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OCCUPAZIONE.....................................44 Giuseppe Arrica Pietro Agen Andrea Piraino Santo Francesco Scirè TECNOLOGIE.........................................60 Giovanni Marcianò Maurizio Ninfa Giovanni Muscato IDEE PER PALERMO .........................22 Alessandro Albanese Roberto Helg TUTELA DEL TERRITORIO.............108 Corrado Clini RINNOVABILI.......................................126 Giorgio Parisi Francesco Mulè INDUSTRIA ALIMENTARE................88 Francesco Pantaleo

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L’INTERVENTO.........................................13Enzo TavernitiPietro Ichino

PRIMO PIANO

IN COPERTINA .......................................16Domenico Bonaccorsi di Reburdone

IDEE PER PALERMO .........................22Alessandro Albanese Roberto Helg

AMMINISTRATIVE 2012 ...................40Il puzzle delle alleanze

ECONOMIA E FINANZA

OCCUPAZIONE .....................................44Giuseppe ArricaPietro AgenAndrea PirainoSanto Francesco Scirè

COMMERCIO ESTERO .......................54Giuseppe PaceSilvio OntarioGrazia Clementi

TECNOLOGIE.........................................60Giovanni Marcianò Maurizio NinfaGiovanni Muscato

IMPRENDITORI DELL’ANNO ...........70Guido Caporale, Giuseppe Prestigiacomo,Imc, Gaetano Biuso, Antonino Graziano,Vito Sciacca e Michele Rocca

INDUSTRIA ALIMENTARE ................88Francesco Pantaleo

PRODOTTI ALIMENTARI...................90Salvatore Puglisi Cosentino

AGROALIMENTARE ............................94Gaetano CaltabellottaGianni NicosiaSalvatore BlancoPaolo Munafò

GASTRONOMIA ..................................102Nunzio Invernino

TRADIZIONI ITALIANE .....................104Maria Luisa Averna

AMBIENTE

TUTELA DEL TERRITORIO .............108Corrado Clini

SICUREZZA IN MARE ........................110Petra Volklandt Ciancio

POLITICHE ENERGETICHE .............114Gianni Chianetta Simone Togni Andrea Clavarino Pietro Maria Putti Alessandro Spadaro

RINNOVABILI.......................................126Giorgio ParisiFrancesco Mulè

IMBALLAGGI ECOLOGICI ...............130Guglielmo Santospagnuolo

GESTIONE RIFIUTI.............................132Concetta Italia e Fabrizio PataniaManuel CaschettoGregorio e Silvia Bongiorno

OSSIERSICILIA

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SICILIA 2011 • DOSSIER • 11

TERRITORIO

INFRASTRUTTURE............................138Pietro CiucciLe opere cantierabiliWalter Venniro

TRASPORTI ..........................................148Maurizio Biundo

NAUTICA ...............................................150Annalisa Gargiuolo

EDILIZIA ................................................154Giuseppe PuccioGiosafat di TrapaniGrazia e Carla ChiarenzaVincenzo Vultaggio

RESTAURI.............................................164Rosario Ferrara

MATERIALI ...........................................166Vincenzo CaciCrispino GiuffrèPietro Occhipinti e Antonino CoralloFrancesco Minardi e Rosanna Bocchieri

TURISMO ...............................................176Paolo RubiniFlavia Maria CocciaBernabò Bocca Giuseppe Cassarà Santo Torrisi

GIUSTIZIA

LEGALITÀ ..............................................188Giuseppe CarusoPietro Alongi

NOTARIATO ........................................196Giuseppe PilatoMaurizio CitroloFranco Salerno Cardillo

SANITÀ

POLITICHE SANITARIE ..................200Adelfio Elio Cardinale Gaetano Sirna

STRUTTURE SANITARIE ...............206Benedetto MoranaEttore Denti

ANDROLOGIA ......................................212Francesco e Ignazio Gattuccio

Sommario

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di Enzo Taverniti, presidente di Confindustria Ragusa

Ragusa guardaal Nord Africa

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Xxxxxxx XxxxxxxxxxxL’INTERVENTO

La piaga della disoccupazione giovanile non èsolo un problema economico, ma anche so-ciale e culturale. Siamo di fronte a una crisigeneralizzata, con moltissimi giovani chenon studiano e non cercano nemmeno la-

voro. Questo è un dato allarmante, che testimonia unascarsa propensione al lavoro e al sacrificio da parte dellenuove generazioni. Come Confindustria abbiamo spon-sorizzato un progetto dal titolo “Il talento delle idee”, ri-volto alla valorizzazione di quelle aziende gestite da giovaniimprenditori in grado di proporre ricette innovative, epurtroppo devo ammettere che è stato molto difficile in-dividuare, sul nostro territorio, realtà imprenditoriali diquesto tipo. Sono però convinto che i giovani rappresen-tino una grande risorsa, da aiutare e guidare, anche col so-stegno delle istituzioni scolastiche, alla riscoperta di valoricome la determinazione e la cultura di impresa, requisitifondamentali di cui disponevano i nostri padri e che oggisi stanno smarrendo.La provincia di Ragusa sconta un significativo deficit in-frastrutturale, verso il quale però un’organizzazione comeConfindustria può fare ben poco. La nostra mission, in-fatti, consiste nel sostenere gli interessi degli imprendi-tori e, in questo senso, non possiamo fare altro chesollecitare azioni politiche che, nella pratica, spettanoperò ai nostri governanti. Oltre al raddoppio della trattaRagusa-Catania sono diverse le priorità che dovrebberoessere affrontate da questo punto di vista, prime tra tuttele problematiche riguardanti l’aeroporto di Comiso e il

miglioramento del porto commerciale di Pozzallo. Nellospecifico, per quel che riguarda la Ragusa-Catania credoche i tempi di realizzazione dell’opera saranno lunghi,anche perché nel frattempo sono cambiate le condizionidi quelle aziende che avrebbero dovuto partecipare al pro-jet financing e che, a causa della crisi economica in atto,sono restie a effettuare nuovi investimenti.La crisi è stata generale, anche se alcuni comparti hanno su-bito le conseguenze di questa situazione in maniera più pe-sante. Per un certo periodo era sembrato che l’industriafotovoltaica potesse trainare la ripresa, ma anche questosettore non è riuscito a sfruttare appieno le possibilità of-ferte, anche a causa delle lungaggini burocratiche chespesso finiscono con lo scoraggiare potenziali investitori. Ilturismo, invece, che attualmente rappresenta circa il 7%del fatturato, potrebbe costituire una risorsa su cui pun-tare, ma per svilupparsi avrebbe bisogno di strutture ricet-tive e infrastrutture adeguate che attualmente scarseggiano. Il Maghreb è un territorio sul quale riponiamo grandiaspettative. Recentemente abbiamo stretto accordi com-merciali con l’Egitto, l’Algeria e la Tunisia, anche se gliultimi avvenimenti hanno un po’ rallentato lo sviluppo diqueste partnership. È importante, però, che le nostreaziende non utilizzino questi territori per delocalizzare leloro produzioni, anche perché una politica di questo tiposarebbe controproducente. Dobbiamo invece considerarei paesi del Nord Africa come mercati da cui partire perconquistare il mondo, una via d’accesso per valorizzare ilmade in Italy e le nostre eccellenze.

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16 • DOSSIER • SICILIA 2011

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el corso del primosemestre del 2011 isegnali di ripresaemersi nel 2010hanno perso gra-

dualmente di intensità e il quadrocongiunturale si è nuovamente in-debolito. È quanto emerge dal rap-porto di aggiornamento sull’econo-mia siciliana pubblicato a novembredalla Banca d’Italia. Nonostante i ri-sultati economici delle imprese in-dustriali siano lievemente miglioratirispetto all’anno precedente, benefi-ciando anche dell’andamento posi-tivo delle esportazioni, le attese deglioperatori rimangono improntate alpessimismo. «Molte sono le incer-tezze sul futuro e difficili da inter-pretare sono i riflessi della crisi fi-nanziaria che sta attanagliandol’Europa e il nostro Paese – com-menta Domenico Bonaccorsi, presi-dente di Confindustria Catania –. Il

rischio di una possibile “recessione”avanza sulle pagine dei giornali, esal-tando visioni apocalittiche che cer-tamente non contribuiscono a man-tenere la giusta lucidità per andareavanti». Se le imprese delle costru-zioni hanno continuato a risentiredella fase congiunturale difficile enel comparto dei servizi l’attività è ri-masta complessivamente debole, se-gnali di ripresa provengono dalmondo del lavoro: secondo dati Istatl’occupazione nel primo semestre èaumentata dello 0,6%, in recuperorispetto alle contrazioni manifestatesinei tre anni precedenti. «Servono mi-sure immediate per fare ripartire losviluppo» ha chiesto di recente Bo-naccorsi in un incontro con il presi-dente della Regione, Raffaele Lom-bardo. «Occorre risolvere conprovvedimenti concreti alcuni nodicritici che frenano le imprese, par-tendo dal taglio alla spesa impro-

duttiva per liberare risorse da desti-nare agli investimenti».

Cosa chiedono, dunque, gli in-dustriali all’amministrazione re-gionale?«Il peso dei ritardati pagamenti dellapubblica amministrazione nei con-fronti delle imprese ha assunto pro-porzioni allarmanti. È necessariorendere operativa subito la normache prevede l’obbligo di certifica-zione dei crediti da parte delle am-ministrazioni debitrici, in modo daconsentire alle imprese di cedere iloro crediti alle banche. Urge poi ac-celerare la spesa dei fondi europei. Adue anni dalla chiusura della pro-grammazione comunitaria 2007-2013, su un totale di quasi 6,5 mi-liardi di euro, la Sicilia ne harealmente spesi soltanto l’8%, con ilrischio sempre più reale, alla fine del-l’anno, di un disimpegno dellesomme destinate all’Isola di circa 1

N

L’economia siciliana naviga tra deboli segnali di ripresa e forti incertezze. Domenico Bonaccorsi,

presidente degli industriali catanesi, chiede alla Regione provvedimenti concreti. A partire da un

«taglio alla spesa improduttiva, per liberare risorse da destinare agli investimenti»

Michela Evangelisti

MISURE IMMEDIATEPER LO SVILUPPO

IN COPERTINA

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Domenico Bonaccorsi di Reburdone

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miliardo di euro».Quali interventi infrastrutturali

sarebbero più urgenti per favorireil rilancio dell’economia regionale?«Chiediamo la realizzazione di unsistema di trasporto intermodale ve-loce che colleghi Augusta all’area tir-renica del Nord Italia. Prioritaria èanche la realizzazione del corridoioeuropeo 1, con l’inclusione della Si-cilia che, diversamente, rimarrebbetagliata fuori dall’Europa e dai pro-cessi di sviluppo che interessano tuttal’area mediterranea. Infine, sarebbeutile dotare tutti gli edifici pubblicidi impianti solari: investire in effi-cienza energetica consentirebbe ditrasformare gli obblighi comunitaridi sostenibilità ambientale in un vo-lano di crescita industriale per le no-stre aziende».

Che fase sta attraversando, inparticolare, l’industria catanese?«Non possiamo fare a meno di os-servare che mantiene a tutt’oggi ilvantaggio di una “buona tenuta”. Eciò nonostante le sempre più fre-quenti e diffuse difficoltà economi-che accusate dalle imprese, in granparte ricollegabili alla mancanza di li-quidità, agli aumenti dei costi di-retti, materie prime, energia, impo-ste, tributi locali, le cui impennate,effetto delle manovre che si sono sus-seguite in questo ultimo semestredell’anno, si ripercuoteranno, senzaombra di dubbio e pesantemente,sulla capacità produttiva, frenandoulteriormente gli investimenti. L’in-dustria catanese, tuttavia, rimane an-corata al suo territorio e pronta areggere le sfide di un percorso irto edifficile».

Quali segnali provengono dallevostre associate?«I dati raccolti confermano la spinta

dinamica del nostro tessuto im-prenditoriale. Confindustria Cata-nia, fatta di 904 tra imprese e unitàlocali, conta circa 26mila dipen-denti, un valore di produzione chesupera abbondantemente i 3 mi-liardi di euro l’anno e un saldo oc-cupazionale attivo negli ultimi 12mesi di 907 unità, esclusa l’edilizia.Dalla lettura degli indici di natalitàe mortalità del registro imprese ri-scontriamo, altresì, che Catania haavuto nel 2010 un incremento dinuove imprese in linea con i dati ri-levati a livello nazionale e regionalema, di contro, un tasso di mortalitàinferiore: 4,83% contro il 5,8% dellaSicilia e il 5,28% nazionale. Guar-dando ai dati rilevati nei primi novemesi del 2011, risultano lievementemigliorati il fatturato e le esporta-zioni, queste ultime trainate daagroalimentare, microelettronica echimico-farmaceutico, che rappre-sentano i settori di punta del varie-gato tessuto industriale catanese».

Cosa dobbiamo aspettarci neiprossimi mesi?«È possibile, date le ultime proie-

zioni, che l’anno 2011 chiuderà convalori diversi, meno confortanti. Glieffetti attesi, ma ancora non preve-dibili, delle manovre finanziarie el’incertezza dello scenario economicoattuale incideranno, infatti, inevita-bilmente sulle scelte di breve periododelle imprese. Tuttavia sono certoche la diversificazione delle attivitàindustriali, che ha giocato da sempreun ruolo importante nell’evoluzionedel nostro tessuto economico, po-trà, come già in passato, rappresen-tare un valido antidoto alla crisi, e ciconsentirà di mettere in campo lagiusta energia reattiva per una possi-bile ripresa. Per questo non dob-

IN COPERTINA

La diversificazionedelle attivitàindustrialisarà un validoantidoto alla crisi

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biamo perdere di vista il valore diprospettiva e dobbiamo andareavanti, oltre il comune sentire, conscelte responsabili che ci consentanodi rimuovere gli ostacoli e uscire daquesta spirale di lento e, in molticasi, mancato sviluppo».

Quali sono a livello locale gliostacoli di cui parla?«In pieno accordo con Confindu-stria regionale, abbiamo evidenziatocome le inefficienze della macchinaburocratica e i costi nascosti indottidall’illegalità, dalle carenze delle in-frastrutture e dei servizi, i cui stan-dard ancora ben lontani dai livellinormali, pesino sull’agire quotidianodelle nostre imprese. Abbiamo al-tresì sollecitato interventi urgenti pergarantire sicurezza del territorio e di-gnità alla zona industriale: diritti,più che fattori, che riteniamo indi-spensabili e imprescindibili per ini-ziare una nuova attività imprendito-

riale e restituire al territorio la giustaattrattività di nuovi investimenti».

Come si configurano, infine, lerelazioni tra banche e imprese sulterritorio?«È fondamentale rafforzarle, in uncontesto territoriale e congiunturalequale l’attuale in cui credito e fi-nanza sono leve essenziali per la cre-scita del sistema produttivo. L’in-sufficiente capitalizzazione delleimprese e l’eccessivo indebitamento,peraltro sbilanciato sul breve ter-mine, hanno infatti condizionato econtinuano a condizionare lo svi-luppo delle imprese, soprattutto pic-cole e medie. Questo vale anche peril nostro territorio, dove il ricorso acanali alternativi di finanziamentoresta ancora limitato».

Quali sono, dunque, le vostre ri-chieste?«In una situazione pesante di crisifinanziaria, che tocca le imprese ma

anche il sistema bancario e crediti-zio, chiediamo una maggiore aper-tura al fine di evitare ulteriori dan-nose restrizioni nell’accesso alcredito delle imprese. E lo chie-diamo partendo da un nuovo con-cetto di impresa, intesa, in linea coni principi costituzionali, quale stru-mento idoneo a produrre ricchezzae fattore di raccordo tra capitale elavoro e, quindi, componente es-senziale del tessuto sociale. Auspi-chiamo un cambiamento di pro-spettiva, dove le banche possano,nell’ambito dell’autoregolamenta-zione loro attribuita, porre in es-sere una gestione del credito chesappia coniugare al meglio l’appli-cazione di modelli di rating basatisui dati di bilancio con tecniche og-gettive basate sulla conoscenza delleimprese, dei loro imprenditori edelle loro potenzialità, a lungo ter-mine, di crescita e redditività».

Domenico Bonaccorsi di Reburdone

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IDEE PER PALERMO

22 • DOSSIER • SICILIA 2011

Per superare l’impasseun piano in sette mosseConfindustria Palermo ha promosso la realizzazione di un

masterplan che cambia il volto della città. Oggi il presidente

Alessandro Albanese dice: «Non pensiamo di avere alcun

copyright su queste idee, ma abbiamo trovato le risorse e ci

è sembrato giusto accelerare»

Riccardo Casini

Sette aree di intervento percambiare volto alla città e ri-sollevare al contempo l’eco-nomia: questi gli intenti del

masterplan recentemente presentatoda Confindustria Palermo, che neha affidato la realizzazione agli ar-chitetti Alfonso Femia e GianlucaPeluffo dello studio genovese5+1AA. Il piano, che prevede inter-venti per 500 milioni di euro e 3,7milioni di metri quadri di nuovoverde, si concentra infatti sull’areadel velodromo, nei pressi dello Zen,dove dovrebbe sorgere il nuovo sta-dio del Palermo calcio, ma anchesulla Fiera del Mediterraneo (che ver-rebbe trasformata in centro congressie shopping), sulla zona del mercatoortofrutticolo (dove nascerebbe unacittadella della scienza e della tec-nica), del mercato ittico (dove è pre-visto un acquario sul modello di Ge-nova), dei capannoni della Zisa (chedovrebbero lasciare spazio a un di-

stretto della cultura e dello spetta-colo), di piazza Politeama (dove na-scerebbe un Urban center) e dipiazza Einstein. Un progetto che, se-condo Alessandro Albanese, presi-dente di Confindustria Palermo,«vuole creare sviluppo in una cittàche negli ultimi 20 anni non ha vi-sto realizzarsi nessuna opera pub-blica, e che anche sul piano del tra-sporto pubblico locale è rimastadecisamente indietro».

Ma com’è nato il masterplan?Perché la scelta dei progettisti è ri-caduta su uno studio genovese?«Ci siamo semplicemente chiestiquali fossero le attività che, senzacambiare le destinazioni d’uso nelpiano regolatore del Comune, po-tessero costituire un volano per l’eco-nomia, producendo al contempo oc-cupazione. Abbiamo poicommissionato il lavoro scegliendovolutamente architetti non palermi-tani, in modo che avessero una vi-

suale disincantata, libera da affettipersonali; ovviamente a questo sisono aggiunte le competenze speci-fiche di pianificazione urbanisticache l’architetto Peluffo e il suo teamhanno maturato in contesti comeTangeri e, in passato, Marsiglia».

Quali sono le linee guida degliinterventi contenuti nel piano?«Ovviamente, essendo nato da un’as-sociazione di industriali, il master-plan risente delle necessità che ab-biamo dettato, e che sono di naturastrettamente economica. Ma le settegrandi opere previste sono sicura-mente accomunate anche dal filoconduttore dell’impatto ambientale;in tutti i casi si tratta di interventiche vanno a rivitalizzare aree inuti-lizzate o abbandonate della città,senza però modificare la morfologiao l’aspetto sociale di queste zone.Inoltre, non essendo necessarie va-rianti urbanistiche, sono immedia-tamente realizzabili e interamente a

A destra,

Alessandro Albanese,

presidente di

Confindustria Palermo

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SICILIA 2011 • DOSSIER • 23

carico dei privati, che potrebbero ve-der remunerato l’investimento in po-chi anni. Il fatto di evitare il ricorsoa varianti poi è motivato anche dallanostra volontà di non infilarci in unostrumento come quello urbanistico,che dovrebbe essere di natura tec-nica e invece è divenuto di caratterepolitico. Al contrario vorremmo chela politica, questa volta, prendessesolo atto».

A questo proposito non si puònon notare che i piani di svilupposono in genere redatti dalle ammi-nistrazioni locali. Qualcuno diceche Confindustria si è sostituitaalla politica. Era necessario?«Capisco che possa essere sembratauna provocazione, ma non era que-sta la nostra intenzione. Indubbia-mente oggi registriamo un’impassedella politica a livello locale, ma è al-trettanto vero che molti di questi in-

terventi erano già stati pensati dallapolitica stessa: il problema è proprioche, a distanza di 10 anni, non èstato realizzato nulla. Confindustrianon ha mai pensato di avere alcuncopyright su queste idee, ma ha tro-vato le risorse e per questo ha volutoaccelerare; tutto questo grazie all’in-tervento diretto degli imprenditori ea fondi di investimento che si sonomostrati disponibili, mostrando cosìche se un’operazione risulta redditi-zia, gli investitori si trovano».

Concretamente, quali riflessi po-trà avere allora questo progettosull’economia e sull’occupazione?«Se, solo per fare un esempio, sti-miamo che il nuovo centro congressipotrà attirare circa 3mila visitatoriper 200 giorni l’anno, si capisce chevalore potrà avere per l’economia,turistica e non solo. Oppure è suffi-ciente guardare i dati relativi all’ac-

quario di Genova per capire che im-patto potrebbe avere l’interventonella zona del mercato ittico. Indu-stria, servizi, commercio: tutti ne be-neficerebbero. A livello occupazio-nale poi, tra indotto diretto eindiretto, potrebbero crearsi decinedi migliaia di posti di lavoro. Ma vo-gliamo anche stimolare gli impren-ditori, ad esempio sul merchandi-sing che si potrebbe sviluppareintorno alle nuove opere».

Cosa manca ora per partire?«Nel caso della cittadella dellascienza, dove non possiamo dimen-ticare il valore sociale che avrebbe larestituzione alla città di uno spaziostorico come quello dell’Ucciardone,destinando contemporaneamente icarcerati a una nuova struttura piùampia, parliamo indubbiamente diun progetto ambizioso, sul quale re-stano ancora difficoltà di natura tec-

Alessandro Albanese

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IDEE PER PALERMO

24 • DOSSIER • SICILIA 2011

nica e culturale, e sul quale stiamoancora riflettendo. Ma su altri inter-venti siamo già pronti a partire:come detto, gli investitori non man-cano. Così come abbiamo registratopositivamente la sponda offertaci im-mediatamente dalla Regione, che hainserito il progetto tra le opere di in-teresse strategico».

Nel 2012 si eleggerà il nuovo sin-daco di Palermo. Inutile dire che ilmasterplan costituirà uno dei puntisui quali i candidati dovranno ne-cessariamente confrontarsi.«Vedremo se la nuova amministra-zione sarà disponibile a portareavanti questo progetto. Noi vo-gliamo solo fare gli imprenditori,questo abbiamo voluto dire alla po-litica di oggi e di domani. Ora at-

tendiamo che si chiudano le liste,poi ci confronteremo con i candidatiche vorranno farlo, ribadendo an-che un altro aspetto che ci sta acuore: la gestione dei servizi pub-blici locali, oggi per il 90% in manoal settore pubblico, necessita di im-prese che hanno mercati».

Tornando al masterplan, il pre-sidente di Confesercenti, Gio-vanni Felice, ha dichiarato di te-mere che «dietro al centrocongressi e shopping della Fieradel Mediterraneo e all'Urban cen-ter dell’area Palagonia in realtà cisia la volontà di realizzare nuovicentri commerciali».«Con lui mi sono confrontato pre-ventivamente sul progetto, avendolocondiviso in Camera di Commer-

cio, e mi ha chiarito i suoi rilievi.Personalmente credo che il prote-zionismo vada relegato a una visioneantica dell’economia, e che oggi visiano città a vocazione turistica nellequali nascono migliaia di negozisenza dare fastidio a nessuno. Inquesto senso i progettisti hannopensato che la creazione di un cen-tro congressi possa essere accompa-gnata da nuovi esercizi commercialia supporto, che potrebbero contri-buire ad ammortizzare i costi e arendere il quartiere più vivibile. Mipare più opinabile la nascita di cen-tri commerciali all’altro capo dellacittà, piuttosto che attorno a poliche erogano servizi. Insomma, credosia giusto che sia il mercato a dettarele regole».

Si tratta di interventi che vannoa rivitalizzare aree inutilizzate oabbandonate della città, senza peròmodificare la morfologia o l’aspettosociale di queste zone

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IDEE PER PALERMO

26 • DOSSIER • SICILIA 2011

Rilanciare il turismocongressuale e culturaleRoberto Helg, presidente di Confcommercio e della Camera di

Commercio di Palermo, si dice d’accordo con le linee guida del

masterplan. E precisa: «È prioritario il nuovo centro congressi,

ma anche la valorizzazione dell’aeroporto»

Riccardo Casini

Sono state molte le voci chenell’ultimo mese si sonoespresse a sostegno del ma-sterplan di Confindustria: tra

loro anche quella di Roberto Helg,presidente di Confcommercio e dellaCamera di Commercio di Palermo,secondo cui «è già positivo il fattoche gli industriali si siano fatti caricodi realizzare questo studio». Uno stu-dio «che ci è stato mostrato in ante-prima e del quale ho seguito attenta-mente lo sviluppo. Ho apprezzato inparticolare – dice oggi Helg – chel’incarico sia stato affidato ad archi-tetti non palermitani, che hanno po-tuto quindi approcciarsi al progettoda un punto di vista esclusivamenteprofessionale».

Ma come giudica i singoli inter-venti? Rispondono alle esigenzedella città?«Ritengo validi tutti gli interventi,anche se al primo posto colloco in-dubbiamente il centro congressi: unastruttura fondamentale per una cittàcome Palermo, che riuscirà a svilup-parsi solo grazie a un incremento delturismo. Se a ciò aggiungiamo che

un recente studio di Boston Consul-ting ha mostrato come Palermo sa-rebbe una delle città europee maggiormente gradite per l’organiz-zazione di congressi, si capisce perchésu questo punto conduca anch’io per-sonalmente una battaglia da un paiod’anni».

Perché lo ritiene così fondamen-tale?«Come detto, Palermo crescerà se riu-scirà a far crescere il turismo. Cosìcome oggi non cresce perché man-cano le iniziative. Ecco perché oc-corre muoversi in questa direzione, apartire dalla valorizzazione dell’aero-porto: se è vero infatti che gli ultimidati mostrano una sua crescita, è an-che vero che osservandoli attenta-mente si nota come questa sia dovutaesclusivamente ai palermitani che sispostano per studio o lavoro, e non aiflussi turistici. Per incrementarli ser-vono allora iniziative di co-marketingcon le compagnie low cost: il turismo,in particolare quello culturale, va as-solutamente sviluppato in una cittàche ospita tante bellezze che valgonouna visita. Per quanto riguarda in-

vece il centro congressi, mi trova d’ac-cordo sia la struttura modulare sia lascelta dell’area. E personalmente saràla prima iniziativa che proporrò aicandidati sindaco».

Non vi sono proprio elementi mi-gliorabili nel progetto?«Il presidente di Confesercenti si ègià espresso sui progetti riguardantiFiera del Mediterraneo e area Palago-nia, temendo l’arrivo di nuovi centricommerciali. Anche io vorrei capireprecisamente quali aree saranno de-dicate al commercio, e a quale tipo.Ma credo si tratti di particolari suiquali il confronto potrà avvenire incorso d’opera».

Recentemente ha dichiarato che

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Roberto Helg

SICILIA 2011 • DOSSIER • 27

Palermo «ha bisogno di una scossaelettrica» e che la città «è peggioratanettamente negli ultimi 14 anni».«Confermo quanto detto sulla scossaelettrica, anzi alla luce degli ultimidati aggiungerei “violenta”: il periododelle festività infatti sta andando peg-gio rispetto a quanto previsto, conun crollo totale dei consumi. La partefinale dell’anno è caratterizzata da ri-chieste di cassa integrazione anche nelcommercio, negozi semivuoti e sti-pendi non pagati. A questo oggi si ag-giunge la quasi certezza che nei primi3 o 4 mesi del 2012 si registrerannoulteriori crolli anche per gli esercentinel centro della città, e non più soloin periferia. Crolli che nemmenol’apertura di due o tre nuovi centricommerciali può compensare, vistoche i grandi marchi non fanno un

conto economico proiettato all’annoin corso, ma hanno la possibilità diprogettare investimenti che possonoandare a reddito anche dopo tre annisenza che per loro cambi nulla. Dettoquesto, il problema principale restal’assoluta incertezza sul futuro».

Le colpe vanno ascritte solamentealla politica e alle varie ammini-strazioni locali che si sono succe-dute?«La politica è indubbiamente la prin-cipale responsabile, non solo negli ul-timi dieci anni ma anche nel decennioprecedente. E non parlo di una per-sona o di un’amministrazione in par-ticolare, quanto della classe politica ingenerale. Basti pensare al piano rego-latore del porto, un’incredibile op-portunità per attivare investimenti te-nuto fermo in consiglio comunale per

3 anni a causa di contrapposizioni ediverse opinioni, e poi improvvisa-mente approvato grazie a una piccolamodifica: non è un perfetto esempiodi mala gestio da parte della poli-tica?».

Non è un caso allora che sianostati gli industriali a presentare unpiano di sviluppo della città, sosti-tuendosi in parte alla politica stessa.«No, come non è un caso che in que-ste festività siano stati i commerciantia organizzare eventi, a chiedere lachiusura delle strade al traffico e acreare momenti di attrazione. Perquanto riguarda il masterplan, anchela Camera di Commercio ha dato ilproprio contributo alla realizzazionedel progetto. Tutti segnali che diconoche, se stimolate, le imprese si muo-vono. La politica, purtroppo, no».

� �La vicenda del piano regolatore del porto è un perfettoesempio di mala gestio da parte della politica

In apertura,

Roberto Helg,

presidente di Confcommercio

e Camera di Commercio di Palermo

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UNITÀ D’ITALIA

34 • DOSSIER • SICILIA 2011

Un futuro da costruire insiemeNel 2011 l’Italia ha festeggiato 150 anni della propria Unità nazionale.

Il Senato, che il presidente Renato Schifani ha da sempre inteso

come la “casa di tutti gli italiani”, ha partecipato alle celebrazioni invitando

il Paese a ricompattarsi. Per affrontare le sfide di oggi e, soprattutto, di domani

Leonardo Testi

Si chiude un 2011 costel-lato dalle ricorrenze per ilc e n t o c i n q u a n t e n a r i odell’Unità d’Italia: occa-

sioni per rileggere pagine che sicredevano dimenticate del nostropassato e della nostra storia, dandoloro nuova forza e nuovo signifi-cato. Se il presidente della Repub-blica Giorgio Napolitano, con ilsuo volume Una e indivisibile, havoluto raccogliere le proprie ri-flessioni sull’anniversario del-l’Unità del Paese sottolineando che“non si è trattato di un’accensionepasseggera né di una parentesi chesi è già chiusa, ma di un risvegliodi coscienza unitaria e nazionale,le cui tracce resteranno sempre, ei cui frutti sono ancora da co-gliere”, anche le altre istituzionidello Stato hanno dato il loro con-tributo alle celebrazioni. Tra que-ste, il Senato - presieduto da Re-nato Schifani - ha dedicatoall’occorrenza una serie di pubbli-

cazioni, convegni, seminari e in-contri avviati con la mostra sui pa-dri fondatori, visitata anche daNapolitano. Alla vigilia del 17marzo, proprio Schifani dichia-rava: «L’Unità d’Italia non è solo ilricordo di un passato di eroi, bat-taglie, avvenimenti, ma soprat-tutto memoria della Nazione. IlRisorgimento è una pagina di sto-ria ricca di idealismo, coraggio,onestà, libertà; l’Unità della Re-pubblica e della Nazione è un va-lore che non può e non deve crearecontrapposizioni ma sul quale isti-tuzioni, politica e società civilesono chiamate a convergere senzaalcuna incertezza». Concetti che il presidente del Se-nato non ha smesso di ribadirelungo tutto l’anno in eventi pub-blici e manifestazioni legate allecelebrazioni ufficiali. In occasionedella presentazione del libro Ma-tera Italia e ritorno. Viaggio all’in-terno della dimensione lucana di

Franco Di Pede, svoltasi a fine set-tembre nella Sala Capitolare dellaBiblioteca del Senato, la secondacarica dello Stato ha evidenziato labellezza e l’unicità di Matera, ri-cordando come sia stata la primacittà del Sud d’Italia a ribellarsiai nazisti. «È uno dei tanti esempidelle meraviglie che racchiudequesta nostra Italia, questo Paesedi cui abbiamo appena celebrato ilcentocinquantesimo dell’Unità,questa splendida terra che può edeve essere valorizzata al meglio eancor meglio, per incentivare unturismo che è fonte di reddito elavoro ma anche per dare a noitutti, che ne siamo i fortunati abi-tanti, la possibilità di apprezzareogni giorno i luoghi in cui siamonati, luoghi che a volte diamo perscontati, ma dei quali andare or-gogliosi. Tutti noi – ha proseguitoSchifani – dobbiamo andare fieridi una storia di lotte e di battaglierealizzate negli anni passati con

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Renato Schifani

SICILIA 2011 • DOSSIER • 35

grandi sacrifici, anche di viteumane, per raggiungere questi150 anni di unità d’Italia». Sem-pre nel nome dell’unificazione,Schifani ha ricordato la figura diAlcide De Gasperi, il cui 57esimoanniversario della scomparsa ri-correva il 19 agosto, e commen-tato la festa di San Francesco il 4ottobre: «L’impegno di Francescoera quello di servire e promuovereil bene comune e la dignità diogni persona. Un sentimento chechiamiamo patria. La sua testi-monianza e il suo insegnamentosono, anche per noi, più di unasperanza, sono fiduciosa certezzaper l’avvenire dell’Italia. Un avve-nire che si può e si deve costruireinsieme». Infine, il 22 ottobre

scorso Schifani si è recato a Rietiproprio per la celebrazione del150esimo anniversario dell’Unità,offrendo una lettura della ricor-renza legata al periodo turbolentoe complesso che il Paese si trovaad attraversare. «Molte volte hoavuto occasione di dire che il pas-sato è fondamentale per com-prendere il presente e progettare ilfuturo. Questa affermazione mipare tanto più valida nel150esimo anniversario dell’Unitàdella nostra Patria, ma anche inquesto particolare momento dicrisi economica difficile e lunga,che richiede misure importanti etempestive». Il richiamo a unclima di coesione ha fatto da con-trappunto anche al concerto di

Natale che si è tenuto nell’Auladel Senato il 18 dicembre scorso,eseguito quest’anno dall’Orche-stra del Teatro Verdi di Salernodiretta dal maestro Daniel Oren,il cui incasso è stato devoluto inbeneficienza. «Il prestigio e la ric-chezza di un vastissimo patrimonioartistico e culturale - si legge nellapresentazione del Concerto del pre-sidente Schifani nel libretto distri-buito in Aula - sono stati costruitilungo l’asse fondamentale dell’Unitànazionale, valore irrinunciabile di unacomunità che sa ritrovarsi anchedopo le prove più dure, perché ca-pace di riconoscere i valori fonda-mentali dell’intera umanità comepropri irrinunciabili principi e ispi-razioni ideali».

Il passatoè fondamentale

per comprendereil presente e

progettare il futuro

Renato Schifani, presidente del Senato, con il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano

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UNITÀ D’ITALIA

38 • DOSSIER • SICILIA 2011

È ancora Padiglione Italia L’inaugurazione del padiglione piemontese della 54esima Biennale d’Arte contemporanea

di Venezia, voluto da Vittorio Sgarbi, è l’occasione per fare il punto sul 150esimo anniversario

dell’unificazione nazionale. Tra arte e politica

Francesca Druidi

Atto finale per il Padi-glione Italia della54esima edizione dellaBiennale di Venezia,

inaugurato a Torino il 17 dicembre,non senza polemiche. Ma, del re-sto, quando il curatore è VittorioSgarbi non poteva che essere altri-menti. «Oltre a essere l’ultimo ca-pitolo di questa edizione della Bien-nale dedicata al 150esimodell’Unità d’Italia – spiega il cri-tico ferrarese – l’esposizione (chesarà aperta fino alla fine di gennaio)nasce dall’idea di verificare lo statodell’arte d’Italia». Più di 600 artistisono in mostra nei 12mila metriquadrati della Sala Nervi del Pa-lazzo delle Esposizioni nel capo-luogo piemontese, «una cosa asso-lutamente senza precedenti», trapittura, scultura, installazioni e fo-tografia. «L’obiettivo era quello dinon precludere al pubblico la pos-sibilità di conoscere alcuni artistirimasti esclusi da Venezia e, in ge-nerale, chi non rientra nel noverodei soliti noti». Il motto della ma-nifestazione è, infatti, “concedereagli artisti la dignità della propriaesistenza”. E se Torino è stata unadelle capitali d’Italia, l’iniziativa po-trebbe avere un’ulteriore coda nel2012 a Salemi, di cui Sgarbi èprimo cittadino dal 2008, e che èstata la prima capitale d’Italia, pro-

tagonista di una delle pagine piùimportanti del Risorgimento ita-liano. Molti sono stati i progetti cheSgarbi ha improntato per onorare laricorrenza, come ad esempio l’inau-gurazione del Museo della Mafia edi quello dedicato al paesaggio. Macosa hanno lasciato in eredità al-l’Italia i festeggiamenti per il150esimo anniversario dell’Unitànazionale? «Il risultato politico èstato quello di aver lasciato la Legada sola, evidenziando la necessitàdi rifondare l’Italia sul piano del-l’unità politica». E, a proposito dipolitica, ormai da tempo si rincor-rono incalzanti diverse voci sulle in-tenzioni del critico di candidarsi a

presidente della Regione Sicilianaoppure a sindaco di Agrigento o diPalermo. «Si tratta di espressioni diattenzione a quadri politici chevanno continuamente mutando.Probabilmente intraprenderò unodi questi percorsi: allo stato attuale,rappresentano i primi segnali di unaripresa dell’attività politica sul pianodelle amministrazioni locali che,con il prossimo anno – tra primariee inizio della campagna elettoraleper le prossime politiche –, genere-ranno una serie di nuove aggrega-zioni. Da questo punto di vista, an-che le candidature per alcune cittàcostituiscono atti politicamente ri-levanti».

Vittorio Sgarbi, critico d’arte e sindaco di Salemi

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AMMINISTRATIVE 2012

40 • DOSSIER • SICILIA 2011

Quello della prossima primavera

si prospetta come un appunto

elettorale importante per la

Sicilia. Non solo perché in ballo

c’è l’elezione del sindaco di

Palermo, ma anche perché sarà

cruciale la scelta degli alleati.

Con terzo polo e Grande Sud a

fare da ago della bilancia

Renata Saccot

Papabili, autocandidature,passi indietro e rifiuti. Pri-marie sì, primarie no. Fi-nora, però, di candidature

ufficiali nessuna. In Sicilia, oltre alrinnovo dell’amministrazione pro-vinciale di Ragusa, sono 141 i co-muni che andranno al voto nel2012. Tra questi ci sono tre capo-luoghi di provincia - Agrigento, Pa-lermo e Trapani - e alcuni centriimportanti come Gela, Caltagirone,Marsala, Modica e Paternò. Certonon si chiedono tutti i nomi deicandidati a 5 mesi dalle elezioni,ma in regione non è possibile farechiarezza nemmeno sulle eventuali

alleanze. Anche su questo versante,infatti, tutto tace mentre i notabilidei partiti lavorano alacrementesulle intese giuste per portare a casala vittoria. Le amministrative dellaprossima primavera hanno gettato ipartiti politici dell’Isola nel caos,nessuno escluso. Nemmeno il Po-polo della Libertà, che in Sicilia nonha mai “sofferto” dal punto di vistaelettorale. Questa volta però lastrada non sembra essere tutta indiscesa. Nonostante i 100milaiscritti al partito abbiano galvaniz-zato gli animi - i coordinatori re-gionali Domenico Nania e Giu-seppe Castiglione hanno parlato di

«risultato che ha superato le più ro-see aspettative» - il Pdl dovrà fare iconti con la criticata gestione Cam-marata a Palermo, cercare di ricon-fermare un suo candidato a Trapani(unica provincia, insieme a Calta-nissetta, dove la campagna di tesse-ramento non ha soddisfatto i ver-tici) e strappare all’Udc quello diAgrigento, dove sinistra e terzo polostanno cercando di esprimere uncandidato alternativo all’attualeprimo cittadino. Il partito del se-gretario Alfano è incalzato sul fronteinterno anche da Gianfranco Mic-cichè, che spinge sulla necessità difare presto un nome. Il leader di

Primarie e partecipazione,così i partiti si preparano al voto

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Il puzzle delle alleanze

Leoluca Orlando e Giuseppe Mauro. Sono questi, oggi, gli unicicandidati ufficiali alle prossime comunali di Palermo. Il primo èil nome su cui l’Idv ha deciso di puntare per la sua corsa insolitaria per Palazzo delle Aquile, spaccando il partito in città - ilcandidato naturale, Fabrizio Ferrandelli, intenzionato comunquea correre per la poltrona di sindaco con una lista civica, è statomesso all’angolo perchè reo di essersi proposto senza il sì delpartito -. Il secondo, invece, è il candidato su cui scommettel’Alleanza di centro di Francesco Pionati. Nel mezzo tantipossibili nomi ma poche certezze. Rumors cittadini dicono che igiochi sono difficili perché nel 2013 ci sarà da scegliere anche ilgovernatore della Regione, questo fa sì che la corsa per Palazzodelle Aquile escluda quella per Palazzo d’Orleans. Quindi chi, trai candidati, ha velleità da governatore preferisce stare aguardare. Per il Partito Democratico la candidatura di RitaBorsellino ha provocato la rottura del partito di Bersani con l’Idve, se la sorella del magistrato vittima della mafia dovesseessere confermata dalle primarie, il Pd perderebbe l’appoggio diMpa e terzo polo. L’europarlamentare palermitana ha, infatti,posto il suo veto a una possibile alleanza con il partito delgovernatore Lombardo e quelli di centro, aprendo invece «soloa quei cittadini che intendono realmente promuovere ilrisanamento e lo sviluppo di questa città, sotto il profiloeconomico, culturale ed etico. E che chiude a quelle vecchiepratiche e a quei vecchi schemi che hanno affossato Palermo»,continua a ribadire la Borsellino. Questo atteggiamento stacreando un po’ di freddezza all’interno del Pd palermitano che,intanto, guarda a nomi che potrebbero aprire ai partiti oggiesclusi dalla Borsellino. Il Pdl, dopo il no del rettore RobertoLagalla, Massimo Costa e Francesco Cascio, ha ricevutol’autocandidatura di Marianna Caronia, del Pid dell’ex ministroSaverio Romano. Restano, comunque, ancora in campo i nomidi Francesco Scoma, coordinatore provinciale del partito, e diSimona Vicari, ex sindaco di Cefalù. Nel terzo polo ci si preparaa una corsa in solitaria in caso la Borsellino dovesse vincere leprimarie. E i nomi che circolano sono quelli degli attualiassessori regionali Massimo Russo e Gaetano Armao e diCaterina Chinnici. Ma Carmelo Briguglio, forte della suariconferma per acclamazione a responsabile di Fli in Sicilia,cerca di accelerare: «Abbiamo due ottimi parlamentari aPalermo, Nino Lo Presti e Alessandro Aricó, che sono pronti ascendere in campo per le amministrative. Se il terzo polodovesse ancora attardarsi noi come Futuro e Libertà lanceremouna nostra candidatura a sindaco».

