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Centro Studi Cultura e Società Con il patrocinio di Con il patrocinio di Regione Piemonte, Città Metropolitana e Comune di Torino: Circoscrizione 3 Donne in Cammino V Torino 3-18 marzo 2018

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Centro Studi Cultura e Società

Con il patrocinio di

Con il patrocinio di Regione Piemonte,

Città Metropolitana e Comune di Torino: Circoscrizione 3

Donne in Cammino V

Torino 3-18 marzo 2018

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Centro Studi Cultura e Società Donne in Cammino V - pag 2 di 112

Stampato a Torino presso la Tipografia Agat – Febbraio 2018

Il logo di Donne in Cammino è liberamente ispirato al Quarto Stato di Pelizza da

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SOMMARIO Pag. 3 Sommario

Pag. 7 Prefazione di Ernesto Vidotto

Pag. 9 Centro Studi Cultura e Società

IL CUORE DELLE DONNE

Sibilla ALERAMO

Pag. 12 Indomita Sibilla (Egle BOLOGNESI)

Maria CURIE

Pag. 14 L’intensa melodia rivoluzionaria (Sara CAUSHI)

Pag. 16 Marie Curie (Marisa SACCO)

Pag. 17 Marie Curie (Classe III E MEDIA FRASSATI)

Oriana FALLACI

Pag. 18 “Inshallah” Se Dio lo vuole (Patrizia COSENZA)

Anna FRANK

Pag. 21 Anne Frank (Nithera JAYASURIYA)

Margherita HACK

Pag. 22 A Margherita Hack (Anna Maria CONTI)

Pag. 24 Margherita Hack (Alexua DUMITRU)

Mata HARI

Pag. 25 Mata Hari (Doris SCAGGION)

Norma JEANE

Pag. 27 Norma Jeane (Piera DEMATTEIS)

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Frida KAHLO

Pag. 29 Una donna che amò la vita dipingendo(Roberta OTTAVIANI)

Pag. 32 A Frida Kahlo. Il colore del dolore (Pina MELONI)

Margherita KEISER PARODI

Pag. 33 Quante volte Margherita (Marina GALLIA)

Teresa MATTEI

Pag. 35 Teresa Mattei (Claudio VINDIGNI)

Arin MIRKAN

Pag. 37 Arin Mirkan e l'epopea di Kobane (Laura SCHRADER)

Lucia MONDELLA (Promessi Sposi)

Pag. 39 Lucia (Michela DOMI)

Elsa MORANTE

Pag. 40 Elsa Morante (Marina CHUAN)

Lydia NATUS

Pag. 42 La lucciola del poeta (Angela DONNA)

Maura Soshin O' HALLORAN

Pag. 44 Destino (Simona NOSETTI)

Rosa PARKS

Pag. 46 Un no meraviglioso (Gian Antonio BERTALMIA)

Antonia POZZI

Pag. 48 Diciassette (Cristina CODAZZA)

Pag. 50 Antonia (Simone GATTI)

Malala YOUSAFZAI

Pag. 51 Colomba dalle piccole e grandi ali (Maria ACCORINTI)

Edith WHARTON

Pag. 53 Edith Wharton (Classe III E MEDIA FRASSATI)

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AFFETTI, RICORDI E SIMBOLI

Pag. 55 Io sono la donna del metallo (Doriana DE VECCHI)

Pag. 57 Nonna Laide (Adriana SAVARINO)

Pag. 58 Ricordi di guerra (Silvia SARZANINI)

Pag. 59 Nonna Rosa (Gianni STUARDI)

DONNA E SOCIETA’

Pag. 62 Pastel (Isabella ABILE)

Pag. 66 Libertà (Associazione materiali di scARTo)

Pag. 67 Donne della savana (Associazione materiali di scARTo)

Pag. 69 Nudi (Ingrid BARTH)

Pag. 70 Zia Hawa e Faduma (Fausto BERETTA)

Pag. 71 Eros e Thanatos (Alfonsina CAMPISANO CANCEMI)

Pag. 72 Desio di vita (Patrizia COSENZA)

Pag. 74 Zingare (Adolfo DAMASIO LEVI)

Pag. 75 Tra terra e cielo (Doriana DE VECCHI)

Pag. 77 Luci e Ombre (Piera DEMATTEIS)

Pag. 79 Una donna (Margherita GARETTI)

Pag. 81 La Donna (Salma HANI)

Pag. 82 Femminilità (Elena LAURELLA)

Pag. 83 Fero Fers 3 (Angela MARCHIONNI)

Pag. 84 Donna (Edith MARELLA)

Pag. 85 Noi donne …. (Luciana Myriam NICOLOSI)

Pag. 87 Sunita…. (Anna PARADISO)

Pag. 89 Libertà (Cristina RADDAVERO)

Pag. 90 Riflessioni (Patrizia ROGGERO)

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Pag. 91 Reyhaneh (Marisa RUSSOTTI GULLINO)

Pag. 91 Donne nella grande guerra (Marisa RUSSOTTI GULLINO)

Pag. 92 Pensieri profondi (Marisa SACCO)

Pag. 93 Donna (Ivana SCARZELLA)

Pag. 94 Sotto la pioggia (Ivana SCARZELLA)

Pag. 95 Eva (Immacolata SCHIENA)

Pag. 98 Cibo e casa (Roberto SCIANDRA)

Pag. 99 Santa subito (Giovanna SINATRA)

Pag.101 Angeli Inconsapevoli (Nadia SPONZILLI)

Pag.102 Rosetta e le altre (Ernesto VIDOTTO)

Pag.104 Le scarpe rosse (Maria Luisa VIGNA)

Pag.105 Articolo 29, comma secondo (Roberto CURIONE)

Pag.106 Le parole che non ti ho mai detto... (Marita VITULLI)

Pag.107 Ragazzina corre in un campo (Alessio WU)

Pag.108 Donne (Ouannane YOUNESS)

Pag.109 Donna (Edda ZANTA)

Pag.110 Di te racconterai (Daniela ZINETTI)

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Centro Studi Cultura e Società Donne in Cammino V - pag 7 di 112

PREFAZIONE

Donne in Cammino, giunto alla V Edizione, propone un insieme di

eventi e di performance che hanno come fulcro l'approfondimento e

la sensibilizzazione sui temi della cosiddetta Questione Femminile.

Sono temi ai quali il Centro Studi Cultura e Società, sin dalle sue

origini, quando la sua denominazione era “Centro Kuliscioff”, è

stato particolarmente sensibile, Con Donne in Cammino si cerca di

proporre le tematiche “al femminile” non come singoli eventi, ma

come un insieme organico, nel quale il valore sociale dei temi

affrontati viene coniugato con l'espressività artistica.

Il programma di Donne in Cammino V è particolarmente ricco e

propone, nel segno della continuità, le tematiche sociali sviluppate

nelle edizioni precedenti.

Come tradizione è la Mostra “Immagini di Donna” a dare avvio a

Donne in Cammino, i cui eventi si susseguono per buona parte del

mese di marzo. Una “primavera al femminile”, in cui il Linguaggio

Visivo integrato da quello Verbale e dalla rappresentazione scenica.

Scrittura, Pittura, Fotografia, Musica e Recitazione si mescolano

dando vita a emozioni e riflessioni sul Pianeta Donna.

Immagini di Donna V. La Mostra, articolata in due sezioni (Donna

e Società e Il Cuore delle Donne) propone immagini pittoriche e

fotografiche, integrate da opere di scrittura.

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Centro Studi Cultura e Società Donne in Cammino V - pag 8 di 112

La sezione Donna e Società offre, con una pluralità di sfaccettature,

immagini riconducibili alla tematica femminile vista nei suoi

molteplici aspetti come quello sociale, culturale o di costume.

L’ordine di esposizione non segue un percorso tematico predefinito,

ma conduce liberamente il visitatore in un alternarsi di emozioni.

Il Cuore delle Donne, consolida ed evolve l’idea avviata con una

fortunata iniziativa, dedicata a otto grandi donne-simbolo, realizzata

nel corso della seconda edizione di Donne in Cammino. Ora, la

scelta è stata quella di non condizionare la produzione poetico-

letteraria, vincolandola ad alcuni nomi celebri, ma di proporre come

criterio l’ispirazione ai valori espressi da donne-simbolo che si sono

distinte per l’impegno, in qualsiasi campo, purché rappresentino un

buon esempio (diritti civili, solidarietà, libertà, lavoro, ricerca, arte

e cultura). Il risultato, è stato sorprendente e ricco di stimoli,

facendoci scoprire il valore di figure femminili poco conosciute ed

affiancando donne comuni a donne famose, spaziando in epoche

storiche e discipline diverse.

Specchi di Donna è una serata di poesia, riflessioni, curiosità,

slogan & spigolature sull’universo Donna. Una proposta variegata

all’insegna dell’universalità della donna che aperta ad interventi,

poesie e spunti flash a tema da parte del pubblico presente in sala.

Donne in trincea, un recital dell’Associazione Frammenti di Storia

al Femminile. Voci di donne che, in varie vesti, vissero la Prima

Guerra Mondiale e, nelle fabbriche, nelle officine, nei campi, nelle

famiglie, furono degne compagne degli uomini in guerra.

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Infine, Quattro Racconti, una “mise en espace” che narra Storie di

madri, figli in rivolta ed emozioni di giovani donne che si

confrontano con le proprie icone materne.

Una di Roberta Ottaviani

Dunque, il “Cammino” continua. I temi da affrontare sono

molteplici e di non facile soluzione, poiché deve necessariamente

attuarsi mediante una maturazione culturale della società e dei

singoli individui che la costituiscono.

Con questa logica di speranza il nostro Centro Studi prosegue il

Viaggio, pur nella consapevolezza delle difficoltà, insite nel nostro

contesto storico. Le insidie del “politicamente corretto” e della

banalizzazione, con le quotidiane mistificazioni che non consentono

di andare al cuore dei problemi, sono ben presenti.

Queste difficoltà, però, rappresentano uno stimolo per un impegno

ancora maggiore in un cammino che veda Uomini e Donne pronti a

costruire un Futuro più equo, che può partire anche da quei Progetti

segnalati come Buoni Esempi dal Premio Persona e Comunità, che

pongono il benessere e la sicurezza della Donna al centro della loro

azione progettuale.

Ernesto VIDOTTO

(Coordinatore Centro Studi Cultura e Società)

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Centro Studi Cultura e Società

Per iscriversi all’Associazione

A chi apprezza i programmi culturali che stiamo realizzando,

proponiamo di sostenerci iscrivendosi.

L’iscrizione ha un valore molto più grande dei 10 euro della

quota: è un incoraggiamento per l’Associazione!

L’iscrizione vale un anno da quando la si versa. Il costo è simbolico

ed ammonta a 10,00 (dieci) euro. L’iscrizione può essere effettuata

nel corso delle serate e delle premiazioni o con versamento su Conto

Corrente Postale N. 001009353721 intestato al Centro Studi Cultura

e Società o con bonifico (IBAN IT21P0760101000001009353721).

Quadernetti d’Autore

Per informazioni: [email protected] oppure 347 8105522

Il Centro Studi Cultura e Società svolge anche attività di tipo

editoriale, a supporto della sua programmazione culturale e dei

propri associati. Tale attività non ha alcuna finalità commerciale ma

va intesa come un servizio a supporto di serate, convegni, concorsi,

singoli soci.

Oltre ai Cataloghi dei Premi Letterari e dei progetti di maggior

rilievo,vengono realizzati i Quadernetti d’Autore, pubblicati con

l'ausilio di metodi di riproduzione fortemente economici.

