Dossier Friuli Venezia GIulia

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Dossier friuli 04 2011

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EDITORIALE..............................................12Raffaele Costa

L’INTERVENTO.........................................15Angelino AlfanoMaurizio SacconiDiana Bracco

PRIMO PIANO

IN COPERTINA......................................20Ottavio Missoni

STORIE D’IMPRESA ...........................26Giampaolo PozzoRiccardo Illy

VERSO LE AMMINISTRATIVE.........34Isidoro Gottardo, Debora Serracchiani,Giulio Camber, Giorgio Ret,Maria Teresa Bassa PoropatRoberto Antonione, Roberto CosoliniGiuseppe Pedicini, Claudio PedrottiSimonetta Vecchi

FONDI COMUNITARI ..........................56Elio De AnnaAlessandro MastromonacoIztok ŠkerličL’INCONTRO .........................................64Roberto Maroni

ISTRUZIONE .........................................68Mariastella Gelmini

ECONOMIA E FINANZA

L’ECONOMIA REGIONALE................74Renzo TondoAlessandro CalligarisAntonio Paoletti

OCCUPAZIONE .....................................84Pietro IchinoAngela BrandiGiovanni FaniaElisa GrisotMarco Menghini

FOCUS PORDENONE .......................100Sergio BolzonelloMaurizio CiniGiovanni PavanAlberto Marchiori

DONNE D’IMPRESA ...........................112Giannola NoninoLidia Pino SangoiElena PellaschiarPatrizia BombenEnrica Gallo

AGROALIMENTARE ..........................126Mario Guidi, Giuseppe Politi,Sergio MariniClaudio ViolinoMario CichettiPaolo Comelli

INNOVAZIONE .....................................142Vladimir NanutGiovanna Cinelli

IMPRENDITORI DELL’ANNO .........148Antonio GirolamiUmberto ReOscar GobboAlfredo FogalClaudio BattistoniGianpaolo e Fabio PrenassiRoberto GrassettiPaola PiccinMauro PecileVladimir BorisovKetty De Luca e Silvia FilligoiGiorgio Colombin

IL MERCATO DEL VINO ...................172Piera Martellozzo

PROPRIETÀ INDUSTRIALE ............176Valter Giugni

TECNOLOGIE CREATIVE .................178Tullio Tramontina

OSSIERFRIULI VENEZIA GIULIA

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TERRITORIO

INFRASTRUTTURE............................182Riccardo RiccardiGiacomo BorrusoValentino Bertoli

L’INTERPORTO DI PORDENONE....190Giuseppe Bortolussi

IL PORTO FRANCO DI TRIESTE .....192Emanuele Lo Nigro

TRASPORTI..........................................194Michele Colombo

COMBUSTIBILI ...................................196Franco Napp

COSTRUZIONI .....................................198Dario Roustayan

EDILIZIA ..............................................200Davide AltanPaolo Rosso

MERCATO IMMOBILIARE ..............206Vittorino Brunello Zanitti

RISCALDAMENTO ECOLOGICO....208Ruben Palazzetti

ARREDI MADE IN ITALY ................210Gianni Puiatti

TURISMO...............................................212Eliana Paterniti

AMBIENTE

INQUINAMENTO ATMOSFERICO....214Giorgio Mattassi Furio HonsellEttore Romoli

RINNOVABILI .....................................220Arrigo BurelloEvelino Zanzaro

SERVIZI ECOLOGICI ........................224Fabrizio Pertot

GIUSTIZIA

EVASIONE FISCALE.........................228Pasquale Debidda

RIFORME..............................................232Guido Alpa

SANITÀ

IL SETTORE ERBORISTICO ..........236Gabriele Venturini

OTTICA ..................................................238Angelo Bolzonella

Sommario

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Ottavio Missoni

on ama le iperboli, leeccessive esaltazioninel riportare l’elencodei suoi successi o nelsottolineare i meriti

delle sue composizioni. Nonostantepoi la sua vita rievochi la trama di unfilm - campione di atletica leggera,prigioniero di guerra dopo El Ala-mein, sindaco in esilio di Zara, lacittà dove ha trascorso gran parte del-l’infanzia - Ottavio Missoni non hamai abbandonato quello sguardo iro-nico e disincantato sulla vita e suquello che lui definisce “il suo me-stiere”, ossia fare la maglia. Festeg-giati da poco i novant’anni con l’au-tobiografia Una vita sul filo di lana, iltriestino d’adozione Ottavio Missoninon riesce del tutto a dissimulare, aragione, l’orgoglio per l’apprezza-mento di cui gode la sua azienda,creata con l’imprescindibile contri-buto della moglie Rosita Jelmini, fi-glia di imprenditori tessili, conosciutaalle Olimpiadi di Londra del 1948,

dove lo stilista gareggiava nei 400ostacoli; un’azienda divenuta neglianni una delle firme più amate e co-nosciute della moda italiana. E unodei motivi di questa fama la si rin-traccia nella permeante dimensionefamiliare che nutre il brand, conno-tandolo da sempre in senso artisticoe artigianale pur nello scenario diuno sviluppo internazionale. Oggiguidata dai figli di Tai e Rosita, Mis-soni continua a offrire un’immaginesolida, pur senza rinunciare a quellalibertà creativa che rappresenta ilmarchio di fabbrica della maison.

L’eredità che lo sport e l’attivitàagonistica le hanno lasciato, ha in-fluito in qualche modo sul suo ap-proccio alla professione?«Sì, ma non solo sul mio mestiere,anche sul modo di vivere, sul rap-porto con il prossimo. La praticasportiva in senso agonistico ti inse-gna, infatti, il rispetto dell’avversa-rio. Se si traduce quest’attività in unmeccanismo di competizione, è pos-

N

IL MIO UNIVERSODI COLORI E LINEEL’evoluzione delle forme in armonia con la materia,

abbinando filati e colori. Questa è la cifra stilistica di Missoni.

Dagli inizi dell’avventura nel campo della moda al presente

dell’azienda di Sumirago, rappresentato dai figli, sino al futuro

incarnato dai nipoti, Ottavio Missoni regala alcuni scorci

della sua vita. Vissuta a filo di lana

Francesca Druidi

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IN COPERTINA

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sibile declinarla in tutte le professioni.Il mio è un caso emblematico: sonosempre stato totalmente pigro, ma aiblocchi di partenza mi trasformavo».

Quanto della sua terra d’origine,la Dalmazia, è confluita nella suasensibilità di artista e stilista e diconseguenza nelle sue creazioni? «Io non mi considero un artista, anchese c’è chi mi definisce così. Le compo-nenti fondamentali del mio mestieresono due: la materia e il colore. E que-sti due elementi possono senz’altro as-sicurare risultati artistici. Per quanto ri-guarda la terra d’origine, non esisteuna regola codificata, ma essere nato inuna certa parte del mondo, con i suoicolori, i suoi profumi, la sua cultura,esercita certamente il suo peso. È unpatrimonio che si trasmette. È un qual-cosa che ti resta dentro, come memo-ria e come approccio culturale. Perchése i colori di base sono uguali per tutti,la gamma delle tonalità che si possonoottenere, dipende dalla sensibilità in-

dividuale. Se penso alla mia Dalmazia,la mente corre subito alle differentisfumature del mare e del cielo, maiuguali a se stesse».

Quando ha compreso che la suastrada era la moda, la maglieria? «In realtà, devo ancora capirlo. Nonho svolto alcun tipo di studio speci-fico o di scuola. Casualmente mitrovo questo mestiere tra le mani. Al-l’origine, c’è stata l’idea con GiorgioOberwerger di acquistare una mac-china per maglieria e di mettere inpiedi - coinvolgendo anche Livio Fa-biani - una piccola società, la Venju-lia, unione di Venezia e Giulia, spe-cializzata in maglieria sportiva,realizzavamo tute e costumi da bagnodi lana adottati anche dalle nazionalisportive, quando non esistevano lesponsorizzazioni. Poi c’è stato il tra-sferimento in Lombardia e la nuovasocietà con mia moglie Rosita, origi-naria di Golasecca, in provincia diVarese. Io all’epoca gareggiavo per la

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In apertura,

Ottavio Missoni.

In queste pagine,

la famiglia Missoni,

una creazione della maison

e gli interni studiati

per l’Hotel Missoni

di Edimburgo

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Ottavio Missoni

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Gallaratese e da lì il passo per la crea-zione di un laboratorio di maglieria inquella zona è stato breve. Io ricoprivosempre il ruolo di presidente, mentreRosita lavorava. Posso dire che ab-biamo imparato giorno dopo giorno.Ci vogliono almeno dieci anni perimparare un mestiere, qualunque essosia, anche se non è comunque auto-matico che dopo questo lasso ditempo lo si sappia svolgere in ma-niera soddisfacente. A noi è andata

bene. Lo abbiamo compreso daiprimi riconoscimenti e dai primi suc-cessi negli anni Sessanta».

Il marchio ha saputo imporsirompendo gli schemi codificati, de-lineando una propria specifica iden-tità che lo distingue fortemente daaltre maison. Quali sono i principali“mattoni” che hanno costruito lefondamenta del brand?«Anche in questo caso è difficile indi-viduare dei fattori predefiniti. Siamo

usciti con qualcosa di diverso che nonc’era sul mercato. Nessuno usava lamateria e il colore come abbiamofatto noi, abbinando i vari tipi di filati.All’inizio eravamo famosi soprattuttoper le righe: del resto, avevamo mac-chine che erano in grado di realizzaresolo righe. Le righe sono infinite: ver-ticali, orizzontali, diagonali e intrat-tengono un’ampia gamma di rapporticon i colori. In generale, non sonomai stato per le grandi cifre, non per-ché sia contrario agli affari, ma perchéè una dimensione che non mi appar-tiene. La nostra è rimasta un’aziendadi carattere familiare, pur occupandooltre 250 dipendenti senza contarel’indotto. Siamo riusciti a improntareun’immagine diversa che, pur essen-dosi aggiornata in parte nel tempo,mantiene in tutto il mondo la suastima in termini di qualità. Oggi poistiamo allargando i mercati, ad esem-pio in Cina».

Missoni è un’impresa che si iden-tifica profondamente con la fami-glia che la guida.«Io mi sono occupato dei tessuti, maè sempre stata Rosita a tradurli inmoda. Oggi si dedica amica e corpoalla collezione Home, di cui è diret-tore creativo; d’altronde, il comple-mento arredo è diventato di modapiù della moda stessa. E il successo èmondiale: mia moglie ha appena ri-cevuto un riconoscimento dallastampa straniera per il progettodell’Hotel Missoni a Edimburgo;inoltre, è stato appena inaugurato unaltro Hotel Missoni in Kuwait, conaltri due previsti in Oman e Brasile.Rosita ha trasferito anche in questocampo la concezione di “bottega fa-miliare” che ha da sempre accompa-gnato la crescita dell’azienda».

Luca e Vittorio si occupano dellagestione dell’impresa, Angela è ildirettore creativo del marchio. � �

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La mia principale preoccupazioneè che i miei tre figli vadano d’accordo.E per il momento procede tutto bene

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Quali sono state le maggiori sfidenel coinvolgimento dei suoi figli inazienda?«Ai miei figli ho sempre consigliatodi intraprendere un’altra strada e dinon entrare in azienda, ma non mihanno ascoltato. Non sono, dun-que, colpevole di nulla. Hanno fattotutto loro. A parte tutto, la mia prin-cipale preoccupazione è che loro trevadano d’accordo. E per il momentoprocede tutto abbastanza bene. I ni-poti iniziano oggi a farsi vedere inazienda, la maggiore, Margherita, èresponsabile degli accessori. A meogni tanto assegnano dei compitiche assolvo, ma non vado mai alleloro riunioni. Non voglio influiresulle loro decisioni. Nel mio pic-colo, cerco magari di raccontare, ditrasmettere la mia esperienza, senzaperò pretendere di dare lezioni. Aogni modo, l’aspetto più importante

per me è che i miei figli vadanod’accordo, indipendentemente dal-l’andamento dell’impresa».

Oggi il made in Italy è ancorauna garanzia?«In alcuni ambiti conserva ancorala sua forza e il suo stile, non solodal punto di vista del fatturato masoprattutto per quanto concerne lacapacità di segnare l’immaginariocollettivo. Purtroppo molto arti-gianato è scomparso, ma la modaitaliana, intesa non solo comeespressione di tendenze ma comeproduzione, è ancora in prima fila.L’attrattiva esercitata da Parigi èsempre forte, ma la moda italiana èriuscita a imporsi come concor-rente a livello internazionale. Inol-tre, mentre la “squadra” tricolore ècomposta da e me e da altri colleghistilisti italiani, la moda parigina at-tinge spesso e volentieri dall’estero,

basti pensare a Karl Lagerfeld». Lei non è solito fare programmi,

ma cosa immagina per il futurodell’impresa che lei e sua moglieavete creato insieme? «Sì, è vero, mai fatto programmi.Non ho mai avuto grandi delusioniperché non mi sono mai posto, in ge-nerale, dei traguardi. Faccio sì pro-grammi a breve scadenza, ma nonmi piace ipotecare il tempo. Per ilfuturo non immagino niente in par-ticolare, ritengo che l’azienda man-terrà la sua solidità e il suo nome, nonin termini di fatturato ma di qualità.I miei figli sono bravi e mi auguroche riescano a mantenere quel livellodi stima e di riconoscimento che nonè stato semplice preservare in oltrecinquant’anni. Del resto, il nostrostile è rimasto quello. Un capo Mis-soni lo si riconosce subito, non servesbirciare l’etichetta».

Siamo riuscitia improntareun’immagine diversache, pur aggiornandosiin parte nel tempo,mantiene la sua stimain termini di qualità

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IN COPERTINA

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Nel luglio del 1986,Giampaolo Pozzo ab-braccia l’avventura cal-cistica con l’Udinese

Calcio vestendo i panni del tifosoentusiasta, lontano dalle logiche delbusiness e del risultato. Quella scelta“sportiva” celebra nel 2011 venti-

cinque anni di storia bian-conera regalandogli il pri-mato di patron più longevodella serie A. Modello ispi-ratore per tutto il mondodel calcio, Pozzo è stato ca-pace di affermarsi anchecome esempio imprendito-

riale nel Nordest, e benoltre i confini nazionali, con di-verse aziende di materiale per lalavorazione del legno. «Questi ri-conoscimenti m’inorgogliscono e– ammette il patron – qualcosa divero c’è nel nome delle mie im-prese collegate alla regione e alterritorio nazionale». Classe 1941,l’imprenditore friuliano non sem-bra intenzionato a fermarsi e inluglio conta di iniziare i lavori perla realizzazione del nuovo stadio aUdine che «pagherà tutto l’Udi-nese Calcio per un totale di 25milioni di euro: nessuno andrà atoccare le tasche del cittadino».

Nella stagione 2007-2008 èstato eletto miglior presidente

della serie A. Qual è il bilanciodei suoi venticinque anni all’Udi-nese Calcio?«A ripensarci, sono davvero tantima nessuno è stato inutile. Nel si-stema calcio, le cose sono miglioratemolto rispetto a dieci anni fa sulpiano dello sviluppo finanziario,dell’ordine e della gestione. In pas-sato era una lotta davvero dura.L’appello dell’allora presidente delBologna Giuseppe Gazzoni che la-mentava di pagare tutto e di faticareugualmente a mettere in piedi unasquadra competitiva, è stato final-mente ascoltato ma c’è voluto deltempo».

Quali insidie affliggono tuttora

Basta poco per entrare nel mondo del calcio

ma la via d’uscita non è garantita. Storia del patron

dell’Udinese Giampaolo Pozzo e della sua passione

per il pallone che lo “imprigiona” da 25 anni.

«Oggi? Sono felice dei risultati»

Elisa Fiocchi

Quei cinque minutiche cambiano la vita

STORIE D’IMPRESA

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Giampaolo Pozzo

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il mondo del calcio?«Per raggiungere una gestione delcalcio pressoché ottimale bisogne-rebbe concentrarsi sugli errori arbi-trali, responsabili talvolta di risul-tati falsati. Si parla di fair play, ma lapartita va inquadrata anche da un al-tro punto di vista, ovvero dal profiloeconomico. Qualificarsi o no allaChampions League, implica l’in-casso o la perdita di circa 25 mi-lioni di euro. Cifra che cambia leprospettive di mercato future diqualsiasi società. Rinunciarvi per in-feriorità sul campo è un conto, pererrori arbitrali un altro».

Nello sport si dice che la for-tuna sia parte del gioco. È lo stesso

anche nel mondo dell’imprendi-toria?«Il margine di imprevisti è netta-mente inferiore. Talvolta si rischianocrisi non controllabili, ma le aziendesono in mano agli uomini che le ge-stiscono direttamente e con mag-giore consapevolezza. Lo sport è unaltro mondo: ci sono tante compo-nenti che possono influire sui risul-tati sportivi. A partire dagli infortunidei giocatori, mai prevedibili equantificabili. Dipende dal caso, dalfisico e dai tempi di recupero di-versi di ogni singolo calciatore».

Quando è diventato presidentedell’Udinese lo ha fatto seguendouna scelta specificatamente im-

prenditoriale oppure ha vintol’anima del tifoso?«Assolutamente la seconda strada.Sono sempre stato un tifoso del-l’Udinese e c’è da dire che a queitempi la garanzia di perdere erapressoché totale, non esistevano icontrolli amministrativi tantomeno i numeri e i compensi eco-nomici di oggi giorno. La mia erauna sfida, ma esclusivamente daappassionato».

Oggi chi s’avvicina al mondo delcalcio unicamente per passionecosa rischia?«L’osso del collo. Una società spor-tiva va trattata come un’impresa.Chi non ha risorse garantite e so-

In apertura,

Giampaolo Pozzo, imprenditore

e patron dell’Udinese Calcio

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Qualificarsi o no alla Champions League, implica l’incassoo la perdita di circa 25 milioni di euro. Cifra che cambiale prospettive di mercato future di qualsiasi società

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prattutto esperienza nel mondo im-prenditoriale compie un azzardo».

Gestire una società sportiva oun’impresa è quindi la stessa cosa?«In un certo senso sì. I criteri sonosempre gli stessi. Servono bravi col-laboratori, energia e passione perun’attività sportiva che diventa atutti gli effetti un mestiere dove sicampa anche con il business».

Qual è la sua giornata tipo?«Mi occupo principalmente dellemie imprese. In particolare seguo imiei affari in Spagna dove viaggioper lavoro. Poi c’è naturalmente lapartita di pallone».

Ha ceduto il testimone a suo fi-glio Gino. Come lo ha avviato nel-l’industria del calcio?«Mio figlio rappresenta il futuro. Nonho dovuto insegnarli molte cose per-chè fin da bambino è cresciuto a panee calcio e ha imparato ben presto aunire questa passione al lavoro».

Nei tanti saliscendi tra serie A e B,ha mai pensato di mollare tutto?

«Certo, ma sono ormai vent’anni chenon contemplo l’ipotesi. Il motivo èmolto semplice: bastano cinque mi-nuti per fare il proprio ingresso nelmondo del calcio, ma la via d’uscitanon c’è. In un certo senso diventauna terribile prigione e tanto valecontinuare su questo percorso».

Lo dice con un pizzico di ama-rezza...«Ci sono stati momenti duri, macome ho detto prima oggi sto vi-vendo davvero un bel momento ac-compagnato da buoni risultati spor-tivi. Eppure continuo a vivere allagiornata...».

Ma il suo sogno adesso qual è?«Rimanere dentro alla Championsper continuare a ottenere risultatisportivi e non ultimi ritorni econo-mici per proseguire al meglio suquesta strada».

Di lei si dice che abbia l’abilità ditrasformare un’operazione di cal-cio mercato in un sicuro investi-mento sportivo. Sensini, Fiore,

Amoroso, Iaquinta, Quagliarella,Di Natale, Sànchez e Pepe sono soloalcuni dei talenti che ha scoperto elanciato. Come riesce a “compraretanto a poco”?«Quando non si hanno grossi bud-get si è portati a cercare e analizzareal meglio ogni alternativa disponi-bile sul mercato. Non siamo maistati l’Inter o il Milan per inten-derci, che rappresentano una realtàa parte. L’altro aspetto che influiscenelle scelte vincenti è il tempo unitoall’esperienza. Sono cresciuto passodopo passo, e mentre procedevo hoaffinato l’attività di scouting graziealla scelta di bravi professionisti».

Il suo “scudetto” in carriera?«Direi che nel mio caso equivale allaChampions. Faccio fatica a ricor-dare e ripercorrere i tanti momentibelli e brutti vissuti finora. Forseperchè nonostante gli alti e bassi,nel mio percorso di imprenditore edi sportivo ha sempre vinto su tuttola continuità».

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Il mio sogno? Realizzare il nuovo stadioe rimanere dentro la zona Champions

per continuare a ottenere risultati sportivie non ultimi ritorni economici per proseguire

al meglio su questa strada

STORIE D’IMPRESA

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STORIE D’IMPRESA

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Con la costituzione, nel2004, della holdingGruppo Illy è stato san-cito di fatto il passaggio

alla terza generazione all’internodella famiglia Illy, rappresentata daRiccardo, Francesco, Andrea e Anna.«Ci siamo domandati – raccontaRiccardo Illy, presidente delGruppo – fino a che punto, con lastrategia top di gamma attuata daIllycaffè, sarebbe stato possibile cre-scere prima di saturare la clientelache è in grado di capire e condivi-dere il nostro approccio qualitativoal caffè. Abbiamo perciò deciso direplicare la strategia applicata inquesto settore anche in altri com-parti, che già conoscevamo e face-vamo parte della nostra storia».

Da qui la diversificazione pro-duttiva attraverso l’acquisizione diDomori, riferimento nel mondodel cioccolato gourmet, di Dam-mann Frères, che produce una va-sta gamma di miscele esclusive dithe, dell’azienda vinicola Mastro-janni e di una partecipazione nel-

una notevole tradizione come Ger-mania e Francia. Da qui la scelta diDammann Frères. Abbiamo poicompletato il ritorno alle radici con-tadine attraverso l’acquisizione dei12 ettari di vigna dei Mastrojanni,attuata da mio fratello Francescograzie a una fortunata serie di coin-cidenze e intrecci del destino. Que-st’azienda rappresenta un investi-mento a lunghissimo termine che

l’azienda Agrimontana,leader nella produzionedi alta qualità di confet-ture, frutta candita e, inparticolare, dei marroni. «Sì, è un ritorno alle ori-gini, in quanto il businessavviato da mio nonno al-l’inizio degli anni 30 eraimperniato proprio su talespettro di prodotti, con laproduzione di caffè, cioc-colato e marmellate grazieagli alberi da frutta colti-vati nell’azienda agricoladi Brazzania, vicino Buie,in Istria. Mio padre Erne-sto, quando diventò azionista dimaggioranza, iniziò a produrre an-che una linea di the, che però decisidi abbandonare per focalizzarci sulcaffè. Nell’attività di diversificazione,siamo andati a cercare un’aziendacome Domori che condividesse i va-lori di eccellenza qualitativa e inno-vazione nelle tecnologie produttive.Analoga ricerca è stata effettuata nelsettore del the, in paesi che vantano

Illy oggi non è più sinonimo solo di caffè. Riunisce

infatti aziende che, come missione e metodo,

praticano la strada dell’eccellenza, educando i

consumatori. A illustrare le strategie e i progetti futuri

del Gruppo è il presidente Riccardo Illy

Francesca DruidiLu

ca C

ampi

gotto

Polo del gustoin nome della qualità

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Riccardo Illy

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solo una holding di tipo fa-miliare può concepire».

Qual è nello specificoil progetto?«L’obiettivo è far crescere,nell’arco di 10-20 anni, leaziende del Gruppo perraggiungere, in ordine digrandezza, la dimensione diIllycaffè. L’idea è reinvestireil cash flow generato dalletre realtà da noi controllatenel settore dei coloniali, nelcomparto vitivinicolo che,diversamente dagli altri, èun settore ad altissima den-sità di capitali. Per questo,io lo definisco sempre uninvestimento destinato ainostri nipoti».Pur nel rispetto dell’indi-

vidualità di ogni singola impresadel Gruppo, si può parlare di di-rettrice comune di sviluppo?«Queste aziende hanno in comune idue estremi della filiera: da un lato,i paesi di produzione delle materieprime nella fascia tropicale e, dal-l’altro, una clientela cosmopolita diconsumatori, negozianti ed esercentiattenti alla qualità del cibo e in cercadi prodotti di qualità superiore».

I prodotti delle aziende hannocome mercato di riferimento l’altagamma. Questo segmento in chemisura ha sofferto la crisi interna-zionale? «Abbiamo assistito a un decalage alquale non eravamo preparati. Nelbiennio 2008-2009, Illycaffè ha re-gistrato due anni di stabilità dellevendite compensata dai nuovi pro-

getti. Per le altre aziende del Gruppoche si trovavano in una fase di cre-scita più sostenuta, abbiamo notatoun incremento inferiore alle attese. Èstata una recessione anomala, diversadalle precedenti, non solo per la pro-fondità, la durata e le ripercussioni,ma anche per il modo con cui ilconsumatore ha affrontato la reces-sione. Ha ragione chi sostiene chenon tutto tornerà come prima. Al-cuni cambiamenti sono definitivi».

Ad esempio?«Un cambiamento divenuto strut-turale riguarda il concetto di valuefor money: non c’è più la disponibi-lità del consumatore a pagare di piùse, in cambio, non ottiene un grandebeneficio dal prodotto o dal servizioche acquista. Un’altra tendenza dicui si aveva sentore già da alcunianni è la polarizzazione del mercato:si affermano, da un lato, i prodotti dipiù elevata qualità, a premio anchesul prezzo e, dall’altro, i prodotti chemostrano prezzi minimi ma ancheuna qualità soddisfacente».

Qual è stato l’andamento nel2010 del Gruppo?«Il 2010 è stato un anno positivo,soddisfacente sia in termini di fat-turato che di bilancio anche se nonvi sono ancora i dati definitivi. Sonocresciute tutte le società, anche Illy-caffè ha ricominciato a crescere a unbuon passo. Dammann Frères hacompletato la conversione da attivitàa prevalenza di terzismo ad attività amarchio proprio. Si è rafforzata lacollaborazione tra Domori e Agri-montana, che si appoggiano reci-procamente nello sviluppo e nelladistribuzione all’estero. Anche Ma-strojanni registra un incremento dioltre il 10%, allargando la distribu-zione a nuovi mercati».

Quali sono le principali sfideche attendono il Gruppo?

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L’idea è reinvestire il cash flowdelle tre realtà controllate nel settoredei coloniali, nel comparto vitivinicolo,ad altissima densità di capitali

� �In apertura, tosteria Illycaffè.

Nella foto, Riccardo Illy

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«La prima sfida riguarda Domori, enello specifico lo sviluppo dei pro-dotti laboratorio sul quale stiamooperando un investimento consi-stente, concependo una linea dedi-cata ai pasticceri e agli chef choco-latier. L’obiettivo è collaborare conAgrimontana per acquisire la mi-gliore clientela in Italia, Francia,Belgio e anche Giappone, i mercatiprincipali per questa tipologia diprodotti. Sul fronte del caffè, lasfida è sviluppare ulteriormenteEspressamente Illy, la rete di barcaffè all’italiana per i quali contiamodi realizzare nuove aperture, e il si-stema di preparazione con le cap-sule, il metodo iperespresso, che staandando molto bene. Non va di-menticata la joint venture conCoca-Cola per il prodotto prontoda bere, grazie al quale contiamo diproseguire la crescita sui mercatidove siamo già presenti e anche inGiappone, nonostante le proibitivecondizioni attuali. A livello di

gruppo, miriamo a servire clientiimportanti quali le catene alber-ghiere Hyatt e Four Season, contutta la nostra gamma di prodottiche apprezzano e stanno progressi-vamente adottando».

Come alimentate la cultura delgusto? «Abbiamo costituito l’Universitàdel caffè a Trieste, ma esistono an-che 21 sedi periferiche, che l’annoscorso ha formato più di 16milapersone e che, da un anno e mezzo,ha iniziato a organizzare anche corsi

su cioccolato e the. Stiamo ini-ziando a progettare corsi sulla pre-parazione del gelato, dal grande svi-luppo all’estero, in Medio Oriente,Asia e Stati Uniti. I corsi sono de-dicati alla formazione, da unaparte, di titolari, esercenti e perso-nale di bar, ristoranti e hotel per in-segnare loro a trasformare i diffe-renti prodotti e, dall’altra, diconsumatori e intenditori. Semprecon l’obiettivo di migliorare la dif-fusione della cultura della qualitàintrinseca di questi prodotti».

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Il 2010 è stato un anno positivo,soddisfacente sia in terminidi fatturato che di bilancio.Sono cresciute tutte le società

A fianco, boutique Dammann Frères a Parigi.

Sotto, fase di lavorazione Domori

e l’Espressamente Illy a Las Vegas

STORIE D’IMPRESAAl

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La sfida elettorale si fa serrata in Friuli Venezia Giulia con la corsa spesso in solitaria al

primo turno di Pdl, Udc e Lega Nord. Il coordinatore Pdl Isidoro Gottardo e il segretario del

Pd Debora Serracchiani a confronto sulle prospettive di voto di tre città in particolare:

Trieste, Pordenone e Gorizia

Leonardo Testi

Il primo dato evidente delleprossime elezioni ammini-strative è che il centrodestranon si presenterà compatto

all’appuntamento con le urne. «Lacoalizione Pdl, Lega Nord, Udc chegoverna la regione è nata e si è con-solidata nel rispetto del principio disussidiarietà e nel segno di un’au-tonoma responsabilità – ricorda Isi-doro Gottardo, coordinatore Pdlin Friuli Venezia Giulia, tentandouna disamina delle ragioni chehanno portato all’attuale divisione– e la motivazione oggi di unamancata compattezza in queste ele-zioni amministrative è dovuta a uneccesso di conflittualità a livellonazionale, che indubbiamente hacondizionato la volontà di unitàche qui è stata comunque ribaditada tutti». Di diverso avviso è natu-ralmente il segretario regionale delPd Debora Serracchiani che, nelcommentare gli scenari politiciaperti dall’imminente voto, nonusa giri di parole: «Si consoliderà lafrantumazione del centrodestra esarà sempre più evidente che finorasono stati assieme uniti solo dal

collante del potere». E se, da unlato, Gottardo è ottimista sul fattoche «al secondo turno ci ricompat-teremo, perché i candidati sindacio presidenti sono stati scelti nellacondivisione di tutti», dall’altro lamancata alleanza nel centrodestrarappresenta, secondo Debora Ser-racchiani, «una sfida. Il centrosini-stra si presenta unito quasi ovun-que e fornisce una visione comuneagli elettori: questo è un dato og-gettivo che può essere trasformatoin vantaggio, facendo capire chia-ramente che noi offriamo garanziedi stabilità e buongoverno del ter-ritorio». Nel panorama elettorale, la situa-zione più delicata appare quella diTrieste, sia per l’elezione del primocittadino che per quanto concernela Provincia. Per la corsa al Muni-cipio, diventa importante capirequanto lo scenario poco fluidocreatosi attorno alla candidaturadi Antonione, rispetto alla candi-datura compatta di Cosolini, potràpesare sulla decisione finale del-l’elettorato. «Una lettura superfi-ciale, sicuramente agevolata anche

da un’informazione non impar-ziale, dà la sensazione che il pro-blema si possa ridurre a una“guerra tra bande”. Non sottova-luto e non nascondo che certe di-visioni siano esplose, ma un’analisipiù profonda di Trieste ci fa com-prendere che il problema è la vi-sione di prospettiva della città» ri-batte Gottardo, il quale evidenzia

Il Pd punta sulle divisioninel centrodestra

VERSO LE AMMINISTRATIVE

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La mappa del voto

FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 35

come il capoluogo sia cambiatonegli anni, attribuendo oggi mag-giore importanza a temi come la-voro e occupazione piuttosto chealla questione slovena. «La scom-messa è qui – prosegue il coordi-natore regionale – e il Pdl per suanatura non può che porsi alla

guida di questa sfida.Antonione, in virtùdelle esperienze matu-rate, ha i requisiti cheservono per governarequesta importante città.Una vittoria del candi-dato Cosolini, espres-sione di una sinistra cheinclude RifondazioneComunista e tutte leforze che Trieste hasempre respinto, costi-tuirebbe l’opposto diciò che la città siaspetta. Illy guidò unacoalizione di centro,centro-sinistra con unruolo forte e attivo nelmondo imprendito-riale; Cosolini è l’esattocontrario. Per Triestesarebbe davvero unsalto nel buio». L’euro-deputata Serracchiani

non mostra, invece, dubbi sulla ca-pacità di Roberto Cosolini di in-tercettare il voto, anche moderato,degli elettori triestini: «Ha con séun grande partito riformista unito,il Pd, e una coalizione che lo so-stiene lealmente. Cosolini non hamarchio ideologico e Trieste è una

città pragmatica, che riconosce chilavora per lei». Secondo il segreta-rio regionale del Pd, per conqui-stare una piazza come Trieste serve«un mix di concretezza, per tuttigli aspetti che devono muoversi ra-pidamente, e di rassicurazione, inquanto Trieste deve essere rilan-ciata ma non deve perdere la suaidentità». Cambiando provincia e passandoa Pordenone, Claudio Pedrottiidentifica il candidato della conti-nuità con il sindaco uscente SergioBolzonello. A sfidarlo, per il Pdl,sarà Giuseppe Pedicini. Quantoinciderà l’eredità di Bolzonellosulla corsa di Pedrotti? «Ogni sin-daco ha una diversa fisionomia –rimarca Serracchiani – Bolzonelloha modernizzato Pordenone e lasua presenza in lista è una garan-zia di continuità e, al contempo,individua un valore aggiunto per illavoro che farà Pedrotti». Nonsulla stessa linea d’onda è Got-tardo: «Bolzonello è stato un buonsindaco per la città di Pordenone,ma ha commesso l’errore di volerfare come Caligola e imporre uncandidato completamente estra-neo a quella che è stata la vita po-litica, associativa della città. Giu-

In apertura, dall’alto, Isidoro Gottardo, coordinatore

regionale Pdl, e Debora Serracchiani, segretario

regionale del Pd. Sopra, il municipio di Trieste

La scommessa è qui e il Pdl non puòche porsi alla guida di questa sfida.Antonione, in virtù delle esperienzematurate, ha i requisiti che servonoper governare questa importante città

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Page 26: Dossier Friuli Venezia GIulia

seppe Pedicini è l’espressione diuna coalizione, quella di centro-destra, che è coerente con il mododi pensare e di essere di una cittàche non ha nulla a che spartirecon la cultura della sinistra». Ildeputato si sofferma, poi, sul-l’Udc, «costretta dal nazionale acorrere in proprio, in attesa di ri-compattarsi al secondo turno a so-stegno di Pedicini poiché per loroè la scelta naturale».Puntando infine, l’attenzione suGorizia, l’eurodeputata e segreta-rio regionale del Pd Serracchianigiudica «difficile un confronto» trail presidente uscente Enrico Gher-ghetta, uomo del Pd, e il sindacodi Villesse Simonetta Vecchi. A in-cidere potrebbe essere «la spropor-zione di respiro politico-ammini-

strativo tra il presidente Gher-ghetta, che è stato consigliere re-gionale e ha governato bene la pro-vincia per cinque anni, e il sindacodi una cittadina di 1.700 abitanti».Per il coordinatore del Pdl, Simo-netta Vecchi possiede capacità diiniziativa, oltre al fatto di non es-sersi piegata ai ricatti della sini-stra: «si è candidata presidente conuna sua lista civica per costruireun’alternativa a Gherghetta. Eradoveroso, quindi, per noi ricono-scere questa novità, rinunciare aun nostro candidato per sostenerelei. L’Isontino è tradizionalmenteuna roccaforte della sinistra ed è

proprio questo che ha fatto diGherghetta, un uomo che vienedalla tradizione del Pc, un presi-dente molto contestato anche alsuo interno, per i metodi e la man-canza di rispetto verso quella partidella propria coalizione che fannoriferimento alla cultura cattolica.Diciamo che è un presidente im-posto nel Pd dalla componentemaggioritaria». Gottardo è fidu-cioso del fatto che Simonetta Vec-chi possa vincere «se davveroquelle forme di insofferenza nelPd si tradurranno in una capacitàdi costruire cambiamento anchenell’Isontino».

36 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

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Bolzonello ha modernizzato Pordenone,la sua presenza in lista è una garanzia dicontinuità e, al contempo, individua un valoreaggiunto per il lavoro che farà Pedrotti

VERSO LE AMMINISTRATIVE

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Giulio Camber

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L’hanno ribattezzato “ilpatto di Berlusconi conTrieste”. Non ha man-cato di suscitare polemi-

che il “riconoscimento di operati-vità concorde”, sottoscritto il 1aprile scorso dal presidente del

Consiglio Berlusconi e dal sena-tore Giulio Camber. Un impegnoin forza del quale, citando l’ac-cordo stesso, “il coordinamentoprovinciale del Pdl Trieste garanti-sce la piena sintonia con le politi-che nazionali e regionali del Pdl eil sostegno all’indicazione nazio-nale a candidato sindaco di Triestedi Roberto Antonione”. A fornireil suo punto di vista è lo stesso se-natore.

Quali sono i punti salienti del-l’atto?«Questo documento rappresentaun segno concreto di fiducia delpresidente Berlusconi, che premiala coerenza e l’impegno esemplaredegli esponenti del Pdl cittadinonella loro azione politica e sociale,da cui deriva la decisione da partedel premier di lasciare in caricafino al 31 dicembre 2013 il coor-dinamento provinciale e quello co-munale di Trieste senza ulterioricongressi e che, anche in derogaall’articolo 25 del capo II dellostatuto del partito, “al coordina-

mento provinciale Pdl Trieste si ri-conosce sino ad allora uno specialeambito di operatività, contraddi-stinto dall’esclusiva competenzanella definizione delle liste eletto-rali riguardanti Trieste e inerentile elezioni amministrative della pri-mavera 2011, le elezioni regionalinella circoscrizione regionale diTrieste e la rappresentanza parla-mentare di Trieste”. Un riconosci-mento speciale, quindi, guada-gnato sul campo in oltre 16 anni dipuntuale lavoro sempre in sintoniacon il vertice nazionale, prima diForza Italia e oggi del Popolo dellaLibertà. In tal senso, anche il so-stanziale riconoscimento al mioimpegno collegiale e personale».

La stipulazione di questo ac-cordo potrebbe in qualche modoinfluire sulla corsa alla poltronadel candidato Antonione?«Certo, in senso positivo».

Quali elementi saranno decisiviper l’elettorato a Trieste e Provincia?«Un corretto equilibrio tra Pdl eListe civiche che lo fiancheggiano e � �

Lo scenario elettorale a Trieste è stato, fin dalle prime fasi, particolarmente intricato.

Giulio Camber, senatore triestino del Popolo della Libertà, commenta il suo accordo

con Berlusconi, estendendo l’analisi del voto al resto della regione

Francesca Druidi

Ricompattare l’originariospirito di squadra

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gli alleati che si auspicano uniti».In Friuli Venezia Giulia la Lega

corre con liste proprie, anche senon mancheranno accordi con ilPdl in alcuni casi. Come valutaquesta scelta e come, a suo parere,si ripercuoterà sul risultato finaledelle elezioni? «Ognuno è padrone a casa sua:quanti, competenti a livello nazio-nale e regionale, hanno condotto letrattative, lo hanno fatto cercandodi ripetere per le amministrativedi Trieste il quadro di alleanze po-litiche che esprime la Giunta re-gionale del Friuli Venezia Giulia. Iltentativo di compattamento chenon ha avuto l’esito positivo au-spicato, non determina comunquein maniera definitiva il risultato fi-nale: in primis, la frammentazionedel centrodestra al primo turno

può portare a un risultato positivoal secondo turno. A condizione chesi ripeta lo spirito di una squadraricompattata, senza furbate, ana-temi, protagonismi personali, cosìcome si auspica».

Il primo turno delle elezioni am-ministrative può identificare unasorta di “primarie” nel centrode-stra?«Certo, una valenza del genere visarà: importante è che nessunostoni andando fuori dal coro per-ché è arrivato primo o secondo.Essenziale è il ricompattamentodell’originario spirito di squadra».In generale, quale ritiene sia lostato di salute del Pdl in regionedata la discontinuità delle alleanze?«A livello regionale, ho l’impres-sione sia stato fatto tutto il possi-bile per garantire una continuità

nelle alleanze: certo, la situazionenazionale è con ogni evidenzacomplessa e troppo spesso stru-mentalizzata. Il Pdl in FriuliVe-nezia Giulia conseguirà un risul-tato sostanzialmente in linea conle altre regioni del Nord, confer-mando un soddisfacente stato disalute».

Come va letta la ricandidaturaannunciata del presidente Tondoalla guida della Regione?«Forse attendere il risultato eletto-rale dei prossimi mesi sarebbe statomeglio: del pari, comunque, la ri-candidatura è un segno forte di vo-lontà, di impegno che non si esau-risce nel capitolo delle prossimeelezioni amministrative; in talsenso, rafforzando quanti concor-rono con il presidente Tondo allaguida della regione».

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Il Pdl in Friuli Venezia Giuliaconseguirà un risultato

sostanzialmente in lineacon le altre regioni del Nord

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40 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

Incomprensioni, smentite,candidati annunciati e poi ri-tirati: così come per il Co-mune, anche la corsa per la

Provincia di Trieste ha registratovari sommovimenti all’interno delcentrodestra. Cambi di rotta chealla fine hanno portato a una forteframmentazione, con la presenta-zione di quattro diverse candida-ture: Giorgio Ret per il Pdl, PaoloPolidori per la Lega Nord, RobertaClon per l’Udc ed Enrico Sbrigliaper Futuro e Libertà. Oltre a loro,sono in lizza la presidente uscente,Maria Teresa Bassa Poropat che siripresenta per il Pd, e il civicoFranco Cervesi. Giorgio Ret, can-didato Pdl e oggi sindaco diDuino-Aurisina, però dice: «Per-sonalmente sono contento di come

sono andate le cose».Pdl, Lega Nord, Fli e Udc si pre-

senteranno con quattro candidatidifferenti. In questo modo non sirischia di fare proprio il gioco delpresidente uscente?«Per quanto mi riguarda ho fatto ditutto per partire insieme con le al-tre forze di centrodestra, puntandosu candidati condivisi: avrei ancheaccettato, senza polemiche, difarmi da parte in favore di un’altrapersona maggiormente gradita.Purtroppo l’accordo non si è tro-vato e ognuno è tornato sui propripassi. Certo, visivamente la fram-mentazione non è molto bella eme ne rendo conto, ma sono feliceperché in questo modo tutte leproblematiche che normalmenteemergono dopo le elezioni, oggi

sono già state sviscerate: c’è chia-rezza sui programmi e tanta vogliadi contarsi».

E dopo?«Una volta al ballottaggio, conver-geremo sul candidato che ce l’avràfatta. In questo caso l’appoggio daparte di tutti è garantito: ci siamogià chiariti sui programmi».

Parliamo di questi allora. Qualeesperienza ha maturato alla guidadel Comune di Duino-Aurisina?Quale apporto potrà dare alla Pro-vincia?«Nell’arco di nove anni di man-dato abbiamo potuto operare sottodiversi aspetti, anche se gli inter-venti più importanti hanno ri-guardato l’urbanistica e il nuovoassetto ambientale: penso a Porto-piccolo, che era fermo da 40 anni,

Giorgio Ret è il candidato del Pdl per la

presidenza della Provincia di Trieste. Sui suoi

compiti dice: «Va istituzionalizzato un metodo

di lavoro che metta la Provincia al servizio dei

Comuni, senza andare a costituire un ente

sovraordinato»

Riccardo Casini

Giorgio Ret, candidato

per il Pdl alla presidenza della

Provincia di Trieste. A fianco,

il castello di Duino

Serve un entestraordinario

VERSO LE AMMINISTRATIVE

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Giorgio Ret

FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 41

ma anche al sito dedicato al dino-sauro al Villaggio del pescatore. Ein tema di riserve naturali, l’atten-zione dedicata al Parco del Timavo,che dopo 60 anni sta per essere de-finitivamente ripulito dagli ordi-gni bellici ereditati dal secondoconflitto mondiale: la bonifica to-tale è ormai realtà, a metà del pros-simo mese sarà completata. Ma ilgrande lavoro della mia ammini-strazione non ha riguardato solol’economia e la tutela ambientale».

Cos’altro allora?«Credo di aver contribuito a creareun’atmosfera di vera convivenza,un’armonia tra le varie anime diquesta comunità, dagli italiani dilingua slovena a chi aveva subitol’esodo. Abbiamo superato le milleincomprensioni che ostacolavano la

creazione di una vera comunità, noncancellando i problemi ma renden-doli patrimonio di tutto il Comune,coinvolgendo in questo processo an-che gli istituti scolastici. Per fortunala caduta dei confini ci ha moltoaiutato in questo: oggi posso direche il mio slogan relativo al deside-rio di creare un Comune europeo èdiventato realtà».

Quali sono oggi le principali esi-genze della Provincia di Trieste?Quali dovranno essere le prioritàper il nuovo presidente?«Sicuramente la mia esperienza aDuino-Aurisina mi permette di co-noscere le problematiche dei Co-muni minori, dagli aspetti finan-ziari alla burocrazia. Si tratta dienti che hanno bisogno di coordi-namento e supporto: il territorio

infatti non può essere gestito daogni Comune per conto proprio,ma va istituzionalizzato un me-todo di lavoro che metta la Pro-vincia al servizio dei Comuni,senza andare a costituire un entesovraordinato. Un altro grandecompito sarà quello di mediare trai vari enti, con un progetto il piùpossibile condiviso, facendo anchechiarezza a livello istituzionale edi competenze, ad esempio consoggetti come la Motorizzazionecivile o la capitaneria di porto. Ladomanda insomma è: le provincesono utili o devono barcamenarsifra mille altri enti? Personalmentenon mi interessa fare il presidenteper portare avanti l’ordinario: d’al-tra parte sono i tempi a essere stra-ordinari, e a richiedere quindi unimpegno all’altezza».

Secondo gli ultimi rilevamenti diIpr Marketing il presidente attuale,Maria Teresa Bassa Poropat, è agliultimi posti in termini di gradi-mento tra le province italiane. Qualè il motivo a suo avviso?«Il presidente è una persona squi-sita, credo abbia fatto tutto il pos-sibile. Forse, tornando al discorsodi prima, il risultato dipende dalfatto che si è limitata a gestire l’or-dinario, cosa che ormai non pagapiù in termini di consenso o, sevogliamo, gradimento. La nostraprovincia ha bisogno invece di unasvolta fortissima, a maggior ragionein quanto piccola ed emarginata».

Da dove deve partire questasvolta?«Servono attività, bisogna esserevivi su tutto il territorio. Certevolte invece ci si lascia imbrigliaredalla gestione ordinaria, perdendodi vista le questioni e i progetti dilungo termine».

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La mia esperienza a Duino-Aurisina mipermette di conoscere le problematiche deiComuni minori, finanziarie e burocratiche

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42 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

Secondo il sondaggio “Go-vernance poll 2010” di IprMarketing dello scorso gen-naio, godeva del 48,5% di

gradimento, risultando al quint’ul-timo posto tra i presidenti delle Pro-vince italiane. Nonostante questoMaria Teresa Bassa Poropat, allaguida della Provincia di Trieste dal2006, sarà nuovamente in corsa allaricerca di un secondo mandato: unamissione che, anche alla luce dellespaccature all’interno del centrode-stra, non sembra impossibile. Anchese lei preferisce non scendere in quelterreno.«Preferisco – spiega – lasciare ai cit-tadini il giudizio sui litigi che hannolacerato il centrodestra; osservo soloche le spaccature si sono verificatenon per individuare il miglior can-didato possibile, ma semplicementeper raggiungere una sorta di equili-brio tra centri di potere. Auspichereipiuttosto di ritenermi in vantaggioper il lavoro sin qui svolto, condivisopasso per passo con i sindaci, le isti-tuzioni, le categorie e le associazioni,i sindacati e naturalmente i cittadiniche vivono in questa provincia.Quando ho assunto la presidenza nel2006, ho cercato di colmare la di-stanza che si percepiva nei confrontidi un’istituzione definita da moltiinutile e di reimpostare un’azione di

governo trasparente a garanzia atutti. L’obiettivo che ritengo rag-giunto è stato quello di rafforzare ilruolo di un ente di coordinamentoin realtà essenziale per il territorio, seteniamo all’uniformità e alla qualitàdei servizi offerti, seppure nel pienorispetto dell’autonomia e della com-petenza degli altri enti locali».

