dossier piemonte 04 2011

227

description

dossier piemonte

Transcript of dossier piemonte 04 2011

Page 1: dossier piemonte 04 2011
Page 2: dossier piemonte 04 2011
Page 3: dossier piemonte 04 2011
Page 4: dossier piemonte 04 2011
Page 5: dossier piemonte 04 2011
Page 6: dossier piemonte 04 2011
Page 7: dossier piemonte 04 2011
Page 8: dossier piemonte 04 2011

EDITORIALE..............................................13Raffaele Costa

L’INTERVENTO.........................................15Angelino AlfanoFerruccio DardanelloGianfranco Carbonato

IN COPERTINA........................................20John Elkann

PRIMO PIANOPRIMO PIANO TORINO ......................28Sergio ChiamparinoDaniele CantoreDavide CanavesioAlessandro Barberis Andrea VarnierEzio PelizzettiAlessandro CherioBenedetto CameranaSilvio d’Ascia

L’ANALISI ...............................................52Roberto Cota

VERSO LE AMMINISTRATIVE.........56Enzo Ghigo, Gianfranco Morgando, Davide CavallottoMichele Coppola, Piero Fassino

Andrea Ballarè, Mauro FranzinelliCarlo Riva Vercellotti, Luigi Bobba

L’INCONTRO ..........................................72Roberto Maroni

ISTRUZIONE .........................................76Mariastella Gelmini

UNITÀ D’ITALIA ...................................80Renato SchifaniMario Cervi

ECONOMIA E FINANZA

L’ECONOMIA REGIONALE................88Mariella EnocWilliam CasoniGiovanna VenturaLuciano Donatelli

DONNE D’IMPRESA ..........................100Giovanna QuagliaCarola GanciaRossella MaggioraSilvana NeriAurelia della Torre

CONFINDUSTRIA ................................112Fabio RavanelliBruno LulaniClaudio Gherzi

FONDI COMUNITARI.........................120Carlo Chiama

IMPRENDITORI DELL’ANNO .........124Bruno Bisiach Lucio Bonandini e Luca VianoPaolo CostaMassimo PalombaroFrancesco RangoniDaniele FacelliGiancarlo GallinaMassimo GaidoEraldo LucianoRoberto PoglianiAndrea FerrarisFlavio Icardi e Massimo Corippo Sergio Ferrero Maurizio LevoRiccardo PezzolatoFratelli ZanettiAugusto Geminiani

Mario VeneziaAdriano SarazziMaria Teresa DeambrosisFederico Marsi Roberto LecceFratelli OrmezzanoPaolo Angelico

IL MADE IN ITALY ..............................182Edoardo Piana

IMPIANTI TECNOLOGICI .................184Franco Campidonico

COMMERCIALIZZAZIONE INDUSTRIALE......................................186Hüppi, Turco, Romanini

IL SETTORE AUTO .............................188Nicola Loccisano

AUTOMOTIVE ......................................190Mauro Ferrari

L’INDUSTRIA PETROLIFERA ........192Marco Maria Bonan

OSSIERPIEMONTE

10 • DOSSIER • PIEMONTE2011

Page 9: dossier piemonte 04 2011

RADIOCOMUNICAZIONE ................194Katia Bozzo

MERCATO ASSICURATIVO ............198Alvaro Javier Carro

AGROALIMENTARE .........................202Fratelli TortiMariano Pastore

TERRITORIO

TURISMO .............................................206Alberto CirioMaurizio Baldini

COMUNICAZIONE TERRITORIALE..212Luisella Gatto

LOGISTICA............................................214Andrea Ivaldi

PIANO CASA ........................................216Ugo CavalleraGiuseppe ProvvisieroAlberto Valmaggia

DIALOGO PROGETTUALE .............224Pier Paolo Maggiora

IMPIANTI SU MISURA .....................228Giuseppe Ilaria

RIQUALIFICAZIONE .........................230Giuseppe Bailo

MATERIALI PER L’EDILIZIA .........232Katusha ed Ezio Caula Paolo Gautero

SICUREZZA NEI CANTIERI............238Giancarlo Gonnet

L’ATTIVITÀ ESTRATTIVA .............240Emilio BroccoTarcisio Bettoni

LE PIETRE DELL’OSSOLA.............244Paola Marabini

EDILIZIA ...............................................246Sergio Di Lenardo

IL VALORE DEL LEGNO..................248Angelo LoserMarco Bruno

ACCESSORI PER IL BAGNO .........256Isidoro Cerutti

BIANCHERIA PER LA CASA..........258Silvia Quagliotti

AMBIENTE

RIFIUTI URBANI.................................262Armando Massimo

RISPARMIO ENERGETICO ............266Cesare Schiaparelli

SERVIZIO IDRICO..............................268Paolo Croso

L’EMERGENZA INSETTI .................270Mauro Piazzi

SANITÀ

POLITICHE SANITARIE ...................274Ferruccio Fazio

NUOVE TECNOLOGIE ......................278Rinaldo Ocleppo

RIABILITAZIONE ...............................280Mario Vannini

GENIUS LOCI ......................................284Enrico Morteo

Sommario

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 11

Page 10: dossier piemonte 04 2011
Page 11: dossier piemonte 04 2011

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 13

In queste ultime settimane sono soprattutto lenotizie provenienti dall’estero a tenere banco.E non potrebbe essere diversamente, consi-derata la portata degli eventi, importanti edrammatici, di cui siamo nostro malgrado te-

stimoni. Eppure anche la situazione interna del no-stro Paese meriterebbe una riflessione profonda eun’attenzione diversa dalla mera e sterile cronisto-ria delle quotidiane bagarre tra maggioranza e op-posizione.

È inutile negarlo: da qualche tempo la politicapare essersi ridotta a un mero scontro tra le parti, aun “muro contro muro” quotidiano in cui a trionfaresono i fatti e più sovente i misfatti, veri o presunti, di

questo o quel personaggio, le accusereciproche dai toni talvolta fin

troppo coloriti, il pettego-lezzo fine a se stesso. Que-sto continuo accapigliarsialtro non è se non unainutile perdita di tempo

oltre che, soprattutto, unadelle principali cause delprogressivo quanto inesora-

bile allontanamento dei cit-tadini, sempre più confusi e di-

sorientati, dalla politica e dalleistituzioni.

Dove sono finite lediscussioni sullereali priorità delnostro Paese?Dov’è finito il

confronto, rigorosamente costruttivo, tra i diversiprogrammi di cui i partiti dovrebbero - e sottolineodovrebbero - essere la prima e precipua espressione?E dove sono finite le proposte, le idee, i progetti perrilanciare l’economia, il lavoro, la sanità, le infra-strutture? Gli italiani chiedono risposte, risposte con-crete a problemi concreti. Fatti e non parole. Misurecoraggiose e non sterili polemiche: è questo ciò di cuinecessita il nostro Paese, oggi più che mai. Far ri-partire il “motore Italia” è possibile, ma per riuscirciè necessario, anzi doveroso, che tutte le parti apranoun dibattito costruttivo e lavorino insieme per ilbene del Paese. Non mancano, è vero, i politici e gliamministratori capaci e volenterosi che lavorano conimpegno e serietà per mantenere e concretizzare lepromesse fatte in tempo di campagna elettorale. Ep-pure queste (tante) storie di ordinaria buona ammi-nistrazione stentano ad emergere in un contesto incui sembrano trovare spazio soltanto gli urlatori e idisturbatori. Siamo certi che sia questa l’Italia che vo-gliamo lasciare in eredità ai nostri figli, ai nostri ni-poti? Ne dubito fortemente. Per scongiurare questorischio e permettere al nostro Paese di tornare a cre-scere è però necessaria una inversione di rotta, un se-gnale forte, una presa di coscienza e di responsabilitàda parte di tutte le forze politiche.

Personalmente, nonostante tutto non ho ancoraperso la speranza che alla fine possa essere il buonsenso a trionfare. Né, da buon “vecchio” liberale, hoperso la speranza che il confronto tra le parti possatornare a svilupparsi sulla base del rispetto reciproco,tra avversari e non tra nemici, e sulla consapevolezzache non è ringhiandosi contro che si risolvono le cri-ticità che contraddistinguono il nostro Paese.

Un “tutti contro tutti”che non giova al Paesedi Raffaele CostaDirettore

EDITORIALE

Page 12: dossier piemonte 04 2011
Page 13: dossier piemonte 04 2011

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 19

L’INTERVENTO

La ripresa economica presenta un’etero-geneità di fondo, in primo luogo framercati maturi ed emergenti, segno chel’economia mondiale possiede oggi unanuova geografia e nuove regole. A To-

rino hanno sofferto maggiormente i settori dellameccanica e del tessile, entrambi vitali per l’econo-mia locale. L’industria alimentare ha, invece, rettobene il colpo assestato dalla crisi. Leggermente incalo i servizi e il turismo. Si tratta comunque dioscillazioni non preoccupanti. Il turismo si è note-volmente sviluppato a partire dalla Olimpiadi, To-rino ha così riscoperto il suo potenziale di cittàd’arte e non solo di fabbriche. Gli imprenditori hanno una responsabilità socialesuperiore rispetto a quella di un normale cittadino.Ultimamente gli uomini d’affari si guardano in-torno e ne rimangono perplessi: sul piano nazionale,dopo un’estate di veleni, la situazione governativa ri-mane incerta. L’economia ha bisogno di punti di ri-ferimento. È ora che la politica intervenga per ri-

di Giancarlo CarbonatoPresidente di Confindustria Torino

solvere i problemi che affliggono il Paese. Per esem-pio a Torino, che vanta una consolidata tradizioneindustriale, occorrerebbero incentivi affinché leaziende non lascino il territorio. Altro tema urgenteè l’export. La nostra provincia, che conta su un’eco-nomia mediamente globalizzata, è esposta a unaconcorrenza fortissima. I traffici di merci e persone sono vitali per le eco-nomie. Basta prendere una carta geografica per ca-pire quanto il Piemonte sia chiuso dalle Alpi. Bi-sogna necessariamente aprirsi verso le vie dicomunicazione europee e al Corridoio 5 altrimentic’è il rischio di fare di Torino un cul de sac. Sonovent’anni che se ne parla, ora bisogna passare dalleparole ai fatti, anche perché i tempi per arrivare agliaccordi con la Francia stringono. La Tav è unascelta bipartisan, voluta dalla maggioranza dai cit-tadini. Certo, si possono anche ridurre gli investi-menti, ma la realizzazione dell’opera non deve es-sere messa in discussione. E qui torna in gioco lavolontà politica.

Torino,città competitiva

Page 14: dossier piemonte 04 2011
Page 15: dossier piemonte 04 2011

La Fiat degli Agnelli

L’AVVOCATO AVEVASCOMMESSO SU DI LUI

Grazie a John Elkann la famiglia Agnelli è ancora

sulla plancia di comando della casa automobilistica

di Torino. Dopo aver messo ordine, insieme

con Marchionne, alla galassia Fiat oggi

si sta preparando a conquistare la Chrysler

Giancarlo Mazzuca

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 21

nni fa, Indro Mon-tanelli mi “regalò” laprefazione a un librosugli eredi dellegrandi dinastie im-

prenditoriali. Scrisse il vecchio In-dro: «In tutto il mondo i padri fon-datori dell’imprenditoria speranodi tramandare il loro impero a figlie nipoti senza quasi mai superare ledue o tre generazioni. In Italia re-sistono, qualche volta, un po’ più alungo perché agiscono in un con-testo sociale in cui la “famiglia”, enon soltanto quella della mafia,

rappresenta l’istituzione più forte,molto più forte dello Stato, dellaNazione e di tutto il resto». Il ri-tratto di Montanelli si attaglia per-fettamente agli Agnelli che sonosinonimo di Fiat e di Italia. Proprioper questa simbiosi, consolidata dacinque generazioni al volante delgruppo torinese, non potrà succe-dere che la nuova dinastia sabauda,guidata da John Elkann, abbando-nerà davvero il Belpaese, nono-stante la crisi che ha colpito pro-fondamente l’industria dell’auto, enonostante... Sergio Marchionne,

che, come manager internazionalea 360 gradi, guarda giustamente almondo e alla Chrysler.Proprio in quel libro sugli eredi, hoavuto modo di intervistare lo sfor-tunato Giovannino Agnelli, il fi-glio di Umberto, già designato allaguida del Lingotto dallo zioGianni, che invece morì di lì apoco, per un brutto male, a soli33 anni. Mi disse: «Sono convintoche il cambio di generazione al ver-tice delle imprese può diventare ungrosso punto interrogativo. E ilproblema si fa sempre più assil-

A

� �

Page 16: dossier piemonte 04 2011

22 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

IN COPERTINA

lante con il passare delle genera-zioni perché aumenta il rischio diavere persone non all’altezza dellasituazione alla guida dell’azienda».Parole quasi profetiche, quelle diGiovannino, ma il colosso del Lin-gotto ha, comunque, avuto la ca-pacità di superare la crisi dei primianni del Duemila accentuata da al-cuni fatti luttuosi (le morti di Gio-vannino, dell’Avvocato e di Um-berto nel giro di pochissimotempo) che avevano reso evidenteun vuoto di potere ai vertici.Molti osservatori avevano pensato,allora, che, a poco più di cent’annidalla fondazione, il destino dellaFiat fosse segnato: la famigliaavrebbe abdicato e il colosso tori-nese sarebbe diventato una pro-vincia dell’impero General Motorsche già aveva messo un piede sottola Mole e che, di lì a poco, avrebbe

potuto esercitare un’opzione, il fa-moso “put”, per piantare definiti-vamente la bandiera a stelle e stri-sce sulla “numero uno” del madein Italy. La previsione non si è av-verata anche per merito di quel ra-gazzo un po’ impacciato, John ap-punto, che, per una serie diincredibili coincidenze - la quartagenerazione, appunto, per la scom-parsa prematura di Giovannino, èsaltata come già successe con la se-conda, quella di Edoardo, padre diGianni e marito di Virginia, la pro-tagonista del bel libro di MarinaRipa di Meana e Gabriella Micucci-, si è trovato ai vertici del grupposenza avere avuto il tempo di com-pletare la giusta gavetta. All’inizioparlava pochissimo (e ancoraadesso è introverso...), quando ve-deva un giornalista si emozionavae potevano contarsi sulle dita di

una mano gli addetti ai lavori che“osavano” scommettere sul suo fu-turo. Nessuno aveva, però, fatto iconti con la grinta nascosta e ladeterminazione di quel giovanottotimido (l’esatto contrario del fra-tello Lapo) che, prima dietro Ce-sare Romiti, poi con Luca di Mon-tezemolo e, infine, all’ombradell’abruzzese-canadese Mar-chionne (riproponendo, in talsenso, la copia conforme di duetandem vincenti del passato Fiat:l’Avvocato giovane con Valletta el’Avvocato maturo con Romiti) si èfatto davvero le ossa. E il Lingottonon solo non è stato annesso al-l’americana Gm, ma a sua volta,con la benedizione del presidenteObama, sta conquistando (almenoper ora) l’altra “firma” di Detroit:la Chrysler. È proprio di questigiorni, infatti, la notizia del pros-

Sotto,

Umberto Agnelli

e John Elkann; a sinistra,

linea di produzione Fiat

� �

Page 17: dossier piemonte 04 2011

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 23

La Fiat degli Agnelli

simo rimborso dei prestiti gover-nativi, dell’esercizio dell’opzionesul 16% dell’azienda Usa in mododa raggiungere il 46% del capitaledel gruppo entro il prossimo giu-gno, con l’ambizioso traguardo diarrivare poi al 51%. Scelte impor-tanti fatte di concerto con l’am-ministratore delegato Marchionne.Scelte strategiche, come quella didividere l’attività dell’auto daquella dei veicoli industriali e come

l’altra, sempre in attesa di even-tuali sviluppi, di puntare sullequattro ruote, pur con tutte le dif-ficoltà della congiuntura. Deci-sioni anche coraggiose: è il casodell’aut-aut dato al sindacato - o,meglio, alla Cgil (ma ora c’è un ti-mido riavvicinamento con la Ca-musso) - superando le vecchie lo-giche della concertazione. Sonoanche cambiati i rapporti con lapolitica. Se, ai tempi di Valletta, la

Fiat era “governativa” per princi-pio (ogni settimana, il professore sirecava in vagone-letto a Roma perbussare alla porta del ministro diturno), oggi John Elkann è, deci-samente, “apolitico”: non lo senti-rai mai esprimere un giudizio suquesto o su quell’esponente dimaggioranza o di minoranza.Intendiamoci: è meglio non illu-dersi troppo perché ci vorrannoancora altri sacrifici e le strategiepotrebbero cambiare con altrieventuali disimpegni dall’Italia. Èil prezzo che la Fiat dovrà conti-nuare a pagare per gli errori com-messi nel passato: essersi troppoimpegnata su tantissimi tavoli dagioco. Ma oggi la situazione ap-pare migliorata grazie al disbosca-mento compiuto (oltre all’auto e aiveicoli industriali, non restano, diveramente extra, che La Stampa e � �

��

Nessuno aveva fatto i conti con la grintanascosta e la determinazione di quel giovanottotimido che in azienda si è fatto le ossa

A sinistra,

Sergio Marchionne;

sotto, da sinistra,

Giovannino Agnelli,

Cesare Romiti

e Vittorio Valletta

con l'ambasciatore

Usa Dunn

Page 18: dossier piemonte 04 2011

24 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

la Juventus) da due boscaioli d’ec-cezione: quel manager con il pul-lover, poco diplomatico e moltopragmatico che si chiama Mar-chionne, e quell’erede spilungonedi nome John (come il nonnoGianni e il trisavolo Giovanni) ca-pace di dimostrarsi molto diversodalle apparenze. Come dire: maifermarsi alla prima impressione. Sposato con due figli, John Elkannha sempre pensato alle due fami-glie che ha: la sua e la Fiat. Conschieramenti nuovi, dopo la finedella Mediobanca di Cuccia, conterremoti vari, la dinastia sabaudaè stata, insomma, in grado di ridi-segnare la mappa del potere. Nel2004, mi chiedevo: fino a quandola famiglia è un vantaggio compe-titivo e non invece un freno allacrescita dell’impresa? Fino a

quando può reggere una galassiabancocentrica sviluppatasi in ma-niera enorme in troppi settori, fa-cendo correre al Paese lo stesso ri-schio subìto negli anni Ventiquando Giovanni Agnelli, il fon-datore della Fiat, agiva come pro-prietario del Credito Italiano?Adesso, soltanto sette anni dopo,molti di quei dubbi sono stati su-perati. Nonostante una recessioneplanetaria. Nonostante le difficoltà

del made in Italy che continua aperdere colpi come l’intero com-parto dell’auto.Ho chiesto al giornalista e scrittoreAlain Elkann di “raccontare” inpillole il figlio John. Il giudizionon poteva essere diverso, ma l’or-goglio del padre è sincero ed evi-dente: «Sono stato molto fortu-nato ad avere un primogenitocome lui. È cresciuto come uomoe come imprenditore, ma non ècambiato nei suoi rapporti con lafamiglia, anzi. È sempre molto af-fettuoso con tutti noi e si sta anchedimostrando un buon padre e unbuon marito». Tanto legato alla fa-miglia che oggi, grazie a lui, gliAgnelli sono ancora sulla planciadi comando della Fiat. Fino aquando? Oggi potrei scommettercisopra.

Tanto legato allafamiglia che oggi,grazie a lui,gli Agnelli sonoancora sulla planciadi comando della Fiat

� �

IN COPERTINA

Page 19: dossier piemonte 04 2011
Page 20: dossier piemonte 04 2011
Page 21: dossier piemonte 04 2011

TORINOUno sguardo sulla realtàeconomica, politicae sociale del capoluogopiemontese, e i suoiprotagonisti

Page 22: dossier piemonte 04 2011

28 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Cinquantaquattro paroleper riassumere 10 anni:questo è il bilancio che ilsindaco di Torino, Sergio

Chiamparino, ha stilato al terminedel suo secondo mandato alla guidadel Comune. Un’avventura, la sua,iniziata quasi per caso nel 2001,quando venne improvvisamente chia-mato dal partito a sostituire in corsaDomenico Carpanini, il candidato(e allora vicesindaco) deceduto du-rante la campagna elettorale. Da al-lora è passato un decennio, nel qualeChiamparino è diventato presidentenazionale dell’Anci e, soprattutto,uno dei sindaci più amati d’Italia:l’ultimo sondaggio “Governancepoll” di Ipr marketing dello scorsogennaio lo dava infatti al secondo po-sto, dopo il collega di Firenze MatteoRenzi, con un consenso del 66%.«Visione, progetto e soggettività – hadetto – sono state le parole guida delnostro lavoro: una visione della cittàche osasse guardare a un futuro ca-pace di immaginare nuove direzionisenza rinunciare alle proprie radici;un progetto concreto che riunendo lerisorse diverse della comunità sapessedare ali a quelle radici tenendo in-

sformazione urbana e le politiche lo-cali: è da questo punto che, credo,debba partire l’analisi del lavorofatto». «La nostra visione – ha prose-guito – passava attraverso una città ri-disegnata urbanisticamente, in cuifosse ricucita la ferita che la grandeferrovia ottocentesca le aveva procu-rato separandola in due metà, conun centro storico attrattivo, congrandi direttrici viarie, immaginate

sieme sviluppo e coesionesociale; infine la soggetti-vità del nostro sentire, lasoggettività dei torinesi ca-pace di caratterizzare quellescelte in base al nostro co-mune vissuto».Chiamparino ha poi affi-dato a un elenco di parole-chiave, 54 come detto, ilcompito di riassumerequanto fatto nel corso diquesti dieci anni: si parte,in rigoroso ordine alfabe-tico, da un bene primario(“Acqua”, con 2 milioni500mila abitanti oggi ser-viti dalla Società metropo-litana acque Torino) per ar-rivare a “Ztl e parcheggi”,con la rivendicazione di aver portatoa 2,66 chilometri quadrati l’area vie-tata al traffico veicolare e a 16.300 ilnumero di posti auto in città.«In un convegno della LondonSchool of Economics – ha dettoChiamparino presentando questo bi-lancio – Torino è stata definita unacittà da studiare per capire come siapossibile cambiare la fisionomia in-dustriale e sociale attraverso la tra-

Sergio Chiamparino è giunto al termine del suo

secondo mandato come sindaco di Torino. Ha affidato

a un “dizionario” di 54 parole il compito di riassumere

quanto fatto. E dice: «Lascio una città consapevole

che guarda con fiducia al futuro»

Leonardo Rossi

Dieci anni al timone

TORINO, PRIMO PIANO

Page 23: dossier piemonte 04 2011

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 29

Sergio Chiamparino

come grandi boulevards,lungo le quali si snodasseroattività culturali o produt-tive, con una mobilitànuova e rivitalizzata dallametropolitana e capace diinnervare tutte le zone ur-bane, portando con sé la-voro e attività commerciali,con grandi aree riqualificatee restituite ai cittadini. Unavisione che prendeva lemosse anche dal lavoro delleamministrazioni precedentila nostra, che consideravastrategico il ruolo dei grandieventi, dalle Olimpiadi al-

l’ostensione della Sindone fino a Ita-lia 150, e che considera essenzialel’appoggio alla Fiat in un momento ditrasformazione del sistema produt-tivo mondiale». Non solo urbanistica e industria: perun’amministrazione di centrosinistraè quasi obbligatorio sciorinare quantofatto anche in tema di welfare. «Ab-biamo dato la priorità – ha spiegatoChiamparino – alle politiche per ladomiciliarità e per l’housing sociale,alla tutela dei minori, all’incrementodei posti disponibili per le scuole ma-terne e per i nidi d’infanzia (con unaumento superiore a quello indicatodal trattato di Lisbona per il sistema

città), all’accoglienza e all’integrazionedegli immigrati, dei nomadi e deiprofughi». Importante anche l’aspettoculturale, sotto il quale, secondoChiamparino, si è dato corso a «po-litiche che hanno ampliato, ristrut-turato e promosso tutte le strutturemuseali e teatrali operative in città». Infine, in tempi di crisi, un accennoall’aspetto dei costi della macchinapubblica. «Abbiamo razionalizzatol’assetto organizzativo, con un re-cupero di produttività per addettodi oltre il 10%, introdotto metodidi valutazione e di sviluppo delle ri-sorse umane, esteso a tutti i settoriaperti al pubblico la certificazionedi qualità (ormai il 50% degli ad-detti), attivato forme di valorizza-zione immobiliare più flessibili edefficaci dell’asta pubblica, raziona-lizzato la struttura delle aziendepartecipate e incrementato il si-stema delle infrastrutture culmi-nato con l’arrivo al Lingotto dellaLinea 1 della metropolitana». Il tema delle grandi opere, di facilepresa, costituisce lo spunto per illu-strare l’eredità che troverà il suo suc-cessore: «lascio Torino – ha detto –con infrastrutture e beni che valgono10 miliardi. Abbiamo investito percostruire opere che saranno utili perdecenni alla città. Lasciamo, in annidi eccezionale stretta sul sistema delleautonomie, una struttura finanziariaaffidabile che consentirà di conse-gnare alla prossima amministrazionetutte le manutenzioni finanziate finoal 2012 incluso, migliorando (unicain Italia) il rating di controparte diStandard & Poor’s. Lasciamo – haconcluso – una città consapevole cheguarda con fiducia al futuro».

Sergio Chiamparino, sindaco uscente di Torino

��

Torino è stata definita una città da studiareper capire come sia possibile cambiare lafisionomia industriale e sociale attraverso latrasformazione urbana e le politiche locali

Page 24: dossier piemonte 04 2011

30 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Mentre il sindacoChiamparino è im-pegnato a presentareil bilancio del suo de-

cennio di amministrazione, il consi-glio comunale di Torino è prossimoallo scioglimento in vista delle ele-zioni. È l’occasione per tracciare unritratto della città anche con il ca-pogruppo di opposizione, DanieleCantore, che figurava secondo varirumors tra i papabili candidati sin-daco per il centrodestra, prima delladesignazione definitiva di MicheleCoppola.

Come giudica i dieci anni diChiamparino come primo citta-dino di Torino?«Per onestà intellettuale non si puòdare un giudizio negativo sul sin-daco Chiamparino; lo stesso nonvale per la sua giunta e la sua mag-gioranza. Il suo periodo è stato ca-ratterizzato da alcune luci ma an-che da tante ombre, una enorme:i conti pubblici più disastrati d’Ita-lia che fanno sì che su ognuno dinoi pesi un debito di 5.781 euro».

Qual è stato il provvedimento

più condivisibile della sua am-ministrazione? Quale invecequello che avete maggiormenteosteggiato come opposizione?«Abbiamo condiviso la fusioneIride-Enia nel campo dell’energiamentre abbiamo contrastato la Va-riante 200 perché, oltre a far diven-tare il Comune “agente immobi-liare” tramite l’acquisizione e lavendita dei diritti edificatori, è statapresentata come la riqualificazionedella zona nord della città (barrieradi Milano), ma in realtà intervienesolo su una parte con insediamentiedilizi e commerciali discutibili.Inoltre, è stata venduta ai torinesi lachimera che tramite questa variantesi possa realizzare la linea 2 dellametropolitana: un sogno senza pro-getto e senza soldi».

Chiamparino ha ancheespresso la volontà di voler at-tuare la completa pedonalizza-zione del Quadrilatero romanoprima di passare la fascia di sin-daco. È auspicabile che vengapreso un provvedimento di taleimportanza, anche per i risvolti

sulla viabilità e sul commerciodella città, a fine mandato?«Non solo non è auspicabile, ma èinaccettabile un provvedimentocosì importante a fine mandato.Ma non siamo preoccupati perchéalle parole, per fortuna, non se-guiranno i fatti: toccherà alla pros-

Daniele Cantore, capogruppo del Popolo della Libertà

in consiglio comunale a Torino, riconosce i meriti

dell’amministrazione Chiamparino («abbiamo condiviso

la fusione Iride-Enia»), ma attacca su conti pubblici,

grandi opere e pedonalizzazione del Quadrilatero romano

Riccardo Casini

Un’ombra enorme sul futuro

Daniele Cantore, capogruppo del Pdl in consiglio comunale a Torino

TORINO, PRIMO PIANO

Page 25: dossier piemonte 04 2011

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 31

sima amministrazione valutarel’efficacia della Ztl e presentareproposte che permettano di pedo-nalizzare alcune aree in un pro-getto che deve non penalizzare, maaiutare residenti e commerciantidel centro tramite nuovi par-cheggi, un migliore servizio pub-blico e una diversa viabilità».

Il sindaco uscente ha anche ac-cusato il centrodestra di bloccarei lavori del consiglio comunalepuntando il dito contro l’assen-teismo di chi ha doppi incarichi.Da capogruppo dell’opposizionecosa risponde?«Sinceramente mi è venuto da ri-dere e ho preso queste dichiarazionicome una battuta. Il sindaco sa be-

nissimo che tutte le volte (tantis-sime) che è venuto a mancare il nu-mero legale in consiglio comunale èstato per colpa dei problemi all’in-terno della sua maggioranza. Lamaggioranza non solo ha il dirittoma ha la responsabilità di governaree non può scaricare sulla città i pro-blemi interni alla coalizione. Ri-spetto a provvedimenti condivisi,ma soprattutto importanti per lacittà, noi ci siamo sempre stati, an-che chi ha avuto per pochi mesi undoppio incarico, e alcune volte ab-biamo supplito all’assenteismo dialcuni consiglieri di maggioranza».

Come giudica infine l’operatodel sindaco sulla questione im-migrati? A cosa è dovuto a suo

avviso il dietrofront sulla tendo-poli che avrebbe dovuto ospitarei migranti all’Arena Rock? Qualè in merito la proposta del Pdl?«Il sindaco su questa vicenda è sci-volato nella corsa per essere il primodella classe e per giustificare l’esi-stenza di un’area che è costataun’enormità per le casse comunalied è inutilizzata da anni. Il dietro-front ha evitato che lo scivolone por-tasse un danno sia ai cittadini diquella parte della città sia agli stessimigranti che sarebbero stati stipatinelle tende. Per fortuna è passata lanostra proposta che ha previsto, incollaborazione con la Chiesa e le al-tre istituzioni, l’accoglienza di piccoligruppi in diverse comunità».

Daniele Cantore

Il periododi Chiamparino èstato caratterizzatoda alcune lucima ancheda tante ombre,una enorme:i conti pubblici piùdisastrati d’Italia

Page 26: dossier piemonte 04 2011

32 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Un nuovo raffredda-mento che conferma isegnali di rallentamentoemersi a settembre:

questo in sintesi il quadro cheemerge dall’ultima indagine con-giunturale dell’Unione industriali diTorino, e relativa al primo trimestre2011. A preoccupare in particolarele 180 imprese oggetto dell’indagineè l’indebolimento della domandaestera, ma anche il saldo ottimisti –pessimisti relativo alle attese sui li-velli produttivi peggiora di 6 puntirispetto al trimestre precedente; se-gno meno pure per gli indicatori diordini ed export, mentre a livellooccupazionale il saldo (-21,7) è lie-vemente superiore ai dati negativiprecedenti. Ma come si affaccia inquesto contesto un nuovo attore?

Di quali aiuti necessita? Lo abbiamochiesto a Davide Canavesio, presi-dente dei giovani imprenditori del-l’Unione industriali di Torino. «Ilvero primo aiuto – spiega – è unarete di supporto: dall’accesso al cre-dito a una rete di consulenti con ta-riffe agevolate, fino a un vero e pro-prio supporto per la fase di start-up.Da questo punto di vista, come Gio-vani imprenditori, ci candidiamo aessere mentori per i giovani che vo-gliano fare nuova impresa».

Quali sono invece le vostre ri-chieste alla prossima amministra-zione comunale che si insedierà aTorino?«Riteniamo che la città abbia vis-suto negli ultimi dieci anni un pe-riodo di grandi investimenti e digrande rilancio internazionale, an-

che grazie alle Olimpiadi. Per questoalla prossima amministrazione chie-diamo che venga definito un pro-getto sul futuro della città per nondisperdere le energie e i risultati con-seguiti. A tal proposito, insieme airappresentanti dei giovani delle altrecategorie professionali, stiamo met-tendo a punto un documento con lenostre richieste da presentare ai can-didati a sindaco: non è solo una rac-colta di idee di futuro, si tratterà in-vece di richieste concrete».

La nota relativa al primo trime-stre del 2011 mostra un nuovo raf-freddamento della crescita. In chemodo è possibile riattivare gli in-vestimenti?«Dobbiamo partire dal presuppo-sto che gli investimenti non ven-gono riattivati automaticamente

Davide Canavesio, presidente dei giovani

imprenditori dell’Unione industriali di Torino,

lancia un appello: «Alla prossima

amministrazione chiediamo che venga

definito un progetto sul futuro della città per

non disperdere i risultati conseguiti»

Riccardo Casini

Davide Canavesio,

presidente dei giovani

imprenditori dell’Unione

industriali di Torino

Energie nuoveper la città

TORINO, PRIMO PIANO

Page 27: dossier piemonte 04 2011

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 33

solo grazie ad alcune norme, anchese è indubbio che è sempre più dif-ficile fare impresa in Italia. Il pro-blema poi non riguarda solamenteil fatto che spesso non vengonofatti nuovi investimenti per colpadella perdita di competitività delnostro Paese, ma è relativo soprat-tutto agli attori stranieri che nonconsiderano più l’Italia come unPaese strategico dove investire. Daquesto punto di vista mi sembrache Torino e il Piemonte, attra-verso un piano di sviluppo coordi-nato e condiviso, si stiano muo-vendo sulla strada giusta».

Ma quali sono i settori produt-tivi che faticano maggiormente aripartire?«È difficile generalizzare. Di sicurooggi faticano un po’ meno i settori

che erano legati all’export. Pur es-sendo stati i più penalizzati dallacrisi, sono anche quelli che, essen-dosi riagganciati all’export interna-zionale, riescono a vedere una cre-scita, seppur ridotta: parlo deisettori della meccatronica e dell’ex-port di componentistica. Anchesotto questo aspetto però è impor-tante rilevare un cambiamento inatto: se prima una gran parte delnostro export era europeo, oggi sista spostando verso mercati più lon-tani. Di qui la nuova sfida per le no-stre imprese».

Che importanza ha invece lacandidatura di Torino a “smartcity” europea? Che ruolo puòavere il settore delle energie soste-nibili nella ripresa dell'economia?«La candidatura ha una grandissima

valenza e spero davvero che Torinopossa vincere. Anche come giovaniimprenditori ci mettiamo a dispo-sizione di questo progetto, perchérappresenta un’occasione irripeti-bile. E ha una valenza duplice: laprima è la capacità di Torino e delPiemonte di fare sistema, ed è forsequesto il migliore aiuto che le im-prese possono avere dai governi lo-cali. La seconda valenza riguardaappunto il settore delle rinnovabili:questo tipo di energie saranno sicu-ramente uno dei driver di crescitadei prossimi decenni. Anche negliStati Uniti il presidente Obama in-dica come uno dei cardini della cre-scita quello che viene definito “lowcarb”. Insomma, questa candida-tura rappresenta una scelta chiara euna grande opportunità».

��

Il vero primo aiuto è una rete di supporto: dall’accessoal credito a una rete di consulenti con tariffe agevolate,fino a un vero e proprio supporto per la fase di start-up

Davide Canavesio

Page 28: dossier piemonte 04 2011

34 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Questo il segreto del successo di Torino secondo il presidente

della Camera di Commercio, Alessandro Barberis. Che promette:

«Al nuovo sindaco non direi cosa fare, ma offrirei la disponibilità

del sistema camerale a lavorare insieme»

Riccardo Casini

Produzione industriale edesportazioni in crescita,saldo imprese positivo comenon mai negli ultimi tre

anni: trainata anche dal turismo, l’im-prenditoria torinese sembra essersi ri-messa in moto, anche se AlessandroBarberis, presidente della Camera diCommercio di Torino, preferisceaspettare prima di lasciarsi andare atoni trionfalistici. «Sebbene il 2010 –spiega – si sia chiuso per l’Italia conuna crescita del Pil pari al +1,2%, laripresa sta procedendo lentamente.Nel territorio torinese, il 2010 ha vi-sto ritornare positiva la variazionedella produzione industriale (+8% lamedia annua) e le esportazioni hannoregistrato una crescita del +16,2%.Gli imprenditori torinesi continuanoa essere ottimisti sull’andamento dellaproduzione manifatturiera nell’im-mediato futuro, ma occorrerà verifi-care se questo trend si manterrà talealla luce dei recenti eventi accaduti inGiappone e nei paesi dell’Africa set-tentrionale».

Nel 2010 le imprese in provinciaerano quasi 238mila, con un au-mento rispetto all’anno precedentedell’1,2%. Quali settori si stannocomportando meglio?«A livello di presenza numericadelle imprese, la nostra indagine

sulla natimortalità mostra come nel2010 sia in calo l’industria (-1,2%),con l’eccezione dei mezzi di tra-sporto (+2,1%), mentre sono ap-parsi stabili i servizi alle imprese e ilcommercio; in aumento invece iservizi alla persona, tempo libero eturismo. Per quanto riguarda iltasso di crescita generale, è salitorispetto al +0,6% del 2009, risul-tando superiore al valore registratoa livello regionale (+0,82%) e in li-nea con quello nazionale (+1,19%).E il saldo tra le imprese che hannoiniziato un’attività imprenditorialee quelle che invece l’hanno cessataha fatto registrare un bilancio posi-tivo di 2.841 unità, il miglior risul-tato evidenziato negli ultimi treanni: segno di una ritrovata vitalitàimprenditoriale del territorio».

Come accompagnare questacrescita?«È necessario muoversi in due dire-zioni. Da un lato occorre promuoverel’iniziativa imprenditoriale, anchequando si configuri come una solu-zione di auto impiego, mettendo a di-sposizione dell’aspirante imprendi-tore servizi di informazione econsulenza su adempimenti, possi-bilità di finanziamento e consigli sucome gestire un’attività: è l’attivitàche nella Camera di Commercio di

Un clima di concordia

Torino svolge il settore Nuove im-prese. Dall’altro è fondamentale pro-seguire nell’ampio percorso di sem-plificazione amministrativa attraversola telematica, per aiutare gli utenti adistricarsi più velocemente attraversoi necessari passaggi burocratici: ne èun esempio l’avvio, già dall’annoscorso, della procedura “Comunica”e, quest’anno, l’integrazione con i co-muni del territorio per la realizza-zione dello Suap».

Che momento vive invece l’eco-nomia del turismo a Torino?«Secondo gli ultimi dati dell’Osser-vatorio turistico regionale, nel 2010in provincia di Torino si sono regi-strati oltre 1,9 milioni di arrivi dituristi (+2,9% rispetto al 2009), dicui circa il 12,4% stranieri. Au-menta anche il numero di presenzeche, con oltre 5,7 milioni, regi-strano un incremento di oltre il 5%rispetto all’anno precedente. Ma ilcomparto ricettivo torinese nelcorso dell’ultimo decennio ha su-bito sostanziali modificazioni, in-crementando la propria capacità ri-cettiva: alla fine degli anni 90 sicontavano 45.277 posti letto, moltidei quali obsoleti e mediamente uti-lizzati dalle varie tipologie turisti-che, mentre oggi il numero dei po-sti letto disponibili supera le 66mila

TORINO, PRIMO PIANO

Page 29: dossier piemonte 04 2011

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 35

unità, la maggior parte di livelloqualitativo medio-alto».

Che ruolo avrà in questo scenarioil nuovo Osservatorio turistico eco-nomico?«Si tratta di uno strumento gestio-nale che raccoglie in maniera struttu-rata i dati di performance delle strut-ture alberghiere (occupazione, tariffamedia, ricavo medio per camera di-sponibile) che, aggregati in rapportimensili e settimanali, descrivono l’an-damento alberghiero del territorio. Inquesto modo il singolo albergatoreha la possibilità di valutare in temporeale le conseguenze di ogni scelta ta-riffaria in rapporto al mercato e ai

competitor, adattandola in modo fles-sibile. È comunque da anni che noisosteniamo il comparto turistico, nonsolo puntando sull’alberghiero, maanche attraverso numerosi progettiche promuovono le eccellenze locali:dai maestri del gusto ai vini della pro-vincia, dai progetti sull’arte contem-poranea fino alla partecipazione alComitato per le celebrazioni di Italia150, un’opportunità importante divisibilità per la città e il territorio».

Che contributo ha dato l’ammi-nistrazione Chiamparino al tessutoproduttivo cittadino?«Durante l’era Chiamparino la cittàha vissuto momenti esaltanti, in unsusseguirsi di appuntamenti di rilievo,dalle Olimpiadi invernali fino ai 150anni dell’Unità d’Italia: eventi chehanno assicurato investimenti, tra-sformazioni e nuove infrastrutture,ma anche una diffusa riscoperta dellavocazione turistica e culturale dellacittà, con il coinvolgimento attivo ditutti i cittadini. Questa accresciutavisibilità internazionale ha portato si-

curamente beneficio al mondo pro-duttivo torinese, sempre più spessoproiettato oltre confine, a partire daFiat. Ma un altro elemento è statosecondo me ancor più significativo,anche se meno evidente: in questianni, tutti gli enti locali hanno potutolavorare in un clima di concordia isti-tuzionale, collaborazione reciproca eorientamento ai risultati che ha per-messo di portare avanti con successotutti gli obiettivi in cantiere».

Quali sono le richieste che rivol-gete al prossimo sindaco?«Siamo certi che il nuovo sindaco,chiunque sia, saprà collocarsi in que-sto stile torinese della concretezza edell’efficienza, con un’attenzione par-ticolare alle nuove direzioni di svi-luppo che la città sta mostrando: in-novazione, ricerca, formazione,ambiente e nuove tecnologie, senzadimenticare l’imprescindibile animamanifatturiera. Al nuovo sindaco nondirei cosa deve fare, ma offrirei la di-sponibilità mia e del sistema cameralea lavorare insieme fin da subito».

Con Chiamparinola città ha vistoun susseguirsi diappuntamenti chehanno portato alla riscoperta della suavocazione turistica

Alessandro Barberis,

presidente della Camera

di Commercio di Torino

Alessandro Barberis

Page 30: dossier piemonte 04 2011

36 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Con oltre 65mila metriquadrati di superficiecoperta disponibile,Lingotto Fiere rappre-

senta uno dei principali centri espo-sitivi in Italia. Dal 2007 la proprietàè nelle mani del gruppo franceseGl events, che oggi gestisce nelmondo 36 siti tra poli fieristici ecentri congressi: un’esperienza, se-condo il direttore di Lingotto Fiere,Andrea Varnier, che «senza dubbioci ha consentito di sviluppare unknow how approfondito nella fi-liera degli eventi, dall’organizza-zione alla gestione di spazi, fino allafornitura di servizi. E l’Italia, conTorino, Padova e Bologna, rappre-senta per il gruppo il secondo mer-cato dopo quello interno». Varnierrassicura, però, chi pensa che il re-spiro internazionale della proprietàpossa portare a uno scarso coinvol-gimento nella realtà locale.

Qual è oggi il rapporto di Glevents con la città di Torino e ilsuo intorno?«Sin dall’inizio si è lavorato per

stabilire relazioni strette ed effi-caci con le istituzioni, gli enti e gliattori principali del tessuto eco-nomico locale: questo ci consente,da un lato, di accreditarci comepartner affidabile per lo sviluppodi progetti importanti in settoriche sono strategici per il territorio,e dall’altro di massimizzare i nostriobiettivi, ovvero il successo di sa-loni ed eventi. La collaborazionecontinua tra tutti gli interlocutoripresenti sul territorio infatti è fon-damentale».

Come contribuisce LingottoFiere all’economia del torinese?«Attraverso la nostra attività siamoin prima linea nel contribuire allosviluppo della notorietà nazionale einternazionale della città e del ter-ritorio. Allo stesso tempo, la plura-lità di eventi di diversa tipologia e laloro buona riuscita sono elementiportanti dell’economia locale, perl’indotto che si genera nel settore al-berghiero, nella ristorazione e neitrasporti. C’è da dire che questonon sempre è un dato acquisito: il

nostro impegno va anche nella di-rezione di far comprendere il pesoche il nostro settore ha per il terri-torio in cui operiamo».

Nel paragone con altre città ita-liane in che cosa consiste la pecu-liarità di Torino?«Il “caso” torinese rappresentaun’anomalia nel panorama fieristicoitaliano, in quanto siamo l’unicarealtà completamente privata. Que-sto, se ci permette da un lato unamaggiore flessibilità nella gestione enei processi decisionali, dall’altropuò essere penalizzante, soprattuttoin momenti di difficoltà economicain cui possono venir meno le ri-sorse e si richiede al privato di so-stenere un ruolo che non gli com-pete del tutto, o quando le prioritàpaiono essere altre e quindi, comedicevo prima, il valore delle fiereper il ciclo economico non viene

Lingotto Fiere è di proprietà del gruppo francese

Gl events, ma il direttore Andrea Varnier rivendica

il legame con la città: «Fondamentale la collaborazione

continua tra tutti gli interlocutori»

Riccardo Casini

Attori sul territorioper creare indotto

TORINO, PRIMO PIANO

Page 31: dossier piemonte 04 2011

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 37

� �Il “caso” torinese rappresenta un’anomalia nel panorama fieristico

italiano, in quanto siamo l’unica realtà completamente privata

Andrea Varnier

sempre percepito appieno. L’essereparte di un grande gruppo però ciconsente di sfruttare alcune sinergienei processi organizzativi e di con-dividere le esperienze maturate nellevarie sedi».

Si parla sempre più spesso diuna trasformazione del sistemafieristico e di una sua maggioreintegrazione. Qual è la sua opi-nione? In che modo il Lingottopotrebbe inserirsi in questagrande rete italiana delle fiere?«È un auspicio che viene da più

parti, ma non è facilmente pratica-bile per le differenze oggettive deivari contesti. Il diverso peso deiruoli tra pubblico e privato crea de-gli squilibri a seconda dei territori.Alla fine, com’è logico che sia, ecome anche noi auspichiamo, è ilmercato a dettare le regole».

L’evento principe del vostro ca-lendario è sicuramente il Saloneinternazionale del libro. Cosa viaspettate dalla prossima edizioneche inaugurerà a metà maggio?«Sarà un’edizione decisamente spe-

ciale. In questi ultimi due annisiamo entrati più direttamente nel-l’organizzazione e, collaborando davicino con la Fondazione per il li-bro, la musica e la cultura, l’entepromotore, andremo a proporre -sono certo - un evento di grandeimpatto. D’altra parte questo èl’anno del 150esimo anniversariodell’Unità d’Italia, una ricorrenzache qui a Torino è sentita in modoparticolarmente intenso».

Cosa dovremo aspettarci allora?«Per l’occasione - e questa è una

A sinistra, Andrea Varnier, direttore di Lingotto fiere. Sotto, l’esterno dell’Oval

� �

Page 32: dossier piemonte 04 2011

38 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

delle novità del 2011 - il Saloneutilizzerà per la prima volta anchel’Oval, l’impianto che era stato co-struito per le gare di pattinaggio divelocità delle Olimpiadi del 2006 eche da luglio 2009 è parte inte-grante degli spazi di Lingotto Fiere:qui sarà allestita la mostra “1861-2011. L’Italia dei libri”, il principalecontributo del Salone al calendariodi eventi per questo anniversario euna delle novità più attese della24esima edizione».

Qual è invece il “peso” delle al-tre manifestazioni che il Lingottofiere ospita?«Oltre al Salone del libro, c’è l’ap-puntamento biennale con il Saloneinternazionale del gusto di Slow

Food. Ma sono tanti i medi e pic-coli eventi professionali, anche di li-vello internazionale, che trovanoda noi la loro sede ideale, come Ex-poferroviaria, attesa per la quintaedizione a marzo 2012. Senza di-menticare i convegni e i congressiscientifici, gli eventi privati o le ma-nifestazioni consumer, dalle autostoriche alle attività sportive. Lin-gotto Fiere però non è soltanto uncontenitore: la nostra società infattiorganizza direttamente alcuni ap-puntamenti ormai storici, primofra tutti Expocasa, il Salone dedi-cato all’arredamento, giunto alla49esima edizione (febbraio 2012) oRestructura, nel settore delle co-struzioni e ristrutturazioni, che si

rivolge sia al grande pubblico che alprofessionista, in calendario a no-vembre 2011».

Quali invece le novità del 2011?«A fine giugno proporremo Protec,il primo Salone sulle tecnologie eservizi per la protezione civile eambientale mentre a metà novem-bre all’Oval organizzeremo in co-location Itn (Infrastructure, tele-matics & navigation) e Tosm(Torino software & systems mee-ting). Tutti questi progetti, dal piùnoto e “popolare” al più tecnico-professionale, contribuiscono acreare un calendario variegato chetocca i settori e i pubblici più di-versi. In media, parliamo di circa50 eventi l’anno».

� �

��

La pluralità di eventi e la loro buonariuscita sono elementi portanti dell’economialocale, per l’indotto nel settore alberghiero,nella ristorazione e nei trasporti

Visitatori durante l’ultimo

Salone internazionale

del libro di Torino

TORINO, PRIMO PIANO

Page 33: dossier piemonte 04 2011

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 39

Un miliardo e 600 milionidi euro: questo, secondoil rettore Ezio Pelizzetti,l’indotto generato ogni

anno dall’Università degli studi di To-rino nel territorio. L’ateneo, uno deipiù antichi e prestigiosi a livello na-zionale, sembra configurarsi insomma

come un vero attore dell’economialocale, non solo in termini formativima anche occupazionali. Un attoreche, tra le altre cose, non può non as-sistere con interesse alla sfida elettoralein corso in città, avanzando richiestee proposte sui temi che lo toccano davicino. «Lo scorso 19 aprile – spiega

Pelizzetti – nell’aula magna del nostrorettorato si è tenuto un incontro coni candidati a sindaco della città. Comeistituzione presso la quale operano avario titolo circa 27mila iscritti alle li-ste elettorali, a loro volta in strettocontatto familiare con circa altri60mila elettori, ci siamo infatti sentitiin diritto e in dovere di chiedere unconfronto con chi guiderà l'ammini-strazione cittadina nei prossimi cin-que anni su temi strategici per l’Ate-neo».

A cosa si riferisce?«All’insostituibile e irrinunciabileruolo culturale, sociale, occupazio-nale ed economico svolto dal sistemauniversitario piemontese per e sul ter-ritorio nel quale insiste; alla funzionefondamentale dell’Università nellaformazione dei quadri dirigenti, al-l’Università come principale agente diformazione del personale medico eparamedico che opera in Piemonte,alla valorizzazione di Torino comecittà universitaria e al ruolo dell'Uni-versità nella modificazione positivadello spazio urbano».

L’Università degli Studi di Torino è oggi «uno dei motori di

sviluppo occupazionale tra i più fervidi ed efficaci nella

regione», come spiega il rettore Ezio Pelizzetti. Che sulle

elezioni aggiunge: «Ci siamo sentiti in diritto e in dovere di

chiedere un confronto con chi guiderà la città»

Riccardo Casini

Formazione e occupazione

Ezio Pelizzetti

In alto, Ezio Pelizzetti,

rettore dell’Università

degli Studi di Torino

� �

Page 34: dossier piemonte 04 2011

40 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Cosa chiedete allora al prossimosindaco?«Al futuro sindaco abbiamo chiestodi fissare nella sua agenda politica, tragli assi strategici irrinunciabili cui ri-ferirsi e per i quali impegnarsi, l’im-portanza del ruolo e delle funzionisvolte dalla nostra istituzione».

L’Università di Torino è partico-larmente attenta all’internaziona-lizzazione: da una parte attrae stu-denti dall’estero, dall’altra hastipulato diversi accordi con ate-nei ed enti di ricerca stranieri.Come si traduce questo in indottoeconomico generato nella città?«Già in diverse occasioni ho avutomodo di sottolineare come l’Univer-sità generi ogni anno, a livello di at-tività economiche, un volume di af-fari nel territorio per un valore pari a1,6 miliardi di euro. Senza contareche è stata finora una delle fonti dioccupazione più significative nel mer-cato del lavoro piemontese con 200nuovi assunti l’anno, 12mila laureati(l’80% dei quali trova occupazione aun anno dalla laurea), 4.100 dipen-denti, oltre 6mila fra borsisti e titolaridi assegni di ricerca, circa 7mila la-voratori delle attività indotte dal-l'Ateneo, il 6% di studenti stranieri eil 35% degli iscritti alle lauree magi-strali provenienti da altri atenei ita-liani. Credo appaia del tutto chiarocome l’Università si affermi comeuno dei motori di sviluppo occupa-zionale tra i più fervidi ed efficacinella regione».

Il suo mandato scadrà l’annoprossimo. È possibile fare un bi-lancio di questi anni alla guida del-l’Università di Torino?

«Le difficoltà crescenti sono sotto gliocchi di tutti: basti pensare che l’at-tribuzione del Fondo di finanzia-mento ordinario 2010 al sistema uni-versitario italiano ha registrato undrammatico calo del 3,8% rispetto al2009 e che nel 2010 l’ammontarenetto del fondo all’Università di To-rino è stato di 251 milioni di eurocontro un trasferimento allo Stato eagli enti pubblici per imposte e con-tributi vari di 185 milioni di euro.Ciononostante in questi anni è mi-gliorato in misura significativa il po-sizionamento dell’Università di To-rino nelle graduatorie nazionali einternazionali, e oggi è tra il primo eil secondo posto tra i mega ateneinella classifica di Censis e Campus. Inquesti anni, poi, impulso decisivo èstato dato al piano organico del per-sonale docente e tecnico-ammini-strativo, mentre il piano edilizio, dalsuo avvio nel 1999 a oggi, ha visto larealizzazione di opere per circa 260

milioni di euro: fra questi l'impo-nente e architettonicamente sorpren-dente nuova sede delle facoltà di Giu-risprudenza e Scienze politiche inLungo Dora Siena, il Campus Ei-naudi, che fin dal prossimo anno ac-cademico si aprirà alla didattica».

Quali sono invece i prossimiobiettivi da raggiungere?«Sicuramente la riorganizzazione del-l’Ateneo dal punto di vista della go-vernance, delle strutture di governo,didattiche e amministrative, anchein attuazione del dettato normativodella legge di riforma; c’è il potenzia-mento degli investimenti nella ri-cerca, di base e applicata; c’è il raf-forzamento dei servizi agli studenti;c’è, infine, il completamento delleopere edilizie avviate, come PalazzoNuovo, i lavori alla Facoltà di Eco-nomia, il Polo scientifico di Gruglia-sco, il complesso dell’Aldo Moro e lanuova aula magna presso la Cavalle-rizza».

� �

��

Nonostante le difficoltà, in questi anniè migliorato in misura significativa ilposizionamento dell’Università di Torinonelle graduatorie nazionali e internazionali

TORINO, PRIMO PIANO

Page 35: dossier piemonte 04 2011
Page 36: dossier piemonte 04 2011

42 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Esaurito l’impulso legatoalle Olimpiadi invernalidel 2006 e affrontato conqualche difficoltà il pe-

riodo di crisi economica, oggi ilsettore dell’edilizia torinese si in-terroga sul futuro, tra piano casa e“variante 200” in fase di approva-zione. Ma c’è curiosità anche neiconfronti della nuova amministra-zione comunale che subentrerà aldecennio targato Chiamparino,come conferma Alessandro Che-rio, presidente del Collegio co-struttori edili di Torino.

Presidente, che momento vivel’edilizia?«Purtroppo la nostra città non èavulsa dal contesto nazionale edeuropeo, dove il momento è parti-colarmente difficile. Per quanto ri-guarda l’edilizia pubblica la crisiperdura ormai da 7 anni, nel corsodei quali il settore ha risentitosempre più dei tagli agli investi-menti presenti nei bilanci dell’am-ministrazione comunale. E nem-meno per il 2011 vi sonoparticolari prospettive che indu-cano all’ottimismo. A meno chenon si vogliano erroneamente con-teggiare le grandi opere, i cui ap-palti vanno al di sopra delle possi-bilità delle imprese locali e, quindi,non portano lavoro sul territorio».

Qual è invece la situazione perquanto riguarda l’edilizia privata?«C’è stato un calo di produzioneanche se, non avendo fortunata-mente vissuto la bolla speculativa,i valori immobiliari si sono man-tenuti abbastanza stabili. Oggi lenostre speranze sono riposte nella

variante 200 al Piano regolatore,che può generare un milione dimetri cubi edificabili lungo l’assedella futura linea 2 della metropo-litana, nell’area nord-est di Torino.Questa variante, attualmente infase di approvazione, rappresenta ilfuturo per lo sviluppo urbanisticodella città».