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IL CUORE DELLE DONNE

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Sibilla ALERAMO 1

Indomita Sibilla

di Egle BOLOGNESI

Sei troppo avanti per il tuo tempo. Ardente respiro

della libertà, ribelle è lo slancio

che infiamma la penna di prosa e poesia. Indomita Sibilla

hai lampi vibranti di forti emozioni

e vai per il mondo portando la vita

pur fragile e stanca. Silenzio, dolore, tumulto, energia,

passione che brucia, che morde la voglia di uscire da schemi.

Sublimi cadute ti portano altrove

1 Sibilla ALERAMO - Rina Faccio, in arte Sibilla Aleramo (Alessandria 1876 –

Roma 1960). Spirito ribelle, paladina della libertà individuale, attraverso la sua vita

e le sue parole in versi e in prosa ci comunica un messaggio di emancipazione

“ante litteram”.

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Centro Studi Cultura e Società Donne in Cammino V - pag 13 di 112

eppure rimani fedele a te stessa. Sei una farfalla con ali d'acciaio pronta a volare

con forza e coraggio pagando poi cara la scelta di essere autentica e sempre

“Una donna”.

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Maria CURIE 2

Marie Curie: L’intensa melodia rivoluzionaria

di Sara CAUSHI

Con qualche verso di poesia ho deciso di rivivere la tua biografia, la tua vita straordinariamente intensa e fuori dalla logica di ogni persona che pensa. Investita dalle malelingue è stata la tua fanciullezza,

2 Maria CURIE - Maria Skłodowska, meglio nota come Marie Curie (Varsavia, 7

novembre 1867 – Passy, 4 luglio 1934), è stata una chimica e fisica polacca

naturalizzata francese. Nel 1903 fu insignita del premio Nobel per la fisica

(assieme al marito Pierre Curie e ad Antoine Henri Becquerel) per i loro studi sulle

radiazioni e, nel 1911, del premio Nobel per la chimica per la sua scoperta del

radio e del polonio. Marie Curie è stata l'unica donna tra i quattro vincitori di più di

un Nobel e, insieme a Linus Pauling, l'unica ad averlo vinto in due aree distinte.

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Centro Studi Cultura e Società Donne in Cammino V - pag 15 di 112

anche se poi con tua sorella hai stretto una solenne promessa e questa ti ha portata davvero lontano, tant’è che tuttora ti ricordiamo. Se devo pensare alla tua vita di donna, ti descriverei come un’intensa melodia rivoluzionaria che scoperte nel nostro mondo ha portato, però alla fine proprio tu hai pagato. Il tuo caro Uranio, segno prediletto della tavola periodica, che tanto hai studiato e a lungo contemplato, ti ha a suo modo tradita . lasciando segni indelebili sulla tua ammirabile vita. Fino all’ultimo tuo giorno, l’hai difeso imperterrita , perché lui non ti avrebbe mai fatto del male, anche se alla fine per te si è rivelato fatale. Ci hai lasciato tanto, mentre il tuo caro mondo, che tanto amavi visitare, ti ha sempre riserbato antipatie e anche qualche persona da amare, ma tu non ti sei mai arresa e il tuo sogno hai portato lontano, lasciando che le malelingue continuassero a parlare, invano.

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Marie Curie

di Marisa SACCO

Era nata a Varsavia nel 1867. Studiò fisica seguendo l’ esempio del padre, anche se per quei tempi la carriera scientifica era inconcepibile per una donna. Dopo gli studi superiori lavorò come istitutrice per sostenere le spese universitarie. In seguito si trasferì in Francia per studiare alla “ Sorbonne”. A Parigi conobbe Pierre Curie, che diventò suo marito e “collega di laboratorio” nella ricerca scientifica. Studiarono la radioattività con mezzi rudimentali, scoprendo due nuovi elementi chimici, il “ radio” ed il “ polonio”. Marie comprese che la radioattività è un fenomeno atomico. Allestì un laboratorio studiando altri elementi e facendo altre scoperte molto interessanti. Pubblicò importanti informazioni su riviste in Polonia e Francia. Nel 1902, unitamente al marito, ricevette il premio Nobel per la scoperta di una sostanza radioattiva detta “ Radio”. Dopo la morte del marito, nel 1911 venne insignita di un altro Premio Nobel per la chimica. Maria Curie ed il marito avrebbero potuto guadagnare molto denaro dalle scoperte importanti per l’ umanità, grazie alla grande intelligenza e cultura, ma perseguirono sempre una concezione molto disinteressata della scienza. Donarono all’ umanità i risultati delle ricerche senza mai pretendere nulla in cambio. Marie Curie si è prodigata durante la 1° Guerra Mondiale in tanti modi per assistere i feriti. Inventò insieme alla figlia Irene la “Petit Curie” automobile attrezzata con apparecchiature a raggi X. Infine fondò l’ Institut du Radium (oggi “ Institut Curie”) importante istituzione scientifica per la ricerca sul cancro, che esiste tuttora. Questa è stata una grande donna da ammirare per l’ enorme contributo dato all’ umanità con le sue scoperte scientifiche, senza pretendere mai nulla, anche se purtroppo morì a causa di lunghe esposizioni alle sostanze radioattive.

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Centro Studi Cultura e Società Donne in Cammino V - pag 17 di 112

Marie Curie

della Classe III E MEDIA FRASSATI

Una donna pregiata una donna scienziata di animo combattente e mente brillante, per abbattere i muri della società contro i pregiudizi lottò… con la fisica, come filo spinato, con la curiosità, come fuoco ardente, con la forza di volontà, come arma esplosiva… Con queste arti scoperte da sola Lungo una strada tortuosa riuscì a trovare la luce nel buio più totale, imparò a guardare oltre i confini per trovare la verità e farne dono all’umanità, sprofondata in una guerra totale… per cercare la morte nella carne, per salvare una vita in un fossato di disperazione.

Insegnante: Antonietta Diruggiero - Elenco alunni: Amà Alessandra; Cabrera Giancarlo; Culotta Marcello; Dragotto Elisabetta; Foccillo Nicolò; Geraci Diego; Gigliotta Giulia; Havrestiuc Elisa; Islami Redon; Lacicerchia Alessia; Lungu Roberto; Mihaila Erika; Pugliese Daniele; Scaringella Eleonora; Squillace Davide; Staltari Antonio; Tourti Aya

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Oriana FALLACI 3

3 Oriana FALLACI - Oriana Fallaci (Firenze, 29 giugno 1929 – Firenze, 15

settembre 2006) è stata una scrittrice, giornalista e attivista italiana.

Partecipò giovanissima alla Resistenza italiana e fu la prima donna italiana ad

andare al fronte in qualità di inviata speciale. Come scrittrice, con i suoi dodici libri

ha venduto circa venti milioni di copie in tutto il mondo.

Conseguita la maturità al liceo classico "Galileo", la Fallaci si iscrisse inizialmente

al corso di laurea in Medicina e Chirurgia dell'Università degli Studi di Firenze.

Ben presto passò alla Facoltà di Lettere e Filosofia (corso di laurea in Lettere),

senza tuttavia concludere gli studi. Iniziò allora a dedicarsi al giornalismo esortata

dallo zio Bruno Fallaci, egli stesso giornalista. Conobbe anche Curzio Malaparte,

che considerò come un suo maestro. Nel 1951, quando aveva 22 anni, venne

pubblicato il suo primo articolo per L'Europeo. Nel luglio 1956 Oriana Fallaci

giunse per la prima volta a New York per scrivere di divi e mondanità. Da

quest'esperienza trasse il materiale per il suo primo libro, I sette peccati di

Hollywood (Longanesi). Nel 1961 realizzò un reportage sulla condizione della

donna in Oriente, che divenne il primo successo editoriale della Fallaci scrittrice, Il

sesso inutile (Rizzoli). Nel 1962 uscì Penelope alla guerra, la sua prima opera

narrativa. Nel 1967 si recò in qualità di corrispondente di guerra per L'Europeo in

Vietnam. Ritornerà nel paese dell'Indocina dodici volte in sette anni raccontando la

guerra criticando sia Vietcong e comunisti, sia statunitensi e sudvietnamiti,

documentando menzogne e atrocità, ma anche eroismi e umanità. Il 2 ottobre 1968,

alla vigilia dei Giochi olimpici, durante una manifestazione di protesta degli

studenti universitari messicani contro l'occupazione militare del campus

dell'UNAM, la Fallaci rimase ferita in Piazza delle tre culture a Città del Messico

da una raffica di mitra. Morirono centinaia di giovani e anche la giornalista fu

creduta morta e portata in obitorio: solo in quel momento un prete si accorse che

era ancora viva. Nel 1990 uscì il romanzo Insciallah in cui la scrittrice coniuga la

ribalta internazionale con il racconto. Il libro è ambientato tra le truppe italiane

inviate nel 1983 a Beirut nell'ambito della Forza Multinazionale in Libano.

I suoi libri e articoli sulle tematiche dell'11 settembre hanno suscitato sia elogi sia

contestazioni nel mondo politico e nell'opinione pubblica. Attraverso essi la

scrittrice denuncia la decadenza della civiltà occidentale che, minacciata dal

fondamentalismo islamico, ritiene incapace di difendersi.

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“Inshallah” Se Dio lo vuole

di Patrizia COSENZA

Ribelle non demordevi ma fiera andavi per trincee

hai respirato aria bellicosa dalla tenera età

nel ventre tuo c’era la vita stretta fino all’ultimo respiro

hai scritto per l’uomo

che hai amato perdutamente hai scritto per il tuo bambino mai nato hai scritto per quella donna maltrattata

usata e poi uccisa

tra rabbia e orgoglio come in una nuvola di fumo

sei morta da sola in compagnia di un cancro che si nutriva dei tuoi occhi poiché tanto hai visto nella tua vita

la tua anima a brandelli hai lasciato nel Vietnam

dieci volte guerra inshallah Oriana!

Ancora i giornali parlano di te

La Fallaci morì a 77 anni, dopo un peggioramento delle sue condizioni di salute,

dovuto al cancro ai polmoni che da anni l'aveva colpita.

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Centro Studi Cultura e Società Donne in Cammino V - pag 20 di 112

Tecnica acquarello e acrilico Immagine: Donna Società oggi - la lotta: Oriana Fallaci rappresenta la lotta delle donne in un mondo moderno

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Anna FRANK 4

Anne Frank

di Nithera JAYASURIYA

Classe 2' C Scuola Media Hack di Novara Insegnante: Rosanna Raho

4 Anna FRANK - Annelies Marie Frank, detta Anne spesso italianizzato in Anna

Frank, (Francoforte sul Meno, 12 giugno 1929 – Bergen-Belsen, febbraio o marzo

1945[1][2][3]), è stata una deportata e scrittrice ebrea tedesca, divenuta un simbolo

della Shoah per il suo diario, scritto nel periodo in cui lei e la sua famiglia si

nascondevano dai nazisti, e per la sua tragica morte nel campo di concentramento

di Bergen-Belsen. Visse parte della sua vita ad Amsterdam, nei Paesi Bassi, dove

la famiglia si era rifugiata dopo l'ascesa al potere dei nazisti in Germania. Fu

privata della cittadinanza tedesca nel 1935, divenendo così apolide e nel proprio

diario scrisse che ormai si sentiva olandese e che dopo la guerra avrebbe voluto

ottenere la cittadinanza dei Paesi Bassi, Paese nel quale era cresciuta.