Palermo, candidato cercasi

Grande Sud, infatti, ha parlato di «un centrodestrache si va liquefacendo giorno dopo giorno», lan-ciando l’idea di una “Casa dei moderati”, «che sicontrappone agli estremismi della Lega da una partee alla sinistra dall’altra». Poi, parlando delle ammi-nistrative, l’ultimatum: «Continuiamo a chiederecon insistenza un incontro al Pdl. Tuttavia, vor-remmo che, qualora si decidessero, ci si possa con-frontare con uno e non con cinque coordinatori pro-vinciali. Questo che lanciamo – ha avvertitoMiccichè – è un ultimo appello. Dopo le feste na-talizie presenteremo il nostro candidato a sindaco,non solo a Palermo, sperando che possa essere quellodella coalizione». E se a Palermo la situazione è questa, il centrodestrasta cercando la quadra anche ad Agrigento e Trapani.Nella città dei Templi, dove i rapporti con l’attualesindaco sono ai minimi storici, il coordinatore pro-vinciale Renato Rametta ha chiesto, a metà dicembre,alle associazioni imprenditoriali, sociali e culturalidella città di partecipare alla “rinascita di Agrigento”,per arrivare un accordo di programma unitario per lascelta del candidato sindaco, attraverso «eventuali

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42 • DOSSIER • SICILIA 2011

primarie di coalizione aperte a tuttala cittadinanza». Intanto, l’eventualericandidatura del sindaco MarcoZambuto con molta probabilità saràorfana dei voti di terzo polo, GrandeSud, Mpa e Partito Democratico.Tutti partiti oggi impegnati in provetecniche di alleanza e in forte pres-sing sull’Udc affinché faccia fare unpasso indietro a Zambuto.A Trapani per adesso tutto tace al-l’interno del Pdl. Qui il Pid di Ro-mano e Alleanza per la Sicilia fannosapere agli azzurri di essere in gradodi esprimere un loro candidato e cheattenderanno fino a gennaio che ilPdl suggerisca un nome su cui di-scutere. In caso contrario, tanto perMaria Pia Castiglione del Pid cheper Giuseppe Bica di Alleanza per laSicilia, «sarà troppo tardi per ragio-nare sui programmi e sulle eventualiprimarie di centrodestra».Sul fronte Pd, la situazione, se pos-sibile, è ancora più complicata. Se aPalermo l’investitura “romana” diRita Borsellino ha creato qualche

mal di pancia di troppo ai dirigentilocali, ad Agrigento sembra confi-gurarsi un’alleanza di larghe inteseche va dalla sinistra al terzo polo. Laconferma arriva da Emilio Messana,segretario provinciale del Pd, il qualeparla di «disponibilità a collaborarecon chiunque abbia proposte e pro-grammi che guardino al territorio.Noi abbiamo già incontrato il Mpae i partiti della sinistra per cercare dicreare una coalizione alternativa alcentrodestra».Ad Agrigento il Pd ha lanciato il pro-getto “Agrigento On 100 idee perAgrigento”, una piattaforma di de-mocrazia partecipativa attraverso aquale tutti gli agrigentini potrannoprogettando insieme «una visione dicittà finalmente rispettosa dell’am-biente, equa, solidale, e ricca di op-portunità per il lavoro, la cultura e iltempo libero». A Trapani a dettare ilritmo al Partito Democratico è Sel,che per primo ha chiesto alla segre-teria locale del Pd di lasciare alle pri-marie, e quindi ai cittadini, la scelta

del candidato sindaco di centrosini-stra. Ma il partito di Vendola sispinge oltre e, per bocca del suo se-gretario provinciale, Massimo Can-dela, non chiude «alle forze moderatedella città» perchè, fanno sapere, alleamministrative prevale l’interesse lo-cale. La stessa richiesta arriva dai di-pietristi, con un distinguo, «l’Italiadei Valori fa riferimento esclusiva-mente a primarie di coalizione dicentrosinistra e di conseguenza nonintende fare pseudo-alleanze conpartiti che vanno al di là di questoschieramento». I giochi sono tutti ancora da fare, magià da queste prime battute si capiscequanto risulteranno fondamentali lealleanze che i due principali partitistringeranno da qui alla prossimaprimavera.

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In Siciliasono 141 i comuni

che andranno alvoto nel 2012

In senso orario,

dall’alto, Palermo,

Agrigento e Trapani

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AMMINISTRATIVE 2012

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OCCUPAZIONE

44 • DOSSIER • SICILIA 2011

La contrazione della forza lavoro in Sicilia è stata arginata.

Ma rimangono ancora molti problemi, come la rinuncia

delle persone disoccupate a cercare un impiego.

A fare il punto sul mercato del lavoro è Giuseppe Arrica,

direttore della sede di Palermo della Banca d’Italia

Francesca Druidi

Perde di slancio il timido tentativo di ri-presa che si era registrato in Sicilia nel2010, mostrando nel primo semestre2011 un indebolimento generale del

contesto economico. Lo riporta la nota con-giunturale di novembre redatta dalla sede diPalermo della Banca d’Italia. Concentrandol’attenzione sul mercato del lavoro, emerge adogni modo un aumento dell’occupazione dello0,6 per cento, in recupero rispetto alle contra-zioni manifestatesi nei tre anni precedenti. Iltasso di occupazione della popolazione in età la-vorativa si attesta al 42,6 per cento, un valore so-stanzialmente in linea con quello dello stesso pe-riodo del 2010. Dato positivo è la riduzione delnumero di persone in cerca di un primo la-voro, pari al 6,6 per cento. Aumentano peròdell’8,9 per cento, nei primi nove mesi del2011, il numero di ore di cassa integrazioneguadagni (Cig) autorizzate in Sicilia rispettoallo stesso periodo del 2010. Restano, in defi-nitiva, più ombre che luci a caratterizzare ilquadro occupazionale della regione, come sot-tolinea Giuseppe Arrica, direttore della sede pa-lermitana della Banca d’Italia.

A che cosa si deve, secondo lei, questo qua-dro in lieve miglioramento dove il tasso di di-soccupazione finalmente è in decremento?«La modesta ripresa dell’occupazione rispetto al

primo semestre del 2010, periodo nel qualel’impatto della crisi è stato particolarmente pe-sante, si è verificata soprattutto nel settore deiservizi diversi dal commercio, come per esem-pio i trasporti, e nel comparto industriale. Nona caso, si tratta dei settori per i quali gli indica-tori sono lievemente migliorati nei primi mesidel 2011. Teniamo comunque conto che, dal2006, anno in cui le persone al lavoro in Siciliaavevano superato il milione e mezzo di unità,l’occupazione è costantemente scesa, soprat-tutto con il sopraggiungere della crisi interna-zionale. Complessivamente, da allora, si sonopersi circa 60mila posti di lavoro. Il tasso di di-soccupazione, seppur in lieve calo, rimane tut-tavia su livelli tra i più elevati in Italia. In Sici-lia, inoltre, continua a persistere il fenomenodello scoraggiamento tra le persone non occu-pate, che rinunciano a cercare attivamente un la-voro».

È in rialzo l’occupazione femminile (1,4per cento rispetto al primo semestre 2010); inquali settori produttivi è stata assorbita que-sta quota?«Tradizionalmente, l’occupazione femminile siconcentra nel terziario. L’incremento recenteha riguardato, in particolare, i servizi diversidal commercio. Va comunque sottolineato chela partecipazione delle donne al mercato del la-

Sopra,

Giuseppe Arrica,

direttore della

sede di Palermo

della Banca d’Italia

Interventi strutturali per rilanciarel’occupazione

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SICILIA 2011 • DOSSIER • 45

voro in Sicilia è ancora modesta: meno di unadonna su tre ha un’occupazione, mentre per gliuomini il tasso di occupazione sfiora il 57 percento».

E a che punto si attesta la disoccupazionegiovanile? C’è stato qualche miglioramentoin questo senso?«Nel 2010 il tasso disoccupazione giovanile hasuperato il 40 per cento. Anche in questo caso,il dato è uno dei più elevati tra le regioni italianee si confronta con una media nazionale del 27,8per cento. In mancanza di dati regionali più re-centi, possiamo dire che nel primo semestredell’anno in corso il tasso di disoccupazionegiovanile è rimasto sostanzialmente stazionariosia nell’intero Paese sia nel Mezzogiorno ri-spetto allo stesso periodo del 2010».

In base allo scenario dell’economia sici-liana e delle tendenze attuali, quali sono leprevisioni per l’occupazione nei primi mesidel 2012?«Le indicazioni provenienti dal campione diimprese che contattiamo abitualmente in occa-sione delle nostre rilevazioni statistiche nonsono molto positive. La quota di imprese indu-

striali che prevede di ridurre il personale è digran lunga superiore a quella di chi ha pro-grammato nuove assunzioni».

Da quali leve, secondo lei, l’economia dellaregione deve partire per guardare alla ripresa? «Le prospettive sono incerte ed è difficile dire see quando i segnali positivi che talvolta pure simanifestano, possono considerarsi un momentodi robusta inversione di tendenza. In una pro-spettiva di medio e lungo termine, occorre la-vorare sulle difficoltà strutturali dell’economiasiciliana, che poi non sono tanto diverse daquelle nazionali. In particolare, occorre stimo-lare la diffusione dei valori del merito e dellacompetenza nella pubblica amministrazione,innalzare la qualità dei servizi pubblici e favorirepolitiche che stimolino l’irrobustimento dellastruttura produttiva, caratterizzata da impresetroppo piccole per competere nello scenario in-ternazionale. Infine, non va dimenticato cheun freno decisivo allo sviluppo economico dellaSicilia è costituito dalla presenza della crimina-lità organizzata; pertanto ogni sforzo per con-trastare questo fenomeno rappresenta un inve-stimento per il nostro futuro».

� �Il tasso di disoccupazione, seppur in lieve calo,rimane tuttavia su livelli tra i più elevati in Italia

Giuseppe Arrica

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OCCUPAZIONE

46 • DOSSIER • SICILIA 2011

Il calo dei consumi, complice il clima di incertezza che si respira nel Paese, si abbatte sui livelli

occupazionali che diminuiscono nel commercio e nei servizi. A individuare possibili vie di uscita

è il presidente di Confcommercio Sicilia Pietro AgenFrancesca Druidi

Riqualificazione e infrastrutture

2010). A commentare l’attuale scenario cri-tico è il numero uno di Confcommercio Si-cilia, Pietro Agen, che prende in esame alcunidei punti fermi da cui partire per risollevarele sorti del sistema regionale e del mercato dellavoro, illustrando anche la novità rappre-sentata dal nuovo codice etico, con il quale isoci dell’associazione si impegnano “a rifiu-tare qualsiasi forma di estorsione, usura oaltre tipologie di reato mafioso e di collabo-rare con le forze dell’ordine e le istituzionipreposte, denunciando direttamente o conl’assistenza del sistema associativo, ogni epi-sodio di attività illegale di cui sono vittime”.

Conferma i dati diffusi dalla banca d’Ita-lia e questo preoccupante andamento peril commercio? «Sono assolutamente d’accordo sulla ten-denza in calo: sono drammaticamente dimi-nuiti i consumi, ne hanno di conseguenza ri-sentito i livelli occupazionali nel commercio,nel turismo, nei servizi. Non mi risulta lalieve ripresa in altri settori. In termini di oc-cupazione, non credo vi siano segnali di cre-scita in alcun comparto, neanche in quellodell’edilizia che è il più resistente, e che è incrisi anche più del commercio. Forse il datoinclude forme di occupazione quali le assun-zioni a termine di matrice pubblica: si trattadi lavoro precario, di lavoro stagionale, cheben poco incide sul tessuto socio-economicoed è tutt’altro che risolutivo. La criticità è evi-dente: manca il lavoro, non c’è reddito, ca-lano i consumi e l’economia va in crisi. Suquesta situazione incide pesantemente an-

I n base ai dati della rilevazione sulleforze di lavoro dell’Istat, contenutinella nota di aggiornamento congiun-turale di novembre redatta dalla Banca

d’Italia, l’occupazione in Sicilia registra unalieve ripresa che però non riguarda il settoredel commercio, alberghiero e della ristora-zione (-7,1% rispetto al primo semestre

Pietro Agen, presidente di Confcommercio Sicilia

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Pietro Agen

SICILIA 2011 • DOSSIER • 47

che l’effetto paura, la preoccupazione del fu-turo che viene dichiarata a tutte le latitudini,al Sud come al Nord. In Sicilia, agli effettidrammatici di questa crisi aggiungiamo an-che una cronica debolezza delle esportazioni.In altre regioni alcuni mercati italiani e stra-nieri riescono a resistere alla crisi e a com-pensare alle carenze del mercato interno pro-prio grazie all’export».

Una delle soluzioni possibili individuateper garantire la salvaguardia del commercioal dettaglio, è la formazione degli impren-ditori del comparto, soprattutto in un’otticafutura. Confcommercio ha intenzione di

predisporre iniziative in que-sto senso o, in generale, pre-vede progetti per sostenere leimprese del settore?«Sono convinto che la forma-zione sia essenziale. Ma trovoche ci sia una contraddizionenelle politiche del settore: si

sostiene di nuovo che formare gli imprendi-tori del comparto sia necessario. Eppure,qualche anno fa, la formazione è stata abolita,poiché si è ritenuto più importante dare li-bero accesso all’attività imprenditoriale. Untempo, l’imprenditore commerciale dovevafrequentare un corso prima di avviare un’at-tività. Oggi non è più così, tranne che per ilsettore della somministrazione alimenti e be-vande. Superata questa contraddizione, pensoche l’unica progettualità a breve e medio ter-mine debba guardare a un rilancio dell’eco-nomia attraverso il settore dell’edilizia e delsuo indotto. Non mi riferisco soltanto alle in-

L’unica progettualità a brevee medio termine deve guardarea un rilancio dell’economiaattraverso il settore dell’ediliziae del suo indotto

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frastrutture, che pure sono carenti in Sicilia,ma a interventi di riqualificazione dei nostricentri storici, ai piani del colore, al recuperodegli edifici di pregio: sarebbe un recuperodel decoro urbano e dell’ambiente e, al con-tempo, si darebbe una grossa spinta all’eco-nomia turistica».

Arginare la grande distribuzione, in parti-colare nei centri città, è una politica che stainiziando a diffondersi in Italia. La ritieneuna strada da percorrere anche in Sicilia?«Ritengo che i centri storici debbano sempreessere il fulcro dell’economia cittadina. Uncentro storico è già di per sé un centro com-merciale naturale e non è necessario inven-tarlo. Il continuo replicarsi di inutili centricommerciali rischia di spopolare drammati-camente il tessuto urbano dal commercio.Una città senza negozi è una città morta. È unerrore che rischia di pagare anche il turismo.Non esistono turisti disposti a chiudersi perore in un centro commerciale: il turista amaalternare la sua visita, tra un museo, un ne-

gozio, una chiesa, una via, una sosta in unbar. Quella dei centri commerciali è una stan-dardizzazione che non ha senso per realtà chesono in massima parte d’interesse turistico».

È stato presentato il nuovo codice etico ap-provato all’unanimità da Confcommercio Si-cilia e composto da 11 articoli in cui i soci siimpegnano non solo a “rifiutare ogni rap-porto con le organizzazioni mafiose”, ma an-che a “fornire una guida morale ai consuma-tori”. Cosa cambia con questo testo e quantosi fa sentire ancora il problema dell’estor-sione e dell’usura?«Il problema delle estorsioni, come quello del-l’usura, incombe certamente, ma il fronte diresistenza è cresciuto. Possiamo affermare cheè un allarme di cui si è presa coscienza. Si sonocreate le pre-condizioni per reagire. Questo èil significato della decisione che abbiamo vo-luto assumere con l’adozione del codice eticodi Confcommercio Sicilia. La classe dirigentedi Confcommercio ha deciso di offrire il buonesempio, di guidare la rivolta contro racket e

Il continuo replicarsidi inutili centri commercialirischia di spopolareil tessuto urbanodal commercio

OCCUPAZIONE

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SICILIA 2011 • DOSSIER • 49

usura. Presto pubblicheremo i nomi di chi hagià detto no al fenomeno delle estorsioni e sa-remo in tanti a metterci la faccia. Ci aspet-tiamo che questo possa rappresentare un in-centivo forte, in grado di far uscire tutti alloscoperto e di indurre a denunciare questi fe-nomeni, che rappresentano un cancro del no-stro sistema produttivo».

L’innalzamento dell’Iva nel secondo seme-stre 2012 e l’instabilità dei mercati rendonolo scenario per il futuro piuttosto cupo. Iden-tifica strategie possibili per risollevare l’oc-cupazione e, in generale, il commercio?«Innanzitutto mi auguro che non venga au-mentata l’Iva nel secondo semestre dell’annoprossimo. Spero proprio che non ce ne sia bi-sogno: sarebbe, a mio parere, un errore cla-

moroso, perché farebbe ripartire un feno-meno inflattivo, aggravando una situazionegià difficile. Penso che sia più importante,per innescare un processo virtuoso, interve-nire in modo decisivo per far ripartire l’eco-nomia. Si riparte solo quando si decide difare investimenti intelligenti atti a produrrericchezza, a stimolare nuove opportunità oc-cupazionali e a impedire quelle scelte sba-gliate che riescono soltanto a creare sacche diprecariato. Prima di tutto, la Sicilia dovrà im-pegnarsi per recuperare il gap infrastruttu-rale, che è innegabile rispetto agli standardeuropei e al resto del Paese. Il Ponte sulloStretto è un’opera importante, senza dub-bio, ma servirà a poco se non viene realizzataun’adeguata rete stradale e ferroviaria».

Il rilancio partedal turismoLa riorganizzazione degli enti deputati allaformazione è il prossimo obiettivo da perseguireper l’assessore regionale Andrea Piraino

L’andamento dell’occupazione in Siciliamigliora nella prima parte del 2011 rispettoal 2010, anche se lo scenario resta piuttostocritico. L’assessore regionale alle Politichesociali, Andrea Piraino (nella foto), indicale prospettive per l’immediato futuro.

In che modo legge questo tenuesegnale positivo?«In maniera confortante, come fruttodell’azione politica di questo governoche è riuscito, tra mille difficoltà, ad avviaredei percorsi di difesa e di crescita del lavoroefficaci. La speranza è che questo trendsi riconfermi in modo totalmente positivoe che si riveli non di natura contingentema strutturale, che sia il prodotto nondi una fase momentanea, ma di unacrescita della base produttiva».

Migliora la situazione nell’industria,in agricoltura e nei servizi mentrel’occupazione si è ridotta nell’edilizia(-4,2 per cento) e nel settoredel commercio, alberghiero e della

ristorazione (-7,1 per cento). Identificamisure che possano fermare l’emorragiadi posti di lavoro in questi comparti?«Gli interventi possibili passanodal rilancio del turismo attraverso il qualepossano trovare risposte diversi settori(ristorazione, alberghiero), ma naturalmentel’offerta turistica andrebbe diversificatae resa più attrattiva con proposte più mirate.Immagino, ad esempio, il rilancio del settorecongressuale e di quello religioso,non trascurando il turismo sportivo.In questo periodo, tantissime squadreitaliane ed europee vanno a svernare negliEmirati. Basterebbe rendere più appetibilela nostra regione con una migliore ricettivitàdegli alberghi - e qui entra in ballo anche ilsettore edile - e delle infrastrutture sportivevere e proprie».

A che punto è il processo di innovazionedelle politiche formative e del lavoroimprontato dalla Regione Sicilia perarginare il fenomeno della disoccupazione

giovanile? Quali i prossimi step daraggiungere?«Il settore della formazione professionale inSicilia sta finalmente registrando unariforma strutturale che dovrebbe portareall’individuazione di percorsi formativifunzionali a quella che è la richiesta delmercato del lavoro oggi, non incline conl’offerta di lavoro che si registra. Il prossimoobiettivo immediato da raggiungere, inquesta prospettiva, è quello della riavviatariorganizzazione del sistema degli enti chesi occupano della formazione con un lororilancio qualitativo».

Come valuta l’accordo che sancisce ilpassaggio di Termini Imerese dalla Fiat aDr Motor?«Sicuramente un passaggio obbligato, chepotrà essere positivo se Dr Motor manterràgli obiettivi che si è proposta di raggiungerecome si legge dal piano industriale, che nonpotrà essere soltanto in funzione deicontributi stabiliti dalla Regione».

Pietro Agen

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OCCUPAZIONE

50 • DOSSIER • SICILIA 2011

Realizzarsi attraverso il lavoro«Riacquistare la passione per il lavoro, la famiglia e i percorsi di crescita personali»

è il percorso che per Santo Francesco Scirè, presidente di Acli Sicilia, occorre

intraprendere per uscire da uno stato di sconforto che paralizza ogni slancio alla crescita

Francesca Druidi

Attivato nel 2009 da Acli Sicilia, l’Os-servatorio regionale per le famiglieriesce ad avere il polso della situa-zione nei singoli territori, soprattutto

in quelli più svantaggiati, riguardo allo stato didifficoltà dei cittadini. «L’osservatorio – spiega ilpresidente regionale dell’Associazione cristiane la-voratori italiani, Santo Francesco Scirè – tramitei nostri Punto famiglia collocati in tutte le noveprovince siciliane, elabora costantemente unavalutazione delle diverse esigenze ovvero una de-scrizione effettiva delle situazioni familiari “a ri-schio” sul territorio siciliano. L’ultima indagineevidenzia disoccupazione dilagante, redditi ina-deguati e sfiducia nelle istituzioni». La disoccu-pazione è, infatti, in testa alle paure espresse dainuclei familiari; vince nettamente su rischio dellasolitudine, povertà, delinquenza e malattia. Apreoccupare è soprattutto la disoccupazione fem-minile e giovanile, dove va considerata la com-ponente rappresentata dal lavoro nero.

Quali sono le prospettive e le criticità rela-tive al mondo del lavoro che riguardano sia legiovani generazioni che gli adulti?«Il lavoro è considerato dalla nostra associa-zione la chiave della questione sociale e il ca-posaldo del nostro agire associativo; per que-sto, non è solo un tema da trattare, madiventa un’emergenza da porre all’attenzione.Al centro delle nostre riflessioni poniamo co-stantemente il tema dell’occupazione che nonc’è e che va creata. Ritengo che il primo passodebba partire dall’individuo: si deve avereun’autocoscienza molto forte delle proprierisorse e abbandonarsi alla libertà creativa; legenerazioni più adulte, secondo me, devono

“servirsi” in modo creativo dei giovani ta-lenti, delle loro competenze e attitudini».

A giugno la Banca d’Italia aveva lanciatol’allarme in regione per l’elevata percentuale diNeet, ragazzi che non sono impegnati né nellostudio né nella ricerca di un lavoro. È possi-bile, secondo lei, far ritrovare alle nuove ge-nerazioni speranza e voglia di fare? «Strumentazione tecnica e progresso, saperescientifico, tutti i beni della natura, insieme allavoro dell’uomo e alla disponibilità di capitali,possono riunirsi in un unico obiettivo: servirel’uomo. E tutta l’umanità ha diritto a “provareil gusto e il desiderio per il lavoro”. Invece, amio parere, la società di oggi ci ha spento an-che il desiderio. Allora, come Acli, dobbiamocostruire-ricostruire la “fiducia” per riportare agalla il desiderio insito nell’uomo. Esistono mi-gliaia di possibilità nella realtà per lavorare, mase non corrispondono al progetto che si hanella propria mente o al titolo che si possiede,si passa il tempo a dormire. Occorre una libertàcreativa e dinamica che si opponga alla pigrizia,la grande malattia della gente. Per questo, le

A destra,

Santo Francesco Scirè,

presidente

di Acli Sicilia

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Santo Francesco Scirè

SICILIA 2011 • DOSSIER • 51

Acli si interrogano anche sulla necessità di unasana e piena realizzazione proprio attraversol’impegno lavorativo».

Quali misure, allo stato attuale, potrebberoessere applicate per risollevare l’andamentodell’occupazione in Sicilia? «Le forze politiche devono concentrare la loro ef-ficienza sulle questioni di maggiore importanzache riguardano il Paese, spendendo il propriooperato per quelle riforme indispensabili, la cuimancanza ci impedisce di uscire da questa situa-zione. Il clima di scoraggiamento e di depressionerischia di diventare cronico, intrappolando i cit-tadini nei propri mali, rallentando la crescita e losviluppo delle comunità e delle persone. Oc-corre dirigere il proprio agire intorno a sani e se-veri criteri morali ed etici, analizzando quantodelle proprie azioni e delle proprie abilità è diretto

concretamente al beneficio collettivo. Per liberarsidalla percezione di questo disagio morale cheserpeggia nel nostro Paese, dobbiamo inquadrarecome obiettivo primario il “bene comune” eorientare le energie verso quella parte di colletti-vità che impegna il proprio operato per usciredalla crisi morale, sociale, economica, politica. Bi-sogna, quindi, ritrovare gli autentici punti diforza su cui si regge ancora il Paese e riacquistarela passione per il lavoro, la famiglia, la città, i per-corsi di crescita personali».

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Le generazioni più adultedevono “servirsi” in modo creativodei giovani talenti, delle lorocompetenze e attitudini

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COMMERCIO ESTERO

54 • DOSSIER • SICILIA 2011

«Dai momentidi crisi sip o s s o n ot r o v a r e

spunti per andare avanti e lacrescita dell’export ne è una di-mostrazione. Anche nei periodidi difficoltà, per gli imprendi-tori il bicchiere deve essere sem-pre mezzo pieno». Per GiuseppePace, presidente di Unionca-mere Sicilia, i primi mesi del2012 si prevedono all’insegnadelle caute speranze. Inutile ne-gare che «il periodo non sia deimigliori, l’aria che si respira èquella della recessione, ma le turbolenze dei mer-cati finanziari e il calo dei prezzi potrebbero por-tare le imprese straniere a scegliere il made inItaly».

Parlando di export, il presidente dei gio-vani di Confindustria Sicilia ha detto che glienti locali non devono disperdere le già pocherisorse e concentrarle sulle misure che possonodare competitività alle imprese. Secondo lei dicosa c’è realmente bisogno?«In base alla mia esperienza, la qualità è e dovràessere la parola chiave. I mercati sono esigenti ei consumatori sempre più informati. Per questole imprese siciliane non si possono far trovare im-preparate alla sfida della globalizzazione. Bisognapuntare sulla qualità e sulla tipicità dei prodotti.Non è un caso che i settori che piacciono di piùagli stranieri siano quelli che hanno a che fare conl’agroalimentare, dalle conserve al vino e all’olio.Ma per essere competitivi è anche necessario in-

vestire sull’innovazione e sul marketing per far co-noscere all’estero le produzioni della nostra terra».

Nei primi nove mesi del 2011, l'export sici-liano ha registrato buoni risultati. Grazie aquali settori?«Complessivamente la performance è positiva. Ilsegno più è davanti ai dati degli ultimi mesi e an-che da luglio e settembre, cioè l’ultimo semestreanalizzato, l’export ha continuato a crescere re-gistrando un incremento del 22,6%, il più altod’Italia. Al di là dei prodotti petroliferi che dasempre trainano le esportazioni, i settori più ri-chiesti sono quelli dell’agroalimentare e delmarmo sia grezzo che lavorato, proveniente so-prattutto dalla provincia di Trapani».

Guardando ai dati provinciali sembra stiaemergendo un nuovo fenomeno.«Esatto, ultimamente le performance miglioriarrivano dalle realtà territoriali più piccole. OltreTrapani, è da citare il caso di Ragusa».

Prodotti petroliferi, agroalimentare e settore lapideo sono per Giuseppe Pace,

presidente di Unioncamere Sicilia, i tre punti di forza che trainano l’export regionale.

Dopo i buoni risultati dei mesi precedenti, in arrivo c’è un’ondata di fiducia sui mercati esteri

Paola Maruzzi

Il made in Sicily punta al raddoppio

Giuseppe Pace,

presidente di

Unioncamere Sicilia

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Giuseppe Pace

SICILIA 2011 • DOSSIER • 55

L’export chiama in causa le reti d’impresa.A che punto siamo? Quali altre strategie bi-sogna adottare per dare nuova grinta al madein Sicily?«In campo di internazionalizzazione vale il motto“l’unione fa la forza”. Mettersi insieme ad altreaziende può aiutare le piccole imprese a esserepiù forti e quindi a essere presenti sui mercatiesteri. È importante non abbassare mai la guar-dia, rafforzare i rapporti con i buyer e crearnesempre di nuovi. In questo senso le Camere diCommercio svolgono un ruolo chiave soprat-tutto adesso che è stato soppresso l’Ice, l’Istitutoper il commercio estero».

Lei è anche presidente della Camera diCommercio di Trapani. Che scenario si apre?«Da gennaio a giugno 2011 le esportazioni dimerci provenienti dalle aziende della provinciasono aumentate dell’11,6% rispetto allo stessoperiodo dell’anno precedente. Si è trattato diun trend positivo che ha contribuito alla perfor-mance delle esportazioni dalla Sicilia che, nel pe-riodo preso in considerazione, ha registrato unacrescita del 29,2%, una delle migliori del Paese.A tirare la volata dell’export trapanese è stato an-cora una volta l’agroalimentare, con in testa

frutta e ortaggi lavorati (+82%) ebevande (quasi +24%)».

Tra i paesi acquirenti c’èqualche nuovo partner?«I nuovi mercati di sbocco sonoUngheria, Austria e Turchia, men-tre si confermano Giappone e StatiUniti. La Camera di Commerciodi Trapani ha raccolto i frutti di unintenso periodo di promozione deiprodotti locali e di missioni al-

l’estero».Quali sono stati i settori maggiormente

coinvolti?«Entrando nel dettaglio merceologico, le venditedi frutta e ortaggi lavorati all’estero hanno fattoun balzo dell’82%, passando da 7,5 milioni a ol-tre 13,5 milioni di euro di ordini. A parte il Ca-nada che, grazie al raddoppio degli acquisti (2milioni), rappresenta il principale mercato disbocco, i prodotti trapanesi hanno riscosso suc-cesso anche in Giappone (1,6 milioni di euro),Turchia (1,5 milioni di euro), Stati Uniti (1 mi-lione di euro) e, new entry, in Sudafrica (700mila euro). Sono state apprezzate dagli stranierianche le bevande che, con un incremento del24%, recuperano il terreno perso nell’anno pre-cedente. A tale recupero hanno contribuito inmaniera sostanziale Stati Uniti e Germania (chehanno ampiamente superato i 3 milioni di eurodi controvalore, con incrementi attorno al 25%),e due nuovi acquirenti: Ungheria, con 1,3 mi-lioni di euro, e Austria, con 900 mila euro. È stato notevole anche il trend di acquisti da parte del Giappone che ha raddoppiato loshopping. È crollato, invece, l’export vinicoloverso la Russia».

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COMMERCIO ESTERO

56 • DOSSIER • SICILIA 2011

Stando a quanto analizzato dall’Istat, lacrescita dell’export nazionale (+13,5%)dei primi nove mesi del 2011 può de-finirsi positiva ma sostenuta. Tra le re-

gioni che hanno fornito il maggior contributosi segnalano l’Emilia Romagna (+14,3%), laToscana (+13,9%) e il Lazio (+15,1%). Elevati

incrementi tendenziali sono statirilevati anche per Sicilia, Puglia,Liguria e Abruzzo. Silvio Ontario,presidente del Gruppo giovani diConfindustria Sicilia, è convintoche nel Mezzogiorno è in corso undeciso cambio di passo. «Le nostreimprese hanno capito da tempoche l’unico modo per crescere èguardare ai mercati esteri», unascelta che va sostenuta.

Cosa fare per mantenere questotrend positivo?«I processi di internazionalizza-zione non sono semplici e veloci,quindi sono necessari investimentiimportanti e profondi ripensa-menti dei modelli di business. Le

buone performance sono legate a questa con-sapevolezza e alle relative strategie che le im-prese hanno adottato. Come sistema confin-dustriale, cerchiamo sempre di essere viciniagli imprenditori e di anticipare le tendenze.Per questo, negli ultimi anni, abbiamo puntatomolto su missioni di internazionalizzazione eworkshop tematici per comprendere le oppor-tunità che hanno da offrire i mercati esteri, maanche i rischi a cui prestare attenzione. L’ultimainiziativa in ordine temporale è quella chestiamo portando avanti con Unicredit: moltinostri giovani imprenditori stanno parteci-pando a una “export business school” per com-prendere le dinamiche e affrontare con piùpreparazione il tema dell’export».

Cosa possono fare gli industriali per au-mentare il volume delle esportazioni? «La retorica non ci appartiene. Pensiamo adazioni concrete, volte allo sviluppo delle im-prese e alla crescita delle risorse umane che nefanno parte e l’export può garantire entrambiquesti obiettivi. Il nostro compito è quello dicogliere le opportunità dei nuovi mercati, conintraprendenza, curiosità ma anche con una

L’export siciliano ha un volto giovane e, con green

economy e Ict in testa, vuole aprire nuove strade.

Silvio Ontario esorta la politica locale a fare la sua

parte: «Chiediamo meno burocrazia, una virata

netta verso il digitale e la connettività ad alta

velocità in tutta la regione»

Paola Maruzzi

Barra dritta versoi mercati esteri

Silvio Ontario,

presidente del

Gruppo giovani di

Confindustria Sicilia

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Silvio Ontario

SICILIA 2011 • DOSSIER • 57

rinnovata capacità di collaborazione. Mi riferi-sco allo strumento delle reti d’impresa, chesono un ottimo veicolo per aumentare la capa-cita delle imprese di essere competitive sui mer-cati internazionali».

Cosa chiedete alla politica locale? «Di non disperdere le già poche risorse di cuidisponiamo e concentrarle sulle misure chepossono dare competitività alle imprese, peresempio garantendo servizi efficienti e infra-strutture materiali e immateriali adeguate aitempi. Per essere chiari, meno burocrazia e unavirata netta verso il digitale e la connettività adalta velocità in tutta la regione».

E al governo centrale?«Che restituisca all’Italia la credibilità che me-rita a livello mondiale, che punti a valorizzareil made in Italy, un brand dal valore inestima-bile. E, infine, che sia driver di sviluppo per lagrande industria nazionale, che inevitabilmenteha ricadute positive anche sulle pmi dell’in-dotto».

Commentando la manovra Monti, JacopoMorelli ha detto: “Bene il rigore, ora giovanie crescita”. Come viene vissuto questo mo-

mento dai giovani imprenditori siciliani? «Con grande attenzione e grande senso di re-sponsabilità. Siamo concentrati sul presentedelle nostre aziende e al contempo sul futurodei nostri business. Cerchiamo di stringere identi per mantenere i livelli occupazionali, ma-gari formando le persone se le attività si ridu-cono, e facciamo grandi sacrifici per trovare ul-teriori commesse. Nonostante tutto, investiamoparte del nostro tempo per diffondere la culturad’impresa nei più giovani, spronarli a migliorasie combattere tutto quello che ostacola l’attivitàdelle aziende».

Dal suo osservatorio, quali sono i settoripiù virtuosi in fatto di export? «I giovani imprenditori sono pionieri nei settoripiù nuovi e a più alto potenziale. Hanno saputodiversificare i business di famiglia o crearne dinuovi. Questo è accaduto con l’Ict negli scorsianni, e ora assistiamo invece a una concentra-zione forte sulla green economy. Si affiancanoalla nostra tradizionale forza nell’export agroa-limentare anche settori ad alto potenziale di in-novazione, penso ad esempio al settore dellescienze e tecnologie della vita».

I giovani imprenditori sonopionieri nei settori più nuovie a più alto potenziale. Hannosaputo diversificare i businessdi famiglia o crearne di nuovi

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COMMERCIO ESTERO

58 • DOSSIER • SICILIA 2011

La spina dorsale della struttura produttivasiciliana è caratterizzata da una presenzadiffusa di piccole imprese. «La qualitàdei loro prodotti è notevole ma per farsi

valere fuori dai confini bisogna lavorare sulla for-mazione e migliorare la cultura dell'associazioni-smo» spiega Grazia Clementi, presidente del con-sorzio Med Europe export, nato all'interno dellaConfindustria Palermo nel 1996 con l’obiettivodi assistere le aziende nella fase della program-mazione e pianificazione delle attività promo-zionali, consentendo un approccio facilitato suimercati esteri. Vista la posizione geografica della Sicilia, i Paesilimitrofi sono stati quelli che hanno consentitomaggiori scambi e più concrete collaborazioni.«Ecco perché – rimarca Clementi – è d’obbligopresentare la Sicilia come hub nel Mediterraneo,al fine di indurre gli operatori esteri a investire sulnostro territorio». Per superare il periodo di profonda crisi che

stanno attraver-sando le pmi si-ciliane è d’ob-bligo «adottareun’adeguata stra-tegia di interna-zionalizzazione,puntando a con-trastare la con-correnza deipaesi emergenti,asiatici prima di

tutto. È indispensabile promuovere l’associazio-nismo e creare filiere in grado di fare gioco disquadra utilizzando i finanziamenti nel modopiù opportuno». Ma con la crisi che ha investitol’Unione europea, fare promozione all’estero è di-ventato sempre più difficile e non sempre si pos-sono applicare le stesse strategie. Le regole vannoaggiornate di volta in volta. «Per esempio – rac-conta il presidente – abbiamo partecipato pocoalle fiere perché, nonostante siano utili per darevisibilità, sono risultate poco interessanti perquanto riguarda sia l’avvio di rapporti concreti siala conclusione dei contratti, mentre ha dato ot-timi risultati organizzare all’interno dello spaziofieristico incontri ad hoc tra gli operatori». Per facilitare lo scambio tra le imprese siciliane ei mercati esteri, il consorzio Med Europe exportha stipulato convenzioni e accordi con vari Paesi,consentendo alle imprese un'assistenza persona-lizzata e trasmettendo informazioni su iniziativedi comune interesse. «Per permettere agli opera-tori di presentare al meglio la propria azienda ab-biamo organizzato diverse attività formative.Quello che più ci preoccupa oggi è infatti la per-dita di competitività e il possibile aumento del di-vario tra noi e i paesi in via di espansione, con ilrischio di compromettere anche le opportunità dicrescita che le imprese siciliane hanno nei mercatiemergenti. È necessario, quindi, incentivare e favorire forme di collaborazione tra le im-prese,stimolando lo sviluppo di adeguate strate-gie di marchio e soprattutto presentando la Sicilia come hub sul Mediterraneo».

Monitorare le opportunità offerte dalla Comunità europea e trasferirle alle pmi; aiutare gli

imprenditori a incrementare le collaborazioni con i paesi esteri, soprattutto con quelli che si

affacciano sul Mediterraneo. Questa è la strategia d’azione del consorzio Med Europe export

Paola Maruzzi

Mediterraneo, bacino naturaledell’export siciliano

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60 • DOSSIER • SICILIA 2011

L a passione per la robotica può par-tire come un gioco fin da bambini.Tutto ciò che è automazione incu-riosisce molto i bambini, ed è com-

pito degli insegnanti guidarli nella scoperta delfunzionamento di questi dispositivi. Uno stu-dio che stimola la logica e il ragionamento. «Leconoscenze sparse che i ragazzi hanno deirobot – sottolinea Giovanni Marcianò, coor-dinatore della Rete di scuole per la RoboCupJunior Italia – attingono molto ai film e car-toni animati, alla fantascienza ma anche airobot industriali e ai primi robot di serviziopubblicizzati: aspirapolvere, tagliaerba e da ul-timo auto che parcheggiano da sole».

Ci può spiegare cosa si intende per robo-tica educativa? «L’educazione al corretto uso delle tecnologie èun obiettivo importante, direi strategico dalpunto di vista socio-economico, che solo lascuola può perseguire. Con la robotica si pro-pone ai ragazzi una visione più ampia delmondo digitale, integrato negli aspetti mecca-nici, elettronici e informatici. Evitando i rischidi rappresentazioni puramente virtuali, comeinvece la multimedialità e il web propone loro.Per questo “robotica educativa”, perché sia stru-mento prima di tutto di educazione e poi anchedi formazione e apprendimento».

In cosa consiste brevemente il suo metododi didattica laboratoriale?

«Il laboratorio che è possibile realizzare in ogniscuola con un minimo investimento econo-mico permette ai docenti di avere un ambientedi apprendimento multiforme, che permetteagli studenti di vivere l’esperienza dell’impararefacendo, di mettersi alla prova lavorando ingruppo, negoziando e collaborando a un unicoprogetto di soluzione di “problemi robotici”che nel metodo sono ricondotti a tre “teoremi”,ovvero percorsi di sviluppo di competenze chepermettono diversi livelli di padronanza delrobot da parte degli alunni. Il metodo è appli-cabile nella scuola dell’infanzia come nei licei,ovviamente con spazi di sviluppo diversi macon un approccio didattico comune».

Qual è l’interesse delle nuove genera-zioni per quanto riguarda la robotica ingiovane età? «La proposta didattica si basa proprio sul fa-scino che il robot ha sui giovani. In un recentecorso di formazione (tra parentesi, anche gliinsegnanti imparano facendo, vivendo inprima persona il laboratorio nel ruolo di di-scente) una maestra di scuola d’infanzia haproposto a bambini di quattro anni una atti-vità da noi indicata per i cinquenni. Ascol-

Crescere e imparare con i robot

TECNOLOGIE

«Con la robotica si propone ai ragazzi una visione più ampia

del mondo digitale, integrato negli aspetti meccanici, elettronici

e informatici». Giovanni Marcianò ci spiega il suo impegno

nella divulgazione della robotica educativa

Nicolò Mulas Marcello

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SICILIA 2011 • DOSSIER • 61

tando le verbalizzazioni raccolte dalla maestradopo l’attività didattica, ho dovuto realizzareche anche a quattro anni i bambini hanno unaloro precisa - ovviamente magica - idea delrobot. Non è un pupazzo, non è un animale,non è una persona. È un robot. Comunque inqualunque contesto sia stato avviato un pro-getto di robotica con il brainstorming cheserve a capire che idea hanno gli alunni delrobot, la mappa risultante è sempre stata riccae complessa. Le conoscenze sparse che i ra-gazzi hanno dei robot attingono molto ai filme cartoni animati, alla fantascienza ma ancheai robot industriali e ai primi robot di serviziopubblicizzati: aspirapolvere, tagliaerba e da ul-timo auto che parcheggiano da sole. Il robot fascattare nei ragazzi l’innata voglia di scopertae il fascino per le nuove tecnologie».

