vicenza, parial 7% della base occupazionale

10mila POSTI DI LAVORO

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commerciale: seppur in ri-tardo rispetto alla crisi del set-tore manifatturiero anche ilcommercio ha risentito delledifficoltà economiche com-plessive. La restrizione dellabase occupazionale, la ridu-zione del reddito disponibiledei lavoratori, molti sostenutida ammortizzatori sociali chenon compensano del tutto ilsalario perduto, l’aumento deicosti energetici e la situazionecomplessiva di incertezza harallentato la spesa anche dellefamiglie vicentine».

Quali sono i settori piùcolpiti?«Ovviamente è l’industria ingenerale il settore che più harisentito della crisi in terminioccupazionali: nella nostra

provincia in quattro anni ab-biamo perduto più di 10milaposti di lavoro, più del 7%della base occupazionale.Una leggera attenuazione delfenomeno è venuta dall’au-mento degli occupati nel-l’agricoltura e nei servizi, masi tratta di numeri molto pic-coli. Le riduzioni percentual-mente maggiori hanno ri-guardato il settore orafo, ilsistema moda e il legno-ar-redo. Ma l’occupazione è ca-lata anche nel macro-com-parto della metalmeccanica».

Come hanno reagito gliimprenditori e quali strategiehanno adottato?«Una parte di essi non ha po-tuto o voluto reagire: ha subìtogli eventi rendendosi contodella fragilità della loro aziendae hanno chiuso i battenti. È ilprocesso selettivo delle impreseteorizzato da Schumpeter unsecolo fa: la sua teoria dello svi-luppo economico è del 1912ed è in quest’opera che egli de-finì «distruzione creatrice» lafase di trasformazione dell’eco-nomia sotto la spinta dell’in-novazione. Purtroppo hannogettato la spugna anche im-prenditori che forse con un po’di coraggio - o con un po’ dicredito dalle banche - avreb-bero potuto far sopravvivere laloro azienda, ma non cel’hanno fatta. Gli imprenditoricon aziende già strutturate eben capitalizzate, con presenzeimportanti sui mercati esteri,hanno premuto l’acceleratorein quella direzione; magarihanno sacrificato margini uni-tari spingendosi su mercati dif-ficili, come quello russo, ci-

nese o del Nord Africa, masono ugualmente cresciuti didimensione. I meno toccatidalla crisi sono gli imprendi-tori che hanno capito pertempo che la dimensione è unvalore non meno importantedella qualità».

Quali segnali intravedeper il futuro?«Un fenomeno positivo è statal’espansione dell’azienda anchecon insediamenti produttivi al-l’estero, fatti non per ridurre icosti di produzione, ma perpresidiare i singoli mercati,senza che gli insediamenti inItalia ne abbiano sofferto intermini occupazionali, a volteaddirittura incrementando iposti di lavoro. In particolarenella metalmeccanica è statacercata una maggior intercon-nessione tra manifattura e ser-vizi: alcune imprese hanno in-vestito nel miglioramentodell’assistenza post vendita,come per esempio la forma-zione del personale delle im-prese acquirenti o la realizza-zione di reti commercialifinalizzate all’assistenza deipropri clienti. È poi significa-tivo che finalmente la culturadella tutela della proprietà in-tellettuale e del marchio azien-dale sia notevolmente miglio-rata proprio in questo periododi crisi: il deposito di marchi ebrevetti è aumentato e indicala volontà di investire in inno-vazione e sul brand aziendale.Anche il nuovo istituto della“rete d’impresa” ha aiutato eaiuterà in futuro, purché nonsia ridotto a strumento che in-coraggia le imprese a rimanerepiccole».

A sinistra,

Vittorio Mincato,

presidente della

Camera di Commercio

di Vicenza

Vittorio Mincato

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FOCUS

Nel corso del 2011sono stati oltre6.000 i licenzia-menti e oltre 15

milioni di ore di cassa integra-zione nelle aziende della pro-vincia di Vicenza. Secondo idati della Camera di Com-mercio, nel quarto trimestrela tendenza flessiva dell’eco-nomia si è confermata e ac-centuata: la produzione indu-striale destagionalizzata indicaun -1,7 per cento per l’Italia,-0,8 per cento per il Veneto e-3,3 per cento per Vicenza.Per il primo semestre del2012, l’insieme degli opera-tori economici della manifat-tura vicentina esprime valuta-zioni ancora non molto

FOCUS VICENZA

L’accesso al credito,l’incentivazione dell’exporte la formazione sonole direttrici che possonorappresentare un traino peruscire dalla crisi economicaNicolò Mulas Marcello

La flessione della produzioneindustriale destagionalizzata a Vicenzanel quarto trimestre 2011

-3,3%PRODUZIONE

CREDITO, EXPORTE FORMAZIONE.LE BASI DEL RILANCIO

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Francesco Fanti

confortanti, prospettando unaleggera flessione della do-manda estera e dell’occupa-zione, cui si accompagne-ranno diminuzioni piùsensibili della produzione,della domanda interna e delfatturato. Diminuiscono gli or-dini (-2,9 per cento quelli in-terni e -4,9 per cento quelliesteri), l’occupazione non riescea crescere, mentre produzione efatturato (+0,4 per cento e +0,8per cento) arrestano il recuperoiniziato nel 2010. Una situazione non positivache rispecchia l’andamentodell’economia nazionale mache desta più sospetti inquanto quella vicentina è statauna delle economia che in pas-

sato hanno fatto, in qualchemodo, da traino all’interoPaese. La Camera di Com-mercio sta agendo su tre diret-trici per contrastare la crisi: laprima riguarda il sostegno de-gli organismi di garanzia, iConfidi, attraverso i quali leimprese hanno accesso più fa-cile al credito bancario. La se-conda direttrice riguarda il so-stegno che attraverso l’aziendaspeciale “Made in Vicenza” laCamera di Commercio dà alleesportazioni, in particolare allapartecipazione a fiere di im-portanza internazionale, in Ita-lia e all’estero, e alla partecipa-zione a missioni all’estero,volte a promuovere le nostreesportazioni. La terza direttrice

attiene alla formazione. L’eco-nomia di una provincia è tantopiù solida quanto più prepa-rato è il suo fattore umano. IlVicentino ha una lunga e or-mai consolidata tradizionenella formazione di eccellenzae non è per caso che la sua eco-nomia è cresciuta in misurastraordinaria, anche se spessodisordinata, nell’ultima partedel secolo scorso. Vi sono treistituzioni che presidiano que-sto fondamentale fattore dicrescita: la Fondazione Gia-como Rumor, la FondazioneStudi universitari e il Cuoa. Da questo sentiero passa il con-trasto alla crisi in atto: è dallaformazione dei giovani che pos-sono nascere soluzioni.

L’economia provinciale

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L’impatto negativo dei cambiamenticlimatici sulle produzioni agricole,in Italia come in Europa, ha reso an-cor più vulnerabile un settore già esa-

sperato dalla crisi economica. L’attenzione deglioperatori del comparto si è spostata sul livello disicurezza e resistenza degli impianti di protezionedelle culture che, soprattutto per vigneti e frut-teti, diventano fondamentali in caso di calamità

naturali. Per questo mo-tivo la tecnologia integratanei sistemi di protezione èdiventata più sofisticata e lesoluzioni sempre più per-formanti e innovative. Ed ècon questo preciso obiet-tivo che l’azienda venetaValente Spa ha investito ri-sorse professionali e capitalieconomici per mettere apunto soluzioni tecnologi-che per vigneti e fruttetiche oggi rappresentanoun’eccellenza italiana e ilcui valore è riconosciuto eapprezzato in tutta Europa.Da quella stessa esperienzanella produzione di pali incemento armato precom-presso è nata poi StruktureSrl, realtà che si affianca aValente e che offre al mer-cato il primo sistema disupporto per pannelli fo-

tovoltaici in calcestruzzo, senza alcun tipo difondazione o ancoraggio. Il punto del presi-dente, Alberto Valente.

Le tecnologie di impianto per vigneti e frut-teti sembrano non aver subito particolaricambiamenti. A quali evoluzioni ha inveceassistito e preso parte Valente nell’ultimo de-cennio? «Per quanto riguarda il settore vitivinicolo si è ve-rificata una vera e propria rivoluzione nelle tec-niche di lavorazione. Oggi, gli impianti per vi-gneto sono progettati in funzione dellameccanizzazione integrale che consente di ri-durre la manodopera, il tempo di esecuzione ditutte le operazioni di manutenzione e di effet-tuare la raccolta nel momento ottimale. Si èpassati, così, da vigneti con pali in cemento ar-mato precompresso a vigneti con pali in ac-ciaio, particolarmente indicati per le lavorazionimeccaniche. La nostra carpenteria lavora e tra-sforma l’acciaio con macchinari dedicati, perpoi assemblarlo su quattro linee di saldatura ro-botizzata. Inoltre, dispone di due linee di profi-latura automatica che formano, forano e ta-gliano novemila pali di acciaio al giorno».

Come hanno influito in questo processo ditrasformazione i cambiamenti climatici? «I cambiamenti climatici hanno stravolto le re-gole tradizionali della coltivazione costringendoogni agricoltore a difendere le proprie colture dalrischio dalle intemperie. La grandine è l’esempiopiù tangibile. Ecco perché le coperture contro gliagenti atmosferici sono diventate indispensa-bili. Per un’adeguata protezione dei frutti e la sal-

AGROALIMENTARE

86 • DOSSIER • VENETO 2012

Alberto Valente, presidente della Valente Pali

e di Strukture, architetture per il fotovoltaico

www.valentepali.comwww.strukturefotovoltaico.com

Dall’esperienza cinquantennale nella realizzazione di strutture di sostegno per vigneti e frutteti

e nella loro protezione da grandine e vento, al primo sistema di supporto per pannelli

fotovoltaici in calcestruzzo. L’esperienza di Alberto Valente

Erika Facciolla

Quando agricoltura ed energiahanno lo stesso know-how

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vaguardia del capitale investito, Valente ha im-plementato un’ampia gamma di coperture anti-grandine, antipioggia e ombreggianti».

Quali sono i materiali più utilizzati per larealizzazione di soluzioni all’avanguardia e si-cure? «La nostra azienda propone gli impianti di co-pertura “Sikuro”, sistemi certificati e garantiti siaper gli eventi atmosferici di ordinaria intensità,sia per gli eventi catastrofici. Per poter assicurarequesta garanzia, siamo stati i primi e gli unici almondo ad eseguire calcoli strutturali sugli ele-menti che costituiscono l’impianto. Inoltre,l’azienda è impegnata in un ambizioso progettodi sviluppo per proporre al mercato “Kabrionet”,la prima copertura di protezione per fruttetomovimentata da un dispositivo per l’apertura e

la chiusura automatica lungo tutta la lunghezzadel filare».

Quali sono gli aspetti che rivelano la Va-lente come rappresentante del “made in Italy”nel mondo? «Le tecnologie relative agli impianti di vignetoe frutteto sono nate e si sono evolute in Italia ela nostra azienda, come leader del settore, ha of-ferto un contributo fondamentale nello sviluppodelle soluzioni più innovative. Una leadership ri-conosciuta in tutta Europa, sia per l’innova-zione del prodotto che per l’altissima qualitàdei materiali».

Quali sono i progetti più recenti?«In Serbia stiamo realizzando centoventi ettari diimpianto di frutteto con copertura antigran-dine che produrrà a regime settemila e due-cento tonnellate di mele all’anno, principal-mente esportate in Russia grazie alle agevolazionifiscali. L’impianto è stato iniziato a febbraio2012 e sarà terminato a maggio dello stessoanno, grazie al lavoro di quattro team composti ❯❯

Alberto Valente

VENETO 2012 • DOSSIER • 87

È il fatturatoregistrato

daValente Pali nel2011, con un 10%di crescita rispetto

al 2010

EURO

23mln

È l’ammontaredegli investimenti

di Valente Palidestinati al

potenziamentodelle lineeproduttive

EURO

500mila

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da quindici operatori ciascuno. Un’altra instal-lazione importante è quella eseguita in Roma-nia: quasi cinquecento ettari di vigneto distri-buiti su quattro appezzamenti; un impianto checonta trecentocinquanta mila pali la cui infis-sione è iniziata a febbraio 2011 e terminerà ilprossimo luglio».

L’esperienza della Valente è poi stata moltoimportante anche per la neonata Strukture. Inche modo ci siete riusciti?

«L’idea di fondare Strukture nasce dalla possi-bilità di entrare nel muovo mercato del foto-voltaico, in forte crescita, con un prodotto,quale il palo in cemento armato, già presentenel nostro portfolio prodotti. I pali in cementoarmato infatti sono ideali per il sostegno diimpianti fotovoltaici proprio per le caratteri-stiche intrinseche del calcestruzzo: assenza dicorrosione, resistenza al gelo, resistenza allecorrenti parassite vaganti, elasticità e flessibilità,stabilità strutturale».

Quali sono i sistemi in fase di sperimenta-zione in Strukture?«Fino allo scorso anno, il nostro prodotto dipunta era certamente ‘Zenith’, struttura mono-palo ad infissione senza fondazioni. Oggi, con-seguentemente alla diminuzione degli incentivisu terreni agricoli, il nostro prodotto di punta è‘Geko’, un sistema autozavorrante ideato perdiscariche e luoghi dove l’infissione non è pos-sibile».

Considerata l’endemica diffusione di si-stemi di sfruttamento di fonti energeticherinnovabili, quale resoconto può fornire sul-l’andamento del mercato? «Attualmente sono le strutture incentivate chetrovano spazio sul mercato, in quanto il concettodi “risparmio” non si è ancora radicato quantoil concetto di “guadagno da investimento”. Per-tanto, a causa della mancata incentivazione la ri-chiesta per le strutture a terra è molto limitata,mentre la richiesta di strutture a tetto sta au-mentando in modo crescente».

Alla luce delle sua esperienza, qual è l’ap-proccio imprenditoriale da adottare per su-perare la crisi? «È fondamentale approcciarsi al mercato congrande spirito di osservazione per poter co-gliere nuove opportunità. Anche in un mo-mento di crisi economica come questo è stra-tegico continuare ad innovare. Bisogna crederenella propria azienda ed è quello che stiamo fa-cendo soprattutto con Strukture attraverso unprocesso di internazionalizzazione già ben con-solidato in Valente».

❯❯

AGROALIMENTARE

❝I cambiamenti climatici hannostravolto le regole tradizionalidella coltivazione costringendo ogniagricoltore a difenderele proprie colture

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PRODOTTI ALIMENTARI

Il mercato dei prodotti alimentari desti-nato alla grande distribuzione organizzataè sovente informato da stringenti esi-genze in termini di tempi e modalità di

consegna che spesso impongono trattamentispecifici ai prodotti, i quali ne risentono a li-vello di qualità; parimenti i volumi e i tempidi produzione da garantire inducono gli ope-ratori del settore a trascurare un parametroche dovrebbe essere sempre salvaguardato, ov-vero la naturalità del prodotto stesso. Estre-mamente sensibile a questo discorso si dichiaraMassimo Azzolini, amministratore delegatodella Asiago Food Spa. «Da sempre fedeli allascelta iniziale di commercializzare solo pro-dotti naturali e genuini, siamo orgogliosi di es-sere riusciti a mantenere inalterato questo re-quisito associandolo a un grande successocommerciale».

Come è nata Asiago Food?«La nostra avventura aziendale è cominciata 25

anni fa sull’Altopiano di Asiago dove mia mo-glie e io abbiamo iniziato la commercializza-zione di funghi porcini che ancora oggi ri-mane il cuore pulsante della nostra attività.Evolvendo l'attività, nel 1996 abbiamo indi-viduato una nuova sede legale, amministra-tiva e produttiva e abbiamo istituito la societàcon la ragione legale che tuttora mantiene. Dalì, in sostanza, comincia la nostra esperienzaimprenditoriale».

Dove vi ha portato l'evoluzione di questobusiness?«La localizzazione della sede è rimasta inva-riata; non tuttavia le dimensioni. Oggi pos-siamo contare su un moderno impianto di-stribuito su un'area di 15 mila metri quadri, acui si affiancano altri siti produttivi in Italia eall'estero e una sede distributiva negli StatiUniti. La gestione dell'azienda, nonostante ledimensioni e le potenzialità che ha raggiunto,rimane prerogativa della mia famiglia».

Una vocazione familiare che rispecchia lagenuinità dei prodotti?«Senza dubbio. La coltivazione, la selezione e laraccolta dei prodotti che vengono surgelati dallaAsiago Food avviene sotto il nostro stretto con-trollo e senza l'utilizzo di alcuna sostanza cheagevoli la crescita o la conservazione del pro-dotto compromettendone il gusto e la genui-nità. Questa attenzione dedicata alla qualità e aicontrolli finalizzati alla sua tutela è stata rico-nosciuta formalmente attraverso l’attestazionedi qualità BRC e IFS – prima in Italia rilasciataad un'azienda di questo settore».

Quali sono i prodotti che commercializ-zate?

Coltivazione e surgelamento di prodotti naturali, nel pieno rispetto dell’ecosostenibilità

produttiva. Massimo Azzolini sottolinea l’attenzione dedicata alla qualità

e ai controlli finalizzati alla sua tutela

Lodovico Bevilacqua

Massimo Azzolini,

a sinistra,

amministratore

delegato della Asiago

Food Spa di Veggiano

(PD). Insieme a lui,

Monica Ciarfuglia,

responsabile qualità,

e Francesco Azzolini,

responsabile

commerciale

e marketing

www.asiagofood.it

Qualità genuina

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«L'offerta di Asiago Food comprende funghidi bosco e coltivati , verdure, frutti di bosco,primi piatti e una linea biologica in rapido svi-luppo. Tutti i prodotti sono raccolti e coltivatiin maniera strettamente naturale, nel pieno ri-spetto dei cicli stagionali e in una forma asso-lutamente ecosostenibile, che prevede l'uti-lizzo di fonti pulite come quella solare perl'approvvigionamento energetico e un piano di

riciclo delle acque diirrigazione».

Che effetto ha que-sto legame così profondo con la stagiona-lità, in un mercato che mantiene costante larichiesta nel corso dell'anno?«La nostra strategia aziendale ha individuatonella qualità e nella genuinità le priorità da tu-telare. Ed è una strategia premiata dal mercato.Le soluzioni sono comunque possibili; peresempio investiamo molto sulla formazionedella forza vendita, costantemente edotta dellecaratteristiche delle diverse partite dei pro-dotti stagionali che, in quanto tali, sono dif-ferenti tra loro. A conferma della qualità deiprodotti e dell'assoluta trasparenza nella lavo-razione, garantiamo la tracciabilità – in meritoa raccolta e surgelamento – di ogni singolaconfezione commercializzata dalla AsiagoFood».

Come promuovete i vostri prodotti?«Sostenuto da un prodotto di qualità, il mar-keting della Asiago Food si è recentementeorientato verso la promozione del propriomarchio in ambiti di grande diffusione e sicurapenetrazione – internet, nella fattispecie – epresso fiere specialistiche, dove stiamo conso-lidando vieppiù la nostra presenza – a partiredalla prestigiosa Tutto Food di Milano previ-sta per il 2013».

Massimo Azzolini

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❝La nostra strategiaaziendale ha individuatonella qualità e nellagenuinità le prioritàda tutelare. Ed èuna strategia premiatadal mercato

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MODELLI D’IMPRESA

Creare e sviluppare sul territorio venetoun nuovo polo nazionale per la ma-nutenzione e il revamping di mate-riale rotabile ferroviario, capace di

attrarre commesse e lavorazioni dai maggioricommittenti italiani. È questo l’obiettivo, tantoimpegnativo quanto ambizioso, che sta ani-mando l’attività delle Officine Ferroviarie Vero-nesi Spa (OFV), storica azienda di Verona spe-cializzata nella progettazione, costruzione emanutenzione di carrozze e materiale rotabile.«Attualmente la domanda di manutenzione e ri-strutturazione dei treni è nettamente superiore ri-spetto all’offerta dei servizi che gli operatori delsettore sono in grado di garantire», afferma GianPietro Leoni, presidente del consiglio di ammi-nistrazione di OFV. «Questo perché in Italia esi-ste un solo vero polo di manutenzione, ubicatoin Campania. Il resto del territorio nazionale èquasi completamente scoperto, e questa situa-zione apre scenari di movimento impensabilifino a qualche anno fa» spiega Zeno Maria Sar-tori, consigliere delegato.

Quali sono, a suo avviso, i fattori principaliche hanno portato a questo surplus di do-manda?GIAN PIETRO LEONI «Il rinnovo parziale del parcorotabili nazionale negli ultimi anni, ha avuto,per Trenitalia e per le Regioni, come conse-guenza da una parte l’impiego di vetture pas-seggeri sempre più datate e dall’altra la semprecrescente necessità di manutenzione e revam-ping. Questo fatto, unitamente alla scomparsadi numerosi attori dal mercato, sta portando al-l’accumularsi di un pesante debito manutentivoin capo a tutti gli enti di esercizio (Trenitalia ei vari operatori locali)».

Quali vantaggi potrebbero derivare, quindi,dalla creazione del polo per la manutenzionee il revamping che avete in mente?G.P.L. «Il contesto veneto è permeato da compe-tenze specialistiche nel campo delle fornitureferroviarie, ereditate dalle precedenti aziende cheavevano sede in regione. Il nostro desiderio èquello di ricomporre e riaggregare le risorse untempo presenti sul territorio, un patrimonio chea causa della crisi e delle difficoltà congiunturali

Gian Pietro Leoni,

presidente del consiglio

di amministrazione

e Zeno Maria Sartori,

consigliere delegato

delle Officine

Ferroviarie Veronesi

Spa di Verona

www.ofvspa.it

Quello ferroviario è un settore

attraversato da una fase di profondi

cambiamenti, che aprono però scenari

molto interessanti per le aziende

più solide e strutturate. Il caso

delle Officine Ferroviarie Veronesi Spa.

illustrato da Gian Pietro Leoni

e da Zeno Maria Sartori

Guido Puopolo

Un polo strategico per la manutenzione dei treni

94 • DOSSIER • VENETO 2012

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rischia di andare disperso. Quel che è sempremancato in passato, ovvero la possibilità di ac-cedere a quote di mercato significativamenteconsistenti tali da poter spesare una organizza-zione industriale, è ora possibile. Ciò è richie-sto fortemente dai nostri clienti, che ambi-scono a rapportarsi con un interlocutore diriferimento che possa dare loro sicurezza e tem-pestività, garantendo costi certi e contenuti inun momento in cui i trasferimenti dallo Statosono sempre più risicati».

Quali potrebbero essere i tempi necessariper portare a termine un progetto di questotipo?G.P.L. «I tempi per la creazione e l’assestamentodi un polo completamente maturo nel settorenon possono essere inferiori alla decina d’anni.Per la parte meramente produttiva, affinché sisviluppi un primo indotto di produzione col-legata, saranno necessari due-tre anni. Almenocinque-sei anni serviranno invece per il conso-lidamento di percorsi di formazione di profes-sionalità adeguate».

La dispersione delle eccellenze e delle mae-stranze del settore ha evidenziato il pericoloche la sottodimensione delle imprese puòcomportare ai fini del mantenimento del pro-prio livello competitivo. Come vi state muo-vendo per evitare che ciò accada?ZENO MARIA SARTORI «La dimensione aziendale è

un aspetto determinante per poter competere suimercati. In questo senso il primo investimentoche intendiamo portare a termine è la piena ri-presa produttiva dello stabilimento di Castel-franco Veneto un tempo utilizzato dalla FervetSpa, ora in concordato preventivo, grazie al qualeraddoppieremo la nostra capacità produttiva. Ilsecondo step riguarda un incremento delle at-tività di cantieristica esterna presso le officinedei clienti, mediante un’apposita BusinessUnit che stiamo ristrutturando proprio in que-ste settimane. Per ulteriori espansioni, infine,guardiamo con molto interesse a nuove op-portunità e/o collaborazioni che si stanno pre-sentando anche in altre regioni d’Italia, che cipermettano di bilanciare la presenza geograficamantenendo però il core di know-how e ge- ❯❯

Una struttura di gestione moderna e manageriale è condizioneindispensabile per la sopravvivenza di un’azienda in un settorecosì complesso come quello ferroviario. Per questo, sottolineaLeoni «prima di grandi investimenti in attrezzature e macchinari,l’investimento nella professionalità delle risorse umane, a tutti ilivelli, rappresenta la chiave su cui puntare per garantirsi unadeguato livello di competitività sul mercato». OFV ha infattipuntato con forza sulla valorizzazione del patrimonio umanopresente sul territorio: «La cooperazione con il mondoscolastico» ribadisce Leoni «è elemento imprescindibile per lacrescita dell’azienda e sul territorio. Siamo letteralmenteaffamati di competenze, sempre alla ricerca di giovani edinamici professionisti a tutti i livelli».

Il valore aggiuntodella formazione

Gian Pietro Leoni e Zeno Maria Sartori

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stione che ci caratterizza». OFV si è oggi affermata come l’azienda

principale nel suo settore di riferimento. Qualistrategie imprenditoriali avete adottato perraggiungere questo risultato?Z.M.S. «OFV ha scelto di affrontare la crisi degliultimi anni in maniera costruttiva, in totale con-trotendenza rispetto a tutti gli altri operatori.Mentre le aziende tagliavano i costi, riducevanole strutture e si contraevano sui propri businessdi nicchia, con scelte che hanno portato al falli-mento di numerose realtà produttive, OFV hainvece deciso di investire sul proprio business, raf-forzando la propria struttura tecnica e gestionale,convinta che la crisi fosse crisi di settore e non dimercato. Basti pensare che negli ultimi due anniabbiamo assunto quasi 300 persone. Così fa-cendo abbiamo conquistato nuovi spazi, tantoche oggi possiamo vantare una posizione di lea-dership indiscussa, anche rispetto alle multina-zionali presenti in Italia, che si sono dimostratescarsamente interessate al mercato della manu-tenzione».

Avete instaurato particolari partnership conaltri protagonisti del settore?G.P.L. «Collaboriamo intensamente con Ansal-doBreda, prima azienda italiana e punto di rife-rimento per tutto il comparto. Non trascuriamo,d’altra parte, collaborazioni occasionali, anche

molto interessanti, con le altre multinazionaliestere presenti in Italia. In questo modo, oltre alritorno economico, è infatti possibile ricavarenuovi e interessanti spunti per la crescita del-l’azienda».

OFV ha alle spalle una lunghissima espe-rienza maturata sul mercato tedesco. Qualipeculiarità di questo modello imprenditorialee gestionale avete mantenuto e intendete tra-sferire sul tessuto produttivo veneto?Z.M.S. «La “scuola tedesca” è stata fondamentaleper la nostra crescita, ma crediamo di non avernulla da insegnare al sistema produttivo veneto.L’attenzione alla qualità e alla sicurezza dei pro-dotti, al rispetto dei contratti e dei patti sotto-scritti e ad un approccio consapevole, manage-riale e industriale verso il cliente, sono i requisiti

che già rendono l’imprenditoria ve-neta capace di competere in Italia enel mondo».

Per il 2012, infine, qualisono gli obiettivi che vi siete pre-fissati di raggiungere?Z.M.S. «Abbiamo in portafogliocommesse che porteranno il no-stro fatturato a circa 70 milioni dieuro, contro i 45 milioni dell’annoprecedente. Forti di questi numerisiamo già proiettati sul trienniosuccessivo, sicuri di poter conti-nuare a essere protagonisti sulmercato, con una crescita gradualema costante nel tempo».

❯❯

MODELLI D’IMPRESA

96 • DOSSIER • VENETO 2012

❝Al momento la domandadi manutenzione dei treniè nettamente superiorerispetto all’offertadei servizi chegli operatori del settorepossono garantire

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98 • DOSSIER • VENETO 2012

MODELLI D’IMPRESA

Attraverso il revamping è possibile recuperare vecchi mezzi ferroviari

rinnovandoli e rendendoli nuovamente funzionali. Giorgio Chiavegato illustra

i procedimenti che rendono possibile questa opera di “restauro”

Amedeo Longhi

Nuova vita per i locomotori

La Ipe Locomotori 2000 ha

sede a Nogarole Rocca (VR)

www.ipelocomotori.com

Anche le Ferrovie dello Stato, oltre anumerose altre società pubbliche eprivate, stanno recentemente ricor-rendo al revamping per implemen-

tare il loro parco mezzi. Il termine – che in in-glese significa “rimodernare” – designa, ingergo ferroviario, l’attività di restauro e ricon-dizionamento, secondo le normative vigenti, dilocomotori e altri mezzi su rotaia dismessi. La Ipe Locomotori 2000 è un’azienda veroneseche si occupa proprio di questo: «La nostra at-tività consiste nell’andare a recuperare locomo-tori o macchine simili in giro per l’Europa, ri-progettarli, ricostruirli e rivenderli», spiegaGiorgio Chiavegato, amministratore delegatodella società. «Il mercato principale presso cuici riforniamo di “materia prima”, ovvero i mezziusati, è quello tedesco e dei paesi limitrofi. Il no-

stro mercato di recupero è la Germania, perchéè l’unico paese che ha una massiccia produzionedi mezzi nuovi e, per questo, mette sul mercatomolto materiale che lassù è obsoleto. Spesso,quando arrivano in Italia, le macchine sonosemi distrutte e fuori servizio da molti anni,quindi il lavoro di ricondizionamento è abba-stanza impegnativo». La commercializzazione del ricondizionato av-viene invece esclusivamente in Italia: «Ci ri-volgiamo solo a realtà del territorio nazionale –prosegue Chiavegato –, principalmente dittesubappaltatrici delle Ferrovie dello Stato, ac-ciaierie, porti e interporti». Questa scelta faparte di una strategia commerciale studiata:«Anche per quanto riguarda le fiere, non cispostiamo all’estero, poiché i nostri clienti sonotutti italiani. Ogni anno siamo presenti all’ExpoFerroviaria di Torino, alla quale parteciperemoanche quest’anno».Chiavegato passa poi a descrivere in che modo,dal punto di vista operativo, avviene il recuperodel mezzo: «Del locomotore “vecchio” mante-niamo la parte strutturale, quindi il telaio, e ilgruppo cambio-riduttore. Il resto viene rico-struito completamente attraverso l’utilizzo dimateriali nuovi: ruote, assi, cabine, cofani, im-piantistica, motore. Per tutti questi elementicerchiamo sempre di utilizzare, ove possibile,parti di fabbricazione italiana. Fanno eccezionei motori: a seconda delle dimensioni e della ti-pologia ci rivolgiamo alla Fiat, per i più piccoli,alla Caterpillar per quelli più grossi e, per imaggiori di tutti, alla MTU Friedrichshafen,storica azienda tedesca produttrice di motori

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VENETO 2012 • DOSSIER • 99

commerciali».La discussione si sposta poi sull’aspetto com-merciale: «I nostri interlocutori – spiega Chia-vegato in proposito – sono tutte quelle realtàche hanno la necessità movimentare merci opersone. Grandi industrie, in particolare quelleappartenenti al settore siderurgico, porti, in-terporti e naturalmente le Ferrovie dello Stato,attraverso ditte subappaltatrici. A seconda deicasi si tratta quindi di aziende appartenenti allasfera pubblica o a quella privata».Come facile immaginare, l’attività della Ipe Lo-comotori è strettamente legata alla situazione diquesti settori: «Diciamo che le difficoltà degli

ultimi dodici o diciotto mesi sono più che altrodi natura finanziaria – spiega in proposito Chia-vegato –, legate al problema dell’accesso al cre-dito. A livello lavorativo, per quanto riguarda leordinazioni, abbiamo un parco mezzi abba-stanza fornito in casa e un buon portafoglio equesto ci consente di programmare con relativasicurezza l’intero anno di attività, per cui daquesto punto di vista siamo tranquilli. Chiara-mente influisce molto lo stato di salute dellagrossa industria italiana. Per esempio, se le ac-ciaierie producono ferro, fanno molta movi-

mentazione e hanno la ne-cessità di effettuarespedizioni di materiale, al-lora il lavoro aumenta an-che per noi. Lo stesso av-viene per porti e interportiquando ci sono molte merciintransito da trasportare.Abbiamo però il considere-vole vantaggio di servire variindotti differenti; in questomodo, quando uno di essiattraversa un periodo di dif-ficoltà possiamo appoggiarciagli altri».

Giorgio Chiavegato

❝Spesso, quando arrivano in Italia,le macchine sono semi distruttee fuori uso da molti anni, quindiil lavoro di ricondizionamentoè abbastanza impegnativo

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100 • DOSSIER • VENETO 2012

Pezzo dopo pezzo, sui telai nudi dei mezzi, vengono

costruiti gli allestimenti speciali per gli utilizzi

più svariati, dal prelevamento dei rottami ferrosi

al trasporto di prodotti di macellazione.

Franco Paiola spiega i dettagli della lavorazione

Amedeo Longhi

Allestimenti per veicoli speciali

Franco Paiola è amministratore unico della Atlas Srl di Gambellara (VI)

www.atlassrl.com

Èdifficile individuare tipologie di pre-parazione per quanto riguarda gli al-lestimenti per veicoli speciali. Ognilavoro infatti è tarato con una tale pre-

cisione sull’impiego che avrà il mezzo e sulle suestesse caratteristiche tecniche che la personaliz-zazione è la regola. «La prima cosa da fare –spiega Franco Paiola – è farsi spiegare dal clientequali servizi dovrà svolgere il mezzo che andremoad allestire e studiare insieme a lui in che modoprepararlo al meglio». Paiola è amministratoreunico della Atlas, azienda vicentina che opera inquesto settore da trent’anni. «Il lavoro di proget-tazione si avvale di un ufficio tecnico competentee sempre alla ricerca di migliorie tecniche. Per noil’attività di ricerca e sviluppo è una priorità, come

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Franco Paiola

VENETO 2012 • DOSSIER • 101

dimostra il nostro ultimo prodotto, un ri-morchio per casse scarrabili progettato erealizzato ad hoc in grado di raddoppiareil quantitativo di merce trasportata inunico viaggio».

In base a quali criteri valutate come in-tervenire?«Dopo un’analisi preliminare, indichiamo le ca-ratteristiche che deve possedere il mezzo – po-tenza, numero di assali, interassi fra gli assali, pesoe altre caratteristiche che devono essere compa-tibili con l’allestimento. Questo, a seconda delleesigenze, può essere di varie tipologie. Quellosemplice prevede l’installazione di uno scarrabile,ottimale, per esempio, nei casi in cui il materialeda trasportare è già nel container e basta caricarlosul mezzo e scaricarlo una volta arrivati a desti-nazione. Nel caso in cui il materiale sia sfuso –per esempio, rottami ferrosi sparsi –, è necessa-rio installare un allestimento combinato, cheprevede il montaggio di un cassone, scarrabile oribaltabile, e di una gru dotata di ragno per ef-fettuare il carico. La tipologia di materiale tra-sportato influisce molto sulle caratteristiche delmezzo: per carichi pesanti infatti, sono consigliatiallestimenti compatti, in modo da ridurre il ri-schio di eccedere la portata consentita, mentre sesi trasporta per esempio carta o nylon, viene pri-vilegiato il volume e l’allestimento deve essere ilpiù capiente possibile».

Come si articola il vostro intervento daquando il camion arriva in officina a quandoriconsegnate le chiavi al cliente?«Terminata fase di individuazione del tipo di al-lestimento, la macchina ci viene consegnata contutte le caratteristiche richieste. Quando arriva,si procede al posizionamento dello scarrabile

semplice o del combinato sul telaio, rispet-tando i pesi sui vari assi. Una volta posizionatiquesti elementi, costruiamo tutto quello cheserve per staffare e ancorare l’attrezzatura al te-laio stesso. Fatto ciò, realizziamo e montiamogli impianti idraulici, pneumatici ed elettrici, inmodo che l’allestimento diventi parte inte-grante del camion e il camion stesso la ali-menti per farla lavorare».

In cosa consiste la parte burocratica?«Tutto ciò che attiene a prove e omologazioni èestremamente importante ed è una fase che se-guiamo direttamente. Alla fine del ciclo infattiil mezzo va collaudato: i tecnici della motoriz-zazione compiono tutti i test e rilevano le misureper verificare che tutto – pesi, altezze, larghezzee così via – sia conforme al codice della strada e,in tal caso, emettono un certificato di idoneità.Per quel che concerne la sicurezza sul lavorocon l’utilizzo della gru, un funzionario INAIL(area ex-ISPESL) effettua una serie di prove perverificare la sicurezza e la stabilità del mezzonella fase operativa della gru stessa. Per comple-tare e adeguare il mezzo, dobbiamo provvedereanche alla parafangatura di ruote e assali e al-l’installazione delle protezioni laterali anti inca-stro per la sicurezza di pedoni e ciclisti. Quandoè terminato e certificato, consegniamo il ca-mion corredato dei relativi documenti, con iquali il cliente può recarsi in motorizzazioneper la targatura del mezzo».

❝Tutto ciò che attiene a provee omologazioni èestremamente importanteed è una fase che seguiamodirettamente

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«L’automazione e le tecnologie piùevolute sono elementi determi-nanti per il futuro delle aziendeitaliane. Senza però mai di-

menticare il ruolo insostituibile del fattoreumano. Infatti, alla base di ogni impresa c’è sem-pre un team di persone valide e competenti». Èquesta l’opinione di Luigino Giacometti, presi-dente e fondatore di Comel, società presente nelsettore della produzione di manufatti in lamieraverniciata e acciaio inox dal 1970, che ha sceltola strategia dell’investimento in tecnologia comerisposta fondamentale per reagire alla crisi eco-nomica. Grazie a questa scelta, nonostante unmercato – soprattutto quello italiano – in pro-fonda sofferenza, Comel è riuscita a incrementarei volumi di vendita, con una crescita rispetto al

2010 del 10 per cento circa. «Il bilancio 2011 èstato più che positivo – se confrontato con quellidei nostri principali competitor e in generalecon l’andamento dell’economia italiana – e ha re-gistrato il consolidamento dei nostri rapporticon i partner storici, che operano prevalente-mente in mercati esteri. Importante è stata anchel’acquisizione di un paio di nuovi partner cheoperano in mercati particolarmente attivi».

Quali mercati e settori rappresentano la per-centuale maggiore del vostro core business?«I settori con i quali collaboriamo maggiormentesono il condizionamento, la refrigerazione e il ri-scaldamento industriale, il trattamento d’aria el’automotive. Tuttavia siamo costantemente allaricerca di nuovi mercati, sempre però privile-giando i nostri partner storici. I nostri partnersono grandi aziende, multinazionali e non, chehanno i loro siti produttivi in Italia ed estero. Tut-tavia sia i semilavorati sia i prodotti finiti che noiforniamo hanno prevalentemente come desti-nazione il mercato globale».

Nel mercato in crisi dei manufatti

in lamiera e acciaio inox, Comel Spa

ha scelto di puntare

su innovazione, risorse umane

e consolidamento del portfolio clienti

Manlio Teodoro

Da sinistra

Luigino Giacometti,

presidente

della Comel Spa di Arre

(PD), con la dottoressa

Martina Giacometti,

responsabile risorse umane

e amministrazione,

e l’ingegner Matteo

Giacometti, tecnico

commerciale

www.comel.eu

102 • DOSSIER • VENETO 2012

L’investimento tecnologicocome strategia

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VENETO 2012 • DOSSIER • 103

Quali sono stati i più recenti investimenti equali quelli all’orizzonte?«Per mantenerci competitivi sul mercato, so-prattutto negli anni di crisi più intensa, abbiamoinvestito in tecnologia e innovazione. Nel 2009è stato fatto un importante investimento in strut-ture, in modo da unificare i nostri due siti pro-duttivi, e sono stati introdotti nuovi macchinariper il rinnovamento dei reparti di punzonaturae piegatura. I risultati ottenuti nell’anno appenaconcluso ci permettono di continuare la nostrapolitica di investimenti nel territorio. Così, il2012 e il 2013 saranno caratterizzati da una se-conda fase di investimenti: un secondo capan-none da 18mila metri quadrati, nel quale verràinstallato un nuovo impianto di verniciatura e re-parti di montaggio, è già in fase di realizzazione.Inoltre, continuerà il processo di rinnovamentotecnologico dei macchinari».

Tecnologia, ma anche risorse umane. Qualè il ruolo del vostro ufficio progettazione?«Il nostro ufficio tecnico è in grado di fornireun’assistenza completa a partire dallo studio ini-ziale del progetto, consigliando e proponendo so-

luzioni alternative o in-novative. Offre inoltre unservizio di industrializza-zione dei prodotti attra-verso l’uso di softwareCad 2D e 3D, generandodisegni e programmi perle macchine operatrici».

Crede che si intravedauna possibile fase di ri-presa per il mercato nelsuo complesso?«Attualmente la ripresa è difficile da intravve-dere, soprattutto perché si lavora con portafo-gli ordini che non vanno mai oltre 4 settimane– e questo è il segno più evidente, per noi, del-l’incertezza del futuro. Nonostante ciò, quelloche possiamo fare è continuare a investire permantenere alto il nostro livello di competitivitàe cercare di creare relationship sempre più so-lide con i nostri partner».

Quali sono le prospettive e gli obiettivi diproduzione per il 2012 dell’azienda?«Le prospettive sono quelle di consolidare ivolumi di vendita già conseguiti nel 2011ed eventualmente di incrementarli cercandodi non perdere marginalità. Le nostre stimeci dicono che l’incremento potrebbe atte-starsi intorno al 5 per cento. A livello di pro-duzione, poi, gli obiettivi continuano a esserequelli di sempre: garantire un servizio e unaqualità di elevato livello, in modo da confer-mare la preferenza che abbiamo ricevuto dainostri partner».❞

Luigino Giacometti

Il risultatoconseguito daComel Spa nel

2011 grazie a unacrescita del volumedi vendita del 10%

rispetto al 2010

FATTURATO

28,4mln

❝I risultati ottenutinel 2011 ci permettonodi continuare la nostrapolitica di investimentinel territorio

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MODELLI D’IMPRESA

Tecnologia e innovazione, un binomio sul quale l’economia italiana può costruire

il futuro e riacquistare consapevolezza del proprio valore.

Il caso di Pati raccontato da Maurizio Zanon

Erika Facciolla

L’industria punta su materiali ad alte prestazioni

Maurizio Zanon,

amministratore

delegato della Pati Spa

di Zenone degli Ezzellini

(TV). In alto, da sinistra,

le installazioni realizzate

presso l’Ospedale

San Raffaele (Milano),

l’Orto Botanico

(Padova) e, sotto,

lo Sheraton Hotel

(Baghdad)

www.pati.it

Il patrimonio tecnologico accumulato ne-gli ultimi decenni dalle aziende operantinei vari settori produttivi è una risorsapreziosa che deve essere utilizzata in quel

processo di innovazione e diversificazione del-l’attività indispensabile al rilancio dell’economiaitaliana. Non accontentarsi dei risultati rag-giunti, ma arricchirsi di idee, stimoli e ricercasono i punti fermi su cui anche la piccola e me-dia impresa deve orientare le proprie strategieper poter riaffermare un ruolo di peso sia in Ita-lia che all’estero. Ne è convinto anche Mauri-zio Zanon, amministratore delegato della Pati,società trevigiana fondata nel 1962 su iniziativadi alcuni soci che rilevarono gli impianti di

estrusione per Pvc dallasocietà Edison, poi tra-sformatasi assieme allaMontecatini in Montedi-son. «In cinquanta anni diattività – sottolinea Zanon- abbiamo sempre tenutoin considerazione l’aspettoinnovativo dei prodotti equello conoscitivo delmondo della plastica,fatto che ci ha consen-tito di sviluppare formu-lazioni di prodotto e diattivare rapporti di colla-borazione con multina-zionali e con diversi cen-

tri di ricerca e università». Quali sono i prodotti di punta di Pati?

«Lo zoccolo duro della nostra attività rimane laproduzione di film termoplastici ad alte presta-zioni per la copertura di serre con vendite chevanno dall’estremo nord europeo al SudAfrica,dai paesi dell’Est europeo alle Americhe. Tra lenostre produzioni rientrano anche prodotti spe-cifici come i film traspiranti per accoppiamentocon tessuti, e film poliolefinici ritardanti lafiamma utilizzati nell’abbigliamento protettivoe nella produzione di condotte di ventilazione».

In quali settori trovano maggiore applica-zione i vostri film? «Soprattutto nell’industria di nicchia, dove Patiè una delle poche aziende al mondo attiva nellatrasformazione di resine fluorurate, che trovanoimpiego nei processi produttivi di componentiin composito di fibre di carbonio e vetro, quindinel settore aereonautico, automobilistico, nau-tico ed elettronico. Tra queste resine, il FEP(FluoroEtilenPropene) ci ha introdotto nei mer-cati ipertecnologici degli Usa e del Far East peri settori dell’aereonautica e dell’elettronica, contrend di crescita in costante aumento».

In un momento di empasse economica glo-bale, come avete chiuso il 2011 e quali sonole prospettive per il futuro? «Nel 2011 abbiamo consolidato la nostra posi-zione sul mercato italiano, aumentando la quotadi export che ha raggiunto il 26 per cento, so-prattutto sui mercati dell’est europeo e in Ame-

106 • DOSSIER • VENETO 2012

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Maurizio Zanon

VENETO 2012 • DOSSIER • 107

rica. Questo, pur nella difficoltà generalizzatadell’economia mondiale, è il risultato di anni diimpegno sia sul fronte dell’innovazione di pro-dotto che di processo, con una costante azionedi fidelizzazione verso la clientela».

Quali sono gli aspetti più innovativi che ca-ratterizzano i vostri film termoplastici? «L’esempio più emblematico è la realizzazione diun copolimero in Etilene Vinil Acetato, messoa punto assieme alla Hoechst Ag nella metàanni 70, che ancora oggi costituisce la base delnostro prodotto di punta, il cui brand name “Pa-tilux” dal 1975 é a tutt’oggi considerato il rife-rimento mondiale nel suo settore applicativo».

Quali novità ha in serbo Pati per il 2012? «Un’ulteriore applicazione che stiamo svilup-

pando è quella della produzione di film in ETFEper realizzazioni architettoniche, ove per im-porci come attori prioritari abbiamo installatodue anni fa la più grossa linea di estrusione incast specifica per questi materiali esistente almondo».

Quali sono i punti di forza di questa linea? «Il sofisticato sistema di controllo degli spessoria livello micrometrico di cui è dotata ci ha giàconsentito di entrare nel mondo delle applica-zioni architettoniche, con forniture per un cen-tro commerciale a Istanbul, per uno SheratonHotel e il nuovo Orto Botanico di Padova. Inquesto settore operiamo in stretta collabora-zione con lo studio di Ingegneria StrutturaleMaffeis, specializzato nella progettazione di co-perture in ETFE a livello mondiale».

Su quali sfide contate di impegnarvi nelfuturo prossimo? «I futuri investimenti concerneranno l’imple-mentazione della linea di produzione, con im-pianto per la stampa in rotocalco dei film inETFE, con il sistema di taglio a sagoma e mac-chinario di saldatura, al fine di offrire alla com-mittenza un servizio completo e un prodottopronto per l’installazione. Il nostro obiettivo èincrementare ulteriormente la quota dell’exporte quella dei prodotti industriali, diminuendol’incidenza dei film per la serricoltura, settore cheormai denota maturità e dove i tassi di svilupposono ridotti».

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Dalla plastica al vetro, fino al metallo

e all’illuminazione. È un’attività molto variegata

e ad alta specializzazione quella portata avanti

dal Gruppo Arredo Plast di Giovanni Pagotto,

che grazie anche a una seria politica di investimenti

è oggi presente su scala mondiale

Guido Puopolo

Il presidente del Gruppo Arredo Plast, Giovanni Pagotto.

La società ha il suo quartier generale a Ormelle (TV)

www.arredoplastgroup.com

Una realtà in continua ascesa, cheall’interno di un contesto econo-mico e produttivo quanto maiprecario come quello attuale rap-

presenta senza dubbio una piacevole eccezione.Stiamo parlando del Gruppo Arredo Plast, fon-dato nel 1972 su iniziativa dell’attuale presi-dente, Giovanni Pagotto, che ormai da quattrodecenni ricopre un ruolo di primissimo pianonel settore dello stampaggio a iniezione dellematerie plastiche. La società, la cui sede prin-cipale si trova a Ormelle, in provincia di Tre-viso, in questi anni è stata protagonista diun’evoluzione continua, che le permette di es-sere presente sui mercati internazionali inmodo diversificato, attraverso sei aziende traloro distinte ma unite da una comune pro-spettiva di crescita. «Il 2011 è stato un anno

108 • DOSSIER • VENETO 2012

L’innovazione traina la crescita

MODELLI D’IMPRESA

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molto importante per noi –conferma Pagotto –. Abbiamoinfatti registrato un rafforza-mento delle quote di mercatodelle singole aziende, oltre adaver ampliato la compagine so-cietaria con l’ingresso nel no-stro organigramma di unanuova partecipata. Basti pen-sare che i dati provvisori dichiusura del bilancio del 2011 riportano un vo-lume d’affari superiore ai 230 milioni di euro,in aumento di circa il 14 per cento rispetto al-l’esercizio precedente».

Anche alla luce delle recenti acquisizioni acui faceva riferimento, come si compone at-tualmente il gruppo Arredo Plast?«Il nostro è un gruppo industriale che tratta tremacrocategorie di materie prime: la plastica, il ve-tro e il metallo. Il core business societario è an-cora rappresentato dalla lavorazione delle mate-rie plastiche, che portiamo avanti attraverso duesocietà: a.b.m. Italia Spa e Plastitecnica Spa. Laprima è impegnata nella realizzazione di soluzioni

per arredo e storage,oltre che di conteni-tori per waste medi-cale, distribuiti con imarchi Kis e Ap Me-dical. In PlastitecnicaSpa, invece, è stataconvogliata tuttal’attività di terzismo,tanto che oggil’azienda si è affer-mata come il “pre-ferred vendor” diIkea nei prodotti inplastica».E per quel che ri-guarda la lavora-

zione di vetro e metallo?«Il vetro è il materiale di cui sono fatte le specialibottiglie prodotte da Vetro Elite Spa. Per quel cheriguarda il metallo, esso si trasforma in arredo eilluminazione urbana grazie al lavoro svolto daCity Design Spa, mentre l’ultima azienda delgruppo, Prisma Spa, si occupa di lavorazionispeciali in acciaio inox. Tutte le nostre società,pur operando in maniera autonoma, sono ca-ratterizzate da un’unica gestione strategica, fina-lizzata alla creazione di prodotti e progetti digrande qualità e ad alto contenuto innovativo».

Da quali delle vostre aziende stanno deri-vando le più significative performance di bu-siness?«Devo dire che ognuna di esse ha contribuito alrisultato positivo del gruppo. Senza dubbio, però,a.b.m. Italia è la realtà più strutturata, con quat-tro filiali commerciali in Europa e un'unità pro-duttiva in Canada che commercializza prodottispecifici per il Nord America».