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Centro Studi Cultura e Società Donne in Cammino V - pag 22 di 112

Margherita HACK 5

A Margherita Hack

di Anna Maria CONTI Su un palcoscenico universale, hai fatto sfilare tutto ciò che la galassia può contemplare.

5 Margherita HACK - Margherita Hack (Firenze, 12 giugno 1922 – Trieste, 29

giugno 2013) è stata un'astrofisica e divulgatrice scientifica italiana.

Dopo aver compiuto gli studi presso il Liceo Classico "Galileo" di Firenze, si

laureò in fisica nel 1945 con una votazione di 101/110 con una tesi di astrofisica

sulle Cefeidi, realizzata sempre a Firenze presso l'osservatorio di Arcetri quando ne

era direttore Giorgio Abetti, che per lei restò sempre un modello di scienziato,

insegnante e gestore di un centro di ricerca scientifica.

Ha occupato la cattedra di professore ordinario di astronomia all'Università di

Trieste dal 1964 al 1º novembre 1992, anno nel quale fu collocata "fuori ruolo" per

anzianità. È stata la prima donna italiana a dirigere l'Osservatorio Astronomico di

Trieste dal 1964 al 1987, portandolo a rinomanza internazionale.

Membro delle più prestigiose società fisiche e astronomiche, è stata anche direttore

del Dipartimento di Astronomia dell'Università di Trieste dal 1985 al 1991 e dal

1994 al 1997. È stata un membro dell'Accademia Nazionale dei Lincei. Ha

lavorato presso numerosi osservatori americani ed europei ed è stata per lungo

tempo membro dei gruppi di lavoro dell'ESA e della NASA. In Italia, con

un'intensa opera di promozione ha ottenuto che la comunità astronomica italiana

espandesse la sua attività nell'utilizzo di vari satelliti giungendo ad un livello di

rinomanza internazionale. Ha pubblicato numerosi lavori originali su riviste

internazionali e numerosi libri sia divulgativi sia a livello universitario. Nel 1994

ha ricevuto la Targa Giuseppe Piazzi per la ricerca scientifica. Nel 1995 ha

ricevuto il Premio Internazionale Cortina Ulisse per la divulgazione scientifica.

È morta il 29 giugno 2013, alle ore 4:30 del mattino, all'ospedale di Cattinara a

Trieste, dove era ricoverata da una settimana per problemi cardiaci; da circa due

anni accusava problemi di natura respiratoria e motoria.

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Centro Studi Cultura e Società Donne in Cammino V - pag 23 di 112

Ci ha guidato la scia dell'astronomia. Oh Margherita, con quel tuo accento marcato toscano, ci hai fatto viaggiare con la tua cultura, verso questa nuova avventura, in quello spazio infinito, da te così approfondito. Ora che la luce delle stelle ti può così vicina illuminare, e nel manto celeste poterti per sempre addormentare, ti giunga la nostra riconoscenza, per averci donato il pane di questa meravigliosa scienza.

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Centro Studi Cultura e Società Donne in Cammino V - pag 24 di 112

Margherita Hack

di Alexua DUMITRU

Classe 2' C Scuola Media Hack di Novara Insegnante: Rosanna Raho

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Centro Studi Cultura e Società Donne in Cammino V - pag 25 di 112

Mata HARI 6

Mata Hari - Storia di una grande artista

di Doris SCAGGION Consacrata, il 18 agosto 1905, dopo l’esibizione al teatro dell’Olympia, come la “donna che è lei stessa danza”, artista sublime, come colei che “riesce a dare il senso più profondo e struggente dell’anima indiana”.

6 Mata HARI - Pseudonimo di Margaretha Geertruida Zelle (Leeuwarden, 7

agosto 1876 – Vincennes, 15 ottobre 1917), è stata una danzatrice e agente segreto

olandese, condannata alla pena capitale per la sua attività di spionaggio durante la

prima guerra mondiale. Già a scuola veniva notata per la sua fisicità diversa dalle

altre sue compagne: altezza 1,78, pelle scura, capelli e occhi neri.

Una sera Mata si esibì in una festa nella sua danza orientale. Fu un vero successo

che la portò a danzare in altre case private; finì sui giornali con la sua danza a casa

della cantante Kiréevsky. Cambiò nome, scelse Mata Hari, in malese Occhio

dell'Alba e Sole. Consacrata nel 1905, dopo lo spettacolo all'Olympia come "la

donna che è lei stessa danza, artista sublime" Mata si esibì nei maggiori teatri

europei ed ebbe amanti influenti. Nel 1916 frequentò il console tedesco Alfred von

Kremer che l'assoldò come spia al servizio della Germania. Mata divenne agente

H21, poi fu istruita in Germania dalla nota spia Fraulein Doktor che l'immatricolò

con il codice AF44. Ma ignorava di essere già sorvegliata dal controspionaggio

inglese e francese: il suo doppio gioco le costò la vita, nonostante lei negasse tutto

sostenendo che la denuncia era la vendetta di un uomo respinto. I tanti ufficiali

francesi dei quali fu amante, interrogati la difesero.

Quando il plotone d'esecuzione il 15 ottobre 1917 eseguì' la pena capitale, lei

ricambiò più volte il saluto con cortesi cenni del capo, blandamente legata a un

palo. Rifiutata la benda poté fissare i dodici fanti ai quali era stato assegnato il

compito di giustiziarla: uno di essi, secondo regola, aveva il fucile caricato a salve.

Degli undici colpi, otto andarono a vuoto, uno la colpì al ginocchio, uno al fianco,

il terzo la fulminò al cuore.

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Centro Studi Cultura e Società Donne in Cammino V - pag 26 di 112

Mata Hari si trovò a essere desiderata tanto dai maggiori teatri europei quanto, come moglie, da ricchi pretendenti. La sua tournée in Spagna, nel 1906, fu un trionfo venendo incontro alla fantasia, ingenua e torbida costruita su realtà di paesi del tutto sconosciuti. Mata Hari offriva agli spettatori quanto essi si attendevano dalla sua danza: il fascino proibito dell’erotismo e la purezza dell’ascesi, in un sincretismo in cui la mite saggezza di un Buddha veniva parificata ai riti sanguinari, per quanto inesistenti, di terribili dee indù

Olio su tela - 70 x 100

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Centro Studi Cultura e Società Donne in Cammino V - pag 27 di 112

Norma JEANE 7

Norma Jeane

di Piera DEMATTEIS Divisa. Una scossa prima in un senso, subito dopo altrove. Neppure lei sapeva dove. E perché. Piegata da quel bisogno di pelle, di fiato.

7 Norma JEANE - Marilyn Monroe pseudonimo di Norma Jeane Mortenson

Baker Monroe (Los Angeles, 1º giugno 1926 – Brentwood, 5 agosto 1962), è stata

un'attrice, cantante, modella e produttrice cinematografica statunitense.

Dopo aver trascorso gran parte della sua infanzia in case-famiglia, Monroe

cominciò a lavorare come modella, prima di firmare il suo primo contratto

cinematografico nel 1946; dopo alcune parti minori, film come Giungla d'asfalto e

Eva contro Eva furono i suoi primi successi di pubblico. Negli anni successivi, le

sue interpretazioni in Niagara e Gli uomini preferiscono le bionde vennero

apprezzate dalla critica, e ottenne la definitiva consacrazione internazionale con le

pellicole Come sposare un milionario, Quando la moglie è in vacanza, Fermata

d'autobus e A qualcuno piace caldo, per la quale vinse un Golden Globe per la

migliore attrice in un film commedia o musicale nel 1959.

Nel 1999, Monroe è stata inserita dall'American Film Institute al sesto posto nella

lista delle più grandi star femminili di tutti i tempi. Fra i successi come cantante vi

sono My Heart Belongs to Daddy di Cole Porter, Bye Bye Baby e Diamonds Are a

Girl's Best Friend, inserite in Gli uomini preferiscono le bionde, e I Wanna Be

Loved by You, cantata in A qualcuno piace caldo. Per il suo fascino e la sua

sensualità venne inoltre ritratta in numerose foto di pubblicità e di riviste,

diventando un simbolo fuori da ogni tempo e, secondo Marlene Dietrich, la prima

vera sex symbol. Negli anni e nei decenni successivi alla sua morte, Monroe è stata

spesso citata come vera e propria icona della cultura pop.

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Centro Studi Cultura e Società Donne in Cammino V - pag 28 di 112

Come Roslyn, era libera, ma non sapeva cosa farsene della sua libertà. Schiacciata da una solitudine antica, ci aveva provato a salvarsi, da "guerriera", nonostante la mediocre superficie di chi la voleva, invece, "principessa".

Fotografia: Norma Jeane – 1/60 sec f/2.4 ISO 320

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Centro Studi Cultura e Società Donne in Cammino V - pag 29 di 112

Frida KAHLO 8

Frida Kahlo, storia di una donna che amò la vita dipingendo

di Roberta OTTAVIANI Era un dì di Maggio, striscioni e bandiere garrivano nel cielo del

Messico rivoluzionario. Nella Piazza Major, Josè Vasconcelos era

attorniato dai suoi elettori scesi in piazza per protestare contro i

brogli elettorali che l’avevano escluso dalla nomina di Presidente.

Vestita con una gonna nera, una camicia rossa ed una spilla in smalto

8 Frida KAHLO - Dal primo febbraio al 3 giugno 2018, il MUDEC di Milano

dedicherà a Frida Kahlo una grande retrospettiva: Amore, Morte, Sogno e

Maternità sono i temi portanti delle sue opere:.

Il 21 giugno 2001 le Poste degli Stati Uniti emisero un francobollo con l’effige di

Frida Kahlo (da un autoritratto del 1933). Il primo francobollo dedicato a una

donna ispanica.La pittrice messicana più famosa e acclamata di tutti i tempi, alla

nascita è affetta da spina bifida. Nei suoi ritratti raffigura gli aspetti drammatici

della sua vita come il grave incidente di cui rimane vittima nel 1925 mentre viaggia

sull’autobus e in seguito al quale subirà trentadue interventi chirurgici. Il dolore

fisico e psichico dei postumi dell’incidente ne condizionerà la salute, ma non la

voglia di vivere e di dipingere. La vita e le opere della pittrice messicana Frida

Kahlo esercitano un grandissimo fascino artistico e un forte impatto emotivo. Per

alcuni questa artista coraggiosa sarà ricordata nei tempi come la più grande pittrice

del Novecento. Tre importanti esposizioni le sono dedicate nel 1938 a New York,

nel 1939 a Parigi e nel 1953 a Città del Messico. L'anno successivo a quest'ultima

mostra, il 13 luglio 1954, (a soli 47 anni) Frida Kahlo muore nella sua città natale.

La sua abitazione di Coyoacán, la "Casa Azzurra", meta di migliaia e migliaia di

visitatori, è rimasta intatta, così come volle Diego Rivera che la lasciò al Messico.

È una casa meravigliosa, semplice e bellissima, con muri colorati, luce e sole,

piena di vita e di forza interiore come fu la sua proprietaria.