Qual è il grado di ricettività della scuolaitaliana a proposte di robotica educativa? «La rete di scuole per la Robocup Jr Italia fon-data nel 2008 ha avuto una crescita ben oltre leaspettative di chi l’ha fondata. Ma si tratta cer-tamente di una goccia nel mare. Tuttavia inquesto ultimo anno le richieste di informazioni,la partecipazioni a convegni (gli ultimi a Mi-

lano a Robotica2011, e a Bari e Pescara orga-nizzate da scuole della rete a beneficio dellescuole di quei territori) hanno registrato parte-cipazioni che mi hanno fatto tornare ai tempidei primi impieghi scolastici dei computer mul-timediali, alla fine degli anni Novanta. Ho sen-tito di nuovo aria di pionierismo scoprendo chea Bari erano giunte due insegnanti dalla Sicilia,viaggiando per una intera notte in autobus perpoter partecipare ai lavori».

Come coinvolgete le scuole?«Su questo entusiasmo e voglia di innovare nelprimo ciclo dell’istruzione sta crescendo la se-zione “Under14” della rete per la Robocup JrItalia, rivolta agli studenti dai 5 ai 14 anni, equindi coinvolgendo le scuole d’infanzia, pri-marie e secondarie di primo grado. A loro ven-gono proposti percorsi specifici di roboticaeducativa che non sono affatto versioni “mini”di quelli già sperimentati con successo nellascuola superiore, nella Under 19. Si usanorobot e kit diversi, adeguati alle diverse etàdegli alunni, e si propongono problemi com-patibili con quegli alunni (e quei Robot!). La

Giovanni Marcianò,

coordinatore della Rete

di scuole per la

RoboCup Junior Italia

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Giovanni Marcianò

La rete di scuole per laRobocup Jr Italia fondatanel 2008 ha avuto una crescitaben oltre le aspettativedi chi l’ha fondata

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TECNOLOGIE

62 • DOSSIER • SICILIA 2011

scuola capisce il senso didattico ed educativodella robotica se questa viene proposta nel ri-spetto della sua tradizione. E non dimenti-chiamo che l’Italia ha il primato della didatticanella scuola elementare e viene studiata (e co-piata) in tutto il mondo, dagli States comedalla Cina. Mia preoccupazione è che non siripetano gli errori già visti con l’informatica,la multimedialità, internet e l’e-learning: ap-plicazioni “tecniche” invece che “didattiche”delle tecnologie. Obiettivo della “robotica edu-cativa” non è il “montare e far agire un robot”,ma impiegarlo nel problem solving, con ampispazi per usi creativi e di continuo migliora-mento. Come per l’appunto la formula robo-cup Jr propone: cinquanta anni di progressiper vincere la sfida di mettere in campo unasquadra di robot contro la nazionale campionedel mondo di calcio, una sorta di trasposizionenella robotica della sfida informatica al cam-pione del mondo di scacchi».

Parliamo di Robocup Jr. Italia. Di cosa sitratta e qual è la risposta dei giovani a que-sta iniziativa? «Nel 2008 abbiamo pensato che questa “sfida”potesse innescare la diffusione della Roboticanelle scuole. Ma pensavamo alle scuole superiori,

istituti tecnici e professionali inparticolare. Oggi invece ab-biamo molti licei e centri di for-mazione professionale, e pureun bel gruppo di scuole delprimo ciclo (elementari emedie, anche paritarie) attivinella Rete nazionale di scuole;una rete istituzionale dato che èespressione dell’Autonomiascolastica (art. 7 DPR 275/99).La gara nazionale giunta alla IVedizione, a Riva del Garda dal19 al 21 aprile 2012, qualifi-cherà le squadre di Rescue (soc-corso) e Dance per i mondialidi 2012 che si terranno a luglioa Città del Messico. Quest’annoabbiamo provato ad anticipare

l’iscrizione, con una prima fase a novembre, pre-liminare alle usuali iscrizioni di gennaio. Ebbene,al 30 novembre abbiamo già iscritte ben 75squadre da 30 Istituti: alla III edizione (Catania2011) le squadre iscritte erano 82 da 45 Istituti.Si prefigura quindi una edizione record, che cer-tamente a fine gennaio supererà quota 100 squa-dre in campo. Intanto a Riva del Garda potremodegnamente celebrare il primo titolo RobocupJr mondiale conquistato dall’Italia a Istanbul2011: primi al mondo per la documentazionedel progetto di “Ulisse”, il robot di soccorso (re-scue) dell’ITI Michelangelo di Trento».

E per i docenti?«Ai docenti sono invece dedicate diverse ini-ziative formative, e i primi testi a loro rivolti,come l’appena pubblicato “Imparare con la ro-botica” per insegnanti di Matematica e Fisicadei licei, e il testo “Robotica educativa” di ca-rattere più generale, rivolto al metodo di di-dattica laboratoriale applicabile dalla scuoladell’infanzia alle superiori. Per dettagli e ag-giornamenti invito a visitare il sito www.robo-ticaeducativa.it, e registrarsi per ricevere lanewsletter che da gennaio curerò in collabora-zione con molti colleghi da anni impegnatinella ricerca in questo campo».

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La scuola capisce il senso didattico ed educativodella robotica se questa viene propostanel rispetto della sua tradizione

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Maurizio Ninfa

SICILIA 2011 • DOSSIER • 63

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L e nuove tecnologie sono semprepiù importanti nella vita quoti-diana. I dispositivi di automazionehanno conquistato anche le nostre

case e non sono più solo una prerogativa deimacchinari di produzione industriale. Il fu-turo è rivolto quindi a un continuo sviluppodella robotica, e a una maggiore integrazionedei vari dispositivi. Tutto questo viene di-scusso annualmente all’Expobit di Cataniadove si pensa al futuro: «La sfida – sottolineaMaurizio Ninfa, presidente di Expobit – èquella di sviluppare una logica di utilizzodella robotica, e una proficua interazione traquesti dispositivi e la vita umana».

A un mese dalla chiusura dell’edizione2011 dell’Expobit possiamo stilare un bi-lancio della fiera di quest’anno? «Diciassette anni fa, quando abbiamo pen-sato questa manifestazione, l’innovazione tec-

nologica era legata solo alla vita quotidianadi una parte di noi. Oggi invece tocca tutti isettori importanti del nostro quotidiano. Ab-biamo lavorato su quei segmenti dove l’in-novazione tecnologica è un aspettoimportante, non solo come sostegno alle at-tività produttive, ma anche come sistema dirisparmio per alcuni settori come la sanità. Atal proposito quest’anno abbiamo inauguratoun’ala della manifestazione nominata proprioExpo medicina, che il prossimo anno saràmolto più grande. Qui abbiamo presentatonumeri e statistiche che hanno consentitoalla pubblica amministrazione di rendersiconto che tecnologia applicata al modello sa-nitario può dare vantaggi dal punto di vistaeconomico, mantenendo inalterata la qualitàdel servizio. Questo è un esempio di focusche dovrebbero realizzare anche altri settoriper capire come applicare in maniera correttale nuove tecnologie. Anche per una più pro-ficua interazione con gli altri soggetti. Nasce,infatti, la necessità che tutte le piattaformepossano interagire tra loro anche tra diverseamministrazioni».

Quali sono i rapporti con l’estero e qualile prospettive per il futuro?«L’interazione con altri paesi è importante,soprattutto nell’area del Maghreb, dove cisono possibilità di accrescere l’occupazioneattraverso le università, in termini di innova-zione tecnologica, ma anche di avvantaggiareeconomicamente questi paesi. Possiamoquindi uscire dalla crisi se capiamo che pos-siamo operare sui mercati, spostando la pro-duzione in altri paesi».

La robotica è sempre più impiegata non solo nei settori a elevato sviluppo tecnologico

ma anche in quelli tradizionali. Maurizio Ninfa spiega i progressi e le prospettive per il futuro

dell’Italia in questo settore

Nicolò Mulas Marcello

Una logica di utilizzo

Maurizio Ninfa,

presidente di Expobit

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64 • DOSSIER • SICILIA 2011

Scorrendo la lista degli espositori si notache la partecipazione delle aziende sicilianeè elevata. Qual è la propensione all’innova-zione da parte delle imprese siciliane? «Io stesso sono promotore di un grande ac-cordo che riguarda l’innovazione tecnologicache coinvolge francesi, russi, americani e, na-turalmente, anche un gruppo italiano. Questoè l’unico brand internazionale sull’innova-zione tecnologica in cui ci sarà, ad esempio, lacopertura televisiva e radiofonica e giornali-stica con lo stesso format in vari paesi. Inoltre,si svolgerà periodicamente un tavolo scienti-fico italiano e internazionale dove si appro-fondiranno le novità in campo tecnologico.Questo progetto ci consentirà di portare

avanti un brand italiano importante per leaziende e di avere risalto internazionale».

Quali sono le prospettive per il futurodella produzione industriale grazie a que-sto tipo di dispositivi di automazione? «Oggi sono tante le aziende che applicano au-tomazione non solo nel campo industriale osanitario, ma anche in quello domestico. Lasvolta è quella di integrare più dispositivi inun’unica struttura, come è accaduto ad esem-pio per tv, lettori di videocassette o dvd e de-coder. Lo sviluppo della robotica è passato da0 al 30% in poco tempo. La sfida quindi èquella di sviluppare una logica di utilizzo dellarobotica, e una proficua interazione tra que-sti dispositivi e la vita umana».

L’innovazione tecnologicapuò essere utilizzataanche come sistemadi risparmio per alcunisettori tipo la sanità

TECNOLOGIE

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66 • DOSSIER • SICILIA 2011

TECNOLOGIE

La robotica è sinonimo di futuroSe un tempo molte idee erano considerate pura fantascienza, oggi

sono realtà. Giovanni Muscato spiega quali applicazioni robotiche

sono entrate nell’uso industriale e perché è importante la ricerca

Nicolò Mulas Marcello

U no dei campi più apprezzati daigiovani è sicuramente quellodella robotica. Oltre ad avereun fascino legato alla curiosità e

al futuro, questo settore offre, dal punto divista universitario, una preparazione specificasempre più richiesta anche dalle aziende. «Larobotica – spiega Giovanni Muscato, do-cente della facoltà di Ingegneria dell’Univer-sità di Catania – sta vivendo un momento digrande espansione in molti settori applica-tivi. Tutto ciò è testimoniato anche dal cre-scente numero di studenti che si avvicinanoagli studi legati al mondo della robotica edell’automazione in generale».

Qual è l’interesse dei giovani laureandiin ingegneria per quanto riguarda il set-tore della robotica? «Il corso di laurea magistrale in Ingegneriadell’automazione e del controllo dei sistemicomplessi dell’Università degli Studi di Ca-tania, comprende diverse materie in cui ven-gono approfondite le tematiche legate allarobotica, all’automazione e allo sviluppo dimetodologie di controllo. Questo corso è tral’altro interamente svolto in lingua inglese.Ciò consente ai nostri studenti di imparare ameglio interagire in tale lingua e agevola lafrequenza del corso da parte di studenti stra-nieri. In molte delle discipline che compon-gono il corso di laurea gli studenti sono im-pegnati in numerose attività di laboratorio,nelle quali sono chiamati a risolvere dei pro-

blemi applicativi in gruppo. Il poter svolgereparte del proprio corso in laboratorio se, daun lato, rappresenta un ostacolo per alcunistudenti, in quanto richiede una frequenza eun impegno costanti; dall’altro, consente lorodi acquisire una maggiore dimestichezza nel-l’affrontare problemi pratici e applicativi».

Quali opportunità di impiego offre que-sta specializzazione e qual è l’incidenza diassunzioni dopo la laurea? «I principali sbocchi occupazionali dei nostristudenti sono le aziende interessate allo svi-luppo di processi automatici e, in particolare,tutte quelle aziende o enti in cui sono ri-chieste competenze multidisciplinari nellagestione e progettazione di sistemi complessi.Un numero non trascurabile di studenti con-tinua a occuparsi di ricerca sia presso le uni-versità sia presso aziende o enti di ricerca. Purvivendo in una situazione economica non

Giovanni Muscato,

professore

di Automatica presso

la facoltà di Ingegneria

dell’Università

di Catania

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SICILIA 2011 • DOSSIER • 67

favorevole, il settore dell’ingegneria dell’au-tomazione vive il momento di crisi attuale informa relativamente ridotta. La mia espe-rienza vede i nostri laureati in Ingegneriadell’automazione trovare tipicamente im-piego al massimo entro pochi mesi dalla lau-rea. Una discreta percentuale riesce a collo-carsi in ambito locale, mentre molti altri,per scelta o per necessità, devono allonta-narsi andando presso aziende del nord oestere. Aver appreso come progettare e rea-lizzare un robot significa saper mettere in-sieme in un unico sistema concetti riguar-danti la meccanica, l'elettronica, le misure,l’automazione, l’informatica, le scienze co-gnitive e molto altro».

Dal punto di vista della ricerca qual è ilbilancio della vostra facoltà? «Il nostro gruppo di ricerca è impegnato inmolteplici progetti di ricerca europei e na-zionali. Un settore che ci sta vedendo sem-pre più coinvolti è quello che si riferisce alleapplicazioni della robotica in agricoltura.Ad esempio abbiamo sviluppato prototipiper l’irrorazione autonoma delle serre o perla raccolta automatica di frutta e ortaggi.Una maggiore automazione in ambito agri-colo sarà sempre più importante per cercaredi mantenere competitive le nostre produ-zioni in un’economia globalizzata. Altri pro-getti che ci vedono impegnati in questo pe-riodo concernono la robotica inneurochirurgia, la realizzazione rapida di

componenti meccanici per l’industria aero-spaziale, l’ispezione di pareti di impianti in-dustriali, la robotica a ispirazione biologica,l’ispezione dei vulcani e la pulizia automa-tica di pannelli fotovoltaici».

Qual è il rapporto del vostro diparti-mento con le imprese? «In primo luogo vanno menzionati gliscambi e i progetti intrapresi con la STMi-croelectronics e in particolare con la lorosede di Catania. Insieme affrontiamo nu-merosi progetti riguardanti applicazioni dicomponenti a semiconduttore nell’automa-zione e nella robotica. Inoltre svolgiamo at-tività di ricerca con le maggiori industrie dirobotica nazionali e collaboriamo nell’am-bito di progetti di ricerca europei con moltealtre imprese Europee. Tali collaborazioni,oltre a incrementare le possibilità per noi disviluppare avanzati progetti, sono ancheun’occasione per introdurre, nell’ambito distage formativi, tirocini o tesi svolte pressole aziende, i nostri laureandi presso ilmondo del lavoro. Molte delle attività chesvolgiamo possono sembrare fantascienza,ma tra pochi anni saranno probabilmenteprodotti di comune impiego. Facciamomolto, ma con un minimo di attenzionemaggiore da parte delle istituzioni, po-tremmo certamente incentivare sempre piùinvestitori a credere nel nostro territorio econtribuire a creare nuove opportunità di la-voro in un settore strategico».

Giovanni Muscato

I nostri laureatiin Ingegneriadell’automazionetrovano tipicamenteimpiego al massimoentro pochi mesidalla laurea

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Il 2011 si è rivelato un anno decisivo per lasiracusana SIM. La società leader nell’am-bito delle lavorazioni meccaniche ha con-solidato la sua posizione internazionale

chiudendo importanti progetti in Germania,Olanda e Francia. In particolare le prime setti-mane sono state segnate da una decisiva jointventure siglata con la società metalmeccanicaBMR, una realtà industriale serba di primariaimportanza nazionale. «Questa joint venture è ilfrutto di una precisa strategia aziendale che ha vi-sto la SIM impegnata, per mesi, in un’attentaanalisi dei mercati “to served” – dichiara l’AdGuido Caporale –. Questa operazione ci ha con-sentito di penetrare in uno scenario in forteespansione come quello Serbo. Si tratta di unmercato le cui potenzialità necessitano di un ap-proccio diretto e costante, che poteva essere ga-rantito solo attraverso la creazione di una par-tnership con un attore locale, profondoconoscitore delle dinamiche territoriali e dellestrategie necessarie per affrontarle».

E così è nato il nuovo consorzio. Quali ri-sultati avete già ottenuto?«La prima opportunità colta è stato il Moderni-zation Project, occasione in cui si sono create edefinite le basi di una collaborazione in termini

È ufficialmente siglata la joint venture

tra l’italiana SIM e la serba BMR.

Accordo che amplia le prospettive

di crescita di uno degli attori principali

del polo industriale di Priolo Gargallo.

Una strategia che l’amministratore

delegato Guido Caporale intende

replicare su altri contesti stranieri

Aldo Mosca

L’industria siracusana sempre più internazionale

Guido Caporale,

amministratore

delegato della SIM Spa

di Priolo Gargallo (SR)

www.simspa.net

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Guido Caporale

SICILIA 2011 • DOSSIER • 71

di medio e lungo periodo per l’esecuzione di la-vori meccanici da realizzare nella RepubblicaSerba. Si tratta di un’importante commessa nelcampo petrolchimico, che rientra nel più ampioe complesso progetto di costruzione dell’hydro-craking process della raffineria di Pancevo per laNIS, società di stato serba, che fa parte delgruppo Gazprom. Un progetto ambizioso chevede il consorzio impegnato nella prefabbrica-zione del piping, per un totale di 328mila man-hours e un picco di risorse umane coinvolte di250 unità tra staff, tecnici e operai altamente spe-

cializzati. Alla base di tutta l’operazione serba viè l’importante supporto di SACE Roma. Que-st’ultima, in collaborazione con Unicredit, hafornito le garanzie alla polizza fidejussoria dandoquindi il proprio supporto all’ intera operazionefinanziaria».

Anche il contratto per il montaggio del pre-fabbricato è stato ottenuto da voi. Questo cosasignifica?«È un altro tassello fondamentale. Il progetto dimontaggio, ottenuto ad agosto 2011, prevedel’impiego di 320mila manhours con un piccomedio di persone di 300 unità. Infine, lo SteamMethane Reformer vede impegnato il consorzioSIM-BMR nei lavori di montaggio. Lo start-updel progetto è avvenuto nel mese di luglio 2011e il suo completamento è previsto a febbraio › ›

~

La joint venture si presentacome uno strumentoindispensabile per creareun prodotto finale chesoddisfi i requisitieconomici, ma soprattuttotecnici, richiesti negliappalti italiani ed europei

Alla manifestazione organizzata per presentare la joint venture tra

l’italiana SIM e la serba BMR hanno partecipato, tra gli altri, il

ministro del commercio e dell’agricoltura della Repubblica Serba,

Dusan Petrovic, l’ambasciatore italiano Armando Varricchio,

l’amministratore delegato di SIM Spa Guido Caporale, e Dragisa

Despotovic, patron della BMR Serbia e Austria. A questi si

aggiungono personalità politiche e rappresentanti di CBI & Lummus,

società di progettazione e main contractor per i progetti acquisiti, e

NIS Gazprom Neft, cliente finale. Nel corso dell’evento, Guido

Caporale ha parlato di «una nuova sfida importante: esperienza,

professionalità e qualità si trovano in un percorso comune con una

società estera di grande livello». Anche l'ambasciatore italiano ha

sottolineato come «le nostre imprese danno fiducia per la loro

bravura e credono nella Serbia e nel suo futuro in Europa».

Un accordodi portata internazionale

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2012. Si tratta di un lavoro sicuramente di por-tata inferiore rispetto agli altri due, ma di controprevede la realizzazione di attività specialisticheche richiedono l’impiego di risorse umane alta-mente specializzate. Si tratta di un traguardo chenon avremmo potuto raggiungere senza l’espe-rienza maturata in progetti europei portati avantiper clienti come BP, Technip France, Total Pe-trochem, Esso, Enel,Techint, Foster WheelerFrance, Polimeri Europa, Erg, Ansaldo, Lukoil,Tecnicas Reunidas, solo per citare i principali».

Quella delle joint venture è una strategiache voi perseguite da tempo. Come si è giuntia questa scelta?«Si tratta dell’approccio che, più di tutti, è ingrado di rispondere alle attuali dinamiche dimercato e alle sempre più crescenti complessitàprogettuali. Oggi, infatti, la partecipazione ad ap-palti italiani ed europei richiede capacità pro-duttive e finanziarie di livello tale per cui la jointventure si presenta come uno strumento indi-spensabile per creare un prodotto finale che sod-disfi i requisiti economici, ma soprattutto tecnici,richiesti. Il tutto permettendo di realizzare un

pacchetto di soluzioni integrate ad alto livello chevede coinvolti partner diversi ma specializzatinell’erogazione di uno specifico servizio. Proprioil successo conseguito in Serbia, oltre alla re-cente costituzione di una società in Romania, ciimpone, per il 2012, di perseguire questa con-solidata strategia che vede SIM legarsi a societàlocali in mercati di difficile “lettura” perun’azienda europea come la nostra».

Quali?«Intendiamo attingere a un bacino di manodo-pera altamente specializzato e trainabile dal no-stro know how. Da qui, la volontà nei progetti abreve-medio termine di sondare nuove aree di in-tervento, in cui è richiesta un’alta specializza-zione, come quelli dell’Europa dell’Est. Stiamo,inoltre, operando commercialmente su aree al-tamente sfidanti e di potenzialità estrema comeil Middle East, in particolare l’Iraq, l’America la-tina, e l’area del Maghreb. Tutti mercati, questi,che si presentano oggi come aree di forte inve-stimento e di espansione, che la nostra azienda stacercando di “approcciare” per mezzo di jointventure/consortium agreement locali».

Torniamo alla Sicilia, il vo-stro è uno degli insediamenti indu-striali più significativi nell’area sira-cusana. Attualmente cosa si trova nelvostro stabilimento di Priolo Gar-gallo?«Abbiamo la fortuna di operare in unadelle più importanti aree industrialipetrolchimiche europee. Attualmentelo stabilimento vanta tre officine diprefabbricazione interamente attrez-zate, grazie alle quali la società è ingrado di realizzare fino a 40mila pollicidi saldatura al mese. Le nostre officinedi Priolo Gargallo si estendono su unasuperficie totale di 17mila metri qua-dri, mentre l’area destinata alla pro-duzione ne ricopre circa 3500. Laparte restante è dedicata a tutte le atti-vità a corredo della prefabbricazione,

› ›

72 • DOSSIER • SICILIA 2011

IMPRENDITORI DELL’ANNO

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come le aree di stoccaggio materiali, il magazzino,la manutenzione e gli uffici. Una terza officina,invece, è localizzata in contrada Cusumano, adAugusta, e si sviluppa su un’area di 24mila me-tri quadrati. All’attività di prefabbricazione si as-socia quella del montaggio, on site, per un totaledi capacità produttiva di circa 4-5mila tonnellateannue di piping».

Qual è il vostro indotto occupazionale?«Impieghiamo circa 750 persone. Un numeroimportante che riusciamo a gestire grazie allaforte organizzazione centralizzata a Priolo, le cuifila però si estendono anche in aree strategicheeuropee come Belgio, Francia e Grecia, oltre chein società partecipate localizzate in mercati inforte sviluppo come la Romania e, appunto, laSerbia. In questa visione di dislocazione territo-riale rientra la necessità di dare ai nostri cantieriun’organizzazione mediante una struttura con-solidata e, quindi, efficace, che vada a garantireuna mobilitazione in tempi rapidi e qualitativa-mente efficienti assecondando le richieste dellacommittenza internazionale».

Dunque il 2012 sarà un anno di ulteriori ac-cordi internazionali?«Non solo. Al di là di nuovi mercati da esplorare,

il 2012 sarà anche l’anno di un nuovo approcciooperativo che vedrà la società coinvolta nell’atti-vità di costruzione degli impianti on shore. Ci ri-feriamo alla modularizzazione degli impianti checi permetterà di preassiemare grosse parti dellostesso completandolo nella sua multidisciplina-rità. Da questo punto di vista stiamo, inoltre, cer-cando di massimizzare l’indotto locale subap-paltando tutti i lavori di verniciatura,coibentazione, CND, parte elettrica e strumen-tale a nostri subappaltatori di fiducia la cui com-petenza e professionalità è riconosciuta grazie acollaborazioni consolidate, partecipazioni a pro-getti di notevole complessità e, soprattutto, a uniniziale processo di qualifica degli stessi. Impe-gneremo in prima persona, per la selezione e va-lutazione delle aziende, i nostri quality e safety de-partments. Tali prospettive, strategie e approccioperativi hanno un unico obiettivo: rafforzarel’immagine di SIM Spa come “Global SolutionProvider”».

~

Attualmente siamo interessatiai Paesi del Middle East,dell’America Latina e dell’areadel Maghreb. I loro mercati sipresentano oggi come aree di forteinvestimento e di espansione

SICILIA 2011 • DOSSIER • 73

Guido Caporale

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IMPRENDITORI DELL’ANNO

Giuseppe Prestigiacomo,titolare della Tecnozinco

di Carini (PA)www.tecnozinco.it

Ogni sette anni la Torre Eiffel deveessere sottoposta a un’impegna-tiva operazione di manutenzioneche dura diversi mesi, richiede

l’intervento di venticinque operai specializzatie l’impiego di più di cinquanta tonnellate divernice nuova. Questo avviene perché, com’ènoto, la famosa torre doveva essere smontata altermine dell’Esposizione Universale del 1889,per cui era stata realizzata, e non era quindiprogettata per durare nel tempo. «Il modo migliore per evitare la manutenzionecontinua sarebbe stato sottoporre le compo-nenti metalliche del manufatto a un processodi zincatura a caldo prima di procedere al

montaggio». È questa la soluzione proposta daGiuseppe Prestigiacomo, presidente della pa-lermitana Tecnozinco.

In cosa consiste, dal punto di vista tec-nico, questo tipo di lavorazione?«La zincatura a caldo avviene attraverso l’im-mersione del manufatto da trattare in un ba-gno di zinco fuso alla temperatura di circa450°C. Essa assicura le migliori prestazioni intermini di aderenza del rivestimento al sub-strato, grazie a una vera e propria compene-trazione tra strato di zinco e substrato di ac-ciaio che determina la formazione di straticontinui di lega Fe-Zn».

Che vantaggi comporta la zincatura acaldo?«Il rivestimento di zinco può garantire unaprotezione sia attiva che passiva. Quest’ultimaavviene grazie alla separazione fisica della su-perficie dell’acciaio dall’atmosfera con il sem-plice effetto barriera. La protezione di tipo at-tivo è data dalla differenza di potenzialeelettrochimico tra i metalli: lo zinco opera unaprotezione catodica, cioè tende a sacrificarsisalvaguardando ferro e acciaio. Inoltre, il pro-cesso ossidativo dello zinco è rallentato dallaformazione di uno strato barriera superficialesottile ma compatto, composto da carbonati eossido, che si oppone all’ulteriore corrosionedegli strati superficiali sottostanti isolando lo

I vantaggidella zincatura a caldoLa zincatura a caldo è un processo di lavorazione che siapplica ai manufatti in acciaio per prevenirne la corrosione.Come spiega Giuseppe Prestigiacomo, soprattutto nellestrutture pubbliche il suo impiego è fortemente indicato

Amedeo Longhi

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SICILIA 2011 • DOSSIER • 75

zinco dall’atmosfera. Uno studio tedesco hacomparato l’impatto della verniciatura con lazincatura; il risultato è nettamente favorevolea quest’ultimo tipo di applicazione e portaalla conclusione che, considerando il quanti-tativo annuale di acciaio lavorato e non zincatoin Italia, la sostituzione della zincatura allasemplice verniciatura consentirebbe un abbat-timento delle emissioni pari a un milione ditonnellate di CO2 l’anno».

Può fare qualche esempio di prodotti a cuipuò giovare questo trattamento?«Si tratta di un’applicazione finalizzata a ga-rantire la protezione dalla corrosione di ma-nufatti metallici utilizzati nei più svariati set-tori, dalla carpenteria strutturale pesante aicomponenti di arredo urbano, dai manufattistradali alla zootecnia e serricultura, dalle rin-ghiere al tondo alla rete elettrosaldata per ce-mento armato. La zincatura a caldo trova unavasta gamma di attuazioni sia nell’edilizia pub-blica che in quella privata, così come in molteinfrastrutture ed elementi di arredo urbano».

A questo proposito, ritiene che si tratti diun processo che dovrebbe entrare a far partedella prassi procedurale nell’ambito lavoripubblici?«La zincatura a caldo garantisce una serie divantaggi diretti e indiretti che una Pubblicaamministrazione non può non prendere in

considerazione: preserva il valore economico diun investimento e quello funzionale di unastruttura, permette di evitare onerose opera-zioni di manutenzione risparmiando costi, ri-sorse energetiche e materie prime, riduce imateriali di scarto e quindi l’inquinamento,aumenta la fruibilità, la sicurezza e l’affidabi-lità nel tempo delle opere realizzate».

Com’è organizzata l’attività dell’azienda?«Il nostro stabilimento di produzione è situatonell'area industriale di Carini ed è realizzatocon le tecnologie più avanzate, tanto da poteressere oggi annoverato fra i più moderni d’Eu-ropa. Disponiamo di ampi piazzali per lo stoc-caggio e la movimentazione dei manufatti trat-tati ed effettuiamo il servizio di presa e resa deimateriali. I controlli accurati su tutte le fasi dilavorazione e la collaborazione con i commit-tenti per la messa in atto di tutti gli accorgi-menti tecnici necessari garantiscono alti stan-dard qualitativi di produzione. L’aziendainoltre, certificata Uni En ISO 9001:2008,Uni En ISO 14001:2004 e registrata EMAS Aln. It-001145, è costantemente impegnata nelraggiungimento di obiettivi mirati alla ridu-zione dell’impatto ambientale».

Giuseppe Prestigiacomo

La zincatura a caldo garantisce unaserie di vantaggi diretti e indirettiche una Pubblica amministrazionenon può non prenderein considerazione

La quantitàdi emissioni

che si potrebberisparmiare ogni

anno in Italiasostituendo

la zincatura allaverniciatura

CO2

1mln

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Il siderurgico punta sulla diversificazione

Un 10 per cento di incremento an-nuo di fatturato è un dato più chepositivo nella fase di stagnazioneeconomico-finanziaria che ha col-

pito i settori industriali. È tuttavia un dato chenon fa i conti con le effettive potenzialità di svi-luppo di molte imprese, che, con le stesse con-dizioni interne, in uno scenario esterno diffe-rente, avrebbero potuto esibire performance benpiù aggressive. È questo il caso della Imc di Tra-pani, centro di produzione siderurgico specializ-zato nella produzione di acciai piani neri zincatie preverniciati, acciai speciali, laminati, lamiere enastri. Come spiega uno dei titolari, FrancescoCardinale: «La nostra è un’azienda giovane, chepunta molto sui giovani e avrebbe avuto le po-tenzialità per ottenere margini di crescita a due

cifre che sarebbero andate oltre il datodel 10 per cento, se il mercato non si tro-vasse in questa situazione di stallo. Non acaso abbiamo continuato ad assumere

personale, ritenendo le risorse umane valide, unaricchezza assoluta della società stessa. La forza del-l’Imc è stata infatti quella di puntare sulla diver-sificazione produttiva, cercando di offrire al mer-cato la globalità della gamma dei prodottisiderurgici e rivolgendosi anche a nuovi settori.«In questo momento il fotovoltaico è il settoreche fa da traino, e dove peraltro si apprezza unacerta disponibilità finanziaria, e per questo mo-tivo ci siamo inseriti nella produzione di semila-vorati e profili aperti destinati a questa tipolo-gia di impianti. Questo è stato possibile graziea un forte investimento in tecnologia e nell’in-novazione. Per il prossimo triennio abbiamo giàprogrammato nuovi investimenti in strumen-tazioni e macchinari che ci permetteranno di in-terrompere l’acquisto all’esterno di molti com-ponenti tecnologici, poiché inizieremo aprodurli internamente». Attualmente orientata a fornire i suoi prodotti intutto il Meridione dell’Italia – avendo come mer-

Le aziende che realizzano prodotti siderurgici e acciai speciali in mono prodotto

hanno avvertito le difficoltà in cui versa l’economia italiana più di quelle che hanno investito

nell’ampliamento della produzione. L’analisi di Francesco Cardinale

Valerio Germanico

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La Imc Spa si trova a Trapani

www.industriemetallicardinale.it

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Imc Spa

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cati di riferimento Sicilia, Calabria, Puglia eCampania –, la società prevede nei prossimi annidi espandere i propri mercati anche all’estero,guardando all'area Maghrebina. «A partire dal2012 inizieremo a investire per entrare nel mer-cato nordafricano, il primo obiettivo sarà la Tu-nisia. Da diverse analisi macroeconomiche,emerge infatti che nel prossimo decennio, anchegrazie all’avvio del processo democratico in se-guito ai rivolgimenti della cosiddetta “prima-vera araba”, si apriranno importanti opportunitàdi sviluppo e crescita in questi paesi. Oltretutto,questi paesi guardano con interesse agli investi-menti stranieri, dato che sono per loro delle oc-casioni di ingresso di tecnologia e per incre-mentare la ricchezza».Come molti imprenditori del Sud Italia, ancheFrancesco Cardinale si trova a lamentare gli alticosti dell'energia e dei prodotti energetici comegas e petrolio, oltre alle lungaggini burocraticheche rubano tempo prezioso alle imprese e l’as-senza di piani che favoriscano la competitività el’iniziativa di impresa come gli elementi chemaggiormente pesano sull’arretratezza econo-mica del Meridione. Quest’ultimo è fatto ancoraspesso di imprese a conduzione familiare, che co-struiscono la propria capacità di tenere il mercato

con le proprie forze interne. Non fa eccezioneImc, che è stata fondata da Vincenzo Cardinalee dai figli Francesco e Andrea nel 1997. «Siamoriusciti a costruire un insediamento industriale ea investire in tecnologie innovative e in un per-sonale altamente qualificato, anche lottandoquotidianamente con l’assenza di servizi di que-sto territorio. Per esempio, anche per il sempliceallacciamento alla rete elettrica, alla fondazionedella nostra impresa, i tempi di attesa hanno su-perato i sette mesi – intervallo di tempo che aun’azienda può costare moltissimo in termini diritorno degli investimenti. Siamo riusciti co-munque a focalizzare l’attenzione sulla qualitàdei prodotti, che ci ha permesso di avviare rap-porti privilegiati e consolidati con i più impor-tanti attori del mercato internazionale che com-merciano in prodotti siderurgici, carpenterieleggere e pesanti, cantieristica navale, allestitoridi veicoli industriali, installatori di impiantifotovoltaici.

~

A partire dal 2012inizieremo a investireper entrare nel mercatonordafricano, il primoobiettivo sarà la Tunisia

Incremento difatturato registrato

da Imc Spanel 2011 rispetto

all’annoprecedente

CRESCITA

+10%

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78 • DOSSIER • SICILIA 2011

Un unico getto di cemento per rea-lizzare in un colpo solo tutta lastruttura della cabina. È questa lanovità introdotta dal nuovo sistema

di produzione che la Nuova Sistemi Elettrici,apripista in Italia per quanto riguarda questoaspetto. La società catanese è oggi diretta daGaetano Biuso, che descrive così i dettagli dellalavorazione: «La vera novità dal punto di vistatecnico è che realizziamo le cabine in un unicogetto, facendo sia le pareti che la base in un’unicasoluzione, grazie a una cassaforma idraulica.Molti concorrenti, soprattutto al Nord, utiliz-zano prevalentemente il metodo a pannelli: sin-goli moduli che, successivamente accostati l’uno

Importanti novità nella produzionedelle cabine elettricheUn nuovo metodo di lavorazione nella realizzazione delle cabine elettriche prefabbricate

consente di ottimizzare le procedure, conseguendo un notevole risparmio in termini di costi

e di tempistiche. Gaetano Biuso descrive questo innovativo sistema “a monoblocco”

Amedeo Longhi

all’altro, vengono assemblati realizzando il box.Questo tipo di lavorazione richiede una tempi-stica maggiore di montaggio e più personale».

Quali sono invece i tempi del vostro si-stema?«Con il nostro nuovo metodo abbiamo ridottosensibilmente le tempistiche: la mattina si montala struttura in acciaio – basamento e pareti – enel pomeriggio viene fatto il getto di cemento.Con questo ritmo siamo in grado di realizzareuna cabina al giorno, per ogni dimensione. Oltre a questo, in cuisiamo all’avanguardia, vorrei citare un altroaspetto tecnico molto importante: il tetto dellacabina è facilmente asportabile, realizzato emontato a parte. Una volta completata la strut-tura infatti, viene prodotta la copertura supe-riore, che può anche essere montata in un luogoseparato, un po’ come il coperchio di una scatolada regalo. Questo consente di collocare all’in-terno in brevissimo tempo tutti i dispositivielettrici necessari – scomparti, inverter, trasfor-matori e altri – direttamente dall’alto, senza la-boriose manovre per introdurre questi macchi-nari nella cabina attraverso la porta consollevatore o altre attrezzature. Con questa no-vità, una fase di lavoro che si faceva in mezzagiornata richiede attualmente all’incirca un’ora».

Che riscontro ha avuto questa nuova tec-nica dal punto di vista commerciale?«Ci ha dato l’importante opportunità di fare ma-

IMPRENDITORI DELL’ANNO

Gaetano Biuso, amministratore unico della Nuova Sistemi Elettrici di Catania

www.nuovasistemielettrici.it

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SICILIA 2011 • DOSSIER • 79

Gaetano Biuso

gazzino. Abbiamo creato cabine di differenti di-mensioni – dalla più piccola alla più grande,cosi come si evince dal nostro sito ove si possonovedere le varie tipologie – che ci danno l’oppor-tunità di avere diverse soluzioni per alloggiare leapparecchiature elettriche all’interno e possiamotranquillamente stoccare nell’apposito spazio dicui disponiamo. Prima lavoravamo su com-messa: il cliente ordinava una cabina e in circa tresettimane lavorative gli veniva consegnato il pro-dotto finito. Oggi siamo in grado di migliorareil servizio grazie a tre aspetti fondamentali. Ilprimo è che, potendo fare magazzino, dispo-niamo di una gamma di prodotti standard inpronta consegna. Il secondo è che abbiamo lapossibilità di realizzare il cemento in un giornoe per poi passare subito alle lavorazioni esterne –rifiniture, impianto elettrico, porte, finestre. Il � �

La novità dal punto di vista tecnicoè che realizziamo le cabine in ununico getto, facendo sia le paretiche la base in un’unica soluzione,grazie a un cassero idraulico

terzo è dato dai prodotti utilizzati che sono di ul-tima generazione».

Il resto del mercato è ancora ancorato al vec-chio metodo di produzione?«Sì, mentre noi lavoriamo a monoblocchi gli al-tri, soprattutto al Nord, lavorano ancora con ipannelli. È vero che anche chi si affida al vecchiosistema ha il materiale a magazzino, ma per ilmontaggio sono richiesti almeno due giorni edè necessario inviare il personale sul posto per rea-lizzare tutte le rifiniture. Noi invece possiamoconsegnare nel giro di un giorno e, una volta ef-fettuata la connessione con i cavi, la cabina è giàoperativa. È importante sottolineare anche cheproduciamo interamente all’interno dello stabi-limento. Questo ci consente di lavorare tutti igiorni dell’anno, per quanto riguarda sia l’aspettocementizio strutturale che per le rifiniture. Nonsiamo condizionati dagli aspetti climatici, comepioggia, caldo d’estate e freddo d’inverno, ope-riamo sempre all’asciutto e in condizioni di umi-dità e temperatura ottimali».

Dal punto di vista societario, cos’è cam-

Il tempo richiestoper completare

una cabinaa monoblocco.

Per una a pannellioccorrono circa

otto giorni

GIORNI3

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80 • DOSSIER • SICILIA 2011

difficile e può dirsi a tutti gli effetti risanata». Il mercato adesso è abbastanza stabile?