Sulla base della sua esperienza, qualisono le dinamiche che stanno caratteriz-zando l’evoluzione del mercato delle ma-terie plastiche?«Questo è un argomento complesso, che afferi-sce a due ordini di problemi: le fonti di approv-vigionamento e l’aspetto ambientale. I significa-tivi aumenti del costo della materia prima cheabbiamo subito nel corso del 2011 inducono in-fatti a un serio ragionamento sul futuro dell’uti-

Giovanni Pagotto

VENETO 2012 • DOSSIER • 109

A tanto ammonta ilfatturato

complessivo delGruppo ArredoPlast per il 2011

EURO

233mln

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lizzo dei derivati del petrolio. Lasalvaguardia dell’ambiente, inol-tre, è un’esigenza ormai impre-scindibile all’interno della mo-derna società, e proprio persoddisfare queste necessità cistiamo muovendo nell’ottica diun riciclo completo del mate-riale trasformato. Già oggi, adesempio, alcune tipologie di prodotto vengonofabbricate con materiali plastici post-consumo opost-lavorazioni industriali».

Arredo Plast è una realtà con una spiccatapropensione all’internazionalizzazione. Qualefetta del vostro bilancio ricopre l’export equali sono i Paesi con cui collaborate mag-giormente?«L’export assorbe circa l’80 per cento della nostraproduzione. Siamo un gruppo veneto, ma for-temente sbilanciato sulla dimensione interna-zionale. Esportiamo i nostri prodotti in tutti icontinenti, anche se l’Europa rappresenta il prin-cipale mercato di riferimento. Stiamo però guar-dando con interesse alle economie dei paesi emer-

genti, come la Russia, dove siamopresenti con ufficio Vetro

Elite, il Medio Orientee la Turchia, dove ab-biamo appena ulti-mato la costruzionedella quarta filiale dia.b.m. Italia».

A questo propo-sito, quali strategiestate adottando pernon perdere com-petitività sul mer-cato, nonostante lacrisi congiunturale?«Non ci sono alchimie

o scorciatoie. L’impe-gno lavorativo e finanzia-

rio che stiamo sostenendo è altissimo. La per-centuale degli investimenti sul volume d’affari èdel 7,5 per cento, al netto di quelli immobiliari.Tuttavia questi due fattori non sono sufficienti senon si rivolgono a progetti che siano in grado diesaltare il valore aggiunto di una produzionemade in Italy. La cura quasi artigianale che met-tiamo anche nella realizzazione di prodotti inserie, come nel caso dei contenitori in plasticafabbricati per Ikea, il guizzo creativo nel designstrategico, la cura estrema dei rapporti commer-ciali e il servizio di eccellenza sono le chiavi delsuccesso del Gruppo Arredo Plast. Altro ele-mento fondamentale credo sia la grande capacitàdecisionale dimostrata in questi anni dal nostromanagement, una qualità decisiva che ci per-mette di rimanere al passo con un mercato estre-mamente volatile e in continuo cambiamento».

Per quel che riguarda le attività di ricerca esviluppo, quali sono le linee guida che seguitenel vostro lavoro?«La nostra attività si sviluppa lungo due direttive:

❯❯

110 • DOSSIER • VENETO 2012

MODELLI D’IMPRESA

❝L’intensa attivitàdi ricerca permeaorizzontalmente tuttele funzioni aziendali,consentendo di crearevera innovazione

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innovazione di prodotto e di processo. In en-trambi i casi ci avvaliamo di strutture interne, checoordinano aziende esterne di consulenza e for-nitori di prodotti e tecnologie. In particolare lapartnership a monte con i fornitori è fonda-mentale per mantenere un elevato livello di co-noscenza tecnica e tecnologica, da trasferire suiprodotti. Abbiamo attivato diverse collabora-zioni con strutture esterne per l’implementa-zione di progetti di ricerca e sviluppo. Cito, adesempio, il progetto con un’importante Univer-sità italiana che vede coinvolti professionisti pro-venienti da tutti i continenti. L’intensa attività diricerca permea orizzontalmente tutte le funzioniaziendali, consentendo di creare vera innova-zione, confermata dal successo dei prodotti rea-lizzati e, banalmente, dall’elevato numero di bre-vetti depositato nel 2011».

Attualmente quali tra le vostre propostestanno riscuotendo maggior interesse tra gliacquirenti? «La tipologia di acquirente varia da azienda adazienda. Ad esempio, la grande distribuzione or-ganizzata è il cliente principale del marchio Kisdi a.b.m. Italia. Nelle manifestazioni fieristichedel 2012, proprio la Gdo ha dimostrato un no-tevole interesse nei confronti di un rivoluziona-rio progetto di armadi in plastica, che è costatoall’azienda due anni di ricerca. Con City Designci stiamo sempre più specializzando nel settoredell’illuminazione urbana, attraverso degli avan-zati corpi illuminanti a led, anch’essi frutto diun’intensa attività di R&D, che hanno già atti-

rato l’attenzionedi importantimunicipalità. Pri-sma sta invece immettendo nel mercato innova-tivi prodotti in acciaio inox, che sfruttando gli altistandard di qualità provenienti dall’esperienzamaturata nella realizzazione di cucine professio-nali per il settore navale, si stanno dimostrandola soluzione ideale per il mondo della ristorazionecollettiva. Vetro Elite, infine, continua a coin-volgere la propria clientela con bottiglie speciali,dal design veramente particolare, che stannoconquistando un numero sempre più ampio diclienti. Proprio in queste settimane inaugure-remo un nuovo ufficio Vetro Elite a New York,che ci permetterà di penetrare più efficacementesul mercato americano».

Per concludere, quali sono gli obiettivi e lesfide maggiori che attendono il Gruppo Ar-redo Plast nel corso del 2012?«Quest’anno festeggeremo i 40 anni di attività.Un traguardo importante, raggiunto anche gra-zie al lavoro di collaboratori eccellenti, che conpassione e professionalità hanno contribuito inmaniera decisiva allo sviluppo del Gruppo.Considero però questo “anniversario” come unatappa intermedia nel nostro percorso, da cui ri-partire per raggiungere nuovi ed entusiasmantisuccessi. La voglia di crescere e migliorare rap-presenta la molla che ci permetterà di consoli-dare la nostra attività e di conquistare, pur in unmercato in sostanziale crisi, nuove opportunitàdi business».

VENETO 2012 • DOSSIER • 111

Giovanni Pagotto

Arredo Plast è oggi un grande gruppo composto da aziende operanti in differentibusiness unit, ma unite da una prospettiva di crescita comune. La varietà diproduzioni e attività coperte ha accompagnato questa realtà trevigiana alsuccesso internazionale. La società è presente sui mercati globali in manieradiversificata. Tra le aziende del gruppo, a.b.m. Italia S.p.A. ne rappresenta ilcuore, con tre filiali europee, in Francia, Germania e Spagna, è oggi tra gli attoripiù apprezzati nella realizzazione di prodotti per l’organizzazione dello spazio edei contenitori per rifiuti ospedalieri. A questa, si aggiunge anche la a.b.mCanada Inc. Plastitecnica Spa, invece, è divenuta un’azienda leader nell’ambitodello stampaggio a iniezione. I contenitori speciali in vetro, rappresentano il corebusiness della Vetroelite Spa. City Design Spa, si occupa di arredo urbano.Infine, Prisma rappresenta l’eccellenza nella lavorazione dell’Inox.

Le aziende del gruppo

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MODELLI D’IMPRESA

114 • DOSSIER • VENETO 2012

Lo sviluppo tecnologico e la ricerca –portati avanti nella progettazione dimacchine per il cablaggio elettricodestinate al settore automobilistico,

elettrodomestico, dell’illuminotecnica e qua-dristica, includendo applicazioni speciali per ilsettore delle telecomunicazioni ed elettronico –sono stati gli strumenti che hanno permessoalla Kmi Trade di Arsego di San Giorgio dellePertiche di diventare il punto di riferimentoper i produttori di connettori. La società col-labora con Lumberg, Stocko, Molex, aziendeper le quali ha anche creato prodotti custo-mizzati, come la macchina Varicon 7000 plus,

progettato per Lumberg. Come spiega il diret-tore generale di Kmi Trade, Agnese Piccolo: «Lanostra attenzione è costantemente rivolta allosviluppo tecnologico sulla base delle richiestedel mercato. Ciò curando anche il design e iparticolari. Sono queste le caratteristiche che cihanno portato a realizzare dei prodotti costan-temente all’avanguardia e che corrispondono aicriteri di affidabilità, flessibilità e semplicitàindispensabili per le esigenze di settore». Forte di una lunga esperienza, Kmi Trade harealizzato una gamma completa di macchineper la realizzazione dei cablaggi, a partire dalprocesso manuale – con la produzione di una

serie completa di miniapplicatori eunità di aggraffatura – fino al pro-cesso completamente automaticocon la produzione di una seriecompleta lead maker. «La gammadelle nostre macchine automaticheinclude accessori per la lavorazionedi un filo singolo o di due fili di di-verso colore e sezione, la possibilitàdi configurare la macchina contutti gli optional necessari a garan-tire un’alta flessibilità delle lavora-zioni e la qualità del prodotto fi-nale. La soluzione di punta per iconnettori Idc è però sicuramenteil modello Intecon – abbiamo pun-tato sull’Idc dato che l’utilizzo diquesti connettori è in continua

L’investimento nella ricerca e nello sviluppo di soluzioni sempre all’avanguardia di macchinari

per il cablaggio elettrico si è concretizzato in importanti collaborazioni con i maggiori produttori

di connettori. L’esperienza di Agnese Piccolo

Manlio Teodoro

La Kmi Trade Srl

si trova ad Arsego

di San Giorgio

delle Pertiche (PD)

www.kmi.it

Un punto di riferimentoper lo sviluppo tecnologico

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Agnese Piccolo

VENETO 2012 • DOSSIER • 115

espansione e sta sostituendo l’applicazione tra-dizionale dei terminali metallici su molte ap-parecchiature, specialmente nel settore elet-trodomestico. Questa serie, che consente lalavorazione delle versioni più aggiornate deiconnettori presenti sul mercato, sintetizza le ri-chieste di un’alta produttività con il conteni-mento dei costi e le ridotte dimensioni dellamacchina. Proprio per la completezza dell’of-ferta, Intecon ha ottenuto le certificazioniLumberg e Stocko Molex sul processo produt-tivo».La società sta proseguendo la sua politica di in-vestimenti per aggiornare il modello finoraproposto e rendere ancora più performanti lecapacità produttive. «La continua ricerca cispinge a trovare soluzioni sempre più innova-tive per essere all’avanguardia sul mercato eoffrire un’ampia gamma di prodotti. Attual-mente siamo titolari di oltre trenta brevettidepositati sia in Italia sia all’estero e stiamo in-vestendo nella valorizzazione di questo patri-monio. Abbiamo ottenuto la valutazione deibrevetti in collaborazione con Abi e Uibm,questo per consentire alla società di continuare

il processo di ricerca e svilupposu nuovi prodotti». Dopo la crisi che ha colpito imercati a partire dal 2009, lasocietà ha cercato di rafforzare

la propria offerta, per garantire non solo unprodotto, bensì un servizio e trasformare ilproprio ruolo da quello di semplice fornitore apartner per la creazione di soluzioni customiz-zate. «Il nostro obiettivo è incrementare la pre-senza all’estero e le collaborazioni con partnerstranieri per la realizzazione di nuovi prodotti.Questa strategia già nel 2011 ci ha consentitodi non perdere quote di mercato, bensì, al con-trario, di confermarci in una posizione diprimo piano nella produzione di macchinariper processare connettori di tipo Idc. Nel com-plesso l’anno scorso è stato positivo fino alterzo trimestre. In seguito, il rallentamento ul-teriore del mercato, causato dalla stretta del cre-dito, ha provocato uno slittamento degli inve-stimenti dei nostri partner e prevediamo chequesta situazione durerà fino ad almeno tuttoil primo trimestre del 2012. In questa fase, ol-tre a proseguire nel settore Idc, stiamo av-viando contatti con produttori per la creazionedi linee su base standard. E inoltre stiamo in-vestendo su nuovi settori attualmente privi diconcorrenza e che ci garantiranno forti ritorniin termini di produzione».

❝Siamo titolari di oltre trentabrevetti depositati sia in Italiasia all’estero e stiamoinvestendo nella valorizzazionedi questo patrimonio

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MODELLI D’IMPRESA

116 • DOSSIER • VENETO 2012

Materiale dalle enormi potenzialitàe dall’apprezzabile versatilità, lagomma trova oggi impiego inuna larga quantità di ambiti pro-

duttivi. Grazie al processo di vulcanizzazione (untrattamento degli elastomeri a caldo con zolfo,grazie al quale il materiale acquista le caratteri-stiche dello stato elastico) le proprietà dellagomma diventano inoltre adatte agli impieghipiù disparati e garantiscono un’affidabilità eun’adattabilità ambite in ogni settore. Uno deisegmenti che più beneficia delle proprietà tecni-che della gomma è quello delle calzature: ampioutilizzo di questo materiale avviene infatti nellaproduzione di suole. Prialpas Spa fin dall’esordioè azienda leader mondiale del settore per inno-vazione tecnologica e “tendenze” moda. Specia-lizzatasi nel corso di una lunga esperienza in que-sto campo, l’ingegnere Maria Parolini, direttoredi stabilimento alla Prialpas di Sona, sostienel’utilità di questo materiale. «Dall’impiego rela-tivamente recente, il mercato della gomma co-mincia a svilupparsi nei primi anni Cinquanta;contestualmente, grazie a una felice intuizioneimprenditoriale della nostra famiglia, il destinodella Prialpas e di questo versatile materiale si in-crociano e la nostra azienda decide di investiresulla sua produzione specializzandosi nella rea-lizzazione di lastre per suole per calzature».

Quali sono stati gli esiti di questa scelta?«Oltremodo positivi. Dal 1955, anno di fonda-zione della Prialpas, ad oggi, la storia della societàè costellata di successi economici e soddisfazionicommerciali, dovute in massima parte alla viva-cità sperimentale e al dinamismo strategico chehanno sempre caratterizzato l’azienda, in un am-bito formato da una alto livello di ingegnerizza-zione e da una continua esigenza di innovazione

tecnologica».A tale proposito, quanto

contano gli investimenti inricerca e sviluppo in unmercato di questo genere?«Rappresentano senza dub-bio una priorità. Il settoredella gomma si basa essen-zialmente sulla sperimenta-zione, sulla ricerca di nuovimateriali e di modi semprepiù efficaci di lavorarli e diimpiegarli. In riferimento alnostro core business, inoltre,esiste anche la necessità di coniugare caratteristi-che di adattabilità e funzionalità a stile e pregioestetico, il tutto in un’ottica di stretta collabora-zione con i produttori di calzature che costitui-scono la nostra committenza».

Quali altri tipi di prodotti realizzate per ilmercato della gomma?«Valorizzare la versatilità di un materiale così po-liedrico è senz’altro una saggia strategia e noil’abbiamo messa in pratica diversificando la pro-duzione e orientandoci verso la realizzazione digomma per pavimenti. Un’ulteriore specializza-zione che, nata una ventina di anni fa, ha portatoa grandi successi commerciali e forniture di no-tevole prestigio, grazie alle caratteristiche di ele-vata resistenza e sicurezza che i nostri prodottisono in grado di garantire. Dalle collaborazionipiù prestigiose, come il contributo realizzativo de-gli stadi per i Campionati del mondo di calcio in

Maria Parolini, direttore

dello stabilimento

della Prialpas Spa

di Sona (VR). Nelle altre

immagini, alcuni

prodotti Prialpas

www.prialpas.com

La gomma, tra versatilitàe innovazione Un elevato livello di ingegnerizzazione caratterizza

un mercato che si nutre di sperimentazione

e indagine di materiali sempre più innovativi.

Maria Parolini descrive la sua esperienza

nel settore della produzione di gomma

Lodovico Bevilacqua

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Maria Parolini

VENETO 2012 • DOSSIER • 117

Corea del Sud o degli impianti per le Olimpiadiinvernali di Torino, alle opere più ordinarie,come la realizzazione di pavimenti per aeroporti,banche, asili, centro commerciali, scuole o mu-sei, la qualità del nostro prodotto ha sempre ge-nerato entusiasmo e soddisfazione nei clienti chesi sono rivolti a noi, anche per forniture caratte-rizzate da rigidi parametri di igiene e sicurezzacome quelle relative a pavimentazioni per am-bienti sanitari».

Quanto conta la qualità del vostro prodottonel successo conseguito?«È fondamentale. Si tratta spesso di impieghi cherichiedono caratteristiche specifiche e la scelta del prodotto è informata esclusivamente dalla ri-

spondenza dello stesso alle esigenze del com-mittente. Basti pensare ad un altro ambito difornitura in cui ci cimentiamo, tramite la lineaPriasport, ovvero la realizzazione di pavimentiper impianti sportivi indoor e outdoor: la resi-lienza offerta dalle nostre pavimentazioni ga-rantisce la riduzione dello shock da urto e la re-stituzione dell’energia, valorizzando almassimo, dal punto di vista dinamico, la pre-stazione dell’atleta».

Quali sono i vostri volumi produttivi edove sono destinati?«In qualità di leader europei nella produzionedi lastre di gomma vulcanizzata, siamo in gradodi realizzare oltre 3 milioni di pezzi l’anno,destinati al mercato globale senza esclusioni:dagli Stati Uniti al Giappone, dal Brasile allaCina, dal Messico alla Corea, oltre quarantapaesi sono raggiunti dai nostri prodotti».

❝Il settore della gomma si basaessenzialmente sullasperimentazione, sulla ricercadi nuovi materiali e di modi semprepiù efficaci di lavorarli e di impiegarli

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118 • DOSSIER • VENETO 2012

Secondo i dati pubblicati dal centrostudi di Federlegno Arredo, fra il2007 e il 2011, il giro d’affari del si-stema del legno e dell’arredamento

avrebbe avuto un calo del 22 per cento, cor-rispondente a una diminuzione di fatturatodi 10 miliardi di euro. In un contesto del ge-nere un’azienda che sia riuscita a ottenere unincremento di fatturato del 7 per cento nel2011 e che possa stimare di raggiungere il 10per cento entro l’anno in corso rappresentaun esempio da studiare per le altre imprese.È il caso della Nitesco, azienda veneta che la-vora l’acciaio per produrre strutture portantiper arredo da ufficio. Come spiega il titolareFrancesco Cazzaro: «La nostra produzione èassorbita per il 65 per cento da aziende ita-liane che completano la costruzione del mo-bile applicando i componenti in legno – tut-tavia, sul totale di questo dato, il 60 percento ha come destinazione finale l’estero. Ilresto della produzione è destina invece di-

rettamente all’estero, principalmente Europa(Francia, Germania e Regno Unito). Quello che ha permesso all’azienda di esserein totale controtendenza rispetto al resto delsettore va ricercato in una serie di scelte im-prenditoriali e di destinazione di risorse.«Nel 2011 abbiamo fatto degli importantiinvestimenti, che avranno i loro effetti perparecchi anni. Fra questi c’è stato il trasferi-mento in una nuova sede produttiva di oltre6mila metri quadrati e l’acquisto di unnuovo impianto ad altissima tecnologia checi permetterà di sviluppare l’80 per cento ditutta la nostra produzione in maniera deltutto autonoma e di ridurre notevolmente itempi di consegna». La scelta più importante, però, è stata quelladi avviare l’introduzione di un sistema dilean production, che permetterà a Nitesco diabbattere al minimo gli sprechi, ottimizzarela produzione e incrementare la produtti-vità. «Abbiamo iniziato a rendere concreto

Momenti di lavoro

all’interno

della Nitesco Srl

di Resana (TV)

www.nitesco.it

Una case history per l’industria del mobile per ufficio. In un settore che ha perso un quinto

del proprio giro d’affari negli ultimi cinque anni, l’esperienza di un imprenditore

che ha trovato la sua risposta alla crisi. La parola a Francesco Cazzaro

Valerio Germanico

I vantaggi del just in time

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Francesco Cazzaro

VENETO 2012 • DOSSIER • 119

questo sistema dal maggiodel 2011. Uno dei primi ef-fetti di questo sistema è stato che il nostromagazzino si è ridotto in maniera notevole,dato che siamo passati da una produzione dimassa a una just in time, cioè realizzata solonel momento dell’effettiva richiesta del mer-cato. Questo ha comportato anche una rise-lezione dei fornitori esterni, scegliendo quelliche maggiormente siano in grado di adattarsia questa cultura e soprattutto abbiamo lacapacità di rifornirci in tempi brevissimidopo la richiesta». I modelli di produzionelean production danno i loro risultati piùevidenti in qualche anno. Abbiamo quindichiesto a Cazzaro quali sono gli obiettivi sulmedio-lungo periodo. «L’obiettivo generale èquello di raggiungere una situazione dina-mica di costante crescita dell’efficienza delprocesso produttivo. Questa si realizzerà con

la riduzione degli spazi dedicati allo stoc-caggio e un con incremento del lavoro digruppo. Nel mezzo c’è l’eliminazione di tuttele possibili inefficienze esistenti nel processo.Prevediamo di ottenere i primi risultati ap-prezzabili entro un anno e mezzo. Le aziendevenete che hanno già intrapreso questa stradada qualche anno sono riuscite a ottenere ri-duzioni dei costi del 30 per cento. Un risul-tato del genere avrebbe effetti importantisul prezzo finale del prodotto e quindi sullanostra competitività».Le strutture portanti per mobili da ufficiorealizzate da Nitesco sono prodotti progettatispecificamente per le aziende che ne com-pleteranno la lavorazione con l’applicazionedei piani fino al mobile finito. «Attualmente,l’80 per cento della nostra produzione è stata

riservata a prodotti in esclu-siva – la parte restante com-prende invece prodotti cheproponiamo a più aziendepartner. Ogni progetto dimobile comprende diversicomponenti e questi vannodiversificati sulla base del co-testo in cui andrà a collocarsiil prodotto finale – in am-bito operativo, semi-direzio-nale o direzionale, sala riu-nioni e contract».

❝Con l’introduzionedel sistema di leanproduction prevediamodi ottenere una riduzionedei costi di produzionedel 30 per cento

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MODELLI D’IMPRESA

«L’esercizio del pensare a cuinessun imprenditore puòsottrarsi, va esercitato nelpresente e non certo come

cronaca degli accadimenti o retorica nel-l’osanna del passato. Dobbiamo dar retta aisegni delle trasformazioni in corso».Questo il presupposto da cui parte l’analisi diFrancesca Masiero, vicepresidente di una dellesocietà più affermate del tessuto imprendito-riale veneto. Pba Spa una sede in Germania euna negli Stati Uniti, azienda leader nel dise-gno e nella produzione di maniglie per portee finestre, maniglioni, balaustrate e supportidi design per l’accessibilità degli ambienti. Un invito, quello a frequentare in modonuovo l’esercizio del pensare, che svela la for-mazione filosofica dell’imprenditrice ma chepotrebbe rivelarsi, per tutti coloro che “af-frontano un’impresa”, uno strumento irri-nunciabile per continuare a stare in un mer-cato completamente cambiato.Pba è un buon punto per osservare il mondoe i suoi cambiamenti dal momento cheesporta il 70 per cento del suo fatturato. «Ci preoccupiamo di produrre oggetti in cuila bellezza non si lasci dare scacco dall’utilità.L’oggetto autenticamente riuscito, soprattuttonelle architetture delle residenze assistite, èquello che sullo sfondo non mostri il profilodi un utente definito bensì, unicamentequello di un uomo che può muoversi libera-mente negli spazi. La realizzazione di unnuovo prodotto non nasce dall’aver intercet-tato una domanda ma nel saper ascoltare unanecessità. E le necessità non arrivano mai inun’unica parola ma si lasciano raccogliere soloassemblando mille indizi».

Francesca Masiero, giovane

imprenditrice vicentina, vicepresidente

di Pba Spa invita a ripensare le idee

guida per affrontare un mondo

e un mercato completamenti cambiati.

«Impresa difficile perché non c’è nulla

come le idee che susciti

amore leale e duraturo»

Filippo Belli

Francesca Masiero,

vicepresidente

di Pba Spa

di Tezze sul Brenta (VI)

www.pba.itwww.pba-usa.us

I paradossidell’"affrontare un'impresa"

120 • DOSSIER • VENETO 2012

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Francesca Masiero

VENETO 2012 • DOSSIER • 121

Uno dei nodi fondamentali per la ripresadel sistema economico consta nella capa-cità, da parte delle imprese, di prevedere ciòdi cui il mercato avrà bisogno in futuro. Piùfacile a dirsi che a farsi.«Se vogliamo, e non abbiamo altra scelta,agire per creare ciò di cui il mondo avrà biso-gno, dobbiamo guardare ai segni di ciò che ac-cadrà. Dobbiamo, in sostanza, includere ilpensare nel presente e lasciarci chiamare a uncambiamento radicale che comportata un ag-giornamento, un mettere il pensiero al passocon gli eventi e le trasformazioni che ci ven-gono incontro. La sensazione sarà quella dimuoversi in una realtà in cui le idee, le op-portunità, le definizioni, ci sembrerà di in-contrarle per la prima volta, senza ricono-scerle. D’altro canto l’unica via per pensare ilnuovo è un incontro con qualcosa che non ri-conosciamo, che ci scardina dalla ripetizionedelle nostre abitudini».

Dunque uscire dai soliti tracciati?«Se vogliamo consolidarci nel mercato cheverrà, occorre ripensare nel presente le ideeguida, occorre lasciarsi indirizzare dai segniche emergono dall’attuale scenario econo-mico, pur accettando i timori che nascono daciò che non conosciamo. Troppo spesso noiimprenditori ci accorgiamo della necessità diintervenire sulle nostre idee, riformulandole,quando ormai la realtà preme, ci pone davantiad un aut-aut e manca il tempo. A quel puntomettersi a ripensare alle proprie idee guida di-venta imprescindibile».

Viene da dire che la crisi economica at-tuale rappresenta “l’aut aut” più forte degliultimi decenni.«La crisi accelera la necessità di soluzioni, mail ripensamento è un lavoro lento. Questo èun paradosso cui il mercato e la società de-vono far fronte, che si deve accettare. Il lavoroda compiere non è, in questi casi, il solito

❯❯

❝Troppo spesso noi imprenditorici accorgiamo della necessitàdi riformulare le nostre idee quandoormai la realtà ci pone davantiad un aut aut

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adattamento - che va benissimo in tempi diroutine - dell'idea alla cosa affinché la realtà siincastri bene nell’idea, sia in essa ben conte-nuta e accolta. Quello a cui obbligano i grandicambiamenti di orizzonte è ascoltare le idee,lasciarle libere di esprimersi senza volerle in-castrare nella realtà. Saranno loro a mostrarciche cosa è accaduto e a potenziare il nostromodo di fare impresa».

Le aziende di successo, però, non ri-schiano di perdere quote di mercato ab-

bandonando la loro idea originale?«Infatti non devono farlo. Le nostre idee par-tono sempre dalla realtà che ci circonda, e aquesta devono fare poi ritorno. Un prodottosi considera riuscito quando ha intercettatouna domanda reale. Ma se facciamo un’ulte-riore riflessione vediamo che la realtà del con-testo non è l’unica forza ispiratrice, prima diquesta c’è da mantenere in forze l’idea vera,cioè l’idea non arbitraria ma fondata su unanecessità o un’impellenza che andava espressain una forma».

Vale a dire?«Questa “idea vera” è il brand. Un prodottoriuscito deve anche riflettere il marchio a cuiappartiene. La libertà di lasciarci ispiraredalla realtà è vincolata al non tradire, ovverodal confermare, la natura del marchio di ap-partenenza. Pensiamo solo a ciò che accadeogni qual volta vediamo un marchio. Esso èun simbolo, rimanda a una serie di emo-zioni, immagini, prodotti e ambienti. Quindila produzione, tutta la produzione, è unasorta di adaequatio di un prodotto al brand,in cui ad avere la prima parola è la strada giàtracciata dal simbolo. Già tracciata in untempo in cui la realtà del contesto era diffe-rente, un mondo in cui a essere attuale erauna realtà differente».

Però, come diceva prima, occorre basarsisulla realtà nuova, magari poco conosciuta.«La sfida ad adottare un atteggiamento diflessibilità, che noi imprenditori tanto osan-niamo come necessario, si riduce alla capacitàdi non tradire il proprio brand, il propriosimbolo, pur dovendo adeguarci a ciò che cicirconda. Il fatto che quando pensiamo a unmarchio sappiamo esattamente cosa pen-siamo, mostra che la prima fonte è la cosastessa, reale, quella con cui ho a che fare dalprincipio e che vado ad adeguare successiva-mente al contesto. Quindi, per assurdo dimarketing, tanto meno un marchio è defini-bile, tanto più significa che esso è attuale,

❯❯

MODELLI D’IMPRESA

122 • DOSSIER • VENETO 2012

❝Il paradosso del fare impresa oggiè nel dover coniugareuna essenziale flessibilitàa una conservazione di ciò a cuiil brand deve sempre rimandare

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VENETO 2012 • DOSSIER • 123

nel senso che è al passo con il movimentodella realtà del contesto».

Non si verifica, così, un paradosso dibase?«Sì. Se da una parte si dichiara a granvoce che l’essenziale è la flessibilità, dal-l’altra dobbiamo comunque preservare ciòche il nostro brand rappresenta. Siamo insostanza in presenza di una doppia ade-guazione: al nostro marchio, per non in-debolirne la forza simbolica, e, in secondabattuta, al contesto che invece indebo-liamo - e molto - definendolo spesso concaratteristiche che non gli appartengonoaffatto, per tirarlo dalla nostra parte».

La crisi viene etichettata come qualcosadi momentaneo, qualcosa, per intenderci,che una volta terminata ci riporterà alla re-altà antecedente. «In realtà questa è solo una speranza che nontrova alcuna conferma nella realtà. Moltistanno lavorando oggi allo stesso modo in cuilo facevano prima della crisi, auspicando checosì facendo si ritornerà al passato. Ma è evi-dente che ciò non accadrà, le figure in camposono cambiate, le forze sono differenti, nullaè come prima e tanto più qualcuno cerca diripetere se stesso per ritornare al successopassato, tanto più quel successo si allonta-nerà. Siamo dentro un evento che ci ha pri-vati della possibilità di ricorrere alle nostreabitudini, ci ha spogliati dei mezzi che fin quiabbiamo addomesticato a rinforzo del brand.Brand che, a sua volta, è spesso accaduto percaso in risposta a una domanda del mondo diallora e non smette adesso di alimentare sestesso con risorse sempre simili. Ma adesso èaccaduto qualcosa di decostruttivo, che ciobbliga a pensare partendo da questa nuovarealtà per inventare ciò che potrebbe servirea ciò che ha da venire. Riproporre il metododi adeguare la realtà di prima al nostro brandè una strada che porta inevitabilmente al fal-limento».

Qual è, secondo lei, la strada da per-correre?«Occorrono nuovi paradigmi e questi si tro-vano guardando in profondità ai cambia-menti, ridando fiducia alla teoria, appro-fondendo gli effetti di tutto quello cheabbiamo combinato fin qui. Accettando diessere dalla novità profondamente spaesati.Perché lo spaesamento è il luogo in cui cer-chiamo segni e che quindi ci in-segna apensare».

Pba viene fondata negli anni Settanta dall’attuale presidente LucianoMasiero. Oggi disegna, industrializza e produce maniglie per porte efinestre, maniglioni, maniglioni con serratura, balaustrate e supportidi design per rendere gli ambienti accessibili. Attualmente esportaoltre il 70 per cento della sua produzione. Ha due sedi estereinteramente partecipate e collabora con importanti centri di ricerca,università e designer. Si spende nel supportare le iniziative, le piùvarie, che mettono al centro la “perfettibilità” dei luoghi del vivere.L’azienda è stata nominata per alcuni premi di prestigio come il XXICompasso D’Oro e il Reddot Design Award 2010. Ha sponsorizzatoinoltre importanti eventi come il World Design Capital (Torino,2008); la presentazione della mostra fotografica e del libro “TeatroCarignano. Dalle origini al restauro. Fotografie: Gabriele Basilico” acura di Adele Re Rebaudengo (Torino 2009) che si è svoltasuccessivamente anche a La Maison Européenne de la Photographie(Parigi, 2009). È Main Sponsor di Area Arte, rivista di cultura esolidarietà, della Biennale Giovani 2012 e del premio “D-PrizeExposynergy 2011 – Pba premia il design”, concorso internazionalededicato al design dell'accoglienza per i visitatori delle grandimanifestazioni espositive, culturali, fieristiche e sportive.

Al centro resta il design

Francesca Masiero

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MODELLI D’IMPRESA

126 • DOSSIER • VENETO 2012

Caratterizzato da stringenti esigenzein termini di precisione delle lavora-zioni e affidabilità dei materiali, ilsettore della refrigerazione e del con-

dizionamento costituisce un mercato speciali-stico e competitivo. Informato altresì da parti-colari necessità a livello applicativo, impone unaversatilità progettuale che incontri i bisogni e leproblematiche – sovente molto differenti fra loro– esposte dai clienti. Condizioni come quelle ap-pena descritte impongono dunque l’allestimentodi una macchina organizzativa e produttiva effi-ciente e rodata, che sia in grado di coniugarel’aspetto artigianale con le dimensioni e tempi-stiche industriali di questa attività. Ormai abi-tuato a risolvere questa apparente dicotomia,Amedeo Ramazzotto, esperto responsabile am-ministrativo della Cfi di Alonte, puntualizzacome alle difficoltà strutturali di un mercatoscorbutico ed esigente se ne siano aggiunte – ne-gli ultimi anni – di contingenti. «La crisi econo-mica del 2009 ha penalizzato in maniera moltograve il mercato della refrigerazione e i suoi effettisi ripropongono ciclicamente da allora. La stra-

tegia per affrontare questa con-giuntura negativa deve essere dun-que virtuosa e propositiva, non-ché coraggiosa – concedendoqualcosa all’incoscienza – per co-gliere l’occasione per riconsideraree migliorare l’assetto aziendale». Il riferimento alla vicenda della Cfi è evidente emerita di essere approfondito. «Nel contesto diuna congiuntura che ha mietuto molte vittimenel settore, abbiamo colto l’occasione per rivisi-tare in maniera radicale il nostro processo pro-duttivo e il nostro servizio al cliente; in seguitoalla crisi globale la produzione è stata concepitain flussi, in modo da meglio adattarla alle esi-

Una strategia aziendale dinamica e propositiva

per affrontare un mercato competitivo e, per di più,

segnato dalla crisi globale. Queste le soluzioni

proposte da Amedeo Ramazzotto

Lodovico Bevilacqua

In queste pagine,

ambienti di lavoro e dettagli

produttivi della C.F.I. Srl

di Alonte (VI)

www.cfi-refrigerazione.it

Il settore della refrigerazionepunta sulla versatilità

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VENETO 2012 • DOSSIER • 127

genze del momento; contestualmente, si è pro-ceduto all’adozione di un sistema di gestione in-formatico più preciso e affidabile. Realizzato –nel 2010 – anche l’obiettivo della tracciabilità delprodotto, la ristrutturazione è proseguita nel2011 con il conseguimento di certificazioni am-bientali e di sicurezza, protraendosi poi nell’annoin corso con l’allestimento di un completo efunzionale portale web». Una strategia ambiziosa e proficua, che ha per-messo alla Cfi non solo di rimanere a galla, madi incrementare ogni aspetto della propria atti-vità. «Negli ultimi anni abbiamo assistito ad unacrescita vorticosa dell’azienda in ogni suo aspetto;il fatturato è aumentato del 43 per cento nel2010 e del 21 per cento nel 2011, mentre l’al-largamento dell’occupazione ci ha permesso disuperare la soglia degli ottanta dipendenti». Una forza lavoro preparata e professionale, che asua volta può contare su macchinari d’avan-guardia per garantire una produzione di qualità.«Specializzata nella realizzazione di componentiper la refrigerazione e il condizionamento, laCFI ha acquisito una speciale competenza nellaproduzione di collettori in rame, ferro e inox, tu-bazioni per circuiti frigoriferi e curvette per bat-

terie. Contestualmente vantiamouna grande capacità customizza-zione produttiva, estremamenteapprezzata in un settore dove laflessibilità delle lavorazioni e la ve-locità di consegna rappresentanocaratteristiche preziosissime». Una produzione di grande qualitàe affidabilità, dunque, ricono-sciuta come tale tanto in Italiaquanto all’estero. «Il nostro mer-cato di riferimento – per una coe-renza prima di tutto territoriale –è quello del Nord-Est italiano; lacopertura distributiva di tutta lapenisola è comunque una nostraprerogativa e si è notevolmentesviluppato, negli ultimi anni, l’ex-port, specialmente in direzione deipaesi europei – con una particolare menzione perla Germania – ma anche oltre i confini UE, conforniture effettuate in Africa, in Turchia e neiPaesi arabi». Un miglioramento costante cherappresenta tuttavia una fase intermedia, piùche un punto di arrivo. «L’ambizione fa parte delnostro Dna. Il fatturato previsto per il 2012 è dicirca 15 milioni di euro – dunque in ulteriore au-mento – ma successivi miglioramenti sono au-spicabili. Per avallarli abbiamo promosso unapolitica di espansione internazionale, con l’isti-tuzione di nuove partnership commerciali esteretramite la partecipazione a fiere specialistiche –a partire dalla rinomata fiera della refrigerazionedi Norimberga».

Amedeo Ramazzotto

❝In seguito alla crisi la produzioneè stata concepita in flussi, in mododa adattarla alle esigenzedel momento; contestualmente,si è adottato un sistema di gestioneinformatico più preciso e affidabile

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Di fronte ai cambiamenti di un mer-cato globale sempre più esigente ecompetitivo, molte aziende italiane,anche di piccole e medie dimen-

sioni, sono riuscite a trasformare le criticità in oc-casioni di crescita e sviluppo. Complice l’evolu-zione tecnologica che ha permesso ladiversificazione dell’attività produttiva, questeimprese sono riuscite a sfruttare a pieno le pro-prie potenzialità andando a presidiare nuove nic-chie di mercato con slancio e lungimiranza.Quello che stiamo vivendo, dunque, non è sol-tanto un momento storico di affanno econo-mico, ma una fase di radicale trasformazione incui lo sforzo profuso in termini di ricerca e in-novazione sta già dando i primi frutti. L’aziendatrevigiana Ti-Vu Plast, ad esempio, è riuscita ad

ampliare le applicazioni del suo prodotto dipunta, il nido d’ape in cartone, puntando sullaversatilità, l’eco-compatibilità e l’alto tasso tec-nologico incorporato. Oltre alla produzione dinido d’ape in cartone per i pannelli tamburati,Ti-Vu Plast ha introdotto due nuovi marchi:“Nidopan”, un pannello in cartone alveolare,usato come materiale da imballaggio generico in-teramente eco-compatibile e “Nidoboard”, pan-nelli derivanti dal nidopan ma composti da co-pertine pregiate e di elevata grammatura dikraftliner avana e di cartoncini bianchi patinatie colorati. Ci spiega tutto il Cavaliere DaniloVanzo, titolare dell’azienda.

Quali sono gli ultimi investimenti effettuatiper accrescere la competitività dell'azienda? «La ricerca di nuove metodologie applicabili alnostro settore ci ha portato all’acquisizione di im-pianti e attrezzature particolarmente avanzate,che hanno contribuito ad aumentare la produt-tività e la qualità dei nostri prodotti, con parti-colare attenzione all’ambiente, e a rimanere com-petitivi nei mercati di riferimento».

Come nascono i vostri prodotti? «La produzione inizia con l’acquisto della mate-ria prima di carta in bobine di varie tipologie, mi-

Investire nella tecnologia per adeguare

la produzione alle nuove richieste

del mercato. È questa la scelta

di molti imprenditori che adesso

guardano al futuro con un ritrovato

ottimismo. L’esperienza del Cavaliere

Danilo Vanzo, della Ti-Vu Plast

Erika Facciolla

Il settore imballaggio diventa eco-compatibile

Il Cavaliere

Danilo Vanzo, titolare

della Ti-Vu Plast Srl

di Treviso

www.tivuplast.it

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MODELLI D’IMPRESA

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Danilo Vanzo

sure e grammatura e proseguecon la successiva trasformazionemediante accoppiamento, innido d’ape, utilizzato dall’indu-stria del mobile. Il nido d’apeviene impiegato per la produ-zione di pannelli Nidopan perimballaggio e per la realizza-zione di travetti e pallets in car-tone alveolare; di recente la pro-duzione si è allargata ai pannelliNidoboard impiegati nel settoredella grafica e della comunica-zione visiva».

A cosa si ispira il vostroteam di progettisti durante l’iter creativo? «A soddisfare innanzitutto le richieste semprepiù diversificate della nostra clientela, nel ri-spetto delle normative europee anche riguardo al-l’ambiente».

Alla luce della sua esperienza, quali van-taggi ha introdotto il marchio Nidopan intermini di commercializzazione? «I prodotti Nidopan e Nidoboard sono marchiregistrati. Per Nidopack, invece, è stata depositatadi recente domanda di brevetto per invenzioneindustriale. Proponendo un packaging innova-tivo, anche in termini di design, in risposta allacrescente domanda di materiali eco-compatibili,tutelare i progetti più importanti è un vantaggiostrategico di indubbia valenza per la nostraazienda».

Verso quali nuovi settori la Ti-Vu Plast in-tende dirigere la flessibilità applicativa delnido d’ape in cartone? «In un momento di crisi economica come que-sto, il principale obiettivo è adeguarsi alle diverseesigenze dei settori di riferimento, mantenendola qualità dei prodotti anche grazie alla versatilitàdel nido d’ape che può essere trasformato inpannelli di diversa tipologia per nuove applica-zioni».

Su quali principi è fondata la filosofia che haguidato, finora, la crescita dell'azienda? «La ricerca continua di innovazioni tecnologichee di prodotto, l’attenzione verso la clientela, la ge-stione etica e responsabile dei rapporti interni edesterni e la tempestività delle consegne, fiore al-l’occhiello di questa società».

Che consiglio sente di dareagli imprenditori italiani chesi trovano ad affrontare questodelicato momento econo-mico?«Bisogna rialzare la testa e pen-sare al futuro, non delocalizzaree combattere la concorrenzastraniera per lanciare un mes-saggio forte al mercato e ripor-tare in alto il valore del “made inItaly” nel mondo».

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❝L’obiettivo è adeguarsialle diverse esigenze dei settoridi riferimento, mantenendo altala qualità dei nostri prodotti

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MODELLI D’IMPRESA

Una delle fasi di lavorazione di un tes-suto a maggiore rischio di contami-nazione con prodotti tossici è quelladella serigrafia e dello stampaggio.

La legge italiana impone precisi limiti e divieti perl’uso di determinati solventi chimici. Il problemaè quando si importano tessuti e capi di abbiglia-mento provenienti dall’estero e dei quali si ignorail tipo di trattamento. «Per questo motivo è dapreferire l’acquisto di tessuti sui quali siano statiutilizzati soltanto prodotti di colorazione rigoro-samente italiani e a base di acqua». È questo ilconsiglio ai consumatori dato da Tiziana Bu-satto, socio amministratore della Elleti Serigrafiadi Ponzano Veneto (TV), azienda specializzatanella stampa su qualsiasi tipo di tessuto e mate-riale tessile e inoltre nella stampa ignifuga sutute da gara automobilistica e kart.

Qual è uno degli indicatori che permette diriconoscere il tipo di processo al quale è statosottoposto un tessuto?«Noi seguiamo le rigorose normative dell’Oeko-

Tex Standard 100, uno standard di sicurezza chepermette una valutazione oggettiva delle com-ponenti potenzialmente nocive contenute neitessuti e le qualità ecologiche. Oltre a essere unostandard è anche un’etichetta che permette alconsumatore di riconoscere il tipo di lavorazione.Questa “trasparenza” della produzione, oltre a ga-rantire la sicurezza per chi acquisterà e indosseràil capo, permette alle aziende di risparmiaretempo e quindi risorse. E dunque l’adozionedello standard si traduce anche in un sistema diincremento della competitività».

Quali sono gli altri vantaggi per l’aziendache adotta questo standard?«Utilizzando l’Oeko-Tex Standard 100 i pro-dotti tessili possano essere controllati e lungotutte le fasi della produzione e si può evitare diduplicare i controlli. Questi prevedono circacento parametri di controllo, basati su procedurericonosciute a livello internazionale. Ogni provaè effettuata sulla base delle sostanze chimicheutilizzate e che contribuiscono a modificare ilprodotto sotto l’aspetto qualitativo. Quanto piùil tessuto è destinato a essere a contatto con pelleumana, tanto più i parametri si fanno severi».

Quali sono le dinamiche operative attra-verso le quali realizzate grafica e stampa seri-grafica?«Possiamo partire sia da una grafica realizzata

Tiziana Busatto,

socio amministratore

e Gabriele Cestari,

Ad della Elleti Srl di

Ponzano Veneto (TV)

www.elletiveneto.com

La sicurezza dei prodotti chimici

utilizzati nei procedimenti di stampa

serigrafica dei capi di abbigliamento.

Tiziana Busatto spiega qual

è lo standard che assicura le qualità

ecologiche di un tessuto o di una fibra

e perché conviene scegliere

il made in Italy

Manlio Teodoro

Creatività e sicurezzaper tessuti e fibre

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Tiziana Busatto

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dal nostro committente che da una progettazioneed elaborazione grafica da zero. Una volta che èdefinito il progetto grafico, da questo vengonosviluppate tante pellicole quanti sono i colori distampa. Queste verranno poi incise sui telai se-rigrafici – anche questi corrisponderannoognuno a un colore. Una volta pronti, i telai ven-gono montati sulle macchine serigrafiche auto-matiche o manuali, si preparano i colori – rigo-rosamente a base di acqua –, si registrano i valoricromatici di stampa e quindi si procede alla pro-duzione o eventualmente alla realizzazione delcampionario».

Quali sono stati i vostripiù recenti investimenti intecnologie di stampa?«Abbiamo da poco tempo in-trodotto una macchina dastampa in digitale che si è aggiunta alle altremacchine serigrafiche già in nostro possesso checi permettono di processare qualsiasi tipo di tes-suto e fibra. Stampiamo fino a un massimo didieci colori contemporaneamente, con un for-mato di stampa utile di 60 per 100 centimetri.Le nostre realizzazioni comprendono stampe lu-cide, spessorate, in quadricromia, in policromia,

microsfere, microsfere con applicazione inmylar, applicazione a ultrasuoni e stampe sucapo finito. Inoltre realizziamo applicazionicon presse: flock, lucidatura, transfer e tran-sfer sublimatici».

Quali sono i settori per i quali lavo-rate maggiormente?«Lavoriamo soprattutto per l’abbigliamentosportivo, in particolare stampando su pro-dotti destinati all’automobilismo – For-mula Uno, campionati americani e kart –,al ciclismo – per Keido Sportswear –, allosci. Inoltre, per il settore della moda e altamoda in generale».

Incrementoregistrato da Elleti

Srl nel 2011

FATTURATO

+3,5%

❝Lavoriamo soprattutto per l’abbigliamentosportivo, in particolare stampandosu prodotti destinati all’automobilismo,al ciclismo, allo sci

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MODELLI D’IMPRESA

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Il settore conciario è noto per essere uno diquelli con il maggiore impatto ambientale.Infatti, la lavorazione della pelle impone unforte consumo idrico e l’uso di sostanze chi-

miche. A questo si aggiunge anche il fatto che leaziende del settore tendono a concentrarsi in polie questo determina un’elevata densità territorialedi attività produttive potenzialmente dannose perl’ambiente. Per limitare al minimo l’impatto su ac-que, suoli, atmosfera e popolazioni, in Veneto –un’industria chimica che si rivolge non esclusiva-mente, ma principalmente al comparto conciario– ha intrapreso la strada della ricerca di soluzionie prodotti che rendano i processi sempre meno ri-

schiosi per l’ambiente e i suoi abitanti. Si trattadella Corichem di Sarego, nel vicentino. Comespiega il Presidente, Pierluigi Braggion: «La nostragamma di prodotti copre l’intera lavorazione dellapelle, dal rinverdimento, che è la prima fase, al cal-cinaio, fino alla rifinizione».

Su quali aspetti di prodotto e di processostate lavorando per arrivare a una concia piùgreen?«Dopo avere lavorato alla messa a punto di pro-dotti che permettessero la rifinitura delle pellisenza l’ uso di solventi, al momento stiamo stu-diando le prime fasi di lavorazione della pelle. Perqueste abbiamo sviluppato e stiamo sviluppando

una nuova gamma di prodotti con-cianti che consentono di eliminarei metalli dalla concia delle pelli.Stiamo cercando delle alternativealla concia minerale, che oggi nelmondo viene eseguita esclusiva-mente con il cromo. Stiamo anchelavorando per sviluppare nuovi in-grassi, prodotti che servono per l’ammorbidimento delle pelli, par-tendo da fonti rinnovabili, con l’au-silio delle nanotecnologie».

E per quanto riguarda l’in-quinamento delle acque di lavo-razione?

La lavorazione delle pelli comprende processi

di particolare stress per l’ambiente. In particolare

per l’impiego di prodotti chimici che inquinano

le acque. Pierluigi Braggion fa il punto sulla

ricerca di soluzioni più rispettose della natura

Luca Cavera

Pierluigi Braggion,

Presidente della

Corichem Srl di Sarego

(VI), durante una

riunione con lo staff

www.corichem.it

La chimica lavora a una conciaecofriendly

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Pierluigi Braggion

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«Abbiamo sviluppato un nuovo calcinaio ecolo-gico che migliora molto la qualità delle acque re-flue, oltre a quella dei pellami. Inoltre un pro-dotto che migliora la fase di picklaggio delle pelli,fase in cui le pelli subiscono un trattamento acido,con l’ aggiunta di cloruro di sodio. Quest’ultimorisulta molto deleterio per le acque di scarico.Siamo già entrati in produzione presso delle pri-marie aziende con i due nuovi processi riguar-danti sia la fase di picklaggio che quella di calci-naio. Il primo elimina quasi completamente il sale(cloruro di sodio), il secondo riduce di un terzol’impiego dei prodotti a base di zolfo. In questa se-conda fase, infatti, il pelo delle pelli viene elimi-nato con solfuro e solfidrato di sodio, prodottidall’odore molto fastidioso, che negli impianti didepurazione, per reazione chimica, si trasfor-

mano poi in parte in solfato di sodio – e anchequesto è un problema per i reflui, perché ne au-mentano la concentrazione salina . Con il nostrosistema si stanno ottenendo acque di scaricomolto più pulite e facili da depurare».