Secondo il rilevamento Ipr Mar-keting, il gradimento nei suoi con-fronti è al 48,5%. Su quali aspettiè necessario puntare per cercareuna riconferma?«Confesso di non conoscere neldettaglio il sondaggio. Ma la-sciando in secondo piano le per-centuali di consenso, spesso foto-grafia di un preciso momentopolitico e quindi condizionate dafattori esterni alla realtà locale,credo sia importante e necessariocontinuare a puntare sulla valoriz-zazione e la partecipazione dei cit-tadini nei processi decisionali. Ildialogo con il territorio per cre-scere assieme è il primo dei settepunti del mio programma. La rac-colta di nuovi suggerimenti, pro-poste e indicazioni e il confrontosistematico con i portatori di inte-resse e le loro esigenze costitui-scono le fondamenta di una Pro-vincia a servizio della collettività.Per facilitare questo processo è mia

intenzione rendere più pregnantel’attività di relazione con i sindaci».

Quali sono oggi le esigenze dellaprovincia?«Il territorio richiede velocità di de-cisioni e di realizzazione per guardarea uno sviluppo complessivo che nepremi le specificità intese come ri-sorse per il futuro. I progetti concretiche abbiamo in mente di svilupparenei prossimi anni devono essere co-struiti rielaborando la nostra iden-tità, quell’identità che ci rappresentaal meglio e di cui andiamo fieri,quella unicità nella quale ricono-scerci per costruire strategie e vincerele sfide. La parola chiave è integra-zione: economia, infrastrutture, in-novazione tecnologica e ambientalee cultura non devono essere un mix

Dialogare con il territorioMaria Teresa Bassa Poropat è in pista per la rielezione come

presidente della Provincia di Trieste. Tra sondaggi ingenerosi,

un bilancio del primo mandato e le proposte per il futuro

Riccardo Casini

VERSO LE AMMINISTRATIVE

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Maria Teresa Bassa Poropat

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indistinto e casuale, ma un mosaicoarmonico per una crescita integrata,possibile e sostenibile. In questo mo-mento di crisi è opportuno poi in-tervenire nel sistema di inclusionesociale e affrontare il problema del la-voro, della difesa dell’occupazione,guardando con particolare atten-zione anche all’inserimento delledonne, delle persone con disabilità,degli immigrati».

Sicuramente la provincia di Trie-ste necessita, tra le altre cose, dicollegamenti più rapidi ed effi-cienti con il resto d’Italia, ma an-che con i Paesi confinanti. Comeprocedere in questo senso?«Il nostro obiettivo è contribuire asuperare l’isolamento della provinciain rapporto ai collegamenti e alla

mobilità nazionale e internazionale.Proseguiremo il lavoro già compiutonella rete di trasporti e viabilità dinostra competenza e nel contempoavvieremo un’analisi ampia sulla mo-bilità tesa alla definizione di un si-stema di area vasta da Ronchi deiLegionari a Capodistria. In rapportoalle specifiche competenze dell’ente,daremo nuovo impulso al progettodi metropolitana leggera per antici-parne un lotto correlato al ripristinoe all’adeguamento delle infrastrut-ture esistenti. Al tempo stesso ri-chiederemo all’amministrazione re-gionale l’inserimento delle lineetransfrontaliere nel quadro generaledel trasporto pubblico locale».

In che modo è possibile inveceincentivare ulteriormente il turi-smo, vera risorsa del territorio?«Sono molte le potenzialità di que-sto territorio che rappresentano ipunti di forza della crescita. Darevalore e promuovere quanto diunico e di specifico possiede la Pro-vincia di Trieste è l’impegno che cisiamo assunti nel precedente man-dato e che intendiamo proseguiregiungendo alla definizione di unbrand specifico che identifichi que-st’area come luogo depositario, oltreche di una cultura articolata, di ec-cellenze nel campo delle arti e dellaricerca scientifica, di peculiarità am-bientali coniugate a tradizioni delsettore agricolo e dell’economia delmare. Sono molti i progetti avviati,come il percorso progettuale “Mar-keting del Carso”, che porterà allarealizzazione di 76 postazioni turi-stiche dislocate sul territorio e checostituisce un modello di recuperoambientale e fruizione del territorio

a fini turistici sul modello delle Cin-que Terre in Liguria. Ricordo in-fine il Centro di promozione terri-toriale alla baia di Sistiana, sito cheabbiamo ristrutturato di recente eche sarà a disposizione dei turistiquale punto informativo anche condegustazione dei prodotti tipici, ol-tre che sede di mostre, eventi e con-vegni mirati alla promozione delleeccellenze di quest’area».

Quali sono le altre sfide da af-frontare per il futuro?«Se parliamo di futuro della pro-vincia di Trieste, è impossibile pre-scindere dalla dimensione europeadi questo territorio. Dopo l’abbat-timento delle frontiere con Schen-gen, e in vista dei futuri processid’integrazione in particolare con lavicina Croazia, la collaborazioneinternazionale e transfrontaliera ap-pare più che mai presupposto es-senziale allo sviluppo. È una sfidain parte già intrapresa con l’attiva-zione nel 2006 di un Ufficio affaricomunitari. La Provincia esercitaun ruolo chiave nell’ambito del re-perimento di risorse comunitarie,elaborando strategie progettuali efungendo da cerniera tra le istitu-zioni e le realtà produttive. Ab-biamo dimostrato di saper utiliz-zare gli strumenti offertidall’Unione europea, partecipandoai vari programmi Interreg sia dacapofila con gli opportuni cofinan-ziamenti sia da partner, in progettiproposti da altri soggetti qualificatidel territorio, offrendo in tal caso adisposizione un supporto tecnicograzie al quale il territorio ha bene-ficiato di investimenti per oltre 13milioni di euro».

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VERSO LE AMMINISTRATIVE

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Saranno dieci i candidati sin-daco alle prossime elezionicomunali di Trieste. Tra tuttele candidature, però, quella

di Roberto Antonione per il Pdl èstata una delle più chiacchierate. In-dicato direttamente dal premier SilvioBerlusconi, il nome di Antonione, giàpresidente della Regione e sottosegre-tario agli Esteri, ha creato qualchesubbuglio all’interno del centrodestrae dello stesso Pdl. Lui però evita ac-curatamente di calarsi nelle polemichepolitiche, preferendo puntare sugliobiettivi del prossimo primo citta-dino, che avrà - dice - un compito«non facile».

Cosa lascia il decennio di ammi-nistrazione di Roberto Dipiazza?«Dipiazza ha fatto molto bene, dandoun impulso di modernizzazione allacittà con una serie di iniziative che la-sceranno il segno. E non lo dico soloperché Roberto è un amico; anzi, que-sto merito gli viene riconosciuto an-che da persone non schierate politi-camente dalla sua parte. La sua è statauna buona amministrazione, che hadato seguito a quanto già fatto da

Riccardo Illy. Diciamo che negli ul-timi 19 anni Trieste è stata in ottimemani: non sarà facile proseguire inquesta direzione».

A cosa si riferisce in particolare?«Nell’ultimo ventennio si sono ri-solte molte questioni, dalla forte crisioccupazionale che si registrava all’ini-zio del periodo, per arrivare alla via-bilità, con la realizzazione del rac-cordo Lacotisce-Rabuiese. Ma nondimentichiamo Porto San Rocco,dove si è rivitalizzata una realtà di-smessa, la valorizzazione di Baia Si-stiana o il ripristino di aree pedonalicome piazza della Borsa o piazza Ve-nezia. E la candidatura per l’Expo,nonostante Trieste non abbia vinto,ha rappresentato comunque una sfidache costituisce anche un segno del ri-sveglio della città. Ovviamente ci sonoancora problemi, ma chiunque neerediterà il governo prenderà in manouna città in grandi condizioni».

A proposito di problemi: qualisono oggi le priorità per Trieste?«Le sfide principali sono due. Laprima è generale, e riguarda un ap-proccio diverso al governo della città:

in passato, spesso su molte questionisi sono create divisioni tra favorevolie contrari che hanno portato a per-dere molte occasioni. Penso ad esem-pio a quando, negli anni Ottanta, leGenerali volevano realizzare la lorosede operativa nel porto vecchio, maalla fine furono spinte a scegliere Mo-gliano Veneto. Oggi servono, invece,un approccio condiviso e un con-fronto improntato alla massima tra-sparenza, che includa anche i porta-tori di interessi precisi e al termine delquale le forze politiche più responsa-bili siano in grado di trovare una sin-tesi; in caso questo non sia possibile,la scelta andrà affidata ai cittadini,magari con un referendum chiaro,con l’impegno di accettarne il risul-tato qualunque esso sia. Sono molto

Una nuova stagionedi condivisioneRoberto Antonione, candidato sindaco a Trieste per il Pdl,

guarda oltre le spaccature del centrodestra e annuncia:

«Al ballottaggio andremo uniti». Mentre per il governo

della città promette «un approccio diverso»

Riccardo Casini

Roberto Antonione, candidato sindaco a Trieste per il Pdl.

A fianco, una veduta del porto vecchio

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determinato a muovermi in questadirezione: d’altra parte la capacità digoverno di un sindaco comprendeumiltà, sensibilità, ascolto e, alla fine,determinazione».

Quale sarà invece la secondasfida?«Riguarda direttamente il rilanciodella città, e in particolare il riutilizzodel porto vecchio, un bacino dalleenormi potenzialità di sviluppo: primaperò si devono vincere resistenze e in-teressi che mirano a conservare lo sta-tus quo, come già accadde nel Sette-cento con i proprietari dei terreni dovesorgevano le saline. Ecco, come alloraquesto potrebbe essere un nuovo mo-mento di sviluppo per la città. Oggitutti i candidati propongono miglio-rie simili, ma il problema in questafase sarà legato al reperimento deifondi, per i quali servono risorse nuovee uno sforzo di fantasia. Una solu-zione sarebbe quella di copiare quantosuccede all’estero: da sottosegretarioho avuto modo di osservare moltiesperimenti rilevanti che, se applicatiricorrendo al project financing, po-trebbero convogliare a Trieste flussi di

investimenti importanti».Pdl, Lega Nord, Fli e Udc si pre-

senteranno a queste elezioni conquattro candidati differenti. Nonera proprio possibile trovare un ac-cordo?«Certo che era possibile, purtroppo lasituazione nazionale ha influito sullescelte e noi siamo stati penalizzati.Per fortuna in Regione, e fino a oggianche in Comune, queste forzestanno lavorando insieme, con unquadro di alleanze vincente e apprez-zato dai cittadini. Gli input nazionalihanno reso impossibile trovare unasintesi, ma esiste già un’intesa generalecon i candidati di Lega e Udc secondola quale chiunque vada al ballottaggioverrà appoggiato dagli altri. Perquanto mi riguarda, cercherò di fareuna campagna elettorale basata sulleproposte, e non focalizzata controqualcuno».

Lei sparge miele. Ma in questomodo non c’è il rischio di non arri-varci, al ballottaggio?«Premettendo che non sono tutte rosee fiori nemmeno sull’altro fronte, lapossibilità di candidarsi con il soste-

gno di un ampio schieramento po-trebbe portare Cosolini a ottenere unbuon risultato, questo è probabile.Ma le previsioni non lo vedono co-munque vincente al primo turno. E alballottaggio bisogna vedere se prevar-ranno le motivazioni e la voglia ditornare a votare da parte del suo elet-torato o del nostro, che magari avràcapito nel frattempo che il primoturno può costituire anche un motivodi confronto interno. A ogni modoaccetterò con serenità le scelte dellacittà, sono fatalista in questo senso».

Dica la verità: non si aspettavaun comportamento diverso daparte dei leghisti, visto l’accordo si-glato a livello nazionale per la pre-sentazione di candidati comuni neigrandi centri?«Con la Lega e il suo candidato ab-biamo un eccellente rapporto: Fedrigaè una persona seria, lavora bene anchealla Camera. Ci siamo parlati a lungo,confermando una stima reciproca, eabbiamo capito che la situazione nondipendeva da noi. Sono certo che alsecondo turno andremod’amore e d’accordo».

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Per procedere con il riutilizzo del Porto vecchio, un bacino dalleenormi potenzialità di sviluppo, si devono vincere resistenzee interessi che mirano a conservare lo status quo

Roberto Antonione

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VERSO LE AMMINISTRATIVE

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Secondo Roberto Cosolini, candidato sindaco a Trieste

per la coalizione di centrosinistra, «la città si è chiusa: occorre

ridarle un ruolo importante nelle rotte commerciali di terra

e di mare, in campo scientifico e culturale»

Riccardo Casini

Aprirsi al mondoper ripartire

«Trieste è la città cheamo, è la cittànella quale sononato, abito e la-

voro. Ho deciso di candidarmi a sin-daco perché credo che Trieste meritimolto di più di quanto ha avuto ne-gli ultimi dieci anni di governo». Ro-berto Cosolini, candidato per il cen-trosinistra dopo l’ampia vittoria alleprimarie dello scorso dicembre,spiega così la sua scelta. Già assessoreregionale al Lavoro, ma impegnatosul territorio anche all’interno di Cnae Camera di Commercio (nonchécome presidente della squadra citta-dina di basket), conosce bene Triestee le amministrazioni che si sono suc-cedute nell’ultimo periodo.«Da città cosmopolita e internazio-nale, crogiolo di razze, culture e reli-gioni – spiega – oggi Trieste si èchiusa, le è stata negata quella voca-zione internazionale che ha sempreavuto. Io lavorerò per ridarle un ruoloimportante nelle rotte commercialidi terra e di mare, in campo scienti-fico e culturale. Voglio essere il sin-

daco del dialogo, e non a caso la miacampagna, ormai tre mesi fa, è ini-ziata tra la gente, andando a parlaredirettamente con i cittadini. In parti-colare, la serie di appuntamenti de-nominata “Rioni al centro” mi hapermesso di girare nei quartieri ecomprendere quali sono i problemiche vanno affrontati in via prioritaria.C’è bisogno di concretezza, ma ac-canto a questa i triestini hanno anchevoglia di sognare, di avere un’ammi-nistrazione che guarda un po’ più inlà dell’oggi».

Quali sono stati i punti critici deldecennio di amministrazione diRoberto Dipiazza? «Dipiazza è stato un mediocre am-ministratore di condominio. Pur es-sendosi autonominato “sindaco delfare”, ci ha lasciato una pesante ere-dità di lavori incompiuti: piano re-golatore, piano del traffico e dei par-cheggi, solo per citare alcuni esempi,che peraltro dipendevano diretta-mente dagli uffici di sua competenza.Il sindaco uscente non ha saputo an-dare oltre l’ordinaria amministra-

zione. Ricordiamo che la pedonaliz-zazione del centro era stata pianificatadalla giunta Illy, così come il rifaci-mento delle Rive che, stravolto il pro-getto originario, ha fatto nascereun’autostrada che non permette a cit-tadini e ai turisti di fruire di un lun-gomare invidiabile, ridotto ora a par-cheggio. Dipiazza poi non hainvestito sulla portualità e sull’eco-nomia del mare come volano per larinascita di Trieste ed è stato inefficacenel rapporto con Governo nazionalee regionale per quanto riguarda l’av-vio di grandi e indispensabili opere dicollegamento. Non parliamo poi del-l’incapacità di fare sistema tra Co-mune, centri di ricerca, della culturae della formazione».

Oggi le spaccature all’interno delcentrodestra, che hanno portatoalla presentazione di quattro can-didati diversi per Pdl, Lega nord,Udc e Fli, possono favorirla?«Assolutamente no. Come ho ripe-tuto più volte, non mi sono interes-sato a ciò che accadeva nel centrode-stra. Sono andato avanti per la mia

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Roberto Cosolini

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strada, conducendo una campagnaconcreta che inevitabilmente si è di-mostrata molto diversa da quella de-gli altri candidati. La forza della miadesignazione oggi nasce dalla vittoriaalle primarie e dal dibattito internoche si è svolto prima dell’ufficializza-zione della mia candidatura a sindaco.Nel centrodestra assistiamo invece anomine proposte dalla base locale chevengono sconfessate dagli organi cen-trali del partito, da nomi che cam-biano dalla sera alla mattina. Non è laspaccatura del centrodestra che puòfavorirmi; è il loro brutto modo di in-terpretare la politica che spero nonpiaccia agli elettori. Finora il centro-destra ha dimostrato il più totale di-sinteresse nei confronti dei cittadini edei loro bisogni, impegnandosi finoin fondo solo nel garantirsi e spartirsile poltrone».

Lei invece ha puntato molto sulpatrimonio artistico e culturaledella città. In che modo è possibilevalorizzarlo e rilanciare il turismo?«Il turismo è un tassello di un pro-gramma molto più ampio di rilancio

della città. Il turismo presuppone unacultura dell’accoglienza fatta di va-lori, servizi, attrazioni. Queste ultimevanno dai beni artistici e naturalisticiesistenti, al diporto, alla congressua-lità, ma anche alla formazione degliartisti di domani all’interno di unaTrieste che ritorna cenacolo di speri-mentazione e di estetiche. Dobbiamocominciare a pensare a un marketingterritoriale forte e non frammenta-rio, mettendo in luce le peculiaritàdella nostra città: dalla letteratura allastoria del Novecento, dal mare alCarso, dal patrimonio scientifico aquello museale e librario. Dobbiamoriportare a Trieste un evento culturaledi levatura internazionale ed è neces-sario ricollocare la città quanto primaal centro di una rete europea, perchéè questa la sua naturale dimensione».

Quali ricette servono invece per ilrilancio del porto, vero motore del-l’economia cittadina?«Per quel che riguarda il Portonuovo, sono necessari: l’attuazionedelle opere del Piano regolatore va-rato dall’ex Presidente dell’Autorità

portuale Boniciolli (in particolareraddoppio del Molo VII e piatta-forma logistica); un accordo conFerrovie e Regione per il potenzia-mento dell'attuale collegamento fer-roviario, che con investimenti con-tenuti è in grado di arrivare atrasportare un milione di teu al-l'anno (quasi 4 volte il volume at-tuale); l’abbattimento delle tariffeferroviarie anche grazie al supera-mento del monopolio della gestionedei trasporti; la creazione della zonaretroportuale a Fernetti o Prosecco,magari anche in parziale regime dipunto franco; incentivi sugli accordicon gli spedizionieri locali e inter-nazionali e, infine, la realizzazionedi un sistema portuale con unicaauthority fra Trieste e Monfalcone,che potrebbe addirittura preludere auna fusione amministrativa delledue province. Non voglio poi di-menticare la necessità di abbattere ilmuro dell’immobilismo che gravasul porto vecchio. Comune e auto-rità portuale hanno il dovere di acce-lerare i tempi d’inizio dei lavori».

Dobbiamo pensarea un marketingterritoriale fortee non frammentario,mettendo in luce lepeculiarità della città

Roberto Cosolini,

candidato di centrosinistra

alle elezioni comunali a Trieste

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VERSO LE AMMINISTRATIVE

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Asfidare alle prossime ele-zioni amministrative del15 e 16 maggio il presi-dente uscente della Pro-

vincia di Gorizia, il candidato del PdEnrico Gherghetta, sarà SimonettaVecchi, dal 2001 primo cittadino diVillesse. «La partita si giocherà su di-versi campi: ambiente, infrastrutture,lavoro, politiche socio-assistenziali»,sottolinea la candidata del centrode-stra, senza dimenticare temi quali tu-rismo e istruzione.

Lei proviene da un’esperienza diamministratore al di fuori di unoschieramento di partito, ma nellacorsa elettorale è sostenuta dal cen-trodestra. In che modo i valori diquesto schieramento si riflettononel programma che intende por-tare avanti?«Non ho mai avuto e non ho tutt’orauna tessera di partito, ma vantareun’appartenenza civica non significanecessariamente non riconoscersi inuno schieramento. La mia è sicura-mente un’impostazione politica vi-cina al centrodestra, che privilegia ilfare alle promesse, spesso irrealizzabilie buone soltanto per ottenere un ro-boante titolo di giornale. Basta con ilpopulismo tipico di una certa sinistra:c’è bisogno di realismo e di atten-zione per i problemi reali con cuiquotidianamente conviviamo. Daquesto muove un programma condi-viso da tutte le anime della coalizionee fondato sulla ferma volontà di ela-borare un piano strategico comples-sivo della provincia, valorizzando letradizioni e l’unità di un territorioche, seppur di ridotta estensione, ne-gli ultimi 14 anni la sinistra è riuscita

solo a dividere con dannosi dualismitra realtà come quelle di Gorizia eMonfalcone, i due principali poli pro-vinciali. Sarà fondamentale ricreareun clima di fiducia nel cittadino, ini-ziando dal creare la consapevolezzadi quelle che sono le effettive compe-tenze di una Provincia».

Turismo, istruzione e lavoro sonotra i cardini del suo programma.Quali i progetti più concreti da at-tuare nel breve periodo su questifronti, in caso di elezione?«Per quanto attiene il turismo, credosia necessario costituire immediata-mente un tavolo operativo tra tutti isoggetti coinvolti, pubblici e privati, inmodo da concordare, quantomeno su

base annuale, una programmazionedegli eventi e delle attività promozio-nali, per evitare dispersive sovrapposi-zioni e sprechi di risorse. Va, inoltre,implementata la collaborazione conla vicina Slovenia e le contigue pro-vince di Udine e Trieste. Sul lavoro, in-vece, auspichiamo che la prossima ap-provazione da parte della Regione deidecreti attuativi del federalismo fiscale,consentano l’applicazione di misure -quali riduzione-esenzione Irap per inuovi insediamenti - tali da incenti-vare l’insediamento di imprese sul ter-ritorio provinciale. In tempi brevi, poi,nuovi posti di lavoro arriveranno dalparco commerciale di Villesse».

Altri progetti per sostenere l’oc-

«Concretezza, ottimizzazione delle risorse,

realismo e trasparenza» sono le direttrici del

programma della candidata alla presidenza della

Provincia di Gorizia Simonetta Vecchi, che punta

a un nuovo rapporto tra l’ente e il cittadino

Francesca Druidi

Una provincia più unita

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Simonetta Vecchi

FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 49

cupazione?«Dobbiamo rendere più efficace ilruolo dei centri per l’impiego, attra-verso la creazione di un canale di-retto con le aziende, non solo pen-sando ai giovani, ma anche agliultracinquantenni alle prese con ledifficoltà del ricollocamento occupa-zionale. Un sistema scolastico di ec-cellenza, poi, è la base su cui costruireil futuro di questa provincia, attra-verso la valorizzazione dei poli licealie degli istituti tecnici, con la promo-zione di stage aziendali e la creazionedi nuovi indirizzi specialistici».

Su quali nodi in particolare ri-tiene che il territorio di Gorizia ne-cessiti di una svolta?«La partita si giocherà su diversicampi: ambiente, infrastrutture, la-voro, politiche socio-assistenziali. Sarànecessario impostare un’efficace poli-tica di tutela e valorizzazione dell’am-biente, possibile solo attraverso un si-stema di gestione dei rifiuti condivisocon la Regione, che valorizzi gli im-pianti presenti sul territorio e rendapiù agevoli la raccolta e lo smalti-mento, determinando finalmente itanto attesi riscontri sulle bollette deicittadini, alle prese con i continui e si-stematici rincari da cinque anni a que-sta parte. Anche in materia energetica,

nella pianificazione degli approvvi-gionamenti, ogni scelta va condivisacon la Regione. La nostra Provinciadeve mantenere un certo tipo di cen-tralità e garantire un collegamentofunzionale con gli assi viari e ferroviarinazionali e internazionali, anche allaluce della realizzazione del nuovotratto autostradale Villesse-Gorizia.Un progetto che non può prescinderedal riconoscimento del ruolo alta-mente strategico dell’aeroporto regio-nale di Ronchi dei Legionari, chesorge sul territorio provinciale».

Come vorrà improntare la suaeventuale governance?«Concretezza, ottimizzazione delle ri-sorse, realismo e trasparenza. Sono iquattro comandamenti di un pro-gramma che vuole, innanzitutto, farregistrare un cambio di marcia nelrapporto tra la Provincia e i cittadini,attraverso anche la massima traspa-renza amministrativa, a cominciaredalla pubblicazione sistematica deiconti dell’ente. Bisogna concentrarsisui problemi reali con impegno eumiltà: non prometto tagli sensazio-nalistici e non mi lancio in spot elet-torali a effetto. Il primo risparmio sipuò ottenere solo con l’ottimizzazionedelle risorse. La mia esperienza di am-ministratore comunale mi ha per-messo di confrontarmi quotidiana-mente con quelli che sono i problemiprioritari della gente e questa èun’esperienza che intendo importareanche in un contesto provinciale. Ma,parlando di realismo, dobbiamo an-che accettare il fatto che siamo unaprovincia piccola, con risorse limitateche non vanno sprecate».

In apertura, sopralluogo del presidente Tondo ai cantieri

per la riqualificazione del tratto della A4

Villesse-Gorizia. A fianco, Gorizia. Sotto, Simonetta Vecchi

La nostra Provinciadeve garantire uncollegamento funzionalecon gli assi viari eferroviari nazionalie internazionali

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VERSO LE AMMINISTRATIVE

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Sei candidati e 14 liste: questala griglia di partenza per lacorsa verso la poltrona disindaco a Pordenone. A dif-

ferenza di Trieste, dove sia per il Co-mune che per la Provincia il centro-destra si è frantumato, qui Pdl e LegaNord correranno a braccetto perGiuseppe Pedicini, attuale assessoreprovinciale al Bilancio, supportatoanche da Pensionati e dalla listaNuova Pordenone. In compenso èstato il centrosinistra a dividersi: ilPd appoggerà Claudio Pedrotti, 60anni, manager dell’Electrolux, soste-nuto anche da Lista Bolzonello eVivo Pordenone, mentre Sel e Idvhanno registrato una convergenzasul nome di Giovanni Del Ben, an-ch’egli 60enne e già direttore gene-rale del Cro di Aviano. Gli altri can-didati sono Alberto Rossi, expresidente della Provincia di Porde-none, appoggiato da Futuro Porde-none e Api, Maurizio Salvador, vi-cepresidente del consiglio regionaleche correrà per l'Udc, e GiovanniZanolin, assessore comunale uscente

alla guida della lista “IlPonte”.L’armonia tra Pdl e LegaNord potrebbe portare indote una buona quantità divoti a Pedicini, che ha esor-dito prendendo nettamentele distanze dall’amministra-zione attuale: riferendosi alsindaco uscente Bolzonello,ha detto che «la sua era è fi-nita e la città di Pordenonenon ha bisogno di una suacontrofigura». Per quantoriguarda il futuro, secondoPedicini, «Pordenone è cre-sciuta molto fino a oggi maora dobbiamo fare un saltodi qualità. Bisogna fare inmodo che ciò che è statofatto finora non venga va-nificato ma che, anzi, si tra-sformi in opportunità di la-voro, di progresso, disviluppo economico. Per questoprima bisogna dare voce ai citta-dini, quindi ascoltarli e di conse-guenza trovare la soluzione concreta

Tanti sono i candidati per le prossime elezioni comunali:

Pdl e Lega Nord vanno a braccetto, mentre il Pd ha perso

pezzi a sinistra. Le sfide per il futuro tra innovazione e

continuità con l’amministrazione Bolzonello

Leonardo Rossi

A Pordenoneè sfida a sei

Foto

Mar

tina

Cora

l

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I candidati di Pordenone

e più immediata per rispondere ailoro bisogni. Ogni porzione di so-cietà è differente si esprime per viediverse, con termini diversi e chiedecose diverse».Di qui un’attenzione particolare peri giovani: «misurarsi con quel mondovuol dire entrare nella sua lunghezzad’onda, interessarsi realmente ai suoiproblemi, condividere e appoggiarele sue passioni. Il disagio, familiareprima e sociale poi, nasce sempre dalnon ascolto. Dare la parola ai giovanisignifica prevenire ed evitare situa-zioni pericolose».Dall’altra parte Claudio Pedrotti,che invece incarna, fino a rivendi-carla, la continuità con il sindacoBolzonello, ha incentrato il suo pro-

gramma in cinque direzioni, rias-sunte nella formula “Pordenonesmart”: mobilità, ambiente, econo-mia della conoscenza e della tolle-ranza, trasformazioni urbane, turi-smo e cultura. «Pordenone smart –ha dichiarato – è una città in cui glispostamenti sono agevoli, adotta so-luzioni avanzate di mobility mana-gement e di infomobilità per ge-stire gli spostamenti quotidiani deicittadini e gli scambi con le aree li-mitrofe. Pordenone smart pro-muove tramite la tecnologia unosviluppo sostenibile, che ha comeeffetti la riduzione drastica delleemissioni di gas serra tramite la li-mitazione del traffico privato, la ra-zionalizzazione dell’illuminazione

pubblica e lo sviluppo urbanisticobasato sul “risparmio di suolo”. MaPordenone smart è anche un luogodi apprendimento continuo chepromuove percorsi formativi taratisulle necessità di ciascuno; usa latecnologia per offrire un ambienteadeguato alla creatività e la pro-muove incentivando le innovazionie le sperimentazioni nell’arte, nellacultura, nello spettacolo; è un labo-ratorio di nuove idee; sviluppa alle-anze con le università, ma anchecon le agenzie formative informali». E il futuro assetto urbanistico dellacittà? «Pordenone smart – proseguePedrotti – usa il piano strategicocome strumento principe di pia-nificazione e partecipazione; con-sidera centrale la manutenzionedel suo patrimonio immobiliare ela sua efficiente gestione e usa tec-nologie avanzate per questo obiet-tivo; fonda la propria crescita sulrispetto della sua storia e della suaidentità e privilegia in questo sensola valorizzazione dell’esistente; creale condizioni per promuovere lacoesione e l’inclusione sociale edelimina le barriere che ne impedi-scono la sua completa accessibilitàper tutti i cittadini. Pordenonesmart promuove infine anche lapropria immagine turistica conuna presenza intelligente sul web;usa tecniche avanzate per crearepercorsi e “mappature” tematichedella città e per renderle facilmentefruibili; promuove un’offerta co-ordinata e intelligente della pro-pria offerta turistica in Internet;offre ai turisti un facile accesso allarete e dei servizi online in lineacon le loro esigenze».

FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 53�

�Pordenonedev’essere un luogoche crei le condizioniper promuoverela coesione el’inclusione sociale

�Bisogna fare inmodo che ciò cheè stato fatto finorasi trasformi inopportunità dilavoro e di sviluppo

In alto, Giuseppe Pedicini, candidato sindaco a Pordenone per

Pdl e Lega Nord; sotto, il candidato Pd Claudio Pedrotti

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FONDI COMUNITARI

Grazie agli stanziamenti europei il Friuli Venezia Giulia ha potuto mettere in atto progetti

di cooperazione con i paesi confinanti, tra cui Austria e Slovenia. L’assessore Elio De Anna

illustra tutte le iniziative in corso e le loro finalità

Nicolò Mulas Marcello

L’importanza della cooperazionecon i Paesi confinanti

nomia della conoscenza, l’ambientee la prevenzione dei rischi, attra-verso uno scambio di esperienze tratutte le regioni d’Europa. Il Fondosociale europeo, invece, ha lo scopodi accrescere la competitività e laproduttività del sistema regione,attraverso la creazione e l’utilizzo

della conoscenza, il miglioramentodegli attuali livelli di occupazione,la qualità del lavoro e la coesionesociale. Infine, il Programma di svi-luppo rurale è finalizzato al soste-gno di quest’ultimo settore da partedel Fondo europeo agricolo per losviluppo rurale (Feasr) e il Fondoeuropeo per la pesca».

Quali sono le priorità della re-gione per quanto riguarda la cre-scita economica del territorio eche necessitano dell’impiego difondi europei?«Già con il programma regionaledel 2008, il presidente Tondo haindicato le linee programmatichedella crescita economica del terri-

torio: favorire l’au-mento dei consumi edegli investimenti, ri-durre la pressione fi-scale, associando inter-venti di efficienza quali

Molti sono i progettidi sviluppo territo-riale che il Friuli Ve-nezia Giulia ha po-

sto in atto grazie ancheall’intervento dei fondi europei.«All’interno di questi – spiega ElioDe Anna, assessore alle relazioniinternazionali e comunitarie – ven-gono sviluppati ed eventualmentefinanziati alcuni progetti specifici.Un esempio, nell’ambito della coo-perazione territoriale europea, èdato dal programma per la coope-razione transfrontaliera Italia-Slo-venia 2007-2013».

Oltre a quello che ha appenacitato quali sono attualmente i

progetti in atto cheprevedono l’uti-lizzo di questifondi inFriuli Vene-zia Giulia?«Quando siparla di fondi

comunitari per la nostra regioneci si riferisce a finanziamenti di-versi e complementari, quali ilFondo europeo di sviluppo regio-nale (Fers), il Fondo sociale euro-peo (Fse) e il Fondo europeo per lapesca, dai quali derivano pro-grammi e progetti. Nello specificol’obiettivo del Fesr 2007-2013 èquello di creare per l’intero conte-sto regionale un vantaggio compe-titivo sostenibile, inteso come du-revole. Si attua con un pianooperativo regionale che ha comeobiettivo prioritario la politica dicoesione, Competitività regionalee occupazione. Un secondo obiet-tivo è la Cooperazione territorialeeuropea, finanziato sempre dal Fesr(evoluzione dell’Iniziativa comu-nitaria Interreg), con lo scopo dipromuovere la coesione territorialetra regioni a diversi livelli di ag-gregazione geografica. I temi cen-trali della Cooperazione territorialeeuropea sono l’innovazione, l’eco-

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�Il patto di responsabilità rappresenta la base per ilsuperamento della crisi congiunturale

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Elio De Anna

FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 57

la semplificazione normativa edamministrativa. Il più volte citato“Patto di responsabilità” regionaleper lo sviluppo, a favore delle fa-miglie e della competitività del set-tore economico, rappresenta labase per il superamento della crisicongiunturale. Poi la crisi econo-mica è divenuta strutturale e ifondi comunitari, fortunatamente,hanno permesso il mantenimentodello standard di competitività re-gionale rispetto al mero manteni-mento della stabilità. Si pensi alPor/Fesr 2007-2013, le cui prio-rità di intervento sono state indi-viduate in sei aree, tecnicamentedefinite Assi. Dall’innovazione, ri-cerca, trasferimento tecnologico eimprenditorialità alla sostenibilitàambientale; dall’accessibilità allosviluppo territoriale fino all’ecoso-stenibilità ed efficienza energeticadel sistema produttivo. Questi ul-timi due aspetti sono importanti esignificativi, perché guardano al fu-

turo e anche alla prossima pro-grammazione comunitaria, concognizione di causa rispetto alle ri-sorse ed alle tecnologie disponibilidel nostro sistema produttivo.Questo significa poter program-mare in forma competitiva e nonsolo mantenere stabile l’economia.Si consideri solo il programmaPor/Fesr 2007-2013, ove sono al-locati ben 303.001.323 di euro».

Tra la fine di aprile e l’inizio dimaggio sarà pubblicato l’avvisopubblico regionale chiamato“Progetta!2”. Di cosa si tratta?«Questa iniziativa incentiva la capa-cità di sviluppo progettuale da partedi tutti i soggetti pubblici e privati lacui sede legale è situata all’interno delterritorio della regione, attraverso laconcessione di contributi per coloroche predispongono e presentano pro-getti nell’ambito dei programmi co-munitari. Questa edizione è stata or-ganizzata dalla direzione centralecultura, sport, relazioni internazio-

nali e comunitarie della Regione epromossa dal dipartimento Affari re-gionali e Autonomie locali della Pre-sidenza del Consiglio dei ministri, incollaborazione col ministero per iRapporti con le Regioni. L’attività,già sperimentata con successo loscorso anno, verrà rafforzata con unaparte formativa sulla progettazionecomunitaria. Saranno, infatti, due leprincipali attività relative all’inizia-tiva: uno strumento finanziario afondo perduto, di supporto parzialealla preparazione di un progetto eu-ropeo per tutti i soggetti pubblici eprivati della regione che verranno ri-tenuti finanziabili, e un progetto diformazione strutturato su più moduliche affronterà aspetti che vanno dal-l’euro-progettazione ai sistemi di con-trollo. Alcuni bandi con fondi euro-pei sono particolarmente complessinelle loro procedure. Per questo laRegione ha voluto fortemente ripro-porre questa iniziativa come supportoe incentivo alla progettualità».

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FONDI COMUNITARI

Un accordo di sette anni per incentivare lo sviluppo economico

delle regioni di confine tra Italia e Austria. Un’iniziativa

che prevede l’impiego dei fondi europei in importanti progetti

di cui parla Alessandro Mastromonaco

Nicolò Mulas Marcello

Un programma per incentivarerelazioni economiche

fondi comunitari Fesr (fondo euro-peo sviluppo regionale ) e per il 25%,pari a circa 20 milioni di euro, da ri-sorse nazionali (Italia-Austria). Ilprogramma è stato approvato dallaCommissione europea a settembre2007 e a partire dall’anno successivosono state avviate e concluse le pro-cedure di tre avvisi per la presenta-zione di proposte progettuali. Sonostati approvati 75 progetti per un va-lore, riferito all’ammontare dei fondiFers, pari a euro 36 milioni di euro,ma che complessivamente corrispon-dono a un “movimento finanziario”tra risorse Fers, nazionali e risorse ag-giunte dai territori pari complessiva-mente a 60 milioni di euro. In ben29 progetti sono presenti soggettiprovenienti dal Friuli Venezia Giulia(complessivamente 57 soggetti fi-nanziati) con una capacità di attrarrerisorse a favore del territorio regionalein linea con le aspettative della pro-grammazione iniziale. I settori tema-tici nell’ambito dei quali i progettisono stati finanziati spaziano omoge-neamente nelle linee di interventodel programma, dimostrando nono-

Promuovere uno sviluppoequilibrato, armonioso esostenibile della comunità,riducendo le disugua-

glianze tra le diverse regioni europee.Questa è la finalità del programmadi cooperazione transfontraliera Ita-lia-Austria 2007-2013. «Il pro-gramma – spiega Alessandro Ma-stromonaco, responsabile delprogetto – dispone di una dotazionefinanziaria complessiva di oltre 80milioni euro e di questi 76 sono de-stinati al finanziamento delle opera-zioni progettuali».

Cosa prevede in sintesi questoaccordo? «Il programma incoraggia e sostienela cooperazione tra Italia e Austria,con 6 partner istituzionali tran-sfrontalieri (Regione autonomaFriuli Venezia Giulia, Regione Ve-neto, Provincia autonoma di Bol-zano, Land Carinzia, Land Tirolo,Land Salisburgo). Si colloca tra glistrumenti operativi dell’obiettivo co-munitario “Cooperazione territorialeeuropea” e sostiene finanziariamenteoperazioni finalizzate a promuovereuno sviluppo equilibrato, sostenibilee duraturo e l’integrazione armo-

niosa dell’area transfrontaliera, ca-ratterizzata da barriere naturali e am-ministrative, nel più ampio contestoterritoriale, per rafforzare l’attratti-vità e la competività della regione edei suoi soggetti/protagonisti. Tra lepriorità di intervento c’è il migliora-mento delle relazioni economiche,competitività e diversificazione. Inol-tre, l’accordo sostiene progettualitàvolte alla tutela delle aree protette,del paesaggio naturale e culturale,della protezione dell’ambiente e dellabiodiversità; alla prevenzione dei ri-schi naturali, tecnologici e prote-zione civile; alla promozione delleenergie rinnovabili, risorse idriche esistemi di approvvigionamento esmaltimento; all’accessibilità dei ser-vizi di trasporto, di telecomunica-zione e ad altri servizi; cultura, sanitàe affari sociali».

A che punto siamo e quali sonoi risultati finora raggiunti? «Il programma dispone di una dota-zione finanziaria complessiva di oltre80 milioni euro e di questi 76 sonodestinati al finanziamento delle ope-razioni progettuali. Va precisato chetale importo è composto per il 75%,pari a circa 60 milioni di euro, da

Alessandro Mastromonaco, responsabile

del progetto Italia-Austria 2007-2013.

Nella pagina a fianco, la firma dell’accordo

58 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

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Alessandro Mastromonaco

FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 59

stante l’impegno che la collabora-zione transfrontaliera richiede e le ri-gidità gestionali che l’accesso e l’uti-lizzo dei fondi comunitariimpongono, un buon interesse e unadiscreta capacità di attuazione».

Il 10 marzo si è concluso il ter-mine del IV Avviso per la presen-tazione di proposte progettuali.Quali saranno ora i prossimi passi?«Le proposte progettuali presentateal IV avviso che dispone di una do-tazione finanziaria pari a 11 milionidi euro (importo riferito alla dota-zione Fers) sono ora in fase di valu-tazione. L’approvazione della gra-duatoria è attesa entro il mese digiugno e anche in questo bando siconfida che i migliori partenariati diprogetto che vedono la presenza dibeneficiari della nostra regione pos-sano utilmente collocarsi in gradua-toria. I nuovi progetti finanziati par-tiranno entro fine anno e dovrannoconcludere le loro attività entro iltermine massimo di tre anni. L’Au-torità di gestione di programma concollaborazione con le unità di coor-

dinamento regionale sta organiz-zando un evento nel quale verrannopresentate le miglior pratiche realiz-zate o in corso di realizzazione fi-nanziate dal programma che si terrànel mese di settembre a Cortina».

Quali saranno i prossimi obiet-tivi del programma? «A conclusione delle procedure diselezione dei progetti presentati alquarto avviso il programma disporrà

ancora di 13 milioni euro (fondiFers) che verranno messi a disposi-zione dell’area programma con unulteriore, probabilmente, ultimo av-viso. Impegnate tutte le risorse l’at-tività dei Partner Istituzionali di Pro-gramma continuerà a focalizzarsisull’accompagnamento dei benefi-ciari nel corso della vita dei progetti etramite azioni di informazione e pub-blicità promuovere la diffusione e lacondivisione dei risultati conseguiticon il territorio regionale. Inoltre itempi sono maturi per guardare allaprossima programmazione comuni-taria 2014-2020 che dovrà tenerconto di quanto nell’attuale periodo siva a realizzare, quanto ancora rimaneda compiere e come tale attività dicooperazione deve essere implemen-tata. Una riflessione sulle future pro-spettive della cooperazione territorialeeuropea è già stata avviata e anche laRegione autonoma Friuli VeneziaGiulia darà sulle basi delle esperienzematurate il suo contributo».

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Le proposte progettuali presentate al IV avviso dispongono di una dotazionefinanziaria pari a 11 milioni di euro

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prossima settimana si terrà un’ul-teriore giornata informativa a Por-torož-Portorose in Slovenia».

Cosa prevede il progetto dicooperazione transfrontalieroItalia – Slovenia 2007-2013? «Il programma per la cooperazionetransfrontaliera Italia-Slovenia2007-2013, intende promuovere erafforzare l’attrattività e la compe-titività dell’area Programma inun’ottica di sostenibilità e di possi-bilità di scambio. L’area Pro-gramma comprende in Italia le pro-vincie di Trieste, Gorizia, Udine,Pordenone (zona in deroga), Vene-zia, Rovigo, Padova, Treviso (zonain deroga), Ferrara e Ravenna;mentre in Slovenia le regioni stati-stiche Goriška, Obalno-kraška, Go-renjska, Osrednjeslovenska (zonain deroga) e Notranjsko-kraška(zona in deroga). Si tratta pertantodi un'area territoriale di più di30.000 km2 con una popolazionedi oltre 5,5 milioni di abitanti».

A che punto siamo del progettoe quali sono i risultati finora rag-giunti da questo accordo?«Il programma per la cooperazionetransfrontaliera Italia-Slovenia2007-2013 ha allocato quasi 51

milioni di euro per il finanzia-mento di 16 progetti strategici.Sul bando pubblico per la presen-tazione di progetti standard02/2009 abbiamo ricevuto 253proposte progettuali per un valorecomplessivo di quasi 306 milionidi euro. Conclusa la valutazione diammissibilità formale, sono 197le proposte progettuali per le qualiè attualmente in corso la valuta-zione di qualità. La sottoscrizionedei contratti di concessione del fi-nanziamento è prevista entrol’anno e considerando che il valoremedio delle proposte progettualipari a 1,2 milioni di euro, i pro-getti finanziati dovrebbero essere

FONDI COMUNITARI

60 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

Numerose sono le proposte progettuali che ogni anno rispondono al bando pubblico

istituito dal programma di cooperazione Italia-Slovenia. Iztok Škerlic parla degli

importanti risultati raggiunti fino a oggi e dei tre assi prioritari

Nicolò Mulas Marcello

Un sodalizio produttivotra Italia e Slovenia

Tra i progetti di coopera-zione territoriale avviatidal Friuli Venezia Giuliacon i paesi confinanti

c’è il programma Italia-Slovenia2007-2013. Un’occasione di scam-bio e crescita per l’economia deidue paesi. Un’ importante inizia-tiva di sviluppo che prevede lapubblicazione di bandi pubbliciper la presentazione di progettistandard e risorse dedicate alle areedi confine terrestre. «Si è tenuta aUdine qualche giorno fa – sottoli-nea Iztok Škerlič, responsabile delprogramma di cooperazione tran-sfrontaliero Italia-Slovenia – laprima giornata informativa incen-trata sulla presentazione delbando, sui requisiti per la parteci-pazione e i documenti richiesti aiproponenti, che ha riscontrato unampio successo di pubblico conoltre 250 partecipanti. Rispetto aiprecedenti bandi, l’area ammissi-bile è unicamente quella contiguaal confine tra Italia e Slovenia,comprendendo, per la parte ita-liana, le province di Trieste, Gori-zia e Udine, e per la parte slovenale regioni statistiche Obalno-Kraška, Goriška e Gorenjska. La

Iztok Skerlic, responsabile del programma dicooperazione transfrontaliero Italia-Slovenia

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Iztok Škerlič

FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 61

alla fine circa 60. Infine, proprio il6 aprile scorso è stato pubblicatoil bando pubblico per la presenta-zione di progetti standard e risorsededicate alle aree di confine terre-stre per un valore di circa 17,5milioni di euro».

Quali sono i progetti e le prio-rità che si vogliono raggiungereprima del termine dell’accordo? «Le proposte progettuali nell’am-bito del programma per la coope-razione transfrontaliera Italia-Slo-venia 2007-2013 sono presentatesu 3 assi prioritari. Il primo assedenominato “Ambiente, trasportie integrazione territoriale soste-

nibile” è volto al migliorare laqualità della vita delle generazioniattuali e future, nella fattispecieattraverso la gestione e lo svilupposostenibile delle risorse naturali,un maggiore ricorso alle fontienergetiche rinnovabili e alterna-tive e il miglioramento dei sistemiintegrati di trasporto. Il secondoasse “Competitività e società ba-sata sulla conoscenza” è finaliz-zato a promuovere in modo di-retto la competitività, soprattuttoattraverso l’impulso alla moder-nizzazione e all’innovazione dellastruttura economica propria del-l’area ammissibile. Il terzo asse

“Integrazione sociale” riguarda ilmiglioramento della comunica-zione e della cooperazione socialee culturale, al fine di soddisfare lacrescente richiesta dei cittadinidi migliorare i servizi e la cono-scenza reciproca ed abbattere al-tresì le barriere di natura storica,culturale e sociale tuttora esi-stenti. Infine, vi è un’ulterioreasse “Assistenza tecnica” che miraa garantire un’elevata qualitànella gestione, sorveglianza e con-trollo del programma operativoattraverso il coinvolgimento degliorganismi e delle autorità a ciòpreposti».