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Centro Studi Cultura e Società Donne in Cammino V - pag 30 di 112

decorata con falce e martello appuntata sul florido petto, Frida Kahlo

alzava il pugno chiuso mentre esortava la sua nuova amica, Tania, ad

unirsi al coro. Era scesa ormai la sera, ma l’eccitazione della giornata

scorreva ancora nelle vene del fragile e dolente corpo di Frida che,

zoppicante, si aggirava tra giornalisti, pittori, artisti e rifugiati politici

che si erano riuniti nella bella casa di Tania, la focosa Italiana dal

corpo scultoreo. Senza preavviso, Diego Rivera, fece il suo ingresso

nel salone urlando con voce ubriaca: - “Viva la Rivoluzione!” per poi

abbattersi sul vicino divano e con tre colpi di pistola fare a pezzi il

grammofono. Timorosa, Frida si avvicinò all’amica Tania

chiedendole di presentarle di persona quel quarantenne che lei,

appena quindicenne, aveva visto affrescare il salone delle conferenze

della Scuola Nazionale Preparatoria che a quell’epoca l’aveva

ammessa, con altre trentaquattro fanciulle, alla frequenza delle

lezioni. Frida ricordava con nostalgica malizia come avesse coinvolto

la sua compagna Adelina per andare a vedere il lavoro che il famoso

artista stava concludendo. - “Non fare la codarda e vieni con me nel

salone delle conferenze. Il Genio Panzùto ha promesso a noi allievi

di spiegarci a chi si è ispirato per i personaggi del suo affresco

Creazione. Se non mi accompagni te la farò pagare, parola di Frida

Gamba di Legno!” Giunte in fine nell’anfiteatro, confusa tra la folla

degli studenti, Frida poté ascoltare Diego Rivera dilungarsi,

compiaciuto, nella descrizione delle sue notti brave a Parigi; della

vita vagabonda a Roma e a Firenze...Frida ricordò anche di come,

affascinata dal suo eloquio, le venne spontaneo pensare: - “Vedrai,

mio bel Panzòn, tu oggi non ti accorgi di me, ma un giorno io avrò

un figlio da te”. Ma se pur con sei anni di ritardo, anche per Diego

Rivera fu un amore a prima vista scattato nel momento in cui,

durante le presentazioni, udì la voce di Frida. Era la medesima

tonalità di voce che misteriosamente proveniva dai meandri della

Scuola Nazionale Preparatoria per avvertirlo dell’arrivo della propria

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Centro Studi Cultura e Società Donne in Cammino V - pag 31 di 112

moglie mentre si stava sollazzando con un’amante. Rivera fu sedotto

dalla spontaneità della giovane Frida, della sua innata sensualità ma

soprattutto del suo ardimento e della forza con cui essa affrontava lo

straziante dolore fisico che la colonna vertebrale bifida e la gamba

atrofizzata le causavano perennemente. In seguito Diego amò in sua

moglie Frida anche la straordinaria pittrice dimostrandolo con il

biglietto indirizzato ad un critico d’arte: - “Gliela raccomando, non

come marito, ma come un ammiratore entusiasta della sua opera,

acida e tenera, dura come l’acciaio e delicata e fine come l’ala di una

farfalla, adorabile come un bel sorriso e profonda e crudele come

l’amarezza della vita”. Quale descrizione migliore per l’opera di una

pittrice che trasformò la sofferenza in Arte? Tuttavia il dolore

rappresentato nelle sue opere non è mai tragico, semmai vivido

poiché rappresenta l’intensità e la debolezza del genere umano;

facendoci percepire quanto quel corpo di donna disabile sia stato

centrale nella sua arte e nella sua speciale forza del suo amare la vita.

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Centro Studi Cultura e Società Donne in Cammino V - pag 32 di 112

A Frida Kahlo. Il colore del dolore

di Pina MELONI

Immenso come il cielo è il dolore, il Tuo dolore Frida, intenso vibrante e ancora intatto, trasuda dai muri della “Casa azzurra”, dai dipinti intrisi di colore e di coraggio. E vanno, i sogni tuoi pregni di vita nel tempo e nello spazio senza fine.

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Centro Studi Cultura e Società Donne in Cammino V - pag 33 di 112

Margherita KEISER PARODI 9

Quante volte Margherita

di Marina GALLIA

9 Margherita KEISER PARODI - Il 1 dicembre 1918 moriva, a Trieste,

Margherita Keiser Parodi rapita nel fiore della giovinezza dalla “Spagnola”, una

pandemia influenzale che fra il 1918 e il 1920 uccise decine di milioni di persone

nel mondo. Qualche mese prima, il 19 maggio 1917, Margherita era stata decorata

al valor militare: “Per essere rimasta serena al suo posto a confortare gli infermi

affidati alle sue cure, mentre il nemico bombardava l’ospedale a cui era addetta”.

Era nata a Roma il 16 maggio del 1897, insieme alla mamma Maria Orlando

Keiser e alla sorella Olga prestò servizio nel corpo delle infermiere volontarie della

Croce Rossa sul fronte friulano. Unica donna sepolta nel cimitero di Redipuglia,

come riportano questi versi:.

“Nel cimitero di Redipuglia, fra gli invitti della Terza Armata, verso la sommità

del viale principale si innalza una croce alla quale è addossata una veste

d’infermiera della Croce Rossa.

La Croce porta un distico:.

“ A noi, tra bende, fosti di carità,

l’ancella morte fra noi ti colse.

Resta con noi sorella>>

Sotto la croce dorme

nell’ampia solitudine.

nel silenzio infinito,

rotto solo da fremiti del vento,

dal grido dei falchi,

dall’immortale canto del ricordo,

Margherita Kaiser Parodi.

Noi ricordiamo la gentile, mite, serena figura bionda della signorina Keiser Parodi,

soave e salda… negli occhi buoni splendeva la purissima fede che trasforma la

donna in una divinità di grazia. L’epidemia influenzale che volle atrocemente

aiutare l’opera di morte iniziata dalla guerra… la trovò indifesa, preda sicura alla

morte inesorabile ….”

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Centro Studi Cultura e Società Donne in Cammino V - pag 34 di 112

… il tuo cuore ha sanguinato più delle ferite che le tue mani sono riuscite a tamponare; … la tua mente ha respinto la sofferenza che il tuo sorriso ha tentato di alleviare; … le tue orecchie hanno udito i lamenti che le tue cure hanno cercato di quietare; … la tua vita hai rischiato sotto il fuoco ma altro fu il nemico che ti vinse: lo straniero flagello, silenzioso in agguato.

La foto dal titolo Dedicata a Margherita Keiser Parodi è stata scattata durante la sagra di Asti domenica 24 settembre 2017, il volto di donna ben si presta ai versi: “ Noi ricordiamo la gentile, mite, serena figura bionda della signorina Keiser Parodi, soave e salda… negli occhi buoni splendeva la purissima fede che trasforma la donna in una divinità di grazia… “

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Centro Studi Cultura e Società Donne in Cammino V - pag 35 di 112

Teresa MATTEI 10

Teresa Mattei

di Claudio VINDIGNI

10

Teresa MATTEI - Teresa Mattei, detta Teresita (Genova, 1º febbraio 1921 – Usigliano (Pisa), 12 marzo 2013), è stata una partigiana, politica e pedagogista italiana. Combattente nella formazione garibaldina Fronte della Gioventù (con la qualifica di Comandante di Compagnia). Fu la più giovane eletta, nelle liste del PCI, all'Assemblea Costituente, dove assunse l'incarico di segretaria nell'Ufficio di Presidenza dell'Assemblea Costituente. Dirigente nazionale dell'Unione Donne Italiane, fu insieme a Teresa Noce e a Rita Montagnana l'inventrice dell'uso della mimosa per l'otto marzo. Sempre attivamente impegnata nella lotta in favore dei diritti delle donne e dei minori, in occasione del centenario dell'invenzione della radio lancia, con suo figlio e collaboratore Rocco Muzio il progetto "Radio Bambina", che diretto da Rocco Muzio vedrà la produzione e messa in onda, su emittenti locali, di un palinsesto realizzato con i bambini e ragazzi delle Province di Pisa e Firenze fino all'anno 2000. Nel 2001 è a Genova contro il G8 con i suoi figli, partecipa attivamente a tutti i dibattiti ed è inorridita dalle criminali violazioni della Costituzione di cui sono protagonisti il governo italiano e tutti i suoi rappresentanti. Negli anni successivi è a fianco delle vittime di quelle giornate per ristabilire i diritti e la giustizia. Teresa Mattei continua la lunga battaglia che ha accompagnato la sua vita in difesa della Costituzione e dei nuovi tentativi di modificarla e renderla inefficace. La trasmissione della memoria alle nuove generazioni è stata la battaglia che ha segnato buona parte della sua esistenza. Memoria attiva, che guarda al futuro.

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Centro Studi Cultura e Società Donne in Cammino V - pag 36 di 112

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Centro Studi Cultura e Società Donne in Cammino V - pag 37 di 112

Arin MIRKAN 11

Arin Mirkan e l'epopea di Kobane

di Laura SCHRADER Nel corso della guerra che dal 2011 coinvolge il regime di Damasco il Rojava, Kurdistan siriano, è riuscito a creare un'oasi di civiltà: attraverso il Pyd, Partito Democratico Unito, si autogoverna secondo i princìpi del confederalismo democratico. La sua difesa è affidata alle Ypg, Unità di Protezione del Popolo e Ypj, Unità di Protezione delle Donne. Dal luglio 2013 il Rojava è sotto l’incessante attacco dell’Isis. E da settembre 2014 a gennaio 2015 l’attenzione del mondo è focalizzata su una sua sconosciuta città: Kobane, 50 mila abitanti, vicina al confine turco siriano, assediata dalle milizie islamiste, che ricevono continui rinforzi dalla loro roccaforte di Rakka e dal confine turco, da cui si riversano armamenti e foreign fighters. Kobane è il fronte della resistenza leggendaria di donne e uomini che si battono per i valori della vita e dell’umanità. Tra gli atti di eroismo spicca quello di una mamma di 22 anni, la comandante Arin Mirkan. Accerchiata e ormai priva di munizioni, dà ordine al suo plotone di ritirarsi, e si lancia contro gli jihadisti con l’ultima granata. Uccide numerosi attaccanti, blocca l'avanzata del nemico. Il 26 gennaio 2015, dopo quasi quattro mesi di assedio Kobane, ridotta ad un cumulo di macerie, è libera dalla barbarie islamista.

11

Arin MIRKAN - Arin Mirkan (1992-2014) comandante di plotone dell’Ypj –

Unità di Protezione delle Donne del Rojava, madre di due figli, caduta eroicamente

nella leggendaria difesa di Kobane.

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Centro Studi Cultura e Società Donne in Cammino V - pag 38 di 112

“Siamo disposte a vivere soltanto per tre giorni, come le farfalle – mi diceva qualche tempo dopo Berxedan, giovanissima combattente kurda durante la guerra per la liberazione di Raqqa – e non ci fermiamo. Da Kobane a Raqqa, abbiamo la consapevolezza di aver creato la tempesta delle farfalle per continuare a scrivere la nostra storia, la storia di una rivoluzione della donna nel Medio Oriente. Dopo i nostri tre giorni, toccherà ad altre farfalle, in tutto il mondo. Contro il silenzio sugli attacchi della Turchia, alleata dell'Occidente, membro della Nato, contro i giochi dei potenti, ho una speranza: spero che cresca la tempesta delle farfalle in tutto il mondo, e ci porti sostegno e solidarietà. “ La notte è ancora lunga. Nel cielo splende una nuova costellazione. Arin Mirkan.