Quanto lavoro di ricerca si colloca dietro losviluppo di queste nuove soluzioni?«Recentemente ci siamo spostati in un nuovostabilimento molto più ampio e tecnologica-mente avanzato e in questa nuova sede abbiamorealizzato tre grandi laboratori: uno di ricerca esviluppo, uno per l’applicazione della fase umidadei prodotti e uno per l’applicazione della rifini-zione. Il cuore dell’azienda rimane comunque illaboratorio di ricerca e sviluppo, dove vengonopensati e messi a punto i nuovi prodotti.La nostra ditta è molto attiva nell’ambito della ri-cerca. Infatti stiamo collaborando con vari istituti,come l’università di Padova, dove lavoriamo conil dipartimento di chimica organica e ingegneriachimica, e l’ università di Genova dove lavoriamocon il dipartimento di chimica industriale. Oltrea questo, abbiamo intrapreso da un anno una col-laborazione con la Nanofab di Mestre, con laquale stiamo studiando sull’impiego delle nano-tecnologie, per un progetto finanziato dalla Re-gione Veneto tramite il Fondo Europeo di Svi-luppo Regionale (FESR). Siamo convinti che sarà la ricerca a darci la pos-sibilità di crescere in futuro, soprattutto per quelloche riguarda la chimica in Italia e non solo».

❝~

Con il nostro sistema si stannoottenendo acque di scarico molto piùpulite e facili da depurare

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Nell’ampio mondo della produzionedi scarpe – in Veneto oltretuttoben rappresentato dal distretto cal-zaturiero – la scelta di Maspica è

stata chiara: puntare sulle calzature di sicurezzae da lavoro. L’impresa di Casalserugo è riuscitacosì a ritagliare un’importante quota nel mer-cato nord europeo per il marchio tecnico, Six-ton Peak. «I nostri riferimenti principali a livellocommerciale – spiega Nicola Spinello, ammi-nistratore della società – sono soprattutto quellidi Germania, Francia, Olanda e paesi Scandi-navi. Le nostre calzature di sicurezza puntanoad aumentare le prestazioni di chi le indossamantenendo il comfort indispensabile durantelo sforzo fisico. In questi mercati ha trovato unimportante riscontro il livello di qualità co-struttiva del nostro prodotto». Dopo il successo nei mercati nordici del vecchiocontinente, il prossimo obiettivo di export èquello del mercato canadese. «Tutte le nostre ti-pologie di calzature da esterno, interno e agroa-limentare sono costruite con le più modernetecnologie e sottoposte a controlli durante ognifase della lavorazione. Le costanti collabora-zioni e ricerche con i marchi Huntsman, Out-dry, Vibram e L-Protection garantiscono il mas-simo dei risultati in fatto di qualità, resistenzae comfort». La ricerca in innovazione e sviluppo è alla base

Nicola Spinello presenta la scelta vincente

di specializzarsi nella calzatura da lavoro. La ricerca

e lo studio di soluzioni che assicurino la massima

protezione al piede e le maggiori prestazioni hanno

determinato il successo nel mercato europeo

Valerio Germanico

Calzature tecniche made in Italy

Page 117: DossVeneto032012

della politica aziendale di Ma-spica. «Investiamo nello studiodelle soluzioni ottimali per leproblematiche legate alla sicu-rezza delle diverse tipologie dilavoro, analizzando le richiesteche ci provengono diretta-mente dagli utilizzatori finali.Fra i risultati di questo impe-gno ricordiamo lo sviluppo diuna nuova suola di gomma, Vibram, apposita-mente progettata per affrontare le superfici diffi-cili e permettere una camminata sicura anche sufango, neve e ghiaccio. A questa si è aggiunto losviluppo di un’altra suola in poliuretano bi-densità, che garantisce un alto livello di comforte bilanciamento dei pesi per un’ottimale stabi-lità del piede durante la camminata».Altrettanta cura è dedicata alla scelta di materialie tecniche di lavorazione. «Utilizziamo pellamipieno fiore, nubuc e scamosciati di qualità su-periore a quelli consueti. Che presentano ca-ratteristiche di traspirabilità, naturalezza e idro-repellenza che superano gli standard abituali.Inoltre, la concia di queste pelli, interamentefatta in Italia, assicura ai nostri prodotti unprocesso di lavorazione attento nell’utilizzo disostanze che rispettino l’ambiente e l’utilizzatorefinale. Le nostre calzature risultano quindi eco-

logiche e ipoallergeniche». Le tomaie sono cucite con filati ad alta resi-stenza e con tre cuciture nei punti più critici chedurante la vita della scarpa sono sottoposti allemaggiori sollecitazioni. «A questo si aggiungeche le nostre calzature utilizzano esclusivamentela soletta anti-perforazione L-Protection, che ga-rantisce la massima resistenza. I prodotti SixtonPeak, infatti, già a partire dal 2010 sono staticertificati “a perforazione Zero”, in conformitàalla nuova norma EN ISO 12568:2010, cheprevede che a 1100 newton un chiodo non siain grado di bucare la soletta. Inoltre, la strutturaposteriore rigida Dynamic Control miglioral’appoggio del piede e il controllo alla caviglianei movimenti laterali. Il supporto in mate-riale plastico rigido Stabil Active, inserito nellasuola sotto tacco e famice, assicura una mag-giore stabilità e sostegno dell’arco plantare, mi-gliorando la postura del piede».Dopo un 2011 dai risultati positivi, Spinello de-linea le prospettive per il 2012. «L’obiettivo èquello di mantenere i livelli di fatturato rag-giunti nell’anno precedente, anche se siamoconsapevoli di dover affrontare le difficoltà chesta creando l’attuale situazione di crisi interna-zionale dei mercati. La sfida è quella di conti-nuare a mantenere alto il livello di qualità e in-novazione delle nostre calzature».

Nicola Spinello

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La Maspica Spa si trova a Casalserugo (PD)

www.sixton.it

Incrementoregistrato

da Maspica Spanel 2011 (19 mlndi euro) rispetto

all’annoprecedente,trainato dalla

produzione di circa700mila paia

di calzature perantinfortunistica

FATTURATO+15%

❝Investiamo nello studiodi soluzioni ottimaliper le problematiche legatealla sicurezza delle diversetipologie di lavoro

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EXPORT

La Norvegese è una delle costruzionipiù complesse per la confezione diuna scarpa. Però è anche quella che as-sicura alla calzatura la migliore robu-

stezza e resistenza, dato che richiede ben due di-verse cuciture. È proprio per questecaratteristiche che uno dei marchi italiani dive-nuti famosi nel mondo per la produzione discarpe da trekking e da outdoor ha scelto diusarla per la sua nuova linea di scarponi damontagna, ottenendo una sintesi fra tecnologia,funzionalità e design. È grazie a intuizioni comequesta che quella che era nata come una tradi-zionale bottega da calzolaio è oggi un’azienda di

calzature tecniche cheesporta il 95 per centodella sua produzione. Sitratta della Zamberlan,oggi gestita da Marco eMaria, terza genera-zione della famigliaZamberlan che prose-gue quanto iniziato dalnonno Giuseppe,usando le moderne tec-nologie di produzionesenza aver dimenticatola tradizione artigiana.

A partire da qualiesigenze progettate levostre calzature?«Il nostro lavoro nasce

dalla passione per le scalate delle montagne checircondano, le Piccole Dolomiti. È a partire daquesto e dalle concrete necessità degli atleti cheabbiamo ideato alcuni brevetti unici nell’indu-stria calzaturiera. Per questa ragione il nostro re-parto progettazione sviluppa scarponi modellatisulle esigenze di chi pratica sport di montagnae outdoor, assicurando il miglior bilanciamentotra tecnologia, funzionalità e design».

Quali sono gli elementi distintivi della vo-stra tecnologia produttiva?«Oltre ad aggiornare le nostre macchine, ne ab-biamo anche sviluppate di nuove, insieme autensili e soprattutto a concetti che permettes-sero di migliorare e facilitare il processo pro-duttivo. Fra questi ricordo l’Fws (Foot Wrap-ping System) e l’Rrs (Rubber ReinforcementSystem): entrambi hanno permesso di ottenerecalzature con elevati standard qualitativi e di du-rata nel tempo. Un altro tratto distintivo dalfatto che tutti i prodotti delle nostre linee tra-dizionali sono prodotti completamente ed esclu-sivamente in Italia. Infine, cospicui investimentisono regolarmente stanziati nella ricerca e nellosviluppo di nuovi materiali, nuovi stampi esuole dai brevetti esclusivi».

La nuova linea di scarponi con costruzioneNorvegese per cosa si distingue rispetto alresto delle collezioni?«Il processo di produzione Norvegese ci ha per-messo di realizzare scarponi di qualità eccezio-nale, che al contempo si incontrano perfetta-

La sintesi fra tecnologia italiana, funzionalità e design. Questi i tre concetti intorno ai quali

ruotano la progettazione e la produzione delle calzature da trekking scelte dagli alpinisti

europei e americani. Ne parla Marco Zamberlan

Valerio Germanico

Marco Zamberlan,

titolare

della Zamberlan Srl

di Pieve di

Torrebelvicino (VI),

durante una scalata

www.zamberlan.com

La scarpa che ha scalato i mercati internazionali

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Marco Zamberlan

VENETO 2012 • DOSSIER • 143

mente con la tradizione del passato, la dure-volezza, l’affidabilità di suole altamente tecni-che e una selezione di pellami di prima qualità.Il nostro team di tecnici, con l’aiuto dei testeseguiti da atleti professionisti, ci ha permessodi brevettare un prodotto per alpinisti di altolivello che sviluppa una specifica intersuola inpoliuretano a doppia densità. Questa garanti-

sce un eccellente assorbimento dell’impatto,comfort e leggerezza insieme a grip e tenuta. Ilrisultato è un look vintage con prestazioni mo-derne. Questa tipologia di scarpone è statausata in passato nelle più importanti e difficilispedizioni nella storia dell’alpinismo».

Può citare un esempio delle vostre colla-borazioni con atleti professionisti?«Il nostro impegno nel supportare i talenti nellosport è iniziato nel 1998 con la collaborazionedi Karl Bushby, in supporto al suo progetto difare il giro del mondo completamente a piedi.Questa è stata soltanto la prima di una lunga li-sta di collaborazioni con atleti internazionaliche hanno negli anni cooperato con la nostraazienda nella promozione della tradizione ita-liana delle calzature da montagna».

La vostra scarpa si rivolge a un target cheama la vita all’aria aperta. Qual è il vostroimpegno nel rispetto dell’ambiente?«Crediamo fortemente nel rispetto per la na-tura e l’ambiente. Un rispetto che è semprestato parte integrante dei valori dell’aziendaed è stato dimostrato negli anni dal mas-simo impegno sostenuto per limitare al mi-nimo l’impatto della produzione in terminidi emissione e consumo di materie prime. Ilnostro obiettivo è quindi sviluppare prodottie processi rispettosi dell’ambiente, dato chele nostre scarpe sono pensate proprio per vi-vere al meglio la natura e soprattutto glispazi montani».

Zamberlanesporta le sue

calzature in oltre47 paesi

nel mondo

EXPORT95%

❝Il nostro lavoro nascedalla passione perle scalate delle montagneche circondano,le Piccole Dolomiti

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INNOVAZIONE

Le imprese, oggi, a prescindere dalloro ambito operativo, sono sem-pre più orientate verso la ricerca disoluzioni “ecosostenbili”, che siano

in grado di rispondere a precisi e stringentirequisiti, non soltanto di carattere produt-tivo ma anche ambientale. Per questo, anchealla luce delle recenti evoluzioni del mercato,assume un significato ancora maggiore l’in-tuizione imprenditoriale di Mirco Melato,che da oltre vent’anni ha fatto della rigene-razione delle materie plastiche il core busi-ness della sua azienda, la Mepol Srl. Situata

nella provincia trevisana, lasocietà si occupa della pro-duzione di compound ter-moplastici e della commer-cializzazione di materieplastiche in Italia, Europa, ein alcuni Paesi del NordAfrica. «In questi anni –spiega Melato - abbiamoconquistato importanti nic-chie di mercato ad alta spe-cializzazione, che sono aredditività troppo bassa perle grandi multinazionali, mache invece presentano an-cora interessanti opportu-nità di sviluppo per realtàflessibili e dinamiche comela nostra».

Da sempre Mepol ha

fatto dell’innovazione il suo cavallo dibattaglia, come confermato dal recentelancio di una nuova linea di materiali“eco”. Di cosa si tratta nello specifico?«Si tratta di una gamma di compound in-dustriali certificati dal marchio Ippr PlasticaSeconda Vita, con un contenuto di almenoil 30 per cento di polimero riciclato, gene-ralmente proveniente da scarto industriale.Questi compound, che ormai assorbonocirca la metà della nostra produzione, per-mettono infatti ai trasformatori di realiz-zare articoli in plastica ecocompatibili, ve-nendo incontro alle richieste di ecodesignprovenienti da parte dell’industria di ognisettore».

Ricerca e sviluppo, dunque, rappresen-tano il filo conduttore dell’attività.«Lo studio di soluzioni sempre nuove è unaspetto fondamentale per riuscire a offrire almercato prodotti performanti e adatti alleparticolari necessità di ogni singolo com-mittente. Anche in questi anni, caratterizzatida una situazione generale non certo dellepiù rosee, non abbiamo mai smesso di inve-stire nel miglioramento delle nostre infra-strutture. Recentemente abbiamo portato atermine l’ampliamento dell’area dedicata alcontrollo di qualità e ai laboratori per la ri-cerca e sviluppo. Inoltre, sempre nel 2011,abbiamo installato due nuove linee di estru-sione: una a elevata capacità e un’altra conuna produttività inferiore, ideale per pro-

Continua innovazione, ma anche flessibilità e capacità di adattamento alle mutate esigenze

del mercato. Sono questi gli ingredienti che hanno reso Mepol un punto di riferimento

nella produzione di compound tecnici e industriali. Ne parliamo con Mirco Melato

Diego Bandini

Prodotti “eco”,l’ultima frontiera del compound

Mirco Melato,

amministratore

della Mepol Srl

di Riese Pio X (TV)

www.mepol.com

148 • DOSSIER • VENETO 2012

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Mirco Melato

VENETO 2012 • DOSSIER • 149

durre anche piccoli lotti. Se il primoimpianto asseconda la crescita del-l’azienda in termini di volumi, il se-condo segue le richieste del mercato at-tuale, sempre più indirizzato a consegnerapide di piccoli volumi e di materiali tay-lor made».

Quale vantaggio competitivo vi assicurala capacità di realizzare prodotti “su mi-sura”?«Oggi il mercato richiede qualità, specializ-zazione e servizi dedicati. Per questo ci con-frontiamo costantemente con i nostriclienti, per i quali non siamo semplici for-nitori ma veri e propri partner aziendali.Grazie a personale appositamente formato ea una struttura organizzativa efficiente e di-namica, offriamo infatti una consulenza pre-cisa e competente, che si concretizza poinella realizzazione di progetti personaliz-zati, caratterizzati dal giusto rapporto qua-lità/prezzo».

Da un punto di vista pratico, quali sonoi principali sbocchi applicativi della vo-

stra produzione?«La produzione di compound Mepol, checomprende un’ampia varietà di soluzionibasate su polipropilene, poliammide e poli-stirene, è orientata alla massima versatilità,indispensabile per soddisfare i bisogni in-dustriali e produttivi più svariati. Compo-nentistica per l'automobile, per l’elettrodo-mestico, mobili, attrezzatura sportiva eoggetti per l'arredamento sono solo alcuniesempi dei settori di impiego dei nostri pro-dotti».

Quali sono, infine, gli obiettivi per ilfuturo di Mepol?«Nell’ultimo biennio siamo stati protagoni-sti di una crescita importante, che ci ha por-tato a raddoppiare il fatturato. Non ci sen-tiamo però appagati, e per questo, oltre aconsolidarci sul mercato italiano, inten-

diamo ampliare la nostra pre-senza soprattutto sui mercatiesteri, dove siamo già piuttostoattivi. In particolare puntiamo aconsolidarci nel mercato po-lacco, che continua a svilupparsia ritmo sostenuto e dal qualecontiamo di raccogliere grandisoddisfazioni».

❝Produciamo una gammadi compound industriali certificatidal marchio IPPR Plastica SecondaVita, con un contenuto di almenoil 30 per cento di polimero riciclato

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150 • DOSSIER • VENETO 2012

Da quando la moderna concezionedella produttività è entrata nelgiornaliero delle più importantiaziende manifatturiere, gli sforzi e

gli investimenti di chi opera in questo camposi sono orientati verso un obiettivo ben preciso:creare prodotti affidabili nel tempo, con carat-teristiche di costruzione il più vicino possibileall’opera artigianale, ma contraddistinti da unatenuta e una semplicità di gestione che solol’alta tecnologia è in grado di assicurare. Nella lavorazione a freddo di lamiere metallicheper la produzione di particolari stampati e im-butiti, quest’idea è stata fatta propria dalla Mo-retto, azienda di Rosà fondata nel 1983 e spe-cializzata nella creazione di semilavoratidestinati a diverse categorie merceologiche, dal-l’elettronica alla climatizzazione, dall’ediliziaall’arredamento. «In questi ultimi anni, senzatralasciare quei settori che hanno fatto la storiadell’azienda, ci siamo però rivolti principal-mente al comparto automotive, che in proie-zione futura offre senza dubbio le maggioriprospettive di crescita», afferma il presidente Al-fredino Moretto, che insieme al fratello Gian-franco è attualmente alla guida della società.

Tecnologia e innovazione rappresentano

Il manifatturiero italiano non si arrende

alla delocalizzazione. L’esempio di Alfredino Moretto,

la cui azienda, puntando su una continua ricerca

di soluzioni tecniche innovative, è riuscita

a conquistare nuovi e significativi mercati

Guido Puopolo

Dalla tecnologia la spinta allo sviluppo

Alfredino Moretto, presidente della Moretto Srl di Rosà (VI)

www.morettosrl.net

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Alfredino Moretto

VENETO 2012 • DOSSIER • 151

le basi del vostro lavoro. Quali sono le lineeguida da seguire a questo proposito?«Per realizzare un prodotto altamente tecnolo-gico, affidabile, economico e competitivo, nonesiste una formula magica, ma è necessarioavere il controllo di una serie di elementi car-dine che solo combinati fra loro producono ilrisultato voluto. Servono attrezzature capaci diprodurre sia i grandi lotti che le commesse infase di studio e sperimentazione, e che oltre allostampaggio, la tranciatura, l’imbutitura e la ca-libratura, siano in grado di sostituire le mac-chine utensili con lavorazioni di coniatura edestrusione. Queste devono quindi essere co-

struite con materialiadatti, pensati e stu-diati per sopportarecarichi, tensioni e sol-lecitazioni che più la-vorazioni sotto mac-china richiedono.Altrettanto impor-tante è la scelta delleunità produttive, fon-damentali per garan-tire la massima inge-gnerizzazione di un

prodotto tecnologicamente avanzato». La vostra produzione si rivolge ad ambiti

tra loro molto diversi. In che modo riuscitea soddisfare le differenti esigenze dei vostricommittenti?«Disponiamo di uno studio tecnico all’avan-guardia, attraverso il quale cerchiamo di inter-pretare e anticipare i bisogni dei nostri clienti.Offriamo al mercato un prodotto/semilavoratonel rispetto del concetto, questo sì imprescin-dibile, del miglior rapporto tra qualità e prezzo.Mettiamo la nostra trentennale esperienza perarrivare alla realizzazione di articoli con un ele-vato valore tecnologico, affidabili e predispostiall’evoluzione, con la possibilità cioè di esseremodificati sulla base di richieste sempre piùspecifiche ed eterogenee».

A livello geografico, quali sono al mo-mento i vostri mercati di riferimento?«L’azienda, inizialmente rivolta a un mercatoprettamente italiano, negli ultimi cinque anniè approdata con successo sul palcoscenico eu-ropeo, tanto che oggi possiamo annoverare trai nostri partner importantissime società e mul-tinazionali presenti a livello internazionale».

Quali saranno, infine, gli obiettivi per ilprossimo futuro della Moretto?«Abbiamo fatto del coraggio e della determi-nazione l’arma vincente per superare le diffi-coltà e il confronto con i concorrenti italiani edesteri. Per questo l’impegno che mettiamo nellaricerca e nell’innovazione non ci impedisce dipensare anche a soluzioni alternative a queiprodotti che, per caratteristiche tecnico-co-struttive, non sono più alla portata delle aziendeoccidentali. Mi riferisco a tutti i particolari co-siddetti “poveri”, che anche a causa del perdu-rare della crisi hanno preso la strada dei pro-duttori a basso costo. Ecco, siamo certi che congiuste idee e adeguati progetti di conversioneproduttiva si possano recuperare importantifette di quel mercato che ci ha fatto crescere da“giovani” e che ora ci manca».

❞❝Il comparto automotive inproiezione futura offre senza dubbiole maggiori prospettive di crescita

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INNOVAZIONE

L’innovazione è l’arma più efficace perfronteggiare il calo della domanda e lacomplessa competizione internazio-nale. Un dato di fatto che sui distretti

tecnologici italiani si riscontra nelle scelte pro-duttive e gestionali. A darne conferma sono an-che Andrea Berno e Alberto Illotti, rispettiva-mente responsabili dell’area amministrativa ecommerciale della Ilve, tra le più affermate realtànella produzione di elettrodomestici per la cot-tura, con sede a Campodarsego (PD).Un’azienda, fondata dai genitori dei due attualisoci, che si è affermata sullo scenario europeo, eche oggi vanta un 85 per cento di fatturato de-rivante dall’export. «In questo mercato maturo,saturo e altamente competitivo, l’unica via diuscita è l’innovazione» ci tiene a ribadire Illotti. Ma a determinare l’andamento della produzionedi Ilve è anche una mutata geografia economica.«In questo momento tutta l’Europa è in crisi,Germania a parte – sottolinea Illotti –. Fortu-natamente esportiamo in tutto il mondo, anchein paesi come Australia e Russia, che hanno ri-sentito della crisi in maniera ridotta». Nuovearee che bilanciano il calo dei mercati tradizio-nali. Resta alta anche l’attenzione verso StatiUniti e Cina. «Per entrambi i paesi abbiamo giàda tempo identificato i partner commerciali e in-vestito per ottenere le rispettive omologazioni diprodotto – spiega Berno –. Per quanto concernegli Usa stiamo già toccando con mano i primi ri-sultati, per la Cina occorrerà attendere ancora».Uno degli elementi alla base del successo di Ilve,consta nella capacità di individuare, per ognipaese, i bisogni specifici di cottura. «Un prodottosu tutti, il bruciatore a doppia corona, è statoconcepito agli inizi degli anni novanta per ri-spondere alle esigenze dei consumatori del Far

Dall’Australia alla Cina,la cottura è “padovana”Il caso della Ilve di Campodarsego, l’azienda

produttrice di elettrodomestici per la cottura

che ha conquistato il mondo con i suoi prodotti

applicabili alle più svariate tipologie di cucina.

E che con l’innovazione ha battuto la crisi

Filippo Belli

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VENETO 2012 • DOSSIER • 155

East – ricorda Illotti –, la cui cucina si basa su unacottura veloce, con il “wok” ad alta temperatura.Serviva, quindi, una fiamma molto forte e am-pia. Una volta messa a punto abbiamo pensatoche questa potenza di fuoco potesse essere utileanche in altri paesi, come per esempio l’Italia».Un’intuizione vincente. Questo bruciatore conun potente doppio anello di fiamma - dai 4,5 ai5 kW - è stato apprezzato per la sua capacità difar bollire l’acqua in breve tempo. Il gradimentodel mercato è stato tale che, da qualche anno,l’azienda di Campodarsego produce anche il“tripla corona”, con tre anelli di fuoco, un mec-canismo ora presente su tutti i modelli. Più re-cente è il modello Fry-Top. Una piastra in acciaioadatta alla cottura di superficie e che non neces-sita di grassi per cucinare. «Fry-Top nasce dauna richiesta specifica del mercato Australiano,molto influenzato dalla cucina asiatica – spiegaBerno –. I nostri acquirenti ci avevano chiesto dicreare un qualcosa che permettesse, a casa, dicuocere le pietanze così come avviene nei risto-ranti giapponesi Teppanyaky. Quelli, per inten-derci, in cui lo chef prepara il tutto dinanzi aicommensali, su una grande piastra in acciaio».Anche in questo caso, il prodotto si è rivelato ungrande successo commerciale, non soltanto inOceania, ma in tutti i mercati serviti da Ilve. «Inogni parte del mondo la cottura alla piastra è ap-prezzata – spiega il responsabile amministrativo–. A oggi oltre il 50 per cento delle cucine chevendiamo è dotata di questa funzione».Ilve, che investe annualmente circa il sei percento del suo fatturato in ricerca e sviluppo, si av-

vale anche di numerosi ingegneri, consulenti,progettisti, tecnici e centri di ricerca esterni. In-clusa l’Università di Padova, che ha collaboratocon l’azienda per un progetto relativo alle mi-croonde. «Siamo i primi a offrire sul blocco cot-tura, la cucina a gas, il forno a microonde inte-grato – spiega Berno –. Inoltre, tra le altre novità,siamo molto fieri del nuovo forno con la specialefunzione “Pizza”, l’unico al mondo che può es-sere incassato nei normali mobili da cucina e cheraggiunge i 400°C, consentendo di cuocere l’im-pasto in soli due minuti e mezzo». Per il futuro, nonostante la crisi dei mercati, re-sta positiva l’aspettativa da parte dei vertici Ilve.«C’è chi, per rispondere alla crisi, riduce i costiin maniera trasversale, innescando un vorticeche porta inevitabilmente alla delocalizzazione –osserva Illotti –. Una sana attenzione a ridurregli sprechi ci deve sempre essere, ma bisogna fareattenzione a non mortificare la qualità dei pro-dotti». «Il 2012 sarà un anno di transizionedove il mercato di certo non crescerà – concludeBerno –, ma saprà premiare le aziende chehanno saputo investire in innovazione, non solodi prodotto, ma anche nel modo di porsi versoil mercato».

Ilve Spa si trova a

Campodarsego (PD)

www.ilve.it

Andrea Berno e Alberto Illotti

❞❝In questo mercato maturo, saturoe altamente competitivo, l’unica viadi uscita è l’innovazione

Page 126: DossVeneto032012

Scatole e confezioni, sugli scaffali deisupermercati e dei grandi centri com-merciali, sono diventate oggi un veroe proprio strumento di comunica-

zione con cui conquistare nuovi consumatori.«Gli imballaggi moderni devono saper abbi-nare qualità funzionali ed estetiche, con loscopo di rendere i prodotti immediatamentericonoscibili», sottolinea Giuseppe Viero, par-tner della Internova Pack Srl, realtà specializ-zata nella produzione di stampi a iniezione econtenitori in plastica per uso alimentare. Vada sé come, al di là delle caratteristiche este-tiche e funzionali, soprattutto nell’ambito ali-mentare, sia fondamentale anche la qualitàdei materiali e delle tecniche utilizzate nellarealizzazione del packaging che deve preser-vare le caratteristiche del prodotto e favorirneuna conservazione ottimale.

Quali sono le caratteristiche del vostropackaging?«Ogni packaging deve essere funzionale, pra-

tico e valorizzare ilprodotto, oltre a con-tribuire significativa-mente a identificare e acaratterizzare il brand.Deve ovviamente ri-spondere ai necessarirequisiti di igiene e si-curezza. Nello speci-fico, i nostri imbal-laggi, si distinguonoanche per i decori diqualità superiore gra-zie al nostro sistemabrevettato IMS e, inol-tre, per i prodotti chelo richiedono, riesconoa ottenere una totalebarriera all’ossigeno».

In che cosa consiste la vostra tecnologiaIms?«Con Ims si intende il sistema di film accop-piato che permette di decorare il contenitorecon un film composto da due o più layers,ognuno di materiale plastico e caratteristichediverse. Si ottengono così prodotti che nonpermettono assolutamente alla luce o all’ossi-geno di filtrare, in cui gli inchiostri vengonoracchiusi tra due film, evitando i rischi dicontaminazione del cibo, presentano un’ec-cellente grafica, e che possono essere steriliz-zati e pastorizzati senza rischi di deforma-zione o perdita di colore».

La ricerca e lo sviluppo di nuove meto-dologie sono il fulcro di tutte le attivitàdella Internova Pack. Quali le ultime inno-vazioni introdotte in azienda?«Il nostro alto livello d’innovazione e com-petitività è dato anche dalla continua ricercadi nuovi materiali e nuove tecnologie. Lanostra ricerca si concentra anche sulla ridu-zione del peso dell’imballo e la conseguenteriduzione di costi, esemplificate dal nuovoconcetto Skinny Pack, derivante dall'espe-rienza acquisita con Ims. Skinny Pack ha lafunzionalità di un contenitore rigido e laleggerezza di uno flessibile. Questa tecnolo-

Giuseppe Viero,

partner di Internova

Pack Srl di Pianezze

San Lorenzo (VI)

www.internovapack.it

Imballaggi accattivanti, ma allo stesso

tempo in grado di fornire il massimo

delle prestazioni, con un’attenzione

particolare al costo e all’impatto

ambientale. Giuseppe Viero traccia

un quadro delle ultime innovazioni

nel packaging alimentare

Eugenia Campo di Costa

Nuove soluzioni nel packaging

INNOVAZIONE

156 • DOSSIER • VENETO 2012

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Giuseppe Viero

VENETO 2012 • DOSSIER • 157

gia permette di ridurre l'impiego di plasticafino al 60 per cento, consente di rivestirel'intero pack con un'etichetta decorata a 5facce, con possibilità di barriera ossigeno,permette di accartocciare il contenitore infase di smaltimento e di riciclo, sostituisce ilcontenitore tradizionale con uno eco-frien-dly, senza dover investire in nuovi macchi-nari, il tutto a prezzi concorrenziali».

Quali sono oggi i vostri principali mer-cati di riferimento e quali nuovi settori po-treste conquistare in futuro?«Nella “vecchia” Europa presidiamo i mer-cati mantenendo le posizioni acquisite negliultimi anni ma abbiamo molti contatti infase di definizione verso l’Est Europa e laRussia. Inoltre, stiamo entrando anche nelmercato nordamericano, Usa e Canada, pieni

di speranze e con una buona dose di ottimi-smo, confortati anche dal dato positivo dellanostra entrata nel mercato messicano con unprodotto innovativo e con un partner locale dialto profilo».

Quale bilancio può trarre dall’attivitàdella Internova Pack relativamente all’ul-timo anno e quali sono invece le prospettiveper il 2012 dell’azienda? «Il 2011 è stato un anno positivo che ha re-gistrato un fatturato in crescita nonostante lacongiuntura internazionale negativa. Ab-biamo potenziato l’area marketing/vendite equesto ha permesso aperture verso nuovipaesi esteri. Quest’anno proseguiremo nelnostro percorso di apertura ad altri mercati eabbiamo in programma la realizzazione diun nuovo stabilimento per aumentare consi-derevolmente la nostra attuale capacità pro-duttiva e quindi migliorare il servizio com-plessivo al cliente. Stiamo affrontando il2012 con fiducia, consapevoli della nostracultura innovativa e della sempre alta atten-zione verso le esigenze dei nostri clienti».

❞❝Il nostro alto livello d’innovazione

e competitività è dato anchedalla continua ricerca di nuovimateriali e nuove tecnologie

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INNOVAZIONE

Un prodotto isolante dalle rivoluzionarie

caratteristiche, inventato e brevettato

dalla ZG Camini e denominato Zircofoam. Ne spiega

l’utilizzo e le funzioni Giorgio Zambaldo

Lodovico Bevilacqua

In queste pagine,

camini industriali e

immagine dell’isolante

Zircofoam brevettato

dalla ZG Camini di

Montorio (VR)

www.zgcamini.it www.zircofoam.com

Nell’allestimento di un ambienteconfortevole e funzionale, il ca-mino rappresenta, anche in virtùdelle recenti attitudini ricettive

nei confronti del principio del risparmioenergetico, un elemento di concreta impor-tanza. Parimenti, è richiesta grande perizianella progettazione e nell’impianto di sistemidi canne fumarie, tubazioni, cappe e raccordiper l’ambito industriale. Una competenzaglobale che può derivare solo da anni di espe-rienza nel settore e da una strategia impren-ditoriale fortemente orientata verso l’inve-stimento in nuovi materiali e la ricerca disoluzioni progettuali sempre più innovative efunzionali. Questo l’autorevole parere diGiorgio Zambaldo, titolare della ZG Ca-mini, che puntualizza come la lunga storiaaziendale costituisca un prezioso valore ag-giunto. La società è stata istituita nel 1974 egià da allora denotava una vivace verve in-novativa, con una spiccata attitudine per l’in-dagine di nuovi materiali e soluzioni appli-cative ispirate all’innovazione e almiglioramento. «Buona parte dei successicommerciali della nostra azienda si basanosulla felice intuizione iniziale di utilizzarel’acciaio inox, in luogo del ferro, per la rea-lizzazione dei nostri camini – afferma Zam-baldo –. In controtendenza rispetto alla con-

suetudine dell’epoca,abbiamo intuito fin dasubito le qualità di unmateriale molto indi-cando per questa de-stinazione di utilizzo.Le caratteristiche dilongevità e di resi-stenza alla corrosione che offre garantisconoun prodotto affidabile; parimenti la sua ca-pacità di scaldarsi velocemente favorisce iltiraggio del camino e la finitura liscia impe-disce l’adesione della fuliggine alle pareti in-terne della canna, riducendo le esigenze ma-nutentive».La lunga esperienza e la professionalità deitecnici della ZG Camini hanno permesso al-l’azienda di raggiungere un livello di qualitàproduttiva estremamente elevato. «Le carat-teristiche dell’acciaio inox lo rendono un ma-teriale facilmente lavorabile, pur garantendole succitate doti strutturali. Offriamo inoltreuna grande versatilità progettuale e produt-tiva; abbiamo individuato nella misura di0,8 millimetri lo spessore ideale delle lastreutilizzate abitualmente per realizzare i nostricamini, ma a seconda delle esigenze applica-tive e delle contingenze presentate dal cliente,i nostri tecnici sono in grado di proporre so-luzioni customizzate per ogni evenienza. Ga-

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Tra funzionalità e risparmio energetico

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Giorgio Zambaldo

rantiamo inoltre la massima elasticità pro-duttiva, non vincolando la commissione anumeri o volumi minimi di pezzi». Ma quanto conta l’attitudine innovativa inquesto campo? «Si tratta senza dubbio di unapriorità a livello strategico, necessaria a rea-lizzare un prodotto che fa dell’alto livello diingegnerizzazione una caratteristica fonda-

mentale – risponde l’impren-ditore –. Grazie a questa atti-tudine sperimentale abbiamoinoltre creato un prodottoisolante dalle rivoluzionariecaratteristiche, inventato ebrevettato dai nostri labora-tori e denominato Zirco-foam: si tratta di una schiumaceramica che sintetizza la ver-satilità applicativa della lanadi roccia e la praticità e velo-cità di utilizzo offerte dalletradizionali schiume poliute-raniche». Originariamentedestinata a migliorare le pre-stazioni degli isolanti attual-mente utilizzati per la produ-

zione di camini industriali e civili, è statapoi utilizzata alla ZG Camini per una lungaserie di destinazioni d’uso in diversi ambiti,che beneficiano di funzionali caratteristiche,come per esempio «l’indurimento istantaneo,che la rende adatta all’iniezione direttamentein loco di utilizzo o in stampi».L’adozione di una politica imprenditorialefortemente orientata alla priorità qualitativadel prodotto è sempre stata una caratteristicafondamentale della ZG Camini. «Le presta-zioni dei nostri camini sono la garanzia dellaloro stessa qualità, tanto non rendere neces-sario il reclutamento di agenti commercialiper promuovere i nostri prodotti, i qualihanno sempre mantenuto inalterato il suc-cesso anche utilizzando semplicemente i tra-dizionali canali di diffusione del marchio,passaparola e partecipazione a fiere speciali-stiche». L’allestimento di un potenziale pro-duttivo degno di nota, con più di cento mac-chinari all’avanguardia utilizzati, a fronte di70mila euro annui di investimenti in ricercae sviluppo, sostiene in maniera adeguata unaproduzione orientata in maniera convintaverso la massima qualità.

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❝Offriamo una grande versatilità progettualee produttiva; abbiamo individuato nellamisura di 0,8 millimetri lo spessore idealedelle lastre utilizzate abitualmenteper realizzare i nostri camini

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TECNOLOGIE

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“Collegamenti a 6,5 MegaHertz”, “Pogo pins”, “AltoCRI”, “Adams 2”, “20 ppmsu progetti completi e com-

plessi”, sono le parole chiave della tecnologiaodierna, già proiettata nel futuro. Conquiste dellaricerca che apriranno possibilità nuove e oggiinimmaginabili e che renderanno ancora più effi-cienti dal punto di vista funzionale, energetico edeconomico le macchine di uso comune. «Ab-biamo presentato relè così piccoli da poter essereinseriti in pillole ingeribili per fotografare l’internodell’intestino e altri di tale potenza da essere ingrado di lavorare fino a 1200 volt e 1000 am-pere», racconta Franco Caneva, titolare dellaVelco Spa di Vicenza, che conduce insieme al fi-glio Andrea, responsabile del marketing.«L’innovazione è una linfa vitale in questo campo.Circa il 15 per cento della forza lavoro della no-stra azienda, oltre a lavorare su prodotti e appli-cazioni di uso comune, si dedica alla continua ri-cerca e alla gestione di nuove soluzioni, particolarie speciali, da reperire tra i fornitori dalle tecno-logie più avanzate e in grado di dare una rispostaa problemi che le vecchie tecnologie lasciano ir-risolti, in contesti elettronici sempre più spinti al-l’ottimizzazione dell’uso, dei consumi, degli spazie dei costi».L’attività viene portata avanti in un contesto im-pegnativo ma affascinante, in una corsa all’inno-vazione che non conosce tregua: «Il lavoro ditutti i giorni ci porta a operare a stretto contattocon progettisti che costruiscono particolari mac-chine per la scansione del corpo umano, nuovetecnologie in campo oncologico che utilizzeremofra tre o cinque anni, su apparecchiature Cmm ingrado di rilevare tolleranze di lavorazione nel-l’ordine di millesimi di millimetro, misurate senzafermare le macchine, riducendo così drastica-

Dalla funzionalizzazione degli elettrodomestici

alle soluzioni per gli utilizzi medicali

più particolari, le novità sfornate dall’ingegneria

elettronica stanno apportando una piccola

rivoluzione. La descrive Franco Caneva

Amedeo Longhi

Franco Caneva, titolare della Velco Spa di Vicenza, insieme al figlio Andrea, responsabile marketing

www.velco-electronic.com

Gli sviluppidella nanotecnologia

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Franco Caneva

VENETO 2012 • DOSSIER • 163

mente i tempi e i costi di la-vorazione. Tecnologie desti-nate alla medicina che pos-sono distinguerecromaticamente il sanguevenoso da quello arterioso,ai musei, per illuminaresenza rischi le opere d’artepiù preziose, o ai chirurghi,che avranno la possibilità dioperare un paziente lontano migliaia di chilometrigrazie a particolari joystick». Automotive, medicale, “bianco” – frigoriferi, la-vastoviglie, lavatrici – alcuni dei settori in cuitrovano applicazione queste soluzioni tecnologi-che. «In controtendenza rispetto all’andamentodel mercato, continuiamo a fare investimenti e aportare avanti l’innovazione. Quest’anno ab-biamo assunto tre persone, e ne assumeremo al-tre tre prossimamente, con competenze tecnichee commerciali. Abbiamo una serie di prodottistandard ma anche una gamma, quella di maggiorsuccesso, di altri molto particolari; l’obiettivo èsvilupparli ulteriormente promuovendo le nuovetecnologie che continuano a sfornare le fabbricheche noi rappresentiamo, che sono l’eccellenzamondiale in questo campo». Si apre qui un altro importante capitolo, quellorelativo all’attività commerciale: «Il nostro nomeè conosciuto a livello internazionale anche graziealla qualità e al nome delle aziende con cui in-tratteniamo rapporti di partnership: dalla ApemJoysticks alla Citizen Electronics, dalla Coto Re-eds alla Gigavac Contactors, dalla Ricoh PowerManagement alla Vishay Sensors. Tutte realtà diprimo livello nei rispettivi settori di competenza.In particolare la Citizen, in questa situazione dicrisi partita nel 2008, ha reagito molto bene, lan-ciando quasi un prodotto nuovo ogni due setti-

mane. Questo per rendere l’idea della dinamicità,vera ragione dell’affermazione commerciale». Lo staff della Velco è stato anche invitato pressola sede Citizen di Tokyo: «Ci siamo incontrati coni nostri partner giapponesi e abbiamo consegnatoloro una relazione su come vediamo il mercatoitaliano, in qualità di referenti e più grossi distri-butori Citizen per l’Italia e l’Europa. I prodotticontinuano a evolvere a ritmo quasi settimanale,il nostro compito è selezionare quelli che rite-niamo più interessanti per i mercati che trat-tiamo, quello italiano ma anche quello francese». La parte tecnica e quella commerciale vengonocurate con scrupolosità, condividendo informa-zioni e impressioni con clienti e fornitori: «La do-cumentazione relativa all’attività di marketing sibasa su reports tecnici che periodicamente sotto-poniamo alla clientela. Il nostro bagaglio di co-noscenze viene continuamente aggiornato, ac-quisito e poi proposto alle aziende con cuilavoriamo. Particolare attenzione viene posta allacostante formazione del personale di vendita at-traverso la partecipazione a corsi di marketing edi aggiornamento tecnico. Il ciclo si chiude poicon il confronto con i fornitori, prevalentementeamericani e giapponesi, in merito all’andamentodel mercato, in modo da far prendere in consi-derazione le nostre necessità in un contesto dipiena e reciproca collaborazione».

❞❝Abbiamo presentato relè così piccoli da poter

essere inseriti in pillole ingeribiliper fotografare l’interno dell’intestino

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TECNOLOGIE

La progettazione e produzione di sistemirobotizzati è un’ottima palestra per chivuole impegnarsi in campo tecnolo-gico. E proprio per questo che, quando

nel 2009 la gestione aziendale è stata rivoluzio-nata, Alberto Rui – direttore commerciale dellaveneta Robomatik – non ha avuto problemi aconvertire il know-how e l’esperienza acquisitanegli anni convogliandoli in altri settori: «Lanostra società, come molte altre, si è trovata a farei conti con un mercato in repentina evoluzione.Tuttavia – e da questo punto di vista siamo unesempio raro – abbiamo rifiutato l’estrema spe-cializzazione, che in certi casi penalizza. Piutto-sto, sfruttando i vantaggi derivanti dal fatto di es-sere una realtà molto giovane, abbiamo potuto,con estrema facilità e grazie alle competenze ac-quisite nel campo delle automazioni industriali,entrare nel settore delle rinnovabili senza subirele difficoltà tipiche di questo passaggio».

È stata anche la particolare sensibilità dei soci neiconfronti dei temi della sostenibilità ambientaleche ha favorito l’accesso a questa nuova attività:«Cerchiamo sempre più di offrire soluzionichiavi in mano per lo smaltimento di cementoe amianto e per il rifacimento di coperture, maanche per lo studio di particolari strutture me-talliche e carpenterie in genere, da proporre nelsettore edile ed in quello industriale. Un altroaspetto rilevante è quello che riguarda l’utilizzodell’impianto fotovoltaico per la produzione diacqua calda sanitaria sfruttando l’energia elettricain esubero; questa soluzione permette il riscal-damento dell’acqua a costo zero».Di grande importanza è il lavoro di proget-tazione, ricerca e sviluppo: «L’attività proget-tuale – spiega Rui – è fondamentale per po-ter ottenere, già nella fase di studio, lacertezza che i progetti in corso procedano ef-fettivamente nella direzione desiderata. La

Le evoluzioni, sia in termini di soluzioni tecnologiche, che di regime

finanziario, hanno imposto a molte aziende una robusta ristrutturazione.

L’esperienza di Alberto Rui

Amedeo Longhi

La Robomatik Srl

ha sede a Farra

di Soligo (TV)

www.robomatik.eu

Dalla robotica al fotovoltaico

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Alberto Rui

VENETO 2012 • DOSSIER • 165

progettazione è importante anche per svol-gere le varie fasi esecutive in modo organiz-zato ed efficiente, nel rispetto delle normativein materia di sicurezza e salute sul posto di la-voro».L’efficiente struttura aziendale, che ha permessoalla Robomatik di esordire nel settore dellagreen energy senza accusare particolari pro-blemi, è l’eredità di diversi anni di attività nelcomparto della robotica: «Tutta la general in-dustry ha beneficiato dei sistemi robotizzati,specialmente quelli che impiegano robot an-tropomorfi. Le soluzioni robotizzate che inte-grano una visione artificiale si stanno impo-nendo sempre più perché rappresentanosoluzioni grazie alle quali è possibile affidarealla macchina un numero sempre maggiore dicompiti difficili e usuranti, sollevando l’opera-tore dalla ripetizione costante di movimenti eda altre attività dannose per l’organismo, ga-rantendo al contempo la stessa qualità».Ma i vantaggi della robotizzazione toccano an-

che l’industria: «Il beneficio principale è rap-presentato dalla costanza e dall’affidabilità pro-duttiva, in tutti i settori: oltre che in quelli “tra-dizionali” infatti, l’automatizzazione consentitadalla robotica si sta diffondendo anche nel set-tore alimentare e in quello ortofrutticolo, con-sentendo di risolvere le problematiche legatealla stagionalità della produzione con efficaciae a minori costi». In conclusione, una breve analisi della situa-zione economica, che tocca non solo il settore

della meccanica applicata ma l’econo-mia italiana tutta: «Per fronteggiarequesta crisi abbiamo diversificato lenostre competenze, interpretando almeglio i cambiamenti globali. Tutta-via, ritengo doveroso fare un accennoalle difficoltà che le aziende giovaniincontrano per accedere al credito, no-nostante possano vantare incrementicostanti di fatturato e di liquidità, sem-pre sufficiente a far fronte ai vari pa-gamenti. Le banche mancano laddovec’è la necessità di investire per favorirelo sviluppo dell’azienda».

❝Tutta la general industryha beneficiato dei sistemirobotizzati, specialmentequelli che impiegano robotantropomorfi

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TECNOLOGIE

Sia i produttori di automobili sia quellidi sistemi di scarico sono sempre piùattenti all’impatto ambientale e allariduzione delle emissioni in atmo-

sfera. Al contempo l’automotive resta un set-tore selettivo e dalla forte concorrenza, l’in-novazione nella direzione dell’ecosostenibilitàdeve quindi andare di pari passo all’innova-zione in fatto di performance e di una mag-giore efficienza, mantenendo lo stesso livelloqualitativo, tuttavia con consumi e costi piùbassi. «Questa tendenza coinvolge anche leaziende che lavorano nell’indotto della pro-duzione automobilistica, nelle quali pertantosi investe continuamente nella ricerca e nellosviluppo di prodotti completamente ricicla-bili e a zero emissioni». Michele Zara, titolareSolais – società specializzata nella lavorazionedi isolanti termoacustici per auto, moto, au-

tocarri e per il mondo industriale –, spiegacosì il must attuale dell’industria automobi-listica. «La ricerca nel nostro settore è vitaleper restare sul mercato ed è indirizzata sia arealizzare prodotti innovativi con perfor-mance migliori rispetto ai precedenti, sia asviluppare processi produttivi che ci permet-tano di essere più efficienti e quindi di ridurrei costi di produzione».

Qual è il vostro core business?«Produciamo una vasta gamma di manufatti ematerassini termoacustici in fibre minerali ebiosolubili. I nostri prodotti vengono fornitiai produttori di sistemi di scarico e di ripariparacalore sia nel settore OEM (autoveicolinuovi) che nell’after market (ricambio). Iprimi vengono inseriti nei silenziatori di auto,camion, moto, trattori, muletti allo scopo dimigliorare le performance acustiche e le emis-sioni in atmosfera. I materassini invece sonoutilizzati principalmente per l’abbattimentotermico su tubazioni, catalizzatori e paracaloreche vengono montati su motori e altre particalde della vettura».

Qual è il processo di progettazione e pro-duzione?«La progettazione è svolta in collaborazionecon le aziende partner che ci commissionanoun dato tipo di prodotto. Veniamo coinvoltiin questa fase secondo diverse modalità. Peralcuni partner studiamo e realizziamo proto-tipi direttamente nel nostro ufficio tecnico. Inaltri casi collaboriamo attivamente alla fase di

Il mercato globale dell’automobile spinge nella ricerca di soluzioni costruttive

che combinino performance, bassi consumi e rispetto dell’ambiente. Michele Zara

spiega qual è il contributo delle aziende produttrici di isolanti termoacustici

Manlio Teodoro

Cristina Zara,

Luigi Zara, Michele Zara

titolari Solais Srl

di Refrontolo (TV)

www.solais.it

Emissioni zero,il must dell’automotive

166 • DOSSIER • VENETO 2012

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Michele Zara

VENETO 2012 • DOSSIER • 167

ricerca e sviluppo del prodotto, affiancandocial cliente e offrendo l’ampia esperienza ma-turata in questo campo nel corso degli anni.A ogni modo, tutti i prodotti che vengonomontati su veicoli nuovi subiscono una lungaserie di test di omologazione prima di andaresul mercato».

Quali sono i vostri mercati di riferi-mento?«Il nostro bacino di utenza è principalmenteil mercato europeo, ma collaboriamo anchecon importanti partner in Sud America, StatiUniti, Cina e Russia. In generale, fra paesi eu-ropei ed extraeuropei, l’estero rappresenta co-munque circa l’ottanta per cento del nostrofatturato complessivo. Operando nel settore

dell’automotive da oltre untrentennio, ci siamo evo-luti e adattati alle esigenzedel mercato sia europeo chemondiale. Di conseguenza ab-biamo sviluppato nuovi prodotti,nuovi processi produttivi e materiali innova-tivi. La gamma di prodotti si è ampliata e per-sonalizzata in base alle necessità e alle appli-cazioni del cliente e i processi produttivi sonostati necessariamente modificati e affinati. Ilmercato automotive nel quale operiamo ciimpone tempistiche ristrette, obbligandoci aessere sempre più veloci ed efficienti, conti-nuando però a mantenere un alto standardqualitativo».

Quali sono le prospettive per i prossimianni?«Le prospettive sono positive, soprattutto gra-zie all’acquisizione di una serie di commesseper progetti Euro 6 che inizieremo a fornirenel corso del 2013 e che andranno avanti peralmeno cinque anni. Anche per il 2012 leprevisioni sono buone e dovrebbe confermarsil’andamento già positivo del 2011, con inpiù un rialzo del fatturato. Nei prossimi mesi,tra i nostri progetti, c’è l’apertura di un’unitàproduttiva in Brasile con l’obiettivo di fornireil mercato locale».❞

❝Il mercato automotiveci impone tempisticheristrette, obbligandocia essere sempre più velocied efficienti, continuandoperò a mantenere un altostandard qualitativo

Sopra,

fasi della progettazione

e un disegno

del prodotto con,

all’esterno, il materiale

isolante

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Da sempre caratterizzato da un’ele-vata specializzazione e da un ac-centuato slancio innovativo, il set-tore energetico sta attraversando,

in tempi recenti, un’importante fase congiun-turale, dove – complici anche nuove propen-sioni a livello normativo – vengono ridefiniteregole e parametri, sovente orientando il mer-cato verso la valorizzazione di fonti di energiealternative. Ricettività e dinamismo per lenuove tendenze diventano dunque importanticondizioni di competitività, ma anche l'espe-rienza maturata in anni di attività gioca – comespesso accade – un ruolo importante. Due at-titudini differenti, due virtù imprenditoriali,ben impersonate da Enrico Soga, amministra-tore delegato dell’omonima azienda. «La nostra

esperienza quasi cinquantennale nelcampo della progettazione, realizza-zione e distribuzione di macchine elet-triche rotanti ci ha permesso di at-tuare politiche aziendali funzionali eavvedute, istituendo – tramite acqui-

sizioni mirate – una sagace strate-gia di diversificazione».