«Quello in cui operiamo è un contesto commer-ciale molto strano. La nostra attività ordinaria èrappresentata dai rapporti con Enel e quindidalla realizzazione di cabine elettriche. Fino alloscorso anno poi, abbiamo usufruito anche noi deibenefici portati dal boom del fotovoltaico, che hadato lavoro a tutti. Nel 2010 si faceva addiritturafatica a evadere tutti gli ordini e consegnare le ca-bine. Quest’anno però la nicchia di mercato le-gata al solare ha rallentato moltissimo, anche sesiamo riusciti ugualmente a mantenere un fattu-rato stabile. Per quanto riguarda i rapporti con lacommittenza, il nostro è un lavoro prettamentecommerciale: chiunque sia l’ordinante, soddi-sfiamo la commessa che ci giunge, cabina percabina. Abbiamo diverse certificazioni e quali-ficazioni, fra cui l’Attestato di qualificazioneper la produzione in serie dichiarata delle cabinein c.a.v. per attrezzature elettriche, rilasciato dalConsiglio Superiore dei Lavori Pubblici Servi-zio Tecnico Centrale; la ISO 14001:2004 am-bientale, a cui teniamo tantissimo; siamo iscrittialla SOA per le categorie OS 13 IV e la OG10III per la partecipazione alle gare indette daglienti pubblici; infine, abbiamo la Iso 9001:2008per il Sistema Gestionale Qualità. Siamo quali-ficati anche Enel, che annualmente svolge con-trolli nel nostro stabilimento e di cui siamo for-nitori ufficiali per quanto riguarda le cabine diconsegna DG2061e DG2092. Il nostro corebusiness è la fornitura di cabine elettriche, maci occupiamo anche della realizzazione di qua-dristica bassa e media tensione e collaboriamocon Terna, per la quale costruiamo chioschimetallici».

biato negli ultimi anni?«La Nuova Sistema Elettrici è nata, con la nuovagestione, nel 2005. Ci tengo a sottolineare que-sta cosa perché la vecchia azienda, che esiste daiprimi anni Ottanta, pur avendo lavorato conTerna, Enel e altri grandi fornitori, ha passatoun periodo bruttissimo. Nel 2005 la proprietàha fatto una scommessa impegnandosi a risol-levare e a rilanciare sul mercato una strutturache ormai aveva perso clienti e know-how. Lanostra è una realtà nuova, caratterizzata da ge-stione e politiche aziendali innovative. È im-portante per noi rimarcare l’importanza di que-sto passaggio, perché la vecchia società, laSistemi Elettrici, era ben conosciuta, ma per viadelle ultime difficoltà vissute la sua immaginesul mercato era diventata fortemente negativa.Il nostro obiettivo è stato cancellare tale imma-gine e rilanciare la società. Oggi, confrontandoanche i risultati attuali con quelli degli anniprecedenti, posso dire che l’azienda ha incre-mentato il suo fatturato nonostante il periodo

IMPRENDITORI DELL’ANNO

� �

Oggi, confrontando i risultati attualicon quelli dell’anno procedente,posso dire che l’aziendaha incrementato il suo fatturatononostante il periodo difficile

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In prossimità del porto di Pozzallo, dalquale annualmente passano circa 1,5 mi-lioni di tonnellate di merci, sorge il can-tiere navale della Tec Service Italia. «Ci

troviamo in un punto strategico per l’inge-gneria navale mediterranea, a circa 50 migliamarine da Malta e sulla rotta dei collegamenticon il Nord Africa. Inoltre, il nostro porto,progettato per una movimentazione stimata in500mila tonnellate all’anno, ha già triplicatoil proprio traffico, collocandosi fra i porti piùimportanti dell’intera isola». A parlare è An-tonino Graziano, direttore esecutivo e ammi-nistratore della società, specializzata nella co-struzione e riparazione di imbarcazioni e chedispone di una sala di prova motori fra le piùavanzate a livello nazionale. «Il nostro cantierenavale è il frutto di un investimento che haportato qui in Sicilia la tecnologia più avan-zata per la costruzione di imbarcazioni in ac-ciaio e alluminio marino, permettendo lo svi-

luppo di una cultura tecnica e costruttiva chepone il nostro territorio al top della categoriaa livello italiano». La società realizza costru-zioni navali da diporto, da pesca e da lavoro –come imbarcazioni di salvataggio, pilotine erimorchiatori. – fino a una lunghezza di 50metri fuori tutto. «La nostra tecnica costrut-tiva navale è improntata a criteri di realizza-zione che conciliano la robustezza delle strut-ture portanti e del fasciame esterno all’estremaflessibilità in qualsiasi ambiente marino. Par-ticolare cura è anche data nella progettazionedegli arredamenti e degli interni – disegnate

Uno dei centri siciliani più avanzati per

la costruzione di imbarcazioni da diporto

e da pesca. Antonino Graziano presenta

il suo cantiere, dove si realizzano barche

disegnate dai più prestigiosi

studi navali italiani

Manlio Teodoro

La Tec Service Italia Srl

ha sede a Modica (RG)

www.tecserviceitalia.it

L’avanguardia della carpenteriamarina e industriale

IMPRENDITORI DELL’ANNO

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Antonino Graziano

SICILIA 2011 • DOSSIER • 83

dai migliori studi navali italiani –per tutti i tipi di imbarcazioni, an-che quelle che non sono destinateall’uso di piacere. Possiamo mon-tare, su richiesta, diversi sistemidi propulsione, o anche realizzareil solo guscio del natante». Alla decennale esperienza tecnicanella costruzione di imbarcazionioffshore si è recentemente affian-cato un reparto commerciale. TecService è infatti concessionaria,per la Sicilia, dei motori mariniLombardini, Deutz, Boni Valmet e Fary-mann. «Il nostro impegno di produzione diimbarcazioni pone al primo posto dispositiviantinquinamento. Per noi l’innovazione e latutela ambientale devono andare di pari passoe cerchiamo di coniugare quanto più possibilele ragioni dello sviluppo tecnologico con lanecessità di rendere le attività umane e marineal minimo distruttive dell’ecosistema marino».«Abbiamo una sala per la prova dei motoricon potenza fino a 3mila cavalli. I banchisono completi e performanti, adatti a testaremotori di qualsiasi tipo in tutte le condizionipossibili. Abbiamo l’impiantistica adeguataper il normale svolgimento delle prove anchecon motori privi di ausiliari o sistemi di raf-

freddamento e lubrificazione propri. Ognibanco è dotato di un software per l’analisi deidati. Abbiamo tre modelli di banchi, tutticertificati Rina, che permettono di rilevare lecaratteristiche nei diversi regimi di funziona-mento: dal minimo fino a quello massimoconsentito dalle caratteristiche dei motori». La società ha anche un reparto mobile di as-sistenza che può intervenire in tutto il mondo– ha al suo attivo interventi in Brasile, Nige-ria, Egitto, Emirati Arabi, Tunisia, Israele,Croazia, Spagna e in tutto il Nord Europa –,anche fuori dal contesto navale, per la ripara-zione di motori diesel industriali. «Abbiamomaturato oltre un decennio di esperienza nellamanutenzione di stabilimenti di produzioneenergetici e petroliferi. Nel settore petroli-fero siamo impegnati nel campo della sicu-rezza e dell’ambiente con manutenzioni e ri-parazioni di gruppi motocompressori, gruppimotopompe antincendio, barriere antinqui-namento e gruppi motopompe schiumogeni.Nel settore industriale in genere effettuiamoriparazione e manutenzione generale di mo-tori diesel di qualsiasi tipo e potenza, di mac-chine utensili e di parti di motore. Inoltre la-vorazioni meccaniche di pezzi fino a 10tonnellate di peso, carpenteria leggera e pe-sante di materiali come ferro, acciaio Inox, ot-tone e leghe leggere».

~

Il nostro cantiere navale èil frutto di un investimentoche ha portatoin Sicilia la tecnologiapiù avanzata perla costruzionedi imbarcazioni

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Dalle bussole delle piccole navi da pesca alle zattere

“large capacity” delle grandi navi crociere. Michele Rocca

e Vito Sciacca illustrano quali controlli vengono eseguiti

periodicamente per assicurare il corretto funzionamento

al bisogno dei mezzi di salvataggio delle navi

Manlio Teodoro

Come in qualsiasi altro contesto,anche sul mare, le dotazioni disicurezza sono dettagliatamenteprecisate. Per il particolare conte-

sto e per il numero di persone che coinvol-gono i mezzi di salvataggio delle navi devonoessere annualmente sottoposti a verifiche se-condo specifiche normative, da tecnici quali-ficati e presso aziende allo scopo autorizzate aoperare. Quella fondata dal Capitano di L.C.Michele Rocca e dal Dott. Vito Sciacca è laNavigation’s Srl di Mazara del Vallo. Nataper eseguire i controlli dispositivi di salvatag-gio delle navi da pesca della più grande flottapeschereccia italiana, negli anni è cresciuta ar-rivando a essere ora operativa in tutti i portinazionali e tra i primi nel Mediterraneo. Ne

parliamo con entrambi gli ar-tefici e conduttori della Società.

In che modo la vostra so-cietà contribuisce a garantirela sicurezza nella naviga-zione?Vito Sciacca: «Attraverso l’eroga-zione una serie di servizi, tra iquali l’ispezione e la manuten-zione delle zattere di salvatag-gio autogonfiabili e dei sistemidi evacuazione marini o delleimbarcazioni di salvataggio e

dei relativi dispositivi di ammaino e sgancio.Ovvero degli impianti antincendio di bordo, diogni tipo. Da aggiungere la periodica misura-zione dello spessore delle lamiere dello scafo, ese-guita con sofisticata apparecchiatura a ultra-suoni. Specialistico è inoltre il controllo dellebussole magnetiche, sia se eseguito a bordo chenei nostri laboratori».

Fornite alle navi solo servizi? Michele Rocca: «Assolutamente no! Curiamo neidettagli anche il commercio dei dispositivi di sal-vataggio, dei quali assicuriamo poi l’assistenza,e forniamo dotazioni ed equipaggiamento diogni tipo, necessari e indispensabili per la sicu-rezza in mare. Oltretutto progettiamo e co-struiamo gru per battelli di emergenza e soc-corso come da specifica Direttiva Europea,alcune interamente in alluminio». V.S. : «Proprio perché costruttori di davit for re-scue boat, dal 2009 siamo Membro Effettivodella ILAMA, International Life-Saving Ap-pliances Manufacturer’s Association, cioè l’as-sociazione internazionale dei costruttori di di-spositivi di salvataggio per navi».

In quali porti siete presenti?M.R. : «Dal 1977, da Mazara, operiamo in tuttii porti della Sicilia. Dal 2000 anche nel Golfo diNapoli, a seguito di un’accorta e mirata azionemanageriale, convincente della validità e dellacertezza dell’azione Navigation’s. Non è stato

Chi vigila sulla sicurezzadella navigazione

Vito Sciacca, Quality &

Technical Manager,

e Michele Rocca,

General & Production

manager di Navigation’s Srl,

Mazara del Vallo (TP)

www.navigations.it

84 • DOSSIER • SICILIA 2011

IMPRENDITORI DELL’ANNO

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SICILIA 2011 • DOSSIER • 85

primi storici clienti: i pescatori!»Per aggiornarvi sulle novità normative, sot-

toponete il personale ad attività formative pe-riodiche?V.S. : «Non è possibile eseguire il controllo di unazattera o di un MES o di una imbarcazione disalvataggio o di una gru di messa in mare senzauna specifica formazione. Tutti i nostri Opera-tori sono in possesso delle richieste certificazioni,da rinnovare ogni tre anni. Impegno non dapoco se si pensa che i nostri principali Costrut-tori accreditanti sono esteri. In più in Naviga-tion’s è attiva la formazione e informazione con-tinua su ogni modifica tecnica o normativasopravvenuta. Tutto ciò è comprensibile se sitiene presente del compito delicato e determi-nante cui siamo chiamati».

semplice. Ma oggi vantiamo tra i nostri Clientile principali Compagnie che con navi HSC cu-rano i collegamenti tra Napoli e le Isole. Coi sitioperativi di Livorno, Civitavecchia, Salerno eGioia Tauro, siamo ora presenti in tutto il Tir-reno, servendo navi di ogni tipo, dimensione enazionalità. Intervenendo all’occorrenza anche inporti esteri e non solo mediterranei. Per inter-venti effettuati in un anno siamo tra i primi inItalia. Sicuramente i primi ad aver installato sunavi italiane zattere da 300 persone, con scivoliper la loro evacuazione in pochi minuti».

Di quali autorizzazioni e certificazioni di-sponete per lo svolgimento del vostro lavoro?V.S. : «Per il controllo annuale delle zattere di sal-vataggio e dei sistemi di evacuazione, le nostrestazioni di revisione di Mazara del Vallo, GioiaTauro, Salerno e Livorno sono approvate con de-creto dal Ministero delle Infrastrutture e deiTrasporti. Per l’ispezione e la manutenzione delleimbarcazioni di salvataggio e dei relativi dispo-sitivi di ammaino e sgancio, siamo in possesso diuna speciale autorizzazione decretata dallo stessoMinistero sotto il controllo del Comando Ge-nerale del Corpo delle Capitanerie di Porto.Sono di riferimento le norme IMO (Internatio-nal Maritime Organization)». M.R. : «È da precisare che ogni intervento a bordodelle navi, specialmente estere, è possibile aper-ché i nostri servizi sono certificati dalle più ac-creditate Società di classificazione navi. Dal Rinaal Bureau Veritas, comprendendo Lloyd’s Regi-ster, Germanischer Lloyd, Det Noske Veritas,American Bureau of Shipping, Russian Regi-ster e Nippon Kaiji Kyokai».

Chi sono i vostri principali clienti?M. R. : «Da tempo forniamo le navi della UsticaLines e della Siremar, ora quelle della Tirrenia,della Grimaldi, dell’Alilauro, della Grandi NaviVeloci, della Medmarnavi e della Moby Lines.Allo stesso modo tante navi da carico, portacontainer, petroliere, chimichiere, sia italianeche estere. È nostro key customer la MSC Cro-ciere, della quale curiamo il controllo delle zat-tere di salvataggio e dei sistemi di evacuazione ditutte navi. Stessa attenzione riserviamo ai nostri

Michele Rocca e Vito Sciacca

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Irapidi cambiamenti registrati dal settorealimentare italiano negli ultimi anni im-pongono alle aziende produttrici la defi-nizione di partner strategici in grado di

offrire margini competitivi sempre crescenti.Modificare, migliorare e adeguare continua-mente tutti gli aspetti della produzione ali-mentare secondo le richieste del mercato sonoi parametri imprescindibili per mantenere altoil livello di competitività dell’intero compartonei confronti della concorrenza straniera. Oc-corre dunque aprirsi all’innovazione tecnolo-gica, puntare sulla qualità dei prodotti potendocontare sulla collaborazione di aziende dal-l’esperienza e affidabilità consolidata. Un esem-pio illuminante in tal senso è rappresentatodalla Ri.fra, azienda siciliana con sede a Marsalanata nel 1986 come distributrice di additivi e

coadiuvanti per l'industria di trasformazioneagrumaria. Da allora, Ri.fra ha perseguito unapolitica commerciale sempre attenta alle esi-genze di mercato, si è evoluta nella sua attivitàriuscendo ad ampliare sia la gamma dei pro-dotti offerti che il campo d'azione. L’aziendaguidata da Francesco Pantaleo occupa, oggi,una posizione di rilievo nel mercato siciliano ecalabrese, ma anche in chiave nazionale, conpartnership di prestigio che l’hanno resa unadelle maggiori realtà commerciali nella forni-tura di materie prime ed ingredienti alle indu-strie alimentari. Ci spiega tutto proprio il tito-lare, Francesco Pantaleo.

Qual è la definizione che descrive me-glio il ruolo di Ri.fra nel settore agro-ali-mentare?«Un partner d’eccellenza dell’industria ali-mentare italiana che dal 1986 non ha maismesso di evolversi e soddisfare le esigenze diogni singolo settore».

Come è organizzata la rete commercialedi un’azienda come Ri.fra? «La rete vendita è seguita da un team di col-laboratori specializzati nei vari settori di affe-renza che attualmente sono rappresentati dallatrasformazione agrumaria, il dolciario, la pa-nificazione, la protezione cereali e il lattiero-caseario. Oggi, grazie agli ottimi risultati ot-tenuti, la nostra azienda può avvalersi di unostaff di consulenti e tecnici e della collabora-zione delle più note multinazionali in campoalimentare».

Poco danneggiato dagli effetti della crisi economica, il comparto alimentare italiano punta

a una crescita sul mercato globale coadiuvato da aziende dotate del giusto know-how

e ben radicate sul territorio. Il caso della siciliana Ri.fra nelle parole di Francesco Pantaleo

Erika Facciolla

Francesco Pantaleo,

a sinistra, titolare della

Rifra Srl di Marsala (TP),

con Giuseppe Alagna,

collaboratore

commerciale

www.rifrasrl.eu

L’industria alimentarepunta sulla qualità

88 • DOSSIER • SICILIA 2011

INDUSTRIA ALIMENTARE

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Quali sono i maggiori ostacoli incontratilungo il suo percorso? «Bisogna ricordare che la nostra è una realtàsituata nel profondo Sud dell’Italia, dove losviluppo e l’imprenditorialità trovano ostacolidi diversa natura».

Attraverso quali scelte strategiche inten-dete superare tali difficoltà? «Avvicinandoci alla seconda generazione epotendo disporre di nuova linfa, continue-remo ad investire nella ricerca di prodotti enello sviluppo di nuovi sistemi per soddi-sfare le continue esigenze dell’industria ali-mentare».

La vostra offerta è destinata a diversi“rami” del settore alimentare. In che modoservite questi comparti? «La nostra società serve i diversi compartitramite mezzi propri ed in certi casi, per ve-locizzare il servizio, si avvale di corrieriespressi affidabili e puntuali».

Da quest’anno Rifra comincerà a servireanche il settore lattiero caseario: quali pro-dotti offrirete a questo specifico mercato? «In generale sfrutteremo le linee produttivegià commercializzate, poiché molti prodottiaccomunano già i diversi settori di nostracompetenza. L’inserimento del settore lat-tiero-caseario ci spinge a introdurre ancheprodotti specifici come il caglio, i fermenti,

cere, aromi e altriadditivi e coadiu-vanti».

Quali controllivengono effettuati sulle sostanze destinateal settore food in modo da garantirne la to-tale qualità? «Essendo una delle poche aziende commer-ciali certificate ISO 9001, i prodotti com-mercializzati vengono controllati da un re-sponsabile di qualità appositamentepreposto».

Quanto conta per la vostra realtà l’inve-stimento in ricerca e sviluppo? «Questo aspetto, riferito ad una realtà com-merciale come la nostra, si traduce in un’ana-lisi di mercato continua, supportata dalla par-tecipazione a fiere e convegni di settore tesa adallargare sempre più l’offerta dei prodotti».

Volendo tracciare un bilancio dell’ultimoquinquennio e ipotizzando le strategie fu-ture, quali sono le prospettive di crescitaper Ri.fra? «Negli ultimi cinque anni la nostra azienda haconosciuto un trend di crescita notevole gra-zie ad importanti clienti acquisiti. Per il futuro,l’obiettivo è quello di iniziare una nuova av-ventura con l’acquisizione di linee di prodottidi cui abbiamo notato, a partire dai nostristessi clienti, una crescente richiesta».

~

L’obiettivo è quellodi iniziare una nuovaavventura conl’acquisizione di altrelinee di prodotti

SICILIA 2011 • DOSSIER • 89

Francesco Pantaleo

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Negli ultimi anni, l’itticoltura in Ita-lia ha assunto un ruolo sempre piùimportante nell’intero comparto ali-mentare, stimolata da una domanda

crescente di prodotti ittici da parte del mercatoche ne ha riconosciuto il valore e l’ottimo rap-porto qualità-prezzo. Oltre che da un punto di vi-sta meramente economico, l’itticoltura rappre-senta una grande risorsa anche in chiaveambientale permettendo di ridurre l’eccesivosfruttamento delle risorse marine selvatiche, in

particolare di quelle specie di maggiorpregio che scarseggiano nel pescato.Da un punto di vista qualitativo, i pro-dotti ittici provenienti da allevamenticontrollati italiani si distinguono per leeccellenti proprietà organolettiche ga-rantite da una lunga e severa rete dicontrolli svolti a tutela del consuma-tore finale. La trasformazione dell’itti-coltura, un tempo relegata ad un ruolodi ‘nicchia’ nel mercato, in una eccel-

lenza del made in Italy si deve anche all’operatodi aziende e maestranze che oggi più che mai rap-presentano un patrimonio umano e professionaledi enorme valore. Ne è convinto anche SalvatorePuglisi Cosentino, Amministratore delegato dellasocietà Acqua Azzurra, azienda siracusana, consede a Pachino, nata nel 1988 e specializzata nellariproduzione e vendita di avannotti di specie ma-rine pregiate e nella produzione e commercializ-zazione di pesci da 200 gr. ad 1,5 kg, divenuta or-mai un punto di riferimento per l’intero settoregrazie all’altissimo grado di specializzazione con-seguito in oltre vent’anni di esperienza.

Quali sono i numeri che fanno di Acqua Az-zurra un’impresa leader del mercato italiano? «L’anno in corso si chiuderà con un fatturato dicirca diciotto milioni di euro, con un incrementodel venti per cento rispetto al 2010. L’attualeproduzione di oltre duemila tonnellate annue diprodotti ittici ci permette di avere una fetta dimercato pari al dodici per cento. Questi numeri,conseguiti anche grazie al supporto di un valido

Controlli severi, rispetto per l’ambiente e qualità certificata: sono questi i requisiti che fanno

del prodotto ittico italiano un’eccellenza apprezzata in tutto il mondo, nonostante

la crisi e la concorrenza straniera. Lo conferma anche Salvatore Puglisi Cosentino,

Ad di Acqua Azzurra Spa

Erika Facciolla

Salvatore Puglisi

Cosentino,

Amministratore

delegato della Acqua

Azzurra Spa

www.acquaazzurra.it

Cresce l’itticoltura,tra industria e ambiente

90 • DOSSIER • SICILIA 2011

Page 81: DossSicilia122011

staff di oltre cento dipendenti, ci danno la forzaper tentare di creare un polo di eccellenza in unaterra spesso difficile».

E quali, a suo parere, le mosse vincenti chehanno reso possibili tali risultati? «I risultati positivi scaturiscono principalmente dauna programmazione che ci ha permesso di in-crementare la produzione di pesce a taglia com-merciale grazie all’introduzione di gabbie di nuovatecnologia e di aumentare le vendite degli avan-notti, la maggior parte delle quali rivolte al mer-cato estero (Croazia, Malta, Grecia, Nord Africa)e a società italiane che non hanno al loro internoimpianti di riproduzione».

Ci sono dei margini di crescita ulteriori sucui state investendo? «A breve dovremmo ottenere una nuova conces-sione demaniale in Toscana, nel Golfo di Follo-nica, dove prevediamo di installare ventiquattronuove gabbie a mare, con una piattaforma logi-

stica a terra nella quale confezionare il prodottoallevato. Tale investimento, oltre ad aumentare lacapacità produttiva, ci consentirà di incrementareulteriormente la nostra presenza sui territori delCentro Nord».

Le evoluzioni del mercato corrono di paripasso a quelle delle società: credete di allargarela produzione e puntare su altri target? «Nei primi mesi del 2012 sarà ultimato l’im-pianto di trasformazione, finanziato in parte at-traverso il FEP 2007/2013. Questo ci permetteràdi fare un nuovo passo in linea con l’attuale evo-luzione del mercato, differenziando la tipologiadell’offerta con l’introduzione di prodotti prontida cucinare e adatti ad una clientela con pocotempo a disposizione, ma che non vuole rinun-ciare a un prodotto sano, fresco e nutriente comeil pesce».

Quali sono le scelte strategiche sulle quali èbasata la vostra attività? › ›

❝~

La nuova piattaforma logisticaa terra ci consentirà di esserepresenti sul territorio del Centro Nord

SICILIA 2011 • DOSSIER • 91

Nelle immagini, alcuni

momenti di lavoro

all’interno della filiera

produttiva dell’azienda

di Pachino (SR)

Salvatore Puglisi Cosentino

Page 82: DossSicilia122011

«Priorità assoluta è stata assegnata al controllodella qualità del pesce, dell’ambiente di alleva-mento e alla scelta di mangimi di qualità superioree certificati. Tali fattori hanno permesso l’inseri-mento del prodotto in molte primarie GDO na-zionali, come Coop Italia, Carrefour, Despar, Co-nad, SMA, Esselunga. Acqua Azzurra è inoltrel’unica azienda italiana ad essere inserita nel pro-gramma produttivo “Oasi Plasmon”».

In tal senso, quanto conta la collaborazionee il supporto dei principali istituti di ricerca euniversità? «Direi che il ruolo di queste collaborazioni èfondamentale per la nostra azienda. Un grandeaiuto ci viene fornito proprio dai programmi diricerca e sviluppo che portiamo avanti con ilsupporto delle università, del Parco Scientificoe Tecnologico di Sicilia e del Consiglio Nazio-nale delle Ricerche. Con loro stiamo svilup-pando la riproduzione di nuove specie, nuovetecnologie di allevamento ed alimenti semprepiù ecosostenibili».

Come è strutturata la vostra filiera pro-duttiva?«Il pesce allevato è assolutamente sicuro e con-trollato, ma la sua caratteristica principale è la fre-schezza. Una volta pescato, viene immediata-mente confezionato e arriva nelle piattaforme didistribuzione di tutta Italia nell’arco delle venti-

quattro ore successive alla pesca. Il consumatoredispone pertanto di un prodotto veramente fre-sco e genuino».

Oltre alla qualità e ai controlli, quali sono leproprietà che caratterizzano e distinguono ilpesce italiano da quello straniero? «Il pesce di allevamento italiano vanta un rag-guardevole livello di acidi grassi omega 3, tantoimportanti nella prevenzione delle malattie car-diovascolari e nel combattere i radicali liberi, prin-cipali responsabili dell’invecchiamento. La fre-schezza, l’esiguo contenuto di grassi e le proprietàorganolettiche garantite lo rendono un prodottoleggero e gustoso che può essere consumato ingrosse quantità».

I consumatori hanno oggi l’opportunità diriconoscere la provenienza del pesce acqui-stato. Su quali aspetti, però, si potrebbe fare ul-teriormente leva per garantire una maggioretrasparenza? «Il processo di rintracciabilità della filiera pro-duttiva è estremamente agevole, in virtù del fattoche l’intero ciclo di vita del pesce si svolge all’in-terno dell’azienda, dalle uova depositate dai nostririproduttori fino al pesce fresco pronto da ven-dere. Su ogni singolo pesce viene apposto un si-gillo, al fine di permettere al consumatore di iden-tificarlo e riconoscerne la provenienza. Purtroppo,ancora diffusa è l’abitudine di molte pescherie di

› ›

Oltre a spigole e orate, Acqua Azzurra sta intensificando la produzione di nuove

specie, quali le ricciole, le ombrine, i pagri e i saraghi, la cui produzione è stata

avviata con successo negli ultimi anni. Nel corso del 2010 la società ha

effettuato una piccola produzione sperimentale di seppie che intende

intensificare negli anni successivi. Acqua Azzurra produce attualmente il 12%

circa della produzione nazionale ed è capace di far fronte alle richieste in

termini di diversificazione del prodotto, logistica e freschezza delle più grosse

catene di grande distribuzione. Il 70% circa della produzione viene allevato a

mare in gabbie off-shore. La società dispone di una modernissima avannotteria

a circuito chiuso che ha permesso di intensificare la commercializazione degli

avannotti negli ultimi anni sia in Italia che negli altri paesi del Mediterraneo.

Una crescita nel segnodella modernità

92 • DOSSIER • SICILIA 2011

PRODOTTI ALIMENTARI

Page 83: DossSicilia122011

Salvatore Puglisi Cosentino

togliere il sigillo, in modo da confondere pesci conprovenienze diverse, il più delle volte, allevati inimpianti non italiani, nei quali l’attenzione ed icontrolli non sono pari a quelli da noi vigenti».

Esiste, dunque, un gap nei controlli di qua-lità tra il pesce importato e quello nazionale? «Il prodotto italiano, rispetto a quello importato,presenta un grado di freschezza superiore. Inoltreil sistema di controlli coinvolge un gran numerodi autorità competenti che vigilano ulteriormentesulla salubrità dei prodotti. Infine, esiste un codice

di condotta e un disci-plinare di produzioneredatto dall’API (Asso-ciazione dei Piscicol-tori Italiani), cui aderi-scono gli impianti diacquacoltura italiani,che disciplina ulterior-mente le produzioniitaliane e le contraddi-stingue per qualità e re-quisiti etici e ambien-tali».

Come si traduce

l’impegno di Acqua Azzurra rispetto alle im-portanti tematiche ambientali intrinseche alsettore? «L’azienda ha ottenuto la certificazione ambien-tale da “Friend of the Sea” e sta conducendo unprogramma di ammodernamento degli impiantial fine di ottimizzare le risorse energetiche e ri-durre gli sprechi, oltre a un progetto in itinere perla produzione di energia da fonti rinnovabili. Bi-sogna segnalare ancora l’impegno nella valuta-zione del ‘Carbon Footprint’, importante indi-catore dell’impatto ambientale dell’intero cicloproduttivo».

Per concludere, quali sono gli obiettivi cheintende perseguire nel futuro? «Entrati a regime con il nuovo impianto in To-scana e con il reparto di trasformazione e lavora-zione di Pachino, punteremo con decisione versoun allargamento dell’offerta di nuove specie econ la creazione di uno stabilimento per la pre-parazione di prodotti di terza generazione. Tuttoquesto sperando che anche in Italia si capiscameglio l’importanza dell’itticoltura e di comeessa possa essere una risorsa e un opportunità dicrescita e sviluppo».

~

Il prodotto italiano,rispetto a quelloimportato, presentaun grado di freschezzasuperiore. Il sistemadi controlli coinvolgemolte autorità

SICILIA 2011 • DOSSIER • 93

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AGRICOLTURA

Lo zolfo è un elemento fondamentalenella difesa fitoiatrica dei vigneti e dimolte altre colture, in virtù del suoparticolare meccanismo di azione che,

mediante un processo di sublimazione, inibiscela catena respiratoria delle spore fungine del-l’oidio, provocando la morte di questi perico-losi parassiti. «Lo zolfo ha tre funzioni princi-pali: fungicida, nutriente e correttiva»,sottolinea l’attuale amministratore della Calta-bellotta Srl, Gaetano Caltabellotta. L’azienda diLercara Friddi, fondata nel 1908 dal bisnonnoSalvatore Caltabellotta, è oggi una realtà leadera livello nazionale nella produzione e com-mercializzazione di zolfi per l’agricoltura. «Daqualche anno alla produzione tradizionale dizolfo scorrevole e ramato, abbiamo affiancatola produzione di zolfi correttivi che, in quantoacidificanti, servono a correggere il ph del ter-reno, svolgendo contemporaneamente un’im-portantissima funzione nutritiva per il ter-

reno stesso, alla pari dielementi come azoto, fosforo epotassio».

Come nasce, in Sicilia, que-sta particolare attività?«La Sicilia è storicamente unaregione ricca di miniere dizolfo. Nel secolo scorso questeminiere hanno rappresentatouna risorsa importantissimaper il nostro territorio, inquanto hanno dato vita a unaserie di attività collaterali le-gate all’estrazione e al trasportodello zolfo stesso. Molte fami-glie lercaresi, infatti, in queglianni iniziarono a lavorare lozolfo, che veniva macinato perpoi essere venduto nei paesi li-

mitrofi. L’avvento dell’energia e dei mulini elet-trici modificò radicalmente il modo di operare,generando un incremento notevole della pro-duzione, con l’esigenza di trovare nuovi sboc-chi di mercato. Tuttavia, dopo una fase diboom, alla fine degli anni 60 le miniere dizolfo in Sicilia furono chiuse, perché conside-rate antieconomiche, e questo obbligò gli ope-ratori a importare la materia prima dalla Fran-cia. Molte imprese non riuscirono a superarequesta fase di cambiamento, durante la quale lanostra azienda, allora guidata da mio zio Cri-stoforo, gettò le basi per consolidare invece lasua posizione di mercato».

Qual è, invece, la situazione attuale delsettore?«Dagli anni 90 in poi è iniziato un lento de-clino nei consumi di zolfo in agricoltura, acausa della presenza di prodotti alternativi“spinti” da multinazionali potentissime, comeBayer, Basf e Syngenta, ma anche della dimi-nuzione della superficie coltivata a vigneto inquanto, almeno in Sicilia, gli agricoltori stannorisentendo notevolmente della crisi economica,e le uve sono pagate sempre meno».

Anche in considerazione di questo, qualisono le peculiarità che hanno permesso allaCaltabellotta di attraversare indenne più dicento anni di storia?

Elemento dotato di numerose

proprietà, lo zolfo è da tempo utilizzato

in agricoltura come antiparassitario.

Gaetano Caltabellotta analizza

la situazione del settore, anche

in relazione ai mutamenti avvenuti

in campo agricolo

Guido Puopolo

Gaetano Caltabellotta,

amministratore

della Caltabellotta Srl

di Lercara Friddi (PA)

www.caltabellottazolfi.it

Lo zolfo tutela le coltivazioni

94 • DOSSIER • SICILIA 2011

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Gaetano Caltabellotta

SICILIA 2011 • DOSSIER • 95

«La nostra è un’azienda gestita da sempre inmodo familiare, all’interno della quale le per-sone che si sono avvicendate al vertice sonosempre state capaci di prendere le decisionigiuste al momento giusto. Siamo ben consa-pevoli che lo sforzo da compiere ogni giornoper assicurare al mercato la qualità totale deinostri prodotti è enorme, ma siamo altrettantocerti che senza di questo non potremmo lavo-rare per molto tempo ancora. Abbiamo benchiaro il concetto che le diverse fasi della no-stra attività, sia la produzione sia la commer-cializzazione, sebbene distinte, non possonoessere considerate separatamente, perché rea-lizzare un buon prodotto senza la serietà nellafase di commercializzazione e viceversa, ci por-terebbe in breve a perdere la fiducia e la stimadei nostri partner».

Da un punto di vista geografico, su qualimercati è attiva oggi l’azienda?

«Siamo molto legati al territorio e alle nostretradizioni, ma questo non ci ha impedito diaprirci a nuove realtà, soprattutto negli anni90. Da allora, infatti, sotto la guida di mio pa-dre Michelangelo, abbiamo iniziato a operaresu tutto il mercato nazionale, facendo nostro ilmotto “pensa globale e agisci locale”, am-pliando il nostro raggio d’azione e cercando diadeguarci alle diverse esigenze dei nostri com-mittenti».

In questi anni la Caltabellotta ha ricevutodiversi riconoscimenti per la sua attività.Che valore hanno per voi questi premi?«È vero. Nel 2003 siamo stati insigniti del pre-mio “Lercara che lavora”, destinato a quelleaziende che operano sul territorio da moltianni. Nel 2007 abbiamo invece ricevuto il pre-stigioso premio “Guarino”, che la CCIAA diPalermo riserva alle imprese che hanno lavoratoper oltre 30 anni nello stesso settore economico.Un motivo di grande soddisfazione, in quantoquesti riconoscimenti sono la migliore testi-monianza della bontà del lavoro che portiamoavanti ormai da quattro generazioni».

~

Alla produzione tradizionale di zolfoscorrevole e ramato, abbiamoaffiancato la produzione di zolfiche servono a correggereil ph del terreno

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GASTRONOMIA

102 • DOSSIER • SICILIA 2011

La parola siciliana “shauru” significa“profumo di cose buone”. E shauru èil nome che lo chef Nunzio Inverninoha scelto per il suo laboratorio gastro-

nomico di Comiso, dove si può assaporareun’ampia e ricercata proposta di piatti dellatradizione siciliana. «Dietro ogni sapore dellamia cucina – dice lo chef – c’è una cultura ga-stronomica millenaria, fatta di innesti e conta-minazioni delle diverse civiltà che hanno colo-nizzato la Sicilia o che nell’isola sono transitate.Erroneamente si ritiene che la cucina sicilianasia povera, ma è un paradosso. Se andiamo a ri-troso nella storia, scopriamo che i coloni nellanostra terra hanno introdotto i rudimentaliprincipi di ciò che oggi noi conosciamo comescienza dell’alimentazione. Ecco perché so-

stengo che nella mia cucina non ho inventatonulla di nuovo, ma ho valorizzato la nostrastoria culinaria per realizzare pietanze chehanno una base comune di sicilianità».

Quanto è stata importante la cucina sici-liana nella sua formazione professionale?«È proprio questa la mia tipologia di approcciocon un mestiere che va vissuto in modo sim-biotico, senza reticenze e con grande generosità.Ogni giorno metto la cucina siciliana in ve-trina, abbandonando l’idea di una cucina privadi identità, ma che sia una continua ricerca delgusto, di sapori propri della nostra terra, amal-gamati insieme in continuo divenire, in unasorta di laboratorio gastronomico. La mia cu-cina la interpreto come l’innovazione del piattoche non considero mai completo, bensì su-scettibile sempre di modifiche ed evoluzioni».

Quali sono i segreti della sua cucina e deisuoi piatti?«La mia cucina non ha particolari segreti. È im-prontata sul rispetto della ricetta, sull’accosta-mento delle pietanze e dei sapori, e sulla culturadel gusto. Partendo dal presupposto che l’idea-zione dei miei piatti, paradossalmente, nonnasce mai in cucina, bensì all’esterno. Per esem-pio quando sono alla guida, per ingannare iltempo, comincio a ideare pietanze, accosta-menti, pensando anche ai probabili ingredienti.Questo è l’unico momento della giornata in cuimi posso dedicare alla creazione, perché poi,

Una cucina improntata sul rispetto della ricetta, sull’accostamento delle pietanze

e dei sapori. E sulla cultura del gusto tipica della terra iblea. Nunzio Invernino racconta perché,

dopo aver lavorato nei ristoranti di tutta Europa, è voluto tornare a Comiso

Luca Cavera

Un laboratorio gastronomicoper la sicilianità

Nunzio Invernino,

chef del laboratorio

gastronomico

Shauru, Comiso (RG)

www.shauru.it

[email protected]

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Nunzio Invernino

SICILIA 2011 • DOSSIER • 103

passi a realtà – sono la capacità di offrire in-dividualità, personalizzazione e superamentodel già definito».

Com’è nata la voglia di creare un labora-torio gastronomico a Comiso?«Comiso è la mia città natale, dalla quale, permotivi professionali, sono stato lontano pertrentacinque anni. Dopo tanti anni distantedalla mia terra, ho deciso che non potevopiù vivere in nessun luogo se non nella terraIblea. Qui ho ritrovato continue gratifica-zioni da parte di chi assaggia la mia cucina eriesce a coglierne le sfumature. Creare il la-boratorio gastronomico Shauru è stato unmodo per dare un’impronta tangibile alla miaesperienza di chef».

��

Erroneamente si ritiene che la cucina siciliana sia povera, ma è un paradosso. Se andiamo a ritroso nella storia, scopriamo che i coloni nella nostra terra hanno introdotto i rudimentali principidi ciò che oggi noi conosciamo come scienza dell’alimentazione

quando sono davanti ai fornelli, non ho più lapossibilità e il tempo di pensare a nuove ri-cette».

In quale momento queste idee di pietanzediventano dei piatti veri e propri?«Il momento di ispirazione è quando sono da-vanti alla dispensa aperta e ai frigoriferi. Tirofuori tutto ciò che c’è e comincio a preparare,inventare, sperimentare, sognare e poi gustare.Ma questo non può avvenire mai davanti ai for-nelli, in quel momento si deve essere rigorosi,attenti e osservatori di se stessi: per rispettarein pieno le materie prime che si hanno tra lemani e per mettere il proprio impegno nellarealizzazione di un’idea. La scopo e il motoreche muovono un’idea – affinché da sogno

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104 • DOSSIER • SICILIA 2011

Ègiunto il momento di parlare del fu-turo, anche per un’azienda che fa diuna tradizione ultracentenaria uno deisuoi punti di forza. «Questo è stato un

anno che ci ha indotto a guardarci dentro e a ca-pire come razionalizzare le risorse e ripresentarsisul mercato forti e rinnovati». A parlare è MariaLuisa Averna, rappresentante della quarta gene-razione della famiglia Averna, che da 1868 pro-duce e commercializza uno degli amari più co-nosciuti al mondo.

Un classico della tradizione degli amari italiani che non guarda solo al passato,

ma pensa in prospettiva e cerca di offrire nuovi prodotti. Ne parla Maria Luisa Averna

Francesco Bevilacqua

Dopo questa riflessione, quali iniziativeavete pensato per affrontare al meglio le sfidedel mercato?«Quest’anno siamo usciti con alcune novità, lapiù significativa delle quali è un nuovo prodotto:una crema di amaro Averna. Un drink che puntaa un target più giovane, capace di accostare il sa-pore del nostro prodotto principale, l’amaro clas-sico, al gusto delle nuove generazioni, con unamodalità diversa e più fresca. Questa scelta èstata frutto di numerosi studi che hanno rilevatoche questa tipologia di prodotto trova il consensodei consumatori e raggiunge un target più gio-vane, incontrando anche il favore del pubblicofemminile. Dunque, perché non far provare il gu-sto dell’amaro attraverso la crema? Sul frontedolciario abbiamo messo a punto un nuovo pro-dotto anche per la Pernigotti, la prestigiosaazienda cioccolatiera piemontese che abbiamo ac-quisito nel 1995: siamo usciti già da alcuni mesicon una crema di fondente alla gianduia, unanuova proposta che vuole avvicinare consumatorigià esperti di cioccolata, che amano l’intenso gu-sto del fondente».

Il 20 per cento della vostra produzioneviene esportata e sono circa 60 i paesi in cuisiete presenti.«Non vogliamo solo presentarci con nuove pro-poste, ma anche proporci su mercati del tuttonuovi. È proprio ciò che ci stiamo apprestandoa fare in questi mesi, visto che i mercati europei,che sono le nostre destinazioni di elezione, stannovivendo momenti non facili. Da qui la scelta diaffacciarsi su nuove piazze, forti della qualità deinostri prodotti e del classico bere italiano. L’Ita-

TRADIZIONI ITALIANE

Maria Luisa Averna,

vicepresidente

del Gruppo Averna

di Caltanissetta

www.averna.it

Il futuro dell’amaro

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SICILIA 2011 • DOSSIER • 105

Maria Luisa Averna

lia infatti, ha molto da dire da questo punto divista. I paesi per noi più importanti sono quelliin cui il gusto dell’amaro è già consolidato,quindi la Germania e l’Austria, anche se in que-sto momento stiamo cercando di riproporrequesti sapori in Sud America, dove ci sono tantiitaliani, magari di seconda generazione, che si-curamente conosceranno il nostro prodotto e loritroveranno con piacere, anche se per via delleparticolari condizioni dei mercati locali, non è fa-cilissimo raggiungere questo obbiettivo».

Promozione e comunicazione sono semprestati ambiti e da voi meticolosamente curati.«Come tutti i marchi di largo consumo, è moltoimportante sapersi proporre in maniera semprenuova e accattivante sul mercato. Dobbiamo es-sere capaci di parlare con il pubblico, raccontarei nostri prodotti, tramandare la storia del nostrobrand, far capire l’importanza dell’attenzioneche rivolgiamo ai metodi di produzione, tra-smettere a chi beve il nostro amaro che propo-niamo le stesse emozioni che proviamo noi nelrealizzarli. E siamo convinti di riuscirci, perchédietro a ogni messaggio risiedono approfonditistudi e tecniche comunicative, che per noi rive-stono grande importanza».

Cosa volete comunicare a chi consuma il vo-stro amaro?«Vogliamo trasferire tradizione e qualità, poichédietro ai nostri liquori e distillati si cela un ap-

parato produttivo preciso ed efficiente, dispo-niamo controlli molto severi finalizzati a garan-tire la qualità di quello che proponiamo. Dicosempre che dalle nostre aziende voglio che nonesca niente che noi non siamo orgogliosi di dareanche ai nostri figli».