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Centro Studi Cultura e Società Donne in Cammino V - pag 39 di 112

Lucia MONDELLA (Promessi Sposi) 12

Lucia

di Michela DOMI

Classe 3' D Scuola Media Hack di Novara Insegnante: Rosanna Raho

12

Lucia MONDELLA (Promessi Sposi) -

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Centro Studi Cultura e Società Donne in Cammino V - pag 40 di 112

Elsa MORANTE 13

Elsa Morante

di Marina CHUAN

13

Elsa MORANTE - Elsa Morante (Roma, 18 agosto 1912 – Roma, 25 novembre

1985) è stata una scrittrice, saggista, poetessa e traduttrice italiana, tra le più

importanti narratrici del secondo dopoguerra. Prima donna ad essere insignita del

Premio Strega nel 1957 con il romanzo L'isola di Arturo, è stata autrice del

romanzo La storia, che figura nella lista dei cento migliori libri di tutti i tempi,

stilata nel 2002 dal Club norvegese del libro.

Elsa Morante iniziò giovanissima a scrivere filastrocche e favole per bambini,

poesiole e racconti brevi, che a partire dal 1933, e fino all'inizio della seconda

guerra mondiale, furono via via pubblicati su varie riviste di diversa natura, tra le

quali il "Corriere dei piccoli", il "Meridiano di Roma", "I diritti della scuola" e

soprattutto "Oggi" (diretta da Mario Pannunzio e Arrigo Benedetti, sulla quale Elsa

scrisse anche con degli pseudonimi maschil. Collaborò anche con la rivista

"L'Eroica", diretta da Ettore Cozzani, dove tra il 1931 e il 1937, pubblicò quattro

poesie decadentistiche e un racconto, Il bambino ebreo, recentemente ritrovati e

riproposti dallo studioso Marco Bardini. Per mezzo del pittore Giuseppe

Capogrossi, nel 1936 Elsa conobbe lo scrittore Alberto Moravia, che sposò il 14

aprile 1941; insieme incontrarono e frequentarono i massimi scrittori e uomini di

pensiero italiani del tempo, tra cui Pier Paolo Pasolini (con il quale Elsa rimase a

lungo in amicizia, prima del loro definitivo allontanamento, avvenuto intorno al

1971), Umberto Saba, Attilio Bertolucci, Giorgio Bassani, Sandro Penna, Enzo

Siciliano.

Durante la seconda guerra mondiale, per sfuggire alle rappresaglie dei nazisti,

Morante e Moravia lasciarono Roma ormai occupata, e si rifugiarono a Fondi, un

paesino in provincia di Latina, a pochi chilometri dal mare. Tale parte dell'Italia

meridionale apparirà di frequente nelle opere narrative successive dei due scrittori;

Elsa Morante ne parla soprattutto nel romanzo La Storia.

I suoi manoscritti sono conservati alla Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, che

ha ospitato due mostre dedicate alla scrittrice: la prima nel 2006 (Le stanze di Elsa)

e la seconda nel 2012 (Santi, Sultani e Gran Capitani in camera mia).

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Centro Studi Cultura e Società Donne in Cammino V - pag 41 di 112

Classe 3' D Scuola Media Hack di Novara Insegnante: Rosanna Raho

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Centro Studi Cultura e Società Donne in Cammino V - pag 42 di 112

Lydia NATUS 14

La lucciola del poeta

di Angela DONNA

Fui sua donna unica assoluta madre amante figlia musa devota guida quieta quando ancora lui poeta non era nato in sè e nemmeno noto al mondo.

Sul Calvario nel macello della Guerra senza senso tra melma e fango e tra uomini mortali senza anima né corpi lo raggiunsi travestita contadina valligiana con un cesto di ciliegie per amore solo amore da donare e da salvare.

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Lydia NATUS - Lydia Natus, (Lidusha che in slavo vuol dire Lucciola) pianista di origine russa, fu compagna del grande poeta Clemente Rebora, dal 1914 al 1919, prima della sua conversione religiosa, che a lei dedicò nel 1925, dopo la fine della loro storia d’amore, li versi delicati e luminosi de “10 poesie per una lucciola”. Lydia fu amica, amante, madre, musa, “manager” e, non ultimo, infermiera. Gli stette accanto quando, durante la Prima Guerra Mondiale sul monte Calvario, Clemente fu ferito dallo scoppio di un obice e rischiò di perdere la ragione. L’aver conosciuto l’amore umano attraverso l’incontro con Lydia fu senza dubbio la scaturigine della sua conversione religiosa in cui finalmente poté abbandonarsi all’Infinito Amore e placare così le sue inquietudini interiori irrisolte.

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Centro Studi Cultura e Società Donne in Cammino V - pag 43 di 112

Fui per lui la sua Lidusha una lucciola vibrante d’eros vita e caldo ardore uno slancio che col cuore lo salvò dall’impazzire traghettandolo al Divino .

Rinnegata e poi lasciata come donna innamorata non l’ho mai dimenticato. Sublimandosi nel Dio diventò Clemente Rebora quel poeta che sappiamo certo merito del mio fedele e fermo essergli accanto.

Foto di Natus con Rebora

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Maura Soshin O' HALLORAN 15

Destino

di Simona NOSETTI

Tempo e spazio non siano catene, Il male non deve mai prevalere, sulla strada del nostro lungo cammino ci troviamo a confrontarci con il Destino.

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Maura Soshin O' HALLORAN - Nata a Boston (Stati Uniti) il 24 Maggio 1955 e morta a Chiang Mai (Thailandia) il 22 Ottobre 1982 all'età di 27 anni. "Le esperienze mistiche in genere sono difficili da descrivere, ma questo libro “Cuore Puro, Mente Illuminata” riesce ad avvicinarci alla coscienza zen e diventerà un classico che coinvolgerà anche gli occidentali". Nel 1979, la ventiquattrenne Maura O'Halloran lascia un gratificante impiego a Boston per iniziare i suoi studi sul buddhismo zen in Giappone. Si ritrova in un tempio di un'angusta stradina di Tokyo, dove comincia a esplorare il difficile cammino monastico. In seguito, si sposta in un tempio isolato nel nord del Giappone, dove inizia formalmente il suo apprendistato. È durante questo apprendistato, gratificante ma anche assai rigoroso, che Maura compila la raccolta di lettere presentata nel volume. Cuore puro, mente illuminata è il resoconto avvincente e straordinario di una donna che affronta il viaggio interiore ed esteriore verso il suo destino. Con un linguaggio passionale e sincero, Maura racconta la severa disciplina, le austerità ma anche le gioie del suo addestramento zen e della vita nel tempio. Le sue parole, vibranti di purezza e di saggezza, sanno trasmetterci la compassione e la trasformazione interiore che ha avuto luogo nell'autrice, un'esperienza ricca, appassionata e stimolante, in grado di toccare e coinvolgere ogni lettore. L'apprendistato di Maura dura tre anni, alla fine dei quali la ragazza riceve la trasmissione del dharma dal suo Roshi. Soltanto sei mesi dopo, mentre fa ritorno in Irlanda, Maura rimane vittima di un incidente stradale. È stato detto di lei: "Aveva già raggiunto a ventisette anni quello che Shakuson (Shakyamuni Buddha) raggiunse a ottanta... Fu così che ci lasciò per cominciare subito la sua opera di salvezza nell'altra vita. Credo che nessuno abbia mai conosciuto un Buddha più infaticabile di Maura". Monaca zen venerata come santa buddhista, Maura "Soshin" O'Halloran ha messo tutta la sua anima nel cammino spirituale che ha scelto di intraprendere, arrivando a diventare un tutt'uno con l'universo. Il suo diario è la testimonianza viva di quanto questa giovane donna irlandese abbia saputo spogliarsi di tutto ciò che la identificava con il suo ego, per abbracciare fino in fondo lo Zen.

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Centro Studi Cultura e Società Donne in Cammino V - pag 45 di 112

La luce illumina le nostre ombre sul sentiero, e la verità mette fine al mistero. Un mistero nascosto sotto ad uno scuro velo, e che nel buio attraversa l'immensità come un fulmine a ciel sereno.

Oltre il tempo, oltre lo spazio, Il confine degli eventi si presenta dinanzi a noi, sfuggirgli è difficile e solo andando avanti, affrontarlo tu puoi.

Vita nella vita, e mente nella mente i nostri spiriti segretamente, abbiamo fuso senza parlare per poter nuovamente alla luce tornare,

luce che ai nostri cuori dona calore, e che si illumina di un intenso bagliore, oltre le nubi dove c'e' l'Arcobaleno che appare sempre quando torna il sereno.

Mutano le stagioni tutto si trasforma ogni cosa muore e poi alla vita ritorna 4 gli elementi: terra, fuoco, acqua e venti, fanno parte della vita e dei suoi mutamenti, ed ogni giorno sul nostro lungo cammino noi continuiamo a confrontarci con il Destino.

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Centro Studi Cultura e Società Donne in Cammino V - pag 46 di 112

Rosa PARKS 16

Un no meraviglioso

di Gian Antonio BERTALMIA Faceva veramente un freddo cane la sera di quel primo dicembre dell’anno 1955. Sembravano aver freddo anche gli alberi del viale. I loro rami spogli sembravano tremare al soffio di quella leggera, gelida, brezza. Alla fermata dell’autobus c’era un mare di gente che, intirizzita, camminava avanti e indietro sotto al tabellone che indicava la fermata. Anche Rosa stava aspettando quell’autobus che, quella sera, sembrava non volesse arrivare. Rosa faceva la sarta in un grande magazzino poco lontano dalla fermata. Quella sera era molto stanca. Con quel freddo la gente aveva intrapreso un vero assalto ai cappotti e ai giacconi e lei aveva lavorato senza sosta tutto il giorno per accorciare, per stringere, per adattare tutti quei capi alle esigenze dei clienti. Non aveva fatto nemmeno la pausa pranzo. Finalmente l’autobus arrivò e la gente lo prese d’assalto. Quando Rosa riuscì a salire tutti i posti della parte posteriore, quella riservata ai neri, erano già occupati. Rosa era stanchissima, non ce la faceva a stare in piedi e allora si sedette nell’ultimo posto di quelli riservati ai bianchi. L’autobus, tra bianchi e neri si riempì completamente. Dopo un paio di fermate salì un uomo bianco che, dopo aver dato uno sguardo in giro e aver visto che non c’erano più posti, si avvicinò all’autista e gli mormorò qualcosa all’orecchio. L’autista fermò

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Rosa PARKS - Rosa Louise Parks (4 febbraio 1913 – 24 ottobre 2005) è stata

un'attivista statunitense figura-simbolo del movimento per i diritti civili, famosa

per aver rifiutato nel 1955 di cedere il posto su un autobus a un bianco, dando così

origine al boicottaggio degli autobus a Montgomery.

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Centro Studi Cultura e Società Donne in Cammino V - pag 47 di 112

immediatamente l’autobus, si avvicinò a Rosa e le ordinò di alzarsi per lasciare il posto all’uomo bianco. Ma Rosa gli disse di no! L’autista le ripeté l’ordine alzando la voce e minacciandola. Rosa tremava di paura. Sapeva che poteva essere picchiata o addirittura uccisa. Sperava che qualche uomo nero venisse in suo aiuto, sperava che qualcuno prendesse le sue parti, ma nessuno si mosse. E fu allora che trovò il coraggio di rimanere fedele ai suoi principi e ripeté all’autista, gridando, che si rifiutava di lasciare quel posto, perché quel posto faceva parte dei suoi diritti di cittadina americana. L’autista scese di corsa e ritornò quasi subito con due poliziotti. Rosa venne allontanata a forza, venne arrestata e portata in carcere. Allora tutti i neri scesero dall’autobus in segno di solidarietà e, dal giorno seguente, ebbe inizio una protesta generale e tutti i neri non salirono più sugli autobus. Il boicottaggio dei mezzi pubblici si protrasse per 381 giorni con gravi ripercussioni economiche. Ma, finalmente, venne rimossa la legge che legalizzava la segregazione razziale. E fu una donna, una donna fragile, quella che svegliò le genti. Fu una donna che con il suo coraggio cambiò la storia. Fu una donna che con il suo no meraviglioso cambiò per sempre la legge sui diritti civili. Quella donna si chiamava Rosa Parks.