Quali sono i van-taggi di questa sceltastrategica e quali lemodalità di attua-zione?«In un ambito cosìspecializzato comequello della produ-zione di macchine

elettriche rotanti, la di-

versificazione produttiva consente un’efficacerazionalizzazione delle fasi di progettazione erealizzazione del prodotto. Per la Soga si trattadi un processo di lungo corso, iniziato nel 1987con l'acquisizione della Sincro e terminato – inun'ottica di promozione del branding – con laridefinizione degli assetti produttivi e del-l'identità del gruppo, ora denominato SogaEnergy Team».

Quali sono i marchi commercializzati dalSoga Energy Team e quali sono le loro iden-tità?«Allo storico marchio Soga – conosciuto inItalia e all’estero dal 1966 per la produzione dimotori elettrici asincroni – si affiancano i mar-chi Sincro, Agrowatt e Sogaenergies. Sincroidentifica gli alternatori sincroni e le saldatricirotanti, Agrowatt rappresenta il brand più co-nosciuto al mondo nell’ambito dei generatoricon attacco a cardano, mentre Sogaenergies è ilnome della nuova linea dedicata ai generatoria magneti permanenti, in IP54 ed eolici. Na-turalmente per ognuno dei sopra citati marchisono previsti specifici canali a livello progettualee distributivo, oltre che prettamente produt-tivo. La gestione di un tale potenziale operativoha inoltre richiesto un adeguamento strutturalealle esigenze produttive; per questo la realizza-zione dei nostri prodotti avviene in sette diffe-renti stabilimenti, dislocati fra Italia e Croazia».

Come si declina l'attitudine innovativa delSoga Energy Team?«Il nostro dipartimento di ricerca e sviluppo hasempre catalizzato la maggior parte delle ener-gie e delle risorse; in un ambito dove gli spunti

Investimenti in ricerca e sviluppo per promuovere la qualità produttiva

e disponibilità a valorizzare le fonti di energia rinnovabile. I dettagli

del mercato energetico nelle parole di Enrico Soga

Lodovico Bevilacqua

L’energia fra passato e futuro

Enrico Soga,

amministratore delegato

della Soga Spa

di Montecchio Maggiore (VI)

www.sogaenergyteam.com

TECNOLOGIE

168 • DOSSIER • VENETO 2012

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VENETO 2012 • DOSSIER • 169

e le intuizioni innovative definiscono la com-petitività delle aziende, gli investimenti nel-l'innovazione tecnologica vanno consideratiuna priorità assoluta. Ma parte della stima edella considerazione che abbiamo guadagnatonegli anni va ascritta alla efficace politica col-laborativa istituita con i clienti; la capacità divalutare le singole esigenze e le differenti ne-cessità e di ovviarle tramite un percorso pro-gettuale customizzato è una qualità molto ap-prezzata».

Quali sono le vostre politiche aziendali inmerito all'energia alternativa?«La sensibilità istituzionale in merito a questotema ha prodotto un consistente corpo nor-mativo, in particolar modo sono molto im-

portanti i parametri stabiliti dal ParlamentoEuropeo e contenuti nel pacchetto clima-energia, che impone – entro il 2020 – la ri-duzione delle emissioni di gas a effetto serra,l'aumento del risparmio energetico e l'au-mento del consumo di fonti di energia rin-novabili, tutti nella misura del venti per cento.In questo contesto i nostri sforzi innovativi –

confortati da consistenti fi-nanziamenti – sono orientativerso l'acquisizione di un ef-ficace know-how nel campodel settore eolico. In partico-lare stiamo lavorando – tra-mite la nostra linea Sogaener-gies – al perfezionamento digeneratori a magneti perma-nenti, appositamente svilup-pati per la produzione dienergie rinnovabili da turbinemini e micro eoliche».

Enrico Soga

❝In un ambito dove gli spuntie le intuizioni innovative definisconola competitività, gli investimentinell'innovazione tecnologica vannoconsiderati una priorità

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TECNOLOGIE

«Essere presenti nel territorio ve-ronese ha significato per noi lapossibilità di partecipare ap-pieno all’importante sviluppo

del settore calzaturiero in quest’area. Questostesso vantaggio, però, si sarebbe rivelato fatalese non avessimo saputo adeguare la nostraazienda alle necessità derivanti dalla delocaliz-zazione manifatturiera. Infatti, se qualche faci-litazione c’è stata all’inizio, molteplici sono statii fattori di penalizzazione nel corso degli anni,ai quali abbiamo sempre cercato di contrapporresoluzioni innovative». Questo il bilancio cheLuigi Degara, presidente del Cda della DespaSpa, affiancato dall’amministratore delegato Ste-fano Gottardi – azienda del gruppo De Garache commercializza macchinari per l’industriadella calzatura, della pelletteria e della selleriaauto –, traccia a più di quarant’anni dalla fon-dazione. «L’impegno e la dedizione nel lavoro cihanno permesso di espanderci e diversificare laproduzione, oltre che di raggiungere oggi un re-spiro internazionale».

Quale attività rappresenta il core businessdella vostra azienda?«Ci proponiamo come partner di riferimentoper la scelta di macchinari e la fornitura di si-stemi completi chiavi in mano destinati alla la-vorazione delle pelli nei settori calzaturiero e au-tomotive. Commercializziamo macchine nuove,e macchine usate che rimettiamo a nuovo. Aquesto si aggiunge tutto il supporto tecnico ne-

cessario nelle fasi di pre e post ven-dita. Il nostro lavoro è caratterizzatodall’applicazione di strategie mirate agarantire la continuità di questi ser-vizi ad alto valore aggiunto e la qua-lità, fornendo prodotti originali ecertificati proponendo soluzioni tec-nologicamente avanzate».

Sono numerose le realtà che fanno capoal gruppo De Gara, presenti anche al-l’estero. Com’è organizzata la vostra retetransnazionale?«Siamo presenti in particolare in Romania,Nord Africa, Etiopia, Macedonia, Est Europa eSudamerica. Siamo organizzati in due macro-settori di riferimento: Despa Spa macchine e Pi-digi Spa prodotti. Siamo strutturati in modocompatto anche dal punto di vista informa-tico. Questo ci permette di raccogliere infor-mazioni importanti da diverse aree geografichedi produzione, confrontarle ed essere imme-diatamente reattivi, sia in termini di linea diprodotto, sia in termini di rapportoqualità/prezzo. La capacità di dialogo all’in-terno dell’organizzazione internazionale, soste-nuta da strumenti adeguati, è certamente unadelle componenti del nostro successo».

Quali sono le più recenti tecnologie appli-cate nel settore?«Le ultime innovazioni tecnologiche riguardanosoprattutto l’impiego di automatismi. Questesoluzioni hanno anche un’importante compo-

Luigi Degara,

presidente del Cda

della Despa Spa

di Verona. Nella pagina

accanto

l’amministratore

delegato

Stefano Gottardi

www.despa.com

Le possibilità di sviluppo nei paesi emergenti per i rivenditori di macchinari dedicati

alla produzione di calzature, pelletteria e automotive. Luigi Degara spiega come il successo

economico sia legato a doppio filo all’espansione oltre i confini nazionali

Luca Cavera

La tecnologia per l’industriaguarda all’estero

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Luigi Degara

VENETO 2012 • DOSSIER • 171

nente ecofriendly, dato che consen-tono di ridurre il consumo di materiaprima e che non si avvalgono di si-stemi il cui ciclo produttivo comportal’utilizzo di materie tossiche o la produzione dirifiuti dannosi. Altra importante innovazione ri-guarda l’impiego di adesivi a base d’acqua, chehanno eliminato finalmente l’impiego di sol-venti idrocarburici. Il tutto a vantaggio del-l’ambiente, della salute del personale addettoalla produzione e non da ultimo quella del-l’utilizzatore finale del prodotto».

Qual è il bilancio del vostro 2011?«L’anno passato ha premiato le importanti e de-licate attività di ristrutturazione che abbiamointrapreso negli ultimi tempi. A importantiazioni di razionalizzazione, abbiamo fatto corri-spondere efficientamento e potenziamento com-

merciale investendo nel mantenimento dei ser-vizi che ci contraddistinguono. Siamo riusciti aincrementare il margine di contribuzione e amigliorare i flussi finanziari, anche rinunciandoa quote di fatturato ritenuto eccessivamente a ri-schio in termini di incassi. La costante attenzioneche poniamo in tutti i mercati e il continuo mo-nitoraggio economico degli stessi, ci hanno por-tato a concentrare le azioni di sviluppo in queipaesi emergenti che si sono rivelati maggior-mente produttivi rispetto a quelli ormai maturi.Nonostante la soddisfazione per i risultati otte-nuti, la politica aziendale rimane prudente. Ana-lizzando i dati di fatturato rileviamo, inoltre,che, per quanto ci riguarda, il mercato interno,mediamente, continua a rappresentare un 37per cento a fronte di un mercato estero a quota63 per cento».

Quali sono i principali investimenti in pro-gramma per il 2012?«Sicuramente, nel corso del 2012, prosegui-remo le attività di sviluppo e potenziamento dinuove sedi, situate appunto in mercati emer-genti. Continueremo a impegnarci anche dalpunto di vista etico-commerciale per favorire lacollaborazione e la sinergia tra fornitori e clientie tra clienti e clienti, al fine di proteggere il no-stro mercato. Ci auguriamo anche che un si-stema bancario maggiormente sensibile aglistessi parametri possa tornare a premiare quelleattività che producono un reale beneficio eco-nomico per l’intero sistema».

Quota del fatturatodella Despa Spa

generatoattraverso l’attività

nei mercatiinternazionali

ESTERO63%

❝Il 2011 ha premiatole importanti e delicateattività di ristrutturazioneche abbiamo intrapresonegli ultimi tempi

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TECNOLOGIE

La dinamica degli indicatori econo-mici che emerge dall’indagine con-giunturale di Confindustria Venetosu un campione di quasi 1200

aziende manifatturiere, a consuntivo delquarto trimestre 2011, registra un rallenta-mento di tutti i settori economici. Quasi il40 per cento delle imprese venete denunciacosì una flessione dell’attività produttiva,mitigata soltanto da una pallida crescita del-l’export. L’analisi evidenzia debolezza in tuttii principali indicatori economici: produzione–2,1 per cento, vendite in Italia –2,1 percento, vendite Ue +1,4 per cento, vendite ex-tra Ue +2,1 per cento, occupazione –0,2 percento, prezzo materie prime +4,2 per cento.

A soffrire in manierapiù spiccata è il com-parto del legno e del-l’arredo, con un –4,3per cento. Da questoscenario emergonoperò alcune realtà chenell’ultimo bienniosono riuscite a man-tenere il mercato,come Essetre, societàproduttrice di mac-chine per la lavora-zione del legno.

Come spiega il presidente Giovanni Sella:«Pur non potendo certamente negare i dati dimercato – specialmente per quanto riguardail settore del mobile –, tuttavia la capacità diEssetre è sempre stata quella di differenziaresia la produzione che i mercati di riferi-mento. E in questo modo siamo riusciti adarginare notevolmente gli effetti della crisi,mantenendo costante nel tempo il nostrotrend di crescita».

Qual è il vostro core business e a qualimercati di riferimento è maggiormente de-stinato il vostro prodotto?«La nostra società è nata per produrre mac-chine per la lavorazione del legno, con parti-colare attenzione alla lavorazione dei top edelle cucine. Quindi il nostro target di riferi-mento va dal piccolo artigiano al grandegruppo industriale. Accanto alle macchineper la produzione di cucine – che restano laproduzione per noi più importante –, ab-biamo via via affiancato anche strumenti de-stinati ad altri settori produttivi, come quellodei serramenti, delle scale, dei mobili in ge-nere, delle sedie, degli elementi curvati, deidivani, dei pannelli, della carpenteria, del-l’edilizia in legno e della rifilatura di Pvc. Perquanto riguarda i mercati di riferimento, sefino a qualche decennio fa era esclusivamentequello italiano, adesso ci siamo spostati sul-

Un modello di produzione di macchine che punta alla personalizzazione delle esigenze

di fabbrica. Giovanni Sella spiega il ruolo della ricerca e della diversificazione,

che hanno permesso a Essetre di essere in controtendenza rispetto al resto

del comparto manifatturiero veneto

Valerio Germanico

Innovazioni tailor madeper la lavorazione del legno

174 • DOSSIER • VENETO 2012

Giovanni Sella,

presidente della Essetre

Spa di Thiene (VI)

www.essetre.com

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Giovanni Sella

VENETO 2012 • DOSSIER • 175

l’estero. Attualmente le nostre esportazioni siconcentrano maggiormente sul mercato eu-ropeo ed est europeo, ma stiamo iniziando ariscuotere interesse anche nel mercato asiaticoe americano».

Quali sono state le principali tappe al-l’interno del settore dedicato alle macchineper la lavorazione del legno?«Il progresso, nel settore dei cucinieri, è statodettato da una costante necessità di incre-mentare i volumi produttivi, riducendo pa-rimenti le tempistiche di lavorazione. In que-sto senso, nel corso del tempo, abbiamo viavia progettato macchine sempre più flessi-bili e con un’implementazione sempre mag-

giore di componenti informatizzate. Questeper portare le macchine a essere in grado dicompiere molteplici operazioni contempo-raneamente e riducendo sensibilmente la ne-cessità di gestire il processo produttivo daparte dell’operatore macchina. Inoltre, perquanto riguarda il settore del mobile in ge-nerale, abbiamo focalizzato l’attenzione sullaproduzione di un centro di lavoro ad alta

flessibilità, dedicato alla pro-duzione in tempo reale dipiani per cucine, mensole,antine e corpi di mobili. Perquanto riguarda la carpente-ria, al momento ci stiamoconcentrando maggiormentenello sviluppo di macchinedotate di concetti tecnicisempre più innovativi».

Quali sono le macchinepiù innovative per la car-penteria?

❯❯

❝Ogni macchina è curatanei particolari e adattataalle necessità del committente,diventando così un pezzo unicoaltamente personalizzato

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176 • DOSSIER • VENETO 2012

«L’ultima serie di macchine Techno rispondealle richieste crescenti del settore sia in Italiache all’estero. Sono macchine dedicate a tuttele lavorazioni previste sulle travi: Techno Wallper la lavorazione di pareti, Techno BH spe-cifica per case block house, Techno Fast –l’ultima nata della serie Techno – dedicata allalavorazione delle travi che, grazie alle sue di-mensioni estremamente contenute e agli alticontenuti tecnologici, si propone come mac-china all’avanguardia per il settore della car-penteria».

Attraverso quali strategie di ricerca svi-luppate le nuove linee?«Il contributo maggiore alla nostra innova-zione viene soprattutto dalle esigenze dei par-tner. Sono questi infatti che stimolano il no-stro ufficio progettazione a implementaresoluzioni sempre più flessibili. La linfa vitale

dell’azienda è sempre stata quella di assecon-dare queste esigenze, cercando di offrire so-luzioni superiori alle aspettative stesse. E cer-tamente i valori aggiunti dei nostri prodottisono l’innovazione e la cura per il dettaglio.Ogni macchina viene curata nei minimi par-ticolari, ma soprattutto viene adattata allenecessità dell’acquirente, diventando così un“pezzo unico” altamente personalizzato. A ti-

tolo di esempio possiamo ri-portare il progetto Fusion,una macchina destinata alsettore del mobile che per-mette di sezionare e bordarecontemporaneamente lebarre, riducendo notevol-mente i tempi di produzionee offrendo maggior flessibi-lità. Oppure Techno Pro-gress, che permette di lavo-rare contemporaneamentetravi e pareti, permettendoin tal modo ai costruttori dicase in legno di avere ununico centro di lavoro poli-valente, che assicura una pro-duzione completa».Dato che la vostra produ-

zione ha spiccata tendenzatailor made, quanto sonoimportanti le tutele dei bre-vetti per il vostro business?«Le tutele di brevetto per lanostra azienda sono di fon-

❯❯

TECNOLOGIE

❝Per il settore del mobile in generale abbiamofocalizzato l’attenzione sulla produzionedi un centro di lavoro ad alta flessibilità

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VENETO 2012 • DOSSIER • 177

damentale importanza, dato che immettiamosul mercato costantemente delle innovazioniche ci contraddistinguono e che rappresen-tano il vero punto di forza della Essetre. Ilbrevetto, poi, non è solo una tutela control’eventuale riproducibilità, bensì anche undeterrente contro eventuali prodotti e solu-zioni simili – Oltre che rappresenta un in-dubbio valore aggiunto per il prodotto stesso.In questo momento, il nostro brevetto piùimportante è quello della Techno Turn, uninnovativo centro di lavoro a controllo nu-merico per il quale abbiamo anche ottenutodue premi: il Lyon d’Or ricevuto nel 2011,durante la fiera Eurobois di Lione, e il di-ploma all’innovazione ricevuto nel 2011 allafiera Techno Drev in Russia».

Cosa pensa della scelta di molte aziendeitaliane di reagire alla concorrenza e allacrisi con la delocalizzazione produttiva?«Rispettiamo questo tipo di scelte imprendi-toriali, tuttavia noi ne abbiamo fatta una di-versa. La nostra società fa parte dell’Acimall(Associazione Italiana Costruttori MacchineLegno) e su tutte le nostre macchine vienepuntualmente affissa la targhetta dell’asso-ciazione, che mette in evidenza la prove-nienza made in Italy del nostro prodotto. Ri-teniamo infatti che sia l’inventiva che lostandard qualitativo italiani non abbiano pa-ragoni e che siano, nel tempo, diventati un’ef-fettiva garanzia per proporsi all’estero a livellocommerciale. A livello di produzione, quindi,per noi, l’Italia resta il campo di azione pri-vilegiato e crediamo che se questa preferenzafosse maggiormente diffusa sarebbe possibilereagire meglio alle crisi facendo squadra».

Con quali progetti o incentivi l’UnioneEuropea, lo Stato e le Regioni potrebberocontrastare il fenomeno della delocalizza-zione e mantenere alta la bandiera delmade in Italy?«Poiché la delocalizzazione porta i suoi be-nefici solo nel breve termine. Invece a lungo

termine si rischia che questi benefici ven-gano assorbiti dalla globalizzazione, causandooltretutto nel proprio territorio di originedei seri danni sia a livello imprenditoriale, chea livello sociale. Questi effetti, che sono de-vastanti sia per l’economia che per la società,oltre che per il nostro tessuto imprenditorialee per le sorti dell’intero paese, dovrebbero es-sere contrastati attraverso una politica volta adiminuire i costi per le imprese. E soprattuttouna politica mirata a garantire una più facileaccessibilità al credito e una maggior flessi-bilità del lavoro. Viceversa, per le impreseche decidono di delocalizzare dovrebbero es-sere garantiti minori benefici sia in termini fi-scali che finanziari».

Le crescenti esigenze di compattezza, velocità e flessibilitàprovenienti dal settore della lavorazione delle travi in legno, hannospinto l’ufficio progettazione di Essetre a sviluppare un nuovoconcetto di macchina: Techno Turn, un innovativo centro di lavoroa controllo numerico Eu patent pending a sei assi interpolanti incontinuo con portale fisso. Questa permette di lavorare le travi sututte le sei facce senza doverle ruotare. Inoltre ha dimensioniestremamente contenute, che permettono di lavorare travi consezione massima di 240 per 400 millimetri e lunghezza illimitata.Su un robusto e stabile portale in carpenteria elettrosaldata èstata applicata una ghiera di precisione con movimentazione a360 gradi, gestita automaticamente dal Cn e sulla quale trovaposto l’innovativa testa a fresare Turn.

Un nuovo sistemadi fresatura della trave

Giovanni Sella

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TECNOLOGIE

178 • DOSSIER • VENETO 2012

Per il settore cartotecnico gli ultimianni non sono stati particolarmentebrillanti. Tuttavia sono emerse dina-miche differenti, con aziende che

hanno presentato performance soddisfacenti ealtre che sono state penalizzate dall’incidenzadel mercato di riferimento. La riduzione dellaproduzione ha presentato tendenze in contra-sto fra loro, se la domanda del mercato di con-sumo è cresciuta, c’è stato un calo della ri-chiesta di prodotti cartotecnici da parte delleattività industriali. Queste, in linea con il trendnazionale, hanno rappresentato un freno per ilsettore. All’interno del mercato di consumo,invece, i prodotti per ufficio e scuola hanno re-gistrato un trend di crescita. Ulteriore fattoredi discrimine è stato il modo delle aziende car-totecniche di affrontare la crisi, come spiegaMauro Favretto, amministratore di Plastigra-fica: «Gli ultimi anni sono stati estremamentedifficili per noi e per tutte le aziende del settore.Tuttavia la nostra flessibilità e la capacità di ge-stire commesse con tempi di consegna brevis-simi ci hanno permesso di incrementare il nu-mero dei partner e il fatturato – benché questonegli ultimi anni abbia dovuto assorbire l’au-mento dei costi delle materie prime». Inoltre, la crescita della società è stata suppor-tata da un costante sviluppo tecnologico delleattrezzature e da una costante riqualificazionedelle risorse umane. «Abbiamo sempre pensatoche credendo nelle proprie capacità e nonavendo paura di investire, le possibilità di cre-scita esistano anche in tempi di crisi. Per que-sto abbiamo continuato a rinnovare il nostroparco macchine anche in questi anni. Fra inostri più recenti investimenti, quello più im-portante è stato l’acquisto di due plotter da ta-glio e incollaggio, che ci permettono di realiz-zare lavorazioni particolari e complesse –tuttavia la componente manuale e tradizio-nale è ancora fondamentale per l’esecuzione dialcuni tipi di prodotto che continuano a esserefortemente richiesti dal mercato. Negli ultimi

Il settore della lavorazione della carta è stato diviso

fra la crisi del mercato industriale e la crescita

di prodotti per scuola e ufficio. Le risposte

di Mauro Favretto alla crisi sono l’investimento

in tecnologia e risorse umane

Manlio Teodoro

Fra comunicazione visivae cartotecnica

La Plastigrafica Srl ha sede a Silea (TV)

www.plastigrafica.it

Page 149: DossVeneto032012

anni ci siamo specializzati nella produzione diespositori estremamente complessi, per questotipo di prodotto la presenza dei nuovi plotterè stata fondamentale e ha implementato la ca-pacità produttiva e creativa del nostro ufficiotecnico». Il mercato di riferimento di Plastigrafica com-prende i maggiori stampatori del Nord Italiaper i quali esegue lavorazioni in conto terzi de-stinate al mondo dell’occhialeria. «Un altrosettore importantissimo per noi, per il qualesiamo però fornitori diretti, è quello dellascuola. Collaboriamo con le maggiori realtà alivello nazionale nella produzione di copertinead anelli e cartelline a tre lembi. Inoltre, rea-lizziamo un’ampia gamma di prodotti, tra cuiraccoglitori e porta-progetti sempre per scuolae ufficio, cartonati per la legatoria, cofanetti ebox da ufficio personalizzati, crowner, cartellibombati da vetrina. Eseguiamo inoltre accop-piature, fustellazioni, plastificazioni, stampe acaldo su cartonato, verniciature Uv a spot, se-

rigrafiche e normali su qualsiasi materiale. In-fine, confezioni a spirale e rubricatura di libri,cataloghi e calendari. La qualità della produ-zione è garantita a partire dalla scelta delle ma-terie prime e da una struttura produttiva par-ticolarmente attenta al rispetto degli altistandard qualitativi che la nostra azienda si èimposta». La capacità di trovare soluzioni che miglio-rino l’efficienza produttiva è supportata dallacertificazione Uni En Iso 9001:2008 e dallacertificazione Fsc (Forest Stewardship Coun-cil), conseguite entrambe nell’anno 2011. «Perpotenziare le nostre competenze abbiamo rile-vato la cartotecnica Bieffe, dalla quale è statoinserito nell’organigramma Valter Baldo (socioe attuale responsabile produzione), e acquisitopartecipazione nell’azienda serigrafica Silcat.Questo ha incrementato il nostro know howper la lavorazione della carta e l’attenzione almondo della comunicazione visiva per la rea-lizzazione dei progetti più particolari e creativi.Le prospettive del mercato per il 2012 ci spin-gono a porci l’obiettivo ambizioso di crescereancora rispetto all’anno precedente. Siamoconvinti che questo periodo di difficoltà possaessere superato soltanto investendo nel mi-

glioramento della struttura commerciale edell’ufficio tecnico, cioè vuol dire pun-

tare prima di tutto sulla propriaazienda, sia dal punto di vista tec-

nologico che delle risorseumane».

Mauro Favretto

VENETO 2012 • DOSSIER • 179

❞❝Un settore importantissimoper noi, per il quale siamofornitori diretti, è quellodegli articoli per la scuola

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TECNOLOGIE

182 • DOSSIER • VENETO 2012

La passione per lo sport, la cura delcorpo e del benessere fisico. Sonoquesti i valori che hanno ispirato eguidato il life style della Carnielli

Fitness, azienda di Vittorio Veneto che de-tiene ancora oggi il brevetto di uno deglistrumenti più comunemente associati all’at-tività sportiva indoor: la cyclette. «L’inven-zione di questo prodotto, tuttora marchio re-gistrato di nostra proprietà – spiega FrancescoMoretto, presidente di Carnielli Fitness – harappresentato un momento strategicamentedecisivo. E ci ha permesso di introdurre unmodo totalmente rivoluzionario di concepirelo sport, anticipando future mode e tendenze,come quella dell’home fitness». Forza, ambi-zione ed entusiasmo hanno reso possibile l’af-fermazione dell’azienda nel mercato mon-diale, che si conferma nel 2012, dopo oltre unsecolo di vita, una realtà dinamica e versatile,che trova il suo punto di forza nella capacitàdi coniugare tradizione artigianale e sistemiproduttivi di ultima generazione, producendouna gamma completa di prodotti per l’attivitàfisica indoor e outdoor.

Dopo aver rivoluzionato in maniera cosìincisiva non solo il mondo dello sport, maanche l’immaginario collettivo, quali sonoattualmente i progetti sui quali state lavo-rando?

«Stiamo studiando un brevettoper un nuovo tipo di tapis rou-lant. L’obiettivo è quello di riu-scire a replicare in maniera il più fedele pos-sibile la camminata sulla terra e sulla sabbia.Questo per dare una sensazione di corsa il piùnatura possibile, dato che gli attuali tapisroulant determinano sempre un impatto nonottimale. Stiamo lavorando per ottimizzareuna soluzione basata su un materiale sinte-tico, il viscoelastomero slow memory. Si trattadi un polimero già utilizzato in altri ambitiindustriali».

In che modo si sta svolgendo l’attività diricerca e sviluppo su questo nuovo tipo diprodotto?«Stiamo lavorando insieme a un team di in-gegneri dell’Unir di Treviso, struttura diUnindustria. Questi ci hanno anche permessodi entrare in collegamento con i ricercatoridell’università di Padova. Naturalmente ècoinvolto anche il team di sviluppo interno.Al di là degli aspetti tecnici, poi, e trasversal-mente a questo e ad altri prodotti, abbiamoavviato delle collaborazioni con degli studi didesign per la creazione di linee moderne e chesi combinino sia con le soluzioni di arredodell’abitazione contemporanea sia ai suoispazi sempre più ottimizzati».

Qual è l’idea di business che sta dietro al

Gli inventori della cyclette provano adesso a rivoluzione il mercato

dei tapis roulant, con un tappeto che replichi l’impatto con la terra.

Francesco Moretto riporta i risultati raggiunti e profila le sfide future

per il settore dell’home fitness

Manlio Teodoro

Innovazione e designper la cura del corpo

Francesco Moretto,

presidente della

Carnielli Fitness Spa

di Vittorio Veneto (TV)

www.carnielli.com

Page 151: DossVeneto032012

lavoro su questo nuovo tapis roulant?«L’idea è portare qualcosa di nuovo all’in-terno di un mercato ormai maturo e nel qualesoprattutto l’offerta è ormai caratterizzata dauna diffusa mediocrità. Fra prodotti che si so-migliano tutti, il nostro tapis roulant conuna camminata che replichi quella al suolopotrebbe sarebbe una vera e propria innova-zione. Con questo prodotto, una volta com-pletatone lo sviluppo, punteremo inizial-mente a rimettere in movimento ilmercato europeo».

Parlando del vostro prodotto piùimportante, la cyclette, qualè oggi l’offerta?«Da quando ne abbiamodepositato il brevettocome brevetto, nel 1953,sulla cyclette abbiamo ope-rato per introdurre nuove tec-nologie. Una delle ultimeinnovazioni è stata l’appli-cazione di freni magne-tici in sostituzione diquelli meccanici. Ab-biamo inoltre imple-

mentato una cyclette con ungeneratore di corrente che au-toalimenta il funzionamentodella componente elettronicadella macchina – si tratta delGps (General Power System).

Inoltre continuiamo a detenere il brevettomondiale della cyclette più compatta, laCompact. Questo modello, che esiste daanni, è stato ringiovanito con un sistema elet-tromagnetico».

A oltre cento anni dalla vostra fonda-zione, quali sono i risultati più importanti?«La nostra società è stata fondata nel 1908 e

nel 2008, in occasione del centenario,non abbiamo che potuto cele-brare un secolo caratterizzato da

innumerevoli successi, raggiuntigrazie alla continua innovazione e

allo studio sul design. Questi hannoportato il nostro marchio ad affer-marsi nel mercato nazionale e inter-nazionale, con prodotti sempre al-l’avanguardia e capaci di soddisfare lenecessità di allenamento dello sportivopiù attento ed esigente. Così, oggi,Carnielli Fitness è una realtà proiettataverso il futuro, non solo in termini di

prodotto, ma anche con importantiprogetti di marketing e comuni-

cazione per la fidelizzazione delmarchio».

Francesco Moretto

VENETO 2012 • DOSSIER • 183

❝Continuiamo a detenereil brevetto mondialedella cyclette più compatta,la Compact. Questo modello,che esiste da anni, è statoringiovanito con un sistemaelettromagnetico

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TECNOLOGIE

184 • DOSSIER • VENETO 2012

L’industria tessile italiana, stretta tra lamorsa della crisi e la concorrenza“low cost” proveniente dai Paesi invia di sviluppo, sta attraversando

una fase di profondi cambiamenti, con nu-merose imprese costrette a chiudere i battentiin quanto non più in grado di competere sulmercato. Ci sono però realtà imprenditorialiche, con lungimiranza, già da diverso tempohanno implementato un’efficace politica di di-versificazione produttiva, ritagliandosi nuovi einteressanti spazi in comparti in cui la qualitàe l’innovazione tecnologica sono ancora ele-menti in grado di fare la differenza. È il casodella Galvanin, azienda di Marano Vicentinospecializzata nella produzione di macchinariper l’industria tessile, che da una decina d’anniha però messo il proprio know how e la pro-pria esperienza al servizio del settore alimen-tare, come racconta il suo presidente, Mar-cello Galvanin: «Oggi le aziende tessili europeepreferiscono importare direttamente il pro-dotto finito, soprattutto da Cina e India, enon hanno quindi bisogno di svolgere parti-colari lavorazioni. L’industria alimentare, in-vece, offre ancora buone opportunità di busi-ness, ed è proprio sulla base di questeconsiderazioni che, sfruttando le nostre cono-scenze, abbiamo creato un’apposita Food Di-vision, per la progettazione e costruzione dimacchinari e impianti per il trattamento diprodotti alimentari».

Come si compone,attualmente, la vostrastruttura aziendale?«Il 70 per cento del no-stro fatturato deriva an-cora dal tessile, graziealla presenza ormai con-solidata su nicchie dimercati esteri, principal-mente Sudamerica, Me-dio Oriente, Russia eAsia. Tuttavia la nostra attività in campo ali-mentare è in continua crescita, frutto di un in-cessante lavoro di innovazione e sviluppo tec-nologico, che ci permette di offrire al mercatostrumenti davvero all’avanguardia, completa-mente automatizzati e rispondenti alle piùstringenti normative internazionali».

La ricerca e l’innovazione, quindi, rap-presentano un aspetto fondamentale.«Siamo un laboratorio di ricerca riconosciutodal Miur, e collaboriamo costantemente conenti e prestigiosi istituti, tra cui ad esempiol’Università di Bologna, con la quale stiamoportando avanti un progetto di rilevanza in-ternazionale. Operiamo al fianco di grandigruppi e multinazionali, e per riuscire a sod-disfare in maniera adeguata le loro esigenze èindispensabile mantenere, nel tempo, elevatistandard produttivi e qualitativi, che solo la ri-cerca e l’aggiornamento tecnologico possonogarantire».

Diversificare per crescere. Marcello Galvanin spiega che, dopo aver adattato

l’attività produttiva alle esigenze dell’industria alimentare, si prepara ora

a conquistare i mercati internazionali

Guido Puopolo

Tecnologieper il settore alimentare

Marcello Galvanin, presidente della Galvanin Srl

di Marano Vicentino (VI)

[email protected]

Page 153: DossVeneto032012

VENETO 2012 • DOSSIER • 185

Quali sono al momento i vostri principalicommittenti?«Recentemente abbiamo stretto una partnershipmolto importante con una consociata del gruppoAsia Nestlè, mentre in Italia, solo per citare alcuninomi, forniamo le nostre macchine alla Saclà ealla Plasmon, parte del gruppo Heinz».

Tra i macchinari da voi realizzati, qualihanno ottenuto le risposte migliori dalmercato?«Disponiamo di un’ampia gamma di articoli,tra cui cutter automatici ribaltabili per farecreme, salse, impasti di carne, impasti perdolci, patè, grattugiati e ripieni per pasta fre-sca; impianti di stoccaggio e dosaggio di com-ponenti in polvere e microingredienti; misce-latori a serpentino rotante per scongelare,miscelare e riscaldare secondo ricetta; auto-clavi per la pastorizzazione e sterilizzazione edevaporatori sottovuoto, ideali per la produ-zione di marmellate e confetture. Senza dub-bio, però, il nostro prodotto di maggior suc-cesso è la nuovissima filatrice automatica permozzarella per pizza e formaggi filati GTM

500, da noi brevettata e destinata al settorelattiero-caseario».

Di cosa si tratta nello specifico?«Questa è una macchina assolutamente rivo-luzionaria, con una capacità produttiva che va-ria dai 1000 ai 2000 kg/ora, a seconda del pro-dotto da trattare. Costruita interamente inacciaio inox AISI 316L, permette infatti diprodurre mozzarella in un’unica lavorazionepartendo dai vari ingredienti liquidi, in polvereo surgelati, risparmiando diversi passaggi, conconseguenti vantaggi in termini di costi di la-vorazione e un aumento della qualità del pro-dotto lavorato».

Quali, infine, le strategie per il futurodella Galvanin?«Abbiamo commesse già avviate che ci impe-gneranno per i prossimi otto mesi, e per que-sto guardiamo al futuro con grande fiducia.Senza tralasciare il tessile, vogliamo ampliareulteriormente il nostro raggio d’azione incampo alimentare, e per questo puntiamo aimporci anche su mercati non ancora battuti,come quello brasiliano e russo».

Marcello Galvanin

❝La filatrice GTM permette di produrremozzarella risparmiando diversipassaggi, con conseguenti vantaggiin termini di costi e un aumentodella qualità del prodotto finale

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IL MERCATO DELL’AUTO

190 • DOSSIER • VENETO 2012

«Il 2011 è stato un anno denso dieventi, risultati ed emozioni».Adriana Vicentini, titolare e voltodella storica concessionaria “Centro

PorscheVerona”, descrive così l’ultimo anno di at-tività, da ricordare oltre che per il record di ven-dite, sia nel nuovo che nell’usato, anche perl’inaugurazione della nuova sede, all’interno dellaquale sono ospitati tutti i marchi rappresentati ol-tre alla casa automobilistica di Stoccarda. «Lanostra nuova “casa” rispetta tutti i nuovi standarddi marca e un’immagine assolutamente in lineacon quella dei modelli che vendiamo».

Un tempo identificare il target di acquirentiPorsche era semplice. Oggi è ancora così?«Non c’è un target preciso, la passione per ilmarchio è davvero traversale. Una passione che,inoltre, non è necessariamente legata a unagrande disponibilità di spesa e che si allontanadall’idea di possedere una Porsche per puro sta-tus symbol. In Italia circolano quasi 70 mila autocon questo marchio, comprese le vetture storiche,che ancora oggi garantiscono uno standard di altolivello a un prezzo accettabile».

Gli appassionati da quali innovazioni sifanno convincere?«La clientela è alla ricerca di una vettura dall’altaqualità costruttiva e tecnologica, garanzia di alteprestazioni ma al tempo stesso con costi di eser-cizio proporzionati, un basso consumo e un’uti-lizzabilità quotidiana. Per questo la scelta cade suoptional tecnologicamente avanzati come il cam-bio a doppia frizione PDK o il cambio automa-tico TipTronic».

Quale direzione stanno prendendo la valo-rizzazione e la diffusione dell’immagine “Por-sche” in Italia? «Le strategie seguono un piano condiviso che sichiama Sales Round ogni volta con un tema ca-pace di emozionare i nostri clienti. A Verona ab-biamo di recente organizzato presso la nostrasede l’evento di presentazione della nuova 911Cabriolet che era stato preceduto dall’evento or-ganizzato per la nuova Panamera GTS. Tanti al-

tri, molto spesso, sono organizzati in collabora-zione con amici essi stessi possessori di un mo-dello Porsche».

Da quali modelli vi aspettate le miglioriperformance commerciali? «Naturalmente la nuova 911, che i giornalisti delsettore automotive hanno più volte sottolineatoessere la più bella 911 di sempre, è in fase di lan-cio e ci regalerà buone soddisfazioni. La Ca-yenne e la Panamera nelle versioni diesel, tra l’al-tro esenti dal super bollo, stanno rispondendo

Adriana Vicentini

alla presentazione

della nuova Porsche 911

Cabriolet presso la sede

della Concessionaria

Vicentini a Verona

www.vicentinivr.it

Ha da poco ospitato la presentazione dell’ultima

Porsche 911 Cabriolet. La concessionaria Vicentini,

grazie alla sua innovativa sede veronese, è un tramite

d’eccellenza per tutti gli amanti del marchio tedesco.

A parlarne è Adriana Vicentini

Andrea Moscariello

Molto più di uno status symbol

Page 155: DossVeneto032012

VENETO 2012 • DOSSIER • 191

sempre più alle esigenze di chi cerca una vetturache regali emozioni e guidabilità quotidiana an-che sulle lunghe distanze. Tra fine aprile e mag-gio arriverà anche la nuova Boxster, la roadsterpiù famosa, e ciò ci permetterà ancora una voltadi comunicare i valori cardine di Porsche: tradi-zione, innovazione, qualità ed eccellenza. Valoriche comunichiamo anche al grande pubblicoattraverso eventi culturali di vario tipo, che or-ganizziamo sia nel territorio sia presso la nostrabella sede che molto si presta a questo utilizzo».

Al di là della qualità delle vetture, oggi gli ac-quirenti sono attratti e fidelizzati grazie a tutta

una serie di servizi collaterali post-vendita. «Il nostro portfolio servizi è, ovvia-mente, di alto livello: dalla consu-lenza sulla migliore formula di ac-quisto alla professionalità dei nostritecnici; dalla carrozzeria dotata dellepiù moderne tecnologie all’agenziainterna per il disbrigo delle pratiche

automobilistiche. Non solo. Con l’acquisto diuna Porsche si ha la possibilità di condividere conaltri amici la passione per il mondo dei motori,seguendo le gare della Carrera Cup Italia, iscri-vendosi alle manifestazioni dei Porsche Club,partecipando alle competizioni del Porsche SciClub o del Golf Club, o migliorando le capacitàdi guida partecipando ai corsi della Porsche SportDriving School».

Le ultime novità fiscali incidono sul frontedell’usato. Lei cosa sta osservando?«Le recenti decisioni del Governo, a cominciaredall’introduzione del super bollo anche per levetture con un certo numero di anni sulle spalle,stanno mettendo in seria crisi questo settore. Il va-lore dell’usato ha subito un altro duro colpo dopoquello già ricevuto in occasione della crisi del2008. Fattori che hanno generato una fuga di ac-quirenti destinata a rendere poco credibile la pre-visione di incasso del cosiddetto superbollo. In-fatti, al contrario, il calo delle vendite determineràun minor gettito per l’erario valutato in oltre105 milioni di euro. Soprattutto, sta aumen-tando il numero di coloro che cercano di liberarsidelle auto a elevate prestazioni. Gli accertamentisono giusti, ma la criminalizzazione generalizzatadi chi possiede un’auto di lusso sta allontanandoproprio quel tipo di clientela che, avendo dispo-nibilità economica, può meglio alimentare le en-trate dello Stato. In ogni caso a Verona la situa-zione è ancora accettabile: evidentemente i nostriaffezionati clienti hanno sempre onorato i loroimpegni e il loro dovere con il fisco, a dispetto diquanto una stupida quanto inopportuna cam-pagna denigratoria vuole far credere».

Adriana Vicentini

❝La criminalizzazione generalizzatadi chi possiede un’auto di lussoallontana quel tipo di clientela chepuò meglio alimentare le entratedello Stato

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Le linee di sviluppo della ricerca nelmondo delle costruzioni in questo mo-mento hanno come obiettivo la co-struzione di edifici con un maggiore

rendimento energetico delle strutture, con unmaggiore benessere e piacere dell’abitare. E que-sto con una generale riduzione dei costi, che èpossibile ottenere solo con prodotti “intelligenti”,che permettano di aumentare le prestazioni intutte le fasi di costruzione diminuendo i tempi diposa. Secondo Lionello Caregnato, presidente diNord Resine, industria chimica che ricerca e svi-luppa prodotti e tecnologie per l’industria dellecostruzioni: «Uno dei temi più importanti dicui si occupa la chimica in edilizia è come au-

mentare le prestazioni – estetiche,meccaniche, energetiche – dellesuperfici e delle strutture, riu-scendo a produrre garantendoneanche la migliore durata neltempo. Per raggiungere questoobiettivo noi siamo partiti dalmodo in cui si costruiva nei secoliprecedenti – e in questo sensol’Italia rappresenta una delle areedel pianeta che ha i maggioriesemplari della storia delle costru-zioni».

Su quali prodotti si è con-centrata la vostra innovazione?«La nostra specializzazione è nel-l’utilizzo dei polimeri liquidi comeleganti per realizzare superfici fun-

zionali, per esempio gli elastomeri per l’imper-meabilizzazione degli edifici, i rivestimenti per lepavimentazioni con specifiche performance inbase alle necessità operative del committente.Questi polimeri ci permettono soprattutto didare fascino e bellezza alle superfici funzionali.Questo è soprattutto il campo nel quale inve-stiamo di più: cioè la ricerca estetica agganciataalle alte prestazioni delle superfici».

Quanto investite ogni anno in ricerca e svi-luppo?«Mediamente la società ha investito negli ultimidieci anni fra il 3 e 4 per cento del fatturato, con-siderando che la particolare struttura aziendale ela redditività progettuale ci consente di costruireinternamente la maggior parte delle strumenta-zioni e delle macchine di test. Ma siamo stati im-pegnati anche in una notevole attività interna dievoluzione, dedicata soprattutto a sviluppare unamentalità di gruppo orientata all’efficienza e allavelocità di trasmissione dell’informazione. Que-sta crescita culturale e aziendale ha portato consé una dote di valore inestimabile che ci ha per-messo di lanciare sul mercato tre nuove societàche stanno iniziando a coprire nuovi settori dibusiness generati dalla ricerca. Oggi il gruppo sisente pronto ad affrontare altre due sfide impor-tanti: l’ingresso nelle commodity del settore e unanotevole accelerazione dello sviluppo all’estero».

Quali sono i rapporti che Nord Resine hanei confronti del mercato internazionale?«Quando abbiamo iniziato a commerciare conl’Europa del Nord, ci siamo subito accorti che ci

CHIMICA E MATERIALI

Lionello Caregnato,

presidente della Nord

Resine Spa

di Susegana (TV)

www.nordresine.com

La ricerca sui materialiper il comfort abitativoBenessere ed ecosostenibilità. Performance ed efficienza energetica. Qualità prima che quantità.

Queste le parole chiave dell’edilizia contemporanea. Quali risposte sta dando a queste domande

l’industria chimica? Ne parliamo con Lionello Caregnato

Valerio Germanico

196 • DOSSIER • VENETO 2012

Page 157: DossVeneto032012

VENETO 2012 • DOSSIER • 197

mancava qualcosa di fon-damentale per poter aversuccesso in un’espansionesui mercati esteri: laforma mentis. Si trattavainfatti di entrare in unmercato nel quale la tec-nologia che noi proponevamo era presente damolto tempo – mentre da noi era ancora una no-vità. Con umiltà e fatica abbiamo compreso iprincipi di lavoro che ci permettono oggi diavere successo in quei mercati. L’esperienza fattaci ha invece reso più facile l’avvio di rapporti connuovi paesi in altre parti del mondo e in questomomento possiamo dire che il gruppo è prontoper la sua espansione internazionale».

Come vi state muovendo nell’ambito delletecnologie che sfruttano la chimica applicataper avere costruzioni ecosostenibili?«Pensiamo che la transizione verso edifici che ri-spettino l’ambiente abbia come punto di pas-saggio lo studio e il confronto con gli operatoridel mondo scientifico, per acquisire cognizionibasate su risposte reali ai problemi del mondodelle costruzioni. Ma ogni passo in avanti nellaconoscenza e nella tecnologia di produzione vatrasferito al mercato, che è formato da molteplicisoggetti che, ognuno nel proprio ambito, fannoparte della catena dell’edificazione. Compreso ilcommittente, che deve essere adeguatamente in-formato sulle caratteristiche dei prodotti per va-lutare e scegliere consapevolmente».

Oggi il committente è sempre messo nelle

condizioni di fare questa valutazione?«Molto spesso ciò che viene venduto è più nelleparole che nei fatti. Tuttavia la casa sostenibile èfatta di materiali e tecnologie realmente in gradodi diminuire l’impatto ambientale ed econo-mico, formulati con intelligenza per poter esserericiclati senza creare problemi e creati con il mi-nor dispendio di energia possibile, composti inmaniera realmente capace di non creare pro-blemi di emissioni, ma soprattutto tenendoconto dell’obiettivo principale dell’edilizia: quellodi creare un ambiente in grado di aumentare ilbenessere degli abitanti dell’immobile».

Il settore edile è stato ed è tuttora dura-mente colpito dalla crisi economica. Qualiripercussioni ha avuto la crisi sulla vostra at-tività?«Il nostro gruppo ha sempre investito risorsesullo sviluppo di nuovi materiali orientati a unmercato di qualità. Quindi non possiamo che sa-lutare con entusiasmo la fine di un’epoca in cuiquello che contava era solo produrre, conse-gnare e fatturare con la massima velocità di con-segna. Quando il mercato si è fermato, abbiamoavviato delle azioni di marketing con le nostreproposte innovative: un mercato che si ferma im-provvisamente ha sete di novità. E noi abbiamointercettato proprio questo bisogno. Durante ilperiodo più difficile (2009-10), il fatturato del-l’azienda si è mantenuto pressoché costante,mentre, per effetto della migliorata capacità digestione, sono migliorati i rapporti di impiegodel capitale e dei pagamenti. Nel 2011 siamo cre-sciuti e abbiamo deciso di entrare in competi-zione con il mercato dei volumi».

Lionello Caregnato

Quota del fatturatodi Nord Resine Spa

destinata ai duelaboratori di ricerca

e sviluppo,nei quali è

impiegato il 20%del personaledella società

R&S7%

Incrementodi fatturato 2011di Nord Resine,

più 22% rispettoal 2010

EURO

17mln

❝La transizione versoedifici che rispettinol’ambiente ha comepunto di passaggiola ricerca sui materiali

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200 • DOSSIER • VENETO 2012

Se il panorama europeo in questo mo-mento offre meno opportunità, lamoda italiana trova riscontri soddi-sfacenti oltreoceano. Anche per

quanto riguarda le collezioni junior. Mer-cati come il Giappone, l’America, il Middlee Far East sembrano sempre più interessati al-l’abbigliamento made in Italy che, per fat-tura, qualità e dettagli non è secondo a nes-suno. Lo conferma l’esperienza del marchioDiesel, e della sua collezione Kid. «Il 2011 èstato indubbiamente un anno difficile – af-ferma Germano Ferraro Ceo della Diesel Kiddi Marostica -, la crisi si respira in tutta Eu-ropa e questo fa sì che anche aziende come lanostra, affermate sullo scenario nazionale einternazionale, soffrano nelle vendite. Siamoriusciti comunque a chiudere il bilancio

2011 con un fatturato in linea con quellodell’anno precedente, tuttavia bisogna farfronte a una percentuale delle vendite che,nei diversi paesi, varia molto velocemente.Tendenzialmente ho notato un calo sui mer-cati europei e un aumento invece dei volumidi vendita nel Medio ed Estremo Oriente, inAmerica e soprattutto in Giappone».

Quello italiano rimane co-munque lo scenario più im-portante per la linea bam-bino del marchio Diesel, cheha saputo affermarsi bene,oltre che nei paesi sopra-menzionati, anche in Fran-cia, Benelux, Regno Unito,Emirati Arabi. E le prospet-tive di espansione non si fer-mano, l’azienda infattiguarda con fiducia a nuovimercati, rappresentati in par-ticolare dai paesi del Bric edal Sud America. «Oltre aperseguire l’apertura di im-portanti accordi commercialicon i paesi Bric, ci interes-siamo più in generale a tutti

La Diesel Kid

ha sede a Marostica (VI)

www.diesel.com

La moda juniorè sempre più internazionale

Realtà già affermata in molti paesi

stranieri, Diesel si apre a nuovi mercati

con la sua collezione dedicata ai

bambini. Germano Ferraro delinea le

prospettive di internazionalizzazione

dell’azienda

Lucrezia Gennari

IL SETTORE MODA

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Germano Ferraro

VENETO 2012 • DOSSIER • 201

i mercati emergenti, ad alta potenzialità, incui non siamo ancora presenti – sottolineaGermano Ferraro – e verso i quali stiamo in-traprendendo piani di sviluppo e penetra-zione». L’obiettivo principale dell’azienda,per questo 2012, resta comunque il consoli-damento nei paesi europei e la ripresa, inquesti mercati, di un sano portafoglio diclienti.Le caratteristiche di qualità made in Italy,modernità e cura per i dettagli, che Diesel dasempre ha fatto sue nelle collezioni uomo edonna, si ritrovano anche nelle collezionibambino. La gradevolezza estetica si coniugaalle caratteristiche di comfort, praticità eleggerezza. «Il mix ideale per un capo DieselKid è dato dal comfort del tessuto unito auna modellatura pratica e funzionale chesappia dare al bambino la comodità e la li-bertà di movimento di cui necessita». Da sempre, una buona percentuale del fat-turato aziendale è destinata alla ricerca e allosviluppo sia di nuove tecnologie che di trat-tamenti dei tessuti, finalizzato alla creazionedi nuovi modelli: «per ogni stagione – spiegaFerraro - la nostra azienda investe principal-mente sulla ricerca e su innovativi tratta-

menti denim, nonché sulla realizzazione diprototipi, che simulino il più possibile laresa finale dei capi in denim. Anche in que-st’ambito ci si focalizza ovviamente sul com-fort in sinergia con un look moderno». Ma quali saranno le tendenze della nuovacollezione Diesel Kid? «Per la prossima sta-gione – conclude Ferraro - abbiamo sceltosoprattutto tessuti morbidi e dall’aspetto“grezzo”, caratteristica che si sposa bene conil look vintage tipico di Diesel. Per le bam-bine andranno molto i vestitini e per en-trambi, maschi e femmine, naturalmentel’intramontabile denim».