Quali risultati ha fornito la vo-stra indagine sul riposizionamentoda parte delle imprese edili?«Si tratta di un’indagine complessa,di cui è stata portata a compi-mento solamente la prima di duefasi: un focus su vari soggetti, an-che istituzionali o appartenenti almondo creditizio, nell’intento di

scattare una fotografia della situa-zione che vive l’edilizia. Ora sitratta di procedere verso una pro-grammazione che renda maggior-mente competitive le nostre im-prese: queste infatti, nonesportando la loro produzione,non godono dei benefici correlatialla globalizzazione, anche in ter-mini di attrattività del made inItaly. Diventa importante allora laloro ristrutturazione, sulla qualeperò è necessario anche l’inter-vento del legislatore. Per esserecompetitivi infatti occorre andarein direzione di un rafforzamento,sia patrimoniale sia di know how:una concentrazione studiata e ap-

Il Collegio costruttori edili di Torino guarda con fiducia

all’approvazione definitiva della variante 200.

E il futuro? Per il presidente Alessandro Cherio

«c’è bisogno di una capacità di visione e governance

che vada al di fuori delle mura della città»

Riccardo Casini

Nuova linea di sviluppo

TORINO, PRIMO PIANO

Page 37: dossier piemonte 04 2011

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 43

Alessandro Cherio

profondita, per la quale è necessa-rio anche saper leggere le esigenzedel mercato».

Uno dei problemi principali ri-levato ultimamente dall’Ance a li-vello nazionale è costituito dal ri-tardo nei pagamenti da parte dellepubbliche amministrazioni. To-rino costituisce un’isola felice onon fa eccezione in questo?«Se il Comune è criticabile sotto ilprofilo della disponibilità negli in-vestimenti, non lo è sotto quellodella puntualità dei pagamenti: aTorino i ritardi non sono signifi-cativi o tali da destare preoccupa-zione. Diversa è la situazione dellaProvincia, un ente che invece creagrossi problemi alle imprese.Quello dell’Ance nazionale co-munque è un richiamo giusto: nonpossono essere le aziende a coprireil debito pubblico».

Che importanza ha invece ilpiano casa in fase di approvazione?«Importante intanto è che la Re-gione abbia rivisto il provvedi-mento della precedente giunta dicentrosinistra, interpretando me-glio il dettato del governo nazio-nale. Dal canto suo, il Comune diTorino sta adottando la deliberadi applicazione della legge regio-

nale. In generale, quel che serve èun piano che preveda la possibilitàdi demolire e ricostruire: è questala strada da seguire se si vuole ot-tenere la riqualificazione dellacittà, ma anche qualche deciso mi-glioramento sotto l’aspetto ener-getico delle costruzioni».

Quali saranno le priorità da af-frontare per il prossimo sindaconel vostro settore?«Serve innanzitutto una rivitaliz-zazione dell’attività amministra-tiva, dopo il momento positivo le-gato alle Olimpiadi e almeccanismo, giustificabile ma nongiustificato, per cui le giunte a finemandato perdono la loro vervepropositiva, di lungo respiro. Oc-correrà poi affrontare il problemadella deindustrializzazione dellacittà: noi confidiamo che la Fiatresti a Torino e continui a costi-tuire un punto di riferimento per ilsistema industriale, ma serve unapolitica che affianchi le iniziativeimprenditoriali e gli investimenti.Sia chiaro, si tratta di un discorsoche va oltre Torino: penso alla Tav,un’opera della quale si è parlatotanto ma che ora deve diventareveramente una priorità per tutti.Per questo credo ci sia bisogno diuna capacità di visione e gover-nance che vada al di fuori dellemura della città, rapportandosi coni comuni dell’hinterland, ad esem-pio per riformare il sistema dei tra-sporti pubblici».

Per essere competitive,le imprese edili devonoandare in direzionedi un rafforzamento,sia patrimonialesia di know how

Veduta aerea della zona

interessata dalla variante

200 (in evidenza il percorso

della linea 2 della

metropolitana).

Sotto, Alessandro Cherio,

presidente del Collegio

costruttori edili di Torino

Page 38: dossier piemonte 04 2011

PRIMO PIANO: TORINO

48 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Faro di unanuova urbanitàPorta Susa, work in progress. È in cantiere la

stazione che si apre alla città. A illuminare la

nuova scenografia urbana è la luce naturale,

«che raggiungendo i binari sotterranei, dà al

luogo una dignità pubblica, penetrabile»

Paola Maruzzi

Ilavori sono «in fase avan-zata, nonostante l’ecatombedelle imprese italiane inquesti hard times dell’eco-

nomia globale. Speriamo di inau-gurare una prima parte entrol’estate prossima e la restante agliinizi del 2012». Ad affermarlo èSilvio d’Ascia, che firma l’ambi-ziosa rivisitazione nel cuore del ca-poluogo piemontese. Se il corpo di Porta Susa è in fieri,sulla carta è ben leggibile la suamatrice concettuale: più che unluogo di smistamento di cose e per-sone, la stazione torinese avrà unafunzione di interscambio e socialitàa tutto tondo. Infatti, sin dalla suaorigine, nel 2001, il progetto è

Sopra, il cantiere

di Porta Susa;

nella pagina successiva,

in basso, lo schizzo

del progetto vincitore

del concorso

Page 39: dossier piemonte 04 2011

Silvio D’Ascia

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 49

stato concepito «come un grandespazio pubblico longitudinale,aperto alla città e al quartiere, nelquale si andrà a prendere il trenoma anche solo un caffè» continuaD’Ascia. In sintesi, da non-luogo“indifferente” alla vita chegli scorre accanto, la sta-

zione «diviene strada, passage, con-tinuum spaziale, centro di unanuova urbanità». L’imperativo, e lasfida architettonica, diventa cosìquella di portare la città e la suaespressione più tangibile, la luce

naturale del giorno, fin dentrogli ingranaggi prosaici dei binari,

a dieci metri sotto la quota stradale.È, detta in termini più poetici,«l’idea della stazione come nuovofaro. La luce garantisce così lo sta-tuto di luogo e di spazio pubblico»spiega l’architetto. C’è, naturalmente, tutta una seriedi trovate architettoniche che age-volano questa sempre più strettaconnessione tra i due macro si-stemi: le arterie strategiche fun-zionali al transito e le metaforiche“piazze” contenute nella polis. Tragli accorgimenti, «il movimento si-nuoso della galleria, che segue l’an-damento dei flussi pedonali urbaniprovenienti dalla città. La galleria,orientata in direzione nord-sud, sipiega con i suoi percorsi interni � �

Page 40: dossier piemonte 04 2011

PRIMO PIANO: TORINO

50 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

per portare la luce naturale e ilcielo di Torino fino alla banchinadei treni, che sono a 10 metri sottoterra, e della metropolitana, a 20metri. Poi c’è il ritmo serrato dellastruttura degli arconi, scanditodalla presenza delle numeroseaperture lungo lo sviluppo longi-tudinale della galleria, che è attra-versata in linea trasversale da treampi passaggi interni e delimitatada altri due all’estremità nord esud del lotto, che collegano la cittàda est a ovest, a quota stradale incontinuità con gli assi preesistenti.La presenza di tali passaggi accen-tua così la ricucitura urbana rea-lizzata grazie alla spina centrale,trasformando la stazione in unluogo cardine della città, in unospazio pedonale permeabile. In-somma, struttura, programma,funzionamento, finiture, riferi-

menti, materiali concorrono tut-t’insieme a creare questa reale con-tinuità tra il dentro ed il fuori, trapassato e futuro».Con un occhio all’innovazione e l’al-tro al filone storico delle gallerie ur-bana in stile ottocentesco: guardatecon la giusta distanza, le trasparenzedi Porta Susa riprendono una seriedi accorgimenti d’epoca. «La galleriain acciaio e vetro si propone comeesplicita rivisitazione moderna dellegrandi halles moderne, pensatecome luoghi di incontro e di scam-bio. In questo modo si rafforza an-che il significato di stazione comeedificio-simbolo del movimento edel viaggio, inteso nella sua dimen-sione mitica, come lo era un tempoappunto». Solo che questa volta il si-mulacro dell’oggetto treno scopareper essere ricollocato al di sotto,nella spina centrale».

�� � La continuità con il passato è dop-

pia, si lega alle atmosfere dei Savoiae alla storia stessa delle ferrovie. «Imateriali usati, infatti, erano tipicidelle grandi stazioni italiane ed eu-ropee. Delle strutture storiche si èpreso anche il principio della ven-tilazione naturale, attraverso la se-parazione tra i vari elementi dellescaglie di vetro per garantire la ne-cessaria porosità all’aria della galle-ria interna» conclude D’Ascia. In fase di progettazione bisognava,infine, «conservare la presenzasimbolica del treno sulla scena ur-bana e trovare una forma archi-tettonica contemporanea. Unaforma scolpita nella memoria col-lettiva e nell’immaginario di cia-scuno che potesse subito far pen-sare subito alla ferrovia, ormaiscomparsa dallo scenario urbano“a quota stradale”».

La sezione della nuova stazione di Porta Susa a Torino

�Un grande spazio pubblico longitudinale, aperto alla città e al quartiere, nel quale si andrà

a prendere il treno ma anche solo un caffè

Page 41: dossier piemonte 04 2011
Page 42: dossier piemonte 04 2011

52 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Aun anno dall’insedia-mento per Roberto Cotaè tempo di primi bilanci,tracciati passando in di-

samina i temi chiave: economia, oc-cupazione, riforma federalista,grandi opere. Ma soprattutto, se-condo il governatore del Piemonte,è tempo di fare chiarezza su un bi-lancio ben preciso, ovvero quello ri-guardante la gestione delle finanzeregionali. L’ha chiamata “operazioneverità”, perché il suo scopo è illu-strare ai cittadini piemontesi la realesituazione dei conti pubblici, e l’haavviata qualche giorno fa, rendendonoto un ammanco di oltre 2milardie 100milioni di euro. «Si tratta diuna questione davvero grave, sia dalpunto di vista politico sia da quellopratico, visto ciò che ora toccheràfare per risalire la china – ha affer-mato il presidente senza mezzi ter-mini –. Quando siamo arrivati algoverno della Regione, il 3 maggioscorso, non c’era un bilancio appro-vato: tanto per essere chiari, non erapossibile neppure pagare gli stipendi

dei dipendenti. Abbiamo quindidovuto, con una certa celerità, chiu-dere quanto predisposto e abboz-zato dalla Giunta uscente, intuendofin da subito quello che avremmo abreve scoperto, e cioè che le previ-sioni di bilancio contenute eranosbagliate, con una sovrastima di ol-tre 614 milioni delle entrate tribu-tarie. Soprattutto sul capitolo sanitàsono state effettuate le operazionipiù spregiudicate, come sui debitifuori bilancio; un altro problema loabbiamo riscontrato nella non cor-rispondenza tra bilancio della Re-gione e bilancio delle singole Asl».Dichiarazioni chiare, che hanno su-scitato la reazione dell’ex presidentedel Piemonte, Mercedes Bresso, equella preoccupata dei piemontesi.

C’è chi teme un incrementodella tassazione. Secondo quali di-rettrici vi muoverete per riasse-stare le finanze regionali? «Entro l’estate illustreremo il pianodi risanamento dei conti e quelloper il rilancio, perché se oggi è statogiusto fare un’operazione verità, è

altrettanto doveroso spiegare ai cit-tadini come intendiamo tirarli fuori,con impegno e determinazione, daquesto guaio. Di nuove tasse non sene parla: primo perché non sarebbegiusto; secondo perché, grazie allaBresso, le tasse regionali sono giàstate alzate al massimo. Al risana-mento dei conti regionali arriveremonei prossimi anni sicuramente at-traverso la redazione di bilanci cre-dibili e reali, da un lato, e, dall’altro,con una probabile valorizzazione delpatrimonio immobiliare dell’ente».

In riferimento all'accordo rag-giunto tra Governo e Regioni sultesto del federalismo fiscale regio-nale ha parlato di una riforma sto-rica. Quali sono le opportunità dacogliere?

Il governatore Roberto Cota prosegue il suo mandato con

obiettivi chiari: risanare i conti pubblici, proseguire sulla

strada della ripresa economica, sburocratizzare, sbloccare

le grandi e piccole opere infrastrutturali. Ed è pronto a

cogliere le nuove opportunità del federalismo fiscale

Michela Evangelisti

L’ANALISI

Risanare i contie sostenere la ripresa

Page 43: dossier piemonte 04 2011

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 53

Roberto Cota

«L’ultima commissione bicameralesul federalismo ha dato finalmente ilvia libera al quinto decreto legisla-tivo attuativo, quello su fisco regio-nale e costi standard sanitari. Unapiccola grande rivoluzione che mettein gioco oltre 130 miliardi di euro.Si tratta di una riforma epocale, sucui è bene che si sia trovata una con-vergenza di massima anche a livellopolitico con l’astensione del Pd.Sono inoltre soddisfatto del fattoche tutte le Regioni abbiano alla finedato il loro assenso al cambiamento.In occasione dell’approvazione diquesto decreto sono stati inoltresbloccati ben 425 milioni per il tra-sporto locale e la fiscalizzazione dialtri 1,6 miliardi per il 2012. Conquesta legge si sanciscono passaggi

fondamentali, come il superamentodel criterio della spesa storica conquello di spesa standard, l'attribu-zione agli enti locali della possibilitàdi creare nuovi tributi e addizionalirispetto a tributi erariali già esistenti,senza tuttavia duplicare questi ul-timi. Grande novità sarà poi l’intro-duzione di un sistema sanzionatorioo premiale per gli enti locali a se-conda del loro virtuosismo ammi-nistrativo, prevedendo, per quegliamministratori che porteranno laRegione al dissesto e al commissa-riamento, l’impossibilità di ricandi-darsi in futuro».

Quali saranno in concreto icambiamenti che il federalismoporterà in Piemonte? «Grazie a questa riforma i governa-

tori potranno progressivamente ge-stire in autonomia le addizionali Ir-pef regionali e alcuni tributi statalidiventeranno tributi propri delleRegioni. Inoltre ci sarà una gestionediretta dell’Irap, cosa che in Pie-monte vorrà dire nuovi strumentiper creare condizioni più favorevolialle nuove aziende intenzionate adinsediarsi sui nostri territori.Quando il federalismo fiscale saràpienamente a regime, veramentepotremmo dire, come piemontesi,di essere padroni del nostro futuro».

Quali risultati ha determinatofinora il piano straordinario perl’occupazione varato nel giugno2010 dalla sua Giunta? «I primi dati parziali sul Piano pre-sentati un mese fa sono fortunata-mente positivi e incoraggianti. Èstato un Piano fatto in pocotempo, ma fatto bene. Devo rin-graziare per questo le parti sociali,perché lo abbiamo preparato in-sieme a loro, e ciò dimostra chequando iniziative di questo tipovengono costruite insieme ai por-tatori di interesse solitamentehanno successo: se la politica saascoltare in profondità, è difficileche i risultati siano negativi. Moltisono i dati interessanti emersi dalleprime analisi: 867 richieste per inuovi innovation voucher; 8 nuoveaziende insediate e 5 in procinto difarlo, grazie ai nuovi contratti diinsediamento con incentivi; 428insegnanti precari assunti per lezone disagiate del Piemonte; 261richieste per i prestiti partecipativi;6 milioni e 52mila euro per inter-venti di reimpiego a favore di col-laboratori a progetto; 8 milioni di

Roberto Cota,

presidente

della Regione Piemonte

��

Oltre a dare sostegno a imprenditori e lavoratori,siamo riusciti ad assestare un duro colpoalla burocrazia nemica della competitività

� �

Page 44: dossier piemonte 04 2011

54 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

euro per i programmi di reinseri-mento occupazionale tramite in-centivi, in particolar modo per fa-sce d’età superiori ai 45 anni.Oltre a dare un fondamentale so-stegno a imprenditori e lavoratorinel contrastare la crisi economica,siamo riusciti ad assestare un durocolpo a quella burocrazia nemicanumero uno della competitività edelle possibilità di ripresa. Noncantiamo però vittoria».

Quali sono le principali sfide inquesto senso ancora da affrontare? «Ci rendiamo conto che la crisi nonè del tutto sconfitta e la competi-zione sui mercati internazionali èsempre più serrata. Le imprese pie-montesi hanno comunque lavora-tori e imprenditori in grado di so-stenere lo scontro e la RegionePiemonte, proprio per questo mo-tivo, non si è risparmiata e non si ri-sparmierà per essere a fianco del suosistema produttivo. Posti di lavoro,sostegno nel campo della competi-tività, un accesso facile al credito, unapproccio semplice con sempremeno burocrazia: una ricetta chiaraper aiutare l’economia e fare del Pie-monte sempre più un’opportunitàper chi vuole intraprendere in modostabile».

Ha dichiarato che il Piemonteper rilanciarsi ha bisogno di in-staurare un rapporto più strettocon il governo e di realizzare tuttele grandi opere pubbliche di cuiha bisogno. «Negli ultimi cinque anni la Re-

gione è davvero rimasta indietro daquesto punto di vista. Abbiamo vi-sto quanti tavoli sono stati orga-nizzati sulla Tav senza riuscire aportare avanti il progetto. Oggi, in-vece, siamo riusciti ad arrivare aldunque e con l’apertura del can-tiere per il tunnel geognostico dellaMaddalena potremo veramentedare il via ai lavori. La stessa deter-minazione la stiamo mettendo ne-gli altri progetti previsti in Pie-monte. Dopo anni e anni di sterilidiscussioni, in estate partiranno iprimi interventi concreti per la rea-lizzazione della Città della Salutenella zona dell’ospedale Molinettedi Torino. Puntare sulle grandi

opere non vuol dire però dimenti-care quelle piccole, che spesso inci-dono di più sulla vita quotidianadei piemontesi. Con questo fine laRegione ha messo tra le propriepriorità l’informatizzazione e il so-stegno alle opere pubbliche nei pic-coli Comuni. Il Piemonte è unesempio unico di regione divisa ametà: da un lato c’è la grande cittàmetropolitana, terza in Italia per den-sità di popolazione, dall’altro c’è ilpiù alto numero di piccoli Comuni,caratterizzati anche da grandi distanzetra di loro. Di fronte a questo scena-rio vogliamo coniugare le diverse esi-genze senza penalizzare, anzi valoriz-zando, “l’altro Piemonte”».

� �

��

Quando il federalismo fiscale sarà pienamentea regime, veramente potremmo dire, comepiemontesi, di essere padroni del nostro futuro

L’ANALISI

Page 45: dossier piemonte 04 2011
Page 46: dossier piemonte 04 2011

56 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

VERSO LE AMMINISTRATIVE

Sono 147 i comuni del Pie-monte chiamati al voto il15 e 16 maggio, con ilpossibile turno di ballot-

taggio previsto il 29 e 30. Nella li-sta delle battaglie che s’annun-ciano all’ultimo voto, Torinorimane la “classica” il cui esitoelettorale avrà maggiore risonanzain tutto il Paese e potrebbe aprirenuovi scenari politici modificandolo stato di future alleanze. Pro-prio qui, il centrosinistra s’affida aPiero Fassino per dare continuitàal mandato di Sergio Chiampa-rino con lo slogan: “Voti per latua città, ma voti anche per l’Ita-lia”, a significare l’importanza diun voto, cartina di tornasole delpanorama politico nazionale.«Guardiamo con serenità alla

sfida» commenta Gian-franco Morgando, segreta-rio regionale del PartitoDemocratico. «Da unaparte siamo confortati dalconsenso che i nostri can-didati trovano nelle ri-spettive città, dall’altra daisondaggi, senza però pen-sare di avere già il risul-tato in tasca». Il centrode-stra risponde con unafigura giovane, MicheleCoppola, lo stesso annun-ciato in campagna eletto-rale come il sindaco“nuovo”. Lega e Pdl so-stengono insieme la suacandidatura, siglando difatto un’alleanza «strate-gica, già vincente con

Torino, Novara e Vercelli le sfide più calde a poche

settimane dal voto. Enzo Ghigo del Pdl, Gianfranco

Morgando del Pd e Davide Cavalotto della Lega Nord

intervengono sul panorama politico in vista del rush finale

Elisa Fiocchi

La partitapiù importantesi gioca a Torino

Page 47: dossier piemonte 04 2011

Cota, che esprime ancora unavolta il desiderio di un cambia-mento epocale nella città» affermaDavide Cavallotto, coordinatoredei giovani padani del Piemonte.«La sinistra è vecchia tanto dalpunto di vista anagrafico – conti-nua l’esponente del Carroccio –quanto della politica stessa e hagovernato questa città mantenen-dola legata ai poteri dei salotti».La campagna di Fassino? «Un can-didato sindaco vecchio politica-mente e con uno slogan passato,perché la Gran Torino è fuori pro-duzione in Italia. Se penso a Cop-pola invece, immagino una Cin-

quecento costruita a Mirafiori,che rappresenta la nuova genera-zione dei torinesi pronti a guar-dare al futuro». Nell’acceso dibat-tito su Torino interviene, dalcoordinamento del Pdl regionale,Enzo Ghigo, che ricorda l’ultimodecennio in mano al centrosini-stra. «Tanti sprechi – non soloquelli “olimpici” – e un enormesperpero di denaro: pensiamo alPalafuksas, la biblioteca Bellini, laTorino Nuova Economia, solo percitare quelli più evidenti. Non di-mentichiamo inoltre che, in par-ticolare negli ultimi anni, il cen-trosinistra si è interessato solo al

centro città, dimenticando le pe-riferie dove i servizi, la qualitàdella vita e la riqualificazione nonsono certo adeguati».Rigetta ogni accusa Morgando,che scende in difesa della Torinodi Chiamparino e coglie l’occa-sione per ricordare lo scandalo cheha coinvolto la giunta provincialedi centrodestra a Vercelli. «Senzaentrare nei casi specifici, stiamoinsistendo sulla valorizzazionedella buona amministrazione delcentrosinistra, con Torino in testa.Questa città è molto cambiata enoi rivendichiamo i meriti allegiunte di Castellana e, in partico-

lare, di Chiamparino. Iltema della buona ammi-nistrazione vale soprat-tutto per Vercelli, chenon è stata governatabene, senza dimenticare ilmacro argomento della ri-presa economica: il Nordovest e il Piemonte hannopagato più di tutti la crisi.Ora che si iniziano a ve-dere segnali migliori, c’èbisogno di una buonaamministrazione locale,quindi di infrastrutture,servizi, efficienza e costi».Eppure, affonda Ghigo, laTorino del futuro saràchiamata ad affrontaretante sfide sprovvistadella «capacità di guar-dare in avanti», soffocatada un amministrazione«dormiente» anche di-nanzi a dati allarmanti:

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 57

Le province al voto

��Pronta un’agenda del

futuro che coinvolgatutte le realtà torinesi

��Sfida moltoimportante per il Pda livello nazionale

��Pdl e Lega?

Alleanza strategicaper un cambiamentoepocale

A sinistra, dall’alato, Enzo Ghigo, coordinatore del Pdl

Piemonte; Gianfranco Morgando, segretario regionale

del Partito Democratico del Piemonte; Davide Cavallotto,

coordinatore dei giovani padani del Piemonte

� �

Page 48: dossier piemonte 04 2011

58 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

«È la città con il debito pro capitepiù elevato, una delle più inqui-nate d’Italia e tra le meno sicure». In tal senso, promuovere il cam-biamento - e non solo a Torino -è possibile grazie ai nuovi volti al-l’interno del partito, come con-ferma Cavallotto: «Ci sono tantepersone sotto i 35 anni nelle pro-vince e tanti giovani candidati neicomuni più piccoli. Rappresen-tano il fiore all’occhiello del no-stro movimento anche a Novara,dove la Lega ha sempre espressoda nove anni il suo sindaco, Mas-

simo Giordano, oggi assessore re-gionale, e presenterà, all’insegnadella continuità, il candidatoMauro Franzinelli». A Vercelli,roccaforte del centrodestra, Pdl eLega correranno unite per mante-nere l’elettorato e scongiurareogni possibilità di ballottaggiocon Luigi Bobba del centrosini-stra. «Abbiamo siglato tanti ac-cordi con il Pdl, a parte qualcheComune piccolo dove corriamoda soli per rafforzare entrambe leforze politiche» chiarisce Caval-lotto, mentre nei comuni più

grandi si andrà in coalizione. Ilcentrosinistra mantiene il nucleodi coalizione classico, come spiegaMorgando: «Costituito da Pd, Ita-lia di Valori, Sinistra e Libertà edal movimento regionale dei Mo-derati, che ha una sua consistenzasoprattutto a Torino». Senza chiu-dere la porta, in alcuni territori,all’Udc: «Tessere un dialogo, an-che alla luce della volontà delpartito di presentarsi in modoautonomo, ha portato a dei ri-sultati positivi nella scelta di cor-rere insieme».

� �

��

I comuni della regione chiamati al voto per le amministrativedel 15 e 16 maggio sono 147. Le sfide più calde? A Torino

e Novara e per la Provincia di Vercelli

VERSO LE AMMINISTRATIVE

Page 49: dossier piemonte 04 2011
Page 50: dossier piemonte 04 2011

60 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Michele Coppola contro Piero Fassino. La Torino

del cambiamento contro quella conservatrice. Sono in molti

a fornire questa lettura del confronto elettorale di maggio

che deciderà il prossimo sindaco del capoluogo

Leonardo Testi

Dopo essere stata prota-gonista dei festeggia-menti per l’anniversa-rio dei 150 dell’Unità

d’Italia, Torino si appresta a vivere,il 15 e il 16 maggio, un intenso ap-puntamento elettorale. Qui, la corsaalla poltrona di primo cittadino pre-senta senz’altro un favorito: PieroFassino, che il 27 febbraio scorso havinto le primarie del centrosinistracon il 55,28% dei voti su 53.185votanti. L’obiettivo di Fassino di es-sere eletto al primo turno non sem-brerebbe così lontano dal realizzarsi,se si fa riferimento all’esito di unsondaggio di Game Managers che,fra il 22 e il 28 marzo, ha testato leintenzioni di voto per tutti gli aspi-ranti sindaci del capoluogo pie-montese. Una ricerca che, commis-sionata dalla direzione nazionale delPartito Democratico su un cam-pione di 1.200 cittadini torinesi, hadato l’ex leader dei Ds vincitore conil 57% dei voti. Sondaggi a parte, aincidere sul risultato finale delleurne potrebbero essere la militanza

politica di Fassino e la sua ricono-sciuta esperienza di governo. Guar-dando inoltre allo specifico contestolocale, è lo stesso candidato a rico-noscere l’importanza, per la suacampagna, dell’eredità del sindacouscente Sergio Chiamparino. PieroFassino ha, infatti, dichiarato inun’intervista che il suo consenso«deriva dal fatto che mi presentoper dare continuità al lavoro diChiamparino, un sindaco stimato,anche da molti elettori del centro-destra. Per questo raccolgo consensiampi in città, compresi alcuni set-tori del centrodestra. A Torino serveun sindaco visibile, riconosciuto eforte sul piano nazionale e interna-zionale». Il suo programma “GranTorino”, riecheggiante il titolo delfilm diretto da Clint Eastwood, è at-traversato dal leitmotiv “Torino Ca-pitale”, declinato in capitoli chiavecome cultura, giovani, donne, la-voro, fraternità, sicurezza e sosteni-bilità ambientale. La principale sfida elettorale siconsumerà tra il candidato del Pd

e il candidato del Pdl MicheleCoppola, torinese, classe 1973, as-sessore regionale alla Cultura e allePolitiche giovanili della GiuntaCota, sostenuto da Pdl, La Destra,Alleanza di Centro-Pionati, LegaNord, I Popolari Italiani Domani,Ambientalisti del Si e Pensionati.Eletto nel 2010 con oltre ottomilapreferenze nel consiglio regionaledel Piemonte, risultando il candi-dato più votato a Torino, MicheleCoppola mira ad arrivare al bal-lottaggio puntando sulla novitàche la sua candidatura rappresentanel panorama politico e istituzio-nale cittadino. Non a caso ha de-finito il suo confronto con Fassino“il futuro contro il passato”. Il

VERSO LE AMMINISTRATIVE

Cittadini pronti a sceglierela Torino del futuro

Page 51: dossier piemonte 04 2011

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 61

Xxxxxxx XxxxxxxxxxxMichele Coppola, Piero Fassino

tema della sua cam-pagna elettorale, pro-prio per sottolinearequesto aspetto, è “ilsindaco nuovo”; alcentro del suo impe-gno s’impongono soprattutto il la-voro, l’università, la cultura. “To-rino città dei creativi” è, infatti,una delle sue proposte: «Apriremo– ha dichiarato – l’Agenzia per lacreatività e il lavoro, in settoricome la musica, la moda, il de-sign, e non solo. È necessario met-tere in forma tutti gli strumentiper fare in modo che la città sia ungrande laboratorio permanente perla creatività, che sappia valorizzarele risorse intellettuali che in essa ri-

siedono e torni a essere polo di at-trazione per le intelligenze delmondo, incubatrice di cultura eluogo di sperimentazione». Sì alfuturo, dunque, ma senza dimen-ticare le proprie radici e la propriastoria, incarnate dagli anziani. Perquesto, l’assessore regionale ha di-chiarato «guerra alla solitudine de-gli anziani che devono essere fra iprotagonisti del futuro della città».A Torino, infatti, le persone conoltre 60 anni di età costituiscono il

31% della popolazione, in nettacrescita rispetto al 28% del 2000.Molti sono i motivi di discussionee gli argomenti di confronto-scon-tro tra i due principali candidati,dalla sanità regionale alla vertenzasull’ex Bertone, che continuerannoad animare la battaglia che con-duce alle urne. A Piero Fassino e Michele Cop-pola si contrapporranno, in quellache si preannuncia come una cam-pagna elettorale ad alto tasso dimultimedialità e interattività, gra-zie anche alla sempre maggiorediffusione dei social network, unafolta lizza di candidati. Tra questispicca il possibile ago della bilan-cia, Alberto Musy, professore uni-versitario e avvocato che, in qua-lità di candidato del Terzo polo, sipresenta alla competizione eletto-rale raccogliendo il testimonedelle istanze politiche di France-sco Profumo, rettore del Politec-nico ritiratosi dalla corsa a no-vembre scorso.

In apertura, Michele Coppola,

candidato del Pdl;

qui sotto, Piero Fassino,

candidato

sindaco per il Pd

Page 52: dossier piemonte 04 2011

62 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

«Gli elettori chiedono una città che continui

a crescere come ha fatto negli ultimi anni».

Parola di Mauro Franzinelli candidato sindaco

del centrodestra per Novara

Nicolò Mulas Marcello

La città che ha dato i natalial presidente della Re-gione Roberto Cota, vedecome candidato del cen-

trodestra il leghista Mauro Franzi-nelli, assessore alla Sicurezzauscente e segretario provinciale delCarroccio, sostenuto anche da Pdle dalla lista Sviluppo IntegrazioneSolidarietà. Il suo programmapunta in particolare sul problemaoccupazione: «Il primo punto delmio programma – spiega il candi-dato del centrodestra – è quellodell’occupazione, tanto che il ti-tolo di questo capitolo è “Ogniazione nuova occupazione”».

A Novara Pdl e Lega appoggianolo stesso candidato mentre Fli ap-poggia il candidato dell’Udc. Chescenario si presenta alle elezioni? «È uno scenario che rispetta quelloche è lo scenario nazionale. A No-vara da dieci anni Pdl e Lega go-vernano la città e si è operato inmaniera egregia tanto che tutti celo riconoscono. Credo che sia unaformula assolutamente da ripro-porre. Per quanto riguarda Fli, incittà si tratta di un’entità nuova e

abbastanza sconosciuta, ha decisodi allearsi con l’Udc e credo checomunque rispecchi ciò che av-viene a livello nazionale. Noi nonabbiamo cercato nuove formulerispetto a quella attuale proprioper i risultati di buon governo cheabbiamo ottenuto».

Quali sono le priorità del suoprogramma elettorale? «Abbiamo stilato un programmaelettorale particolarmente com-pleto ma credo che alla luce diun’ottima amministrazione diquesti dieci anni, bisogna però farei conti con una difficoltà contin-gente che è soprattutto quella del-l’occupazione e le relative diffi-coltà che hanno le famiglie chedevono affrontare la perdita delposto di lavoro. Anche Novaracome tutta la nazione soffre diquesto problema congiunturale.Quindi il primo punto del mioprogramma elettorale è quello del-l’occupazione, tanto che il titolo diquesto capitolo è “Ogni azionenuova occupazione”. Tutte leazioni devono essere indirizzate aquello. Sia nella ricerca di insedia-

menti nuovi e quindi un aiuto alleaziende che vogliono insediarsi sulterritorio della città di Novara, siauno sviluppo del circuito turistico,culturale che Novara ha le poten-zialità di portare avanti e che of-frirebbero un indotto o un’occu-pazione diretta anche in questo

Stessa direzionema più lavoro

VERSO LE AMMINISTRATIVE

Page 53: dossier piemonte 04 2011

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 63

LoS Dogh vulqangaXxxxxxx XxxxxxxxxxxMauro Franzinelli

caso. A fronte di queste difficoltàvi sono però anche problemi ur-genti come quello della casa, ov-vero di famiglie che devono fare iconti con sfratti esecutivi e cheavendo anche perso il posto di la-voro sono in maggiori difficoltà.Cercheremo di affrontare anchequesto tipo di problematiche. Nonultimo i problemi comuni dei cit-tadini che vogliamo affrontare, chesono forse di piccola entità ma cheper il cittadino costituiscono pro-blemi importanti come le variemanutenzioni. Ho deciso di inse-rire un gruppo di lavoro che possaintervenire su tutte le problemati-che sulle strade, come buche, pan-chine rotte e tutte le altre segnala-zioni che arrivano e che devono

essere poi risolte in tempi rapidi.Infine anche la sicurezza che èstato sempre un nostro cavallo dibattaglia e che abbiamo affrontatoin questi dieci anni in modo dra-stico tanto che crediamo che No-vara sia una città sicura ma nondobbiamo abbassare la guardia».

Qual è la sua valutazione del-l’attuale amministrazione comu-nale?«L’attuale amministrazione ha tra-sformato una città grigia come erainvece alla fine degli anni 90, inuna città più bella, più vivibile emolto più conosciuta a livello na-zionale grazie all’apertura di cir-cuiti culturali molto importanti.Questa amministrazione ha ravvi-vato con molte iniziative la città,quindi il giudizio è assolutamentepositivo e continueremo su que-sta strada».

Come sta procedendo la campa-gna elettorale e quali sono le aspet-tative degli elettori? «Gli elettori chiedono ciò che ab-biamo tradotto nel programma,ovvero di continuare a rendere No-vara una città ben vissuta, con unabuona qualità della vita, una cittàsicura e che crei occupazione equindi una città che continui acrescere come ha fatto negli ultimianni. Il mio programma si intitolaproprio “Novara continua a cre-scere” e credo con questo slogan diinterpretare proprio il pensiero deicittadini».

A Novara da dieci anni Pdl e Legagovernano la città. Si è operato in manieraegregia tanto che tutti ce lo riconoscono.Credo che sia una formula assolutamenteda riproporre

In apertura, Mauro Franzinelli, candidato

sindaco del centrodestra per Novara

Page 54: dossier piemonte 04 2011

64 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Il prossimo 15 e 16 maggiosaranno circa 80mila i nova-resi chiamati a votare pereleggere la nuova giunta co-

munale. Per il centrosinistra ilcandidato sindaco è Andrea Bal-larè, dottore commercialista so-stenuto da Pd, Sel, Federazionedella sinistra e dalla lista Pensio-nati Invalidi Giovani Insieme.«Novara in questi anni – sottoli-nea il candidato – al di là di unacerta mitologia creata mediatica-mente dal centrodestra, è una cittàferma, che non riesce più ad avereuna prospettiva di futuro, a pen-sare al domani».

A Novara il centrosinistra sem-bra compatto nelle alleanze. Men-tre a destra Pdl e Lega appoggianolo stesso candidato e Fli appoggiail candidato dell’Udc.

«Il quadro che si presenta agli elet-tori è nuovo rispetto al passato.Sono in campo forze politiche ap-pena costituite, ci sono alleanzeinedite, e c’è soprattutto una largapresenza di liste civiche. Maquello che è nuovo è soprattutto ilclima generale: i cittadini hannola percezione chiara che questopassaggio elettorale segni la fine diun ciclo dominato dal centrode-stra, che con l’uscita di scena di al-cune figure di riferimento si trovaa dover risalire la china partendoda zero. E la novità più impor-tante è quella rappresentata dallascelta del centrosinistra che, pre-sentando la mia candidatura, hapuntato sullo svecchiamento dellaclasse politica e sul coinvolgi-mento di forze che vengono dalmondo del lavoro e delle profes-

sioni. Un segnale preciso, mentrenell’altro campo si punta su unfunzionario di partito».

Quali sono le priorità del suoprogramma elettorale? «Sono molte, ma voglio appro-fondirne soprattutto una: Novarain questi anni, al di là di una certamitologia creata mediaticamentedal centrodestra, è una cittàferma, che non riesce più ad avereuna prospettiva di futuro, a pen-sare al domani. C’è un problemaoccupazionale che incombe comeun macigno sui nostri giovani, c’èuna crisi economica che mette indifficoltà le famiglie e fa chiuderele imprese. E di fronte a tuttoquesto chi ha governato finoranon ha saputo mettere in campouna sola idea vincente. Noi vo-gliamo dare una mano concreta

«Vogliamo dare una mano concreta alle imprese, ai lavoratori,

e in primo luogo ai giovani. Vogliamo creare canali di ascolto

dei loro bisogni, aiuti per il primo impiego e nuove opportunità

di lavoro». Andrea Ballarè, candidato sindaco del Pd per

Novara illustra le priorità del suo programma

Nicolò Mulas Marcello

Spazio ai giovaniè l’imperativo del Pd

Andrea Ballarè, candidato sindaco

del centrosinistra per Novara

VERSO LE AMMINISTRATIVE

Page 55: dossier piemonte 04 2011

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 65

Xxxxxxx XxxxxxxxxxxAndrea Ballarè

alle imprese e ai lavoratori, inprimo luogo ai giovani. Vogliamocreare canali di ascolto dei lorobisogni, aiuti per il primo im-piego e nuove opportunità di la-voro, valorizzando le eccellenzedel nostro territorio. Vogliamoche venga premiata la creatività:Novara ha risorse e capacità difare impresa come poche altrecittà. Ma il grigiore di questi annile ha mortificate».

Qual è la sua valutazione del-l’attuale amministrazione co-munale?«È stata un’amministrazione chenon ha fatto altro che adeguarsi

alle politiche del governo nazio-nale, costruite a colpi di tagli.Non c’è stata una sola parola perdifendere Novara, per sottrarla al-l’impoverimento imposto dalle fi-nanziarie di Tremonti. E soprat-tutto è una amministrazione chelascia in eredità un bilancio ingrande sofferenza: il preventivo dapoco approvato si regge solo per-ché prevede un vertiginoso au-mento delle entrate per le con-travvenzioni. Se questo èprogettare il futuro».

Quali sono le aspettative deglielettori? «Sento una forte voglia di cam-

biamento, e per questo sono fi-ducioso. Ho appena completatoun giro approfondito nei trediciquartieri della città, incontrandola gente, le associazioni, il mondodel volontariato, i commercianti,le imprese e anche le parrocchie ei gruppi spontanei. Trovo ovun-que molta attenzione e soprattuttomolte attese. Avverto fortementeil senso di responsabilità perquello che gli elettori si aspettano,e a tutti voglio garantire il mas-simo impegno, non solo in cam-pagna elettorale, ma soprattuttoin quella che sarà la mia futuravita da sindaco».

��

Noi vogliamo dare una mano concreta ai giovani.Vogliamo creare canali di ascolto dei loro bisogni, aiutiper il primo impiego e nuove opportunità di lavoro

Page 56: dossier piemonte 04 2011

VERSO LE AMMINISTRATIVE

66 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Dopo la bufera politicache ha coinvolto l’expresidente Renzo Ma-soero, seguita dalle di-

missioni rassegnate nel febbraio 2010,la Provincia di Vercelli - retta attual-mente dal commissario prefettizio Leo-nardo Cerenzia - ritorna al test eletto-rale davanti ai suoi 130mila elettori. Pdl e la Lega hanno optato per unacorsa unitaria in sostegno del sin-daco uscente del Comune di Gat-tinara, che terminerà il suo man-dato a maggio. Carlo RivaVercellotti vinse le elezioni comu-nali del 2006 con il 70 per centodelle preferenze, diventando il piùgiovane primo cittadino della cittàdel vino. A poche settimane dallasfida elettorale, Vercellotti com-menta la corsa finale e illustra ipunti chiave del suo programma.

Qual è il clima politico in vistadelle elezioni provinciali a Vercelli?«Si parla di una sfida che vedrà incampo tanti candidati ma in realtàsarà una corsa a due: tra la coali-zione di centrodestra monolitica cheraccoglie tutti gli schieramenti, e ilnostro primo avversario, il candi-dato al Partito Democratico LuigiBobba. Italia dei Valori e comunisticorreranno da soli, sottolineandocome la sinistra si presenti al votoframmentata in diverse anime, in-capace di trovare un accordo alprimo turno. Corrono soli ancheUdc e Fli, che ha presentato una li-sta bizzarra Lega lombardo veneta, dicui si conosce ben poco. Poi esisteanche la formazione che ha preso ilsimbolo del Pdl con la scritta “Presi-

dente del Vercellese”, contro cui ab-biamo fatto un ricorso per somi-glianza di grafica e messaggio cla-morosamente rigettato, trattandosi,ci è stato detto, di motivi di carattereprettamente cromatico».

Come candidato del centrode-stra godrà del sostegno della LegaNord che invece correrà da sola

proprio nel Comune di Gattinaranel quale lei è sindaco uscente.Come si spiega questi differenticambi di alleanze?«La Lega Nord ha dato indicazionedi correre da sola nei comuni al disotto dei 15mila abitanti. In ognicaso, per quanto riguarda Gattinara,la vittoria, assieme o separati, è co-

La corsa ai tanti candidati della Provincia di Vercelli

restringe il campo alla sfida tra la coalizione di Lega

e Pdl e il centrosinistra di Pd e dei moderati.

«Promuoverò il rinnovamento» afferma il sindaco

uscente di Gattinara, Carlo Riva Vercellotti

Elisa Fiocchi

Infrastrutture e ambiente

Page 57: dossier piemonte 04 2011

Xxxxxxx XxxxxxxxxxxCarlo Riva Vercellotti

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 67

munque in mano alla Lega o al Pdl.I rischi nel caso di corsa separatapossono sussistere in altre zone».

Lo scandalo che coinvolse l’expresidente Renzo Masoero ha la-sciato qualche strascico in vistadelle amministrative? «Un anno e mezzo dopo i fatti di cuifu protagonista Masoero, la popola-zione rispose con 54 per cento di con-

senso in favore del centrodestra sia aVercelli, sia nella provincia. Lo spo-stamento fu solo di qualche voto,nessun cambiamento politico vigo-roso. Credo che l’elettore possa ri-cordare anni di amministrazione pro-vinciale con un riscontro positivo.Certo, nel caso specifico, chi ha sba-gliato deve pagare. Ma il mio viaggioparte da me, con la mia candidaturae il mio programma elettorale».

Come si è presentato alla cittàdi Vercelli?«Mi pongo come una figura di rin-novamento, sono a tutti gli effetti ilcandidato più giovane che si pre-senta a Vercelli non soltanto in que-sta tornata elettorale ma anche inriferimento alle passate».

Su quali aspetti e tematiche cru-ciali si fonda il suo programmaelettorale?«Il punto più importante è lavo-rare in maniera incisiva sul lavoro esullo sviluppo economico. Ci sonovari aspetti da trattare all’internodel discorso legato allo sviluppo:infrastrutture e aree industriale sa-ranno prioritarie. In particolare miriferisco al completamento dellatangenziale di Romagnano checonsentirà uno sbocco più veloce

verso la A26 Genova-Gravellona, edall’altra parte, la Pedemontanapiemontese e la Pavia-Vercelli chegarantirà al basso vercellese un ca-sello in una zona che risente di unacrisi importante. Sarà dunque unagrande occasione di sviluppo. L’al-tro tema che mi preme sottolineareverte sulla possibilità, sul pianoprovinciale, di favorire un nuovosviluppo imprenditoriale. Nel mioprogramma elettorale, il tema dellavoro si fonda su tre colonne prin-cipali: il sostegno alle imprese, confondi sociali dalla Regione per rea-lizzare impresa e agevolare chi in-tende assumere; sostegno a chicerca lavoro a cui saranno garantitiprogrammi di maggiore accompa-gnamento; sostegno alle aziendeche vivono momenti di crisi. L’altrocardine della mia campagna eletto-rale tratta le tematiche ambientali,verso cui nutro da sempre grandesensibilità. Lo scopo è dare ai nostrifigli l’ambiente che noi abbiamoereditato dai nostri genitori. Evi-tare dunque problemi e devasta-zioni del territorio con programmiall’insegna della tutela ambientale.Come dico sempre, l’ambiente nonè di destra né di sinistra».

Carlo Riva Vercellotti, sindaco uscente del Comune di gattinara, candidato Pdl-Lega alla Provincia di Vercelli

Mi batterò per le infrastrutture, con il completamentodella tangenziale di Romagnano checonsentirà uno sboccopiù veloce verso la A26Genova-Gravellona

Page 58: dossier piemonte 04 2011

VERSO LE AMMINISTRATIVE

68 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Nella corsa a sette tra icandidati alla Pro-vincia di Vercelli,Luigi Bobba è il

volto politico sostenuto dal Pd edai moderati. Dopo la bufera Ma-soero, c’è chi ventilava l’ipotesi diuna corposa alleanza di sinistraper compiere la rimonta e tentaredi espugnare la Provincia in manoal centrodestra e alla Lega Nord.«Errata interpretazione» precisa ildeputato del Pd. «Non volevamoriproporre la solita alleanza contutta la sinistra, Rifondazionecompresa. Abbiamo detto no, op-tando per una scelta più mode-rata e riformista». Ora la sfida sibasa su una dislocazione di forzeunite contro il centrodestra. Ilcommento del candidato LuigiBobba, che non esclude l’ipotesidi un ballottaggio.

Quando le dicono che la sua èuna corsa solitaria, espressionedi una sinistra frammentata?«Non siamo affatto soli: la forma-zione dei moderati ha ottenutopiù voti di Rifondazione nella

provincia di Vercelli,tanto per fare un pa-ragone. Inoltre confi-diamo molto nella li-sta civica compostada sindaci ammini-stratori imprenditoriche sui loro collegidenominali farannosicuramente un buonrisultato. Con noi an-che la lista dei pen-sionati già alleatinelle scorse elezioniregionali. Portare alvoto una formazione marcata-mente di sinistra non ci sembravauna scelta politicamente convin-cente considerando che quel tipodi alleanza era stata sonoramentebattuta la volta scorsa e il prezzopiù caro lo pagò l’Ulivo che perseil 42 per cento dei voti. Non vedoperchè uno debba candidarsi a es-sere sconfitto e per di più a versaresangue anche per gli altri».

Per espugnare quella che con-sidera una roccaforte del cen-trodestra, quali proposte politi-

che ha presentato ai cittadini?«Ci presentiamo come ammini-stratori onesti e trasparenti. Ri-cordo che non si va alle elezioni perscadenza naturale ma per il reato diconncussione di Masoero che haevidenziato una gestione fallimen-tare sul piano politico. Punto cen-trale della mia campagna elettoraleè tema del lavoro. Vercelli ha su-bito la crisi in maniera più pesanterispetto alle altre province del Pie-monte. Ad esempio è aumentato ilfenomeno del pendolarismo verso

Nuove opportunità e interventi strategici «Ricordo che non si va alle elezioni per scadenza

naturale ma per il reato di concussione di Masoero

specchio di una gestione fallimentare sul piano

politico». Luigi Bobba sfida Vercellotti, ma niente

maxicoalizione: «Scelta moderata e riformista»

Elisa Fiocchi

Page 59: dossier piemonte 04 2011

Luigi Bobba

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 69

Milano e Torino perchè non sonostate create opportunità e inter-venti strategici».

Quali iniziative ha valutato inmateria di tutela ambiente?«Intanto resta salda la nostra po-sizione contro il nucleare. Oggianche il centrodestra per salvare lapelle rispetto al referendum sul le-gittimo impedimento, ha cam-biato idea. È stata aperta la piùimportante centrale fotovoltaicanella provincia di Vercelli, co-struita su una cava dell’alta velo-cità. Con le risorse idriche dellaValsesia invece, potremmo co-struire centrali idroelettriche. Ver-celli registra anche un triste pri-mato: è “maglia nera” nel campodella raccolta differenziata. Si po-siziona sotto il 25%, quando nel2012, per legge, dovremo rag-giungere il 65%. La vicina No-vara ad esempio, ha una raccoltasuperiore al 70%, ciò significa cheè una scelta possibile. Eppure l’as-sessore del Comune di Gattinara,di cui è sindaco Vercellotti, di-chiara che è meglio pagare lemulte piuttosto che fare la diffe-renziata. Noi percorriamo un’altrastrada. Infine, penso a valorizzarele reti associative del volontariato:abbiamo una provincia con unavitalità e una fertilità associativa evolontaria mai considerata dallaprecedente amministrazione».

��

Presentarsi con un’alleanza tutta di sinistra per vincere? Sarebbe vivere nel mondo dei sogni, proprio in una provincia riformista,roccaforte del centrodestra e della Lega

Nella pagina a fianco, Luigi Bobba,

candidato del centrosinistra

alla Provincia di Vercelli

Page 60: dossier piemonte 04 2011
Page 61: dossier piemonte 04 2011
Page 62: dossier piemonte 04 2011
Page 63: dossier piemonte 04 2011

Mariella Enoc

Gli industriali piemontesi guardanoai prossimi mesi con maggiore ot-timismo, anche se la ripresa restafragile e incerta. In base ai risultati

dell’ultima indagine congiunturale di Confin-dustria Piemonte, si rafforzano le attese su pro-duzione, ordini totali ed esportazioni, con in-dicatori superiori di 10-15 punti ai valori didicembre 2010. Restano però alcune proble-matiche sul fronte del carnet ordini, della li-quidità e degli investimenti. Per il numero unodi Confindustria Piemonte, Mariella Enoc, nonva abbassata la guardia, anzi va intensificatal’azione d’intervento, concretizzando quelle in-frastrutture - a partire dalla Tav Torino-Lione -che non sono più procrastinabili in quanto stra-tegiche nello sviluppo futuro del territorio.

Guardando all’attuale quadro economicodella regione, si può parlare di settori produt-tivi maggiormente in salute?«Un miglioramento si è registrato. Il rilancio c’èstato, soprattutto con l’export, con aziende chehanno dimostrato di avere prodotti e capacitàper esportare. Un aspetto, questo, dove le pic-cole imprese risultano più deboli. Per quanto ri-guarda i comparti, la situazione mostra un an-damento variabile e oscillatorio, di non facilelettura proprio perché soggetta a cambiamentiogni mese. A dimostrazione di una ripresa chec’è, ma che è ancora debole e che, quindi, ri-chiede misure forti per poter effettivamente de-collare. A ogni modo, le previsioni risultanomigliori rispetto agli anni passati».

Quali misure sarebbe importante attuare?

Innovazione è culturaSi registrano i primi segnali di fiducia verso il rilancio. Ma per intraprendere

con forza la strada della ripresa va incentivata la propensione delle imprese piemontesi

all’innovazione. A evidenziarlo è Mariella Enoc, presidente di Confindustria Piemonte,

che non dimentica il nodo rappresentato dalla Torino-Lione

Francesca Druidi

«In questo momento, per stare sul mercato, oc-corre capacità di innovazione di prodotto, di pro-cesso, di mercato. Ma per generare innovazionenon basta la sola azienda che investe, ci deve essereda parte del governo la volontà di defiscalizzare, diriconoscere qualcosa alle imprese che, attraversol’innovazione, contribuiscono al miglioramentodello scenario complessivo. Non servono poi soloi provvedimenti, la cultura dell’innovazione vatrasmessa agli imprenditori, indirizzando soprat-tutto le piccole imprese a fare sistema, affinché in-crementino il loro potenziale competitivo suimercati, soprattutto internazionali. Non mi stan-cherò mai di sottolineare il tema delle infrastrut-ture, un aspetto sul quale continuiamo a esseredeboli, mettendoci nella condi-zione di non poter abbassare icosti per aggredire meglio i mer-cati, soprattutto quelli di Russia,Cina, India e Brasile».

Gli industriali piemontesisono particolarmente impe-gnati a perorare la causadell’Alta velocità Torino-Lione. Quali sono a oggi leprospettive per quest’operacosì strategica?«Siamo in questo momento inattesa dell’apertura dei cantieri,ma non dobbiamo farci fer-mare da alcune contestazioni.Dobbiamo informare in modocorretto i cittadini di quantosuccederà, rassicurandoli del

Mariella Enoc,

presidente

di Confindustria

Piemonte

� �

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 89

Page 64: dossier piemonte 04 2011

L’ECONOMIA REGIONALE

90 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

��Per generare innovazione non basta la sola azienda che investe, ci deve essere da parte del governo la volontà di defiscalizzare

� � fatto che la Valle non subirà alcun svantaggio dalprogetto dell’Alta Velocità. Fino ad ora, gli abi-tanti hanno ricevuto solo un punto di vista ne-gativo; per questo, pur nel rispetto delle opinionidi tutti, cercheremo di metterli al corrente degliaspetti positivi attraverso manifesti e spot tele-visivi. Per noi la Tav è un’opera sulla quale nonpossiamo demordere, la cui mancata realizza-zione condannerebbe il Piemonte all’isolamento.Non è, infatti, in discussione solo la tratta To-rino-Lione, ma una vera e propria apertura almondo, che non riguarda quindi solo la nostraregione, ma tutto il Nord ovest dell’Italia».

Come assecondare ulteriormente lo slan-cio all’innovazione?«La Regione ha adottato norme per sostenerel’innovazione. Però dal punto di vista dell’asso-ciazione confindustriale, c’è bisogno che le pic-cole imprese si aggreghino per trovare luoghi neiquali sperimentare innovazione, intesa come tra-sferimento tecnologico piuttosto che come ri-cerca in senso stretto, attuata nei centri univer-sitari e negli incubatori d’impresa».

Valgono il 9% dell’economia piemontese i

settori dell’industria creativa, una percentualeparagonabile ai comparti più tradizionali.Come valuta questo dato? «Senza dubbio, l’economia della regione stafortemente cambiando. Pur mantenendo unaforte vocazione manifatturiera, è centrale oggiper il tessuto produttivo della regione pensareanche alla diversificazione dei prodotti, al valoreaggiunto rappresentato dal made in Italy. Ildesign delle aziende automobilistiche, ad esem-pio, appartiene alla tradizione creativa pie-montese. Sono settori che vanno riportati conpiù forza nel sistema produttivo».

Che fase sta attraversando l’occupazionein regione?«La situazione non è delle più rosee, ci atte-stiamo sui livelli della media nazionale con unaforte incidenza della disoccupazione giovanile.Del resto, su questo fronte spesso pesano, daparte dei giovani, scelte di formazione che nonrisultano idonee alle attuali esigenze del mer-cato del lavoro. Si tende ancora a consideraredistinti il sapere dal fare, quando invece è fon-damentale che vadano a braccetto».

Page 65: dossier piemonte 04 2011
Page 66: dossier piemonte 04 2011

92 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

L’ECONOMIA REGIONALE

Da quando le grandi ca-tene del commerciohanno aperto le loro sedisul territorio italiano, le

riforme del settore attuate dalla amministra-zione regionali hanno l’obiettivo di assicurareuno sviluppo equilibrato tra piccola, media egrande distribuzione, di “difendere” l’esistenzadi negozi di vicinato nei piccoli comuni e neicentri storici contro l’avanzata dei giganti delcommercio e di evitare situazioni dominanti.In Piemonte, in particolare, l’impegno finan-ziario della Regione va verso il finanziamentodi progetti mirati alla valorizzazione del tes-suto urbano e alla creazione di centri com-merciali naturali, con una particolare atten-zione agli investimenti di piccole e medieimprese sull’innovazione, gestionale e tecno-logica, e la certificazione di qualità. Questo hafatto sì che la regione, stando ai dati l’Osser-vatorio del Commercio, sia oggi al terzo postoin Italia per numero di esercizi commercialicon oltre 70mila unità, il 7,2% sul totale na-zionale, preceduto dalla Lombardia (12,6%) edalla Campania (11,7%).

Assessore Casoni, come interpreta questidati?«La nostra regione presenta una rete distributivamoderna e al tempo stesso razionale nella qualesi registra un equilibrio in termini di offerta trapiccolo commercio tradizionale e strutture didettaglio moderno. Il commercio tradizionalecontinua a mantenere una vitalità su tutto il ter-ritorio in quanto serve in esclusiva una quotaimportante di clienti, circa l’11% della popo-lazione piemontese, e svolge un servizio a ca-rattere sociale, in particolare nei piccoli co-muni. Nel dettaglio, in Piemonte sono 63.586gli esercizi di vicinato, 3.920 le medie strutture

di vendita, 120 le grandi strutture e 253 i cen-tri commerciali in cui operano 2.800 esercizi,per un totale complessivo di 70.426 esercizipresenti sul territorio. Questi i primi macrodatiche emergono dall’analisi della rete distributivain sede fissa, rilevati dall’Osservatorio regionaledel commercio. Il Piemonte si colloca al terzoposto in Italia, insieme al Veneto, per numerodi attività commerciali con una percentualedel 7,2% sul totale del Paese».