� �Il programma ha allocato quasi 51 milioni di euro per il finanziamento di 16 progetti strategici

La somma allocatadal programma di cooperazioneper 16 progetti

strategici

EURO

51mln

L’ammontare di fondi stanziati

nel bando pubblicoper i progetti

standard, lo scorso6 aprile

EUROmln

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RENZO TONDOPresidente della Regione Friuli Venezia Giulia

ALESSANDRO CALLIGARISPresidente di Confindustria Friuli Venezia Giulia

ANTONIO PAOLETTIPresidente di Unioncamere

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L’ECONOMIA REGIONALE

74 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

«Siamo entrati nella fase dell’inver-sione di tendenza». È ottimistaRenzo Tondo, presidente della Re-gione Friuli Venezia Giulia, par-

lando del momento vissuto dall’economia locale.«Ho modo – racconta – di incontrare pratica-mente ogni settimana imprenditori dai quali miarrivano segnali positivi: la domanda e le espor-tazioni sono ripartite, è tornata la fiducia e la vo-glia di investire. Questi segnali non fanno checonfermare i dati delle ultime indagini con-giunturali: anche da noi, insomma, il puntopiù basso della crisi è stato ormai toccato. Nonpossiamo però abbassare la guardia sul fronte dellavoro e sugli ammortizzatori sociali, perché laripartenza della produzione e delle esportazioninon si traduce ancora in un riassorbimentocompleto della disoccupazione».

Quali misure sono necessarie allora per in-centivare la ripresa?«Occorre puntare sul risveglio delle potenzialitàcreative presenti nella nostra economia: anchenel momento più difficile della crisi, la Regionenon ha mai smesso di guardare oltre, di soste-nere la ricerca, l’innovazione e l’internaziona-lizzazione delle imprese. Guardare avanti, tuttiassieme, con fiducia, è ciò di cui abbiamo biso-gno in questo momento. Anche noi, come am-ministratori regionali, dobbiamo fare la nostraparte per migliorare la competitività territo-riale. Ci sono due partite fondamentali che

stiamo giocando: infrastrutture e riforma dellaburocrazia».

Partiamo dalle prime: il Friuli Venezia Giu-lia costituisce una piattaforma logistica na-turale per l’Europa centrale e orientale.«Siamo nel punto più a nord del Mediterraneo,dove si intersecano le grandi direttrici ovest-este nord-sud, con il Corridoio V e quello Baltico-Adriatico, che mettono in contatto diretto ilcuore dell’Europa con le economie più dina-miche dell’Asia, lungo le rotte mediterranee chepassano attraverso il canale di Suez. Su questicorridoi viaggeranno flussi economici, uominie idee, dando una nuova opportunità di crescitanon solo al Friuli Venezia Giulia ma anche atutto il Nordest e a quella parte dell’Europache gravita sull’alto Adriatico. Queste poten-zialità sono confermate dall’interesse di un

Nuove rotteper uomini e idee

Sotto, il presidentedella Regione FriuliVenezia Giulia, RenzoTondo

La ripresa si gioca attraverso due «partite fondamentali»: a sostenerlo

è Renzo Tondo, che vede nelle infrastrutture e nella riforma della burocrazia

le leve per accompagnare definitivamente l’economia regionale fuori dal tunnel

Riccardo Casini

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Renzo Tondo

FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 75

grande gruppo privato come Unicredit, che hapresentato il progetto di una “piastra logistica”dei porti di Trieste e Monfalcone mediante unacollaborazione pubblico-privato. Un progettoda un miliardo di euro, con l’obiettivo di inter-cettare una parte considerevole del traffico con-tainer che adesso passa dagli scali del Nord Eu-ropa. Ma questa sfida si vince considerando iporti dell’alto Adriatico, da Venezia a Fiume,come un unico sistema integrato».

Quali opere infrastrutturali sono ancoranecessarie per accrescere la competitivitàterritoriale?«Se questa legislatura sarà ricordata per qualcosa,è perché siamo riusciti dopo molti anni a riaprirela stagione delle grandi infrastrutture, mettendoin moto investimenti per 3 miliardi di euro, unacifra in grado di far da volano all’intera economiaregionale. Grazie alla mia nomina a commissariostraordinario, siamo già riusciti a far partire i la-vori della terza corsia dell’autostrada Trieste-Ve-nezia e della Villesse-Gorizia. Tra l’altro la terzacorsia è un’opera per la quale lo Stato non finan-zia nulla: è interamente pagata dalla nostra con-

cessionaria Autovie venete». Come procede invece l’iter riguardante la

linea ad alta velocità Venezia-Trieste?«Sulla linea ferroviaria ad alta velocità e alta ca-pacità del Corridoio V abbiamo raggiunto l’ac-cordo con la Slovenia per una nuova tratta diconfine che riduce drasticamente l’impatto am-bientale e, nel contempo, stiamo costruendo ilconsenso con gli enti locali sul resto del trac-ciato, in modo da completare la progettazioneentro i tempi stabiliti dall’Unione europea.Puntiamo anche sul completamento della retea banda larga e sugli elettrodotti transfrontalieri,per dare competitività alle nostre imprese chesubiscono la concorrenza di Austria e Slovenia,dove l’energia costa meno. Infine, per la lineaelettrica ad alta tensione tra il Tarvisiano e la

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Abbiamo riaperto la stagionedelle grandi infrastrutture,con investimenti per 3miliardi di euro

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76 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

Carinzia c’è stata già la posa della prima pietra».Passiamo alla burocrazia. Recentemente

lei ha dichiarato che “non c’è alternativa allariforma del sistema pubblico per liberare ri-sorse utili a creare e sostenere impresa”. Inche modo intende procedere la Regione inquesto ambito?«Il sistema della pubblica amministrazione inFriuli Venezia Giulia è troppo esteso ed ecces-sivamente costoso: non lo diciamo noi, ma idati forniti dal ministro Renato Brunetta. Dob-biamo porci seriamente il problema della so-stenibilità di una macchina amministrativa cosìampia e di una spesa pubblica così elevata nelmedio-lungo periodo. Ma già sotto la spintadella crisi, e quindi alla diminuzione delle ri-sorse disponibili, ci siamo incamminati con de-cisione sulla strada del contenimento dei costie del rigore: diminuzione del numero delle di-rezioni e dei servizi, riduzione del debito, recu-pero di crediti che vantavamo nei confrontidello Stato. Solo così siamo riusciti a trovare lerisorse per sostenere le imprese nella fase piùacuta della crisi e garantire gli ammortizzatorisociali. Tutto questo ci ha permesso di ottenerela conferma del rating “A+” dall’agenzia Stan-dard e Poor’s. Adesso bisogna continuare suquesta strada, puntando a valorizzare le profes-sionalità dei dipendenti pubblici nella logica delcomparto unico, che comprende Regione edenti locali, per fornire servizi migliori, più rapidi

e meno costosi, ai cittadini e alle imprese». Anche la sanità sarà toccata?

«La sanità è un settore molto sensibile per l’im-patto diretto che ha sui cittadini e sulla loroqualità della vita. È uno dei settori più com-plessi da gestire che, da solo, vale metà del bi-lancio regionale. Abbiamo già compiuto alcunescelte importanti, come l’accorpamento delladirezione regionale con l’Agenzia della sanità econ il Centro servizi condivisi per ridurre i co-sti della burocrazia sanitaria. Ma è necessariocompiere un ulteriore passo in avanti. Il crite-rio guida della riforma a cui stiamo lavorandoè la centralità dei servizi e della sicurezza dellasalute per i cittadini, rispetto alle rivendica-zioni territoriali: è possibile, insomma, utilizzareancora meglio le risorse di cui già oggi dispo-niamo, mantenendo e anzi innalzando la qua-lità delle prestazioni».

Come costruire il consenso su questiobiettivi?«È necessario il concorso di tutti, ciascuno perla parte che gli compete. Questo non vuol direunanimità, ma semplicemente consapevolezzache per uscire definitivamente dalla crisi e per af-frontare le sfide che ci attendono, in un mondoche la crisi ha profondamente cambiato, oc-corre la massima coesione sociale. Come non mistanco di ripetere: se siamo uniti vinciamo tuttiassieme, se siamo divisi siamo destinati a perderetutti».

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L’ECONOMIA REGIONALE

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Alessandro Calligaris

FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 77

Alessandro Calligaris, presidente di Confindustria Friuli Venezia Giulia, commenta l’ultima

indagine congiunturale, che vede produzione e vendite totali in ripresa rispetto al periodo estivo

ma in calo rispetto all’anno precedente. E sulle infrastrutture necessarie alla regione dice:

«Le nostre proposte sono note dal 2005»

Riccardo Casini

Una lenta risalitama l’occupazione cala

Alessandro Calligaris,presidente diConfindustria FriuliVenezia Giulia

Nell’ultima fase del 2010 l’indu-stria del Friuli Venezia Giulia haproseguito, anche se «con moltalentezza e qualche segno di de-

bolezza», il percorso di risalita iniziato conqualche intoppo tra l’autunno e l’inverno del2009. Questi, in sintesi, i risultati dell’inda-gine congiunturale del quarto e ultimo tri-mestre del 2010 presentati da Confindustriaregionale: secondo lo studio, la produzione haripreso quota dopo il rallentamento estivoportandosi a +4,7%; analogo andamento perle vendite totali, che salgono dal precedente -3,1% a +10,4% grazie alla buona performancedelle vendite in Italia (da -10,8 a +12,8%) e diquelle estere (da +3,2 a +9,2%). Gli indicatoritendenziali mostrano invece un andamentodecrescente per la produzione, che si man-tiene comunque largamente positiva (da+15,2% a +9%), mentre le vendite totali regi-strano un +12,8%, pur perdendo circa duepunti e mezzo rispetto alla precedente rileva-zione a causa del calo delle vendite estere. L’oc-cupazione è invece l’unico indicatore con-giunturale tra quelli rilevati a presentare unandamento in discesa, passando da valori leg-germente positivi (+0,2%) a un -0,5%: si trattadel dato più preoccupante, come confermaAlessandro Calligaris, presidente degli indu-striali del Friuli Venezia Giulia. «Secondo le no-stre indagini – spiega – il dato dell’occupa-

zione va letto da una duplice angolazione:quella degli occupati in senso stretto, che oggiappaiono complessivamente stabili, e quelladei rischi di disoccupazione, rivelati dagli in-dicatori sulla Cig e sulla mobilità, che riman-gono troppo elevati per poterci dire tranquilli.A questo dobbiamo aggiungere il fatto che ladebolezza della ripresa non consente ancora diripristinare il calo degli occupati che si è avutonel pieno della crisi: solo una maggiore velocitàdella ripresa potrà trainare l’occupazione, altri-menti rimarremo attestati sui livelli attuali. Inquesto senso gli interventi possibili e auspica-bili sono tutti quelli che perseguano l’obiettivodi favorire con decisione la crescita della nostraeconomia e dare supporto allacompetitività».

Secondo i vostri datiuno dei settori principali,quello del legno, ha ral-lentato a livello di produ-zione. Quali sono lecause?«Il settore del legnoha leggermentediminuito la pro-duzione, ma haincrementato levendite in Italia eall’estero rispetto siaal trimestre, sia al-

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L’ECONOMIA REGIONALE

78 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

l’anno precedente la nostra ultima rileva-zione. I motivi sembrano dunque da ricercarein una riduzione delle scorte, che rimangonocomunque elevate, e la lettura del settore ri-mane positiva. Complessivamente tutti i set-tori del comparto produttivo si stanno com-portando bene, contribuendo a crescita eoccupazione regionale. Mi si permetta un’ana-logia calcistica: quando i tempi sono duri è latenuta della squadra la cosa importante, nonla singola prestazione nella singola partita. Inquesto senso l’industria regionale si sta com-portando come una buona squadra».

Le vendite all’estero sono aumentate ri-spetto al trimestre precedente, anche se iltrend rispetto allo stesso periodo del 2009è negativo. Quali Paesi si mostrano più ri-cettivi? Quali mercati invece non sono statiancora sufficientemente esplorati?«Le esportazioni dell’industria regionale nel2010 sono aumentate dell’8% rispetto al2009 e vorrei ricordare che negli anni prece-denti erano cresciute ancora quando le altreregioni avevano già segni meno, per poi se-gnare una sola annata di diminuzione, ap-punto il 2009, da cui ci siamo ora ripresi.Quelle del commercio estero sono dinamichelunghe e relativamente lente, specie nel co-struirsi e consolidarsi, per cui vanno lettesempre con cautela. I Paesi “ricettivi” sonoquindi quelli consolidati, in testa a tutti laGermania, così come quelli emergenti, chepresentano ragionevolmente ancora marginidi crescita che l’industria e non solo stannoesplorando. C’è un mix di vecchio e di nuovonei mercati che ricevono i nostri prodotti eforse sta anche in questo l’importanza neglianni dell’export nell'economia regionale. Conuna battuta, potrei anche dire che il “vec-chio” mercato degli Stati Uniti, specie se in-

nesta la marcia della ripresa, può diventare un“nuovo” mercato da esplorare».

Un impulso al tessuto produttivo può ve-nire indubbiamente dallo sviluppo del si-stema infrastrutturale. Uno dei progettipiù importanti in questo senso è relativo alcollegamento ferroviario ad alta velocitàtra Venezia e Trieste. Come risolvere gli in-toppi che ne stanno rallentando la realiz-zazione, in particolare per quanto riguardail tratto transfrontaliero?«Sono questioni che non ci competono comeindustriali, e quindi non posso che fare au-spici e premere per quanto possibile perchévengano risolte dai diversi livelli istituzionaliche ne hanno la responsabilità. Ovviamenteho delle opinioni personali, che rimangonotali, pur rilevando il dato oggettivo chel’omogeneità politico-amministrativa tra ilgoverno e le regioni del Veneto e del FriuliVenezia Giulia ha prodotto alcuni annunci efatti concreti insufficienti».

Alta velocità a parte, quali altre opere in-frastrutturali si rendono necessarie oggiper la regione e la sua economia?«L’autostrada di tanto in tanto collassa, è

Quando i tempi sono duri è importante la tenuta dellasquadra. E l’industria regionale si sta comportando come una buona squadra

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Alessandro Calligaris

FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 79

sotto gli occhi di tutti. Però sono aumentatele tariffe e quindi i costi per chi la usa, in pri-mis per motivi di lavoro e commerciali, e gliutili del gestore. Non si vedono gli interventidi sistema che sarebbero necessari: se lo snodomultimodale sarà e non potrà che essere inpianura, qual è il senso di mantenere e am-pliare il casello nella gola del Lisert? Mi pareevidente quantomeno la lentezza dei deci-sori in materia di infrastrutture, la mancanzadi visione e l’incapacità di integrare posizionie interessi all’interno di una strategia chiara.Per tutti questi motivi non mi sembra utile néopportuno mettere sul tavolo altre proposteoltre a quelle note che avanziamo da un certonumero di anni e che si ritrovano nel docu-mento del 2005 “Friuli Venezia Giulia: unapiattaforma logistica per l’ampliamento del-l’Unione europea”».

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80 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

Secondo gli scenari elaborati da Union-camere e Prometeia, diffusi in occa-sione della 132esima assemblea deipresidenti delle Camere di Commer-

cio, la macchina dell’economia sembra desti-nata a procedere a passo più spedito e la ripresasoffia da nord-ovest. Lombardia, Emilia Ro-magna, Piemonte, Veneto e Friuli Venezia Giu-lia sono le regioni più veloci. Mentre nel 2010il risveglio dalla crisi sembra aver interessatoprima e con maggior intensità il nord-est(+1,8% l’aumento del Pil atteso per il 2010 afronte di un incremento medio dell’1,2%),nel 2011 saranno infatti le regioni del nord-ovest quelle che, nel complesso, dovrebbero re-

L’Italia viaggia a due velocità. E tra le realtà più competitive c’è il Friuli Venezia Giulia.

A tracciare le linee guida per operare in un contesto favorevole al fare impresa è il presidente

di Unioncamere, Antonio Paoletti

Renata Gualtieri

La ripresa parteda nord-ovest

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Antonio Paoletti

FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 81

gistrare le performance mi-gliori, seguite a breve distanzada quelle del nord-est (+1,5%).Il presidente di UnioncamereFriuli Venezia Giulia, AntonioPaoletti, conferma questotrend perché il tessuto econo-mico della regione, formato dapiccole e medie imprese carat-terizzate da flessibilità, anchein un momento di crisi hacontinuato a rinnovarsi con ilsupporto della Regione e dei fi-nanziamenti per l’innovazione.

Quali sono stati i punti diforza dell’economia nel 2010?«Nella nostra regione ci sonodelle specificità territorialimolto diverse. Una parte dellalogistica fa capo al porto e alleinfrastrutture di Trieste, puntodi forza di tutta la regione, chedopo un calo nel 2008-2009ha visto una ripresa nel 2010

confermata anche per il 2011. Inoltre, Triesteper la ricerca scientifica è un polo mondiale im-portante con molte aziende che vengono a rea-lizzare start up. Gorizia ha il suo punto di forzanel porto, nel settore turistico e nel settore vi-tivinicolo con i vini del Collio. Ad Udine c’è

una tradizione agroalimentare molto forte, conil San Daniele, i vini, il formaggio Montasio;hanno fatto bene anche l’industria metalmec-canica e quella del legno-arredo. A Pordenonei punti di forza sono le subforniture nella mec-canica, il legno-arredo e l’agricoltura. Tutte equattro le provincie poi dicono la loro sul tu-rismo: Pordenone con la montagna, Udine conmare, montagna e piste sciistiche, Gorizia eTrieste come città d’arte».

Cosa chiedete agli organismi istituzionalicompetenti per l’avvio, il rinnovo e l’ammo-dernamento di progetti concernenti infra-strutture delle regione e agevolare la ripresaeconomica?«Chiediamo una burocrazia più snella ed ef-ficiente perché occorrono tempi troppo lun-ghi per fare qualsiasi cosa. Quanto alle infra-strutture regionali, si sta già lavorando allaterza corsia, al Corridoio V e a un progettoche prevede un grande porto unico del-l’Adriatico con Monfalcone e Trieste, c’è unaccordo tra l’aeroporto di Ronchi e quello diVenezia per uno scambio di quote societarieallo scopo di realizzare un unico polo aero-portuale interregionale».

Ci sono progetti riguardanti le mi-croimprese? «Ci sono incentivi per l’aggregazione di questerealtà, che come regione abbiamo chiesto e ot-tenuto perché per le microimprese muoversi dasole in un mercato globale diventa sempre piùdifficile in alcuni settori. Bisogna creare nuoveopportunità per dare forza vitale alle mi-croimprese».

In qualità di presidente della Camera diCommercio di Trieste, quali le linee guida ei principali asset per lo sviluppo economicodella città?«Le linee guida sono state dettate recentementee hanno riguardato il rinnovo del waterfronttriestino, che va dal Castello di Miramare allembo opposto, verso est, chiamato “la Sac-chetta”. Noi vogliamo una Trieste proiettata alfuturo e Confcommercio auspica che all’in-terno di questa nuova città siano inserite atti-vità che Trieste ancora non ha in campo scien-tifico, scolastico, turistico e artigianale».

In apertura, il portodi Trieste e ilpresidente della Cciadi Trieste eUnioncamere FriuliVenezia Giulia,Antonio Paoletti

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A Udine e a Pordenone il settore del legno-arredo è il punto di forza

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84 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

L’allarme lavoro resta alto in Italia.Questo almeno sembrano dire gliultimi rilevamenti Ocse, secondocui la disoccupazione nell’area dei

paesi membri è all’8,5%. Il dato italiano (8,3%)è in linea, ma in aumento dello 0,2% rispettoad agosto: numeri da interpretare, come sotto-linea Pietro Ichino, giuslavorista e senatore Pd.«Il dato italiano – spiega – si può considerare inlinea soltanto se non si computano tra i disoc-cupati tutti quei cassintegrati a zero ore per iquali - e sono la maggior parte - in realtà vi è lacertezza che non ci sarà ripresa del lavoro nellastessa azienda. Poi ci sono gli “scoraggiati”,tutti quelli che hanno perso il posto nella crisie hanno rinunciato a cercarne uno nuovo. LaBanca d’Italia ci avverte che, se contiamo anche

tutti questi, il tasso di disoccupazione italianosale all’11%. Su questo criterio di computo ilministro Sacconi non è d’accordo, mentre Tre-monti ha dato ragione al governatore Draghi».

Ma quali sono i settori più colpiti?«È difficile assegnare i disoccupati a un deter-minato settore produttivo: non è detto che chiha perso il posto sia destinato a ritrovarlo inquello stesso settore. Ciò che si può dire è cheil problema della disoccupazione in Italia nascein larga parte proprio dalla nostra incapacità diassistere efficacemente i lavoratori nel passaggiodall’azienda che chiude o riduce gli organici aquella che ha bisogno di assumere».

Infatti, sempre secondo l’Ocse, “l’Italia ècaratterizzata da un ordinamento del mercatodel lavoro piuttosto rigido e da una mobilitàdel lavoro limitata”. Quali misure occorre-rebbero per sbloccare la situazione e incenti-vare l’occupazione?«Nel mio disegno di legge n. 1873, presentatoun anno fa con altri 54 senatori, la materia dellicenziamento e della mobilità interaziendale èoggetto di una profonda riforma ispirata almodello nord-europeo della flexsecurity, cioèmirata a conciliare il massimo possibile di fles-sibilità delle strutture produttive con il mas-simo possibile di sicurezza dei lavoratori nelmercato del lavoro».

Qual è il meccanismo protettivo delineatonel suo progetto?

Sotto, Pietro Ichino,giuslavorista e senatore Pd

Il senatore Pietro Ichino illustra la sua ricetta per favorire mobilità

interaziendale e ricollocamento: «è necessario correggere

drasticamente un uso distorto della cassa integrazione.

Ma serve un contributo maggiore dei sindacati»Riccardo Casini

Un modello scandinavo contro la crisi

OCCUPAZIONE

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FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 85

«L’idea è di esentare le imprese, per i nuovi rap-porti, dal controllo giudiziale sul motivo eco-nomico od organizzativo del licenziamento, incambio della loro responsabilizzazione circa il so-stegno nel mercato al lavoratore che perde il po-sto. Il costo per le imprese è largamente com-pensato dalla possibilità dell’aggiustamentoindustriale tempestivo. Per il primo anno il trat-tamento complementare di disoccupazione co-sterebbe davvero poco, perché il grosso lo pagagià l’Inps: donde un forte incentivo per le im-prese ad attivare i servizi di outplacement mi-gliori per ricollocare i lavoratori licenziati entroil primo anno, evitando così il costo dei due annisuccessivi».

L’obiezione è che il buon trattamento eco-nomico potrebbe dissuadere i lavoratori dal-l’attivarsi per cercare il nuovo lavoro.«Questo è quello che accade oggi, pacificamente,per effetto dell’uso distorto della cassa integra-zione anche nei casi in cui vi è la certezza che illavoro non riprenderà più nella stessa azienda.Per questo occorre correggere drasticamente que-sto uso distorto. Secondo il mio progetto ispirato

Pietro Ichino

alla flexsecurity scandinava, la disponibilità ef-fettiva dei lavoratori per il processo di riqualifi-cazione e avviamento al nuovo lavoro sarà og-getto di un adeguato potere di controllo da partedell’azienda che gli paga il trattamento comple-mentare di disoccupazione, nel quadro di unvero e proprio “contratto di ricollocazione”».

Quale dovrà essere allora in futuro il ruolodegli ammortizzatori sociali?«Occorrerà, come dicevo, correggere l’abusodella cassa integrazione, fortemente incre-mentato in questo periodo di crisi con l’esplo-sione della cassa integrazione in deroga, e svi-luppare invece un sistema di sostegno delreddito per chi perde il lavoro fortemente con-dizionato alla disponibilità effettiva del lavo-ratore alla ricerca della nuova occupazione: unsistema come quello che io propongo di rea-lizzare, con una combinazione del trattamentoInps con un trattamento complementare postoa carico dell’azienda che licenzia, in cambiodella libertà di licenziamento per motivi eco-nomici od organizzativi».

Quando è possibile attendersi una risalita � �

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86 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

� � del livello occupazionale?«Se fossimo capaci di mettere meglio in comu-nicazione domanda e offerta, potremmo averlaanche subito: ci sono diversi settori che già oggiassorbirebbero decine di migliaia di lavoratoriqualificati se li trovassero, come il settore del ma-teriale ferroviario, dove potrebbero essere ricon-vertiti, per esempio, molti dei lavoratori cheperderanno il posto nel settore dell’auto. Ma cisono in ogni regione decine di migliaia di postiscoperti per falegnami, elettricisti, impiantisti,installatori di infissi, tecnici informatici, macel-lai, panificatori, fabbri, sarti, e l’elenco potrebbecontinuare ancora a lungo».

Secondo l’ufficio studi di Confartigianato,in Italia oggi i lavoratori irregolari sono quasi700mila e producono il 17% del Pil. Come èpossibile contrastare questo fenomeno?«Innanzitutto credo che gli irregolari siano moltipiù di 700mila: l’Istat stima il fenomeno al 15%della forza-lavoro. Del resto, non sarebbe possi-bile che il 3% della forza-lavoro producesse il17% del Pil. I settori maggiormente interessatida questo fenomeno sono l’edilizia, l’agroindu-stria, la piccola manifattura e i servizi domestici.Nel centro-nord il sommerso va combattuto au-mentando i controlli e regolarizzando i lavoratoriextracomunitari. Al sud il fenomeno è più estesoe il problema è più complesso».

Quali politiche sono necessarie nel Mez-zogiorno?«Occorre porre le regioni meridionali ingrado di attirare investimenti, italiani e so-prattutto stranieri. Per questo occorreun’azione dei poteri pubblici volta a creare unambiente favorevole agli investimenti, infra-strutture mirate ad agevolare l’insediamentoe un sistema di relazioni industriali che con-senta la negoziazione dei buoni piani indu-striali a 360 gradi, anche secondo standard di-versi da quelli fissati dal contratto collettivonazionale».

Quale deve essere in questo il ruolo deisindacati? Come giudica attualmente il lorocontributo?«Il loro mestiere dovrebbe consistere nel-l’operare come intelligenza collettiva dei la-voratori, valutando i piani industriali e, incaso di valutazione positiva, guidando i lavo-ratori stessi nella scommessa comune con gliimprenditori. Per quanto riguarda il loro con-tributo, su questo terreno siamo ancora moltoindietro. La vicenda di Pomigliano ha dato unsalutare scossone alla cultura sindacale ita-liana, ma c’è ancora molta strada da fare».

��Se fossimo capaci di mettere meglio

in comunicazione domanda e offerta,potremmo avere subito una risalitadel livello occupazionale

OCCUPAZIONE

Page 69: Dossier Friuli Venezia GIulia
Page 70: Dossier Friuli Venezia GIulia

Tiene il mercato del lavoro La buona notizia è che il 2010 conferma lo stock occupazionale del 2009,

con le donne che accrescono il loro ruolo a scapito della componente maschile.

È un ottimo risultato per l’assessore Angela Brandi

Renata Gualtieri

Irecenti dati sulle forze di lavoro pubbli-cati dall’Istat offrono l’occasione all’as-sessore regionale al lavoro Angela Brandidi riflettere sull’occupazione e sul mer-

cato del lavoro regionale con risultati piutto-sto interessanti con riferimento al lavoro fem-minile, che tradizionalmente paga un prezzosalato proprio nei momenti di crisi occupa-zionale. Con 508mila unità l’occupazione to-tale nella regione si mantiene stabile rispettoal 2009, mentre l’occupazione femminile ri-sulta in crescita di oltre 5mila unità, atte-standosi così su 218mila unità occupate, cre-scita che compensa la flessione occupazionaledegli uomini (290mila occupati). Nel mede-simo periodo i disoccupati si attestano a 31mila unità, con un aumento di 3mila rispettoal 2009. Il tasso di disoccupazione in FriuliVenezia Giulia si attesta al 5,7%, ben inferiorequindi all’8,4% della media nazionale. Il tassodi disoccupazione femminile, nell’ultimobiennio, rimane stabile al 6,5%, mentrequello maschile sale dal 4,5% al 5,1%.

Quali le azioni che hanno reso possibiliquesti risultati?«Vanno sottolineati gli interventi per la difesadei posti di lavoro e del reddito dei lavoratoriquali l’estensione universalistica degli am-mortizzatori in deroga a tutte le imprese ed ilavoratori presenti sul territorio regionale, i la-vori socialmente utili per integrare il redditodei lavoratori beneficiari di ammortizzatorisociali ed i lavoratori di pubblica utilità perchi da lungo tempo non trova lavoro; la pro-mozione dell’occupabilità dei lavoratori ed illoro accompagnamento verso una rapida rioc-

88 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

Angela Brandi,assessore regionale al Lavoro, Formazione,Commercio e PariOpportunità RegioneAutonoma Friuli VeneziaGiulia

cupazione. In questo ambito vale la pena ri-cordare il rafforzamento della rete dei Centriper l’impiego, gli incentivi alle imprese per fa-vorire l’occupazione dei lavoratori maggior-mente in difficoltà o in condizione di disoc-cupazione o precarietà occupazionale, gliincentivi per lo sviluppo e la diffusione deicontratti di solidarietà difensivi ai contributiai lavoratori per avviare una propria attività dilavoro autonomo o imprenditoriale».

Quali sono gli interventi previsti per il2011?«Il 2011 presenta segnali ancora contraddit-tori tra crisi e ripresa di conseguenza abbiamoprovveduto a riconfermare e rifinanziare tuttala gamma degli interventi anticrisi posti in es-sere nel corso del 2009 e 2010 in particolare:gli ammortizzatori in deroga per tutte le im-prese e tutti i lavoratori presenti nella nostraRegione, i lavori socialmente utili quelli dipubblica utilità, gli interventi in favoredei Centri per l’impiego, l’esternaliz-zazione dei servizi di ricollocazione,gli incentivi alle imprese che assu-mono lavoratori disoccupati, aloro volta differenziati per generee per età allo scopo di favorirequelli con maggiori difficoltà areinserirsi al lavoro, il prose-guimento delle attività di in-formazione istituzionale in fa-vore delle imprese, deilavoratori, delle attività distudio e monitoraggio delladomanda e dell’offerta dilavoro».

OCCUPAZIONE

Page 71: Dossier Friuli Venezia GIulia

Angela Brandi

FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 89

Quali sono le richieste di personale chevengono dal territorio?«Dal punto di vista territoriale è importanterilevare che la nostra regione presenta unaspiccata vocazione manifatturiera nelle pro-vince di Gorizia, Udine e Pordenone, mentreTrieste presenta una vocazione terziaria. Nelcorso del 2010, pur a fronte di grande diffi-coltà, la domanda di assunzione provenientedalle imprese è rimasta significativa pur inpresenza di un grande numero di lavoratori so-spesi dal lavoro, evidenziando inoltre, ancheun modesto miglioramento tendenziale ri-spetto alla grave perdita (-20%) subita nel2009. Naturalmente si tratta di una domandadai caratteri di forte stagionalità legata a unadinamica degli ordinativi intermittente instretta relazione con la dinamica dei cambi; diconseguenza si è assistito ad una notevole ri-duzione dei contratti a tempo indeterminatoed un ampliamento dei contratti flessibili».

Quanto investirà la Regione per le cate-

gorie marginali e le fasce deboli?«Gli interventi regionali rivolti alle fasce debolisono piuttosto numerosi in particolare vorreiricordare i lavori di pubblica utilità, gli in-centivi alle imprese che assumono lavoratorianziani, gli interventi per favorire il reinseri-mento occupazionale dei lavoratori disabili.Essi vengono realizzati attraverso le Ammini-strazioni pubbliche locali e si rivolgono ai la-voratori che presentano una condizione di di-soccupazione di lunga durata. Inoltrel’accesso, attraverso una selezione pubblica,finisce per favorire i lavoratori che presentanomaggiori difficoltà occupazionali; è proprioquesta condizione, infatti, che garantisce unmaggiore punteggio nelle graduatorie. Inoltrevorrei ricordare il programma di formazionefinalizzato alla ricollocazione dei disabiliiscritti alle liste della legge 68/99; il pro-gramma d’incentivi finalizzato a sostenere l’in-serimento occupazionale mirato dei lavora-tori disabili e quello rivolto a favorire la � �

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90 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

partecipazione alle attività di formazione pro-fessionale di beneficiari svantaggiati che pre-sentano difficoltà alla partecipazione delle at-tività formative».

Quale settore è riuscito a proteggere dallacrisi il tessuto economico della regione?«Dal versante settoriale la crisi ha colpito il set-tore manifatturiero che nella nostra regionepresenta una notevole vocazione alle esporta-zioni. Notevoli sono state le ripercussioni sulsettore artigianale, sul terziario che opera in fa-vore del settore manifatturiero quali i servizialle imprese sia tradizionali che innovativiquali servizi di progettazione, di informaticatecnica, di marketing, di ricerca ed innova-zione. Ma le ripercussioni si sono manifestateanche in settori tradizionali quali il commer-cio, il turismo, i consumi delle famiglie, qualiquelli scolastici, culturali, teatrali. La capacitàdi resistenza, dunque, più che a livello setto-riale, va individuata a livello d’impresa ed essasi distribuisce a macchia di leopardo all’in-

terno del territorio regionaletra province, settori produt-tivi e di servizi». Quali le priorità per la Re-

gione nel collegare il mondodella formazione con quellodel lavoro?

«La principale priorità per l’Amministrazioneè quella di migliorare l’occupabilità dei lavo-ratori che con la crisi hanno perso il posto dilavoro ovvero che sono stati dichiarati in esu-bero e che, di conseguenza, nei prossimi mesirischiano il posto di lavoro. Per essi abbiamoavviato una linea di formazione che permet-tere di avviare questi lavoratori ad un corso diformazione sia di aggiornamento che di qua-lifica, un tirocinio formativo in azienda conl’obiettivo del suo aggiornamento professio-nale ovvero il suo reinserimento al lavoro. Sitratta di una linea formativa che è stata messaa disposizione dei centri per l’impiego dalleagenzie private e dalle stesse imprese che pos-sono concorrere alla concreta progettazionedei moduli formativi».

Calano le iscrizioni nelle scuole profes-sionali: come si può far capire ai giovani cheè importante investire sul proprio futuro enon farli allontanare dai vecchi mestieri?«Abbiamo avviato tramite l’Agenzia del la-voro la produzione di materiali di orienta-mento professionale rivolto sia nei confrontidegli studenti delle scuole superiori che diquelli dell’università. Per il 2011 prevediamodi realizzare una stretta collaborazione sia conl’Ufficio scolastico regionale che con i singoliistituti professionali allo scopo di promuo-vere l’immagine e le attività di queste impor-tanti istituzioni scolastiche. Inoltre preve-diamo di avviare una puntuale verifica deifabbisogni formativi espressi dal territorio edal sistema produttivo ed occupazionale dellanostra regione».

Il numero di occupatiin Friuli VeneziaGiulia nel 2010

OCCUPATImila

Il tasso di disoccupazione

in Friuli VeneziaGiulia nel 2010

DISOCCUPAZIONE5,7%

Il tasso di disoccupazione

femminilenell’ultimo biennio

rimane stabile al 6,5 mentre sale

quello maschile

DISOCCUPAZIONEFEMMINILE

6,5%

OCCUPAZIONE

Page 73: Dossier Friuli Venezia GIulia

Giovanni Fania

FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 91

Una regione dalle grandi potenzialità

La crisi fa ancora sentire i suoi effetti sulmercato del lavoro in regione e l’oc-cupazione, malgrado i timidi segnalidi fiducia che pur si registrano a mac-

chia di leopardo, non è in ripresa. «Resta que-sta una delle criticità maggiori – sottolinea il se-gretario generale Cisl Friuli Venezia GiuliaGiovanni Fania – tenuto conto che negli ultimidue anni la congiuntura negativa ha interessatoquasi 70mila lavoratori, vale a dire il 12% del-l’occupazione complessiva, di cui 20mila an-cora coinvolti in percorsi di cassa integrazionestraordinaria o, peggio, di mobilità». Dopo dueanni difficili, ora il tasso di discoccupazione siè attestato al 6,5%: è evidente che in una re-gione come il Friuli Venezia Giulia, inseritanell’area economica del Nordest e abituata adun tasso di disoccupazione fisiologico al disotto del 3%, questo rappresenta un problemasu cui interventire in modo concreto. Il 2011non sarà dunque l’anno della rinascita. «Legrandi e medie aziende come Electrolux e Fin-cantieri, legate al contesto globale, sono ancorain difficoltà, trascinandosi dietro l’indotto dipiccole e piccolissime aziende».

Qual è la vera emergenza nel mondo del la-voro in regione?«I 20mila lavoratori ad oggi espulsi dal mercatodel lavoro, in particolare giovani sempre piùverso il part time involontario, e over 50, chedifficilmente troveranno un immediato re-im-piego. A questo va aggiunto che da troppi anniil Friuli Venezia Giulia ha abbandonato la

Il segretario generale diCisl Friuli VeneziaGiulia, Giovanni Fania

strada delle re-industrializzazione, nonostantela sua forte vocazione manifatturiera. Le po-tenzialità in questa regione ci sono tutte: posi-zione geografica baricentrica, alto tasso di ri-cercatori, infrastrutture in espansione. Tuttaviaoccorre che questi fattori di sviluppo venganomessi a segno, rafforzando, ad esempio, gliscambi commerciali con i Paesi dell’Est in cre-scita, trasformando i nostri brevetti in pro-dotti commerciabili, concludendo alcune par-tite strategiche come quella del Superporto diMonfalcone».

Quali sono le proposte di Cisl per darenuove opportunità al mercato del lavoro inFriuli Venezia Giulia?«Occorre aumentare la nostra attrattività e la ca-pacità di essere competitivi, ma anche concre-tizzare serie ed efficaci politiche attive del la-voro, in grado di sostenere, come accade nel � �

«Occorre riprendere in mano con decisione le politiche industriali per tornare

ad essere attrattivi sia in campo nazionale, sia internazionale». Fa il punto

sul mercato del lavoro il segretario generale Cisl Friuli Venezia Giulia, Giovanni Fania

Renata Gualtieri

Page 74: Dossier Friuli Venezia GIulia

OCCUPAZIONE

92 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

nord Europa, chi perde il lavoro in veri e pro-pri processi di accompagnamento e di riquali-ficazione, facendo leva sul nostro ottimo si-stema della formazione professionale. Occorreintervenire anche sulla questione fiscale, intro-ducendo, forti della specialità del Friuli Vene-zia Giulia, tassazioni più snelle a favore delleaziende virtuose e che si impegnano a mante-nere gli stabilimenti in regione e l’occupazione.In questo modo, tra l’altro, non solo si attrar-rebbero nuove realtà produttive, ma si mette-rebbe pure un freno a tutte quelle aziende re-gionali che, proprio in virtù degli incentivifiscali, stanno spostando la loro sede legale ol-tre confine, ed in particolare in Slovenia. Va poiimplementata l’azione di tutti quegli strumentifinanziari gestiti dalla Regione, come Friulia eMediocredito».

Quali produzioni risultano le più trainantinel territorio locale?«Il nostro tessuto imprenditoriale, sotto il pro-filo produttivo e della qualità, risulta molto di-namico sia nel settore primario, sia in quello se-condario e del terziario. Paghiamo, invece, acausa della piccola dimensione delle aziende,una difficoltà strutturale sulle quantità. Resta ilfatto che, accanto alla nostra forte tradizionemanifatturiera, si sta consolidando un’altret-tanto forte attenzione e spinta verso i mercatipiù “tecnologici”, basti pensare ad esempio alsettore del biomedicale, e questo anche grazie altessuto di ricercatori ed istituti di ricerca moltofertile».

Cosa si sente di chiedere agli imprenditoridella regione?«Di avere più coraggio e di operare maggior-mente nell’ambito della coesione. Allo stessotempo chiediamo di farsi nostri alleati nellapartita della contrattazione di II livello. È, in-fatti, la contrattazione decentrata, purtroppoancora scarsamente praticata, che può diven-tare, unitamente allo sviluppo e potenziamentodegli Enti bilaterali, uno strumento eccezionalee qualificante non solo delle relazioni indu-striali, ma anche un insostituibile perno di di-ritti per i lavoratori. Penso per esempio allaconciliazione della vita familiare e di quellaprofessionale per le donne lavoratrici, che pro-prio dagli accordi aziendali potrebbe trovareconcretezza; senza parlare di retribuzioni e pro-duttività. Certo, l’obiettivo rimane quello dellapartecipazione democratica dei lavoratori neipercorsi aziendali».

Come è possibile coniugare oggi flessibi-lità e sicurezza?«Coniugare flessibilità e sicurezza non deve es-sere una possibilità, ma un obbligo, avendo amente, almeno come ispirazione, il modellodella “flexsicurity” nordeuropeo. Il vero ne-mico da abbattere è la precarietà del lavoroche porta ad una instabilità anche familiare esociale. Occorre stringere un nuovo patto so-ciale con i lavoratori ed i cittadini per far frontead un sistema di regole rigido che di fatto nonconsente la stabilizzazione nei rapporti di la-voro e l’accesso ai giovani».

��

C’è una forte spinta verso i mercati più “tecnologici”,come il settore del biomedicale

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Page 75: Dossier Friuli Venezia GIulia
Page 76: Dossier Friuli Venezia GIulia

94 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

Anto

nio

Scat

tolo

n

Idati parlano di una cre-scita del lavoro interinalein Friuli Venezia Giulianel corso di tutto il 2010

partita fin dai primi mesidell’anno, ma è soprat-tutto nella seconda partedel 2010 che è divenutasempre più consistente.Anche il 2011 è iniziatobene e nel primo trime-stre del 2011 si registraun ulteriore aumento divolumi di circa il 20%

del numero dei contratti, rispetto allo stessoperiodo del 2010. Sempre nel 2011 sta cre-scendo il numero di donne inserite. Ad oggisiamo praticamente in parità e questo con-ferma i dati Istat di dicembre 2010 che dannola disoccupazione femminile in calo dell’1,7%rispetto allo stesso periodo del2009. Anche in Adecco il77% dei dipendenti, il 67%dei responsabili di filiale e il42% di manager di filiale sono donne. A trac-ciare un quadro del mercato del lavoro in re-gione è Elisa Grisot, responsabile Adecco peril Friuli Venezia Giulia, individuando le ca-

Domanda e offerta a confrontoDi fronte a una maggiore specializzazione richiesta dal mercato, è importante formarsi,

acquisire esperienza, mettersi in gioco. Lo consiglia ai candidati al mondo del lavoro

Elisa Grisot, responsabile Adecco per il Friuli Venezia Giulia

Renata Gualtieri

Elisa Grisot,responsabile Adeccoper il Friuli VeneziaGiulia

Page 77: Dossier Friuli Venezia GIulia

Elisa Grisot

FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 95

ratteristiche e i profili che più rispondonoalle esigenze del territorio.

Esistono differenze rilevanti tra i diversicapoluoghi della regione?«All’inizio del 2010 si poteva parlare di cre-scita a macchia di leopardo, in quanto, pur es-sendone coinvolte tutte le province, vi eranoalcune aree in cui la ripresa del mercato era as-solutamente più visibile. In realtà poi, so-prattutto nella seconda parte dell’anno, lacrescita è stata sempre più diffusa e tutte leprovince della regione Friuli Venezia Giulia nesono state, a vari livelli, colpite».

A quale fascia di età appartengono inprevalenza i lavoratori interinali in Friulivenezia Giulia?«L’età media dei nostri lavoratori nella re-gione è di circa 33 anni. In questi primi mesidel 2011 comunque le aziende sono tornate

��

Per i profili amministrativi e contabili è gradita l’esperienza e conoscenzelinguistiche e informatiche

ad inserire anche profili più junior e menospecializzati. Abbiamo quindi una leggera cre-scita del numero di lavoratori fino a 30 anni.Sempre nel 2011 sta crescendo il numero didonne inserite. Ad oggi siamo praticamente inparità: 50% uomini e donne».

Quali sono attualmente i settori più di-namici e le posizioni più richieste?«Il settore maggiormente dinamico risulta es-ser oggi quello inerente la meccanica, più omeno specializzata (tutti i comparti). Buoni ri-scontri vi sono anche nel settore elettronico,alimentare e dei servizi in generale. Le posi-zioni più richieste oggi sono relative a profilicon buona esperienza e specializzazione nelsettore della meccanica. Le aziende, comun-que, sono tornate a inserire anche profili unpo’ più giovani. A parte ai profili legati allaproduzione e alle attività tecniche, non man-cano richieste di profili in ambito impiegati-zio ed è gradita in genere una certa esperienzae in alcuni casi alcune conoscenze linguisticheed informatiche, sia per attività amministra-tivo-contabile, sia per gestione ordini e con-tatti commerciali con l’estero. Su alcuni terri-tori registriamo anche richieste di risorse perattività commerciale, le aziende vogliono po-tenziare la loro rete commerciale per cavalcaretutte le occasioni di business legate alla ri-presa».

Si può parlare di caratteristiche maggior-mente spendibili sul mercato del lavoro?«In generale le aziende richiedono profili spe-cializzati con almeno due o tre anni di espe-rienza. In un’ottica di maggiore specializza-zione su un settore richiesta dal mercato, èimportante quindi continuare a formarsi eacquisire esperienza. In un momento comequesto, comunque, è necessario e consigliamoa tutti i nostri candidati di mettersi in giocoe valutare anche una maggiore mobilità sulterritorio».

È l’età media dei lavoratoriinterinali nella

regione

ANNI33

L’aumento delnumero dei

contratti del primotrimestre del 2011

rispetto allo stessoperiodo nel 2010

CONTRATTI+20%

La percentuale di lavoratoripresenti sul

mercato è ugualetra uomini e donne

OCCUPATI+50%

Page 78: Dossier Friuli Venezia GIulia

OCCUPAZIONE

96 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

La mission di Human Lab è supportare le aziende clienti nel loro sviluppo

e affiancarle nella ricerca di soluzioni efficaci per rispondere alle mutevoli

condizioni del mercato. Ne parla l’amministratore unico Marco Menghini

Renata Gualtieri

In Friuli Venezia Giulia qualcuno la-menta che non vi siano i presuppostiper realizzare sistemi “evoluti” di ge-stione delle risorse umane poiché pre-

domina una logica di stampo padronale.«In verità – ribatte Marco Menghini, am-ministratore unico Human Lab – lo scena-rio friulano presenta un’interessante varietàdi realtà aziendali». Alle numerose imprese,storicamente radicate sul territorio, si af-fiancano altre importanti realtà, filiali digruppi italiani e di multinazionali. Questecontribuiscono ad alimentare un circolo vir-tuoso a beneficio del territorio. Human Labaffianca le aziende nel reperimento di ri-sorse umane a livello locale ed extra territo-riale, svolgendo attività di head hunting eha al suo interno una divisione dedicata allaformazione e allo sviluppo del personale.

Come rispondete all’offerta di la-voro del mercato locale?

«Il cliente di Human Lab trova innoi un interlocutore univoco ingrado di accompagnarlo in qualsi-

voglia situazione, locale o globale.Valorizzare le nostre conoscenze

sulle sue peculiarità accrescel’efficacia e la qualità del

nostro intervento. In re-gione, ci poniamo quale“crocevia” per i profili

manageriali. Per esi-genze aziendali a li-

vello locale, re-periamo profilipresenti in area

Fornitori e business partner

o al di fuori di essa. Altret-tanto se le esigenze riguar-dano invece necessitàesterne. Così svolgiamo an-che attività di scouting diopportunità di business traaziende. Individuiamo i soggetti, esami-niamo i loro problemi, cerchiamo soluzioni,imbastiamo progetti, creiamo interconnes-sioni tra i soggetti interessati, collaboriamocon altre società di consulenza comple-mentari alle nostre attività. In questa dina-mica, spesso, risultano determinanti i nostrirapporti con il mondo del private equitycon cui collaboriamo. In altre parole, so-steniamo il modello di sviluppo delle retid’imprese. È auspicabile che enti, istitu-zioni e organi di governo creino i presup-posti per attrarre e agevolare gli investi-menti considerati soprattutto laconcorrenza dei Paesi confinanti. Il territo-rio del ha elevate potenzialità, ma ritengoche molte di queste giacciono, ancora ine-spresse. Bisogna rinnovare la tradizione maanche puntare sulle opportunità offertedalla presenza di Parchi tecnologi e scienti-fici, sulle aziende d’eccellenza che operanonel settore hi-tech, sulle rilevanti risorse tu-ristico- ambientali e agricole».