❝Per la prossima stagioneabbiamo sceltosoprattutto tessuti morbidie dall’aspetto “grezzo”,caratteristica che si sposabene con il look vintagetipico di Diesel

Page 162: DossVeneto032012

Il presidente

della Caleidos Srl,

Paolo Tamburini.

L’azienda ha la sua

sede a Jesolo (VE)

www.caleidoshop.it

Il mercato insegna che, solitamente, la crea-zione di un brand è propedeutica alla suacommercializzazione all’interno di appositipunti vendita. Esistono però delle ecce-

zioni a questa regola, come testimoniato dal-l’esperienza del presidente della Caleidos, PaoloTamburini, che ha compiuto esattamente il per-corso inverso e che oggi, con il marchio Caleidos,rappresenta una realtà di successo nel mondodella pelletteria e degli accessori moda. «Dopo ol-tre 20 anni di esperienza, maturata nella venditaal dettaglio di articoli di pelletteria con una ca-tena molto conosciuta e ben posizionata nei mi-gliori centri commerciali del nord Italia, alcunianni fa abbiamo avuto l’idea di creare un privatelabel riservato ai soli negozi con insegna Calei-dos», spiega Tamburini. «La scelta si è rivelatavincente, visto che oggi il marchio Caleidosviene distribuito praticamente su tutto il terri-torio nazionale, grazie anche all’ausilio di pre-stigiosi showroom gestiti dalle più rinomate

agenzie del settore».Quali caratteristiche

restano costanti e acco-munano i diversi negoziCaleidos?«Il format, l’immagine gene-rale, le vetrine programmate,il calendario promozionale,la preparazione del personalealle direttive e allo stile azien-dale, rispondono a precise li-nee guida. Il tutto, natural-mente, tenendo conto delleesigenze locali e delle proble-matiche legate anche allaconcorrenza».

A chi si rivolgono pre-valentemente i prodottiCaleidos?«Il nostro brand si rivolge so-

prattutto al mondo femminile. La “donna Ca-leidos” ha uno stile giovane e pratico, ama icolori, ed è attenta al particolare e alla qualità deisuoi acquisti, pronta a cogliere le nuove ten-denze ed essere sempre in linea con i mood dellamoda internazionale. La qualità dei materiali, lacura dei più piccoli dettagli e il gusto nel designdei prodotti, ci permettono di offrire borse e ac-cessori preziosi, resistenti e irresistibili».

Le caratteristiche del prodotto made in Italypremiano ancora nell’attuale contesto econo-mico e in un mercato sempre più globalizzato?«In generale a essere premiato è il gusto e il de-sign italiano, che coniughiamo in ogni nostra col-lezione. I negozianti apprezzano la cura e la qua-lità costruttiva dei nostri articoli, ma soprattuttoi dati di sell out, perché è inutile che un prodottosia ben fatto se poi resta sullo scaffale. L’UfficioStile, composto da giovani designer universitarie diretto da mia sorella Debora, grazie alle pre-ziose informazioni di “sell out” dei negozi di-retti, è in grado di intercettare prima dei con-correnti le tendenze del momento,interpretando così nel miglior modo possibile leesigenze della clientela».

Quale bilancio può trarre dall’attività dellaCaleidos relativamente all’ultimo anno? «Nonostante la difficile congiuntura economica,che ha interessato anche il mondo della moda,siamo riusciti a incrementare i volumi di vendita

202 • DOSSIER • VENETO 2012

IL SETTORE MODA

Un progetto ambizioso, che ha portato

alla nascita di un brand giovane

e dinamico, capace di interpretare

le tendenze della moda

contemporanea. La storia di Caleidos

raccontata da Paolo Tamburini

Guido Puopolo

Accessori contemporanei

Page 163: DossVeneto032012

Paolo Tamburini

VENETO 2012 • DOSSIER • 203

dei nostri prodotti, anche attraverso un efficaceprocesso di ammodernamento e rinnovamentodella struttura aziendale, come l’inserimento digiovani manager preparati, quali il nostro diret-tore ingegner Luca Disanti. É proprio nei mo-menti di crisi che le idee migliori hanno successo,e per questo la tenacia e la perseveranza con cuistiamo operando premia il progetto Caleidos».

Avete in cantiere l’apertura di nuovi store,non soltanto sul nostro territorio ma anche al-l’estero?«Abbiamo attualmente 25 store gestiti diretta-mente e situati nel Nord Est, ma l’Italia è grandee vogliamo crescere ancora, cercando anche deinuovi partner commerciali o ampliando la retedi negozi con nuove acquisizioni. Per quel che ri-guarda i mercati esteri, già da diverso tempo ab-biamo avviato una seria politica di sviluppo. InCroazia per esempio, abbiamo individuato un

partner che ha scelto ilnostro modello di nego-zio, aprendo in pochimesi ben cinque puntivendita nelle principalicittà, adottando l’insegnaCaleidos. In RepubblicaCeca il nostro principalecliente ha realizzato sette corner, e anche in Slo-venia non mancano le opportunità di business.Saremo inoltre presenti alla fiera Obuv di Mosca,dalla quale ci aspettiamo di ricevere indicazionimolto positive».

Quali obiettivi e sfide attendono Caleidosnell’anno appena cominciato?«Il primo obiettivo è raddoppiare il fatturato an-nuo di prodotto commercializzato nel nostroPaese superando i 200 clienti in tutto il territo-rio nazionale. Ripagheremo la fiducia di nego-zianti e commercianti che crederanno nel nostroprogetto, investendo nella promozione delbrand, rafforzando la campagna stampa web etradizionale, migliorando ulteriormente la di-stribuzione su scala nazionale. Come imprendi-tore non posso che ritenermi soddisfatto diquanto ottenuto finora, anche se bisogna semprecercare di migliorarsi. Ho la fortuna di lavorarecon un gruppo di persone splendide, e proprioper questo sono sicuro che riusciremo a rag-giungere gli obiettivi che ci siamo prefissati».❞

❝I negozianti apprezzanola cura e la qualitàdei nostri articoli,ma soprattutto i datidi sell out

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IL SETTORE MODA

Gianni Zago, titolare di Studio Trende imprenditore nel settore della di-stribuzione di abbigliamento, no-nostante il buon sell out dei marchi

che rappresenta, ha registrato dall’inizio del2012 un calo di circa il 20 per cento nelle ven-dite al dettaglio, causato evidentemente dalladifficile congiuntura e dal calo generalizzatodegli acquisti di beni non di prima necessità.«Negli ultimi due anni non avevamo sentitoscossoni importanti nella richiesta di ordini.Con l’inizio del 2012, invece, abbiamo consta-tato una forte incertezza da parte degli operatoridei punti vendita. Inevitabilmente, se questanuova situazione continuerà si assisterà a unospostamento – in parte già avviato – verso unmodello di business differente. In particolare,per quanto riguarda la distribuzione e il colle-gamento fra produttori e punti vendita, si assi-sterà a una maggiore concentrazione della faseintermedia in società che funzionano come unsingolo interlocutore fra case di moda e nego-

zianti. Anche i puntivendita potrebberocambiare e orientarsiverso un’impostazionemonobrand, a dannodel multibrand che fi-nora aveva dominato ilmercato».

Quali sono i motiviche spingono produt-tori e negozianti a cer-care una singola figuradi intermediazione?«In questa fase di con-trazione dei consumi leaziende e i rivenditori

sono costretti ad abbassare i prezzi e quindi si ri-ducono i margini. Dunque da entrambe le partic’è l’esigenza di rivolgersi a società che gestiscanosia la parte commerciale, sia la parte logistica edistributiva vera e propria. Un solo interlocutoresignifica minori costi e quindi la razionalizza-zione di un passaggio obbligato, oltre che rap-presenta anche un sistema per concentrare mag-giormente le risorse sul prodotto. Il nostro corebusiness è proprio questo: fare da collegamentofra produzione e vendita al dettaglio, sia pre-sentando i prodotti sia distribuendoli attraversola nostra struttura logistica. Poiché siamo unadelle poche realtà che attualmente gestisce que-sto tipo di operazioni, siamo riusciti a mante-nere un buon livello di fatturato anche in que-sta fase di crisi economica».

In concreto, qual è il vostro modo di fare dacollegamento fra produttori e rivenditori?«Lavoriamo in una struttura di 2000 metri qua-dri composta per metà di uffici di rappresen-tanza e show room e per metà di spazi dedicatialla logistica. A differenza delle consuete agen-zie del mercato dell’abbigliamento, ci occu-piamo sia della fase commerciale sia di quella lo-

Un solo collegamento fra produttori

e rivenditori. Il punto vendita multibrand

sta perdendo terreno a favore del

punto vendita monobrand. Gianni Zago

spiega come sta cambiando il settore

dell’abbigliamento fashion

nel Triveneto e le possibilità di business

che si aprono nei paesi extra Ue

Manlio Teodoro

Gianni Zago, titolare

di Studio Trend Srl

di Vascon

di Carbonera (TV)

www.studiotrend.net

Il fashion cerca nuovi modelli di business

206 • DOSSIER • VENETO 2012

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Gianni Zago

VENETO 2012 • DOSSIER • 207

gistica: riceviamo il campionario,convochiamo i rivenditori ai qualipresentiamo il prodotto e pren-diamo gli ordini. Poi, una volta ri-cevuto il prodotto, ci occupiamodella sua distribuzione. Abbiamoanche ideato una formula partico-lare per gli show room. Anzichémostrare i capi in stand, organiz-ziamo una sfilata sulla passerella che abbiamoallestito in azienda. In questo modo è possibileapprezzare maggiormente le caratteristiche delcapo e la sua vestibilità».

Vista la tendenza del mercato di orientarsiverso punti vendita monobrand, quali ini-ziative avete avviato?«Negli ultimi dodici mesi abbiamo dato corsoa un accordo commerciale con il marchioGaudì per l’apertura di quaranta punti venditamonobrand nel Triveneto. Attualmente sono

già stati aperti dieci punti vendita, soprattuttoall’interno di centri commerciali e in punti cit-tadini di particolare visibilità. Questi hannodato un ottimo riscontro di vendite e quindirappresentano una possibile alternativa a unmodello che sembra stia attraversando una crisi,quello del multibrand. Avviarci verso un mo-dello differente è stata una scelta strategica:dato che finora ci siamo sempre rivolti a puntivendita multibrand, la differenziazione ci per-metterà eventualmente di incrementare il no-stro fatturato, che si è già attestato intorno ai 15milioni di euro».

Oltre che nel Triveneto, siete attivi ancheall’estero. In quali mercati?«Abbiamo iniziato a fare export con i paesieuropei: Belgio, Olanda, Francia, Germa-nia, Austria, Svizzera, ex Jugoslavia. Siamopresenti in questi paesi da dieci anni, sono

mercati importanti per noi, anchese in questo periodo risentono dellestesse difficoltà del mercato italiano– il calo di vendite è comune a tuttal’Europa. Per questo stiamo guar-dando al mercato mediorientale, al-l’interno del quale stiamo cercandodi individuare dei soggetti che pos-sano diventare nostri partner inmercati come i Paesi del Golfo, ilQatar e Dubai ecc. Anche in questimercati infatti c’è la richiesta dinuovi brand, di qualità e a unprezzo accessibile. E inoltre in que-sti paesi apprezzano molto il madein Italy».

❝Le case di moda hannobisogno di ridurre i costi,per questo cercanoun solo interlocutoreper la parte commercialee per quella logistica

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Il modello delle grandi catene di abbiglia-mento come Zara e H&M è quello al qualesta guardando anche l’industria italianadello sportswear, del casual e del fashion di

largo consumo. Il cardine principale sul qualepoggia questa forma di business è quello del-l’offerta di un prodotto con un eccezionale rap-porto fra qualità e prezzo. Il “segreto” per riuscirea proporre prezzi tanto competitivi è nella strut-tura: design dei modelli in Italia, produzione inCina e una rete di punti vendita di proprietà. Nelmezzo c’è la compressione al minimo del numerodi passaggi – e quindi dei costi – e la crescita deimargini di utile. Come spiega però Silvano Ma-stella: «Non è solo questione di modello pro-

duttivo, bisogna anche saper dareun’offerta che tenga insieme qualità eprezzo, uno stile e un marchio». Ma-stella è titolare della Edilsport, azienda

che produce in licenza per diversi marchi di ab-bigliamento e di calzature sportive e che ne curaanche la commercializzazione, sia sul territorionazionale che a livello globale.

Da quali spunti partono i vostri stilisti perla progettazione dei modelli dei vari marchiche producete?

«Poiché disegniamo per più mar-chi, il punto di partenza è la com-prensione e l’interpretazione dellafilosofia di ogni brand, soprattuttoper fare in modo che le diverse fi-losofie non si sovrappongano. Pun-tiamo quindi a differenziare gli stilidei vari marchi, in modo tale danon creare dei doppioni. Per esem-pio, il marchio Carrera interpreta ilmondo del casual, Tacchini im-persona il mondo dello sport – so-prattutto il tennis e il fashion a li-vello sportivo –, Kronos impersonauna linea di beauty fashion, conKappa siamo specializzati nella li-nea kids. Quest’ultima è una pro-gettazione particolare, perché l’ab-bigliamento da bambino non è

IL SETTORE MODA

Silvano Mastella, titolare

della Edilsport di Altavilla Vicentina (VI)

[email protected]

Abiti sportivi, casual e fashion: lo stile

a prezzi accessibili è un modello

di business possibile. Silvano Mastella

spiega come l’industria italiana

dell’abbigliamento abbia imparato

dalle grandi catene che hanno unito

trend e costi competitivi

Luca Cavera

Nuovi businessper il mercato della moda

208 • DOSSIER • VENETO 2012

Page 169: DossVeneto032012

una semplice riduzione di misura di quello daadulto, al contrario va pensato e creato apposi-tamente tenendo conto della diversa dinamicitàdi chi indosserà il capo».

Quanta importanza ha il fattore moda nellavostra progettazione e in base ai vostri mercatidi riferimento?«In linea di massima, per quanto riguarda lostudio del mercato e della moda, noi cerchiamodi viverla con il nostro staff cercando di assorbirele tendenze che nascono nelle città più impor-tanti del mondo: Milano, Londra, New York, To-kyo, Hong Kong. Queste sono le città più im-portanti in cui si vive la moda, ma soprattuttodove il costume e la vita di strada – quella dellagente comune – diventa moda. Avendo come

target una platea di consumatori che vo-gliono un prodotto bello e costi poco,

non ci uniformiamo al fashion di alto livello, macertamente ci muoviamo in armonia con quelliche sono i costumi e le tendenze del momento».

Qual è in questo momento l’elemento sulquale un brand dell’abbigliamento deve pun-tare maggiormente?«La differenziazione e la creazione di un propriospazio sempre più nettamente definito. Ognibrand deve capire qual è la tendenza sulla qualefare perno per caratterizzarsi ed essere ricono-sciuto per quella – cercare di fare un po’ di tuttooggi sarebbe la scelta più sbagliata. La caratteriz-zazione ovviamente deve colpire il sell out piùche il sell in. In parole povere, bisogna tenere ilcontatto con il mondo che compra».

Potrebbe approfondire questo punto?«Un produttore eccessivamente concen-trato sulle attese e le richieste della grandedistribuzione e dei key account rischia disganciarsi dal consumatore finale. Le esi-genze del mercato vanno vissute sul mer-cato ed è il pubblico che ci insegna a fareil prodotto migliore se siamo in grado direstare aderenti alle sue necessità. Daquesto punto di vista ad avere il polsodella situazione è il piccolo rivenditore,che stando a contatto diretto col consu-matore ne sente le lamentele o la soddi-sfazione e sa quindi quali sono gli aspettispecifici per i quali un paio di scarpe hasuccesso oppure non vende. Un key ac-

Silvano Mastella

VENETO 2012 • DOSSIER • 209

❯❯

❝Ogni brand di abbigliamento,sportivo o fashion, deve capirequal è la tendenza sulla qualefare perno per caratterizzarsied essere riconosciuto

Page 170: DossVeneto032012

count difficilmente è in grado, invece, di spiegareperché uno stock di merce è rimasto in magaz-zino».

Parlando di mercato globale, a fine 2011l’Istat ha reso noti i dati dell’export. Potrebbecommentarli e rapportarli alla vostra espe-rienza?«L’export sembra resistere alla crisi economica, re-gistrando una crescita del 2,3 per cento. Questoperò è trainato soprattutto dai mercati extra Ue,che hanno segnato una crescita del 3,1 per cento.E infatti è verso questi mercati che noi stiamocercando di indirizzarci. Oltre all’Italia e a mer-cati europei come Germania, Francia, Spagna, Ir-landa, Grecia e paesi balcanici in generale, stiamocrescendo in Africa e nei paesi arabi. Questi mer-cati sono molto sensibili all’offerta di prodotti amarchio con prezzi bassi».

La vostra posizione geografica ha avuto unpeso nei risultati positivi delle vostre attivitàoppure, al contrario, riscontrate delle diffi-coltà a fare impresa in Italia?«Dato che la nostra produzione per il 97 percento è fatta in Cina, il nostro modo di fare im-presa è abbastanza indipendente dal luogo nelquale ci troviamo. Sicuramente in passato, però,essere in Veneto ci ha dato diversi vantaggi, so-

prattutto per quanto riguarda l’accesso al credito– fino ad alcuni anni fa essere al Nord Italia an-ziché al Sud, da questo punto di vista, era rile-vante. Adesso la situazione è diventata la stessa intutta Italia, dato che le banche hanno ristretto lepossibilità di accesso al credito indipendente-mente dal territorio in cui si trovano. Per questonegli ultimi anni ci siamo ritrovati a dover cam-biare obiettivi e strategie di continuo, adeguan-dole alla situazione della stretta finanziaria».

Quali sono le prospettive e i progetti di in-vestimento che avete programmato per il2012?«Investiremo in studi di mercato e nell’inseri-mento di nuove proposte di materiali, forme e li-nee per i vari marchi che realizziamo. Natural-mente sempre cercando di interpretare l’unica

opinione che conta, che èquella di chi sceglie e indossa inostri prodotti. Sulla base delletendenze che individueremodisegneremo nuove linee, man-tenendo sempre il prezzo piùvicino possibile alle possibilitàdi acquisto del nostro consu-matore di riferimento. Paralle-lamente sonderemo la possibi-lità di espanderci ulteriormenteverso nuovi mercati dell’areaextraeuropea, dato che la crisidi consumi che interessa l’Italiapersiste anche nel resto deipaesi comunitari».

210 • DOSSIER • VENETO 2012

~

áá Un produttore troppoconcentrato sulle attesedella grande distribuzionerischia di sganciarsidal consumatoree dalle sue esigenze

IL SETTORE MODA

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Page 172: DossVeneto032012

IL MERCATO DELLO SPORT

Protagonisti dello sporte del benessere

Jonny Moletta insieme

ai collaboratori della

Jonny Mole Design di

Cittadella (PD). Nella

pagina a fianco, la bici

Granturismo di Wilier

Triestina progettata

dalla Jonny Mole

Design

www.jonnymole.com

In un periodo economicamente e social-mente difficile come quello attuale, di-sporre di oggetti capaci di distoglierci daiproblemi quotidiani rappresenta spesso un

sollievo e una gratificazione. «Dopo un’interasettimana di lavoro, chi la domenica può deci-dere di ritagliarsi il tempo per andare via in bi-cicletta, lascia a casa tutti i problemi e trova ilmodo per rigenerarsi». È una comune realtà benconosciuta da Jonny Moletta, fondatore dellaJonny Mole Design di Cittadella, impresa im-pegnata nella progettazione e nel lancio di tuttociò che è destinato al tempo libero: dal ciclismoal motociclismo, dallo sci al pattino, dal trekkingal relax in spiaggia. «I protagonisti sono tuttiquegli oggetti che emozionano come il loro uti-lizzo. Potremmo quindi definire “istintivo” l’ap-proccio del compratore – afferma Moletta –. Edè proprio all’istinto che ci affidiamo della prima

definizione dei progetti».Qual è la filosofia alla base del lavoro della

Jonny Mole Design?«L’agenzia nasce oltre tredici anni fa in un di-stretto nel quale la bicicletta fa da padrona. Perquesta ragione, e per una passione che risale allamia infanzia, ho capito di avere una chance. Hodeciso così di correre il rischio di inseguire i mieisogni: progettare secondo il mio gusto e la miaesperienza cercando aziende disposte a crescerecon me. Oggi chi lavora per la Jonny Mole De-

sign condivide la stessa passione e lastessa attitudine che ci ha caratteriz-zato fin dall’inizio. Tengo inoltre asottolineare che tutte le persone checompongono il nostro team sono as-sunte perché chi è sereno lavora me-glio e di ritorno garantisce continuitàe qualità ai nostri clienti».

Come si potrebbe sintetizzare ilvostro metodo di lavoro?«La nostra struttura racchiude sottoa uno stesso tetto due realtà che, oggipiù che mai, devono essere perfetta-mente coordinate per garantire il suc-cesso di un prodotto. Seguiamo in-fatti i nostri clienti dallaprogettazione stilistica di un oggetto,fino alla comunicazione per il lanciodi questo, passando per la sua carat-

212 • DOSSIER • VENETO 2012

Tutti gli oggetti destinati al tempo

libero devono innanzitutto emozionare,

«come il loro utilizzo». L’esperienza

di Jonny Moletta è chiaro esempio

di come sia possibile “fare impresa”

partendo da una passione,

quella per lo sport

Giulio Conti

Page 173: DossVeneto032012

Jonny Moletta

terizzazione grafica».Quali sono le tendenze più

attuali?«Difficile trovarne di trasversalia tutti i settori nei quali lavo-riamo, di certo si va verso una“pulizia” generale delle formeche pone l’attenzione sugli ef-fettivi contenuti tecnologici.L’altro occhio di bue è puntatosull’aspetto ecologico degli og-getti e del loro ciclo di vita. L’in-novazione è continua e sempre più veloce ed èper questo che il grande impegno del nostro la-voro riguarda il progressivo aggiornamento e so-prattutto la ricerca di “ciò che sarà”. Non va di-menticato difatti che lavoriamo mediamente conun anno di anticipo rispetto al momento in cuigli oggetti verranno commercializzati».

Sotto quali aspetti emerge l’approccio eco-logico della Jonny Mole Design?«Il tema dell’ecologia richiede un interventopiù radicale sul sistema nel quale gli oggettivanno a inserirsi e sulla lungimiranza nel valu-tarne l’effettivo potenziale ecologico, in base aimateriali e l’interazione con l’ambiente. A taleproposito una piccola provocazione che ci piacelanciare ai nostri clienti è di interrogarsi se, con-siderandone tutto il ciclo di vita, sia più eco-logica una sedia di legno o una di plastica».

Come giudicate i mercati nei quali lavo-rate?«In completa controtendenza al mercato gene-rale, negli ultimi tre anni siamo cresciuti si-gnificativamente e con noi, molti nostri clienti.La spiegazione è semplice: nei momenti diffi-cili le persone cercano di pensare a “cose belle”;si acquisisce una nuova consapevolezza di be-nessere fisico cui lo sport e il tempo liberosono la soluzione. Inoltre la bicicletta sta vi-

vendo un nuovo splendore di-venendo oggetto di moda edeffettiva alternativa all’auto-mobile, sempre più nemicadelle tasche delle persone. Ca-valcando l’onda, circa sei mesifa abbiamo dato vita ad unanuova sfida aprendo un ufficioa Taichung, il distretto Taiwa-nese della bicicletta: è una sfidae come tale comporta dei ri-schi, ma di certo c’è che i flussidi denaro mondiali non si vo-latilizzano ma migrano».

VENETO 2012 • DOSSIER • 213

❝Seguiamo i nostri clientidalla progettazione stilisticadi un oggetto, fino alla comunicazioneper il lancio di questo, passandoper la sua caratterizzazione grafica

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POLITICHE ENERGETICHE

218 • DOSSIER • VENETO 2012

Come raggiungeregli obiettivi nazio-nali e Ue del 20-20-20, quelli che

prevedono entro il 2020 di ri-durre i gas a effetto serra e iconsumi energetici del 20%,arrivando al 20% di consumodi energie rinnovabili? In Ita-lia, anzitutto, esiste un Pianodi azione nazionale (Pan) che- come precisato dall’Autoritàper l’energia e il gas nel corsodi una relazione alla commis-sione Ambiente della Cameradei deputati lo scorso maggio- prevede di stabilizzare i con-sumi finali totali di energiaprimaria a 133 Mtep (milionidi tonnellate equivalenti di pe-trolio). Rispetto allo scenariosecondo cui l’Italia avrebbe,nel 2020, consumi di energiaprimaria pari a 145,6 Mtep,occorrerebbe quindi ridurre iconsumi finali di circa 12,6Mtep: di cui 8,1 Mtep sonoriferiti ai minori consumi at-tesi nei settori riscaldamento,raffreddamento, elettricità e4,5 Mtep ai minori consumi

attesi nel settore dei trasporti.Ecco che il Pan programma diaumentare il consumo finaledi energia attribuibile allefonti rinnovabili fino a 22,6Mtep (a fronte di 9,1 Mtepdel 2008), così distinto: 8,5Mtep in termini di energiaelettrica da fonti rinnovabili, afronte dei 5,2 Mtep del 2008;10,5 Mtep in termini di caloreda fonti rinnovabili (3,2); 2,5Mtep in termini di biocarbu-ranti (0,7);1,1 Mtep sfrut-tando il trasferimento da altriStati. Ma quali sono i costiche attualmente ricadono sullacollettività per effetto delle po-litiche di incentivazione dellaproduzione di energia da fontirinnovabili e dell’efficienzaenergetica agli usi finali? Biso-gna considerare i Titoli di effi-cienza energetica, meglio co-nosciuti come “certificatibianchi”. Nel complesso, icontributi erogati per il pe-riodo 2005-2009 dall’Autoritàe finanziati a valere sulle bol-lette di elettricità e gas natu-rale sono stati complessiva-

Avanti con l’efficienza energetica,ma restano le incertezze normativeL’unione europea si è impegnata già da tempo a ridurre l’effetto serra avvantaggiando l’utilizzo

di fonti rinnovabili. Nel nostro Paese i “certificati bianchi” hanno prodotto negli ultimi sei anni un

risparmio di oltre 9,6 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio, ma il sistema rischia di indebolirsi

Luca Donigaglia

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VENETO 2012 • DOSSIER • 219

mente di poco superiori almezzo miliardo di euro (531milioni) e hanno consentito ilrisparmio complessivo di circa6,7 milioni di tep “addizio-nali”, equivalenti a 7 miliardidi kWh (chilowatt-ora) elet-trici annui (a loro volta pari acirca il 2% dei consumi elet-trici nazionali su base annua).Si stima che nel quinquennio2005-2009 l’incentivo medioerogato per il risparmio di 1kWh “addizionale” non ha su-perato 1,7 c/euro, a fronte diincentivi per la produzionedello stesso kWh con fontirinnovabili che sono oggicompresi tra 8 e 44 c/euro, aseconda del meccanismo di in-centivazione e della tecnolo-gia di riferimento. Dunque, i“certificati bianchi” funzio-nano davvero come fonte dirisparmio energetico ed eco-nomico in vista del raggiungi-mento del 20-20-20? A questoproposito offre spunti l’ultimostudio specifico su cui l’Auto-rità per l’energia elettrica e ilgas è intervenuta lo scorso 9

marzo. Si conferma la “posi-tiva evoluzione” del sistemadei Tee, anche se non man-cano “diverse criticità”. Comeemerge dai numeri forniti dalsesto rapporto annuale sulmeccanismo dei titoli di effi-cienza energetica, in poco piùdi sei anni, dagli inizi del 2005alla metà del 2011, i “certifi-cati bianchi” hanno prodottoun risparmio di oltre 9,6 mi-lioni di tonnellate equivalentidi petrolio a livello nazionale,attraverso la diffusione di tec-nologie più efficienti nellecase, nei servizi e nell’indu-stria. Una prima novità che ri-sulta dal sesto rapporto, anzi-tutto, è l’aumento del numerodei soggetti coinvolti nell’at-tuazione del meccanismo: ri-spetto al 2010, gli energy ma-nager sono raddoppiati e siregistra un aumento del 28%delle società di servizi energe-tici che, da sole, hanno pro-dotto un volume di risparmidi energia pari a circa 6 voltequelli dei distributori obbli-gati. Tra l’altro, pure la media

mensile delle tonnellate equi-valenti di petrolio (Tep) ri-sparmiate è in aumento, conun picco di circa 330 milaTep/mese nei primi cinquemesi dei 2011. Sui “certificatibianchi” non mancano tuttoradiversi problemi, confermaperò l’Autorità. Ad esempio,permangono le incertezze nor-mative per la mancata defini-zione degli obiettivi di rispar-mio oltre il 2012. Pesa anchel’aumento del numero di sog-getti coinvolti nella regola-zione e gestione del sistema,con “conseguenti difficoltà dicoordinamento, gestione epianificazione per le ammini-strazioni coinvolte, allunga-mento dei tempi decisionali eincertezze per gli operatori”,osserva l’Autorità. Traspare anche un certo “indeboli-mento” del sistema “per laprogressiva introduzione di ulteriori meccanismi di incentivazione, necessaria-mente sostitutivi per evitare ilrischio di sovra-incentivazionie doppi conteggi”.

L’Italia e gli obiettivi Ue

Page 176: DossVeneto032012

220 • DOSSIER • VENETO 2012

«Il modello della gene-razione centralizzatasta finalmente ce-dendo il passo a un

modello alternativo di genera-zione distribuita, come quellodelle rinnovabili». A dirlo èAgostino Re Rebaudengo, pre-sidente di Aper, associazione cheriunisce le imprese che produ-cono elettricità da fonti pulite.Ma il presidente intravede an-che un rischio: che la soddisfa-zione per il raggiungimento de-gli obiettivi europei per il 2020faccia mancare all’Italia l’ap-puntamento con quelli del2030 e del 2050, già fissati dal-l’Unione.

Rinnovabili in Italia, il qua-dro presenta luci e ombre. Nelprimo caso gli esperti inseri-scono il sistema degli incen-tivi, mentre molti dubbi re-stano sulla gestione dellefonti, di solito affidata a re-altà locali in un contesto

troppo frammentato. Dove ecome migliorare?«I miglioramenti devono esserefatti guardando fondamental-mente alle mutate condizioni discenario. Cinque anni fa il pro-blema era avviare le rinnovabiliin Italia e alcune cose sono statefatte: seguendo l’esempio dellaGermania, è stato attivato ilmeccanismo del Conto energiaper il fotovoltaico che ne haconsentito uno sviluppo im-portante. Oggi le tecnologiesono più mature e l’intero set-tore più dinamico: in questocontesto è condivisibileun’opera di armonizzazione e diriconsiderazione dei meccani-smi incentivanti verso l’auspi-cata “grid parity”. Si tratta diun traguardo che per alcunezone e per alcune fonti rite-niamo possibile nei prossimianni, ma sin da subito occorreconcentrarsi su come rendere ilsistema Italia sempre meno di-

pendente dalle fonti fossili e cosìdagli approvvigionamenti esteri.Vediamo la soluzione nelle fontirinnovabili, prima di tutto, maanche nello sviluppo delle“smart grid”, dei sistemi d’accumulo intelligenti e nel rafforzamento della filieraproduttiva».

Per facilitare il dialogo tra ilGestore Servizi Energetici e glioperatori del settore delle rin-novabili, recentemente avetefirmato un protocollo d’intesacon lo stesso Gse per seguirel’evoluzione della normativasu fonti rinnovabili e relativaapplicazione. Che cosa pre-vede in merito l’accordo e cheobiettivi vi ponete?«Il protocollo con il Gse ci haconsentito di aprire un tavolo diconfronto stabile e costante conuno dei soggetti centrali dell’in-tero sistema delle energie rin-novabili. Ci consentirà di avereun canale bidirezionale di co-

Guardiamo oltre il 2020Un settore dinamico, in buona salute e attento alle

innovazioni tecnologiche. Ma, secondo l’Aper, per le

energie rinnovabili i problemi continuano ad arrivare

dal meccanismo degli incentivi e da scelte non

abbastanza decise da parte delle istituzioni

Luca Donigaglia

POLITICHE ENERGETICHE

Page 177: DossVeneto032012

VENETO 2012 • DOSSIER • 221

municazione e informazione at-tiva sulle numerose questioni ri-guardo alle quali il Gse esercitale proprie funzioni e i propripoteri. È un’importante occa-sione di confronto tra le diverseesigenze e certamente un fon-damentale esempio di dialogo einnovazione nel rapporto trapubbliche amministrazioni eimprese. Come Aper siamo par-ticolarmente soddisfatti di avertrovato nel Gse un interlocu-tore sensibile e attento alle esi-genze degli operatori delle rin-novabili».

Siete l’associazione italianapiù rappresentativa della ca-tegoria, con oltre 480 iscritti ecirca 8mila megawatt di po-tenza elettrica installata. Comeconvincere cittadini e istituzioni dei vantaggi dellerinnovabili? Davvero il nucleare rappresenta un pro-getto definitivamente da ac-cantonare?«Il no al nucleare arrivato dal re-ferendum mi pare definiscachiaramente che gli italiani nondesiderano intraprendere una via

nucleare, messa peraltro in di-scussione ultimamente anche inGermania e Svizzera. Oltre allapericolosità dell’energia atomica(il ricordo di Fukushima è an-cora vivo a distanza di un anno),il modello della generazione cen-tralizzata sta finalmente cedendoil passo a un modello alternativoe più “democratico” di genera-zione distribuita, come quellodelle rinnovabili, nel qualechiunque può accedere al mer-cato elettrico come produttore eautoproduttore».

Si calcola che il settore neiprossimi 10 anni investirà al-meno 70 miliardi di euro,dando lavoro a oltre 250.000lavoratori. Mancare gli obiet-tivi europei previsti entro lostesso anno che costo avrebbe,in termini di sanzioni da pa-gare all’Unione europea perl’Italia?«Se i nuovi scenari normativi eregolatori delle rinnovabili,primo tra tutti quello degli in-centivi, non ne ostacoleranno losviluppo, credo che l’Italia po-trebbe, per una volta, superare

gli obiettivi al 2020. Certo se cifosse una decisa inversione ditendenza, come purtroppo sem-bra stia accadendo ascoltandoincredibili dichiarazioni su costie benefici delle rinnovabili daparte di esponenti del governo,il rischio diventerebbe concreto.Auspico che un importante con-tributo arrivi anche dal miglio-ramento dell’efficienza energe-tica sia per quanto riguarda iconsumi elettrici, sia per quantoriguarda quelli termici. Sarebbeun grave errore fermarsi alla sod-disfazione di intravedere un rag-giungimento degli obiettivi al2020 quando la Commissioneeuropea ha già approvato la roadmap al 2050 e i nuovi obiettivial 2030. Qualsiasi ostacolo a unaulteriore crescita del settore met-terebbe a forte rischio il conse-guimento di questi target, po-nendoci di fatto ai margini dellepolitiche energetico-ambientalidell’Unione europea, con la certezza di non riuscire ad ag-ganciare la nuova fase di svi-luppo produttivo e industrialedel settore.

In apertura,

Agostino Re

Rebaudengo,

presidente di Aper,

associazione che

riunisce i produttori di

energia elettrica da

fonti rinnovabili.

Sopra, la sede

della Comunità

europea

Agostino Re Rebaudengo

Page 178: DossVeneto032012

222 • DOSSIER • VENETO 2012

In tema di fonti rinno-vabili una dei compitipiù delicati da espletareper le amministrazioni

regionali è definire un qua-dro normativo quanto piùchiaro possibile della situa-zione riguardante gli impiantidi produzione dell’energia,soprattutto per quelli eolici e

fotovoltaici. La lo-calizzazione diqueste “centrali dienergia” è uno de-gli aspetti più di-battuti che vedee s s enz i a lmen t edue schieramenticontrapposti. Daun lato c’è chi è afavore della tutelapaesaggistica e ru-rale del territorio,dall’altro si guardaa privilegiare leopportunità eco-nomiche che pos-

sono derivare dalla nascita dinuovi impianti. Proprio inqueste settimane la RegioneVeneto è impegnata a diri-mire la questione tramitel’adozione di un testo regio-nale che chiarisca quali areepossono ospitare impianti equali devono essere, invece,salvaguardate. La sintesi del-l’assessore Massimo Giorgetti.

In Veneto, ma anche in al-tre regioni come Toscana ePiemonte, sta tenendo bancola questione della selezionedi aree e siti che, per vari mo-tivi, non si prestano ad acco-gliere nuovi impianti solaricon moduli ubicati a terra.Come cittadini e impresepossono ottenere chiarezza?«La giunta regionale ha pre-disposto un testo di deliberache fa chiarezza individuandole aree che, già in partenza,sono definite non idonee al-l’installazione di impianti a

terra. Si tratta delle aree giàvincolate o di particolare pre-gio sia artistico-ambientaleche dal punto di vista dellecoltivazioni tutelate, ovvia-mente solo delle aree effetti-vamente utilizzate a talescopo. Si tratta di un provve-dimento attualmente al va-glio del consiglio regionaleche verrà adottato nel piùbreve tempo possibile, tute-lando in primo luogo l’am-biente e l’agricoltura di pre-gio, ma senza impedire unqualche riconoscimento alleaziende agricole per garan-tirne l’autosufficienza in ter-mini energetici. Ovviamentesi cercherà di limitare, in tuttii casi, gli investimenti esclu-sivamente speculativi che nonportano benefici al territorioanche dal punto di vista della filiera corta sull’energiatermica».

Spesso rendere più agevole

Eviteremo gli interventi speculativiUno dei maggiori ostacoli allo sviluppo delle energie rinnovabili è costituito

da una burocrazia eccessiva, che spesso “soffoca” i progetti delle imprese che

vorrebbero entrare nel settore. La Regione Veneto sta studiando una delibera per

«fare chiarezza», partendo dall’individuazione delle aree dove sarà possibile

installare gli impianti

Luca Donigaglia

POLITICHE ENERGETICHE

Page 179: DossVeneto032012

VENETO 2012 • DOSSIER • 223

e veloce l’iter di autorizza-zione alla costruzione e al-l’esercizio degli impianti dafonti rinnovabili non è scon-tato. Come le linee guidadella Regione Veneto in ma-teria possono offrire agli ope-ratori un quadro certo nel ri-spetto dei vincoli ambientali,territoriali e paesaggistici?«Il quadro certo si basa su uncomplesso normativo chiaro edi facile lettura che deve de-rivare, in primo luogo, da unapresa di coscienza che il temaenergia deve essere affrontatocon forza in modo unitario.Un altro argomento di grandeattualità riguarda la cartogra-fia vincolistica. Da anni il Ve-neto sta operando in primoluogo per individuare su car-tografia digitalizzata il com-plesso vincolistico esistentema, come è facilmente im-maginabile, si tratta di un la-voro non semplice in quantoi vincoli derivano dal sovrap-porsi di tutta una serie dinorme e piani preparati daenti diversi, in anni diversi espesso senza una precisa car-

tografia di riferimento. Pro-prio in questi giorni il tema èall’attenzione di molte regionie il Veneto, come sempre, faràtutti gli sforzi per facilitare esemplificare procedure e burocrazia».

I nuovi paletti introdotti daldecreto legislativo 28/2011per gli impianti fotovoltaicisu terreni agricoli (occuparemeno del 10% della superficiee non superare un megawattdi potenza) prevedono un’ec-cezione: non si applicano aiterreni abbandonati da al-meno cinque anni. La relativaindividuazione spetta peròalle Regioni: come vi sietemossi?«Da questo punto di vista, purnella frammentarietà delle com-petenze che caratterizza l’attualeorganizzazione regionale, la col-laborazione con l’Assessoratocompetente è massima. Anchequesto argomento fa parte delladeliberazione cui ho accennatoprima».

Qualche mese fa la RegioneVeneto si è alleata con Con-findustria per promuovere le

rinnovabili. È stato approvatouno schema per la pianifica-zione di attività in campoenergetico, che prevede fral’altro l’istituzione di un ta-volo di lavoro permanente.Che risultati concreti aveteraggiunto finora?«Il tavolo di lavoro è stato im-mediatamente attivato e sta la-vorando non solo nel settoredella produzione di energia rin-novabile - attraverso la sempli-ficazione delle procedure di ap-provazione e autorizzazione,nonché l’orientamento dei fi-nanziamenti comunitari in ma-teria - ma, soprattutto, attra-verso l’impostazione di unsistema di acquisizione ed ela-borazione dei dati relativi allepossibilità di risparmio energe-tico e di miglioramento del-l’efficienza. Questi due elementisono centrali nel redigendopiano energetico e costituirannoil maggiore sforzo nella colla-borazione con le imprese delVeneto, anche attraverso l’ado-zione diffusa delle best praticesormai ampiamente testate intutta Europa».

Massimo Giorgetti

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Dopo il boom delfotovoltaico, regi-strato fra 2008 e2010, il settore ha

subito una frenata nel 2011 conl’entrata in vigore a metà annodel quarto conto energia – va-lido fino al dicembre 2016 –che ha introdotto una progres-siva diminuzione degli incentivi

per l’installazione e di conse-guenza ha disincentivato gli in-vestimenti. Tuttavia, comespiega Guido Barbi, ammini-stratore delegato di Siser: «Daun punto di vista strettamenteeconomico, la rilevanza di que-sto cambiamento non è statagrave. La forte crescita del set-tore negli anni precedenti, in-fatti, ha fatto scendere il costodei moduli e dei componentiprincipali degli impianti. E l’Ita-lia è ancora il secondo mercatoal mondo, dopo la Germania,per numero di impianti foto-voltaici». L’attività di Siser è con-centrata nelle energie rinnova-bili, fra le quali il fotovoltaicorappresenta il core business.Inoltre, attraverso un contrattodi collaborazione reciproca Siserlavora insieme alla Ecotre NordSrl di Bussolengo, società gui-data da Raffaele Zambelli e spe-

Il numero degli edifici, soprattutto

industriali, che contengono coperture

in amianto è ancora alto. Il quarto

conto energia prevede un premio per

la sostituzione del materiale

con pannelli solari. Ne parliamo

con Guido Barbi e Raffaele Zambelli

Luca Cavera

Il fotovoltaico prende il posto dell’eternit

224 • DOSSIER • VENETO 2012

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Guido Barbi e Raffaele Zambelli

cializzata nella bonifica di sitilegati al rischio amianto, nel-l’installazione di nuove coper-ture e posa di lattonerie ade-guate per ogni esigenza.

Sulla base delle nuove nor-mative, quali sono le prospet-tive del fotovoltaico per l’annoin corso e il 2013?GUIDO BARBI «Quest’anno è pre-visto un decremento dell’incen-tivo statale del 20 per cento nelprimo semestre dell’anno e diun ulteriore 20 per cento nelsecondo. Dal 2013, tuttavia, èprevisto un aumento dell’in-centivo, dato che questo saràonnicomprensivo della quantitàdi energia venduta alla rete.Tutta l’energia prodotta, infatti,per ottenere l’incentivo, dovràessere immessa nella rete. Nonsarà più possibile quindi averel’incentivo e fare autoconsumoo scambio sul posto. È suffi-ciente la presenza di batterie diaccumulo che usino l’energiaprodotta direttamente affinchél’impianto sia escluso dall’in-centivo. L’obiettivo di queste edelle altre misure è quello diraggiungere la grid parity entroil 2020, cioè il pareggio con lefonti rinnovabili per un certofabbisogno. A nostro avviso,l’obiettivo sarà centrato ancheprima di quella data».

È stato introdotto anche unpremio relativo alla sostitu-zione di coperture in eternitcon i pannelli fotovoltaici.Come si svolge la collabora-zione tra Ecotre Nord e Siser?RAFFAELE ZAMBELLI «Si stima cheesistano ancora almeno un 70per cento di coperture in eternit

o con contenuto di amianto – sitratta soprattutto di capannoniindustriali costruiti fra gli anni60-70 e l’inizio degli anni 80.La messa in sicurezza dei siti av-viene seguendo apposite nor-mative e procedure: i tetti ven-gono svuotati prima nella partesuperiore esposta all’aria – ri-cordo che la parte più pericolosaè proprio quella maggiormenteesposta alle intemperie. Ognibonifica è composta complessi-vamente di più fasi di inter-vento».

Quali sono queste fasi?R.Z. «Si inizia con il monitorag-gio e l’analisi ambientale perconstatare lo stato di usura dellelastre contenenti amianto. Suqueste basi si redige un piano dilavoro che va presentata all’Aslcompetente. Dunque gli opera-tori intervengono – indossandomascherine, tute e guanti pro-tettivi – e incapsulano il mate-riale, per evitare la dispersione difibre nell’ambiente. Il materiale,una volta messo in sicurezza,viene trasportato in appositi sitidi smaltimento. Il processo siconclude con il rilascio di unacertificazione di avvenuto smal-timento e bonifica. A questo

punto è la stessa Ecotre Nordche installa le nuove coperture,sulle quali noi posizioneremo ipannelli fotovoltaici».

Quindi un sito contaminatopuò essere riconvertito in unoa basso impatto ambientale?G.B. «Esattamente. Inoltre la so-stituzione delle coperture ga-rantisce anche un risparmioenergetico per le aziende, datoche tolto l’eternit – che avevauna resistenza termica bassis-sima – si applicano dei pannellicoibentanti che consentono unrisparmio energetico, contri-buendo ad abbattere le emis-sioni e a risparmiare anche il15-20 per cento di energia».

Quali sono le realtà produt-tive che si rivolgono maggior-mente a voi?G.B. «L’azienda, alla fondazione,aveva un target composto esclu-sivamente da attività industrialie finanziarie a scopo di investi-mento. Nel tempo abbiamo al-largato il nostro mercato di ri-

In apertura, Raffaele

Zambelli, titolare

della Ecotre Nord

di Bussolengo (VR),

e Guido Barbi,

amministratore

delegato della Siser Srl

di Verona

www.sisersrl.comwww.ecotrenord.com

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VENETO 2012 • DOSSIER • 225

Page 182: DossVeneto032012

RINNOVABILI

ferimento. Attualmente si ri-volgono a noi sia le piccole emedie imprese, per le quali rea-lizziamo impianti fino a 1 me-gawatt, sia i privati, per i qualisiamo cercando di accumulareun book di clienti che rag-giunga i 20-30 kilowatt. In que-sto momento i privati e gli arti-giani stanno sfruttando molto lepossibilità offerte dal fotovol-taico, anche grazie alla possibi-lità di eliminare l’amianto daitetti».

Che dati di bilancio ha re-gistrato Siser nell’ultimo bien-nio?G.B. «Nel 2010, in linea con ilsettore, siamo andati moltobene. Nel 2011, a causa delblocco degli incentivi, abbiamotrovato delle difficoltà nel primosemestre dell’anno. Tuttavia, poi,il secondo semestre, è stato mi-gliore rispetto allo stesso periododel 2010. Quindi complessiva-mente abbiamo mantenuto lostesso fatturato per entrambi glianni, dato che prospettiamo avràun andamento simile durante il2012».

Al di là della flessione do-vuta al quarto conto energia,

quali sono le maggiori criti-cità del mercato?G.B. «Quello che riscontriamomaggiormente, come proble-matica di fondo, è l’impossibilitàdi accedere al credito da partedei nostri clienti. Noi non for-niamo servizi finanziari e dob-biamo registrare una diffusa dif-ficoltà nel reperire creditobancario, fondamentale in que-sti casi. Chi investe nel fotovol-taico fa un investimento a lungotermine: è come un’obbligazioneche paga il 10 per cento annuoper vent’anni. Però, poiché perrientrare dell’investimento ini-

ziale occorrono dai sei a diecianni, è difficile che questo vengainteramente finanziato con ca-pitale privato».

Quali sono le prospettive fu-ture del vostro business?G.B. «La nostra società sta cer-cando di aprirsi al mercatoestero, in particolare a quello sta-tunitense, che è un mercato infortissima crescita – è nella stessasituazione in cui si trovava l’Eu-ropa fino a circa sette anni fa.Questa ricerca di nuovi sbocchiha la sua ragione nel fatto chestimiamo che il mercato italianodel fotovoltaico, per quanto ri-guarda le installazioni ex novo,continuerà a darci possibilità dicrescita per ancora due anni almassimo. Siser, fin dalla suafondazione, si è però anche spe-cializzata nella manutenzione enello smaltimento degli im-pianti esistenti. Questa attivitànei prossimi anni diventerà im-portantissima e prevediamo chepotrebbe diventare il nostro bu-siness prevalente».

❯❯

❝La sostituzione delle coperture in amiantocon pannelli coibentanti garantisceun risparmio energetico per le aziende,fino al 15-20 per cento

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EDILIZIA

230 • DOSSIER • VENETO 2012

In Veneto la crisi del-l’edilizia si è manifestataprima che nelle altre re-gioni d’Italia. A partire

dagli ultimi mesi del 2007 gliinvestimenti in costruzioni sisono assottigliati progressiva-mente. All’inizio della crisi,il settore ha perso il 30 percento dei volumi produttivi,vale a dire circa 6 miliardi dieuro, 33.400 occupati (-16%) e circa il 20% delleaziende. Sono numeri piut-tosto eloquenti che fotogra-fano drammaticamente la re-altà di un comparto che pagain parte anche il fisiologicosgonfiamento del mercatodopo un decennio (1995-2006) di sviluppo sostenuto.Oggi l’edilizia resta comun-que vitale per l’economia delterritorio, dal momento chepesa per più dell’11% sul Pilregionale e per il 20% sul-

l’occupazione industriale. Neparliamo con il presidente re-gionale dell’Associazione na-zionale dei costruttori edili,Luigi Schiavo.

Presidente, le costruzionisono davvero in crisi,quindi. «Sì. Oggi siamo ritornati ailivelli produttivi del ’94, inepoca pre-boom. Per il 2012le stime sono ancora negative(-4,1% per gli investimenti).Nel 2011, inoltre, si sono re-gistrate oltre 10 milioni di oredi cassa integrazione, con unaumento dell’8% rispetto al-l’anno precedente. Se talecongiuntura dovesse perdu-rare la cassa integrazione sitrasformerà in disoccupa-zione, aggravando la già gravesituazione occupazionale».