Vuole concludere con una considerazionesul prossimo futuro?«Da donna vorrei sottolineare il ruolo di grandeimportanza che può giocare il genere femminile:le donne hanno la capacità di essere più lungi-miranti di quanto non siano gli uomini e ser-vono a completare la visione maschile. Si trattadi due entità complementari che si fondono inun unico elemento, in cui la parte femminilepossiede la capacità di pensare di più alle gene-razioni future e di lanciare lo sguardo in pro-spettiva. Stiamo vivendo un momento negativo,ma si sta facendo molto perché ci possa essere unavvenire pieno di speranza per le generazioniche ci seguiranno. Il nostro obiettivo è che ilpubblico impari ad apprezzare la qualità dei pro-dotti che offriamo e lo sforzo che si cela dietro aquesta qualità».

�A chi consuma il nostro amarovogliamo comunicare tradizionee qualità, poiché dietro ai nostriliquori e distillati si cela un apparatoproduttivo preciso ed efficiente

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Secondo le stime uffi-ciali dell’Ispra, negliultimi vent’anni ab-biamo avuto 1 mi-

liardo di danni l’anno. In pra-tica si è speso molto più perriparare i danni che per preve-nirli. Trascorso poco più di unmese dall’alluvione di Messina,interviene il ministro dell’Am-biente Corrado Clini sottoli-neando come per scongiurarealtre tragedie si dovrà arrivarea «ragionare in una logica diprevenzione, piuttosto che diemergenza». Occorre dunquepuntare, come ci chiede anchel’Europa, su misure strutturaliche consentano programma-zioni di lungo periodo per ilriassetto e la protezione del ter-ritorio. «Le misure previste nelnostro decreto – afferma Clini– sono un primo passo in que-sta direzione».

In uno dei prossimi Consi-gli dei ministri dovrebbe es-sere presentato un decretoche prevede l’istituzione di

un “fondo nazionale di pre-venzione” contro il dissestoidrogeologico, che dovrebbecontenere alcune “misure ra-dicali”. Quali quelle più si-gnificative?«Le priorità sono la preven-zione e l’accelerazione dei mec-canismi di spesa nelle emer-genze. Priorità che andrannoconiugate, ed è possibile, conscelte di fondo che impongonouna riduzione radicale dellaspesa pubblica. Il decreto cheabbiamo predisposto è incar-dinato su queste due esigenze.La prima esigenza è assicurarealle amministrazioni locali lacapacità operativa in situazionidi emergenza, affinché l’inter-vento sia efficiente e più ra-pido; questa necessità si col-lega con l’urgenza di dotare ilfondo per le emergenze con fi-nanziamenti sufficienti per ga-rantire la capacità effettiva dispesa. La seconda esigenza ri-guarda la prevenzione, che dalpunto di vista strategico è prio-

ritaria: ciò significa aggiornarela mappa della vulnerabilitàdel territorio, vuol dire identi-ficare le zone a rischio e inquali aree bisogna intervenireprima che siano colpite da ca-tastrofi naturali; e poi significaadottare regole ferree nella ge-stione del territorio, a comin-ciare dalla lotta agli abusi edi-lizi, dalla lotta all’usodissennato di territori vulne-rabili, dalla lotta contro la de-forestazione e nello stessotempo una grande manuten-zione del territorio. Si devonoquindi garantire interventistrutturali, legati ai rischi deri-vanti dagli eventi climaticiestremi, peraltro sempre piùfrequenti a causa dei muta-menti del clima che sono inatto».

TUTELA DEL TERRITORIO

108 • DOSSIER • SICILIA 2011

Secondo i dati della Cgia di Mestre solo l’1 per cento dei 41

miliardi stanziati per la protezione dell’ambiente vengono spesi

per contrastare il dissesto idrogeologico.

Il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini presenta misure radicali

tra gestione del territorio e dei fondi destinati alla prevenzione

Renata Gualtieri

Il dissesto idrogeologicoè una priorità assoluta

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Corrado Clini

SICILIA 2011 • DOSSIER • 109

Per queste misure come sidovrà ragionare? «In termini non di stretta co-pertura della spesa pubblicabensì di conto economicocomplessivo, che consideri an-che i danni produttivi e il calodi produttività causati da franeo alluvioni, e valuti quindi lerisorse investite in questocampo come un vero investi-mento produttivo. Per questomotivo abbiamo pensato a unaforma di integrazione automa-tica del fondo di protezione ci-vile e un credito d’imposta afavore dei privati che finan-ziano, su aree proprie o altrui,interventi di mitigazione delrischio idraulico individuatidal ministro dell’Ambiente. Labozza di decreto prevede inol-tre la tracciabilità dei flussi fi-nanziari e la verifica in temporeale dello stato di avanza-mento delle attività di eroga-zione e gestione dei fondi de-stinati alla prevenzione, maprevede anche misure per ga-rantire l’informazione ai citta-

dini sugli stati d’allerta e suiprovvedimenti a tutela dellapubblica utilità».

Lei parla di regole di ge-stione del territorio. Ci saràanche una revisione dellenorme urbanistiche?«Ho parlato di revisione dinormativa urbanistica perchéoccorre tener conto delle con-dizioni mutate di rischio. Per-ché è accaduto che sciagure elutti siano avvenuti anche làdove si era costruito nel pienorispetto delle norme urbanisti-che e degli indici di rischio. Ilproblema è che rispetto alleprevisioni di rischio di 30 o40 anni fa, oggi ci troviamodinanzi a una situazione pro-fondamente modificata; credonaturale che la disciplina ur-banistica debba adeguarsi allecondizioni climatiche nuove.Sono consapevole che una mo-difica della legge urbanisticachiede tempi lunghi, si puòperò cominciare con lineeguida che indichino i nuovicriteri di cautela per la pro-

grammazione urbanistica nellezone a rischio».

Occorrerà rivedere anche ilPatto di stabilità, i cui vincolinon permettono ai Comunidi attingere a risorse prezioseper intervenire sulla messa insicurezza del proprio territo-rio?«È un’esigenza recepita nellaproposta di decreto. Pensiamoa una deroga al patto di stabi-lità per gli enti locali per gli in-terventi immediatamente suc-cessivi agli eventi che hannocausato danni. Abbiamo avutoun caso paradossale in Sicilia,dove i fondi per la tutela delterritorio, stanziati dopo le al-luvioni degli anni scorsi, nonpotevano essere usati perchéla capacità di spesa era bloc-cata dal Patto di stabilità: ab-biamo sbloccato quella situa-zione, ma c’è bisogno di unanorma che ponga in via defi-nitiva le risorse per la difesadel suolo e per la prevenzionefuori dai paletti del Patto distabilità».

In apertura,

il ministro

dell’Ambiente

Corrado Clini

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110 • DOSSIER • SICILIA 2011

La causa principaledell’inquinamentodel mare Mediterra-neo è l’elevato traf-

fico di petroliere. Infatti,circa un quarto di tutte lenavi che trasportano greggionel mondo passano dal ba-cino mediterraneo. L’elevatotraffico petrolifero natural-mente fa crescere il rischiodi incidenti e dei conse-guenti danni ambientali,particolarmente gravi in uncontesto geografico di marechiuso come è quello del

Prevenire l’inquinamento del MediterraneoLe procedure di sicurezza antincendio e antinquinamento che prevengono la dispersione

degli idrocarburi in mare. Petra Volklandt Ciancio spiega come si realizza la salvaguardia

dell’ambiente nei porti di Augusta e Pozzallo

Manlio Teodoro

Petra

Volklandt Ciancio,

presidente di Snad

Spa, Augusta (SR)

[email protected]

mare che bagna Nord Africaed Europa Meridionale. Perquesto motivo esistono so-cietà specializzate nell’offrireservizi di sicurezza antincen-dio, prevenzione dell’inqui-namento e, in seguito a inci-denti, di disinquinamento.Nell’area del porto di Augu-sta e di Pozzallo, opera laSnad, società di navigazionedotata di mezzi e competenzeper affiancare i maggiori ope-ratori del settore petrolchi-mico nello svolgimento delleoperazioni che determinanoun rischio ambientale. Neparliamo con la presidentePetra Volklandt Ciancio.

Come si svolge concreta-mente il vostro lavoro?«Le procedure relative all’an-tinquinamento preventivovengono eseguite con l’uti-lizzo di barriere galleggianti,poste attorno alle navi che ef-fettuano attività potenzial-mente pericolose – pronti aentrare in servizio, con ulte-riori attrezzature come, peresempio, gli skimmer, in caso

di necessità. Per quelle rela-tive al servizio integrativo an-tincendio – che garantisce lasicurezza a bordo delle naviche movimentano materialipericolosi e inquinanti, so-prattutto in ambienti parti-colarmente delicati, come ipontili delle raffinerie – sonodeputate oltre settanta guar-die ai fuochi».

Chi sono i vostri princi-pali partner?«Intratteniamo rapporti dicollaborazione, garantiti dacontratti di lunga durata,con i maggiori operatori por-tuali di Augusta, come peresempio Esso, Erg, Sasol.Inoltre, con la marina mili-tare e i cantieri navali, oltreche con tutte le agenzie ma-rittime che rappresentanol’armamento italiano e stra-niero e che approdano nelporto di Augusta».

Di quali autorizzazioni siè dovuta dotare la vostra so-cietà per svolgere le attività?«Tutte le attività sono svoltein regime di concessione o di

SICUREZZA IN MARE

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SICILIA 2011 • DOSSIER • 111

Petra Volklandt Ciancio

autorizzazioni rilasciate siadalla capitaneria di porto chedalle autorità portuale locali.Le attività relative alla tuteladell’ambiente, come la pre-venzione dell’inquinamentoe quelle, fortunatamentesempre minori, del disinqui-namento a seguito di sversa-menti in mare, sono svolteseguendo rigide regole det-tate dalle ordinanze locali,dalle leggi nazionali e daquelle internazionali che re-golamentano questi servizi».

Di quali certificazionisiete dotati?«Da anni ormai la società ge-stisce tutte le attività secondoi dettami delle norme inter-nazionali Iso 9001:2008, Iso14001:2004 e Ohsas18001:2007. Abbiamo otte-nuto le relative certificazionidal Rina, in qualità di orga-nismo accreditato a rilasciaretali certificati e a verificareannualmente la corretta ge-stione del sistema integrato».

E per quanto riguarda laformazione del personale?«La maggior parte del perso-nale, sia amministrativo che

operativo, fa parte della so-cietà da oltre venti anni. Haquindi sviluppato una lungaesperienza sul campo, oltreche attraverso momenti diformazione specifica. Questaesperienza, unita all’ingressoin azienda di tecnici giovani,garantisce una regolare tra-smissione di competenze eknow how, permettendol’evoluzione continua dellecapacità operative».

Quali sono state le tappefondamentali nella storiadell’azienda?«La società è stata fondata nel1974 da mia suocera AnnaMaria Amico, alla quale sonosubentrata io nel 1993. Fin

dall’esordio, l’azienda haavuto un orientamento pre-ciso nel settore della naviga-zione antincendio e disinqui-namento. Da allora la societàha lavorato, in un crescendodi attività, mezzi e compe-tenze nel porto di Augusta ePozzallo, sino a raggiungereun organico fisso di oltre 75unità tra personale marit-timo, operativo, tecnico eamministrativo. Con miasuocera prima e me dopo, ledonne della famiglia hannorappresentato il vero cuoreorganizzativo di questa realtà,garantendone, spesso congrossi sacrifici, la continuità eil rilancio delle attività».

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Cresce il solare nel nostroPaese. Solo nel 2011sono entrati in eserciziocirca 6.500 megawatt di

potenza fotovoltaica e ad oggi sonoattivi oltre 270 mila impianti; laPuglia, con circa 1.685 megawattper 17.812 impianti, mantiene ilprimato della regione con maggiorepotenza installata, mentre la Lom-bardia resta in testa alla classificadelle regioni con maggior numerodi impianti in esercizio (38.810 per993 megawatt). L’andamento delleinstallazioni per l’anno in corsoproietta di fatto l’Italia al primoposto nella graduatoria mondialeper potenza entrata in esercizio nel2011. «Il settore ha visto una cre-scita esponenziale dell’installato, inmodo particolare dal 2009, e con-tribuisce oggi per circa il 5% al fab-

POLITICHE ENERGETICHE

112 • DOSSIER • SICILIA 2011

Dal sole un’opportunità di crescitaeconomica e occupazionaleL’Italia è al primo posto

nella graduatoria mondiale

per potenza fotovoltaica

entrata in esercizio nel 2011.

«Ora serve innanzitutto

un quadro normativo stabile»

dice Gianni Chianetta,

presidente di Assosolare

Michela Evangelisti

Gianni Chianetta, presidente di Assosolare

Page 97: DossSicilia122011

bisogno nazionale di energia elet-trica – spiega il presidente di Asso-solare, Gianni Chianetta –. Ma gliattuali risultati di mercato sono le-gati al vecchio conto energia;adesso iniziano a farsi sentire gli ef-fetti del quarto conto, approvato ainizio maggio».

Come promuovere ulterior-mente il fotovoltaico e sostenere leimprese del settore affinché ac-quisiscano un ruolo sempre piùimportante nella competizione in-ternazionale?«Serve innanzitutto una stabilitànormativa che permetta agli attoridel settore di operare in un quadroaffidabile di regole con un respiro dimedio e lungo termine. E va poiimplementato in breve tempo unprocesso serio di semplificazionedelle procedure autorizzative. È fon-damentale, inoltre, che si lavori sullato infrastrutture: lo sviluppo dellereti e l’introduzione di soluzioni dismart grid e di sistemi di accumulosono alla base del futuro sviluppodella generazione distribuita. La for-mula giusta per lo sviluppo diun’industria italiana delle rinnova-bili a nostro avviso sta, infine, ne-gli sgravi fiscali e nelle agevolazioniper la ricerca e l’insediamento distabilimenti produttivi sul territo-rio nazionale».

La cultura del solare si sta radi-cando: quali sono le previsioni diulteriore espansione? «Le previsioni sono difficili da fare.Tutto dipenderà dalla volontà poli-

tica del governo di continuare a so-stenere il fotovoltaico fino alla gridparity. Nel breve termine, si vedràuno sviluppo del segmento degli im-pianti a tetto, “privilegiato” dallanuova normativa del quarto contoenergia, con particolare riferimentoagli impianti su tetto commerciale oindustriale verso cui si sta orien-tando il mercato a seguito delle se-vere limitazioni imposte agli im-pianti a terra. Per i piccoli impiantiresidenziali, la crisi economica e unnon facile accesso al credito potreb-bero stemperare le potenzialità disviluppo. Ferme restando queste dif-ficoltà, però, molto può e deve esserefatto sul piano della divulgazione edella comunicazione. Il fotovoltaicoha subito attacchi mediatici di variogenere, prendendo a pretesto pro-blematiche comuni a qualsiasi set-tore produttivo che sono state esa-sperate o distorte. La realtà è chel’energia del sole, fonte inesauri-bile e gratuita, rappresenta unamodalità “democratica” di pro-durre energia elettrica, che per lasua semplicità e versatilità appli-cativa è destinata a crescere in tuttoil mondo: questo, forse, anche adiscapito di altre fonti».

Quali sono le ultime novità sulfronte della ricerca e i prossimiobiettivi?«La ricerca si muove ad ampio rag-gio, dal miglioramento dei rendi-menti della tecnologia esistente allaricerca di nuovi materiali, fino allesperimentazioni sul fotovoltaico or-

ganico. Il fotovoltaico a concentra-zione rappresenta un’altra direttrice.Gli obiettivi sono quelli di arrivare aprodotti in grado di offrire rendi-menti sempre maggiori a costi sem-pre più contenuti. Un segmento adalto potenziale di innovazione, e incui c’è ancora molto da fare, è l’in-tegrazione architettonica: è in con-tinua espansione e continuerà a es-serlo nel prossimo futuro. L’altravera sfida, non impossibile, sarà ren-dere programmabile e facilmente ge-stibile quanto prima le rinnovabili,e in particolare il fotovoltaico, consistemi di accumulo e smart grid».

Avete di recente definito le li-nee d’azione strategica dell’asso-ciazione per la fine 2011 e l’ini-zio 2012. Quali sono le prioritàindividuate?«La prima riguarda la promozionedegli investimenti nel fotovoltaico ela crescita del mercato, attraverso lastabilità del quadro normativo. Se-condo punto, la partecipazione at-tiva alla definizione dei prossimiprovvedimenti legislativi a partiredalla prossima strategia energeticanazionale. Rimane poi l’impegnocostante per la semplificazione deiprocessi autorizzativi ai fini del ri-lascio degli incentivi e la certezzasui tempi. Il quarto punto pro-grammatico riguarda l’incentiva-zione dell’innovazione tecnologicae delle reti».

Assosolare punta, inoltre, a fa-vorire l’aggregazione tra le asso-ciazioni del settore.

Gianni Chianetta

SICILIA 2011 • DOSSIER • 113

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«Una voce compatta, che possa par-lare a nome di tutto il fotovoltaico,può avere maggior peso ed efficacianel raggiungimento di obiettivi chesono sostanzialmente comuni a tuttele realtà associative del comparto. Al-tra priorità è fare corretta informa-zione nei confronti dell’opinione pub-blica e della classe politica, per farpercepire i concreti vantaggi del foto-voltaico: il settore dell’energia solare inItalia è un’opportunità per la ripresa ela crescita economica e occupazio-nale, quanto mai indispensabile inun momento di crisi. Nel 2011 il set-tore ha contribuito significativamenteal Pil, in controtendenza rispetto allacongiuntura economica generale delPaese, dando lavoro ai giovani, cre-ando imprenditorialità diffusa e svi-luppo tecnologico, attraendo ingentiinvestimenti dall’estero, rendendo le

imprese competitive a livello interna-zionale e favorendo l’indipendenzaenergetica dell’Italia».

Quali dovrebbero essere le lineeguida della futura strategia ener-getica nazionale?«La politica deve prendere atto dellepotenzialità delle rinnovabili e adot-tare una chiara strategia energetica afavore delle energie pulite, con obiet-tivi numerici ambiziosi a step inter-medi come ha già fatto la Germania.Strategia, questa, che dovrebbe supe-rare le divergenze dei partiti politici el’alternanza dei governi. La strada, sevogliamo guardare il problema in

modo realistico, è già tracciata. E nonsolo da politiche europee nel settoreenergetico-ambientale, ma anche dauna serie di constatazioni ad ampioraggio che partono dall’insostenibilitàambientale dell’attuale paradigmaenergetico basato prevalentemente suicombustibili fossili, alle tematichedella dipendenza dell’Europa da paesiterzi, spesso instabili o inaffidabili. Lepolitiche italiane in tema di rinnova-bili dovranno andare nella direzionegià indicata dalle direttive Ue, adat-tandole alle peculiarità del Paese.L’Italia è il paese del sole. Non restache usare al meglio questo dono».

POLITICHE ENERGETICHE

114 • DOSSIER • SICILIA 2011

La quotaormai superata di

potenza fotovoltaicainstallata sul

territorio nazionale

MEGAWATT

10mila

Le strutture attive,secondo le

previsioni, in Italiaentro la finedell’anno

IMPIANTI

350mila

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La ricerca si muove ad ampio raggio, dalmiglioramento dei rendimenti della tecnologiaesistente, alla ricerca di nuovi materiali, allesperimentazioni sul fotovoltaico organico

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Simone Togni

SICILIA 2011 • DOSSIER • 115

Un’industria forte e d’eccellenza,

che però al momento subisce dure penalizzazioni.

«Il settore eolico – sottolinea il presidente

dell’Anev, Simone Togni – ha sofferto una riduzione

dell’incentivo del 40% in quattro anni»

Michela Evangelisti

Più efficienzaautorizzativa

In Italia nel 2010 sono statiprodotti circa 8,4 terawattoradi energia elettrica da fonteeolica, pari al fabbisogno di

quasi 8 milioni di persone. Unaquota che rappresenta circa l’11%della produzione da rinnovabili nelnostro Paese, seconda solamenteall’idroelettrico. Uno studio del-l’Anev, basato sulle risultanze diun protocollo di intesa con le prin-cipali associazioni ambientaliste,prevede al 2020 un potenziale na-zionale di 16.200 megawatt di po-tenza complessiva da fonte eolica,per una quota di energia pari a27,5 terawattora. «Questi dati evi-denziano una certa timidezza ri-spetto a quanto riportato nel Pianod’azione nazionale per l’eolico, ecioè circa 13mila megawatt al 2020– commenta il presidente del-

l’Anev, Simone Togni -. Alla lucedei 6.500 megawatt installati adoggi, dal 2012 al 2020 ne reste-rebbero da installare 6.500 in ottoanni, un obiettivo raggiungibile ecoerente, ma non realizzabile senzauna stabilizzazione del quadro nor-mativo».

Quali opportunità per le im-prese e per lo sviluppo energeticoed economico del nostro Paesesono racchiuse nell’eolico?«La crescita delle installazioni eoli-che negli ultimi 15 anni nel nostroPaese ha portato indubbi benefici intermini economici e occupazionali.Ad oggi si registrano circa 30milaoccupati, diretti e indiretti, nel set-tore, con una potenzialità al 2020 dicomplessive 67mila unità, una pro-ducibilità energetica stimata in 27terawattora, circa venti milioni di

tonnellate di Co2 risparmiate e unaquota di investimenti privati previ-sta in oltre 10 miliardi di euro. Almomento, però, tutto questo è aforte rischio, soprattutto per le mi-sure fortemente penalizzanti impo-ste anche retroattivamente al set-tore. Il settore, ad esempio, hasubito una riduzione dell’incentivodel 40% in quattro anni e per � �

Simone Togni, presidente dell’Anev

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POLITICHE ENERGETICHE

116 • DOSSIER • SICILIA 2011

l’anno in corso si parla di un tagliodel 22%, a cui si è già aggiunta adagosto, con le misure contenutenella manovra, una tassazione ulte-riore dei ricavi del 10,5%. Per que-sti motivi oggi molti progetti eolicisono tecnicamente in default con lebanche».

Verso quali obiettivi si muove laricerca nel settore?«La ricerca nel settore potrebbe es-sere indirizzata su due binari, chein qualche modo possono proce-dere di pari passo: da un lato, sullasemplificazione della componenti-stica, che renderebbe sicuramentepiù agevole la fase di manuten-zione su macchine che necessitanodi una logistica operativa com-plessa. Dall’altra parte, varrebbe lapena ragionare su possibili evolu-zioni tecnologiche che consentanodi integrare meglio nelle reti gliimpianti e viceversa; come noto,infatti, la non programmabilità diqueste fonti rinnovabili deve ve-dere uno sforzo di integrazioneforte tra il Gestore della rete e l’as-sociazione di categoria, per evitareinefficienze e sprechi. Va registrato,comunque, come in ambito tecno-logico ci siano in Italia numeroseeccellenze e l’industria nazionaledell’eolico oggi sia esportatricenetta di tecnologia, con particolarieccellenze nel settore della compo-nentistica meccanica».

Quali sono al momento le lineeguida dell’associazione?«L’Anev sta facendo molto per unacorretta informazione e per la for-mazione e la promozione di questa

tecnologia presso le istituzionicompetenti e il grande pubblico.Organizza periodicamente, anchein concomitanza con le più im-portanti manifestazioni del settore,momenti di confronto e di infor-mazione che culminano con le ini-ziative connesse alla “giornatamondiale del vento” di giugno, dicui è promotrice e organizzatrice.A livello istituzionale l’Anev è pre-sente in numerosi gruppi di lavoro,tecnici e istituzionali, dove si di-scute del panorama legislativo na-zionale nel settore delle energie rin-novabili. Per quanto riguardal’attuale situazione regolatoria, l’as-sociazione è attivamente coinvoltanella consultazione per l’emana-zione dei decreti ministeriali at-tuativi per gli obiettivi delle rin-novabili al 2020».

Quali misure occorrerebbero alivello nazionale a sostegno di unulteriore sviluppo e della regola-mentazione dell’eolico? «È assolutamente necessario inter-venire con misure che consentano

di riallineare gli incentivi al costodelle tecnologie e al contesto dicrisi finanziaria in corso. L’au-mento del costo del denaro e lastretta del credito, insieme ai taglipaventati per gli impianti, possonoessere in parte compensati dalla ri-duzione, seppur marginale, che ilcosto della tecnologia matura comequella eolica ha avuto. Bisogne-rebbe concentrarsi, perciò, quantopiù possibile in azioni di efficien-tamento complessivo, annullandole inefficienze autorizzative, peresempio riducendo drasticamente itempi di autorizzazione elimi-nando le barriere tecnologiche an-che relative alla rete, evitando diintrodurre ulteriori inefficienze».

Quali priorità dovrebbe porsi ilnostro governo in vista della fu-tura strategia energetica nazionale?«È auspicabile che si punti in ma-niera decisa su fonti di energia chepossano assicurare indipendenza ener-getica, sostenibilità ambientale, svi-luppo tecnologico e occupazione,come appunto le rinnovabili».

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POLITICHE ENERGETICHE

118 • DOSSIER • SICILIA 2011

La torta della produzionedi energia elettrica italianaè unica in Europa: se lamedia vede generalmente

una fetta pari al 60-70% circa ge-nerata da un mix variabile di car-bone e nucleare, in Italia la fa dapadrone il gas naturale (con unaquota del 60% circa), che vieneimportato per l’85% dall’estero,soprattutto da Algeria e Russia. Ementre in Europa il 33% del-l’energia elettrica è prodotta da car-bone, in Italia la percentualescende al 12%. «Tutti gli sforzi do-vrebbero essere volti a riequilibrareil mix energetico nazionale – am-monisce Andrea Clavarino, presi-dente di Assocarboni, associazionefondata nel 1897 che rappresentaoltre 90 aziende attive nel settoredei combustibili solidi –. Senzal’energia nucleare e con le rinno-vabili ancora troppo costose, l’Ita-

lia dovrebbe aumentare l’uso delcarbone per superare una situa-zione che minaccia la sicurezzaenergetica del Paese e mina la com-petitività della sua industria». Se-condo il World energy outlook2011, nel 2010 il consumo mon-diale di carbone è salito del 10,8%e il carbone è stato ancora unavolta il carburante con la più ra-pida crescita. Nel corso degli ultimidieci anni, la domanda globale dicarbone è cresciuta di circa il 55%,una crescita sia in termini di vo-lumi che di valore percentuale su-periore a qualsiasi altra risorseenergetica, incluse le rinnovabili.

Quali sono oggi le reali possibi-lità del mercato italiano del car-bone e quali previsioni di crescitasi possono formulare?«Quest’anno l’Italia aumenterà lesue importazioni di carbone dicirca il 7%. In seguito al no al nu-

cleare del referendum d’inizioanno, il mercato italiano del car-bone è destinato a crescere anchenei prossimi anni; per sostenerlo,basterebbe permettere ai privatiche hanno intenzione di investirenel settore di farlo. In Italia sonoprevisti investimenti per oltre 5,5miliardi di euro per la conversioneo la nuova costruzione di centrali acarbone di ultima generazione».

A quali progetti in particolare fariferimento?«Ai progetti Sei a Saline Joniche,alla conversione da olio a carbonedella centrale Enel di Porto Tollecon l’installazione della tecnologia“carbon capture and storage” e allariqualificazione dello stabilimentoTirreno Power a Vado Ligure. In-vestimenti che, oltre a creare più di5 mila posti di lavoro, garantireb-bero un’efficienza media dei nuoviimpianti del 46% e porterebbero la

Riequilibrare il mix energeticoL’Italia ha una quota di utilizzo

di carbone estremamente

bassa. «Siamo pronti a fare

investimenti importanti,

nell’interesse del Paese e nel

pieno rispetto dell’ambiente»

dice Andrea Clavarino,

presidente di Assocarboni

Michela Evangelisti

Andrea Clavarino, presidente di Assocarboni

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Andrea Clavarino

SICILIA 2011 • DOSSIER • 119

quota del carbone da un 12 a un16%, valore comunque molto in-feriore a quello europeo del 33%circa. Contiamo di ottenere i per-messi in tempi non biblici: del pro-getto su Porto Tolle si parla da seianni e la fase autorizzativa non èancora terminata».

Quali vantaggi porterebbe unmaggiore sviluppo del carbone peril sistema Paese, oltre a una ridu-zione della dipendenza da gas?«Innanzitutto più competitivitàper la nostra industria manifattu-riera. Non a caso la Germania, cheoggi rappresenta il cuore manifat-turiero d’Europa, vive sul carbone,oltre che sul nucleare».

A quali livelli è arrivata la ricercatecnologica nel settore?«Abbiamo investito moltissimonella ricerca e negli impianti pi-lota. Tra i progetti più innovativirecenti, c’è quello lanciato da Enel

in collaborazione con Eni pressola centrale Federico II di Brindisiper realizzare un impianto pilota dicattura e sequestro della Co2. Gliimpianti italiani sono meravigliosi,il carbone è tutto stoccato e sigil-lato, e hanno un’efficienza mediadel 40%, contro una media euro-pea del 35%, con punte di eccel-lenza del 46% a TorrevaldaligaNord: solo in Giappone e Dani-marca ci sono impianti che pos-sono competere con i nostri. Il pa-radosso è che, pur essendo davantia tutti sotto il profilo della compa-tibilità ambientale, siamo i minoriconsumatori in Europa di carbone.In Italia 9 centrali a carbone su 13sono certificate Emas - la certifica-zione ambientale di standard eu-ropeo, più severa rispetto alla cer-tificazione Iso 14001; dovremmoessere premiati con un aumentodelle quote, lasciando che i privati

facciano investimenti come neiloro progetti».

Quali dovrebbero essere le lineeguida della futura strategia ener-getica nazionale?«Cerchiamo di non aumentare laquota del gas, che è già molto alta,proviamo a portare il carbone al20% e le rinnovabili a un altro20%. Le rinnovabili nel 2012 co-steranno al cittadino qualcosacome 6 miliardi di euro di incen-tivi; di questo passo in soli tre annisi raggiungeranno i 18 miliardi,una cifra colossale, che rappresentapiù della metà della manovra at-tuata dal nostro primo ministroMonti. Le rinnovabili vanno be-nissimo, ma il cittadino sa real-mente quanto gli costano? L’entitàdegli incentivi è stratosferica; michiedo se le nostre economie cipermettano di reggerla ancora perdiversi anni».

Da un maggiore sviluppodel carbone l’Italia ricaverebbeuna riduzione della dipendenzada gas e più competitività per lasua industria manifatturiera

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POLITICHE ENERGETICHE

120 • DOSSIER • SICILIA 2011

In viaggio con la roadmapeuropea fino al 2050L’Unione europea chiede una progressiva decarbonizzazione dell’economia.

«Obiettivi che richiedono una profonda trasformazione del modo di produrre e

consumare l’energia». Gli scenari di Enea, nel punto di Pietro Maria Putti

Elisa Fiocchi

Nei tredici pro-grammi congiuntidella EuropeanEnergy Research

Alliance, che coinvolgono più di2mila ricercatori da più di 150organizzazioni con un investi-mento pari a oltre 200 milionidi euro, ce n’è uno, quello di ri-cerca sulle celle a combustibile,affidato al coordinamento del-l’Enea, uno dei 15 enti europeifondatori che costituisconol’Executive Committee.«Rappresenta un’occasione dicooperazione per i centri di ri-cerca e le università che inten-dono condividere le loro com-

petenze e collaborare allo svi-luppo di tecnologie energeticheinnovative», dichiara a tal pro-posito il subcommissario diEnea, Pietro Maria Putti.«L’agenzia partecipa anche adaltri programmi, tra cui quellosulle bioenergie, sulla geoter-mia, sui materiali per reattorinucleari e sull’energia eolica».Nell’insieme, si tratta di pro-grammmi che riguardano le tec-nologie energetiche relative alsolare a concentrazione, l’ener-gia marina, le smart cities,l’idrogeno e le celle a combusti-bile, lo stoccaggio dell’energia elo studio di nuovi materiali e

processi per applica-zioni energetiche chevanno a coprire tuttele tecnologie del co-siddetto Strategicenergy technologyplan (Set Plan), pro-gramma della Com-missione europeasulle azioni da intra-prendere nel settoredelle tecnologie a

bassa emis-sione diCO2 percontribuire al raggiungimentodegli obiettivi 20-20-20.

Quale ruolo avrà Enea nelfuturo programma di finan-ziamento della ricerca euro-pea Horizon2020, il futuroprogramma di finanziamentodella ricerca europea, l’erededel 7° programma quadro,che partirà dal 2013?«Negli ultimi anni l’Enea ha sa-puto raccogliere molti successi efinanziamenti con la sua parte-cipazione alle attività del 7° pro-gramma quadro: dalle tecnolo-gie per il solare termodinamicoa concentrazione (simili a quelledel progetto Archimede), allereti intelligenti, al fotovoltaicoinnovativo come quello a con-centrazione. La riorganizzazionedi Enea deve portare al poten-ziamento delle eccellenze pre-senti, ma anche a un sempremaggiore coordinamento conattività analoghe portate avantida altri enti di ricerca. Le risorse

Pietro Maria Putti,

subcommissario

di Enea

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Pietro Maria Putti

SICILIA 2011 • DOSSIER • 121

sono scarse e il loro impiego vaottimizzato. Se a livello euro-peo si punta ai programmi con-giunti della Eera, a livello na-zionale occorre varareprogrammi pluriennali focaliz-zati sulle priorità individuate dalSet plan, in modo da esserepronti per un auspicabile co-fi-nanziamento comunitario,compiendo al tempo stesso ilmassimo sforzo di coordina-mento ed integrazione delle va-ste ed eccellenti competenze esi-stenti».

Quali altre collaborazionisono state messe in atto congli organismi europei di ri-cerca nel settore energeticoper contribuire al raggiungi-mento degli obiettivi 20-20-20?«Con questi ultimi programmi,che vanno a integrare quelli giàesistenti, si coprono tutte le tec-nologie energetiche del pro-gramma Set plan della Com-

missione Europea. S’intendecosì imprimere una forte acce-lerazione allo sviluppo di questetecnologie a basso contenuto dianidride carbonica grazie all'al-lineamento delle reciproche at-tività di ricerca nazionali in pro-grammi congiunti europei,permettendo così un’ottimizza-zione delle risorse».

In Italia come si sta evol-vendo il settore delle tecnolo-gie a bassa emissione di CO2rispetto ai parametri richiestidalla Commissione Europea? «L’Unione europea, dopo averadottato la strategia clima-ener-gia basata sugli obiettivi del pac-chetto 20-20-20, ha approntatouna roadmap per il 2050. Que-sta nuova strategia prevede unaprogressiva decarbonizzazionedell’economia, con un impegnodi riduzione di gas serradell’80% al 2050 e un’intensifi-cazione dello sforzo al 2020. InItalia, le politiche e misure si

sono focalizzate sugli aspetti dimitigazione e sulle strategieenergetiche. Dal 2005 al 2009gli investimenti nella R&S intecnologie a basso contenuto dicarbonio sono aumentati del230%, soprattutto per meritodei membri del G20. L’Italia,però, manifesta difficoltà nellatenuta competitiva della pro-pria base industriale nei nuovisettori delle tecnologie low-car-bon.

Quali fattori impedisconola crescita del mercato?«Negli ultimi anni gli investi-menti italiani in questi settorihanno mostrato un apprezza-bile tasso di crescita, persino su-periore a quello degli StatiUniti, secondo paese in terminidi investimenti totali dopo laCina, ma risultano ancora scar-samente concentrati sull’inno-vazione tecnologica. Rispettoagli obblighi del Protocollo diKyoto, l’Italia si trova in una si- � �

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POLITICHE ENERGETICHE

122 • DOSSIER • SICILIA 2011

� �La nuova strategia Ue prevede un impegno di riduzione di gas serradell’80% al 2050 e un’intensificazione dello sforzo per il 2020

tuazione più favorevole rispettoagli anni passati, non lontanadall’obiettivo di riduzione delleemissioni del 6,5%. Anchel’obiettivo di riduzione dei gasserra al 2020 per i settori non-Ets, cioè non interessati dal si-stema europeo di emission tra-ding, sarebbe alla nostra portataqualora tutte le politiche e mi-sure (attuate e operative, attuatee non ancora operative, pro-grammate e previste) venisseropredisposte».

Quali scenari energetici diaccelerazione tecnologicasono stati elaborati da Enea econ quali risultati?«Le nostre ricerche mostranocome l’effettivo raggiungimentodegli obiettivi europei richiedauna profonda trasformazionedel modo di produrre e consu-mare l’energia. Gli scenari ener-getici per l’Italia evidenzianocome, soprattutto nel breve-me-dio periodo (2020), la possibi-lità di riduzioni importanti delle

emissioni di Co2 sia legata inprimo luogo a un significativomiglioramento dell’efficienzaenergetica (quasi il 50% della ri-duzione è imputabile ad inter-venti di efficienza nei settori diuso finale) e a un uso massicciodi tecnologie più efficienti cherichiedono investimenti impor-tanti. Nel lungo periodo, in-vece, diviene necessario il pienosviluppo delle tecnologie ri-guardanti la “carbon captureand sequestration” e le rinnova-bili e, oltre alla decarbonizza-zione dei sistemi di generazioneelettrica, assume grande impor-tanza un uso più razionale del-l'energia da parte dei consuma-tori finali».

Sono circa un centinaio inuovi prodotti della ricercarealizzati dall'Enea per lo svi-luppo delle rinnovabili e perl’efficienza energetica. Qualisono i principali obiettivi del-l’accordo di programma si-glato con il Ministero dello

Sviluppo economico per iltriennio 2009-2011?«Il ruolo che l’Enea ricopre nelcollaborare con il Ministerodello Sviluppo economico e conle istituzioni preposte alle tema-tiche energetiche ed ambientalisi esplica in più settori: dalpiano d’azione nazionale per leenergie rinnovabili a quello stra-ordinario per l’efficienza ener-getica, che rappresentano im-portanti punti di riferimentoper il conseguimento degliobiettivi europei al 2020. In-fatti, all’impegno consolidatonei settori delle tecnologie per lefonti rinnovabili e per l’intro-duzione di innovazione nel si-stema della produzione e deiservizi, si affianca l’affidamentoall’Enea della funzione di agen-zia per l’efficienza energetica.Inoltre, l’agenzia contribuiscealla definizione della politicaenergetica del Paese attraverso l’elaborazione di ana-lisi di scenario».

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POLITICHE ENERGETICHE

124 • DOSSIER • SICILIA 2011

C on un incremento pro-duttivo del 500% nel2010, quella fotovol-taica è l’industria con il

più alto tasso di crescita in Italia e ingenerale nel mondo, dove nel 2010,si è registrata una crescita del 118%sull’anno precedente. Nel nostroPaese sono più di 100mila le per-

sone che lavorano nelle oltre 3milaimprese del solare che, nell’ultimoanno, ha generato un fatturato di40 miliardi di euro e il 2% del Pil.Da questo punto di vista, la Siciliasi pone come regione strategica,avendo due punti di forza assoluti:la maggiore superficie e la maggioreirradiazione solare dell’intero terri-

torio nazionale. «Anche dal puntodi vista della produzione di compo-nenti per energia da fonti rinnova-bili, si registrano grossi interessi diaziende che hanno investito o vo-gliono investire in Sicilia» dichiaraAlessandro Spadaro, presidentedella Piccola Industria di Confin-dustria Sicilia. A testimonianzadello sviluppo energetico presentesul territorio, nel 2009, nelle cam-pagne fra Corleone e Monreale, èstato realizzato il più grande tettofotovoltaico della regione, sosti-tuendo il pericoloso cementoamianto dei tetti di tredici capan-noni di un’azienda agricola con ol-tre 10mila moduli fotovoltaici insilicio policristallino.

In Sicilia, il prezzo dell’elettri-cità e del metano è il più elevatoin Italia. Come la scelta di creareuna grande industria del solaresta rivoluzionando l’approcciodelle aziende sul territorio?«Il costo della bolletta energeticarappresenta uno dei principali fat-

Alessandro Spadaro, presidente della Piccola Industria di Confindustria Sicilia

Strategie solariSono cresciute le imprese impiantistiche in Sicilia per la maggiore domanda

del mercato, anche se le lungaggini burocratiche hanno frenato il pieno sviluppo

del settore. Ne parla Alessandro Spadaro

Elisa Fiocchi

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SICILIA 2011 • DOSSIER • 125

tori che minano la competitivitàdelle imprese siciliane. Per tale mo-tivo molte aziende hanno puntatosull’utilizzo di energia da fonti rin-novabili, in particolar modo sul fo-tovoltaico. Purtroppo, le condi-zioni di contesto, mi riferiscosoprattutto alle lungaggini buro-cratiche degli iter autorizzativi,hanno frenato il pieno sviluppo diun settore che in Sicilia, la regionecon la maggiore insolazione, haenormi potenzialità».

Quale sviluppo stanno regi-strando le imprese attive in Siciliae quale assistenza ed incentivisono riservati a quelle interessatead adottare le tecnologie per en-trare nell’industria del solare? «Specialmente negli ultimi periodisi sono registrate buone perfor-mance delle imprese del compartodella green economy in Sicilia. Sonocresciute le imprese impiantistiche,in ragione della maggiore domandadel mercato. Per citare solo l’ultimoesempio in ordine di tempo, la

3Sun, la nuova azienda nata dal-l’iniziativa di Enel Sharp e St, sul fo-tovoltaico, ha realizzato a Cataniaun investimento di 358 milioni dieuro e creato più di 300 posti di la-voro. Ritengo comunque che le po-tenzialità del settore nella nostra re-gione siano ancora notevoli».

A Palermo è stato realizzato ilpiù grande tetto fotovoltaico dellaSicilia, a Ragusa si produconomoduli particolarmente potenticon celle solari (tedesche) in sili-cio monocristallino ed è stato bre-vettato anche un boiler “a strati-ficazione forzata”. Quali altreimprese del territorio rappresen-tano l’innovazione e il futuro delcomparto green siciliano?«Senza entrare nel merito delle sin-gole aziende, ritengo in generale chela green economy possa diventare inSicilia, ed in tutto il Mezzogiorno,un elemento catalizzatore della ca-tena di connessione tra ricerca e in-novazione e produzione per espri-mere al meglio le potenzialità del

sistema universitario e di ricerca edel patrimonio territoriale: un ter-reno molto favorevole anche per glispin-off per la ricerca pubblica e piùin generale per la nascita e la crescitadi imprese innovative».