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Antonia POZZI 17

Diciassette

di Cristina CODAZZA (per Antonia Pozzi 1912-1938)

So d’aver guardato Antonia vergare un foglio di quaderno,

d’averne assunto la postura di mère courage

costretta,

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Antonia POZZI - Antonia Pozzi (Milano, 13 febbraio 1912 – Milano, 3 dicembre 1938) è stata una poetessa italiana. Antonia scrive le prime poesie ancora adolescente. Studia nel liceo classico Manzoni di Milano, dove intreccia con il suo professore di latino e greco, Antonio Maria Cervi, una relazione che verrà interrotta nel 1933 forse a causa di forti ingerenze da parte dei suoi genitori. Nel 1930 si iscrive alla facoltà di filologia dell'Università statale di Milano e segue le lezioni del germanista Vincenzo Errante e del docente di estetica Antonio Banfi, forse il più aperto e moderno docente universitario italiano del tempo, col quale si laurea nel 1935 discutendo una tesi su Gustave Flaubert. Tiene un diario e scrive lettere che manifestano i suoi molteplici interessi culturali, coltiva la fotografia, ama le lunghe escursioni in bicicletta, progetta un romanzo storico sulla Lombardia, studia tedesco, francese e inglese viaggia, pur brevemente, oltre che in Italia, in Francia, Austria, Germania e Inghilterra, ma il suo luogo prediletto è la settecentesca villa di famiglia, a Pasturo, ai piedi delle Grigne, nella provincia di Lecco, dove si trova la sua biblioteca e dove studia, scrive a contatto con la natura solitaria e severa della montagna. Di questi luoghi si trovano descrizioni, sfondi ed echi espliciti nelle sue poesie; mai invece descrizioni degli eleganti ambienti milanesi, che pure conosceva bene. A soli ventisei anni si tolse la vita mediante barbiturici in una sera di dicembre del 1938, nel prato antistante l'abbazia di Chiaravalle. Nel suo biglietto di addio ai genitori parlò di «disperazione mortale». La famiglia negò la circostanza «scandalosa» del suicidio, attribuendo la morte a polmonite. Il suo testamento fu distrutto dal padre, che manipolò anche le sue poesie, scritte su quaderni e allora ancora tutte inedite.

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Centro Studi Cultura e Società Donne in Cammino V - pag 49 di 112

suggendo l’amore e il fiele della sua trasmigrante vita,

nello sfiorare il rumore del pennino scorrente sulla carta

con suono secco, abituato,

a volte interrotto dal fiume-pensiero

dei suoi diciassette, veementi anni. Volendo piangerle

tra le dita ardenti e bianche avrei fatto atto penitente

(forse vano) nell’impotenza di strappare

il latente dolore e la morte

alla sua morta vita.

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Centro Studi Cultura e Società Donne in Cammino V - pag 50 di 112

Antonia POZZI 18

Antonia

di Simone GATTI

Grafite su cartoncino 21x30

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Antonia POZZI -

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Malala YOUSAFZAI 19

Colomba dalle piccole e grandi ali che non smise mai di volare

di Maria ACCORINTI

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Malala YOUSAFZAI - Malala è una ragazza pakistana. Nel 2009 Malala a soli

11 anni, inizia a scrivere un diario, con molta semplicità denuncia i talebani

Pakistan che si oppongono all’istruzione dei bambini e delle donne. I testi vengono

pubblicati dalla B.B.C. e diffusi in tutto il mondo, questo a qualcuno non piace, un

giorno Malala era sul pullman che la portava a scuola, viene aggredita da uomini

armati e le sparano in testa. Malala non muore, ferita gravemente viene portata in

Gran Bretagna dove guarisce e diventa un simbolo, l sua storia fa il giro del

mondo, a soli 16 anni tiene discorsi davanti all’Assemblea dell’ONU.

Riuscite ad immaginare una ragazzina di 16 anni che parla di fronte alla platea più

importante del pianeta? Noi si. Malala racconterà alle nazioni la sua storia,

testimonianza dell’emancipazione femminile, rivendicazione di una società ancora

profondamente ingiusta nei confronti delle donne.

I Laburisti norvegesi hanno candidato Malala al Premio Nobel per la pace, nel

2013 a soli 17 anni.

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Centro Studi Cultura e Società Donne in Cammino V - pag 52 di 112

Voleva solo risposte,

risposte a tutti i suoi perché voleva studiare, capire,

voleva di più, stare dietro il muro della

disinformazione non le piaceva,

la sua voglia di sapere le costò cara,

con ferocia le spararono alla testa,

colomba dalle ali spezzate il suo coraggio fu

la risposta a tutto il mondo, si rialzò, affrontò la platea,

rivendicò i suoi diritti e quelli di tutte le donne.

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Centro Studi Cultura e Società Donne in Cammino V - pag 53 di 112

Edith WHARTON 20

Edith Wharton

di Classe III E MEDIA FRASSATI

20

Edith WHARTON - Edith Newbold Jones Wharton (New York, 24 gennaio 1862 – Saint-Brice-sous-Forêt, 11 agosto 1937) è stata una scrittrice e poetessa statunitense Fu la prima donna a vincere il premio Pulitzer per il romanzo L'età dell'innocenza (The Age of innocence) nel 1921. Discendente di un'antica e ricca famiglia di New York, Edith trascorse i primi anni tra Manhattan e Newport. Non frequentò alcuna scuola pubblica, studiando privatamente e concentrandosi sui grandi autori del passato. Nel 1907 abbandonò gli Stati Uniti, trasferendosi definitivamente in Francia, dove resterà fino alla morte. In quegli anni conobbe lo scrittore Henry James, del quale divenne ottima amica e confidente, e che la spronò a seguire la carriera letteraria. La maggior parte della sua copiosa produzione tematizza il problema del rapporto tra il singolo ed il suo gruppo sociale di appartenenza, ed in particolare il problema della "rottura delle convenzioni sociali". Cresciuta in un ambiente altamente elitario e rigidamente conservatore, come quello della cosiddetta "aristocrazia del denaro" dell'altissima società di New York, cercò di rielaborare i temi legati alla forte chiusura sociale di tale ambiente in molte delle sue opere più importanti. Nel 1902 venne pubblicato il suo primo romanzo (The Valley of Decision, ambientato nell'Italia del XVIII secolo), a cui fecero seguito molti altri romanzi e racconti. Nel 1911 pubblica Ethan Frome, un romanzo breve considerato da molta parte della critica come la sua opera più riuscita. Nel 1914 la Germania dichiara guerra alla Francia, Edith crea dei laboratori per le lavoratrici disoccupate e prive di assistenza. Promuove inoltre gli "ostelli americani per rifugiati", una iniziativa che le varrà la Legion d'Onore del governo francese (1916). La sua opera più nota è L'età dell'innocenza (1920), ambientato nell'alta società New Yorkese del primo Novecento, di cui ben tratteggia caratteristiche, limiti e contraddizioni. Nel corso degli anni venti e trenta pubblica altri romanzi e raccolte di racconti (tra cui la Tetralogia di New York, 1924). Nel 1937 pubblica Ghosts, una celebre raccolta di racconti sui fantasmi, in parte ispirata agli scritti di narrativa fantastica del suo amico e maestro Henry James. Morì nel 1937 lasciando incompiuto il suo ultimo romanzo I Bucanieri.

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Centro Studi Cultura e Società Donne in Cammino V - pag 54 di 112

Una donna, nobile di origine Una donna, nobile di animo Una donna, diversa dalle altre. Una vita piena di privilegi, ma la vanità dei suoi simili non era il suo ideale. Forte, intraprendente, sempre pronta a sacrificarsi per gli altri. Una donna coraggiosa, che con la sola arma della parola andò sul fronte di guerra per testimoniare la crudeltà della morte, una donna senza paura che scivolò in trincea per osservare il coraggio, la sofferenza di uomini e donne. Una donna da ammirare, una donna da copiare. Lei, una vera donna.

Insegnante: Antonietta Diruggiero - Elenco alunni: Amà Alessandra; Cabrera Giancarlo; Culotta Marcello; Dragotto Elisabetta; Foccillo Nicolò; Geraci Diego; Gigliotta Giulia; Havrestiuc Elisa; Islami Redon; Lacicerchia Alessia; Lungu Roberto; Mihaila Erika; Pugliese Daniele; Scaringella Eleonora; Squillace Davide; Staltari Antonio; Tourti Aya

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Centro Studi Cultura e Società Donne in Cammino V - pag 55 di 112

Io sono la donna del metallo

di Doriana DE VECCHI

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Centro Studi Cultura e Società Donne in Cammino V - pag 56 di 112

Quanto frastuono attorno a me di voci confuse che fuggono, di persone che combattono e di proiettili che non vorrei produrre per questa guerra che non conoscono. Io sono la donna del metallo rovente e caldo, sporco e assetato di sangue. Io sono la donna delle armi che cancella la speranza di pace per un tozzo di pane. Io sono la rabbia che tengo al guinzaglio come un cane perchè ogni pallottola che forgio è uno sparo che si tuffa nel cuore, è un corpo che cade è una famiglia che si spezza è una rosa che perde le sue spine. La rabbia uccide la mente e con questo lavoro io ho perso il mio nome. Io sono la donna di metallo e tra le mie mani ruvide raggelo il coraggio e rimango in silenzio ad aspettare la pace che ancora tarda ad arrivare.

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Centro Studi Cultura e Società Donne in Cammino V - pag 57 di 112

Nonna Laide

di Adriana SAVARINO

Nonna Laide è vissuta per 102 anni a Pino d’Asti! Sovente mi raccontava episodi vissuti durante la guerra, raccontava dei partigiani nascosti nel fienile, l’arrivo improvviso dei tedeschi e l’affanno di non far scoprire i figli e nipoti nascosti in un crutin … Donna forte e coraggiosa che non ha esitato sfidare i tedeschi quando volevano portare via suo marito, per salvarlo ha offerto tutto quello che aveva , un piccolo vitello!!!!!! Le storie di coraggio, di sofferenza, di miseria vissute dalle donne del mio piccolo paese non sono scritte sui libri e saranno dimenticate per sempre!

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Ricordi di guerra

di Silvia SARZANINI Ora la guerra pare essere un lontano ricordo. Voglio sorridere al futuro e immaginare una vita serena che mi ripaghi di tutte le sofferenze patite. I bambini divennero subito adulti. Mi fu rubata l'infanzia . Gli zii, il papà, gli amici e i fratelli al fronte. Le donne a lavorare nella fabbrica dei bulloni. I tanti giovani morti per unire il nostro paese. Un'emozione per sempre fissata. Allora credevo che la pace sarebbe stata duratura. Non potevo sapere, in quel momento di illusoria e caduca felicità, che il mondo sarebbe ripiombato nelle tenebre dell'orrore di milioni di vite spezzate e del genocidio degli ebrei

Nonna

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Nonna Rosa

di Gianni STUARDI

Mia nonna Rosa era nata nel 1888 da una povera famiglia di contadini canavesani,

era l'ultima di nove figli. A tredici anni fu mandata a servizio

e a Torino imparò anche a cucire. Diligente e volenterosa,

fu assunta in una sartoria. Aveva sedici anni e la prima disgrazia, il babbo

e dopo poco la madre vennero a mancare. Qualche anno dopo, trovò un brav'uomo,

cameriere in un bar della città e si sposarono. Era il 1909.