Quali sono le cause?«Soffriamo di alcune inaccet-tabili storture del mercato e

della mancanza di una poli-tica economica che considerile costruzioni come asset im-prescindibile di una reale stra-tegia anticiclica. Da anni pro-poniamo alcune soluzioni acosto zero: modifica del pattodi stabilità interno, cheblocca i pagamenti pubblici;semplificazione burocratica;incentivazione delle ristruttu-razioni e della rigenerazioneurbana. Ma nessuna delle no-stre richieste, su cui le istitu-zioni si sono sempre mostrateconcordi, è stata accolta».

A ogni modo si dice che sifanno più case che bambini.Il Veneto è già densamentecementificato. «Il Veneto è stato certamenteal centro di un processo so-stenuto di urbanizzazione,tanto che oggi si parla di“città diffusa” indicandol’area compresa tra le pro-

Il mattone dello sviluppoIl settore edile sta vivendo, in Italia come nel Veneto, un periodi di

profonda difficoltà dovuto sia alla crisi in atto che a problemi strutturali del

comparto. Per uscire dal guado, il presidente di Ance Luigi Schiavo indica

la sua strada: programmazione e infrastrutture moderne

Tiziana Bongiovanni

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Luigi Schiavo

VENETO 2012 • DOSSIER • 231

vince di Padova, Treviso e Ve-nezia, dove il costruito nonha soluzione di continuità. Èpero una leggenda metropoli-tana quella per cui si fannopiù case che bambini. Nel2011 sono stati concessi circa15mila permessi compresi ri-strutturazioni e allargamenti,mentre si sono costituiti30mila nuovi nuclei familiari,anche per effetto dei flussimigratori. Il saldo tra nuovefamiglie e nuove costruzioni èquindi positivo, a differenzadi quanto succede nella quasitotalità delle regioni italiane.Detto questo, non c’è dub-bio alcuno che ci sia stato unforte sviluppo urbano e cheoggi ci sia la necessità di li-mitare l’occupazione dinuovo territorio, incenti-vando politiche di recuperodell’esistente, anche attra-verso la demolizione e rico-

struzione. Non c’è ancora,tuttavia, una legge moderna eadeguata che apra le porte aun modello di “rigenerazioneurbana” come se ne vedononella grandi capitali europee,nella piena salvaguardia delpatrimonio storico».

Che cosa intende per rigenerazione urbana?«Il “terzo Veneto”, come co-munemente viene chiamatoil Veneto dell’epoca postboom economico, ha bisognodi infrastrutture moderne eveloci per la mobilità dellepersone. Occorre completarela grande viabilità di collega-mento, l’alta capacità e svi-luppare il sistema portuale el’utilizzo delle vie navigabili.La città diffusa, in poche pa-role, necessita di rigenera-zione, riqualificazione urbanae sociale, efficienza energe-tica. L’esistente non riqualifi-

cabile va demolito e rifattocon gli standard urbanisticipossibili. Vanno messe in ef-ficienza le scuole, gli edificipubblici o di proprietà pub-blica, residenziale e non. Oc-corrono manutenzioni dellereti idriche e fognarie, pernon parlare dell’urgenza le-gata alla salvaguardia idro-geologica. Occorre che le nostre amministrazioni rico-mincino a programmare pianidi intervento a breve e me-dio termine in sinergia con il privato».

Avete istituito insieme aConfindustria Veneto e allaRegione un tavolo per stu-diare la fattibilità di unpiano finanziario per la rea-lizzazione in partenariatopubblico-privato del trattomancante del tracciato dellaTav Milano-Venezia. A chepunto siete?

Sopra,

Luigi Schiavo,

presidente di Ance

Veneto

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232 • DOSSIER • VENETO 2012

«Entro giugno presenteremouna bozza di business plan.Abbiamo recentemente ospi-tato, nel corso di una dellenostre sedute, un rappresen-tante della francese Vinci, ilcontractor dell’alta velocitàTours-Bordeaux, uno dei mi-gliori esempi di project fi-nancing in Europa per la rea-lizzazione di questo tipo diopera. Stiamo seguendo lostesso esempio che si basa suun finanziamento pubblicoper la metà dell’importo, conil contributo dello Stato ma

anche di Province e Comuni,e su un investimento privatoper la restante metà con l’ap-poggio finanziario, tra gli al-tri, della Banca europea pergli investimenti e della Caissedes Dépôts, l’equivalentedella nostra Cassa depositi eprestiti. Al di là delle grandiopere, stiamo studiando mo-delli di intervento in projectfinancing anche per l’ammo-dernamento delle scuole e la messa in sicurezza del territorio. Se lo Stato non ha più soldi per le opere,

EDILIZIA

L a crisi del settore edile in Veneto ècosì forte che sta per fermare an-

che la Biasuzzi, la storica impresa dicostruzioni del Trevigiano. «Era ven-t’anni che non vedevo un peggiora-mento del genere – afferma l’ingegnerMauro Biasuzzi, a capo dell’azienda –.Da quando ho iniziato, e cioè dal 1976,il comparto non aveva mai soffertocosì».Ingegnere, qual è la sua percezione?«È tutto fermo. L’attività della miaazienda non è ancora diminuita, maabbiamo commesse solo fino al ter-mine dell’anno. Fin lì siamo coperti,dopo non so più cosa fare. Anche ulti-mamente alcuni miei subappaltatori indifficoltà non ce l’hanno fatta. Le realtàpiccole fanno più fatica rispetto a

quelle grandi». Perché?«Perché il discorso delle immobiliari èsaltato. Le banche hanno chiesto ilrientro e la liquidità non c’era a causadei capitali immobilizzati. Una solu-zione è quella di riunirsi fra imprese». Quali strategie lei sta adottando perresistere?«Investo il mio patrimonio personale,ho appena acquistato con un’altra so-cietà una grossa lottizzazione. Ora chefinalmente hanno sbloccato i lavori perla Pedemontana, costruiremo ungrande centro commerciale all’uscitadel casello autostradale di Montebel-luna. Ma ripeto, è sempre un’operarealizzata con le mie risorse, messe daparte negli anni precedenti facendo la“formichina”».

COSTRUZIONI, PADOVA SOFFRE MENOÈ un quadro a tinte fosche quello che Mauro Biasuzzi delinea del mercato edile in Veneto. Con areeche soffrono meno, come Padova, e infrastrutture ancora non realizzate, come la Pedemontana, che potrebbero dare respiro all’intero settore

Page 187: DossVeneto032012

siamo costretti a trovare viealternative».

Infine, la bioedilizia. È un’alternativa?«La bioedilizia è la realtà concui ci confrontiamo tutti igiorni. Negli ultimi anni sonoemersi innovazioni e nuovistandard costruttivi che hannoprofondamente cambiato ilmercato. Oggi il cittadino èpiù attento alla qualità dei ma-teriali, al risparmio energetico,alla vivibilità degli spazi e deiquartieri, alla mobilità. Si sonosviluppate novità che hanno

di colpo accantonato a una fa-scia di mercato poco appetibileil parco immobiliare costruitodal dopoguerra agli anni ’80,che rappresenta i 2/3 del pa-trimonio esistente. Per questoinsistiamo sulla necessità delrecupero del costruito e, lad-dove ciò non possa avvenire,sulla demolizione e ricostru-zione. Si potrebbe iniziare da-gli edifici pubblici: strutturescolastiche decadenti, alloggipopolari degli anni ’60. Sarebbe un banco di prova importante».

Luigi Schiavo

VENETO 2012 • DOSSIER • 233

Attualmente meglio clienti pubblici o privati?«In settant’anni di lavoro il settore pub-blico ha rappresentato l’80%. Adesso,invece, la percentuale è scesa al 50-60%, un 20-25% è rappresentato damie iniziative personali e un altro 20 inconto terzi».Ci si può fidare ancora del pubblico?«Così e così. Le tempistiche di paga-mento adesso sono sui 150 giorni».Quali sono le zone più in difficoltà inregione?«il mio raggio d’azione si sviluppa prin-cipalmente tra Treviso e Venezia, traqueste due città direi che la primasente meno la crisi, Venezia invece èpiù depressa. Mi dicono che il mercatoimmobiliare soffre meno a Padova, maio attualmente sono impegnato moltopoco nel Padovano». Parlando di prezzi, come sta rea-gendo il mercato immobiliare? I prezzi sono ancora in flessione o c’è una ripresa?«Di salita non se ne parla nemmeno. Ionon ho abbassato i prezzi perché non

ne potevo fare a meno. Ma, come di-cevo prima, ho dovuto utilizzare fondimiei».A ogni modo si accusa il Veneto di essere troppo cementificato. «È indubbio che, se invece di fare tantearee industriali, i Comuni si riunissero ene facessero una unica, sfrutteremmomeglio il territorio. Non credo che daqui a dieci anni ci sarà spazio pernuove iniziative, salvo ottimizzare le at-tuali e creare una viabilità di sostegnopiù adeguata». Quindi lei cosa farebbe?«La realizzazione della Pedemontana,che doveva essere ultimata nel 2012 einvece lo sarà nel 2016-2018; la crea-zione di grossi centri di smistamentomerci; lo spostamento del trasporto surotaia anziché sfruttare le arterie stra-dali con quello su gomma». Insomma, metterebbe la viabilità al primo posto.«Certo, perché contribuirebbe a snel-lire il traffico. Ciò porterebbe nel giro di5-6 anni a una pianificazione miglioredi nuovi interventi».

Quali saranno quindi le aree che sisvilupperanno da qui in avanti? «Quelle a ridosso di importanti centriviari. Le altre è impensabile abbiano unulteriore sviluppo perché siamo già in-golfati, non ci muoviamo. Con la realiz-zazione del Passante di Mestre si èsfoltito molto, però purtroppo siamosempre soggetti a un attraversamentoest-ovest del traffico pesante. Quandoriusciremo a realizzare la Pedemon-tana, la viabilità interna sarà molto piùfluida e agevole». Luigi Schiavo, presidente di AnceVeneto, ha detto che il futuro è nella“rigenerazione dell’esistente”. È d’accordo?«Sì, pienamente. Il futuro è ricompat-tare e riorganizzare le nuove zone indu-striali e commerciali perché lo spazio ri-masto ormai è solo per enormioperazioni e utilizzare le case sfittecome social housing». Quali sono i suoi progetti futuri?«Andare in pensione. Ho 62 anni, vo-glio dedicarmi al mio hobby che sono icavalli, in crisi anche quello, tra l’altro».

Page 188: DossVeneto032012

Non solo le grandigriffe della modao le eccellenzeenogastronomi-

che che tutto il mondo ci invi-dia. A tenere alta la bandieradel made in Italy sui mercatiesteri contribuiscono anchetantissime realtà produttiveche, con il loro lavoro, sonoriuscite negli anni a ritagliarsiun posto al sole a livello inter-nazionale. Tra queste rientra laCaoduro Spa, società di Ca-vazzale fondata nel 1951 e spe-cializzata nella progettazione,produzione e installazione disistemi e coperture in materialeplastico per l’edilizia industrialee abitativa. «Lucernari in me-tacrilato e policarbonato com-patto, coperture trasparenti, si-stemi integrati per la

ventilazione, per il risparmioenergetico e per l’evacuazionedi fumo e calore rappresentanoal momento il nostro core bu-siness», spiega l’amministratoredelegato dell’azienda, CarloCaoduro.

Quali sono gli elementi chehanno permesso alla Cao-duro di affermarsi come unarealtà leader su scala globale?«L’accurata selezione delle ma-terie prime e la continua ri-cerca e sviluppo del prodotto,fanno sì che i manufatti Cao-duro siano universalmente ri-conosciuti come prodotti di as-soluta qualità, sia sotto l’aspettoestetico che funzionale, assicu-rando al contempo un’elevatadurata nel tempo. Sono nume-rose, infatti le realizzazioni inItalia e all’estero che, a distanza

Dalla continua innovazione tecnologica

ha origine la produzione di sistemi

e coperture in materiale plastico

termoformati d’avanguardia, ideali

per svariate applicazioni. L’evoluzione

e le prospettive del settore illustrate

da Carlo Caoduro

Diego Bandini

L’involucro italianofa il giro del mondo

234 • DOSSIER • VENETO 2012

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Carlo Caoduro

In apertura,

l’amministratore

delegato della Caoduro

Spa, Carlo Caoduro

www.caoduro.it

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VENETO 2012 • DOSSIER • 235

di venti o trent’anni dalla loroinstallazione, mantengonopressoché intatte le loro carat-teristiche originarie. Siamo ingrado di operare anche in con-testi estremamente differentida un punto di vista ambien-tale, passando dal caldo deiPaesi Arabi al gelo della Russiae del Kazakistan, senza che lenostre strutture, pur sottopostea significativi sbalzi termici, ri-sentano in alcun modo di que-ste condizioni climatiche proi-bitive. Credo sia questo ilsegreto che ci permette di com-petere ai massimi livelli anchecon i produttori tedeschi efrancesi, da sempre ai verticidel settore».

Quale bilancio è possibiletrarre dall’ultimo periodo diattività dell’azienda?«Indubbiamente la nostra pro-duzione ha risentito delle pro-blematiche che in questi annihanno attanagliato il settoreedile. Nonostante tutto siamoriusciti a mantenere una posi-zione di leadership sul mercato,continuando a percorrere lastrada della qualità. Purtroppodevo constatare che, anche a

causa del perdurare della crisieconomica, il mercato si stasempre più orientando verso laproduzione di manufatti discarsa qualità, con l’unicoobiettivo di ridurre i costi.Questa però è una scelta chenel lungo periodo non può chedimostrarsi fallimentare, inquanto comporta inevitabil-mente un aumento dei costi dimanutenzione dei sistemi in-stallati, senza tralasciare i rischiche possono derivare, ad esem-pio, dalla realizzazione di si-stemi privi di adeguati requisitidi sicurezza. Noi non ci siamopiegati a questo tipo di logica,e oggi raccogliamo i frutti delnostro lavoro».

Quale approccio utilizzatenell’affiancare i vostri com-mittenti, tanto nella parteprogettuale, quanto in quelladi realizzazione della strut-tura? «Ci affianchiamo ad architetti eprogettisti, instaurando conloro un rapporto di reciprocacollaborazione, nella scelta deimateriali, nelle definizioni delleforme e nelle verifiche struttu-rali. Forniamo tutti i suggeri-menti e le indicazioni del caso,mettendo gli operatori nellacondizione di fare poi le scelteprogettuali più idonee, nelpieno rispetto della normativain vigore, soprattutto per quelche riguarda gli aspetti mag-

❝Lavoriamo al fiancodi architetti e progettisti,mettendoli nella condizionedi fare le scelte progettuali piùidonee, nel pieno rispettodella normativa in vigore

Page 190: DossVeneto032012

giormente legati al tema dellasicurezza».

Quanto contano le attivitàdi ricerca e sviluppo nel vo-stro settore?«Sono fondamentali. Neglianni abbiamo depositato piùdi 100 brevetti, a testimo-nianza dell’impegno che quo-tidianamente mettiamo percercare di soddisfare le esigenzedei nostri partner. Al mo-mento, ad esempio, stiamoportando avanti un progettomolto significativo al fianco diun’importantissima multina-zionale. In gennaio, invece, ab-biamo concluso una proficuacollaborazione con l’Univer-sità di Padova, grazie alla qualeabbiamo messo a punto unprogramma che, sulla base diun complesso sistema di cal-colo, garantisce la massima in-teroperatività di tutti i nostriprodotti, dai sistemi di illumi-nazione a quelli per la refrige-razione e il ricambio dell’aria,fino agli impianti per l’evacua-zione del fumo, rendendoliperfettamente integrabili al-l’interno di un’unica costru-zione».

In questi anni l’aumentatasensibilità nei confronti del-l’ambiente e, di conseguenza,del risparmio energetico, haportato alla ricerca di nuovesoluzioni di costruzione. Inparticolare quali evoluzionistanno caratterizzando la dif-fusione dell’illuminazionenaturale zenitale?

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COPERTURE PER L’EDILIZIA

236 • DOSSIER • VENETO 2012

La Caoduro Spa nasce nel 1951, grazie all’iniziativa di Isidoro Caoduro, che in unpiccolo laboratorio artigianale di Vicenza inizia a dedicarsi alla lavorazione delplexiglas, producendo in serie plafoniere per illuminazione, vetri per roulotte,parabrezza per automobili e imbarcazioni. A questi si aggiungono poi i lucernari inpolimetilmetacrilato che, con l’avvento della prefabbricazione industriale, troverannosempre più spazio sui tetti degli stabilimenti. La svolta per l’azienda arriva però agli inizi degli anni 80, quando la Caoduro inizia aprodurre, con la collaborazione dell’architetto genovese Renzo Piano, i moduli curvi inpolicarbonato monolitico utilizzati per la costruzione dei padiglioni itineranti di IBM,con cui il colosso dell’informatica porta in giro per l’Europa l’evoluzione tecnologicaalla base dei moderni computer.Altrettanto importante, in un’ottica di crescita aziendale, è il 1990, l’anno dei mondialidi calcio in Italia. Grazie all’esperienza maturata nella lavorazione del policarbonato laCaoduro ha la possibilità di realizzare la copertura di 45.000 mq dello stadio San Paolodi Napoli e dello Stadio delle Alpi di Torino.Con attrezzature estremamente versatili per la termoformatura, uniche nel loro genere,negli anni l’azienda vicentina ha portato a termine progetti e opere di grande valore,come il ponte pedonale coperto, adibito a centro commerciale, costruito a Mosca, lacopertura dell’Università militare di MU’TAH in Giordania, l’Hotel Don Giovanni diPraga, l’Aeroporto di Bucarest, il Museo della Ferrari di Maranello e centinaia dicoperture di capannoni industriali e di centri commerciali delle catene di distribuzionepiù importanti d’Europa, o di teatri come La Scala di Milano e La Fenice di Venezia.

Le tappe

Page 191: DossVeneto032012

«L’illuminazione naturale degliambienti costituisce oggi unodei principali aspetti che con-dizionano la progettazione ar-chitettonica, non solo perquanto riguarda il controllo deiconsumi elettrici per l’illumi-nazione diurna, ma anche per ibenefici effetti sulla salute del-l’uomo. Per lungo tempo però,le potenzialità di questo tipodi sorgente luminosa sono statepressoché dimenticate a favoredei sistemi di illuminazione ar-tificiale. La luce che filtra daun lucernario assicura un’illu-minazione neanche lontana-mente paragonabile a quellache entra dalle finestre, che es-sendo poste sul perimetro del-l’edificio, lasciano inevitabil-mente delle “zone d’ombra”.Con l’illuminazione che pro-viene dall’alto, invece, è possi-bile avere un irraggiamento so-lare nettamente superiore,riducendo di conseguenza il bi-sogno di ricorrere alla correnteelettrica».

Quali sono le soluzioniprogettate da Caoduro a que-sto proposito?«Grazie a una continua ricercaprogettuale portata avanti dalnostro studio tecnico possiamorealizzare diverse tipologie dilucernari, che si pongono comesoluzione ottimale per l’illumi-nazione naturale di edifici in-dustriali e commerciali. La no-stra offerta comprendelucernari continui componibili

ad arco ribassato e a due falde,nonché lucernari in serie, chepossono essere integrati conaperture per ventilazione e si-stemi di evacuazione fumo ecalore con movimentazionemanuale o elettrica».

Una delle vostre ultimecreazioni per la ventilazionenaturale e il risparmio ener-getico è Ecogy®. Di cosa sitratta nello specifico?«Ecogy® è un sistema di aper-tura per ventilazione brevettatoda Caoduro. Funziona in ma-niera autonoma, sfruttandol'energia pulita del sole che,grazie al pannellino fotovol-taico di ultima generazione in-

terposto e protetto fra le duepareti della cupola, alimentaun accumulatore. É un pro-dotto altamente flessibile, chesi presta alle più svariate appli-cazioni. Si caratterizza perl’apertura/richiusura tramiteradiocomando, la mancanza diallacciamenti elettrici, l'estremafacilità di montaggio e un de-sign accattivante, unito alla to-tale assenza di ingombri».

Verso quali ambiti inten-dete concentrare le vostre at-tenzioni nel prossimo futuro?«Il mercato al momento sta at-traversando una fase di transi-zione. Per quel che ci riguardacontinueremo a investire negli

Carlo Caoduro

VENETO 2012 • DOSSIER • 237

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❝Con Zenital cerchiamo di promuoverele soluzioni di carattere legislativo, tecnicoe commerciale più idonee alla valorizzazionedella politica generale del settore

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interventi di messa a normadei capannoni industriali, chesono sempre più richiesti, so-prattutto per quanto concernela sicurezza in caso di incendio,in accordo con quanto stabilitodalla legge 81 sulla sicurezza esalute dei lavoratori sui luoghidi lavoro».

Lei è anche il presidente diZenital, l’associazione nazio-nale che riunisce al suo in-terno i principali produttoridi sistemi di illuminazione eventilazione naturali e di si-stemi per il controllo di fumoe calore. Quali obiettivi per-seguite attraverso questa or-ganizzazione?«Cerchiamo di promuovere lesoluzioni di carattere legisla-tivo, tecnico e commerciale piùidonee alla valorizzazione della

politica generale del settore.Partecipiamo ad appositigruppi di lavoro per l’elabora-zione di leggi e normative, ope-rando a stretto contatto con glienti preposti, sia a livello na-zionale che internazionale. LaZenital, a sua volta, è poi mem-bro di Eurolux, raggruppa-mento europeo delle associa-zioni del settore. AttraversoEurolux siamo al momentoimpegnati nello studio di unanorma, che possa valere su scala

comunitaria, per favorire pro-prio la diffusione di sistemi diilluminazione zenitali. Cre-diamo sia giunto il momentoche le istituzioni competentiprendano coscienza delle pos-sibilità offerte da queste solu-zioni, che potrebbero portareenormi benefici non soltantoda un punto di vista ambien-tale ma anche economico».

In tal senso, anche perfronteggiare la crisi, ritieneche al momento ci sia la giu-sta collaborazione tra i variattori del vostro comparto?«Sicuramente in questi annisono stati fatti passi avanti im-portanti. Credo però che siadoveroso favorire, soprattuttoin Italia, una maggior integra-zione tra gli associati, chespesso sono aziende di piccolee medie dimensioni. Il tessutoimprenditoriale nostrano è in-fatti caratterizzato da unascarsa propensione alla colla-borazione, che in un certosenso limita la possibilità didare vita a quelle “reti” e ag-gregazioni di imprese che per-metterebbero anche alle nostrePmi di affacciarsi sui mercatiinternazionali in maniera piùsolida e strutturata».

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238 • DOSSIER • VENETO 2012

COPERTURE PER L’EDILIZIA

❝L’illuminazione naturaledegli ambienti costituisce oggiuno dei principali aspetti checondizionano la progettazionearchitettonica

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EDILIZIA

Per descrivere le at-tuali condizioni disalute del compartoedile e del suo in-

dotto sono stati versati fiumidi inchiostro, numerosi con-vegni e manifestazioni dipiazza che hanno visto la par-tecipazione congiunta di sin-dacati e imprese che hannocercato di spiegare e porre ri-medio alla situazione. Fraqueste voci, si leva anchequella di Felice Rettondini,Presidente della Vipp Lavori,azienda veronese che svolgeuna serie di attività collateralirispetto all’edificazione manecessari perché essa si possasvolgere, dalle indagini geo-gnostiche alle opere di con-solidamento: «Basti dire –suggerisce Rettondini – che ilmomento del settore è dram-matico ed è il più critico chesin qui si sia verificato ri-spetto alle contingenze nega-tive del passato. I fattori dicrisi sono generali: di finanzapubblica e privata, di debo-lezza del sistema industriale,di totale sfiducia nei con-fronti delle istituzioni chedovrebbero invece essere ga-ranti per il futuro dell’eco-nomia nazionale». Come tutti, anche la Vipp hadovuto attuare una strategia

studiata appositamente perottimizzare la gestione e su-perare indenne questa fase:«La nostra impresa ha messoin atto una serie di procedureper contenere spese generali ecosti diretti, unitamente auna programmazione attentadei cantieri, riuscendo a im-piegare negli stessi le miglioririsorse. Allo stesso tempo, ab-biamo incrementato l’azionedi penetrazione nei mercatiesteri, con particolare atten-zione alla Francia, alla Roma-nia e all’area del Maghreb».Misure necessarie che tuttidovrebbero attuare per fre-nare l’onda della crisi. Se-condo Rettondini infatti,«allo stato attuale non vi è al-cun settore – privato, indu-striale e infrastrutturale – cherisulti non depresso e in sa-lute. Solo un massiccio inter-vento dello Stato, attraversoinvestimenti diretti e l’ema-nazione di norme che pos-sano favorire i grandi investi-menti privati nei compartienergetico e infrastrutturale,può dare una svolta alla si-tuazione in tempi rapidi».Purtroppo, il saldo negativonon è relativo al solo datoeconomico: i tragici eventidello scorso anno in Liguria,Sicilia e altre zone d’Italia

La Vipp Lavori Spa ha sede a Angiari (VR)

www.vippspa.com

Il consolidamento di terreni

e fondazioni è il primo passo per ogni

intervento edile. Felice Rettondini,

che opera da anni in questo campo,

propone alcune considerazioni sulla

situazione del mercato del mattone

Amedeo Longhi

L’edilizia attendeuna ristrutturazione

240 • DOSSIER • VENETO 2012

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Felice Rettondini

hanno evidenziato le carenzedel patrimonio edilizio e ur-banistico italiano dal puntodi vista geotecnico. «Gli in-terventi da eseguire sul terri-torio per correggere le graviproblematiche legate al de-grado idrogeologico – spiegaRettondini – sono davverotantissimi e massicci. Tutta-via, è necessaria una prelimi-nare riorganizzazione deglienti preposti, oggi polveriz-zati e incapaci di impegnarsilavorando di concerto in pro-getti che coinvolgano ampiearee di territorio».La posizione di cui gode Ret-tondini rispetto a queste te-matiche è privilegiata e raf-forzata dalla grandeesperienza specifica sulcampo: «I campi di inter-vento della nostra impresasono quelli che sottendono aivari tipi e tecnologie di im-permeabilizzazione e conso-lidamento dei terreni e dellefondazioni profonde me-diante la formazione di pali

di piccolo e grande diametro,pali infissi prefabbricati, get-tati in opera o eseguiti me-diante tecnologia di roto-in-fissione, delle opere disostegno mediante dia-frammi, berlinesi, palanco-lati. La nostra specializzazioneè inoltre l’esecuzione di lavoridi fondazioni specialisticheper opere marittime, la co-struzione di banchine e moliportuali, la realizzazione“chiavi in mano” di marineper imbarcazioni e navi da di-porto con progettazione e in-gegnerizzazione delle strut-ture a mare».La conclusione è dedicata auna considerazione critica suicomportamenti, spesso de-viati, di diversi operatori delsettore: «La drastica contra-zione delle opportunità delmercato ha colpito maggior-mente le imprese specializ-zate, più strutturate, chehanno investito in organizza-zione, tecnologia, conoscenzatecnica, sicurezza. I ribassi,

che in opere pubbliche hannoraggiunto punte anche oltre il50 per cento e, in molti casi,una carente capacità di con-trollo in fase esecutiva dei la-vori da parte degli enti pre-posti, favoriscono fenomenidi “concorrenza sleale” neiconfronti di imprese compo-ste da uomini che amano ilproprio lavoro e sono orgo-gliosi delle opere ben ese-guite, a volte anche a costo disacrifici».

VENETO 2012 • DOSSIER • 241

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Dopo pochi mesi dall’inizio del 2012, la provincia del bellunese registra un nuovo slancio

economico nel settore immobiliare. A trainare il comparto sono le ristrutturazioni.

Ne parliamo con Gianriccardo, Fabio e David Pizzolotto

Emanuela Caruso

Investire e ristrutturare a Cortina

L’Italia viene ricono-sciuta come uno deipaesi europei in cuigli investimenti im-

mobiliari hanno il giusto po-tenziale per diventare protago-nisti del rilancio economico eproduttivo del settore edilizio.Finora, i maggiori capitali in-vestiti sono stati destinati al-

l’edilizia commerciale e turi-stica, ma anche nell’ambito delmercato abitativo-residenzialesono stati compiuti alcuni passiin avanti, in particolare in spe-cifiche zone del territorio ita-liano, tra le quali il bellunese eCortina d’Ampezzo. Chi ha sa-puto cogliere al volo le nuoveopportunità offerte dal mer-

cato, concentrandoenergie e sforzi proprionel ramo residenziale, èstata l’Impresa Pizzo-lotto, società specializ-zata in tutti i compartidel settore edile.«Siamo riusciti a trarrevantaggio dalle regoleimposte dalle norma-tive vigenti – spiegaGianriccardo Pizzo-lotto, fondatore e tito-

lare dell’azienda – che non con-sentono di realizzare nuovi edi-fici, bensì solo di ristrutturare ivolumi già esistenti. Abbiamoacquistato e ristrutturato moltiimmobili, così da riposizionarlisul mercato abitativo-residen-ziale e da offrire al bacinod’utenza la possibilità di com-prare appartamenti di varie pez-zature e metrature nell’area diCortina d’Ampezzo e San Vitodi Cadore». A dimostrazione di quantoquesta attività stia coinvol-gendo il territorio dolomitico ein particolar modo quello am-pezzano, in quest’ultimo pe-riodo l’Impresa Pizzolotto stacompletando un intervento diriqualificazione ambientale al-l’ingresso dell’abitato di Cor-tina. «Abbiamo acquistato un

242 • DOSSIER • VENETO 2012

Fabio, Gianriccardo e David Pizzolotto dell’impresa edile Pizzolotto Srl

con sede a Cortina d’Ampezzo (BL)

www.impresaedilepizzolotto.com

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Gianriccardo, Fabio e David Pizzolotto

vecchio stabile, recuperandonela volumetria esistente e suddi-videndolo in tre fabbricati –continua Fabio Pizzolotto, so-cio dell’azienda e responsabiledei cantieri edili –. Per garantireun risultato di elevata qualitàabbiamo utilizzato tecnologie emateriali di prima scelta quali,ad esempio, calcestruzzi di ri-nomata qualità, murature ter-moisolanti, coperture in legnocon isolamento termo-acustico,rivestimenti ventilati con co-pertura in rame per il tetto. Ci occupiamo anche dell’in-stallazione, tramite i nostri ter-zisti, di impianti termo-idrau-lici ed elettrici, fornendo lorol’assistenza necessaria perun’ott9imale finitura muraria.Nel posizionamento dei serra-menti siamo autonomi, inquanto abbiamo sviluppato ecertificato un infisso a bassa tra-smittanza con l’esterno». Dall’inizio dell’attività, avve-nuto quasi cinquant’anni fa,l’Impresa Pizzolotto ha sempreoperato nell’area di Belluno,concentrandosi a Cortina e SanVito di Cadore, vivendo daprotagonista tutte le principali

tappe evolutive che nel corsodel tempo hanno caratterizzatoil settore edile della zona. «Apartire dagli anni 60 – raccontaancora Gianriccardo Pizzolotto– l’evoluzione ha riguardato so-prattutto le tecniche costruttivee i materiali da costruzione, chesi sono migliorati e affinati inmodo da soddisfare le nuoveesigenze del mercato. Inoltre, aCortina e nei comuni limitrofi,dove l’economia turistica fa dapadrone, nel tempo l’edilizia hadovuto saper rispondere alle ri-chieste di finiture interne edesterne di alta qualità». Attualmente, l’Impresa Pizzo-lotto vanta un buon numero dicommesse, e in particolare dicommesse dalla complessa rea-

lizzazione. «Grazie all’esperienzaacquisita in tanti anni di attività– conclude David Pizzolotto,altro socio e responsabile del-l’amministrazione della società– ci siamo specializzati nella co-struzione e ristrutturazione diedifici ad alto coefficiente didifficoltà, per i quali siamosempre in grado di assicurarequalità e sicurezza attraversol’impiego di attrezzature e tec-nologie all’avanguardia. Moltidi questi complessi interventiriguardano la realizzazione dipiani interrati capaci di soste-nere l’intero edificio ristruttu-rato e la costruzione di nuovistabili, partendo dalle fonda-zioni per poi arrivare alla co-pertura dell’edificio».

~

Ci siamo concentratisulla ristrutturazionee sul restaurodei vecchi edificidi Cortina d’Ampezzoe San Vito di Cadore

VENETO 2012 • DOSSIER • 243

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246 • DOSSIER • VENETO 2012

Il settore edilizio è oggichiamato a fare da traino auno sviluppo architetto-nico e urbanistico sempre

più attento a tematiche qualil’abbattimento dei consumienergetici e dell’impatto am-bientale. Sono già diversi anniche, in questo campo, si sta cer-cando di portare avanti una po-litica volta alla eco-sostenibilità,non soltanto per le nuove co-struzioni, ma anche e soprat-tutto per le ristrutturazioni. «Èfondamentale concentrarsi sul“patrimonio immobiliare” esi-stente, perché grazie a questoapproccio è possibile ottenereun duplice risultato». Lo af-ferma Enrico Olivieri, legale

rappresentante della Im.CosSpa, società di Verona specializ-zata nella costruzione sia di edi-fici privati che di strutture diutilità pubblica e sociale. «Inquesto modo, infatti, si potreb-bero ridurre i consumi, e quindil’inquinamento atmosfericoprodotto da immobili ormai da-tati. Allo stesso tempo si evite-rebbe di immettere in un mer-cato ormai saturo nuoviimmobili, la cui mancata com-mercializzazione già oggi rischiadi mettere in ginocchio tantogli immobiliaristi quanto i co-struttori».

Recuperare e dare nuova vita

alle costruzioni esistenti, attraverso

progetti dall’alto valore sociale

e attenti alla tutela dell’ambiente.

È questa la mission di Im.Cos,

come racconta il suo legale

rappresentante, Enrico Olivieri

Guido Puopolo

Enrico Olivieri, legale rappresentante della Im.Cos Spa di Verona

www.imcosspa.biz

Valorizzare l’esistente per rilanciare l’edilizia

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Enrico Olivieri

VENETO 2012 • DOSSIER • 247

áá

Per superare questa situa-zione di empasse che si è ve-nuta a creare, è però indi-spensabile colmare alcuni gap,primo fra tutti quello legato alsistema appaltistico. Qualisono, in tal senso, le criticitàmaggiori che un’impresacome la sua si ritrova ad af-frontare?«La mia, come quasi tutte leimprese serie del settore, in-contra proprio nel sistema ap-paltistico pubblico le maggioridifficoltà nel reperire lavori. In-fatti se valutiamo i sistemi piùutilizzati, ovvero il “massimoribasso” e “l’offerta economi-camente vantaggiosa”, questipresentano, a mio parere, delle

enormi aberrazioni. Nel primo,dove si premia il ribasso mag-giore, si viene di fatto a creareuna gara “a chi si fa più male”tra l’impresa aggiudicataria e lastazione appaltante. Nella se-conda, dove la meritocrazia è ladiscriminante che determina ilvincitore, la discrezionalitàdella commissione giudicatricespesso appiattisce le reali capa-cità tecniche delle imprese».

In particolare, cosa si rischiaostinandosi a perseguire unalogica al continuo ribasso?«Come dicevo precedentementeil sistema del massimo ribasso,atto esclusivamente ad abbat-tere i costi di realizzazione, nonpuò portare ad altro che a

enormi problematiche per lestazioni appaltanti, costrette afare i conti con imprese spessoin forte difficoltà e a rischio diimminente fallimento. Le con-seguenze di tutto questo sonomolteplici e tutte socialmentedevastanti. Si pensi, ad esem-pio, allo slittamento dei terminidi consegna, agli eventuali man-cati introiti e alle duplicazionidei costi per la nuova eventualegara di appalto».

Su cosa si può fare leva af-finché i privati possano parte-cipare in maniera più attivaalla realizzazione delle operepubbliche, contribuendo cosìa una redistribuzione piùomogenea del lavoro e degliinvestimenti tra le imprese delterritorio?«Gli strumenti che consentonoai privati di “diventare soci”delle Pa nell’esecuzione dei la-vori, esistono già. Oltre alla co-nosciuta concessione di costru-zione e gestione - c.d. ProjectFinancing -, ci sono altre formeche permettono a imprese pri-vate di partecipare attivamentealla costruzione di opere pub-bliche. Sto parlando, ad esem-

~

❝Il Veneto, e in particolareVerona, deve investirenel recupero del suostraordinario patrimonioimmobiliare e artistico

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pio, della permuta, attraverso laquale la Pa cede al privato unimmobile o un’area edificabile,ottenendo in cambio la costru-zione di un nuovo edificio di ri-levanza sociale, come ad esem-pio una scuola. Esiste poi illeasing in costruendo, che ga-rantisce al privato la proprietàdell’opera da lui costruita per 20anni, durante i quali la Pa si im-pegna a pagare un canone fissofino al riscatto dell’opera stessa.Da ultimo, proprio perché direcentissima introduzione, tro-viamo il contratto di disponibi-lità. Esso assomiglia al leasing,ma con due principali diffe-renze: la Pa non mette in gara unprogetto preliminare bensì uncapitolato prestazionale, e la ratanon è fissa, ma variabile, proprioin ragione di ciò che la Pa mettea disposizione. In tutte queste si-tuazioni tempi, costi e qualitàdelle realizzazioni trovano unnaturale equilibrio, poiché tuttele parti in gioco hanno un’uni-cità di intenti e di risultato».

Parlando, nello specifico, diIm.Cos, sotto quali aspettitrova si sia evoluta maggior-mente la società negli ultimianni?«Abbiamo incrementato e otti-mizzato i servizi offerti ai nostriclienti, siano essi Pubbliche am-ministrazioni o privati. Siamooggi in condizione di agire comepartner altamente qualificati perlo sviluppo di qualunque pro-getto che abbia come obiettivola costruzione sia di edifici pri-vati con natura residenziale o

commerciale, che di strutture diutilità sociale o pubblica. Nel-l’ambito delle operazioni a noicommissionate offriamo serviziconsulenziali e di assistenza re-lativi a tutti i livelli, dalla pro-gettazione alla realizzazionecompleta dei lavori, al fine digarantire il pieno successo del-l’opera in termini di qualità eredditività commerciale. Tuttoquesto passando attraverso untema oggi imprescindibile,quello della sicurezza sul lavoro.Sono infatti quasi due anni chenella nostra impresa è vigente erealmente operativo un ModelloOrganizzativo Gestionale in ma-teria di Sicurezza. In Im.Cos leresponsabilità sono tutte chiaree ben definite».

Dal punto di vista proget-tuale e operativo quale credesaranno le sfide maggiori chevi vedranno coinvolti e suquali progetti vi state concen-trando attualmente?«Intendiamo concentrarci sul re-cupero e la valorizzazione degliedifici esistenti. Crediamomolto in questa impostazione,proprio perché è un tipo di la-vorazione dove la capacità ope-rative delle aziende è ancora ingrado di fare la differenza. Ope-riamo in un settore che per certiversi può essere considerato “dinicchia”, e la bontà dei lavorieseguiti è la prova tangibile dellaprofessionalità e preparazionecon la quale lavoriamo. Propriorecentemente abbiamo avviatoun cantiere pubblico molto im-portante qui a Verona, relativo al

EDILIZIA

248 • DOSSIER • VENETO 2012

áá

L’architettura sostenibile, l’efficienzaenergetica e il comfort abitativorappresentano l’obiettivo intrinseco a ogniprogetto gestito da Im.Cos. Per fare ciòl’azienda si avvale di materiali, tecnologiecostruttive e soluzioni impiantistiche adatte aprodurre un’edilizia d’eccellenza, ancheattraverso il ricorso alle fonti di energiarinnovabili. A questo proposito Im.Cos hamesso a punto il sistema Full Comfort. Sitratta di una serie di attenzioni progettuali, disoluzioni costruttive e dotazioniimpiantistiche, certificate e garantite, cherendono il fabbricato veramente speciale. Leabitazioni realizzate da Im.Cos sono infattipensate per permettere, a chi ci abita, divivere la propria casa nel pieno comfortacustico, termico e luminoso.

Il sistemafull comfort

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Enrico Olivieri

VENETO 2012 • DOSSIER • 249

restauro e alla messa a normadel Palazzo Scaligero, sededella Provincia e della Prefet-tura».

Da quali settori di attivitàvi aspettate, per il prossimobiennio, gli investimentimaggiori?«La risposta è ancora una voltalegata al settore del recupero,tanto abitativo che commer-ciale. Credo fermamente che laripresa del settore edile e del-l’immobiliare debba inevitabil-mente trovare qui le sue fon-damenta».

Quali sono le peculiaritàche oggi vi rendono compe-titivi sui mercati?«Certamente la serietà, la pre-parazione e la capacità di dia-logare con tutti gli operatoricoinvolti nel processo edilizio eimmobiliare. Abbiamo appenaterminato la realizzazione, inProject Financing, di una casadi riposo da 120 posti letto nelComune di Noventa Vicentinaper la quale abbiamo curato egestito tutte le fasi e che ha ri-chiesto tre anni per il comple-tamento dell’iter amministra-tivo-autorizzativo e due per larealizzazione. Oggi la strutturaè finalmente operativa, ero-gando un importantissimo ser-vizio sociale: questo è, senzadubbio, uno degli aspetti chepiù ci rende orgogliosi diquello che facciamo».

Quali sono stati, a suo pa-rere, i risultati più significa-tivi raggiunti da Im. Cos nelcorso del 2011?

«Il bilancio è certamente posi-tivo, soprattutto se contestua-lizzato in questo particolaremomento storico, nel qualel’edilizia sta attraversando unadelle sue fasi più buie. Al di làdei risultati economici, credoperò che le capacità organizza-tive e operative che abbiamoraggiunto in questi anni sianogli aspetti più apprezzati dainostri committenti, siano essiprivati o enti pubblici, chesanno sempre di poter contaresu un partner serio e affidabileper i loro progetti».

Lei, come accennato in pre-cedenza, è un convinto soste-nitore della necessità di ral-lentare il “nuovo”, al fine diconcentrarsi sulla ristruttu-razione e rivalorizzazione delcostruito, in primis sotto ilprofilo dell’adeguamentoenergetico. Osservando l’at-tuale situazione del mercatoveneto, quali sono le aree piùinteressanti a questo propo-sito?«Il Veneto, e in particolare Ve-

rona, deve investire nel recu-pero del suo straordinario pa-trimonio immobiliare e arti-stico, per salvaguardare unterritorio che sempre di piùsta perdendo le sue connota-zioni tipiche a discapito di unaferoce cementificazione. Perquel che riguarda la città sca-ligera, di cui conosco meglio leesigenze, ritengo che la zonacompresa tra la Stazione Fer-roviaria e la ZAI sia quella conmaggiore necessità di recu-pero. Qui sorgono infatti nu-merosi vecchi capannoni, congrandi spazi adiacenti, che po-trebbero servire come base dipartenza per significativi in-terventi. Penso a case e ufficicon dignitose metrature, ac-cattivanti architetture sul mo-dello dei loft newyorkesi, e co-struite con intelligenza, pergarantire costi contenuti. Pro-getti simili potrebbero essereassorbiti molto velocementedal mercato, e contribuire inmaniera decisiva al rilanciodell’intero settore».

~❝Recentemente abbiamo avviato un cantierepubblico a Verona, relativo al restauroe alla messa a norma del Palazzo Scaligero,sede della Provincia e della Prefettura

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Il settore immobiliare stavivendo un momento diprofonda crisi, non soloeconomica ma anche di

‘identità’. Alle criticità ‘esterne’,prima fra tutti l’inevitabile con-trazione del mercato indottadalla ‘stagnazione’ della do-manda immobiliare, si aggiun-gono problematiche ‘interne’che operatori ed esperti indivi-duano principalmente nellamancanza di una rigida sele-zione delle imprese. Ciò ha pro-dotto l’immissione sul mercatodi prodotti qualitativamentescadenti e privi di garanzie che

hanno alimentato un clima didiffidenza tra i potenziali ac-quirenti. A confermare questatesi è l’ingegnere Mirco, presi-dente della Verno Costruzioni,attiva nel settore costruzioni einvestimenti immobiliari sia inambito civile che industriale.Nata nel 1990 come prosegui-mento di un’attività familiarecominciata negli anni Sessanta,l’azienda è ormai giunta allaterza generazione di cui l’inge-gnere Mirco Verno è l’attualerappresentante.

Qual è stato il contribuitodella Verno Costruzioni persanare le criticità di un set-tore tra i più colpiti dalla crisieconomica? «Il nostro sforzo è da semprequello di proporci come “veraimpresa”, fatta di capitali, dimezzi ma, soprattutto, di uo-mini che sanno fare bene il loromestiere, di maestranze esperteche con la loro passione infon-dono in ciò che fanno quel va-

Il mercato immobiliare vive

un momento di stagnazione

complicato dall’eccessiva

“generalizzazione” di un comparto

in cui trovano spazio anche aziende

non accreditate. La soluzione?

Per l’ingegnere Mirco Verno occorre

soprattutto qualità

Erika Facciolla

L’edilizia deve ripartiredalla qualità

250 • DOSSIER • VENETO 2012

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Mirco Verno

lore aggiunto che fa di una co-struzione un oggetto unico dicui andare orgogliosi».

A proposito di valore ag-giunto, quali sono i punti diforza che caratterizzano il vo-stro servizio rispetto a quellodegli altri competitor? «I nostri dipendenti possiedonole più svariate professionalità,dalla carpenteria alla muratura,dalla lavorazione del ferro al-l’utilizzo di un parco macchineinvidiabile per consistenza e ag-giornamento, che ci consen-tono di realizzare in autonomiale commesse più disparate,spesso ricorrendo alla formula“chiavi in mano”. La nostraforza sta nella capacità di af-fiancare il committente nellescelte tecnico-economiche concui è chiamato a confrontarsidurante la progettazione diun’opera e la sua realizzazione,mettendo a sua disposizioneesperienza e professionalità».

Oltre le risorse umane eprofessionali, quali sono i fat-tori che concorrono ad accre-scere la forza imprenditoriale

della Verno Costruzioni? «Il nostro percorso di crescitapassa anche attraverso nume-rose e fruttuose partnership conclienti fidelizzati che, soprat-tutto in ambito turistico dove lastagionalità è una condizioneoperativa che impone scadenzeimprorogabili, hanno apprez-zato la nostra capacità organiz-zativa, la puntualità nelle con-segne e la qualità degliimmobili realizzati».

Cosa rappresenta la vera“innovazione” nel settoredelle costruzioni cui Verno sirivolge? «Oggi, riferendosi all’edilizia,spesso si richiamano concettiquali “sostenibilità”, “bio edili-

zia”, “prestazioni energetiche”,qualità che da sempre ab-biamo ricercato nelle nostrecostruzioni, dove il sapienteimpiego di materiali tradizio-nali abbinati ad impianti tec-nologicamente all’avanguar-dia hanno consentito diottenere prodotti affidabili, abasso consumo energetico,qualitativamente superiori edaltamente confortevoli».

Dove e come occorrerebbeintervenire affinché l’ediliziatorni ad essere uno dei pilastridell’economia italiana? «Il futuro delle costruzioni, amio avviso, deve passare attra-verso un recupero critico diquanto il passato ci offre, so-prattutto in termini di impiegodi materiali naturali, che vannoconiugati a livello compositivoe progettuale con una nuovacoscienza e sensibilità per ilconfort abitativo e per l’am-biente. Oggi più che mai ilmercato richiede qualità e saràquesto il parametro con cui ver-ranno misurati in futuro gli im-mobili: Verno Costruzioni èpronta per la sfida».

In apertura, da sinistra,

Mirco, Cristina e Stefano

Verno della Verno Costruzioni

di Oderzo (TV). Nelle altre

immagini, cantieri

e complessi realizzati

dall’impresa

www.vernocostruzioni.com

VENETO 2012 • DOSSIER • 251

Page 206: DossVeneto032012

Negli anni di reces-sione, per ridurrei costi, molteaziende hanno

scelto la delocalizzazione pro-duttiva. Così, anche nel settoredell’arredamento, troppospesso, quello che è vendutocome “autentico italiano”, inrealtà non è proprio tale. «Nelnostro paese, purtroppo, ilmade in Italy non è tutelato»afferma Francesco Dalla Col-letta, titolare della Master Floordi Godega di Sant’Urbano,azienda specializzata nella rea-lizzazione di pavimenti in le-gno che, contrariamente atante realtà del suo settore, hadeciso di mantenere in Italia laproduzione, nella sua totalità.«Il concorrente più sleale nelnostro mercato è il materialedi importazione, che viene so-lamente rimballato in Italia conla semplice scritta fuorviante“made in Italy”, e viene quindiimmesso nel mercato dando alconsumatore l’unico vantaggiodi un parquet a prezzo basso.Molteplici sono però gli svan-taggi legati alla non tracciabilitàdelle materie prime, all’oscuroprocesso di produzione e all’as-soluta mancanza di informa-zioni sui materiali utilizzati».

A differenza di molti com-petitor, Master Floor ha de-

ciso di non dislocare alcunafase produttiva all’estero.«Anche quando tutto il com-parto ha guardato all’estero perridurre i costi, noi abbiamo vo-luto tenacemente mantenerenel territorio tutte le fasi di pro-duzione per garantire un pro-dotto certificato 100 per centomade in Italy. Questa scelta èrisultata vincente; qualità, ser-vizio e un adeguato supporto dimarketing hanno fatto sì che lanostra azienda acquisisse ottimirisultati sul mercato non solonazionale ma anche interna-zionale. Tutti i nostri prodottisono certificati e adatti allabioedilizia, infatti usiamo solomateriali e vernici esenti daemissioni nocive, per questosiamo certi di offrire un pro-dotto sano e di qualità».

Quindi il 2011 è stato pervoi un anno positivo. «Nel 2011 Masterfloor ha vi-sto un importante incrementodel fatturato, ha inoltre effet-tuato importanti investimentisoprattutto nel reparto ricercae sviluppo e ha aggiunto, allagià ampia gamma di prodotti,dei parquet innovativi e gla-

MATERIALI

In controtendenza rispetto a molte realtà

del settore, Master Floor ha scelto

di non delocalizzare la produzione

dei pavimenti in legno. Garantendo

una qualità totalmente italiana.

L’esperienza di Francesco Dalla Colletta

Eugenia Campo di Costa

Il vero parquet made in Italy

Francesco Dalla Colletta, titolare della Master Floor

di Godega di Sant’Urbano (TV)

www.masterfloor.it www.garbelotto.it

252 • DOSSIER • VENETO 2012

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Francesco Dalla Colletta

mour che hanno rapito l’at-tenzione di architetti e inte-rior designer».