Nel comune di Castronovo sonostati installati 892 pannelli foto-voltaici sui tetti di cinque edificicomunali con un risparmio di33mila euro all’anno sulla bol-letta e di immissioni in atmosferaper oltre 130 tonnellate di ani-dride carbonica ogni anno. Cisono altri progetti simili attuabiliin futuro sul territorio?«Prendendo in considerazione gliimpianti in esercizio dal 1° al 4°conto energia, si rileva come la Si-cilia abbia fatto registrare nell’ul-timo periodo una migliore perfor-mance, che potrebbe essereulteriormente rafforzata se solo sipotesse disporre, all’interno dell’as-sessorato regionale, di una strut-tura adeguata per quantità e qualitàdi risorse umane».

La 3Sun ha realizzatoa Catania uninvestimento di 358milioni di euro, dandolavoro a 300 persone

Alessandro Spadaro

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126 • DOSSIER • SICILIA 2011

L’Europa continua aspronare i suoi Statimembri verso il con-seguimento degli

obiettivi posti dal Protocollo diKyoto, ovvero incrementare del20% l’utilizzo di fonti di ener-gia alternative e sostituire il20% della produzione di ener-gia fossile con energia prodottaattraverso i biocombustibili. Perraggiungere tali traguardi, fi-nora l’Italia si era servita, tra glialtri, degli oli vegetali, adatti siaa creare energia rinnovabile sia aprodurre biodiesel. Oggi, però,alla luce dei nuovi aumenti diprezzo degli oli vegetali, a com-parire nella lista di materiali ido-nei per scopi ecocompatibilisono i grassi animali colati, ot-timamente utilizzabili per il ri-sparmio energetico. A guardarecon interesse a questi nuovi svi-luppi del settore è la Sicilgrassidi Catania, specializzata nellaproduzione di concimi organicie grassi fusi, nella rigenerazionedi oli alimentari esausti e nellaraccolta di questi materiali.L’azienda è stata fondata da Do-menico Parisi, tutt’ora una co-

lonna portante dell’impresa.«Fino a poco tempo fa – spiegaGiorgio Parisi, figlio del fonda-tore e Amministratore delegatoe direttore tecnico dell’attività –gli usi dei nostri prodotti eranopoco conosciuti e poco ambiti;oggi, invece, grazie ai nuovi sce-nari aperti dal risparmio ener-getico, i grassi e gli oli per usoindustriale sono tornati alla ri-balta e il nostro settore è l’unicoche registra progressi e miglio-ramenti nonostante la crisi eco-nomica».

Quanto incide sul vostro bi-lancio l’attività legata al trat-tamento degli oli per la pro-duzione di biodiesel?«Il recupero degli oli alimentariesausti per la produzione di bio-carburanti sta crescendo in ma-niera esponenziale e infatti nel2010, questa specifica attivitàha rappresentato circa il 30 per-cento della nostra produttivitàtotale ed è stata rivolta in parti-colare all’esportazione versoMalta, Spagna e Nord Africa.Le previsioni future riguardoalla raccolta degli oli, così comedei grassi, sono ottime, in

quanto grazie agli incentivi eco-nomici stanziati dagli Stati glioperatori del settore sono spintia raccogliere piuttosto che a di-sperdere. Inoltre, la richiesta dioli vegetali esausti sta aumen-tando non solo per la possibi-lità di produrre biodiesel, maanche per l’opportunità di ge-nerare energia elettrica da bio-massa».

La Sicilgrassi si distingueanche per una costante ri-cerca volta al miglioramentodei processi di lavorazione. Atal proposito, quali sono statele innovazioni più recenti e

A fronte dei nuovi sviluppi in ambito energetico e ambientale, il settore dei grassi per uso

industriale sta continuando a crescere e a proporre soluzioni sempre più interessanti

e innovative. Giorgio Parisi racconta la sua esperienza nel settore

Emanuela Caruso

Dagli oli alimentariai biocarburanti

RINNOVABILI

Giorgio Parisi,

Amministratore

delegato e direttore

tecnico della

Sicilgrassi di Catania

[email protected]

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SICILIA 2011 • DOSSIER • 127

significative?«Tra le innovazioni più interes-santi possiamo citare l’inceneri-tore-deodoratore, in grado dicaptare gli effluenti gassosi e dibruciarli, così da impedire chegli stessi si propaghino nell’am-biente circostante. Oltretutto,la combustione creata da questoimpianto, unita all’azione diuno scambiatore di calore, per-mette di produrre vapore chel’azienda può riutilizzare neivari processi di lavorazione. Èimportante ricordare anche lo“svecchiamento” che abbiamoeffettuato l’anno scorso e checi ha portato a sostituire un vec-chio generatore di vapore conuna nuova caldaia alimentata ametano. Infine, sono in fase disostituzione anche le vasche diraccolta e l’impianto di maci-nazione; al loro posto impie-gheremo tecnologie che con-sentiranno di contenere ladiffusione degli odori e una mi-gliore sterilizzazione dei pro-

dotti finiti».Quali sono stati i risultati

più importanti conseguitiquest’anno?«Tra i più rilevanti si collocasenz’altro l’aumento del 60%della produttività aziendale, maaltrettanto importanti sono i ri-sultati conseguiti sotto il profiloambientale e sociale. Que-st’anno, Sicilgrassi ha raccoltoalmeno 100mila tonnellate inpiù di sottoprodotti o scarti ani-mali. Ciò significa che si è veri-ficato, da parte di macelli e ma-cellerie, un minore abbandonodi scarti nelle discariche e neicassonetti per R.S.U. Siamoriusciti a intercettarne diversetonnellate che, in passato, sa-rebbero state conferiti, tramitetrasportatori autonomi, in al-tre parti d’Italia. Questo è unpassaggio fondamentale, inquanto la riduzione dei viaggi,via terra o via mare, di materialialtamente deperibili come gliorganici, riduce la possibilità di

propagazione del rischio biolo-gico. Attraverso la nostra poli-tica di incentivazione alla rac-colta e alla conservazione di olie grassi, siamo riusciti a recu-perare materiali altrimenti in-quinanti».

Quali gli obiettivi e le sfideprincipali che attendono laSicilgrassi nel 2012?«Essendo produttori di grassianimali colati e oli vegetali re-cuperati, ovvero di biomassa,stiamo orientando i prossimiinvestimenti verso la produ-zione di energia elettrica da bio-massa. Inoltre, ci stiamo impe-gnando a promuovere laraccolta differenziata degli olivegetali esausti direttamentenelle famiglie, ragion per cuisperiamo di poter collaborarecon i vari comuni al fine di in-trodurre questo nuovo concettodi riciclo dei grassi, che neltempo porterà a una maggiortutela delle acque e a minoricosti di depurazione».

Giorgio Parisi

��

Grazie ai nuovi scenari aperti dal risparmio energetico, i grassie gli oli per uso industriale sono tornati alla ribalta e il nostro settoreè l’unico che registra progressi nonostante la crisi economica

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RINNOVABILI

Idati relativi alla crescita delsettore fotovoltaico ita-liano collocano questa in-dustria in testa alla classi-

fica dei settori più produttivi delpaese. Secondo i dati dell’Energy& Strategy Group del Politec-nico di Milano, fra il 2008 e il2010 il fatturato delle impreseche lavorano nel solare è cre-sciuto del 125 per cento. Unadelle regioni italiane che perprima ha raggiunto il traguardodella grid parity – ovvero l’equi-parazione fra i costi per la pro-duzione di elettricità dal sole e icosti per i combustibili fossili –è la Sicilia. Non a caso l’isolamaggiore del Mediterraneo èanche la regione italiana piùestesa e anche quella con la mag-giore irradiazione solare. La sua

vocazione al fotovoltaico èquindi iscritta nella sua stessageografia, benché la grid parity,con una politica energetica piùattenta, si sarebbe già potuta rag-giungere da qualche anno. Par-liamo di questi temi con l’inge-gnere Francesco Mulè, titolare diCM Costruzioni meccaniche,azienda che lavora nel fotovol-taico sul territorio siciliano e an-che nella produzione di stampiindustriali.

Quale è stato l’andamentodel settore fotovoltaico in Si-cilia nel 2011?«Per il fotovoltaico l’anno chesta per concludersi è stato quellodell’esplosione del settore. Lanostra sola impresa ha instal-lato impianti per un totale di 18MW. Questo ci ha portato adecuplicare il fatturato rispettoal biennio precedente. Tuttavia,nonostante questi risultati e ilraggiungimento della grid pa-rity, le prospettive future per losviluppo del solare in Sicilianon sono rosee. E questo acausa delle nuove direttive, sianazionali che soprattutto locali.Per questo la nostra impresa,che attualmente ricava il 99%del proprio fatturato dal foto-voltaico, sta cercando di diver-sificare la produzione ancheverso altri settori».

Cosa la preoccupa soprat-tutto delle ultime novità nor-mative?

Nell’isola è stata raggiunta

l’equivalenza di costi fra combustibili

fossili e tecnologia fotovoltaica

per produrre energia elettrica. Il settore

cresce nonostante lo scarso sostegno

istituzionale. Ne parla l’ingegnere

Francesco Mulè

Manlio Teodoro

Francesco Mulè, titolare di CM Costruzioni meccaniche Srl, Alcamo (TP)

www.cmtrackers.it www.cmalcamo.it

Torniamo a sostenereil “potenziale solare”

128 • DOSSIER • SICILIA 2011

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Francesco Mulè

SICILIA 2011 • DOSSIER • 129

«A livello regionale lo sviluppodel settore è stato ostacolato,sia per questioni burocraticheche politiche. Non c’è stata lavolontà di favorire la crescitadel fotovoltaico, che se è cre-sciuto è stato solo per propriaspinta e non grazie all’aiutodelle istituzioni locali. E questoè paradossale sia perché la Sici-lia è stata la prima regione apoter diversificare la propriaproduzione energetica allostesso costo dei sistemi di pro-duzione tradizionali, sia per-ché, se ci paragoniamo a re-gioni come la Puglia, le aziendedel nostro settore lì hanno rag-giunto dimensioni multinazio-nali, mentre qui siamo cresciuticertamente, ma siamo rimastisottodimensionati rispetto allapotenzialità che abbiamo».

La vostra attività è nata ori-ginariamente in Lombardia esolo in seguito si è spostata inSicilia. Quali sono le diffe-renze di mercato fra questidue territori?«Le differenze sono di diversotipo. Dal punto di vista della

domanda, in Lombardia e nelNord Italia in generale, la ri-chiesta è di parecchie volte su-periore a quella che attualmenteesiste in Sicilia. Questo vuoldire però che esiste anche mag-giore concorrenza. Qui al Sudla concorrenza è ancora poca, dicontro però manca un indottotecnologico. E questo deter-mina che per molte delle nostreesigenze di approvvigiona-mento di componenti siamocostretti a richiederli da territorianche molto distanti. Le veredifferenze fra Lombardia e Si-

cilia, tuttavia, sono nel sistemadi sviluppo, che qui semplice-mente manca».

Può delineare una geografiadella vostra committenza e iltipo di richieste che ricevete?«In questo momento la mag-gior parte dei nostri commit-tenti sono tutti siciliani, anchese questi a loro volta poi hannoun committente straniero – vi-sta secondo quest’ottica, que-st’anno il 20 per cento del no-stro fatturato è stato generatoda clienti americani. Noi pro-duciamo impianti da installaresul terreno, che sono sostan-zialmente diversi da quelli daapplicare sui tetti, che richie-dono la costruzione di un im-pianto differente. Un impiantoa terra è sempre un progettocostruito su misura e adeguatoalle condizioni del sito, sia dalpunto di vista dimensionaleche da quello della resistenzadei componenti alle condizioniatmosferiche».

❝~

Per il settore fotovoltaico il 2011 è statol’anno dell’esplosione. Abbiamo installatoimpianti per un totale di 18 MW

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GESTIONE RIFIUTI

Una società a capi-tale misto pub-blico-privato che,proprio per questa

sua particolare composizione, èin grado di associare l’indirizzogenerale, la visione dei pro-blemi e la sensibilità ambientaletipiche del settore pubblico,con la managerialità, lo spiritodi iniziativa e la ricerca del ri-sultato economico, elementiche da sempre caratterizzanoun’impresa privata. È questa, insintesi, la forza di Mosema Spa,società fondata nel 1995 da Ge-senu Spa, realtà leader nel set-tore della gestione ambientale,e dal Comune di Mascalucia,grosso centro urbano della Pro-vincia di Catania. «La nostramission può essere riassunta indue parole: migliorare la vitadelle persone, migliorandol’ambiente in cui esse vivono»,

spiega l’avvocato Concetta Ita-lia, presidente del Cda di Mo-sema Spa. «Interpretare le esi-genze e le aspettative dei nostriclienti, che oggi sono i citta-dini di Mascalucia, San Grego-rio, Sant’Agata Lì Battiati, SanPietro Clarenza, Pedara, Nico-losi, plasmando la nostra orga-nizzazione in funzione di taledomanda, riteniamo sia un fat-tore chiave di successo», ag-giunge l’ingegner Fabrizio Pa-tania, amministratore delegatodella società.

Quali sono, nello speci-fico, gli ambiti operativi diMosema?CONCETTA ITALIA «Nell’ambitodei servizi di igiene urbana, iservizi di raccolta differenziatacostituiscono il core businessaziendale, a cui si affiancanoperò servizi di pulizia locali edi gestione del verde pubblico.Negli ultimi mesi, per quelche riguarda la raccolta diffe-renziata, Mosema ha realizzatoun progetto di grande valore,che ha comportato un note-vole sforzo organizzativo, mache ha prodotto risultati ec-cellenti. Basti pensare che nelComune di San Pietro Cla-renza il livello di raccolta dif-ferenziata oggi è pari al 62%,mentre a Nicolosi ha rag-giunto una percentuale del56%. La prossima sfida saràquella di completare, in tempibrevi e con la massima garan-

zia per gli utenti, il progettoche porterà il nostro princi-pale cliente, Simeto AmbienteAto Catania 3, al raggiungi-mento dell’obiettivo del 65%di raccolta differenziata».

Per raggiungere questi ri-sultati però sono necessariingenti investimenti. Qualepolitica ha attuato Mosema aquesto proposito?FABRIZIO PATANIA «Guardiamocon estrema attenzione allenuove tecnologie, per un cre-scente impiego nell’erogazione

Una corretta gestione dei rifiuti, oltre

a salvaguardare l’ambiente, permette

di migliorare la qualità della vita

delle persone. Il punto

di Concetta Italia e Fabrizio Patania

Guido Puopolo

Concetta Italia,

presidente del CdA

di Mosema Spa.

A sinistra,

l’amministratore

delegato dell’azienda

Fabrizio Patania

www.mosema.it

Un modello di business sostenibile

132 • DOSSIER • SICILIA 2011

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SICILIA 2011 • DOSSIER • 133

dei servizi ai clienti e nella ge-stione dei nostri processi.Nell’ultimo anno, ad esem-pio, abbiamo implementatoun innovativo sistema infor-mativo modulare, per la ge-stione operativa integrata e ilcontrollo di gestione dei cen-tri operativi di igiene am-bientale. Questo sistema per-mette di monitorare intempo reale le principali va-riabili di conto economico,consentendo tempestivi in-terventi in caso di anomalie,oltre che un controllo del ci-clo di lavoro settimanale emensile grazie all’inserimentocostante dei dati. Tutto ciò sitraduce in efficienza, profes-sionalità e risposte immediateai problemi».

Anche alla luce di questiinvestimenti, quale è la fo-tografia della realtà azien-dale oggi?F.P. «Oggi Mosema, dopouna fase di ristrutturazionedurata due anni, è un’aziendamultiservizi moderna, snellae competitiva, attiva in set-tori strategici per la vita cit-tadina. Con un fatturato dioltre sette milioni di euro, incostante crescita, Mosemanel corso degli anni ha con-tribuito al progresso e allastessa modernizzazione delcomune di Mascalucia e deicomuni della provincia diCatania. Per questo pun-

tiamo a proseguire sullastrada intrapresa, sfruttandole opportunità del mercatoper migliorare la qualità deinostri servizi e l’efficienza deinostri processi. Il raggiungi-mento dei risultati aziendali ègarantito dalla scelta dei socidi affidare la gestione azien-dale a un management deter-minato, giovane e compe-tente e a un team motivato eintraprendente».

Cosa si aspetta Mosemaper il futuro?C.I. «L’azienda intende conti-nuare a consolidarsi, sullabase di due principi fonda-mentali: la necessità di strut-turarsi come azienda di rife-rimento nel settore dellemultiutilities a livello regio-

nale, dotandosi della “massacritica” indispensabile percompetere in un mercato li-beralizzato, e quella di esseresempre vicina al territorio e aibisogni dei cittadini. Ci at-tendiamo inoltre una corag-giosa presa di posizione dellaRegione Siciliana, affinchémetta in campo una strategiaefficace per risolvere definiti-vamente le problematiche chein questi anni hanno messoin crisi il sistema rifiuti lo-cale. Crediamo infatti sia in-dispensabile puntare sulla va-lorizzazione del settoreambientale, che con le sueenormi potenzialità di cre-scita dovrà essere posto alcentro dello sviluppo econo-mico siciliano».

Concetta Italia e Fabrizio Patania

❝~

Oggi Mosema è un'azienda multiservizimoderna e competitiva, attiva in settoristrategici per la vita cittadina

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INFRASTRUTTURE

142 • DOSSIER • SICILIA 2011

C’ è anche la Si-cilia tra le re-gioni che neigiorni scorsi

hanno firmato con il governoun accordo per accelerare e ri-qualificare l’utilizzo dei fondistrutturali comunitari. Go-verno e regioni del Sud hannoanche approvato un pianod’azione. Per quanto riguardala rete ferroviaria del Sud,l’obiettivo è di migliorare lamobilità a lunga, media ebreve percorrenza, oggi carat-terizzata da tempi elevati e dacondizioni di disagio nel ser-vizio di trasporto. Tra gli in-

terventi individuati per la Si-cilia c’è l’asse Catania-Pa-lermo. Questo, come gli altriprogetti del sud, sarà suppor-tato attraverso la riduzione deltasso di co-finanziamento deifondi comunitari.Il potenziamento delle infra-strutture viarie, ferroviarie maanche quelle logistiche e aero-portuali è sempre stato unodei problemi più sentiti dai si-ciliani. Secondo il rapportoSvimez 2011, uno stanzia-mento di 15 miliardi di europer completare il piano digrandi infrastrutture potrebbe,infatti, contribuire in modo

determinante al rilancio eco-nomico dell’isola. Intanto a fine novembre, ibandi per il ripristino delpiano viabile e della segnale-tica orizzontale lungo le auto-strade Palermo-Catania, Pa-lermo-Mazara del Vallo e ladiramazione per l’aeroporto diBirgi, sono stati pubblicatisulla Gazzetta ufficiale. Ancorain fase preliminare, invece, labretella Trapani-Mazzara delVallo: «Essa rappresenta unodei collegamenti più impor-tanti per il territorio provin-ciale» spiega Girolamo Fazio,sindaco di Trapani. «Il pro-getto viene gestito dalla Pro-vincia di Trapani ed è inseritonel progetto Piano Sud, percui il Comune non ha com-petenza in merito. Si è co-munque nella fase dell’esple-tamento delle procedurepropedeutiche alla definizionedel bando di gara». Ma i punticritici riguardano anche il tra-sporto su ferro: «Da anni –continua il sindaco – le Fer-rovie in Sicilia non fanno in-vestimenti per ammodernarela linea ferrata. Basti pensareche per raggiungere Palermoin treno da Trapani ci si im-piega tre ore, tante quante ce

Le strade del rilancioIl potenziamento del sistema viario è una delle priorità della regione Sicilia.

I progetti previsti hanno suscitato anche l’interesse di investitori cinesi,

come è successo per il ponte sullo stretto di Messina

Nicolò Mulas Marcello

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SICILIA 2011 • DOSSIER • 143

ne volevano trent’anni fa.Chiaramente, viste le scelteoperate dalle Ferrovie, l’uti-lizzo dei treni è stato semprepiù ridotto, preferendo il tra-sporto su strada, che almenoconsente di arrivare a Palermoin un’ora circa. Non sembrache vi sia intenzione da partedelle Ferrovie di effettuare in-vestimenti. Nel tempo ab-biamo visto da parte dei go-verni investimenti per la Tav oper i treni veloci in altre partid’Italia, soprattutto al Nord,mentre la Sicilia è stata total-mente, per non dire voluta-mente, dimenticata». La rete ferroviaria sembra,quindi, insufficiente per iltraffico commerciale, cui si

sopperisce con la rete stra-dale, oggi, rispetto al passato,di gran lunga più adeguata.Ma occorrono anche altri in-terventi nel trapanese: «Ag-giungerei – conclude il sin-daco Fazio - le opere dicompletamento delle ban-chine al porto di Trapani e ilpotenziamento dell’aeroportodi Trapani Birgi». Intanto il Ministro dello Svi-luppo economico e delle infra-strutture, Corrado Passera, cosìcome già reso noto dal Cipe, haconfermato lo stanziamento difondi che consentiranno la pro-secuzione di diverse opere sulterritorio nazionale. Tra questesono presenti anche alcuni pro-getti siciliani: gli schemi idrici

della regione a cui sono desti-nati 30 milioni di euro, l’inter-ramento della stazione di Ca-tania per 11 milioni di euro el’asse viario Palermo-LercaraFriddi per 212 milioni di euro.Infine, il ministro ha recente-mente confermato il suo ap-poggio alla realizzazione delponte sullo Stretto. La crea-zione di un aeroporto inter-continentale, il ponte e la velo-cizzazione del sistema ditrasporti interno sono i mag-giori attrattori per i principalifondi sovrani cinesi. La Siciliasarà coinvolta nella trattativaper i nuovi fondi strutturali,anche se si tratterà di una ri-duzione da 350 a 330 miliardidi euro per il territorio.

Da anni le Ferroviein Sicilia non fannoinvestimentiper ammodernarela linea ferrata

Le opere cantierabili

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144 • DOSSIER • SICILIA 2011

Il porto di Pozzallo, si-tuato nel sud della Sici-lia e quindi nel cuoredel mar Mediterraneo,

in questi ultimi vent’anni haconosciuto uno svilupposenza precedenti, tanto da es-sere, attualmente, una dellestrutture più importanti perquel che riguarda la movi-mentazione delle merci in en-trata e in uscita dalla regione.Un impulso decisivo, in que-sto senso, è arrivato grazie al-l’attività intrapresa da ungruppo di aziende operantinel settore marittimo che, po-

ste sotto un’unica direzione, apartire dagli anni Novantahanno letteralmente trasfor-mato il volto del porto, inau-gurando e sviluppando nuoverotte di comunicazione versoi cinque continenti. «Il no-stro gruppo, specializzato nelsegmento dei trasporti viamare, è composto dall’Im-presa Portuale Sermi, dal-l’Agenzia Marittima BiarmaShipping, dalla società di spe-dizionieri marittimi MCS edalla Logamed, che operacome deposito logistico delcaffè», spiega l’amministra-

tore, Walter Ven-niro.

C o m i n c i a m odalla Sermi, ci puòillustrare più neldettaglio di cosa sioccupa?«La Sermi, in qua-lità di Impresa Por-tuale e Terminal Container,è oramai da quasi un venten-nio il punto di riferimentoper gli operatori siciliani delleprovince limitrofe, per quelche riguarda l’importazione el’esportazione di merci viamare. Possiamo dire che la

La Sicilia, attraverso lo sviluppo di infrastrutture adeguate, punta a diventare uno snodo

strategico per il commercio internazionale. Ne parliamo con Walter Venniro,

che nei trasporti via mare offre un supporto decisivo alle imprese sul territorio

Guido Puopolo

Nella foto

l’amministratore

Walter Venniro. Tutte

e quattro le società del

gruppo hanno la loro

sede a Pozzallo (RG)

www.sermi-srl.it

www.biarma.com

[email protected]

[email protected]

Parte dal mare la rinascita siciliana

Page 119: DossSicilia122011

Walter Venniro

SICILIA 2011 • DOSSIER • 145

Sermi, fin dalla sua nascita,non si è limitata ad attenderei traffici, ma li ha reinven-tati, prendendone in manole redini e riuscendo a con-durre a Pozzallo linee navali,collegamenti armatoriali emovimentazioni di mercisino a pochi anni fa inimma-ginabili per la comunità ra-gusana e per le aziendedell’hinterland. L’azienda, in-fatti, dispone di macchinariall’avanguardia, tutti rigoro-samente di sua proprietà, tracui quattro gru portuali sinoa 100 tonnellate di portata,benne automatiche da 20metri cubi per lo sbarco dimerci alla rinfusa, forkliftssino a 45 tonnellate di por-tata per la movimentazionedi merci e container all’in-terno del porto stesso. Que-sta tecnologia è però associataa un’organizzazione aziendaledi primissimo livello, che ga-rantisce celerità e sicurezzanelle operazioni di carico e

scarico, come testimoniatoanche dalla certificazioneISO in nostro possesso».

La possibilità di usu-fruire dei container, in-vece, è un’attività piutto-sto nuova per quel cheriguarda il porto di Poz-zallo.«In effetti è così, anche seoramai sono otto anni che lepiù grandi Compagnie di Li-nea approdano a Pozzallo. LaSermi è infatti l’impresa ter-minalista della Medex Con-tainer Line di Malta, dellaMsc, della MediterraneanShipping Company di Gine-vra, e della Cma-Cgm diMarsiglia. L’azienda, attra-verso questo servizio da essastessa ideato, ha assicuratoalla propria clientela sicilianala possibilità di ricevere e spe-dire le merci in container dalporto di Pozzallo ai maggioriporti del mondo. Consideriche il porto di Pozzallo, sitosulla costa sud orientale della

Sicilia, è posto nella situa-zione ideale per essere il gatedi entrata e uscita per tutte lemerci che attualmente tran-sitano dalla Sicilia orientaleverso il bacino Mediterraneoe viceversa. Attraverso que-sto servizio abbiamo quindicompletato il ventaglio di op-portunità messe a disposi-zione dei nostri partner, conl’obiettivo di favorire la com-petitività e la produttivitàdelle aziende siciliane nelmondo».

Che tipologie di prodottivengono movimentate dallaSermi, nella sua veste di Im-presa Portuale e TerminalContainer, al porto di Poz-zallo?«Le aziende site nelle pro- › ›

~

La Sermi è oramai da quasiun ventennio il punto di riferimentoper gli operatori sicilianidelle province limitrofe,per quel che riguardal’importazione e l’esportazionedi merci via mare

Page 120: DossSicilia122011

vince limitrofe, sono eccezio-nalmente varie nelle loro at-tività produttive, e molte diqueste hanno già affermatoin modo altamente profes-sionale la loro presenza neimercati esteri. Quindi le ti-pologie di merci che trat-tiamo sono molto varie, daicereali alle farine per uso zoo-tecnico, marmi e graniti pre-giati, ferro e alluminio, soia,fertilizzante, carta, legnami ederivati, grano per uso ali-mentare, caffè verde e tantoaltro ancora».

E il servizio in container,come opera logisticamente?«La nave dedicata a tale servi-zio include il porto di Poz-zallo nel servizio diretto delMediterraneo, toccando nelproprio routing i porti di Poz-zallo, Malta, Tunisi, Valenciae Barcellona con cadenza set-timanale, facendo poi tran-shipment dai porti Hub inmodo da raggiungere in pro-secuzione tutti i principali ter-minal portuali del mondo».

Un cenno alla Biarmashipping. Ha detto che si

tratta di un’Agenzia marit-tima e Spedizionieri doga-nali?«Sì esatto. La Biarma shippingsvolge la funzione di agentedegli armatori che con le pro-prie navi scalano il porto diPozzallo, e rappresenta il tra-mite tra gli armatori stessi e iclienti utilizzatori delle naviinteressati al ricevimento dellemerci, che ci affidano la do-cumentazione e la rappresen-tanza presso le istituzioni ma-rittime e doganali, certi dellaprofessionalità e della compe-tenza che la Biarma garantisceai propri committenti. Oggi,grazie soprattutto alle nuovelinee di navigazione dettatedalla Biarma shipping, ilporto di Pozzallo si è impostodi fatto tra i porti di inter-scambio di interesse interna-zionale. Attraverso la Biarmacuriamo, infatti, il processodelle spedizioni via mare dallafase iniziale fino alla sua con-clusione, con un’attività chespazia dalla ricerca dei traf-fici, ai contatti armatoriali,sino al trasporto navale e allaconsegna della merce presso ilmagazzino del cliente».

E la Mcs di cosa si occupa?«La Mcs opera in rappresen-tanza e come agente della casaarmatrice che scala col pro-prio servizio di linea in con-tainer il porto di Pozzallo. LaMcs quindi, effettua tutte leoperazioni al carico per tutti itipi di merce e per le destina-

› ›

INFRASTRUTTURE

146 • DOSSIER • SICILIA 2011

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Sopra, operazioni

di scarico dei container

presso il porto

di Pozzallo

zioni di competenza, occu-pandosi anche, laddove ri-chiesto, dei servizi door todoor, vale a dire dal magaz-zino del venditore al magaz-zino del compratore. Allostesso modo l’azienda curaanche la preparazione dei do-cumenti di trasporto, l'emis-sione delle polizze di carico eil trucking service sino a de-stino. Le continue relazionicoi nostri rispettivi agenti sitinei maggiori porti, dise-gnando una catena professio-nale di assoluto livello, assi-curano una continuazionenell’accuratezza del trasportoe un servizio full business,prima, durante e dopo ognisingolo shipment».

Una delle vostre società èspecializzata nel ricevi-mento e nella distribuzionedel caffè. A questo propo-sito qual è l’importanza cheil commercio di caffè rico-pre per il porto di Pozzallo?«Il caffè è una tipologia di

merce che merita una parti-colare attenzione, ed è pro-prio per questo motivo cheabbiamo creato la Logamed,piattaforma logistica allostato estero che immagaz-zina, smista, reinsacca e di-stribuisce il caffè destinatoai ricevitori siciliani. Lo sta-bilimento aziendale è ubi-cato nell’area retrostante ilporto di Pozzallo, su un lottodi 10000 metri quadrati dicui 3000 metri quadrati adi-biti a deposito doganale co-perto. All’interno sono di-sponibili attrezzatureinnovative per i servizi resi al

caffè, quali la sosta, la pesa-tura, la pallettizzazione, il ri-condizionamento, e il rin-saccamento in big bags da600 o 1000 kg per la conse-gna al cliente finale».

Lei detiene la vicepresi-denza della sezione Tra-sporti di Confindustria Ra-gusa. Anche sulla base dellasua esperienza, che valuta-zione si sente di dare dellegiovani aziende che cercanodi affermarsi nel mercatoestero?«Non posso che guardarecon grande ottimismo allenuove generazioni di im-prenditori che si stanno af-facciando sul mercato. In Si-cilia, e in particolare nellaprovincia di Ragusa, esistonomoltissime aziende dotate digrandi capacità tecniche eorganizzative, che seppurgiovani, promuovendo e dif-fondendo la qualità dei pro-dotti siciliani nel mondo,stanno riscuotendo, passodopo passo, un notevole emeritato consenso anche suimercati internazionali».

Walter Venniro

SICILIA 2011 • DOSSIER • 147

~

Nella provincia di Ragusa esistonomoltissime giovani aziende dotatedi grandi capacità tecnichee organizzative, che stannoriscuotendo un notevole e meritatoconsenso anche sui mercatiinternazionali

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La caduta dei regiminei paesi del NordAfrica e il prossimoavvento di nuove de-

mocrazie al di là del Mediter-raneo potranno essere l’occa-sione di nuove opportunità dibusiness, soprattutto per le im-prese siciliane. Le aziende chesorgono sul fronte più meri-dionale della Sicilia guardanoperciò con fiducia nel futuro diquesti paesi, in vista della pos-sibilità di avviare collabora-zioni oltremare. Sul fronte

della logistica e dei trasporti inparticolare, la AutotrasportiNuovo C.A.A.I.R. di Vittoria(RG) guarda alla costa tuni-sina e sta progettando di am-pliare il proprio raggiod’azione dall’isola alla terraferma africana. «Il nostroobiettivo per i prossimi anni –spiega Maurizio Biundo, am-ministratore dell’impresa –,una volta che si sarà stabiliz-zata la situazione politica, èquella di proporci come unapiattaforma di connessione fraNord Africa e Italia, ma anchefra Africa ed Europa conti-nentale».

Quali sono le mosse che in-tendete fare per dare alla vo-stra impresa un respiro in-tercontinentale?«La nostra azienda è nata inuna delle zone più meridionalidella Sicilia, per questo per noiè sempre stato naturale guar-dare più al Sud che al Nord. Ocomunque in entrambe le di-rezioni. La nostra in questomomento è soltanto una ri-flessione sulle possibilità diampliamento dei mercati, mache potrebbe concretizzarsi se

il processo politico in atto por-terà rapidamente verso la paci-ficazione i territori nordafri-cani. La mossa fondamentaleper noi sarebbe quella di stabi-lire una piattaforma logistica diimport in Tunisia e trasferire lìla nostra sede legale, usu-fruendo in questo modo deicosti competitivi della manod’opera locale. La strategia po-trebbe anche ampliarsi e ag-giungere all’import l’exportverso il resto dell’Europa».

Qual è il vostro core busi-ness e cosa vi rende competi-tivi?«La nostra azienda si occupadi trasporto di prodotti di or-tofrutta in conto terzi. Il no-stro servizio non si limita alladistribuzione tramite tir, mainizia dalla logistica. Infattipreleviamo dal produttore oda magazzini – ovunque sianocollocati in Sicilia – la mercecon dei mezzi adeguati a uncarico rapido. In seguito lamerce viene raccolta nel no-stro centro logistico e caricatasu tir e distribuita. Ci propo-niamo anche come partner perla Gdo, oltre che per le piccole

La stabilizzazione democratica, dopo la primavera araba, aprirà nuove opportunità di sviluppo

per le imprese che intendono investire a Sud del Mediterraneo. Maurizio Biundo parla

del progetto che la sua società di trasporti sta portando avanti

Manlio Teodoro

Una piattaforma logistica fra Europa e Africa

Maurizio Biundo,

amministratore

della Autotrasporti

Nuovo C.A.A.I.R. Srl,

Vittoria (RG)

www.trasporticaair.it

TRASPORTI

148 • DOSSIER • SICILIA 2011

Page 123: DossSicilia122011

e medie imprese, anche se en-trare nel mercato della Gdonon è semplice per un vettoreche non disponga di centinaiadi mezzi e di una struttura dagrande impresa».

Attraverso quali investi-menti intendete conquistarequesta importante fetta dimercato?«Stiamo ultimando la predi-sposizione di una nuova arealogistica di 35mila metri qua-drati sita nelle vicinanze delMercato Ortofrutticolo diVittoria, la quale si aggiun-gerà alla nostra area già esi-stente di 17mila metri qua-drati. Tale connubioaffiancherà la realizzazione delgrande progetto dell’auto-porto di Vittoria, di cui laprima pietra è già stata posta,e che fungerà da collegamentotra il porto di Vittoria ed ilvicino aeroporto di Comiso(RG). La realizzazione del-l’area autoportuale è strategicaanche di un futuro sviluppo

verso il Nord Africa. Attual-mente il suo obiettivo, oltreal potenziamento della nostraattività, è quello di attrarre igrandi nomi della Gdo a usu-fruire dei nostri servizi anchesoltanto come piattaforma lo-gistica di trasporti in contoterzi».

Avete una politica per ilcontrollo qualità?«Abbiamo scelto di adeguare ilnostro sistema per la gestionedella qualità ai principi conte-nuti nella norma Iso9001:2008. In questo modoabbiamo ottenuto un costantemiglioramento delle perfor-mance di processo e dellacompetitività. Fra i nostriobiettivi c’è anche quello difavorire la qualità adottandoun’organizzazione interna chepreveda degli indicatori ingrado di definire il livello deiservizi e aumentando e valo-rizzando le risorse umane».

Qual è il bilancio dell’ul-timo anno di attività e quali

gli obiettivi per il 2012?«Il 2011 ha rappresentato, piùche un anno di crescita, unanno di consolidamento. Ab-biamo avviato nuove relazionidi partnership con piccole emedie aziende. Nel com-plesso, nonostante la crisi,siamo riusciti a mantenere ilnostro fatturato lineare. Que-sto è stato possibile perché afronte di un calo della quan-tità di merci trasportate, siamocomunque riusciti a mante-nere costante il nostro trend.Per il prossimo anno ci pro-poniamo di rimanere al-l’avanguardia nel settore deitrasporti, aggiornando costan-temente l’offerta e i propri si-stemi. Inoltre intendiamo am-pliare i mercati, cogliendo leopportunità di nuovi spazi ri-spetto ai competitor».

~

Stiamo ultimandola predisposizionedi una nuova area logisticaaffiancata al grande progettodell’autoporto di Vittoria

Maurizio Biundo

SICILIA 2011 • DOSSIER • 149

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Una particolare carena capace di fornire alle imbarcazioni un migliore bilanciamento

ed eliminare il problema dell'appoppamento. Annalisa Gargiulo descrive l’invenzione

che ha portato alla nascita della Master Gommoni e le innovazioni nel settore nautico

Antonella Chirico

Quando un’idea cambia il modo di navigare

Alla fine degli anni’80, Pietro Gar-giulo, proprietarioinsieme alla moglie

della Master Gommoni Sas,inventò una particolare carenain doppia stampata capace didonare alle imbarcazioni unmigliore bilanciamento ed eli-minare il problema dell'ap-poppamento. Questa idea, poiconcretizzata, diventò la chiaved’accesso per il lancio del mar-chio. Negli anni, questa parti-colare caratteristica fu miglio-rata da mirati accorgimentiestetici e funzionali. Oggi laMaster Gommoni, con sede a

Carini in provincia di Pa-lermo, è presente, attraversouna fitta rete di vendita, intutto il territorio nazionale e inmolti paesi esteri. Il quadro diAnnalisa Gargiulo, figlia deiproprietari dell’azienda e re-sponsabile commerciale, di uncomparto esclusivo comequello nautico.

Anche nella progettazionedi imbarcazioni è necessariopensare all’impatto ambien-tale. In che modo i vostriprogetti rispettano l’am-biente?«Noi produciamo gommoni invetroresina, è un lavoro arti-

La Master Gommoni ha sede a Carini (PA)

www.mastergommoni.it

150 • DOSSIER • SICILIA 2011

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Annalisa Gargiulo

gianale, ed è difficile averemacchinari a basso impattoambientale, però, nel nostropiccolo, abbiamo comunqueottenuto l’Iso 14001 che,come è noto, attesta la confor-mità agli standard fissati dal-l’International Organizationfor Standardization per la rea-lizzazione e adozione di un si-stema di gestione ambientaleall’interno di un’azienda».

Come si compone la vostraofferta?«Proponiamo alla nostrautenza oltre 40 modelli digommoni con dimensioni va-riabili dai 4,5 ai 10 metri. Se-guiamo direttamente ogni fasecostruttiva, dalla stampata, al-l’assemblaggio, fino all’allesti-mento, utilizzando esclusiva-mente resine, fibre di vetro,coremat e compensati di altaqualità. Anche per la costru-zione dei tubolari adottiamo imigliori materiali, come il neo-prene hypalon Orca della Pen-nel & Flipo. Il nostro catalogocomprende le serie Open, tra-dizionali battelli da turismo,Magnum e Diving. I Ma-gnum, in particolare, sonogommoni a doppia stampata,con il piano di calpestio che siestende per tutto il perimetro

dell’imbarcazione. Sono pro-gettati per durare nel tempo,per questo li commercializ-ziamo con ben cinque annidi garanzia».

Siete famosi anche per ilsettore della subacquea.«La serie Diving infatti èpensata appositamente per lasubacquea, e tutti gli esem-plari sono completamentepersonalizzabili. Il clientepuò scegliere liberamentenon solo il colore dell’imbar-cazione, ma anche dove al-loggiare govoni, console e ra-strelliere. Una caratteristica,questa, che ha decretato ilsuccesso della serie pressoscuole subacquee e centrid’immersione».

Master Gommoni di-spone di un parco clientisia italiani che stranieri. Alivello internazionale, qualisono gli scenari che oggi of-frono le maggiori opportu-nità nel vostro settore?«Il gruppo è presente inmolti paesi: Francia, Siria,Caraibi, Tunisia, Guadalupe,Libia, Spagna e Malta. Machi investe nei battelli, e nelmondo nautico in generale,sono sicuramente territoricome il Marocco, gli Stati

Uniti d’America e gli Emi-rati Arabi. Grande richiestala riceviamo poi dalle zonebagnate da acque “turbo-lente”. I nostri battelli, in-fatti, sono progettati in ma-niera tale da adattarsiperfettamente a condizionimeteo-marine particolari.Non è un caso che venganoutilizzati nella Nuova Cale-donia e nel Nord della Fran-cia, zone che presentano con-dizioni del marecostantemente “ostili”».

Quali le prospettive peril futuro?«Siamo riusciti a superare l’ul-timo biennio con un fatturatosolido, anche se nettamenteinferiore alla nostra media,ma fortunatamente non ab-biamo mai avuto merce in-venduta. Per il futuro, spe-rando in una crescita delmercato, noi continueremo afare quello che abbiamo sem-pre fatto, ovvero: dare ai no-stri clienti professionalità, se-rietà e qualità».

❝~

I nostri battelli sono progettatiin maniera tale da adattarsiperfettamente a condizionimeteo-marine difficili

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EDILIZIA

Il più grande cantiere at-tivo nella città di Pa-lermo, quello che porteràal completamento del

raddoppio dell’asse metropoli-tano, dopo innumerevoli ri-tardi, rallentamenti e inconve-nienti che hanno causato nonpochi disagi ai cittadini e allosviluppo socio-economico delterritorio, sta finalmente ope-rando a passo spedito. La con-segna dei lavori è infatti previ-

sta per il 2013. A testimoniarel’andamento della costruzione ea prenderne parte è la societàAlmeida Spa Costruzioni Ge-nerali di Palermo, specializzatada più di quarant’anni nel set-tore edilizio. «Il cantiere – com-menta l’architetto GiuseppePuccio, titolare dell’impresa – ègestito da un consorzio italo-spagnolo, di cui noi siamo unadelle pochissime aziende fidu-ciarie. Per poter lavorare e col-laborare con tale consorzio, inottemperanza ai codici etici sta-biliti tra il Comune di Palermo,la Regione Sicilia, l’Italferr e lasocietà italo-spagnola, abbiamodovuto dimostrare i valori eticie morali che da sempre gui-dano la nostra attività anche inun territorio difficile come ilnostro».