Quali sono le forme di attività commer-ciali più diffuse?«Nella rete distributiva un punto di forza rile-vante risulta essere l’ambulantato come settorecomplementare e in alcuni casi integrativo e so-stitutivo dei servizi in sede fissa, in quelle areeche presentano una desertificazione commer-ciale. Per quanto riguarda il commercio su areapubblica, sono 923 i mercati ambulati e 168 iposteggi isolati, che si svolgono in 650 comuninei quali risiede il 91% della popolazione dellaregione. Nel 2010 è stato registrato un lieve au-

William Casoni,

assessore al

Commercio con

Ferruccio Dardanello,

presidente di

Unioncamere

Commercio, una rete moderna e razionale Il Piemonte si colloca al terzo posto in Italia per numero

di attività commerciali, un punto di forza è rappresentatodall’ambulantato. In regione il settore va complessivamentemeglio rispetto alla situazione italiana nel suo complessoTiziana Achino

Page 67: dossier piemonte 04 2011

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 93

William Casoni

mento degli esercizi di vici-nato (+359 esercizi pari a+0,57%) mentre per le mediestrutture di vendita risulta unaleggera flessione (-24 esercizi)e per le grandi un lieve au-mento (+3 esercizi)».

Ci sono altri settori con prodotti specifici?«L’Osservatorio del Commercio ha censito an-che gli esercizi di somministrazione di alimentie bevande (bar, pub, ristoranti): nel 2010 sicontano 20.500 esercizi (in crescita, con 226nuovi esercizi), ai quali si aggiungono 2.900circoli privati e 998 aziende agrituristiche. Leprovince a più alta densità di esercizi di som-ministrazione (numero di esercizi per numerodi abitanti) sono il Verbano Cusio Ossola e ilCuneese, ad alta vocazione turistica e a bassadensità demografica. Significativi gli indici re-lativi alle aziende agrituristiche che risultanoessere migliori nelle province di Asti, Cuneo eAlessandria, ovvero in quei territori in cui latradizione agricola ha mantenuto grandi aree aspecializzazione vitivinicola».

Come vede l’attuale situazione economicae il futuro?«In Piemonte registriamo un leggero migliora-

mento nel settore commerciale rispetto alla si-tuazione italiana nel suo complesso. Ricono-sciamo che non siamo in un periodo facile, siaa livello europeo che mondiale, dovuto nonsolo a una crisi economica persistente ma anchealla delicata situazione nel Mediterraneo. Peròpossiamo dire che permane un trend positivonella nostra regione grazie a una politica terri-toriale più capillare, a un modo di agire piùcompatto, che distingue il metodo di operaredei piemontesi, e alla diversificazione delle mi-sure da mettere in atto, tenendo conto dei con-sumatori, delle attività produttive e commercialie delle esigenze dello specifico territorio con lecaratteristiche che lo distinguono. Per quanto ri-guarda la tipologia di attività dei piccoli negozie degli ambulanti ritengo fondamentale attivareun metodo di lavoro non più statico ma pro-positivo e innovativo, cercando di incrementareil rapporto con i clienti tramite la fidelizza-zione e nuove forme di marketing».

Possiamo dire chepermane un trend positivonella nostra regione graziea una politica territorialepiù capillare e a un mododi agire più compatto

Page 68: dossier piemonte 04 2011

94 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Il 2010 si è chiuso con circa 16mila occu-pati in meno rispetto al 2009 in regione.Il decremento si attesta attorno all’0,9%,contro una contrazione nazionale pari

allo 0,7%. Lo rilevano gli ultimi dati diffusi dal-l’Istat relativi al contesto italiano, ripresi ancheda Unioncamere Piemonte. Di fronte a questoscenario ancora problematico, il segretario ge-nerale della Cisl Piemonte, Giovanna Ventura,rimarca l’esigenza di compiere «tutti gli sforzipossibili per creare nuovi posti di lavoro, ma so-prattutto per incrementare la qualità dell’occu-pazione, riducendo il precariato».

Quanto ha inciso il pacchetto varato dallagiunta regionale? «La Regione ha compiuto un notevole sforzo at-traverso il piano competitività, quello per l’oc-cupazione e quello di prossima realizzazione de-

Meno fisco, più lavoro e investimentiIl lavoro svolto dalla Giunta Cota è positivo, ma non basta. Serve un piano nazionale sul lavoro

che appoggi le istanze regionali. Lo spiega Giovanna Ventura, segretario generale Cisl Piemonte,

che commenta la primavera “calda” di Torino, dalla ThyssenKrupp all’ex Bertone

Francesca Druidi

In alto, lo stabilimento

Fiat di Mirafiori

dicato ai giovani, impegnandosi nel creare le con-dizioni affinché le imprese restino in Piemonteoppure vengano attirate sul territorio e altresì nelpredisporre agevolazioni a chi produce nuovi po-sti di lavoro. Si sta, quindi, procedendo sullastrada giusta, ma resta un problema di fondo».

Quale?«Le risorse a disposizione della Regione sono ri-dotte - possono già essere definite considerevoliquelle investite nei piani - e non sono sufficienti,anche perché le politiche attuate a livello regionaletrovano il vuoto nella dimensione nazionale. Solose il governo improntasse misure simili a quelleadottate in Piemonte, si creerebbe un reale e du-raturo sostegno all’occupazione. Anche perché èevidente che le misure di incentivo alle aziendesono destinate, come è successo, a esaurirsi velo-cemente. È vero, ci troviamo ancora in un periodo

Page 69: dossier piemonte 04 2011

Xxxxxxx XxxxxxxxxxxGiovanna Ventura

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 95

critico, ma occorre rilanciare gli investimenti nelPaese o la crisi mostrerà una coda che potrebbetrasformarsi in recessione».

Quali provvedimenti ritiene necessari perrisollevare il mercato del lavoro?«A livello nazionale, come Cisl, chiediamo vengaattuata la riforma del fisco, strettamente correlataal tema dell’occupazione. Promuovendo, infatti,la diminuzione della pressione fiscale sul lavoro,sarebbe possibile ottenere un rilancio della do-manda interna e, al contempo, incentivare tito-lari e imprenditori ad aumentare la produzione e,di conseguenza, ad assumere nuove risorse. Un al-tro elemento fondamentale per il rilancio e per leimprese è rappresentato dal costo dell’energia.Cruciale per il Piemonte è, inoltre, la questionerelativa alle infrastrutture. La Tav è un’opera car-dine: è vero che i risultati si vedranno magari tra10-15 anni, ma l’indotto di occupazione in gradodi innescare è nel frattempo notevole. Non va poidimenticato il sostegno alla ricerca».

In che modo?«Sempre a livello nazionale invochiamo partico-lare attenzione a voci quali ricerca e innovazioneche, del resto, riguardano fortemente il Piemonte,dove contiamo su ottimi centri di ricerca che, seagevolati e incentivati, potrebbero assicurare ri-sultati ancora migliori. La chiave è conciliare lepolitiche regionali sul lavoro, che procedono nelladirezione giusta, con quelle nazionali».

La sentenza ThyssenKrupp è stata definitaepocale. È d’accordo?«Sono convinta di sì. Le questioni centrali, tracui naturalmente la sicurezza nel lavoro, si com-battono con i grandi cambiamenti culturali. Equesta sentenza effettivamente offre un segnaleforte in quanto la predisposizione di tutte le mi-sure di sicurezza per i lavoratori non è unascelta, ma un obbligo che le imprese devono as-

��La chiave è conciliare le politiche regionali sul lavoro, che procedono nella direzione giusta, con quelle nazionali

Giovanna Ventura,

segretario generale

Cisl Piemonte

solutamente assumere. Dietro a questa sentenzaemerge la possibilità di lavorare - e noi faremotutto il possibile in questo senso - sulla preven-zione come misura fondamentale. Non vo-gliamo avere dieci, cento, mille sentenze Thys-senKrupp, vogliamo arrivare a non avernenessuna perché vorrà dire che l’imprenditoria haassunto la prevenzione come obiettivo primario».

Condivide la posizione del segretario Bo-nanni in merito all’esigenza di non per-dere l’investimento Fiat nel caso della ver-tenza dell’Officine AutomobilisticheGrugliasco, ex Bertone?«Assolutamente sì. Ho partecipato di recente ad al-cuni dibattiti dove si sosteneva che Torino oggi puòanche fare a meno dell’industria. Io ritengo, invece,che non ne possa fare a meno. Torino, certo, devediventare altro e lo sta compiendo, rafforzando ilproprio sistema culturale e in generale svilup-pando altri settori di produzione trainanti. Ma laFiat resta fondamentale, con un indotto notevoleche occupa migliaia di persone. Per questo, è im-portante che l’investimento resti a Torino e che ilavoratori possano continuare a lavorare nel settore.Purtroppo abbiamo la Fiom che probabilmenteantepone le questioni di principio all’importanzadell’investimento e dei posti di lavoro, ma le que-stioni di principio non servono a molto. È giustoche, come a Pomigliano e Mirafiori, i lavoratoripossano decidere per se stessi».

Page 70: dossier piemonte 04 2011

L’ECONOMIA REGIONALE

96 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

spetto al 2009 ed è ancora in riduzione nel2011. Il dato significativo emerso dalla Fiera dellavoro, manifestazione giunta alla terza edizioneche mette in vetrina le aziende e gli enti del ter-ritorio, è la determinazione con cui il tessutoeconomico ha reagito alla congiuntura negativae, soprattutto, l’entusiasmo con cui gli esposi-tori hanno cercato di trasmettere agli studenti lapassione per il proprio mestiere. È da qui che sipuò ripartire: dalle nuove generazioni, dall’atti-vazione a Biella, per il prossimo anno accade-mico, del primo corso di formazione tecnicapost-diploma dell’Istituto tecnico superiore in-dirizzo tessile, abbigliamento e moda».

Qual è l’andamento del sistema economicobiellese, anche in ottica futura? «Le prospettive sono di certo migliori rispettoal 2010. Nonostante si debba ancora fare iconti con l’onda lunga della crisi, emergono iprimi segnali positivi: la ripresa dell’export,degli ordini e della produzione. Non va di-menticato che i volumi sono in crescita nel2011 con incrementi che vanno dal 25 all’80per cento, a seconda dei comparti e dei seg-menti. I margini, però, si sono erosi sensibil-mente a causa dell’aumento del costo dellematerie prime che, in alcuni casi, è raddop-piato riducendo le risorse finanziarie necessa-rie per gli investimenti. Confrontandol’andamento di Biella rispetto al resto del Pie-monte nel periodo 2008-2011, emerge chequando il mercato è in calo, Biella va peggio

Più di un migliaio fra studenti al primoincontro con il mondo del lavoro epersone in cerca di occupazione,hanno visitato i 94 espositori presenti

alla terza edizione della Fiera del lavoro di Biella,in programma il 14 e il 15 aprile scorsi, organiz-zata dal Gruppo Giovani Imprenditori del-l’Unione industriale biellese, in collaborazionecon la Provincia e grazie al contributo della Ca-mera di Commercio e del Comune. Da eviden-ziare, come ricorda il presidente dell’Uib,Luciano Donatelli, la presentazione di un per-corso didattico che si prefigge di formare tecnici

“su misura” per le esigenze delleimprese del settore tessile.

In virtù di quanto emersodalla Fiera del lavoro, come siprofila oggi la situazione sulfronte dell’occupazione? «La crisi ha colpito duramenteil territorio: tra il 2005 e il2009 si sono perse 272 aziendemanifatturiere e più di 8milaaddetti. Nei primi nove mesidel 2010, sono state 270 le im-prese perse. Gli effetti dellacrisi si sono riflessi sul 2010 eavranno una coda anche nel2011. Per questo motivo, ab-biamo chiesto lo stato di crisi.Il ricorso alla cassa integra-zione nel 2010 è diminuito ri-

Formare le nuove generazioniper le sfide del mercatoFare massa critica, estendere il business oltre confine, ma anche sburocratizzare

e incrementare gli investimenti per le aziende. Sono alcuni degli imperativi funzionali

per il rilancio elencati da Luciano Donatelli, presidente dell’Unione industriale biellese

Francesca Druidi

Luciano Donatelli,

presidente dell’Unione

Industriale Biellese

Page 71: dossier piemonte 04 2011

Luciano Donatelli

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 97

Sopra, stand

dell’Unione industriale

alla Fiera del lavoro,

da sinistra: Carlo

Rizzetti, Chiara Fusetti,

Massimo Giordano,

Alessandro Ciccioni

e Simona Bonino

��Un dato significativo emerso dalla Fiera

del lavoro è la determinazione con cui il tessutoeconomico ha reagito alla congiuntura negativa

� �

della media regionale e quando il mercato è increscita, Biella va meglio».

Con quali interventi si può assecondare laripresa dell’industria tessile? «Prima di tutto è importante che le imprese sianomesse nelle condizioni di poter svolgere il lorocompito prioritario: creare valore. Per fare ciò, èfondamentale alleggerire il peso della burocrazia,un costo in termini di tempo e risorse umane de-dicate. A ciò va aggiunto un altro peso, quellodella tassazione. Il nostro è un Paese che soffre diun’imposizione fiscale e, più in generale, di costiper le imprese che arrivano a rappresentare quasiil doppio rispetto, ad esempio, alla Germania. Inun anno l’imposizione fiscale arriva a pesare peril 50-55% contro il 28% della Germania».

“Come affrontare la ripartenza” è il titolo di

Page 72: dossier piemonte 04 2011

L’ECONOMIA REGIONALE

98 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

� � una delle iniziative promossedall’Unione industriale. Giran-dole la domanda, su quali leve leimprese devono puntare? «Innovazione, diversificazione,internazionalizzazione, aggrega-zione e sburocratizzazione sono gli elementi ir-rinunciabili per costruire la ripresa. Sonoqueste le chiavi di volta per ripartire. In questiambiti, le imprese possono contare sull’appog-gio del sistema confindustriale locale e nazio-nale. Ad esempio, uno strumento prezioso è il“contratto di rete”, attraverso cui anche le pic-cole imprese possono fare massa critica senzadover ricorrere a decisioni strategiche più im-portanti, che presuppongono uno scambioazionario. Possono, quindi, aggredire i mercatiinternazionali con una forza organizzativa edeconomica certamente differenti. La crisi haprosciugato le risorse delle imprese che ora, perripartire, necessitano di investimenti: il Fondoitaliano di investimento interviene per soste-nere la ri-patrimonializzazione e finanziare ipiani di sviluppo delle imprese».

��Si è segnalato l’entusiasmo

con cui gli espositori hanno cercato di trasmettere agli studenti la passione per il proprio mestiere

L’internazionalizzazione è una delle prio-rità nelle strategie che le aziende stanno adot-tando per il 2011. Come si stanno muovendole realtà del territorio in questo senso? «Aprire il proprio business a mercati non soloeuropei ma mondiali, non costituisce solo unelemento strategico, ma è diventato vitale perle piccole e medie imprese. La ripresa dell’ex-port è, infatti, il primo segnale verso la schia-rita degli scenari futuri ed è fondamentalesaper cogliere quest’opportunità. È, dunque,prezioso l’intervento da parte delle istituzioniche possono sostenere le piccole e medieaziende su questo fronte: si tratta, infatti, dipartecipare a missioni, fare scouting, capire lepotenzialità di un determinato mercato, rea-lizzare formazione specifica per figure dallaprofessionalità altamente specializzata».

Page 73: dossier piemonte 04 2011
Page 74: dossier piemonte 04 2011

DONNE D’IMPRESA

Non è solo una questione di capar-bietà e temperamento sabaudo. Seil Piemonte è la quinta regione ita-liana per numero di attività in rosa,

il merito va anche alla “militanza” istituzionale. Loconferma l’assessore alla Pari Opportunità, Gio-vanna Quaglia. «Abbiamo messo in circolo stru-menti di politica del lavoro a sostegno della crea-zione d’impresa, fondi di garanzia e serviziterritoriali per venire incontro alle necessità delledonne imprenditrici. E non solo. Per la primavolta, con il piano straordinario della giunta Cota,è stato previsto anche il sostegno al lavoro auto-nomo». Passo dopo passo, il Piemonte si è gua-dagnato il suo posto al sole, ma la partita rimaneaperta e il risultato ancora imprevedibile.

Oggi quali sono le misure e i finanziamentia disposizione delle nuove imprese?

«La regione, nell’ambito dellaprogrammazione regionale delPor-Fse per gli anni 2007-2013,sostiene percorsi integrati per lacreazione d’impresa gestiti dalleProvince e il loro consolida-mento. A questo si aggiunge unsupporto finanziario, attraversoun contributo a fondo perdutoalle nuove imprese, il cui busi-ness plan sia stato validato dalleProvince, per sostenerle nellafase di costituzione. Inoltre, lemisure del piano straordinario

dell’occupazione prevedono contributi a fondoperduto per lo start up e finanziamenti agevolatiper investimenti, riconoscendo un ambito prio-ritario di intervento per le imprese a conduzioneo a prevalente partecipazione femminile, che pos-sono ottenere il 60 per cento delle risorse a tassozero. Con il fondo di garanzia per il microcreditosi dà l’opportunità a donne, senza risorse econo-miche ed escluse dal circuito tradizionale del cre-dito, di realizzare il loro progetto imprenditorialeo di avvio di attività autonoma».

Entrando nello specifico, quali sono i settoriin cui le donne sono protagoniste?«La distribuzione delle imprese femminili pie-montesi ricalca quella nazionale, con una con-centrazione nel settore terziario e, in particolar

Largo alle protagoniste invisibiliCrescono di più, resistono meglio alla crisi e vanno verso

settori da sempre appannaggio dell’universo maschile.

Per Giovanna Quaglia, assessore regionale alle Pari

opportunità, le imprese capitanate dalle piemontesi sono

un fenomeno economico consistente e in evoluzione

Paola Maruzzi

100 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Giovanna Quaglia,

assessore al Bilancio

e Pari opportunità

del Piemonte

Page 75: dossier piemonte 04 2011

Xxxxxxx XxxxxxxxxxxGiovanna Quaglia

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 101

nomeno di facciata. Certamente occorre conti-nuare a sostenere l’imprenditoria femminile, mi-gliorando l’efficacia degli strumenti di incentiva-zione finanziaria e dei servizi esistenti,promuovendo la tutela delle donne nei processi diflessibilità e conciliazione, trasferendo modelli dibuone prassi e sostenendo la partecipazione delledonne nel campo dell’innovazione tecnologica».

Dall’ultimo rapporto sulla condizione fem-minile emerge un’inversione di tendenza: ledonne piemontesi stanno risentendo pesante-mente della crisi. Come tamponare questocontraccolpo? «È urgente un’evoluzione culturale a livello fami-liare per una più equa condivisione del lavoro trauomini e donne, e a livello aziendale per l’abbat-timento degli stereotipi e le discriminazioni di ge-nere, incluse le disparità retributive. A questo pro-posito la giunta Cota ha di recente approvatonuove misure a favore della conciliazione dei tempidi vita e di lavoro, stanziando circa 3 milioni dieuro per la realizzazione di centri di custodia ora-ria e di nidi in famiglia, per i nidi aziendali, anchein ambito rurale, per l’aggiornamento continuodelle donne assenti dal lavoro per periodi medio-lunghi, il sostegno alle lavoratrici per modalitàflessibili di organizzazione dei tempi di lavoro e peruna misura innovativa di incentivo all’utilizzo delcongedo parentale da parte dei padri».

modo, nel commercio. Segue il settore agricolo, leattività dei servizi e il manifatturiero».

Molti riconducono l’exploit delle impresefemminili a motivazioni di facciata. In chemodo la regione è impegnata per fare dell’im-prenditoria un tema a tutto tondo, culturale enon solo economico?«Le donne sono da sempre presenti nelle imprese,anzi per molti anni sono state protagoniste invi-sibili delle medesime. Una ricerca della Regionedel 2010 relativa alle imprese artigiane ha sotto-lineato il ruolo strategico delle donne all’internodella famiglia-impresa, in qualità di socie e colla-boratrici familiari, e fondamentali nel determinareuna parte del vantaggio competitivo. Quindi, aparte pochi casi sporadici, non si può parlare di fe-

Sono le aziendecapitanate da donne

in Piemonte, di cui 9.448 società

di capitali, 31.341società di persone,

69.315 impreseindividuali, 1.260

società cooperative

IMPRESE 111.705

Le risorse stanziatedalla Regione per agevolare,

attraverso una serie di interventi mirati,

l’inserimentodelle donne nel

mercato del lavoro

FONDI

3mln

��Occorre sostenere l’imprenditoria

femminile migliorando l’efficacia deglistrumenti di incentivazione finanziaria

Page 76: dossier piemonte 04 2011

102 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

“C ompetenze e leadership alfemminile. Quali le lineeguida per un cambia-mento condiviso?” Si

aprirà con un interrogativo il panel promossodalla Fondazione Marisa Bellisario, il 9 mag-gio a Torino. Al centro del dibattito la leggebipartisan sulle quote rosa del 30 per cento neiconsigli d’amministrazione delle grandiaziende, fortemente voluta da due donne:Lella Golfo del Pdl e Alessia Mosca del Pd.Dopo un iter tormentato - tra gli ultimi, lostop del governo lo scorso 8 marzo che avevaespresso parere negativo sull’entrata a regime

La tempra dell’imprenditrice si rinnova e fa scuola Quanto si è lontani dallo sdoganamento della business woman? La strada è ancora lunga, persino

nel profondo Nord. Così risponde Carola Gancia, presidente della Fondazione Marisa Bellisario in

Piemonte. Ma l’Italia balzerà in avanti se andrà in porto la legge sulle quote rose nei Cda delle società

Paola Maruzzi

entro il 2015 - ora il provvedimento, passatofavorevolmente alla Camera e al Senato, gua-dagna terreno. Fisiologiche alcune manifesta-zioni di scetticismo, come quella espressa daRoberto Mura del Carroccio che, il giorno delvoto, aveva parlato di «privilegio femminileper legge», mettendo così il dito nella piaga.Perplessa anche la radicale del Pd Emma Bo-nino. Insomma, lo sdoganamento dell’uni-verso femminile nel top management italianodeve essere necessariamente pilotato dall’alto?Legiferazione a parte, la scatto che l’associa-zionismo femminile chiede da tempo su qualialtri ingranaggi deve far leva? Non è più im-

DONNE D’IMPRESA

Page 77: dossier piemonte 04 2011

Carola Gancia

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 103

portante costruire dal basso il passaggio cul-turale? «Sono domande legittime, ma biso-gna saper contestualizzare. Abbiamo bisognodi una spinta» spiega Carola Gancia, presi-dente della sede piemontese delle FondazioneBellisario. Di certo il cammino non sarà im-mediato, come dimostra ciò che recentementeè accaduto ai vertici di Eni, Enel, Finmecca-nica e Poste Italiane: solo due donne sonostate inserite nelle liste dei Cda. Non stupisceche nella “Top 25 businesswomen” apparsa sulFinancial Times non compaia nessuna italianae che l’Ue ci collochi al ventinovesimo posto,su un totale di 32 paesi censiti, per numero didonne presenti nei Cda delle società, seguiti daMalta, Cipro, Lussemburgo e Portogallo.

Questa è la situazione generale dell’Italia.Dalle statistiche, il Piemonte risulta al-l’avanguardia in fatto di leadership al fem-minile. Trova riscontro?«È vero, nei consigli d’amministrazione delleimprese piemontesi la donna è presente innumeri maggiori, ma attenzione a interpretarei dati. Nella maggior parte dei casi si tratta diaziende di famiglia. La posizione di comandoviene ereditata più che conquistata. Dunque,anche la nostra regione si accoda al resto d’Ita-lia: le quote rosa all’interno di società parteci-pate e quotate è molto bassa».

Quanto impegno state mettendo nel co-municare, su scala territoriale, la novitàdella legge sulle quote rosa nei Cda?«Ne discuteremo in occasione del prossimoconvegno, in cui interverrà anche Lella Golfo.Siamo in fermento. Credo che si tratti di unpassaggio dovuto, che contribuirà in manieradeterminante a mettere in discussione l’atteg-

giamento maschilista del nostro paese. Anchein Piemonte c’è bisogno che si smuovano unpo’ le acque, che si aprano nuove opportunitàa professioniste in gamba. Questo natural-mente andrà a “scomodare” nicchie di potereconsolidate».

Il decreto legge ha destato da una parteentusiasmo ma anche qualche commentoironico. Andando più a fondo come spiegale posizioni contrarie?«Credo che quando si parla di ricambio, di ri-partire diversamente i ruoli di comando, ine-vitabilmente si innesca un cortocircuito: laportata del fenomeno fa indubbiamente pauraa chi detiene la leadership. A ogni modo, inPiemonte le istituzioni politiche hanno reagitopositivamente, dandoci tutto il sostegno. Ab-biamo all’attivo un dialogo aperto, soprattuttocon l’assessore alle Pari opportunità che inau-gurerà il convegno del 9 maggio».

Per dare un segnale concreto, a livello na-zionale la Fondazione Bellisario sta racco-gliendo un numero notevole di curriculaeccellenti di candidate ideali. Il Piemontecome risponde?«Siamo molto impegnati in questa operazione.Si tratta di un’iniziativa doppia: simbolica maanche reale. Vogliamo davvero dare un contri-buto, dimostrare che sono tante le donne chehanno le carte in regola per aspirare a certe po-sizioni, per il momento “ostacolate”. I nomisono top secret, ma credo che abbia destato cu-

��Quando si parla di ripartire diversamente

i ruoli di comando, inevitabilmente si innesca un cortocircuito, il fenomeno fa paura a chi detiene la leadership

Il Senato ha votato a favore del ddl sulle quote rose nei Cda. 14 sono

stati contrari,33 astenuti

VOTI203

� �

In apertura, platea

del Premio

Bellisario 2010.

Sopra, Carola Gancia,

presidente della

Fondazione Marisa

Bellisario del Piemonte

Page 78: dossier piemonte 04 2011

DONNE D’IMPRESA

104 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

DALLA FRAMMENTAZIONE A UN FRONTE CONDIVISORossella Maggiora, presidente di Aidda Piemonte, pensa a nuove strade per tingere di rosa l’economia regionale: fare squadra tra l’associazionismo per l’imprenditoriafemminile e coinvolgere chi non ha ancora le possibilità per entrare in rete

«L’apertura del Piemonteall’associazionismo femminile è un

dato di fatto, nonostante su tante altrequestioni la nostra regione mostri un volto“chiuso”» spiega Rossella Maggiora,presidente di Aidda Piemonte. «Non è uncaso che Aidda sia nata proprio a Torino

negli anni Settanta, grazieall’intraprendenza di un gruppo di amiche,dirigenti e imprenditrici». Attualmente, trale 1.300 associate in Italia, ben 225 sonopiemontesi. Il terreno è quindi maturo perguardare con occhi consapevoli versonuove sfide, tra tutte la ramificazionedell’intraprendenza in rosa. «Se fino a unacerto momento le imprenditrici piemontesiappartenevano quasi esclusivamente allametalmeccanica, oggi c’è un’incredibilevarietà di ambiti». Per la Maggiora un’altra priorità è l’aiutoalle giovani imprese, in pratica tutte«quelle donne che, ancora alle prime armi,non hanno requisiti sufficienti per entrarenel circuito dell’associazionismo». Lastrategia per interagire con le nuove “leve”è mettere a loro disposizione il metaforicodatabase di Aidda, che nel corso del tempoha accumulato un numero notevole distorie di successo, facendo tesoro di erroried esperienze pregresse. «Spesso chidecide di mettere in piedi un’attività siritrova da sola ed è naturale che venga a

mancare la fiducia. L’incontro con personeche hanno già affrontato le stessesituazioni è, ai fini pratici,straordinariamente utile». In faseembrionale c’è un’azione ancora piùincisiva, di cui la Maggiora si limita asvelare che «riguarderà il coinvolgimentodi associazioni presenti sul territorio che sioccupano di giovani imprese. L’idea ètrovare una strategia comune, questoanche per quel che riguarda il moltepliceuniverso dell’associazionismo femminile.Sebbene ogni realtà abbia una suafisionomia e collocazione, ci accomuna ilriscatto della donna soprattutto per quelche riguarda i vertici delle imprese.Insomma, dobbiamo fare squadra sevogliamo portare a case dei risultaticoncreti». Così, proprio sulla tematica attualissimadella legge sulle quote rosa nei Cda, Aiddae Fondazione Bellisario si sono incontratea metà strada. «Crediamo possarappresentare una svolta per l’Italia e lepiemontesi devono fare la sua loro parte».

riosità soprattutto tra le giovani».Tra le novità, la legge sulle quote rosa pre-

vede delle sanzioni: il Cda che non rispetta laregola decade. Non le sembra una forzatura?«L’obiezione è in parte legittima perché tuttivorremmo che l’accesso alle donne nei cda av-venisse in modo spontaneo. È chiaro quindiche la discussione non deve esaurirsi sugliaspetti sanzionatori. Quando un amministra-tore delegato di un’importante società statu-nitense, che ospiteremo al convegno, ne è ve-nuto a conoscenza, si è stupito molto, perchéin America le donne al potere non sono piùuna minority, come magari lo possono esseregli omosessuali e gli afroamericani. Ma pur-troppo in Italia viviamo in una società ma-

� �

Page 79: dossier piemonte 04 2011

Carola Gancia

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 105

schilista, in cui si parla molto di emancipazionema concretamente non si fa nulla. Nessunoaveva mai preso seriamente in considerazionela possibilità di appellarsi all’obbligo di fare en-trare le donne ai vertici delle imprese».

L’imposizione è quindi un fattore sinto-matico dello stato di salute del sistema ita-liano?«La verità è che non c’è attenzione e suffi-ciente sensibilizzazione al caso. I dati lo di-mostrano: le donne al potere sono una mino-ranza. L’imposizione è quindi una conditiosine qua non. D’altronde anche all’estero ècosì, lo si è visto in Inghilterra. Certo, spettaanche alle protagoniste femminili fare sistema,fare un gioco di squadra dimostrando di essereall’altezza dei ruoli».

Colpisce l’affermazione di un’icona delmanagement italiano, Marisa Bellisario, tral’altro piemontese, che nella sua biografiarimpiange di non aver “vissuto da protago-nista il femminismo”. In forme diverse, è an-cora attuale questo paradosso?«Rispetto ai tempi della Bellisario molte cosesono migliorate e non mi riferisco di certo alle

strutture e ai servizi che dovrebbero supportarela donna a livello-società. Ma è cambiata lamentalità all’interno dell’associazionismo.Oggi non vogliamo riproporre il femminismoesasperato degli anni Settanta e questo non si-gnifica prendere delle distanza da un movi-mento storico a cui apparteniamo e di cui ri-conosciamo l’importanza, ma partite da unanuova consapevolezza, portando a matura-zione i processi».

Da cosa bisogna cominciare affinché dallaretorica si passi sul piano del reale?«Intanto iniziamo a non parlare più di quoterosa come di un fenomeno isolato, rintrac-ciabile. Personalmente preferisco quote di“genere”. È importante saper prendere conleggerezza gli stereotipi. La Bellisario, che ve-niva definita la “signora con i baffi”, pur ri-manendo se stessa ci ha insegnato a giocarecon i ruoli e a vestire i panni maschili».

��Nessuno aveva mai preso seriamente in considerazione la possibilità di appellarsi all’obbligo di fare entrare le donne ai vertici delle imprese

Page 80: dossier piemonte 04 2011

DONNE D’IMPRESA

106 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Un rapporto più stretto tra scuole eimprese, attraverso incontri perio-dici e stage in azienda; questa lamiglior ricetta per diffondere la cul-

tura imprenditoriale femminile già dal momentodella formazione. «Sarebbe utile suscitare nei gio-vani interesse e curiosità verso il variegato mondodelle imprese, anche per far riscoprire loro l’im-portanza della creatività e della manualità – spiegaSilvana Neri, presidente del Comitato per l’im-prenditoria femminile presso la Camera di Com-mercio di Torino e contitolare di un’azienda ope-rante nel settore artistico della tradizione ceramicadi Castellamonte –. Non dimentichiamo chemolti mestieri non trovano ricambio nelle nuovegenerazioni, con una grave perdita di professio-nalità e opportunità».

Le donne rappresentano comunque unaforza importante del tessuto imprenditorialelocale. In quali ambiti si stanno affermando?«Prevalentemente nel settore dei servizi alle im-prese, poi nel commercio e nell’industria. Il rap-porto nazionale sull’imprenditoria femminilepresentato da Unioncamere lo scorso febbraio hadimostrato che le donne hanno retto meglio de-gli uomini alla crisi economica e, anzi, le impresefemminili sul territorio provinciale sono cresciutedi una percentuale dello 0,2%: molto bassa, sevogliamo, ma un chiaro sintomo della forza fem-minile e della volontà di auto affermarsi».

Quali sono al momento le iniziative pro-mosse dal comitato camerale?

Giovani manager, si parte dalla formazionePortare l’impresa tra i banchi di scuola, supportare chi intende avviare una

nuova attività, aiutare chi è già attivo a farsi conoscere. È la formula proposta da

Silvana Neri per consolidare i numeri già alti dell’imprenditoria torinese in rosa

Michela Evangelisti

«Il nostro obiettivo è supportare le donne cheintendono avviare un’attività di impresa, aiu-tandole a capire le opportunità offerte dal mer-cato; abbiamo da poco organizzato un percorsoinformativo, “Training per nuova imprendito-rialità”, che ormai riproponiamo ogni anno,

Page 81: dossier piemonte 04 2011

Silvana Neri

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 107

A destra, Silvana Neri,

presidente del Comitato

per l’imprenditoria

femminile presso

la Camera di

Commercio di Torino

Le donne titolarid’azienda nella

provincia di Torinosecondo i dati 2010

IMPRENDITRICI 120.674

La percentuale delle imprenditrici

della provincia di Torino rispetto

al totale delle imprenditrici

piemontesi

TORINESI54%

grazie al quale gli interessati(donne e non solo) hanno ac-quisito le informazioni di baseper iniziare a prendere confi-denza con il mondo imprendi-toriale. Ritengo però che nonsia sufficiente spronare ledonne ad avviare un’impresa;dobbiamo anche aiutare le im-prenditrici che già sono sul

mercato a farsi conoscere e a sopravvivere in unmondo spesso difficile. Per questa ragione rea-lizzeremo nel corso dell’anno tre “quaderni perl’imprenditoria”, una vetrina dove le imprendi-trici potranno farsi conoscere attraverso le lorocreazioni e il loro lavoro».

Con quali ostacoli si scontrano ancora oggile donne che vogliono fare impresa?«Ritengo che la difficoltà maggiore sia la conci-liazione fra tempi di vita e di lavoro. Mancano suf-ficienti strutture per l'assistenza alla prima infan-zia e per gli anziani e le donne spesso devonosopperire a queste carenze. All'interno di molte fa-miglie esistono poi ancora forti divisioni tra ilruolo femminile e quello maschile, sopratuttonella gestione del quotidiano, e ciò favorisce unosbilanciamento delle responsabilità famigliari, conconseguenze negative sulle carriere delle donne».

La sua associazione di riferimento è laCna. Quale rilievo ha la presenza femmi-nile nel settore dell’artigianato e della pic-cola media impresa? «Nel Torinese la presenza di donne titolari diimpresa nel settore dell'artigianato è di circa il23%. Ma dobbiamo considerare anche le donneimprenditrici artigiane che fanno parte di so-cietà, a cui vanno aggiunte le coadiuvanti; lapercentuale così si alza notevolmente. Si trattadi un settore nel quale innovazione e creativitàvanno di pari passo e dove le donne si mettonomaggiormente in luce proprio sui temi dell’in-novazione, della responsabilità sociale, della co-municazione. La crisi si vince anche attraversol’ammodernamento dell'impresa e una miglioregestione delle risorse umane».

�Non dimentichiamo che molti mestieri manuali e creativi non trovano ricambio nelle nuovegenerazioni, con una grave perdita di professionalità e opportunità

Page 82: dossier piemonte 04 2011

DONNE D’IMPRESA

108 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

«A proposito di legislazione in materia di imprenditoria femminile, il Piemonte

può affermare tranquillamente di fare da traino alle altre regioni d’Italia».

Tra imprenditrici straniere in aumento e credito agevolato, il punto di Aurelia della Torre

Michela Evangelisti

Le imprese femminilicrescono in qualità

Dal marito, l’ex pilota di rallyMauro Pregliasco, ha presol’amore per le auto sportive, alquale ha aggiunto la sua naturale

predisposizione alla comunicazione: oggi si oc-cupa di relazioni esterne per l’azienda operantenel settore motoristico fondata nel 1987 dalmarito a Pocapaglia di Bra, è presidente per laprovincia di Cuneo e vicepresidente nazionaledi Terziario Donna e coordina le attività delComitato per l’imprenditoria femminile dellaCamera di Commercio di Cuneo. «Mi dividotra automobilismo e associazio-nismo – spiega Aurelia dellaTorre –, due mondi che si asso-migliano, perché entrambi fon-dati sulle relazioni».

Quale portata ha nel terri-torio di Cuneo il fenomeno dell’imprendito-ria femminile? «La crescita numerica è stabile, però le impresefemminili migliorano in qualità; a fronte diuna stabilità delle aziende individuali c’è un au-mento di società di capitali e di persone. La pre-senza femminile ammonta a circa 16mila im-prese ed è concentrata principalmente nelsettore terziario, del commercio e del turismo,e in particolare nei servizi alle imprese e alla per-sona. Per l’agricoltura mi sento di formularebuone previsioni; la presenza nel settore dimolte imprenditrici di scolarità alta sta trasfor-mando progressivamente le aziende agricole in

Aurelia della Torre,

presidente del Comitato

per l’imprenditoria

femminile della Camera

di Commercio di Cuneo

Page 83: dossier piemonte 04 2011

Xxxxxxx XxxxxxxxxxxAurelia della Torre

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 109

aziende agricolo-commerciali e di servizio».Quali sono al momento le concrete azioni

del comitato da lei presieduto a favore dellosviluppo dell’imprenditoria femminile sulterritorio?«Ultimamente abbiamo focalizzato l’attenzionesul tema dell’imprenditoria straniera, che cre-sce a vista d’occhio nella nostra provincia comenel resto d’Italia. Le imprenditrici straniere danoi sono circa l’8% del totale maschile e fem-minile e sono donne capaci, che avviano per-lopiù aziende di import export, quindi di ele-vata qualità. Siamo poi presenti ai tavoli diconcertazione con Unioncamere e Regione,per quanto riguarda la legislazione in materia diimprenditoria femminile; il Piemonte in que-sto può affermare tranquillamente di essere untraino rispetto alle altre regioni d’Italia. Esisteun fondo di rotazione ad hoc che consiste inuna disponibilità di 8 milioni e mezzo di euro,erogati con vantaggi particolari. La Regione hapoi sposato l’idea del microcredito, erogato at-traverso la società Finpiemonte, presso la quale

esiste un fondo alla cui formazione hanno con-tribuito sia la stessa Regione che varie fonda-zioni, in particolare la fondazione della cassa dirisparmio di Cuneo».

Quali difficoltà incontrano ancora ledonne che vogliono affrontare l’avventuraimprenditoriale? «Per la donna lo scoglio principale è semprestato il rapporto con il credito; le donne im-prenditrici ci sono sempre state, ma prima deglianni 90 rimanevano nell’ombra. Soprattutto nelterziario erano il punto di riferimento delleaziende familiari, ma chi appariva, anche nelle as-sociazioni di categoria, erano i mariti, i fratelli, ipadri. A frenare le donne dal prendere autono-mamente l’iniziativa era in primo luogo la diffi-coltà di relazione con gli istituti bancari. A par-tire dagli anni 90, anche in coincidenza con unamaggiore attenzione da parte dello Stato, pen-siamo solo alla legge 215/92, le donne hannopreso coraggio e abbattuto il muro di diffidenzae paura nei confronti della società e delle asso-ciazioni di categoria. Ora l’approccio con il cre-dito è notevolmente migliorato, non possiamosempre piangerci addosso. A livello di ulterioriinterventi da parte delle istituzioni, mi augurosoprattutto che lo Stato permetta la regionaliz-zazione della Legge Turco, perché una sua ge-stione a livello regionale consentirebbe una mi-gliore risposta alle esigenze del territorio».

��Per la donna lo scoglio principale è sempre stato il rapporto con il credito: ma oggi l’approccio è migliorato

Page 84: dossier piemonte 04 2011
Page 85: dossier piemonte 04 2011

CLAUDIO GHERZIPresidente di Confindustria Vercelli

FABIO RAVANELLIPresidente di Confindustria Novara

BRUNO LULANIPresidente di Confindustria Alessandria

Page 86: dossier piemonte 04 2011

FONDI COMUNITARI

120 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

«La disponibilità di informazioni più dettagliate consentirà di ridurre gli spazi per quanti cercano di frodarel’Unione europea». Così l’assessore Carlo Chiama commenta la collaborazioneavviata tra l’amministrazione provinciale e la Guardia di Finanza di TorinoRenata Gualtieri

Èstato siglato recentemente a PalazzoCisterna, dal presidente della Provin-cia di Torino, Antonio Saitta, e daGiuseppe Gerli, comandante provin-

ciale delle Fiamme Gialle di Torino, un proto-collo d’intesa per potenziare il sistema di con-trollo sui finanziamenti erogati dall’Unioneeuropea nel campo della formazione.«L’accordo formalizza e rafforza le attività dicollaborazione già in atto tra le due istituzioni,disciplinando le modalità di scambio delle in-formazioni e le procedure di coordinamentonell’esecuzione delle ispezioni ai beneficiari deifondi comunitari». Così l’assessore al Lavoro eformazione professionale della Provincia di To-rino, Carlo Chiama, illustra l’intesa che si svi-luppa in un settore alquanto delicato per laquantità di risorse che impiega.

Come vengono suddivisi i fondi europeitra i diversi settori della formazione e quali diquesti hanno dato maggiori risultati?«Le risorse destinate alla formazione professio-

Il contrasto alla criminalità economica

nale derivano dal Fondo sociale europeo, dal bi-lancio regionale e statale; la ripartizione nelle di-verse attività è decisa dalla Regione attraversospecifiche direttive. Per il 2010 il complessodelle risorse disponibili per la Provincia di To-rino ammontava a poco meno di 102 milioni dieuro: in particolare 32,5 per il bando Mercatodel lavoro, 41,2 per l’Obbligo di istruzione, 9per la Formazione continua a domanda indivi-duale, 6,8 per l’Apprendistato e 4 per i Pianiformativi di Area. Tutte le analisi di follow upindicano che le persone con qualifiche profes-sionali hanno effettivamente maggiori oppor-tunità occupazionali e livelli retributivi medi piùalti. Risulta di particolare efficacia la forma-zione per i giovani che devono adempiere al-l’obbligo di istruzione, grazie anche alla presenzadi Enti dalla tradizione secolare o che hannouno stretto rapporto col mondo delle imprese.In un’epoca in cui la disoccupazione giovanileha toccato livelli elevatissimi e in cui moltiesperti sottolineano l’esigenza di rivalorizzare ilavori manuali, questa attività, assieme all’ap-prendistato in obbligo formativo, può risultaredecisiva per dare futuro ad una generazione digiovani».

Cosa ha portato alla firma del protocollod’intesa tra Provincia e Fiamme Gialle perpotenziare il sistema di controllo sui finan-ziamenti erogati dall’Unione europea nelcampo della formazione?

Carlo Chiama,

assessore al Lavoro,

formazione

professionale della

Provincia di Torino

Page 87: dossier piemonte 04 2011

Carlo Chiama

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 121

«La Provincia e la Guardia diFinanza svolgono entrambecompiti di controllo sull’im-piego delle ingenti risorse co-munitarie per le attività di for-mazione professionale. Èparso perciò sensato sistema-tizzare lo scambio d’informa-zioni, nel rispetto delle reci-proche prerogative, al fine direndere più incisive le attivitàdi controllo e di recuperodelle somme indebitamente percepite da qual-che soggetto».

Con la firma dell’intesa qual è l’impegnodelle due parti?«La Provincia si impegna a fornire alla Guar-dia di Finanza le informazioni presenti nelleproprie banche dati (ad esempio enti benefi-ciari dei finanziamenti, sedi e corsi attivatinell’ambito delle diverse attività). L’ente prov-vederà, inoltre, a segnalare i fatti che possonoconfigurarsi come violazioni tributarie, non-ché le circostanze che possono configurarefattispecie di frode. La Guardia di Finanza siimpegna a comunicare l’avvio di accessi, ispe-zioni e verifiche nei confronti di soggetti be-neficiari di finanziamenti su attività di com-petenza della Provincia, per evitare lasovrapposizione di controlli presso gli stessisoggetti. Qualora rilevi violazioni, si impegnaa fornire tutte le informazioni utili per l’avvioda parte dell’ente provinciale delle proceduredi recupero dei finanziamenti indebitamentepercepiti dai soggetti attuatori».

In concreto come verrà effettuato il con-

trasto alla criminalità economica, che spessoha saputo insinuarsi nelle maglie delle prov-videnze erogate dall’Unione europea?«Lo scambio di informazioni avverrà in partecon procedure automatiche via web (accessoa banche dati o trasmissione periodica dispecifici dati) e in parte sulla diretta segna-lazione di anomalie o violazioni da parte deirispettivi funzionari. Nell’ambito delle com-petenze di ciascuna amministrazione, la di-sponibilità di un set di informazioni più am-pio consentirà di ridurre gli spazi per quanticercano di frodare l’Unione europea».

Come si potranno invece sviluppare leiniziative volte alla formazione e alla spe-cializzazione del personale impiegato nelleattività di controllo?«Terminata la prima fase di definizione delleprocedure per trasmettere le informazionipreviste nel protocollo, i funzionari della Gdfe della Provincia si incontreranno per definirei temi che specifici gruppi di lavoro dovrannoapprofondire, al fine di disporre di operatorimaggiormente qualificati e preparati».

Il totale dellerisorse disponibiliper la Provincia

di Torino nel 2010per i finanziamenti

alla formazione

FONDImln

La percentuale dei fondi utilizzati

per l’obbligo di istruzione

sul complesso delle risorse

disponibili per laProvincia di Torino

ISTRUZIONE41,2%

��

Provincia e Guardia di Finanzasvolgono compiti di controllosull’impiego delle risorse comunitarie

Page 88: dossier piemonte 04 2011
Page 89: dossier piemonte 04 2011
Page 90: dossier piemonte 04 2011

124 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Dentro lo stabilimento tecnologico della Bisiach & Carrù, tra robot

e sistemi di saldatura laser innovativi e pioneristici. A parlarne

è uno dei titolari dell’affermata società di Torino, Bruno Bisiach

Aldo Mosca

Dove anche i robotparlano torinese

Alcune imprese aprono la strada anuovi mercati. E trent’anni fa, la to-rinese Bisiach & Carrù, in un certosenso iniziò a “smuovere le acque” su

uno dei comparti tecnologici più importanti perla filiera della saldatura e della meccanica. È in-fatti la robotica, oggi, uno dei cardini principalidell’azienda guidata da Bruno Bisiach. «Robot esistemi di rivettatura/saldatura, su questi fattoriruota tutta la nostra attività – spiega l’imprendi-tore -. Oggi, sostanzialmente, lavoriamo su cellee linee robotizzate avvalendoci di un’ampiagamma di tecnologie». Una realtà che si è con-solidata grazie soprattutto all’intenso lavoro di ri-cerca posto alla base della sua produzione. «La no-stra attività è iniziata con un robot progettato perle operazioni di saldatura a resistenza – spiega an-cora Bisiach -. Successivamente abbiamo inven-tato un sistema che premette il cambio auto-matico degli utensili aprendo la stradaall’inserimento, nel ciclo operativo, di altri pro-

cessi come la saldaturaMIG/MAG, le lavorazioni mec-caniche, la manipolazione e al-tro». Elementi che hanno permesso, nonostanteil periodo di profonda crisi, di prevedere esercizifuturi positivi.

Bisiach, la sua azienda non si limita allaproduzione, ma è specializzata soprattuttonella progettazione di sistemi avanzati di au-tomatizzazione.«I passi concreti che abbiamo effettuato nellosviluppo delle tecnologie utilizzate ci permet-tono di affermarci anche nell’ambito dei servizi,soprattutto nel settore dell’automazione su cuiabbiamo realizzato un vero e proprio “gioiello”».

A cosa si riferisce?«Al nostro Tauro System a 10 assi, un sistema ro-botizzato che si sposta su vie di corsa per oltre 200metri. Grazie a questo, già alla fine degli anni Ot-tanta ci siamo avvicinati al settore ferroviario, perla fabbricazione dei sistemi di saldatura dei vagoni

Bruno Bisiach,

Presidente

della Bisiach & Carrù

di Venaria Reale (To).

Nelle altre immagini,

alcuni interni

dello stabilimento

Page 91: dossier piemonte 04 2011

Bruno Bisiach

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 125

in acciaio inox, aprendo la via alle lavorazionicomplesse di oggetti di grandi dimensioni. Da lìall’ottenimento di commissioni anche nell’am-bito aerospaziale il passo è stato tutto sommatobreve. In questo settore ci occupiamo dell’as-semblaggio di fusoliere, di ali e di tutte le partiche compongono la struttura dei moderni veli-voli. Oggi l’aerospazio occupa un buon 60% delnostro fatturato, mentre la quota restante èdata dal settore ferroviario».

Voi affiancate alla qualità della produzioneanche l’efficienza del service. Il mercatoodierno è certamente più inflazionato ed esi-gente rispetto al passato. Ciò come influiscesulla gestione dei vostri servizi? «La nostra Azienda è stata fondata 55 anni fa aTorino, che è il centro della tecnologia indu-striale italiana. Questo ci ha permesso di svilup-pare i nostri sistemi anche avvalendoci dellecompetenze nate nell’indotto della città, inquanto in questa regione risiede una quantità di

Situata nel distretto tecnologico della città di Torino, la Bisiach &Carrù è una delle aziende maggiormente affermate per laproduzione di sistemi di assemblaggio automatizzato. Negli anni hafornito numerosi impianti ad alcune delle realtà industriali piùimportanti a livello internazionale per la produzione di automobili,autobus, camion, elettrodomestici, vagoni ferroviari, aeromobili. Isistemi robotizzati e le linee automatiche, costituiti da moduli a cuisi può dare la configurazione ideale per la risoluzione dei metodi diproduzione, sono stati ampiamente utilizzati per la saldatura, lamanipolazione e l’ assemblaggio. La produzione dell’impresaguidata da Bruno Bisiach vanta inoltre alcune applicazioni unichenel loro genere, come ad esempio la chiodatura automatica dei telaiper camion, la saldatura a rulli di tenuta delle vasche lavastoviglie, lasaldatura delle fiancate degli autobus. Tutta la progettazione vienerealizzata all’interno dell’azienda, che dispone di un ufficio tecnicoattrezzato con i più avanzati strumenti di progettazione. www.bisiachcarru.it

Per le industrie del mondo

aziende, piccole e medie, con ottime capacità tec-nologiche in tutti i campi, caratteristica che ciconsente di ottenere, in modo rapido, ciò che cioccorre per realizzare le nostre progettazioni. Inun’epoca in cui si richiede una tecnologia sem-pre più avanzata in tempi di consegna semprepiù brevi, la collocazione geografica della nostraazienda è strategica. Si è puntato inoltre nel ren-dere i nostri committenti autonomi nella ge-stione delle macchine: noi spieghiamo il funzio-namento e puntiamo a renderli autonomi nelripararle e gestirle. Sono loro a decidere se avva-lersi o no dei nostri servizi, a seconda delle stra-tegie aziendali e dei budget a disposizione. Que-sta filosofia ci ha premiato, in quanto ci permettedi far crescere la fiducia nel nostro prodotto cre-ando quella che io definisco una “indipendenzapsicologica” nei nostri confronti da parte degliacquirenti».

A prescindere dal settore di riferimento, leiha sempre insistito sulla necessità di investirein ricerca. Ma con quali criteri?«Sin dalla sua nascita nel 1956, la nostra societàha cercato di creare innovazione attraverso unautofinanziamento, sostenuto dai committenti,vendendo i macchinari richiesti e introducendo,un passo alla volta, soluzioni avanzate. È attra-verso queste ultime che abbiamo ottenuto un’ef-ficienza economica tale da poter essere reinve-stita di volta in volta su nuovi progetti, esoprattutto nello sperimentare nuove tecnologie,tipo il laser».

In concreto quanto investite in innovazionee sviluppo?«Circa il 15% del nostro fatturato totale. Va › ›

Page 92: dossier piemonte 04 2011

126 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

detto, in aggiunta, che riceviamo anche dei so-stegni europei e nazionali, e reinvestiamo buonaparte degli utili aziendali. Il laboratorio di ricercainterno all’azienda si è impegnato per diversianni nell’innovazione tecnologica. Ciò che ab-biamo concepito è il risultato dell’analisi dei pro-blemi legati all’assemblaggio e alla saldatura. Ilnostro sistema, infatti, è caratterizzato da unagrande modularità che lo rende uno strumentouniversale, capace di garantire la riduzione dei co-sti di produzione e un miglioramento qualitativodelle prestazioni».

Attualmente su cosa vi state concentrando?«Sullo sviluppo di un sistema innovativo chepermette di costruire un velivolo con produ-zioni relativamente basse, nell’ordine di uno almese, occupando un’area ridottissima e, so-prattutto, riducendo gli investimenti di unterzo rispetto a quelli attualmente necessariper lo stesso scopo».

Collaborate anche con centri di ricerca in-

dustriali o universitari?«Abbiamo collaborato negli anni con diverse re-altà universitarie europee. Cito ad esempio l’Uni-versità di Nottingham, la South Bank Universitydi Londra, lo European Center for Mechatronicsdi Aachen e il Politecnico di Torino, tutte strut-ture regolarmente presenti all’interno dei pro-grammi europei di Ricerca & Sviluppo. Attual-mente stiamo collaborando a un progetto tuttoitaliano, in campo aeronautico, con la ditta Aer-macchi e l’Università di Milano».

A distinguervi è anche il modo in cui utiliz-zate i robot. Potrebbe spiegarlo?«Il nostro classico sistema di assemblaggio consi-ste in due o più unità robotizzate contrapposte,che si muovono su vie di corsa per almeno duearee di lavoro. Le unità robotizzate sono nor-malmente dotate di end-effector, che attraversodei sensori laser e micro telecamere controllanola lavorazione per garantire il corretto posiziona-mento dei rivetti. Le corse di lavoro dei robotsono molto ampie, e permettono di effettuare lelavorazioni di foratura e rivettatura su tutta la se-zione del velivolo, senza doverlo spostare. Èchiaro che questo offre innumerevoli vantaggi,anche dal punto di vista delle precisioni che si ot-tengono durante la lavorazione. I programmi dilavoro dei robot vengono realizzati off-line, me-diante un software specifico che dialoga diretta-mente con i loro controlli numerici».

In un mondo in cui la produzione quanti-tativa, spesso, viene sopravvalutata rispettoalla qualità, quale valore riveste sul mercato latecnologia made in Italy?«Direi molto alto. Noi viviamo sulla tecnologia

› ›

IMPRENDITORI DELL’ANNO

Page 93: dossier piemonte 04 2011

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 127

made in Italy proprio perché nel nostro campoè basilare il confronto tecnologico, sia per la qua-lità dei prodotti costruiti, sia per i costi».

In tal senso il confronto con gli stranieri èsostenibile?«I nostri competitor nel campo aeronautico sonoprincipalmente tre: una ditta tedesca, una ame-ricana e una spagnola, con i quali affrontiamo ilmondo aeronautico mondiale. Nel campo fer-roviario possiamo affermare di essere rimasti isoli a proporre macchinari tecnologicamenteavanzati e dedicati alla produzione dei vagoni, siaper l’alta velocità in alluminio, sia per le metro-politane in acciaio inox. Sicuramente la fantasiae l’esperienza di più di mezzo secolo nel campodell’automazione ci danno un aiuto preponde-rante rispetto ai nostri rivali, che non possonovantare un simile bagaglio di conoscenze acqui-site nel tempo».

Prima accennava al fatto che tra i vostri set-tori di riferimento vi è anche l’automotive,oggi notoriamente in sofferenza. Questo in-cide sul vostro andamento?«Abbiamo scelto di attuare una politica di diver-sificazione produttiva. Già quindici anni fa si ècompiuta la scelta di concentrare la nostra attivitànel campo aeronautico e ferroviario, tralasciandoproprio il settore automobilistico, che si è sem-pre dimostrato estremamente mutevole, instabilee, di conseguenza, rischioso e per la presenza, intaluni casi, di egemonie monopolistiche».

Mentre il ferroviario e l’aerospaziale rap-presentano fronti più sicuri?«Sicuramente ci permettono di dare libero sfogoalle nostre capacità di progettazione. A diffe-renza dell’automotive, in questi settori pos-siamo realizzare grandi impianti che ci offronoenormi soddisfazioni e riconoscimenti a livellomondiale».