Le sembrò che il destino le tornasse amico, una figlia Teresa nel 1910

ed un maschietto Francesco due anni dopo. Poi la grande guerra, ed il marito a 36 anni,

fu richiamato per difendere la Patria. Conservo ancora le sue struggenti lettere

che arrivavano dal fronte, che parlavano di assalti, morti, feriti.

Di un commovente:" Vi ho sempre nel cuore". Solo più tardi si seppe di una tremenda battaglia.

Non si ritrovarono neppure i corpi. Mia nonna disperata, rimase con due bambini,

nella miseria più nera e ulteriore disgrazia, il piccolo Francesco le fu portato via

dalla Spagnola nel 1918.

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Centro Studi Cultura e Società Donne in Cammino V - pag 60 di 112

Fu costretta a mettere in collegio, la bimba di otto anni Teresina,

con sommo dispiacere, ma almeno lì mangiava. Era il 1922 e con l'avvento del Fascismo,

riuscì ad avere una pensione di guerra, che le consentì di far tornare a casa la figlia.

La Teresina, intelligente e studiosa si diplomò in contabilità

e trovò un posto in una grande azienda, che le permise di mantenere decentemente

la madre in quel periodo di ripresa generale. Ma per la povera nonna Rosa,

quel ritorno ad un vita tranquilla e decorosa, non durò molto e nonostante le cure

e l'amore della figlia venne a mancare, colpita da uno di quei mali che non perdonano,

a soli quarantotto anni. Penso che anche Nonna Rosa, possa essere considerata,

una Gran Donna.

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DONNA E SOCIETÀ

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Pastel

di Isabella ABILE Lesioni sulla pelle, mobili rotti, spellature alle pareti di casa. Occhiali in frantumi, vestiti strappati, pagine di libri stracciate, documenti scarabocchiati. E poi l’album delle foto della laurea… Un pomeriggio Pastel lo trovò nel contenitore della spazzatura domestica. Lo estrasse da una sovrastante montagna di rifiuti, tutto imbrattato. Un maldestro tentativo di spiegazzarlo ancor prima di gettarlo apparve evidente sfogliandone le pagine, dalle quali il viso radioso di una giovane Pastel, ancora incredibilmente ingenua e felice, sorrideva tutto rovinato alla Pastel che ora rivedeva se stessa, sentendo uscire lacrime brucianti dagli occhi. Il pensiero andò allora a ritroso nel tempo. Lividi. Bruciature. Ferite. Non Basta: continue sottrazioni di oggetti personali e di denaro. Pastel era stata obbligata a piegarsi ad una serie di deliranti imposizioni, come quella di non sfogliare giornali in casa (per il fruscio non gradito delle pagine, non per il loro contenuto), a non accendere mai la tv e a ridurre al minimo le uscite da casa , e così pure a smorzare i rumori troppo forti come le giovanili risate al telefono con le amiche o gli innamorati. Non era tempo né luogo di guerra. Non erano anni bui. L’appartamento si trovava all’interno di un normalissimo condominio, dal quale entrava e usciva gente normalissima, in una normalissima città del Nord del mondo. Le giornate di Pastel erano come quelle di tutti, a volte frenetiche, a volte più rallentate, ma sempre operose. Lei lavorava in casa e fuori, alacremente, industriosamente, a volte forsennatamente per confondere la violenza e la vita, ingarbugliandole fra loro in modo da percepirne meno il dannato morso. E mentre fuori impazzavano estati e divertimenti, ma anche inverni e quaresime, bene e male, vita e morte, lei rimaneva ferma, nello spazio e nel tempo, circondata da una barriera invisibile e senza vie di fuga.

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Era bella, Pastel. Era giovane, fertile nel corpo e nella mente, ma soprattutto nello spirito che coltivava ad onta di quello sbarramento, terrificante poiché invisibile ai più. E come faceva? Si lasciava trasformare dalle esperienze, soprattutto quelle apparentemente più insignificanti. Ma, principalmente, non trascurava mai di incontrare l’esperienza del desiderio, di quel desiderio che non la rassicurava, anzi la destabilizzava, però le regalava la conferma di essere viva. Lei sapeva bene che se saggiava la consapevolezza di provare cento, mille desideri, poteva per qualche momento non sentirsi più imbelle, e persino percepire il mondo intorno a sé come amabile. Abbracciando la brama dello slancio verso la vita, lei poteva rincorrere il proprio futuro, pur sapendo di non averne uno, quanto meno uno ben definito.. Non era una condizione facile da gestire, ma era l’unico modo in cui lei, al pari di un naufrago che può sopravvivere solo nella fiduciosa attesa di toccare la terraferma, riusciva a trasformare tutto l’orrore patito nel più alto gesto di generatività. Che poi le sue legittime aspirazioni fossero realizzabili solo in minima parte, era un dato di fatto: La fantasia lavorava al suo fianco nel tentativo di avvicinarla al momento della realizzazione, che poi quasi puntulmente sfumava. Ma lei lo sapeva già. E continuava a vivere così da anni, da decenni. Il tempo passava e la giovinezza sfumava, ma la voglia di rivincita – sì, di rivincita, non di vendetta – pulsava ancora più prepotentemente nelle sue vene. Pastel, ad onta della sua sventura, divenne una donna socialmente stimata e posizionata, consapevole e saggia al punto che iniziò per lei quel tempo in cui altri individui, al pari di lei fragili, vessati, variamente abusati, si rivolgevano alla sua capacità di sentire il loro dolore per vederselo restituire, del tutto gratuitamente, purificato e arricchito di senso.. Si sentiva benvoluta, anche se da una manciata di derelitti che, a propria volta, per lei nutrivano un senso di riconoscenza, di rispetto, persino di amore che nulla aveva a che fare con l’invadenza pesante e l’ opportunismo dell’altra gente, tra cui parenti e amici che pure le volevano bene, oh sì.

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Una sera, una delle tante, Pastel uscì dal lavoro e rincasò, come al solito. Ma gli occhi incapparono con più amarezza attraverso la porta socchiusa di una delle stanze , nella sagoma sfatta del letto della famigliare malata che lei curava da anni, da decenni, quattro suppergiù. Una diagnosi grave in tenera età: un disturbo pervasivo dello sviluppo . La precoce uscita di scena dei genitori, una per malattia, l’altro per rifarsi una vita da qualche altra parte. La piccola, rimasta senza di loro, non poteva specchiarsi in nessun altro paio d’occhi se non in quelli di Pastel, i quali, come conseguenza, si spegnevano sempre più di fronte alle variopinte e seducenti luci del mondo. Pastel non si era sposata, né aveva goduto le gioie della maternità vera, sostituita invece da quella surrettizia rappresentata dal maternage cui era stata chiamata da un bieco destino, ma anche da un incommensurabile gesto d’amore. Bieco, perché pieno di rinunce e di tutte le inimmaginabili vessazioni che una mente malata può infliggere. No, lei non c’entrava nulla con tutti quei femminicidi di cui le pagine dei giornali erano tristemente pieni. Era una cosa che non le sarebbe mai toccata. Tutti gli uomini della sua vita erano stati dolci e fragili, troppo fragili al punto da scappare. Per curiosa sorte, era stata un’altra donna a rubarle la vita. Una donna devastata e irresponsabile, ma pur sempre una donna. Più un groviglio di eventi che l’avevano avviluppata. Perché giovane. Perché generosa. Perché donna. In preda a una sofferenza più forte del solito, prese in mano il telefono e digitò un numero. Le rispose la segreteria telefonica, come al solito. Ma stavolta si sentì beffata. Gettò un’altra occhiata a quell’infelice, ora profondamente addormentata, si guardò un attimo allo specchio, quindi prese la porta e uscì. Quando fu arrivata a destinazione, suonò il campanello. Aveva voglia di rivederlo, quell’uomo semplice e distinto, che l’aveva accolta subito con garbata gentilezza e poi ascoltata con empatia. Fra gli arredi sobri dello studio, dove egli aveva creato una penombra

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adatta a rievocare gli eventi più indicibili della sua vita, lei si era subito sentita accettata e compresa. Forse come mai in vita sua. Alla fine di ogni seduta, la mano calda che lui le tendeva per salutarla era un conforto ancor più appagante di tutte le parole dette. Ma le sedute si erano interrotte, bruscamente, improvvisamente, e soprattutto senza una spiegazione. Pastel se ne era fatta mille ragioni.Un inconfessabile dinamica di transfert e controtransfert? Forse. Ma sparire nel nulla… Era immersa in questi pensieri quanto un rumore di passi si fece udire da dietro la porta. Si affacciò una donna di un’ età indecifrabile, alquanto dimessa, quasi insignificante ma irremovibile nel non lasciarle speranze:” Il dottore ha deciso di non vederla più, poiché ritiene di non poterla più aiutare. Io sono la sua collaboratrice del pomeriggio”. , aggiunse, e le tese la mano, che Pastel si rifiutò di stringere, fingendo disattenzione. E allora era stata tutta una farsa? Una strategia bieca, di quelle che usano gli strizzacervelli per spremerti prima e abbandonarti al tuo destino poi? Lei non rappresentava un caso sufficientemente interessante. Lui non avrebbe mai potuto scrivere un articolo accademico su di lei, dati i suoi vissuti indicibili. Non avrebbe avuto alcun avanzamento di carriera presentando le sue vicende alla comunità professionale cui apparteneva. Lei era incollocabile, come un documento pericoloso all’interno di un archivio. Tutto quello che lei gli aveva confessato in un tripudio di emozioni finalmente avvalorate veniva di colpo insabbiato, seppellito. Era imprudente per la sua carriera di psicoterapeuta sdoganare certe esperienze così profondamente umane, riscattando chi le aveva vissute con estremo dolore, cancellando al contempo ogni condanna sociale e ogni autocensura Per l’ennesima volta lei aveva suscitato orrore in qualcuno. Perché la sofferenza era straripante. Perché era la sofferenza di una donna. Pastel si girò, e prese a ripercorrere la strada verso casa.

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Centro Studi Cultura e Società Donne in Cammino V - pag 66 di 112

Liberta’

Laboratorio Artistico Associazione materiali di scARTo

Verità è simbolica statua di donna con il braccio alzato verso il cielo, quel cielo di tutti impregnante tutto che visto da una inferriata appare: sogno, speranza, futuro di libertà, libertà intangibile per gli uomini, per le donne e per i loro bambini. La statua di una donna omaggia l’aria libera con una fiaccola accesa per ardore, passione, soltanto amore perché le donne, ascoltando il cuore, sacrificano quella sacrosanta libertà.

Tecnica: tessuto industriale difettoso completato nel disegno già in bianco e nero con i colori: oro, argento e rosso. Posto su un telaio in legno di recupero (misura cm 70 X 50).

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Centro Studi Cultura e Società Donne in Cammino V - pag 67 di 112

Donne della savana

Laboratorio Artistico Associazione materiali di scARTo Le donne della savana dimorano all’aria aperta non stanno in luoghi chiusi sono sotto gli occhi di tutti sono semplicemente donne in abiti minimali e colorati nate con la pelle bruna scurita dal sole costante. Le donne della savana nell’aurora del risveglio nel diurno adoperarsi nel tramonto riposare sono totalmente donne con un sorriso aperto particolarmente bianco naturalmente sincero.