Quali le maggiori difficoltà nella ri-cerca e selezione di personale qualificato? «Possiamo notare incremento dell’offerta,l’aumento della competitività e va creatofabbisogno. C’è anche notevole disomoge-neità nello stato di salute delle aziende infunzione dei settori e dei mercati di riferi-

Marco Menghini,

amministratore unico

di Human Lab

Page 79: Dossier Friuli Venezia GIulia

Marco Menghini

FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 97

mento. Da un lato dob-biamo confrontarci con uncalo generalizzato della do-manda, dall’altro lato dob-biamo confrontarci conl’acuirsi della competitivitàtra gli operatori di settore.In generale, manca ancoraun adeguato livello d’infor-mazione anche sulle norma-tive che regolamentano ilmercato del lavoro e le suedinamiche. Occorre sensibilizzare leaziende sul valore aggiunto del ricorso adun servizio esterno di qualità. Il nostroobiettivo è di consentire all’azienda di di-sporre di in un ampio ventaglio di candi-dature, le migliori disponibili e, nel con-tempo, ridurre i rischi associatiall’investimento che stanno realizzando. Atal fine, verifichiamo le referenze dei can-didati e realizziamo valutazioni approfon-dite delle loro competenze professionali.Talune aziende ritengono che sia difficileattrarre in regione profili specialistici poi-ché i livelli retributivi sono mediamentepiù bassi di altre destinazioni e perchél’area viene considerata un po’ defilata dalresto d’Italia. In realtà, l’elevata qualitàdella vita mediamente percepita compen-

sano gli altri aspetti. Scarsapropensione da parte di al-cuni candidati alla mobilitàgeografica e loro visionestrettamente “domestica”».

Quali sono attualmentei settori più dinamici e leposizioni più richieste? «Nella nostra prospettiva isettori che in questo mo-mento offrono maggiorichance sono quelle correlateal mondo hi-tech e, in ognicaso, quelle che investonoin ricerca e sviluppo produ-cendo innovazione. Su que-ste coordinate le aziende cheriescono a delineare nuovestrategie e hanno il corag-gio di investire in innova-zione. Tra i profili profes-sionali più ricercati in questi

ultimi tempi, rileviamo profili di Commerciali per l’Ita-lia ma, soprattutto, per l’espansione sui mercati esteri.Spesso a questi seguono profili specialistici a indirizzotecnico e gestionale per supportare quanto i primi hannoseminato».

In quale fascia di età rientrano il maggior numero dilavoratori?«Trattando profili manageriali o specialistici, le nostre ri-cerche interessano professionisti in una fascia d’età indi-cativamente compresa tra i 35 e i 50 anni».

Si può parlare di caratteristiche maggiormente spen-dibili sul mercato del lavoro?«Sì, riferendoci a caratteristiche generali espresse in ter-mini di flessibilità e capacità di adattamento ma anche ala provenienza da esperienze lavorative in contesti orga-nizzativi diversi (fuori regione o, ancor meglio, interna-zionali) avendo poi però la capacità di ricontestualizzarea livello locale il know how acquisito altrove».

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FOCUS PORDENONE

100 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

Città polifonica, tra industria e cultura

«Il volto di Pordenone ha subito unatrasformazione radicale. Perno delcambiamento, la cultura. Il teatro,la galleria d’altre moderna, l’inno-

vativa biblioteca, il museo archeologico diTorre, il campus universitario, sono alcuni pro-dotti di questa rivoluzione, un po’ infrastrut-turale, un po’ antropologica». È questo il filrouge di Pordenone guardata attraverso diecianni attività e ripercorso dal primo cittadino,Sergio Bolzonello, che si appresta a lasciare lapoltrona. «Mi auguro che la futura ammini-strazione prosegua sul nostro tracciato, cioèche non disgiunga i settori di sviluppo dellacittà. L’economia non va incentivata guardanounicamente alla parte produttiva, le parti de-vono essere messe in comunicazione. Porde-none ha bisogno di una visione d’insieme e diun grosso investimento infrastrutturale. In pra-tica di direttrici, asfalto e autostradeinformatiche».

Partiamo dalle “linee di fuga”. La regioneha dato il via libera al progetto della circon-vallazione a sud di Pordenone. Che peso ri-veste quest’opera? «Rappresenta una grande sfida. Con l’aperturadell’autostrada A28 si completa finalmente,dopo decenni, un’infrastruttura fondamentaleche ci immette, in tempi brevissimi, pratica-mente sulla linea della Tav. Sarà quindi neces-sario aprire un collegamento per tutta la parte

Pordenone, da agglomerato di fabbriche e caserme a tessuto

urbano modellato sui luoghi della cultura. A sostegno della città,

il sindaco uscente Sergio Bolzonello mette prima di tutto i saperi,

«che tengono assieme l’economia e il welfare»

Paola Maruzzi

nord della città e portare inautostrada un traffico non solocittadino, ma di natura pro-duttiva, che proviene dai co-muni limitrofi. Questo se finoa oggi diventa parassitario al-l’interno della città. Con lanuova bretella, invece, si drenauna grossa parte di traffico e losi porta direttamente in autostrada».

Quando saranno ultimati i lavori?«Siamo al progetto definitivo, con 35milioni dieuro già finanziati. È credibile che i cantieri siaprano nei primi mesi del 2012 e che abbianouna durata di circa un anno e mezzo».

Assodata la scelta di includere Portogruaronel progetto del Corridoio V,ora su cosa bisogna spin-gere per rilanciare la via-bilità da e verso Porde-none?«Il passaggio nei pressi diPortogruaro consente di in-cludere tutta la zona del por-denonese, che è altamenteindustrializzata e chenecessita fortementedi collegamenti veloci.Ora c’è bisogno di po-tenziare la linea ferro-viaria Casarsa-Porto-

Da sinistra, il teatro

comunale Giuseppe

Verdi, la biblioteca

civica e l’interno della

Galleria d’arte moderna

di Pordenone. Sotto,

il sindaco Sergio

Bolzonello

Page 83: Dossier Friuli Venezia GIulia

Sergio Bolzonello

FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 101

sco prima di tutto alla disoc-cupazione. Al di là degli am-mortizzatori abbiamo messo adisposizione delle politiche at-tive, che prevedono il riassor-bimento nel mercato del la-voro. Discorso analogo perquanto riguarda la pianifica-zione e la condivisione di pro-

getti, in primis le infrastrutture. Per fortuna ilterritorio è stato molto compatto. Le associa-zioni di categoria e le istituzioni pubblichehanno lavorato bene assieme».

Cosa intende per “interventi concreti” sul-l’occupazione?«Stiamo lavorando molto sulle borse lavoro.Ne abbiamo una sessantina e vanno dalla cul-tura all’ambiente, passando per servizi. In ge-nerale possiamo dire, attraverso alcuni segnali,possiamo dire che l’economia locale sta uscendodal periodo critico. La nostra provincia vanta il50 per cento di export e questo ci condurràverso una fase di nuova espansione».

grualo, in modo che il nostro centro Intermo-dale e la nostre aree industrializzate, collegate aquelle del Sanvitese, possano trovare un ulte-riore sbocco».

Quali altri cantieri animano la città?«A nord di Pordenone stiamo facendo un in-tervento di riqualificazione: qui si posizione-ranno il nuovo ospedale civile e il nuovo car-cere, entrambi in fase di progettazione».

Lei ha più volte sottolineato l’importanzadi dialogare con gli imprenditori. Questa si-nergia cosa ha prodotto?«Ci ha dato modo di affrontare su più questionile problematiche connesse alla crisi. Mi riferi-

��

Abbiamo dotato la città di infrastruttureaffinché venisse fruita in modo diverso.La cultura si è fatta volano per l’economia

Page 84: Dossier Friuli Venezia GIulia

FOCUS PORDENONE

102 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

Riaffermare la competitivitàa partire dai “modelli”

Su scala regionale, il quarto trimestre del2010 ha portato una boccata d’ossi-geno all’economia del Friuli VeneziaGiulia e pare proprio che l’onda d’urto

continui a “contagiare” i tessuti imprendito-riali. La produzione ha ripreso quota, salendodel 4,7 per cento. Analogo discorso per le ven-dite totali che sono crescite di un buon 10 percento, risultato raggiunto anche grazie allebuone performance sul territorio nazionale.Altrettanto significativo è l’ascesa dell’exportche passa da un +3,2 al 9,2 per cento. L’unicaspina nel fianco rimane l’occupazione, ancorain discesa, che è passata al disotto dello zero. In attesa dellaprossima indagine congiuntu-rale, le associazioni provincialidegli industriali riprendo lamarcia verso un’aspettative ot-timistica. In particolare è sulladomanda estera che si con-centrano le principali energie:fino a qualche mese fa, infatti,il 40 per cento degli impren-ditori riteneva nettamente inascesa l’export. Stringendo ilcampo, il numero uno diConfindustria Pordenone,Maurizio Cini, conferma iltrend. «I dati complessivi sonoincoraggianti. A fare da protagonista il com-parto della meccanica, che occupa un 60 percento dell’export. Viaggiano bene anche glialtri due capisaldi dell’economia provinciale:legno arredo e nuova plastica».

Sulla scia di questo buon vento, a qualinuove macroaree state puntando?«Con il 75 per cento delle esportazioni, l’Eu-ropa rimane il principale canale, anche se ul-

Recuperato lo slancio ottimistico, oltre che i numeri

sulla produzione, l’industria di Pordenone

si prepara ad accogliere la sfida della “fabbrica

modello”. Per Maurizio Cini è un ulteriore modo

per affermare la competitività

Paola Maruzzi

Maurizio Cini,presidente diConfindustriaPordenone

Page 85: Dossier Friuli Venezia GIulia

Maurizio Cini

FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 103

timamente il giro d’affari legato all’Asia, che al-meno fino a oggi è ancora di piccole dimen-sioni e riguarda solo il 14 per cento del totale,sta incalzando a ritmi di crescita del 30 percento annui. Nessuna sorpresa, invece, dagliStati Uniti, che si aggiudicano un modesto 5per cento».

Per acquistare punti su scala internazio-nale, strategico sarà il progetto pilota della“fabbrica modello”. Di cosa si tratta?«La nostra Lean experience factory, la cosid-detta “fabbrica modello” appunto, che saràinaugurata il prossimo 23 giugno, è una piat-taforma reale, dotata di macchinari, attrezza-ture e strumenti di supporto didattico, desti-nata alla formazione e alla sperimentazione sulcampo dei principi e delle tecniche di leanmanufacturing attraverso un’innovativa me-todologia di insegnamento consolidata e col-laudata, con presenza di competenze di alto li-vello. La sua missione è contribuireall’aumento di produttività del territorio me-diante una formazione scientifica e rigorosa, incontinua relazione con l’evoluzione della realtàproduttiva, coinvolgendo il maggior numeropossibile di imprenditori, manager, dipendentie studenti. Si vuole quindi promuovere la ri-cerca sul lean, rendendo il Nordest un centrodi competenza e attrazione per tutto il territo-rio nazionale. In questa prospettiva, la fab-brica rappresenta un investimento di lungoperiodo che avrà importanti ricadute in ter-mini di sviluppo del territorio». La Factory nasce come accordo di collabo-razione tra diverse realtà. Quali sono i di-versi compiti? «Lean experience factory si configura comejoint venture paritetica fra il territorio e

Il comparto del legno-arredo,assieme alla meccanica,rimane una delle eccellenzecapace di stare al passo e innovarsi

� �

Page 86: Dossier Friuli Venezia GIulia

104 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

McKinsey & Co. che contri-buiranno alla sua realizzazionecon ruoli specifici. I soggettidel territorio che vi hanno in-vestito, oltre all’Unione Indu-striali di Pordenone, capofiladel progetto, sono Confindu-stria Udine, Camera di com-mercio di Pordenone, Polo Tecnologico, Key-mec, Provincia e Comune di Pordenone.McKinsey & Co. ha portato il proprio kno-whow tecnico e commerciale. Diversi i partnerscientifici, che sono Cuoa, Università degliStudi di Udine e Trieste: questi assicurerannola continua evoluzione e aggiornamento deicontenuti formativi, nonché lo sviluppo di at-tività di ricerca sul tema della produttività edell’efficienza operativa».

In Italia si tratta di un unicum. A chi avete“rubato” l’idea?«Questa inedita scuola di alta formazione, chenasce all’interno di piano di investimento de-dicato alla competitività e all’efficienza pro-duttiva, prende ispirazione dalla Germania edalla Francia, dove esistono realtà simili».

In tema di innovazione, che ruolo sta gio-cando il polo tecnologico di Pordenone?«Rilanciato negli ultimi anni, oggi questa piat-taforma coinvolge una settantina di imprese edè strategica nella condivisione dei processi diinnovazione e nella continua messa in discus-sione. Non ha affatto un ruolo di facciata. Daqui hanno preso piede ricerche importanti,troppo grandi per essere supportate da unasingola impresa».

Passando ai distretti, c’è qualcosa che li ac-comuna tutti?«Sicuramente il tema dell’impatto ambientale.Come Unione degli industriali cerchiamo ditessere le fila, pur rispettando la diversità dei di-

versi ambiti di competenza».Pordenone è in fermento per le ammini-

strative e si discute molto sull’impegno perpotenziare le infrastrutture. Secondo lei dicosa ha bisogno il territorio?«Premesso che la larga banda debba essere unmust, per quel che riguarda le infrastrutture pe-santi credo sia prioritario lo sviluppo dell’In-terporto, che è diventato una realtà impre-scindibile che dà valore aggiunto allacompetitività locale. Allargando il discorso,per l’economia regionale, il grande porto diTrieste: sarà un ulteriore direttrice di traffici,una porta d’accesso per il Nord Europa. L’au-gurio è che dalle parole si passi ai fatti, evitandodi invischiarsi in inutili contrattempi. Non di-mentichiamo che a Podenone abbiamo avutoil caso dell’autostrada A28, il cui compartoprincipale, quello diretto verso il Veneto, è ri-masto bloccato per vent’anni. Alla luce di que-sta preoccupazione, siamo determinati a por-tare avanti le infrastrutture leggere, necessariealle attività quotidiane di tutto il tessuto im-prenditoriale».

Dopo dieci anni, a Pordenone si chiudel’era Bolzonello. A grandi linee come giudicail confronto con l’amministrazione comunale?«A parte rarissimi casi di scontri e le naturali di-vergenze politiche, la struttura istituzionale hadimostrato capacità di dialogo. In generale, sutemi concreti come appunto le infrastrutture,siamo stati sempre coesi».

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FOCUS PORDENONE

Page 87: Dossier Friuli Venezia GIulia

Giovanni Pavan

FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 105

Interporto e potenziamento di tutta la rete logistica per dare senso all’economia del territorio,

che per Pavan ha un carattere «manifatturiero e votato all’export». Senza eccessivi slanci,

dalla Camera di Commercio arrivano segnali positivi

Paola Maruzzi

Una ripresa in chiaroscuro

Idati più recenti forniti dalla Camera diCommercio di Pordenone, relativi alquarto trimestre del 2010, parlano diun’economia in risalita rispetto al down

della piena crisi. «In testa, i prodotti in metallo,macchine ed elettromeccanica, mentre tra isottosettori, il legno-mobile ha ancora una cre-scita contenuta. Si può parlare di leggera ri-presa anche per il commercio al dettaglio, mal’edilizia è apparsa ancora in grave difficoltà»commenta il presidente Giovanni Pavan. Incerti sono pure i primi mesi del 2011, infatti«se il comparto produttivo fa presagire il man-tenimento di un trend perlomeno rassicurante,dall’altra parte c’è il tasto dolente dell’occupa-zione e del rientro dei cassaintegrati».

In tema di rilancio della competitività, Pavansi sofferma su quella che definisce un’assolutapriorità: l’ammodernamento delle infrastrut-ture, «inteso sia come potenziamento della via-bilità che delle reti telematiche». È naturale,quindi, spostarsi sulla piattaforma logisticanata per avere un richiamo internazionale, l’in-terporto Centro ingrosso di Pordenone. «Con-sapevoli che questo sistema integrato per iltrasporto delle merci e il commercio al detta-glio sia lo snodo ideale tra l’Italia e i paesi delcentro e dell’est Europa, stiamo impiegandonotevoli sforzi per implementarne il piano in-frastrutturale, spingendo affinché si compia larealizzazione di tutti i raccordi ferroviari e deimagazzini integrati». � �

A destra, il Palazzocomunale di Pordenone.Sotto, Giovanni Pavan,presidente della Cameradi Commercio

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FOCUS PORDENONE

106 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

Dopo l’ottenimento strategico del raccordocon l’autostrada A28, «ora l’obiettivo è daresviluppo alla logistica integrata, in modo chepossa avere valore strategico al territorio, anchein termini di maggiore attrattività per le re-gioni limitrofe. È ormai chiaro, infatti – pro-segue Pavan – che spazi come l’Interporto nonpossano limitarsi ad affrontare il tema del tra-sporto e della realizzazione delle infrastrut-ture, ma debbono guardare a tutto il processologistico, inserendosi nel mercato dei servizi,dove le grandi piattaforme costituiranno ilfulcro per rendere efficienti le attività indu-striali del prossimo futuro».La Camera di Commercio ha preso parte at-tiva anche alla riqualificazione della Fiera diPordenone. In particolare, assieme al Comune,è direttamente coinvolta nel progetto che pre-vede la realizzazione di un migliaio di par-cheggi, «soluzione necessaria per migliorare laricettività e la viabilità in concomitanza dimanifestazioni fieristiche, motore di sviluppodel territorio». Che Pordenone e provincia ab-biano bisogno di vettori e “piste” veloci, loconfermano i dati sull’export, «che riguarda un50 per cento di quanto si produce. In tal sensola Camera di Commercio è impegnata nel so-

stenere fortemente l’interna-zionalizzazione delle imprese,specie di quelle medio piccole.È un percorso che abbiamointrapreso assieme alle conso-relle del Friuli Venezia Giuliae con la Regione e che, tra lealtre cose, ha visto nascerel’azienda speciale ConCentro.Attraverso attività mirate, lepmi vengono così messe nellecondizioni di conoscere ipaesi-obiettivo, sviluppando

progetti di business ad hoc». Ma quali sono le realtà che hanno, per cosìdire, una marcia in più verso i mercati esteri?«Senz’altro la subfornitura, forte soprattuttoper quanto riguarda la gomma-plastica, il le-gno e il metallo. Non a caso a Pordenone,proprio all’interno di ConCentro, opera conil Centro della subfornitura del Friuli Vene-zia Giulia, punto di riferimento per l’interaRegione».Prossimo passo è «presidiare i mercati emer-genti, in particolare quelli asiatici, senza di-menticare l’Europa, con la Germania in testa,e al tempo stesso guardare con attenzione amercati in ascesa come Brasile, India, Cina,dove la nostra provincia, pur con un recenteapproccio, sta già registrando percentuali po-sitive e prospettive di crescita». Uno slitta-mento che per Pavan deve andare di pari passocon la sburocratizzazione dello Sportello unicoper le attività produttive. «Abbiamo già messoin rete tutti i 51 comuni della provincia. Almomento l’ente ha appena avviato una speri-mentazione con i comuni di Pordenone e Por-cia. Una valida strada alternativa è l’utilizzo de-gli strumenti digitali, fonte di vantaggi sia intermini di costi che di tempi».

��Dopo l’ottenimento strategico

del raccordo con l’autostrada A28,ora l’obiettivo è dare sviluppo alla logistica integrata

L’interporto Centroingrosso di Pordenone

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FOCUS PORDENONE

Le imprese del terziariosembrano guardarecon fiducia all’anda-mento della propria

attività, facendo registrare unasostanziale tenuta sul fronte del-l’occupazione e dimostrandouna capacità di fronteggiare ilfabbisogno finanziario, che nelquarto trimestre del 2010 èstato superiore rispetto al dato medio nazionale.Puntuale e a tinte meno fosche rispetto a qualchemese fa, arriva l’indagine campionaria condottada Confcommercio Pordenone. Si tratta di pic-

coli e timidi segnali di ripresa,che per Alberto Marchiori, pre-sidente di Ascom, erano già inincubatrice in fase di post saldi.«Incoraggianti sono stati i primisegnali riguardo l’andamentodei saldi invernali nel mese digennaio 2011 negli esercizicommerciali di Pordenone.L’affluenza dei consumatori ne-gli esercizi commerciali è risul-tata leggermente in aumento ostazionaria rispetto ai saldi in-

vernali dello scorso anno. Anche l’andamento de-gli incassi segnalato dalle imprese del commercioè sostanzialmente stabile: le imprese hanno in-cassato come nel gennaio del 2010. Stabile ri-spetto allo scorso anno anche la cosiddetta “me-dia scontrino”». Su questa base, l’Ascom affrontale sfide in arrivo.

Quali sono stati i settori merceologici chehanno risentito maggiormente della crisi? «L’orafo, l’abbigliamento e la casa, che segue lacrisi dell’edilizia. L’alimentare ha avuto qualchepiccola contrazione, ma decisamente insignifi-cante rispetto al resto».

Per fronteggiare le crisi avete messo in giocoforme di ammortizzatori?«Da un anno e mezzo abbiamo, grazie alla di-sposizione di fondi regionali e statali, siamo an-

Alberto Marchiori,

presidente di Ascom

Pordenone

I consumi non aumentano,nuove iniziative dei commercianti

108 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

È in fase di ripresa il terziario nella provincia

di Pordenone, con il settore tecnologico

in crescita. Qualche timido segnale

positivo arriva dal settore immobiliare.

E nel frattempo l’Ascom sta pensando

anche all’e-commerce

Paola Maruzzi

Page 91: Dossier Friuli Venezia GIulia

Alberto Marchiori

FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 109

poco a drenare i flussi di acquirenti e a svuotare ipiccoli centri, che stanno perdendo le loro funzionicommerciali».

La crisi dei consumi è ancora in atto: avete inprogramma alcune iniziative particolari perfronteggiarla?«La crisi dei consumi non solo persiste mapuò aumentare. Abbiamo già in lista 285 esu-beri dall’Electrolux e si parla di 600 posti dilavoro nel settore del mobile. In pratica, è unnumero incredibile di famiglie che non po-tranno spendere. Per tamponare il problema,abbiamo creato un progetto pilota che ri-guarda il centro storico di Pordenone con lanascita di un’associazione ad hoc, Sviluppo eterritorio, che vuole appunto riformulare l’of-ferta merceologica, mettendo in circolo unafidelity card».

Scelte merceologiche alternative ed e-com-merce: crede che i commercianti di Pordenonesiano pronti per fare questo passo? «Siamo sulla buona strada. Sempre nel progettodi City card, abbiamo previsto uno spazio on-line autogestito, in cui si segnalano le promo-zioni e gli sconti. In questa fase il web serve soloper dare visibilità. L’approdo sarà l’e-commercevero e proprio. Per ora siamo in attesa di for-mare i nostri operatori. Il nostro è uno dei set-tori meno informatizzati. L’obiettivo è colmareil gap e creare due piazze, una reale e una vir-tuale. Insomma, il commerciante non più essereun imprenditore di serie B».

dati incontro ai nostri dipendenti con delle formedi cassaintegrazione, disponibili fino a sei mesi.Alcuni ne stanno ancora usufruendo».

Ribaltando le prospettive, quali sono i settoripiù forti?«Il settore tecnologico nel 2010 ha segnato al-meno un 10% in più di fatturato. Ora bisogna ve-rificare se questo andamento positivo verrà man-tenuto. Qualche timido segnale arriva anche dalmercato immobiliare».

Qual è il rapporto tra la grande distribuzionee il commercio al dettaglio?«Dopo anni di isolamento, la grande distribu-zione ha raggiunto la provincia di Pordenone e sista rivelando prevaricante. Il territorio pullula dicentri commerciali e di supermercati di quartiere.La nostra è una provincia piccola, quindi ci vuole

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112 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

L’anno cruciale è il 1973, quando leie il marito Benito creano la primaGrappa Monovitigno, ottenuta dallaselezione e dalla distillazione delle

sole bucce dell’uva Picolit. Tappa fondamentaleè anche il novembre del 1984, data in cui chie-dono per primi e ottengono l’autorizzazioneministeriale per distillare l’uva intera, anziché lasola buccia, e creare l’Acquavite d’Uva ÙE. Epoi ancora l’aprile del 2000, quando, dopoanni di ricerche, le figlie Cristina Antonella edElisabetta danno vita a “Gioiello”, ottenutodalla distillazione del puro miele. Ma procediamo con ordine. «Mio padre, emi-grante figlio di emigranti, era innamorato delFriuli e mi ha trasmesso l’amore per le radici e laconoscenza del territorio – ricorda Giannola

Artefice di un successo tutto friulano, Giannola Nonino ha trasformato la grappa nella regina

delle acquaviti. «Con determinazione, passione e professionalità ho superato le barriere

di un periodo che considerava la donna imprenditrice una stranezza»

Michela Evangelisti

Nonino -. Fin da piccola mi ha spiegato perchéle vigne e i vitigni autoctoni friulani potevanodare risultati così eccelsi soltanto nel loro habitate perché la tradizione è fatta anche di innova-zione, nel rispetto dell’esperienza di quanti cihanno preceduto. Insisteva nel dirmi ciò che sol-tanto oggi quasi tutti ammettono: i valori e i pro-dotti antichi devono essere protetti, salvati, penala perdita della nostra identità». Animata da que-ste idee Giannola ha incontrato Benito, inna-morandosi prima di lui e poi anche del suo me-stiere: l’arte della distillazione della grappa.«Erano gli anni 60, la grappa era considerata undistillato grezzo, retaggio del freddo e della mi-seria - racconta -. Ma io ero certa della qualità in-superabile della grappa che produceva Benito enon potevo accettare l’atteggiamento pigro e ri-

Un’icona del made in Italy

In apertura,

le distillerie Nonino

a Ronchi di Percoto

Foto

M. P

iazz

a

Page 95: Dossier Friuli Venezia GIulia

Giannola Nonino

luttante dei consumatori, che preferivano le ac-quaviti straniere. Mi schierai al suo fianco e co-minciò la nostra duplice battaglia per dare allagrappa l’onore che le spettava: la battaglia diBenito per rivoluzionare la qualità del prodotto,la mia per rivoluzionarne l’immagine».

Si è affermata come donna imprenditrice inanni in cui il binomio donna-lavoro era an-cora considerato un’anomalia: quali difficoltàha incontrato?«Sono felice di essere donna. I miei genitori mihanno educato a diventare un individuo auto-nomo e libero. Così ho superato tutte le barrieredi un periodo che considerava la donna im-prenditrice una stranezza. Con determinazione,rigore, passione e professionalità, l’ho avuta vintasui colleghi friulani che mi deridevano o addi-rittura mi denunciavano. Il fatto di essere donnasi è poi rivelato una marcia in più soprattutto aldi fuori della mia terra: ho avuto incoraggia-mento, sostegno e ammirazione dai più presti-giosi uomini dell’imprenditoria e della cultura».

Ha tre figlie e otto nipoti: come è riuscita aconciliare lavoro e famiglia? «Con grande difficoltà, fatica, rinunce. Occorredecidere ogni giorno le priorità tra famiglia o la-voro. Stavo accanto alle mie figlie nel caso aves-sero qualche problema e poi sbrigavo di notte illavoro che non avevo potuto fare di giorno. Èstata determinante la presenza di mia madre e diAda, una persona eccezionale che seguiva le miefiglie ogni volta che dovevo assentarmi. Pur-troppo in Italia mancano le strutture - dagli asilinido all’assistenza per le persone anziane o ma-late – e tutto ricade sulle donne. Nella nostraazienda il 95% dei dirigenti e dei dipendentisono donne che possono dare il meglio perché acasa ci sono sempre un nonno, una nonna, unazia che si prendono cura dei loro figli. Eppure,alla fine del lavoro, devono dedicarsi ugualmente

��Mi schierai al fianco di Benito

e cominciò la nostra duplice battagliaper rivoluzionare la qualità del prodotto e la sua immagine

FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 113

Qui sopra,

in basso da sinistra,

Giannola Nonino,

amministratore

delegato della Nonino

Distillatori Spa,

Elisabetta

e Antonella Nonino.

In alto, da sinistra,

Benito Nonino,

Chiara Bardelli Nonino

e Cristina Nonino

� �

alle faccende quotidiane. Così sono costrette a ri-nunciare al tempo da dedicare a se stesse».

È stata la prima donna alla quale l’ateneofriulano ha assegnato una laurea honoriscausa. Cosa ricorda di quel giorno? «Di quel giorno ricordo l’affetto, l’orgoglio el’ammirazione delle persone che mi voglionobene. Il Friuli ha molte donne che meritereb-bero questo ambito riconoscimento; in com-penso vantiamo un primato che mi inorgogli-sce moltissimo, una delle pochissime grandidonne rettore di università è qui e si chiama Cri-stiana Compagno».

Dal 1998 è Cavaliere del Lavoro e nel 2002le è stato conferito anche il Premio MarisaBellisario. Cosa hanno significato per lei que-sti riconoscimenti?«Uno sprone per impegnarmi ancor di più nelmio lavoro, per far conoscere al mondo intero

Page 96: Dossier Friuli Venezia GIulia

DONNE D’IMPRESA

114 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

� � cosa significa “l’eccellenza asso-luta” italiana. Ricordo poi an-che il premio “Leonardo qualitàItalia”, per la sua motivazione:“per la qualità assoluta, la ricerca e l’innovazionei Nonino sono riconosciuti i veri ambasciatoridella grappa italiana nel mondo”. Sì, grazie aquesti riconoscimenti mi considero una donnafelice e realizzata».

È stata ideatrice e per trentasei anni in-faticabile animatrice del premio Nonino.Tra i vari personaggi internazionali che haconosciuto, chi le è maggiormente rimastonel cuore? «Il premio è stato ed è un modo diverso per farconoscere i nostri distillati, davvero unici comecerti grandissimi uomini di cultura. Allora rap-presentavamo una rarità, in seguito moltissimici hanno seguito anche in questo modo di co-municare. Mi è difficile selezionare dei nomi,dato che ognuno è entrato nel mio cuore. Ne ci-terò alcuni: da Jorge Amado a Leonardo Scia-scia, da Hans Jonas a Peter Brook, da VidiaNaipaul a Rigoberta Menchù, da Claudio Ab-

bado all’amico del cuore Ermanno Olmi, daLeopold Sedar Sengor a Claude Levi Strauss, au-tore fra l’altro di Tristi Tropici, che ha definito ilsuo viaggio a Percoto “il più esotico” della suavita. E poi ancora gli indimenticabili EdwardSaid, Raymond Klibansky, Mario Soldati. Uo-mini insostituibili, che ci hanno fatto crescerenella mente e nel cuore. Loro hanno offerto allenostre meravigliose figlie, e ora anche ai nostrinipoti, l’opportunità di avvicinarsi a un mondounico per intelligenza e anche, può sembrarequasi incredibile, per semplicità».

Cosa si augura per il futuro dell’azienda?«Il passaggio generazionale alla guida della No-nino è già avvenuto: Cristina, Antonella ed Eli-sabetta sono state determinanti nel traghettare lanostra azienda da una conduzione famigliare auna moderna, informatizzata, tecnologica, in-ternazionale. Hanno saputo sfidare il futuro senzadimenticare la parte migliore del passato».

��Il premio è stato ed è un modo

diverso per far conoscere i nostridistillati, davvero unici come certigrandissimi uomini di cultura

In alto, la famiglia

Nonino con i giurati

e i premiati del premio

Nonino 2011

Page 97: Dossier Friuli Venezia GIulia
Page 98: Dossier Friuli Venezia GIulia

DONNE D’IMPRESA

«L’imprenditoria femminile delFriuli Venezia Giulia è gradata-mente cresciuta senza creare unfenomeno sensazionale. Oggi

le aziende guidate dalle donne sono tante e, in ge-nere, ben amministrate». Questa fotografia èfrutto dell’esperienza sul campo di Lidia PinoSangoi, titolare di un gruppo di tre aziende cheoperano nel settore della prima trasformazione afreddo di prodotti siderurgici e, da qualche set-timana, presidente di Aidda Friuli Venezia Giu-lia. «Fino a qualche tempo fa la presenza femmi-nile alla guida di un’azienda si scontrava con

atteggiamenti di diffidenza chepotevano rappresentare un osta-colo allo sviluppo dell’impresastessa – osserva –. Ora, invece, idati statistici sulle buone per-formance delle aziende in rosahanno permesso di superarequesti pregiudizi».

L’etica del lavoro è un para-digma di fondo del modus vi-vendi dei friulani. «Esattamente, e affonda le sueradici nell’appartenenza a unaregione povera dove per otteneresi doveva faticare molto e dove

molti imprenditori, direi la stragrande maggio-ranza, si sono fatti da sé e sono diventati grandi at-traverso sacrifici e rinunce. L’etica del lavoro rap-presenta per il friulano uno stile di vita che haricevuto dai suoi genitori e che a sua volta trasmetteai propri figli; lo manifesta nella correttezza dei rap-porti professionali, nel rispetto degli impegni as-sunti, nell’attaccamento al lavoro e alla casa».

Quali sono le principali cause che ancoraoggi collocano le donne sotto il cosiddetto“soffitto di vetro”?«Il “soffitto di vetro” si sta a mio avviso sempre piùassottigliando, grazie alla formazione e alle com-petenze espresse dalla donna nei più svariati am-biti. Le capacità sono risorse scarse nella nostra so-cietà e sta maturando la consapevolezza che èbene assecondare la crescita di chi è portatore di

Promuovere la conoscenza delle realtà imprenditoriali

delle associate e favorire la collaborazione tra le varie

categorie economiche sui temi di interesse comune.

Sono gli obiettivi della neopresidente

di Aidda Friuli Venezia Giulia, Lidia Pino Sangoi

Michela Evangelisti

Lidia Pino Sangoi,

neopresidente di Aidda

Friuli Venezia Giulia

116 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

Buone performance contro i pregiudizi

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Lidia Pino Sangoi

FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 117

decisionali dello sviluppo eco-nomico passa attraverso l’affer-mazione di rigidi criteri di sceltameritocratici e di valorizzazionedei talenti femminili».

Possiamo affermare che lapartecipazione delle donne al-l’economia potrebbe essere,oltre che una questione di pariopportunità e di giustizia so-ciale, la chiave dello sviluppodel nostro Paese?«Possiamo senz’altro affermareche una maggiore presenza delladonna nel mondo del lavoro fa-vorirebbe l’economia. Il tasso dioccupazione femminile in Italiaè attualmente uno dei più bassidi Europa, nonostante le donnelaureate in Italia siano numeri-camente superiori ai laureati

maschi. Purtroppo sia le caratteristiche del mer-cato del lavoro che l’assenza di strutture a soste-gno della conciliazione tra famiglia e lavoro osta-colano una maggiore occupazione femminile».

Quali sono le attività e le iniziative cheAidda promuove sul territorio? «Le nostre iniziative sono volte alla valorizza-zione del ruolo di genere della donna nella societàcome fonte di energia per saper fare. Ciò che miprefiggo come neopresidente è promuovere laconoscenza delle realtà imprenditoriali delle as-sociate, favorire lo spirito associativo e il con-fronto per stimolare la partecipazione di tutte lesocie desiderose di impegnarsi attivamente e conspirito di amicizia, favorire la collaborazione trale categorie economiche sui temi di comune in-teresse economico e imprenditoriale».

meriti, capacità e competenze, indipendente-mente dal “genere”. Tuttavia, il raggiungimento dicerti ruoli comporta dover affrontare ambienticompetitivi, che possono risultare anche moltoduri e impegnativi. Fa parte delle regole del gioco».

Come lavorare per promuovere e valoriz-zare la presenza delle donne nei luoghi deci-sionali dello sviluppo economico?«La donna deve essere molto preparata, deve sa-per sfruttare le sue risorse coltivando determina-zione, precisione, correttezza e capacità relazio-nali. La sua volontà di affermarsi in tutte lemanifestazioni che la vita comporta si scontra conla difficoltà di conciliare famiglia e lavoro, una fa-tica che molto spesso le impone scelte che fini-scono per limitarne le potenzialità. La valorizza-zione della presenza delle donne nei luoghi

�Capacità e competenze sonorisorse scarse nella nostra societàe sta maturando la consapevolezzache è bene assecondarle,indipendentemente dal “genere”

Page 100: Dossier Friuli Venezia GIulia

DONNE D’IMPRESA

Il “tetto di cristallo” non accenna a in-frangersi. I dati sull’occupazione femmi-nile forniti dall’Eurostat per il 2010 con-fermano che l’invisibile barriera sotto la

quale sono relegate le donne italiane è ancora in-tatta. Il tasso di occupazione delle donne senzafigli, tra i 25 e i 54 anni, in Italia è pari al63,9%, contro il 75,8% della media Ue. La si-tuazione non cambia, anzi peggiora, per ledonne con un figlio: in Italia ha un’occupa-zione solo il 59%, e quando i figli diventano duela percentuale scende addirittura al 54,1%. Se ledifficoltà di conciliazione frenano le lavoratrici

dipendenti, colpiscono inmaniera ancora più dura leimprenditrici. Ma in Italiaè sempre più sviluppata larete a sostegno dell’inizia-tiva imprenditoriale fem-minile; in Friuli VeneziaGiulia all’interno di ogniCamera di Commercioprovinciale opera un co-mitato ad hoc, che offreconsulenze e formazione.

Quale portata ha inFriuli Venezia Giulia ilfenomeno dell’impren-ditoria femminile?

Una legge semplice per le imprese in rosa

«Nella nostra regione, come in generale in Ita-lia, l’imprenditoria femminile copre circa il25% di tutte le imprese; purtroppo da noi, incontrotendenza rispetto al resto del Paese, il fe-nomeno ha registrato una battuta d’arresto inquesti ultimi due anni, in particolare nella pro-vincia di Trieste. Le cause sono da ricercarsinella crisi economica internazionale, dallaquale, comunque, l’impresa femminile è statacolpita in percentuale minore rispetto a quellamaschile. Le donne in genere sono più oculatee rischiano meno nelle scelte imprenditoriali;nei momenti di difficoltà, poi, si rivelano piùtenaci e, avendo solitamente all’interno del-l’azienda un’ampia fetta di dipendenti di sessofemminile, con il ricorso al part time hanno piùpossibilità di rimanere sul mercato».

In quali ambiti in particolare le imprendi-trici del territorio stanno dimostrando forzapropulsiva, magari affacciandosi per la primavolta in settori da sempre appannaggio del-l’universo maschile?«Da dieci anni a questa parte troviamo im-prese femminili ormai in tutti i settori, anchenell’edilizia e nella metalmeccanica, anche se icampi più interessati continuano a essere quellodei servizi e il commercio».

Cosa stanno facendo concretamente i co-mitati legati alle Camere di Commercio lo-cali per favorire lo sviluppo dell’imprendi-toria femminile?«Il servizio più vantaggioso e in genere più ap-prezzato consiste nelle consulenze, gratuite eveloci, che le camere di commercio offronoalle imprenditrici, nel momento dello start upma anche quando le imprese sono già sulmercato e, per crescere, hanno bisogno di uncheck up personalizzato, non solo nel campofiscale ma anche in quello del marketing.

Elena Pellaschiar,

coordinatrice regionale

dei comitati

per lo sviluppo

dell’imprenditoria

femminile del Friuli

Venezia Giulia

Più oculate degli uomini nelle scelte e più tenaci

in tempi di crisi. È il ritratto delle donne d’impresa

fatto da Elena Pellaschiar. «Negli ultimi anni

troviamo aziende ormai in tutti i settori,

anche nell’edilizia e nella metalmeccanica»Michela Evangelisti

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Elena Pellaschiar

FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 119

agricola di famiglia.Quale rilievo ha lapresenza femminile inquesto settore? «In questo settore, chesembra tipicamentemaschile, in realtà dasempre la donna hagiocato un ruolofondamentale: èsempre stata il pilastrodelle famiglie contadinee a lei venivano affidatiincarichi importanti, come garantirel’approvvigionamento dei cibi e latrasmissione delle conoscenze. Comenel passato altrettanto decisivo èoggi l’apporto della donnanell'evoluzione dell’agricolturamoderna, grazie alla sua peculiareattenzione verso la qualità e lasicurezza dei prodotti, senzadimenticare la protezione del territorio edelle risorse naturali da conservare perle generazioni future».

DONNE E GIOVANI, RISORSE PER LO SVILUPPO LOCALENella provincia di Pordenone le imprese rosa sono in aumento, soprattutto nei settori dei servizi e dell’ospitalità. «Per una naturale predisposizione delle donne,per necessità di conciliazione e per una forte richiesta sociale» spiega Patrizia Bomben

L e imprese femminili attive inFriuli Venezia Giulia erano, al 31

dicembre 2010, 24.275. Se, rispettoalla fine del 2009, il loro numero èrimasto invariato, l’andamento hamostrato oscillazioni consistenti dauna provincia all’altra; quella diPordenone ha chiuso l’anno con ilrisultato più convincente, registrandoun +58 rispetto a fine 2009.

Quali iniziative sta portandoavanti al momento il comitato?«Per il biennio 2010/2011 il settorescelto per offrire formazione è quelloturistico, con attività riguardantil’aspetto comunicativo e del webmarketing. Il comitato poi promuove evalorizza le imprese femminiliattraverso diversi eventi, come iconvegni, che permettono dipremiarle e dare visibilità al loroimpegno sul territorio. Il comitato,infine, offre consulenze gratuite asportello per chi si vuole avvicinare almondo dell’imprenditoria ed è

impegnato istituzionalmente, assiemeagli altri comitati provinciali, nelrichiedere una legge specifica afavore dell’imprenditoria femminileche vada a sostituire la 215/92».

In che modo è possibilediffondere ulteriormente la culturaimprenditoriale tra le donne? «A mio parere sarebbe opportunofacilitare i processi di mentoring, cioècreare delle relazioni tra donne chehanno esperienza e capacitàimprenditoriali e donne con menoesperienza, di modo che le primeriescano a trasmettere alle secondecompetenze ed entusiasmo. Poioccorrerebbe incentivare reti sociali erelazioni che facilitino la coesistenzadi carriera/lavoro e famiglia eagevolare la nascita di nuove impresefemminili e giovani, autentica risorsaper lo sviluppo locale, attraverso aiuticoncreti, cioè incentivi e contributieconomici».

Dal 2000 è titolare dell’azienda

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DONNE D’IMPRESA

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pendenti; un primo passo potrebbe consisterenel migliorare le opportunità già esistenti (inparticolare quelle legate alla maternità) e nel-l’estenderle anche alle imprenditrici. Poi oc-correrebbe un intervento su tutti quei serviziancora carenti, come gli asili nido».

Come lavorare, infine, per promuovere evalorizzare la presenza delle donne nei luo-ghi decisionali dello sviluppo economico?«Non è un problema di facile soluzione: vi-viamo in un mondo che è ancora a caratte-rizzazione prettamente maschile nei punti dipotere e difficilmente un uomo che deve ope-rare una selezione per una dirigenza sceglieuna donna. Il grado di scolarità delle donneè comunque più elevato e perseveriamo, conle nostre competenze sempre maggiori, nelcombattere il pregiudizio e questa cultura an-cora vecchia che deve cambiare».

Inoltre il nostro comitato, es-sendo il Friuli una Regione astatuto speciale, sta lavo-rando, in collaborazione conl’assessorato alle Attività pro-duttive, per ottenere unanuova legge sull’imprenditoria femminile chesia di facile accesso; le leggi precedenti, comela 215, erano infatti molto complesse, concomplicate graduatorie e lunghi tempi d’at-tesa. Purtroppo le risorse regionali sono moltodiminuite, ma sarebbe utile per le imprendi-trici ricevere finanziamenti che le sostenganosoprattutto nello start up, ad esempio per lespese notarili e l’acquisto di macchinari».

In Italia la quota delle donne che parte-cipano al mondo del lavoro continua a ri-manere al di sotto degli standard europei euna donna su cinque è costretta a lasciare illavoro quando nasce il primo figlio. Comedovrebbero muoversi le istituzioni per fa-vorire un’inversione di tendenza?«Il problema della conciliazione purtroppo sista acuendo nel tempo e crea maggiori diffi-coltà alle imprenditrici che alle lavoratrici di-

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Il servizio più vantaggioso e in genere più apprezzato consistenelle consulenze, gratuite e veloci, che le Camere di commercio offrono alle imprenditrici

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Enrica Gallo

«Naturalmente predisposte a misurare i risultati sulle proprie forze,

prendono le distanze da meccanismi di lobby e, mediamente, non chiedono».

Così le donne, secondo Enrica Gallo, affrontano la sfida di una ripresa

sì economica, ma prima ancora sociale e morale

Michela Evangelisti

Su 942 utenti che nel 2010 si sono rivoltial servizio di assistenza e orientamentoper aspiranti imprenditori e imprendi-trici “Punto nuova impresa” della Ca-

mera di Commercio di Udine, 547 erano donne,in maggioranza tra i 30 e i 40 anni e con un ele-vato livello di scolarizzazione. Hanno manifestatointeresse imprenditoriale soprattutto verso i set-tori del commercio (48%) e dell’artigianato(30%). Dati significativi, dai quali prende lemosse la riflessione di Enrica Gallo, presidente delComitato per l’imprenditoria femminile dellaCamera di Commercio di Udine. «Quelle fem-minili, al 31 dicembre 2010, rappresentavano il25% dell’universo delle aziende, percentuale sta-bile e analoga a quella del 2009 – sottolineaGallo -. La maggior parte delle imprese femmi-nili della provincia si trova attualmente nel settoridell’agricoltura e del commercio. Il peso percen-tuale delle imprese rosa rispetto al totale, co-munque, si registra maggiormente nell’alloggio-ristorazione (il 39% dell’intero comparto) e,sempre più, nel campo dei servizi, tra istruzione,sanità e assistenza, attività artistiche e quelle clas-sificate come “altre attività del settore”, dove sonoaddirittura il 58% di tutte le imprese attive».

Quali opportunità scaturiscono dal fattoche il comitato sia inserito all’interno del si-stema camerale?«È un riconoscimento alla centralità della figura

Modelli virtuosi per la leadership femminile

Enrica Gallo,

presidente del Comitato

per l’imprenditoria

femminile della Camera

di Commercio di Udine

della donna imprenditrice e al suo ruolo crucialeper lo sviluppo e il futuro del sistema produttivofriulano: essere incardinati nell’istituzione cherappresenta tutte le imprese e tutte le categorieeconomiche dà più forza non solo all'azione delcomitato in sé, ma a quella di tutte le donne chetrovano il coraggio di scommettere, di fare im-presa. Fa capire che c’è un ente alle spalle, comela Camera di Commercio, che può offrire servizi,supporto e formazione. Mette in luce il ruolofondamentale delle donne, così come dei giovani,per immaginare un futuro più “ricco” per la no-stra economia e per la nostra società».

Svolgere un’attività imprenditoriale omanageriale presenta ancora per la donnanon trascurabili difficoltà. Quali a suo pa-rere le più diffuse? «Le criticità sono diverse e dipendono perla maggior parte dalla politica: congedi dimaternità e paternità, incentivi al rein-serimento lavorativo post maternità,asili nido. Questo è il tema su cuistiamo lavorando attualmente e desi-deriamo affrontarlo cercando esempivirtuosi di politiche di promozionedella leadership femminile, prendendocome modello Paesi dove da decenni siapplicano con successo. Gli studi più re-centi degli organismi internazionalirilevano che gli Stati caratterizzati

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DONNE D’IMPRESA

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� � da una minore partecipazionedelle donne al mercato del lavorosono quelli che crescono di meno. Risulta, inol-tre, che il lavoro femminile non è più un ostacoloalla natalità; anzi, si dimostra che oggi nei Paesiavanzati, a differenza di quanto avveniva in pas-sato, se le donne hanno meno opportunità di oc-cupazione fanno meno figli».