Bisiach & Carrù ha una storia importantealle sue spalle. Quali valori, soprattutto, sonostati mantenuti sin dall’inizio?«La nostra mission è sempre stata quella di lavo-

rare per soddisfare le esigenze di chi sceglie di ac-quistare le nostre tecnologie, anche se questa af-fermazione può apparire retorica. In realtà tuttinoi abbiamo sempre lavorato per soddisfare lanecessità di esprimere, nella progettazione e nellacostruzione delle nostre macchine, qualcosa chela gente potesse ricordare. Al di là dei risultatieconomici, certamente importanti, ci entusiasmavedere la soddisfazione di chi utilizza le nostremacchine, ci piace condividere con loro il risul-tato del nostro lavoro. Spesso con il cliente si ècreato un rapporto quasi amichevole, condivi-dendo la soddisfazione di essere riusciti a realiz-zare oggetti veramente avanzati. A questo pro-posito voglio ringraziare la mia socia, IolandaCarrù, e tutti i collaboratori che mi hanno se-guito in questa filosofia apportando un contri-buto fondamentale. In questa azienda tutti col-laborano uniti, in un’unica squadra, dove è ilcontributo di ognuno è importante per otte-nere, insieme, il risultato finale».

~

Il nostro sistema è caratterizzatoda una grande modularità chelo rende uno strumento universale,capace di garantire la riduzionedei costi di produzione

Bruno Bisiach

Page 94: dossier piemonte 04 2011

IMPRENDITORI DELL’ANNO

128 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Integrando e omogenizzando gli automatismi elettronici

nei più svariati settori industriali, la Motion Engineering

rappresenta uno dei più interessanti esempi di impresa

in costante evoluzione conoscitiva e tecnologica

Aldo Mosca

Gli sviluppi della meccatronicaAlcune delle più grandi aziende ita-

liane li hanno chiamati per usu-fruire della loro competenza nel-l’ambito dell’automazione

industriale. E oggi, gli esperti e gli ingegneridella Motion Engineering, puntano a spe-cializzarsi su una delle tecniche più recenti einnovative per il settore. La società di Biella,guidata dai soci Lucio Bonandini e LucaViano, entrambi ingegneri elettronici, inve-ste sullo sviluppo del “motion control”.«Questa particolare e piuttosto giovanebranca dell’automazione integra in manieraarmoniosa la meccanica e l’elettronica, dacui deriva anche il neologismo “meccatro-nica” – spiega Lucio Bonandini -. Grazie allameccatronica, mediante complessi servo-meccanismi a controllo elettronico, si tendeoggi a sostituire l’operato umano con quellodi macchine evolute e di robot, arrivandoaddirittura a gestire in maniera integrata unintero stabilimento produttivo».

Ingegner Bonandini, potrebbe farci unesempio?«Si pensi a un oggetto banale, come un ce-rotto. Dietro la sua produzione ci sono tan-

tissimi processi nascosti, dall’analisi dei ma-teriali al loro trattamento, dalla manipola-zione delle piccolissime parti di garza ai con-trolli di qualità. Ecco, noi collaboriamo daanni con un importante costruttore di mac-chine per la produzione del cerotto, installatepresso multinazionali farmaceutiche. Ognimacchina produce circa 6mila cerotti al mi-nuto, controllandoli uno per uno».

Dunque è questa, come si dice in gergo,“l’automazione industriale di elevata com-plessità”?«Esatto. Significa saper gestire un progetto inmaniera completa, dall’analisi del processo

Gli ingegneri Lucio Bonandini e Luca Viano della

Motion Engineering di Vigliano Biellese (Bi)

Page 95: dossier piemonte 04 2011

Lucio Bonandini e Luca Viano

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 129

produttivo fino allo sviluppo di sistemi in-telligenti che lo mettano in pratica. La ma-tematica, l’elettronica e l’informatica sono inostri “ferri del mestiere”».

Questa attività vi porterà sicuramente acontatto con segreti industriali e informa-zioni strategiche. Come vi ponete con levostre aziende partner in tal senso?«Premesso che possono esistere, talvolta, ac-cordi specifici di protezione, Motion Engi-neering si è comunque fatta in questi anniuna solida fama di azienda onesta, in grado

di lavorare nel pieno rispetto di tutte lenorme etiche. Qualche nostro cliente diceche lavorare con noi è un po’ come metterei suoi segreti in una cassaforte. Il prezzo diqueste norme comportamentali a volte èmolto alto. Spesso rinunciamo a importanticommissioni per possibili problemi di con-correnza tra i nostri committenti. Occorreevitare ogni conflitto di interessi. Siamo certi,tuttavia, che sia questa la strada giusta, quellache ci pagherà a lungo termine e che ci per-mette, in definitiva, di lavorare anche in pacecon noi stessi».

Il settore della meccatronica è in fortesviluppo e sul mercato sono comparsimolti attori. Cosa vi distingue dai compe-titor?«Pur svolgendo un’attività fortemente tec-nica, presso di noi si è creato un clima estre-mamente positivo, si respira a volte ancoral’entusiasmo per una scoperta o il sapore del-l’invenzione. Crediamo di poter parlare, conun termine forse oggi un po’ desueto, di pas-sione per il lavoro. Nel nostro gruppo nonesistono particolari gerarchie, ogni persona èrispettata per le proprie idee e ha fin da su-bito la facoltà di esprimersi al meglio».

E altrove questo è difficile da trovare?«Personalmente posso parlare per noi. Conquesta società ci siamo imposti fin dall’iniziodi condividere, senza chiusura alcuna, tuttele informazioni necessarie anche con i colla-boratori più giovani».

Quale riscontro avete ottenuto?«Il risultato è una forte intercambiabilità ditecnici. Su ogni progetto ci siamo imposti diavere sempre almeno due persone pronta-mente operative, anche a costo di affiancarela seconda a nostre spese. Grazie a questaforma di “ridondanza”, raramente i nostricommittenti accumulano ritardi sulla messain servizio di un impianto per il mancatocompletamento delle attività affidateci».

Nata nel 2001, Motion Engineering è la formalizzazione di unsodalizio professionale già esistente tra Lucio Bonandini e LucaViano, ingegneri elettronici specializzati nell’automazioneindustriale e nel controllo. In questo primo decennio di attività, idue hanno potuto sviluppare molti aspetti teorici legati ai controlliautomatici, sperimentandone personalmente le possibiliapplicazioni reali. La grande varietà di problematiche incontrateha consentito al gruppo dell’azienda di Vigliano Biellese diutilizzare pressoché tutti i tipi di dispositivi per l’automazione:dalle schede dedicate al microprocessore, ai PLC, ai motioncontroller, ai PC industriali, fino ai sistemi basati su bus di campo.In particolare, è nel settore del motion che il gruppo puòsicuramente vantare molte applicazioni di altissimo livello, specienel settore delle macchine e degli impianti produttivi a elevatacadenza, come quelle per i settori del tessile, del packaging ealimentare. La stretta interazione che oggi esiste tra i diversi tipidi sistemi di automazione permette alla Motion di evolversicontinuamente. www.motion-eng.it

Dieci anni di sperimentazioni

Page 96: dossier piemonte 04 2011

IMPRENDITORI DELL’ANNO

130 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

L’industria metalmeccanica vive unafase di ripresa economica. Se è veroche, con la recessione del 2009, nu-merose aziende sono sparite e altre

hanno dovuto affrontare inevitabili ristruttura-zioni, anche di notevole portata, il settore ha te-nuto e oggi si assiste a una crescita della domandaanche in Italia, dopo i buoni segnali provenientida altri paesi europei, quali la Germania, dasempre “locomotiva” dell’Europa in ambito mec-canico e non solo. In questo contesto, l’aziendadi Grugliasco, in provincia di Torino, Febame-tal, grazie anche alla diversificazione dei mercaticui si rivolge, guarda al futuro con ottimismo.«Seguiamo dalla grossa multinazionale dell’au-tomotive, alla piccola media azienda, come latorneria e l’officina meccanica a conduzione fa-miliare – afferma l’ingegner Paolo Costa, am-ministratore dell’azienda. Il panorama italianoè costellato da realtà di piccole e medie di-mensioni ma anche di grandi imprese, e oggientrambe le tipologie di clienti hanno le stesseesigenze: qualità, indispensabile per tenere ilmercato, e servizio, nella fattispecie, rapidità diapprovvigionamento».

Quali sono i vostri principali mercati di ri-ferimento e in quali nicchie di mercato, inparticolare, siete specializzati?

Paolo Costa,

amministratore

della Febametal

di Grugliasco (To)

e alcuni prodotti

dell’azienda

www.febametal.com

L’industria metalmeccanica ha ormai superato la crisi. E aziende specializzate, come la Febametal,

prevedono una forte crescita della capacità produttiva. L’esperienza di Paolo Costa

Lucrezia Gennari

La ripresa della meccanica

Page 97: dossier piemonte 04 2011

Paolo Costa

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 131

«In questa fase stiamo assistendo al ristabilirsi delsettore automotive e del movimento terra con irispettivi indotti, che, seppur tra alti e bassi, con-tinuano a generare una spinta notevole per l’in-dustria meccanica italiana. È in netta ripresa an-che il settore dell’idraulica e della raccorderia ingenerale, storicamente molto forte nel nostropaese. Inoltre, va sottolineato che comparti comel’energetico, l’aerospaziale e il medicale, hannosentito meno la crisi, e i loro mercati rappresen-tano un po’ il futuro della meccanica in Italia. Fe-bametal è specializzata nell’utensileria per aspor-tazione di truciolo, e ancora, all’interno di questovasto campo che è l’utensileria, abbiamo decisodi focalizzarci su quelle lavorazioni ad alto valoreaggiunto tecnologico, lasciando da parte queiprodotti per l’asportazione che prevedono la “ba-garre” sul prezzo e poco valore qualitativo/tec-nologico. In particolare, la nostra forza è l’appli-cazione customizzata per il cliente».

Quali servizi offrite nello specifico?«Seguiamo tutto il processo: dalla progettazione,allo sviluppo, alla creazione, e alla messa in fun-zione dell’utensile speciale o standard. Questascelta finora ha ripagato e la Febametal è oggi unadelle più grandi realtà indipendenti nell’utensi-leria in Italia. Dal 1995, eccezion fatta per il2009, abbiamo vissuto una crescita costante».

Quali le conseguenze della crisi economicasul settore e quale la strategia messa in attodalla Febametal per tenere il mercato?«Durante la crisi, la prima preoccupazione diFebametal è stata il personale. Di fatti, nono-stante il fortissimo calo del 2009, non solo nonabbiamo licenziato nessuno, abbiamo attintopochissimo alla cassa integrazione, utilizzando laforza lavoro per organizzare il nuovo stabili-mento. Oltre a ciò abbiamo rinverdito il parcomacchine sostituendo alcune macchine obsoletecon altre più nuove, e abbiamo puntato anche

sulla formazione interna. Queste scelte si sono ri-velate vincenti, di fatti, non appena il mercato èripartito, non ci siamo fatti attendere e abbiamoreagito con prontezza alle richieste dei clienti».

Da quel che si evince, avete puntato su unafitta rete commerciale e su un valore tecnicoaggiunto dei vostri prodotti e delle vostre so-luzioni. Quali sono stati i vostri investimentiin materia produttiva, a livello aziendale e sulterritorio?«La crescita sul mercato è stata supportata daanni di investimenti mirati, che si possono divi-dere in tre categorie: personale qualificato, mac-chinari e ricerca tecnologica. La nostra produ-zione a Torino è nata per dare un servizio e creareun’officina di costruzione rapida per soddisfare lecrescenti richieste di tempi brevi. Da qui, il suc-cesso dei nostri prodotti ci ha spinto a estenderetale produzione con nuovi e specifici macchinaria CNC, supportati da una mano d’opera alta-mente specializzata. Inoltre, il successo maggioreè quando abbiamo importato dalla Germania:una linea di utensili standard, prodotta in jointventure con la tedesca Horn, proprio in un mo-mento dove le produzioni, dall’Italia venivanotrasferite all’estero, vedi Est Europa o Cina. Que-sta produzione è oggi in forte crescita, ed è già incorso un ampliamento, che prevede l’arrivo dinuovi macchinari dalla Germania. L’obiettivo è diraddoppiare la capacità produttiva entro la metàdel 2012. Per far ciò, non servono solo lo spazioe le strutture, che abbiamo già implementatocon il nuovo stabilimento di 2200 mq, ma anchele risorse umane, che vogliamo reperire nell’hin-terland torinese e formare per la nostra produ-zione di utensili».

Nell’ambito dell’utensileria per asportazione di truciolo,abbiamo deciso di focalizzarcisu quelle lavorazioni ad altovalore aggiunto tecnologico

Page 98: dossier piemonte 04 2011

IMPRENDITORI DELL’ANNO

132 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

«Fare impresa significa coesione,spirito di sacrificio, professio-nalità e serietà. Le qualità cheho enumerato appartengono

esclusivamente a quell’imprenditoria “umile”,schietta, che non esita a “sporcarsi le mani”col proprio lavoro. Questi imprenditori esi-stono e da decenni caratterizzano la nostra re-altà regionale, facendo da traino all’economianazionale e dando un barlume di speranza allenuove generazioni di lavoratori». Questo èl’approccio che Massimo Palombaro, titolaredi Stampi Ocs, ha scelto di dare alla suaazienda. Tale filosofia, affiancata dall’inno-vazione tecnologica, ha dato importanti ri-

sultati. «L’Officina CostruzioneStampi nasce alla fine degli anni 70per lavorazioni conto terzi di mec-canica generale, con indirizzo spe-cialistico in fabbricazione di stampie loro accessori, soprattutto per te-gole ceramiche stampate. Negli annici siamo evoluti specializzati, anchegrazie all’indotto sviluppatosi nellazona, nella quale operano le più im-portanti aziende fornitrici di mac-chinari per laterizio e quindi anchequelle dedicate al settore tegole». All’inizio del nuovo millennio loscenario è totalmente stravolto daalcune vicende che coinvolgono,con dei crack finanziari, le più im-portanti aziende per le quali l’offi-cina lavorava. «Di fronte a questemutate condizioni non ci siamo sco-raggiati. La nostra integrità azien-dale ci ha permesso di non esserne

Stampi Ocs, Monastero di Vasco (CN)

www.stampi-ocs.it

L’importanza della ricerca nell’innovazione

tecnologica. Un binomio per passare indenni

attraverso la crisi economica. Massimo Palombaro

spiega la sua filosofia aziendale, ancora viva

nella schietta imprenditoria piemonteseLuca Cavera

L’incessante ricercadella precisione meccanica

Page 99: dossier piemonte 04 2011

Massimo Palombaro

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 133

travolti. La decisione è stata quella di investirenell’ampliamento degli spazi e di attrezzarcitecnologicamente per affrontare il mercatoin prima persona. È stato anche questo ci haspinto a specializzarci ulteriormente. Il nostrobusiness planning prevede infatti di prose-guire sulla strada della specializzazione perquanto riguarda la produzione dei macchinarie degli accessori necessari per la produzione ditegole ceramiche stampate». L’officina ha comunque continuato a ese-guire lavorazioni meccaniche di alta preci-sione anche per conto terzi, e annovera oggitra le sue referenze, aziende di fama interna-zionale come Ferrero, Emhart Glass, MondoRubber, Bombardier, Dalmine. «Ciò è statopossibile grazie all’acquisizione di macchineCnc di ultima generazione. Inoltre abbiamoinvestito e continuiamo a investire risorsenella ricerca di nuove tecnologie. Non solo se-guiamo le tendenze e le innovazioni, ma stu-diamo e proviamo ad anticipare l’evoluzionetecnologica. Per esempio cerchiamo di trovarenuove soluzioni modificando i macchinariutilizzati o da noi forniti ai nostri clienti.Queste modifiche prevediamo anche di bre-vettarle. Crediamo molto in questa nostra ri-cerca, per questo abbiamo fabbricato due ca-pannoni adiacenti all’officina meccanica,all’interno dei quali avvengono i montaggi ele prove dei macchinari prima della loro spe-dizione, nonché la revisione e modifica di at-trezzature e macchine usate».

Tutte le verifiche e i collaudi sono eseguiti di-rettamente dal personale tecnico dell’officina,che poi rilascia, su richiesta, certificato di col-laudo, completo della scheda configuratricedella macchina. «Abbiamo un ufficio tecnicocomposto da personale qualificato che, uti-lizzando i più avanzati sistemi software dedi-cati al calcolo meccanico, alla simulazione diqualsiasi tipo di cinematismo disegnato e cal-colato, ha la possibilità di dialogare diretta-mente con le macchine Cnc dell’officina mec-canica. Grazie alla professionalità di tutto lostaff, all’esperienza tecnica, alla tenacia deicollaboratori più stretti, alla serietà e alla vo-lontà, l’azienda è riuscita a non fare una solaora di cassa integrazione. Non abbiamo usu-fruito, nemmeno in minima parte, degli am-mortizzatori sociali e non è stato ridotto ilpersonale. Al contrario abbiamo scelto di sa-crificare alcune ore di straordinario per por-tare a termine tutti i lavori per i quali ci era-vamo già impegnati».

~

Investiamo risorse nella ricercadi nuove tecnologie. Non soloseguiamo le tendenzee le innovazioni, ma studiamo peranticipare l’evoluzione tecnologica

Page 100: dossier piemonte 04 2011

IMPRENDITORI DELL’ANNO

134 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

La recente crisi del comparto automo-tive ha modificato i piani di molte so-cietà piccole, medie e grandi, ha cam-biato strategie e prospettive di breve e

medio periodo. La crisi ha colpito particolar-mente i mercati più maturi, quali Europa,Nafta, Giappone, Corea, senza provocare tut-tavia rallentamenti della crescita nei mercatiemergenti quali Cina, India e Sud America, peri quali lo sviluppo è stato, e continua ad essere,esponenziale. «L’incremento delle produzionidi autovetture sui mercati emergenti - affermal’ingegner Francesco Rangoni, amministratoredelegato del Gruppo Util, leader mondiale nellaproduzione di componenti e supporti metalliciper i sistemi frenanti di autoveicoli - è stato ne-gli ultimi anni superiore alle stesse aspettativedei più illustri analisti. Queste opportunità dicrescita, unitamente alla forte ripresa del Nafta,stanno ristimolando la ripresa economica e fa-voriscono l’ulteriore sviluppo della nostraazienda».

Il mercato sta dunque entrando in una fasedi ripresa. Come ha reagito il Gruppo Utilalla crisi economica e su quali tratti ha pun-tato soprattutto per superarla?«La struttura organizzativa e l’assetto industrialedel Gruppo permette ad Util di avere in conti-

Il gruppo Util è leader mondiale nella produzione

di componenti del sistema freno per l’automotive

e non solo. Francesco Rangoni spiega come

l’azienda ha affrontato e superato la crisi

consolidando la propria leadership nei mercati

maturi e aprendosi ancor più ai mercati emergenti

Lucrezia Gennari

Puntiamo ai mercati emergenti

Page 101: dossier piemonte 04 2011

Francesco Rangoni

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 135

nuo una visione globale del business e di intra-prendere iniziative tempestive nelle diverse areegeografiche. La crisi economica ha imposto dirivedere i piani strategici a breve-medio periodoe di adattare ancor più velocemente che negli ul-timi anni i nostri indirizzi alle nuove dinamichedi mercato, in modo da poter individuare eperseguire le molteplici opportunità, nonchécollaborare con i nostri clienti nello sviluppo delloro business, con il supporto delle nostre co-noscenze e competenze, studi di mercato e diprodotto, approcci innovativi e competitivi.Determinante è stato il continuo supporto fi-nanziario e strategico del nostro azionista dicontrollo, il fondo di private equity Investi-tori Associati, soprattutto nella fase più acutadella crisi».

Su quali aspetti avete lavorato in partico-lare?«Il Gruppo Util ha lavorato soprattutto sul-l’evoluzione delle competenze e delle cono-scenze, sul miglioramento dei prodotti e deiprocessi tecnologici, incrementando la produt-tività, migliorando l’efficienza, consolidandoulteriormente la leadership mondiale nella tran-ciatura fine (“fine banking”) nel proprio settore.

L’ingegner

Francesco Rangoni,

amministratore

delegato del Gruppo

Util. L’headquarter è a

Villanova d’Asti.

Nelle altre immagini,

momenti di lavorazione

www.util.it

Non solo, l’azienda ha ulteriormente svilup-pato le capacità di studiare l’evoluzione dei bi-sogni dei mercati, prevedendone le dinamiche,misurando scostamenti o mutamenti, introdu-cendo con prontezza alternative innovative, sod-disfacendo le nuove logiche sempre più rivoltesia alle piattaforme Global degli OEM, sia allegrandi Reti di Distribuzione operanti nei diversicontinenti. Per sostenere la crescita competitiva,Util ha investito molto anche nel marketing,nell’innovazione dei prodotti e delle tecnologie».

L’internazionalizzazione dell’azienda hacontribuito a ottenere buoni risultati anchein anni di crisi? «Il Gruppo Util è riconosciuto come leadermondiale, capace di offrire altissimi livelli distandard qualitativi, eccellenti prodotti e pro-cessi produttivi e di garantire globalmente lasoddisfazione delle aspettative dei nostri clienti.La globalizzazione dell’azienda è un vantaggiocompetitivo, che consente di pianificare strate-gie di mercato di più ampie vedute, di garantireai nostri clienti una costante presenza in tutte leprincipali aree geografiche, di collaborare signi-ficativamente a supportare anche iniziative dibusiness re-allocation, di ottimizzare l’impiego � �

Page 102: dossier piemonte 04 2011

IMPRENDITORI DELL’ANNO

136 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

delle risorse, anche attraverso nuove soluzioni lo-gistiche e tecnologiche».

Quali sono oggi i vostri principali mercati diriferimento e quali quelli che sembrano riser-vare le migliori opportunità?«Util Group ha tra gli obiettivi primari il mante-nimento della propria leadership nel mercato delprimo equipaggiamento in Europa, Nord Ame-rica, Giappone e Corea, insieme a una rapida cre-scita e affermazione nelle aree di più grande svi-luppo quali Cina, India e Indonesia, Centro eSud America. La premiership nell’OE ci con-sente di essere anche leader nell’After Market, gra-zie all’introduzione per primi dei nuovi prodottisulle reti di distribuzione e al conseguente con-trollo di importanti quote di mercato».

Parliamo del vostro reparto ricerca e svi-luppo. Quali sono le ultime tecnologie da voiimpiegate e quale valore aggiunto offrono intermini di performance?«Ricerca e Sviluppo sono il cuore pulsante diun’azienda che vuole sostenere la leadership e

� � porsi traguardi ambiziosi. In questi termini sonostati affrontati numerosi investimenti, umani estrutturali in mezzi, sviluppando strette collabo-razioni con Università in Europa, Nord Americae da ultimo anche in Asia. Tra i programmi di in-novazione molta attenzione è riferita ai materialinanotecnologici. Le conoscenze acquisite ci per-mettono di sviluppare importanti programmi dico-design con gli OEM e con i principali TIER1produttori dei sistemi frenanti».

Quali prospettive intravede per il futuro delsettore in generale e dell’azienda in particolare? «La sfida è nel saper, da un lato mantenere la lea-dership nei mercati maturi, dall’altro cogliere lagrande opportunità della veloce crescita deimercati nei paesi emergenti, catturandone altequote. Util ha molte possibilità di essere tra iprotagonisti del sostegno di questa crescita,grazie alla qualità del management e dellastruttura e ai vantaggi competitivi, non sologià consolidati, ma in continua, crescente im-plementazione».

��

La globalizzazione dell’azienda è un vantaggio competitivo,che consente di pianificare strategie di mercato di piùampie vedute, di garantire ai nostri clienti una costantepresenza in tutte le principali aree geografiche

Page 103: dossier piemonte 04 2011
Page 104: dossier piemonte 04 2011

IMPRENDITORI DELL’ANNO

138 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Qualità contro inaffidabilità. Ricerca contro scarso

know how. La delocalizzazione fa risparmiare,

ma ha i suoi costi. E fortunatamente non tutti sono

disposti ad adeguarsi. La parola a Daniele Facelli,

titolare di una giovane azienda dell’astigiano

Luca Cavera

Chi investesul futuroIl settore automotive è ormai da anni “at-

taccato” dalle ciclopiche economie extra-europee della Cina e dell’India e anche daalcune più vicine, come la Turchia. Verso

quei Paesi si sono indirizzate diverse case auto-mobilistiche, attratte dai bassi costi della mano-dopera. Di contro, dalle nuove tigri dell’econo-mia industriale non si riescono a ottenere néprodotti innovativi e di qualità, né stabilimentiche rispettino l’ambiente. Per trovare aziende chesoddisfino questi requisiti non è necessario peròaffrontare lunghi viaggi, si può anche restare inPiemonte. Una di queste realtà è la Gig, giovanesocietà che si occupa di trattamenti superficiali(trattamenti galvanici, sabbiatura, sbavatura ter-mica, soluzionatura e adesivazione) per compo-nenti utilizzati soprattutto nel settore automotive.Il titolare, Daniele Facelli, descrive alcune dina-miche sottese all’odierna industria italiana.

Le vostre attività hanno come comune de-nominatore l’automazione. Qual è il principiosu cui si basa il concept contemporaneo del-l’automazione?«Sino a ora si è basato sulla necessità di abbas-sare o limitare al minimo la presenza del fattoreumano. Ma questo concetto andrebbe rivalutatonell’ottica di un’“automazione globale” in cui ilfattore umano abbia una rilevanza maggiore,non tanto sotto il profilo dell’apporto manuale,quanto concettuale-operativo. Tante volte ab-biamo riscontrato che se si fossero seguiti i con-sigli di chi opera vicino alle unità produttive, leautomazioni sarebbero state più efficienti. Tut-tavia l’automatizzazione è ancora un fattorechiave per essere competitivi sul mercato. Peròa monte deve esserci un progetto coerente cheunisca all’efficienza anche una serie di requisititecnologici».

Di fronte alla crescente “fuga all’estero”,quali sono i punti di forza per tenere alta labandiera dell’industria italiana?«La delocalizzazione di alcune produzioni è statadettata unicamente dalla volontà di abbattere icosti della manodopera. Ma l’abbattimento dei

Daniele Facelli.

Nelle altre immagini,

ambienti di produzione

della Gig

di Cortiglione (AT)

www.gig-srl.it

costi non è stato seguito da una crescita culturaledelle aziende. Così dopo alcuni anni, molti pro-dotti tornano a essere fatti in Italia, perché carentidal punto di vista dell’affidabilità, a causa delloscarso know how delle produzioni estere. Guar-dare unicamente al costo finale è una scelta nonpiù vincente. Il prodotto lo crea l’azienda el’azienda è fondamentalmente la componenteumana. Per quanto ci riguarda, siamo un’aziendaradicata nel territorio e che cerca di “resistere” alladelocalizzazione».

Page 105: dossier piemonte 04 2011

Daniele Facelli

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 139

Quali obiettivi vi hanno portato a collabo-rare con il Politecnico di Torino e con i centridi ricerca di alcune case automobilistiche eu-ropee?«L’obiettivo è la ricerca di nuovi processi tecno-logicamente avanzati. Noi cerchiamo di coin-volgere centri di ricerca e università in progettisull’ecosostenibilità, in particolare per l’elimina-zione dei metalli potenzialmente dannosi, dasostituire con polimeri a base di acqua. In futuro,le risorse naturali saranno sempre più limitate equindi più care. La possibilità di impiegare ele-menti organici ci renderebbe meno schiavi dimaterie prime prossime all’esaurimento. Solodalla simbiosi fra chi fa ricerca, chi produce sipuò ottenere un risultato che esca dai laboratoriper entrare nella vita di tutti i giorni».

Le più grandi aziende hanno iniziato a spe-rimentare l’automobile elettrica. Voi cosa stateprogettando su questo fronte?«Stiamo osservando con attenzione gli sviluppidel settore. Certamente l’auto elettrica appor-terà dei cambiamenti, soprattutto sulla trazionee sui motori. Per quanto riguarda gli altri aspettile ricadute saranno minime. Noi stiamo valu-tando la possibilità di utilizzare trattamenti abassissimo spessore, pensati proprio per l’autoelettrica. Con poco spessore, e dunque un pesominore rispetto ai mezzi attuali, si avrà un ri-sparmio di energia nella trazione e una resamigliore dei motori».

Quali sono gli altri progetti per il futurodella Gig?«A breve, conclusi i test di laboratorio, avvie-remo una linea pilota per un nuovo tratta-mento brevettato. In parallelo inizieremo unaristrutturazione logistica, ridisegneremo il la-yout produttivo aziendale sostituendo attrez-zature datate. Queste possibilità sono anche ilfrutto di un importante investimento nel-l’energia rinnovabile – abbiamo installato unimpianto fotovoltaico –, che ci permette di es-sere quasi autosufficienti e di rispettare l’am-biente, sia dentro che fuori dall’azienda».

~

Siamo propensi a utilizzaretrattamenti a basso spessorepensati per l’auto elettrica,con cui si avrà un risparmiodi energia nella trazionee una resa migliore dei motori

Page 106: dossier piemonte 04 2011

IMPRENDITORI DELL’ANNO

140 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Rimboccarsi le maniche è l’unico modo a disposizione

dei piccoli imprenditori per uscire dalla crisi, anche se quello

della ricambistica, strettamente connesso al mercato dell’auto,

è un settore che mette a dura prova. Ne parla Giancarlo Gallina

Amedeo Longhi

La difficile sfida degli autoricambi

Legato a doppio filo al mercato del-l’auto, con esso il settore della ri-cambistica sta condividendo questafase di pesante crisi. Le previsioni

più ottimistiche per il 2011 auspicano che ilcalo delle vendite si fermi al sei per cento. Il caso, di un’azienda di ricambi auto, che hatrovato il modo di sopperire alle trasforma-zioni del mercato, raccontato dal suo titolareGiancarlo Gallina. «Il nostro impegno è statorivolto verso le imprese con cui lavoriamo, perlo più officine, in collaborazione con le qualiabbiamo cercato di aggiornare sia le cono-scenze tecniche, attraverso corsi di forma-zione, sia le attrezzature. Purtroppo la man-canza di denaro causata dal blocco deifinanziamenti da parte delle banche è una

grave penalizzazione».Oltre alla crisi il vostro settore risente

anche di una trasformazione maturata ne-gli ultimi anni.«I numerosi incentivi hanno spinto i posses-sori di automobili a puntare sulla sostitu-zione completa della vettura piuttosto chesulla sua riparazione. Inoltre il circuito deiconcessionari ci taglia fuori: agli automobili-sti, al momento dell’acquisto della macchina,viene offerta una garanzia di tre anni oltre auna serie di proposte manutentive come iprimi tre tagliandi gratuiti e i successivi scon-tati. In questo modo sono sempre meno co-loro che si rivolgono a noi o alle officine chenoi riforniamo, perché ovviamente il con-cessionario va a prendere i pezzi di ricambio

direttamente presso la casamadre».

È cambiata anche la tec-nologia e con essa le esi-genze meccaniche delle vet-ture.«Oggi molte parti di con-sumo durano di più, un cu-scinetto che una volta andavasostituito ogni diecimila chi-lometri adesso dura diecivolte tanto. Fortunatamenteci sono alcuni prodotti che si

Sopra,

Giancarlo Gallina,

titolare della Ricambi

Auto di Chivasso (TO).

Nelle altre immagini,

l’interno dell’azienda

www.gallinaricambi.it

Page 107: dossier piemonte 04 2011

Giancarlo Gallina

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 141

sono imposti, come i kit distribuzione. Dalpunto di vista normativo poi nel 2005 è ar-rivata la legge Monti a liberalizzare il mer-cato, aprendo la strada ai ricambi di concor-renza. Noi teniamo solo componentisticaoriginale e da un lato subiamo lo sposta-mento delle richieste verso prodotti dai prezziinferiori, dall’altro beneficiamo di chi du-rante la garanzia si è abituato a rifornirsi di-rettamente presso la casa madre e, scaduti i treanni, vuol continuare ad acquistare pezzi ori-ginali».

Come avete reagito a questa difficile si-tuazione? «Nel 2007 ci siamo spostati in una zona stra-tegicamente meglio collocata, anche perché ilcentro storico di Chivasso, dove eravamoubicati in precedenza, è stato rivoluzionato ereso meno accessibile. Abbiamo anche am-pliato i turni di lavoro, con orario conti-nuato tutti i giorni e aperture straordinariedomenicali. Inoltre abbiamo istituito un ser-vizio di distribuzione del materiale acqui-stato a domicilio con consegne tre volte algiorno, una al mattino e due al pomeriggio.Ci stiamo dando da fare, anche perché ab-biamo appena completato un ricambio ge-nerazionale all’interno del personale e vo-gliamo riuscire a dare un futuro sereno aigiovani che lavorano con noi».

~

❝A noi si rivolgonoin maniera più o menouguale privati e officine;entrambe le fettedi mercato però hannoaccusato una flessioneconsiderevole

Chi sono i vostri acquirenti?«A noi si rivolgono privati e officine, con ri-chieste equamente divise. Entrambe le fettedi mercato però hanno accusato una fles-sione considerevole: i privati, in questo pe-riodo di ristrettezza, preferiscono risparmiaresulla manutenzione e, quando possono, an-che sugli interventi straordinari. I meccanicivanno invece incontro alla crisi di liquidità.Con diverse officine abbiamo organizzatoanche corsi di aggiornamento e di specializ-zazione, molti erano pronti per acquistarenuove attrezzature e fornire nuovi servizi,ma senza l’appoggio delle banche e dei fi-nanziamenti che esse erogano nessuno è ingrado di attuare questa politica anticrisiespansiva e propositiva. È un cane che simorde la coda. Ciononostante siamo otti-misti: la nostra è un’impresa familiare che vaavanti da sessant’anni e quattro generazionie continueremo a lavorare con l’auspicio chepresto il mercato si riprenda».

Page 108: dossier piemonte 04 2011

Notorietà non è, necessariamente, si-nonimo di qualità. La maggiorparte dei consumatori molto pro-babilmente nemmeno si immagina

che dietro le applicazioni e gli oggetti di usoquotidiano, dai telefoni alle automobili, vi sonoi progetti e i disegni di piccole e medie aziendeeccellenti e innovative, chiamate dai grandi mar-chi per elaborare i sistemi e le centraline elettro-niche interne alle loro produzioni. Nomi chenon vengono mai alla ribalta, ma che meritanoun giusto riconoscimento rappresentando l’ec-cellenza del comparto tecnologico italiano. È ilcaso della Saet, società di Busca, in provincia diCuneo, da alcuni anni concentrata sullo sviluppodi sistemi a microcontrollore e microprocessoreper le principali industrie europee. «Ogni oggetto

che vive la nostra quotidianità, supportandocinelle attività lavorative, di comunicazione visivao scritta, industriale, logistica, medicale oppuredomestica, sotto la sua superficie possiede unmotore tecnologico capace di farlo vivere - spiegal'amministratore delegato di Saet, MassimoGaido -. Questo è quello che noi andiamo acreare». Tante volte non si pensa al fatto che laflessibilità del design e la sempre più evidente leg-gerezza delle produzioni high-tec sono rese pos-sibili, in primis, dall'efficacia e dalla versatilità delsuo propulsore tecnologico interno. «È su questoche noi puntiamo – sottolinea Gaido -. ConSaet abbiamo maturato oltre vent’anni di espe-rienza e oggi ci possiamo permettere di analizzare,proporre e applicare le tecnologie più vantaggiosein termini di costi e prestazioni, posizionandocicome partner preferenziale di importanti aziendeoperanti nei settori industriali, civili e automo-tive». I numeri attestano la crescita del gruppoguidato da Gaido, che proprio di recente ha al-largato la sua compagine societaria.

Saet, a differenza di molte altre aziende delsettore, non si limita a progettare, ma pro-duce al suo interno le tecnologie. Come maiquesta scelta?«L’industria chiede, giustamente, tempi e moda-lità sempre più flessibili. Per questo non amadoversi confrontare con più soggetti, da chi pro-getta a chi assembla fino a chi segue la manu-tenzione del prodotto. Ciò implica una spesa, an-che in termini temporali, da non sottovalutare.

IMPRENDITORI DELL’ANNO

Il caso della cuneese Saet, tra le più apprezzate realtà europee

nell’ambito della progettazione elettronica. A parlarne è direttamente

il suo amministratore delegato, Massimo Gaido

Andrea Moscariello

Nel cuore tecnologicodell’industria italiana

Sotto, Massimo Gaido,

a capo della Saet.

Nelle altre immagini,

un interno

dello stabilimento

e alcuni prodotti

realizzati dall’azienda

di Busca (Cn)

142 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Page 109: dossier piemonte 04 2011

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 143

nologia, richiesta e finanziata dall’Unione Euro-pea, che permette di razionalizzare lo spargi-mento del sale sul manto stradale. Riguardadunque tutti i problemi che insorgono nella ge-stione della viabilità invernale. Quello che stiamoportando a termine inciderà sulla riduzione de-gli sprechi di sale, che al di là del risparmio eco-nomico, se utilizzato erroneamente e in manieraeccessiva, crea inquinamento. In secondo luogoapporteremo importanti novità per ciò che con-cerne la sicurezza degli automobilisti e dell’ope-ratore stesso che utilizzerà la macchina».

Come?«Integrando un sistema per la chiamata di sicu-rezza denominato e-call. È un nuovo standardeuropeo purtroppo ancora non recepito nel no-stro paese. Anzi, possiamo dire di essere i primia proporlo e utilizzarlo in Italia».

La vostra è una produzione in serie, stan-dardizzata?«No, pur mantenendo i vantaggi di costo che siottengono acquistando da catalogo, ognuna dellenostre progettazioni è costruita su misura, a se-conda di ciò che ci viene richiesto dal commit-tente. Seguiamo, quindi, una logica taylor made.La ricerca interna, di conseguenza, non è maifine a se stessa, ma sempre rivolta a una proget- › ›

Massimo Gaido

Ciò che colpisce della Saet è l’approccio trasversalmenteomogeneo che il suo staff ha nei confronti della piccola aziendacosì come della grande multinazionale. Ogni progetto viene infatticoncepito “su misura”, curandone le fasi di analisi, progettazione,prototipazione, validazione e certificazione, nonché tuttisuccessivi momenti di sviluppo della metodologia di produzione edi industrializzazione del prodotto. Il montaggio e la saldaturadelle schede elettroniche viene realizzato, a seconda delleapplicazioni, in modo manuale, semiautomatico o completamenteautomatico, sia all’interno della stessa struttura, tramiteattrezzature pick&place e assiali di ultima generazione, cheesternamente, grazie alle partnership instaurate con altreaziende del settore. L’assemblaggio, le tarature, i collaudiparametrici e funzionali dei dispositivi vengono invece eseguiticompletamente all’interno della sede di Busca (Cn), con l’ausiliodi strumentazione e attrezzature automatiche o semiautomaticheperiodicamente verificate e calibrate.www.saetsrl.com

Elettronica su misura

Per questo con Saet puntiamo a divenire un in-terlocutore unico per i nostro clienti. Ecco spie-gato il motivo della nostra produzione interna.Inoltre, a tal proposito, abbiamo da poco ac-quisito un’azienda specializzata nei cablaggi elet-trici, la Cablofil, per cui andremo a offrire, oltrealla progettazione, all’ingegnerizzazione e allacostruzione, un pacchetto comprensivo dei caviche compongono la macchina».

Dunque come impresa si può dire che pun-tate a “fare rete” con altri attori della filiera?«Siamo sempre stati molto attenti a questoaspetto. Ci teniamo a instaurare collaborazionidi vario genere. La tecnologia è il frutto della ri-cerca e del confronto, per cui è fondamentale ot-tenere sempre più apporti e valori aggiunti. An-che per questo, nei prossimi mesi porteremo a

termine un importanteprogetto europeo, dicui siamo coordina-tori, che vede coin-volte 5 aziende pro-venienti da 5 paesidifferenti».

Di che progetto sitratta?«Si tratta di un tec-

Page 110: dossier piemonte 04 2011

tazione che dovrà poi essere proposta sul mercato.Nei tempi più rapidi possibili».

Soprattutto su quali territori operate?«I nostri prodotti, pur essendo presenti in piùpaesi, trovano i loro principali sbocchi di svilupponel Nord Italia. Ciò avviene perché è fonda-mentale, data la sofisticatezza delle nostre tecno-logie, poter essere presenti fisicamente presso lenostre aziende clienti. In fondo anche questa pe-culiarità rappresenta uno dei nostri più apprez-zati valori aggiunti che ci distingue da molti no-stri competitor sul mercato».

Dunque non temete la con-correnza estera?«Non al momento. Quella che

realizziamo è una tecno-logia che, tanto per ci-tare i più importanti,paesi emergenti comeIndia e Cina non pro-ducono. Ripeto, il no-stro non è un knowhow facilmente espor-tabile, casomai sono leproduzioni che conten-gono i nostri progetti apoter essere venduti nel

mondo. Nel confronto estero quello che ci pe-nalizza sono i costi, fiscali e del lavoro, sicura-mente più alti rispetto alla media europea».

In Piemonte uno dei settori strategici, sucui tra l’altro lavorate anche voi, è quellodell’automotive. Quali sono le sue aspettativesu quella che è, a tutti gli effetti, l’industriapiù importante per il territorio?«Più che aspettative ho delle speranze. Mi au-guro di vedere sempre più investimenti rivoltial Piemonte e alle sue eccellenze. Una voltaportate fuori confine le nostre maestranze e lenostre capacità difficilmente poi vi faranno ri-torno. Anche per questo la questione Fiat èmolto delicata. Dal mio punto di vista mi au-guro che i nuovi accordi contrattuali stipulaticon i sindacati permettano quei livelli di flessi-bilità tali da favorire il rientro degli investi-menti in regione».

Mentre cosa si aspetta, nello specifico, peril futuro della sua azienda?«Intanto di continuare a crescere e consolidarci.Stiamo investendo molto in formazione, tec-nologia e sicurezza, per poter essere pronti allenuove sfide che il mercato vorrà sottoporci.Nel settore elettronico se non si sta al passo coni tempi si rimane fuori dai giochi».

› ›

~

La ricerca interna nonè mai fine a se stessa,ma è rivolta a unaprogettazione chedovrà poi essereproposta sul mercato.Nei tempi più rapidipossibili

144 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Page 111: dossier piemonte 04 2011
Page 112: dossier piemonte 04 2011

146 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Le piccole e le grandi aziende impe-gnate nella produzione di apparec-chiature per il settore elettronicohanno un grande problema: ottenere

il massimo della qualità contenendo i costi.Questo problema può però anche essere af-frontato come una sfida, la cui palma della vit-toria è l’affermazione sul mercato internazio-nale. Alcune realtà imprenditoriali l’hannoappunto interpretato in questo modo, e se diproblema si trattava, si può dire che l’hanno ri-solto con successo. Una di queste aziende è laProtea Engineering, che è riuscita a farsi stradanel settore dell’automotive così come in quellodegli apparecchi elettromedicali e dell’indu-stria elettronica in genere. L’amministratoreunico Eraldo Luciano ha risposto ad alcune do-mande in cui spiega il loro approccio.

Come vi rapportate con la sfida posta dalmercato delle apparecchiature elettroniche?«Ci siamo sempre impegnati per sviluppare siacome azienda che come linea produttiva unacapacità, che abbiamo ritenuto essere quellavincente per affrontare e battere la concor-renza. Questa capacità è la flessibilità, soprat-tutto applicata nella produzione. Pensiamo chesia l’unico modo per adattarsi perfettamentealle esigenze della clientela. L’aver realizzato laprogettazione e la costruzione di apparecchia-ture di collaudo studiate per ogni singolo pro-dotto assemblato, ci ha consentito di eseguiresia le piccole sia le grandi produzioni, in contolavoro e in conto proprio, garantendo la qua-lità e costi concretamente competitivi».

Vi siete specializzati in unasezione peculiare del settoredell’elettronica?«La nostra produzione princi-pale è incentrata sul montag-gio di apparecchiature elettro-niche e di circuiti concomponenti elettronici, sia tra-dizionali che Smt. Questi sonousati soprattutto nel settore au-tomotive; all’interno di questomercato specifico ci siamo af-fermati come fornitori di unadelle aziende leader del settore,il Gruppo Bitron. Questo è a sua volta forni-tore delle principali aziende automobilisticheeuropee e mondiali. Oltre a questa specializza-zione, ci occupiamo del settore elettromedicalee di quello industriale in genere».

Quali sono gli strumenti con i quali rea-lizzate materialmente i vostri prodotti?«Abbiamo una struttura produttiva caratteriz-zata da dodici apparecchiature automatiche diassemblaggio Smt (Yamaha, I-Pulse e Philips)sei forni per rifusione (Iemme, Ersa, Techwine Samsung), sei apparecchiature serigraficheautomatiche (Mpm) e una grande cella frigo-rifera automatizzata, con controllo della tem-peratura e umidità (con relativo Data Loggerper avere sempre a disposizione,sul computer,un grafico dell’andamento della temperatura)utile per lo stoccaggio dei circuiti preassem-blati. Il nostro impianto ha ricevuto la certifi-cazione Uni En Iso 9001:2008».

“Flessibilità” è una delle parole chiave nel discorso sull’economia

reale. Come si concretizza nella vita delle aziende?

Eraldo Luciano, amministratore di una società specializzata

nel settore dell’elettronica, racconta la sua decennale esperienzaLuca Cavera

IMPRENDITORI DELL’ANNO

La flessibilità nella produzione

Eraldo Luciano, amministratore unico di Protea

Engineering Srl, Dronero (Cuneo)

[email protected]

Page 113: dossier piemonte 04 2011

~Per grandi linee, qual è la

storia della Protea Enginee-ring?«È stata fondata quasi ven-

t’anni fa, benché io abbia iniziato l’attività inquesto settore già nel 1981, quando cominciaia occuparmi dell’assemblaggio di apparecchia-ture e di circuiti elettronici. Oggi si occupanodell’azienda anche i miei due figli Massimo edEmanuele. In questi trent’anni di attività hocercato di trasferire all’interno dell’azienda tuttele risorse – sia economiche sia tecniche – cheavevo acquisito nel corso della mia esperienzaprecedente».

Quindi il futuro dell’azienda sarà quello diavere ancora alla guida la vostra famiglia?«Questo è il mio auspicio ed è quello per ilquale ho lavorato. Oggi cerco di gestire i suc-cessi ottenuti dando progressivamente un mag-gior impegno decisionale dei miei figli. La no-

stra preoccupazione non è la successione, ma ilpotenziamento della nostra capacità di stare sulmercato».

La flessibilità di cui si parlava è intesa an-che come la costruzione di un rapporto di-verso dall’ordinario fra azienda, intesa anchecome struttura, e dipendenti?«Certamente, per noi la flessibilità vuol dire an-che creare un ambiente più accogliente per i la-voratori. All’interno della nostra struttura –dal 2000 ci siamo trasferiti in un moderno sta-bilimento di 3600 metri quadri disposto su duepiani – alcuni locali sono stati “riservati” ai di-pendenti, soci, clienti e fornitori. In questi lo-cali ci sono un club privato, una palestra estiamo pensando anche alla creazione di un bar,sempre all’interno dell’azienda. Avere dedicatoparte dello spazio a degli ambienti relax hacertamente contribuito al rendimento com-plessivo di tutti».

Eraldo Luciano

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 147

❝La struttura è caratterizzata da dodiciapparecchiature automatiche di assemblaggioSmt, sei forni per rifusione, sei apparecchiatureserigrafiche automatiche e una grande cellafrigorifera automatizzata

Page 114: dossier piemonte 04 2011

IMPRENDITORI DELL’ANNO

148 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Anche in un settore tecnico come quello

dei componenti elettronici occorre una politica

imprenditoriale audace per affermarsi. Questo può

voler dire non seguire le tendenze del mercato.

Roberto Pogliani racconta la sua esperienza

Amedeo Longhi

Puntiamoal plug and playIl modo per superare un periodo difficile

come quello che sta vivendo l’industriaitaliana e mondiale può risiedere in unascelta coraggiosa e creativa: andare in con-

trotendenza. Mentre tutti tendono a delocalizzare, noi valo-rizziamo la produzione locale.Mentre le prime voci di bilancio che subisconodei tagli sono quelle del personale e delle infra-strutture aziendali, noi abbiamo creato uno staffaffiatato e un ambiente di lavoro piacevole. Mentre attraverso le economie di scala della pro-duzione seriale si cerca di incrementare i guada-gni, noi ci siamo specializzati nella personaliz-zazione. È la strada intrapresa dalla Shield diCavaglietto, in provincia di Novara, che da quasitrent’anni è amministrata dai fratelli Pogliani,Renato e Roberto. «La nostra struttura occupaun’area di più di quarantamila metri quadri –spiega Roberto descrivendo la realtà aziendale –, lo stabilimento si fonde nei colori della cam-pagna circostante, con ampi spazi e moderniimpianti entro i quali si realizzano stampaggioplastica, taglio cavo, saldatura elettronica SMDe a onda, torneria, assemblaggio automatizzato». Da molti anni i due fratelli, fondendo le singolecapacità di ciascuno, dirigono un gruppo cheoggi conta una cinquantina di persone e ne cu-rano la crescita seguendo un percorso moltoparticolare: «Il personale il più delle volte è as-sunto senza competenze specifiche; viene se-guito e istruito affinché assuma il profilo pro-fessionale migliore e acquisisca un buonknow-how. Puntiamo su donne, quasi la metà deltotale, e giovani, che rappresentano la scom-messa nella quale investiamo per raggiungerequegli obiettivi che conferiscono alla Shield unafisionomia del tutto particolare». Le idee innovative emergono grazie a un attentostudio dell’applicazione finale e un contatto rav-vicinato con l’utilizzatore: «Questo è il nostroprincipio guida – racconta ancora Pogliani –,tanto che in alcune occasioni abbiamo proget-

Sopra, Roberto

e Renato Pogliani

della Shield di

Cavaglietto (NO).

Nell’altra pagina,

le linee di assemblaggio

e un prodotto

dell’azienda

www.shield.net

tato e prodotto internamente macchine auto-matiche per le nostre stesse linee di produzione.Lo scopo principale non era solo realizzare qual-cosa difficile da trovare da altri fornitori, maanche sperimentare la natura dei problemi nel-l’assemblaggio di una macchina».Un altro punto chiave è la strategia che ha por-tato la Shield a evitare la via della delocalizza-zione, che pure oggi è molto in voga: «In que-sto periodo della storia industriale, in cui lenostre aziende nazionali stanno trasferendo al-l’estero le linee produttive, noi continuiamo aprogettare e creare al nostro interno, dall’inizioalla fine, lavorando su articoli che possono es-sere personalizzati e adattati alle specifiche ne-

Page 115: dossier piemonte 04 2011

Roberto Pogliani

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 149

cessità dell’utilizzatore, commisurati ai suoi bi-sogni, “reinventando” il prodotto di volta involta per soddisfare le richieste di ciascun com-mittente». La concorrenza quindi non è più ba-sata esclusivamente sul prezzo: «Ecco di nuovoil nostro concetto chiave: andare in controten-denza, puntare ancora sulla capacità e sul-l’esperienza della produzione personalizzata peraumentare la competitività». Pogliani analizza con lucidità le tendenze delmercato: «La delocalizzazione può essere gestitabene realizzando prodotti in larga scala, tuttiuguali tra loro, con tempi di consegna lunghi.Per produrre in territori in cui la manodopera haun costo molto elevato, come l’Italia, è necessa-

rio diversificare l’offerta facendo capire agli ac-quirenti che la personalizzazione è possibile e ac-quisendo in questo modo competitività». La spiegazione prosegue con un esempio relativoall’attività della stessa Shield: «Chi si rivolge anoi, anziché acquistare dei connettori da mon-tare e del cavo, riceve connettori già assemblaticon cavi, lunghezze e dimensioni rispondentialle specifiche richieste o addirittura un sistemacompleto plug and play già finito, collaudato epronto per essere installato anche da personalenon esperto».La risposta del mercato è positiva. Lo dimostrail fatto che anche i costruttori di macchine eu-ropei, se non vogliono essere costretti a emi-grare, devono proporre prodotti sempre piùpersonalizzati e mantenersi flessibili per essere ingrado di assecondare le richieste più specifiche.Per questa ragione i circuiti elettrici devono es-sere sempre più complessi, diversificati e realiz-zati in tempi rapidi. «Per garantire questi servizi – conclude Pogliani– è necessario disporre di uno staff tecnico e diagenti capaci di capire le esigenze particolari diciascun acquirente, di elaborarle e di trasformalenel prodotto specifico desiderato, il tutto intempi brevi. Per supportare un apparato pro-duttivo con queste caratteristiche è fondamen-tale poter contare su un’adeguata rete commer-ciale, che va costantemente sviluppata eaggiornata».

~

Ecco il nostro concetto chiave:andare in controtendenza, puntare sulla

capacità e sull’esperienzadella produzione

personalizzata

Page 116: dossier piemonte 04 2011

IMPRENDITORI DELL’ANNO

150 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Il futuro dell’illuminazione è il Led.

Una tecnologia che permette un rendimento

altissimo e consumi ridotti. E che troverà

applicazione nell’automotive ma anche in molti

altri settori. Il punto di Andrea Ferraris

Luca Righi

La rivoluzionedell’illuminazione

Siamo alle soglie di una vera rivoluzionedell’illuminazione, che coinvolgerà di-versi settori. Sembra che nei prossimi 5-10 anni la tecnologia dei Led (Light

Emitting Diodes) sostituirà la tradizionale lam-padina a incandescenza, a ritmi sempre più ser-rati. Una trasformazione che sarà simile a quellaavvenuta nel settore Tv, con la sostituzione deitubi catodici con la tecnologia Lcd. «I plus offertidai Led sono davvero schiaccianti- afferma An-drea Ferraris, presidente della eurolites, aziendatorinese leader sul panorama internazionale nellaproduzione di apparecchi di illuminazione per ilmercato automotive -: la loro tecnologia co-struttiva permette un rendimento altissimo nellaconversione da energia a luce. Per questo consu-mano l’80% in meno e non sviluppano calore,esattamente al contrario delle lampadine che dis-sipano la maggior parte di energia in calore. Inol-tre, non avendo il classico filamento, la parte piùsoggetta a rottura, sono assolutamente resistentiagli shock da vibrazione, garantendo durata paria 100.000 ore di funzionamento contro le 3-5000 ore delle lampadine. E ancora, possiamo ag-

Andrea Ferraris,

presidente della

eurolites di Torino

www.eurolites.it

giungere tempi di risposta on/off rapidissimi, lapossibilità di realizzare apparecchi più compatti,maggiore libertà nel design, l’integrazione di soft-ware di comando all’interno del dispositivo, l’as-senza di componenti inquinanti».

Come si è attrezzata eurolites per fronteg-giare questo cambiamento “epocale”?«Siamo partiti cinque anni fa con un pro-gramma di sviluppo innanzitutto delle nostrecompetenze tecniche: alle nostre tradizionalicapacità in campo fotometrico, elettrico e nellostampaggio plastico abbiamo affiancato le co-noscenze specifiche nel campo elettronico ri-chieste dalla tecnologia Led, che ricordiamo

Page 117: dossier piemonte 04 2011

Andrea Ferraris

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 151

sono dei semiconduttori integrati su un cir-cuito elettronico. Così abbiamo iniziato a svi-luppare una gamma di prodotti a Led specificiper il veicolo industriale, dove riteniamo cisiano le applicazioni più interessanti per gli uti-lizzatori. Questo programma, che stiamo sem-pre più ampliando, ci sta dando notevoli sod-disfazioni».

Qual è l’obiettivo finale di eurolites al ri-guardo?«Innanzitutto, non può esistere un obiettivo“finale”: ogni volta che si raggiunge un tra-guardo bisogna subito fissarne uno nuovo, nonsi può mai stare fermi, altrimenti si rischia di es-sere subito in ritardo sul mercato. Detto questo,ci poniamo un obiettivo ambizioso: quello di“leddizzare” il parco circolante. Cioè, offrire atutti gli utilizzatori i vantaggi delle applicazionia Led in modo compatibile ed economico ri-spetto alle applicazioni tradizionali in uso cor-rente».

Ci sono altre iniziative previste a breve?«Abbiamo un programma davvero intenso. Gra-zie alle conoscenze sviluppate abbiamo portatola nostra tecnologia in altri settori, dalle appli-cazioni per la nautica all’illuminotecnica civile.In questo momento stiamo realizzando un pro-getto di illuminazione integrata a Led per unodei maggiori produttori europei di ascensori eun faro a infrarossi per visione notturna».