Dal 1968, anno di fonda-zione della Almeida Spa, aoggi, come si è evoluta la vo-stra attività?«Sin dai primi anni abbiamooperato nel settore delle co-struzioni civili in genere, de-stinate sia a enti pubblici che aprivati, anche se fino alla finedegli anni 70 abbiamo realiz-

zato prevalentemente opere diedilizia privata in ambito re-gionale. Nello stesso periodoabbiamo iniziato a occuparcianche di gestione, acquisto,vendita e permuta di immobilidi qualsiasi natura e a eseguireopere relative ai lavori stradali,al movimento terra, alla co-struzione di acquedotti e fo-gnature e alla depurazionedelle acque. Ci siamo poi in-teressati alla manutenzione eal restauro di immobili e ai la-vori di fondazioni speciali e diconsolidamento. Nei decennisuccessivi, abbiamo diversifi-cato ancora l’attività, comin-ciando a rivolgerci in manierapiù frequente al settore pub-blico, essendo in possesso delNOS (Nulla Osta Segretezza),abbiamo cominciato a colla-borare con il Ministero dellaDifesa, la Marina MilitareAmericana lavorando in tuttele basi Nato italiane. Negli ul-timi anni, data la stagnazionedel settore edile, e in partico-lare del ramo pubblico, ab-biamo dirottato la nostra espe-rienza anche verso il settoreprivato».

L’architetto Giuseppe Puccio della società per azioni Almeida di Palermo. Nelle

altre immagini, fasi di cantierizzazione

www.almeidacostruzioni.com

Dividere i macroappalti pubblici in medi e piccoli appalti potrebbe

essere la soluzione per dare respiro a tutto il settore edile.

Il punto di Giuseppe Puccio

Emanuela Caruso

L’edilizia pubblicachiede una “ristrutturazione”

154 • DOSSIER • SICILIA 2011

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Giuseppe Puccio

Che tipo di servizio offre laAlmeida Spa, a clienti pub-blici e privati?«Oltre un servizio completo a360 gradi, al nostro bacinod’utenza garantiamo una fa-coltà finanziaria importante,in grado di facilitare paga-menti e burocrazia, un elevatoknow how, maturato in tantianni di lavoro, e una grandeserietà e affidabilità, che con-cretamente si esplicano conl’impegno di portare a terminele promesse fatte e le com-messe acquisite. Quest’ultimo

punto, in particolare, vienespesso dato per scontato, maoggi, a causa della crisi econo-mica che imperversa sull’Italia,sono sempre di più le aziendeedili che accettano di realiz-zare opere che poi però nonhanno le capacità economichee organizzative per realizzare».

Potete contare su un in-dotto consolidato?«Da oltre vent’anni ci rifor-niamo dagli stessi fornitori ecollaboratori. Così facendosiamo riusciti a creare una pro-fonda fidelizzazione che ci per-

mette di lavorare come una ca-tena di montaggio e di esserecompetitivi non solo a livellodi opere costruite, ma anche alivello di rapporto qualità-prezzo».

Secondo lei, in che modol’edilizia potrebbe tornare aessere un pilastro dell’econo-mia italiana?«A mio parere, il segreto per fartornare grande l’edilizia è quellodi dividere i macroappalti pub-blici in medi e piccoli appalti,così da non coinvolgere nei la-vori solo una ristretta quantitàdi società, ma creare un vero eproprio indotto sul luogo e unampliamento della base econo-mica di altre imprese, che po-trebbero quindi tornare attive eoperative».

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Oggi, sono tante le società ediliche accettano commesse,ma poche quelle che hannole capacità e i mezzi per portarlea termine

SICILIA 2011 • DOSSIER • 155

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EDILIZIA

Con Giosafat di Trapani, consigliere delegato della Progetto Contract di Palermo,

parliamo della situazione dell’edilizia siciliana. E del progetto legato al Centro Direzionale

della Banca Nuova di Palermo

Nicoletta Bucciarelli

L’Assemblea regio-nale siciliana ha ap-provato di recenteu n’ i m p o r t a n t e

legge sull'edilizia che consen-tirà di sostenere la domandadi abitazioni, molto forte inSicilia. «La legge fornirà inoltreun concreto sostegno al settoreedile in questo momento digrave crisi» afferma il presi-dente della Regione siciliana,Raffaele Lombardo. «A causadella recente crisi economico-

finanziaria che ha investitotutti i settori dell’economia, lasituazione nel nostro settore inSicilia è al momento partico-larmente critica. Ciò per man-canza di nuovi investimenti,sia pubblici che privati, dovutaalla carenza di liquidità sia daparte degli investitori che delsistema bancario e per ultimoalla lentezza della burocraziasiciliana». A parlare propriodella situazione edile siciliana èGiosafat di Trapani, consiglieredelegato della Progetto Con-tract di Palermo.

Quali sono le principali at-tività svolte dalla ProgettoContract?«La nostra attività prevalente ri-guarda le costruzioni edili nel-l’ambito dell’edilizia civile, in-dustriale e commerciale, siapubblica che privata, compresele opere di ristrutturazione diimmobili, attività strumentali econnesse all’attività edilizia conparticolare attenzione alla rela-tiva impiantistica, nonché le ini-ziative connesse al manteni-mento, conservazione distrutture immobiliari, sia pub-bliche che private, la gestione e

la razionalizzazione dei serviziorganizzativi delle attività in essesvolte. Recentemente abbiamoprogrammato la creazione di unpolo logistico per l’archiviazioneconto terzi di documenti carta-cei e informatici».

Che cosa a suo avviso an-drebbe migliorato e poten-ziato nel settore per garan-tire un operato sempre piùefficiente?«È fondamentale la professio-nalità degli operatori del set-tore, la ricerca e l’innovazionedelle relative tecnologie, nonchéun’adeguata ricapitalizzazionedelle aziende interessate».

Oltre la qualità, l’innova-zione e gli investimenti,cosa rende vincente la poli-tica di un’azienda come lavostra, da tempo attiva nelcomplesso e articolatomondo dell’edilizia?«La consapevolezza delle no-stre potenzialità, l’esperienzapluridecennale nel settore deinostri amministratori e la fles-sibilità della nostra strutturaorganizzativa, uniti alla neces-sità di diversificare l’attività,specialmente in questo pe-

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Il settore edile necessitadi un sostegno concreto

Giosafat di Trapani è consigliere delegato della Progetto Contract di Palermo

www.progettocontract.com

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Giosafat di Trapani

riodo di crisi, ci hanno per-messo, per esempio, nel corsodi quest’anno di acquisire eportare a termine con successol’esecuzione di un impiantofotovoltaico di oltre quattromegawatt, nei tempi ristrettis-simi richiesti di circa 90giorni».

Dato che vi occupate an-che di ristrutturazioni, qualisono i mezzi per non stra-volgere e allo stesso tempovalorizzare l’anima di unedificio storico?«Porre la massima attenzionealle prescrizioni progettuali ea quelle della Sovrainten-denza dei Beni Culturali, par-ticolarmente attenta nel ter-ritorio della regione siciliana,nonché l’utilizzo di mae-stranze specializzate nel set-tore che sappiano utilizzareanche materiali innovativi pernon alterare l’aspetto archi-tettonico degli edifici da ri-strutturare».

Quali sono state secondovoi le principali e più proficuemodifiche apportate nell’ul-timo decennio alla progetta-zione e alla realizzazione in

ambito civile e industriale?«Sicuramente il migliora-mento della qualità e delle tec-nologie utilizzate che garanti-scono ormai da tempo unamaggiore conservazione e du-rabilità delle opere realizzate,nonché una migliore fruizionedegli spazi».

Vorrebbe parlarci di unodegli ultimi progetti seguiti?«Uno degli ultimi progetti dicui siamo molto orgogliosi ri-guarda il nuovo Centro Dire-zionale della Banca Nuova Spadi Palermo – Gruppo BancaPopolare di Vicenza - che hasede nella Via Giacomo Cu-smano angolo Via Cantore. Èuno dei lavori privati più im-portanti di valorizzazione e re-stauro che si sono realizzati aPalermo negli ultimi cinqueanni. Nel complesso immobi-liare erano ubicati gli uffici emagazzini della sezione di-staccata dell’Enel PalermoCentro. Il complesso è com-posto da otto corpi di fab-

brica, di cui cinque sottopostial vincolo della Sovrainten-denza dei Beni Culturali. I la-vori hanno riguardato il re-stauro e la ristrutturazione didetti corpi per realizzarvi inuovi uffici della Nuova Dire-zione Generale della BancaNuova che prevede l’utilizzodi oltre duecento posti di la-voro. Nella corte interna,estesa circa mille mq, è statorealizzato, inoltre, un par-cheggio privato pluriplano in-terrato».

SICILIA 2011 • DOSSIER • 157

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Il nuovo Centro Direzionaledella Banca Nuovaè uno dei lavori privatipiù importantidi valorizzazione e restauroche si sono realizzatia Palermo negli ultimicinque anni

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Spazi verdi all’aperto,giardini lussureg-gianti e balconicolmi di piante e

fiori. Sono questi gli ele-menti con cui, da sempre, laSicilia testimonia il suo es-sere una terra sensibile e at-tenta alla cultura del verde, lasua abitudine a vivere e a cir-condarsi di spazi esterni e lavoglia di creare un equilibriosano tra uomo e ambiente.Partendo da tutti questi pre-supposti, dovrebbe giungerespontanea anche l’attenzione

Più spazi verdi per l’abitareTanto in Sicilia quanto nel resto d’Italia, l’edilizia combinata all’attenzione per gli spazi verdi

non ha raggiunto il suo massimo livello di diffusione. Grazia e Carla Chiarenza delineano

un quadro generale della situazione

Emanuela Caruso

In queste pagine, uno scorcio di verde in villa e un complesso residenziale

realizzato dalla Euroinvest Immobiliare Srl

www.euroinvestimmobiliaresrl.itwww.giardinodelleorchidee.it

al verde e alla natura del set-tore edile siciliano, ma pur-troppo così non è, in quantocontinuano a essere ancoramolte le imprese costruttricidi edifici residenziali che al-l’area verde preferiscono unazona parcheggio o una zonabox, da vendere separata-mente e da cui ricavare utiliper l’azienda. A fare l’esatto opposto è laEuroinvest Immobiliare, so-cietà di Acireale impegnatanella costruzione e venditadi immobili commerciali eresidenziali. «Ci piace realiz-zare solo edifici che rispet-tino l’ambiente – commen-tano Grazia e CarlaChiarenza, rispettivamenteresponsabile della progetta-zione e amministratore del-l’attività – in un’ottica di svi-luppo sostenibile, ragion percui preferiamo sacrificare po-tenziali aree di vendita percreare aiuole e giardini, ingrado di ingentilire l’aspettodelle costruzioni. Questa vo-cazione al verde ci è stata tra-smessa da nostro padre Ma-rio, che trent’anni facoltivava in una piccola serra

orchidee provenienti datutto il mondo; vocazioneche si è trasformata anchenel Giardino dello Orchidee,un’ulteriore attività cheopera nell’ambito della pro-gettazione, realizzazione emanutenzione di parchi e ri-serve, giardini pubblici e pri-vati, e allestimenti di areeverdi». Ma come si coniuga un’edi-lizia basata sul verde e sul-l’ecosostenibilità con un pe-riodo di crisi economica e digrande stagnazione dellostesso comparto edile? «Bi-sogna fare un distinguo traprivato e pubblico – spiegal’ingegnere Grazia Chiarenza–. Il pubblico, oggi, è di-ventato un ambito moltodifficile in cui operare, per-ché sia gli enti statali chequelli provinciali sono vit-time di determinati limiti,quali ad esempio budget ri-dotti e lunghi ritardi nei pa-gamenti. La Euroinvest Im-mobiliare ha partecipato adiverse opere pubbliche e,con la necessaria cautela do-vuta, continua a farlo ancheora. La situazione del pri-

EDILIZIA

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SICILIA 2011 • DOSSIER • 161

Grazia e Carla Chiarenza

vato è diversa, perché nono-stante ci siano ampi marginidi evoluzione e opportunitàper il nostro settore, la crisi sista facendo sentire in modoaccentuato e ha portato le fa-miglie a rinunciare ad alcunecose per prediligerne altre. Aessere sacrificati sono semprepiù spesso gli interventi diriqualificazione degli spaziverdi, considerati molto co-stosi anche se in realtà sonouna spesa più che sosteni-bile». Il giro d’affari della Euroin-vest Immobiliare rimane co-munque molto alto e l’haportata a occuparsi di com-missioni importanti, con lanecessità di capire con esat-tezza che genere di piante e divegetazione utilizzare. «Di-sponiamo di agronomi spe-cializzati il cui compito èquello di aiutarci a compren-dere quale tipo di verde è più

idoneo all’ambiente che citroviamo di fronte. Per farlostudiamo la vegetazione col-locata nelle vicinanze e, nelcaso di parchi e riserve pro-tette, quali specie animali viabitano. In generale, prefe-riamo le piante mediterranee,che importiamo ed espor-tiamo da tutte le parti delmondo». Per offrire prodotti e servizidi elevata qualità, la Euroin-vest Immobiliare ha acquisitosistemi computerizzatid’avanguardia dedicati allaprogettazione e restituzionedell’immagine. «Il nostroobiettivo – continua l’avvo-cato Carla Chiarenza – è an-che quello di capire davveroche cosa desidera il cliente ea tal fine ci serviamo di ap-parecchiature altamente tec-nologiche volte al tratta-mento delle immagini e deigrafici attraverso modelli di

simulazione, di renderingmolto particolari e di di-pinti». Una delle opere piùrecenti portate a terminedalla società è un grande edi-ficio residenziale costruito alcentro di Acireale «che di-spone di appartamenti inclasse energetica A e che ri-sulta ingentilito da moltepiante, decori raffinati e bal-conate realizzate artigianal-mente in cemento bianco epolvere di marmo».

È l’età mediadel dinamico teamtutto al femminile

che guidala Euroinvest

Immobiliare Srle il Giardino

delle Orchidee

ANNI33

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MATERIALI

Prodotti edili innovativi, caratterizzati

da alti rendimenti e da una grande

attenzione all’ambiente, due requisiti

indispensabili per dare nuovo slancio

a un settore strategico per l’economia

siciliana. L’analisi di Vincenzo Caci

Diego Bandini

L’ingenger Vincenzo Caci, responsabile di stabilimento presso la Sicilgesso Spa

di Calatafimi Segesta (TP)

www.sicilgesso.it

L’Osservatorio regio-nale dell’Ance (As-sociazione Nazio-nale Costruttori

Edili) - , in uno dei suoi ultimirilevamenti, ha evidenziato iltrend negativo che ormai dacirca quattro anni investe tuttoil settore edile siciliano, rimar-cando anche i dati: -46,02%nel 2008, -25,29% nel 2009, -1,24% nel 2010. Una con-giuntura negativa, questa, che ilsistema edilizio ha pagato a caroprezzo, visto che in Sicilia sonotantissime le aziende che inquesto lasso di tempo sono statecostrette a chiudere i battenti,con il conseguente licenzia-mento di oltre 40 mila lavora-tori. Una situazione ben notaall’ingegner Vincenzo Caci, re-sponsabile di stabilimento dellaSicilgesso Spa, azienda di Cala-

tafimi Segesta, in provincia diTrapani, che da quasi cinquan-t’anni svolge un ruolo di primopiano all’interno del settoredella produzione e della com-mercializzazione di prodottiedili a base gesso, come into-naci, finiture, rasanti, tramezzie inerti. «Credo che nessuna re-altà operante nel mondo del-l’edilizia sia riuscita ad attraver-sare indenne questo particolaremomento storico, in quanto lacrisi ha colpito in maniera in-discriminata l’intero settore».

Quali strategie sono stateattuate da parte del manage-ment della Sicilgesso per cer-care di far fronte a questa si-tuazione?«In primo luogo abbiamo la-vorato per ottimizzare modi etempi del nostro ciclo produt-tivo, con l’obiettivo di ridurre i

166 • DOSSIER • SICILIA 2011

Materiali di qualità per il rilanciodell’edilizia

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Vincenzo Caci

costi e gli sprechi, senza però ri-nunciare alla qualità del pro-dotto finale. Oltre a questo ab-biamo rafforzato la retecommerciale, in modo da po-ter garantire una copertura ca-pillare del nostro territorio diriferimento e un efficace rap-porto relazionale con i nostricommittenti, assicurando loroassistenza tecnica e consulenzacostante».

Come è strutturata oggil’azienda?«Sicilgesso attualmente appar-tiene per il 50 per cento allaSaint Gobain PPC Italia Spa,un valore aggiunto importanteche la inserisce qualitativa-mente in un ambito professio-

nalmente garantito e le trasferi-sce visibilità oltre i confini re-gionali. L’azienda conta oggiquaranta dipendenti, suddivisiper competenze: direzione, am-ministrazione, produzione ecommercializzazione. Addettispecializzati lavorano alle cavedi gesso e all’interno dello sta-bilimento produttivo, mentreun laboratorio di tecnici portaavanti una costante attività diricerca per lo sviluppo di solu-zioni sempre nuove».

In effetti, anche in campoedile, gli investimenti in atti-vità di ricerca e sviluppo sonofondamentali per offrire pro-dotti sempre più performantie adatti alle esigenze dei com-

mittenti. Quali sono le ultimenovità introdotte dall’aziendaa questo proposito?«È vero. Come accennato inprecedenza, la ricerca di solu-zioni innovative è una delle pe-culiarità che da sempre con-traddistingue l’azione diSicilgesso. In particolar modooggi notiamo una sempremaggiore richiesta di prodottisostenibili da un punto di vistaambientale, e proprio per sod-disfare queste nuove esigenzedel mercato abbiamo effet-tuato significativi investimenti.A questo proposito abbiamoda poco introdotto sul mer-cato un massetto alleggeritoisolante sotto il profilo ter-mico, un intonaco leggero eisolante di base per interni edei nuovi prodotti da finitura,assolutamente ecocompatibilie in linea con le più stringentinormative del settore».

Negli ultimi anni l’aziendaha diversificato l’attività, in-serendosi anche all’internodel mercato dei prodotti edilibase cemento con il marchioSicilmalte. Quali sono i risul- › ›

SICILIA 2011 • DOSSIER • 167

~

Abbiamo lavorato per ottimizzaremodi e tempi del nostro cicloproduttivo, con l’obiettivodi ridurre i costi e gli sprechi,senza però rinunciare alla qualitàdel prodotto finale

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tati fin qui conseguiti attra-verso questa nuova attività?«Da qualche anno Sicilgesso hafatto il suo ingresso nel mer-cato dei prodotti edili a basecemento, mutuando le compe-tenze e le professionalità acqui-site in anni di ricerca e speri-mentazione per il mondo delgesso, intuendo le enormi po-tenzialità di questo segmento dimercato. Facendo un bilanciodi questi primi anni di attività,direi che i risultati ottenuti sonopiù che soddisfacenti, visto chequesta diversificazione ci ha per-messo di ampliare il nostro rag-gio d’azione, contribuendo inmaniera decisiva anche al mi-glioramento della redditivitàaziendale».

A livello geografico, all’in-terno di quali aree si concen-tra prevalentemente la vostraattività?«Naturalmente la Sicilia rap-presenta da sempre il nostro

mercato di riferimento, a cuiaffianchiamo una presenza con-solidata anche sul territoriomaltese. In questi ultimi anni,inoltre, abbiamo conquistatospazi significati anche all’in-terno dei Paesi del Mediterra-neo che, pur essendo attual-mente interessati da una fase diprofonda incertezza politica,presentano importanti prospet-tive di crescita».

Quali sono, dunque gli ele-menti principali che oggifanno di Sicilgesso una realtàleader nel proprio settore diriferimento?

«La Sicilgesso, nella sua lungapresenza all’interno del mercatodell’edilizia, ha sviluppato unacultura del servizio che, oltreagli altissimi standard di qualitàdei prodotti e a una grande at-tenzione nei confronti dell’am-biente, ne ha garantito e ne con-tinua a garantire un’offertacapace di soddisfare pienamentele esigenze dei propri commit-tenti, con un rapporto qualità -prezzo difficilmente riscontra-bile altrove. Alla base dei suc-cessi dell’azienda ci sono la forzadi un marchio che si è reso visi-bile negli anni, e la professiona-lità di uno staff che ha saputointeragire e collaborare in ma-niera eccezionale, al fine del rag-giungimento degli obiettivi po-sti. Negli ultimi due decenni ilgruppo, sotto la direzione del-l’ingegner Marzio Bresciani, si ècaratterizzata per la sua spiccatavocazione all’innovazione, at-traversando i cambiamenti a cuiè stato soggetto il settore edile,e intercettando e interpre-tando le necessità degli opera-tori, all’interno di un mercatoin continua evoluzione e se-gnato da una competizionesempre più serrata».

› › ❝

~

Da qualche anno Sicilgesso hafatto il suo ingresso nel mercatodei prodotti edili a base cemento,intuendo le enormi potenzialitàdi questo segmento di mercato

168 • DOSSIER • SICILIA 2011

MATERIALI

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La Pietra di Modica èdiventata uno deimateriali più apprez-zati e richiesti in

ogni parte del mondo, graziealla sua bellezza, alla possibilitàdi essere lavorata nello stessomodo del marmo e alle sue ot-time caratteristiche meccani-che. Questa pietra è una rocciacalcarea di origine sedimenta-ria estratta nella zona sicilianadei Monti Iblei ed è caratteriz-zata da colori chiari, che pos-sono andare dal bianco al-l’avorio e dal grigio al beige, edai cosiddetti “colpi di matita”,ovvero venature di quarzo per-pendicolari alla stratificazioneche conferiscono a questo ma-teriale un grande fascino. A fare di tale fascino della Pie-tra di Modica uno dei puntiforti della sua attività è stata lasocietà Occhipinti e Corallo,

specializzata da più di tren-t’anni nella lavorazione dellapietra. «Abbiamo da pocoaperto una nuova cava di estra-zione dell’originale Pietra diModica – spiegano Pietro Oc-chipinti e Antonino Corallo,fondatori dell’azienda – e ab-biamo esteso la certificazioneCe, già presente sui nostri pro-dotti di frantoio, alla linea diprodotti lapidei creata propriograzie a questa nuova fonte diapprovvigionamento. In que-sto periodo, guidato da unmercato sempre più esigente econcorrenziale, in cui lo svi-luppo, la ricerca e la certifica-zione degli articoli risultanofondamentali, la marcatura Ceè diventata un obbligo e unagaranzia di qualità». La Occhipinti e Corallo, natanel 1979, è stata protagonistadi un’interessante evoluzione

La tradizione, l’innovazione tecnologica

e i materiali di pregio come

la Pietra di Modica sono la forza

dell’esigente mercato delle lavorazioni

lapidee. Pietro Occhipinti

e Antonino Corallo raccontano

la loro esperienza nel settore

Emanuela Caruso

Il fascino della Pietra di Modica

172 • DOSSIER • SICILIA 2011

Da sinistra, Pietro Occhipinti e Antonino Corallo

della Occhipinti e Corallo Srl Lavorazione Pietre di Frigintini (RG).

Nelle altre immagini, magazzino, fase di lavoro e opera urbana in pietra

www.occhipintiecorallo.com

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che, nonostante l’abbia por-tata a raggiungere il successo,non le ha fatto perdere il suotipico carattere familiare. «Lanostra attività – commentaPietro Occhipinti – è comin-ciata in un laboratorio di pochimetri quadrati, ma dopo solouna decina di anni, a frontedel crescente aumento delle ri-chieste da parte dei clienti edella buona riuscita del nostrooperato, si è reso necessarioampliare lo stabilimento e in-crementare la capacità produt-tiva. Allo stesso tempo, l’espe-rienza maturata e il metodo diconduzione dell’azienda cihanno permesso di conqui-stare la fiducia di grandi im-prese del settore delle costru-zioni, fattore che ci ha spinti aspecializzarci anche nella pro-duzione di inerti di qualità,così da creare calcestruzzi. Perdare forza a questa nuova at-tività, è stato deciso di instal-lare un grosso impianto difrantumazione idoneo al re-cupero e al riutilizzo di tuttele pezzature non lavorabili per

uso ornamentale; impiantoche, oggi, è diventato un af-fermato centro di recuperodei rifiuti da costruzione e de-molizione. Attualmente, cioccupiamo inoltre della rea-lizzazione di rivestimenti,sculture, camini, pavimenta-zioni, colonne e fontanelle earredo da giardino». La Occhipinti e Corallo, il cuistabilimento ha sede a Modicae si sviluppa su un’area di22mila metri quadrati, puòcontare su alcuni strategicipunti di forza, gli stessi chel’hanno resa una realtà im-prenditoriale di grande rile-vanza. «Sin dall’inizio dellanostra avventura – continuaAntonino Corallo – abbiamomesso al centro della nostraattenzione le esigenze deiclienti, ragion per cui cer-chiamo di soddisfare tutti i

loro bisogni e le loro neces-sità, di mantenere fede allepromesse fatte e di migliorarein continuazione i servizi aloro dedicati. Altro punto fo-cale dell’attività della Occhi-pinti e Corallo è anche la suacapacità innovativa e tecnolo-gica, per cui si è sempre di-stinta; oltre al centro di fran-tumazione, disponiamo infattidi un moderno fabbricato perla lavorazione dei materiali la-pidei, di impianti funzionali edi ultima generazione e dimacchinari altamente tecno-logici e d’avanguardia. Infine,non ci dimentichiamo mai dilegare il nostro presente e ilnostro futuro alle origini del-l’azienda, ovvero a quellaspinta imprenditoriale che ciha permesso di iniziare a lavo-rare in un settore che ci ap-passiona profondamente».

Pietro Occhipinti e Antonino Corallo

SICILIA 2011 • DOSSIER • 173

❝~

La nostra azienda è attiva sia sul frontedella produzione di inerti che su quellodella lavorazione di materiali lapidei

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TURISMO

180 • DOSSIER • SICILIA 2011

Festività, calano i consumi turistici Secondo Bernabò Bocca è necessario disciplinare l’utilizzo di Internet che ormai

ha rivoluzionato il modo di vendere e commercializzare il turismo.

E intanto 46 milioni di italiani hanno passato a casa il Natale

Elisa Fiocchi

Saranno 14,5 milionigli italiani pronti aconcedersi una va-canza tra il periodo di

Natale e Capodanno. Èquanto emerge dall’indagineprevisionale di Federalberghi,secondo cui il 75% della po-polazione dichiara che l’at-tuale situazione politico-eco-nomica condizionerà iconsumi turistici non solodelle festività natalizie, ma an-che dei prossimi mesi. Tra i46 milioni di italiani che re-steranno a casa, sono poi 24milioni (rispetto ai 19 milionidel 2010) coloro per cui que-sta scelta è dettata da motivieconomici, sebbene finoral’andamento del solo com-parto alberghiero abbia mo-strato nel 2011 segnali con-fortanti con un incremento dipernottamenti del 2,5%. Leregioni più gettonate sarannola Sicilia, con l’11,6% delladomanda, seguita dal TrentinoAlto Adige (9,5%), dalla To-scana (9,3%), dal Veneto(8,2%), dal Lazio (7,6%),dalla Lombardia (7%) e dallaValle d’Aosta (6,8%). Il girod’affari determinato da que-sto movimento turistico saràdi circa 8 miliardi di euro

(+3% rispetto al 2010) conuna media di pernottamento,a Capodanno, di 3,3 notti peruna spesa media pro-capite di508 euro rispetto ai 473 del2010. Il presidente di Fede-ralberghi, Bernabò Bocca,analizza i consumi turistici na-zionali e lancia un messaggioal governo: «È indispensabileche assicuri al più presto ilfunzionamento dell’Enit ecolga le innumerevoli oppor-tunità che il turismo può of-frire all’economia nazionale,rivedendo alcune misure adot-tate nel proprio programma».Dai calcoli elaborati dal centrostudi di Federalberghi risulta,infatti, che tra l’Imu e il pos-sibile incremento dell’Iva nel2012, le sole imprese turisti-che del ricettivo dovranno farfronte a quasi 600 milioni dieuro di aggravi fiscali, ai qualiaggiungere l’imposta di sog-giorno.

La crisi economica, ac-compagnata dalla poca nevenelle località sciistiche, haregistrato una battuta d’ar-resto anche per il ponte del-l’Immacolata, con una stimadi mezzo milione di personein meno rispetto al 2010, eun calo dell’8,3% del giro

d’affari legato al turismo.Questo calo è lo specchio diuna reale flessione econo-mica del comparto turisticonazionale nel 2011?«La flessione ha rispecchiatopienamente la congiuntura po-litico-economica che il paesesta attraversando. indubbia-mente si tratta di un campa-nello d’allarme che deve far ri-flettere il governo e invogliarloa definire piani e strategie mi-rati a un recupero di quote dimercato che, nel corso del2011, hanno comunque carat-terizzato in positivo il com-parto alberghiero».

Tra le varie preoccupazionidel comparto, il possibileaumento dell’Iva dal 10% al

A destra,

Bernabò Bocca,

presidente

di Federalberghi

Page 143: DossSicilia122011

Bernabò Bocca

SICILIA 2011 • DOSSIER • 181

12% a settembre 2012.Quali implicazioni avrebbequeste misura e quali altripericoli potrebbero incideresull’economia e l’occupa-zione del settore turistico?«Una simile misura è proprioin antitesi con quanto dicevoprima perché favorirebbe no-stri competitor quali la Fran-cia, che ha un’Iva sugli alber-ghi al 5,5%, e la Spagna, chece l’ha all’8%, rendendo ulte-riormente più marcato il di-vario tariffario tra offerte si-milari».

I primi undici mesi del-l’anno (rispetto allo stessoperiodo del 2010) hannoevidenziato un +2,6% dipresenze. Il turismo cheruolo potrebbe avere per laripartenza dell’economia delnostro Paese e per farlo, diquali sostegni e risorse ne-cessita?«Il turismo ha già un ruolofondamentale per l’economiadel paese, ma a nostro avvisosono tre le priorità da affron-tare: ridare slancio all’imma-

gine turistica dell’Italia nelmondo, facendo funzionarel’Enit; porre attenzione al la-voro per un settore che ha bi-sogno sempre più di formecontrattuali flessibili; discipli-nare il fenomeno indiscrimi-nato dell’online, che ormai harivoluzionato il modo di ven-dere e commercializzare il tu-rismo. Sappiamo bene che In-ternet rappresenta il presente eil futuro, ma occorre regola-mentarlo con leggi attuali e ingrado di renderlo ancora piùefficiente e operativo, nell’in-teresse economico delle im-prese e dei consumatori».

Quali riflessioni si pos-sono trarre sul sistema in-frastrutturale del nostroPaese e sui differenti svi-luppi dal Nord al Sud del-l’Italia? «È fuori di dubbio che unPaese turisticamente avanzatoquale l’Italia debba dotarsisempre più di infrastrutturemoderne e coerenti col viveremoderno. La raggiungibilitàcostituisce la discriminantenelle scelte turistiche non solodegli italiani, ma di qualsiasiturista proveniente da qua-lunque area del mondo».

Un Paeseturisticamenteavanzatocome l’Italiadeve dotarsisempre più diinfrastrutturemodernee coerenti colvivere moderno

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TURISMO

182 • DOSSIER • SICILIA 2011

Una nuova legge sul turismoIn Sicilia, la crisi ha portato all’aumento della disoccupazione tra gli operatori turistici.

Colpa del costo del lavoro, sostiene Giuseppe Cassarà, ma anche dell’abusivismo sul web

Elisa Fiocchi

Mantenere alta lacompetitività ri-spetto alle altreregioni è una

delle sfide più complesse per losviluppo turistico della Siciliache, solo per la sua marginalitàgeografica rispetto all’Europa,deve fronteggiare un aumentodel costo del trasporto. Se a que-sto si aggiunge l’inasprimentogenerale delle spese nel settore,ecco che la crisi economica rag-giunge il terzo anno consecutivocon flessioni preoccupanti e uncalo delle presenze, come fa no-tare Giuseppe Cassarà, che siesprime in doppia cifra e al-larma tutti gli operatori turisticidel territorio. «Purtroppo –spiega il presidente di Fiavet – lacrisi ha già falcidiato in Sicilia al-meno cinquecento agenzie diviaggi, pari a un terzo dell’esi-

stente, con conseguente au-mento della disoccupazioneche, nel settore specifico, non haprecedenti». Si rende perciò ne-cessario un intervento del go-verno regionale, chiamato ascendere in campo al fiancodelle imprese private e con i sin-dacati dei lavoratori per porrefine a una situazione molto vi-cina al default.

La crisi mette a rischio cen-tinaia di agenzie di viaggi, paria due milioni di posti di la-voro: quali sono le misure ur-genti da valutare?«Per frenare l’emorragia occu-pazionale servono urgente-mente almeno tre interventi:una legge organica sul turismoin Sicilia che detti regole certeper ridare fiducia sia agli ope-ratori sia ai consumatori;un’urgente riduzione del costo

del lavoro, attraverso una seriadefiscalizzazione degli oneri;una lotta senza quartiere al-l’abusivismo ormai imperanteanche sul web».

Le compagnie low costcome possono ostacolare glioperatori turistici e quali altrecriticità frenano la crescita delsettore?«Le compagnie low cost inne-scano un meccanismo di con-fusione nel settore della distri-buzione in quanto creanol’illusione di viaggi aerei a pochisoldi. In realtà, se si fanno benei conti, la favola si sgonfia dimolto. Poi vi sono i costi chesupporta la collettività attra-verso gli aeroporti che paganosostanziosi contributi a questotipo di compagnie aggirando laregola europea degli “aiuti diStato”. Infine, con le compa-

Giuseppe Cassarà,

presidente della Fiavet

e vicepresidente

di Confturismo con

delega al Mezzogiorno

Page 145: DossSicilia122011

Giuseppe Cassarà

SICILIA 2011 • DOSSIER • 183

gnie low cost, si può soltantocomprare al momento della ac-certata disponibilità. Non sipuò programmare per tempo,come normalmente avviene peri tour operator e le agenzie diviaggio. Serve anche in questocaso, una regolamentazione cheeviti la continua concorrenzasleale».

La spesa relativa dei consu-matori è salita dagli 11 ai 13miliardi di euro, grazie all’in-cremento dei pacchetti online:Internet rappresenta unanuova frontiera per lo svi-luppo economico del com-parto? «La spesa di 13 miliardi di euroè stata raggiunta nonostante ledifficoltà. I pacchetti onlinenon costituiscono un danno,ma lo diventano se non sono re-golamentati e se non si fissanole sanzioni per chi non rispettale regole fissate. È certo che In-ternet rappresenta il futuro eche non può essere consideratoun nemico dell’agente di viag-gio. È necessario soltanto chetutti vengano messi in condi-zione di operare, in una sana elibera concorrenza, sotto un’at-tenta vigilanza, anche per ri-durre le truffe, a salvaguardiadei consumatori e della distri-buzione stessa».

Ritiene che le imprese nelturismo, con particolare rife-rimento alla realtà di Palermo,

abbiano compiuto in tal sensoun efficace adeguamento tec-nologico e un buon percorsoformativo?«Da questo punto di vista la Si-cilia si è largamente aggiornatitecnologicamente, ma resta an-cora molto da fare, sopratuttoper le agenzie più piccole a con-duzione familiare. Per quantoriguarda la formazione, anchein Sicilia siamo a buon punto».

Ha espresso la necessità diuna globalizzazione d’intenticontro l’attuale frammenta-zione svolta dalle varie asso-ciazioni di categoria. Dadove cominciare per fare si-stema e offrire nuovo slanciosoprattutto a quelle regioni,come la Sicilia, che vivonodi turismo?«Le associazioni di categorianon creano frammentazione,anzi nascono e vivono di mo-menti di aggregazione. Il pro-blema è che fra le di loro serveidentificare obiettivi comuniimportanti e, ove possibile, ge-stirli il più unitariamente. Cosìcom’è ormai urgente una colla-borazione più stretta fra net-work e agenzie di viaggi e fraqueste e i grandi tour operator.È vero pertanto che la globa-lizzazione propone azioni uni-tarie, indispensabili per una di-minuzione dei costi e per daremaggiori garanzie di chiarezzae qualità».

��

Palermo si è largamente aggiornata dal puntodi vista tecnologico, ma resta ancora moltoda fare per le agenzie a conduzione familiare

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Terra di agricoltura, di suggestivi spazi

verdi e di splendidi campi da golf,

la Sicilia cerca di investire su se stessa

attraverso l’attività di alcune interessanti

aziende locali. Santo Torrisi racconta

la sua esperienza

Emanuela Caruso

Il “verde”è il futuro della Sicilia

Grazie al suo climae alle sue inesti-mabili bellezzepaesaggistiche,

culturali e storiche, la Siciliapotrebbe diventare la Floridad’Europa, un’ambita meta tu-ristica e d’investimento. So-prattutto in termini di verde,attraverso il recupero di giar-dini storici e macro orti bota-nici, l’allestimento di zone na-turali e la costituzione di uncircuito di campi da golf gio-cabili per almeno 300 giorniall’anno, la regione potrebbetrasformarsi in una zona de-stinata al turismo di alta qua-lità. Purtroppo, la gestione dasempre incoerente e incostantedelle risorse turistiche del-l’isola, la sfiancante burocraziatipica del nostro mercato e ladeleteria bravura italiana nel

riuscire a creare ostacoli dalnulla hanno causato la fugadegli investitori esteri. Nonostante tutto, alcuneaziende siciliane continuano acredere nelle potenzialità delloro territorio e a impegnarsiper aumentare la bellezza e lepossibilità offerte dalla Sicilia.Una di queste imprese è la Si-cilverde. «Siamo stati una delleprime società a occuparsiesclusivamente delle opere inverde – commenta Santo Tor-risi, amministratore unicodella Sicilverde – e ormai dapiù di venticinque anni siamospecializzati nella realizzazionee manutenzione di tali opere,nell’ingegneria naturalistica,nel recupero ambientale enell’irrigazione tecnologica.Particolare attenzione è poidedicata alla costruzione di

184 • DOSSIER • SICILIA 2011

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Santo Torrisi

campi da golf».Quali sono le varie fasi di

realizzazione di un campo dagolf?«Si parte con lo scorticamentoe l’accantonamento del terrenovegetale di superficie e con lamovimentazione meccanica ditutta l’area, al fine di creare lequote di progetto e gli scaviper i laghi. Si procede quindicon la modellazione del campoe la formazione delle piste, fasea cui segue quella della costru-zione delle parti più tecniche,ovvero greens, tees e bunkers,dei drenaggi e degli impiantiirrigui con i relativi gruppi dipompaggio. Il complesso iterrealizzativo si conclude con lastesura finale del terreno dicoltivo, le lavorazioni specifi-che dei substrati del campo, ela semina dell’intera area condifferenti varietà di prato».

La realizzazione di uncampo da golf presuppone uningente consumo di acqua. Intal senso, come Sicilverde rie-sce ad attuare misure ecologi-camente sostenibili?«Grazie all’esperienza maturatanel settore dei prati e alle ana-

lisi svolte su ogni tipo di mi-croclima e terreno, siamo ingrado di consigliare le cultivarpiù idonee per ogni campo dagolf, cultivar che sono quasisempre macroterme, cioè va-rietà nobili di gramigna carat-terizzate da una minore neces-sità di acqua. Sempre conl’obiettivo di ridurre il con-sumo idrico dei campi da golf,la Sicilverde recupera cospicuequantità di acqua attraverso idrenaggi naturali di superficiee i drenaggi canalizzati nel sot-tosuolo».

Con quali altri accorgi-menti operativi riuscite aesprimere il rispetto perl’ambiente?«Aumentiamo il nostro im-

pegno ecosostenibile cer-cando di utilizzare solo ma-teriali ecocompatibili e po-nendo grande attenzione allasalvaguardia del sito oggettodell’opera e della flora inesso presente, adattando ilprogetto alla vegetazione ealla morfologia già esistenti.Inoltre, recuperiamo partedella vegetazione del sito,reimpiantandola, e scarti ve-getali derivanti dalla puli-tura del campo, riutilizzan-doli come ammendante delterreno».

Quali sono le tecnologiepiù innovative del vostrosettore?«Nel campo dell’irrigazione,sicuramente i sistemi di auto-mazione monocavo radio e sa-tellitare, con il relativo moni-toraggio video di ogni singolaparte di campo e di ogni sin-golo irrigatore. In materia digiochi d’acqua, invece, sonointeressanti le nuove tecnolo-gie che prevedono la movi-mentazione dei getti idrici inbase alle note di un branomusicale».

In apertura, Santo

Torrisi, amministratore

unico della Sicilverde

di Aci S. Antonio (CT).

In alto, Golf Resort

Donnafugata (RG);

sotto, Golf Resort

Verdura (AG)

www.sicilverde.it

❝~

Risparmio idrico, reimpianto dellavegetazione e riutilizzo degli scarti vegetali:così la Sicilverde rispetta l’ambiente

SICILIA 2011 • DOSSIER • 185

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LEGALITÀ

192 • DOSSIER • SICILIA 2011

Ha preso il via a ottobre il progettodella Provincia di Palermo “RightEconomy. L’impresa legale, patri-monio sociale”. Secondo Pietro

Alongi, vicepresidente della Provincia con dele-ghe a sicurezza, antiusura, antiracket e beni con-fiscati alla mafia, «si tratta di un progetto ampio,che prevede una serie di incontri formativi sultema della legalità, in totale circa 70, nei vari co-muni della provincia: a questo proposito ab-biamo coinvolto le forze dell’ordine, ma anchel’associazionismo impegnato contro usura e rac-ket e le parrocchie, divenute oggi un punto di ri-ferimento importante per il confronto e la de-nuncia». Il progetto poi proseguirà fino aquello che Alongi definisce il «momento piùimportante»: «il prossimo mese di maggio, inoccasione del ventesimo anniversario dellastrage di Capaci, si terrà la prima edizione

della Fiera della legalità, nella quale coinvol-geremo un centinaio di imprese della provin-cia, non solo quelle che hanno sporto denun-cia ma anche quelle che, più silenziosamente,hanno sempre operato senza pagare il pizzo eversando regolarmente i contributi. Si tratta diun altro modo per raccontare com’è possibileoggi rispettare i principi di legalità».