Quali interventi occorrerebbero dunquein Italia?«Per attuare politiche importanti di concilia-zione serve che il Paese se lo possa permettere.Attualmente credo che tutti gli attori dell’eco-nomia italiana debbano concentrarsi a risolle-varne le sorti, stringendosi in un progetto co-mune grazie al quale possiamo tornare a offrireil meglio e il mondo riprenda a puntare su di noi,e soprattutto che trattenga le nostre giovani forzeoffrendo tutto lo spazio possibile allo stesso in-gegno e genio che ha fatto la storia del nostroPaese: il popolo italiano».

La sua azienda si occupa di comunicazionee si propone di far crescere sul territorio legrandi idee imprenditoriali: qual è il valore ag-

giunto che le donne portano alla creatività e al-l’iniziativa imprenditoriale?«A mio avviso le donne sono naturalmente pre-disposte a misurare i risultati sulle proprie forze,affrontano in via prioritaria le necessità dandosecondaria importanza al superfluo, normal-mente prendono le distanze da meccanismi piùo meno trasparenti di lobby e, mediamente,non chiedono. Da una tradizionale visione dimercato, questa è letta come una lista di debo-lezze o svantaggi: ritengo invece che sia la baseper una misurazione più realistica di forze epersone, necessaria per affrontare la sfida dellaripresa sì economica, ma necessariamente primasociale e morale. Donne imprenditrici al centro,dunque, che fanno della qualità e della visioneil proprio vantaggio competitivo e che credonosia giunto il momento di trasformare il poteredella tradizione, unito al rispetto proprio dimadre natura e misto alla creatività, in business,e di offrirlo ai sistemi economici che questo, ilsogno, non lo sanno replicare».

�Il peso percentuale delle imprese rosa rispetto al totale è maggiore nel settore dell’alloggio-ristorazione (il 39% dell’intero comparto) e, sempre più, nel campo dei servizi

Le donne che nel 2010 si sonorivolte al servizio

di assistenza e orientamento

per aspirantiimprenditori

e imprenditrici“Punto nuovaimpresa” della

Camera di commercio

di Udine

3505È il numero

delle impresefemminili nel settore

nella provincia di Udine

AGRICOLTURA

547UTENTI

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spondessero anche alle sole 23mila 312 at-tive, saremmo contenti» commenta ClaudioViolino, assessore regionale alle Risorse ru-rali, agroalimentari e forestali. «Temo peròche il numero di imprese che vive di agricol-tura, nel senso che sviluppano redditività dalsolo settore primario, sia probabilmente dimolto inferiore». Questo, secondo l’asses-sore, sarebbe il vero problema dell’agricol-tura, non solo di quella friulana, ovvero«mantenere sul territorio un numero con-gruo di aziende agricole efficienti, efficacied economicamente remunerative. Per pro-durre beni alimentari ma anche per il man-tenimento dell’ambiente e del paesaggio».

La regione ha registrato il 98 per centodelle aziende rilevate contro l'86 per centosu scala nazionale. Quali sono i punti diforza del settore agricolo del Friuli VeneziaGiulia e di quali interventi necessita?«Il Friuli, proprio per conformazione geo-grafica e morfologica del territorio ha la ca-ratteristica di avere piccole aziende agricolecon produzioni quantitativamente limitatema di grande qualità. Da un lato questo puòessere un elemento penalizzante, dall’altroc’è da sottolineare che le stesse sono delle vereeccellenze agroalimentari, delle tipicità uni-che, che devono essere valorizzate e che de-vono essere conosciute - in primis da chi leproduce - e promosse».

L’amministrazione regionale si sta im-pegnando nel realizzare un’unica zona adenominazione di origine controllata perl’intero vigneto Friuli Venezia Giulia. È

Griffe agroalimentari Puntare sulle eccellenze e le tipicità del territorio costituisce il vero obiettivo

del settore agricolo della Regione nei prossimi anni. «L’agricoltura di domani

sarà “friulana” oppure non sarà», afferma l’assessore Claudio Violino

Elisa Fiocchi

Claudio Violino,

assessore regionale

alle Politiche agricole

Sul territorio regionale sono state ri-levate, dall’ultimo censimento agri-colo della regione, un complessivodi 29.661 aziende di cui però solo

23.312 sono risultate effettivamente attive ecorrispondono al 78,6 per cento del totale. Sitratta comunque di cifre ancora provvisorie,essendo ancora in atto i controlli e l’elabora-zione delle statistiche dei dati raccolti. Il cen-simento ufficiale rappresenterà quindi unquadro nitido della realtà agricola regionale ein particolare sarà uno strumento efficace peril futuro, attraverso cui implementare politi-che agricole in riferimento alle esigenze delleimprese. «È certo che se le imprese corri-

AGROALIMENTARE

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di promozione del vino e dei prodotti tipiciagroalimentari del territorio?«Visti i piccoli numeri che caratterizzano nonsolo la vitivinicoltura, ma tutto il settore agroa-limentare regionale, è importante che si riescaa trovare un’unità d’intenti tra i produttori, so-prattutto in un periodo difficile come quelloche stiamo attraversando. Le risorse non sonoinfinite e ogni soldo investito in agricoltura vafinalizzato. I fondi del Friulano sono sicura-mente una grande opportunità per riorganiz-zare l’intero comparto, realizzando la massacritica idonea per aggredire al meglio il mer-cato sempre più globalizzato. I nostri prodotti

un percorso realizzabile? «Siamo convinti che le diversità siano unaricchezza e quindi che le nostre 7 Doc costi-tuiscano delle punte di diamante dalle qualinon si può prescindere; è altrettanto vero cheviste le dimensioni della nostra vitivinicoltura(2% della produzione dell’Italia), la costitu-zione di una unica Doc Friuli possa costituireuno strumento valido da abbinare al mar-chio “Tipicamente friulano” per la promo-zione del vigneto Friuli all’estero. Forzare iltutto con un progetto calato dall’alto sarebbeun ulteriore frustrante tentativo che non vo-glio nemmeno iniziare. Certo, sarebbe unpeccato non poter sfruttare i fondi che ab-biamo a disposizione per la promozione delFriulano anche con questa iniziativa».

Un’eccessiva frammentazione dei con-sorzi di quanto ridurrebbe le potenzialità

�I nostri prodotti tipici sonoespressione della nostra identità e del nostro stesso territorio.Dobbiamo fare in modo che questadiventi un’arma a nostro vantaggio

Claudio Violino

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AGROALIMENTARE

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� � tipici, tra cui rientra a pieno ti-tolo anche il vino, sono espres-sione della nostra stessa identitàe del nostro stesso territorio.Dobbiamo fare in modo chequesta diventi un’arma a nostro vantaggio».

Per la promozione del nuovo nome deltocai friulano sono disponibili 7,5 milionidi euro dei 10 già concordati con il mini-stro Zaia. Quali iniziative saranno pro-mosse sul territorio per investire le risorsemesse a disposizione dalla Regione?«Questi fondi li stiamo già utilizzando per farconoscere il nuovo nome del Friulano e lostiamo facendo anche, come ho già detto, at-traverso il marchio Tipicamente Friulano conil quale puntiamo a due diversi obiettivi. Daun lato, oltre la conoscenza del Friulano comevino, intendiamo promuovere tutto l’agroa-limentare friulano, creando un legame travino, prodotto e territorio. Dall’altro lato,c’è la volontà di usare i fondi a nostra dispo-

sizione per creare un momento di aggrega-zione e coordinamento della promozionedelle varie iniziative presenti sul territorio,che appaiono un po’ scollegate le une dalle al-tre. Il Tipicamente Friulano vuole essere l’om-brello sotto cui si raccolgono tutte le iniziativeche possono essere efficaci per la promozione.Il compito di questo coordinamento è affi-dato all’Agenzia per lo sviluppo in agricolturache può concretamente operare in questo am-bito. Oltre a alle iniziative inerenti la pro-mozione, ne esistono altre di tipo tecnico e diricerca funzionali ad arricchire la qualità delvitigno e le qualità tecnologiche del vino e diassistenza tecnica affinché la produzione delFriulano acquisisca delle caratteristiche che lorendano immediatamente riconoscibile».

�Il vero problema dell’agricoltura, non solo friulana, è mantenere sul territorio un numero congruo di aziende agricole efficienti, efficacied economicamente remunerative

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Mario Cichetti

«Le nostre priorità per il 2011 continuano aessere l’enfatizzazione del legame tra pro-dotto e territorio e la sostenibilità della pro-duzione in termini quanti e qualitativi. Inquest’anno speciale abbiamo scelto di in-contrare il pane tipico delle venti regioni ita-liane in uno speciale road show realizzato intutta Italia. Il programma sarà presentatol’11 maggio prossimo a Milano, data del-l’inaugurazione del temporary shop San Da-niele che porterà nel capoluogo lombardo laprima tappa del tour e un assaggio di Friuli,e che proseguirà con “Aria di Festa”, lagrande celebration che animerà San Danieledel Friuli l’ultimo weekend di giugno, e suc-cessivamente si articolerà anche nella serie dieventi che si svolgeranno nelle diverse re-gioni per tutto il 2011».

Segnali positivi giungonoanche dall’export, in fortecrescita rispetto al 2009 sututti i principali mercati ex-tra Ue con un dato com-plessivo di + 21%. Qualisono i paesi di riferimento?«La quota export del pro-sciutto di San Daniele si èattestata nel 2010 al 13%delle vendite complessive. Inparticolare, sono stati signi-ficativi i dati in crescita dellevendite nel 2010 negli Usa+18%, in Australia +1%, inGiappone +22%, in Canada+142% e in Svizzera con un+18% rispetto al 2009. L’Eu-

Cresce la domanda del prosciutto San Daniele con la quota export del 2010

che schizza al +10% in Europa, e volumi in aumento anche in Canada,

Giappone e Stati Uniti. Mario Cichetti svela i segreti del Consorzio

Elisa Fiocchi

Il 2010 ha siglato un anno record divendite per il Consorzio del prosciuttoSan Daniele, che ha mantenuto co-stante il numero dei prodotti - oltre 2

mila 750 prosciutti - con un fatturato che siattesta attorno ai 335 milioni di euro. «È unrisultato che si spiega con la grande atten-zione verso la qualità del prodotto che il con-sorzio ha ulteriormente accentuato in questianni» afferma il direttore Mario Cichetti.«Già prima che il mercato cominciasse a daresegni negativi, nel 2007 abbiamo messo incampo nuovi strumenti per migliorare la se-lezione qualitativa della materia prima e at-tuato iniziative di promozione volte a educaree informare il consumatore sulle caratteristi-che uniche del San Daniele». Costituito nel1961 da cittadini di San Daniele e dai variproduttori sul territorio, quest’anno il con-sorzio festeggia i suoi cinquant’anni di fon-dazione contraddistinti dal riconoscimento,nel 1996, della tutela e protezione comuni-taria attraverso il marchio Dop.

Dopo il record di vendite registrato loscorso anno, qual è l’andamento del primotrimestre del 2011?«Nel primo trimestre del 2011 si è mantenutain forte crescita la domanda di prodotto:+3,5% sul primo trimestre del 2010. Conse-guentemente i nostri magazzini in questo pe-riodo dispongono di bassissimi quantitativi diprosciutti stagionati, appena sufficienti persoddisfare la domanda».

Quali sono i principali obiettivi del consor-zio in termini di produzione, vendita e pro-mozione del prodotto sul territorio nazionale?

Record in tavola

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Mario Cichetti,

direttore del Consorzio

San Daniele

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AGROALIMENTARE

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ropa sempre nel 2010 ha fatto regi-strare una crescita in volumi del+10%. In particolare in Francia,Germania e Inghilterra. Il consorzioa partire dal 2011, e per i successivi dueanni, attuerà una serie di azioni promozio-nali - cofinanziate anche da fondi comuni-tari - in Inghilterra, Russia e Stati Uniti pro-prio per sostenere la penetrazione e losviluppo delle vendite del prosciutto di SanDaniele in quei mercati».

Complessivamente, che indotto econo-mico generano le attività del consorzio?«Il fatturato alla produzione del comparto delprosciutto di San Daniele si è attestato nel2010 a 340 milioni di euro. Con un numero dioccupati superiore alle 650 unità nel solo co-mune di San Daniele. I produttori sono 31tutti ubicati nel Comune di San Daniele delFriuli, mentre la filiera - tutta italiana - si trovanelle dieci regioni del centro-nord previste daldisciplinare, e conta 120 macelli aderenti alcircuito Dop e circa 4.800 allevamenti».

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Il fatturato alla produzione del comparto del prosciutto di San Daniele si è attestato nel 2010 a 340 milioni di euro

La crescitadel primo trimestre

del 2011

DOMANDA+ 3,5%

I capi allevati nel Friuli

Venezia Giulia

SUINI

400mila

Quali accorgimenti e politiche all’in-terno del Consorzio tutelano la qualità delprodotto?«La mission consortile, accanto a quella deiproduttori consorziati, è quella di continuaread evidenziare e far valere quel margine qua-litativo e sostanziale che rende riconoscibilela Dop friulana e che le dovrebbe consentirela tenuta di valore anche in termini di re-munerazione. A livello strategico e generaleil Consorzio di San Daniele lavorerà insiemeagli altri consorzi di tutela italiani per soste-nere l’introduzione della programmazionedella produzione” dei prodotti Dop e Igp al-l’interno del cosiddetto “Pacchetto qualità”attualmente in discussione al Parlamento eu-ropeo. Riteniamo questa una misura di vitaleimportanza per una gestione sostenibile delleeccellenze alimentari tutelate italiane».

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AGROALIMENTARE

cento, terra di Celti e Longobardi, nella pro-vincia di Udine. Considerato una rarità nelterritorio, «la produzione ha raggiunto le 250mila bottiglie su 60 ettari di vigneto» rac-conta Paolo Comelli, consigliere del consor-zio, dopo il positivo bilancio registrato nel2010. Un traguardo reso possibile anche gra-zie alla fusione avvenuta tra il Consorzio equello dei Colli Orientali del Friuli nel no-vembre del 2009 che ha garantito a Nimis«promozione, organizzazione degli eventi eassistenza tecnica». Uno sviluppo fino a pochianni fa impossibile da prevedere.

Il 2011 sarà un altro anno di confermeper il Consorzio del Ramandolo?«Sulla produzione non possiamo ancora fareprevisioni precise di vendita, abbiamo appenai primi grappolini che non ci permettono diesprimerci sulla quantità. Certamente l’espe-rienza al Vinitaly ha lanciato le aspettative sulnostro piccolo territorio che ha la fortuna diavere un discreto afflusso turistico. La tenutain termini produttivi e di vendita si mantienebuona, con una leggera flessione sui ristoranti.Non possiamo certo lamentarci».

Come è stato accolto il Ramandolo allafiera?«Ci siamo presentati con una degustazionedi Ramandolo e Picolit: gli unici due Docgdel Friuli. Mettendo così a confronto dueperle del panorama vitivinicolo friulano. Lazona del Ramandolo è l’unica in Italia cheproduce due vini Docg dolci da due viti di-verse. Nell’intera Regione si produce pocopiù di un milione di ettolitri all’anno e quasitutti sono vini doc».

Quale indotto economico il Ramandoloha generato sul territorio?«Nimis è da sempre conosciuto per il Ra-mandolo, per le sue osterie e per gli agrituri-smi. I dati recenti parlano di un continuoincremento dei posti letto in una zona sem-pre più frequentata dai turisti italiani, ma inparticolare dagli austriaci».

Come è cambiata l’attenzione verso il

L’Oro di RamandoloDai tempi di poeti e scrittori che l’hanno sorseggiato

alle mense dei nobili e citato nelle loro opere

e ricordi di viaggi, il Ramandolo resta ancora oggi

la «perla del Friuli», come racconta Paolo Comelli,

consigliere del Consorzio nato nel 1988

Elisa Fiocchi

Paolo Comelli,

consigliere

del Consorzio

del Ramandolo

Nimis è una delle 438 città italianeconosciute per la grande tipicitàe qualità dei suoi vini. Dalla suaterra trae nome e origine il Ra-

mandolo a cui è legata per storia, tradizione ecultura. Il vino, dal tipico colore giallo oroantico, è divenuto la perfetta espressione dellasua gente: uomini schietti, a volte rudi maospitali, di carattere generoso e cultura antica,innamorati della propria terra. Prodotto dauno dei più antichi vitigni del Friuli e pre-sente nella lista dei vini serviti nel Conciliodel 1409 a Papa Gregorio XII, il Ramandoloottiene nel 2001 la denominazione di originecontrollata e garantita, la prima registratanella regione. I vigneti sono disposti al sole sudolci colline fra i comuni di Nimis e Tar-

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Paolo Comelli

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Come il territorio festeggia l’unicità delRamandolo?«In collaborazione con le sezioni Ass. Somelierdel nord e centro Italia, organizzeremo serate didegustazione e di presentazione del prodotto.A breve saremo a Volta Mantovana per la mo-stra sui vini passiti a cui partecipiamo dallaprima edizione. Infine, ci prepariamo alla se-conda edizione della manifestazione “L’Oro diRamandolo”, festa dedicata al vino e al territo-rio che si articola in un convegno, cena di gala,degustazioni guidate, concerti jazz e passeg-giate attraverso i vigneti dove si ascoltano cantie storie tradizionali».

Ramandolo dopo l’otteni-mento del marchio Docg?«Il riconoscimento ottenuto hasenz’altro riavvicinato gli agri-coltori alla coltivazione dellavite e incuriosito le giovanileve. Abbiamo assistito a unavolontà sempre più accentuatadi migliorare le tecniche di produzione e unamaggiore attenzione alla cura del territorio.Oggi siamo in 24 produttori all’interno delConsorzio»

A fianco ai moderni impianti e alle can-tine aggiornate alle nuove tecnologie, re-stano vive le tradizioni dei tempi passaticome la raccolta manuale e la cernita accu-rata dei grappoli.«In particolare sulla riviera di Ramandolo,una frazione del comune di Nimis, dove lependenze sono tali da non permettere lameccanizzazione quindi tutte le lavorazionisi sono mantenute manuali»

��La tenuta in termini produttivi e di vendita

si mantiene buona, con una leggera flessione sui ristoranti. Non possiamo certo lamentarci

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INNOVAZIONE

Alta formazione, fattore produttivoFreelance o del middle management, i giovani businessman vanno a lezione

di competitività. Per Vladimir Nanut, direttore scientifico del Mib di Trieste,

sono sempre più le imprese locali che intraprendono il percorso dell’alta formazione.

Ma è ancora presto per cantare vittoria

Paola Maruzzi

Appena un anno fa un un’indaginecondotta da Qs, mostrava il caloprecipitoso del fabbisogno di di-plomati con un master in business

administration, sceso del 27 per cento. Colpadella crisi, verrebbe da dire di primo acchitto,ma Vladimir Nanut, direttore scientifico delMib School of management di Triste, va piùa fondo. «È colpa anche delle aziende chenon sono disposte a investire sui giovani qua-lificati e giocano al ribasso, preferendo assu-mere con contratti a progetto chi “offre”meno». Una verità che ne richiama subitoun’altra: le imprese competitive non chiu-dono il cerchio dell’alta formazione e spin-gono il loro middle management a tornare,per brevi periodi, sui banchi di scuola.

Un anno fa lamentava che le imprese ita-liane che investono sulla formazione sono

ancora poche e “se non si faqualcosa saranno sempremeno”. Stringendo sul lo-cale, cosa state facendo percolmare questo gap?«Stiamo intensificando gli in-contri con le varie realtà im-prenditoriali e organizzandoeventi per promuovere la cul-tura e sensibilizzare gli im-prenditori, soprattutto ipiccoli, affinché compren-dano che la formazione è unfattore produttivo impor-tante, al pari degli impianti edei macchinari. Ma il pro-blema riguarda tutti gli attori

sociali, l’amministrazione regionale, le Cameredi commercio e via dicendo: anche loro pos-sono fare qualcosa».

Qual è l’identikit dell’impresa che intra-prende il percorso dell’alta formazione? «È una realtà medio-grande, managerizzataed esposta alla competizione globale. Pur-troppo vengono lasciate fuori le imprese pic-cole, che non hanno la cultura e le condizionistrutturali per accedere agli ambiti Mbi,quando invece sono proprio queste a doversimettere in discussione».

Sul territorio quali sono le realtà dispostea mettersi in discussione?«In generale il settore dei servizi, quindi le assi-curazioni, le banche. A seguire il comparto ma-nifatturiero, ma qui si parla di grosse realtà, delcalibro di Illy, Danielli o Fincantieri».

Le fasce che si rinnovano hanno un voltogiovane?«Sicuramente chi si rivolge a noi non è il topmanager ma appartiene al middle management.In media ha sui 35 anni, è un soggetto con pro-spettive di crescita, sul quale la stessa impresavuole puntare, perché ne scorge l’alto poten-ziale. A livelli apicali, invece, è un po’ più diffi-cile che ci sia la disponibilità a frequentare corsilunghi. Qui si possono costruire interventi for-mativi su tematiche specifiche».

La School of management di Trieste ha unastoria ventennale. Nell’ambito della forma-zione manageriale quali sono i contenuti deicorsi più innovativi?«I nostri corsi vengono innovati e riverificatiogni hanno, alla luce del confronto con realtà dirilievo internazionale. I moduli e le metodolo-

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Vladimir Nanut,

direttore scientifico

del Mib School of

management di Trieste

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Vladimir Nanut

FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 143

gie didattiche sono in continua evoluzione. Alivello di contenuti, le tematiche che negli ul-timi anni hanno preso piede riguardano la lea-dership e il change management».

In che modo le associazioni di categoriaentrano in contatto con il Mib?«Questo incontro è di “facciata”, è una que-stione di immagine. Le associazioni sono im-portanti per le public relation, ma il rapportobisogna coltivarlo direttamente con le im-prese, confrontarsi con i direttori delle risorseumane e con i manager».

Rispetto a un anno fa, in cui il bisogno dilaureati con un master in business admini-stration è calato precipitosamente, oggi comevede la situazione? «Il paese ha bisogno di laureati anche se, pen-sando a quanti di loro sono a spasso, sembre-rebbe di no. Il problema è un altro: sono leimprese a non saperli “utilizzare”, penalizzan-doli con stipendi non allineati con le medie eu-ropee. Se vogliamo prodotti innovativi servonomolti più laureati di quelli che ci sono oggi».

Ogni mese è il tempo medio

impiegato dall’areaExecutiveEducation,

la formazionededicata alle

imprese.La richiesta

è raddoppiatarispetto all’anno

scorso

GIORNATE10

Frequentano i corsi e master

del Mib School of management

di Trieste

STRANIERI60%

Page 120: Dossier Friuli Venezia GIulia

INNOVAZIONE

Dentro gli ingranaggi del Comet per leggere in controluce una storia territoriale,

fatta di piccole e medie imprese e giocata tra componentistica

e termoelettromeccanica. I risultati? In due anni otto progetti “precompetitivi”

Paola Maruzzi

Le aziende afferenti sono localizzate in25 comuni diversi, 930 sono le impresecoinvolte e 18mila il numero di addettichiamati in causa. Il fatturato è di 4,2

miliardi di euro l’anno e l’export è del 40 percento. In pillole, la fotografia di Comet, il di-stretto della componentistica e termoelettro-meccanica di Pordenone. Giovanna Cinelli, consigliere delegato del di-stretto, aiuta a rintracciare la filosofia che regolaquesta realtà così sfaccettata. «L’obiettivo è darevalore aggiunto al territorio, scongiurando il pe-ricolo di decadimento industriale causato daiprocessi di globalizzazione e delocalizzazione. La-voriamo per attrarre nuovi investimenti, per raf-forzare la competitività attraverso lo sviluppotecnologico, per favorire il trasferimento intera-

L’innovazione pordenonese a misura di distretto

ziendale delle competenze, consentire alle aziendedi presentarsi in modo organico e competitivo suimercati internazionali, favorire l’evoluzione dafornitori di componenti a risolutori di problemie fornitori di sistemi».Questo il quadro di riferimento. Ma passando alpiano operativo, quali sono gli strumenti?«L’anima del distretto sono i progetti precom-petitivi. In pratica, attraverso la formula deibandi, invitiamo le aziende a presentare delleprogettualità specifiche che, oltre ai risultati tan-gibili, hanno l’obiettivo di sensibilizzare leaziende coinvolte nelle tematiche dell’innova-zione». Viene da chiedersi se, al di là delle aspi-razioni, si possa parlare di un circuito virtuoso.Risponde positivamente la Cinelli. «In due anniabbiamo portato a termine otto progetti, e peril 2011 prevediamo di attivarne altri due. Il suc-cesso di queste iniziative è dato dal fatto che,mentre nel 2009, con il primo bando attivato,erano arrivate solo due proposte progettuali ora,per il bando del 2011, già prima ancora diaprirlo, siamo stati contattati dalle aziende stesse,che dimostrano di voler giocare d’anticipo».Considerato il notevole riscontro, la Cinelli pre-cisa che «verranno cofinanziati quelli di maggioreinteresse per il territorio». Al di là della naturale selezione, è importante che«la potenziale ricaduta dei progetti interessa unnumero ben maggiore di realtà strettamentecoinvolte. I risultati, infatti, verranno divulgatigratuitamente a tutte le aziende distrettuali».

144 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

Page 121: Dossier Friuli Venezia GIulia
Page 122: Dossier Friuli Venezia GIulia
Page 123: Dossier Friuli Venezia GIulia
Page 124: Dossier Friuli Venezia GIulia

Èanche grazie al piglio imprendito-riale e all’estro innovativo di AntonioGirolami se la Metallidea di Porde-none ha conosciuto un incremento

significativo, di circa il 35%, nel corso del2010. Un dato ancora più determinante se siconsidera l’andamento critico del mercato re-gistrato negli ultimi tre anni. «Metallidea, finoal 2009, era un’azienda che operava nel settoremetalmeccanico per lavorazioni conto terzi incarpenteria leggera e saldature – spiega Anto-nio Girolami -. Le produzioni erano destinateal distretto del mobile della provincia di Por-denone, Udine e Treviso». Fino a quando la so-cietà non viene rilevata da una nuova compa-gine sociale, formata, oltre che dalla famigliaGirolami, anche da Roberto Marchesin, at-tuale legale rappresentante, Paolo De Biasi eAldo Bidinat. In pochi mesi si verifica unaprima crescita. E così, da un fatturato del2009 attestato su 908mila euro, si è raggiuntaquota 1,2 milioni di euro nell’anno successivo. «La nostra risposta alla crisi del 2008/2009 siè materializzata in un programma di ricerca esviluppo che ha permesso all’azienda di inse-rirsi in nuovi mercati di nicchia – spiega An-tonio Girolami -. Offriamo prodotti finiti daoffrire all’utilizzatore finale attraverso un pro-cesso di innovazione attivabile grazie al knowhow accumulato dal gruppo di lavoro neglianni». È fondamentale, dunque, il poter con-tare su un personale esperto in operazioni

Un metallo sempre più sicuroGrazie alla sua nuova compagine societaria,

volta pagina la Metallidea di Pordenone.

E oggi punta ai mercati stranieri attuando nuove

strategie commerciali e, soprattutto, investendo

sempre più nei processi innovativi e tecnologici

Aldo Mosca

Alcuni prodotti

e fasi di lavorazione

della Metallidea

di Fontanafredda (Pn)

www.metallidea.com

quali la troncatura, il taglio laser, la pressopie-gatura, la saldatura di materiali metallici. Unassetto preliminare che la proprietà sapeva benedi dover integrare con nuovi impianti produt-tivi.Già nel secondo semestre del 2009 l’azienda in-dividua spazi innovativi nel mercato delle scaf-falature per la conservazione di derrate ali-mentari in celle frigorifere. In particolare, trovail modo di risolvere il problema relativo allaprotezione delle pareti all’altezza dei carrelli,sempre in celle frigorifere, oppure in strutturesanitarie, attraverso lo studio e il lancio di unparacolpi modulare. «Tale processo di sviluppoinnovativo, molto impegnativo per una mi-croazienda com’era Metallidea, è stato resopossibile sia grazie agli incentivi previsti dallaRegione, per lo sviluppo competitivo dellePmi, sia da convenzioni di collaborazione con

IMPRENDITORI DELL’ANNO

148 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

Page 125: Dossier Friuli Venezia GIulia

Antonio Girolami

istituti di ricerca quali il Polo Tecnologico diPordenone e il Catas di Udine» racconta Gi-rolami. Anche dal punto di vista commerciale si sonoaffinate le strategie, attraverso operazioni dioutsourcing e l’avvio di un progetto di inter-nazionalizzazione legato al lancio degli scaffali,vero traino per l’azienda di Pordenone. In par-ticolare, a dimostrarsi interessati sono statiAustria, Germania, Inghilterra e i mercati del-l’Est, in primis Russia e Polonia. Le prospettiveinternazionali portano Metallidea ad ampliareulteriormente le sue capacità tecnologiche,coinvolgendo consulenti specializzati non soloin campo tecnico-produttivo, ma anche nelmarketing. Fondamentali, su quest’ultimopunto, saranno le partecipazioni ad eventi fie-ristici come l’evento Host di Milano, ad au-

tunno 2011, e ad alcune fiere di settore tede-sche previste per il 2012.Due le linee di produzione attualmente codi-ficate. La prima riguarda i piedini telescopicidestinati ai produttori di cucine del triveneto.La seconda, come si accennava prima, è rela-tiva alla realizzazione di scaffali per la conser-vazione degli alimenti nelle celle frigorifere,produzione per cui l’azienda ha anche conse-guito la certificazione delle normative nel set-tore alimentare vigenti in Europa (HACCP) eStati Uniti (NSF). «In tal modo possiamo ope-rare con notevoli vantaggi competitivi rispettoalla potenziale concorrenza – interviene nuo-vamente Antonio Girolami -. Siamo poiestremamente celeri nelle consegne, nono-stante la nostra produzione si basi su un ca-talogo articolato. Eseguiamo un montaggiorapido con incastri semplici e sicuri, senzafessure, una costruzione idonea alle più se-vere norme in materia di igiene. Dal punto divista del prezzario, poi, siamo flessibili e ten-diamo a personalizzare i costi a seconda dellacommittenza». Entro il 2012, nelle previsioni di Girolami, l’at-tività verrà raddoppiata rispetto al 2010.«L’obiettivo è passare da 1,3 a 2,6 milioni dieuro di fatturato, per attestarci, nel 2013, su unadimensione consolidata superiore ai 3 mi-lioni». A sostenere i piani di sviluppo, ancheil lancio sul mercato dei nuovi paracolpi, cheavverrà presumibilmente nel 2012, dopoaverne verificato la brevettabilità.

�La nostra risposta alla crisisi è materializzata in un programma

di ricerca e sviluppo che ha permessoall’azienda di inserirsi in nuovi

mercati di nicchia

FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 149

Page 126: Dossier Friuli Venezia GIulia

Già gli antichi romani usavano unsuo solfato, l’allume, per diversitipi di lavorazione. Nel Diciotte-simo e Diciannovesimo secolo

molti scienziati hanno lavorato sulla sua sin-tesi e sulla sua produzione. In passato, es-sendo molto difficile trovarlo in forma pura,era considerato più prezioso dell’oro. Oggil’alluminio è l’elemento base di un’innume-revole serie di oggetti, affermatosi grazie allesue caratteristiche che lo rendono uno deimateriali migliori, se non il migliore in asso-luto, da plasmare e utilizzare per le più sva-riate applicazioni. Umberto Re è portavocedella Anoxidall, azienda friulana che dell’al-luminio segue tutte le fasi di vita, dal tratta-

L’età dell’alluminioCome fu per la pietra e il ferro in tempi antichissimi o per la plastica e la gomma più recentemente,

anche l’alluminio è un materiale che sta rivoluzionando il mondo della produzione grazie alle sue

molteplici proprietà, fra cui anche il contenuto impatto ambientale e l’elevato grado di riciclabilità.

Umberto Re descrive le caratteristiche e i metodi di lavorazione di questo metallo

Amedeo Longhi

A sinistra, Umberto Re

della Anoxidall

di San Vito al

Tagliamento (PN).

Nell’altra pagina,

alcuni macchinari

dell’azienda

www.anoxidall.it

mento fino alla vendita. «Lo sviluppo tecno-logico – spiega Re – ha consentito di sfruttareappieno le eccellenti proprietà di questo ma-teriale: leggerezza, resistenza e versatilità. Isettori di applicazione, grazie alla duttilità diquesto metallo, sono vastissime». In un’era incui cominciano a scarseggiare le risorse e lematerie prime, l’alluminio può vantare ancheuna forte propensione alla riciclabilità: «Sipuò riciclare potenzialmente infinite volte econ costi energetici molto contenuti, addi-rittura largamente inferiori rispetto a quellidella produzione primaria dal minerale».Le lavorazioni che l’Anoxidall effettua sul-l’alluminio sono diverse, ma due sono le prin-cipali: ossidazione anodica e verniciatura apolvere. Re Illustra i due diversi tipi di inter-vento: «L’ossidazione anodica consiste nellaformazione di uno strato di ossido di allumi-nio sulla superficie trattata che lo proteggedalla corrosione. La verniciatura a polveregarantisce una protezione di altissima qualitàpoiché unisce alla resistenza dello strato ano-dico un film di vernice in polvere poliestere;è quindi particolarmente adatta agli ambientiche provocano una elevata corrosione, comequello marino. Inoltre, il particolare pretrat-tamento no-rinse esente da cromo la rendemolto rispettosa delle normative ambientali». Oltre a queste attività di lavorazione, Anoxi-dall si occupa anche della vendita diretta diprodotti in alluminio e sue leghe. «Possiamofornire sia profili e lamiere da utilizzare comebase per ulteriori impieghi, sia oggetti già la-

IMPRENDITORI DELL’ANNO

150 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

Page 127: Dossier Friuli Venezia GIulia

Umberto Re

vorati, come soluzioni per facciate o strut-ture per infissi». Tornando al tema della nor-mativa ambientale, quest’ultima tipologia diprodotto assume una grande importanza,poiché permette di usufruire delle agevola-zioni introdotte dalla legge finanziaria del2007 e confermate poi negli anni succes-sivi, consistenti nella possibilità di detrarre ilcinquantacinque per cento delle spese so-stenute per il risparmio energetico. Gli in-fissi, la cui buona qualità consente un isola-mento ottimale e la conseguente riduzionedell’energia utilizzata per la climatizzazione,sono un elemento decisivo in questo senso:«La trasmittanza termica è il parametro chemisura la capacità di infissi e serramenti dimantenere il caldo o il fresco negli ambientiinterni. Grazie a particolari riempimenti iso-lanti e a guarnizioni speciali, la serie di si-stemi per finestre Plathina che proponiamogarantisce prestazioni superiori addirittura aquelle imposte dalla normativa in merito».Oltre alla Plathina, Anaxodill distribuisceanche la serie di sistemi Gold: «Questa lineadi prodotti realizzati da Indivest offre unagamma molto ampia di componenti e ac-cessori combinabili e personalizzabili».Ovviamente tutti questi prodotti sono a basedi alluminio. Quello edile è uno dei settoriin cui questo eccezionale materiale viene piùimpiegato, principalmente per serramenti estrutture per facciate continue, ma sicura-mente non il solo. «I campi di applicazionein cui impieghiamo l’alluminio – conclude

Re – sono molto numerosi: maniglie, profili,lampade e loro accessori, antine e tanti altriparticolari per quanto riguarda l’arreda-mento; componentistica per macchine,scambiatori di calore, telai nella meccanica diprecisione; addirittura per il settore alimen-tare gli impieghi sono molteplici, dagli at-trezzi da cucina, accessori e utensili alle paleper pizza». Le proprietà di questo metallo lo hanno fattocrescere tantissimo negli ultimi anni e nehanno aumentato le richieste da parte degliaddetti ai lavori di molti settori produttivi,così come hanno favorito il suo apprezza-mento da parte degli acquirenti e degli uti-lizzatori finali.

FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 151

Page 128: Dossier Friuli Venezia GIulia

La crescita passa necessariamente dal per-fezionamento gestionale. Lo ha bencompreso la generazione entrante dellaFogal Refrigeration di Ronchi dei Le-

gionari, in provincia di Gorizia. L’azienda, cheoggi esporta il 90% della sua produzione al-l’estero, ha conquistato stabilmente il mercatodella refrigerazione food, grazie soprattutto allaprogettazione e alla produzione di banchi refri-gerati di concezione propria. E ora si prepara aun momento cruciale, quello del passaggio ge-nerazionale, che ci si auspica sia felice comequello avvenuto nel 1967, quando a GiuseppeFogal subentrò, appunto, Alfredo. «Con l’au-mento della complessità è stato messo in atto unnecessario processo di delega, soprattutto perquanto riguarda gli aspetti operativi, riservandocosì più tempo alle decisioni strategiche di lungoperiodo – spiega Alfredo Fogal -. Sono statequindi introdotte nuove figure, la più impor-tante quella del direttore della produzione, e in-nestati strumenti di gestione e sistemi informa-tivi mirati a una più efficace ed efficienteconduzione delle attività interne e delle rela-zioni esterne». La nuova generazione è rappre-sentata da Pietro e Anastasia Fogal, i quali stannocontribuendo allo sviluppo dell’impresa donan-dole una marcata impronta di innovazione.Dallo stabilimento situato a Ronchi dei Legio-nari, emerge una realtà “production oriented”che pone una grande attenzione ai processi e allequalità tecniche dei frigoriferi. «È anche grazie aquesto se la nostra realtà, negli ultimi anni, havissuto una parziale industrializzazione dei suoivolumi produttivi» spiega Fogal. Altro valore fondamentale è quello della flessi-bilità che, secondo Pietro Fogal, «rappresentaun requisito pressoché fondamentale. Nell’epocadel “just in time” il mercato necessita di risposte

La crescita passadal rinnovo gestionale

Un esempio di impresa capace di integrare

le peculiarità dell’artigianato e della gestione

famigliare, tipicamente italiane, con gli obiettivi

e le richieste del mercato globale.

Il caso della goriziana Fogal Refrigeration

Piero Lucchi

veloci. Per noi flessibilità ha sempre significatoelevata capacità di reazione e adattamento aicambiamenti ambientali. E di questo ne abbiamofatto una forma mentis organizzativa, che prevederapidità decisionale, cultura condivisa, gestionediretta con il committente, velocità di comuni-cazione e la realizzazione di un prodotto finale al-tamente personalizzato».L’azienda punta dunque a una crescita dimen-sionale, produttiva ma, come spiega Anastasia Fo-gal, soprattutto qualitativa. «Occorre crescere an-che nella cultura manageriale. Si tratta disviluppare un modello di gestione che sappia ar-ricchire il processo decisionale introducendo mo-menti di analisi. Per arrivare a questo è necessa-rio attivare anche un importante processo qualeè la delega». La crescita qualitativa vedrà un’at-tenta valutazione sulla gestione della produzione.

Alfredo Fogal insieme

a Pietro Fogal.

Nelle altre immagini,

alcune fasi lavorative

nello stabilimento di

Ronchi dei Legionari (Go)

www.fogalsrl.com

IMPRENDITORI DELL’ANNO

154 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

Page 129: Dossier Friuli Venezia GIulia

Alfredo Fogal

In particolare, negli obiettivi dell’azienda vi è l’ot-timizzazione del manufacturing, che avverrà at-traverso il riesame del layout interno e la ridu-zione degli sprechi. Per quanto riguarda il settore ricerca e sviluppo,«sono in programma importanti investimentiche riguardano progetti di ricerca industriale inpartnership con laboratori e dipartimenti tec-nologici delle università del NordEst» spiega Al-fredo Fogal. Questi progetti avranno come obiet-tivo l’ottimizzazione dell’efficienza energeticadei banchi frigoriferi, fino ad arrivare ad un’at-tenta analisi sulla compatibilitàambientale con lo studio del lifecycle assessment secondo la di-rettiva Eup Eco-Design. Unmilione di euro verrà quindi in-vestito per realizzate tutte que-ste iniziative.«La qualità va ben oltre il con-cetto di conformità e adegua-tezza all’uso dei prodotti, essa

viene vista come un “sistema di gestione” in cuisi organizzano al meglio le risorse disponibili,siano esse umane o tecnologiche».Si incrementano anche le prospettive rivolte aimercati stranieri. Nei piani dell’azienda, oltre aipaesi in cui la produzione Fogal è già consolidata,si punta a conquistare aree emergenti quali gliEmirati Arabi, i Paesi dell'Est, le Americhe el’Australia. «In trent’anni di attività la scommessa, comeimprenditore, è sempre stata quella di rappre-sentare una realtà aziendale affermata, solida e ef-

ficiente – conclude Alfredo Fo-gal -. Un modello di eccellenzadella produzione made in Italydove tecnologia ed efficacia in-dustriale si coniugano ancoraperfettamente con la tradizioneartigianale e famigliare, che miauguro potrà essere portataavanti anche dalla prossima ge-nerazione».

��La qualità viene vista come un “sistema

di gestione” in cui si organizzano almeglio le risorse disponibili, siano esse

umane o tecnologiche

FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 155

EXPORT

Questa la percentualedi produzione

esportata dalla FogalRefrigeration,

presente ormai inquasi tutta Europa.

Nei prossimi obiettivi,il consolidamento dipaesi quali Australia,

Cina e Russia e laconquista dell’Est

Europa e degli EmiratiArabi

90%

Page 130: Dossier Friuli Venezia GIulia

Il risparmio energetico è un obiettivo co-mune a diversi settori dell’industria. An-cora più sentito è nei comparti legati alleenergie rinnovabili e alla climatizza-

zione. Se, da un lato, l’ingegnerizzazione diimpianti e macchine per la climatizzazione, èun aspetto fondamentale al fine di garantireelevate prestazioni nella climatizzazione degliambienti, d’altra parte l’attenzione al rispar-mio energetico e all’impatto ambientale èsempre più sentita. Negli ultimi tre annil’azienda Regola Engineering di Pasian diPrato in provincia di Udine, sta concentrandoi suoi sforzi soprattutto sul settore dell’edili-zia residenziale, al fine di mettere a frutto inquesto ambito il suo ampio patrimonio di co-noscenza nelle tecnologie della climatizza-zione, un’esperienza già affermata nella ri-cerca e progettazione per l’industriamanifatturiera, i servizi, l’agricoltura. «In am-bito residenziale i vantaggi delle nostre unitàcon sistema a pompa di calore per il riscalda-mento e la climatizzazione – afferma ClaudioBattistoni, socio fondatore e responsabilemarketing di Regola Engineering - si rivol-gono allo sfruttamento di energie alternativeche abbattono i costi energetici».

Quali sono le peculiarità delle vostre

La climatizzazione innovativaOttenere il clima ideale oggi costa

meno, sia in termini energetici che

economici. Claudio Battistoni presenta

le ultime innovazioni nelle tecnologie

della climatizzazione

Luca Righi

Claudio Battistoni,

socio fondatore e

responsabile marketing

di Regola Engineering.

Nelle altre immagini,

alcune fasi

di realizzazione

dei macchinari

di climatizzazione

www.regolaeng.it

macchine dedicate all’edilizia residenziale?«Sono semplici da installare sia nelle abitazioniunifamiliari, come appartamenti o villette,che nelle abitazioni multifamiliari, come vil-lette a schiera o edifici multiunità. Tutti i mo-delli sono costituiti da pompe di calore dotatedi compressore a tecnologia ad inverter, uti-lizzato per una migliore gestione dei consumie ideali per l’abbinamento con i pannelli fo-tovoltaici per una totale autonomia dalla reteelettrica. Abbiamo inoltre realizzato unanuova macchina alimentata elettricamente,anche attraverso un impianto fotovoltaico,che sostituisce le classiche caldaie a metano, oa gasolio, permettendo di abbattere ulterior-mente i costi di esercizio. Le rese ottenutecon queste macchine sono superiori alla me-dia e consentono di operare, con la versionearia/acqua, sino a temperature esterne di -20°C, o +45°C, garantendo sempre l’energianecessaria all’impianto».

Come si suddivide la vostra gamma pro-duttiva?«Abbiamo due serie di macchine, Maestrale eAvatar, suddivise in due modelli: Csi, unitàcompletamente da interno, e Cse, unità da in-terno/esterno, in soluzione aria/acqua o ac-qua/acqua. La differenza tra le due gamme èche la versione Maestrale comprende mac-chine per abitazioni non particolarmente iso-late e con classe energetica superiore a “B”,mentre la versione Avatar nasce per le abita-zioni in classe “A”, o “A+”. Entrambe le solu-

IMPRENDITORI DELL’ANNO

156 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

Page 131: Dossier Friuli Venezia GIulia

Claudio Battistoni

zioni sono dotate del circuito per la produ-zione dell’acqua calda sanitaria a 60°C, da ac-cumulare in appositi serbatoi, che nella serieAvatar è già compreso nella macchina sino a200lt. Con le unità Csi/Cse, di tipo monofaseo trifase, chi passa al fotovoltaico può final-mente ridurre al minimo i costi del fornitoredi energia elettrica e azzerare quelli del com-bustibile. Le alte rese ottenute, inoltre, dannoaccesso alla detrazione del 55% per la riqua-lificazione energetica degli edifici».

Da sempre Regola Engineering puntasulla ricerca e lo sviluppo di nuove solu-zioni, finalizzate a ottenere ottime perfor-mance e un rilevante contenimento dei co-sti energetici. Una delle ultime novità dellagamma Maestrale è la Maestrale Bi-Energy,quale valore aggiunto offre questa mac-china?«La nuova Maestrale Bi-Energy trasforma la classicapompa di calore ad inverterin una vera e propria unitàtermo frigorifera, dotata divalvole di regolazione epompe per la circolazionedell’acqua dei circuiti di ri-

scaldamento, sia ad alta temperatura, per ilcircuito con radiatori o ventilconvettori, chea bassa temperatura, per il circuito a pannelliradianti. Maestrale Bi-Energy sfrutta duefonti energetiche: l’acqua e l’aria e permettea entrambe le fonti di convivere, dando lapossibilità all’utente di scegliere la soluzioneche ritiene più idonea e lasciando, in alter-nativa, al software di controllo l’automatiz-zazione della scelta più conveniente all’utenza,che riduca i consumi e permetta contempo-raneamente di ottenere il miglior benesseretermoigrometrico all’interno dei locali».

Quali vantaggi permette di ottenere dalpunto di vista del risparmio energetico?«Un aspetto importante rispetto all’abbatti-mento dei consumi energetici e delle spese diriscaldamento/raffreddamento è ad esempiol’opportunità di sfruttare l’energia termicadel terreno nella stagione invernale. InoltreMaestrale Bi-Energy può essere collegata aipannelli fotovoltaici, rendendo l’utente to-talmente autonomo dalla rete elettrica nazio-nale, grazie ai bassi consumi e all’automa-zione nella scelta della migliore soluzionepossibile. Maestrale Bi-Energy risponde anchealle esigenze di produzione di acqua calda sa-

nitaria, presentando al suo in-terno la pompa di circola-zione e il relativo scambiatorea piastre, ed è inoltre predi-sposta per il collegamento aun eventuale modulo internoad aria, denominato MaestroCso, dedicato alla deumidifi-cazione degli ambienti».

FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 157

È la percentualedi risparmio

per lariqualificazioneenergetica degliedifici che si può

ottenere grazie allealte rese della

Maestrale Bi-Energy

DETRAZIONE55%

Page 132: Dossier Friuli Venezia GIulia

Il boom delle energie rinnovabili e le sue ricadute sulla produzione industriale.