Oltre 1500 clienti in oltre 60 paesi nelmondo, una quota di export che si aggiraintorno al 65% del fatturato. La vocazioneinternazionale della eurolites è indubbia.Ma è ancora possibile oggi produrre in Ita-lia e rimanere competitivi sul mercato in-ternazionale?«Noi ci crediamo ancora. Il patrimonio tec-nico e industriale dell’azienda, costruito inoltre 60 anni di attività, ci permette di col-mare l’inevitabile gap di costo con i paesi low

cost. Inoltre, eurolites conta su una rete di for-nitori super specializzati ed efficienti, che par-tecipano a questa sfida. La fanaleria è un pro-dotto di sicurezza, e come tale va trattato. Èindispensabile la responsabilizzazione di chiimmette il prodotto sul mercato, che devegarantirne la qualità e la conformità. La no-stra vocazione e specializzazione come pro-duttori di illuminazione ci permette di tute-lare appieno il consumatore».

Come vede il posizionamento competi-tivo della eurolites?«Nell’aftermarket ci sono tre fattori competi-tivi essenziali: gamma, servizio e prezzo.Ognuno indispensabile quanto l’altro, biso-gna eccellere in tutti e tre per essere concor-renziali. Tutte le nostre azioni vanno in que-sto senso e stiamo conseguendo risultatidavvero significativi. In particolare ci stiamosempre più specializzando nell’offerta per ilveicolo industriale, dove questi tre “pilastri”sono, se possibile, ancora più qualificanti, inquanto ci si rivolge a un consumatore finaleprofessionale e, quindi, esigente».

~

Abbiamo iniziato a sviluppareuna gamma di prodotti a Ledspecifici per il veicolo industriale,dove riteniamo ci sianole applicazioni più interessantiper gli utilizzatori

Page 118: dossier piemonte 04 2011

152 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Il Canavese, nella provincia di Torino, èuna zona ad alta concentrazione di fab-briche per lo stampaggio a caldo dell’ac-ciaio. Un settore che è stato duramente

colpito dalla crisi, specie nel 2009, dal mo-mento che la recessione ha coinvolto anchemolti mercati ad esso collegati. In questo con-testo, la OMS Spa, storica azienda presente sulterritorio ormai da sessant’anni, ha saputo rial-zarsi con successo, puntando su carte vincentiquali tecnologia, flessibilità e qualità. Oggiguarda al futuro con ottimismo. Flavio Icardi,Ad e direttore acquisti, e Massimo Corippo,Ad e direttore commerciale dell’azienda rac-contano la storia e i nuovi obiettivi di un’im-presa fortemente radicata nel territorio.

Com’è nata la OMS e quali sono, oggi, inumeri dell’azienda?Flavio Icardi: «La OMS è nata nel 1952 per ini-ziativa di tre soci che misero in comune le ri-spettive competenze nel settore della mecca-

nica e dello stampaggio a caldo dell’acciaio, al-l’epoca ancora eseguito con magli e forni di ri-scaldamento a nafta. L’attività oggi è concentratanello stabilimento di proprietà del gruppo, situatoa Salassa Canavese e dislocato su una superficie di26mila mq di cui 9mila coperti. L’azienda si è pro-gressivamente sviluppata nel settore dello stam-paggio a caldo di acciai per la produzione di in-granaggi e organi di trasmissione, tipologia diprodotto che la pone all’avanguardia nel propriocomparto di riferimento. Attualmente, tra ma-nodopera specializzata, impiegati tecnici e am-ministrativi, occupa circa 100 persone, mentre ilfatturato raggiunge i 33 milioni di euro».

A quali mercati vi rivolgete principalmente?Massimo Corippo: «Il prodotto della OMS è ri-volto soprattutto alle industrie del comparto au-tomotive, del movimento terra e dei veicoli in-dustriali. Siamo fornitori diretti di aziende dirilievo internazionale operanti nel settore. I mer-cati di riferimento sono, oltre a quello nazionale,

Nella pagina accanto,

da sinistra Flavio Icardi,

Ad e direttore acquisti

e Massimo Corippo,

Ad e direttore

commerciale

della OMS Spa

www.oms-spa.it

Ricerca e sviluppo, flessibilità, qualità. Su questi aspetti deve puntare il settore

dello stampaggio a caldo dell’acciaio per continuare la corsa verso la ripresa.

L’esperienza della OMS Spa

Eugenia Campo di Costa

Lo stampaggio è semprepiù tecnologico

Page 119: dossier piemonte 04 2011

Flavio Icardi e Massimo Corippo

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 153

l’Europa, il Nord e il Sud America».Quali sono i punti di forza della vostra

azienda?Massimo Corippo: «Innanzi tutto la ricerca e losviluppo. La OMS è oggetto di continue analisie valutazioni da parte dei responsabili interni edei consulenti esterni, allo scopo di ottimizzaree migliorare l’attività aziendale a breve e lungotermine per garantire sempre maggior competi-tività, organizzazione e garanzia di qualità. Un’al-tra caratteristica necessaria per imporsi come lea-der in un mercato come quello dell’automotive,dove la concorrenza internazionale è composta daaziende di notevoli dimensioni, altamente spe-cializzate ma spesso poco disponibili a proporsicome “partner” dei clienti è la flessibilità. Per lecaratteristiche e le competenze maturate in que-sto senso siamo in grado di confrontarci con i“colossi” del mercato, pur mantenendo una strut-tura agile, personale polifunzionale e diretta-mente a contatto della proprietà. L’azienda for-nisce prodotti su specifiche richieste del cliente,progetta e costruisce al suo interno gli stampi, ga-rantisce la forniture anche di piccoli lotti ed è ingrado di consegnarli finiti di trattamento ter-mico, lavorazione meccanica e assemblaggio.Siamo inoltre in grado di garantire, già in fase diprogettazione, l’idoneità del progetto e del pro-dotto inviando al cliente la simulazione finale delprocesso di produzione mediante file video».

E per quanto concerne i costi e la qualità?Massimo Corippo: «Da anni investiamo sui con-trolli dei processi di produzione in modo da co-noscere esattamente la composizione dei costi perogni particolare prodotto. OMS è inoltreun’azienda di riferimento in termini di qualità deiprodotti, dispone di un laboratorio analisi e col-laudo in cui sono installate apparecchiature elet-troniche atte al controllo sia della materia primache dei particolari prodotti. È certificata Uni EnIso 9001/2000 ed Iso/Ts 16949:2002. Stiamoinoltre affrontando la certificazione ambientale esulla sicurezza».

Avete risentito molto della crisi?Flavio Icardi: «Nel 2009 la crisi ha toccato il

punto massimo, condizione peraltro condivisa datutte le aziende del settore, con un calo del 75%di fatturato. Un’elevata solidità patrimonialeci ha permesso di superare il periodo più cri-tico, insieme a un forte contenimento dei co-sti e al mantenimento della qualità su stan-dard elevati. Un ruolo importante, l’hannogiocato le risorse umane: abbiamo cercato dimantenere in azienda le professionalità pre-senti, evitando i licenziamenti».

Tirando le somme? Flavio Icardi: «La OMS possiede le capacità peraffrontare le continue sfide lanciate dal mercatodell’automotive. Il confronto quotidiano con laconcorrenza internazionale, “leader” del settore,costringe l’azienda a un continuo sviluppo sia diknow-how che di tecnologia. Tutto questo è resopossibile dal coinvolgimento e dalla collabora-zione di un team di responsabili giovani, moti-vati e dinamici, in continuo contatto con la pro-prietà e impegnati a conseguire gli obiettiviaziendali. OMS è un’azienda “partner” delcliente, in continuo movimento e alla ricerca dinuove sfide. Una impresa e un gruppo dina-mico, pronti alla competizione globale».

Per le caratteristiche e le competenzematurate siamo in grado diconfrontarci con i “colossi” delmercato, pur mantenendo unastruttura agile e personalepolifunzionale

Page 120: dossier piemonte 04 2011

IMPRENDITORI DELL’ANNO

154 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Un gioiello per l’impresaUn elemento raffinato e prezioso, capace però di prestazioni tecniche ineguagliabili.

Soprattutto in vista del crescente utilizzo di nuovi materiali, il diamante

sta diventando un alleato fondamentale. Ne parla Sergio Ferrero

Amedeo Longhi

Udendo la parola “diamante”, moltidi noi rivolgono quasi automatica-mente i loro pensieri verso sfarzosimonili e preziose lavorazioni effet-

tuate partendo da questa affascinante sembianzache può assumere il carbonio. Pochi tuttaviapensano alle grandi proprietà funzionali che idiamanti possiedono e al largo e fruttuoso im-piego che ne viene fatto in ambito industriale. Inquesto settore, una grande esperienza può van-tarla Sergio Ferrero, titolare della Leoma Dia-mant, che dal 1982 è attiva nella produzione diutensili superabrasivi. «Il nostro lavoro – spiegaFerrero – è dedicato alla produzione di utensili,sia in serie che personalizzati, in diamante e Cbna legante galvanico e resinoide».

Quali sono i vantaggi che può garantire il

diamante applicato in questi particolaricampi?«Il diamante è il materiale più duro che si possatrovare in natura. Per questo motivo con esso èpossibile lavorare materiali estremamente durioppure molto abrasivi come il Widia – che sa-rebbe carburo di tungsteno, altrimenti detto sem-plicemente “metallo duro”, il componente prin-cipale di molti utensili dalle elevate prestazioni –,leghe speciali non ferrose, ceramiche tecniche, ve-tro, pietre da costruzione, pietre preziose, mate-riali compositi e tanti altri elementi. L’elenco èdavvero lungo e le ricerche di nuovi materiali adalte prestazioni aggiungono di continuo nuovevoci: basti pensare all’enorme sviluppo della fibradi carbonio in questi ultimi anni, la cui lavora-zione viene fatta con i nostri utensili e porta a ot-

Page 121: dossier piemonte 04 2011

Sergio Ferrero

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 155

timi risultati in termini di produttività». Oltre al diamante utilizzate anche il Cbn. Di

cosa si tratta?«Abbiamo detto che il diamante non è adatto allalavorazione di materiali ferrosi. Per questo tipo diprocessi utilizziamo quindi il Cbn, elemento nonpresente in natura e quindi prodotto industrial-mente. Si tratta di un abrasivo sintetico secondoper durezza solo al diamante, con il quale con-divide le caratteristiche generali, che viene uti-lizzato per le lavorazioni di materiali ferrosi moltoduri come Hss o acciai speciali».

Come recuperate le materie prime per rea-lizzare i vostri utensili?«Naturalmente, l’elemento fondamentale del no-stro lavoro è il diamante industriale, che acqui-stiamo dai principali produttori a livello mon-diale. All’arrivo della materia prima vengonoeseguiti su di essa test e controlli di qualità, al finedi garantire l’omogeneità del prodotto e la con-seguente costanza della qualità degli utensili danoi realizzati».

Avete recentemente partecipato al Compo-tec, la fiera dei materiali compositi e tecnolo-gie correlate. Quali novità sono emerse inquell’occasione?

«Il materiale che si è dimostrato in mag-giore ascesa è la fibra di carbonio. Le

sue applicazioni sono in continuaed esponenziale espansione e

vanno dalle canne da pesca,alle racchette da tennis, finoad arrivare ai componentidelle auto e moto da corsa,ma anche dei satelliti spa-

ziali, così come degli aerei. Per quanto riguardail nostro specifico settore questo è un dato in-coraggiante, poiché il modo migliore per lavo-rare la fibra di carbonio è utilizzare gli utensilidiamantati».

Chi rifornite principalmente e in quali set-tori vengono impiegati i vostri prodotti?«Sono davvero tanti i settori di applicazionedei nostri utensili diamantati. I nostri acquirentiprincipali sono le aziende meccaniche, leaziende della lavorazione della pietra, in parti-colare marmi e graniti, e le aziende che lavo-rano vetroresina e materiali compositi in ge-nere, per lo più con destinazione nei settorinavale e aeronautico. Oltre a queste, esistonoulteriori e numerose applicazioni particolari,anche in settori apparentemente al di fuori delcomune, alcune delle quali davvero curiose einnovative, ma purtroppo anche coperte dasegreto industriale».

Quali sono i tratti salienti della vostra or-ganizzazione aziendale?«Operiamo in tutta Italia, ma anche all’estero,con una percentuale di export del trenta percento circa. Nostra caratteristica è la flessibilità,cioè la possibilità di adattare il prodotto alle esi-genze più particolari. Disponiamo di una vastagamma di utensili standard in pronta consegnae realizziamo in tempi brevi strumenti specialisu disegno o progettandoli in base alle esigenzedell’utilizzatore finale. Particolare non indiffe-rente è la possibilità di realizzare utensili anchedi grandi dimensioni, sino al metro di diame-tro. Siamo in grado anche di effettuare la rige-nerazione di utensili diamantati usurati».

A destra Sergio Ferrero,

titolare della Leoma

Diamant di Torino.

Nelle altre immagini,

prodotti realizzati

dall’azienda

www.leomadiamant.it

Page 122: dossier piemonte 04 2011

IMPRENDITORI DELL’ANNO

156 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Un inizio come installatori di im-piantistica civile e industriale, ne-gli anni 80 con la produzione diquello che forse è il più ricordato

tra i loro articoli: la termo-cucina Piemonte-sina. In seguito a questo successo il ramocommerciale dell’azienda, per la vendita dimateriale termoidraulico, si fonde con quelloproduttivo dedicato all’attività di stampaggiodi canali di gronda. Oggi, la Nuova BB co-stituisce una specie di rivoluzione e non solonel suo mercato di riferimento. Da molti de-cenni fa impresa rispettando i diritti dei suoidipendenti, tutti a tempo indeterminato, ereinveste in azienda e per l’azienda tutti gliutili prodotti. «Abbiamo accantonato l’in-tero Tfr in un fondo monetario intestato ainostri collaboratori – afferma il presidenteMaurizio Levo –, non lesinando spese incorsi di aggiornamento e prevenzione. Ab-biamo investito in macchine sicure e affida-bili e dal 2010 abbiamo installato un piccoloimpianto fotovoltaico da 20 kW sul tettodella sede di Bistagno per garantire l’auto-nomia energetica».

Da quando siete sul mercato, quali sonostate le maggiori novità dal punto di vistatecnologico che hanno interessato il set-tore?«Sono state tantissime, il nostro è un mercatoin continua evoluzione e che ha conosciutonegli ultimi decenni un’accelerazione straor-dinaria. A volte i cambiamenti sono effimeri,vere e proprie mode del momento, special-mente in campo estetico. Altre volte si trattadi rivoluzioni tecnologiche, dettate di volta involta dall’introduzione di nuovi materiali,altre volte ancora da esigenze ecologiche e dirisparmio energetico. Il ruolo fondamentale

Maurizio Levo,

presidente

della Nuova BB,

Bistagno (AL).

Nella pagina accanto,

immagini della sede

www.nuova-bb.it

Puntiamo sulla valorizzazionedel personale La Nuova BB, diretta dal presidente Maurizio Levo,

ha scelto di puntare, per la strategia

di distribuzione, sul capitale umano

e sulle professionalità presenti in azienda.

Così l’ufficio commerciale è diventato il fulcro

operativo dell’azienda

Luca Cavera

della distribuzione, specialmente per leaziende di piccole dimensioni come la nostra,dovrebbe sempre essere quello di mediatorefra le grandi aziende di produzione, i profes-sionisti e i consumatori finali. Anche comeveicolo informativo capillare delle novità delsettore».

Come è cambiata l’organizzazione del-l’impresa dalle prime esperienze come in-stallatori, passando per i successi dellatermo-cucina negli anni 80, fino a oggi?«Semplicemente è cresciuta, anche cultural-mente, seguendo di pari passo l’evoluzione

Page 123: dossier piemonte 04 2011

Maurizio Levo

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 157

aziendale. Le persone che, a fine carriera,sono uscite dall’impresa, sono state via via so-stituite da nuovi ingressi con una prepara-zione sempre maggiore in campo commer-ciale, pur mantenendo una strettacollaborazione con l’area produttiva, che rap-presenta per noi un forte veicolo promozio-nale. Basti pensare che un canale di gronda,insieme al solare termico integrato, è il primoelemento idraulico che si installa in unanuova abitazione. I collaboratori sono parteintegrante del nostro progetto imprendito-riale, tanto è vero che ancora oggi abbiamoall’interno persone che hanno iniziato (e fi-niranno) la loro carriera nella nostra azienda».

Come viene organizzata la vendita deiprodotti?«Sia direttamente “a banco”, presso le strut-

ture logistiche di Bistagno e Savona, che conla presenza costante, presso i clienti e gli studidi progettazione, di personale tecnico-com-merciale con una specifica preparazione neivari settori della termoidraulica. Organiz-ziamo anche corsi di specializzazione e ag-giornamento per installatori, costruttori eprogettisti. I corsi sono sia su aspetti norma-tivi, in continua evoluzione, che specifici suiprodotti, per poter offrire gamme sempre al-l’avanguardia e con il miglior rapporto qua-lità/prezzo. La nostra azienda vuole esserepropositiva e anticipare le aspettative deiclienti. Per esempio, se viene approvata unanorma o presentato un nuovo prodotto, nonattendiamo che il mercato crei la domanda,cerchiamo di eseguire dei test con la nostraclientela più affezionata e di “creare” la ri-chiesta, con la formazione e l’informazione».

Quali sono i mercati ai quali vi rivolgeteprevalentemente? «Il mercato estero lo abbiamo abbandonatoda un po’ di anni. L’export aveva un sensoquando eravamo a nostra volta produttori dibeni, ma non lo avrebbe ora che siamoun’azienda di carattere commerciale. Il nostromercato di riferimento è interregionale e sisviluppa tra il Piemonte e la Liguria. Però avolte accade anche di eseguire forniture a ca-rattere nazionale».

~

Il ruolo fondamentaledella distribuzione,dovrebbe sempre esserequello di mediatore frale grandi aziendedi produzione,i professionistie i consumatori finali

Page 124: dossier piemonte 04 2011

IMPRENDITORI DELL’ANNO

158 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Investendo importanti quote del fatturato in

Ricerca & Sviluppo, la società Pezzolato è divenuta

leader, in Italia ed Europa, nella produzione di impianti

per la legna da ardere. E oggi punta

alla scommessa delle rinnovabili

Carlo Sergi

Il legno, “fonte energetica” per l’economia

Lo sviluppo delle energie rinnovabili e gliinvestimenti costanti rivolti alla ricercae allo sviluppo, si sono rivelati due fat-tori fondamentali per superare indenni

la crisi. A confermarlo è anche Riccardo Pezzo-lato, fondatore dell’omonima azienda di Envie, inprovincia di Cuneo, leader sul settore della primalavorazione del legno. Sin dall’apertura dell’offi-cina meccanica, nel 1976, Pezzolato comprese lanecessità di puntare a un processo di rinnova-mento continuo. E così, in pochi anni, l’im-prenditore ha creato una delle realtà industrialipiù interessanti del cuneese, leader a livello eu-

ropeo nella realizzazione di impianti per la legnada ardere, con un fatturato medio attestato sucirca 20 milioni di euro, di cui il 60% derivantedall’export. «Il fatturato nazionale, per noi, rap-presenta una facile conquista. Questo anche per-ché siamo stati i primi, in Italia, a produrre im-pianti per la produzione di legna da ardere esiamo, attualmente, i soli a realizzare cippatori dimedie e grandi dimensioni». Circa il 50% del bu-siness deriva dai mercati nordeuropei. «A riem-pirci di orgoglio sono proprio i risultati di venditaottenuti all’estero, che testimoniano la nostra ca-pacità di competere con marchi estremamente af-

Page 125: dossier piemonte 04 2011

Riccardo Pezzolato

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 159

fermati» dichiara Riccardo Pez-zolato. L’azienda, che di recenteha visto anche l’inserimento deifigli del fondatore, Alberto e Ni-colò Pezzolato, oggi è chiamataa soddisfare le nuove politicheinternazionali sull’impiego e losfruttamento delle biomassecome fonti alternative di ener-gia. E su questo ha incentrato ilsuo principale motore di svi-luppo.

Perché l’appartenenza aquesto settore si è rivelata cosìimportante?«Perché le energie rinnovabili si stanno dimo-strando in grado di trainare l’economia. Si trattadel settore chiamato a rispondere alle attuali esi-genze di eco-sostenibilità, emancipazione e in-dipendenza dai produttori di petrolio. I paesi de-vono soddisfare un fabbisogno energetico incontinuo aumento. Costruendo e commercia-lizzando le nostre macchine, promuoviamo eincentiviamo l’utilizzo della fonte rinnovabile“legno”, suggerendola come valida alternativa aquelle tradizionali».

Ad esempio?«Pensiamo solo alla diffusione di piccole caldaiealimentate a cippato per la produzione di acquacalda sanitaria e per il riscaldamento di abita-zioni, locali civili e industriali. E ancora, si pensialle centrali termoelettriche a biomassa, che ven-gono costruite per la produzione di elettricità eper il teleriscaldamento, contribuendo a ridurrel’inquinamento. Ricordiamoci che il teleriscal-

damento consente di spegnere molte piccolecaldaie indipendenti di scarsa efficienza».

La sua società ha saputo investire nello svi-luppo di nuovi macchinari e metodologie.Una scelta che vi ha premiato?«Certamente, è soprattutto grazie a questo che lacrisi ci ha solo sfiorato. L’impegno costante in Ri-cerca e Sviluppo, uniti alla capacità di ascoltaree comprendere le esigenze degli acquirenti, cihanno reso un soggetto riconosciuto sul mercatoin quanto capace di adattarsi alle sue tendenze.Quello che conta è fornire strumenti di lavoro ef-ficienti, redditizi, capaci di grandi prestazioni,tecnicamente validi e tecnologicamente avanzati.Una formula rivelatasi utile soprattutto nellaconquista del mercato Nord Europeo».

Lei ha sottolineato come all’estero, per voi,la gara sia più difficile che in Italia. Comemai?«I clienti dell’area Nordeuropea sono notoria-mente fedeli ai marchi tedeschi e scandinavi, non

I paesi devono soddisfare un fabbisogno energetico in continuoaumento. Con le nostre macchineincentiviamo l’utilizzo della fonterinnovabile “legno”, suggerendolacome valida alternativa a quelletradizionali

� �

Sopra, una veduta

dello stabilimento della

Pezzolato Officine –

Costruzioni Meccaniche

Spa, di Envie (Cn).

Sotto, Nicolò, Riccardo

e Alberto Pezzolato

www.pezzolato.it

Page 126: dossier piemonte 04 2011

è scontato, quindi, il successo di un produttoreitaliano. Siamo molto fieri di questa conquista,e lo diciamo senza nascondere un pizzico di or-goglio nazionale. Siamo felici, cioè, che l’eccel-lenza italiana si manifesti anche in campo tec-nologico. Inoltre, l’acquisizione di questi nuovicommittenti rappresenta una fonte di espan-sione duratura, perché sappiamo di poterli sod-disfare nel tempo, grazie ai nostri servizi di con-sulenza, assistenza tecnica e di fornitura delleparti di ricambio, con una consegna garantita en-tro le 24 ore. Alcuni di questi investitori, poi, am-pliando la loro attività scelgono di acquistareanche un secondo se non un terzo cippatorePezzolato».

Con quali strategie avete conquistato ilNord Europa?«Abbiamo costruito una gamma di macchine, al-lestite sul telaio di un camion e azionate dal mo-tore del mezzo stesso, da impiegare apposita-mente e unicamente a scopo dimostrativo. Sitratta di cippatori industriali utilizzati da opera-tori da noi appositamente formati e qualificati.Lo scopo è quello di raggiungere i potenzialiclienti presso la loro sede operativa, in qualunquepaese essa si trovi, dando loro la possibilità di pro-vare lo strumento di lavoro direttamente sul po-sto e con il proprio legno, facendo loro conoscereprima dell’acquisto la qualità del cippato pro-dotto con la tecnologia Pezzolato, comparan-dolo con la concorrenza. Queste stesse macchine

IMPRENDITORI DELL’ANNO

160 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

possono anche essere noleggiate per fare lavoroconto terzi. In questo modo chi ha il materiale dalavorare, ma non è ancora pronto per l’acquisto,può così usufruire di questa tecnologia».

Immagino che questa formula sia utile an-che per le esposizioni fieristiche.«Esatto, le stesse macchine, infatti, vengono esi-bite presso le varie fiere di settore internazionali,la maggior parte delle quali prevede l’esecuzionedi prove dimostrative. Questo consente non solodi mostrare al pubblico i cippatori in funzione,ma anche di individuare e reclutare distributoriprovenienti da paesi lontani, difficilmente rag-giungibili, se non con l’appoggio di un rivendi-tore locale».

Su quali aree vi orienterete per il futuro?«La nostra squadra commerciale sta lavorandoper consolidare una rete di distribuzione che siain grado di colpire nuovi obiettivi, come peresempio l’area del dollaro, quindi Stati Uniti, Ca-nada, Sud America e Medio Oriente».

I clienti dell’area Nordeuropeasono notoriamente fedeli ai marchi tedeschi escandinavi, non è scontato,quindi, il successo di un produttore italiano

� �

Page 127: dossier piemonte 04 2011
Page 128: dossier piemonte 04 2011

IMPRENDITORI DELL’ANNO

166 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

La produzione di vernici è un’attivitàmolto particolare, che oltre alla va-lutazione del prodotto in sé può con-durre verso interessanti analisi ri-

guardanti i più disparati settori a essa collegati,dalla tutela ambientale, sia in termini di tec-nologie produttive che in termini normativi,fino al delicato tema dell’efficienza delle ri-sorse a disposizione degli enti pubblici. MarioVenezia è l’amministratore delegato dellaNVSC, azienda nata nel 2005 allo scopo dicommercializzare vernici fornite dai due par-tner produttivi, l’americana NCP Coatings el’italiana VECO, e ormai affermatasi come so-lida realtà del settore – da quasi dieci anni ilgruppo fornisce i fumi colorati per la pattugliadelle Frecce Tricolori. «I nostri prodotti –spiega Venezia – sono vernici per impieghispeciali e di nicchia, destinati sia al mercato ci-vile che a quello militare».

Qual è la differenza fra lavorare con civilie con enti militari?«Il settore civile è più variegato, dinamico emutevole rispetto al settore militare. Que-st’ultimo è contraddistinto dalla presenza dispecifiche tecniche di riferimento che regolanoil prodotto, mentre nel civile è la richiesta delmercato a determinarlo. Un’altra differenza èla tempistica di produzione e gestione: il mer-cato civile prevede una velocità di prepara-zione e consegna impensabili per il militare,

Dal civile al militare, il settore delle vernici specialiChi vende verniciature per usi speciali ha modo di rendersi conto dei diversi approcci delle aziende

che si servono di questi prodotti di nicchia, in particolare di come cambia l’atteggiamento fra il settore

civile e quello pubblico. Mario Venezia

racconta la sua esperienza

Amedeo Longhi

Mario Venezia,

amministratore delegato

della NVSC

di Quattordio (AL).

Nell’altra pagina,

il laboratorio dell’azienda

www.nvsc.it

che si basa su commesse, appalti e scadenze sta-bilite. In generale, lavorare per il sistema Difesapuò essere gratificante, sotto molti punti di vi-sta: abbiamo attraversato la crisi di questi ultimianni senza eccessivi problemi, al contrario delsettore civile, ed è stimolante da un punto di vi-sta scientifico, poiché i prodotti devono esseresempre all’avanguardia. Però è tanto tristequanto doveroso trovarsi a constatare comequesto sia vero quando si lavora con l’estero,mentre in Italia è quasi l’opposto: la richiesta diprodotti di qualità è spesso subordinata a va-lutazioni economiche e, nonostante il mondodella politica sostenga il contrario, ricevere unpagamento da un ente statale o parastatale ri-chiede sempre mesi e mesi di attesa».

Che tipo di servizio di assistenze siete chia-mati a fornire? «Il rapporto di assistenza è fondamentale per ilsuccesso della nostra azienda. Dopo i primicontatti commerciali, si passa alla fase tecnicadi messa a punto del prodotto per il singolo

Page 129: dossier piemonte 04 2011

Mario Venezia

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 167

fesa, la rispondenza alle specifiche di riferi-mento è un fattore fondamentale con cui ci sideve costantemente confrontare. Il migliora-mento dei prodotti resta il punto focale dellaricerca, soprattutto nell’ottica della riduzionedell’impatto ambientale dei prodotti; proprioper questo, l’acqua sta gradualmente sosti-tuendo il solvente. Per quel che riguarda glialtri mercati civili, lo sviluppo di idee nuove,più efficaci ed ecologiche è alla base di ogninostro sforzo».

Che misure avete adottato per rendere ivostri prodotti sicuri e innocui per l’uomoe per l’ambiente? «Partendo dalle misure imposte dalla legge ecoerentemente con quanto già detto sopra, inostri laboratori sono indirizzati allo sviluppodi prodotti ecologici e all’acqua, che costitui-scono una porzione considerevole delle nostrevendite. In particolare, il laboratorio ita-liano è il più impegnato su questo fronte, es-sendo l’Europa più sensibile su questo temarispetto agli Stati Uniti, che hanno infatti le-gislazioni meno restrittive. Da un punto divista aziendale, nel 2010 abbiamo fatto ungrosso investimento per la copertura conpannelli solari di tutta l’area dello stabili-mento: grazie a questa installazione, il ses-santa per cento del nostro fabbisogno ener-getico deriva da fonti pulite».

Quali sono le normative e le leggi che re-golano la vostra attività produttiva? «Tutte quelle ambientali e in particolare il re-golamento europeo REACH, legato alle emis-sioni in atmosfera, all’uso di prodotti esenti dacomponenti tossici o simili, come ad esempioil cromo esavalente. Ci sono poi le normativedi sicurezza per chi produce e impiega i nostriprodotti, come il Testo Unico 81».

committente; successivamente avviene una di-mostrazione in loco dell’applicazione del pro-dotto stesso. A questo punto, a seconda deltipo di accordi presi, l’assistenza può essereestesa ad altre fasi, come la presenza e parte-cipazione di un nostro tecnico alla fase di ver-niciatura e il controllo dei dispositivi presenti.Nel caso di problemi successivi, assicuriamoun controllo di tutto il processo».

In cosa consiste la vostra attività di ri-cerca e sviluppo? «NVSC, nello specifico, si appoggia ai labo-ratori delle due società madri, VECO e NCPCoatings. Per quel che riguarda il settore Di-

��

I nostri prodotti sono vernicianti per impieghi speciali e di nicchia,destinati sia al mercato civile che a quello militare

Page 130: dossier piemonte 04 2011

168 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Lucidatura e levigatura sono processimillenari, da sempre presenti in na-tura e operati dal vento, dall’acqua,dalla sabbia che hanno dato forma

nel corso dei secoli al pianeta in cui viviamo.Oggi, per applicare lo stesso tipo di lavora-zioni a oggetti di uso quotidiano, esistonotecniche innovative, ma sempre ispirate aquesti antichi procedimenti. Adriano Sarazziè responsabile della produzione della Inter-national Chips, azienda ossolana che realizzastrumenti abrasivi. «I nostri prodotti – spiegaSarazzi – servono per effettuare con grandeprecisione quelle finiture che una volta ve-nivano fatte più grossolanamente. Questo èpossibile grazie a strumenti come mole,perni, resine e utensili a legante elastico».

Quali sono i campi di applicazione prin-cipali dei vostri prodotti? «Serviamo aziende provenienti da ogni partedel mondo, tantissime anche dall’Italia perfortuna. Partendo dalla filosofia che ognipezzo che esce dal nostro stabilimento è im-portante, abbiamo sia grandi compratori cherivendono poi i nostri prodotti, sia piccoli ar-tigiani che acquistano per piccoli lavori di fi-nitura. I nostri strumenti trovano tantissimeapplicazioni che nel campo della finituravanno dai motori alla sanità, passando ancheper l’alta moda».

Le certificazioni che avete ottenuto sonoil riconoscimento di una politica partico-larmente attenta non solo al dato mera-mente economico-produttivo. Quantosono importanti per voi questi aspetti?«Non si può negare che il dato economico siaun fattore determinante per resistere sul mer-cato. Ci sono però tanti altri aspetti da tenerein considerazione per poter produrre e allostesso tempo convivere in armonia con ilprossimo e con l’ambiente. Le certificazionisanciscono questa scelta di operare con pro-fessionalità, senza inquinare il territorio econ la massima attenzione per le persone, ri-sorsa primaria nelle nostre produzioni, e per

Nelle foto, esempi di prodotti realizzati dalla International Chips di Domodossola (VB)

www.internationalchips.com

Nuovi sistemidi levigatura

Lavorare in armonia con la natura, non solo

rinnovando antichi processi biologici grazie all’uso

della tecnica, ma anche progettando tecnologie

che favoriscono il risparmio delle risorse.

Ne parla Adriano SarazziFrancesco Bevilacqua

IMPRENDITORI DELL’ANNO

Page 131: dossier piemonte 04 2011

Adriano Sarazzi

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 169

le loro esigenze e richieste. La certificazionedi qualità ci consente anche di essere più ef-ficienti, precisi e puntuali nelle consegne, ca-paci di rintracciare e controllare qualsiasinostro prodotto in ogni parte del mondo».

Quanta attenzione dedicate allo sviluppoe all’innovazione? «Abbiamo sempre pensato che l’innovazionee la possibilità di avere sempre una cartanuova da giocare siano indispensabili perstare a galla in questi momenti difficili. Fon-damentale per noi è anche la diversificazionee la produzione di tantissime tipologie diutensili applicabili a più categorie di pro-dotti per non rimanere impantanati nei pro-blemi tipici di settore. Attualmente al no-

stro Centro Ricerca impiega circa undecimo della nostra forza lavoro,con la richiesta costante di colla-borazione di tutti i capi settori,dell’ufficio tecnico e della manu-

tenzione».Come funziona il sistema

ECOS e qualisono i

suoi vantaggi in termini sia di resa che dirispetto per l’ambiente?«Il nuovo sistema ECOS, possiamo dirlo conorgoglio, è il fiore all’occhiello della ricerca edell’innovazione di International Chips. Permezzo di un brevetto sulla produzione delpreformato plastico siamo riusciti a metterea punto un sistema di finitura che lavorasenza l’uso dell’acqua, al contrario di tutti isistemi di finitura di massa finora in com-mercio che non possono lavorare a secco. Ivantaggi sono enormi sia dal punto di vistaproduttivo, minori tempi di lavorazione, pos-sibilità di usare questo sistema su qualsiasitipo di materiale, finiture più performanti eriduzione dei passaggi di asciugatura, che daquello ambientale: il residuo di lavorazione diquesto sistema non sono più fanghi maleo-doranti, ingombranti e di difficile smalti-mento, bensì una polvere facilmente gestibilee molto più leggera. Chi si fa portare via i ri-fiuti a peso sa cosa significhi a livello di co-sti. Inoltre, non usare l’acqua per i sistemi in-dustriali impiegandola per le esigenze piùstringenti, ci da la possibilità di proporre ilnostro sistema anche in zone dove essa è unbene particolarmente prezioso da non spre-care assolutamente».

Che prospettive avete per il futuro?«La crisi di questi anni si è sentita anche qui,ma l’abbiamo affrontata senza nemmenoun’ora di cassa integrazione, stringendo identi tutti insieme. Non neghiamo che ciaspettiamo per il 2011 e per i prossimi anniuna bella ripresa, con la possibilità di lavoraretutti e magari anche di dare l’occasione ad al-tri di lavorare con noi. Questo ci darebbe laserenità per poterci dedicare allo studio dinuove idee grazie al sostegno di una produ-zione stabile e sicura. Ci piacerebbe anche farconoscere di più i nostri prodotti nel territo-rio ossolano: questo vorrebbe dire un’esplo-sione di nuove attività lavorative soprattuttonel settore lapideo, dove siamo particolar-mente forti nel campo della lucidatura».

~

Abbiamo sempre pensato chel’innovazione e la possibilitàdi avere sempre una cartanuova da giocare sianoindispensabili per stare a gallain questi momenti difficili

Page 132: dossier piemonte 04 2011

IMPRENDITORI DELL’ANNO

174 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Utilizzare contenitori Tetra Pak, riciclarli e realizzare un nuovo materiale

plastico. È questa la sfida della Lecce Pen. L’importanza del riciclaggio,

per l’azienda produttrice di materiali per la scrittura, dalle parole di

Roberto Lecce, suo amministratore delegato

Nicoletta Bucciarelli

L’italian style ecocompatibile

Se in Italia si sente parlare di “polo in-dustriale delle penne” è facile pensaredirettamente a una regione ben pre-cisa, il Piemonte, e soprattutto a una

città in particolare, Settimo Torinese. È quiche Lecce Pen Company da trent’anni si de-dica alla produzione e commercializzazionedi articoli da scrittura e oggetti per il settorepromozionale. Lecce Pen può contare suun’esperienza data da molti anni di specia-lizzazione. È partendo da un banchetto perriparazioni di penne nella Milano degli annicinquanta infatti che il Cavaliere FernandoLecce dà avvio a una delle realtà più impor-tanti del “polo industriale delle penne”. Suofiglio, l’amministratore delegato Roberto

Lecce, racconta l’evoluzione dell’aziendamettendo in primo piano quello che da sem-pre rappresenta uno dei punti fondamen-tali per Lecce Pen, ovvero l’attenzione allaquestione ambientale. «La Lecce Pen nascenell’immediato dopoguerra per opera di Fer-nando Lecce e oggi ha raggiunto una posi-zione di primo piano nella produzione mon-diale di articoli da scrittura come penne asfera, oggetti promozionali e pubblicitari,potendo contare su una continua ricerca tec-nologica.Quello in cui ci siamo sempre im-pegnati è assicurare una produzione affida-bile sostenuta da procedure organizzativecertificate in base alle norme ISO9001/2008». La gamma di prodotti offertadalla Lecce Pen riguarda i più svariati articoliper la scrittura, dalla penna in plastica aquella in metallo. «Non intendiamo pro-porci solamente come semplici fornitori,piuttosto come “collaboratori”, per aiutare ilclinte a scegliere il prodotto più adatto perogni circostanza. Nel nostro settore l’inno-vazione, l’estro creativo e soprattutto la con-tinua ricerca tecnologica e stilistica rappre-sentano una sfida, ma anche una continuanecessità per mantenerci competitivi. Perquesto motivo, attraverso il nostro repartostampa, cerchiamo di personalizzare gli arti-coli con le più diverse tecniche di stampa se-rigrafica, tampografica e laser. Con il sistemadi stampa digital possiamo produrre imma-gini fotografiche sull’intero fusto della penna

Sotto, Roberto Lecce,

amministratore

delegato della Lecce

Pen S.p.a. di Settimo

Torinese (TO). Nella

pagina accanto alcuni

prodotti realizzati con

l’ecoAllene

www.leccepen.com

Page 133: dossier piemonte 04 2011

Roberto Lecce

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 175

con una qualità che non trova riscontro neinormali processi di personalizzazione tradi-zionale. Grazie alla ricerca del reparto tec-nico inoltre progettiamo e realizziamo clipspeciali su “misura” e modelli innovativi conuno stile inconfondibile e moderno: in me-dia ogni anno creiamo dai tre ai quattronuovi prodotti». Design accattivante e ca-ratteristiche qualitative eccellenti che inten-dono diffondere l’italian style nel mondo,senza trascurare il massimo rispetto dell’am-biente. «Abbiamo sempre dedicato nume-rosi studi e ricerche nel campo delle materieprime, per giungere a una produzione a li-mitatissimo impatto ambientale, attraversol’utilizzo di materiali quali l’Abs, una plasticainteramente riciclabile senza cadmio népiombo, il Mater-Bi a base di amido di maisbiodegradabile al 100% e l’ECO REC rica-vato dalle comuni bottiglie d’acqua in PETprovenienti dalla raccolta differenziata».

Oggi gli impegni in ambitoambientale e nel riciclag-

gio hanno portatoall’utilizzo del-l ’ e c o A l l e n e ™ .«L’ecoAllene è ilnuovissimo mate-riale plastico pro-veniente dal rici-clo dei cartoni perbevande Tetra Pak,composti per il

75% da carta, 20% da polietilene e 5% daalluminio che nasce dall'esigenza di abbat-tere i costi economici e ambientali derivatidallo smaltimento delle ultime due frazioni,residui del processo di separazione delle fi-bre di cellulosa. Dopo una prima lavora-zione che permette il recupero della com-ponente di carta, gli scarti di polietilene ealluminio, attraverso un processo altamentetecnologico, vengono lavorati e granulatigenerando un’innovativa materia prima se-conda composta da 85% di polietilene e15% di alluminio. La percentuale di mate-riale riciclato in esso contenuto variadall’80% al 100%». Quello che alcuni anni fa era consideratouno scarto del processo di riciclo dei cartoniper bevande, oggi è diventato una valida al-ternativa per i diversi settori industriali cheutilizzano materiale plastico e una volta uti-lizzato il prodotto in ecoAllene va smaltitonella plastica per essere riciclato nuova-mente. «Il recupero di uno scarto comequello dei cartoni Tetra Pak è diventata unavera e propria risorsa non solo per LeccePen, ed è il risultato dell’impegno di tuttinella raccolta differenziata. Scommettere suimateriali e le tecnologie pulite rappresentaun requisito fondamentale per continuare adessere protagonisti nel terzo millennio. Tec-nologia e lungimiranza imprenditoriale de-vono cooperare per ricondurci a uno stile divita più ecocompatibile».

Attraverso il nostro reparto stampa, cerchiamo di personalizzare gli articoli con le più diverse tecniche di stampa serigrafica, tampografica e laser. Con il sistemadi stampa digital possiamo produrre immagini fotografichesull’intero fusto della penna

Page 134: dossier piemonte 04 2011

Tradizioni TessiliIl biellese è da sempre noto per la produzione

della lana. Alcune aziende hanno affiancato

alla lana anche la lavorazione di altri tessuti.

È il caso del Lanificio Fratelli Ormezzano e della

sua produzione rigorosamente made in Italy

Eugenia Campo di Costa

La produzione laniera nel biellese è unatradizione antica. È noto come già trail Cinquecento e il Settecento, questotipo di lavorazione si sia diffusa sul ter-

ritorio. All’epoca l’attività era “a domicilio”, gli ar-tigiani lavoravano a casa materie prime o semi-lavorati che l’imprenditore poi ritirava per lafinitura e la vendita. Verso la fine del Settecentoerano già 253 le aziende che lavorano la lana nelBiellese, ma dal secondo decennio dell’Otto-cento l’introduzione del telaio meccanico inne-scò un lento processo di innovazione della pro-duzione, destinato a segnare profondamente ilterritorio con la realizzazione di architetture in-dustriali appositamente progettate e costruite.La tradizione laniera continua tuttora, con mac-chinari sempre più evoluti e piccole e medieaziende specializzate che, negli anni, hanno af-fiancato alla lavorazione della lana, anche quelladi altri tessuti. È il caso ad esempio del LanificioFratelli Ormezzano di Mosso, guidato tuttoradalla famiglia Ormezzano. «Il biellese, con le suevallate alpine, ha visto crescere intere genera-zioni di industriali tessili, ha visto cambiare le tec-

Page 135: dossier piemonte 04 2011

Fratelli Ormezzano

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 177

nologie, i tempi e i metodi di la-voro, ma la filosofia che muove lasua gente è sempre la stessa: i tes-suti devono essere di qualità estile, quello stile che ha reso fa-moso nel mondo il made inItaly» afferma Maurizio Ormez-zano, titolare dell’azienda insiemeal nipote Massimo Ormezzano. Illegame con il territorio è simboleggiato anchedal logo dell’azienda: «Un albero disegnatonell’antico stemma di famiglia è poi dive-nuto il nostro marchio. La pianta è sinonimodi vita, solidità e tradizione, foglie e fruttisono i doni della terra, nel nostro caso quellabiellese, verde e rigogliosa».

LE ORIGINILo sviluppo dell’industria tessile nel paese di

Mosso è iniziato quasi mille annifa. Le prime notizie su un arti-gianato di questo tipo risalgonointorno all’anno mille. «Nel1582 – continua Maurizio Or-mezzano -, venne stilato un do-cumento conservato nell’archi-vio storico di Mosso, in cui 600artigiani tessili si dichiarano de-bitori verso lo stato Piemontesedelle imposte dovute per l’eser-cizio della loro attività. Un do-cumento fiscale dunque, che at-testa una situazione noncomune per quel tempo, che dàlustro e importanza al nostroterritorio. Parecchi Ormezzano,nostri antenati, sono citati nelpredetto documento quali im-portanti artigiani tessili diMosso». Dunque, già gli avi diquesta famiglia erano impegnatinel settore, ma il Lanificio Fra-telli Ormezzano è nato nel1924, fondato dai fratelli Marioe Carlo. «Inizialmente – inter-viene Massimo Ormezzano -l’idea era produrre tessuti fini

in pura lana per uomo utilizzando sololane pettinate, ma in modo innovativo:in un’epoca in cui prevalevano gliuniti, i fondatori del Lanificio FratelliOrmezzano introdussero il concettodi fantasia, creando così un modonuovo e originale di interpretarel’abito maschile». Un grande impulsoper l’azienda fu la costruzione, nel1940, di un altro stabilimento a

Mosso S. Maria. Nel 1951 entrarono in aziendaAlessandro, padre di Massimo e il fratello Mau-rizio, attuale titolare insieme al nipote e padre diAlessandra, anch’ella socia. «Nel 1973 – continuaMassimo - si introdusse in azienda la produ-zione di tessuto di lino e poco dopo anche quelladi cotone. Fu una svolta importante. La nuovaproduzione affiancò quella tradizionale della lanaproiettando l’azienda verso la continua ricercadell’innovazione». Tuttora le collezioni conten-

Massimo Ormezzano,

in primo piano,

con i collaboratori negli

uffici del lanificio

www.ormezzano.com

� �

Un albero disegnato nell’antico stemmadi famiglia è divenuto il nostro marchio. La pianta è sinonimo di vita, solidità e tradizione,foglie e frutti sono i doni della terra, nel nostrocaso quella biellese, verde e rigogliosa

Page 136: dossier piemonte 04 2011

IMPRENDITORI DELL’ANNO

178 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

gono sempre novità, per quanto riguarda le tipo-logie di tessuto, i colori e le miste diverse. Que-sto modo di produrre, sicuramente costoso sia intermini economici che in termini di ricerca, dà isuoi frutti anche oggi. «I tessuti prodotti fannoconvergere nelle fiere di Ideabiella e nella sede diMosso tutti i più grandi nomi della moda ma-schile provenienti da tutto il mondo».

LA RICERCA SUI TESSUTIPur mantenendo piccole dimensioni, il LanificioFratelli Ormezzano è oggi un’azienda leader nelcampo della creatività e dell’innovazione. «Mi-riamo a realizzare un prodotto di alta qualità,qualunque sia la materia prima usata – sottolineaMaurizio -: il lino e la canapa, i cotoni uniti e di-segnati, le lane fini, le lane rustiche, i velluti nuovidi cotone e cachemire, le mischie più innovative,il tocco dei tessuti, la “mano” sempre nuova e rin-novata, i nuovi aspetti spalmati. In questo modoriusciamo a resistere in un mercato globale sem-pre più difficile e competitivo». Lo studio conti-

� �

nuo di novità nel campo del tessuto maschile perl’abbigliamento parte da una serie di fattori: latecnologia, i colori, la “mano” del tessuto, il fi-nissaggio. Tutti questi fattori costituiscono i ca-pisaldi per tutte le industrie produttrici di tessuti,d’altro canto esistono fattori, quali il gusto el’ispirazione, la tecnologia applicata all’inven-tiva, la passione per la ricerca, la cultura, intesaanche come ricerca storica d’archivio, la sen-sibilità dei tecnici che non sono facilmente de-finibili e copiabili, poiché legati a un’innatasensibilità tipica italiana e anche a un grandeimpegno in termini di ricerca e di studio.

IL PLUS DEL MADE IN ITALYNel 2009, complice la crisi economica, il set-tore tessile ha subito un mutamento radicale.«La nostra azienda – afferma Massimo Or-mezzano - è da sempre sostenitrice del pro-dotto fatto in Italia, trovo che la cultura del sa-per fare, propria dell’imprenditoria italiana, siaancora un notevole plus». E lo ha dimostratoanche nel momento più buio. Per far frontealla recessione, il Lanificio Fratelli Ormez-zano ha puntato principalmente su tre prin-cipi: creatività, qualità ed elasticità. «Principiche ci hanno premiato: il risultato econo-mico dell’esercizio 2010 presenta un utiledopo le imposte, tutto ciò ci conforta e ci fapensare di essere sulla strada giusta. La pro-spettiva per l’esercizio 2011 è l’incrementodel fatturato del 10%. Credo che comunque,già dalla fine del 2010 si stiano avvertendosegni tangibili di ripresa dei consumi, a li-vello mondiale».

Alcuni momenti della

lavorazione dei tessuti

Page 137: dossier piemonte 04 2011
Page 138: dossier piemonte 04 2011

180 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Ottenere tessuti perfetti. Nella qualità e nei colori. È l’obiettivo dell’Industria

Tessile Tintoria che, dalla lavorazione della lana tipica biellese, ha aperto un’attività

di tintura e finissaggio anche di nuove fibre. Il punto di Paolo Angelico

Eugenia Campo di Costa

Dare colore ai tessuti

La tradizione laniera che da sempre ca-ratterizza il territorio biellese ha por-tato a sviluppare nella zona anchetutta una serie di aziende collegate

alla lavorazione della lana e dei tessuti, primetra tutte le tintorie. Dare un colore perfetto aitessuti, che non stinga e sia compatto su tuttoil formato che si va a tingere richiede tecnolo-gie ad hoc, una profonda conoscenza dei tes-suti e delle loro peculiarità, alti requisiti diqualità e rispetto ambientale. A tutte queste ca-ratteristiche risponde una storica azienda biel-lese, l’Industria Tessile Tintoria, ITT Spa.«Siamo specializzati nella tintura di lane e fibrepregiate, offrendo prodotti di qualità e affida-bilità» afferma Paolo Angelico, che ha fondatol’azienda nel 1971. L’azienda oggi svolge atti-vità sia di tintura che di finissaggio e nobilita-zione dei tessuti. La tecnica di tintura consistenel dare sempre il colore perfetto e unito sututto il formato che si deve tingere.

«Il colore deve essere dato solido – spiega PaoloAngelico - in modo che non stinga, e deve inol-tre essere ripetibile nel tempo, sia che si deb-bano tingere piccole quantità di prodotto chegrossi volumi». Chiaramente ogni formato datingere ha le sue peculiarità e pone diversedifficoltà ma il risultato deve sempre rispon-dere a tali esigenze. A questo scopo, la ITT di-spone di un parco macchine di ultima genera-zione che consentono di ottenere la migliorequalità tintoriale, tingendo tutti i formatiquindi tops, rocche e fiocco. «Coloriamo ancheil tessuto in un reparto apposito che si collocaa metà strada tra un reparto di tintoria e un re-parto di nobilitazione - finissaggio dei tessuti.Quest’ultima lavorazione la eseguiamo in unaltro macro reparto dell’azienda». Il processo dinobilitazione/finissaggio dei tessuti consiste inuna lunga catena di fasi di lavorazione, per-corsi, mirati ad arrivare al controllo finale fattoda persone incaricate che controllano metro

Page 139: dossier piemonte 04 2011

Paolo Angelico

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 181

per metro le stoffe, andando a segnalare even-tuali difetti. I percorsi del finissaggio sono tan-tissimi e variano a seconda del tipo di fibracon cui è composto il tessuto, della stagionealla quale il tessuto è destinato, del tipo di ar-ticolo, del tipo di tintura cui è stato sottopo-sto ecc. «Bisogna tenere in considerazioneuna serie di variabili che, combinate tra loro,portano a un numero di percorsi teorica-mente infinito – sottolinea Angelico -. Bastapensare che un tessuto laniero finito bene faalmeno 15 passaggi divisi tra finissaggio ba-gnato e asciutto. In più ogni metro di tessutoviene controllato tre volte da occhi esperti suparticolari banchi, detti “tribunali”».Per quanto riguarda la tintoria, l’azienda si ri-volge alle filature che realizzano filo per la tes-situra e la maglieria nonché ai lanifici. «Lavo-riamo principalmente fibre quali lana ecachemire e da poco siamo entrati anche nelmercato delle fibre aramidiche, riuscendo atingerle. Un settore sul quale punteremo nelprossimo futuro». Per quanto concerne invece il finissaggio, la ITTlavora i tessuti della tradizione laniera biellese mariserva una particolare attenzione anche ai nuovitrattamenti sia su tessuti classici, sia sul cotone,sul quale applica la competenza acquisita ne-gli anni per ottenere nuove “mani” cotoniere.Da sempre dunque l’attività dell’azienda seguela tradizione biellese per la lana, ma si staaprendo anche a nuovi tessuti, complice latendenza generale che si riscontra sul territorioin seguito alla crisi economica. «Il biellese, a causa della recessione si è aperto allalavorazione di nuove fibre, al fine di differenziarsisul mercato – afferma Paolo Angelico -. Noi, diconseguenza, abbiamo applicato le nostre com-petenze laniere per ottenere da altri tessuti,come lino o cotone, qualità che prima non esi-stevano». L’azienda ha quindi ampliato il suomercato, rivolgendosi anche ai settori di ac-cessori e tessuti per arredamento, garantendosempre la qualità delle lavorazioni tipiche delterritorio. «Realizziamo per i nostri clientinon biellesi le lavorazioni che hanno fattograndi i nostri tessuti, riuscendo a ottenere ef-

Nelle immagini, momenti di lavorazione all’interno della ITT di Biella

www.ittbiella.com

fetti migliori anche su tessuti, provenienti daaltre zone, che teoricamente si presterebberomeno ad essere lavorati, come quelli di arre-damento. Per quanto concerne gli accessori –continua Angelico - lavoriamo prodotti di al-tissima gamma, che vengono poi rivenduti aipiù importanti brand e si trovano nelle piùesclusive boutique di tutto il mondo».In questa fase di ripresa, continuare a investirein tecnologie innovative è fondamentale per te-nere bene il mercato. «Innovazione e un parcomacchinari moderno sono elementi fondamen-tali, bisogna investire sempre perché le mac-chine necessarie sono tante e vengono richiestisempre nuovi trattamenti. Se per anni non sicompra si rimane indietro e non si riesce più arecuperare, perché cambiare troppi macchinarinello stesso momento, implicherebbe un inve-stimento enorme di capitali. Continueremodunque a investire, a essere innovativi e a pun-tare sempre al massimo della qualità – con-clude Paolo Angelico -. Più i tessuti che fi-niamo sono belli, più si innesta un circolovirtuoso su tutto l’indotto e, di conseguenza,aumenta anche il nostro lavoro».

Page 140: dossier piemonte 04 2011

IL SETTORE AUTO

Ecco come un imprenditore dell’automotive

ha intravisto nella crisi di mercato un’opportunità,

riuscendo a guardare oltre, senza perdere

di vista i fondamentali del business.

Il caso di Nicola Loccisano

Amedeo Longhi

Nei momenti di crisi, la creativitàimprenditoriale deve diventareil motore per lo sviluppo del bu-siness. Il 2011 del mercato del-

l’auto sta dando alle concessionarie due solecertezze: un giro di affari sicuramente piùbasso del 2010, così come del 2009, e unastruttura costi molto rigida e pesante. NicolaLoccisano opera da anni in questo settore einterpretando correttamente questi segnaliha attuato, in meno di un anno a cavallo frail 2009 e il 2010, una strategia di riorganiz-zazione della struttura industriale che avevacreato in oltre quarant’anni di attività nelnord-ovest, salvaguardando posti di lavoro egarantendo continuità alle persone che lohanno affiancato negli anni.«Ho iniziato negli settanta a Torino – rac-conta Loccisano ricordando il suo percorsoprofessionale – nel settore post-venditaaprendo un’officina mandataria Citroen, cheè stata la rampa di lancio che mi ha consen-tito di ottenere nel giro di poco tempo ancheil mandato per il marchio Fiat. È nata così laconcessionaria Progetto, che dal 1991 al2000, in meno dieci anni di attività, ha rag-giunto grandi risultati: dodici sedi, dodici-mila auto vendute all’anno e l’acquisizione ditutti i mandati del gruppo Fiat. Nel 2001 ho

costituito il più importante polo dell’autoche per molti anni ha ricoperto i primissimiposti nella classifica dei Top 50 Dealer na-zionali, annoverando tra le aziende in por-tafoglio la storica Authos, concessionariaFord costituita nel 1951».L’attuale tendenza di mercato ha portatoqualsiasi filiera, specie quella della grande di-stribuzione, a effettuare valutazioni rappor-tando il fatturato ai margini al metro qua-drato. Secondo Loccisano, questo metodo èvalido anche per il settore dell’auto: «Ilpunto vendita deve essere sfruttato al meglioe se la redditività è sfruttata dai prodottiesposti non è adeguata. La giusta strategia èquindi quella di “ridurre” le superfici e oc-cupare lo spazio non solo con il prodottonuovo ma anche con idee nuove per generarereddito. La recessione va vista come un’op-portunità che porta nuova linfa, che va in-canalata da chi ha una visione estranea almondo dell’auto ma molto vicina ai nuovitrend di mercato e alle nuove esigenze deiconsumatori che, oggi più che mai, mutano

Sopra,

Nicola Loccisano

con i due figli

Allegra e Vittorio.