Quali paesi rappresentano iprincipali mercati del-l’azienda?«Siamo presenti in tutto il ter-ritorio italiano, i nostri pro-dotti sono stati scelti da im-portanti architetti perpavimentare abitazioni privatedi celebrities, hotel e locationdi lusso. Un esempio su tutti: lanostra linea Classic è statascelta per pavimentare il TeatroPetruzzelli di Bari. All’esterosiamo presenti da anni nel mer-cato turco, russo, canadese enaturalmente in tutta Europa.Inoltre, stiamo iniziando a la-vorare con paesi emergentiquali Messico, Sud America,Corea, India e Israele».

Quali sono le linee dellavostra offerta?«Le linee di Master Floor sisuddividono in Classic, Big

Old, Prestige e Collection,tutte hanno avuto un riscon-tro favorevole e positivo nelmercato, precisando che la no-stra offerta si estende su tuttele linee con la possibilità diavere colorazioni a campione eparticolari, originali tratta-menti della superficie. La mas-sima espressione dei prodottiMaster Floor è la linea “I Ta-volati” tavole dal sapore an-tico e unico. Esclusivi tratta-menti della superficie rendonoqueste tavole speciali, come lamorciatura e la piallatura rea-lizzate a mano, tavola per ta-vola, con strumenti antichi eterre naturali».

Una delle caratteristichepeculiari del vostro prodottoè la finitura ad olio naturale.«Questo trattamento è carat-terizzato da un olio naturale diultima generazione, adatto allabioedilizia perché ecologico eprivo di sostanze nocive, chenutre, protegge e preserva lasuperficie del legno. A diffe-renza degli olii ossidativi divecchia generazione, non ri-chiede una manutenzionestraordinaria. Con gli appositiprodotti da noi forniti, infatti,è possibile mantenere inalte-rato lo splendore del pavi-mento con la semplice puliziagiornaliera».

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❝La morciatura e la piallatura vengonorealizzate a mano, tavola per tavola,con strumenti antichi e terre naturali

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MATERIALI

Una tradizione “forgiata” nei secoli.

Un’arte antica e moderna al tempo

stesso. Un settore rivitalizzato

dall’impegno profuso dalle aziende

che hanno puntano sulla qualità

del prodotto italiano. Bruno Gonzato

presenta Industria Italiana Arteferro

Erika Facciolla

Il dottor Bruno Gonzato portavoce di Ind.i.a, Industria Italiana Arteferro

e della Gonzato Design di Malo (VI)

www.arteferro.com

La lavorazione del ferrobattuto rappresentauna pratica antica epreziosa, le cui radici si

perdono nel lontano 1400 a.C.quando l’uomo iniziò a com-prendere i mille impieghi chequesto materiale poteva trovarenella vita quotidiana. Coltempo, le mani sempre piùesperte dei fabbri ne valorizza-rono l’aspetto decorativo dandovita a una tradizione che nei se-coli si è trasformata in vera epropria arte. Oggi quest’arte èun’eccellenza italiana che si ali-menta di due ineliminabili bi-sogni dell’essere umano: prote-zione e bellezza. Ed è persoddisfare questi bisogni che ènata Ind.i.a., Industria ItalianaArteferro, fondata nel 1971 daBruno Gonzato e diventata, inpoco tempo, un leader nel set-tore con filiali in tutto il mondo.Ogni elemento scelto e lavoratopresso l’Industria Italiana Arte-ferro, e nella più giovane Gon-zato Design, concorre alla crea-zione di prodotti d’avanguardia,espressione di una cultura. Adescriverla, Bruno Gonzato.

Quali sono stati i principalicambiamenti che ha vissutol’arte del ferro battuto? «Dal 1970 in avanti quest’arte èrinata dopo aver attraversato unperiodo denso di difficoltà. Pro-prio nel 1971 è nata Industria

Italiana ArteFerro che, fornendoai fabbri semilavorati pronti diqualità a prezzi convenienti, hapermesso loro di dedicare il pro-prio tempo alla composizione,l’assemblaggio e il monitoraggioin cantiere dei propri manufatti.Ciò ha riportato il ferro battutoartistico in linea con le aspetta-tive di qualità e prezzo della po-tenziale committenza».

Quali sono gli aspetti cheevidenziano il valore artisticodel ferro e quali, invece, che lodefiniscono come prodottoindustriale? «Il ferro battuto non è, per suanatura, un prodotto “industria-lizzabile”. Il risultato finale èsempre dato da un ferro ben la-minato, ben sagomato, equili-brato in tutti i suoi componentie ben assemblato».

Quali sono state le princi-pali tappe che hanno con-dotto la società a una costanteespansione e internazionaliz-zazione? «La prima filiale è nata in Spa-gna nel 1989. Nel corso deglianni si sono aggiunte quella inTexas, Francia, Danimarca, Ar-gentina, Brasile, Cile, Messico,Russia, Ucraina, Croazia, Ro-mania, Serbia, Nigeria e da ul-timo la Svezia per il solo acciaioinox».

Cosa proponete per contra-stare la tendenza di un mer-

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L’arte italianadel ferro battuto

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Bruno Gonzato

cato di massa e stereotipato? «In Europa non esiste una pro-duzione stereotipata nel ferrobattuto artistico. Ind.i.a. hamesso tutto il suo impegno nellanciare innovative linee digrande qualità e non facilmenteriproducibili dai concorrentiasiatici, che stanno incontrandoil favore dei migliori architetti,fabbri e opinion leaders di tuttoil mondo. Da circa dieci anni,inoltre, abbiamo introdotto unalinea di acciaio inox per recin-zioni, per quella fascia di archi-tettura moderna che va diven-tando preponderante».

In cosa consiste, a suo pa-

rere, il principale punto diforza della Ind.i.a.? «Nell’essere gli unici in gradodi garantire un servizio “chiaviin mano” a progetti che richie-dono centinaia di operai e fab-bri per la preparazione e il mon-taggio dei prodotti in ferro.Oltre ai vari lavori in corso, con-tinuiamo a produrre fucinati ar-tistici per i fabbri di tutto ilmondo».

Con quali presupposti eobiettivi si pone la GonzatoDesign nel settore del ferrobattuto artistico? «La linea Gonzato Design ènata proprio per intercettare il

gusto degli architetti e dei pro-gettisti più attenti in un settoreche talora può apparire ridon-dante. L’idea è quella di pro-porre articoli dal design inno-vativo e assemblati in modolineare».

Quale evento avete sceltoper presentare le vostre ultimecreazioni? «Parteciperemo come tutti glianni a una ventina di fiere in-ternazionali, tra le quali ilMade Expo di Milano, Bar-cellona, Madrid, Parigi, Mo-sca, Kiev, mentre le nostre fi-liali sparse nel mondoparteciperanno alle fiere lo-cali più importanti dei ri-spettivi paesi».

Cosa sente di dire ai colle-ghi del comparto per far sìche l’arte del ferro battutocontinui a essere praticata etutelata? «Di non rinunciare mai allaqualità italiana che è, da sem-pre, la nostra principale risorsae lo sarà ancor di più neglianni a venire».

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Euromobil celebra quarant’anni

di successi nel mondo dell’arredo,

favorendo uno speciale connubio

tra industria, arte e sport. E oggi,

la realtà creata dalla famiglia

Lucchetta, punta a un futuro

all’insegna dei giovani designer

e dell’ecosostenibilità

Aldo Mosca

L’arredo, una questione di ecosostenibilità e design

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Lucchetta

Èuno dei nomi piùprestigiosi del mobileitaliano. Ma, soprat-tutto, è un simbolo

di come la laboriosità tipica delfare impresa in Veneto si possaconiugare ai presupposti deldesign, dell’arte e della tecno-logia. La trevigiana Euromobilcontinua a crescere perse-guendo, come afferma da sem-pre il loro management, valoriquali «l’immaginazione, la te-nacia, la flessibilità, la mano in-telligente e – cosa non scontata–, l’autofinanziamento» contri-buendo con il suo indotto allacreazione del mito, sul mercato,del Nord-Est italiano.

GLI INIZI

La sua storia inizia, curiosa-mente, quando gli anni del

boom sono agli sgoccioli e in-combe la crisi petrolifera. È il1972 allorché, a Falzè di Piave,nasce Euromobil, “erede” delmobilificio Lucchetta Luigi efigli, fondato nel 1960 a Pievedi Soligo da Luigi e LuigiaLucchetta. La nuova aziendasi specializza nella produzionedi cucine moderne, come si di-ceva a quel tempo: a essa, dueanni dopo, si aggiunge il mar-chio Zalf, che fabbrica mobilie complementi per la casa, l’uf-ficio e il contract. Una strategiadi diversificazione di merceo-logia e mercati che, comun-que, fa sempre capo alla fami-glia imprenditrice, nontradendo, così, il tipico mo-dello aziendale veneto. «Ab-biamo sempre pensato alla fa-miglia come a un’azienda in

nuce, con alla base una solidalinea morale di comporta-mento e un forte senso di soli-darietà» spiega l’attuale ammi-nistratore del gruppo, GaspareLucchetta. «È un fondamen-tale strategico che va oltre ilfatto imprenditoriale e, nellostesso tempo, ne è il segreto».Lo si capisce nel 1986 quandoi figli Antonio, Fiorenzo, Ga-spare e Giancarlo Lucchetta sialleano per dare alle aziendeuna struttura industriale al-l’avanguardia, aggregandolesinergicamente e automatiz-zandone la produzione, inbreve facendone uno dei piùimportanti gruppi italiani nelsettore dell’arredamento che,proprio in questi giorni, fe-steggia quarant’anni di attivitànel mondo del design.

A sinistra, i fratelli

Antonio, Fiorenzo,

Gaspare e Giancarlo

Lucchetta

della Euromobil Spa

di Palzè di Piave (TV)

www.euromobil.it

❯❯

VENETO 2012 • DOSSIER • 259

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LO SVILUPPO

La politica di espansione e di-versificazione ha poi un’ulte-riore accelerazione quando, nel1995, i Lucchetta rilevano laDésirée, azienda d’imbottiti,con sede a Tezze di Piave.Un’acquisizione strategica perla crescita della società, che lepermette di trovare nuove op-portunità in un mercato, quellodell'arredamento, sempre piùaffollato e volubile. «La politica del Gruppo Euro-mobil è sempre stata coerentecon la propria storia - spiegaancora Gaspare Lucchetta -.Vogliamo continuare a rivestireil ruolo di imprenditori per iquali valori etici e cultura d’im-presa devono fondersi e convi-vere quotidianamente».

L’ATTENZIONE AL DESIGN

Nell’ambito di questo “cre-scere” si sviluppano alcune lineedi forza. In primis l’attenzioneal design testimoniata, tra l’al-tro, dal fatto che Euromobil ètra gli attori costituenti dellaFondazione ADI per il DesignItaliano, ma anche dai nume-rosi giovani progettisti chiamatiogni anno a collaborare con leaziende del Gruppo, che creacosì anche un significativo in-dotto formativo, e i tanti rico-noscimenti ricevuti nel corsodegli anni. Lo sviluppo passa dal connubiotradizione e innovazione. I trebrand Euromobil, da un latohanno conservato la propria au-

tonoma fisionomia e il proprioknow-how specifico, dall’altrohanno sviluppato tra di essi unoscambio di esperienze sia sul ter-reno tecnologico, sia su quellodelle modalità di gestione e di-stribuzione del prodotto. In par-ticolare, le tre aziende si coordi-nano nell’offrire soluzioni diarredo di design distintivo, di

alta qualità, a un costo accessi-bile. Nasce così una nuova filo-sofia per la casa contempora-nea, denominata Total HomeDesign, un progetto esclusivo dicasa totale che comprende si-stemi e complementi integrati etrasversali rispondenti alle me-desime aree di gusto. Con Zalfper giorno, notte, bambini e ra-

Nelle immagini, alcune

fasi di produzione

e arredi realizzati

dalla Euromobil

Nel 2009 è stato pubblicato “Gruppo Euromobil, un’impresa didesign tra arte e sport” edito da Skira. Un prestigioso progettoeditoriale con al suo interno una presentazione curata daAndrea Zanzotto e una prefazione di Philippe Daverio. Il volumeripercorre le tappe fondamentali del Gruppo, articolandosi incinque capitoli arricchiti dalle foto di Fulvio Roiter e daicontributi critici di diversi autori, tra cui il Direttore scientificoIED Aldo Colonetti, il critico d’arte Marco Goldin e il giornalistasportivo Gian Paolo Ormezzano. Quello artistico pare essere ilfilo conduttore dell’impresa. «Integrare l’arte con l’industriarende diverso il modo di essere azienda e fa crescere,culturalmente, tutte le persone che vi sono collegate» dichiaraGaspare Lucchetta. Sono nate così la partnership in qualità dimain sponsor di Arte Fiera ArtFirst a Bologna, una dellemanifestazioni più importanti in Europa nell’ambito dell’artemoderna e contemporanea, e del premio internazionale “GruppoEuromobil Under 30”, per i giovani artisti. E dopo l’arte, losport, con la gloriosa squadra ciclistica Zalf, Euromobil,Désirée, Fior, che fa volare sulle due ruote i tre marchi delgruppo, e che ha già un palmares di otto titoli mondiali, dueeuropei e ventidue nazionali.

Moderni mecenati d’arte❯❯

INTERNI

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gazzi, home office; con Euro-mobil le cucine; con Désiréedivani, poltrone e letti. L’utentetrova così la giusta risposta aisuoi desideri di qualità, prezzo,servizio, immagine.

LA VENA ARTISTICA

La storia del Gruppo Euromo-bil e dei fratelli Lucchetta non

sarebbe completa senza un ac-cenno all’arte. Gaspare Luc-chetta spiega come «insieme adAntonio, Giancarlo e Fiorenzocominciammo fin da giovani afrequentare gli atelier di artistidella nostra zona, ci appassio-nammo a ciò che facevano e, inseguito, allargammo il nostrosguardo oltre la dimensione lo-

cale. L’elemento artistico è oraparte integrante del nostromodo di fare e di essere im-prenditori». E ciò come si ma-nifesta? «Con la sponsorizza-zione di grandi eventi in Italia eall’estero in prestigiose sedicome il Museo Correr di Vene-zia, le Scuderie del Quirinale aRoma, Il Museo di Santa Giu-lia a Brescia, il Louvre a Parigi,l’Ermitage di San Pietroburgo,il Guggenheim di Bilbao e ilMuseo d’arte moderna di Mo-sca». Negli ultimi trent’anni ilGruppo Euromobil ha legatoil suo marchio a oltre 400 mo-stre in Italia e nel mondo, nonsolo per le sponsorizzazioni.

Lucchetta

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❞ ❯❯

❝È nostra convinzione che il designe l’arte siano uniti dalla medesimaesigenza di arricchire l’animae la vita dell’uomo

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«Integrare l’arte con l’industriarende diverso il modo di essereazienda e fa crescere, cultural-mente, tutte le persone che visono collegate. È nostra con-vinzione infatti che il design el’arte siano uniti dalla medesimaesigenza di arricchire l’anima ela vita dell’uomo, portandololontano, ove si possano trovareintuizione, fantasia e nuoveenergie». Anche in questo pe-riodo il Gruppo Euromobil èmain sponsor di alcune impor-tanti mostre d’arte. Tra queste,al Palazzo Ducale di Genova

con “Van Gogh e il viaggio diGauguin”, e a Castel Sismondodi Rimini con le due splendidemostre “Da Vermeer a Kandi-sky. Capolavori dai musei delmondo a Rimini” e “Zotti,Opere scelte”.

CAMPIONI

Dopo l’arte, anche lo sport ri-copre un ruolo speciale. Laprima sponsorship risale al1985, con le Universiadi inver-nali, la Pievigina calcio, il Peru-gia calcio, il basket EuromobilCaorle, la pallavolo Noventa.Ma il fiore all’occhiello resta lasquadra ciclistica - Zalf, Euro-mobil, Désirée, Fior, che vantaotto titoli mondiali, due euro-pei, ventidue nazionali e oltremille corse vinte. «Nel ciclismo- sottolinea Gaspare Lucchetta -le grandi corse si vincono suipercorsi duri e difficili, comesuccede ora sul mercato. Unalezione straordinaria. Lo sportsprona a sacrificarsi, a sfoderaregrinta e determinazione e so-prattutto a non arrendersi mai.Per il futuro, il nostro sogno èquello di creare una fondazionein cui design, arte e sport, il tri-

nomio che caratterizza la no-stra mission da parecchi anni,possano trovare una piena rea-lizzazione. Siamo già in pos-sesso di un importante sito diarcheologia industriale, che sipresta al raggiungimento diquesto obiettivo».

IL FATTORE AMBIENTE

Una relazione originale tra arte,sport e industria, in cui a esserericonosciuta, oltre all’impor-tanza di un design sostenibile, èanche una politica di rispettodella natura e dell’uomo. Euromobil cucinee Zalf mobili utilizzano per leloro produzioni l’ecopannelloin particelle di legno a bassis-sima emissione di formaldeide,ricavato dal riutilizzo di mate-riale legnoso, nella logica del ri-spetto della natura e del consu-matore finale. L’ecopannello èconforme al regolamento“CARB Fase 2”. I due brandsono molto attenti alle econo-mie domestiche, per questopropongono una varia gammadi sistemi illuminotecnici confonte luminosa a led, che ri-spetto alle comuni lampade a

❯❯

262 • DOSSIER • VENETO 2012

INTERNI

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VENETO 2012 • DOSSIER • 263

fluorescenza garantiscono unrisparmio energetico fino all’80per cento superiore, hanno unadurata almeno dieci volte mag-giore, non producono raggi ul-travioletti e generano pochis-simo calore. L’azienda Désirée propone an-ch’essa una nuova e responsa-bile concezione del design cor-retto e virtuoso. Utilizza,infatti, solo materie prime na-turali eco-compatibili come illegno, il metallo, la pelle, ecompletamente riciclabili. Imateriali di rivestimento comei tessuti, sono spesso forniti inesclusiva dalle più qualificateaziende e comprendono pro-dotti innovativi e aggiornatis-simi. La selezione delle pelli in-vece, privilegia quelle bovineprovenienti dai migliori pa-scoli, garantendo qualità este-

tica, morbidezza al tatto e inal-terabilità delle caratteristichenaturali. I tessuti e le pelli sonosempre completamente sfode-rabili. Tutti gli imballi sono ri-ciclabili al 100 per cento. Lapresenza del marchio Désiréesu tutti i prodotti, garantiscela loro autenticità e conformitàagli standard aziendali. Indi-pendentemente e in aggiunta aquanto previsto dalla norma-tiva, l’azienda garantisce percinque anni, dalla data di fab-bricazione, le strutture dei pro-pri imbottiti. L’affidabilità de-riva dalle diverse provecertificate, eseguite da enti ri-conosciuti come il Catas, con-

siderato oggi il più grande isti-tuto italiano per ricerca e provenel settore legno-arredo, puntodi riferimento in Italia e nelmondo. Il Gruppo Euromobilha inoltre rivoluzionato il si-stema di riscaldamento delleproprie strutture, sostituendole tradizionali caldaie con i piùaggiornati combustori a bio-masse che eliminano tutte leesalazioni dovute alle impuritàpresenti. La biomassa inoltre,non contribuisce all’effettoserra. Per la salvaguardia del-l’ambiente anche tutti gli im-balli delle tre aziende - polisti-rolo, cartone, termoretraibile -sono totalmente riciclabili.

Lucchetta

❝Vogliamo continuare a rivestire il ruolodi imprenditori per i quali valori eticie cultura d’impresa devono fondersie convivere quotidianamente

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INTERNI

L’Italia è la patria dellaproduzione dellelampade. Il nostropaese non poteva

dunque non avere una parte at-tiva nella più grande multina-zionale di produzione di lam-pade da esterni e interni: Eglo,la cui casa madre è in Austria,ma che ha società controllatein tutto il mondo. La sede diEglo Italiana si trova a Mo-gliano Veneto, in provincia diTreviso, come spiega l’ammi-nistratore delegato Ivana Bel-lio: «In una prima fase, in Italia,il ruolo della nostra società èstato produttivo, di approvvi-gionamento di materiali e diindividuazione di terzisti perl’esecuzione di specifiche lavo-razioni di assemblaggio. In se-guito, abbiamo assunto unruolo esclusivamente commer-ciale, dopo che la casa madreaustriaca ha spostato la produ-zione in Ungheria e in Cina.Questo progressivo sposta-mento a Est è stato dettato dalfatto che la capacità produttivadegli stabilimenti occidentalinon era più adeguata alle ri-chieste del mercato».

Quali rapporti legano EgloItaliana alla casa madre?«In concomitanza alla deloca-lizzazione della produzione, lanostra società si è ristrutturata

fino a diventare una centralecommerciale pura. In questo ciha aiutato la casa austriaca, cheha scelto di non strutturarsi perfiliali direttamente controllate,ma ha lasciato lo spazio alle sin-gole realtà locali per poter ope-rare con una certa libertà nelleproprie scelte commerciali econ un’organizzazione internaindipendente. Questo ha di-mostrato una grande capacitàdi visione strategica da partedel nostro gruppo. Perché unagamma di produzione di oltre4mila articoli di illuminazionerichiede una capacità di diffe-renziazione nei vari contesticulturali – che recepiscono di-versamente tecnologie e design– possibile solo con una pre-senza in prima persona nelle di-verse realtà».

Qual è il contributo cheEglo Italiana e le altre conso-ciate danno alla casa madrenelle scelte di progettazione ecreatività?«Tutto quello che viene creatonei reparti design austriaci è pe-riodicamente presentato ai rap-presentanti delle varie societàche compongono il gruppo.Nel corso della presentazione inuovi modelli vengono valutatidai rappresentati, che hanno lapossibilità di votare i prodotti eindirizzare le scelte produttive e

Ivana Bellio, amministratore delegato di Eglo Italiana Srl, Mogliano Veneto (TV)

www.eglo.com

Dalla produzione alle analisi

di marketing e di prodotto. Il ruolo

decisionale della società italiana

che rappresenta nel nostro paese

il più grande gruppo nella produzione

di oggetti di illuminazione e design.

La parola all’Ad Ivana Bellio

Manlio Teodoro

Il contributo italianoalla multinazionale della luce

266 • DOSSIER • VENETO 2012

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Ivana Bellio

commerciali del gruppo, indi-viduando in quali mercati untipo di articolo ha maggioripossibilità di successo, dato cheil gusto per quel che riguardal’arredamento è molto diversoanche all’interno della stessaEuropa – sarebbe impensabileproporre ai Norvegesi una lam-pada pensata per il mercato ita-liano e viceversa. I prodotti chericevono le maggiori “quota-zioni” vengono così inseriti incatalogo e presentati nelle fieredi Francoforte e Milano, in cuiogni anno portiamo circa 350novità».

Su quali caratteristichepuntate per facilitare la diffu-sione del vostro prodotto nelmercato italiano?«All’inizio le nostre lampade ri-spondevano a un gusto moltonordico, che poco si adattava aipaesi come l’Italia o la Spagna.

Per questo abbiamo lavoratomolto in modo che la casa ma-dre si orientasse verso designche avessero un maggiore ri-scontro nei paesi mediterranei.Erroneamente si crede che ilconsumatore italiano vogliaprodotti classici, ma in realtàgli italiani sono abituati al belloe quindi bisogna puntare su deiprodotti accattivanti».

In quali termini offrite almercato un prodotto di qua-lità che contempli anche undesign democratico?«Poiché vendiamo in tutti icontinenti, abbiamo la necessitàdi uniformare il livello di qua-lità, ovviamente puntandoverso l’alto. Quando ancora lalegge italiana non lo imponeva

– ma le leggi europee sì – ab-biamo convertito tutti i com-ponenti di ogni singola lam-pada in modo che rispettasserola direttiva Rohs (Restriction ofHazardous Substances Direc-tive), una legge comunitaria sulprodotto. Inoltre ci siamo uni-formati anche per quanto ri-guarda il packaging agli stan-dard internazionali per lafacilità di smaltimento. Oltreche dal punto di vista della si-curezza e l’ecosostenibilità, ab-biamo anticipato anche le ten-denze tecnologiche, adottandole lampade a risparmio energe-tico compatte e i led quandoancora questi non erano diffusisul mercato».

VENETO 2012 • DOSSIER • 267

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INTERNI

Orgogliosa patriadi numerose ec-cellenze produt-tive, il Veneto

primeggia per la qualità e ilpregio dei mobili realizzati datanti mobilifici e laboratori didifferenti dimensioni. Unaprestigiosa tradizione artigia-nale e un retaggio di manua-lità che costituiscono unadelle caratteristiche peculiaridell’imprenditoria veneta eche hanno contribuito alla ge-nesi di un mercato sempre piùraffinato e specializzato, che

trasforma semplici comple-menti d’arredo in elementidecisivi per la funzionalità el’eleganza dell’ambiente do-mestico. Anni di esperienzain questo ambito hanno per-messo a Sergio De Giusti, re-sponsabile amministrativodella Tre D di Portobuffolè, ditracciare un profilo preciso eattendibile dell’attuale mo-mento del mercato del mo-bile. «Parliamo di un ambitoin costante evoluzione, dovel’introduzione di nuovi ma-teriali e nuove tecnologie perlavorarli – unita al susseguirsidi diversi trend per quanto ri-guarda l’aspetto estetico deglielementi – impone un co-stante aggiornamento e fi-nanche una raffinata capacitàdi intuizione». Reduce da una trentennaleesperienza di settore, la fami-glia De Giusti ha fondato, nel1994, quello che è poi dive-nuto uno dei più prestigiosi erinomati mobilifici veneti.«L’esperienza imprenditorialeci ha permesso di individuarele ineludibili priorità imposte

dal mercato del mobile, iden-tificando nella qualità pro-duttiva, nella flessibilità pro-gettuale e realizzativa e nellafidelizzazione della clientela itarget della nostra strategiaaziendale». Una voce autore-vole e affidabile, che in pocheparole individua con apprez-zabile pragmatismo gli obiet-tivi da perseguire per rima-nere competitivi. «Écomunque importante sotto-lineare che – prima ancora diobiettivi strategici – parliamodi una vera e propria attitu-dine. Il nostro retaggio im-prenditoriale ci impedisce diprescindere dalla garanzia diuna produzione affidabile epregiata, poiché la soddisfa-zione del cliente è la finalitàultima della nostra attività». E proprio attorno al clienteruotano le differenti fasi direalizzazione dei prodotti. «Lacollaborazione con i commit-tenti è uno step di importanzacapitale; uno staff competentee professionale è al serviziodell’utenza per individuarenecessità, esigenze, desideri e

La Tre D Srl ha sede a

Portobuffolè (TV)

www.tredsrl.it

Quello dell’interior design è un ambito in costante

evoluzione, dove l’introduzione di nuovi materiali

e nuove tecnologie per lavorarli impone

un costante aggiornamento. Sergio De Giusti

descrive la sua esperienza

Lodovico Bevilacqua

Il design, tra materialie tecnologie

Page 223: DossVeneto032012

Sergio De Giusti

perplessità e indagare poi levarie alternative progettualifino ad offrire la soluzione ot-timale. A questo propositosiamo in grado di proporre –grazie alla flessibilità produt-tiva – anticipi di produzione oproduzioni extra serie». Unacollaborazione quasi simbio-tica con la clientela – dunque– che si associa ad una per-fetta sintesi di sapienza lavo-rativa e applicazione di tec-nologie innovative. «Decennidi produzione di mobili cihanno permesso di acquisirecompetenze affidabili e com-plete, utili nell’individuazionedei migliori materiali e nellascelta delle modalità di mani-fattura degli stessi. Unita-mente a ciò, abbiamo semprecoltivato la nostra attitudineall’investimento, declinandolonell’allestimento di un cicloproduttivo meccanizzato che

ci permette di contrarre sen-sibilmente i tempi di produ-zione – con un contestualeaumento dei volumi – garan-tendo, al contempo, unagrande precisione di fabbrica-zione». Funzionalità e robu-stezza sono dunque garantite.Ma esiste un altro aspetto cheimpone professionalità e – inquesto caso – grande creati-vità. «L’interior design è for-temente caratterizzato datrend e tendenze, per fornire ilmercato di prodotti eleganti e

in sintonia con l’ambientedomestico. Per questo mo-tivo il nostro staff è compo-sto da esperti designer, ingrado di leggere il mercatocon sapienza e intuizione eindividuare le soluzioni este-tiche più raffinate e accatti-vanti per i nostri mobili».Competenze che hanno por-tato al raggiungimento diuna posizione di leadershipnel mercato di riferimento,offrendo anche la possibilitàdi un’apprezzabile specializ-zazione. «I nostri laboratorihanno sviluppato una grandepadronanza di numerose la-vorazioni, ma la realizzazionedi antine rivestite in laminatopolimerico è assurta a vero eproprio core business del-l’azienda, per la qualità pro-duttiva che siamo in gradodi garantire e per la periziaprogettuale vantata dai no-stri tecnici».

VENETO 2012 • DOSSIER • 269

❞❝Il nostro staff è composto da esperti designer,

in grado di leggere il mercato con sapienzae intuizione e individuare le soluzioni estetichepiù raffinate e accattivanti per i nostri mobili

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272 • DOSSIER • VENETO 2012

Nell’arredamento diinterni, gli italianisono consideratipionieri, capaci di

attingere le idee da diversi ba-cini quali arte e tecnologia. Lostile nostrano è fortemente ri-conoscibile per accuratezza emetodo, elementi comuni delmade in Italy. Tra le realtà dellapenisola che portano avantiquesta filosofia produttiva, an-che un marchio giovane comeInfiniti. Azienda veneta, figliadel gruppo OMP, specializzatain complementi d’arredo perappartamenti privati, uffici enegozi, che vanta un’equipe«energica», come afferma lostesso Giovanni Pegoraro, am-ministratore delegato della so-cietà. «I nostri prodotti hannoin sé le caratteristiche propriedel made in Italy, ovvero: arti-gianalità e tradizione, legate traloro attraverso una produzionedall’alto contenuto tecnolo-gico». Sin dalla sua nascita, in-fatti, Infiniti ha sempre utiliz-zato materie prime nostrane,per garantire creazioni di altis-sima qualità e resistenza. E que-sti elementi sono, anche in que-sto periodo di crisi, il quid

INTERNI

Tra esteticae funzione«Artigianalità e tradizione legate tra loro

attraverso una produzione dall’alto contenuto

tecnologico». Giovanni Pegoraro spiega

l’evoluzione del design e dei materiali

nell’arredamento di interni

Antonella Chirico

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ricercato dagli acquirenti. Talicaratteristiche devono essereperò esaltate da procedimentidi alto livello, come quelli se-guiti dall’azienda veneta: «At-traverso l’utilizzo di impiantialtamente avanzati – spiega Pe-goraro -, possiamo rispondere aogni esigenza dell’utente. Tra-mite la tecnologia del taglio la-ser, viene personalizzato il me-tallo per poter soddisfarerichieste “su misura”; anche lematerie plastiche, come poli-carbonato, San, nylon e poli-propilene, dispongono di ela-borazioni avanzate quali ilsistema di stampaggio a coi-niezione assistita tramite gas eil costampaggio bimateriale.Infine, fiore all’occhiello dellaproduzione, il legno. Materialelavorato con cura ed espe-rienza, è usato in tridimensio-nale multistrato, perfetto performe estetiche originali e al-l’avanguardia. A tal propositoal fine di tutelare la salvaguar-dia dell’ambiente e migliorarela gestione delle foreste in tuttoil mondo, l’azienda si serve solodi legname certificato Fsc (Fo-rest Stewardship Council)». La qualità viaggia parallela-

mente con il rispetto di deter-minate normative e l’eccellenzache Infiniti ricerca nelle mate-rie prime, la esige anche in ognisingolo pezzo e in ogni passag-gio produttivo. Proprio perquesto i procedimenti indu-striali della società rispettanole più severe norme internazio-nali. Il Gruppo Omp vanta lecertificazioni Uni En Iso9001:2008 e Uni En Iso14001:2004.Inoltre, l’azienda si imponesempre di trovare materialinuovi e combinazioni esclu-sive, capaci di unire armonio-samente estetica e funzionalità.«Un altro aspetto che Infinitiaffina nei suoi prodotti è il“sentimento” – sottolinea Pe-goraro -. Quest’ultimo intesocome linfa che attraversa luo-ghi, ricordi, esperienze e per-sone; il risultato è un oggettovitale che non solo abbellisceun interno ma lo anima».L’azienda investe molto in ri-cerca, e si avvale dell’esperienzadi designer internazionali af-fermati e di giovani talenti.Grazie al contributo di coloroche, coinvolti, offrono il loroapporto, il brand è in conti-

nua evoluzione. Immerso inuna comunicazione partecipa-tiva, il cliente è il fulcro attornoal quale ruotano le idee: il pro-posito è quello di offrire pro-dotti sempre all’avanguardia,senza dimenticare stile e tec-nica, ma rispondendo attenta-mente alle esigenze manifestatedall’utenza. «Grazie all’accorciamentodella filiera commerciale –conclude Pegoraro -, Infinitievita le intermediazioni fraproduttore e consumatore,garantendo elevata flessibilitàe rapidità dei tempi di conse-gna. Anche per questa ragionei prodotti del gruppo, pur ri-volgendosi a un target medio-alto, conservano un prezzocompetitivo, rivelandosi per-fetti per entrare con il loro de-sign accattivante nelle case ditutto il mondo».

Nelle immagini,

alcune realizzazioni

dell’azienda

www.ompchairs.comwww.infinitidesign.it

VENETO 2012 • DOSSIER • 273

Giovanni Pegoraro

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276 • DOSSIER • VENETO 2012

GRANDI EVENTI

La primavera in Venetofarà rima con grandieventi. Quelli già por-tati a casa, come l’af-

fascinante competizione del-l’America’s Cup, pronta a farescalo nel suggestivo fondale ac-quatico e artistico di Venezia. Equelli da conquistare, vedi imondiali di sci alpino del2017, con Cortina in primafila nella corsa ad ospitarli. Ilmomento clou della stagionesi toccherà a maggio, con lacittà lagunare capitale della veladal 12 al 20 e il congresso dellaFis il 31 in Corea, dove verràproclamata la sede iridata.«Quando si parla di Dolomitisi fa riferimento alle Dolomitivenete, e questo di sicuro rap-presenta una freccia al nostroarco». E’ fiducioso Marino Fi-nozzi, assessore al turismo dellaregione Veneto che malgrado i

tagli al settore turistico decisinel recente bilancio, non fadrammi. «Un po’ di soldi ci fa-rebbero sicuramente comodo,ma penso anche che le ideevincenti, tutto sommato, nonabbiano bisogno di somme in-genti per essere realizzate».

Per il Veneto si profila abreve una stagione zeppa disfide sul versante turistico:due su tutte, la tappa Ameri-ca’s Cup a Venezia e la candi-datura Cortina 2017. Comearriva la regione a questi appuntamenti?«Certamente l’America’s Cupe Cortina 2017 rappresentanodue manifestazioni in grado diattirare un gran numero di tu-risti e di appassionati prove-nienti da tutto il mondo, manon dimentichiamoci anchedei 300 anni dalla nascita diFrancesco Guardi sul fronte ar-

Le grandi idee fannograndi gli eventiLa riduzione delle risorse destinate al comparto turistico veneto non spaventa

Marino Finozzi, che alla vigilia di una stagione ricca di sfide, punta tutto sulla

bellezza del paesaggio e sulla bontà delle politiche ricettive regionali

Giacomo Govoni

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VENETO 2012 • DOSSIER • 277

Marino Finozzi

tistico-culturale. Il Venetocome di consueto si presentapronto su tutti i fronti. In pri-mis quello ricettivo, con strut-ture all’altezza e sempre all’avanguardia, politiche turi-stiche di forte attrattiva, eventimirati e dislocati in tutto il no-stro meraviglioso territorio e,non ultimo, un occhio di ri-guardo alle persone con esi-genze particolari: il Veneto èinfatti regione pilota per l’ap-plicazione delle direttive euro-pee sul turismo accessibile. La grande sfida da vincere saràrendere il territorio abile ad accogliere chiunque lo vogliavisitare».

Nel 2011 avete totalizzatoun record di pernottamenti,pari quasi a quelli dell’interaGrecia. A chi attribuisce ilmerito di questi numeri?«Non nascondo che il 2011 èstato l’anno dei record, che cidà quella giusta dose di soddi-sfazione per spingerci a far me-glio anno dopo anno. Il meritova sicuramente a tutti gli ope-ratori e agli attori coinvolti invario modo nel settore del tu-rismo. La natura ci ha dotati diun territorio straordinaria-mente ricco e variegato, conuna gamma di tematismi pres-soché completa: chilometri dispiagge dorate, le Dolomiti, illago, le terme e le città d’artefra le più belle al mondo e laperla delle perle, Venezia. Ar-ricchito ulteriormente con lacreazione e la promozione diun nuovo tematismo turistico

ricchissimo di potenzialità: lacollina veneta, la Pedemon-tana, fascia collinare che pre-cede le Dolomiti e che nullaha da invidiare alla ben più fa-mosa cugina toscana. A que-sto quadro aggiunga poi un pa-trimonio enogastronomico ditutto rispetto, con più di 250prodotti tipici fra i quali nu-merosi Igp, etichette Doc eDocg per quanto riguarda ivini».

In una fotografia del flussoturistico dai contorni posi-tivi, fa specie il -2,2% del tu-rismo “montano”. Come in-terpreta questi numeri apoche settimane dalla sceltadella sede dei Mondiali 2017di sci?«Faccio due considerazioni: laprima è che sicuramente que-st’anno il meteo non è statobenevolo e ha penalizzato ulte-riormente una stagione chenon ha mai visto una vera epropria apertura. La secondariguarda un fattore prettamentedi prestigio: il Veneto può van-tare le montagne con la m ma-iuscola, le Dolomiti, ricono-sciute dalla fondazione Unescocome patrimonio dell’interaumanità. Nello specifico dellacandidatura ai mondiali di sci2017, posso solo fare osservareche Cortina, non a caso chia-mata la Perla delle Dolomiti,non ha alcun bisogno di pre-sentazioni e di grandi numeri afarle da contorno. Stiamo par-lando di una località montanafra le più famose al mondo, e

non solo per la sua innegabilebellezza, ma soprattutto per lesue Tofane e per il complessosciistico che la circonda».

Dai dati 2011 si evince cheogni dieci turisti, più di sei sono stranieri. Signi-fica che per migliorare ulteriormente la ricettivitàoccorre spingere sul versanteinterno?«Le nostre strategie di mercatoe di promozione si muove-ranno anche quest’anno su duefronti, uno destinato ai mer-cati “amici” e un altro ai mer-cati emergenti. Riguardo alprimo, dobbiamo far in mododi confermare e consolidarequesti mercati. Fra questi i piùimportanti sono sicuramente ilbacino di lingua tedesca, stori-camente amante delle nostrespiagge, e i mercati anglofoni.D’altro canto, la globalizza-zione e la costante ascesa deipaesi dell’area Brics, ci ha spintia guardare a questi con parti-colare attenzione. In partico-lare, il Veneto si rivolge al Bra-sile con un progetto dieccellenza che ha già ottenutol’ok da parte del governo e chemira a incentivare i rapporticon questo splendido paese concui abbiamo già legami moltoforti: in Brasile esiste la più nu-merosa comunità di emigrantiprovenienti dal Veneto di tuttoil mondo e questo sicuramente,legato alla stabilità politico eco-nomica del paese, rappresentaun punto di fondamentale im-portanza. Quest’anno indiriz-

In apertura,

Marino Finozzi,

assessore al turismo

della Regione Veneto

� �

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278 • DOSSIER • VENETO 2012

zeremo alcune strategie di promozione tramite i mass me-dia al mercato russo, anchequesto caratterizzato da poten-zialità enormi e da vicinanzageografica».

Con l’ingente taglio deifondi statali al vostro bilan-cio, il portafoglio del turismoverrà senz’altro alleggerito el’ago della bilancia per la te-

nuta del comparto divente-ranno i privati. «Certo non posso negare la dif-ficoltà che incontriamo nel ve-derci ulteriormente tagliate lerisorse finanziarie, e non temodi cadere nell’ovvietà nell’affer-mare che un po’ di soldi ci fa-rebbero sicuramente comodo,ma per natura sono un uomoconcreto che guarda al risul-

tato. E proprio in virtù di que-sto, mi sento di affermare senzatimore di smentita che le ideevincenti, tutto sommato, nonhanno bisogno di somme in-genti per essere realizzate. Nelnostro piccolo stiamo raziona-lizzando le risorse creando dellesinergie che, sono sicuro, anchequest’anno ci daranno dellegrandi soddisfazioni».

��La natura ci ha dotati di un

territorio straordinariamente riccoe variegato, con una gamma ditematismi pressoché completa

La candidatura di Cortina ai Mondiali di sci alpino del 2017potrà contare anche sull’appoggio del Friuli Venezia

Giulia. Ad annunciarlo è stata Federica Seganti, assessorealle attività produttive del Friuli Venezia Giulia, che nellacandidatura della nota località montana pregusta effettipositivi per tutte le Dolomiti.

Un’eventuale vittoria, che scenari positivi aprirebbe per lavostra regione?«Sono sicura che i nostri imprenditori saprebbero cogliere leopportunità derivanti da un evento che metterà in moto unindotto in grado di coinvolgere più settori, dai servizi alturismo, dall’enogastronomia alle infrastrutture. Cortinapotrebbe diventare una straordinaria vetrina per l’offertaturistica delle Dolomiti friulane».

Su quali leve agirete per portare Cortina a imporsi sullealtre concorrenti?«Lavoreremo a livello nazionale e internazionale, anche conl’aiuto della nostra parlamentare e già campionessa di sciManuela Di Centa. Inoltre, cercheremo di coinvolgere gliimprenditori che possono avere interesse all’evento conun’operazione utile alla promozione sia dei loro prodotti chedell’offerta complessiva targata Friuli Venezia Giulia».

L’ipotesi iniziale, poi decaduta, era quella di una sede dei mondiali transfrontaliera.L’avrebbe preferita?

«Quell’ipotesi ha ancora per noirisvolti interessanti e non a casoappoggiamo anche la candidaturadella Slovenia e di Planica per imondiali di prove nordiche, cheavranno luogo lo stesso anno.Stiamo anche lavorando a un’eventuale candidatura, per cuichiederemo il sostegno del Veneto, ai campionati del mondo disci “Senza Confini 2019”. L’idea è coinvolgere Tarvisio, BadKleinkirchheim e Kranjska Gora, unendo territori di linguadiversa ma con retaggi comuni. La candidatura tutta italiana diCortina, pur non coinvolgendoci direttamente, ha il pregio diavere al suo centro una località che tutti conoscono e che puòdiventare quindi il focus di un lavoro sull’evoluzionepromozionale delle Dolomiti e anello di congiunzione delle treregioni in quest’impresa».

L’eventuale lieto fine di Cortina 2017, potrebbe rivelarsicruciale per vincere l’altra grande sfida del 2019 che vedeVenezia, con tutto il NordEst, candidata a capitale europeadella cultura. «Lo scorso novembre l’assessore alla cultura, Elio De Anna,ha convocato un tavolo di lavoro per il coinvolgimento dellanostra regione in questa sfida. L’obiettivo è arrivare allaformulazione di proposte utili al raggiungimento di un obiettivoche potrebbe avere riflessi positivi sull’intero Nordest».

Un’occasione mondialeA tifare per la vittoria di Cortina nella corsa ai mondiali di sci 2017, c’è anche il Friuli Venezia Giulia con le “sue” Dolomiti

GRANDI EVENTI

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280 • DOSSIER • VENETO 2012

Un eccezionale“scambio di fa-vori” fra due re-gine che dal 12 al

20 maggio incroceranno i lorodestini. Venezia, con il suopaesaggio unico, l’immensopatrimonio culturale e un te-soro di suggestioni senzatempo. E l’America’s Cup, lakermesse velistica più blaso-nata al mondo, con una storiacentenaria in dote. «Il grandeclima di attesa che si sta per-cependo – afferma RobertoPanciera, assessore al turismodel Comune di Venezia – ras-sicura sulla bontà dell’idea ini-

ziale di integrare il ca-lendario degli eventiveneziano con unamanifestazione digrande respiro inter-nazionale basata sullenaturali potenzialitàdella città: l’acqua ela nautica». Le imbar-cazioni che si da-ranno battaglia nellaprima tappa vene-ziana della coppaAmerica - la secondaad aprile 2013 - sfile-ranno nel cuore dellacittà lagunare. «Il

primo fine settimana sarà incentrato sul Lido, ed è intenzione degli organizzatoricoinvolgere l’intera isola nelle regate e i suoi eventi collaterali».

Cosa metterete in vetrina?«La manifestazione avrà trefulcri: il Lido, l’Arsenale e ilbacino di San Marco. L’Arse-nale, grazie agli accordi con laMarina militare, sarà aperto aivisitatori per tutto il periodo,ospiterà le imbarcazioni or-meggiate presso la DarsenaGrande, il villaggio di Ameri-ca’s Cup e le basi delle squadrepresso l’area, sconosciuta aipiù, dei bacini di carenaggio.Lo skyline del bacino SanMarco, vera antica porta d’ac-cesso della città, farà da sfondodella regata».

Cosa ci si dovrà aspettaredalla prima delle due regate?«Chicca del primo weekendsarà la regata che partirà dallospecchio acqueo di San Nic-colò e, attraverso la bocca diporto di Lido, terminerà difronte a Piazza San Marco,raccontando così tutte le stra-ordinarietà del nostro territo-rio. Formidabili saranno leprove di velocità lungo Riva

degli Schiavoni, che vedrannosfrecciare le barche a vela piùtecnologiche del mondo nellaculla della marineria e dellacultura del Mediterraneo. Al-tro piatto forte sarà rappre-sentano dalle modalità con-cordate con la Capitaneria diporto per far seguire le regateattraverso una specifica ordi-nanza per la distribuzionedelle imbarcazioni attorno alcampo di regata: utilizzeremola grande esperienza che lacittà ha maturato da anni conla festa del Redentore. Dulcisin fundo, lo sposalizio tra ifantascientifici catamarani conala rigida e la nostra nauticatradizionale, associazioni re-miere e vela al terzo, che siterrà in Arsenale il 14 e 15maggio».

L’evento sarà “a impattozero” per le casse comunali.Chi metterà carburante nellamacchina organizzativa?«La sfida di accogliere l’Ame-rica’s Cup a Venezia è partitadal presupposto che la mani-festazione non pesasse sul bi-lancio comunale, ma si soste-nesse con i soli sponsor.Questa è la strada intrapresadall’amministrazione comu-

A vele spiegate nella LagunaDal porto di Lido al bacino San Marco, transitando per l’Arsenale fresco

di ristrutturazione: è la cornice di lusso che Venezia offrirà al passaggio

dell’America’s Cup. Roberto Panciera ci descrive l’atmosfera della vigilia

Giacomo Govoni

GRANDI EVENTI

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Roberto Panciera

VENETO 2012 • DOSSIER • 281

nale e la convinzione di tutti èche Venezia possa rappresen-tare un grande magnete ingrado di far confluire sullacittà gli interessi di tanteaziende da tutto il mondo.Fermo restando che è già fis-sata una data anche per il2013, l’obiettivo perseguitosarebbe di trasformare l’eventoAmerica’s Cup in appunta-mento annuale per la città. Perquesta edizione, in ogni caso,le prime risorse economichesono state assicurate da un co-mitato che raccoglie le societàche partecipano in Thetis Spae altre aziende collegate e unaserie di altri partner coinvolticon impegno economico diverso».

Un evento che servirà allariqualificazione di alcune in-frastrutture e, come ovvio,all’indotto turistico. Qualebilancio contate di stilare al 21 maggio su questi dueversanti?«Un bilancio vero e proprio lo

redigeremo alla fine della se-conda edizione nel 2013. Si-curamente si tratta di unevento che ci consentirà dipromuovere quel turismo diqualità che è l’obiettivo di-chiarato della nostra città. Inprima istanza credo sia im-portante ricordare che siamodi fronte alla prima edizionedelle America’s Cup World Se-ries, il circuito globale di re-gate veliche ad altissimo livelloche coinvolge gli equipaggi el’organizzazione dell’America’sCup. Sarà una prima assolutaper Venezia, con tutto l’entu-siasmo e le incognite che que-sto tipo di manifestazionecomporta. Per questo l’ammi-nistrazione ha voluto sotto-scrivere un accordo per dueanni, per elaborare un pro-getto di medio termine cheavesse una curva di apprendi-mento e lasciasse il tempo al-l’evento di maturare, visto cheil prossimo anno si terrà inAmerica».

Teatro italiano e barca ita-liana per rinverdire i fasti delMoro di Venezia e del miticoCayard. Un sogno definiti-vamente tramontato?«Il sogno di avere nuovamenteuna barca veneziana credo nontramonterà mai. Luna Rossa,iscrittasi al circuito in seguitoall’annuncio delle regate di Ve-nezia, testimonia l’importanzadella nostra città nell’intera ma-nifestazione globale. Aver por-tato le regate a Venezia non fache consolidare la possibilità diavere, in futuro, un sindacatoveneziano che ripercorra il suc-cesso del Moro di Venezia. Siparlerà proprio con lo stesso Ca-yard e gli altri protagonisti dellasfida del Moro alla Compagniadella Vela a San Giorgio il 16aprile. Sono tuttavia progettiche, per funzionare, si costrui-scono un po’ alla volta attra-verso il consolidamento in cittàdella cultura marinaresca, le ri-cerche tecnologiche locali e so-prattutto un solido budget».

Nella pagina

a fianco,

Roberto Panciera,

assessore al Turismo

di Venezia

��

Aver portato qui le regate consolida lapossibilità di avere, in futuro, unsindacato veneziano che ripercorra ilsuccesso del Moro di Venezia

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NORME ANTIRICICLAGGIO

284 • DOSSIER • VENETO 2012

Un duplice approccio per un reatodalla duplice struttura. Il rici-claggio presuppone, da un lato,l’esistenza di denaro o altre di-

sponibilità di provenienza illecita e, dall’altro,la prova del delitto presupposto che ha datoorigine ai proventi da reimpiegare sotto unaveste lecita. Per questi motivi, l’attività in-formativa e di indagine a contrasto svoltadalla Guardia di Finanza, si muove su

due binari. A sviscerarlo è Walter Cretella Lombardo,

comandante regionaledelle Fiamme Gialle.

Come si articola,nello specifico, l’azione

investigativa della Guar-dia di Finanza sul frontedel riciclaggio?

«Si concentra sui due momenti principali

del reato: inprimis, vi è l’analisidei flussi f inanziaris o s p e t t iistituzio-nalmentesvolta dal

Corpo nell’ambito del sistema dei controllipreventivi a contrasto del riciclaggio. In se-conda istanza - non meno importante - vi èl’approfondimento delle indagini condottesu delega dell’autorità giudiziaria, aventi aoggetto reati che, per loro intrinseca natura,si prestano a generare rilevanti flussi finanziariilleciti, per i quali si pone necessariamente il problema dell’accertamento del relativoreimpiego».