Le nuove applicazioni per i quadri elettrici di distribuzione, dall’industria al settore

fotovoltaico, secondo l’esperienza di Gianpaolo e Fabio Prenassi, titolari della Piemme

Guido Puopolo

Nuove soluzioniper i quadri elettrici

Come ricorda un antico proverbio,non tutti i mali vengono per nuo-cere. In questo senso, anche la re-cente crisi economica, da cui an-

cora oggi il mondo industriale e produttivotenta di riemergere, può rappresentare un’ot-tima opportunità di crescita e sviluppo, pertutte quelle aziende capaci di intercettare ecomprendere le nuove esigenze del mercato.Negli ultimi anni, ad esempio, la grande dif-fusione delle energie rinnovabili ha costi-tuito un elemento trainante per diversi set-tori, che hanno acquistato nuova linfa,indirizzando la loro produzione in questadirezione. È il caso della Piemme srl, una re-altà che ormai da vent’anni opera nel settoredella quadristica e della costruzione di cabineelettriche, con sede a Fagagna, in provincia di

Udine. Specializzata nellaproduzione di quadri elet-trici destinati agli impiantiindustriali di qualsiasi tipo,oggi i prodotti dellaPiemme hanno trovato unaperfetta applicazione al-l’interno degli impianti fo-tovoltaici, come spiegano idue titolari, i fratelli Gian-paolo e Fabio Prenassi.

Qual è stato l’anda-mento del vostro settorenegli ultimi anni?

GIANPAOLO PRENASSI: «Fino a qualche annofa la nostra produzione era rivolta prevalen-temente al mercato industriale e terziario. Apartire dal 2008, conseguentemente alla crisidi questi settori, sono calate notevolmente lerichieste per la costruzione e l’installazione diquadri elettrici di media e bassa tensione. Lanecessità di trovare nuovi sbocchi produttivici ha portato a rivolgere la nostra attenzioneal mondo delle energie rinnovabili, che in-vece stava conoscendo una fase di forte svi-luppo. Da buoni friulani ci siamo rimboccatile maniche e abbiamo dato inizio a una fasedi rinnovamento, cercando di realizzarenuove soluzioni che si potessero adattare alleesigenze degli installatori di impianti eolici efotovoltaici».

Come si è modificata la vostra produ-zione in questo senso?FABIO PRENASSI: «In realtà la produzionedella Piemme non ha subito particolari cam-biamenti, poiché la base della nostra attivitàè rimasta la costruzione di quadri elettrici dibassa e media tensione, che si adattano per-fettamente anche agli impianti fotovoltaici.Ciò che abbiamo fatto è stato integrare e am-pliare la nostra offerta, fornendo non soloquadri elettrici ma anche cabine containeriz-zate, che permettono di contenere tutte leapparecchiature elettriche in un unico invo-lucro resistente, innovativo, versatile e tra-sportabile. In questo modo forniamo, ai no-

Gianpaolo e Fabio

Prenassi, titolari

della Piemme Srl

di Fagnana (Ud)

www.piemme-srl.com

IMPRENDITORI DELL’ANNO

158 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

Page 133: Dossier Friuli Venezia GIulia

stri committenti, un pacchetto completo“chiavi in mano”, una soluzione molto ap-prezzata dagli operatori del settore. Si puòdire che lo sviluppo del fotovoltaico ci haconsentito così di testare nuove soluzioni,che, visto il loro successo, speriamo di poterintrodurre al più presto anche all’interno delsettore industriale».

Sulla base della vostra esperienza, quantoè cresciuta la richiesta di impianti di ener-gie rinnovabili?G.P.: «Sicuramente negli ultimi anni gli im-pianti per la produzione di energie rinnovabilihanno conosciuto un forte sviluppo. Attual-mente, però, il settore sta attraversando unafase di stallo, in attesa di capire come le ultimenorme in materia di incentivi per la costru-zione di questi impianti influenzeranno ilmercato. Tuttavia questo non ci preoccupapiù di tanto, in quanto la nostra produzioneè ormai consolidata, e, grazie all’esperienza ac-quisita, siamo preparati a soddisfare eventualirichieste provenienti da nuovi segmenti delmercato».

Quali sono le caratteristiche principalisu cui si fonda la vostra azienda?G.P.: «La prerogativa fondamentale alla basedella realtà aziendale in cui operiamo è senzadubbio la versatilità. Pur avendo un apparatoproduttivo di tipo industriale, infatti, riu-sciamo ancora a lavorare in maniera artigia-nale. Al contrario delle grandi aziende, co-strette a seguire modelli di produzionepredefiniti, noi abbiamo la possibilità di or-ganizzare il nostro lavoro in maniera flessibile.

Questo ci consente di avere un ampio marginedi manovra, tale da poter soddisfare le richie-ste dei committenti, garantendo la consegna diprodotti di qualità, dotati di certificazioneISO 9001, in tempi brevi e con costi conte-nuti. Il nostro organico, poi, composto dapersonale specializzato, è in grado di forniremassima competenza e professionalità. Affi-dabilità, assistenza qualificata dei tecnici e ag-giornamento continuo sulla base delle nor-mative vigenti sono i nostri punti di forza».

Quali obiettivi vi siete posti per il futuro?F.P.: «In questi ultimi anni, nonostante lacrisi, abbiamo sostenuto importanti investi-menti, rivolti alla ricerca di nuove soluzioni,anche nel campo della quadristica, che cihanno consentito di aumentare il nostro fat-turato di circa il 15 per cento. Nel futuro vo-gliamo continuare a crescere e, a questo pro-posito, stiamo lavorando ad un progettoambizioso, che ci dovrebbe permettere di co-struire una linea di produzione di quadri elet-trici in serie, da destinare alla grande distri-buzione».

Gianpaolo e Fabio Prenassi

FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 159

Page 134: Dossier Friuli Venezia GIulia

IMPRENDITORI DELL’ANNO

Anche se i non esperti in impianti-stica ne ignorano la presenza, tuttii macchinari civili e industriali incui si realizza uno scambio di ener-

gia termica fra una coppia di fluidi a diversatemperatura, presentano dei componentichiamati “scambiatori di calore”. Nello spe-cifico, «uno scambiatore di calore a fascio tu-biero è costituito da un certo numero di tubi– fino a 100mila per grandi condensatori –disposti in parallelo e racchiusi dal cosid-detto mantello. All’interno dei tubi passa il li-quido di raffreddamento, mentre all’esternoscorre il fluido da raffreddare». Roberto Gras-setti, presidente della GMA, azienda certifi-cata Iso 9001, che opera da più di 20 anninel settore dell’anticorrosione ed è specializ-zata nella protezione e ripristino degli scam-biatori di calore, spiega l’importanza di in-novare le tecnologie di controllo, verniciaturae pulizia delle superfici interne dei fasci tu-bieri per un più sicuro funzionamento degliimpianti. «Queste apparecchiature sono divitale importanza nei processi di produzionedell’energia e per i settori petrolchimico, me-tallurgico e nucleare . Per questo motivo, i fa-sci tubieri vengono realizzati in materiali spe-ciali, in grado di resistere alla corrosione, esono sottoposti a periodici programmi dimanutenzione e controllo, per mantenereinalterata la loro capacità di scambio ter-mico». L’esperienza maturata sul campo hapermesso a Grassetti, membro dell’ameri-cana Nace (National Association of Corro-sion Engineering), e ai suoi validi collabora-tori di brevettare dei prodotti verniciantiappositamente studiati per l’uso all’internodei tubi dei fasci tubieri e di un’attrezzatura

Ricerca e sviluppoper l’impiantistica

Un’innovativa tecnica di rivestimento anticorrosivo

della superficie interna di fasci tubieri. Un’azienda

che investe per trovare soluzioni che offrano una resa

e una sicurezza maggiori.

La parola a Roberto Grassetti, che spiega cosa ha

consentito la realizzazione di queste tecnologie

Luca Cavera

A sinistra, il gruppo

dirigente con al centro

il presidente Roberto

Grassetti, GMA

Staranzano (Go)

www.gma-tech.com

di applicazione, all’interno degli stessi tubi,tecnologicamente all’avanguardia rispetto alvecchio rivestimento Säkaphen; inoltre,l’azienda è l’unica in Italia a possedere la li-cenza di innovative tecnologie di controllo epulizia delle superfici interne dei fasci tu-bieri. «Inizialmente anche noi utilizzavamo latecnologia Säkaphen per verniciare la super-ficie interna dei tubi degli scambiatori di ca-lore. Questa tecnologia di verniciatura consi-ste nel posizionare su speciali rulliere loscambiatore e, mentre lo scambiatore ruotainclinato, si versa al suo interno la resina li-quida. Questo metodo però richiede tempilunghi e soprattutto non è possibile rivestiregrandi scambiatori, che non possono venire

160 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

Page 135: Dossier Friuli Venezia GIulia

Roberto Grassetti

In queste immagini, fasi della lavorazione sui fasci tubieri

movimentati, né operare presso la sede delcliente. Così, all’interno del nostro laborato-rio di ricerca, abbiamo sviluppato e brevet-tato un’attrezzatura più sofisticata». La macchina semiautomatica di verniciatura,brevettata dalla GMA, consiste in quattrosonde mobili che vengono inserite all’internodei tubi. «Le sonde, scorrendo a circa 0,5m/s, spruzzano a bassa pressione e in modouniforme il prodotto verniciante su tutta lasuperficie interna del tubo, con uno spes-sore minimo di 50 μm per non alterare la ca-pacità di scambio termico dello scambiatore.Gli imbocchi, invece, vengono rivestiti conun sovraspessore di vernice per evitare il fe-nomeno della cavitazione, cioè la formazionedi microscopiche bolle d’aria e la loro suc-cessiva implosione che causerebbe fori sulla

superficie dei manufatti». Il settore ricerca edi GMA è impegnato anche nello sviluppo dialtri progetti. «Il nostro spirito aziendale è in-centrato sulla ricerca di soluzioni innovative.Abbiamo brevettato due prodotti verniciantispecifici per la protezione degli scambiatorie per altri usi in immersione. Attualmente inostri tecnici stanno effettuando uno studiodi fattibilità per il ricondizionamento deicondensatori delle centrali nucleari francesi».Per dare un servizio completo ai propriclienti, nel 2009 GMA ha acquisito unnuovo strumento, costituito da una sondache, «inserita all’interno del tubo, generaun’onda sonora; i riflessi causati dai difetti in-terni vengono captati da un microfono. Poi-ché ogni tipo di difetto genera un segnale di-verso, è possibile rilevare problemi come fori,vaiolature, ostruzioni e perdita di spessore.Questo controllo impiega all’incirca 10 se-condi per tubo, permettendo di riconsegnarelo scambiatore in tempi rapidi per eventualiinterventi di manutenzione». Conclude Gras-setti: «Sono sempre stato stimolato a stu-diare i migliori prodotti e le tecnologie piùavanzate, cercando di intuire i bisogni di set-tori specifici e dotandoci di macchinari ido-nei a dare risposte coerenti, prevenendo laconcorrenza e offrendo il miglior serviziopossibile. È una filosofia vincente, soprat-tutto ora che, grazie alla supervisione di miamoglie Mirtha, stiamo allargando la nostrarete di collaborazioni con importanti aziendeinternazionali».

�Sono sempre stato stimolato a studiarei migliori prodotti e le tecnologiepiù avanzate, cercando di intuire

i bisogni di settori specificiper dare risposte coerenti

L’estensione dellostabilimento

di Staranzanodue capannoni,

magazzini, ufficie un laboratorio

di ricerca e sviluppo

MQ

FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 161

8mila

Page 136: Dossier Friuli Venezia GIulia

Un lavoro poco conosciuto maestremamente importante. La fu-sione in sabbia di getti in leghe dialluminio soddisfa le esigenze di

svariati mercati: dalla motoristica agli stru-menti di misura e di alta precisione, dallameccanica generale al design. Il mestiere delfonditore è affascinante e antico; si parte daun lingotto di metallo che viene fuso e tra-sformato in elementi complessi con caratte-ristiche meccaniche importanti. La FonderiaPiccin di Fontanafredda, presente sul mer-cato da quarant’anni, produce componentiche vengono impiegate in svariati settori:«passiamo da parti che devono avere elevatecaratteristiche meccaniche, di tenuta a pres-sione e antideflagranti, ad altre di forte va-lenza estetica», afferma Paola Piccin, uno deisoci dell’azienda familiare.

Come è nata la scelta di gettarsi in un set-tore non comune come quello della fusionein sabbia di getti in leghe di alluminio? «È stata una scelta fatta nel 1972 da mio pa-dre, Giovanni Piccin, che dopo la lunga espe-rienza in grandi fonderie di ghisa in Svizzerae in Italia, ha deciso di percorrere la stradadell’autonomia in un settore in grande espan-sione, quello appunto della fusione di allu-

minio. In considerazione del veloce aumentodel volume di lavoro, da realtà prettamentemanuale e artigianale quale era inizialmente,ha trasformato l’azienda in una fonderia mec-canizzata e dal processo strettamente con-trollato. Ciò non toglie che fondiamo ancorasingoli elementi. I getti che produciamo sonodi solito componenti di serie realizzati su di-segno del cliente, al quale prestiamo la nostraconsulenza in fase di elaborazione. Senza tra-lasciare in ogni caso l’aspetto di economicitàche è parte integrante di ogni prodotto, il no-stro primo obiettivo è infatti quello di pro-durre getti “sani”. Attualmente serviamo prin-cipalmente il settore meccanico, motoristico,navale, elettromeccanico, in particolare lecomponenti per stazioni elettriche e mate-riali antideflagranti, agricolmeccanico, mec-canotessile, fino all’arredo urbano e per in-terni. La nostra tipologia produttiva offreelasticità nelle quantità, tempistiche e formegeometriche in grado di soddisfare le esigenzedi moltissimi mercati».

Come avviene nello specifico la fusione?«Fondiamo i lingotti di lega in forni a cro-giolo; trattiamo il metallo per eliminare gas eimpurità ed effettuiamo eventuali modifiche.Le forme che costituiscono l’involucro doveviene poi colato il metallo fuso sono ricavate

Le specificità della fusione in sabbia

I soci

della Fonderia Piccin

di Fontanafredda.

Nella pagina accanto

immagini dell’interno

della Fonderia e una

fase della colata

www.fonderiapiccin.it

IMPRENDITORI DELL’ANNO

162 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

Partire da un lingotto di metallo,

fonderlo e trasformarlo in elementi

complessi, impiegati poi in svariati

settori. È questo il mondo della

fonderia. Paola Piccin racconta le fasi di

fusione e gli impieghi delle componenti

fuse, dal settore meccanico al design

Nicoletta Bucciarelli

Page 137: Dossier Friuli Venezia GIulia

FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 163

Fonderia Piccin

dallo stampaggio di sabbia con modelli spe-cifici; la formatura e la colata possono avve-nire con macchine automatiche ma anche amano, a seconda della necessità. Una voltache il metallo si è solidificato, la forma di sab-bia viene demolita e il getto viene estratto;vengono poi tagliate le materozze e i canali dicolata ed eliminate le bave mediante mola-tura; i pezzi sono a questo punto pronti peril trattamento superficiale richiesto, comeper esempio la sabbiatura e la burattatura eper subire eventuali trattamenti termici».

Come viene trattato il tema ambientalenella vostra fonderia?«Ci siamo dotati di impianti che ci permet-tono il recupero e il riutilizzo di parte deimateriali di scarto specifici del nostro cicloproduttivo; ciò che non viene più utilizzatoda noi può ancora costituire risorsa per ilreimpiego in altri processi. Ad esempio leimpurità che eliminiamo dal metallo ven-gono nuovamente rifuse dalle raffinerie. Al-tri scarti vengono smaltiti in conformità alle

leggi nazionali. Per quanto riguarda l’utilizzodi risorse, stiamo esaminando le soluzionipiù adatte per l’impiego di energie di tipo rin-novabile».

In che modo la tecnologia è entrata a farparte di un lavoro antico come può esserequello della fusione in sabbia? «L’introduzione della tecnologia ha permessoin primo luogo di ridurre la fatica fisica. Inquesto modo ci siamo potuti concentrare sullaqualità e la ripetibilità del prodotto, nell’otticadi eliminare gli scarti e ottimizzare il processo.Stiamo inoltre investendo in strumenti di con-trollo che fino a poco tempo fa erano disponi-bili solo presso istituti di ricerca o grandiaziende, che ci permettono di conoscere e ge-stire fattori produttivi specifici».

�La formatura e la colatapossono avvenire con

macchine automatiche maanche a mano, a seconda

della necessità

Sono i bardi pressione

con cui vengonotestate alcune

fusioni

BAR18

Page 138: Dossier Friuli Venezia GIulia

IMPRENDITORI DELL’ANNO

Oltre 30 aziende in 17 paesi, cheoccupano 2.600 dipendenti. Èl’indotto del Gruppo Helios,un’eccellenza tra i produttori di

vernici su scala mondiale, tra i quindici piùgrandi produttori in Europa. Il Gruppoesporta le sue vernici in 45 paesi nel mondo.«L’87% dei nostri prodotti è venduto al-l’estero – afferma Vladimir Borisov, ammini-stratore delegato della sede italiana delgruppo -. Di questi, circa il 30% viene espor-tato nei paesi dell’Unione Europa, il 29%nei paesi dell’ex URSS e il 25% nei paesidell'ex Jugoslavia». Il Gruppo ha chiuso il2010 con una percentuale di crescita dellevendite del 14% e, rispetto all’ammontarestimato per il 2010, nel suo piano econo-mico-finanziario prevede per il 2011 una cre-scita del 10% dei ricavi. «La nostra strategiaprimaria è quella di conservare un ruolo im-portante nei mercati dove siamo già presentie ampliarci anche su nuovi territori. In taleambito prendiamo in debita considerazione lecondizioni del mercato mondiale, dove i se-gni di una sempre più celere globalizzazionesono evidenti, visto che assistiamo a nuoveconcentrazioni di produttori di vernici, cheper noi rappresentano una nuova sfida da af-frontare».

In Helios siete riusciti a realizzare un im-portante obiettivo strategico, quello di met-tere in rete i produttori sloveni di vernici.«Abbiamo acquisito le più importanti realtàslovene del settore, la Color e successiva-mente abbiamo assunto la direzione delGruppo Belinka. Negli ultimi anni, inoltre,abbiamo aggiunto tra le fila del gruppo He-

lios anche la Chromos, in Croazia, la Zvezda,in Serbia, l’Odilak, in Russia, la fabbrica divernici Avrora di Ucraina e la società com-merciale specializzata slovena Mavrica».

Quali sono le caratteristiche della pro-duzione del Gruppo Helios?«La gamma dei prodotti comprende princi-palmente vernici per carrozzeria, vernici de-corative, vernici per l’industria metallurgica,vernici per l’industria del legno, vernici inpolvere, vernici per la segnaletica autostra-dale orizzontale, resine sintetiche. Nelle atti-vità di sviluppo dei prodotti, rispettiamo con

Anche il settore verniciguarda al sostenibile

Un gruppo di oltre 30 aziende dislocate

in 17 paesi del mondo. Helios realizza le

sue vernici con un’attenzione particolare

all’impatto ambientale.

L’esperienza di Vladimir Borisov

Eugenia Campo di Costa

Vladimir Borisov, seduto, insieme al team della Helios Italia. La filiale italiana ha sede a Gorizia

www.heliositalia.it

166 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

Page 139: Dossier Friuli Venezia GIulia

Vladimir Borisov

zelo le normative europee e globali, che ri-chiedono l’utilizzo di tecnologie pulite e ri-spettose dell’ambiente. Il gruppo sviluppauna vasta gamma di prodotti e programmi in-teressanti per il mercato, in particolare pro-dotti a base d’acqua, sistemi di indurimentoad UV e vernici in polvere. In tale ambito ciimpegniamo anche nell’introdurre i principidi sviluppo sostenibile, come ad esempio ilconsumo minore possibile di energia e l’im-patto minimo possibile sull’ambiente».

Parliamo della Helios Italia. «Helios è presente sul mercato italiano già dal1986, l’anno in cui, insieme ad altri soci ita-

liani, ha costituito l’azienda Adler Friuli Spa,che si occupava della produzione di tinte perlegno e di vernici, fornendo i suoi prodottiall’industria della lavorazione del legno del“Triangolo della sedia”. Negli anni 70 e 80,Helios collaborava con il Gruppo Herberts,allora tedesco, per il quale produceva nellesue aziende in Slovenia vernici per carrozze-ria. Quando, nel 1993, la società tedesca haabbandonato la produzione di vernici perl’edilizia, l’azienda Helios ne ha acquisitol’unità produttiva in Italia».

Dal 1999 la Helios Italia è passata a lei,che ha così aperto un nuovo capitolo dellapresenza del gruppo sul mercato italiano.Come si struttura oggi l’azienda? «La produzione completa delle vernici per le-gno e per l’edilizia si attua nello stabilimentoprincipale in Slovenia. A Gorizia abbiamo laHelios Italia Spa, che dal 2002 si occupadella commercializzazione di tutta la gammadei prodotti del Gruppo Helios sul mercatoitaliano, in particolare resine sintetiche, ver-nici per l’edilizia e carrozzeria, vernici indu-striali per il ferro e il legno, vernici in polvere.Nel 2007 abbiamo avviato la commercializ-zazione dei siliconi e delle schiume poliure-taniche del produttore TKK offrendo i pro-dotti con questo marchio per la prima voltaanche ai clienti italiani. Oggi l’azienda conta14 dipendenti e più di 50 collaboratori acontratto in tutt’Italia, che rifornisco più di1000 clienti».

Quali gli obiettivi del Gruppo Helios, edi Helios Italia in particolare?«La vision del Gruppo Helios è attestarsi trai primi dieci produttori leader di vernici esmalti in Europa, quello dell’azienda HeliosItalia è conquistare la fiducia dell’industria edei consumatori italiani per diventare unodei loro maggiori partner di riferimento».

Nelle attività di sviluppo dei prodotti,rispettiamo con zelo le normativeeuropee e globali, che richiedono

l’utilizzo di tecnologie pulitee rispettose dell’ambiente

FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 167

Page 140: Dossier Friuli Venezia GIulia

IMPRENDITORI DELL’ANNO

uella friulana è una delle tradi-zioni enologiche più importanti eantiche presenti sul panoramaeuropeo. Grande è l’indotto eco-nomico e occupazionale scatu-

rito dal settore, anche sotto il profilo tecnologico.Negli ultimi anni, in particolare, si sono distintetutte quelle realtà dimostratesi in grado di supe-rare la crisi congiunturale e della domanda che hacolpito il mondo del vino. Tra queste, anche laInoxFriuli, specializzata da oltre trentacinqueanni nella lavorazione dell’acciaio inox per laproduzione di serbatoi per cantine, distillerie,industrie chimiche, alimentari e dolciarie. Unaleader del settore, capace di proporre soluzionidall’alto contenuto tecnologico, pur non abban-donando la tradizione friulana e, soprattutto,senza mai distaccarsi dalla sua originaria impo-stazione di impresa a carattere familiare. Al suo

interno, comunque, si tro-vano sempre più addettispecializzati e formati inmateria di progettazione.«Sin dalla sua fondazione,nel 1976, il nostro obiet-tivo è quello di soddisfare ilmercato enologico» spiegaKetty De Luca, che assiemea Silvia Filligoi rappresenta la nuova generazionealla guida della società di Faedis, in provincia diUdine. Si porta avanti, dunque, la mission dei tresoci fondatori, Mireno De Luca, Lao Filligoi eGiampaolo Toffoletti, che prevede un’analisi ap-profondita del mercato vitivinicolo, immergen-dosi in quelli che sono i problemi quotidiani e lereali esigenze dei produttori, riuscendo sempre adapportare miglioramenti e innovazioni nello stu-dio e nella realizzazione del proprio prodotto.«Realizziamo una vasta gamma di serbatoi eno-logici, come semprepieno, sovrapposti, vinifica-tori, termocondizionati, criomaceratori – spiegaSilvia Filligoi -, ma anche accessori per cantine edistillerie, quindi passerelle, impianti di com-pensazione e banchi porta-attrezzi».Purtroppo, come evidenziano le due giovani im-prenditrici friulane, la lungaggine relativa allaconcessione dei contributi alle aziende agricole eil calo della richiesta del vino hanno influito ne-gativamente sulla richiesta dei prodotti. «È statoproprio nel momento di difficoltà – commentaSilvia Filligoi -, che abbiamo messo in atto il clas-sico motto friulano del “tiriamoci su le maniche”.Abbiamo pensato di concentrare le nostre ener-gie sulle aziende chimiche e alimentari, aumen-tando così i rapporti commerciali con più realtà

Un serbatoio di innovazioniSostenibilità ambientale, versatilità e alta tecnologia. L’acciaio inox permette

innumerevoli applicazioni. A parlarne sono Ketty De Luca e Silvia Filligoi della

InoxFriuli, che hanno già conquistato il settore vitivinicolo

Pierpaolo Marchese

168 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

Q

Page 141: Dossier Friuli Venezia GIulia

industriali diversificate tra loro».Da sempre costruttrice anche di serbatoi percontenimento e miscelazione per prodotti ali-mentari e dolciari, oltre che di vasche per conte-nimento chimico, l’azienda ha concentrato i suoisforzi in questa direzione ottenendo discreti ri-sultati.Indispensabile, in questo periodo di crisi, si è ri-velata la freschezza e l’originalità delle idee por-tate avanti dalla De Luca e dalla Filligoi, chenon si sono scoraggiate e, anzi, hanno fatto fronteall’emergenza investendo nel campo pubblicita-rio e nell’innovazione tecnologica. Prima voce inscaletta: il risparmio energetico e la sostenibilitàambientale.«Siamo particolarmente attente agli aspetti eco-logici. Abbiamo installato circa 100 Kw di foto-voltaico sul tetto del nostro stabilimento, il che

ci rende autonomi energicamente e ci permette,nel nostro piccolo, di salvaguardare la bellezza delterritorio» spiega Ketty De Luca.La Inoxfriuli, da anni presente sul mercato Eu-ropeo, in particolare in Germania, Francia, Slo-venia e Croazia, guarda ora al futuro. «Stiamocercando di ampliare i rapporti economici so-prattutto con i paesi comunitari a noi più con-geniali, - aggiunge Ketty De Luca - ma non perquesto escludendo richieste provenienti da altripaesi. Oltre all’aumento degli investimenti pub-blicitari, non solo in territorio italiano ma ancheestero, e al rinnovo continuo del sito internet, ab-biamo puntato al contatto diretto con i nostricommittenti, partecipando ad alcune fiere inambito regionale ed europeo, eventi da cui ab-biamo ottenuto riscontri più che apprezzabili».«La nostra azienda è versatile, ed essendo l’ac-ciaio inox sempre più utilizzato – concludeSilvia Filligoi – può rispondere alle esigenze dimoltissimi settori su vasta scala. Dall’enolo-gico all’edile fino al chimico e all’ospedaliero.Per questo siamo convinti che la nostra realtàabbia grandi prospettive future. La nostra pros-sima sfida sarà quella di puntare anche a uncomparto del tutto nuovo, quello dell’arreda-mento e del design».

Ketty De Luca e Silvia Filligoi

I titolaridella InoxFriulidi Faedis (Ud),da sinistra,Mireno De Luca,Ketty De Luca, SilviaFilligoi e Lao Filligoi.Nelle altre immagini,alcuni internidello stabilimentoe l’impiantofotovoltaicoinstallato sul tettowww.inoxfriuli.com

FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 169

Abbiamo installato circa 100 Kwdi fotovoltaico sul tetto del nostrostabilimento, il che ci rende autonomienergicamente e ci permettedi salvaguardare il territorio

Page 142: Dossier Friuli Venezia GIulia

prodotti dalla sede italiana e si occupano dellafase di personalizzazione del prodotto, oltre chedella parte strettamente legata alla distribuzioneal cliente finale. Attualmente siamo presenti conunità produttive in Germania, Spagna, Argen-tina, Australia, Cina e Marocco. Tutti gli altripaesi con produzione vinicola sono serviti diret-tamente dalla “casa madre” di Trieste. Nel 2010abbiamo servito clienti in 50 paesi diversi; ilmercato di riferimento rimane comunque l’Ita-lia, che copre circa il 60% del fatturato totale. At-tualmente il fatturato della sede di Trieste si at-testa intorno ai 21 milioni di euro, ai qualivanno aggiunti i fatturati delle singole unità difinalizzazione presenti nelle aree vinicole delmondo».

Sembra che il settore vinicolo abbia risen-tito della crisi meno di altri comparti. Qual èla vostra esperienza a riguardo?«Il settore del vino ha sentito gli effetti della crisimeno di altri settori, perlomeno per quanto ri-guarda la quantità di imbottigliato, anche sequote importanti di mercato sono state presedalle chiusure alternative. Si è percepita una ten-denza al ribasso nella spesa dedicata all’imbal-laggio, di cui il tappo fa parte, con una riduzione

Il sughero è l’unico prodotto naturale adattoa chiudere una bottiglia di vino. È un ma-teriale vivo, che conserva il vino permet-tendogli di respirare e di invecchiare, affi-

nandone le caratteristiche, senza minimamentealterarle. Inoltre, questo materiale è per naturaecologico. È infatti l’unico prodotto in legnoche si ricava dal bosco senza tagliare gli alberi,quasi fosse un frutto. La corteccia si estraedalla quercia da sughero ogni 10 anni e la vitamedia di una quercia è di qualche secolo. «Il ci-clo produttivo dei tappi è a bassissimo im-patto ambientale, con un bilancio dell’ani-dride carbonica positivo» afferma GiorgioColombin, presidente del Cda dell’aziendaColombin & Figlio di Trieste, che da oltrecent’anni realizza tappi in sughero. «Questo si-gnifica che nel ciclo industriale si emette menoCO2 di quanta l’albero non ne trasformi in os-sigeno. E dopo la stappatura dalla bottiglia, iltappo di sughero è riciclabile: ad esempio puòdiventare un ottimo materiale per l’isolamentotermo-acustico degli edifici».

La vostra sede centrale è a Trieste, ma vi av-valete di varie unità di finalizzazione sparse intutto il mondo. Quali sono i vostri principalimercati?«Le nostre aziende di finalizzazione ricevono

Equilibrio tra tecnologia e natura.

Questa in sintesi la metodologia

che porta alla realizzazione

dei tappi in sughero Colombin.

Che, oltre a preservare le qualità

del vino, rispettano l’ambiente.

Il punto di Giorgio Colombin

Luca Righi

Il sughero fa bene al vino e all’ambiente

A sinistra,

Giorgio Colombin,

presidente del Cda.

In alto, un interno

dell’azienda e alcuni

momenti di lavorazione

dei tappi in sughero

www.colombin.it

IMPRENDITORI DELL’ANNO

170 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

Page 143: Dossier Friuli Venezia GIulia

vicina al 100%. Oggi stiamo lavorando su temitotalmente innovativi che presenteremo a brevee che stupiranno il settore: improntati, sempre,alla visione del tappo di sughero come un veicolo,assolutamente naturale, di tecnologia al serviziodel vino».

Quali prospettive intravedete per il futuro?«Il sughero piace al consumatore finale e fabene al vino, oltre che alla natura e all’am-biente. Continueremo a investire in ricerca,per applicare le tecnologie più innovative allanatura, confermando la nostra presenza glo-bale sui mercati di tutto il mondo. Oggi lot-tiamo, come tante altre realtà, contro la crisieconomica ma abbiamo fiducia che le opera-zioni di internazionalizzazione che abbiamoportato avanti ci consentiranno di riprenderea crescere».

dei fatturati. Per modificare questa tendenza, daanni ci stiamo impegnando a tutti i livelli affin-ché venga inserito in etichetta un riferimento altipo di chiusura impiegata. Il consumatore, loconfermano i sondaggi, preferisce il sughero, manon può scegliere di acquistarlo. Finora pur-troppo abbiamo riscontrato una scarsa atten-zione del mondo politico in tal senso, ma conti-nueremo a lavorare per raggiungere il risultato.Intanto percorriamo strade nuove, dedicandoattenzione ai paesi emergenti del settore vini-colo, quali la Cina e l’America Latina».

Quali passi avanti ha fatto l’azienda nell’ul-timo decennio in termini di nuove tecnologie?«Da sempre l’azienda è altamente tecnologica.Una delle innovazioni più importanti riguarda unprocesso industriale per l’estrazione della com-ponente volatile del sughero. Questo trattamentodi sterilizzazione è stato studiato e applicato man-tenendo fede alla politica dell’azienda di “appli-care tecnologia alla natura”. Niente prodotti chi-mici, nessuna forzatura, solo acqua, tempo e ariacalda. Così è nato il trattamento ACT, che ha ot-tenuto anche il brevetto mondiale: grazie a que-sto processo industriale applicato su tutti i pro-dotti, la sicurezza d’uso di un tappo di sughero è

Giorgio Colombin

FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 171

�Il processo industriale per l’estrazionedella componente volatile del sugheroè stato studiato mantenendo fedealla politica dell’azienda di “applicaretecnologia alla natura”

Page 144: Dossier Friuli Venezia GIulia

172 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

Il settore enologico si rimbocca le manicheper uscire da una crisi dettata, da un lato,dal calo della domanda e, dall’altro, dauna sovrapproduzione difficile da assor-

bire. Ma all’Italia non mancano certamente inumeri, le eccellenze e anche le personalità ido-nee per dare slancio al più variegato e ricco com-parto del settore agroalimentare. È da pochigiorni finito il Vinitaly, a Verona, e a riflettere sul-l’andamento del mercato è colei che potremmodefinire la “Signora del Vino” di Pordenone. TraPiera Martellozzo e le sue produzioni ci sonomolti punti in comune. Entrambi eleganti, so-fisticati, fortemente legati al loro territorio. LaMartellozzo è divenuta negli anni un simbolonon solo dell’enologia “al femminile”, ma anchedi un’imprenditoria attenta alle risorse locali e ca-pace di creare un indotto esportato in tutto ilmondo. «Questa edizione del Vinitaly credo ab-bia registrato un calo nelle presenze dei visitatoricuriosi, e un aumento di operatori interessati –racconta Piera Martellozzo -. Per la mia aziendaè stata l’occasione per definire e concretizzaretutto il lavoro svolto nei mesi scorsi dai mieicommerciali. Sono quindi abbastanza soddi-sfatta per i riscontri ottenuti durante la ker-messe veronese».

Sono molte le incognite che colpiscono ilmondo del vino. La sua azienda come sta rea-gendo?«La debolezza dei consumi, soprattutto interni,

Più comunicazioneper rilanciare il vinoSecondo Piera Martellozzo, tra le più note produttrici vitivinicole italiane, le imprese del settore

debbono rilanciarsi investendo in marketing, immagine e comunicazione.

Ecco perché la qualità del vino, su un mercato globalizzato e competitivo, non basta più

Andrea Moscariello

Piera Martellozzo,

dell’omonima società

di San Quirino (Pn).

Nella pagina a fianco,

alcune bottiglie

della serie

“Le perle di Piera”,

rispettivamente

un prosecco, un rosé,

una ribolla gialla

e un pinot grigio

www.martellozzo.com

l’incertezza sul futuro,la perdita di competi-tività internazionale,i problemi valutariderivanti da unamoneta, l’euro, cosìforte rispetto al dol-laro, sono delle com-ponenti critiche chehanno caratterizzatoquesto periodo. In questoscenario poco lusinghierola mia azienda si è però difesain modo egregio. Abbiamochiuso l’anno con una cifra leg-germente positiva, grazie so-prattutto al sensibile recuperoregistrato nell’ultimo trime-

IL MERCATO DEL VINO

Page 145: Dossier Friuli Venezia GIulia

FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 173

� �

Piera Martellozzo

stre. Non mi piace, però, continuare a definirequello corrente come un periodo di crisi».

Vale a dire?«Si continua a definire crisi quello che secondome è un riposizionamento dell’economia mon-diale dentro confini più reali. Si producevatroppo, si consumava il superfluo. Quindi, se ac-cettiamo questo dato di fatto sapremo anchetrovare le giuste contromisure».

Cosa occorre al settore vinicolo per rico-minciare a crescere?«Intanto una maggiore cultura manageriale.Serve l’incentivazione di una corretta ed efficacecomunicazione, indispensabile per un prodottocome il vino e per le rinnovate esigenze del con-sumatore moderno. Oggi molte aziende hannoun sito internet, ma ben poche sfruttano questomezzo dinamico. Molti siti sono statici, scarsa-mente aggiornati. Inoltre poche realtà utilizzanola rete per comunicare con il pubblico, siano essiconsumatori, fornitori, buyer della GDO, clientio operatori del settore. Tutto ciò per arrivare alvero problema nel mondo del vino italiano, al-meno per la maggior parte dei casi, cioè la man-canza di una strategia di marketing. Strategia cheracchiuda le politiche di prodotto, comunica-zione, distribuzione e prezzo. In giro c’è ancoratroppo istinto e si è ancora troppo legati alla tra-dizione e al nobile passato che generazioni di im-prenditori hanno vissuto».

Comunicazione da rivolgere in primis allenuove generazioni.«Esattamente. Nella nostra azienda sentiamomolto questo aspetto e con orgoglio cito l’ini-ziativa che abbiamo varato lo scorso mese di ot-tobre, Scuola di Vino, grazie a cui, fino a giugno,molte aziende del territorio s’incontrano e inte-ragiscono con il pubblico durante la degusta-zione della singola varietà di vino scelta per l’oc-casione. È un modo per far conoscere lepeculiarità dei vari vitigni, del loro migliore ab-binamento al cibo e del corretto modo di con-sumo».

I suoi prodotti sono esportati con successoin tutto il mondo. Come sta mutando la geo-grafia del “vino” a livello internazionale?«In India i medici consigliano il vino al posto del

whisky mentre a Mosca, sempre più spesso, i ric-chi lo preferiscono alla vodka. In Cina si prevedeche nel breve si stapperanno almeno un mi-liardo di bottiglie mentre gli statunitensi conso-lideranno nei prossimi anni la loro leadership neiconsumi attestandosi sopra i totem enologiciFrancia e Italia, in continuo e netto calo di con-sumi. Questi dovrebbero essere i nuovi scenariche caratterizzeranno la mappatura dei consumidi vino nel mondo, senza dimenticare paesiemergenti come il Brasile, dove la smisurata ric-chezza interna della nazione sarà nei prossimianni ridistribuita in modo più omogeneo per-mettendo, così, la crescita di quella classe inter-media che in ogni paese muove l’economia realecon ampi riflessi positivi sui consumi di generi,fino ad oggi, non alla portata di tutti».

Lei rappresenta anche l’associazione Eno-pordenone. Qual è la sua mission?«L’associazione è nata per volontà di un gruppodi imprenditori con lo scopo di rivalutare e far

��Il vero problema è la mancanza di una

strategia di marketing. Strategiache racchiuda le politiche di prodotto,comunicazione, distribuzione e prezzo

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174 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

detto Sistema Italia sviluppi azioni effettivamenteconcrete, è diventata una necessità inderogabile».

E le imprese friulane stanno seguendo que-sto diktat?«Purtroppo no, basta solo citare come esempio glisforzi vani di assemblare tutte le zone della re-gione sotto il cappello Doc Friuli. Io mi auguroche iniziative come Enopordenone siano l’iniziodi un processo che faccia comprendere a tutti noiquanto importante sia oggi nel mondo la parola“Sinergia”».

Parliamo di ambiente. Sotto quali aspetti,soprattutto, possiamo definire la suaun’azienda “verde”?«Sono da sempre sensibile alla natura in ognisua forma, tutti i miei vini rispondono a logichedi sostenibilità, regola valida sia per la linea de-dicata al Bio, sia per tutte le altre produzioni. At-tenzione che si estende anche alle strutture azien-dali, dove alcuni interventi mirati hannopermesso l’utilizzo delle acque reflue, prodotte incantina, per l’irrigazione dei campi o la scelta diimpiantare su tutta la superficie coperta i pannellifotovoltaici».

Il suo settore vede l’affermarsi, sempre dipiù, di grandi protagoniste. Quale valore ag-giunto rappresenta la femminilità nella crea-zione di un vino?«L’avvento nel mondo del vino di sempre più im-prenditori donna, a mio parere, può solo farbene al settore. Noi donne abbiamo una sensibi-lità innata che ci permette di cogliere, di certiaspetti, anche le più lievi sfumature in molti casideterminanti per la migliore strategia da perse-guire o per la riuscita di un progetto».

Cosa ha in serbo per il futuro?«Continuare il nostro processo di crescita, sia intermini di qualità, sia d’immagine percepita dalmercato, percorrendo con crescente determina-zione la strada intrapresa negli ultimi anni, con-sci che solo con questi presupposti si possonoconseguire quei risultati che, soprattutto al-l’estero, stanno dando ragione alle scelte fatte infase di ideazione del progetto “Piera MartellozzoSemplicemente Vino”».

conoscere il territorio del Grave, dove si produ-cono vini che non hanno nulla da invidiare aqualsiasi altra zona sia per qualità, tipicità e ca-ratteristiche organolettiche. La strategia del “farerete” tra le imprese locali è fondamentale. Èl’unica ricetta per affrontare con maggiori pro-babilità di successo i prossimi anni. Ricercarecoesione fra tutti gli operatori della filiera e unirele forze dei vari protagonisti del mondo del vino,dalle istituzioni ai produttori, dai consumatori achi il vino lo vende, perché finalmente il cosid-

IL MERCATO DEL VINO

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L’avvento delle imprenditrici,a mio parere, può solo far bene al settore.Noi donne abbiamo una sensibilità innata

che ci permette di cogliere anche le piùlievi sfumature in molti casi determinanti

per la migliore strategia da seguire

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PROPRIETÀ INDUSTRIALE

176 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

Sbaglia chi ritiene il consulente in pro-prietà industriale un professionista me-ramente burocrate. A sostenerlo è unodegli esponenti più apprezzati del set-

tore, l’ingegner Valter Giugni, responsabiledella società Propria di Pordenone. Al suofianco, oltre al partner Mario Gonella, anchei figli Stefano e Diego. Quello che molti nonsanno è che il consulente, nel guidare le sceltedi privati e imprese, deve dimostrare una com-petenza che va ben al di là di quella specifica disettore. Soprattutto, la globalizzazione pone ilmercato dinanzi a nuove e complesse dinami-che. «Chiunque ritiene di avere raggiunto unrisultato innovativo, mira a ottenere la massimaprotezione possibile – spiega Valter Giugni –per questo vorrebbe estendere i suoi diritti intutto il mondo».

La tutela “globale” è un obiettivo rag-giungibile?«Naturalmente, ma questo desiderio si scontrasubito con il problema dei costi, che cambianoda un paese all’altro. Costi che ovviamentevanno sommati, raggiungendo valori sosteni-bili soltanto da aziende molto solide econo-micamente. Oltre al problema della spesa, poi,esistono complicazioni procedurali, non tantodal punto di vista del deposito e dell’esamedelle domande presentate, quanto da quellocontrattuale e giudiziario. Non è così scontatoil far valere i propri diritti all’estero. Moltipaesi, malgrado l’apertura delle frontiere e l’en-

trata in vigore di accordi internazionali quali iTrips, continuano a sviluppare una politica in-dustriale e commerciale di tipo protezioni-stico».

La proprietà industriale fa riferimento aun sistema di leggi perennemente in cam-biamento. Lei assiste a un’evoluzione posi-tiva?«L’Italia negli ultimi anni ha fatto dei passi inavanti. Il Codice di Diritto Industriale è statounificato ed emanato il 10 febbraio 2005, cosìcome il relativo Regolamento di Attuazione,entrato in vigore il 10 marzo 2010. Persistono,però, controversie sulle norme riguardanti le in-venzioni dei ricercatori delle università e deglienti pubblici di ricerca. Rimane molto da fare

L’impresa italiana ancora fatica a comprendere il valore strategico della tutela di un

marchio o di un brevetto. Il quadro, comunque, pare si evolva in positivo. O almeno

è quanto emerge dall’analisi di Valter Giugni, responsabile della società Propria

Aldo Mosca

Sviluppi e lacunedella proprietà industriale

Nella pagina a fianco,

dall’alto in senso orario,

Valter Giugni, Mario

Gonella, Diego e Stefano

Giugni della Propria Srl

di Pordenone

www.propria.it

Page 149: Dossier Friuli Venezia GIulia

Valter Giugni

FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 177

sul piano attuativo. È facile emanare nuove di-rettive, molto più complicato è realizzare glistrumenti necessari per metterle in pratica».

In questo la procedura di deposito tele-matico ha agevolato i lavori.«Vero, anche se il programma adottato do-vrebbe essere più semplice e affidabile. Un al-tro risultato positivo è stato l’accordo rag-giunto con l’Ufficio Brevetti Europeo perottenere un “Rapporto di Ricerca”, con rela-tivo parere di novità, sulle domande di bre-vetto italiane, in tempo utile per decidere l’op-portunità di estensione all’estero. Tuttavia,restano molte incognite sulle modalità di pro-secuzione delle domande nazionali, le qualidovrebbero essere successivamente oggetto diun “esame di merito”. Questo perché l’UfficioItaliano Brevetti e Marchi non ha ancora avutola possibilità di strutturarsi adeguatamente intermini di personale qualificato e di mezzi ido-nei per svolgere questo tipo di attività».

Parliamo della sua società, Propria. Nel2003, dopo essere stata una costola delgruppo Electrolux, è diventata indipen-dente. Questo a cosa ha portato?«Ci siamo potuti sviluppare e ampliare. Ab-biamo oltre un centinaio di clienti sull’interoterritorio nazionale provenienti dai più svariatisettori tecnologici, dalle attrezzature sportiveall’arredamento della casa, dai dispositivi perl’agricoltura ai prodotti alimentari, dagli ap-parecchi ottici alle biotecnologie. Il bilancio,nonostante la congiuntura, si è sempre chiusoin positivo, segnale di come nei periodi di crisinascano le migliori innovazioni».

Quello italiano è un popolo attento a tu-telare le sue invenzioni?«In Italia vi è una scarsa conoscenza sulla ma-teria della proprietà industriale. I responsabilidi questa situazione sono soprattutto gli ope-ratori del settore, che comunicano poco, conil risultato che le imprese considerano i brevetticome un costo e non come un investimento.Il consulente in proprietà industriale deve es-sere visto dall’imprenditore come un preziosopartner sul quale fare affidamento per operare

le scelte più efficaci al fine di valorizzare e pro-teggere le innovazioni scaturite dalla propriaazienda».

Quali obiettivi vi ponete per il prossimobiennio?«Intanto il consolidamento dell’attività, ancheattraverso la partecipazione a iniziative e ma-nifestazioni che servano a diffondere la culturadella proprietà industriale. Altro obiettivo èquello di selezionare giovani laureati in mate-rie scientifiche e prepararli a intraprendereuna carriera professionale ancora poco valo-rizzata in Italia, nonostante sia ricca di inte-ressanti prospettive».

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Molti paesi, malgrado l’aperturadelle frontiere, continuano a sviluppareuna politica industriale e commercialedi tipo protezionistico

Page 150: Dossier Friuli Venezia GIulia

«La tecnologia ha avuto un ruolo fondamentaleper quanto riguarda lo sviluppo dell’azienda,sia da un punto di vista produttivo che da unpunto di vista comunicativo e interattivo coni diversi mercati mondiali. I nostri prodottisono strettamente legati alla grafica e allastampa digitale, quindi alla manipolazione diimmagini tramite computer seguita da pro-cessi elettronici di stampa. È quindi facile im-maginare come l’evoluzione tecnologica abbiaguidato tutto il nostro percorso fin dall’inizioe lo faccia tutt’ora. Per il futuro l’obiettivoconsiste nel riuscire a creare una sinergia traquelle che sono le anime che ci caratterizzano,ovvero il design, il made in Italy tradizionale ele tecnologie informatiche».

La vostra struttura, che negli anni si è svi-luppata enormemente, com’è articolataoggi? «Nel tempo l’azienda è riuscita a lanciarsi suimercati internazionali sfruttando l’elementodistintivo rappresentato dal made in Italy eun prodotto concettualmente nuovo».