Nell’altra pagina,

i concessionari Authos

e Progetto di Torino

www.authostorino.itwww.progetto.net

188 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Un polo di riferimentoper l’auto

Page 141: dossier piemonte 04 2011

Nicola Loccisano

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 189

rapidamente intaccando nel brevissimo lenuove strategie». Loccisano ha soddisfatto il bisogno di ideenuove e forze fresche facendo scendere incampo i suoi due figli, Allegra e Vittorio, ri-spettivamente di ventisei e venticinque anni:«Così facendo ho potuto dedicarmi allostock, che ancora e soprattutto oggi, consi-dero una delle attività primarie di una con-cessionaria, indipendentemente da quale siala situazione di mercato. Avere l’usato giustoin casa garantisce già una buona metà dellaredditività e un’altra fetta considerevole la siconquista percorrendo la corsia del service». Amministratore Delegato di Authos oggi è lafiglia Allegra. «L’ho collocata in aziende delgruppo facendola iniziare dalla gavetta –racconta Loccisano –, senza offrirle percorsialternativi e preferenziali per farle raggiun-gere la posizione in cui si trova oggi. Nellafase di ristrutturazione ha fortemente volutola responsabilità e la gestione dell’Authos e inquesto mi ha trovato d’accordo, così come haconquistato la fiducia e il supporto di FordItalia».Loccisano inoltre sostiene la condivisionecon lo staff di nuovi progetti e iniziative,specie se volti a dare maggiore qualità alle re-lazioni con gli acquirenti e valore aggiunto ai

servizi offerti presso lo show room, oltre chenella vendita delle vetture. «Mio figlio è Responsabile Vendite e Mar-keting di Progetto – spiega Loccisano par-lando di Vittorio –, è praticamente cre-sciuto al fianco mio e di mio fratelloLorenzo ed è animato dalle stesse motiva-zioni che hanno permesso anche a noi di af-fermaci nel mercato italiano dell’auto. Amail marchio Fiat e si è sempre trovato d’ac-cordo con me nella scelta di puntare tuttosu Progetto e proseguire il percorso che iostesso ho intrapreso, grazie anche alla pre-ziosa collaborazione di tutte le donne e gliuomini della società».

~

Avere l’usato giustoin casa garantisce giàuna buona metà dellaredditività e un’altrafetta considerevole la siconquista percorrendola corsia del service

Page 142: dossier piemonte 04 2011

AUTOMOTIVE

190 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Il focus e le prospettive del mercato della componentistica

automotive dalla voce del presidente del Gruppo

Componenti ANFIA, Mauro Ferrari. Tra ripresa e confronto

con i produttori internazionali

Nicoletta Bucciarelli

La componentistica recupera competitività

della crisi, ovvero il 4° trimestre 2008 e tutto il2009. I primi cenni di ripresa delle vendite re-lative al primo impianto sono stati avvertiti so-stanzialmente per i prodotti destinati all’export.In un contesto di crisi economica, in cui i con-sumatori tendono a rimandare le decisioni d’ac-quisto di beni durevoli come gli autoveicoli,sono aumentate le spese legate alla manuten-zione degli stessi. Infatti, l’aftermarket automo-bilistico nel 2010, secondo i dati di una rileva-zione ANFIA, ha registrato un incremento delfatturato del 5,6% rispetto al 2009».

Quali sono le prospettive per il prossimobiennio relativamente al settore dell’automo-tive e, in particolare, alla filiera della compo-nentistica?

«Il mercato italiano dell’auto,in ribasso del 9,2% nel 2010,registrerà ancora un calo at-torno al 5-6% nel 2011. Per icomparti dei veicoli commer-ciali leggeri e dei veicoli indu-striali – il primo in ripresa giànel 2010 con un +6,2%, il se-condo ancora in calo di -5%,dopo un 2009 difficile per en-trambi – nel 2011 dovrebberorisollevarsi i volumi di mercato.Ci vorrà ancora un po’ ditempo per avvertire segni tan-gibili di ripresa nella filiera dellacomponentistica e molto di-

Siamo agli inizi del 1900 quando a To-rino, città perno dell’industria automo-bilistica italiana, nasce ANFIA, Asso-ciazione Nazionale Filiera Industria

Automobilistica, attiva da allora come traded’union tra le aziende italiane che operano aimassimi livelli nei settori della costruzione edequipaggiamento degli autoveicoli. All’internodell’associazione, il Gruppo Componenti AN-FIA comprende le aziende produttrici di com-ponenti di primo impianto e di ricambi, uno deisettori più importanti del comparto automotive.Il presidente del Gruppo Componenti ANFIAe vicepresidente di ANFIA Mauro Ferrari, fa ilpunto sulla situazione del mercato della com-ponentistica auto.

Potrebbe trarre un bilancio sull’andamentodel settore da lei rappresentato relativamenteal 2010?«Nel 2010 si è registrata una leggera ripresa delfatturato della componentistica automotive ita-liana, che complessivamente è attorno ai 40 mi-liardi di Euro – ma non in misura tale da com-pensare i notevoli cali del periodo più intenso

Il fatturato dellacomponentistica

automotive nel 2010

EURO

40mld

Page 143: dossier piemonte 04 2011

Mauro Ferrari

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 191

penderà anche dal superamento di alcune criti-cità che penalizzano il sistema italiano delle im-prese, impedendone un vero rilancio».

Su cosa si giocherà il confronto con i pro-duttori internazionali nei prossimi anni? A talproposito, quali aspetti vanno riformulatistrategicamente all’interno della filiera da leirappresentata al fine di renderla più compe-titiva?«Il settore automotive italiano può contare suuna filiera molto competitiva in termini diknow-how, ma troppo frammentata a livello dicomponentistica. Purtroppo la presenza nel no-stro Paese di un solo Costruttore e con volumiproduttivi sempre più bassi non può che pena-lizzare il settore. In queste condizioni occorreun’apertura a nuove forme di aggregazione, in-tegrazione e reti d’imprese. La dimensione azien-dale, infatti, è un fattore critico per internazio-nalizzazione, innovazione e riduzione dei costi,dunque una leva strategica per vincere nell’arena

competitiva di oggi e soprattutto di domani. InItalia le aziende della componentistica sonospesso di piccole dimensioni e sottocapitalizzatee due sono le vie per renderle più forti e com-petitive. Da una parte, la classe imprenditorialedeve comprendere la necessità di attivare processid’aggregazione e di partnership virtuosi, indivi-duando una forma di governance aziendale con-divisa, che vada al di là dei personalismi e degliinteressi dei singoli attori coinvolti. Un’altra viaper far crescere le imprese è investire nell’equity,nelle aziende sane con modelli di business solidie proiettati verso il futuro».

Quali aspettative riponete sul Piano Fab-brica Italia?«Non si tratta solamente di un passo che con-sentirebbe finalmente di avere un Costruttorenazionale con dimensioni e volumi produttiviadeguati a consentire un’evoluzione positiva an-che della Componentistica, volumi che, comedicevo prima, hanno ormai raggiunto un livellotroppo basso. Fabbrica Italia è molto di più. Èun piano di rilancio del settore che può aprire lastrada al recupero della competitività dell’interoSistema Paese e all’attrazione di nuovi investi-menti dall’estero. Si tratta di un piano ambiziosoe coraggioso, che mira a portare la produzione inItalia da 650.000 a 1,4 milioni di vetture al-l’anno, per realizzare il quale è indispensabile unforte miglioramento della produttività e del-l’efficienza delle imprese. Si tratta di un investi-mento destinato a generare un incremento del-l’occupazione e a contribuire al recupero delPIL atteso per i prossimi anni. In sintesi, un’op-portunità essenziale per tutta la filiera, che ilnostro Paese non può permettersi di perdere.Sinceramente mi auguro che vengano superatele posizioni espresse, anche recentemente per ilcaso Bertone, dalla Fiom. Il prevalere di que-sta posizione a mio parere renderebbe oltre-modo chiaro, anche e soprattutto agli investi-tori esteri, che la spirale negativa nella quale sitrova la nostra industria automobilistica puòessere irreversibile».

Il settore automotive italiano può contare su una filiera moltocompetitiva in termini di know-how,ma ancora troppo frammentata a livello di componentistica

Mauro Ferrari, presidente del Gruppo Componenti ANFIA

www.anfia.it

Page 144: dossier piemonte 04 2011

194 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Mettere in collegamento aree geo-grafiche differenti, anche estre-mamente distanti tra loro, sfrut-tando prodotti tradizionali e

nuove tecnologie IP. La biellese Silbo si apre allesfide del nuovo decennio in cui le radiocomu-nicazioni continueranno a rappresentare nonsoltanto un business, ma anche una fonte disviluppo sociale come poche altre al mondo.«La nostra è un’azienda nata per passione – af-ferma Katia Bozzo, figlia dei fondatori Silvino eFranca, imprenditori del settore da ormai quat-tro decenni -. Ciò che abbiamo raggiunto èfrutto di un’attenzione condivisa per il progressoe la salvaguardia di un diritto costituzionale,quello della Comunicazione». E così, seguendotale principio, la Silbo ha compiuto passi da gi-gante fino ad affermarsi come azienda leadernel settore della progettazione e costruzione direti per la radiocomunicazione, collaborandocon enti pubblici e servizi di emergenza nazio-nali, come il 118, la Croce Rossa e la ProtezioneCivile. Una crescita che trova nel rispetto del-l’ambiente un leitmotiv irrinunciabile per la fa-miglia Bozzo. «Intendiamo mantenere le nostrestrutture nel totale rispetto della natura che le cir-conda, con un impatto pari a zero sul territorioe sul paesaggio». Va detto che la forza della società di Gaglianicosta nell’avere una rete interamente propria, unastruttura capillare sulla quale far transitare lecomunicazioni e sperimentare nuove tecnologieal servizio delle comunità. Una base che ha per-messo alla Silbo di consolidarsi economica-mente. «L’ultimo bilancio rappresenta, per noi,una vittoria. Chiudiamo in attivo e con aspet-tative ancora migliori per il prossimo anno».Da pochi anni, poi, si è rivelata vincente la sceltadi rivolgersi anche al grandissimo pubblico deiprivati. «Alle famiglie e alle imprese offriamo unservizio internet a basso costo con un impatto

Nelle immagini, alcune installazioni per la radiocomunicazione realizzate

dalla società Silbo di Gaglianico (Bi)

www.silbosistemi.com

Grazie alla svolta digitale si amplia lo spettro

di opportunità offerte dalla radiocomunicazione.

Ma, come spiega Katia Bozzo, a capo della società

Silbo, nessuno sviluppo ha senso se non avviene

nel pieno rispetto dell’ambienteAldo Mosca

RADIOCOMUNICAZIONE

Una comunicazione sostenibile

Page 145: dossier piemonte 04 2011

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 195

ambientale ridottissimo – spiega la Bozzo -. Sitratta di un pacchetto rientrante nel nostro pro-getto Eden Network: il paradiso per il Privato, l’In-dustria, l’Ente Pubblico, il cui obiettivo è entrarea giusto titolo nel microcosmo di chi lavora permantenere il nostro ecosistema, senza rinun-ciare al bisogno inalienabile di comunicare conil resto del pianeta». Come? Creando delle po-stazioni che possano autoalimentarsi, grazie allaforza della natura, con l’ausilio di sistemi eoliciper l’alta montagna e pannelli solari. «Ogni po-stazione è stata curata nei dettagli di funziona-mento ed estetici. Crediamo che il futuro sia nelnostro Pianeta e che le soluzioni siano solo nelSuo rispetto». La società ha indetto parecchi progetti pilotacappeggiati tanto da Comuni, quanto da privati.In questo il successo di Eden Network è esem-plare. «Con Eden intendiamo offrire collega-menti internet wi-fi che assicurino, sin dalla loroorigine, un’alta attenzione per il nostro ecosi-stema – spiega sempre Katia Bozzo -. I risultatidelle tecnologie che abbiamo scelto di impiegaresono davvero sorprendenti. Eden Network è la so-luzione ai problemi della vecchia tecnologia,nelle aree non servite dal segnale radio, per il cit-tadino che desidera comunicare e conoscere, pertutte le imprese come possibilità tangibile diaprire le porte a un mercato non solo locale». Icosiddetti “giganti della comunicazione” si sononel tempo appoggiati e interessati alla Silbo, perservire intere aree non coperte da sistemi di co-municazione validi. «Le grandi società hannoconstatato, con noi, che il segnale internet via ra-dio è una forma di comunicazione funzionale esicura». Molte le prospettive aperte per il futuro. «Laradiocomunicazione costituisce un ambitopoco conosciuto – sostiene l’imprenditrice pie-montese -. Le applicazioni di un buon sistemapossono stupire l’interlocutore. Parliamo di una

fonte inesauribile di sorprese, che nascono dalleesigenze degli utilizzatori e che si concretizzanoin progetti davvero interessanti, dalla localizza-zione delle persone nelle aree di montagna, almonitoraggio degli animali in un settore pro-tetto, ai controlli di sicurezza delle guardie». L’aumento del canone richiesto per l’Autorizza-zione Ministeriale, necessario costo per la costi-tuzione e il mantenimento di una propria rete ra-dio, non sta però favorendo il settore. «Con unariforma dei costi di gestione le aziende interessatepotrebbero permettersi una migliore comunica-zione radio. Oggi, infatti, grazie alla tecnologiasviluppata nell’ultimo triennio - la Digital Mo-bile Radio - le radio digitali sono garanzia di unapiattaforma potente e versatile. Le comunica-zioni digitali costituiscono la soluzione agli in-terrogativi di oggi e mantengono solide basi tec-niche per aggiungere nuove funzionalità esoddisfare nuove necessità nel futuro». Ma ilquadro, se le istituzioni sono più lente a com-prenderlo, è sempre più chiaro alle aziende. E suquesta base la Silbo sta pensando di aumentarele aree di copertura di Eden Network e consoli-dare la sede secondaria di Firenze, da cui parti-ranno interessanti progetti di collaborazione conla Capitale.

Katia Bozzo

Page 146: dossier piemonte 04 2011
Page 147: dossier piemonte 04 2011
Page 148: dossier piemonte 04 2011

MERCATO ASSICURATIVO

Segnali positivi dal comparto che regge bene

l’impatto negativo della crisi finanziaria

e lancia nuove strategie di sviluppo grazie

alla solidità dei gruppi leader nel mercato

assicurativo. L’esempio di Mapfre nelle parole

di Alvaro Javier Carro

Erika Facciolla

Il settore assicurativo sfida la crisi

Nonostante il momento econo-mico non sia dei più felici, il set-tore assicurativo mostra segnalidi crescita che lasciano ben spe-

rare in una ripresa dell’economia. Un com-parto dinamico, propositivo, il cui motorepropulsore è rappresentato da gruppi leaderla cui solidità finanziaria è riconosciuta a li-vello internazionale. Uno di questi è Mapfre,multinazionale di assicurazione diretta natanel 1933 con sede in Spagna e specializzata inriassicurazione, assistenza e rischi globali, checonta duecentocinquanta unità operativesparse in oltre quaranta paesi. L’azienda oc-cupa importanti posizioni nel settore grazieanche alla divisione Mapfre Asistencia, leaderinternazionale nell’assistenza e nei rischi spe-ciali nei settori auto, casa, viaggi e salute. Al-varo Javier Carro, Direttore Generale dellasede secondaria di Mapfre Asistencia e diMapfre Warranty, società di servizi intera-mente controllata dalla multinazionale, ciaiuta a conoscere meglio l’articolata realtà di

questo importante gruppo assicurativo. Quali sono i risultati ottenuti

dopo i primi dieci anni di Mapfre Asi-stencia in Italia?«Nel 2003, per entrare nel mercato ita-

liano, Mapfre Asistencia acquisì una aziendamedio-piccola la cui attività principale era lavendita dei servizi di garanzia meccanica pergli autoveicoli. L’obiettivo era duplice: da unlato conseguire l’esperienza e il know-hownel settore e dall’altro proporre tutti i pro-dotti specifici di assistenza e rischi specialivenduti nel resto del mondo dalla nostra mul-tinazionale. Da allora abbiamo diversificato ilnostro portafoglio passando da azienda mo-noprodotto a multiprodotto».

Qual è il bilancio relativo all’attività e alfatturato del gruppo per il 2010? «Il 2010 è stato caratterizzato da una certadifficoltà nel mercato assicurativo e finan-ziario della maggior parte dei Paesi nei qualioperiamo. Tuttavia il gruppo è riuscito ad ot-tenere risultati positivi, registrando un au-mento delle entrate e dell’utile. Il GruppoMapfre, infatti, ha aumentato le entrate diquasi il nove per cento rispetto al 2009».

In che modo la crisi ha ridisegnato lestrategie e le priorità del mercato assicura-tivo?«Siamo convinti del fatto che ogni crisi ge-nera delle opportunità. È noto che nei mo-menti di difficoltà i consumatori sono moltopiù selettivi, ecco perché abbiamo pensato

Nella pagina a fianco,

Alvaro Javier Carro,

al centro, con lo staff direttivo

di Mapfre Asistencia

e Mapfre Warranty Italia

www.mapfreasistencia.com

198 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Page 149: dossier piemonte 04 2011

Alvaro Javier Carro

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 199

che la nostra attività potesse rappresentareun fattore chiave per i clienti, grazie al qualeacquisire un vantaggio strategico nei con-fronti della concorrenza».

Come si è tradotto tale intento? «Nel 2010, in Italia abbiamo fortemente in-vestito nella qualità di tutti i nostri servizi ot-tenendo la certificazione ISO 9001 sia per lafiliale di Mapfre Asistencia, sia per MapfreWarranty. Questa strategia ha permesso ainostri partner di ottenere benefici sia in ter-mini di fidelizzazione della clientela che diredditività».

Su quale strategia si fonda lo sviluppo delgruppo? «Il Gruppo è noto per la sua capacità di an-ticipare e adattarsi alle esigenze del mercato,e grazie alla diversificazione e all’innovazioneattuate non solo a livello di prodotto, ma an-che nei mercati e nei canali distributivi, oggisiamo cresciuti parecchio».

Quali sono i settori e i prodotti sui qualistate puntando maggiormente?«In Italia i prodotti e servizi che forniamo alsettore automotive sono solo una piccolaparte dell’ampio portafoglio di Mapfre Asi-stencia: l’attività è concentrata nel fornire aidealers servizi di gestione del post-vendita,quali ad esempio la garanzia meccanica e l’as-sisternza stradale, con l’obiettivo di diven-tare un partner strategico al quale affidarsi perlo sviluppo del business».

Può anticiparci alcune delle novità incantiere? «Il nostro obiettivo è quello di introdurre an-che in Italia tutti i prodotti che Mapfre Asi-stencia commercializza nel resto del mondoper la clientela business. Con le nostre lineededicate all’auto, alla salute, alla casa e aiviaggi, saremo in grado di supportare la clien-

❝Il 2010 è stato caratterizzato da unacerta difficoltà nel mercatoassicurativo e finanziario dellamaggior parte dei Paesi nei qualioperiamo. Tuttavia il gruppo èriuscito ad ottenere risultati positivi

tela business creando reciproci benefici». Ad esempio?

«Con la linea Motor Solution, mettiamo a di-sposizione una vasta gamma di servizi adat-tati alle specifiche esigenze degli operatoridel settore automobilistico. Con la lineaHome Protection, offriamo la soluzione piùefficace a qualsiasi inconveniente domestico.Nell’area salute, la linea Health Care offreservizi di assistenza medica e farmaceutica.Travel & Leisure, infine, comprende servizidi assistenza per chi viaggia con operatorimultilingua».

Per il prossimo biennio quali sono le vo-stre prospettive? «Il gruppo avrà la capacità di continuare aespandersi attraverso la diversificazione in-ternazionale delle attività, le opportunità disviluppo offerte da nuove acquisizioni e par-tnership, lo sviluppo di canali di distribu-zione alternativi ed una gestione prudente delrischio».

Page 150: dossier piemonte 04 2011
Page 151: dossier piemonte 04 2011
Page 152: dossier piemonte 04 2011

Alimenti semplici e genuini, che so-prattutto nel passato hanno rappre-sentato la base della dieta di milioni dipersone, patate e cipolle continuano,

in maniera più o meno elaborata, a essere presentinei nostri menù. La zona della Bassa Valle Scri-via, in Piemonte, vanta, per conformazione delterritorio e specializzazione degli addetti, unalunga tradizione nella produzione di questi or-taggi. I terreni di medio impasto e la possibilitàdi effettuare una razionale irrigazione consentonoinfatti di ottenere produzioni costanti per qualitàe quantità, in grado di soddisfare i consumatori

più esigenti. Proprio in questi luoghi ha avutoinizio la storia della F.lli Torti, azienda fondata nel1973 con sede in provincia di Alessandria, che at-tualmente rappresenta un modello di riferimentoper tutto il settore: «Siamo specializzati nell’ap-provvigionamento, conservazione, lavorazione,confezionamento e commercializzazione di pa-tate e cipolle», spiega uno dei fratelli titolari del-l’azienda. Naturalmente, in un contesto di que-sto tipo, la scelta delle materie prime è alla basedi tutto il lavoro: «I prodotti che utilizziamo, pro-venienti non solo dal Piemonte ma anche daLombardia, Toscana, Emilia Romagna e Sicilia,vengono selezionati sulla base di analisi severe, escelti solo se dichiarati conformi e idonei alle spe-cifiche tecniche. Durante la fase di coltivazione– continua Torti – i nostri agrotecnici effettuanoun costante monitoraggio degli ortaggi, assi-stendo il produttore sul campo e verificandol’adozione di metodi di produzione integrata. Ilbasso utilizzo di prodotti fitosanitari e il rispettodell’ambiente, infatti, ci consentono di ottenereun eccellente livello qualitativo della materiaprima. Tutto il processo produttivo, inoltre, si

Al centro, seduti, i soci

fondatori Cleto

e Gaetano Torti insieme

al team della F.lli Torti di

Molino dei Torti (Al). Da

sinistra Elena, Marco,

Alessandro, Piera Torti.

Nelle altre immagini,

alcuni momenti della

lavorazione di patate

e cipolle

www.fratellitorti.it

Dalla terra alla tavolaPrima di arrivare sulle nostre tavole, patate e cipolle sono sottoposte a rigidi controlli,

garanzia di sicurezza e qualità. Il loro processo produttivo, dalla lavorazione

alla commercializzazione, spiegato da Gaetano TortiGuido Puopolo

202 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Page 153: dossier piemonte 04 2011

Fratelli Torti

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 203

svolge nel rispetto delle norme di autocontrolloigienico previste dalla certificazione Haccp, alfine di salvaguardare il prodotto e la salute deiconsumatori». Al giorno d’oggi anche la tecno-logia svolge un ruolo di primo piano, al serviziodella bontà del prodotto finale: «Il processo di la-vorazione prevede diverse fasi, nelle qualil’azienda si avvale di impianti automatizzati perla selezione, calibratura e pesatura dei prodotti,e di avanzati sistemi di confezionamento. Negliultimi anni abbiamo sostenuto investimenti im-portanti per dotarci di strutture e strumenta-zioni all’avanguardia. Ad esempio disponiamo diuna speciale tecnologia a sistemi ottici per la se-lezione delle patate, capace di fornire elevati stan-dard qualitativi del prodotto e di incrementare lerese di lavorazione. Allo stesso tempo – aggiungeTorti – abbiamo adottato un innovativo me-todo di conservazione anti-germogliamento perle patate e le cipolle stoccate nel magazzino, as-solutamente naturale e senza alcun residuo suglialimenti». Il successo di un prodotto, si sa, dipende co-munque sempre dalle risposte del mercato e,per conquistare il grande pubblico, l’azienda haaffinato nuove tecniche di marketing: «Patatee cipolle sono selezionate e confezionate persoddisfare i bisogni dei consumatori, e per rag-giungere questo obiettivo la nostra società hasviluppato un innovativo sistema di comuni-

cazione. Ad esempio le linee di prodotto Patata,come “La Classica”, “La Ricca” e “La Golosa”– spiega Torti – sono caratterizzate da un pac-kaging accattivante, la cui caratteristica princi-pale è costituita da un’attenta selezione varie-tale. A questa si affianca una comunicazione onpack innovativa, in grado di presentare inmodo immediato i driver di scelta del pro-dotto, come la consistenza della polpa, le mo-dalità di utilizzo e la proposizione di ricette in-vitanti». Una menzione speciale merita invecela recente installazione, in azienda, di un im-pianto fotovoltaico da 455 kWp: «Abbiamodeciso di dotarci di un sistema in grado di ali-mentare le nostre strutture con energia pulita– conclude Torti – Siamo molto sensibili alletematiche ambientali, anche perché risparmioenergetico e tutela dell’ambiente saranno leparole d’ordine dell’economia del futuro, e noivogliamo farci trovare pronti».

Nel processo di lavorazione ciavvaliamo di impianti automatizzatiper la selezione, calibraturae pesatura dei prodotti, e di avanzatisistemi di confezionamento

Page 154: dossier piemonte 04 2011

206 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

TURISMO

L’industria del turi-smo piemontesecontinua a crescere.I pernottamenti tu-

ristici in tutto il 2010 sonostati 12,3 milioni, il 6,6% inpiù del 2009. Certamente haaiutato la grande visibilità chele Olimpiadi del 2006 hannoofferto a Torino e al resto delterritorio, facendolo scoprire achi non lo conosceva e lan-ciandone una nuova imma-gine, non più legata soltantoall’automotive e, in generale,alla fabbrica. Ma, al di là dellavetrina olimpica, l’assessore re-gionale al Turismo, Alberto Ci-rio, spende parole lusinghierenei confronti degli imprendi-tori privati locali che «hannosaputo cogliere il potenzialedell’offerta turistica piemon-tese, variegata e d’eccellenza,scommettendo su un settoreche, fino a qualche anno fa,non rientrava tra gli asset stra-tegici di questa regione, in cuiil motore economico primarioera e rimane l’industria». I nu-meri dimostrano invecequanto questa visione fosse li-

mitata, perché il turismo si èrivelato «una vera e propria in-dustria, capace di diversificarel’economia locale e di dare uncontributo importante al Pilregionale».

Il settore è arrivato a rap-presentare il 5% del Pil delPiemonte. Quali sono i river-beri della crescita del turismosull’economia regionale?«Innanzitutto stiamo parlandodi un settore sano e in crescitae, quindi, di un ottimo am-bito di investimento. La ricet-tività, ad esempio, è cresciutadi circa il 70% negli ultimidieci anni e questo, insieme atutto l’indotto dei servizi le-gati al turismo, significa nuovi

posti di lavoro. Senza dimenti-care che il turismo non fa benesolo all’economia ma, miglio-rando i servizi e valorizzando ilterritorio, fa crescere anche laqualità della vita di coloro checi vivono».

La quota di mercato piùgrossa la prende la città diTorino, che assorbe il 28,6%delle presenze regionali.Quali sono a livello storicoartistico i luoghi e gli eventiche attirano più turisti? «La Reggia di Venaria è al topdelle mete preferite da chi visitail Piemonte: il 2010 si è chiusocon 800mila presenze, mentresolo nell’ultimo mese, dal-l’apertura delle celebrazioni peri 150 anni dell’Unità d’Italia aoggi, i visitatori sono stati piùdi 150mila. Al secondo e alterzo posto ci sono il museoEgizio, che nel primo trime-stre del 2011 ha già registratoun incremento dell’11% conoltre 161mila visitatori, e ilmuseo nazionale del Cinemaospitato nella Mole Antonel-liana, con più di mezzo mi-lione di presenze l’anno. Tra gli

Un nuovo asset strategico

A sinistra, AlbertoCirio, assessoreregionale al Turismo

Torino città d’arte e d’eventi traina il turismo piemontese, un settore «sano e in crescita, che non solo diversifica l’economia ma migliora la qualità della vita».Molto bene anche l’enogastronomia. Il punto e i progetti dell’assessore Alberto CirioMichela Evangelisti

Page 155: dossier piemonte 04 2011

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 207

Alberto Cirio

eventi che attirano più turisti,oltre ad appuntamenti come ilSalone del Gusto e la Fiera In-ternazionale del Libro, pun-tiamo sulla musica e lo spetta-colo: il caso degli U2, che lascorsa estate hanno garantitoil tutto esaurito a Torino, èesemplare».

Cosa vi aspettate per ilfuturo?«Puntiamo molto sulla recente

riapertura sia del museo del-l’Automobile, con il nuovo al-lestimento firmato da Confino,che del museo del Risorgi-mento di palazzo Carignano, ilpalazzo dei primati, dove nac-que il primo re d’Italia e cheospitò anche il primo parla-mento del Paese».

La montagna cede il pri-mato e passa al secondo po-sto, con il 26,1% delle pre-senze. Come muoversi pernon perdere appeal? «La montagna ha ceduto il pri-mato a Torino nel 2010, manon dobbiamo sottovalutare ilpeso che gli oltre due milionidi pellegrini ospitati nel capo-luogo per l’Ostensione dellaSindone hanno avuto su que-sto risultato. La montagna ri-mane nel dna turistico del Pie-monte uno dei prodotti piùforti e per non perdere l’appealgenerato dalle Olimpiadistiamo lavorando a un progettoche abbiamo chiamato “La Co-verciano della neve”, che puntaa trasformare le montagneolimpiche, con lo straordinario

La Reggia di Venaria Reale e, sotto,il museo Egizio. Nella paginaseguente, piazza San Carlo a Torino e alcuni prodotti tipicidell’enogastronomia locale

� �

Page 156: dossier piemonte 04 2011

208 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

patrimonio infrastrutturale eprofessionale che i Giochi cihanno lasciato, nel principalecentro di formazione per le di-scipline invernali, non solod’Italia ma anche d’Europa».

La maggiore crescita per-centuale (14%) è stata regi-strata nelle aree collinari.Quanto ha inciso la ric-chezza del patrimonio eno-gastronomico del territorio? «Tantissimo. L’enogastronomiaè il segmento che nel 2010 hatrainato l’intero turismo ita-liano e le colline piemontesihanno la forza di prodottiunici “born in Piemonte”,come il tartufo bianco d’Albao il Barolo, vere icone per il tu-rista del gusto. Ma l’enoga-stronomia è un’eccellenza sututto il territorio, basti pen-sare ai nostri vini Docg, alletante Dop, alla tradizione to-rinese legata, ad esempio, alcioccolato, con prodotti sim-bolo come il gianduiotto, aisapori umili e intensi della cu-

cina di montagna e alla con-centrazione di chef stellati sututta la regione, a cominciaredagli splendidi Lago Maggioree Lago d’Orta».

Quali politiche avete in-tenzione di mettere in campoper proseguire su questosolco di crescita? «Innanzitutto stiamo poten-ziando il web: internet è di-ventato il mezzo di comuni-cazione più aderente alla vitadella persona e il turismo rap-presenta il 55% dell’e-com-merce con tassi di crescita im-portanti. Per questo stiamosperimentando la piattaformaper il booking sul portale pie-monteitalia.eu, mentre in col-laborazione con la facoltà diEconomia e commercio del-l’Università di Torino abbiamocreato la “Piemonteitaliatribe”, un team di 48 studentiuniversitari che lavora a unnuovo progetto di marketingturistico on line, focalizzato inparticolare sul Web 2.0 e sui

social network, nuovi e potentistrumenti di socializzazione e,di conseguenza, anche di co-municazione promozionale».

Su quali eventi e targetpunterete?«Punteremo sugli eventi spor-tivi, culturali e di spettacolocome traino di turismo, rilan-ceremo il settore congressualecon un bonus da 5 euro a con-gressista per incentivare gli or-ganizzatori, favoriremo il tar-get delle famiglie con tariffeagevolate nei musei e “stelline”ai ristoranti che propongonomenu di livello rivolti ai bam-bini e, infine, stiamo portandoavanti una promozione rivoltaall’estero, con particolare at-tenzione all’Europa. Azionicon le quali miriamo a chiu-dere l’anno oltre i 14milioni dipresenze».

� �

TURISMO

Page 157: dossier piemonte 04 2011

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 209

Maurizio Baldini

Per il turismo di montagna, spiega Maurizio Baldini, la concorrenza si è fatta dura e la clientela business ha ceduto alla crisi: ma Torino non tradisce. «Una destinazione emergente, da scoprire, e meno cararispetto ad altre città d’arte del circuito italiano» Michela Evangelisti

pensazione è limitata al-l’aspetto delle presenze e del-l’occupazione, mentre i fattu-rati rimangono molto diversi;la capacità di spesa della clien-tela leisure è, infatti, decisa-mente minore».

Qual è invece l’andamentodel turismo di montagna?«In questo campo la concor-renza si è fatta dura; mentrefino ad alcuni anni fa dove-vamo competere solo con lealtre località dell’arco alpino,italiane e straniere, oggi dob-biamo vedercela anche con lelocalità emergenti della nuovaEuropa, penso in particolarealla Bulgaria e alla Romania,che per il buon rapporto qua-lità-prezzo proposto sono riu-scite, ad esempio, a intercettarela clientela sciistica inglese. Maquesto cambiamento ha an-che degli aspetti positivi: hainfatti provocato una reazioneda parte degli operatori locali,che ora si danno più da fareper aggredire le fasce di clien-

Maurizio Baldini,direttore di FederalberghiPiemonte

Moderatamentesodd i s f a t t i .Così si dichia-rano gli ope-

ratori delle strutture ricettivepiemontesi di fronte agli ul-timi risultati del settore. E gliinput arrivati dalle prime pre-notazioni fanno ben sperarenella stagione estiva ormai alleporte. «In un periodo in ge-nerale difficile come quelloche stiamo attraversando, cheha determinato drastici cali inmolte località, il Piemonte re-siste e, per quanto riguarda lacittà di Torino, addirittura ac-quista mordente» illustra il di-rettore di Federalberghi Pie-monte, Maurizio Baldini. Ilsegreto del capoluogo? «Vienevissuto come una destinazionenuova, emergente, da sco-prire, ed è meno cara rispettoad altre città d’arte del cir-cuito italiano». Continuanoad andare forte anche moltearee tradizionalmente “in” delturismo regionale, come

quella del lago Maggiore. «Sitratta in questi casi di un tu-rismo maturo, consolidato,caratterizzato da un’elevata ca-pacità da parte sia degli ope-ratori privati locali che deglienti pubblici di destagionaliz-zare con un ricco programmadi eventi e congressi» spiegaBaldini.

Il turismo a Torino poggiaquindi principalmente suiluoghi d’arte?«Il capoluogo ha vissuto peranni sulla clientela business-corporate legata alle industrie,alle fiere, ai congressi. Oggiquella fascia è in calo; inci-dono la crisi industriale in ge-nerale, le vicende legate algruppo Fiat, il fatto che lefiere internazionali siano ri-maste solo due e che Torinonon possieda un vero e pro-prio centro congressi, con iproblemi di organizzazioneconseguenti. L’aumento dellaclientela leisure ha bilanciatola situazione, anche se la com-

L’ospitalità d’eccellenza ora viaggia sul web

� �

Page 158: dossier piemonte 04 2011

210 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

TURISMO

� � figure professionali che ab-biano valenza di marketing.Possiamo vantare una tradi-zione di ospitalità tramandatada secoli: la ricettività la sap-piamo fare bene e ci vengonoincontro prodotti della terraunici. Dobbiamo soltanto mi-gliorarci nella capacità di ven-dita della nostra eccellenza.Fondamentali sono anche gliinvestimenti in campo tecno-logico: ormai la metà, se nondi più, della nostra clientelaarriva dalla rete. Quindi è sulweb che dobbiamo posizio-narci nel modo più efficacepossibile».

tela in fuga».Come valuta le politiche

che vengono messe incampo a livello regionale perincentivare il settore?«Condividiamo tutte le scelteche, con fatica, la Regione staportando avanti; ci rendiamoinfatti perfettamente contodella riduzione drastica dellerisorse disponibili. La sensi-bilità dimostrata in questoprimo periodo di ammini-strazione ci lascia comunqueben sperare per il futuro. Ciaspettiamo il coraggio di met-tere le mani sulla normativaturistica regionale e di ope-

rare riforme profonde, sia perquanto riguarda l’organizza-zione turistica nel suo insiemesia per le singole normativedi settore. Il quadro norma-tivo regionale risale nella mi-gliore delle ipotesi a dieci annifa, nella peggiore, come nelcaso dei campeggi, agli anni70: oggi il turismo all’ariaaperta ha caratteristiche com-pletamente diverse, che ri-chiedono uno svecchiamentodelle regole».

Quali strategie promuo-vete invece voi come opera-tori del settore?«Stiamo investendo molto su

La ricettivitàalberghiera

del Piemonte nel 2010 in termini di posti letto attivi

POSTI LETTO 84.641

I complessi extraalberghieri presenti

in regione nellostesso anno

STRUTTURE3.586

��La ricettività è il nostro forte,

dobbiamo solo migliorare la capacità di venderel’eccellenza piemontese

Page 159: dossier piemonte 04 2011
Page 160: dossier piemonte 04 2011

PIANO CASA

A sinistra, Ugo Cavallera,vicepresidente dellaRegione Piemonte

Il Consiglio regionale ha approvato il piano casa delPiemonte che contiene una serie di iniziative per il rilanciodel settore edile. La norma scadrà il 31 dicembre 2012.Ugo Cavallera, vicepresidente della Regione con delegaall’Urbanistica, spiega i dettagli del provvedimentoTiziana Achino

Riqualificazione energeticae nuove unità abitative

zazione grazie allo studio sullapossibilità di telematizzazionedelle pratiche». È questo, nellasintesi dell’assessore Cavallera,l’obiettivo che la Giunta Cotaintende centrare grazie all’ap-provazione delle modifiche allalegge sul piano casa.

Assessore Cavallera, qualiritiene i punti fondamentalidel provvedimento?«La legge regionale 2 marzo2011 n. 1, si propone l’obiettivodi incentivare il settore dell’edi-lizia, considerato tradizional-mente trainante dell’intera eco-nomia. La normativa consenteinterventi di ampliamento inderoga sugli edifici residenzialiuni e bifamiliari, imponendo ilrispetto dei nuovi parametrienergetici alla parte ampliata eammette anche la costituzionedi una nuova unità abitativa.Sono consentiti interventi didemolizione e ricostruzione inderoga, nel rispetto delle normesul contenimento dei consumienergetici. Le nuove norme age-volano interventi edilizi diretta-mente e indirettamente con-

nessi all’abitazione, chiedendo ilrispetto degli standard urbani-stici relativi alle aree a parcheg-gio. Sono favoriti gli interventidi soppalco e di ampliamentodella superficie utile, nel limitedel 20% fino a 2.000 metriquadrati nei fabbricati artigia-nali, produttivi e direzionali cheper rinnovate esigenze produt-tive e tecnologiche devono ade-guarsi ai nuovi cicli di produ-zione. Per agevolare il settoredel turismo, è possibile l’am-pliamento, la demolizione e ri-costruzione in deroga, nel li-mite del 20% fino a 1.500metri quadrati. Rimane immu-tato il sistema delle limitazioniposto a tutela delle aree e degliimmobili vincolati dal piano re-golatore o dalle leggi nazionali.I Comuni, entro 60 giorni dal-l’entrata in vigore della legge,hanno facoltà di decidere se ap-plicare le nuove norme sul pro-prio territorio o impedirne l’ef-fetto con un’appositadeliberazione del consiglio co-munale. Dare maggiori possibi-lità di ampliamento o ricostru-

Dopo essere statoapprovato a Pa-lazzo Lascaris ilprimo marzo

scorso, il nuovo piano casadella regione è entrato in vi-gore il 19 marzo. Tra i puntipiù interessanti per cittadini eimprese edili vale la pena evi-denziare che la nuova normascioglie i numerosi nodi dalpunto di vista amministrativoriguardo la legge. «Il progettoè quello di snellire i vari pro-cessi, per arrivare a un testounico di regolamentazionedell’edilizia. Si apre una fine-stra per le attività produttive eper i proprietari degli immo-bili. Sinora c’è stato un diso-rientamento generale nei duemetodi differenti per l’urba-nistica. Abbiamo avviato an-che un processo di moderniz-

216 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Page 161: dossier piemonte 04 2011

Gabriele Buia

zione degli edifici esistenti con-corre a evitare l’occupazione dinuovi spazi non edificati, sal-vaguardando il territorio ditutto il Piemonte, aprendoinoltre nuovi campi di inter-vento al settore edile, afflittoda una grave crisi di ordini e diaddetti».

È stato un lavoro con-giunto con la rappresentanzadi categoria?«La formulazione della nuovalegge nasce da un’attenta rifles-sione svolta sia con gli ordiniprofessionali (ingegneri, archi-tetti, geometri), sia con le asso-ciazioni imprenditoriali che -riunite in un ampio coordina-mento che comprende ben 13sigle, da Confindustria alle as-

sociazioni agricole - hanno for-nito già nel 2010 interessantimateriali di valutazione e pro-posta. Il metodo è risultato co-struttivo e merita di essere uti-lizzato più spesso, integrando earricchendo il dibattito che nor-malmente è svolto dal consiglioregionale in sede di consulta-zioni ufficiali».

Con l’applicazione di que-sta legge quale potrà essere ilriscontro economico sulle at-tività edilizie?«Ci si aspetta un riscontro po-sitivo, in quanto sarà possibiletoccare ben tre settori dell’eco-nomia piemontese: gli inter-venti delle famiglie, interessatesoprattutto ad ampliare le resi-denze uni e bifamiliari, rica-

vando l’auspicata nuova unitàresidenziale; l’intervento deglioperatori edili, interessati allenuove possibilità date dalle de-molizioni con ricostruzione; leazioni degli imprenditori, chericevono dalla nuova legge in-teressanti agevolazioni nel mo-dificare, ed eventualmente ri-costruire, gli stabilimentiproduttivi».

Sarà l’epoca di costruzionisecondo criteri tecnici piùdettagliati da parte degli spe-cialisti del settore?«Le premialità più interessanti,in termini di incrementi volu-metrici, sono riservate agli edi-fici con alti standard tecnici dirisparmio energetico. D’al-tronde, la domanda - anche daparte delle famiglie - si è deci-samente evoluta: l’edificio “diclasse A” è richiesto da un nu-mero crescente di acquirenti,interessati al risparmio nontanto immediato, quanto ga-rantito nel tempo».

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 217

Ugo Cavallera

��La normativa consente interventi di ampliamento

in deroga sugli edifici residenziali uni e bifamiliari,imponendo il rispetto dei nuovi parametrienergetici alla parte ampliata

Page 162: dossier piemonte 04 2011

L’approvazione inconsiglio regionaledelle modifiche ap-portate al piano

casa del Piemonte ha registratoun largo consenso fra tutti co-loro che consideravano la leggeprecedente non solo un disin-centivo al rilancio del settore,ma perfino una “zavorra” suiprocedimenti abitativi. Lenuove procedure, meno re-strittive rispetto a quelle prece-dentemente in vigore, affron-tano il tema degli interventi diampliamento; di demolizione ericostruzione; sottotetti; vin-coli e limitazioni. In particolareil nuovo testo consente am-pliamenti in deroga sulle unitàedilizie in edifici residenzialiuni e bifamiliari e interventi dichiusura di loggiati e porticati

Giuseppe Provvisiero, presidente di Ance Piemonte

in fabbricati con tipologia co-struttiva a schiera, per una vo-lumetria complessiva che nonpuò in ogni caso eccedere i1.200 mc. La legge consenteanche interventi di demoli-zione e ricostruzione in derogasulla base dei requisiti energe-tici richiesti dall'applicazionedel protocollo Itaca ed estendeil termine entro il quale i sot-totetti devono risultare legitti-mamente realizzati per poteressere recuperati ad utilizzo re-sidenziale. Sulle nuove modifi-che inserite, interviene il presi-dente dell’Ance Piemonte,Giuseppe Provvisiero.

Si parla di un provvedi-mento più “permissivo”. Chelettura offre del nuovo testointrodotto?«La nuova legge regionale ha

218 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Le modifiche al piano casa del Piemonte rilanciano il settore dell’edilizia: «Sono stati accolti i suggerimenti presentati dal coordinamento delle associazioni imprenditoriali a cui aderisce anche l’Ance». Il punto del presidente Giuseppe ProvvisieroElisa Fiocchi

Snellire le procedure burocratiche

Page 163: dossier piemonte 04 2011

Xxxxxxxxxxxx

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 219

Giuseppe Provvisiero

tenuto in considerazione le os-servazioni e i suggerimenti pre-sentati in sede di consultazionida parte del coordinamentodelle associazioni imprendito-riali della regione, a cui aderisceanche l’Ance Piemonte. Ab-biamo in particolare apprez-zato le possibilità consentiteanche in deroga agli strumentiurbanistici sia nel settore resi-denziale sia nei settori dell’edi-lizia artigianale, produttiva, di-rezionale e turistico-ricettiva.La norma, inoltre, incentiva le

demolizioni e le ricostruzionitramite premi volumetrici cor-relati al rispetto delle norme inmateria di rendimento energe-tico dell’edificio che si realizza».

I Comuni avranno mag-giore potere decisionale, conla possibilità di limitare l’ap-plicazione della legge regio-nale. È favorevole a una mag-giore distinzione territorialeche tenga conto delle specifi-che esigenze?«Auspichiamo si possa usu-fruire in modo esteso della

normativa, pertanto ci augu-riamo che le esclusioni daparte dei Comuni trovino ap-plicazione in un numero ri-stretto e soprattutto motivatodi situazioni».

Uno dei maggiori disin-centivi precedenti verteva sulrispetto dei requisiti energe-tici, considerati troppo one-rosi per gli edifici degli anniSettanta. Come le nuove mo-difiche supereranno questovincolo e semplificheranno iprocedimenti abitativi?«Con le nuove disposizioni, ilrispetto dei requisiti energeticiè obbligatorio soltanto per laparte soggetta ad ampliamento,rendendo possibili, in alcunicasi, tali ampliamenti. Ciò nonesclude però la possibilitàd’adeguamento alle disposi-zioni in materia di risparmioenergetico dell’intero edificio».

La maggiore attenzione intema di brutture edilizie, conparticolare interesse per lezone produttive e la riqualifi-cazione del patrimonio esi-stente, scongiureranno l’ec-cessivo consumo delterritorio?«La demolizione e la ricostru-zione di edifici già esistenticonsente di migliorarnel’aspetto, evitando di conse-guenza un ulteriore consumodel territorio. Al fine di age-volare tali sostituzioni lanorma consente di interveniresu edifici in cui la destinazioned’uso residenziale risulti pre-valente (e non più, comeprima, del 75%) e include trale destinazioni d’uso diverse,anche quelle turistico-ricettiveo direzionali».

Page 164: dossier piemonte 04 2011

220 • DOSSIER • EMILIA ROMAGNA 2011

Per rispondere alle esigenze abitative dei cittadini piemontesi, sono 2.437 gli alloggi in corso di realizzazione e 2mila in fase di progettazione. Il sindaco di Cuneo, Alberto Valmaggia, illustra tutti i provvedimenti utili a contrastare l’emergenza abitativaElisa Fiocchi

Diecimila alloggi entro il 2012

Le nuove modifichepresentate al pianocasa della regionecontengono proce-

dure meno restrittive al finedi incentivare il settore del-l’edilizia, semplificando econsentendo ai cittadini diintervenire sugli edifici nel ri-spetto dell’ambiente e conparticolare attenzione al ri-sparmio energetico. Le nuovenorme del testo, che inter-vengono nella parte relativaallo “Snellimento delle pro-cedure in materia di edilizia eurbanistica”, intendono darenuove possibilità di ripresa,agevolando interventi edilizidirettamente e indirettamenteconnessi all’abitazione. In sin-

Alberto Valmaggia,sindaco di Cuneo

tesi, si parla di un piano casapiù “permissivo”, in cui an-che i Comuni avranno mag-giore potere decisionale inbase alle specificità del terri-torio. «A Cuneo – commentail sindaco Alberto Valmaggia– portiamo avanti numerosiinterventi di recupero se-

guendo precisi percorsi in col-laborazione con le cooperativeedilizie. L’impegno corre su duebinari: da una parte il capitolodelle ristrutturazioni, con in-terventi finalizzati al recuperodel patrimonio abitativo esi-stente, dall’altra l’attuazione dinuovi interventi, monitorandoperò l’andamento del canoneche dovrebbe diventare più ac-cessibile».

Quali sono i provvedi-menti proposti?«È stata approvata la graduato-ria del secondo biennio rela-tivo al “Programma Casa:10.000 alloggi entro il 2012”degli interventi di edilizia sov-venzionata ammessi a finanzia-mento per l’ambito provinciale

Page 165: dossier piemonte 04 2011

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 221

Alberto Valmaggia

di Cuneo e sono stati assegnatii contributi con le risorse di-sponibili quale anticipazionedel terzo biennio. Il progettodell’Atc ha, inoltre, messo adisposizione 40 alloggi su 60,oltre al costante lavoro dellecooperative. Tra gli interventicomunali, stiamo portandoavanti il recupero di un pre-fabbricato con 36 alloggi a di-sposizione che saranno desti-nati agli anziani».

Attraverso quali manovreil Comune s’impegna a con-trastare il problema del-l’emergenza abitativa? «Apriremo un nuovo bandoper le case popolari a metàmaggio e abbiamo incenti-vato gli affitti 3+2 che hannouna minore libertà nella de-

terminazione del canone. No-nostante ciò, fatichiamo an-cora a ottenere buoni risul-tati. Molti proprietari dialloggi vuoti, infatti, preferi-scono pagare la tassazioneprevista, considerata irrisoria,così da mantenere vuoto l’im-mobile: un meccanismo chemantiene alti i livelli di emer-genza abitativa».

L’Agenzia sociale per lalocazione è una struttura in-terna del Comune incari-cata di favorire l’incrocio tradomanda e offerta di alloggisul mercato privato. Comeavviene l’incontro tra pro-prietari e inquilini?«Grazie a uno specifico fi-nanziamento regionale,l’agenzia si occupa di gestire

una serie d’incentivi e contri-buti per proprietari e inqui-lini che stipulino un con-tratto di locazione a canoneconcordato. I proprietari de-gli alloggi si possono rivol-gere all’agenzia per conosceremeglio gli incentivi econo-mici e le garanzie offerte dalComune qualora decidano diaffittare il proprio apparta-mento a famiglie in emer-genza abitativa. Gli inquilinicon un reddito documentatoche si trovano in emergenzaabitativa (per finita locazione,separazione coniugale, abita-zione troppo piccola) e chenon riescono a trovare unacasa adatta, possono fruire delservizio offerto».

In base a quali criteril’amministrazione distri-buisce gli incentivi?«I contributi agli inquilini insituazione di “emergenza abi-tativa” sono erogati una tan-tum all’atto della firma di unnuovo contratto di affitto a ca-none concordato. L’unico vin-colo per l’inquilino è quellodel reddito, che deve rientrareentro limiti prestabiliti».

La cifra investitadalla Regione

per alloggi e recupero di areeurbane degradate

FINANZIAMENTO mld

Sono le nuoveabitazioni che

saranno realizzatenel Piemonte entro il 2012

ALLOGGImila

L’Agenzia si occupa di gestire una serie d’incentivi e contributiper proprietari e inquilini che stipulino un contratto di locazione a canone concordato

Page 166: dossier piemonte 04 2011
Page 167: dossier piemonte 04 2011
Page 168: dossier piemonte 04 2011

DIALOGO PROGETTUALE

224 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Il futuro secondo Pier Paolo Maggiora, tra i più apprezzati maestri dell’architettura

italiana, che punta a uno sviluppo dialogico e interculturale dello scenario

architettonico internazionale

Andrea Moscariello

Un dialogo tra passato e futuro

Page 169: dossier piemonte 04 2011

Pier Paolo Maggiora

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 225

Non più grandicittà, ma reti me-tropolitane inter-nazionali che

competono sui parametri deiservizi, dell’efficienza, della vivi-bilità e della sostenibilità am-bientale. Su questo si gioca ilfuturo, economico e strutturale,dei giganti urbani contempora-nei. E da qui parte l’analisi diPier Paolo Maggiora, l’architettoprecursore del metodo, oggi se-guito da migliaia di professioni-sti, detto del “Dialogo Proget-tuale”. «In realtà letrasformazioni territoriali che stavivendo il mondo sono tal-mente variegate che è difficiledefinire quale direzione stianooggi prendendo le città – so-stiene Maggiora -. Sicuramente,lo sviluppo non avviene piùsemplicemente all’interno dellearee urbane, in una logica fine ase stessa. Sono le grandi reti, leconnessioni tra più territori, arendersi competitive, a emer-gere». Molti gli esempi concreti.Sanità, industria, formazioneuniversitaria, commercio. Moltii fronti su cui si vanno a costi-tuire queste reti. E l’Italia? Se-condo Maggiora un grandepasso in tal senso lo potrebbecompiere all’estremo Sud.

Perché puntare alla Sicilia?«Intanto la Sicilia gode di unaposizione geografica favorevole.È la porta dell’Europa sul Me-diterraneo. Quello che dob-biamo superare è una visioneche ci mostra l’Isola come un in-sieme di tante piccola città. Oc-corre concepire la regione come

un’unica grandissima metropolida 5 milioni di abitanti».

Una metropoli?«Sì. La Sicilia può porsi sulloscenario globale al pari di To-kio, Londra, New York o Shan-gai. Deve diventare la piatta-forma principale delMediterraneo, un hub di con-nessione internazionale tral’Europa e l’Africa. E su questovi è già un progetto su cuistiamo lavorando».

Per raggiungere un obiet-tivo così ambizioso, però, laSicilia necessita di interventifondamentali.«Questo è chiaro. Deve crearepunti di accessibilità strategiciverso i suoi tre lati, Palermo,Catania e Agrigento. In ag-giunta, attraverso il ponte, do-vrà entrare in relazione con glialtri grandi corridoi europei. Inquesto il concetto del “Dia-logo” è fondamentale. Solo lapluralità e il confronto dellevoci consentono infatti di al-largare l’unilateralità del pro-gettare solitario, favorendoquella “creatività dei molti” cheè la condizione metodologicanecessaria per ideare e realiz-zare interventi complessi all’al-tezza del terzo millennio. Il Me-diterraneo anche per questorappresenta la nostra sfida piùimportante. Siamo chiamati acreare delle connessioni, deipresupposti tali da favorire loscambio e la crescita, culturale,tecnologica ed economica, trale due sponde del mare».

La cronaca degli ultimimesi, però, ha evidenziato

come vi siano molte frattureall’interno dell’area mediter-ranea. L’architettura può fa-vorire la crescita di un nuovosubstrato di coesione?«Sicuramente. Sul Mediterra-neo vi è questa omogeneità difondo che attiene proprio allosviluppo della sua storia. Pen-siamo solo alla realtà siciliana.La sua cultura, il suo volto, è ilfrutto del dialogo tra culturedifferenti. Greci, romani, arabie normanni. Si tratta di un’au-tentica terra multiculturale equesta peculiarità non va rite-nuta come un semplice aspettodelle sue origini. Il passato è lamatrice del futuro, è un tra- � �

In apertura, progetto CityLife (Milano). Sopra, l’architetto

Pier Paolo Maggiora www.pierpaolomaggiora.com

Page 170: dossier piemonte 04 2011

226 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Sotto molti aspetti ho voluto ri-creare quel clima che si respiròa Milano quando, nel Trecento,si andò a realizzare il suo sim-bolo più importante, ilDuomo».

Dunque c’è una correla-zione tra il Duomo e CityLife?«Entrambi rappresentano lapiazza occidentale dell’asse Mi-lano-Torino. Sbaglia chi pensaal Duomo come a un progettomeneghino, in realtà fu il risul-tato di maestranze veneziane,tedesche e francesi, solo per ci-tarne alcune. Il Duomo fu unagrande opera multiculturale

guardo da riproporre in chiavepiù evoluta e ampliata».

Questo concetto, che rien-tra nel metodo del “Dialogo”,lei ha dichiarato che si trovaanche nel noto progetto CityLife, per la città di Milano. Inquesto caso dove troviamo unritorno del passato?«City Life nasce e si sviluppaproprio in forma dialogica.Non è un caso se ho scelto dicreare, per la sua realizzazione,un team di architetti prove-nienti da culture e paesi diversi.Dalla mediorientale Zaha Ha-did al giapponese Arata Isozakifino all’ebreo Daniel Libeskind.

perché Milano, nel 300, eraun incredibile crocevia di po-poli. La storia è circolare, nonlineare, ce lo insegna la teoriadella relatività, che purtroppol’architettura ha perso aggrap-pandosi a un’idea del passatoottocentesca, astrusa, roman-tica. Bisogna scandagliare ilpassato per trovare gli elementiche faranno grande il futuro. Eoggi è impensabile concepireun progetto come City Lifesenza attuare una costruzionedialogica tra tutte quelle cul-ture che confluiscono su Mi-lano, così come accadde nel300 per la cattedrale. Il pro-getto è un continuo diveniregrazie al confronto costante tranoi architetti, così distanti ediversi, ma così uniti nel-l’obiettivo da raggiungere».