Nel 2011 però, secondo la Guardia di Fi-nanza di Palermo, solo 4 persone hanno de-nunciato casi di usura. Come vincere l’omertàe aiutare l’emersione del fenomeno?«Mentre per il racket si è innescato un mecca-nismo virtuoso, grazie anche al sostegno della le-gislazione regionale nei confronti di chi denun-cia, per l’usura le cifre sono ancora inammissibili,soprattutto in una città dove mafia e “cravattari”godono di risorse non indifferenti e dove inda-gini, intercettazioni e statistiche confermanoche vi è un numero elevatissimo di usurati. Perquesto occorre rafforzare il lavoro di sostegno edenuncia, ma anche intervenire sulle banche, chedevono decidere se stare dalla parte del cittadinoo, anche involontariamente, essere complici de-gli usurai: spesso infatti a famiglie o impresenon restano altre strade se gli istituti di creditochiudono loro le porte in faccia. Sempre in que-sto ambito, poi, abbiamo già presentato al Mi-nistero dell’Interno un altro progetto, in attesadi finanziamento, che riguarda la realizzazione di8 “antenne” contro usura e racket, una per ognicircoscrizione della città».

Quale dovrebbe essere la loro funzione?«Vorremmo creare una serie di strutture riservate

Pietro Alongi, vicepresidente della Provincia di Palermo,

illustra le iniziative in atto e i progetti contro

la criminalità organizzata. Ma dice: «È necessario

recuperare il senso del termine legalità nel suo complesso»

Riccardo Casini

Il buon esempio della politica

A destra,

Pietro Alongi,

vicepresidente della

Provincia di Palermo

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Swdcwdcwadcawe

SICILIA 2011 • DOSSIER • 193

gata alle pubbliche amministrazioni e non solo,movimenta un giro d’affari pari a quello di CosaNostra. È necessario allora recuperare un sensodella legalità nel suo complesso, magari anchetramite meccanismi di screening e verifica dellaspesa, in modo da arginare il fenomeno del som-merso, divenuto eccessivo. E in questo la politicadeve assolutamente dare l’esempio».

Intanto lo scorso mese a Palermo è statainaugurata la sede locale dell’Agenzia na-zionale per l’amministrazione e la destina-zione dei beni sequestrati e confiscati allacriminalità organizzata. Contemporanea-mente, dopo una vicenda durata anni, èstata finalmente siglata la destinazione del“Feudo Verbumcaudo”.«L’inaugurazione ha rappresentato un momentoimportante: una nuova sede in un contesto dovec’è conoscenza del territorio è utile soprattuttoai fini della consegna e della ridestinazione deibeni. Oggi tra l’altro stiamo assistendo a unparto continuo, con beni confiscati per un va-lore di circa 90 milioni di euro negli ultimi duemesi. Resta, però, il fatto che avere immobili oterreni ancora inutilizzati dopo 3 o 4 anni dallaconfisca è un pessimo segnale: per questo laProvincia sta lavorando alla costituzione di unarete territoriale, in collaborazione con la confe-renza dei sindaci, per la gestione dei progetti diridestinazione dei beni. E nel 2012 sperimen-teremo un progetto che porterà alcuni terreniconfiscati a ospitare 4 campus formativi pergiovani nel campo dell’agraria, i cui prodotti sa-ranno poi venduti grazie a una convenzionecon alcuni ipermercati in modo da far conoscereulteriormente il progetto. Credo che anche que-ste piccole azioni possano dare slancio a un in-cubatore di legalità».

al cui interno operino uno psicologo, un avvocatoe un commercialista: queste figure potrebberoaiutare preventivamente anche chi, pressato dal-l’urgenza di ottenere un prestito, spesso non leggenemmeno il contratto di stipula con una finan-ziaria. Tra l’altro oggi ne stanno spuntando molteche concedono fidi anche a chi ha un piccolo sti-pendio, contribuendo così al debito delle fami-glie. Al contempo, però, queste ultime vannoeducate a un diverso rapporto con la spesa».

A proposito di lotta al racket e all’usura, laProvincia di Palermo aveva anche annunciatol’apertura di uno sportello dedicato in un lo-cale sequestrato a un prestanome di BernardoProvenzano.«Abbiamo rimesso a nuovo i locali con una se-rie di interventi messi a bilancio, e a metà gen-naio dovremmo finalmente essere pronti perpartire a livello operativo. Ma oltre a questi im-pegni, credo che la politica debba agire anchein un altro senso».

Quale?«I dati dicono che la corruzione complessiva, le-

La Provincia sta lavorando allacostituzione di una rete territoriale,in collaborazione con la conferenzadei sindaci, per la gestione deiprogetti di ridestinazione dei beni

Pietro Alongi

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«La figura del notaio viene comu-nemente percepita dalla collet-tività come quella di un espertodi problematiche giuridiche,

dotato di notevoli qualità morali e tecniche,ma dal carattere freddo, dai modi e dai com-portamenti distaccati. Di tale erronea impres-sione, forse, siamo colpevoli proprio noi notaiche, in passato, non abbiamo utilizzato validi edefficaci strumenti di comunicazione per smen-tire tale luogo comune». È questa l’autorevoleopinione di Giuseppe Pilato, presidente del Co-mitato regionale notarile della Sicilia dal 2008e delegato all’assemblea della Cassa nazionale delnotariato dal 1993. Pilato dirige uno studio no-tarile che si occupa di tutti i settori del diritto ci-vile e commerciale, con particolare riguardo alletransazioni immobiliari e al diritto societario eun’intensa attività di consulenza in materia di di-ritto di famiglia e successorio. Giuseppe Pilatospiega come al di là dell’immagine stereotipataesista un “umanesimo” notarile.

È ancora diffusa, secondo la sua esperienza,un’immagine fredda del notaio?«Da qualche tempo mi capita sempre più fre-quentemente di ricevere ringraziamenti al ter-mine di una stipula – che è il momento con-clusivo e risolutivo di una serie di incontri e dicolloqui con le parti, allo scopo di trovare la lorointesa e dirimere ogni eventuale divergenza. Miha particolarmente sorpreso che le persone, sor-volando quasi sull’aspetto tecnico-giuridico, ab-biano voluto invece sottolineare la pazienza nel-l’ascolto delle loro esigenze e la disponibilità acomprendere prima e a risolvere poi i loro pro-blemi. Insomma, si richiede al notaio quellaqualità che in psicologia si definisce empatia, ov-vero, la capacità di immedesimarsi in un’altra

Giuseppe Pilato, presidente del Comitato regionale

notarile della Sicilia, parla di un vero

e proprio “umanesimo” notarile. Una dotta

ricostruzione lungo la storia dell’arte del notaio,

figura capace di interpretare differenti competenze

per garantire la certezza del diritto

Luca Cavera

Riaffermiamo il ruolodel notariato

Giuseppe Pilato, presidente del Comitato regionale notarile della Sicilia, notaio in Caltanissetta.

Nel box, Maurizio Citrolo, notaio in Palermo, componente della Commissione studi del Comitato regionale

notarile della Sicilia

[email protected] [email protected]

196 • DOSSIER • SICILIA 2011

NOTARIATO

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persona, calandosi nei suoi pensieri e statid’animo».

Esiste quindi un vero e proprio “umane-simo” notarile. Cosa caratterizza la figura delnotaio?«Il notaio ha caratteristiche e qualità che lo av-vicinano al magistrato, al giornalista, allo psico-logo e anche al sacerdote – ciò è stato evidenziatoda numerosi studiosi dell’arte notarile, chehanno avviato una ricerca utile a riscontrare l’in-fluenza che il notaio ha avuto nel processo di cre-scita e di sviluppo della società italiana. Magi-strato, per l’imparzialità e la profondaconoscenza giuridica. Giornalista, perché i suoiatti sono cronaca di vicende umane e di espe-rienze di vita, finestre aperte nella storia, negliusi, nei costumi, nelle tradizioni, nei sentimenti,nei rapporti patrimoniali e personali degli uo-mini. Psicologo, per l’indagine attenta e appas-sionata della volontà delle parti. Sacerdote, in-fine, perché depositario di intime e riservatevicende personali».

Andando proprio sul profilo storico del no-tariato, qual è la storia di questa figura?«L’arte notarile ha origini lontane. Progenitoridei notai possono considerarsi, già in epoca ro-mana, i semplici “scriba”, i più evoluti “notarii”,i “tabulari” e i “tabellioni”. Tuttavia è nell’età me-dioevale che si manifesta e afferma nella sua pie-nezza la figura del notaio: erudito esperto sianelle questioni prettamente giuridiche che inquelle politiche, sociali e letterarie. Il notaioumanista, consigliere del signore, giurista e let-

Nel panorama della cultura giuridica italiana e notarile inparticolare, l’appuntamento di Taormina è uno dei

convegni di studio di più antica tradizione e di più largapartecipazione, con la presenza di colleghi di tutte le regioniitaliane. L’importanza dell’evento è confermatadall’autorevolezza degli ospiti, tra i quali ministri esottosegretari, e persino delegazioni straniere, che nel corsodegli anni hanno voluto, con la loro presenza, testimoniare ilrispetto per la funzione notarile. Funzione che è da semprecaratterizzata dalla realizzazione degli intenti pratici deicittadini e delle imprese attraverso l’adozione delle formegiuridiche più consone. Sempre più, oggi, il notaio funge damediatore tra la volontà dei cittadini e delle imprese e glistrumenti che l’ordinamento giuridico mette a lorodisposizione, in un’incessante ricerca dello strumento piùefficace, più sicuro e più economico, in conformità con lescelte e gli orientamenti del legislatore. Per questa ragione lascelta dei temi da dibattere nel convegno ha spaziato, nelcorso degli anni, con un taglio che coniuga teoria e prassi,dalle classiche questioni di diritto civile – che riguardano tral’altro i contratti, le successioni e il diritto di famiglia – aiproblemi delle imprese nel confrontarsi con una legislazioneda tempo non più cristallizzata in regole immutabili, masoggetta alla continua ricerca di nuove soluzioni. Questeprivilegiano a volte la flessibilità e l’ampiezza delle opzioni,altre la semplificazione e la snellezza operativa – senzaperaltro trascurare le questioni di diritto tributario. In merito aqueste ultime va sottolineata la peculiare posizione del notaio,fedele strumento dell’ordinamento che lo chiama a svolgere –gratuitamente – la funzione di percettore delle imposte per suoconto, ma al tempo stesso vicino al cittadino e suo consiglierenell’orientarsi alla scelta più corretta anche sotto il profilofiscale. Il tutto – e in questo sta la peculiarità del nostroconvegno – con un particolare riguardo ai temi cheinteressano il cittadino nella vita quotidiana e con l’occhioattento alla piccola e media impresa, protagonista dellosviluppo nel territorio meridionale e non solo.

di Maurizio Citrolo

Il convegno annuale di TaorminaL’impegno del notariato

siciliano per la diffusione

della cultura giuridica.

Un momento di incontro

che porta professionisti

e personalità nazionali e

internazionali a confrontarsi

sui temi più attuali del diritto

civile e societario

› ›

SICILIA 2011 • DOSSIER • 197

Giuseppe Pilato

Page 156: DossSicilia122011

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terato. Iacopone da Todi, Iacopo da Lentini,Cola di Rienzo sono gli epigoni di tali figure no-tarili. Per tali qualità e forse per altre ancora, Fe-derico II di Svevia fece dono a Iacopo da Len-tini del titolo di Magnifico. Carlo V,l’imperatore che non vedeva tramontare mai ilsole nei suoi possedimenti, definì i notai mila-nesi “Viri clarissimi dei costumi, delle lettere edella pubblica fede”».

Esistono esempi paragonabili in epochepiù prossime ai nostri giorni?«Giungendo a tempi più recenti, riprendendoun articolo contenuto nella pubblicazione “Il ri-sorgimento italiano e i notai”, è particolarmentesignificativo l’episodio descritto da GiovanniVerga nella novella Libertà. Si narra che i con-tadini ribelli, dopo avere ucciso Ignazio Can-nata, notaio di Bronte, reo secondo loro di es-sere un borbonico lealista, nei giorni successivialla sanguinosa rivolta, nel momento di proce-dere all’assegnazione delle terre, preoccupati didovere subire prepotenze, si domandano preoc-cupati chi garantirà sulla correttezza delle pro-cedure non essendo presente alla procedura unnotaio. Ecco quindi chi è il notaio e a cosaserve: è il garante della legalità. Il suo ruoloserve a dare certezza, senza prepotenze e senzainganni».

Il fondamento giuridico-economico e sociale della pubblica funzione del notaio di tipo latino – presente nel mondo in 84 paesi –

è rinvenibile nei connotati essenziali dei sistemi di civil law, ben diversi da quelli di common law. I primi, a differenza dei

secondi, sono caratterizzati dalla presenza del diritto scritto. Come spiega Franco Salerno Cardillo, componente della

Commissione studi internazioni del Consiglio nazionale del notariato: «Nei settori giuridico-economici più rilevanti, il problema

del rispetto della legge viene affrontato in termini preventivi, in quanto considerato una questione di interesse generale e non ex

post, come avviene invece nei sistemi di common law, che ricorrono per lo più ad una tutela di tipo risarcitorio». Al notaio è

affidato un ruolo di garante del funzionamento di un sistema di giustizia preventivo, inesistente nei paesi di common law, dove

tutto ruota attorno alla figura degli avvocati di parte. «Tale ruolo di garante non potrebbe essere affidato né alle parti, né ai loro

avvocati, strutturalmente in conflitto di interessi, quanto piuttosto a un soggetto che – in quanto delegatario di pubblici poteri –

svolge un ruolo di controllo della legalità. Inoltre, il notaio, esperto giurista, svolge un ruolo di tutore degli interessi dei privati

attraverso un’attività di mediazione e consulenza imparziale, che assicura l’informazione, riducendo le asimmetrie informative dei

contraenti». Si può dire quindi che il notaio di tipo latino è uno specialista indipendente, concessionario in outsourcing di funzioni

di accertamento preventivo, dotato di affidabilità pari a quella del giudice, che unisce efficienza privata e onorabilità pubblica tali

da giustificare l’attribuzione della “pubblica fede” – e quindi della massima forza probatoria consentita – e della forza esecutiva

agli atti che pone in essere. «Il notariato di tipo latino costituisce il fedele riflesso di una determinata concezione culturale e

giuridica, che a differenza di quanto avviene nei paesi di common law, lo rende, nei paesi di civil law, un’istituzione essenziale,

portatrice dei valori di protezione dei cittadini e dell’interesse pubblico». [email protected]

La pubblica funzione del notaio di tipo latino

NOTARIATO

~

Mi ha particolarmente sorpresoche le persone, sorvolando quasisull’aspetto tecnico-giuridico,abbiano voluto invece sottolinearela pazienza nell’ascoltodelle loro esigenze e la disponibilitàa comprendere prima e a risolverepoi i loro problemi

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POLITICHE SANITARIE

200 • DOSSIER • SICILIA 2011

«Il servizio sanitario nazionale è al secondo posto in campo

internazionale per la sua qualità, universalità e solidarietà».

Il sottosegretario alla Salute, Adelfio Elio Cardinale, individua nuove

sfide per migliorarlo, a partire dalla qualità dei corsi di studio

Renata Gualtieri

Il sottosegretario

alla Salute

Adelfio Elio Cardinale

Una formazione d’eccellenza

Secondo il ranking stabilito dal Times,(The Times higher education), gliatenei italiani sono fuori dalle primeduecento posizioni. Sul podio tro-

viamo l’Institute of Technology in California,Harvard al secondo posto, seguita da Stan-ford. L’università italiana dunque corre il ri-schio di perdere alcuni dei tradizionali puntidi eccellenza riconosciuti a livello mondiale.A un mese dal suo giuramento, il sottosegre-tario alla Salute, Adelfio Elio Cardinale, chetra i tanti incarichi ha presieduto la Facoltà dimedicina e chirurgia dell’Università di Pa-lermo dal 2001 fino all’anno scorso ed è statovicepresidente nazionale della Conferenzapermanente dei presidi delle facoltà mediche

delle università ita-liane, individua lecriticità del sistemauniversitario e laqualità dell’offertaformativa incampo medico esanitario.

Come metterà lasua esperienza alservizio della po-litica sanitaria delPaese?«Il servizio sanita-rio nazionale è va-

lutato il secondo in campo internazionale perla sua qualità, universalità e solidarietà. Cer-tamente come tutte le istituzioni merita unacostante manutenzione con dei ritocchi mi-rati per migliorare sempre più la qualità delsistema, anche perché cresce nella popola-zione la coscienza e l’aspettativa di salute.Uno dei punti più importanti, anche perl’esperienza vissuta, è migliorare l’appropria-tezza delle prestazioni. Appropriatezza strut-turale, tecnologica, farmacologica e clinica.Altro punto sul quale focalizzare l’interesse èquella della prevenzione. Prevenzione signi-fica stili di vita, sicurezza sul lavoro, sugli ali-menti e quant’altro. Se si riuscissero a otti-mizzare prevenzione e appropriatezzaavremmo una grande riqualificazione e uncorposo piano di rientro economico e finan-ziario, senza ulteriori o dolorosi tagli trasver-sali. È questa la scommessa per il futuro».

Sul fronte della formazione, possiamodire di avere nel nostro Paese corsi di stu-dio corrispondenti alle normative europee?«Certamente sì. L’alta formazione italiana incampo medico e sanitario - compreso il nessoinscindibile con la ricerca scientifica - è dipari valore alle normative e alle caratteristicheeuropee. Sono in corso comunque da partedella Conferenza dei presidi di medicina pic-coli e continui aggiornamenti e adeguamenti.È testimonianza della buona qualità dei corsi

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Adelfio Elio Cardinale

SICILIA 2011 • DOSSIER • 201

di studio il riscontro, ben noto, di tanti lau-reati o specialisti italiani che vanno all’esteroe che sono chiamati a ricoprire funzioni eincarichi direzionali di alto prestigio, sia instrutture ospedaliere o accademiche europeeo extra europee, come negli Stati Uniti».

Qual è oggi lo stato di salute degli studidi medicina tra nord, centro e sud? E cosaritiene necessario proporre per incentivarei percorsi di formazione?«Lo stato di salute degli studi di medicina èabbastanza omogeneo, come risulta da re-centi statistiche comunicate sia da autorevoliriviste del settore, sia dal presidente dellaConferenza dei presidi. I percorsi di forma-zione possono essere incentivati con un mi-gliore sistema di diritto allo studio, che per-mette anche a persone provenienti dagli statisociali meno agiati di partecipare attivamentealla formazione, realizzando quello che intermini sociologici e giornalistici si definisce“ascensore sociale”. Infine meritano perfezio-namento problemi connessi alla omogeneiz-zazione del sistema e alla facilitazione dellatransizione scuola-lavoro, sbloccando peresempio i numerosi posti vacanti nelle strut-ture sanitarie pubbliche e, in primo luogo,

negli ospedali».Dal 2001 al 2010 è stato presidente della

Facoltà di medicina e Chirurgia dell’Uni-versità di Palermo: è una realtà formativaall’avanguardia?«La medicina accademica di Palermo è unarealtà formativa paragonabile a quelle di altrefacoltà italiane autorevoli per storia e tradi-zione. È certamente una buona facoltà, increscita dal punto di vista strutturale, conaule e biblioteche sempre più numerose econ dotazioni tecnologiche nel Policlinico dialtissimo livello, rispondenti alle esigenze diuna formazione europea. Vorrei solo ricordare- ma è stato merito di tutti i professori - chenel Rapporto Censis di tre anni addietro - laFacoltà di medicina e chirurgia di Palermo eravalutata al secondo posto in Italia per la qua-lità della didattica. Dare una formazione dieccellenza è dovere di chi, a vario titolo, ri-veste funzioni direttive. La globalizzazionecomporta una competizione sfrenata. Taledura competizione segue le leggi di Darwin:i più deboli saranno sconfitti. È nostro do-vere, pertanto, fornire ai giovani armi e ba-gagli culturali per poter lottare alla pari nelprossimo avvenire».

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Da tre mesi a capo dell’Aziendasanitaria provinciale etnea, ilcommissario straordinario Gae-tano Sirna, già direttore sanita-

rio del Policlinico di Catania, è stato chia-mato dalla Regione siciliana perriorganizzare la governance e ottimizzare ilsistema, con l’obiettivo di consegnare ai cit-tadini catanesi un’azienda sanitaria mo-derna, efficiente e funzionale.

Quali ritiene siano gli obiettivi primaridell’Asp di Catania in termini organizzativi eclinici? «L’obiettivo prioritario è rappresentato dallatutela della salute, declinata in ogni suaforma: dobbiamo offrire un “servizio al pub-blico” di qualità, agendo in sinergia con

tutti gli attori del sistemache, con grande senso di re-sponsabilità, devono condi-videre e supportare le strate-gie dell’Asp. Dal punto divista strettamente sanitario,certamente stiamo ponendogrande attenzione agli scree-ning oncologici, tra cui co-lon retto, mammella e collodell’utero, promuovendo lacultura della prevenzione,migliorando i percorsi orga-nizzativi e cercando di innal-zare la risposta da parte degli

utenti, in molti casi ancora troppo bassa». Ritiene necessari investimenti in nuove tec-

nologie per migliorare la qualità dei serviziofferti dall’Asp che dirige e affrontare nuovesfide? «Stiamo già investendo sull’hi-tech per mi-

gliorare i servizi; basti pensare all’informa-tizzazione dei Presidi territoriali d’assistenzae degli sportelli dell’anagrafe assistiti per lascelta e revoca del medico di base e del pe-diatra di libera scelta; alla digitalizzazionedei referti diagnostici; ai servizi interattivipresenti nel nostro sito aziendale; alla crea-zione di un consultorio familiare virtualeper l’accesso degli utenti - soprattutto deigiovani - attraverso Internet. Le nuove tec-nologie rappresentano oggi un valore ag-giunto e uno strumento per snellire il lavoro:abbiamo messo in rete tutti i nostri presidiospedalieri e con il potenziamento dei soft-ware che fanno capo al Cup riusciremo si-curamente ad abbattere le lista d’attesa e aottenere un monitoraggio più veloce e com-pleto di tutti i nostri pazienti».

Gli operatori della salute hanno l’obbligodeontologico di mettere in pratica le nuoveconoscenze e competenze per offrire un’assi-stenza qualitativamente utile. Com’è possi-bile oggi prendersi cura dei propri pazienti edessere un buon professionista della sanità? «Oggi più che mai è necessario sapersi ade-guare al cambiamento, riprendendo le paroledi Albert Einstein, “non possiamo preten-dere che le cose cambino, se continuiamo afare le stesse cose. La vera crisi, è la crisi del-

POLITICHE SANITARIE

«Monitorare e analizzare i bisogni di salute

dell’utente, per dare una risposta concreta

e funzionale in termini organizzativi e

clinici, conciliando l’applicazione e il

funzionamento dei servizi con le risorse

disponibili». Gli obiettivi del commissario

straordinario dell’Azienda sanitaria etnea,

Gaetano Sirna

Renata Gualtieri

Nuove impegnative sfidea tutela della salute

Il direttore generale

dell’Azienda sanitaria

provinciale di Catania,

Gaetano Sirna

202 • DOSSIER • SICILIA 2011

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Gaetano Sirna

SICILIA 2011 • DOSSIER • 203

l’incompetenza. È nella crisiche sorge l’inventiva, le sco-perte e le grandi strategie”.Nell’era della razionalizza-zione delle risorse, dove tuttisiamo portati a modificare lostatus quo, diventa di fonda-mentale importanza metterenuovamente al primo postola passione per questo me-stiere e la voglia di contri-buire al miglioramento dellasalute della collettività, af-frontando nuove impegna-tive sfide».

Ha ricoperto numerosiruoli dirigenziali nella sanitàsiciliana e si è formato all’Università di Ca-tania. Quale ritiene sia la qualità dei per-corsi formativi degli studi medici in regione,rispondono alle necessità di competenze chevengono dal territorio? «I percorsi formativi, all’interno degli ateneisiciliani, sono qualitativamente buoni. Il si-stema è però marcatamente “ospedale-cen-trico”, ovvero le figure che vengono formaterispondono tutte alle esigenze sanitarie deipresidi ospedalieri - con un’attenzione par-ticolare agli acuti - e non a quelle territoriali.Basti pensare che non esiste nessuna specia-lizzazione, nessun piano di studi relativo aimedici di medicina generale: un serviziofondamentale per la comunità, un ruolo chenon viene valorizzato dai percorsi universi-

tari. Un ragionamento, questo, che cam-mina di pari passo con il decentramento at-tuato su scala nazionale, che mira a poten-ziare tutte le ramificazioni periferiche dellasanità».

Come pensa si possa frenare la migrazionesanitaria di tutti quei pazienti che si rivol-gono alle strutture settentrionali?«Le eccellenze non mancano, ma la qualitàe la presenza di tanti qualificati operatorideve essere accompagnata da un’etica e dauna deontologia professionale forte, che sideve rispecchiare nel modo in cui i medicidevono prendersi cura dell’utente che chiedesoccorso e aiuto. Dobbiamo costruire in-sieme un nuovo profilo del sistema sanitario,inteso come servizio alla persona, ponendola cultura dei valori alla base delle scelte cli-niche e organizzative. La qualità che sicerca nei progetti di umanizzazione non èsolo quella medica, ma coinvolge una sferamolto ampia che va da quella infermieri-stica a quella alimentare, da quella logi-stica a quella ambientale, dall’estetica degliarredamenti ai rapporti con i familiari deipazienti passando per lo snellimento dellaburocrazia e l’organizzazione di attività ri-creative “sociali”. Solo così riusciremo abloccare la migrazione sanitaria, un feno-meno ancora troppo diffuso in Sicilia, cherappresenta una criticità da superare».

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L’invecchiamento della popolazione porterà entro venticinque anni

al raddoppio dei malati di Parkinson. Questa malattia degenerativa,

come l’Alzheimer oggi può essere solo attenuata

e non curata. L’esperienza clinica

del dottor Benedetto Morana

Valerio Germanico

Un centro per la curadelle malattie neurologiche

STRUTTURE SANITARIE

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Benedetto Morana

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La malattia di Parkinson, secondo lestime, colpisce attualmente in Italiacirca 150mila persone. L’età dell’in-sorgenza della malattia si aggira in-

torno ai sessant’anni, tuttavia in un caso sudieci i primi sintomi iniziano a comparire an-che prima dei cinquant’anni. «Nel prossimoquarto di secolo, nei paesi europei, il numerodei malati di Parkinson raddoppierà, in lineacon l’invecchiamento generale della popola-zione. Questo vuol dire che nei prossimi anni,non solo aumenterà il numero delle persone af-fette da questa patologia, ma crescerà anche laspesa del sistema sanitario nazionale per l’assi-stenza e i farmaci destinati a questi pazienti». Aparlare è il dottor Benedetto Morana, neurop-sichiatra e direttore sanitario della casa di curaMorana di Marsala. «In seguito a una diagnosi di Parkinson la per-sona può subire un importante turbamento perle conseguenze che si prospettano sulla qualitàdella vita, tuttavia quest’ultima dipende in largamisura dalla disposizione che il paziente assu-merà rispetto a una malattia con la quale ine-vitabilmente dovrà convivere». Si tratta di una

delle più frequenti patologie degenerative del si-stema nervoso centrale; il disturbo principale in-teressa il movimento volontario e automatico,che subisce un’alterazione, diventando rallen-tato e di difficile controllo ed esecuzione. «Que-sta situazione è spesso accompagnata dal nototremore. Oltre a ciò, il paziente accusa nume-rose cause di sofferenza. Alla ridotta mobilità –che può essere facilmente causa di cadute –, siassociano perdita di abilità, disturbi del sonnoe, da non sottovalutare, disturbi dell’affettivitàe delle emozioni che possono degenerare in dif-ficoltà relazioni con i familiari e la propria retesociale. Quest’ultimo aspetto può anche portareall’isolamento del paziente, il che aggrava lasua situazione di salute, dato che la malattia nelsuo decorso fa aumentare la necessità di assi-stenza». La casa di cura diretta dal dottor Morana acco-glie ogni anno circa 1300 pazienti ricoverati siain regime ordinario che in Day Hospital e diquesti circa 400 sono affetti dalla malattia diParkinson e di Alzheimer – altra patologia neu-rodegenerativa. A questa cifra si aggiunge lapopolazione ambulatoriale per un totale di circa2500 assistiti ogni anno. «Anche i malati di Al-zheimer hanno bisogno di aiuto e particolare as-

La Casa di cura Morana

si trova a Marsala (TP)

www.casadicuramorana.it

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sistenza. Questa demenza attualmente colpisceil 5% degli ultrasessantenni e si stima che nelnostro paese vi siano almeno 500mila malati.Questi vengono colpiti nella memoria e nelleloro funzioni cognitive, con effetti sull’eloquioe sul pensiero, fino a disordini spaziotemporali.All’interno della nostra struttura curiamo que-sti pazienti seguendo i protocolli medici delcaso, che prevedono la somministrazione diinibitori delle colinesterasi e di farmaci di ultimagenerazione come la memantina che limitanol’aggravarsi dei sintomi per un periodo di tempopurtroppo limitato. Una particolare attenzioneviene dedicata alla cura dei disturbi del com-portamento spesso presenti in questa patologiae che compromettono significativamente anchela vita dei caregivers, ovvero di chi presta assi-stenza al malato». Oggi purtroppo non esistonofarmaci in grado di fermare e far regredire l’Al-zheimer, si tenta di contenere i sintomi – tut-tavia si sta lavorando per la sintesi di nuoviprincipi attivi che possano rallentare il decorso. L’iter diagnostico-terapeutico prevede l’utilizzodi attrezzature all’avanguardia, tra le quali ancheuna risonanza magnetica da 1,5 Tesla, che puòoffrire anche altri servizi per altre patologie deldistretto cerebrale, dei vasi epiaortici, della co-lonna vertebrale, del collo e di addome e toracee della mammella. «Questa macchina si distin-gue per la struttura del tubo, aperta alle estre-mità, che allevia al paziente la sensazione clau-strofobica “di chiuso”, permettendo così larealizzazione dell’esame anche a molte persone

che soffrono perquesto tipo di pa-tologia».Il particolare inte-resse per il sistemanervoso e le sue di-sfunzioni ha fattosì che la casa dicura si sia specializ-zata nei ricoveri or-dinari e in day ho-spital in neurologia

e neuropsichiatria, con un totale di 45 postiletto di cui 28 per la degenza ordinaria, 12 po-sti letto per la riabilitazione e 5 posti letto peril day hospital. «Abbiamo anche un reparto dicura psichiatrica, con un’attenzione particolareai disturbi dell’umore, come la bipolarità e al-tri disturbi dell’ansia, che vengono diagnosticatie curati grazie anche al supporto di un’équipe dipsicologhe esperte, quindi attraverso la coniu-gazione di una cura farmacologica ad una psi-coterapia iniziata già durante la degenza e pro-seguita dopo la fine del ricovero. A questo siaffiancano due reparti di riabilitazione: psi-chiatrica e neurologica, studiati per assicurare lacontinuità assistenziale con lo spostamento delpaziente che, per esempio necessita di fisiotera-pia dal reparto per la fase acuta a quello di ria-bilitazione». Nell’ottica della continuità assistenziale, la casadi cura Morana offre anche 79 posti di Resi-denza Sanitaria Assistita in una struttura che sitrova nelle vicinanze, di cui 49 convenzionaticon la ASP di Trapani, dedicati all’assistenza didisabili fisici, psichici e anziani non autosuffi-

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I malati di Alzheimer hannobisogno di particolareassistenza. Questademenza attualmentecolpisce il 5% degliultrasessantenni e si stimache in Italia vi siano almeno500mila malati

STRUTTURE SANITARIE

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cienti che permangono nella struttura per lun-ghi periodi di tempo e ai quali viene fornitatutta l’assistenza necessaria medica e infermie-ristica. Dei 49 posti convenzionati, 19 sonodedicati esclusivamente alla cura di soggetti af-fetti da Malattia di Alzheimer.Fra le attività ambulatoriali, presso la casa dicura Morana, vengono eseguite visite neurolo-giche, metodiche diagnostiche neurofisiologi-che, come l’elettromiografia – che conta circamille prestazioni annuali –, i potenziali evocatimultimodali, l’elettroencefalografia. Un esamedisponibile da qualche mese è l’elettroencefa-logramma Holter il quale permette di monito-rare l’attività cerebrale nelle ventiquattro oremediante una piccola scatola da portare a casaed è particolarmente utile per la diagnosi di epi-lessia. «All’interno della nostra struttura è ga-rantita la massima sicurezza per i malati. Leéquipe mediche di ogni fascia funzionale, re-sponsabili della salute dei pazienti, sono messenelle condizioni strutturali e logistiche tali dapotere svolgere il loro lavoro con le più adeguatee moderne tecnologie al momento disponibili.Inoltre la nostra casa di cura ha istituito sin dal2003 un gruppo operativo per la prevenzione

delle infezioni ospedaliere allo scopo di garan-tire lo sviluppo e l’adozione di protocolli miratialla riduzione del rischio di contrarre infezioneospedaliere. Il gruppo operativo – costituitodal dirigente sanitario, dal responsabile del la-boratorio di analisi, dal capo sala e da un infer-miere professionale – si riunisce con cadenza tri-mestrale per fare il punto sul monitoraggiodelle infezioni ospedaliere, per adottare even-tuali nuove strategie di lotta e per la verifica del-l’idoneità dei protocolli e delle linee guida im-piegate. Inoltre, partecipiamo al programma

per la gestione del rischio clinico at-traverso l’attività di autovalutazionesvolta dal comitato per il rischio cli-nico». Tutte le attività della casa dicura sono svolte sulla base di un si-stema di gestione delle qualità certifi-cato secondo la norma Uni En Iso9001:2000 – rilasciato da Tüv Italia.«Questo – dice in conclusione il dottorBenedetto Morana, allo scopo di orien-tare, monitorare e rendere il servizioerogato più vicino ai bisogni e alleaspettative dei cittadini. Questo ci per-mette anche di controllare la correttaesecuzione delle procedure, attraversoriunioni settimanali dei vertici azien-dali, che valutano il buon funziona-mento della struttura e verificano lostato della dotazione tecnologica».

A sinistra, un interno

della Residenza

Sanitaria Assistita,

nelle vicinanze della

casa di cura Morana,

per la riabilitazione

dei disabili fisici,

psichici e anziani

non autosufficienti

www.rsamorana.it

SICILIA 2011 • DOSSIER • 209

Benedetto Morana

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212 • DOSSIER • SICILIA 2011

ANDROLOGIA

L’andrologia è una scienza piuttostorecente, nata come branca specia-listica dell’endocrinologia e del-l’urologia, dedicata allo studio

della fertilità e della sessualità maschile. Lepatologie di pertinenza andrologica, infatti,negli ultimi decenni hanno assunto un'im-portanza molto rilevante, tale da potere es-sere inquadrate come vere e proprie malattiesociali. Basti pensare al sostanziale aumentodell'incidenza, scientificamente provata, diproblematiche quali l'infertilità maschile e ledisfunzioni erettili, alle quali si associano, etalvolta ne sono causa, patologie quali il dia-bete e l’ipertensione, da sempre oggetto di

studi, e quelle inerenti alla sfera psichica eprostato-vescicolare. In Italia lo sviluppo dell’andrologia risale aglianni Settanta, e affonda buona parte delle sueradici in Sicilia, grazie all’instancabile lavoroportato avanti da professionisti come il pro-fessor Jannì, endocrinologo di Palermo, e ilprofessor Cittadini, ginecologo provenientesempre dal capoluogo siciliano. «Possiamodire che la nascita dell’andrologia in Italia –sottolinea il professor Francesco Gattuccio,specialista in andrologia, endocrinologia e ra-diologia, titolare della cattedra di Andrologiapresso l’Università di Palermo dal 1986 al2010 – ha contribuito a colmare il vuoto rap-presentato dalla mancanza di specialisti chesi occupassero della salute sessuale e ripro-duttiva dell’uomo con la stessa esclusività concui operano, da almeno due secoli, i gineco-logi nei riguardi della donna». Secondo Igna-zio Gattuccio, figlio di Francesco e anch’essoaffermato andrologo a Palermo, «l’androlo-gia ha avuto origine come specialità multidi-sciplinare; oggi, invece grazie ai progressicompiuti e a un intenso lavoro di specializ-zazione portato avanti negli anni, essa può es-sere finalmente gestita come una disciplinaautonoma».

Cosa è cambiato soprattutto?Ignazio Gattuccio: «Al contrario di quello che ac-cadeva fino a qualche tempo fa, un solo spe-cialista è in grado di seguire il pazienteandrologico in maniera globale, accompa-

Affrontare tutte le problematiche relative alla riproduzione e alla sessualità maschile, in maniera

completa e autonoma. È questo oggi il ruolo dell’andrologo, come spiegano il professor

Francesco Gattuccio, da 40 anni in prima linea nel diffondere gli sviluppi di questa disciplina

sul territorio siciliano, e il dottor Ignazio Gattuccio

Diego Bandini

Per un’andrologia sempre più autonoma

Il professor Francesco Gattuccio e, accanto, il figlio, il dottor Ignazio Gattuccio

[email protected] - [email protected]

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SICILIA 2011 • DOSSIER • 213

gnandolo nel suo percorso dalla diagnosi allafase terapeutica. Un risultato importante, peril quale ho operato con forza e determina-zione durante tutta la mia carriera e che rap-presenta il mio massimo orgoglio».

Per poter raggiungere i livelli di eccel-lenza che oggi sono riconosciuti all’andro-logia italiana, è stato quindi necessario unlungo percorso.Francesco Gattuccio: «Assolutamente sì. Un an-drologo, come detto, per poter svolgere il suocompito in maniera completa deve essere inpossesso di una serie di competenze che pos-sono essere acquisite solo al termine di unlungo percorso formativo. Io stesso, cresciutoalla scuola di Cittadini e Schoysman, per bensette anni ho fatto la spola tra Palermo, Bru-xelles, Liegi e Charleroi, in quanto ero fer-mamente convinto del fatto che questa nuovadisciplina richiedesse operatori capaci di agirein maniera globale. Sono stati anni difficili efaticosi, grazie ai quali ho però compresocome la strada da me intrapresa fosse quellagiusta. Purtroppo però devo dire che la miaidea, condivisa a parole da tutti i professioni-sti del settore riuniti all’interno della SocietàItaliana di Andrologia, della quale sono statoconsigliere dal 1989 al 1996, per moltotempo non si è potuta tradurre nella pratica».

Quali sono gli ostacoli incontrati a que-sto proposito?F.G.: «Spesso mi sono trovato a combatterecontro ostinati interessi di parte, perché siala componente endocrinologica che quellaurologica della Società non hanno mai volutorinunciare a un settore,originariamente diloro competenza, che nel frattempo era dive-nuto molto importante dal punto di vistaculturale, ma anche e soprattutto mediaticoed economico».

Oggi però, possiamo dire che i vostrisforzi sono stati premiati.F.G.: «Certo. La mia esperienza è servita da sti-molo per tanti giovani professionisti, tra cui � �

proprio mio figlio Ignazio. Anche lui, comeme, è stato costretto a un lungo percorso ne-cessario per specializzarsi, trascorrendo moltianni di intenso lavoro tra Trieste, Pisa eRoma, con brevi soggiorni di studio anche aNew York, Amburgo, e Belgrado. Sacrifici ne-cessari, che hanno portato alla realizzazionedi quello che, in un certo senso, è semprestato il mio sogno, vale a dire la “nascita” diun andrologo completo, dotato delle compe-tenze necessarie per affrontare correttamentetutte le problematiche relative alla riprodu-zione e alla sessualità maschile, senza trascu-rare la prevenzione e la cura delle altrepatologie che interessano l’uomo in tuttol’arco della vita».

Entrando più nel dettaglio, quale deveessere oggi l’approccio dell’andrologo in

In alto, prelievo gametico

nell’ambito dei programmi

di fecondazione assistita

in casi di azospermia.

Sotto, sequenza

della terapia percutanea

mininvasiva

di sclerotizzazione

per varicocele

Francesco e Ignazio Gattuccio

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214 • DOSSIER • SICILIA 2011

ANDRLOGIA

presenza di problemi legati all’infertilità?F.G.: «Nel caso dell’infertilità, possiamo effet-tuare indagini laboratoristiche dedicate allostudio qualitativo del seme e all’identifica-zione di eventuali condizioni curabili, comele infezioni genitali misconosciute, attraversospecifiche indagini colturali. Le concomitantiindagini ormonali permettono inoltre un in-quadramento sistemico delle condizioni ri-scontrate e offrono un importanteorientamento terapeutico e prognostico dellacoppia infertile». I.G.: «Le competenze che ho maturato incampo ecografico, dedicandomi anche, inqualità di docente, alla loro diffusione attra-verso corsi teorici o pratici sparsi su tutto ilterritorio nazionale, consentono infine unostudio anatomico e funzionale gonadico ap-profondito, caratterizzando praticamente ognieventuale affezione testicolare, oltre a garantireuna stadiazione emodinamica precisa del vari-cocele, condizione di frequente riscontro in pa-zienti dispermici. L’esclusione di patologieneoplastiche, di incidenza non trascurabile inetà giovanile, rappresenta un ulteriore ed es-senziale vantaggio dell’approfondimento dia-

gnostico strumentale andrologico, altrimentispesso deficitario nella pratica clinica».

Cosa ci può dire, invece, relativamentealle disfunzioni sessuali?I.G.: «Riguardo le disfunzioni sessuali, attra-verso un approccio integrato medico e sessuo-logico, i pazienti oggi possono usufruire diapprofondimenti ematologici e strumentali di-namici, dedicati allo studio del deficit erettilevasculogenico (ecocolordoppler) e alla regi-strazione delle erezioni notturne (rigiscan),molto utile nei giovani affetti da disfunzionepsicogena».

Quali, infine, i campi di intervento prin-cipali, per l’andrologo, da un punto di vistachirurgico?I.G.: «In campo terapeutico, la nostra espe-rienza, a parte la tradizionale chirurgia delle af-fezioni genitali, è dedicata al trattamentomini-invasivo del varicocele, effettuato me-diante flebografia e sclerotizzazione del di-stretto venoso spermatico in anestesia locale,alla correzione delle malformazioni congeniteed acquisite del pene e al prelievo gametico,nell’ambito dei programmi di fecondazioneassistita nei casi di azoospermia».

Oggi l’andrologia può essere finalmentegestita come una disciplinaautonoma, perché, al contrario di quello che accadeva fino a qualche tempo fa, un solo specialista è in grado di seguire il paziente andrologico in maniera globale

� �

Occhiali per isolamento

sensoriale

e stimolazione virtuale

in corso

di ecocolordoppler

penieno dinamico

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