Di cosa si tratta?«Abbiamo abbandonato il classico albumuguale in tutto il mondo e differenziato da unpaese all’altro solo da piccole sfumature e co-munque sempre basato su un procedimentorealizzativo che parte dalla costruzione del li-bro e poi giungere all’inserimento delle foto.L’album che abbiamo concepito ha invece ori-

Non è solo una banale raccolta diimmagini. L’album può trasfor-marsi in una raffinata opera diarte e design, capace di trasmet-

tere un valore che va oltre la qualità delle foto-grafie che contiene o la profondità dei ricordiimmortalati. Vena creativa e abilità tecnichevanno in questo caso sapientemente amalga-mate per ottenere un risultato innovativo e ca-pace di uscire dagli schemi che da tempo im-prigionano questo tipo di prodotto. Lo sa beneTullio Tramontina, presidente della Graphistu-dio, studio di grafica e fotografia pubblicitariache negli anni, specializzandosi in book matri-moniali, è cresciuta fino a diventare una realtàdi livello internazionale. «Da qualche anno laGraphistudio si è affermata con decisione sulmercato mondiale – spiega Tramontina –, arri-vando a servire oltre cinquantamila studi foto-grafici e ad annoverare tra i suoi testimonial ipiù grandi ritrattisti al mondo. Lo studio dia-loga con le maggiori aziende in campo infor-matico e fotografico, con le quali collabora co-stantemente nell’ambito di progetti chedisegneranno il futuro di questo settore».

Che ruolo ha avuto la tecnologia, l’infor-matica in particolare, nell’evoluzione del vo-stro lavoro?

Informatica, design e creatività

si mescolano per dare vita a una nuova

versione di un oggetto molto diffuso,

l’album, che in particolari occasioni

assume un ruolo di grande importanza.

Ne parla Tullio Tramontina

Amedeo Longhi

Il libro fotografico made in Italy

Nella pagina a fianco,

Tullio Tremontina,

presidente

della Graphistudio

di Arba (PN).

Nelle alte immagini,

esempi di book

fotografici e lavoro

all’interno dell’azienda

www.graphistudio.com

TECNOLOGIE CREATIVE

178 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

Page 151: Dossier Friuli Venezia GIulia

gine dalla stampa delle foto sulle pagine, perpoi essere rilegato come un libro, sempre in co-pia unica. Il risultato è decisamente più affa-scinante e difficile da imitare. Questo nuovoconcetto ci ha consentito di espanderci rapi-damente in oltre sessanta paesi nel mondo,con uffici commerciali negli Stati Uniti, in In-ghilterra, in Francia e in Spagna, mentre lo sta-bilimento produttivo di Arba, in provincia diPordenone, si sviluppa su diecimila metri qua-drati e impiega oltre duecento addetti».

Il prodotto che fornite ha un grande va-lore per chi lo acquista, soprattutto da unpunto di vista affettivo ed emozionale.Come vi rapportate con i committenti perriuscire a unire la qualità della fotografiacon l’attenzione per i particolari che ren-dono speciali questi album e libri? «Tutti gli aspetti tecnici che costituiscono allafine l’alto livello di qualità del libro sono ta-rati per coinvolgere sul piano emozionale chisi affida al nostro studio, tenendo ben pre-sente che le aspettative degli utenti finali, so-prattutto in caso di matrimonio, sono eleva-tissime, visto anche il particolare momentoche stanno vivendo. Per ottenere il massimodel risultato siamo costretti a mettere incampo un enorme lavoro in termini di servizi:gli uffici tecnici e commerciali, sia nella sededi Arba che in quelle estere, hanno più dicinquemila contatti telefonici e via e-mail algiorno per rendere ogni libro un pezzo unicoche racconta una storia, la più importante

per chi si rivolge a noi. Ne consegue che ognidettaglio deve essere curato nei minimi parti-colari, con il più alto livello di personalizza-zione anche negli aspetti che potrebbero esserestandardizzati».

Quanto contano per voi la creatività, la ti-picità e la tradizione proprie dello stile ita-liano?«La creatività è alla base della nostra attività edè una dote tipicamente italiana. Un prodottocome quello che proponiamo – unico, innova-tivo, bello, emozionante e soprattutto italiano –viene accolto in tutto il mondo con grande ap-prezzamento e anche per questo è riuscito apenetrare nel mondo patinato dei vip, dagli at-tori agli sportivi, dai governanti ai nobili».

Qual è il valore aggiunto di uno staff gio-vane e a prevalenza femminile?«Siamo un’azienda che crede molto nell’inno-vazione tecnologica e un personale giovane èmaggiormente portato al facile apprendimentodelle nozioni informatiche che l’era digitale incui oggi viviamo richiede. La prevalenza fem-minile invece garantisce una maggiore atten-zione e una cura più attenta in ogni fase delpercorso dei nostri prodotto».

Tullio Tramontina

L’età mediadei membri

dello staff dellaGraphistudio,

più della metà deiquali sono donne

ANNI

FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 179

28

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L’album che abbiamo concepitoha origine dalla stampa delle fotosulle pagine, per poi essere rilegatocome un libro, sempre in copia unica

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INFRASTRUTTURE

182 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

«Ricordo spessocome il FriuliVenezia Giu-lia, nel suo

complesso, abbia sinora vis-suto tre grandi fasi di svi-luppo: negli anni Sessanta lastagione della sua nascita edella conferma della sua auto-nomia speciale; l'opera di ri-costruzione post-terremotocaratterizzata da un concretoprocesso di ammoderna-mento; infine, nell'ultimo de-cennio del secolo passato, latestimonianza di un ruolonella proiezione del nostroPaese verso il centro e l’estEuropa». L’assessore regio-nale alla Viabilità e trasportidel Friuli Venezia Giulia,Riccardo Riccardi, ripercorrele grandi manovre infrastrut-turali in vista della nuovacollocazione, più centrale,prevista dopo un periodo di«sbiadimento».

Quali nuovi assetti strut-turali ed economici ha inprogramma per la Regione?

«Per garantire una colloca-zione europea serve una nuovastruttura logistica in grado dilegare il sistema portuale conle strategie infrastrutturali via-rie connesse con la realizza-zione degli assi ferroviariovest-est e sud-nord (Baltico-Adriatico). Nuove connessionicon il centro e l'est dell'Eu-ropa in grado di valorizzare laposizione geo-economica dellaregione e di far crescere il suotessuto produttivo, puntandosull’indispensabile sinergia trareti e sistemi logistici a terra -ferrovie, autostrade, interporti- e range portuale».

La Regione ha investito in-genti risorse per sbloccare iprincipali cantieri della

grande viabilità. A quantoammontano gli investimenticomplessivi? «Ai 2,3 miliardi di euro fina-lizzati alla terza corsia auto-stradale dobbiamo aggiungereun Piano-cantieri sulle stradedel Friuli Venezia Giulia (affi-data all’Anas regionale, FvgStrade) che ammonta a circa450 milioni di euro: la granparte dei relativi bandi con-tiamo di chiuderli entro l’annoin corso, assolvendo cosìquello che abbiamo definitocome uno degli “obiettivi dilegislatura” (entro il 2013).Voglio però ancora ricordareche negli ultimi mesi 2010 ab-biamo aperto al traffico l’ul-timo segmento della A28 tra il

La Regione pensa a sinergie tra i mercati orientali,

la nuova Europa, i Balcani e la Germania meridionale.

Come? «Connettere reti e sistemi logistici a terra con

il range portuale» afferma l’assessore Riccardo Riccardi

Elisa Fiocchi

Una nuova piattaforma logistica

L’assessore regionale

alla Viabilità e trasporti

del Friuli Venezia Giulia,

Riccardo Riccardi

Page 155: Dossier Friuli Venezia GIulia

Riccardo Riccardi

FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 183

del territorio la maggiore con-divisione possibile sui progetti,rapportandoci con le pubbli-che amministrazioni coinvolteperché siamo consapevoli cheun’infrastruttura di questo tiponon può non avere alti impattisul territorio. Parliamo diun’opera che da Mestre sino alconfine con la Slovenia “vale”circa 7,5 miliardi di euro, dicui quasi 1 miliardo potrebbegiungere dall’Unione europea».

La terza corsia dell'auto-strada Trieste-Venezia viaggiacon un anno e mezzo di ri-tardo rispetto al cronopro-gramma tracciato alla fine del2008. Le norme contenute neldecreto Milleproroghe po-trebbero paralizzare i cantieri?

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Ai 2,3 miliardi finalizzati alla terza corsiaautostradale, dobbiamo aggiungere un piano-cantieri che ammonta a circa 450 milioni di euro

Pordenonese e Conegliano: unformidabile by-pass della A4ed una nuova direttrice per ilsistema produttivo del Nor-dest italiano».

In tema di trasporti ferro-viari, ha dichiarato che il verodibattito è sulle modalità.Come procede l’iter per l’ap-provazione definitiva? Diquali proporzioni sarà il fi-nanziamento dell’UnioneEuropea?«La linea ferroviaria Mestre-Trieste-Slovenia ad alta capa-cità è oggi a livello di progetta-zione preliminare. In tutti gliincontri istituzionali dedicati aquella che chiamiamo Tac,treno ad alta capacità, inten-diamo ottenere con le realtà

«Nella realizzazione dellegrandi opere, come la terzacorsia autostradale, parados-salmente una delle difficoltàpiù rilevanti resta l’architet-tura procedimentale. E’ per-tanto ovvio che il nostro im-pegno per la prosecuzionedei procedimenti lungo la A4sarà massimo, anche se nonposso negare che le normecontenute nel decreto “Mil-leproroghe” rappresentanoun appesantimento. AutovieVenete intendeva partire coni lavori sul primo lotto, laQuarto d’Altino-San Donàdi Piave (365 milioni dieuro, con l’esigenza di sca-valcare cinque fiumi), entrofine 2010».

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INFRASTRUTTURE

184 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

Il progetto ideato per ilterminal portuale Trie-ste-Monfalcone era statopresentato con grande

clamore nel febbraio del 2010,sostenuto dalla partecipazionedel colosso bancario Unicredit edella più grande compagnia ter-minalistica di container delmondo, Maersk. Dall’ultimoaggiornamento del progetto, ri-guardante la sola banchina diMonfalcone, presentato a fine2010 presso il ministero degliEsteri, sono trascorsi quattromesi senza il raggiungimentodi un’intesa Stato-Regionecome invece era trapelato dal-l’incontro. La paralisi subita dalprogetto Unicredit-Maersk haaperto il campo a una serie diipotesi sui rallentamenti chespaziano dai conflitti politici eburocratici agli interessi dei tra-sporti marittimi dei concorrentiadriatici. La direzione generaleper la mobilità e i trasporti dellaCommissione europea avrebbegià deciso di far terminare a Ca-podistria il Corridoio 23, il co-

siddetto asse Baltico-Adriatico.«È una scelta molto pesante perle aspettative del Nordest, cheverrebbe penalizzato nelle suepossibilità di entrare in manieraconcreta nei flussi di traffico in-teressanti l’Europa centro-orien-tale» interviene in qualità di co-ordinatore tecnico del progettoGiacomo Borruso. «È auspica-bile che da parte delle nostre au-torità politiche vi sia una rea-zione molto forte e determinata,anche se non è escluso che possarisultare tardiva».

Quali sono i motivi che im-pediscono una visione uni-voca sulle potenzialità delprogetto Unicredit-Maersk?«Per i suoi connotati innova-tivi, il progetto è stato sin dal-l’inizio osteggiato da Assoportiche vedeva in questa intromis-sione bancaria negli investi-menti nei porti una pesante eindebita ingerenza in una sferadi competenze che la legge84/94 riserva ai presidenti e aicomitati che gestiscono le au-torità portuali. Sull’investi-

Manca ancora l’accordo Stato-Regione per il progetto

appoggiato da Unicredit e Maersk. L’Ue avrebbe

già deciso di terminare a Capodistria l’asse

Baltico-Adriatico. Il punto di Giacomo Borruso

Elisa Fiocchi

A rischio il sogno del superportoTrieste-Monfalcone

Page 157: Dossier Friuli Venezia GIulia

Giacomo Borruso

FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 185

Esteri un aggiornamento delprogetto: l’impegno assuntoin quell’occasione da ministri egovernatore era quello di rea-lizzare in tempi molto brevil’intesa Stato-Regione».

Sono trascorsi quattro mesie l’intesa resta ancora senzaun accordo ufficiale. Perchè?«Emerge che il progetto è vistopositivamente nell’area trive-neta, purché lo si inquadri inuna logica sistemica che nontrascuri le aspettative veneziane.Con preoccupazione nel nordTirreno, se non si dovesse pro-cedere a una contestuale valo-rizzazione della seconda (primain ordine di importanza) portadi accesso che il nostro Paesepuò vantare per alimentare iricchi mercati del centro Eu-ropa. Criticamente nel Mezzo-giorno, dove si teme chese i traffici containerizzati do-vessero puntare a nord, ver-rebbe meno l’utilità dei portidi transhipment, ubicati a sud(in particolare, a Gioia Tauroe Taranto). Si dimentica che ireali antagonisti di tali scalinon sono i porti del nord Ita-lia, ma quelli in fase di rapido

mento complessivo di 1 mi-liardo di euro, un quarto (circa250 milioni) sarebbero stati acarico della mano pubblica e laquota residua (circa 750.000milioni) a carico degli opera-tori privati».

Uno dei fattori chiave dellaprogettazione consisteva nelredere operativo il terminalin quattro anni. «Risultano inaccettabili per unoperatore privato i tempi concui le infrastrutture, ma in ge-nerale qualsiasi opera pubblica,

vengono realizzate nel nostroPaese. Sull’investimento com-plessivo di 1 miliardo di euro,necessario per realizzare l’am-pliamento del terminale giàoperante nel porto di Trieste ela costruzione di una nuovabanchina in quello di Mofal-cone, un quarto (circa 250 mi-lioni) sarebbero stati a caricodella mano pubblica e la quotaresidua (circa 750.000 milioni)a carico degli operatori privati.Alla fine del 2010 è stato pre-sentato presso il ministero degli

Giacomo Borruso,

coordinatore tecnico

del progetto Unicredit

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Page 158: Dossier Friuli Venezia GIulia

INFRASTRUTTURE

186 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

sviluppo della costa me-diterranea africana».

In termini di costi sullelinee ferroviarie e i fon-dali, c’è chi preferirebbemigliorare il sistemadi Trieste anziché realiz-zare nuovi investimentiper Monfalcone. «Secondo un’interpretazionealimentata da pulsioni locali-stiche, si ridimensionerebbe ilruolo portuale di Trieste. Que-sta affermazione è impropria efuorviante: in primo luogo ilprogetto prevede un conte-stuale sviluppo di Trieste eMonfalcone e una seconda faseche aumenterebbe ulterior-mente la capacità dello scalo. Viè, infine, un ulteriore elementolegato al fatto che, per qual-siasi operatore esterno, Trieste eMonfalcone rappresentano ununico porto che dovrebbe venirgestito con criteri unitari, dauna singola autorità».

Valutando il ruolo che po-trebbe svolgere Trieste, erainsita una strategia portualedel Nordest anche sul pianoassociativo?«Il progetto Unicredit esplici-tava una filosofia nuova: rea-lizzare nel nord Tirreno e nelnord Adriatico quelli che pos-siamo definire “porti-corri-doio” per la loro funzione dialimentazione dei mercati eu-ropei. Una configurazione ati-pica nel panorama portualenazionale poiché prevede unagestione unitaria, o quantomeno coordinata, delle infra-strutture portuali con quelle

lineari (strada e ferrovia) diafferenza ai porti. Si tratta diun ruolo che nel nord-ovestdovrebbe realizzare un si-stema Genova-Savona e, anord-est, Trieste-Monfalcone.È, comunque, da ritenere ine-vitabile che gli scarsi inter-venti pubblici vengano fina-lizzati, in un quadroprogrammatico definito, asupportare le operazioni per lequali può esservi l’interesse diprivati investitori. In assenza ditali interventi esterni la por-tualità italiana, nel suo com-plesso, è destinata ad un ra-pido, inevitabile declino».

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Si dimentica che i reali antagonisti di tali scali non sono i porti del nord Italia,ma quelli in fase di rapido sviluppo della costa mediterranea africana

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L’INTERPORTO DI PORDENONE

zione e una facile connessionealle reti per l’intero sistemadei trasporti. «Il maggior van-taggio è costituito senz’altrodall’essere collocato in unazona baricentrica, vicina atutte le grosse vie di comuni-cazione come l’autostradaA28, la superstrada Cim-pello-Sequals e la statale 13Pontebbana. Questo sempli-fica i tempi e i costi del si-stema di trasporto. All’in-terno dell’area, c’è unmodernissimo Centro logi-stico di circa 32 mila metriquadrati, che vanta operatorispecializzati nei vari servizi:industria, commercio e logi-stica del farmaco. Quanto al-l’intermodalità siamo titolaridello Scalo merci, che assu-merà dimensioni di standardeuropeo grazie ai nuovi inve-stimenti già programmati eprogettati e con l’allunga-mento dei fasci binari fino a700 metri. Questo permet-terà di ricevere e spedire trenicompleti, con la possibilità dioffrire al sistema ferroviariomagazzini raccordati, un ser-vizio doganale e la raccolta dimerci diffuse, tipico della no-

stra area industriale. Senzacontare la vicinanza all’areadella Marca trevigiana e alBellunese».All’interno di InterportoCentro Ingrosso di Porde-none, oltre alla Dogana, sonooperative una cinquantinad’aziende del settore dei tra-sporti, della logistica dellespedizioni e del commerciospecializzato all’ingrosso. Iltutto occupa circa 450 ad-detti, che aumenteranno gra-zie al piano triennale d’inve-stimenti. «Tra questi – precisail presidente – ci sarà la rea-lizzazione di un parcheggiodi scambi recintato dotato didocce, lavanderia, area relax,officine, una pompa di rifor-nimento, bar, ristorante e pa-lestra. Questo avviene in ac-cordo con le più importantiassociazioni di categoria percercare di dar buona ospita-lità, sicurezza e dignità a unmondo, quello dei trasporta-tori, che merita attenzione erispetto. Il parcheggio tramezzi pesanti medi e piccoliavrà la capienza di 300 stalli.Ci sarà inoltre la possibilità didare servizio anche a coloro i

L’Interporto CentroIngrosso di Porde-none è un labora-torio di idee e pro-

poste per il movimento dellemerci, per l’incontro dellepersone e per lo sviluppodella green economy. «Il no-stro è un punto di riferimentoper la mobilità delle merci –spiega il presidente dellastruttura pordenonese, Giu-seppe Bortolussi, per la logi-stica, l’intermodalità, con unimportante parcheggio multiservizi».La felice collocazione geogra-fica e la facilità della connes-sione alla rete autostradaledell’A28 e alla rete ferroviariaPontebbana-Tarvisiana con-sente una rapida individua-

“Movimentiamo” i trasportiUn importante riferimento per la mobilità delle merci

e per la logistica. L’interporto di Pordenone si amplia,

ponendo un’attenzione particolare all’ambiente.

Il punto del presidente Giuseppe Bortolussi

Nicoletta Bucciarelli

Sopra, l’impianto fotovoltaico installato sul tetto del centro logistico

dell’interporto di Pordenone. Nella pagina a fianco, visione aerea

dell’interporto. In basso, il presidente Giuseppe Bortolussi

[email protected]

190 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

Page 161: Dossier Friuli Venezia GIulia

Giuseppe Bortolussi

quali dispongono di campere mezzi che attualmente sonoposteggiati in condizioni pre-carie nelle varie zone dellacittà».Intanto, nell’Interporto Cen-tro Ingrosso di Pordenone, èin fase di progettazione unampliamento di circa 1.500metri quadrati del Centroservizi: uffici, sale corsi e riu-nioni per aziende, studi pro-fessionali, enti e associazioniche avranno l’opportunità diusufruire di parcheggi e diuna connessione autostradaleche permette una facile indi-viduazione.«La società, inoltre, ha rea-lizzato un impianto fotovol-taico da 2 MWp sul tetto delCentro logistico, realizzatosecondo delle modernissimesoluzioni tecniche che per-mettono degli ottimi risul-tati e contemporaneamente

pongono attenzione allacausa ambientale. Quest’ in-stallazione darà un contri-buto alla strategia europeaper la riduzione delle emis-sioni che causano l’effettoserra e le polveri sottili poi-ché le fonti energetiche rin-novabili non generano emis-sioni inquinanti. L’impianto,

infatti, non comporta la dif-fusione di rumori, di inqui-nanti olfattivi e di qualsiasialtro genere. Tutto questo,accanto alla realizzazione diun sistema d’illuminazione aled di tutte le strade di scor-rimento interno ci fa guar-dare con attenzione a un fe-nomeno di estrema attualità,quello della produzione euso dell’energia. Secondo icriteri imposti dal Trattatodi Lisbona dovremo infattirealizzare entro il 2020 il20% di energie da fonti rin-novabili».

FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 191

�All’interno di Interporto Centro Ingrossodi Pordenone, oltre alla Dogana, sono operativeuna cinquantina di aziende del settoredei trasporti, della logistica delle spedizionie del commercio specializzato all’ingrosso

Page 162: Dossier Friuli Venezia GIulia

In materia di trafficomerci internazionale,Trieste presenta nonpochi vantaggi. La pe-

culiarità del territorio è datasoprattutto dal Porto FrancoInternazionale, istituito conil Trattato di Pace del 1947,e tuttora da questo tutelato.Il Porto Franco presenta ca-ratteristiche e regolamentiche permettono di avere unavisione diversa e forse piùcompleta del movimento edelle opportunità dei trafficiinternazionali. «Il PortoFranco si differenzia dalle al-tre zone franche italiane edeuropee – spiega EmanueleLo Nigro, spedizioniere do-ganale e socio unico del Cen-tro Assistenza Doganale Ter-geste che operaprincipalmente nell’ambitodel Porto Franco di Trieste -.La differenza sta nel fatto chele zone franche comunitariesono stabilite dall’Unione

europea, pertanto la loroconcessione è modificabile etali zone sono revocabili,mentre l’istituzione del PortoFranco, essendo frutto di untrattato internazionale, nonpuò essere né revocata némodificata, dall’Italia odall’Unione Europea senza ilconsenso degli stati firmataridel Trattato di Pace».

Quali caratteristiche pe-culiari presenta il PortoFranco nella gestione dellemerci?«Nell’ambito del PortoFranco di Trieste, le merciche entrano in esportazionerisultano definitivamenteesportate, prima ancora diessere imbarcate. Le merciprovenienti dall’estero sbar-cano liberamente, senza vin-coli, e possono essere impor-tate nel momento in cuil’importatore lo richiede.Possono essere negoziate e ri-vendute sempre allo statoestero. Parimenti, le mercipossono essere manipolate olavorate senza necessità disottostare all’assolvimento dioneri di natura daziaria o fi-scale. Questo dà una possi-

bilità operativa unica nel suogenere».

Tali caratteristiche deri-vano dalla storica istitu-zione del Porto?«Esattamente. Il PortoFranco trae origine dal Trat-tato di Pace di Parigi del1947, che si rifaceva alla nor-mativa nazionale del 1925,la quale a sua volta eraun’evoluzione di quello cheera il vecchio Porto Francostabilito dall’impero AustroUngarico. Proprio rifacen-dosi alla vecchia normativa,inoltre, il Porto Franco diTrieste ha recepito il creditodoganale triestino che fa sìche i diritti doganali possanoessere pagati a 180 giorni, adifferenza di ciò che avvienenegli altri porti».

Proprio la parte più anticadel porto è oggi al centro diun dibattito riguardante lasua riqualificazione. «Il Punto Franco Vecchio, oPorto Vecchio è il complessopiù antico del porto, realiz-zato nel XIX secolo. Oggirappresenta un grande patri-monio culturale ed è oggettodi un dibattito relativo al-

Emanuele Lo Nigro,

spedizioniere doganale

e socio unico

del Centro Assistenza

Doganale Tergeste.

Nella pagina accanto,

una veduta

del porto di Trieste

[email protected]

IL PORTO FRANCO DI TRIESTE

192 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

Trieste si pone come un crocevia ideale per snellire e

semplificare i traffici marittimi e terrestri internazionali.

Merito delle particolari caratteristiche del Porto

Franco. Il punto di Emanuele Lo Nigro

Eugenia Campo di Costa

Snellire i traffici marittimi

Page 163: Dossier Friuli Venezia GIulia

l’ampio progetto di rivitaliz-zazione. Potrebbe essere riu-tilizzato attraverso l’impiantodi nuove aziende, su modellodella Silicon Valley, che sipotrebbero interfacciare contutte le grandi istituzioniscientifiche e gli enti inter-nazionali di ricerca e di stu-dio presenti a Trieste. I600mila mq disponibili po-trebbero avere diverse ipotesidi utilizzo, ma per il mo-mento nulla è stato ancoradefinito, a parte il modernoterminale multifunzionaleche si è recentemente affian-cato alle strutture storiche».

Qual è, nello specifico,l’attività del Centro Assi-stenza Doganale Tergeste?«Il Cad Tergeste è stato costi-tuito da me nell’anno 1997 epur operando tramite uffici at-tivi anche a Fernetti, Monfal-cone, in Porto Industriale(Trieste), la principale attività è

��

Il Porto Vecchio, oggi rappresenta un grandepatrimonio culturale ed è oggetto di un dibattitorelativo ad un ampio progetto di rivitalizzazione

incentrata nell’area del PortoFranco, gestendo la movimen-tazione delle merci. La parti-colarità del Cad Tergeste, comedi tutte le società simili esi-stenti sul territorio nazionale, èrappresentata dal fatto di poteroperare in tutti gli spazi doga-nali e presso il domicilio delleaziende interessate. Va eviden-ziato che gli altri operatori,che agiscono con la proceduradomiciliata, possono esercitaretale procedura soltanto nelluogo in cui hanno ottenutol’autorizzazione. Queste auto-rizzazioni di cui beneficiano iCad sono uno strumento ec-cezionale e favorevole rivoltoad agevolare le aziende cheoperano in campo internazio-

nale in tutta la regione, che, seviene associato ai benefici delPorto Franco, può rappresen-tare un’ottima ed eccellenteoccasione per snellire e sem-plificare i traffici marittimi eterrestri».

Quanti Cad sono presentisul territorio nazionale?«Quello di Trieste è l’unico inregione. In tutta Italia, i Cadsono circa un centinaio.Quelli iscritti all’associazioneAssoCad sono una cinquan-tina. I Cad, infatti, sono col-legati tra loro attraverso que-sta associazione, in modo chetutte le notizie e gli aggior-namenti siano diffuse a tutti.Io faccio parte del consigliodirettivo dell’AssoCad».

Emanuele Lo Nigro

FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 193

Page 164: Dossier Friuli Venezia GIulia

194 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

TRASPORTI

l’altro, anche per tutte le altre destinazioni co-munitarie. I nostri servizi di trasporto e spedi-zioni, infatti, ricoprono anche i Paesi Baltici, laRepubblica Ceca, la Slovacchia, l’Ungheria, laRomania, l’Iran e la Turchia».

Quello che ci stiamo lasciando alle spalleè un triennio critico. Voi quanto ne avete ri-sentito?«Dal 2008 al 2010 abbiamo subìto, comebuona parte delle aziende italiane, le conse-guenze negative dovute alla flessione della pro-duzione industriale e artigianale, con la nettae drastica riduzione delle esportazioni. Verso lafine dell’anno scorso, tuttavia, è iniziata unalenta ma decisa ripresa».

STS si occupa pre-valentemente di inter-mediazioni. Cosa signi-fica, questo, nel settoredei trasporti?«Il nostro compito èquello di organizzare egestire i trasporti dellemerci a noi affidate, fa-cendo in modo che lestesse arrivino a destina-zione senza difficoltà enel minor tempo possi-bile. Le rotte che richie-dono più competenza eattenzione sono quelleche riguardano i paesidell’Ex Unione Sovietica

La ricchezza di una città di frontiera sta nella sua

capacità di gestire gli scambi tra due territori.

In questo il Friuli Venezia Giulia è maestro. Il caso della

STS di Trieste, tra i principali intermediari nel settore

trasporti tra l’Italia e i paesi emergenti dell’Est Europa

Filippo BelliDopo un’epoca economica che havisto protagonista l’Occidente,oggi costretto, molto probabil-mente, a pagare lo scotto della

sua rapida e inflazionata crescita, pare siano ipaesi dell’Est Europa a calibrare la bilanciadello sviluppo continentale. Realtà emergentiche hanno ribaltato gli asset strategici delleproduzioni europee ridisegnando la geografiadei flussi commerciali. Fattori, questi, cheemergono in una regione di confine come ilFriuli Venezia Giulia, ideale ponte tra il Me-diterraneo e l’area balcanica. A testimoniarlo èanche Michele Colombo, amministratore de-legato della STS. Dai suoi uffici di Trieste, lasocietà si è specializzata proprio nei trasporticamionistici da e verso i paesi dell’Est Europa.«La nostra è un’azienda che si è affermata gra-zie all’esperienza accumulata negli anni in que-sto settore – spiega Colombo -. Agiamo supiù aree, la prima riguarda gli stati dell’exUnione Sovietica, quindiBielorussia, Ucraina,Russia, Georgia, Arme-nia, Azerbajan, Kaza-khstan, Uzbekistan e Ta-gikistan. Lavoriamomolto anche sui Balcani,quindi tutti i paesi del-l’ex Yugoslavia».

Vi state ampliandoanche verso Nord?«Sì. Abbiamo aperto unreparto che cura i tra-sporti per la Polonia. In-tratteniamo quindi moltirapporti anche con iprincipali vettori polac-chi, da noi utilizzati, tra

Michele Colombo,

a capo della STS

di Trieste

www.stsservice.eu

L’ Est, frontieradi sviluppo

Page 165: Dossier Friuli Venezia GIulia

e l’area Balcanica, dove risultano fondamentaliun’accurata preparazione e un controllo scru-poloso di tutta la documentazione relativa allamerce da spedire fin dai primi momenti. Solocosì, infatti, si evitano sanzioni doganali ospiacevoli soste dei camion presso le frontiere».

Soprattutto quale approccio occorre nelconfrontarsi con questi paesi?«È necessario conoscere le loro abitudini. Bi-sogna analizzare le aree di interesse, quelle incui si vuole spedire la merce. Ciò è fonda-mentale per poter essere concorrenziali sulmercato, sia come prezzi che come compe-tenze. In Italia il nostro bacino di utenza è co-stituito da una miriade di aziende grandi, me-die e piccole che si affacciano al mercatodell’Est Europa per proporre i loro prodotti.Grazie a questa attività, negli ultimi anni hoavuto modo di conoscere e apprezzare la ric-chezza del mercato italiano in termini di tec-nologia, esperienza e competitività, specie neisettori come quello dei macchinari e dell’im-piantistica destinati all’agroalimentare, al tes-sile, alle lavorazioni plastiche o del legno».

Quali problemi incontra, soprattutto, ilsuo comparto? «Il primo è quello dell’accesso al credito, au-spico una maggiore sensibilità da parte degliistituti di credito verso le aziende virtuose e vo-lenterose. Ricordiamoci che è grazie a questeimprese se il nostro paese è ancora competitivonel mondo. È indubbio poi che esiste un’ec-cessiva pressione fiscale e una forte e intricataburocrazia che ostacola la crescita delle aziende,queste andrebbero ridotte e portate entro pa-rametri accettabili».

Parlando, nello specifico, del confrontocon i mercati stranieri, cosa occorre alle no-stre Pmi?«Servono maggiori incontri bilaterali fra i varipaesi per incrementare le rispettive conoscenzeculturali, migliorando di conseguenza anche lapossibilità di “fare business” tra gli operatoridel settore. Sono necessarie regole ferree e in-

transigenti per regolamentare, a livello comuni-tario e non solo, il mercato del credito. Troppospesso le società, con le loro insolvenze, creanodanni alle altre aziende, generando una grandediffidenza tra i vari operatori commerciali. Perquesti problemi noi italiani siamo tristemente fa-mosi all’estero. Sono tanti i casi di società estereche hanno avuto esperienze negative con leaziende italiane e che, di conseguenza, non vo-gliono più concludere affari con la nostra na-zione per paura di ricevere altre brutte sorprese».

Cosa c’è nel futuro della STS?«Il nostro obiettivo è incrementare il nostrovolume d’affari e il conseguente fatturato, pro-ponendoci sempre più in un ruolo di “specia-listi” nell’operare sui mercati che si stanno ri-velando protagonisti di questa nuova stagioneeconomica».

FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 195

Michele Colombo

�Servono maggiori incontri bilateralifra i vari paesi per incrementarele rispettive conoscenze culturali,migliorando di conseguenza anchela possibilità di “fare business”tra gli operatori del settore

Page 166: Dossier Friuli Venezia GIulia

196 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

un’azienda a gestione fami-liare. Come si strutturaoggi?«Io seguo la parte commer-ciale, mio padre, attuale pre-sidente dell’azienda, segue laparte tecnica e la gestione delpersonale mentre mia madresi occupa della gestione am-ministrativa e finanziaria.L’azienda detiene il 50% delpacchetto azionario della De-positi Costieri Trieste Spa, so-cietà a capitale misto (gruppoENI e privato) che si occupadello stoccaggio e della movi-mentazione di prodotti pe-troliferi, via mare o via terra,per le aree del Triveneto, Au-stria, Ungheria ed ex Yugo-slavia. La nostra azienda de-tiene anche il 15% della TamiSrl, società che si è aggiudi-cata la gara per la privatizza-zione del 60% delle quotedella Trieste Terminal Passeg-geri Spa (TTP). La TTP è lasocietà che gestisce le stazionimarittime nel porto di Triesteper il traffico crocieristico e le

Da sempre impegnata nel trasporto via mare di

prodotti petroliferi destinati al rifornimento delle navi,

la Giuliana Bunkeraggi è oggi impegnata anche nella

vendita dei combustibili, e nella realizzazione di nuovi

prodotti “ecologici”. Il punto di Franco Napp

Lucrezia Gennari

Un olio combusti-bile a basso con-tenuto di zolfo ea bassissimo im-

patto ambientale. Su questoprogetto sta lavorando negliultimi anni la Giuliana Bun-keraggi. La storica azienda diTrieste, fondata come agen-zia marittima dal Coman-dante Bruno Napp nel 1948,opera dal 1950 nel campodella movimentazione di pro-dotti petroliferi via mare, oc-cupandosi anche di rimorchi,di antinquinamento da idro-carburi e gestendo in parti-colare il servizio di bunkerag-gio nei porti di Trieste, dovesorge il centro operativo,Monfalcone, Capodistria edAncona. «Abbiamo siglatodegli importanti accordi diapprovvigionamento - spiegaFranco Napp, responsabilecommerciale dell’azienda –,che ci permettono di riceveree di spedire delle partite inte-ressanti di olio combustibile abasso contenuto di zolfo (in-feriore all’1%) destinato adessere utilizzato come com-bustibile per la propulsionedelle navi. Tale prodotto, didifficile reperimento sul mer-cato, rispetta le più stringentinormative internazionali inmateria di tutela dell’am-biente marino».

La vostra è da sempre

Franco Napp,

responsabile

commerciale della

Giuliana Bunkeraggi

di Trieste. Nelle altre

immagini, imbarcazioni

in fase di trasporto

[email protected]

linee regolari di traghetti».Giuliana Bunkeraggi è

dunque una realtà che ini-zialmente si occupava solodel trasporto del prodottopetrolifero. Come mai avetedeciso di cominciare anchea venderlo?«Ci siamo specializzati anchenella vendita del prodotto pe-trolifero dalla metà degli anniOttanta, considerando le esi-genze del mercato. Oggi la-voriamo sulla vendita ancheladdove le compagnie petroli-

COMBUSTIBILI

Le nuove prospettivedel bunkeraggio

Page 167: Dossier Friuli Venezia GIulia

FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 197

fere sono presenti sul mer-cato, ma non sono in grado diassicurare un determinato ser-vizio non possedendo unarete logistica di distribuzionepropria in grado di garantireforniture particolari qualiquelle militari o quelle desti-nate al diporto. In ogni casooltre al prodotto che com-mercializziamo in prima per-sona, abbiamo mantenuto icontratti di trasporto perconto delle grandi compagniepetrolifere».

colare bettolina ci permettedi offrire un servizio di mag-giore qualità perché il tempodi svuotamento delle cisternedi una bettolina a doppioscafo è inferiore a quello diuna bettolina normale. Inol-tre, con il doppio scafo, dalmomento che l’aria è un ot-timo coibente, si eliminano iproblemi di raffreddamentoche minacciano il prodottopetrolifero d’inverno che, raf-freddandosi, tende a nonscorrere».

Nel prossimo futuro sonopreviste innovazioni tecno-logiche?«Certamente. La competiti-vità non esula da un conti-nuo rinnovamento che coin-volgerà non solo i mezzi, maanche le procedure e le strut-ture terrestri, con una parti-colare attenzione all’ambientee ai nuovi prodotti, special-mente quelli con oli vegetali.Il potenziamento del depo-sito costiero rientra in questaottica».

Come gestite il servizio?«Oggi, visti i costi elevati diesercizio di una nave, gli ar-matori cercano porti efficientidove poter fare rifornimentosenza perdere tempo. È fon-damentale il servizio che sioffre loro, e questo è il nostropunto di forza, insieme all’ef-ficienza sui tempi: siamo re-peribili e operativi 24 ore su24 per 365 giorni all’anno.Spesso ci capita che gli arma-tori ordinino il bunker addi-rittura settimane prima, perprenotarsi la disponibilitàdella merce. Tale efficienza èpossibile grazie al lavoro diun personale altamente quali-ficato e disponibile, compo-sto da 26 marittimi imbarcatie quattro impiegati».

Come si compone la vo-stra flotta?«Attualmente armiamo settechiatte cisterna, tre motoci-sterne e quattro rimorchiatorie vantiamo la prima bettolinaa doppio scafo entrata in ser-vizio in Italia. Questa parti-

Franco Napp

��

Oltre al prodotto checommercializziamo in prima persona,trasportiamo anche per contodelle grandi compagnie petrolifere

È la stima dell’ Aie,Agenzia

Internazionaledell’Energia,

sulla domandamondiale di petrolioprevista per il 2011

BARILI/GIORNO

1,4Mln

Page 168: Dossier Friuli Venezia GIulia

Realizzazioni internazionali

Adispetto della crisieconomica globale,alcune realtà im-prenditoriali italiane

brillano nel mondo per com-petenza, intraprendenza e pro-fessionalità, forti di un knowhow acquisito in anni di espe-rienza e capaci di impiegarlocon lungimiranza in progetti diassoluto valore. Una di questerealtà è rappresentata dalgruppo Pilosio, azienda friulananata nel 1961 e specializzata nelsettore delle attrezzature per co-struzioni e manutenzioni con isuoi marchi Pilosio e Lama.L’attività comprende la produ-zione di ponteggi e casseformeper muri, solai e sistemi di con-tenimento terra e strutture per

il settore dello spettacolo egrandi eventi. Negli ultimi annil’azienda si è fortemente pro-iettata verso i mercati esteri, inparticolare nel Nord Africa,Stati Uniti e Canada, Sud Ame-rica, Medio Oriente, Est Eu-ropa e Russia. Ne parliamo conDario Roustayan, amministra-tore delegato del gruppo.

Quali sono le strategiemesse in campo dall’aziendaper dare impulso all’interna-zionalizzazione del marchio? «Abbiamo intrapreso una stra-tegia commerciale che punta,entro tre anni, a incrementare laquota export fino al quarantaper cento del volume d’affaricomplessivo. In particolare,guardiamo con attenzione aimercati dal potenziale di svi-luppo maggiore».

A quali Paesi state rivol-gendo la vostra attenzione? «Siamo focalizzati sui Paesi del-l’emisfero sud il cui tasso di cre-scita è del 7% annuo. Fra i tantiprogetti a cui stiamo lavorando,c’è quello relativo alla fornituradelle strutture per la costruzionedel più importante ospedale delMedio Oriente, in Kuwait.

In foto,

Dario Roustayan,

Ad della Pilosio Spa.

Nella pagina accanto,

immagini del cantiere

per il Ponte della Pace

in Georgia,

dell’intervento

per la Stazione

Tiburtina di Roma

e un particolare

del laboratorio spaziale

www.pilosio.com

Inoltre, abbiamo recentementeacquisito commesse in NordAfrica e Medi Oriente, aree incui intendiamo rafforzare la no-stra presenza».

Il progetto del Ponte dellaPace in Georgia, in tal senso,rappresenta forse l’opera piùrappresentativa. Cosa puòdirci in proposito? «Si tratta di un progetto avve-niristico firmato dall’architettoMichele De Lucchi, rinomatoautore di realizzazioni di suc-cesso in Georgia, per un’operain vetro e acciaio che unisce ledue sponde della città vecchiacome simbolo della rinascita delPaese».

Qual è stato il vostro ap-porto in questo ambiziosoprogetto?«La realizzazione del Ponte dellaPace di Tbilisi è stato un vero eproprio inno all'eccellenza pro-gettuale e costruttiva del madein Italy. Oltre alla firma dell'ar-chitetto De Lucchi, Pilosio hacollaborato con altre grandi re-altà italiane del settore dell'edi-lizia come Cimolai e Perme-steelisa Engineering, fornendoloro a noleggio le impalcature

COSTRUZIONI

198 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

Guardare ai mercati più lontani per carpirne margini

e prospettive di sviluppo utilizzando ogni risorsa per

essere competitivi. L’economia italiana scommette

sull’internazionalizzazione. La case history della

Pilosio illustrata da Dario Roustayan

Erika Facciolla

Page 169: Dossier Friuli Venezia GIulia

necessarie alla costruzione delponte».

Cosa vuol dire, perun’azienda come Pilosio,competere sui mercati inter-nazionali attraverso il knowhow acquisito sul mercato ita-liano? «Competere sul mercato mon-diale per la nostra azienda si ètradotto nella capacità di ac-quisire un forte orientamentoalla cura del dettaglio, alla mas-sima personalizzazione dei pro-dotti in un'ottica di creazionedi una vera e propria partner-ship con il cliente finale, semprenel segno dello sviluppo di so-luzioni innovative e del rispettodegli standard di sicurezza».

Ripercorrendo la storia del-l’azienda, qual è la filosofiache ispira il lavoro delgruppo? «Innovazione e qualità sono iprincipi ispiratori che caratte-rizzano da sempre il gruppo chequest'anno taglierà lo storicotraguardo dei 50 anni di atti-vità. Da sempre tutta la produ-zione è sottoposta a rigidi con-trolli per garantire un prodottocon elevati standard qualitativi.

Partendo dalla progettazionefino al servizio di assistenza alcliente in cantiere, Pilosio è co-stantemente rivolta all’innova-zione tecnologica sia del pro-dotto finito che di tutto ilprocesso produttivo».

Tutto questo fa di Pilosioun partner ideale per leaziende del settore. Qualisono gli altri punti di forzache vi distinguono dai prin-cipali competitor? «I plus differenzianti sono tanti:l’ampiezza della gamma, il ri-spetto delle normative vigenti,la continua spinta al migliora-mento dei processi di produ-zione per innalzare la qualità el'innovazione dell'offerta, gliimpianti produttivi all’avan-guardia, un ufficio tecnico diprogettazione altamente quali-ficato e un approccio forte-mente sensibile alle esigenze delcliente».

Chiudiamo con l’avventuranel campo aerospaziale: unvalore aggiunto che dà lustroall’azienda e al made in Italyanche in questo settore. «Il nostro ruolo è stato quello difornire a Thales Alenia Space

una torre mobile in alluminioconcepita ad hoc per caricare ilpropellente per la campagna dilancio dei satelliti del pro-gramma spaziale Globalstar2.La torre è stata progettata finnei minimi dettagli dal nostroufficio tecnico. Il completa-mento dell'acquisizione diLama, in questo senso, ha se-gnato una tappa fondamen-tale nel progetto di rilanciodella società grazie al suo ot-timo e pregresso posiziona-mento sul mercato e alla qua-lità dei prodotti».

Dario Roustayan

FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 199

Page 170: Dossier Friuli Venezia GIulia

EDILIZIA

Dal prefabbricato alle marine. Una società che opera

a 360 gradi nell’edilizia e che guarda sia al mercato

nazionale che a quello europeo, in particolare ai paesi

dell’Est. Ne parla il presidente Davide Altan

Luca Cavera

L’edilizia che valorizzail territorio

Il Friuli ha una lunga tra-dizione di piccole e me-die imprese, che hannograndi capacità. È una

terra di frontiera ed è proprioquesta sua caratteristica chedispone chi vi è nato a gua-dare sia al mercato nazionaleche alle possibilità che si tro-vano al di là del confine. Una di queste realtà impren-ditoriali è la Altan Prefabbri-cati, che si rivolge sia al mer-cato italiano, soprattutto aquello del Nord Italia, sia aimercati dell’Est europeo, doveè presente con due sedi ope-rative, una in Ungheria e l’al-tra in Slovenia. Il presidenteDavide Altan fa un resocontodi quella che è la situazione at-tuale dell’edilizia friulana.«Nel suo complesso il settoreedilizio soffre ancora, e in ma-niera profonda, della crisi. In

questo scenario, la nostra re-gione non si trova in condi-zioni diverse da quelle dellealtre realtà. Tuttavia si riscon-tra una certa dinamicità: ipiani di sviluppo infrastruttu-rali della Regione ci sono e leprospettive potrebbero esserebuone. Anche gli enti pub-blici, però, hanno risentitodella crisi e non sempre le ri-sorse economiche sono suffi-cienti a confermare le previ-sioni di sviluppo».

Quali criticità insorgononel confronto con gli entipubblici?«Noi interagiamo con la pub-blica amministrazione siaquando partecipiamo alle gared’appalto, sia quando inve-stiamo in iniziative nostre. Ilproblema più grosso con laPA è quello della burocrazia,che spesso ritarda lo sviluppoe gli investimenti. E soprat-tutto di questi tempi, essi po-trebbero avere una ricadutapositiva nei contesti locali, intermini occupazionali, econo-mici e paesaggistici».

Quali sono i servizi da of-frire al mondo dell’edilizia?

Sotto,

il presidente della

Altan Prefabbricati

Davide Altan

www.altan.com

«La nostra attività si basa, prin-cipalmente, sulla passione peril lavoro. Oggi, per un’aziendaconsolidata come la nostra econ interessi in diversi settori,è fondamentale la qualità delprodotto e del servizio offertoper garantire un supportocompleto: customer care, at-tenzione alle esigenze delcliente, supporto nelle scelte,flessibilità di soluzioni, assi-stenza e gestione integrata maanche tecnologia, innovazionee attenzione all’ambiente. Lastruttura operativa autonomaci permette di essere all’avan-guardia nell’affrontare pro-blemi che richiedono alta spe-cializzazione e nel gestire inmodo completo la realizza-zione di grandi opere».

In quali settori siete impe-gnati?«Altan Prefabbricati è decisa-mente una struttura multidi-sciplinare: ci occupiamo di co-struzione edilizia - il nostrocore business -, del settore im-mobiliare, ricettivo vitivini-colo. Ognuno di questi settoripresuppone una fitta rete dicompetenze e specializzazioni,

200 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

Page 171: Dossier Friuli Venezia GIulia

Davide Altan

che riusciamo a garantire gra-zie alle nostre controllate epartecipate. Esse ci permet-tono di essere presenti sulmercato a 360 gradi».

Prefabbricazione. Chetipo di vantaggi apporta intermini di messa in opera esicurezza della costruzione?«Il sistema costruttivo prefab-bricato ha il pregio di potersoddisfare, nei diversi ambitidi intervento, pressoché qual-siasi esigenza di committenti eprogettisti, avendo questi a di-sposizione molteplici solu-zioni personalizzabili. Inve-stire in tecnologia è per noifondamentale, tant’è che cisiamo dotati di un nuovo bre-vetto per i muri di sostegnoprefabbricati e offriamo pan-nelli di tamponamento a ta-glio termico per soddisfare inuovi standard di risparmioenergetico. Noi abbiamo

giunto. Essi sono autonomi e,all’occorrenza, vengono inte-grati nella logica del processodi costruzione. Ciò ci per-mette non solo di offrire unatecnologia di costruzione al-ternativa o integrata a quellatradizionale, ma anche di ot-tenere risultati ottimali con si-gnificativi abbattimenti neicosti e nei tempi di consegna».