In quali altri progetti incorso di realizzazione, so-prattutto, si possono coglierealtri elementi dialogici?«Sicuramente in “LagunaVerde”, che prevede la ricon-versione dell’area dismessadello stabilimento Pirelli a Set-timo Torinese. Anche in que-sto caso, scaturisce una conti-nuità critica rispetto alla storia.Le nuove istanze sociali e tec-nologiche devono confrontarsicon la tradizione, con il pree-sistente. Altro progetto straor-dinario è la “EcoCity” di Cao-feidian, in Cina, una vera “cittàdel futuro” in cui il concettotradizionale di città si apre anuovi scenari del tutto ina-spettati, ponendosi comenuovo modello in cui l’archi-tettura, la scienza, la tecnolo-gia, la cultura e i servizi dialo-gano costantemente».

A destra,

il progetto Laguna Verde

(Settimo Torinese) e,

sotto, la Eco-City

Caofeidian (Cina)

��

La storia è circolare, non lineare, ce lo insegna la teoria della relatività. Bisogna scandagliare il passato per trovare gli elementi che farannogrande il futuro

� �

DIALOGO PROGETTUALE

Page 171: dossier piemonte 04 2011
Page 172: dossier piemonte 04 2011

IMPIANTI SU MISURA

228 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Tecnologie d’avanguardiaIn un settore dominato dalle multinazionali, la strategia adottata dalle piccole

imprese italiane è legata alla specializzazione e alla disponibilità a realizzare

lavori particolari. L’esperienza di Giuseppe Ilaria

Amedeo Longhi

Page 173: dossier piemonte 04 2011

Giuseppe Ilaria

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 229

Il mercato dell’ascensore èsoggetto a una suddivi-sione abbastanza netta: daun lato vi sono le multi-

nazionali, che detengono il pre-dominio realizzando impiantistandardizzati e curando tutta lafase di vita dell’impianto, dallaprogettazione all’installazione,occupandosi anche della ma-nutenzione periodica e degli in-terventi di riparazione. Dall’al-tro lato troviamo le piccole emedie imprese, che fanno partedi una rete a cui appartengonoanche gli installatori, gli arti-giani e i manutentori. Fra que-sto tipo di aziende c’è anche laTeknocam di Giuseppe Ilaria,che da circa vent’anni si oc-cupa della realizzazione diascensori e montacarichi. «Noientriamo in gioco quando c’èun problema – spiega Ilaria ri-marcando le caratteristicheche differenziano la sua nic-chia di mercato da quella oc-cupata dalle multinazionali –,quando si presenta l’esigenzadi realizzare un impianto se-condo richieste specifiche estraordinarie».

Voi quindi siete legati piùalle personalizzazioni e alleinstallazioni particolari?«Esatto e anche la suddivisionedei compiti è diversa: noi nonveniamo mai chiamati diretta-mente dall’utilizzatore finale.Mentre la multinazionale effet-tua tutti i lavori, gli installa-tori con cui collaboriamonon costruiscono i materiali,li comprano dalle aziendecome la Teknocam, che rea-lizzano i singoli componenti

Nelle foto, esempi

di realizzazioni

effettuate dalla

Teknocam di

Casaleggio (NO)

www.teknocam.eu

trovando la soluzione idealeper ogni esigenza».

Recentemente ci sono statialcuni cambiamenti nel vo-stro modo di operare, dettatianche da aggiornamenti dinatura legislativa.«Il mercato è stato liberalizzato,anche se di fatto si è rafforzatoil predominio delle multina-zionali, che hanno potuto stan-dardizzare gli impianti, realiz-zare economie di scala migliorie abbattere i prezzi. A noi pic-coli produttori è rimasta la per-sonalizzazione. Le nuove diret-tive hanno permesso dieliminare il locale macchine e siè aperto lo spazio per nuovesoluzioni».

Su quest’ultimo fronte re-gistrate molte richieste?«Sì, attualmente stiamo lavo-rando molto su questo. Mentrela maggioranza delle multina-zionali propone ancora mac-chinari a 380 volt, noi già dadiversi anni realizziamo im-pianti a 220 volt, che hanno unconsumo operativo molto con-tenuto che consente un note-vole risparmio energetico e lariduzione dell’impatto am-bientale. Esistono anche va-rianti alimentate tramite pan-nelli solari oppure a recuperoenergetico».

Generalmente intervenitepiù sul nuovo o su edifici giàrealizzati?«Noi lavoriamo molto sulle ri-strutturazioni, quindi edifici giàrealizzati dove non c’è mai statol’ascensore, ad esempio nei vaniscala dei palazzi d’epoca. Sonoil nostro campo: immobili che

necessitano di impianti con di-mensioni non standardizzate,che noi siamo capaci di perso-nalizzare in base alle esigenzedegli utenti e agli spazi a dispo-sizione. In alcuni edifici storiciabbiamo effettuato interventiconformi alle indicazioni for-nite dalle Belle Arti; per esem-pio, abbiamo appena realizzatoin un castello un impianto conascensore esterno tutto in cor-ten, con un effetto perfetta-mente intonato con il contestoarchitettonico in cui si è an-dato a collocare, pur trattan-dosi di un impianto di nuovarealizzazione. Possiamo sinte-tizzare l’essenza del nostro la-voro attraverso un paragone:come il fabbro cesellatore la-vora il cancello, noi realiz-ziamo l’ascensore su misura siadal punto di vista delle di-mensioni che da quello del-l’impatto estetico, sempre peròcon un occhio a risparmioenergetico e prestazioni tec-nologiche d’avanguardia».

Noi entriamo in gioco quandosi presenta l’esigenza di realizzare un impiantosecondo richieste specifichee straordinarie

Page 174: dossier piemonte 04 2011

RIQUALIFICAZIONE

230 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

«Du r a n t equesti annidi attivitàmi sono

reso conto di come sia essen-ziale il recupero del patrimo-nio immobiliare esistente do-tato di una dignitàarchitettonica. Costruire o ri-strutturare immobili privi diuna loro identità, con il soloobiettivo commerciale e spe-culativo, non premia né dalpunto di vista economico, nédal punto di vista professio-nale». Queste parole, certa-mente in controtendenza ri-spetto a un mercato orientatosolo al profitto, sono dell’in-gegnere Giuseppe Bailo, tito-lare dell’omonima società dicostruzioni, fondata nel 1948dal padre, il geometra PaoloBailo, specializzata in vari set-tori, fra i quali il recupero delpatrimonio architettonico.«Con questa impostazionerealizziamo due obiettivi: l’ot-timizzazione dell’urbanizza-

zione e dei servizi comunaligià esistenti e la valorizzazionedi comparti urbani degradati».

Come e in cosa è cambiatala concezione dell’immobileurbano negli ultimi anni?«C’è stato un profondo cam-biamento nelle caratteristicherichieste per gli alloggi. Infattil’attuale “modus vivendi” pre-dilige abitazioni funzionali econ metrature ridotte rispetto,per esempio, a quelle cheerano richieste negli anni 70.In quel periodo le tre camereda letto e i doppi servizi eranoscelte basilari, quasi obbligate.Oggi si parte da una situa-zione diversa, sia per le flut-tuazioni del mercato che per lasituazione urbanistica dellecittà. Queste sono sempre piùaffollate di edifici inadeguati edi aree dismesse che intaccanonon solo l’estetica ma anche lepotenzialità funzionali. Afronte di ciò si assiste a inter-venti architettonici e ingegne-ristici di pianificazione urba-

nistica che non sempre risul-tano ad hoc».

In che modo si evolve ilprogetto di riqualificazionedi queste aree urbane e suquali presupposti si basa?«Molte città italiane presen-tano aree industriali dismessee ormai consegnate alla di-menticanza. Recuperarle nonè solo un’opportunità, ma di-venta un bisogno sempre piùattuale. Il recupero di opificiindustriali dismessi è quasi ob-bligato, in quanto l’ubicazionedi questi ultimi è quasi sempreall’interno delle aree urbane.La loro trasformazione e ri-qualificazione è necessaria in-nanzitutto per rendere fruibiliaree che attualmente sono solodi ingombro. Inoltre il riuti-lizzo delle urbanizzazioni esi-stenti non presenta alcun ag-

L’ingegnere

Giuseppe Bailo è titolare

della Bailo Srl

di Novi Ligure (Al)

[email protected]

«Le città sono sempre più affollate di edifici inadeguati

e di aree dismesse che ne intaccano non solo l’estetica

ma anche le potenzialità funzionali». L’ingegnere

Giuseppe Bailo spiega come l’intervento su un singolo

edificio possa cambiare il volto di un intero quartiere

Luca Cavera

Recuperiamo la dignitàarchitettonica delle città

Page 175: dossier piemonte 04 2011

Giuseppe Bailo

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 231

gravio in termini di spese peri Comuni».

Tra le ultime opere realiz-zate dall’Impresa Bailo c’è lariqualificazione urbanisticadell’“ex Molino Moccagatta”di Novi Ligure. Quali eranogli obiettivi che hanno ca-ratterizzato tale lavoro?«Il principale obiettivo cheavevamo programmato e cheabbiamo raggiunto in que-st’ultimo intervento è stato latrasformazione delle struttureesistenti, che avevano delle fi-nalità esclusivamente produt-tive – come il nome dellastruttura lascia intendere inmodo trasparente –, in unmoderno stabile per uso resi-denziale e commerciale. Permettere in atto il progetto èstato sufficiente un semplicepermesso di costruzione rila-sciato dall’Ufficio Urbanisticadel Comune di Novi Ligure,che ci è stato rilasciato senzalungaggini burocratiche,avendo noi chiarito quella che

era precisa finalità dell’inter-vento, ovvero contribuire allarivalutazione del quartiere».

Nel ristrutturare un am-biente storicamente stratifi-cato, quali sono le linee ar-chitettoniche cui poter fareriferimento?«Prima di tutto è necessarioindividuare l’idea progettualeiniziale dell’edificio che saràinteressato dall’intervento diristrutturazione. Una volta in-dividuata quella che era statala scelta architettonica origi-naria, cerchiamo di garantireun’adeguata riqualificazione,curata dai nostri progettisti,che si impegnano ad adattarealle esigenze moderne l’im-mobile, sforzandoci, perquanto possibile, di non stra-volgere né tradire l’anima delfabbricato preesistente».

Quali sono gli interventiche maggiormente possono“tradire l’anima” di un edi-ficio?«Con le nuove normative in

materia di contenimentoenergetico e disciplina antisi-smica è sempre più difficileconiugare un recupero cor-retto, anche dal punto di vistaestetico, con le nuove tecno-logie. Intanto bisogna distin-guere fra i materiali che inci-dono sull’efficacia strutturaledelle architetture e altri sullaresa estetica. Nella scelta co-struttiva la mossa più impor-tante sarebbe quella di rima-nere fedeli alla strutturaoriginaria mediante l’utilizzodei materiali già presenti negliimmobili, adattandoli allenuove tecnologie. Il riutilizzodi questi materiali originari èsolitamente il mezzo più sem-plice per rendere omogeneo e“invisibile” l’intervento re-staurativo».

❝~

Cerchiamo di garantire un’adeguatariqualificazione senza tradirel’anima del fabbricato preesistente

Page 176: dossier piemonte 04 2011

MATERIALI PER L’EDILIZIA

232 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

L’edilizia traina la crescita degli isolantiDa un piccolo stabilimento di Cuneo a una distribuzione globale per i più svariati settori

industriali. Il caso della Fibrac, azienda nota nel mondo per i suoi isolanti, che oggi reinveste

sul territorio piemontese puntando al business del risparmio energetico

Filippo Belli

Page 177: dossier piemonte 04 2011

Katusha ed Ezio Caula

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 233

L’evoluzione e la cre-scita dell’industriadegli isolanti sonostate probabil-

mente tra le più interessantinell’ambito dei settori produt-tivi italiani ed europei. In par-ticolare, è nei confronti del-l’edilizia che si riscontrano lefonti di business maggior-mente significative. Isolare unedificio, oggi, significa sostan-zialmente renderlo energetica-mente più efficiente e sosteni-bile tanto dal punto di vistaambientale, quanto da quelloeconomico. Alcuni attori delsettore lo hanno ben com-preso, investendo in manierasostanziosa sulla produzionerivolta al comparto edile. Casoesemplare è quello della FibracIsolanti, azienda di Carrù, nelCuneese, nata sul finire deglianni Settanta da un’idea deifratelli Carlo e Riccardo Caula.Ma se inizialmente l’attivitàconsisteva fondamentalmentenella produzione di lana diroccia basaltica, con il tempol’azienda è diventata un vero e

gruppo di Cuneo riveste unruolo da protagonista sullo sce-nario globale. Molte le appli-cazioni possibili in tal senso:dagli impianti di produzionedi energia agli allestimenti chi-mici, dalle coibentazioni e in-sonorizzazioni industriali finoalla produzione di forni, cal-daie e strutture di protezione alfuoco. «Ci rivolgiamo al na-vale, all’offshore, all’automo-tive e, ovviamente, all’industriadel condizionamento e dellarefrigerazione – spiega EzioCaula -. Il nostro impianto,oggi, consta di quattro fornidistribuiti su due linee, riu-scendo a fornire una produ-zione annua pari a 4mila ton-nellate di lana di rocciabasaltica». E poi, ovviamente,ci si concentra sull’edile. «Ne-gli ultimi anni abbiamo pro-fondamente rinnovato e am-pliato la nostra strutturaoperativa evidenziando una fi-gura di produttore e distribu-tore operante nel settore del-l’edilizia – racconta KatushaCaula -. Stiamo stabilendo intal senso importanti accordi dicollaborazione con alcune delleprincipali aziende del settorecome Rockwool, Fassa-Bor-tolo, Knauf Insulation e Glo-bal Building, solo per citarnealcune». «I materiali isolanti danoi venduti sono il prodottocardine attorno al quale ruotatutto il discorso del risparmioenergetico, in quanto sonol’elemento strutturale prepo-sto a diminuire il passaggio dicalore e, di conseguenza, le di-

proprio punto di riferimentotra gli specialisti del settore de-gli isolanti termoacustici. Unosviluppo che ha permesso allasocietà di espandersi anche a li-vello internazionale. «Oltre allo sviluppo dei mate-riali e delle applicazioni, gio-cano a favore della nostraazienda anche la flessibilità el’organizzazione gestionale»spiega Katusha Caula, attualeamministratore delegato dellaFibrac, che assieme al cuginoEzio, amministratore delegatocommerciale, porta avanti latradizione imprenditoriale difamiglia. «In particolare nellanostra regione, il Piemonte,siamo tra i principali distribu-tori di materiale per l’edilizia.Grazie anche al fatto che la no-stra impostazione di magazzinopermette una tempistica di con-segna estremamente rapida»sottolinea l’amministratrice. E in effetti, osservando la storiadell’azienda, questa crescita lo-gistica balza subito agli occhi.Ne ha infatti compiuta di stradadal suo primo capannone dimille metri quadrati. Oggi laFibrac dispone di una superficieoperativa coperta di circa 5milamq. su di un’area complessivadi 15mila mq. interamente diproprietà della famiglia Caula.

APPLICAZIONI INDUSTRIALIUna struttura che è cresciutaanche per il grande successo ot-tenuto nell’ambito dell’isola-mento nel settore delle applica-zioni industriali, su cui oggi il � �

Nelle immagini, alcune produzioni

dell’azienda Fibrac Isolanti di Carrù (Cn).

In basso, un’impresa edile al lavoro

applica un isolamento termico

su un edificio

Page 178: dossier piemonte 04 2011

234 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

La Fibrac Isolanti Spa viene fondata nel 1978 dai fratelli Carlo e Riccardo Caula.Inizialmente l’attività consisteva nella produzione di lana di roccia basaltica. Neglianni a seguire, con l’inserimento di nuove risorse umane e finanziarie, la società si èaffermata tra gli specialisti del settore isolanti ampliando la sua attività anche alivello internazionale. In seguito, poi, Fibrac è diventata specialista dell’isolamentonel settore delle applicazioni industriali. La struttura produttiva si è man manoevoluta arrivando, oggi, a contenere 4 forni che forniscono una produzione annuapari a 4mila tonnellate di lana di roccia basaltica. Il raggio di vendita dei materiali siestende a tutta l’Europa e, in collaborazione con primarie aziende impiantisticheitaliane ed estere, anche ad Asia, Africa, Medio-oriente e Stati Uniti. Oltre aimateriali isolanti tradizionali, la società commercializza anche sistemi completi perl’edilizia a secco, dal cartongesso ai controsoffitti, per l’isolamento con sistema-cappotto e soluzioni per la protezione al fuoco delle strutture.www.fibracisolanti.com

L’evoluzione produttiva

l’immediato. Rispondiamo ra-pidamente alle richieste dellenostre imprese committentianche perché abbiamo, già datempo, degli ottimi partner perciò che concerne il trasporto ela consegna delle merci».

INVESTIMENTI SUL TERRITORIOInteressante, tra l’altro, è il fattoche, a differenza di molte altrerealtà protagoniste di uno svi-luppo internazionale, Fibractorna a investire in manieramassiccia sul suo territorio. «IlPiemonte resta uno dei fulcriprincipali per il nostro core bu-siness – dichiara Katusha Caula-. Soprattutto per il discorsoedile ci ha permesso di am-

pliare il nostro raggio di azioneinfluendo positivamente sulfatturato dell’azienda. Anche ilcomparto produttivo piemon-tese investe su di noi, specienell’ambito della coibentazioneindustriale».

NUOVI MERCATIAndando oltre confine, in-vece, l’azienda punta a nuovimercati emergenti, tra cui Tur-chia, India, Iran, Sud Americae Messico. Si investe, poi, an-che sullo sviluppo di nuoviimpianti. «Per soddisfare lagrande richiesta di materialiprovenienti dal mercato del-l’automotive, abbiamo di re-cente installato un nuovo im-pianto per la produzione difibre minerali con le caratteri-stiche tecniche e prestazionalirichieste su molte produzionistrategiche, come quelle dellepastiglie per i freni, delle fri-zioni o della guarnizioni -. An-nuncia l’Ad -. L’impegno cheha sempre caratterizzato l’atti-vità di Fibrac nella ricerca enello sviluppo di soluzioni in-novative, rappresenta una ga-ranzia di crescita per il fu-turo». «Il nostro obiettivoprincipale è quello di diven-tare un punto di riferimentosempre più importante sia perle imprese del comparto edile,sia per le industrie – concludeEzio Caula -. Anche per que-sto stiamo investendo risorseeconomiche ed energie performare e specializzare il no-stro personale tecnico».

� � spersioni di energia – spiegaEzio Caula -. Per questo la no-stra è una produzione che trovagrandi riscontri sul mercato». Ma come può una realtà che siregge sui grandi numeri orga-nizzarsi e non rischiare di ral-lentare dinanzi a un mercatoche ormai vive quasi esclusiva-mente sulla logica del tutto esubito? Secondo il responsabilecommerciale, «quello con cui cisi confronta è, in effetti, un’eco-nomia sorretta dal meccanismodel “just in time”, ma nel no-stro caso il poter disporre di unampio magazzino, dimensio-nato proprio rispetto alla do-manda del nostro settore, cipermette di operare sia su unalogica a lungo termine, sia nel-

MATERIALI PER L’EDILIZIA

Page 179: dossier piemonte 04 2011
Page 180: dossier piemonte 04 2011

METALLI PER L’EDILIZIA

236 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Sottostrutture per il fotovoltaico

In queste immagini,

alcuni ambienti e fasi

operative della O.M.L.,

azienda con sede

a Cuneo

www.oml-cn.com

L’importanza della qualità dei materiali per l’edilizia e la sensibilità verso il risparmio

energetico, rappresentano le basi su cui l’azienda O.M.L. ricerca l’innovazione

Giulio Conti

trando a far parte del gruppoIdroterm, ha poi trasferito lasede in una nuova struttura nelleimmediate vicinanze della casamadre Idroterm: «l’obiettivoperseguito è quello di creare unpolo che va dalla lattoneria alleenergie alternative in grado didare la massima soddisfazione edisponibilità sia all’installatoreche al progettista e al commit-tente finale». Nell’ambito diquesta politica di continuo mi-glioramento nel servizio propo-sto a fine dello scorso anno, èstato inaugurato un nuovo sta-bilimento produttivo localiz-zato nel comune di Guareneappena fuori Alba in grado diservire i territori di Langhe eRoero e l’astigiano. La crescita eil potenziamento della O.M.L.sono stati possibili anche inquesti momenti di crisi graziealle attente e oculate scelte della

l’edilizia quali coperture civili eindustriali, rivestimenti di fac-ciate, sottostrutture per foto-voltaico e lattoneria, l’impren-ditore Paolo Gautero spiegacome le attività aziendali, perraggiungere i più alti livelli diefficienza produttiva, non pos-sano prescindere dall’adozionedi nuove tecnologie e di ogniforma e sistema che rendaquanto più sicuro il lavoro de-gli operatori. Per questo «tutti ireparti della O.M.L. sono do-tati di macchinari di ultima ge-nerazione, all’avanguardia nellatecnologia e nell’efficacia dellaproduzione, sempre senza per-dere di vista la sicurezza del per-sonale operante». Già alcune note della biografiadell’azienda cuneese bastano adescrivere un percorso costanteverso l’espansione e lo sviluppodell’impresa che dal 2000, en-

Imateriali utilizzati nel set-tore dell’edilizia, soprat-tutto per la realizzazionedi coperture e rivesti-

menti, oggi più che mai de-vono possedere validi requisitidi qualità prestazionale, dure-volezza e proprietà tecnico-fisi-che adeguate alla strutturazionedi dispositivi mirati ai maggioririsultati di risparmio energe-tico. «L’esperienza acquisitaunita a un’elevata capacità diinnovazione ci permettono lepiù svariate tipologie di lavora-zioni utilizzando materiali dialta qualità che vanno dal sem-pre richiesto rame, all’acciaioinox, allo zinco titanio fino aipiù innovativi allumini moltoutilizzati nel moderne realizza-zione architettoniche». A capodella O.M.L. di Cuneo,azienda operante nel settoredella lavorazione metalli per

Page 181: dossier piemonte 04 2011

Paolo Gautero

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 237

direzione e della proprietà intermini di ricerca continua diun alto livello di qualità siadelle materie prime e dei pro-dotti offerti ai clienti che nelservizio svolto che va dalla ana-lisi del lavoro da svolgere finoad opera ultimata. «Per mante-nerci sempre all’avanguardiacon le nuove offerte del mer-cato alla O.M.L. svolgiamo co-stantemente corsi di aggiorna-mento sia per il nostropersonale che per i commit-tenti che lo desiderano – af-ferma Gautero –. Per il 2011 ciattendiamo comunque un

anno ancora difficile perquanto riguarda l’edilizia fermaai blocchi di partenza dopo lacrisi degli anni scorsi, masiamo fiduciosi nella crescitadella nuova filiale e puntiamosui nuovi prodotti quale il fo-tovoltaico e soprattutto suiprodotti per la sicurezza di chilavora sui tetti quali linee vita eparapetti in quanto crediamoche la salute nel lavoro sia piùimportante delle speculazioni».L’organizzazione aziendale sicompone di una capillare retecommerciale, un ufficio tec-nico per offrire il miglior servi-

zio alla clientela, un efficienteufficio amministrativo oltre auna trentina di addetti alla pro-duzione e logistica che si avval-gono di più di 20 macchinariper la produzione e diversi au-tomezzi per le consegne. Ma,ponendo in evidenza la capa-cità innovativa e concorrenzialedell’azienda, è proprio a soste-gno dei sistemi che sfruttano leenergie rinnovabili che «laO.M.L. propone lo sfrutta-mento dell’energia termica so-stenibile tramite i pannelli solari– precisa Gautero –, ma soprat-tutto tramite l’innovazione delsottomodulo in lamiera, checonsente un vantaggioso ri-sparmio grazie alla velocità diesecuzione ed alla modularitàdel supporto. Inoltre la strut-tura è totalmente impermea-bile e aderente al tetto o al-l’eventuale supporto».

��

Il sottomodulo in lamiera della O.M.L.consente un vantaggioso risparmiograzie alla velocità di esecuzione e alla modularità del supporto

Page 182: dossier piemonte 04 2011

SICUREZZA NEI CANTIERI

238 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Le incongruenze intema di sicurezza chesi registrano nei can-tieri, sono frutto di

una scarsa attitudine all’ade-guamento normativo oppurela causa di un sistema di normetroppo rigide e superficiali? «Lecondizioni di un cantierehanno ricadute pressoché nullesulla qualità finale dell’opera.Quindi spesso il problemadella sicurezza viene affrontatocon superficialità, dimenti-cando che la sua gestione di-pende dal livello culturale diuna società, nella quale i valorilegati alla professionalità e al-l’attenzione alla propria sicu-rezza come a quella degli altri èinesistente. Si presta maggioreattenzione a eludere il pro-blema che ad affrontarlo». Nonsi perde in preamboli l’inge-gnere Giancarlo Gonnet, fon-datore e titolare dell’omonimostudio professionale di Torino,per descrivere le tante sfaccet-tature del mondo dell’ediliziaall’interno del quale ha accu-mulato un’esperienza trenten-nale per poi passare, da im-prenditore a professionista, adedicarsi a specifiche attivitàlegate al campo della sicu-rezza. «Ci occupiamo di ope-razioni di coordinamento, di

La sicurezza “antonelliana”dell’ingegneria piemontese

Troppo spesso, la sicurezza

sul lavoro è stata trattata come

un problema da evadere piuttosto

che affrontare. Non distoglie

invece lo sguardo da nessuna

sfaccettatura che il tema

propone, l’ingegnere Giancarlo

Gonnet, la cui esperienza è

giunta fino in cima alla Mole

Adriana Zuccaro

Page 183: dossier piemonte 04 2011

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 239

consulenza per imprese e sta-zioni appaltanti, di redigerecalcoli strutturali sia in ce-mento armato che in acciaio e,quando possibile, in proget-tazione completa – spiegaGonnet –. Siamo inoltre attivinel campo del supporto al Re-sponsabile del Procedimentodi Stazioni Appaltanti che nonhanno una struttura di ufficiotecnico adeguata».La normativa sulla sicurezzachiamata normalmente 494 haindotto nuove norme utili con

risultati spesso sorprendentima «a mio avviso, la sua appli-cazione passa più verso il ri-spetto formale e documentaleche verso un aspetto di merito– afferma il fondatore delloStudio Gonnet –. Nei cantieripoi si paga spesso la scarsa pro-fessionalità degli addetti e latroppa attenzione alla produ-zione, oltre al fatto che ognicantiere è un prototipo che sideve inventare ogni volta».Per intuire la specificità di ognicantiere, basti immaginare ilrecente incarico affidato ai pro-fessionisti dello Studio Gon-net. «Ci è stata proposta l’in-gegnerizzazione dei tre anellida montare sulla Mole Anto-nelliana di Torino, lavoro spe-cializzato che ha avuto rispostenel campo della progettazionestrutturale, nella gestione delcantiere sia per i problemi diesecuzione che per la gestionedella sicurezza – racconta l’in-gegnere – perché le sei personeche hanno lavorato hanno ope-rato sempre appesi a funi, conla supervisione continua di tec-nici dello studio, oltre che del-l’impresa che ha realizzatol’opera».Ma quali sono le principali re-sponsabilità cui la progetta-zione e direzione lavori deve

far fronte per intervenire effi-cacemente su un’opera?«È fondamentale conseguireuna progettazione precisa e ap-profondita, non condizionatadalla premura indotta daitempi contrattuali e dalle limi-tazioni economiche – precisaGonnet –. Talvolta comunquemancano idee nuove mentre ilmercato premia maggiormentei valori economici del prezzo aquello della qualità. In parti-colar modo mancano spesso leconoscenze per una realizza-zione precisa dei particolari,premessa indispensabile perprodurre un prodotto correttoe soddisfacente».La filosofia che fa da cardineall’operato dello Studio Gon-net, trova nelle parole del suofondatore quasi un auspiciodedicato al libero professioni-smo e al lavoro in genere. «Bi-sognerebbe prestare più atten-zione all’aspetto umano dellavoro, alla priorità del pen-siero sulla tecnica e sulla tec-nologia, ai contenuti realidella vita e del lavoro rispettoall’esasperazione dei tempi edella produzione. Perché avolte, anche una semplicestruttura può nascondere op-portunità di pensiero inim-maginabili».

In queste pagine,

alcune fasi

di ingegnerizzazione

dei tre anelli della Mole

Antonelliana, incarico

affidato allo Studio

Gonnet di Torino

www.studiogonnet.it

~

❝Sulla Mole Antonellianaè stato svolto un lavorospecializzato inprogettazione strutturalee gestione del cantiere

Page 184: dossier piemonte 04 2011

L’ATTIVITÀ ESTRATTIVA

240 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Il lavoro in cava è semprestato molto pericoloso.Negli ultimi decenni peròl’estrazione è stata rivo-

luzionata dall’introduzione dimacchine a fili diamantati peril taglio di marmi, graniti e pie-tre. Queste innovazioni tecno-logiche hanno ridotto l’uso de-gli esplosivi, il cui impiego erala prima causa di incidenti. Ol-tre al problema della sicurezzasul lavoro, l’esplosivo causavamolti scarti di produzione conrelativi problemi di smalti-mento degli scarti, costi elevatie lunghi tempi di produzione.

Per rimediare a questa situa-zione, nel 1984, la Co.Fi.Plastha iniziato lo sviluppo e la pro-duzione di fili diamantati ed èstata la prima azienda a pro-durre il filo diamantato con as-semblaggio in plastica per il ta-glio del granito. Dal 1998 si èaggiunta una seconda attività,la Wires Engineering, impe-gnata nella progettazione, svi-luppo e produzione di macchi-nari che sfruttano la tecnologiadel filo diamantato. La parolaal presidente delle sue società,Emilio Brocco.

La vostra tecnologia ha ri-

voluzionato la tecnica estrat-tiva. Qual era lo scenario pre-cedente e cosa è stato miglio-rato?«Fino a 20-25 anni il modo dilavorare in cava era antiquato eprecario. Il materiale venivaestratto facendo dei fori a ro-topercussione, mettendol’esplosivo dentro e poi stac-cando le pareti. C’era molta ar-tigianalità e quindi molti rischiper gli addetti. È stato questoche ci ha spinti a ricercare so-luzioni che migliorassero lecondizioni di lavoro, per mi-gliorare poi tutto il processo

In alto, Emilio Brocco,

presidente

di Co.Fi.Plast Srl

e Wires Engineering Srl,

Lessolo (TO)

www.cofiplast.it

Più sicurezza nelle cavecon il filo diamantatoLa rivoluzione del lavoro in cava. Un’innovazione tecnologica

che ha ridotto il rischio di incidenti sul lavoro e ha aumentato

la produttività e l’efficienza dell’estrazione. Ne parla il presidente

Emilio Brocco, artefice di questo progresso

Luca Cavera

Page 185: dossier piemonte 04 2011

Emilio Brocco

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 241

produttivo».Adesso, dopo l’afferma-

zione del vostro prodotto sulmercato, come si lavora incava?«Noi abbiamo contribuito adabbattere quasi a zero l’uso de-gli esplosivi nell’estrazione.Questo grazie all’introduzionedel filo diamantato e alle mac-chine che lo usano. Ora le pa-reti vengono tagliate e i rischisi sono ridotti notevolmente. Illavoro è più razionale e pro-grammabile. Il taglio è un pro-cedimento prevedibile e con-trollato, invece l’esplosivo eraun sistema incontrollato. L’al-tro lato della medaglia è l’im-patto sociale, a causa della ri-duzione della presenza umananelle lavorazioni pericolose,ma si è perso un po’ di lavoroe si è guadagnato in sicurezza».

Il vostro mercato di riferi-mento è in Italia o all’estero?«Circa il 95% del nostro fat-turato deriva dall’export. Ciò èdovuto al fatto che negli ul-timi 20 anni, con il ritrova-mento di materie prime al-l’estero, i clienti hanno apertolì delle cave e spostato l’attivitàestrattiva. Inoltre i materialiitaliani, sia il marmo che il gra-

nito, – escluso il marmo di car-rara – hanno perso mercato,che da noi è saturo. C’è poi lacrisi dell’edilizia e anche questaha favorito l’emigrazione al-l’estero. Il marmo e il granitosono presenti in tutto ilmondo e noi esportiamo intutto il mondo, ma soprattuttoin Usa, Brasile e India».

Perché gli Usa importano ivostri prodotti e non usanoquelli locali?«In realtà, negli Usa, non cisono grossi concorrenti nel no-stro settore. Grazie a una no-stra sede in loco siamo riuscitiad affermarci sul loro mercato,che è molto esigente. Oltreo-ceano il cliente non richiedesoltanto un prodotto, bensìpretende un servizio completo.È possibile soddisfare le ri-chieste di alcuni mercati solocon la presenza sul posto, perquesto abbiamo anche dellesedi produttive in Brasile, StatiUniti, Spagna e Norvegia».

Per voi il legame con il vo-stro territorio è comunqueimportante?«Io ho iniziato a lavorare quida giovane. È chiaro che sa-remo sempre fedeli al territorioe alle nostre tradizioni. Le pro-

duzioni strategiche le abbiamotenute qui. Anche se ultima-mente il territorio ci dà un po’di delusioni per le infrastrut-ture. Avremmo bisogno di am-pliare i nostri laboratori, maci stiamo scontrando con pro-blemi burocratici».

Come si interfacciano levostre due aziende fra loro?«Sono complementari l’unacon l’altra ed entrambe svol-gono assieme la ricerca. Sonoentrambe certificate Iso14001:2004 e Iso9001:2008. Nello specificoperò una costruisce le mac-chine e l’altra costruiscel’utensile che usano questemacchine, cioè il filo dia-mantato. Il nostro filo perònon è montato soltanto dallenostre macchine Wires, loproduciamo anche per esseremontato sulle strumentazionidi altre aziende».

❝~

Il taglio è un procedimentoprevedibile e controllato,invece l’esplosivo eraun sistema incontrollato

Page 186: dossier piemonte 04 2011

L’ATTIVITÀ ESTRATTIVA

242 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Il settore estrattivoguarda alla sostenibilità

«La ricetta percontinuare acrescere e mi-gliorarsi è

quella di puntare su tre capi-saldi: collaboratori fidati equalificati, ecosostenibilitàambientale e spirito impren-ditoriale». La filosofia delGruppo Bettoni e, in parti-colare della Edilcave, impresada sempre punto di riferi-mento nel settore degli aggre-gati e dei calcestruzzi, nonpuò che fare perno sul suopresidente, Tarcisio Bettonisecondo cui «la forza diun’azienda sta nelle persone

che la compongono perché inun mondo dove capitali e tec-nologie sono alla portata ditutti la componente umana fala differenza; nel rispetto delterritorio che vogliamo resti-tuire verde, integro e non in-quinato; e in un sano spiritoimprenditoriale che, attraversol’istinto, non lascia sfuggireoccasioni importanti per ec-cessive valutazioni ed elucu-brazioni». Ha sempre avutole idee chiare Tarcisio Bettonigià prima dell’acquisizionedell’impresa di inerti e calce-struzzi. «L’obiettivo dellamia gestione è quello di ren-

Risorse umane, rispetto per l’ambiente e forza imprenditoriale. Per Tarcisio Bettoni, presidente

della Edilcave, sono gli elementi indispensabili per lo sviluppo dell’impresa estrattiva

Adriana Zuccaro

dere Edilcave uno dei poliestrattivi di riferimento pertutta la regione».

La formula aziendale adot-tata in Edilcave tende verso inuovi parametri di ecososte-nibilità. In che modo?«Per noi l’ecosostenibilità nonè una tendenza da cavalcarecon azioni di Green Washingma è una delle basi su cui svi-luppiamo la nostra attività im-prenditoriale. Applichiamoquesto principio sia a livellomacrodimensionale, program-mando già dal momento del-l’escavazione interventi di re-cupero ambientale che

Page 187: dossier piemonte 04 2011

Tarcisio Bettoni

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 243

consentano un perfetto inse-rimento del bacino nel pae-saggio circostante, riducendopolveri, rumori ed emissioni,sia a livello di pratiche quoti-diane. Ad ogni fase di estra-zione di materiale segue unimmediato recupero con la ri-sagomazione delle scarpate,riportando terreno vegetaleper l’inerbimento e piantandoalberi di alto fusto. Il metico-loso rispetto di Edilcave perl’ambiente è inoltre confer-mato dall’importante premioAtecap 2010 ricevuto per lecategorie sicurezza e sosteni-bilità ambientale».

Quali peculiarità del pae-saggio vercellese incenti-vano il lavoro in cava? «Il territorio dove operiamo, acavallo tra le provincie diBiella e Vercelli, è caratteriz-zato dalla presenza di mate-riale inerte con caratteristichegeologiche adatte per la pro-duzione di aggregati. Natu-ralmente avere tout-venat –misto naturale di cava – di

ottima qualità non è solo che labase per la produzione di ag-gregati marcati CE. Per otte-nere il prodotto finito è neces-sario poter garantire unadeguato lavaggio e selezioneper fare in modo che gli aggre-gati siano liberi da impurità econ granulometrie costanti».

Di quali tecnologie disponeEdilcave per la produzione diaggregati?«Il nuovo impianto per la sele-zione degli aggregati rappre-senta un esemplare unico nelsuo genere. Un team di inge-gneri ha sviluppato il progettoin modo da ottimizzare al mas-simo il rendimento in relazionealla composizione degli aggre-gati presenti in cava. Questogarantisce macinatura, sele-zione e lavaggio di altissimaprecisione e un prodotto finitocomposto da 10 pezzature diassoluta qualità. La gestione au-tomatizzata con un softwarededicato, l’abbattimento dellepolveri e dei rumori e l’appli-cazione meticolosa di tutte le

In alto, da sinistra,

Andrea e Tarcisio

Bettoni, rispettivamente

responsabile

comunicazione e

presidente della

Edilcave di Tronzano

Vercellese (VC)

www.edilspaspa.it

norme sulla sicurezza offrono alpersonale condizioni di lavoroottimali».

Quanto l’automazione el’utilizzo di software all’avan-guardia hanno inciso nelle at-tività del gruppo Bettoni? «La tecnologia ha modificato ilnostro agire quotidiano e l’av-vento dei software di gestionedelle operazioni ha consentitodi ottenere prodotti sempre mi-gliori, di eliminare drastica-mente la possibilità di erroreumano e di ridurre la necessitàdi addetti per ciascuna opera-zione. Nel campo degli aggre-gati penso che con il PLC –Controllo Logico Programma-bile – l’impiantistica abbia dav-vero raggiunto il top. Nell’am-bito calcestruzzi, invece, c’èancora molto da fare ma le in-novazioni, sia in ambito di pro-dotto che di impianti, sono al-l’ordine del giorno».

Cosa vuol dire oggi gestiree coordinare il lavoro sottesoa una cava? «Il nostro lavoro di cavatori cipone, in un’ipotetica gradua-toria di sensibilità ambientale,agli ultimi posti. Facciamoparte di una categoria impren-ditoriale che ha causato e stacausando danni irreversibili alterritorio. Ma questo giudizio,che fa di tutta l’erba un fascio,ci è sempre pesato. Pur lavo-rando nel settore estrattivo,siamo convinti che il rispettodell’ambiente non sia un vin-colo ma un’opportunità e chesia l’unica direzione per poteravere un’ottica aziendale dilungo periodo».

Page 188: dossier piemonte 04 2011

LE PIETRE DELL’OSSOLA

244 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Da Milano a Lussemburgo:la pietra dell’Ossola

Da una cava situata nella valle Ossola, si ricavano

materiali che vanno ad abbellire sia piccole

che grandi realtà nazionali e internazionali.

Paola Marabini descrive le peculiarità

di queste pietre

Belinda Pagano

Page 189: dossier piemonte 04 2011

Paola Marabini

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 245

tura di prodotti utilizzati per laristrutturazione della Reggia diVenaria alle lastre utilizzate daimarmisti per la realizzazionedella pavimentazione del Ca-stello Sforzesco di Milano,alla fornitura di elementi fi-niti per il rivestimento dellafacciata della State Street Bankdi Lussemburgo: sono solo al-cuni dei lavori che l’aziendaSarizzo di Crodo ha affron-tato in questi ultimi anni. Maqual è il segreto? «In realtà lepietre dell’Ossola hanno ca-ratteristiche di pregio e soliditàormai conosciute e apprezzatea livello internazionale» conti-nua Paola Marabini «tuttaviasono altrettanto importanti al-tri aspetti, come l’attenzionecon cui si estraggono i mate-riali e la cura con cui si lavo-rano. Noi ad esempio for-niamo diversi tipi dilavorazione. Le lastre, a ri-chiesta, possono essere lasciategrezze, levigate o lucidate,bocciardate, fiammate o anti-cate e realizzate nei più diversispessori per essere utilizzate siaper interno che per esterno.Ogni lavorazione ha le sue pe-culiarità e le sue tempistiche in

modo da riuscire a valorizzareal meglio un prodotto unicoche conservi le sue caratteri-stiche originarie». La disponi-bilità di grandi quantità di ma-teriale, inoltre, consente allamoderna struttura produttivadi far fronte a qualsiasi esi-genza. «La maggior parte delmateriale viene estratto nellenostre cave di serizzo e beola».Ma quali sono nello specificogli impieghi possibili? «In re-altà sia la beola che il serizzo siprestano a qualsiasi tipi di uso.Vengono infatti utilizzati prin-cipalmente nell’ambito del-l’edilizia civile e industriale perpavimenti, scale, davanzali,mensole, colonne; ma ancheper l’arredo urbano in cordoli,panchine, fontane, fioriere.Inoltre non è da dimenticarel’arredamento e la realizza-zione di monumenti e cap-pelle nell’arte funeraria. Inparticolar modo la beola èutilizzata per prodotti di nic-chia grazie alle sue peculia-rità eccellenti». Ed è grazie aqueste particolarità che le pie-tre dell'Ossola sono diventateparte della storia, dell'archi-tettura e dell'arte.

La Valle Ossola è co-nosciuta in tutto ilmondo per la suastraordinaria ric-

chezza geologica. L’estrazione,la lavorazione e l’esportazionedelle sue pietre risalgono addi-rittura all’epoca romana e an-cora oggi, grazie al lavoro diesperti e appassionati, si conti-nua questa tradizione locale di-venuta ormai di conoscenzainternazionale. Tutta l’area ter-ritoriale che si estende neipressi di questa valle, grazie allepeculiarità geologiche secolari,fa sì che si possano ricavaremateriali dalle qualità eccel-lenti. «Non basta però la ma-teria prima a fare la differenza»spiega Paola Marabini, presi-dente del consiglio di ammi-nistrazione e amministratoredelegato della Sarizzo di Crodoche insieme ai fratelli Silvana eDaniel conduce l’azienda cheda oltre 40 anni si è inseritanella tradizione estrattiva os-solana. «Ovviamente la pietradeve avere caratteristiche ec-cellenti ma è importante anchela metodologia e l’organizza-zione che stanno alla base ditutto il processo produttivo,dall’estrazione fino ad arrivarealla segagione, quindi alla luci-datura e alla finitura. Noi adesempio assicuriamo una co-stante attenzione alle tecnichedi estrazione e lavorazione siadella beola che del serizzo ed ègrazie a questa nostra peculia-rità che la Sarizzo di Crodo èriuscita ad affermarsi in modonetto sul mercato nazionale einternazionale». Dalla forni-

Una fase di lavorazione

alla Sarizzo di Crodo (VB),

azienda che si occupa

dell’estrazione

e della lavorazione

di beola e serizzo

www.sarizzodicrodo.com

Page 190: dossier piemonte 04 2011

EDILIZIA

246 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Nonostante sianostati fatti grandipassi in avanti, ilsettore delle co-

struzioni e delle infrastrutturein Piemonte necessita ancora diinterventi capaci di riqualificareconcretamente l’assetto edilizio edare nuovo volto al sistema in-frastrutturale. «Con l’evento“Torino 2006”, già agli inizi de-gli anni 2000, sono stati mi-gliorati molti ambiti territorialima con la progressiva riduzionedelle risorse, è trascorsa una de-cade e le finanze regionali, oggi,lasciano poco spazio a nuovi in-vestimenti». A testimoniare ledifficoltà insite nell’imprendito-ria contemporanea è Sergio DiLenardo, amministratore del-l’azienda Impredil Srl che dal1972 a oggi ha ampliato il suoraggio d’azione dal settore dellecostruzioni e ristrutturazioniedili sia civili che industriali, finoalla realizzazione di arginature,strade, piazze e opere pubblichein genere. «Nonostante la pri-maria vocazione di Impredil sial’edilizia civile, abbiamo diversi-ficato la nostra attività su parec-chi fronti perché nel mondo

delle costruzioni la specializza-zione è divenuta un freno allacrescita d’impresa».

Con quali progetti Impre-dil ha dato e darà un contri-buto per lo sviluppo dell’edi-lizia piemontese?«Durante i preparativi per “To-rino 2006” Impredil ha acqui-sito appalti per la realizzazione didue strutture alberghiere con pi-sta di fondo nella frazione diRiale nel comune di Formazza,l’ampliamento delle strutturesciistiche di Domobianca, a Do-modossola, e la realizzazionedella piscina comunale copertadi Macugnaga. Di recente ab-biamo invece dato il via a un’ini-ziativa immobiliare in una stu-penda zona panoramica diDomodossola che prevede larealizzazione di un complessoresidenziale. Ma guardando allenecessità infrastrutturali del no-stro territorio, ritengo ci sianoancora parecchi interventi darealizzare e il più importante in-teressa il bacino imbrifero delfiume Toce con la sistemazionedell’alveo per evitare alluvioni,visto che le zone della bassa Os-sola sono ancora a rischio».

In un’epoca in cui le risorsee gli spazi cominciano a scar-seggiare, ritenete che il recu-pero edilizio dell’esistentepossa essere una mossa vin-cente?«Noi ci siamo sempre adope-rati con i nostri committenti alrecupero di immobili struttu-randoci anche con attrezzaturee personale specializzato per

Sotto, lo staff dell’ufficio tecnico della Impredil Srl di Villadossola (VB),

impresa di costruzioni diretta da Sergio Di Lenardo (secondo da sinistra)

www.impredil.com

L’edilizia per il recuperodel territorio

Case, strade, opere pubbliche.

Costruzione e ristrutturazione.

Ogni intervento edilizio e infrastrutturale

può cambiare il volto del territorio

e migliorare le condizioni per chi lo vive.

In questa direzione si muove

l’impegno di Impredil

Adriana Zuccaro

Page 191: dossier piemonte 04 2011

Sergio Di Lenardo

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 247

questo tipo di interventi. An-che nell’ambito dei lavori pub-blici siamo intervenuti recu-perando, ad esempio, edificisoggetti a vincolo dei BeniCulturali; siamo infatti in pos-sesso della categoria OG2, perimmobili soggetti a tutela. Ri-teniamo che con l’andare deltempo le strutture ora abban-donate o degradate debbanoobbligatoriamente essere recu-perate perché di certo la ce-mentificazione selvaggia diquesti anni verrà bloccata».

Come sono concepiti l’in-novazione e l’aggiornamentoalla Impredil?«Oltre che avere migliorato lastruttura informatica e infor-matizzato tutta la gestione can-tieristica e contabile, abbiamoinvestito sul recupero dei mate-riali da demolizione dotandocidi un impianto di frantuma-zione mobile e di un’area at-trezzata per il recupero di dettimateriali. Anche per risolvere ilproblema energetico Impredil,tra le prime in provincia, si è do-tata di impianto fotovoltaicoper la sede che soddisfa le esi-

genze energetiche e un altro lacui produzione viene ceduta algestore».

In che modo vi muovete pertutelare i lavoratori?«Proprio per innalzare la sogliadi tutela delle nostre maestranzeabbiamo pensato che ottenendola certificazione OHSAS 18001e seguendo le regole da essa trac-ciate avremmo potuto avere unbeneficio a livello tecnico-orga-nizzativo sulla sicurezza in can-

tiere. Nonostante le parecchiespese sostenute per l’acquisto diattrezzature e servizi di consu-lenza, i risultati ci hanno pre-miato: l’Ente Certificatore si ècon noi complimentato per ilmodo in cui abbiamo interpre-tato la norma e organizzato icantieri».

Cosa auspica per il futurodelle imprese?«Ritengo che, mai come oggi,le nostre amministrazioni e ilgoverno in particolare, deb-bano tutelare le realtà im-prenditoriali come Impredilche svolgono un ruolo im-portante per il territorio, so-stenendo e facendo crescerel’economia, quindi creandonuovi posti di lavoro. Perchél’occupazione significa il reim-piego di liquidità nel sistemaeconomico e la riconquistadel potere d’acquisto».

❝~

Con l’andare del tempo le struttureabbandonate o degradate dovranno essererecuperate perché di certo la cementificazioneselvaggia di questi anni verrà bloccata

Page 192: dossier piemonte 04 2011

Qualità ed eleganza nel mondo del parquetTra i legni, il rovere è sicuramente il più “generoso”. Possiede tutti gli elementi tecnici

e di aspetto che lo rendono unico e insostituibile, sia per parquet esterni che interni.

Angelo Loser, titolare di Alpina Parquet, illustra le caratteristiche di un settore in crescita

Nicoletta Bucciarelli

Page 193: dossier piemonte 04 2011

Angelo Loser

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 249

Un secolo fa la voca-zione inizialevenne dedicatasoprattutto all’ab-

battimento degli alberi nei bo-schi e a una prima lavorazionein segheria. Passando per la car-penteria, le botti e la piccolafalegnameria, dagli anni cin-quanta la compagine societariadi Alpina Parquet di MaglianoAlpi si è specializzata nel par-quet, prima solo massiccio poianche multistrato. Il titolareAngelo Loser spiega quali sonooggi i legni maggiormente uti-lizzati per produrre parquet.«Tra i legni europei i migliorisono rovere, noce, olivo, fras-sino e più raramente il ciliegio.Guardando all’esotico ci sonoiroko, doussié, afrormosia,wengé, cabreuva, ipé-lapacho,teak e merbau. Praticamente ciriforniamo nelle foreste di tuttii continenti dove crescono legniduri e stabili adatti alla pavi-mentazione». Le richieste del mercato delparquet hanno subito nel corsodegli anni una metamorfosiconsiderevole. «Ci sono più di-rettrici che contribuiscono acomporre la domanda e sono di

ordine economico e sociale. Al-l’aspettativa di prezzi sempre piùbassi molti nostri concorrentiitaliani ed europei hanno reagitoda tempo acquistando buonaparte del loro prodotto finitosul mercato dell’estremooriente, soprattutto dalla Cina.Noi invece abbiamo creato dellelinee di prodotto totalmentefabbricate nel nostro sito ita-liano giocando su due modalitàprincipali: l’acquisto diretto neipaesi di origine, che permette diridurre al massimo i costi di me-diazione, collaudo e trasportioltre che una tecnologia aggior-nata unita a una manodoperapreparata da una lunga ed effi-cace formazione. Il prodotto fi-nito va poi sul mercato italianoe su quello europeo ed est euro-peo. Ci rivolgiamo inoltre alMedio Oriente e in modo oc-casionale anche alle regioni piùremote del mondo. È un no-stro obiettivo prioritario au-mentare la quota di esporta-zione». Per un articolo come il parquetil profilo ecologico sta acqui-stando sempre maggiore im-portanza, un’importanza legataalla provenienza, ai metodi im-

piegati per recuperarlo e all’im-patto ambientale del prodottofinito.«A tale scopo abbiamo privile-giato l’approvvigionamento dimaterie prime da fonti certifi-cate e che dimostrano di rispet-tare l’ambiente naturale in tuttii continenti da dove acqui-stiamo. Siamo certificati UNIEN ISO 9001:2008, FSC,PEFC e sono in via d’otteni-mento le classi Bfl-s1 e Cfl-s1 direazione al fuoco. Siamo altret-tanto attenti sulla scelta di colle,vernici e metodi di produzioneper ridurre al minimo l’impattoecologico sia durante la produ-zione sia nel comportamentofuturo dei nostri manufatti unavolta installati negli ambientiabitativi. Il rovere è il legno cheattualmente soddisfa maggior-mente questi criteri e su questogeneroso legno abbiamo svi-luppato una gamma veramentevasta e completa».Da alcuni anni è sempre piùcomune la richiesta di parquetper esterni. «È uno dei nostriprodotti di punta e a tale scopoabbiamo creato un’offerta com-pleta. La produzione è appa-rentemente più semplice in � �

Page 194: dossier piemonte 04 2011

IL VALORE DEL LEGNO

250 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

quanto si tratta sempre di legnomassiccio. L’impegno è stato ri-volto soprattutto alla ricerca dimaterie prime certificate qualiper esempio il rovere stesso. Perquanto riguarda l’essiccazione,cerchiamo di aiutarci con un’es-siccazione artificiale e non solosemplicemente “all’aria”. Perquanto riguarda la conserva-zione nel tempo di alcuni legnicome il rovere, si richiedonosemplicemente 2 trattamenti aolio all’anno mentre alcuni le-gni esotici addirittura possonofare a meno della manutenzioneannuale ed è sufficiente inter-venire solo al manifestarsi di al-cuni inconvenienti».Il parquet oltre che rivestimentoper il pavimento è arredo e raf-finatezza che richiedono quindiun connubio tra qualità ed ele-ganza. «La qualità e l’eleganzanon sono quasi mai in conflitto,ma è importante non dare falseillusioni. Non è possibile infattieseguire su un parquet qualsiasifinitura e lavorazione se perognuna di queste prima non sisono verificate alcune esigenzequalitative come l’ecologicità,la resistenza e la riproducibilitànel tempo per garantire com-pletamenti e sostituzioni. Oc-correrebbe inoltre evitare in-

convenienti come il viraggio dicolore all’esposizione della luce,la fragilità e la criticità durantee dopo la posa. L’eleganza el’orientamento al mercato sonodiventati un imperativo daquando il parquet è stato assi-milato a un elemento di arredoquale il mobile, l’oggettistica, leluci e la “decorazione”».La richiesta di parquet rispettoad alcuni anni fa è aumentata inmodo considerevole. «Per que-sto motivo abbiamo sviluppatodelle lavorazioni “artigianali”che conferiscono un certo gradodi personalizzazione e unicità».La base per restare competitiviin un settore come quello del

In apertura, un parquet

per esterni

di Alpina Parquet S.p.a.

di Magliano Alpi (CN).

Nelle altre immagini

soluzioni di parquet

per interni

www.alpinaparquet.com

parquet risiede nell’accettaretutte le sfide del nuovo mercatoglobale. «È necessario mante-nersi competitivi sui prezzi percontrastare l’importazione dal-l’est ma intendiamo non la-sciare mai in secondo piano ilrispetto dell’ambiente propo-nendo in ogni caso una vastagamma di prodotti che com-prende anche le lavorazioni piùuniche e artigianali. Per questomotivo la ricerca si indirizza so-prattutto verso l’innovazione el’aggiornamento tecnologicouniti a tutto ciò che riguarda lasicurezza e l’ecologia. Che de-vono diventare un valore ag-giunto del nostro parquet».

Vista la richiesta di parquetdegli ultimi anni abbiamosviluppato delle lavorazioni“artigianali” che conferisconoun certo grado dipersonalizzazione e unicità

� �

Page 195: dossier piemonte 04 2011
Page 196: dossier piemonte 04 2011

IL VALORE DEL LEGNO

252 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

La scelta di un par-quet assicura unalunga durata neltempo, perché è il

frutto di una grande tradi-zione, che ha saputo valoriz-zare questa meravigliosa ri-sorsa naturale che è il legno.Lo sviluppo di speciali tecni-che e tecnologie di fabbrica-zione garantisce una granderesistenza all’usura e lo ren-dono da questo punto di vi-sta affidabile e adatto a qual-siasi ambiente. Però ilparquet offre qualcosa in più:possibilità e caratteristicheche gli altri materiali per pa-vimentazione non hanno. Cisono ampie proposte fra le

quali scegliere. Intantoil tipo di listoni e il

loro disegno, masoprattutto leessenze, chevanno da quelle

europee a quelleafricane, da quelle

asiatiche a

quelle sud-americane. MarcoBruno, presidente di una so-cietà che produce parquet, il-lustra le caratteristiche diquesto prodotto che sta con-quistando sempre più gli am-bienti abitativi.

La vostra realtà nasce nel1929, quali sono stati icambiamenti che hannocondotto dalla Bruno GBalla Bruno Spa?«Nel 1976 mio padre Marioha deciso di costruire laprima fabbrica di parquet, e,nonostante i forti disagi deiprimi anni, la forza di vo-lontà gli ha consentito diproseguire nella realizzazionedi questo progetto. La sfida èstata vinta grazie al coraggioe alla grande dedizione al la-voro. Oggi io e i miei fratelliMaurizio e Gabriele rappre-sentiamo la terza generazionedei Bruno nel mondo del le-gno e stiamo proseguendol’attività di famiglia, contri-buendo ad alimentare la no-stra passione per il parquet».