Ad esempio?«È il caso dei reati in materia di criminalitàorganizzata e di traffico di stupefacenti, ov-vero dei reati tributari e contro la pubblicaamministrazione. In Veneto, e nell’intero ter-ritorio nazionale, la Guardia di Finanza primadi tutto esamina le segnalazioni di operazionifinanziarie sospette che gli intermediari fi-nanziari e i professionisti inoltrano all’unitàdi informazione finanziaria della Banca d’Ita-lia e che, da tale autorità, vengono successi-vamente inviate ai reparti della Gdf per gli ap-profondimenti investigativi. In tale ambito, ifinanzieri avviano mirate analisi preliminari,generalmente attraverso l’esecuzione di strut-turate indagini bancarie, con l’obiettivo di ve-rificare se la provenienza del denaro possacollegarsi, direttamente o indirettamente, apersone che abbiano tratto tali proventi dauna precedente attività delittuosa. Un diverso

Contro i reati di riciclaggio di denaro e di reimpiego dei proventi illeciti

la Guardia di Finanza agisce con determinazione e adeguati strumenti investigativi.

Metodi e problematiche sono illustrati dal comandante regionale Walter Cretella Lombardo

Francesca Druidi

Capitali illeciti,serve più collaborazione

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VENETO 2012 • DOSSIER • 285

approccio investigativo, come detto, può es-sere originato e innestarsi direttamente su in-dagini giudiziarie in corso».

Quali i settori maggiormente interessatidalle attività illecite legate al riciclaggio?«L’esperienza operativa degli ultimi anni havisto, in Veneto, la scoperta di numerosi casidi riciclaggio legati a contesti investigativiconnessi a reati tributari e alla corruzione. Èspesso accaduto, che, in presenza di rilevantiflussi finanziari illeciti generati da vicende difrode fiscale e di emissione di fatture per ope-razioni inesistenti, ovvero di corruzione econcussione, i militari del Corpo siano riu-sciti a dimostrare la connessione tra il de-naro movimentato sui conti bancari e i reatipresupposto. Ciò, ovviamente, non apparesempre agevole, poiché chi ricicla denaro siavvale spesso di numerosi strumenti finaliz-zati a schermare l’origine illecita delle somme,facendo ricorso, ad esempio, a soggetti esteri- spesso società fiduciarie - ubicati in Statinon collaborativi e in paradisi fiscali».

La Guardia di Finanza ha tempo matu-rato e, di recente, ulteriormente affinato,un’elevata professionalità nel ricercare e ri-costruire, in ogni indagine penale, l’origine e la destinazione dei flussi finan-ziari illeciti. «Sì, e in un simile contesto, potrebbe, dun-

que, apparire del tutto riduttivo limitare il pa-norama di riferimento ai richiamati reati tri-butari e contro la Pubblica amministrazione,atteso che l’approccio investigativo si estendea tutti i settori operativi, con una particolaree senz’altro maggiore sensibilità nel contrastoal crimine organizzato e alla penetrazionedell’economia mafiosa nel tessuto produttivoveneto. L’individuazione della destinazionedei proventi da reato comporta - anche inun’ottica di approccio multidisciplinare e tra-sversale, propria dell’azione di contrasto atali fattispecie delittuose - la proposizione al-l’autorità giudiziaria di misure di caratterepatrimoniale (sequestri di beni mobili e im-mobili), nonché la segnalazione agli uffici fi-nanziari dei redditi illeciti, per le conseguentiriprese a tassazione».

Quali sono i punti di forza e di debolezzadella legislazione repressiva in materia?«L’attuale legislazione è il frutto di una lungaelaborazione normativa che, avviata nel 1978per contrastare i sequestri di persona a scopodi estorsione, si è via via evoluta nel corso diquasi tre decenni, sulla base degli impegni as-sunti dall’Italia nelle sedi comunitarie e inter-nazionali. Oggi gli strumenti di contrasto aireati di riciclaggio e di reimpiego di proventi il-leciti - da ultimo integrati nel 2007 con l’in-troduzione di misure ablative patrimoniali di � �

Walter Cretella Lombardo

In apertura,

Walter Cretella

Lombardo,

comandante della

Guardia di Finanza

del Veneto

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SICUREZZA SUL LAVORO

286 • DOSSIER • VENETO 2012

ampia portata - appaiono senz’altro adeguati.Un’analoga evoluzione legislativa ha interes-sato, agli inizi degli anni 90, anche le misure diprevenzione del riciclaggio».

Nell’ottica della piena tracciabilità deiflussi finanziari si inseriscono le ultime no-vità introdotte dal Governo Monti.«Sì, dal 1° febbraio 2012, per ogni trasferi-mento di denaro contante pari o superiore a1.000 euro, è applicabile una sanzione chepuò raggiungere sino al 40% dell’importotrasferito. Sulla stessa linea si muove anche ilpiù recente decreto legge del 2 marzo 2012,in fase di conversione da parte delle Camere,che ha visto un sensibile inasprimento dellesanzioni relative all’omessa dichiarazione inDogana del denaro contante trasferito oltreconfine, per importi superiori a 10.000 euro».

Misure anti-evasione, che dovrebberocomplicare le attività di riciclaggio e direimpiego del denaro di origine illecita. «Sì, tuttavia recenti esperienze operative hannodimostrato che non sempre a un’accresciutasensibilità del legislatore nazionale corrispondeun uguale innalzamento del livello di atten-zione da parte degli operatori. Infatti, il si-stema dei controlli preventivi antiriciclaggio è,

in prima battuta, affidato alle banche, agli in-termediari finanziari, ai professionisti e ad altrioperatori, quali ad esempio i money transfer ele case da gioco. Tali controlli non sempre sisono dimostrati efficaci tanto che, in più di unaoccasione, i finanzieri veneti hanno contestatoa banche, professionisti e società fiduciariel’omessa segnalazione alla Banca d’Italia di ope-razioni finanziarie sospette di riciclaggio. Ad esempio, nella sola provincia di Vicenza,nell’ultimo anno, sono state rilevate transa-zioni finanziarie sospette per ben 57 milioni dieuro, mai segnalate dagli operatori chiamatiad applicare la normativa antiriciclaggio».

Un punto di debolezza per l’attuale normativa.«Si, in quanto può dimostrarsi efficace sololaddove vi sia una attiva collaborazione daparte dei diversi soggetti cui è affidata lafunzione di controllo preventivo. In questacornice si muove l’azione della Guardia di Fi-nanza che, anche attraverso un’azione di con-trollo nei confronti degli intermediari finanziari e dei professionisti, mira ad accrescerne la sensibilità e il livello di effettiva collaborazione nel contrasto al riciclaggio».

�L’esperienza operativadegli ultimi anni havisto, in Veneto, lascoperta di numerosicasi di riciclaggio legatia contesti investigativiconnessi a reatitributari e allacorruzione

� �

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Nuove norme per regolamentarel’uso del denaro contante sonostate introdotte dal GovernoMonti, non solo per contrastare

il riciclaggio di denaro e il reimpiego deiproventi di attività criminose in attività ap-parentemente regolari, ma anche per scalfirel’evasione fiscale. È, infatti, già operativadal 1 febbraio l’introduzione del limite mas-simo di 1.000 euro per il trasferimento didenaro contante. Sono previste sanzioni peri pagamenti che variano dall’1% al 40% del-l’importo trasferito, con minimo 3.000euro, colpendo entrambi i soggetti coin-volti. A fornire un suo commento sul quadroche si sta delineando è Dante Carolo, presidente dell’Associazione dei dottori com-mercialisti e dei revisori contabili delle Tre Venezie.

Quali sono gli aspetti maggiormente posi-tivi e quelli, invece, più negativi riguardo al-l’adozione di queste misure predisposte dalgoverno?«Bene gli adempimenti per ridurre l’utilizzodel contante e ben vengano le misure tese agarantire e favorire la normativa antiriciclag-gio. La soglia dei 1.000 euro è adeguata, mabisogna prestare attenzione agli effetti che si

porta dietro questa normativa, al rischio chein definitiva risulti troppo stringente. Se, dauna parte, si tenta di prevenire i reati di rici-claggio e di evasione, dall’altra, bisogna stareattenti a non paralizzare la situazione generalecon un eccesso di burocrazia. C’è poi un ul-teriore aspetto di questa regolamentazioneda considerare: non è più possibile utilizzarei libretti di deposito al portatore per pagaresomme uguali o superiori a 1.000 euro e,conseguentemente, non possono più esisterelibretti al portatore con saldo di tale importo.Sono molti, quindi, i pensionati che per farsi

La stretta sui contanti voluta dal Governo Monti mira a rafforzare l’azione

antiriciclaggio. Ma possono insorgere effetti “collaterali” meno positivi. Ne parla Dante

Carolo, presidente dell’Associazione dei dottori commercialisti delle Tre Venezie

Francesca Druidi

Rischio burocratizzazione

� �

Dante Carolo

Sopra,

Dante Carolo,

presidente

dell’Associazione dei

dottori commercialisti e

dei revisori contabili

delle Tre Venezie

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288 • DOSSIER • VENETO 2012

addebitare le pensioni dovranno dotarsi di unconto corrente. Certo, si parla di conti cor-renti gratuiti o comunque low cost, ma nonsi possono negare le complessità e i disagiche si verranno a creare per una parte dellapopolazione».

Cosa fare per facilitare le operazioni di pagamento?«Dobbiamo vincere una ritrosia tutta italiana,una mancanza di sensibilizzazione che portaa prediligere un comportamento per il qualesi desidera ancora “toccare” le banconote.Esistono, d’altra parte, generazioni più orien-tate all’impiego di carta di credito e banco-mat, mentre altre restano più a digiuno. Oc-corre, dunque, dare a tutti il tempo dimetabolizzare la norma. Questo è solo unprimo passo per limitare l’impiego del denarocontante. A ogni modo, è difficile mirarequesti tipi di provvedimenti per una catego-ria piuttosto che per un’altra. Impossibile ac-contentare tutti».

Quali adempimenti sono richiesti ai com-mercialisti su questo fronte?«Già prima dell’introduzione di questa recentenormativa ai commercialisti e revisori eranorichiesti determinati adempimenti relativi alriciclaggio e al suo contrasto. Si tratta di pro-

cessi e operazioni che, per quanto riguarda glistudi professionali, si presentano sempre piùcomplessi e difficili da gestire. Operare uncheck sulla nostra clientela spesso travalicaquelli che sono i nostri compiti, rischiamo didiventare gli Sherlock Holmes della situazione.Il professionista, in questo caso il commercia-lista o il revisore, deve partecipare a questa at-tività di verifica, ma adottando un opportunosenso della misura, altrimenti diventa schiavodella burocrazia. Il rischio che si profila è proprio quello di una burocratizzazione dello studio».

Si parla spesso del concetto di “collabora-zione attiva” da parte dei professionisti,come appunto i commercialisti e i revisori,che sono chiamati ad attuare specifiche pro-cedure di verifica dei clienti e di segnala-zione di operazioni sospette e anomalie. «Sì, la registrazione di operazioni sospette econsistenti pagamenti in denaro che superanole soglie, possono far accendere dei segnali e farscattare le relative comunicazioni. Dal nostropunto di vista, si tratta ad ogni modo di unaproblematica, quella del riciclaggio, sulla qualebisogna sempre tenere gli occhi aperti, ma chenon rappresenta un’emergenza, una questioneall’ordine del giorno in Triveneto».

�Il professionista deve partecipareall’attività di verifica,ma adottando un opportuno senso della misura

� �

NORME ANTIRICICLAGGIO

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NOTARIATO

290 • DOSSIER • VENETO 2012

Fra le categorie interessate dalle libe-ralizzazioni del governo Monti è in-clusa quella dei notai. Diversamenteda quanto avvenuto per farmacisti e

tassisti, l’intervento sul notariato ha fatto“meno rumore”, dato che da parte dei notainon è stata intrapresa nessuna delle iniziativedi protesta che hanno invece animato le altrecategorie toccate dall’attività riformatrice delgoverno dei tecnici. Ma quali sono, in sintesi,le novità? L’impianto del cosiddetto “decretoliberalizzazioni” ha come obiettivo quello difavorire la concorrenza, nell’ambito del nota-riato questo intento si è tradotto, innanzi-tutto, in misure che permetteranno l’ingressosul mercato di un numero più alto di profes-sionisti dotati di pubblica fede. Entro la fine

del 2012 dovranno es-sere banditi concorsiper la nomina comples-siva di 550 nuovi notai.Un ulteriore bandoporterà poi alla nominadi altri 500 notai ri-spettivamente entro lafine del 2013 e del2014. Alla crescita della“densità” dei notai siaggiunge inoltrel’estensione della fun-zione notarile al difuori del distretto nota-

rile. Qual è l’opinione dei diretti interessi suqueste misure? Ne parliamo con il notaio Mi-chele Colasanto, tra i più affermati notai dellaprovincia vicentina.

Il provvedimento sulle liberalizzazioni haprevisto un aumento dell’organico dei no-tai sul territorio nazionale. Anche lei è del-l’idea che la quantità di notai presenti sulterritorio italiano sia insufficiente?«L’aumento della pianta organica dei notaisul territorio nazionale è da accogliersi favo-revolmente, purché siano preventivamente in-dividuate le aree che, per la loro vocazioneeconomica o per la quantità di utenti residentisul territorio, effettivamente rendano neces-sario l’incremento del numero dei notai. Ri-farsi esclusivamente a criteri collegati al nu-mero di residenti non appare congruo, ancheperché talora il dato è ingannevole. Si pensi aquei piccoli centri che fungono da satelliti acittà di vaste dimensioni, laddove non c’è nes-suna richiesta del servizio notarile, in quantola popolazione residente utilizza quei centripiù come aree abitative che come punti diaggregazione rilevanti sotto il profilo econo-mico e sociale. Altro problema è chiedersi se,in questo particolare momento vissuto dal-l’economia italiana, vi fosse la necessità diampliare la sfera operativa del notariato, afronte di un’evidente riduzione generale delladomanda del servizio».

Infatti il volume di lavoro dei notai è ca-

Il notaio Michele Colasanto,

dirige uno studio

ad Arzignano (VI)

[email protected]

Fra le misure del decreto liberalizzazioni del governo tecnico è prevista la nomina

di oltre 1500 nuovi notai entro il 2014. L’obiettivo di Monti è rafforzare la concorrenza all’interno

dei distretti notarili. Cosa ne pensa la categoria? Ne parliamo con Michele Colasanto

Luca Cavera

Il notariato alla prova della liberalizzazione

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Michele Colasanto

VENETO 2012 • DOSSIER • 291

lato di quasi il 40 per cento negliultimi quattro anni. Con l’au-mento della pianta organica delnotariato non si rischia, a questopunto, di peggiorare ulterior-mente il quadro?«Il momento storico vissuto dallanostra economia non è il più favo-revole per ampliare l’offerta del ser-vizio notarile. Quindi, comprensi-bilmente, si corre il rischio di creareuna massa di professionisti, soprat-tutto giovani, che potrebbero in-contrare enormi difficoltà nel tro-vare spazio nel mercato del lavoro. Equesto proprio in un periodo in cuile risposte del mondo economicosono modeste, con conseguentescarsa appetibilità per l’accesso a unruolo professionale che, comunque,dovrà sempre essere collegato al su-peramento di un concorso pubblico estrema-mente selettivo».

Perché, al tempo stesso, si è posto il pro-blema delle tempistiche dei concorsi?«È indubbiamente vero che, negli ultimi anni,l’espletamento delle procedure concorsuali siè enormemente dilatato. Tuttavia questo è unproblema che riguarda la pubblica ammini-strazione e in particolare il ministero dellaGiustizia, al quale sarebbe demandato il com-pito di individuare procedure più snelle e ve-loci per l’espletamento dei concorsi. Non è

contestabile che la preselezione informatica –in vigore fino a qualche tempo fa – fosse lastrada giusta per arrivare a un’accelerazionedei tempi, ma poi, incomprensibilmente, ilministero ha ritenuto di poterne fare a meno,con la conseguenza che i tempi si sono più direcente enormemente allungati».

Quali gap, secondo lei, vanno superatinel sistema di selezione dell’organico no-tarile?«Sarebbe necessario il potenziamento strutturaledelle scuole notarili e in particolare di quelle ge-

stite sotto l’egida del notariato, inmaniera tale da portare al concorsosoggetti già sufficientemente preparatie qualificati. Anche le università po-trebbero svolgere egregiamente que-sto tipo di lavoro, ma perché ciò av-venga occorre che la pubblicaamministrazione individui rapida-mente e organicamente ambiti di in-tervento concordati con gli organidel notariato e con gli stessi atenei». ❯❯

Nella patria mondiale delle concerie, Arzignano, in provincia di Vicenza, ilnotaio Michele Colasanto da oltre trent’anni – oltre a dare supporto ai singolicittadini – cura le questioni legali delle numerose aziende del circondario,che si collocano in svariati settori della produzione e dello scambio di beni eservizi. Lo studio ha un campo operativo molto vasto nel servizio alleimprese. In particolare, Colasanto ha una vasta esperienza nel dirittosocietario, strumento operativo fondamentale affinché il settoreimprenditoriale possa procedere correttamente e dinamicamente. Unostatuto societario ben modellato, infatti, può rivelarsi determinante per lerelazioni interne ed esterne dell’impresa.

La cura dello statuto societario

❝L’aumento della pianta organicadei notai è da accogliersifavorevolmente, purché interessile aree territoriali a maggiorevocazione economica

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Per i manager di età inferiore ai 35 anniè stato previsto un esonero dei costi notariliper la costituzione di Srl. Qual è la sua opi-nione in merito?«Ritengo che il notariato debba sempre e co-munque andare incontro a particolari catego-rie di cittadini e quindi possa e debba concor-dare o proporre atti a costo ridotto o agevolato.Sono, per converso, contrario all’offerta di atticompletamente gratuiti, in quanto viene svilitoun basilare principio dell’economia liberale,cioè che il lavoro debba essere comunque re-tribuito in maniera corrispondente alle energie,ancorché solo intellettuali, profuse. Lo spazioperché un notaio svolga attività di beneficenzanon manca mai nella vita di tutti i giorni equindi le prestazioni gratuite possono esseresempre fornite senza necessità di farne oggettodi un obbligo giuridico».

Come giudica la reazione del notariato

italiano dinnanzi ai nuovi provvedimenti?«Al di là di alcune critiche doverose – espresseper lo più in maniera civile e composta –,penso che i notai siano stati l’unica categoriaprofessionale che, profondamente incisa dallecosiddette liberalizzazioni, non abbia svolto néminacciato azioni eclatanti per portare a co-noscenza dei terzi le criticità rilevate. Nonabbiamo fatto serrate, né siamo venuti maimeno ai doveri istituzionali che l’ordinamentoimpone».

Lei teme, dinnanzi al provvedimento, unaperdita di spessore del ruolo e della fun-zione pubblica?«Indubbiamente qualche rischio esiste. Ri-tengo allo stesso tempo però che i notai ab-biano a disposizione una sufficiente prepara-zione giuridica e un livello culturale tale dapotersi, sempre e comunque, riproporre comeun soggetto cardine della società civile, anchedi fronte a un mondo sociale ed economicoche sta profondamente cambiando».

Su cosa può fare leva la sua categoria peraffermare ulteriormente il suo valore so-ciale e giuridico, giocando un ruolo da pro-tagonista nei piani di rilancio del sistemapaese?«I notai devono essere sempre più pronti – perloro sensibilità e per loro grado di prepara-zione – a fornire risposte a categorie di cittadinisempre più ampie e diversificate: imprendi-tori, consumatori, acquirenti di abitazioni, ri-sparmiatori. Il mezzo per raggiungere il finenon può che risiedere, al di là della disponibi-lità individuale, nel fornire sempre maggioriservizi e sempre più qualificati. Il che si so-stanzia nella necessità di potenziare gli stru-menti della cosiddetta formazione permanente,attraverso riunioni di studio, convegni e con-gressi. Il tutto senza mai dimenticare il ruolo,determinante per il notaio, di soggetto terzooperante sempre al di sopra delle parti e nel-l’interesse generale della collettività».

❯❯

292 • DOSSIER • VENETO 2012

NOTARIATO

❝Andrebbero potenziate le scuolegestite sotto l’egida del notariato,in modo da portare al concorsosoggetti già sufficientementepreparati e qualificati

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POLITICHE SANITARIE

296 • DOSSIER • VENETO 2012

Nel braccio di ferro fra il principio diefficienza sanitaria e quello di de-privazione - che stabilisce il bisognodi salute sulla base del Pil e la di-

chiarazione dei redditi - alla fine a imporsi è statoil primo. Cosicchè il Veneto ha potuto vedersi as-segnare quei 140 milioni in più dal Fondo sani-tario nazionale rispetto al 2011, che premianoun sistema sanitario regionale tra i più efficientidel Paese. «Ha prevalso il buon senso – spiegaLuca Coletto, assessore regionale alla sanità – ariprova che la nostra contrarietà non era dettatada motivi politici ma di merito». Un risultato si-gnificativo, ma che non distoglie l’attenzionedell’assessore dai nodi ancora da sciogliere. «Re-stano tanti problemi, come l’annunciato au-mento dell’Iva al 23%, che per il Veneto signi-ficherebbe un aggravio dei costi non inferiore a60 milioni l’anno, poco meno della metà del-l’aumento ottenuto dal riparto».

Avete da poco chiuso il bilancio d’esercizio2011 con un avanzo atteso di 624mila euro.Attraverso quale percorso siete giunti ad ac-cumulare questo “tesoretto”?«È stato un lungo e complesso lavoro, iniziato sindall’insediamento della Giunta Zaia. Fatta la fo-tografia dell’esistente, abbiamo prima di tutto ri-solto il problema degli ammortamenti non ste-rilizzati nelle Ulss, pari a oltre 1 miliardo 300

milioni di euro, con unaccordo di rateizza-zione di 40-60 milionil’anno con il Ministerodelle finanze. Quindici siamo concentratisull’ottimizzazionedella spesa con un cer-tosino lavoro sull’ap-propriatezza delle pre-stazioni e delleprescrizioni, sulla spesafarmaceutica, sulle mo-dalità delle gare d’ac-quisto, sulla diffusionedelle migliori pratichepresenti nelle diverse Ulss, sull’informatizza-zione che semplifica la vita al cittadino e per-mette risparmi di 72 milioni di euro l’anno solocon il progetto “Veneto Escape”, che rende pos-sibile il download dei referti medici sul compu-ter personale dell’utente. Un servizio già attivoin 18 Ulss su 23 e prossimo al via nelle altre. Iltutto, sottolineo, senza tagliare i servizi ai citta-dini né in quantità né tanto meno in qualità».

Tra le mosse vincenti che vi hanno per-messo di razionalizzare i costi, lei ha postol’accento sui nuovi comportamenti d’acquistoe sulla diffusione delle migliori pratiche pre-

Luca Coletto,

assessore alla sanità

della Regione Veneto

Con un accurato lavoro di ottimizzazione della spesa,

rateizzazione degli ammortamenti e verifica

dell’appropriatezza di prestazioni e prescrizioni, la sanità

veneta si conferma una macchina efficiente e virtuosa.

Ne parla Luca Coletto

Giacomo Govoni

Le buone pratiche diun sistema modello

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Luca Coletto

VENETO 2012 • DOSSIER • 297

senti in ogni azienda.«È semplice: anche in un sistema virtuoso comeil nostro, ci sono diversità di spesa tra le diverseUlss per gli stessi servizi o acquisti. Va da sé chetra gli obiettivi di gestione assegnati ai nostri ma-nager, che stanno facendo un lavoro egregio,abbiamo anche inserito l’impegno a perseguirenella loro azienda il raggiungimento dei costi ot-tenuti in altre più “risparmiose”. Quanto agli ac-quisti, ovunque possibile, abbiamo seguito lastrada della centralizzazione: è chiaro che è piùfacile spuntare prezzi convenienti quanto piùrilevante è il quantitativo da acquistare».

Anche i 140 milioni in più accordati dalFondo sanitario nazionale 2012, premianoun modello sanitario all’avanguardia. Un ri-tocco relativamente modesto su una quotacomplessiva di 8,6 miliardi.«Prima di tutto devo dire che, nella discussionedi questo riparto, tutti hanno dimostrato reali-smo e senso di responsabilità: abbiamo rag-giunto l’accordo in una giornata di lavoro inveceche in settimane di tira e molla. Rispetto a po-chi anni fa, quando i riparti aumentavano anchedi percentuali a due cifre, stavolta ci siamo tro-vati di fronte a una media dell’1,6%. Pochis-simo, se consideriamo che i costi vivi aumentanoalmeno del 3,5%. In questo quadro, 140 milioniin più sono il ragionevole obiettivo che ci era-vamo prefissi e l’abbiamo centrato, credo conmerito. È vero, ci siamo battuti come leoni, mail vero problema era lo spettro del criterio delladeprivazione che davvero non aveva senso eavrebbe finito per penalizzare proprio le regionivirtuose come Veneto, Lombardia, Emilia Ro-magna e Toscana. Questo riparto è andato beneper il punto da cui si partiva, ma a preoccuparerimane la ventilata ipotesi di nuovi tagli al fondonazionale, da recuperare attraverso un nuovoticket nazionale sui ricoveri. Se così fosse, que-

sta sarà la nostra prossima battaglia. È impensa-bile e ingiusto, moralmente e socialmente, anchesolo immaginare che una persona realmente ma-lata al punto di dover essere ricoverata possadover pagare un ticket come se andasse inalbergo».

Nel successo del modello veneto, in che mi-sura contribuisce la sanità privata?«La nostra è una sanità privata qualitativa e col-laborativa, il cui peso numerico è attorno al 10%,ma quello che conta è la qualità e non la quan-tità. Con i nostri privati abbiamo un rapporto co-struttivo, il che non impedisce di avere confrontianche accesi, ma alla fine la quadra la troviamosempre. Una caratteristica molto positiva del no-stro privato è la diffusa disponibilità a investire inmacchinari e strutture e una buona, anche se mi-gliorabile, integrazione con il pubblico».

Malgrado rappresenti un’eccellenza in ma-teria di gestione sanitaria, anche in Venetonon mancano Ulss che lamentano un dise-quilibrio nella ripartizione di risorse. Trova che siano rivendicazioni fondate e come superarle?«Il riparto regionale da un paio d’anni viene fattocercando di introdurre progressivamente i criterie i costi standard che entreranno in vigore in tuttaItalia nel 2013. Il che vuol dire, ad esempio, av-vicinare pian piano le performance economichedi tutti a quelle delle Ulss più virtuose. Il cam-mino non è facile e può provocare qualche ma-lumore, ma va tenuto ben presente il fatto chenessuna Ulss ha mai ricevuto fondi in quantitàinferiore all’anno precedente e tutti, sulla basedelle possibilità, hanno avuto degli aumenti. InVeneto abbiamo anche da tener conto di alcunepeculiarità territoriali, come quelle di Venezia edella laguna e quelle della montagna. Anche quiil riconoscimento non è mai mancato e nonmancherà nemmeno in futuro».

��

Il progetto Veneto Escape rende possibile il download deireferti medici sul computer dell’utente e permette risparmidi 72 milioni di euro l’anno

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298 • DOSSIER • VENETO 2012

Spendere meglio per spendere meno.Un’espressione spesso abusata o pie-gata a fini promozionali, ma che inambiente sanitario vale quasi quanto

un dogma. Con lo spettro di ulteriori tagli el’introduzione di nuovi ticket sempre dietrol’angolo, diventa di primaria importanza pun-tare sull’efficienza del sistema socio-sanitarionazionale. Ad esempio, calibrando le tariffe diprestazioni di assistenza ospedaliera sulla basedi costi standard. «Tanti più pazienti “pe-santi”, vale a dire casi gravi e complessi, haun’azienda – spiega Alberto Pasdera docente econsulente di management sanitario – tantepiù risorse dovrà avere rispetto ad altreaziende». Delineare nella maniera più precisapossibile “l’oggetto di costo” che si intende fi-nanziare, diventa pertanto uno dei punti focalidel lavoro di Pasdera, che, fino a oggi, ha giàpresentato il suo progetto di controllo strate-gico della gestione in ospedali di diverse re-gioni italiane (Lombardia, Liguria, Veneto,Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia).«Per distribuire al meglio le risorse – prosegue– il miglioramento della corretta compila-zione delle schede di dimissioni ospedaliere(Sdo) rappresenta un punto fondamentale».

Quanto conta una tale verifica in sede di stesura del budget di ciascuna azienda

sanitaria? «Di sicuro la suacorretta compila-zione può contribuire a una migliore alloca-zione delle risorse tra gli ospedali delle aziendeospedaliere o Asl di una data regione: questoaccade perché il miglioramento della compi-lazione delle Sdo permette di definire piùesattamente i “prodotti”, ovvero i pazienti ef-fettivamente curati. Se si “aggregano” le tipo-logie di ricovero (Drg, diagnosi, procedure)sulla base delle Sdo e si misurano i costi rela-tivi, si possono determinare i costi standard,che quindi costituiscono delle vere e proprie“bussole” per ripartire le risorse tra aziende. Indefinitiva, la migliore definizione dei prodotticostituisce un momento indispensabile perdistribuire meglio le risorse tra le aziende sa-nitarie regionali, se si vogliono assegnare le ri-sorse non in modo burocratico, ma in fun-zione delle reali esigenze degli utenti».

Come calare un simile strumento all’in-terno del nostro variegato panorama sani-tario nazionale?«Per quanto concerne il come definire e uti-lizzare - sfruttando il relativo sistema di indi-catori - i costi standard per prodotto a livellonazionale, credo che l’esperienza del Networkitaliano sanitario per la condivisione dei costi

Approdare a una documentazione dei costi effettivi delle prestazioni

ospedaliere è la strada che Alberto Pasdera indica per una migliore

riorganizzazione economica del sistema sanitario

Giacomo Govoni

Definire il costo standard del “prodotto” paziente

POLITICHE SANITARIE

Sopra,

Alberto Pasdera,

docente e consulente di

management sanitario

Page 249: DossVeneto032012

Alberto Pasdera

VENETO 2012 • DOSSIER • 299

standard (Nisan) costituisca un utile e riu-scito esempio».

Di cosa si tratta?«Il Nisan, del quale io sono il coordinatorescientifico, è uno strumento che risponde al-l’esigenza di creare requisiti comuni da ri-spettare fra tutte le aziende che “partecipano”alla determinazione dei costi standard e deirelativi controlli della qualità e coerenza deidati, che scaturiscono dall’analisi da parte diun comitato scientifico-tecnico. La banca datisulla quale si fondano i costi standard delNisan ammonta a più di 1.300.000 Sdo.D’altro canto, anche i paesi più avanzati nelcampo sanitario, ad esempio Canada e Au-stralia, hanno seguito tale strada».

L’obiettivo è dunque giungere alla realizzazione di una grande rete italiana di condivisione in materia sanitaria.

Quali regioni hanno già aderito a questaoperazione?«Per il momento al Nisan partecipano 17aziende ospedaliere e Asl di Valle D’Aosta,Piemonte, Liguria, Lombardia, Provincia au-tonoma di Bolzano, Friuli Venezia Giulia ePuglia. Partendo da queste aziende, sono giàstati elaborati i costi standard di tre anni sullabase delle Sdo, presentate in un convegnoromano dello scorso settembre dal titolo “Co-sti standard: dalla teoria alla sperimenta-zione”. Se si pensa a tutte le specialità delmondo ospedaliero, chirurgia, cardiologia,ortopedia e così via, l’esperienza del Nisan èl’unica di tale tipo in Italia. A livello di sin-gole specialità si ricordano gli standard ela-borati dalle seguenti società scientifiche:Aiom per l’oncologia, Sie per l’ematologia eSiot per l’ortopedia».

�il miglioramento della compilazione delleSdo permette di definire più esattamente i “prodotti”, ovvero i pazienti effettivamente curati

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300 • DOSSIER • VENETO 2012

Da gennaio 2011 il Veneto disponedi uno strumento agevole ancheper chi si affaccia per la primavolta al mondo delle codifica

Sdo. Si tratta dell’aggiornamento delle lineeguida per la compilazione e la codifica Icd-9-Cm della scheda di dimissione ospedaliera,documento cardine per l’attività delle strut-ture sanitarie regionali. Prodotto grazie a uncapillare lavoro di controllo sull’appropria-tezza delle informazioni riportate sulleschede, il documento prende le mosse dallaversione italiana 2007 della classificazionedelle malattie, traumatismi, interventi chi-rurgici e procedure diagnostiche e terapeuti-che. «L’Icd-9-Cm versione 2007 – affermaAnnamaria Mussi, coordinatrice regionale peri controlli sanitari – è stato di importanzafondamentale per la stesura delle linee guidadi codifica, indirizzandone le regole in ter-mini di suddivisione in capitoli corrispon-denti ai diversi organi e apparati».

Quale altra utilità ha avuto questo si-stema di classificazione?«Dallo stesso sistema sono state tratte le re-gole di base di corretta e appropriata codificadella Sdo, soprattutto in termini di modalità

di selezione delle diagnosi (principale e se-condarie) e delle procedure e interventi chi-rurgici. Infine, con le ultime linee guida laRegione si è allineata, relativamente ad alcuneregole di selezione e codifica, a quanto previ-sto nelle regioni limitrofe, così da garantireomogeneità e condivisione negli indirizzi inmerito».

Ai fini di una migliore erogazione delleprestazioni sanitarie, quali informazioniutili emergono dai controlli?«I controlli sanitari hanno diversi obiettivi:evidenziare errori di compilazione dellascheda di dimissione ospedaliera, in relazionea specifiche linee guida di codifica, con attri-buzione non corretta del corrispondente Drg,che identifica la patologia trattata, le proce-dure diagnostico-terapeutiche e la valorizza-zione del ricovero; sottolineare modalità or-ganizzative di erogazione delle prestazioninon appropriate o evidenziare carenza di do-cumentazione clinica a supporto; cogliere lecriticità nelle varie fasi del processo: dallaprescrizione di un ricovero ospedaliero o diuna visita specialistica all’erogazione e alleazioni diagnostiche e terapeutiche utili agiungere alla risoluzione del problema cli-

Annamaria Mussi ripercorre i passaggi che hanno condotto alla revisione

2011 delle linee guida di codifica delle Sdo, manuale di riferimento per le

strutture sanitarie venete

Giacomo Govoni

Uniformare le prestazioni sanitarie

POLITICHE SANITARIE

Sopra,

Annamaria Mussi,

coordinatrice per i

controlli sanitari della

Regione Veneto

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Annamaria Mussi

VENETO 2012 • DOSSIER • 301

nico o alla sua presa in carico nel modo piùefficace ed efficiente possibile».

Quali informazioni non devono mancarein una Sdo perché possa dirsi completa econgrua?«Sicuramente una Sdo può considerarsi com-pleta e congrua quando sono presenti la mag-gior parte delle informazioni anagrafiche etutte le informazioni sanitarie. Particolareimportanza rivestono tutti i principali datiidentificativi del paziente, nome, cognome,data di nascita, sesso, luogo di residenza, ol-tre a dati relativi al ricovero quali tipologia(programmato o urgente), regime (ordinarioo diurno), data di ammissione e di dimis-sione, unità operative di ammissione, dimis-sione ed eventuale trasferimento, diagnosiprincipale e secondarie, interventi e proce-dure eseguiti, date di effettuazione degli in-terventi e dei trasferimenti, scala di Barthel,relativa al grado di autonomia del paziente,data di prenotazione e classe di priorità perquanto riguarda i ricoveri programmati».

Quando un ricovero può essere definito“appropriato”?«È necessario fare una distinzione tra due ti-pologie di appropriatezza: generica (organiz-zativa) e specifica (clinica). Un ricovero puòessere definito appropriato dal punto di vistaorganizzativo quando viene erogato al pa-ziente che presenta uno specifico bisogno disalute, con le tempistiche adeguate in basealla patologia da trattare, nel regime corretto(ricovero ordinario o diurno piuttosto che

regime ambulatoriale) in relazione alle risorsenecessarie e sufficienti. Un ricovero può de-finirsi appropriato dal punto di vista clinicoquando risulta essere stato erogato in ma-niera corretta (con appropriatezza nella ese-cuzione di esami diagnostici e terapeutici), alfine di evidenziare e possibilmente risolvere lapatologia per cui il paziente è stato ricove-rato».

Dai controlli operati dai gruppi azien-dali, derivano spesso la condivisione a li-vello regionale degli esiti e delle criticità,con conseguente stesura di documenti d’in-dirizzo per l’attività delle strutture sanita-rie territoriali. Chi si occupa di farli ap-plicare e accertarne l’osservanza?«Sono gli stessi Nuclei aziendali di controllodelle aziende Ulss previsti dalla normativa re-gionale in tema di controlli sanitari (Dgr 3444del 30 dicembre 2010), con la supervisionedegli organismi di vigilanza regionale, chehanno il compito di verificare attraverso icontrolli effettuati, che le regole di codifica ele linee di indirizzo vengano seguite e rispet-tate. Esiste sempre una correlazione e un dia-logo tra i vari livelli (regionale, provinciale edaziendale), che favoriscono il raggiungimentodi tale obiettivo. La mancata osservanza dellelinee guida e delle indicazioni fornite in me-rito evidenzia la presenza di una criticità, ge-neralmente locale e superabile, che va affron-tata dagli organi provinciali o regionali perevitare disomogeneità di comportamento trale varie aree del territorio regionale».

�Un ricovero può esseredefinito appropriato dalpunto di vistaorganizzativo quandoviene erogato al pazienteche presenta uno specificobisogno di salute

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STRUTTURE PRIVATE

304 • DOSSIER • VENETO 2012

Parlando di sanità pubblica e sanità pri-vata, l’orientamento prevalente che sista imponendo è quello di stimolarepercorsi di collaborazione. Un rinno-

vamento del genere non può che avere per ef-fetto l’erogazione di migliori servizi per i pa-zienti, attraverso un ampliamento dell’offerta diprestazioni e soprattutto attraverso una mag-giore copertura del territorio. Il Veneto – che hascelto di basarsi su alcuni assi strategici: inte-grazione della responsabilità e dei fattori pro-duttivi, una rete integrata di offerta assistenzialepubblica e privata, la promozione della famigliae della solidarietà organizzata – è stato un pre-cursore e oggi fa da modello per le altre regioni.«La cosa fondamentale è che l’integrazione conil Sistema sanitario nazionale avvenga secondole guide di una pianificazione regionale e locale.Una valutazione delle risorse e delle esigenze ter-ritoriali è fondamentale affinché il settore ospe-daliero privato convenzionato contribuisca, ga-

Il Veneto è stato un precursore nell’integrazione fra

sanità privata e pubblica. Molto è ancora possibile

fare per potenziare l’offerta delle strutture private,

anche attraverso la presenza di più punti territoriali

e l’assistenza domiciliare. La dottoressa

Marina Lampreda fa il punto della situazione

Manlio Teodoro

Una rete integrataper l’offerta sanitaria

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VENETO 2012 • DOSSIER • 305

rantendo gli stessi standard del pubblico, allacomplessiva riqualificazione dell’offerta sanita-ria». A parlare è la dottoressa Marina Lampreda,direttore sanitario del laboratorio di analisi Ce-mar di Trissino (VI). Quest’ultimo è un casoesemplificativo di come una realtà sanitaria pri-vata, e accreditata, possa dare al Sistema sanita-rio nazionale un importante contributo per lacopertura capillare del territorio. Infatti, oltre chenella sede di Trissino, le prestazioni del labora-torio si estendono con i punti di prelievo nellelocalità limitrofe di Montebello Vicentino, Altedi Montecchio e Arzignano – qui è inoltre pre-sente un centro medico poliambulatoriale spe-cialistico dipendente sempre dal Cemar. «Graziea precisi presupposti organizzativi e a una strut-tura snella, secondo la logica della lean produc-tion – metodo applicato al nostro laboratorio dianalisi mediche –, al connubio fra un personalealtamente motiviato e qualificato e una tecno-logia ad alta informatizzazione – che ci per-mette una notevole ottimizzazione dell’attività –, riusciamo a offrire anche un servizio di prelievidomiciliari – si tenga presente che su un orga-nico di circa trenta collaboratori, dieci sono in-fermieri professionali addetti ai punti di prelievo

e al servizio domiciliare che copre tutta l’area del-l’Asl 5 Ovest Vicentino. E il tutto viene realiz-zato contenendo i costi tipici di una strutturapubblica». Nonostante i risultati già raggiunti da Cemar, èancora possibile fare leva per evolvere e miglio-rare ulteriormente l’integrazione fra la societàprivata e la sanità pubblica, come spiega la dot-toressa Lampreda: «L’integrazione con il Servi-zio sanitario nazionale potrebbe essere resa an-cora migliore, sarebbe sufficiente che noi soggettiprivati venissimo maggiormente coinvolti nellaprogrammazione e nella progettualità. Spesso,infatti, siamo ancora considerati non come deisoggetti propositivi, ma esclusivamente gli ese-cutivi di un’organizzazione ospedaliera centra-lizzata, che però a volte dimentica le necessità ele esigenze del territorio legate alla deospedaliz-zazione».La dirigenza di Cemar ha recentemente investitonel rinnovamento del laboratorio, sia per quantoriguarda la struttura che la strumentazione. «Ilnuovo laboratorio, dotato di strumenti e tecno-logie all’avanguardia, è stato appena inaugu-rato. Abbiamo implementato il core lab areasiero e potenziato il sistema informatico. Que-

Laboratorio di analisi

Cemar Srl di Trissino (VI)

www.cemargroup.comwww.cemargroup.it

❯❯

Marina Lampreda

❞❝L’integrazione con il Sistema sanitario

nazionale deve avvenire secondole linee guida di una pianificazioneregionale e locale

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sto adesso fornisce i referti anche per via tele-matica ai pazienti o ai medici curanti che lo ri-chiedono – questo grosso investimento copriràl’area tecnologica per i prossimi tre anni. Que-sti interventi ci hanno permesso di raggiungerel’importante risultato di riuscire a consegnare ingiornata il 95 per cento delle analisi. I prossimiinvestimenti, che partiranno nell’immediato,investiranno le risorse umane, con l’obiettivo divalorizzare le numerose professionalità presentiall’interno di Cemar». Questo consistente pacchetto di investimenti èstato possibile nonostante la crisi economicaabbia avuto i suoi effetti anche sulla sanità.«La crisi ci ha imposto, a partire dalla legge distabilità del 2007, un abbattimento finanziarioobbligatorio del 20 per cento sul tariffario e unadisponibilità di budget ferma al valore asse-gnato nel 2006. Tutto ciò, però, non ci ha im-pedito di crescere, al contrario ha rappresentatouno stimolo per migliorare tutta l’organizza-zione e compensare la copertura del mancatointroito senza dovere ridurre i servizi, ma anziaumentandoli». Lo stesso stimolo è quello cheguida il presente e guiderà i prossimi anni,dato che sono ancora molteplici i gap da col-mare per dare un’adeguata posizione al ruolo ri-coperto da attori privati come Cemar. «Neiprossimi anni si giocheranno importanti sfideper l’offerta della sanità privata. Queste sonoprincipalmente legate alla gestione del rap-porto fra aumento della domanda nell’eroga-zione dei servizi e diminuzione dei costi deglistessi. Se riusciremo a bilanciare adeguatamentequeste due variabili potremo avviarci verso unaposizione di maggiore rilievo rispetto alla strut-tura pubblica – quest’ultima, oltre tutto, sitrova già a non essere più in grado di offrire ser-vizi aggiunti senza al contempo aumentare i co-sti. La nostra esperienza organizzativa ci per-metterà, invece, di rappresentare un validosupporto per l’integrazione del servizio dia-gnostico nella moderna medicina e a costi com-petitivi per i pazienti».

❯❯

Il CENTRO MEDICO CITTÀ DI ARZIGNANO è un poliambulatoriospecialistico privato nel quale operano medici chirurghi specialistidi molteplici discipline. Fra queste le principali sono rappresentateda ortopedia, ginecologia, allergologia, cardiologia, fisiatria,oculistica, urologia. È inoltre presente una palestra nella qualesvolgere fisiokinesiterapia riabilitativa. «Nella nostra struttura –spiega la dottoressa Marina Lampreda, presidente del centromedico – i pazienti possono trovare risposte ai bisogni di salute ead approfondimenti diagnostici (elettromiografie, ecografie,ecocolordoppler) in tempi brevissimi e velocizzando notevolmente itempi di eventuali terapie». Il 2011 ha rappresentato per il centrol’anno del definitivo consolidamento nel territorio. «I nostri pazientisono distribuiti in un bacino di utenza che comprende l’Asl 5 OvestVicentino, ma anche in altre zone limitrofe, specialmente Vicenza ela zona del veronese. La tipologia di utente è molto varia, infunzione del numero di specializzazioni che il centro offre, e così èvaria l’età che va dai primi anni di vita fino alle persone anziane. Ilvalore aggiunto, per l’utente, di un approccio medicomultidisciplinare, è quello di affidarsi a un’équipe medica in gradodi affrontare le problematiche di più patologie, che a volte sonostrettamente collegate fra loro. E, inoltre, la possibilità di soddisfareimmediatamente la necessità di risolvere il problema di salute,evitando le lunghe liste di attesa, purtroppo frequenti nelle strutturepubbliche». Uno degli altri punti di forza del CENTRO MEDICOCITTÀ DI ARZIGNANO è rappresentato dall’investimentonell’innovazione strumentale, che assorbe mediamente il 15-20 percento del fatturato della struttura. «Senza investimenti einnovazione tecnologica, l’attività è destinata a perdere in qualità.Per potenziare il nostro servizio, inoltre, i prossimi investimentiriguarderanno l’informatizzazione e la gestione di tutta ladocumentazione e i referti attraverso un portale web, al quale gliutenti potranno accedere direttamente».

Un approcciomultispecialistico

STRUTTURE PRIVATE

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DIMAGRIMENTO

Un percorso di dimagrimento unico nel suo genere, guidato e modulato

con l’assistenza di medici e professionisti qualificati. Stiamo parlando del metodo

Tisanoreica, illustrato dal suo ideatore, Gianluca Mech

Diego Bandini

Gianluca Mech,

fondatore e presidente

della Gianluca Mech Spa.

La società ha la sua

sede principale

ad Asigliano Veneto (VI)

www.gianlucamechspa.com

Un’idea di salute e bellezza sostenibile

Curare la salute prima ancora della ma-lattia. Bilanciare ciò che manca. Nonsbilanciare ciò che è in armonia.Sono questi i tre cardini della De-

cottopia, un’arte antica che affonda le sue radicinel Cinquecento, tramandata fino ai giorni no-stri grazie al lavoro di una dinastia di erboristioggi rappresentata da Gianluca Mech, che con lasua azienda, la Gianluca Mech Spa, è l’erede diquesta tradizione secolare. «La Decottopia è unmetodo di lavorazione e di trasformazione dipiante officinali, dalle quali è possibile ricavare deipreparati liquidi completamente naturali», spiegaMech. «I preparati decottopirici non sono me-dicinali, ma prodotti con chiare valenze di tipo

salutistico, e hanno come obiettivoquello di migliorare lo stato nutrizio-nale, ottimizzando le condizioni dibenessere generale dell’individuo».

Proprio dalla Decottopianasce la Dieta Tisanoreica da lei

inventata, ormai famosa intutto il mondo. In

cosa consiste nellospecifico?«Il metodo Tisanoirecaè un programma ali-mentare scientifica-

mente testato, appro-vato dal Dipartimento

di Fisiologia e Anatomiadell’Università di Pa-dova. Si basa sul pa-

radosso che, per dimagrire, biso-gna mangiare in maniera disequili-brata, attivando quel processo fi-siologico chiamato chetogenesi -meccanismo di scioglimento del-l’adipe per ricavarne energia -, chesi ottiene attraverso un’alimentazione povera dizuccheri e un apporto adeguato di lipidi e pro-teine, integrato dall’assunzione dei preparati de-rivanti dalla Decottopia. I preparati Tisanoreicasono infatti composti da un mix brevettato dierbe officinali e amminoacidi ad altissimo valorenutritivo, concepiti per soddisfare le esigenzefondamentali del nostro organismo in termini di-nutrienti, essenziali durante il dimagrimento».

Su questo tema lei ha presentato anche il suonuovo libro, intitolato “Non sono a dieta,sono in tisanoreica”. Quali i principali argo-menti trattati?«Ho voluto insistere su un concetto: la Tisano-reica non è una “dieta”, ma uno stile di vita, il“piacere senza peccato”. In natura non esistonoalimenti per dimagrire. Infatti, se è vero che esi-stono zuccheri e grassi allo stato puro, non si puòdire lo stesso delle proteine, visto che mangiandocarne si assumono proteine ma anche grassi. Staqui il nostro valore aggiunto: i preparati Tisano-reica, a base fitoaminica, a bassissimo carico gli-cemico, sostengono la tonicità muscolare indu-cendo l’organismo a consumare i grassi di riserva.Salutare, efficace e breve, questo programma èuna vera e propria terapia, ideale per dimagrire inpiena salute».

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Gianluca Mech

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Dopo quanto tempo dall’inizio deltrattmento si possono apprezzare i primirisultati?«Il protocollo Tisanoreica, che può variare da unminimo di 20 a un massimo di 40 giorni, pre-vede due fasi. Nella prima fase devono essere eli-minati i carboidrati, e durante la giornata si as-sumono quattro pietanze Tisanoreica, oltre adalimenti classici come verdura, carne, pesce euova. Nel secondo step, definito di stabilizza-zione, si reintroducono gradualmente i carboi-drati complessi a basso indice, e si assumono duepietanze Tisanoreica al giorno. In questo lasso di

tempo si perdono fino a 7/8 chili, e irisultati cominciano a vedersi già dopoi primi giorni, perché la Tisanoreica ag-gredisce immediatamente la massagrassa, lasciando intatta la massa magrae la muscolatura».

Ad oggi, quanto si è diffusa que-sta metodologia e quale riscontro staavendo?«Siamo in crescita continua, in Italia eall’estero. Di recente sono stato inAmerica. Gli Usa sono un paese in

prima linea nella lotta all’obesità, e credo che quiTisanoreica potrà giocare un ruolo importante».

Nel suo libro si parla anche di un esamedella saliva, definito Genomech, attraverso ilquale si possono individuare e prevenire al-cune malattie cui si è predisposti. Quali par-ticolari patologie può “prevedere”?«Il test Genomech ci consente di “personalizzare”l'integrazione alimentare e di mettere ordine escientificità nel settore obiettivamente un po’confuso degli integratori. Sapere che abbiamouna predisposizione a determinate patologiescritta nel nostro Dna ci porta a salvaguardare ilnostro benessere, assumendo gli integratori giu-sti e correggendo il nostro stile di vita in modomirato. Per quel che riguarda le malattie chepossiamo prevenire grazie al Genomech penso,

ad esempio alla celiachia, alle malattie car-diovascolari, all’osteoporosi e al diabete tipo2, ma anche all’artrite e all’arteriosclerosi».

Quali sono, infine, gli obiettivi cheintende perseguire con la promozionedel metodo Tisanoreica nel prossimo

futuro?«L’obiettivo di Tisanoreica è uno solo: donare

la salute e l'idea di una bellezza sostenibile almaggior numero possibile di persone».

❞❝I preparati Tisanoreica, a base fitoaminica,

sostengono la tonicità muscolare inducendol'organismo a consumare i grassi di riserva