Nella realizzazione o ri-qualificazione dei porti turi-stici, quali benefici di fun-zionalità, di estetica e divalorizzazione dell’area por-tuale riuscite a ottenere?«Le nostre marine offrono po-sti barca fino ai 30 metri confondali che superano i 6 metridi profondità, strutture ricet-tive per l’ospitalità e soprat-tutto tutti i servizi cantieri-stici per gli interventi dimanutenzione ordinaria estraordinaria sulle imbarca-

quattro stabilimenti produt-tivi, dislocati in Italia e in Un-gheria che ci rendono note-volmente competitivi sulmercato con un’ampia capa-cità produttiva. Gli stabili-menti sono il nostro valore ag-

FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 201

��

Siamo sul mercato dell’edilizia da 50 anni peroffrire soluzioni personalizzate e realizzare

grandi opere chiavi in mano

� �

Sopra, realizzazioni di

Altan Prefabbricati

Spa: intervento

residenziale-

commerciale a Lio

Grando (VE), sede

direzionale-logistica

Eurocar Logistic a

Monfalcone (GO),

struttura commerciale

Sorelle Ramonda a

Villorba (TV), Ponte

sul fiume Piave (BL),

Sincrotrone Area

Science Park a

Basovizza (TS)

Page 172: Dossier Friuli Venezia GIulia

biamo programmato investi-menti per circa 60 milioni dieuro».

Quali sono i progetti e leaspettative che avete per ilfuturo della vostra impresa?«La nostra azienda guarda alfuturo in modo positivo e siimpegna costantemente per

zioni. Le due iniziative di Ma-rina Sant’Andrea a San Gior-gio di Nogaro (UD) e quella diIzola, in Slovenia, infatti, sononate per dotare l’Alto Adria-tico di porti turistici che aves-sero quell’insieme di supportie di servizi necessari al dipor-tista. A oggi possiamo consta-tare che le nostre iniziative el’offerta dei nostri servizi diqualità, hanno riscontrato unnotevole successo e molti rico-noscimenti, tanto che ab-biamo stretto importanti par-tnership con alcuni tra iprincipali cantieri navali».

In cosa consiste la parteci-pazione di Altan in un set-tore così “specialistico” comequello vitivinicolo?«Il settore vitivinicolo è statauna scommessa, intrapresatrent’anni fa da mio padre, e siè dimostrata vincente. Siamosul mercato con il brand “ViniLa Braghina”, un prodotto diqualità a un prezzo accessibile.Produciamo in un’area rino-mata come quella del Tocaiclassico di Lison».

Potrebbe descrivere la Al-tan in numeri?«Abbiamo quattro stabilimentiproduttivi, dislocati fra l’Italiae l’Ungheria, con uffici tecnici,logistici, commerciali, ammi-nistrativi; il nostro personaleconta all’incirca centoventi di-pendenti. Abbiamo due ma-rine, che hanno una capacitàricettiva di 1450 imbarcazioni.Per il triennio 2011-14 ab-

evolversi. Ci aspettiamo unprogressivo sviluppo sia dellastruttura che delle iniziativeimmobiliari, in linea con lastrategia aziendale impostata,che vuol dire un investimentocostante nella qualità, nellatecnologia e nella professio-nalità».

EDILIZIA

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Marina Sant’Andrea e Marina Izola, in Slovenia,sono nate per dotare l’Alto Adriatico di portituristici con servizi e strutture specializzateper le imbarcazioni anche di grandi dimensioni

202 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

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Page 174: Dossier Friuli Venezia GIulia

diversi media – afferma ElianaPaterniti amministratore unicodell’azienda -. In questo con-testo, la figura del consulentedi viaggio diventa sempre piùimportante per orientare lascelta del prodotto». La crisi economica mondialeha avuto un impatto impor-tante sul settore turistico e, purnon volendo rinunciare allavacanza, le persone stanno at-tente a quello che spendono.Prenotando le vacanze conlargo anticipo, oggi, si può sce-gliere tra un ventaglio più am-pio di soluzioni, ma anche be-neficiare delle offerte “prenotaprima” previste dai tour ope-rator. «Molti dei nostri clientipreferiscono prenotare in anti-cipo le vacanze, ma noi riser-viamo una particolare atten-zione anche alle proposte “lastminute”, selezionando scrupo-losamente le migliori offertepresenti sul mercato, in mododa garantire la vacanza giustaanche al cliente “ritardatario” ocon un budget limitato». Pa-terniti Viaggi, inoltre, pro-gramma ogni anno una seriedi viaggi di gruppo con le de-

Anche se il 2011 nonsarà ancora un annopositivo per il turi-smo internazionale,

dalle ultime tendenze del set-tore sembra che l’industria del-l’ospitalità italiana possa spe-rare in risultati economicimigliori rispetto a quelli del2010, nonostante la leggeraflessione delle presenze, per ilconsistente aumento deiprezzi. Le vacanze sembranocomunque essere un bene alquale gli italiani non voglionorinunciare. Anche in tempi dicrisi. Naturalmente, però, glioperatori del settore turisticodevono sapersi adattare alle ri-

chieste di un mercato in con-tinua trasformazione. Così, illavoro delle agenzie di viaggio,oggi, deve improntarsi propriosul saper trovare la soluzionemigliore per ogni esigenza, ga-rantendo qualità e affidabilitàdel prodotto indipendente-mente dal budget di spesa.Proprio questa è la prerogativadi una storica agenzia di Trie-ste, la Paterniti Viaggi. Presente sul territorio dal1963, Paterniti Viaggi vantauna clientela fidelizzata in granparte già dagli anni 60. «Oggile persone sono martellatedalle immagini, dalle notizie edagli stimoli provenienti dai

Un interno dell’agenzia

Paterniti Viaggi

di Trieste. Nella pagina

accanto un charter

nautico affittabile

presso l’agenzia

www.paternitiviaggi.it

212 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

TURISMO

L’industria ricettiva italiana può sperare in previsioni più rosee.

Nonostante la crisi, infatti, le famiglie non rinunciano alle vacanze.

Eliana Paterniti illustra le ultime novità dell’offerta turistica

Lucrezia Gennari

Prospettive positiveper il turismo italiano

Page 175: Dossier Friuli Venezia GIulia

stinazioni più belle e interes-santi, e itinerari e servizi stu-diati appositamente per laclientela. «Prima di ogni par-tenza – sottolinea Eliana Pa-terniti - organizziamo una se-rata a tema sulla destinazione,presentata da un relatore spe-cializzato». Questa è una dellepeculiarità offerte dalla Pater-niti Viaggi sempre attenta aproporre anche soluzioni in-novative. «La nostra è un’atti-vità quasi totalmente femmi-nile, che tutti noi consideriamoun po’ un “incubatore di idee”.Attualmente stiamo lavorandoa progetti ambiziosi, uno sututti è l’incoming nel Friuli Ve-nezia Giulia: dopo aver ac-compagnato clienti in tutto ilmondo, ci piacerebbe portare ilmondo a conoscere la nostrabella terra». A supporto di que-sta iniziativa, e vista anche lavocazione di Trieste per il mare,l’agenzia, proprio recente-mente, ha aperto una divisionededicata al charter nautico. «La

divisione “charter nautico” –spiega Eliana Paterniti - offre ladisponibilità di barche a vela da11 a 15 metri, noleggiabili cono senza skipper. L’itinerario e ladurata del noleggio possono es-sere personalizzati in base alleesigenze e possono variare dallasemplice gita in giornata nelGolfo di Trieste a una vera epropria crociera tra le isoledella Croazia, della Dalmazia odella Grecia». Di recente l’agenzia ha rivisi-tato la veste grafica del sito in-ternet inserendo anche nuovicontenuti. L’obiettivo è realiz-zare una “vetrina” ancora piùutile per un contatto più di-retto e veloce. Ma per il pros-simo futuro, la PaternitiViaggi ha in serbo anche un

altro progetto particolarmenterilevante: «stiamo lavorandoall’apertura di una filiale aVarsavia – afferma Eliana Pa-terniti -. Il mercato dell’Esteuropeo è diventato un bacinoimportante, che non possiamotrascurare. Nei prossimi annici aspettiamo un flusso moltoconsiderevole di turisti inte-ressati a visitare l’Italia e nonsolo. La scelta della Polonia,dunque, non è stata casuale,ma strategica: si tratta infattidi un paese con una culturamolto simile alla nostra, conuna popolazione giovane adalta scolarizzazione, che sul-l’onda di un’economia nazio-nale in crescita, sta contri-buendo all’aumento dellarichiesta di servizi turistici».

FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 213

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Stiamo lavorando all’apertura di una filialea Varsavia. Il mercato dell’Est europeoè diventato un bacino importante,che non possiamo trascurare

Page 176: Dossier Friuli Venezia GIulia

INQUINAMENTO ATMOSFERICO

214 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

Situazione stazionaria in regione: il meteo aiuta

Sono stati purtroppomolti i superamentidei limiti di legge perla massima concentra-

zione giornaliera consentita diPM10 in Friuli Venezia Giulianei primi mesi del 2011, inparticolare nei capoluoghi diprovincia. Valori analoghierano stati riscontrati nei primimesi del 2007 e 2008, mentrenel 2009 e 2010 la ventilazionee il rimescolamento delle massed'aria avevano limitato il nu-mero dei superamenti. «La si-tuazione è sostanzialmente sta-zionaria – illustra il direttoretecnico scientifico dell’Arpa re-gionale, Giorgio Mattassi –.Negli anni a forte rimescola-mento delle masse d’aria il nu-mero dei superamenti risultacontenuto e inferiore al limitedi legge; negli anni di ristagno,invece, i superamenti dei limitigiornalieri per il PM10 sonoelevati». Tutta la pianura e tutta la costadel Friuli Venezia Giulia sonosoggette ai superamenti dei li-miti, soprattutto nei maggioricentri abitati, dove le concen-trazioni di PM10 risultano es-sere maggiori in quanto mag-giore è la densità emissiva. Faeccezione Trieste che «bensì siacaratterizzata da un’importanterealtà portuale e nonostante

«Le previsioni sull’inquinamento potrebbero essere buone se si riuscisse

a creare una maggiore sensibilità ambientale nella popolazione».

Per contrastare le polveri sottili occorre infatti, secondo Giorgio Mattassi,

agire su tutte le loro cause: industrie, traffico, riscaldamento domestico

Viola Leone

Page 177: Dossier Friuli Venezia GIulia

Giorgio Mattassi

FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 215

abbia una zona industriale aridosso dell'abitato, è media-mente caratterizzata da ri-dotte concentrazioni diPM10, grazie alla peculiaritàdella ventilazione». Attualmente l’Italia è stata rin-viata alla Corte di giustizia eu-ropea per il mancato rispettodei limiti di legge relativi alPM10. «Vi sono stati anni incui il Friuli Venezia Giulia è

riuscito a rispettare questi pa-rametri, ma per il futuro moltodipenderà dalle condizioni me-teorologiche – prosegue Mat-tassi –. Molte regioni europeeriescono a rispettare tali limiti,va comunque detto che il ba-cino padano, all’imboccaturadel quale si trova il Friuli, pre-senta condizioni meteoclima-tiche molto complesse che ri-chiedono notevoli sforzi». Le polveri hanno di fatto moltecause e su tutte è necessarioagire per ottenere risultati tan-gibili. «Negli ultimi anni, so-prattutto grazie allo strumentodell’Autorizzazione integrataambientale, si è iniziato adagire sulle emissioni industrialiche si sono ridotte notevol-mente, anche se ancora di piùpuò e deve essere fatto, grazieal progresso tecnologico». Perquanto riguarda il traffico, cisono stati dei benefici, nontanto per la riduzione del nu-mero dei veicoli o del loro uti-lizzo quanto per i migliora-menti tecnologici. «La classeEuro 5 dovrebbe portare a unsignificativo miglioramento –prevede il direttore scientifico–, abbattendo drasticamentele emissioni di polveri; per

quanto riguarda gli ossidi diazoto, significativi migliora-menti sono attesi solo con laclasse Euro 6, che dovrebbeessere messa in commerciocon il 2015». Per quanto ri-guarda la combustione dome-stica, in particolare quelladella legna, una delle princi-pali sorgenti di materiale par-ticolato, poco è stato fatto, so-prattutto in termini disensibilizzazione popolare.«Sarà necessario iniziare adagire su questo aspetto per ga-rantire la disponibilità sulmercato di stufe a ridotteemissioni, dato che la legnaviene anche sostenuta a livelloeuropeo, giustamente, comefonte rinnovabile. Bisogna,cioè, armonizzare le politichein maniera da non crearenuovi problemi per risolvernedi vecchi. Solo da pochi anni,inoltre, si è iniziato a parlaredi “case a bassi consumi” –conclude – ovvero di abita-zioni per le quali il fabbisognoenergetico risulta essere moltominore rispetto alle abitazioninormali e che grande beneficiopotrebbero portare sia in ter-mini di emissioni di gas serrache di inquinamento».

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L’inquinamento non ci riguarda tutti soloperchè tutti respiriamo l'aria, ma perchè tutti, nel nostro piccolo, la inquiniamo

Page 178: Dossier Friuli Venezia GIulia

INQUINAMENTO ATMOSFERICO

216 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

un’auto ogni 2 abitanti, com-presi quelli che non hanno lapatente – precisa il sindaco -.Sul nostro territorio passa poitutto il traffico che va versol’est Europa perché, come sap-piamo, il sistema ferroviarioitaliano non favorisce il tra-sporto delle merci, che viag-giano ancora prevalentementesu gomma». Di certo la situa-zione di Udine non è parago-nabile a quella di altri grandicentri urbani del nord Italia,basti pensare a Milano, ma se-condo Honsell non bisognaabbassare la guardia. «Di fattoquando si protraggono condi-zioni di alta pressione su tuttala piana friulana la concentra-

zione delle polveri sottili sialza in maniera preoccupantee purtroppo secondo le stimesanitarie sono molte le mortiche si devono ricondurre aproblemi respiratori dovuti al-l’inquinamento dell’aria».

Quali provvedimenti adot-tate in caso di superamentodei limiti fissati per le pol-veri sottili?«Il provvedimento di solitopiù utilizzato in questi casi,ovvero le targhe alterne, è amio parere una soluzione abreve termine non particolar-mente efficace. Piuttosto hoimposto che nei momenti di“sforamento” potessero circo-lare soltanto automobili di

La qualità dell’arianella provincia diUdine ha registratoun miglioramento

negli ultimi mesi. «Se i supe-ramenti dei limiti fissati per lepolveri sottili nel 2009 sonostati 37, nel 2010 sono scesi a28» spiega il sindaco, FurioHonsell. I dati però dipen-dono in gran parte da una va-riabile imprevedibile, ovverole condizioni meteo; non acaso gli ultimi mesi del 2010e i primi del 2011 sono statiparticolarmente piovosi. Loscenario di fondo rimane, co-

munque, complesso e carat-terizzato da molte criti-

cità. «La quantità diautomobili private nelFriuli, e nella provin-cia di Udine in parti-colare, è molto alta;il valore si aggira at-

torno a

Furio Honsell,

sindaco di Udine

La situazione dell’inquinamento dell’aria a Udine non è allarmante.

Ma secondo il sindaco, Furio Honsell, non bisogna abbassare

la guardia: servono scelte politiche forti e l’individuazione

di aree vaste sulle quali definire azioni di medio termineViola Leone

Norme condivise contro l’inquinamento

Page 179: Dossier Friuli Venezia GIulia

Furio Honsell

FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 217

tipo ecologico oppure con unaclassificazione euro 3, euro 4 osuperiore. Sosteniamo ovvia-mente tutte le forme alterna-tive di mobilità, come il pro-getto “Pedibus”, per far sì chei bambini percorrano a piedi iltragitto casa-scuola, e ab-biamo cercato di contrastare ilproblema del riscaldamento».

In che modo?«In primis attraverso i con-trolli delle caldaie, che perònon si rivelano sufficienti. Ab-biamo promosso norme pre-cise per le nuove abitazioni,atte a ridurre la necessità diriscaldamento, con regola-menti edilizi stringenti, e fa-voriamo tutti i progetti di te-

leriscaldamento nei nuovi in-sediamenti. Il problema è chese anche mettiamo in attoprovvedimenti efficaci nel no-stro Comune ma altrove nonsi fa altrettanto, il nostro im-pegno non serve a niente. Oc-correrebbe un coordinamentoa livello regionale, come è pre-visto da una legge nazionaleche prevede l’individuazionedi aree più vaste sulle qualidefinire delle azioni di mediotermine».

Lungo quali direttrici do-vrebbe indirizzarsi un inter-vento da parte della Regione?«Potenziamento del trasportopubblico e del teleriscalda-mento: sono queste le due di-

rettrici sulle quali bisognaoperare in chiave collettiva.Udine è un’area pedemon-tana di pianura con decine dimigliaia di auto di pendolariin entrata e in uscita ognigiorno; un problema risolvi-bile solo in termini di areavasta, con un nuovo pianodei trasporti pubblici. Ma perora la Regione non ha impo-sto norme precise né varatodei piani di investimento.Finché tutti avranno il mitodel riscaldamento autonomoe dell’utilitaria il problemadelle polveri sottili non si po-trà mai risolvere: servono mi-sure strutturali, dettate dascelte politiche forti».

Caldaie più moderne«Dall’inizio dell’anno non ho ancora firmato alcuna ordinanzacontro l’inquinamento dell’aria». Ettore Romoli, sindaco diGorizia, tratteggia una situazione del tutto ottimistica,sottolineando come negli ultimi mesi del 2010 e nei primi del2011, grazie anche a un clima particolarmente piovoso e ventoso,non sia stato registrato alcun superamento dei limiti fissati per lepolveri sottili. «Nella nostra città l’industrializzazione è moltomodesta, quindi non soffriamo di inquinamento da opifici o simili, ela circolazione delle auto è abbastanza fluida – spiega il sindaco -.Una delle principali cause dell’inquinamento sono a mio parere lecaldaie obsolete; servirebbe un provvedimento radicale perrinnovarle, non solo qui ma in tutte le grandi città».

Il sindaco di Gorizia,

Ettore Romoli

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Page 182: Dossier Friuli Venezia GIulia

RINNOVABILI

Gli impianti che sfruttano energia solare sono ormai una realtà consolidata. In particolare,

gli impianti solari termici per uso domestico permettono di ottenere un notevole risparmio

energetico, nonché economico. Il punto di Arrigo Burello

Carlo Gherardini

Uno studio com-missionato dal go-verno di Berlinogià nel novembre

2006 evidenziava come losfruttamento dell’energia so-lare in maniera capillare, possaportare a un’autosufficienzadell’Europa entro il 2050. Pu-lito, costante, rinnovabile, ineffetti il Sole sembra essere ilfuturo dell’energia. Attraverso ipannelli degli impianti solaritermici, i raggi del sole pos-

sono essere convertiti in calore,riscaldando l’acqua a tempera-ture relativamente basse. D’al-tra parte è dimostrato comel’impiego dell’energia solare,specie nell’uso domestico, incomunità e in ambienti ido-nei, consenta notevoli risparmi.La produzione di calore me-diante energia solare è già oggiun’opzione interessante dalpunto di vista economico, vistol’alto prezzo del petrolio e lacontinua crescita del costo delgas. Impianti standardizzati perla produzione di acqua caldafanno parte sempre più spessodella cultura del consumo e delrisparmio energetico. In que-st’ottica si pone l’attività del-l’azienda Solar Systems Spa diSan Daniele del Friuli guidatada Arrigo Burello.

Quali sono le potenzialitàdell’energia termica ricavatadal Sole?«Sebbene la quota di energiatermica di origine solare siaoggi relativamente bassa ri-spetto al consumo comples-sivo, il suo potenziale è rile-vante. Se tutti gli edificiesistenti fossero risanati in

modo ottimale dal punto di vi-sta energetico, i collettori solariconsentirebbero di coprire l’in-tero fabbisogno di energia ter-mica delle economie domesti-che italiane. Inoltre,l’irraggiamento solare in Italiasupera il fabbisogno annuo pro-capite di calore necessario allaproduzione di acqua calda nelresidenziale».

Il vostro core business èrappresentato proprio dai si-stemi solari termici.«Sì, in particolare quelli a cir-colazione naturale, ideali perproduzioni fino a 3mila litri algiorno e per l’uso domestico.Abbiamo comunque disponi-bili in catalogo anche sistemisolari termici a circolazione for-zata e, a partire dal 2010, ancheun sistema solare fotovoltaicodi produzione nazionale. Il no-stro mercato di riferimento èda 30 anni quello dei privati,che offre grandi possibilità se siconsidera che sono circa 12 mi-lioni 805mila le abitazioni at-tive in Italia nei centri al di sottodei 30mila abitanti. Per sceltacommerciale e tipologia di ven-dita non ci rivolgiamo diretta-

220 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

I vantaggidel solare termico

Arrigo Burello della

Solar Systems Spa

di San Daniele

del Friuli �Ud�.

Nella pagina accanto,

la sede dell’azienda

www.supersolar.it

Page 183: Dossier Friuli Venezia GIulia

Arrigo Burello

mente al settore professionale».Quali caratteristiche deve

avere un “impianto solareperfetto”?«Un impianto solare deve ri-spettare tre regole d’oro: noncostare molto, durare a lungo,non avere costi di gestione. Gliimpianti solari oggi sul mer-cato, almeno quelli concepitianche attraverso un attento stu-dio dei materiali usati per laloro costruzione, sono una tec-nologia arrivata a piena matu-razione. Il settore di applica-zione preponderante risultaessere quello degli impianti so-lari termici per la produzionedi acqua calda sanitaria, dove irisparmi di energia si aggiranotipicamente sul 50 – 80%. La

indicata per le utenze dome-stiche e le piccole comunitàcon consumi fino a 3mila litrial giorno di acqua calda sani-taria. Fondamentale è il di-mensionamento del sistemasolare. Il rapporto tra superfi-cie captante e accumuli perimpianti a circolazione natu-rale deve essere compreso tra i70 e 80 litri ogni mq di col-lettore. È assolutamente an-tieconomico installare accu-muli più piccoli e nonrispondenti alle reali esigenzedell’utente, o comunquetroppo grandi facendo lievi-tare i costi. Negli impianti do-mestici la circolazione natu-rale è senza dubbio lasoluzione ideale».

mission della nostra azienda èproprio quella di garantire l’altaqualità e la lunga durata delprodotto, unitamente all’atten-zione per il risparmio energe-tico, con un approccio le cuifondamenta risiedono nel pen-sare al cliente».

Quali vantaggi offre un im-pianto solare termico a circo-lazione naturale?«Il pregio della circolazione na-turale è il ridotto numero deicomponenti che sono i pan-nelli solari, i bollitori e le val-vole di sicurezza. È un sistemamolto semplice che non ma-nifesta problemi di rotture omalfunzionamento ed è moltoeconomico. Questa tipologiadi impianti è particolarmente

FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 221

Nata come società semplice nel 1982 la SolarSystems è passata attraverso un trentennio di

sfide commerciali, subendo tutti i fisiologicicambiamenti che l’hanno portata a diventare unasocietà per azioni ancora interamente controllata dallafamiglia Burello – Klein. L’azienda si colloca al verticedel settore nella vendita diretta in Italia, assorbendo lemigliori innovazioni tecnologiche che si susseguononel panorama internazionale, adattandole alleesigenze particolari dei propri mercati di riferimento.Oggi conta 7 filiali, 130 tra dipendenti, agenti ecollaboratori, 100 installatori autorizzati e 43.500clienti contenti di aver scelto la qualità dei sistemisolari Super Solar.

LA STRUTTURADELL’IMPRESA

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L’irraggiamento solare in Italia superail fabbisogno annuo procapite di calore

necessario alla produzione di acquacalda nel residenziale

Page 184: Dossier Friuli Venezia GIulia

bustibili fossili e, di conse-guenza, una minore dipendenzadai Paesi esportatori di gas e pe-trolio. Grazie all’estrema affida-bilità, data dall’assenza di partiin movimento – si calcola che lavita degli impianti attuali sia su-periore a 25 anni – e a costi dimanutenzione ridotti al mi-nimo, questo sistema garanti-sce una considerevole autono-mia energetica».

Esistono degli incentivi sta-tali, o erogati da enti territo-riali, per chi sceglie di instal-lare un impianto fotovoltaicoin casa?«Al di là degli incentivi, chi,come noi di Esed Engineering,ha capito il valore di questo pro-gresso, invita, sia i privati citta-dini che le aziende a sfruttare ivantaggi economici che deri-vano direttamente dalla sceltadi questa tecnologia, oltretuttosostenibile da un punto di vistaambientale. In più, optando perun impianto fotovoltaico, at-tualmente, è possibile usufruiredegli incentivi statali del decreto“In conto energia”».

Cosa prevede, in dettaglio,

L’attuale situazione geopolitica potrebbe acuire i

problemi energetici dell’Italia. Siamo ancora troppo

dipendenti dai minerali fossili e dai loro monopolisti.

Evelino Zanzaro spiega che, anche alle famiglie,

conviene puntare sul Sole e sul fotovoltaico

Luca Cavera

La centrale elettrica in casa

Evelino Zanzaro,

titolare di Esed

Engineering di Udine

www.esed.it

Gli sconvolgimentidegli ultimi mesihanno trasfor-mato il Nord

Africa in una miccia accesa.Dalle terre oltre il Mediterra-neo è arrivato finora in Italia il32% dell’export di petrolio li-bico. Con questo dato il nostropaese si classifica come il mag-giore importatore europeo, manon è un primato di vanto, vi-ste le incognite sul futuro diquesta fornitura. Il sempre piùpressante problema della di-pendenza energetica dall’estero,dal quale bisogna affrancarsi ilprima possibile, ha riaperto ildibattito sul nucleare, subitorichiuso dal disastro nipponicoancora in atto. Queste emer-genze sono l’ennesimo con-traccolpo su una situazione giàcritica. È tempo quindi di ini-

ziare a guardare con attenzionea ciò che le energie cosiddette“alternative” possono offrire.Una fra queste è il fotovoltaico,che oltre ai grandi impianti, èsfruttabile anche per un uso“domestico”, come ci spiegaEvelino Zanzaro, perito elettro-tecnico industriale e giovaneimprenditore, titolare di EsedEngineering. «Un impianto fo-tovoltaico è un impianto per laproduzione di energia elettrica.Se installato in una casa privata,può trasformare un’abitazionein una vera e propria piccolacentrale elettrica. E non si trattadi un’ipotesi futuristica, ma diun’ingegneria concreta – pro-mossa anche dal Nobel per la fi-sica Carlo Rubbia – che, sfrut-tando una fonte inesauribile,produce energia. Molto sempli-cemente si tratta di un sistemacostituito da un insieme di ap-parecchiature che consentonodi trasformare direttamentel’energia del Sole in energia elet-trica. È una soluzione che pre-senta diversi vantaggi: l’assenzadi qualsiasi tipo di emissioni in-quinanti, il risparmio di com-

RINNOVABILI

222 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

Page 185: Dossier Friuli Venezia GIulia

questo decreto e a chi si ri-volge?«“In conto energia” si rivolge,indistintamente, a privati, im-prese ed enti pubblici che in-stallano un impianto fotovol-taico che sia connesso alla reteelettrica. L’incentivo erogato èproporzionale all’energia elet-trica prodotta. Questa viene re-munerata per venti anni dal Ge-store dei Servizi Elettrici (GSESpa) prevedendo una tariffa piùche doppia del prezzo di quellache l’utente paga a fronte dellafattura Enel. È un incentivoidoneo sia per le piccole utenzedomestiche che per le grandiaziende».

In concreto qual è il ri-torno economico per chi sce-glie di usufruire di “In contoenergia”?«Considerando gli importi di“In conto Energia”, il proprie-tario ha la possibilità di recupe-rare il capitale speso per la rea-lizzazione dell’impiantofotovoltaico in tempi molto piùbrevi (circa la metà) rispetto aglianni di “godimento” dell’incen-tivo concesso da parte GSE.Suggeriamo pertanto sia ai pri-vati cittadini che alle aziendeinteressate, di rivolgersi allaEsed Engineering di Udine che,sulla base dell’esperienza acqui-sita, è in grado di fornire unsupporto all’utente fin dalla faseiniziale per ricercare la miglioresoluzione tecnico-economica,espletare le varie pratiche buro-cratiche (esempio: domanda dicontributo GSE) e successiva-

mente dar corso al progetto det-tagliato di esecuzione dell’im-pianto fotovoltaico».

Oltre al fotovoltaico, di cosavi occupate?«Dall’anno di fondazione del1975, la Esed Engineering si èspecializzata nelle attività di pro-gettazione di impianti elettricidi trasformazione, con le an-nesse reti di distribuzione, e inparticolare nella elaborazionedella completa ingegneria di in-stallazione per importanti im-

Evelino Zanzaro

FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 223

pianti siderurgici di produzionee trasformazione dell’acciaio.Oltre a consolidare le esperienzeacquisite negli impianti indu-striali, negli ultimi anni la so-cietà ha iniziato a diversificare leattività di progettazione nel-l’ambito degli impianti di ter-moventilazione, antincendio, dicogenerazione e produzione dienergia, di illuminazione stra-dale e per il settore terziario,nonché ospedali, centri com-merciali e altro ancora».

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Un impianto fotovoltaico produce energia elettricae può trasformare un’abitazione in una verae propria piccola centrale elettrica

Page 186: Dossier Friuli Venezia GIulia

224 • DOSSIER • FRIULI VENEZIA GIULIA 2011

materiali nocivi, quindi la re-dazione del progetto di boni-fica, la realizzazione e il risana-mento ambientale della zonainquinata».Forte di un organico altamentequalificato e di un ampio e at-trezzato parco mezzi la Pertot èin grado di intervenire in temporeale per risolvere tutte le pro-blematiche relative all’antinqui-namento, salvaguardia ambien-tale e alla sicurezza, offrendo un

La salvaguardia ambientale e la bonifica dei siti inquinati

rappresentano valide opportunità di riqualificazione

territoriale. A Trieste, la Pertot Ecologia-Servizi

anticipa le richieste del piano di caratterizzazione

del sito d'interesse nazionale

Giulio Conti

L’ecologia riqualifica il territorio

A destra, panoramica

della zona industriale

di Trieste (SIN).

Nella pagina a fianco,

Fabrizio Pertot,

presidente della Pertot

Srl Ecologia-Servizi

di Trieste e un

operatore a lavoro

www.pertot.it

Le bonifiche dei siti in-quinati, a Triestecome in altre aree delFriuli-Venezia Giulia

e di tutta Italia, rappresentanoun problema rilevante finchéistituzioni e imprese non in-traprendono un percorso co-mune che può trasformarsi inun’opportunità per lo svilupposocio-economico dei territoriinteressati. La Pertot Ecologia-Servizi,una società impegnata da oltrecinquant’anni nel capoluogogiuliano nella fornitura di ser-vizi ecologici a enti pubblici,aziende e privati, apparte-nente al Gruppo Calcina Ini-ziative Ambientali, ha inve-stito in specializzazione einnovazione tecnologica, an-ticipando quelle che potrannoessere le richieste in materia dibonifiche e ripristino ambien-tale del SIN (Sito d’InteresseNazionale) di Trieste.«L’impegno per l’ambiente –afferma il presidente FabrizioPertot – è una delle linee guidadell’azienda: con l’iscrizione allacategoria 9 dell’Albo NazionaleGestori Ambientali, la società èin grado di intervenire per ri-solvere tutte le problematicherelative alla salvaguardia am-bientale e alla bonifica dei sitiinquinati». I progetti di boni-fica vengono seguiti in tutte le

loro fasi, dalla progettazione efattibilità, alla gestione della faseautorizzativa e operativa, finoalla loro realizzazione finale, inconformità al decreto legislativo3 aprile 2006, numero 152. «Iservizi di tutela ambientale de-mandati alla Pertot – spiega ilpresidente – comprendono lagestione dei rapporti con le isti-tuzioni pubbliche, la messa insicurezza dell’area inquinata, iltrasporto e lo smaltimento di

SERVIZI ECOLOGICI

Page 187: Dossier Friuli Venezia GIulia

FRIULI VENEZIA GIULIA 2011 • DOSSIER • 225

servizio affidabile e capillare, siaa livello locale che regionale, ga-rantito anche con un numero diPronto Intervento 24 ore su 24per le emergenze ecologiche.«Proponiamo soluzioni inte-grate in tre specifiche aree di in-tervento: oltre alle bonificheambientali, anche la gestione ri-fiuti e i servizi fognari. In talsenso, l’iscrizione all’Albo Na-zionale delle Imprese GestoriRifiuti – sottolinea Fabrizio Per-tot – consente all’azienda diprovvedere alla raccolta, al tra-sporto e allo smaltimento-recu-pero di rifiuti urbani, speciali eospedalieri, pericolosi e non, siaallo stato solido che liquido».Le attività di raccolta e trasportodei rifiuti vengono svolte conmezzi di proprietà dell’aziendaquali autocarri, motrici, auto-compattatori, cisterne e racco-glitori di vario cubaggio e di-mensione a seconda delleesigenze delle singole realtà. LaPertot effettua anche campio-nature di materiale allo stato so-lido o liquido presso laboratoridi fiducia regolarmente autoriz-zati per l’analisi e la classifica-zione degli stessi. «Offriamoinoltre consulenza per la cor-retta tenuta dei registri di ca-rico e scarico dei rifiuti, la com-pilazione del M.U.D. (ModelloUnico di Dichiarazione), laprogettazione di un servizio in-tegrato per la raccolta differen-ziata e il corretto avvio a smal-timento-recupero di ognitipologia di rifiuto».Per quanto riguarda i rifiuti sa-nitari, la Pertot possiede tutti irequisiti necessari per la rac-colta, il trasporto e lo smalti-

mento dei rifiuti non perico-losi e pericolosi a rischio infet-tivo. «Eseguiamo operazioni dimacroraccolta presso aziendesanitarie locali, ospedali e strut-ture convenzionate, di micro-raccolta presso studi medicispecialistici, ambulatori e labo-ratori vari, e riforniamo di con-tenitori di ogni tipo a secondadelle esigenze contingenti. I tra-sporti sono programmati edeseguiti con mezzi di proprietàregolarmente autorizzati e alle-stiti ove necessario in confor-mità alla normativa ADR».

L’esperienza della Pertot incampo ambientale e le compe-tenze del personale garanti-scono rapidità e ottimi risultatinegli interventi di manuten-zione, gestione e pulizia dellereti fognarie e degli impianti didepurazione. Gli interventi incondotte fognarie o cisternesono svolti con macchinari eattrezzature specializzate pereseguire aspirazioni, lavaggi adalta pressione e ad acqua freddae/o calda fino a una pressionedi 800 atmosfere, asporto dimateriale attraverso autobottidi varia portata e videoispezioniper verificare lo stato reale dellecondotte.Sinonimo di sicurezza, qualità eaffidabilità del servizio,l’azienda triestina ha ottenuto lecertificazioni Uni En Iso9001:2008 per il Sistema Qua-lità, Uni En Iso 14001:2004per il Sistema Ambiente e OH-SAS 18001:2007 per il SistemaSicurezza.

Fabrizio Pertot

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Gli interventi in condotte fognarie o cisterne sonosvolti con macchinari e attrezzature specializzateper eseguire aspirazioni, lavaggi finoa una pressione di 800 atmosfere

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EVASIONE FISCALE

Nel Triveneto la Guardia di Fi-nanza svolge un accurato lavorodi controllo dei capitali per ve-rificare se si è in presenza di fe-

nomeni di evasione fiscale. La particolareconformazione del territorio che vede vi-cino il confine con paesi stranieri, favoriscetalvolta il trasferimento dei capitali all’estero.«Solo a titolo di esempio – sottolinea il ge-nerale Paquale Debidda, comandante inter-regionale dell’Italia nord orientale – vorreicitare l’attività che la Guardia di Finanzasvolge nel settore del mercato dei capitali,degli illeciti in materia di spesa pubblica,nella lotta alla contraffazione. E questo ap-proccio globale, che incide anche in terminidi cultura della legalità, lo può fare la Guar-dia di Finanza grazie agli strumenti norma-

tivi di cui il Corpo disponequale polizia economico-fi-nanziaria a carattere generale,preposta alla tutela del bi-lancio dello Stato, del-l’Unione europea e degli entilocali, ricordando in modoparticolare che è preciso do-vere del Corpo garantire ilrispetto delle regole della li-bera concorrenza e della lealeconvivenza economica deicittadini e delle imprese inparticolare»

Nel corso del 2010 quanticontrolli e verifiche fiscalisono state effettuate dalla

Guardia di Finanza nel nord est e cosa èemerso?«Nel 2010, la Guardia di Finanza, nel Tri-veneto, ha effettuato oltre 16.000 tra verifi-che e controlli, che hanno consentito di faremergere, in primis, 1419 evasori totali e254 evasori paratotali che avevano sottrattoa tassazione oltre 3 miliardi di euro di baseimponibile e omesso di versare Iva per oltre450 milioni di euro. Complessivamente l’at-tività dei finanzieri del nord-est ha determi-nato la segnalazione all’Agenzia delle En-trate di base imponibile per oltre 5 miliardidi euro e l’individuazione di Iva dovuta perquasi 900 milioni di euro».

Questi dati dello scorso anno riflettonoun aumento dell’evasione nelle tre regionirispetto agli anni precedenti? «I risultati ottenuti, che, tengo a sottoli-neare, sono di assoluto rilievo, più che unaumento dell’evasione denotano un sempremaggiore affinamento della capacità opera-tiva dei reparti della Guardia di Finanza iquali concentrano i loro sforzi su soggetti adalta pericolosità fiscale previamente indivi-duati grazie a una attenta attività di intelli-gence, di analisi di rischio, di controllo eco-nomico del territorio e a metodologieinvestigative e di indagine proprie di unaforza di polizia».

Nei primi mesi del 2011 avete condottonuove importanti operazioni sul tema del-l’elusione ed evasione fiscale?«Anche nell’anno in corso le nostre risorseoperative sono concentrate sui fenomeni di

Importanti risultati nella lotta all’evasione fiscale sono stati ottenuti dalla Guardia

di Finanza del Triveneto nel corso del 2010 e i dati positivi continuano anche quest’anno.

Il generale Pasquale Debidda illustra tutte le attività delle Fiamme Gialle

Nicolò Mulas Marcello

Pasquale Debidda,

comandante

interregionale

dell’Italia nord orientale

Controlli capillari sul territorio

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Pasquale Debidda

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le altre vorrei segnalare l’importante attivitàdi polizia tributaria e giudiziaria svolta da re-parti dipendenti dal comando regionale ve-neto, che ha consentito di individuare unaimponente frode all’Iva, realizzata da societàoperanti nel settore della lavorazione dellepelli grezze, mediante l’emissione e l’ utiliz-zazione di fatture per operazioni inesistentiper circa 1,5 miliardi di euro e attraversol’indebito ricorso ai depositi Iva. In merito si-gnificative le proposte di recupero a tassa-zione di imponibile per oltre mezzo miliardodi euro, inoltrate agli uffici finanziari e i

evasione, di frode fiscale, di altri reati tribu-tari e di evasione internazionale più rilevanti,comprese le più varie forme di economiasommersa, con un approccio investigativo edoperativo che punta a sfruttare tutto il pa-trimonio di dati ed elementi ottenuti dalcontrasto a 360° agli illeciti economico-fi-nanziari posto in essere dalla Guardia di Fi-nanza, chiaramente, in ciò, considerando lapeculiarità propria dell’area territoriale di ri-ferimento. Solo a titolo di esempio vorreicitare l’attività che la Guardia di Finanzasvolge nel settore del mercato dei capitali, de-gli illeciti in materia di spesa pubblica, nellalotta alla contraffazione».

In particolare cosa è emerso?«Abbiamo iniziato e sono in corso numeroseoperazioni sul tema che, ad oggi, hanno por-tato ad individuare ben 275 evasori totali e52 paratotali, con la sottrazione a tassazionedi base imponibile per 400 milioni di euro edi Iva evasa per oltre 50 milioni di euro. Tra ��

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Abbiamo iniziato e sono in corsonumerose operazioni che hannoportato a individuare ben 275evasori totali e 52 paratotali

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EVASIONE FISCALE

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l’estero, delle persone fisiche e delle società chehanno fissato fittiziamente la residenza o lapropria sede in Paesi a fiscalità privilegiata, oche intrattengono rapporti commerciali consocietà controllate o collegate o con soggettiubicati in centri off-shore».

Un esempio?«Proprio quest’anno, è stata conclusa in ma-teria una complessa operazione, sviluppataattraverso l’esecuzione di diverse verifiche fi-scali, che ha portato, nel suo insieme, alla in-dividuazione di elementi positivi di redditonon dichiarati o non contabilizzati per oltre300 milioni di euro, Iva non versata per oltre6 milioni di euro e di denunciare 3 persone.Con altrettanta determinazione viene perse-guito il contrasto delle frodi all’Iva intraco-munitaria (un caso tipico sono le frodi caro-sello) che continuano a costituire fonte dipreoccupazione anche nell’area del nord est.Tutto ciò nonostante, in più occasioni, il le-gislatore nazionale e comunitario abbia cer-cato di arginare tale fenomeno e nonostantela Guardia di Finanza abbia condotto e con-duca da sempre una diuturna azione repres-siva. Il problema è che, a fronte dell’azione dicontrasto, il “carosello”, negli anni, si è an-dato sempre più affinando, creando una ca-sistica variegata di sistemi di frode che vedeprotagonisti quei settori particolarmente sen-sibili per l’elevata incidenza fiscale quali, tragli altri, quelli delle auto di lusso, dei prodottidi telefonia, dell’informatica, dell’elettronicae anche, come già evidenziato in precedenza,della lavorazione delle pelli grezze».

provvedimenti di carattere ablatorio per oltre20 milioni di euro, eseguiti mediante la sot-toposizione al vincolo del sequestro di benimobili ed immobili, emessi dalla competenteautorità giudiziaria. Peraltro l’attività di con-trasto all’evasione fiscale sarà perseguita inmodo ancora più efficace anche proprio at-traverso l’aggressione dei patrimoni degli eva-sori responsabili dei reati fiscali con l’inte-ressamento delle procure al fine di aumentarei sequestri di beni in funzione della confisca».

Le indagini sulle frodi fiscali interna-zionali sono sempre complesse. Come simuove su questo fronte la Guardia di Fi-nanza? «Uno spazio prioritario è stato assegnato aipiani di contrasto all’evasione internazionale eai paradisi fiscali, proseguendo e rafforzando leattività di controllo nei confronti dei soggettiche hanno occultamente trasferito capitali al-

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IL SETTORE ERBORISTICO

Èda 25 anni uno dei principali distri-butori italiani di prodotti erboristici.E oggi Farmaderbe si propone sulmercato con un nuovo approccio. «È

nostra intenzione creare prodotti formulati inmodo “razionale” – spiega Gabriele Venturini,responsabile della produzione per l’azienda diPradamano, in provincia di Udine -. Inten-diamo utilizzare i rimedi erboristici tradizionalitrattandoli con la stessa cura riservata ai far-maci, ovvero con una grandissima attenzioneagli studi più recenti in merito a dosaggi, po-sologia, controlli di qualità, purezza e intera-zioni». Gabriele, che porta avanti l’aziendacoadiuvato dal fondatore, Manlio Venturini, edella sorella Diletta, conferma il successo delmarchio, leader sul mercato dei cosmetici, de-gli integratori alimentari e dei rimedi tradi-zionali fitoterapici. Il gruppo vanta un porta-foglio con oltre 6mila clienti diretti, traerboristerie, farmacie, parafarmacie e negozi dialimentazione naturale. Negli ultimi anni, poi,Farmaderbe ha trovato interessanti sbocchi sulmercato internazionale. «Abbiamo intrapresoalcune interessanti collaborazioni commercialicon paesi dell’area mediterranea e dell’Est asia-tico – spiega Gabriele Venturini -. Ci stiamoanche accingendo a distribuire i nostri prodottisui mercati austriaco e tedesco, nei quali l’uti-lizzo razionale e scientifico dei rimedi fitotera-pici si regge su profonde radici culturali. Neiprogrammi futuri ci sono poi il perfeziona-mento di accordi distributivi con il MedioOriente e con i Paesi Bassi».

Venturini, il mercato dei prodotti salutarista vivendo una buona stagione?«Nel 2010 il settore degli integratori alimen-tari ha seguito un trend positivo in tutta Eu-

Più ricerca e informazioneper il mercato fitoterapico

La parola a Gabriele Venturini della società

Farmaderbe, per fare il punto sul settore erboristico

e per rilanciare l’importanza di un approccio

scientifico e convenzionale anche sulla medicina

complementare

Andrea Moscariello

Gabriele Venturini,

responsabile

della produzione

per Farmaderbe, e,

nella pagina a fianco,

Diletta e Manlio

Venturini,

rispettivamente

responsabile marketing

e fondatore dell’azienda

www.farmaderbe.it

ropa, in Italia in particolare, dove solo nelsettore farmacia ha raggiunto un incrementodel 9,5 %. Allo stesso tempo si è verificata unacontrazione nel settore erboristeria, ma questaaffermazione deriva da sensazioni generali piùche dai numeri, in quanto le statistiche Niel-sen in nostro possesso si riferiscono solo allefarmacie. Il nostro fatturato, comunque, è increscita in entrambi i canali distributivi e que-sto miglioramento è stato una costante negliultimi esercizi».

La vostra scelta di trattare i rimedi erbori-stici così come avviene con i farmaci tradi-zionali non incontra degli ostracismi da

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Gabriele Venturini

parte dei consumatori?«Per alcuni dei nostri acquirenti il nostro vieneconsiderato come un approccio metodologicoin contrasto con una certa visione “antica”della fitoterapia. Ma è questo, a nostro parere,il corretto modo di agire. Siamo in una fase incui coesistono contemporaneamente fasce diconsumatori con formazione e approccio alnaturale completamente diversi. Si passa dachi crede ancora alla concezione “magica” eantica della fitoterapia, quasi da pozione del-l’alchimista, a chi invece considera le possibi-lità della fitoterapia in virtù del meccanismodi azione delle molecole contenute nel fito-complesso. Crediamo sia quest’ultima lastrada da percorrere».

In generale il consumatore è più consape-vole rispetto al passato?«Sì, ed è sempre più attento alla qualità dei pro-dotti che acquista. Solo creando conoscenza econsapevolezza verso la medicina complemen-tare, sgombrando il campo da affermazionisensazionalistiche o di superiorità rispetto al-

l’una o all’altra disciplina, possiamo sperare inun andamento positivo del mercato e puntarea una generale qualificazione e legittimazionedel settore erboristeria, a prescindere dal canaledi vendita. Ci battiamo affinché i prodotti sa-lutistici vengano sempre venduti da un opera-tore sanitario professionalmente preparato, il faida te va sempre scongiurato».

Farmaderbe si è fatta promotrice della fon-dazione di Federsalus, che riunisce produt-tori e distributori di prodotti salutistici.Quali gli obiettivi dell’associazione?«Essere un interlocutore importante, credi-bile, riconosciuto e rispettato a livello mini-steriale italiano e in seno agli organi della Co-munità Europea. Intendiamo contribuire allacreazione di una legislazione uniforme per iprodotti erboristici, creare le basi per unostandard di qualità e per sostenere la necessitàdi una fitoterapia e di un’integrazione ali-mentare “razionale”, portando in Europa lacultura e la grande ricchezza delle tradizioni fi-toterapiche italiane».

Solo creando consapevolezza versola medicina complementare possiamosperare in un andamento positivodel mercato e puntare a una generalelegittimazione del settore erboristeria

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