Come e perché siete pas-sati dal commercio di le-gnami alla produzione evendita di parquet?«Il primo nucleo dell’aziendafu fondato alla fine degli

anni Venti del Novecento.Durante i primi decenni divita dell’azienda, questa si oc-cupava soltanto della sega-gione e del commercio di le-gnami. Successivamentequeste attività si sono inte-grate con la produzione e lavendita di parquet. La sceltadi questa evoluzione azien-dale è stata dettata dal fattoche il mercato al quale ci ri-volgevamo e ci rivolgiamo,che è globale, ci ha condottosu questa strada. Il parquet èun tipo di pavimentazionesempre più apprezzato e uti-lizzato nelle case, soprattuttoquando è realizzato con le-gni nobili e pregiati».

Quali sono i legni chemaggiormente utilizzateper i vostri parquet?«Noi impieghiamo due cate-gorie di legni. Da una parteci sono i legni europei, comeper esempio il rovere, o an-che il castagno, che acqui-stiamo qui nella zona intornoa Cuneo, anche se i nostrifornitori sono su tutto il ter-ritorio nazionale. Dall’altraparte ci sono i legni esotici,che ovviamente riceviamodall’estero. Fra questi ci sonoin particolare l’iroko e il

Marco Bruno

di Bruno Spa,

Mondovì (Cn)

www.brunospa.com

Il legno che arredaLegni europei ed esotici. Dai colori e dalle caratteristiche uniche. Negli ultimi decenni

l’amore per il parquet ha conquistato nuovi cuori e nuove dimore. La parola

a Marco Bruno, erede dell’attività di famiglia e della passione per il legno

Luca Cavera

Page 197: dossier piemonte 04 2011

Marco Bruno

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 253

Doussie che provengonodalle foreste dell’Africaequatoriale, il teak, nativodelle foreste tropicali e sub-tropicali del Sud e del SudEst asiatico. Ogni legno haun suo colore e altre caratte-ristiche proprie, tutte natu-rali».

Come si garantisce l’uni-formità del prodotto unavolta posato?«Essendo il legno una mate-ria prima naturale – ricor-diamo che un albero è primadi tutto un essere vivente –,è implicito che l’uniformitànon sia una sua caratteristicapredeterminabile. Ma laprofonda conoscenza del le-gno, unita alla selezione diqualità di legni che abbianoun’origine comune – checioè provengano da partitedi legname della medesima

zona di bosco o di foresta –e unita al controllo accuratodi ogni fase produttiva,fanno sì che il risultato fi-nale sia un parquet eccel-lente, in cui il colore e le al-tre caratteristiche naturalidel legno sono uniformi intutta l’estensione del pavi-mento. Noi eseguiamo inol-tre prove di laboratoriomensili, che vengono com-piute su prodotti presi acampione. Questi test sonoil nostro impegno per ga-rantire una maggiore sicu-rezza all’utilizzatore finale.Oltretutto il nostro prodottoè certificato dal Catas, che èconsiderato oggi uno dei piùimportanti istituti italianiper la ricerca e le prove nelsettore legno-arredo, puntodi riferimento in Italia e nelmondo».

In cosa consiste il pro-cesso di rilevigatura?«La rilevigatura del pavi-mento di legno è l’opera-zione di spianamento e di li-sciatura della sua superficieuna volta posato . Si effettuacon macchine levigatricimunite di materiale abra-sivo. La prima levigaturapuò essere iniziata solo dopola stabilizzazione del pavi- › ›

Page 198: dossier piemonte 04 2011

mento e bisogna tenereconto anche delle condizioniambientali di umidità e tem-peratura. I nostri parquetconsentono di effettuare larilevigatura del pavimentoanche più volte negli anni.Infatti lo strato di legnomassello è presente nei nostriparquet tradizionali con unospessore compreso tra i 10 e i22 millimetri, e nei prefiniticon uno spessore tra i 3,5 e4,5 millimetri. Questi mar-gini consentono appunto diripetere l’operazione piùvolte».

In che modo vi rivolgeteal mercato, considerandoche esportate anche al-l’estero?«Sì, ci rivolgiamo sia al mer-cato interno che a quelloestero, soprattutto avvalen-doci della collaborazione diagenti di commercio che

fanno da trait d’union fra noiproduttori e i nostri partner,che sono principalmente ri-venditori e show room di ar-redo bagno e ceramica e, ov-viamente, rivenditori dipavimenti in genere. Ma fra inostri interlocutori vi sono,sempre più, studi di architet-tura, progettisti e interior de-signer. Stiamo sviluppandoproficue collaborazioni conquesti professionisti, special-mente per interventi impor-tanti».

Quali sono stati i cambia-menti che avete potuto re-

gistrare maggiormente nellerichieste del cliente?«Negli ultimi dieci anni il par-quet è stato sempre più ri-chiesto, abbiamo quindi cer-cato di offrire una gammaprodotti il più possibile com-pleta, in modo da soddisfareanche le richieste più origi-nali. Si è imposto il gusto delparquet con finiture partico-lari, quindi parquet colorati,spazzolati e anticati, che sonopoi le ultime tendenze delprodotto. Inoltre è cresciutala necessità di fornire unamaggiore assistenza, per laquale abbiamo predispostodei servizi di logistica, di post-vendita, di informazione sulrispetto verso il patrimonioboschivo e l’ambiente. Capitaanche di fornire suggerimentisu come pulire il parquet pergarantirne la migliore con-servazione negli anni. A que-sto domanda io rispondoconsigliando di usare dei pro-dotti per la pulizia poco ag-gressivi, senza ammoniaca néalcol che potrebbero deterio-rarne la superficie, meglio an-cora utilizzare prodotti speci-fici per legno».

Gli esterni

della Bruno Spa

di Mondovì

› ›

254 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

~

I nostri prodotti sono certificatiper il rispetto delle normativee prestazioni, da laboratori esternie istituti di accreditamentoe di certificazione di tutto il mondo

IL VALORE DEL LEGNO

Page 199: dossier piemonte 04 2011
Page 200: dossier piemonte 04 2011

ACCESSORI PER IL BAGNO

256 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Tra estetica e funzioneLucido, sabbiato, cromato oppure colorato. Sono le particolarità con cui

possiamo trovare sul mercato lo scarico per il nostro lavabo. Isidoro Cerutti,

spiega le caratteristiche di un prodotto semisconosciuto ma indispensabile

Rossana Fuserelli

hanno condotto alla scelta diprodurre scarichi. «La F.C.R. ènata negli anni ’70 e si è da su-bito specializzata nella produ-zione di scarichi automatici eaccessori per il bagno. Ab-biamo sempre cercato di pun-tare sulla ricerca cercando difar cooperare innovazioni equalità per offrire una gammadi prodotti in grado di soddi-sfare le richieste del mercato.Entrando nello specifico dellaproduzione, la nostra ricerca èsempre stata indirizzata allaproduzione dello scarico e delrelativo tappo che viene inse-rito nella ceramica del lavaboe del bidet dei nostri bagni.Ovviamente non esiste unprodotto unico e standard inquanto lo scarico può averefiniture diverse a seconda del

La maggior parte dellepersone probabil-mente non avrà maifatto caso a quello

che si nasconde sotto il nostrolavandino di casa, ma dietro aquesto oggetto seminascostodalla ceramica c’è un prodottocomplesso, studiato nei mi-nimi particolari da un’equipedi persone che si impegnano atrovare soluzioni sempre piùinnovative per rendere il no-stro bagno il più bello e fun-zionale possibile. La F.C.R. èuna società presente da oltre30 anni nel settore dell’idro-sanitaria e ha fatto propriodella ricerca su quest’oggettonascosto e semisconosciuto labase di un’impresa solida. Il ti-tolare Cerutti Isidoro spiegaquali sono stati i motivi che lo

Sotto, la sede della

F.C.R. di Omegna (VB);

nella pagina a fianco,

Isidoro Cerutti, titolare

della F.C.R. e il nuovo

scarico Alessio; in

basso un macchinario

della F.C.R.

[email protected]

rubinetto a cui viene abbinato.Può essere lucido oppure sab-biato, cromato oppure colo-rato, può avere il tappo tondooppure quadrato. Da sempreil nostro prodotto è realizzatoin ottone, ma visto l’evolu-zione di alcune materie primecome il nylon e il pvc, alcuniparticolari che compongonolo scarico vengono realizzaticon materiali in plastica. An-che il tappo ha le sue peculia-rità: può essere aperto ochiuso tramite un’astina, op-pure agendo direttamente amano sul tappo stesso. L’espe-rienza e la professionalità ma-turata negli anni dallo staffF.C.R. ha permesso di fornireun servizio che soddisfa dalpunto di vista di flessibilità,puntualità e qualità del pro-dotto. Impiegando attrezza-ture sempre più all’avanguar-dia, cerchiamo di miglioraresempre la qualità di un pro-dotto che può sembrare sem-plice ma che in realtà na-sconde caratteristichecomplesse e la necessità di unagrande accuratezza nel realiz-zarlo». Soprattutto negli ul-timi anni l’estetica è entrata afar parte della sala da bagno.Nuove forme si fanno strada;linee essenziali e materiali par-

Page 201: dossier piemonte 04 2011

Isidoro Cerutti

ticolari si alternano ainnovazioni tecnologicheche interessano anche unluogo come il bagno, in cuiognuno di noi cerca di tro-vare il suo relax. La F.C.R. se-gue queste nuove tendenzeadeguandosi alle nuove lineeparticolari. «Indubbiamenteanche noi cerchiamo direalizzare nuove forme edi migliorare la funziona-lità dello scarico ed è propriodall’ esigenza di seguire lenuove tendenze della rubinet-teria che è nato ALESSIO .Questo interessa soprattuttoil design e le caratteristichedel tappo, al quale tendiamo afar seguire il nuovo aspettodei rubinetti moderni, che dalpunto di vista estetico stannoassumendo linee molto inte-ressanti. Ovviamente il set-tore delle rubinetterie puntasempre più a design minima-listi e dato che il nostro pro-dotto può seguire questocampo di sviluppo solo inparte, abbiamo pensato diconcentrare i nostri sforzi diricerca sull’elettronica appli-cata allo scarico, da qui ènato ALESSIO. Abbiamo in-fatti brevettato un sistemache permette di poter aprire

Realizziamo un design particolare deltappo, al quale tendiamo a far seguireil nuovo aspetto dei rubinetti moderni,che dal punto di vista estetico stannoassumendo linee molto interessanti

e chiudere il tappo dello sca-rico tramite l’utilizzo di untouch screen o di un pul-sante. Sicuramente unabuona combinazione fra este-tica e funzionalità che garan-tisce affidabilità e sicurezza».I prodotti della rubinetteriasono indispensabili in ogniabitazione. «Nonostante nonsi possa fare a meno dello sca-rico in bagno, essendo la no-stra produzione completa-mente legata a quella deirubinetti, anche noi abbiamorisentito della crisi degli ul-timi anni. In ogni caso siamoriusciti a fronteggiarla, so-prattutto grazie alle novitàche abbiamo messo sul mer-cato, all’impegno continuo ealla professionalità che cihanno contraddistinto».

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 257

Page 202: dossier piemonte 04 2011

BIANCHERIA PER LA CASA

258 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Sapienti lavorazioni artigianaliLenzuola raffinate ed eleganti tovaglie, che si distinguono per la cura dei

particolari e la qualità dei materiali impiegati. Una perfetta sintesi tra la tradizione

classica e il design più moderno spiegata da Silvia Quagliotti

Guido Puopolo

Page 203: dossier piemonte 04 2011

Silvia Quagliotti

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 259

strette a chiudere. Per quelche ci riguarda, invece, pro-prio l’elevata qualità dei no-stri prodotti, rivolti a unaclientela esigente, ci ha per-messo di superare la fase piùacuta della crisi, aprendocianche le porte per nuove col-laborazioni». Una sapiente la-vorazione del cotone, unito afilati come il cachemire, laseta e il lino, ha portatol’azienda a decorare le tavolee i letti delle case più esclu-sive, degli alberghi più pre-stigiosi del mondo e di CaseReali, conquistate dal gustoe dall’eleganza di queste crea-zioni. «Dal progetto al confe-zionamento finale, passandoper la tessitura, tutto vieneeseguito all’interno del-l’azienda, in un processo incui si integrano tradizione einnovazione», afferma Qua-gliotti, spiegando come que-sto implichi lo studio conti-nuo di nuove forme, colori edisegni, unito alle ricerche sui

Si è svolto dal 12 al 17aprile scorso, presso ilQuartiere Espositivodi Rho, il Salone In-

ternazionale del Mobile, ma-nifestazione di livello mon-diale che ha richiamatomigliaia di visitatori e che harappresentato l’occasione permostrare al grande pubblicole ultime tendenze nel campodell’arredo domestico. Moltigli espositori italiani presenti,rappresentanti di quel Madein Italy che, nonostante lacrisi economica, continua apercorrere la strada della ri-cerca della qualità. Una poli-tica portata avanti anche dallaQuagliotti Spa, azienda consede a Chieri, in provincia diTorino, specializzata nellaproduzione di biancheria perla casa e tessuti d’arreda-mento: «Anche il nostro set-tore è stato fortemente col-pito dalla crisi – spiega unodei titolari , Silvia Quagliotti– e tante realtà sono state co-

tessuti storici del territorio,come il tessuto Banderaideato e utilizzato nel sette-cento dai Savoia come sup-porto per l’omonimo ricamo ,per la decorazione degli arredidei loro palazzi . Un lavorometicoloso, dunque, in cui lostudio delle fibre e delle ma-terie prime, anche da unpunto di vista storico, è im-portante tanto quanto la ri-cerca tecnologica. Il controlloe la cura nelle fasi di produ-zione permettono inoltre larealizzazione di biancheria perla casa “su misura”, per soddi-sfare anche le esigenze più so-fisticate: «La nostra è unaclientela cosmopolita, compo-sta da negozi, designer ma an-che da grandi alberghi e hoteltra i più esclusivi al mondo.Ogni prodotto, confezionatoa mano con la cura e l’espe-rienza di sempre, è pensato,realizzato e personalizzato sullabase delle necessità del com-mittente». Una produzione diassoluta qualità, che in brevetempo ha varcato i confini na-zionali conquistando i mercatidi mezzo mondo: «La raffina-tezza, l’armonia dei disegni edei colori, la ricerca e la curadei dettagli, sono alla base delnostro successo, tanto da averprodotto, negli anni passati,linee di biancheria per la casaper grandi marchi come Dior,Lacroix, Christofle e altri.Oggi siamo presenti su tuttoil territorio europeo, ma an-che negli Stati Uniti, in Suda-frica e in Medio Oriente, or-gogliosi di contribuire alrilancio del made in italy a li-vello internazionale».

Alcuni momenti

di lavorazione all’interno

dell’azienda Quagliotti

di Chieri (TO)

www.quagliotti.it

Page 204: dossier piemonte 04 2011
Page 205: dossier piemonte 04 2011
Page 206: dossier piemonte 04 2011

Tutte le città sonoposte dinanzi alproblema dellaraccolta dei rifiuti.

Molti gli esempi di virtuositàe di investimenti rivolti alletecnologie più avanzate. E a tal proposito il Piemonte,in particolare la provincia diCuneo, si sta rivelando pro-tagonista su uno dei settoristrategici per la gestione dellearee metropolitane contem-poranee. Non molti saprannoche in alcune delle principalicittà europee, la raccolta del-l’immondizia avviene graziea un meccanismo concepito eprodotto nel comune di Ca-raglio, sede della società NordEngineering. Questa realtà,oggi leader nel settore dellaprogettazione e dell’automa-zione industriale, vanta nelsuo curriculum molti anni

nel campo dell’ideazione edella realizzazione di attrez-zature automatizzate a caricolaterale per la raccolta dei ri-fiuti. La società, negli ultimidue anni, ha incrementato ilproprio fatturato del 150%.«La lunga esperienza e l’ana-lisi delle problematiche legateal servizio di raccoltaodierno, hanno reso possibilela realizzazione del sistema diraccolta Easy, composto daun’attrezzatura mono-opera-tore bilaterale e da una seriedi contenitori dalle linee in-novative» spiega l’ammini-stratore della società, Ar-mando Massimo. Easy è unvero braccio automatizzato,articolato in maniera tale dapoter gestire la raccolta deidiversi contenitori attraversoun unico punto di aggancio.Un sistema che ha trovato il

Un sistema di raccolta che ha convinto l’EuropaÈ nata in provincia di Cuneo una

delle tecnologie più innovative per

la raccolta dei rifiuti urbani. Ecco il caso

della Nord Engineering, ideatrice

del sistema integrato Easy, oggi

esportato in tutto il mondo,

da Barcellona al Sud America

Paolo Lucchi

262 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Page 207: dossier piemonte 04 2011

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 263

plauso di diverse ammini-strazioni italiane ed europee,non ultima quello della cittàdi Barcellona, che l’annoscorso ha acquistato, dal-l’azienda di Caraglio, ben 60veicoli adibiti alla raccoltadifferenziata e più di 8milacontenitori di superficie mo-dello Easy City, coprendo intal modo oltre il 40% dellacittà. A spiegarne i vantaggi èproprio l’amministratoredella Nord Engineering.

Perché il modello Easy èapprezzato dalle grandicittà?«Perché è un sistema che per-mette di riorganizzare e uni-formare la raccolta rifiuti, ab-battendone i costi digestione. Il binomio attrez-zatura Easy e contenitoriNord Engineering, che tral’altro presentano anche delleinnovative linee estetiche,permette di offrire un servi-zio assolutamente produttivoe funzionale, poiché impie-gando una sola attrezzaturaautomatica è possibile racco-gliere tutti i tipi di rifiuto,quindi generico, organico,carta, plastica e vetro, utiliz-zando una sola tipologia di

contenitori».È così che avete conqui-

stato una piazza importantecome quella di Barcellona?«Quando abbiamo presen-tato alla città il nostro si-stema integrato Easy, com-prendente contenitori, mezzidi raccolta e mezzi di lavag-gio, sono rimasti entusiasti.Seguendo le loro richieste ab-biamo poi progettato unmezzo ad altissima tecnologiacapace di muoversi agilmentenelle stradine dei barriossenza sacrificare un briciolodi rendimento».

Lei ha dichiarato che lavostra filosofia operativa siispira all’ambiente. Cosaintende?«I nostri prodotti nascono esi strutturano per essere im-mediatamente identificabili

dagli utenti e perfettamenteintegrati nel panorama ur-bano. L’ambiente ci insegnache ogni piccolo elemento èstudiato ad hoc per assolverea una precisa funzione. Eccoquindi che i nostri prodottivengono studiati in un’otticadi assoluta complementarietàfra loro, assolvendo a tutte leesigenze dei sistemi integratidi igiene urbana. Per questoproponiamo soluzioni tecno-logiche che permettono unarazionalizzazione della rac-colta, un impatto ambientaleminimo e una perfetta inte-grazione nel tessuto urbano,limitando al massimo gli in-gombri visivi e migliorandoil profilo estetico delle città».

Per sviluppare le tecnolo-gie occorre un forte impe-gno nella ricerca. Cosa ca-

In apertura, Armando Massimo, amministratore

della Nord Engineering. Nelle altre immagini,

il sistema di raccolta dei rifiuti Easywww.nordengineering.com

› ›

Questa la crescitasui ricavati

dell’ultimo biennioper la Nord

Engineering. Inparticolare, nel

2010 èraddoppiato il

fatturato relativo almercato interno

FATTURATO+150%

Tanti ne haacquistati la città di

Barcellonadall’azienda diCaraglio, la cuitecnologia ora

copre il 40% dellasua area urbana

VEICOLI60

Page 208: dossier piemonte 04 2011

RIFIUTI URBANI

264 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

ratterizza la vostra politicanei confronti dell’innova-zione e dello sviluppo?«Crediamo fortemente inquesti valori, siamo in conti-nua evoluzione, portandoavanti sempre nuovi progetti.A breve presenteremo una li-nea di contenitori di nuovagenerazione, a ridotto im-patto ambientale, collocabilisia in scenari di nuova urba-nizzazione, sia in contesti al-quanto storici. Tra l’altro cisono già delle commesse inessere sia in Italia che in SudAmerica».

A proposito di questo,principalmente quali altrecittà si stanno dimostrandointeressate al vostro sistema?«Barcellona si è rivelata unavetrina molto importante a li-vello internazionale, perquanto in Spagna fossimo giàpresenti anche a Madrid, Ibizae Formentera, solo per citarnealcune. Ciò ha sicuramente in-fluito sull’acquisizione dellacittà di Tarragona, dove an-dremo nei prossimi mesi a im-plementare Easy, coprendonel’intero territorio».

Il successo ottenuto vipermette di investire mag-giormente nello sviluppo dinuovi sistemi?«Non ci poniamo limiti obudget in questo. L’ investi-mento in ricerca è totale.Cerchiamo di soddisfare e an-ticipare tutte le varie esigenze

che si incontrano nelle acqui-sizioni di nuovi mercati. Inalcune parti del mondo par-lare di raccolta differenziatarisulta addirittura prematuro.Per noi è fondamentale pro-porre e progettare un sistemadi differenziata ancor primache tale tipologia di raccoltapossa essere imposta dallenormative locali».

Quindi anche Easy subiràulteriori evoluzioni?«Certamente. Il nostro obiet-tivo, come già anticipato, èquello di evolvere il sistemaintegrato di raccolta renden-dolo sempre più performante,in maniera tale da soddisfarele varie esigenze dei nostri

committenti».Di recente avete aperto

anche una nuova filiale aIstanbul. Con quali prero-gative?«È una novità di cui andiamomolto fieri. L’apertura diquesta filiale ci permetterà dicurare i rapporti con le nostrearee di interesse all’estero, ol-tre che a consolidarci su mer-cati come quello Sudameri-cano. Il nostro percorso diinnovazione non si fermerà,continueremo a esportare ilmade in Italy nel mondocome sinonimo di eccellenza,per dimostrare che anche incampi come quello del trat-tamento dei rifiuti, la cura e

› ›

Page 209: dossier piemonte 04 2011

l’esperienza, unite a una tec-nologia al servizio dell’am-biente, possono davvero farela differenza».

L’Italia, nell’ambito dellaraccolta rifiuti, può defi-nirsi un paese virtuoso ri-spetto all’Europa oppureesiste un gap da colmare?«Il nostro paese, sottol’aspetto della raccolta dif-ferenziata, sicuramente non

è stata tra le prime nazionieuropee, per questo ha do-vuto comunque colmare unacerta distanza rispetto allealtre grandi città del conti-nente. Devo dire, però, chesotto l’aspetto progettualepuò ritenersi all’avanguar-dia, in quanto gli italiani sidimostrano sempre interes-sati alla ricerca di soluzioniinnovative».

E i comuni, quanto sonoattenti a queste dinamiche?«A mio parere stanno dimo-strando un concreto segno diinteresse verso lo sviluppo disistemi di raccolta innovativi,tali da ridurre l’impatto am-bientale il più possibile eavere, nel contempo, un ser-vizio di raccolta rifiuti diqualità, con un’ottimizza-zione dei mezzi e delle per-sone. A dimostrazione di ciòè anche il raddoppio del no-stro fatturato relativo al mer-cato nazionale verificatosi nel2010. Il fatto è che le societào le amministrazioni localiche non hanno le capacità diprocurare percentuali di rac-colta differenziata adeguate aquanto stabilito dalle nor-

mative, dovranno risponderedelle relative mancanze alloStato e all’Europa».

E questo cosa comporta?«Chiaramente la normativavigente impone una ristrut-turazione delle aziende edelle amministrazioni. Il no-stro ritrovato, integrato allaraccolta porta a porta neicentri storici, favorisce unraggiungimento di percen-tuali di differenziata anchesuperiore al 70% rispetto aisistemi tradizionali, i cuicontenitori stradali garanti-scono un livello difficilmentesuperiore al 30-35%».

Quali scenari prevede peril futuro?«Secondo noi ogni aziendadovrà concentrarsi non solosui prodotti, bensì su progetticompleti, globali. Ad emer-gere saranno solo le impresein grado di offrire anzituttouna consulenza mirata, se-guita da un progetto e daisuoi relativi strumenti appli-cativi, dando così una rispostae un servizio totale a chi lo ri-chiede. Dal canto nostro pos-siamo contare sul ricchissimoknow how accumulato neglianni, che ci permette di ri-spondere in modo adeguatoall’attuale esigenza di riorga-nizzazione del settore dellaraccolta rifiuti, in favore diun servizio più intelligente atutela dell’ambiente e degliutilizzatori».

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 265

❝~

I comuni italiani stanno dimostrandoun concreto interesse verso lo sviluppodi sistemi di raccolta innovativi dal bassoimpatto ambientale

Armando Massimo

Page 210: dossier piemonte 04 2011

RISPARMIO ENERGETICO

Lo sviluppo dell’ener-gia da fonti rinnova-bili e una correttacultura dell’effi-

cienza e del risparmio rappre-sentano oggi un’esigenza im-prescindibile, in considerazionedel continuo aumento del fab-bisogno energetico mondialee delle sue conseguenze sul-l’ambiente. Accanto a una po-litica di promozione delleenergie alternative, dunque, ènecessario agire per ridurre iconsumi, obiettivo che inmolti casi può essere rag-giunto con costi assai conte-nuti. È questa, in sintesi, lamission di Soleambiente,azienda di Bra, attiva nel set-tore della ricerca, sviluppo,applicazione e integrazione disistemi ad energie rinnovabili,

come spiega il direttore gene-rale Cesare Schiaparelli. Natacome realtà dedita alla pro-gettazione e installazione diimpianti fotovoltaici, ha poidiversificato le sua attività,impegnandosi con successonella produzione di nuovi si-stemi di illuminazione a ledper il risparmio energetico:«La tecnologia led si basa susemiconduttori al silicio chetrasformano l’energia elettricain luce. Tale tecnologia, ap-plicata all’illuminazione degliambienti – sottolinea Schia-parelli - rappresenta la più im-portante novità degli ultimianni».

Quali sono i vantaggi de-rivanti dall’utilizzo di luci aled?«Il risparmio energetico e lariduzione dei costi per l’illu-minazione pubblica e privatasono esigenze sempre più sen-tite, in relazione anche all’au-mento del prezzo dell’energiaelettrica. I led consumanofino all’80 per cento in menorispetto alle lampadine tradi-zionali. Inoltre sono costituitida componenti smaltibili e ri-ciclabili, con un notevolevantaggio in termini di im-patto ambientale. Non biso-gna poi dimenticare che ri-chiedono una manutenzione

Efficienza economica e risparmio

energetico. Le potenzialità

della tecnologia led e le sue

innovative applicazioni spiegate

da Cesare SchiaparelliGuido Puopolo

Tutti i vantaggidell’illuminazione a Led

266 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Page 211: dossier piemonte 04 2011

Cesare Schiaparelli

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 267

minima, garantendo allostesso tempo una durata chepuò raggiungere anche le50.000 ore».

A chi si rivolge la vostraofferta?«Chiunque può dotarsi diun’illuminazione a led. Chia-ramente, garantendo un no-tevole risparmio, i led sonoappetibili soprattutto per ne-gozi, centri commerciali, al-berghi e uffici, ma anche perluoghi pubblici come banche,musei e biblioteche. I nostriprodotti non costano moltodi più di quelli che si trovanoin commercio, ma hanno insé caratteristiche di qualitàdecisamente superiori e undesign che si ambienta inqualsiasi contesto. La nostrapeculiarità sta nella possibilitàdi offrire un servizio “chiaviin mano”, in grado di fornireanche lampadine personaliz-zate, che consentono di so-stituire le vecchie, obsolete,senza dover per forza sosti-tuire il corpo illuminante,

lampada o faretto che sia».Recentemente Soleam-

biente ha fornito i led perl’illuminazione della saladel Museo Egizio di Torino,che ospita i reperti fruttodegli scavi realizzati dal suoprozio Ernesto Schiaparelli.Come è nata questa colla-borazione?«Personalmente sono statoonorato di poter mettere a di-sposizione del Museo le com-petenze dell’azienda. La luce aled, priva di mercurio,di ca-lore e di raggi UV è perfettaper queste esposizioni perchépermette di non danneggiarele opere, per una massima va-lorizzazione dei reperti asso-ciata a bassissimi consumienergetici. Inoltre la disposi-zione modulare dei Led all’in-terno della sala consente allostaff del Museo di spostare,orientare o rimuovere i farettiin modo estremamente sem-plice, sulla base delle necessitàespositive del momento. Il no-stro intervento ha riguardato

In apertura,

Cesare Schiaparelli

e, sotto, dettaglio

dell’illuminazione a led

del Museo Egizio

di Torino. In questa

pagina, in alto,

illuminazione a led

in gioielleria

e lampade a led

www.soleambiente.com

la sala dedicata a Schiaparelliper ovvi motivi affettivi, masaremo lieti di effettuare, sece ne sarà l’occasione, ulterioriinstallazioni per dare ancorapiù visibilità alle collezionipresenti».

Che progetti avete per ilfuturo?«La nostra intenzione èquella di proseguire sullastrada dell’innovazione tec-nologia, investendo in ricercae design, e in quest’ottica vainterpretata la recente inau-gurazione di Sololed, ilprimo negozio in Piemonteinteramente specializzatonella vendita esclusiva e per-sonalizzata di sistemi di illu-minazione a led».

~

I led consumano finoall’80 per cento in menorispetto alle lampadinetradizionali. Inoltre sonocostituiti da componentismaltibili e riciclabili

Page 212: dossier piemonte 04 2011

268 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

L’acqua è un benesempre più pre-zioso e ridurre glisprechi è diventato

un dovere civico. Per otti-mizzarne l’utilizzo, la legge n.36 del 5 gennaio 1994, notacome Legge Galli, ha definitola riorganizzazione dei serviziidrici sulla base di AmbitiTerritoriali Ottimali – ATO –ossia porzioni omogenee diterritorio la cui individua-zione è affidata alle Regioni.Questi territori sono gover-nati da apposite Autorità che,tra gli altri compiti, hannoanche quello di individuare isoggetti cui affidare la ge-stione del Servizio Idrico In-tegrato, sulla base di criteridi efficienza, efficacia ed eco-

nomicità. La Regione Pie-monte, con la legge n. 13 del1997, ha individuato seiATO, come spiega PaoloCroso, amministratore dellaCordar Valsesia Spa, unadelle società che partecipa allagestione dei servizi idrici perle province di Biella e Ver-celli: «Cordar Valsesia è unodei sette gestori dell’ATO n.2, che comprende le provincedi Biella e Vercelli. Èun’azienda interamente a ca-pitale pubblico che si occupadella gestione del ServizioIdrico Integrato in 33 co-muni ubicati nel territorio disua competenza».

Come si è evoluta, neglianni, l’attività della società?«L’azienda è nata negli anni80 come consorzio di settecomuni dell’area valsesiana evalsesserina, con l’obiettivodi promuovere la realizza-zione di una rete di collettorie di un impianto di depura-zione, a servizio della cittadi-nanza e delle crescenti atti-vità industriali, operantiprevalentemente nel settoretessile e manifatturiero. Alla

La certezza dell’approvvigionamento

idrico è fondamentale per ogni attività,

dall’ambito domestico a quello

agricolo e industriale. Le regole

alla base di una corretta gestione

delle risorse secondo Paolo CrosoGuido Puopolo

Da sinistra, l’Ad Silvano Barberis Negra, il presidente Paolo Croso, il vice

presidente Gian Piero Canara. In alto, impianto di depurazione centralizzato

a Serravalle Sesia, nella pagina accanto, tratto collettore fognario a Pray

www.cordarvalsesia.it

Meno sprechi e più efficienzanella gestionedell’acqua

Page 213: dossier piemonte 04 2011

Paolo Croso

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 269

fine del 2001 il Consorzio si ètrasformato in Società perazioni, e nel giugno 2003 haaccolto come soci una tren-tina di nuovi Comuni, rice-vendo l’incarico per la ge-stione del servizio idricointegrato su questo territorio».

Che tipo di servizio for-nite?«Il servizio offerto alla col-lettività prevede la capta-zione e la distribuzione dellarisorsa idrica per usi pota-bili, industriali, agricoli, an-tincendio, e un’attività di de-purazione delle acque reflue,civili e industriali. A testi-monianza dell’elevato livelloqualitativo del nostro ope-rato, l’azienda ha inoltreconseguito, nel 2009, la cer-tificazione inerente il Si-stema di Gestione per laQualità UNI EN ISO 9001,e l’Autorizzazione IntegrataAmbientale relativamenteallo smaltimento dei rifiutiliquidi, trattati presso l’im-pianto di depurazione diSerravalle Sesia».

Quali azioni avete intra-preso per rendere più effi-

cienti i vostri servizi?«A partire dal 2008, la so-cietà è stata interessata da unprofondo rinnovamento, perfar fronte ad alcune proble-matiche di carattere tecnicoed economico. Questa situa-zione ha portato all’adozionedi opportune misure di con-tenimento delle principalivoci di costo, affiancate dauna politica di ottimizza-zione dei ricavi, riportando,dopo 3 anni, il bilancio inattivo. Allo stesso tempo,però, con le risorse a dispo-sizione e grazie anche a fi-nanziamenti regionali, la so-cietà ha dato inizio a unaserie di interventi infrastrut-turali che hanno interessatola totalità del territorio ge-stito, dal piccolo interventodi manutenzione all’opera dicarattere strategico, con par-ticolare attenzione alle esi-genze degli utenti e dei co-muni soci».

Per i consumatori qualisono i vantaggi derivantida un sistema di gestionecome il vostro?«Le attività da noi avviate

È il numero dicittadine situatenelle provincie di

Biella e Vercelli percui Cordar Valsesiagestisce il Servizio

Idrico Integrato

COMUNI33

~

Abbiamo avviato interventiinfrastrutturali su tuttoil territorio, dal piccolointervento di manutenzioneall’opera di carattere strategico

stanno sortendo effetti moltopositivi sull’efficienza e l’ef-ficacia dei servizi offerti, chedifficilmente singole realtàcomunali di modesta entità,come quelle presenti sul no-stro territorio, sarebbero ingrado di garantire. Le di-mensioni della nostra societàpermettono di superare laframmentazione delle ge-stioni locali e realizzare eco-nomie di scala, con un ba-cino di utenza in grado digenerare introiti tali da co-prire i costi di gestione e gliinvestimenti necessari, re-munerando allo stesso tempoil capitale investito».

Page 214: dossier piemonte 04 2011

L’EMERGENZA INSETTI

270 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

R iparte la campa-gna annuale dicontenimentodelle zanzare

promosso dall’Ipla, l’Istitutoper le piante da legno e l’am-biente di Torino. «Si tratta diun’attività che l’Ipla conti-nua a svolgere grazie alla vo-lontà di intervento della Re-gione Piemonte, nostroprincipale azionista, e di nu-merosi Enti locali piemon-tesi. – spiega il direttore del-l’istituto, Mauro Piazzi -. Lanostra è una sfida che ci haportato a consolidare il ruolodi interlocutore tecnico di ri-ferimento per le amministra-zioni locali subalpine, affer-mandoci anche in ambitonazionale ed europeo, attra-verso il confronto e la colla-borazione scientifica e opera-tiva con il ministero dellaSalute, con la commissioneEuropea Biocidi, oltre checon importanti realtà di ri-cerca internazionali».

Come mai così tanta atten-zione sul problema zanzare?

L’emergenza insetti preoccupa ogni area urbana

e rurale. A parlarne è il direttore dell’Ipla, Mauro Piazzi,

il quale illustra il piano di contrasto innovativo

messo in atto dalla Regione Piemonte

Filippo Belli

Agricoltori in prima linea nellalotta alle zanzare

«Sono insetti tristemente co-nosciuti per il fastidio causatoall’uomo con le loro punture.La loro presenza incide nega-tivamente sulla qualità dellavita e nelle aree turistiche haripercussioni particolarmentenegative sull’economia locale.Il loro contenimento, inoltre,ha un’importante valenzasotto il profilo della salutepubblica. Infatti, la sopravve-nuta presenza, a partire dallafine degli anni novanta, dellazanzara tigre, ha aggravato ul-teriormente la situazione».

Cosa prevede il vostropiano di contrasto?«Intanto i trattamenti in arearisicola, organizzati in ununico progetto su scala regio-nale e realizzati direttamente.In secondo luogo quelli sullearee urbane e rurali non risi-cole, su scala locale. In parti-colare, il piano di lotta in ri-saia si è rivelato innovativoperché ha previsto la collabo-razione del mondo agricolo,che ha provveduto a effettuareuna parte degli interventi di

Page 215: dossier piemonte 04 2011

Mauro Piazzi

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 271

lotta larvicida. Per sconfiggereil fenomeno zanzare, infatti,bisogna non solo ucciderequelle adulte, ma soprattuttooperare in chiave preventiva,colpendo all’origine la proli-ferazione delle larve. Questo,in risaia, è possibile agendosulle pratiche colturali, suimetodi di irrigazione, sull’usodelle risorse idriche e, soprat-tutto, con la lotta larvicida.Miriamo a indirizzare le re-altà agricole verso particolaritecniche colturali e sulla dif-fusione di prodotti larvicidiin fase di concimazione e se-mina dei terreni, in modo dalimitare la proliferazione degliinsetti. Le campagne di con-trasto coordinate dall’Iplahanno registrato risultati po-sitivi, consolidatisi anno dopoanno, anche in ambito urbanonon risicolo».

In concreto quali risultatiavete raggiunto?«Il caso più eclatante è quellodell’area metropolitana tori-nese. Da quando il progetto

regionale ha incominciato atrattare le risaie presenti inprovincia di Torino, nel2007, la presenza di zanzaredi origine risicola è stata ri-dotta del 92%. In zone menoproteggibili per loro natura,perché esposte alle risaie nontrattate della Lombardia,come il Basso Monferrato e ilVercellese, confrontando idati dello stesso periodo si ècomunque assistito a una di-minuzione del 52% dellezanzare».

Per questo in Europa sietedivenuti un modello, unesempio guida?«Esatto. E ora gli obiettiviprincipali sono due: mante-nere, possibilmente miglio-randoli, i dati fin qui ottenuticon la lotta in risaia, e rag-giungere risultati simili conla lotta alla zanzara tigre inambito urbano, vera emer-genza degli ultimi anni».

Quanto è presente la zan-zara tigre sul territorio?«Questa specie in Piemonte

Il direttore dell’Ipla,

Mauro Piazzi.

In apertura, una fase

di trattamento con

prodotti chimici a basso

impatto ambientale

contro il proliferare

di zanzare su un’area

rurale

www.ipla.org

Sono oltre 40mila gli ettari che ogni anni interessano la lottain risaia alla zanzare sul territorio piemontese. L’obiettivo èproteggere dall’infestazione di zanzare le aree di Biella,Novara e Vercelli, assieme ai comuni limitrofi e le colline delMonferrato fino alla città di Asti. L’approccio utilizzato vede ilcoinvolgimento in prima fila dei risicoltori e la distribuzione diprodotti chimici a basso impatto ambientale durante leoperazioni colturali, riducendo così gli interventi tramite imezzi aerei, con cui sono distribuiti i larvicidi sulle risaie. Perl’ambito urbano, invece, si sono attivati 17 progetti checoinvolgono 159 comuni. In particolare, qui l’attenzione èrivolta alla zanzare tigre, per cui la Regione Piemonte,assieme all’Ipla, ha approvato un piano unitario di contrastoalla sua diffusione.

Dalla risaia alla città

ha vissuto una lenta fase di“infiltrazione”, per poi esplo-dere negli ultimi anni, anchegrazie a un clima tardo estivoparticolarmente umido. Doveil problema si è presentatoprima e, grazie all’oculatezzadegli amministratori e sin-daci, è stato affrontato datempo, i risultati incomin-ciano a farsi vedere. Dove ilproblema, invece, è recenteo, peggio, è stato a lungo tra-scurato, oggi resta da fare ungrosso lavoro con i cittadini.Sì, perché nell’ambiente ur-bano il grosso dei focolai disviluppo delle zanzare, cioè iluoghi in cui le larve nascono,crescono e si trasformano inpungenti adulti, sono con-centrati su proprietà private:giardini, cortili, terrazzi, orti.Per questa ragione la campa-gna di lotta alla zanzara tigrenon può prescindere dal coin-volgimento della cittadinanza,che deve conoscere da doveviene il problema e come fareper prevenirlo».

Page 216: dossier piemonte 04 2011
Page 217: dossier piemonte 04 2011
Page 218: dossier piemonte 04 2011

NUOVE TECNOLOGIE

Imprese, ospedali e opportunità da cogliere

Il settore dell’Ict piemontese, con le sue9mila imprese, rappresenta il 7 per centodel Pil regionale. Seppure, come ricordaRinaldo Ocleppo, vicepresidente del-

l’Unione Industriale di Torino, le previsioni dicrescita scontino ancora una certa lentezza, ilcomparto è abbastanza maturo per traghettarela svolta innovativa del sistema sanitario regio-nale. Ne ha parlato il governatore Cota, met-tendo l’accento prima di tutto sulla digitaliz-zazione e, tra le fila imprenditoriali, hanno giàrisposto con entusiasmo. «L’investimento inIct e nelle nuove tecnologie è quello che più ditutti può generare valore e know how, perciòdeve essere fortemente incentivato, cosa che

fino a oggi la politica nonha fatto, se non in modomarginale». Intanto il rin-novo della sanità sembradare nuovo ossigeno da en-trambe le parti.

Cota ha dichiarato che“le innovazioni di processoe di servizio della Pubblicaamministrazione trovanonella sanità uno degli am-biti di riferimento princi-pali”. Ma che sforzo com-porta rileggere la sanità inchiave tecnologica? «La sanità piemontese inpassato ha investito sull’Ict esulle nuove tecnologie inmodo frammentato, in or-

Rinaldo Ocleppo,vicepresidentedell’UnioneIndustriale di Torino e presidente del Gruppo Ict

dine sparso e mai con un approccio di sistema.Ogni Asl, divisione o singola unità ospedalieraha adottato un proprio sistema, generando una“babele informatica” che non è integrata e noncomunica tra le varie parti componenti. Ciò haprovocato una duplicazione di costi, con uningente impiego di risorse economiche, che nonha prodotto effetti positivi in termini di inno-vazione e di integrazione di sistema. È necessa-rio modificare l’attuale situazione, attraversol’avvio di un progetto molto ampio e complessodi riorganizzazione informatica, che riesca auniformare e standardizzare i vari sistemi».

Quali i vantaggi di un sistema integrato?«L’eliminazione di centri di spesa duplicati e nonintegrati in un sistema centrale ridurrebbe enor-memente i costi di gestione e, nel contempo,consentirebbe ai cittadini di usufruire di servizisanitari più efficienti e al passo con i tempi, evi-tando le interminabili attese, le code e le lun-gaggini burocratiche: penso ad esempio allapossibilità di avere la cartella clinica unica e in-formatica dei pazienti, completa di tutti i datiimportanti, gli esiti delle analisi, le diagnosi e leterapie, indipendentemente da dove siano statefatte, consultabile da qualsiasi struttura e inqualsiasi momento. Un sistema integrato for-nirebbe inoltre agli amministratori pubblici unostrumento per il controllo di gestione, che per-metterebbe loro di monitorare la spesa e di ra-zionalizzare le ingenti risorse economiche chesono destinate alla sanità».

A chi dovrebbe essere affidato il progetto ea che punto siamo?

L’Ict piemontese ha tutte le carte per andare in soccorso delle aziende ospedaliere regionali. Al vaglio di Rinaldo Ocleppopassa un sistema sanitario ancora frammentato, ma che potrebbe essere ripensato in chiave imprenditoriale e competitivaPaola Maruzzi

278 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Page 219: dossier piemonte 04 2011

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 279

Rinaldo Ocleppo

riguarda gli aspetti ammini-strativi e gestionali, essere ne-cessariamente gestita comeun’impresa: attenzione ai costi,lotta agli sprechi, controllo digestione, razionalizzazionedella spesa e punto di pareggio.In questo modo si creeranno le

risorse necessarie ad aumentare gli investimentiin persone e strumentazioni che renderanno ilservizio sanitario sempre più efficiente e pro-fessionale. Le risorse pubbliche devono infattiessere convogliate nei servizi veramente utilialla cittadinanza e non in settori amministrativiche nulla aggiungono al vero obiettivo dellestrutture sanitarie. Per questo occorre quindiabolire gli sprechi e gli interventi a pioggia su te-matiche di scarso interesse. Le risorse pubblichedevono essere necessariamente razionalizzate: gliimprenditori, tramite le associazioni di catego-ria, sono disponibili a definire congiuntamentecon la Regione quale possa essere il percorso mi-gliore».

Sono 58mila le imprese piemontesi cheoperano nel servizio sanitario regionale pub-blico. Cosa manca ancora per fare di questoincontro un ambito economico all’avan-guardia?«Come dicevo prima, la cosa che finora è man-cata di più è una visione di sistema, a partire dalmodo di investire per il sistema informaticointegrato. Le singole unità che compongono ilservizio sanitario non possono più gestire lapropria realtà come se fosse avulsa dal contestogenerale, come se fosse un piccolo stato nellostato. Ci sembra che l’attuale amministrazioneabbia individuato la corretta strategia di ap-proccio al problema e ci aspettiamo quindi chegli investimenti pubblici abbiano come riferi-mento il progetto generale di riorganizzazione,che quindi è sempre più importante far partirein tempi rapidi».

«Lo studio di fattibilità delprogetto e la realizzazione dellostesso, tenendo conto della si-tuazione attualmente esistentee facendo i conti con i budgetdi spesa disponibili, potrebbeessere affidata a una strutturacompetente, per esempio il CsiPiemonte. Sappiamo che lanuova amministrazione e il di-rettore Monferino si stanno giàmuovendo proprio su strate-gie molto simili. In ogni casotutto deve partire in tempi ra-pidi. Bisogna prendere delledecisioni e avviare il processoche le nostre aziende sonopronte a supportare con la lorocompetenza e i necessari inve-stimenti».

Al di là dell’Ict, quali op-portunità ancora inespressesi preparano a cogliere gli in-dustriali torinesi e non solo? «Per essere efficiente, la sanità,pur conservando l’indispensa-bile carattere di servizio pub-blico deve, almeno per quanto

��Obiettivo, servizi efficienti, in modo

da evitare le interminabili attese, le code e le lungaggini burocratiche

Page 220: dossier piemonte 04 2011

280 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

L’Eremo di Miazzina è sorto nel 1924come struttura sanatoriale, per lacura della tubercolosi. La località incui si trova aveva da tempo richia-

mato l’attenzione dei tisiatri, per le caratteri-stiche peculiari climatiche e terapeutiche. L’ubi-cazione favorevole del complesso ha consentito,nel tempo, una graduale trasformazione del

centro, che si è evoluto specializzandosi nelcampo della patologia pleuropolmonare e piùin generale della riabilitazione. Dal 1999 è en-trato a far parte del Gruppo Garofalo, uno deiprincipali gruppi sanitari privati in Italia. Comepuò affermare il direttore Mario Vannini:«Oggi siamo un centro riabilitativo caratteriz-zato dalla completezza delle prestazioni chepuò erogare nell’ambito delle post-acuzie – fraqueste la riabilitazione neuro-motoria e respi-ratoria, con la possibilità di eseguire riabilita-zione in acqua – e della lungodegenza. Ab-biamo una disponibilità di 299 posti letto,accreditati con il Servizio sanitario nazionale».

Cosa significa dirigere un centro specialisticocome l’Eremo di Miazzina?«Significa avere un impegno diretto, volto a in-terpretare al meglio le esigenze sanitarie delle per-sone che si rivolgono ai nostri servizi. Poiché i ser-vizi che offriamo sono assai diversificati, abbiamocreato, oltre alle attività di recupero e rieducazionefunzionale, di riabilitazione respiratoria e di lun-godegenza, anche una residenza sanitaria assi-

Il percorso verso la saluteUn centro di eccellenza. Che offre diversi servizi per la riabilitazione da molteplici malattie.

E una specializzazione nel recupero delle patologie del sistema respiratorio. La parola

a Mario Vannini, direttore dell’Eremo di MiazzinaLuca Cavera

La dottoressa Maria Laura Garofalo, Ad del Gruppo Garofalo, e il dottor Mario Vannini, direttore generale

dell’Eremo di Miazzina www.eremodimiazzina.com

Page 221: dossier piemonte 04 2011

Mario Vannini

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 281

stenziale per anziani non autosufficienti, e inol-tre un nucleo sperimentale approvato dalla Re-gione Piemonte per i pazienti in stato di coma ve-getativo persistente».

Secondo quale standard procedurale piani-ficate la terapia riabilitativa per una determi-nata patologia?«I ricoveri di tipo riabilitativo sono una parte diquel percorso di cura pianificato dai servizi fisia-trici delle Aziende sanitarie locali. Ogni pro-gramma riabilitativo è personalizzato sul paziente,tenendo in considerazione non solo i dati clinici,ma, più complessivamente, tutto il percorso chela persona ha già compiuto e anche quello che,eventualmente, dovrà ancora percorrere per rag-giungere la completa riabilitazione».

Come sono soddisfatte all’Eremo le richie-ste di assistenza che pervengono al sistemaspecialistico?«La domanda di assistenza della persona che si ri-volge all’Eremo si presenta sempre come un’esi-genza di presa in carico complessiva del paziente,che è affetto da patologie croniche invalidanti oda patologie subacute che necessitano di unaprosecuzione delle terapie dopo il ricovero acuto.Inoltre, le problematiche respiratorie sono quellepiù diffuse, anche se quasi sempre associate ad al-tre che rendono sempre più frequente la presa incarico complessiva del paziente. A queste richie-ste la struttura risponde associando allo speciali-sta in riabilitazione anche il medico internista, chesegue l’aspetto sanitario nel suo complesso».

Quanto la tecnologia e l’informatizzazionehanno inciso sull’evoluzione del centro?«La tecnologia e l’informatizzazione hanno sen-z’altro migliorato le performance del nostro cen-tro. Tuttavia è ancora il rapporto fra il medico eil paziente ad avere la prevalenza. Per offrirenuovi e maggiori servizi l’Eremo sta costruendouna nuova struttura nel comune di GravellonaToce, in grado di ampliare le prestazioni già ero-

gate. Fra queste l’ambulatorio di posturologiacon analisi del cammino e ricostruzione tridi-mensionale della colonna vertebrale, quello dimedicina dello sport e quello di riabilitazioneuro-ginecologica, entrambi convenzionati. Inol-tre nel nuovo centro sarà possibile la riabilitazionemotoria in acqua».

In Piemonte, l’offerta dei servizi di riabili-tazione specialistica copre la domanda regio-nale oppure l’Eremo rappresenta una realtàspeciale?«In Piemonte la Regione ha rilevato un esuberodi posti di post-acuzie, fra queste è compresa lariabilitazione. Infatti ritengo necessario che a li-vello centrale si intervenga con una riforma cheabbia come scopo il miglioramento dei servizisanitari offerti al cittadino, in particolare sottoil profilo dell’organizzazione strutturale.L’Eremo effettivamente si colloca in una posi-zione speciale all’interno della realtà piemon-tese, proprio grazie alla differenziazione del-l’offerta e alla peculiare modalità di presa incarico del paziente. Sono soprattutto questi dueelementi che ne fanno una struttura che non haeguali sul nostro territorio».

~

La tecnologia e l’informatizzazionehanno senz’altro miglioratole performance del nostro centro.Tuttavia è ancora il rapportofra il medico e il pazientead avere la prevalenza

Page 222: dossier piemonte 04 2011
Page 223: dossier piemonte 04 2011
Page 224: dossier piemonte 04 2011

GENIUS LOCI

Page 225: dossier piemonte 04 2011

Enrico Morteo

I tesori nascosti

L’aspetto più evidente per Torino èche ha superato il concetto di città-fabbrica», racconta Enrico Morteo,nato a Torino, ma da anni residente

a Milano. Il critico, nel 2008, ha preso parteal World design capital che ha visto Torinopremiata per la capacità di ridisegnare spaziurbani, aspetti economici e vita sociale. «Iltempo non è più scandito dalle sirene dellefabbriche – precisa – ma, anzi è una città incontinuo movimento». Questa è la sensazionepiù forte che si percepisce a Torino secondoMorteo. «C’è, inoltre, molta attenzione nelriutilizzare e valorizzare le grandi fabbrichedel territorio per nuovi scopi, lo stesso anchea livello d’infrastrutture». L’internamento dellaferrovia, in particolare, «ha cambiato il pae-saggio della città che è tornato a essere quellodi una grande capitale e non soltanto di unagrande città industriale», ricorda il critico.

Lei ha dichiarato che negli ultimi ventianni Torino è sempre stata all’avanguardiaper l’arte contemporanea. Qual è la forza alivello artistico di questa città?«Per capire il rapporto tra Torino e l’arte bi-sogna tornare agli anni 50 e 60 quando èstata la capitale dell’arte povera, dove hannooperato artisti come Pistoletto, Gilardi ePaolini. Figure fondamentali sono state,inoltre, Ettore Carruccio, redattore alla Gaz-zetta del Popolo e direttore della Biennale di

Nei caffè di questa città «si è giocata parte della storia del Risorgimento»,

racconta lo storico e critico del design Enrico Morteo, secondo cui

«a Torino ci sono musei che non è possibile trovare in altre città d’Italia»

Nike Giurlani

In apertura, l’interno

di Palazzo Madama;

sotto, Enrico Morteo

Venezia e Luigi Mallè, direttore dei musei ci-vici della città e promotore della GalleriaGam. Una città, quindi, ricca d’iniziative,dove pubblico e privato hanno collaboratoper far crescere la città».

Da anni vive a Milano, cosa le manca dellasua città natale?«Principalmente due aspetti: uno è il rapportocon lo scenario naturale molto presente nellacittà, il fiume, la collina, il verde dei grandiparchi, aspetti che a Milano sono impensabili.E poi i caffè della città. Questi luoghi hannouna forte funzione sociale. Nella mia giovi-nezza torinese, era tipico ritrovarsi nei caffè,ognuno di loro ha una propria storia, una pro-pria personalità, una propria funzione. Neicaffè torinesi, inoltre, si è giocata parte dellastoria del Risorgimento italiano».

A quali caffè è particolar-mente legato?«Ce ne sono molti, per esem-pio Mulassano, il qualecredo abbia i tramezzini piùbuoni d’Italia o Pepino, ri-nomato per i suoi gelaticome anche Fiorio. Poi sonoaffezionato a un piccolocaffè, il Bicerin, che si trova ac-canto alla Consolata, un luogoche anche un laico non puòesimersi dal notare». � �

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 285

Page 226: dossier piemonte 04 2011

GENIUS LOCI

286 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Quali sono i luoghi, dal punto di vista ar-tistico, meno conosciuti, ma particolar-mente interessanti?«Il Museo civico d’arte antica, all’interno di Pa-lazzo Madama, conserva un bellissimo Anto-nello da Messina. Sempre all’interno del Mu-seo, all’ultimo piano, sono conservate lecollezioni di ceramica di Massimo d’Azeglio,che oltre a essere stato un noto pittore e scrit-tore, ha ricoperto anche il ruolo di ambascia-tore di corte. Nei suoi viaggi ha raccolto dellepreziose manifatture, tedesche, francesi, russein una sorta di straordinario paesaggio che è ametà tra arte e quotidiano. Questa è la con-ferma che a Torino ci sono musei che non èpossibile trovare in altre città d’Italia».

C’è un luogo nel capoluogo piemontese onei dintorni che rappresenta un suo luogodell’anima?«La Sacra di San Michele nella Val di Susa,un’abbazia posta nel punto nel quale la valle sirestringe. Un luogo molto importante, in par-ticolare, quando l’arrivo dei barbari trasformò

queste abbazie in centri di sopravvivenza dellacultura. In una giornata di sole offre uno splen-dido panorama proprio sulla Val di Susa finoa Rivoli e Torino, e a volte, si riesce a scorgereanche Superga».

Quali sono i piatti e i vini da assaggiare aTorino?«I vini torinesi fanno parte ormai del patrimonionazionale, non solo della regione, e lo stesso sipuò dire dei tartufi, ma per questi, bisogna averela pazienza di aspettare novembre o dicembre,quando si abbassano le temperature e si trovanoqualità eccellenti. Torino a livello enogastrono-mico è una città sorprendente perché offre lapossibilità di conoscere piatti particolarmenteelaborati, come la finanziera, che viene preparatocon le rigaglie del pollo, con un retrogusto agro-dolce. Ottimo quello del ristorante Del Cambio,in piazza Carignano. Interessanti anche le pro-poste del Gatto Nero o di Eataly, una grande di-spensa di Slow Food in via Nizza accanto al Lin-gotto. Molto spiritosi, infine, anche i ristoranti diproprietà di Piero Chiambretti».

� �

In alto, da sinistra,

Palazzo Madama;

“Ritratto d’uomo”

di Antonello da Messina,

olio su tavola

cm 36,5x27,5,

conservato nel Museo

civico d’arte antica

a Palazzo Madama

Page 227: dossier piemonte 04 2011