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Centro Studi Cultura e Società Donne in Cammino V - pag 68 di 112

Opera creata dal laboratorio artistico dell’Associazione materiali di scARTo di Torino. Tecnica: Batik artigianali presentati su un telo di Juta colorata per uniformarne il tessuto e le immagini (misura cm 88 X 60).

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Nudi

di Ingrid BARTH

Acquerello cm. 50 x 70

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Zia Hawa e Faduma (Somalia)

di Fausto BERETTA Granelli loro di fronte al mondo ai più sconosciuti piccole formiche in un lavorio continuo crescono figlie di tutti per un domani di pace in luoghi di guerra e violenza e miseria insegnando col cucito diritti e dignità piccole donne che tutti al passaggio inchinarci dovremmo ringraziano noi piccoli uomini di un piccolo Comune per un piccolo aiuto continuo nel tempo. umili i loro occhi dolce il loro sorriso calda la loro mano e il nostro abbraccio piena nei loro colori vive la speranza.

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Eros e Thanatos21

di Alfonsina CAMPISANO CANCEMI

Dolci le sue carezze sul mio corpo di luna nella trepida sera

(Mi vestirono da sposa e mi gettarono in pasto bambina a un vecchio lascivo… che pena la vita ! che pena!)

Ma un angelo passò per la mia strada e mi alitò in viso la speranza Si sciolsero le catene e libera volai nel mio cielo farfalla di luce – per suggere l’ambrato miele

Piansero le pietre macchiate del mio sangue fanciullo fra applausi e grida

ma sotto le pietre gementi sorridono ancora dolcissime le sue carezze sul mio corpo di luna

21

Questa poesia mi è stata ispirata da un fatto di cronaca allucinante: una bambina

di tredici anni, costretta a sposare un uomo di 49, incontra l’amore. Sorpresa in

flagrante adulterio con un ragazzo, viene lapidata sulla pubblica piazza, mentre il

padre e il fratello applaudono insieme con gli altri, urlando”Giustizia è fatta!”

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Desio di vita

di Patrizia COSENZA La clessidra del tempo è veloce sabbia tra le dita celere va via bramosia di maternità fertilità indugia maternità negata donne tagliuzzate sperimentate invase nel ventre e nelle vene il cuore si fa oceano di pianto sperimenti che inquinano bellissimi corpi deformati senza risposta sorrisi spenti cuori spezzati notti insonni di delusioni sospese da un miracolo che tarda brina dopo brina si rincorre un sogno stringere un germoglio dal ventre partorito.

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Centro Studi Cultura e Società Donne in Cammino V - pag 73 di 112

Tecnica acquarello e acrilico Immagine: Nel cuore delle donne – Attesa: rappresenta l'attesa delle donne, l'attesa della madre del suo bambino.

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Zingare

di Adolfo DAMASIO LEVI

Rom e sinti, in genere detti zingari, son talvolta presenze scomode, infastidenti, ma sono anime libere e orgogliose, forse si scorda laddove assieme alla shoah incontrarono l’olocausto Incisione di immagini su tavola lignea, dipinta cm. 67 x 42

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Tra terra e cielo

di Doriana DE VECCHI

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"Voglio vivere nel mondo", disse, e lo fece con un filo di voce mentre saliva su quell'aereo per realizzare il sogno di costruire una scuola in Africa. Non importava la sua paura di volare perchè quel pensiero, così semplice, appariva leggero come un aquilone e luminoso come il sorriso di Dio. Alcune volte i sogni diventano realtà e come strati di speranza sono passi di solidarietà. Le parole impoveriscono i gesti, ma quando l'anima fa un "atto di fede" diventa incantevole come una preghiera recitata sottovoce nella luce soffusa della notte. Qui non si può fuggire dalla povertà ma si può donare tutto, anche il cuore, e camminare verso il domani, bussando alla porta delle persone, e portando un sorriso a tutte quelle case senza porta in cui ti senti accolto come se facessi parte di una famiglia che risiede tra Terra e Cielo.

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Luci e Ombre

di Piera DEMATTEIS

Fotografia: Luci e Ombre – Fotocamera digitale Canon 1/320 sec f/2.8 ISO 100

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Ero alla ricerca di forme, colori, angoli di città. Il modo migliore, mi son detta, è non avere aspettative. La mente sgombra. Gli occhi pronti. Certa che prima o poi la città avrebbe risposto. Lo fa sempre. Seguivo i raggi del sole che, coricandosi sotto i portici, disegnavano una lunga fila di linee parallele. Poi un raggio è caduto su questa sagoma ed i miei passi si sono fermati. Una donna, il suo stare ricurvo di fronte ai passanti. Il contrasto tra i colori e l'intenzione del corpo. Un bastone, una borsa. Il volto nascosto tra le mani e la preghiera di un dono. Quante anime ancora, piegate dal loro essere donne, dovranno continuare a celarsi in questo modo?

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Una donna

di Margherita GARETTI …I suoi occhi erano quanto mi era rimasto dopo i contorcimenti che avevano avvolto i corpi, strizzandone le membra in gocce sangue. Ora, tutta lei era in quello sguardo: quella luce della quale, una volta provata, si sente sempre il vuoto man mano che ci si allontana… Cos’è la bellezza, dunque? Non le sue mani, non i suoi fianchi, non i suoi seni… ma un’armonia di essenze sfarfallante, come un campo magnetico… un’attrazione senza scampo, verso lo schianto perfetto: la distruzione di lei in ogni sua membra e il suo rifacimento nella mente, come lampo di un démone capace di soggiogarne lo spirito. Ho cercato di cogliere la devastazione derivata dal supremo, presentando il soggetto nella oggettività del suo essere infermo, ma al tempo stesso nella essenzialità di una forza che trascende ogni particolare del corpo per darsi interamente alla potenza dello spirito, una spinta che assume su sé anche il principio estetico capace di sfondare ogni modello conosciuto e di riaffermare quel miracolo delle ricreazione del quale i più geniali pittori ci hanno lasciato mirabile testimonianza.

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Olio su tela cm. 80x60

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La Donna

di Salma HANI

Classe 2' C Scuola Media Hack di Novara Insegnante: Rosanna Raho

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Femminilità

di Elena LAURELLA Ho deciso di dipingere scarpe rosse, stufa e inorridita nel sentire, quasi quotidianamente, di violenze che spesso sfociano in omicidi. Sono da sempre simbolo della lotta contro la violenza sulle donne. Gettonate? Forse non ho dipinto nulla di originale, ma vi assicuro che è stato dipinto con il cuore. Ogni Donna ha il diritto di vivere, di amare e di essere amata nella totale libertà e nel rispetto del suo essere umano. Il colore rosso è simbolo dell’amore, della passione che si trasforma in male ed in violenza, simbolo della possessione morbosa che diventa una trappola mortale e simbolo della femminilità che purtroppo, oggi, troppe volte viene violata. Ed è per questo motivo che ho dipinto un pizzo nero sul ripiano dove sono appoggiate le scarpe stesse. Lo sfondo argento dà speranza.

Olio e acrilico su tela, 30x30

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Fero Fers 3

di Angela MARCHIONNI Suggello e radice visibile la cicatrice nata dal sangue restituisce il programma amoroso ferito ma resta incancellabile

Pizzo, rosellina, sabbia, cristallo, poesia cuciti su cartoncino, cm27x27

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Donna

di Edith MARELLA

L’opera rappresenta la donna nel mondo dello spettacolo, dal cinema al teatro.. dove la donna ha trovato un proprio ruolo evolvendosi nel tempo

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Noi donne ….

di Luciana Myriam NICOLOSI Viaggiando s'impara e da un viaggio in America , a contatto con gente che scelse la propria vita , lontani da ogni tecnologia e dispensò il proprio sapere , con esempi e modi di fare, imparai a costruir la mia immagine, prelevando il meglio , che si trovava in giro e fosse ben portato dalla mia persona ! Molto si cambia nel tempo ed anche il colore dei capelli può accentuare un'avvenenza che sembrava dimenticata , con l'andar degli anni , ed i capelli da biondi diventare bruni! Parlare di noi , oggi , per vedere come siamo, osservare le proprie emozioni , proprio attraverso di come si è.... Sentirsi non ancora spente in grado d'innamorarsi ..... Se pensiamo ai passi che l'essere umano compie ,

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Centro Studi Cultura e Società Donne in Cammino V - pag 86 di 112

da quando nasce in poi , sono sempre in quell'ordine : uno di seguito all'altro e lo sconcerto è tanto quando si pensa , che il tutto.... si riduce in niente! Donne in cammino.... vuol dire anche questo !

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Sunita….

di Anna PARADISO Sunita il suo nome una criniera arruffata di capelli neri come la notte La pelle color di un chicco di caffe’ denti candidi come neve schiacciata Due pezzi di carbone nero nero i suoi occhi spenti e grandi E rideva..RIDEVA..RIDEVA e piangeva si toccava il ventre appena gonfio Quel bimbo figlio di tanti padri e di nessun padre E ridevi tirando giu’ uno straccio di gonna che copriva a malapena la rotondita’ di una luna bassa Stavi dritta su tacchi a spillo che spilli non erano Camminavi avanti e indietro su un marciapiede ti battevi le mani al petto e poi le avvicinavi al fuoco per scaldare corpo e anima I nostri occhi quella sera per un attimo al semaforo rosso si sono incrociati e toccati Ho sentito una fitta

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Centro Studi Cultura e Società Donne in Cammino V - pag 88 di 112

mentre ridevi forzatamente mostrando il tuo seno prospero Sunita …. ti hanno chiamato le altre ragazze Sunita…. tocca a te sbrigati… Sunita sei corsa via tirando giu’ la gonna per nascondermi la tua nudita….FORSE sei corsa via con i tuoi 18 anni forse……

Foto di un'Opera di Mario Giaglione scolpita a mano nel marmo e rappresenta la donna che muore e l'anima in piedi che guarda

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Centro Studi Cultura e Società Donne in Cammino V - pag 89 di 112

Libertà

di Cristina RADDAVERO

Di me sono state create due immagini. Sono una pazza, una mezza pazza, un'eccentrica. [...] Ho abitudini dissolute; una comunista raccontava, nel '45, che a Rouen da giovane mi aveva vista ballare nuda su delle botti; ho praticato con assiduità tutti i vizi, la mia vita è un continuo carnevale, ecc. Con i tacchi bassi, i capelli tirati, somiglio ad una patronessa, ad un' istitutrice (nel senso peggiorativo che la destra dà a questa parola), ad un caposquadra dei boy-scout. Passo la mia esistenza fra i libri o a tavolino, tutto cervello. [...] Nulla impedisce di conciliare i due ritratti. [...] L'essenziale è presentarmi come un'anormale. [...] Il fatto è che sono una scrittrice: una donna scrittrice non è una donna di casa che scrive, ma qualcuno la cui intera esistenza è condizionata dallo scrivere. È una vita che ne vale un'altra: che ha i suoi motivi, il suo ordine, i suoi fini che si possono giudicare stravaganti solo se di essa non si capisce niente" (Simone De Beauvoir)

Libera sulle labbra un nome all’anagrafe Inferno

Catena ai registri Paradiso

Benedetta provvisoria identificazione al Purgatorio

questo darsi/dirsi per sempre scrivana

imbast(ard)ire suoni colorare il neutro sostantivo maschile digradato nel virile corpo

bere alla sorgente di una costola spuria: dissetarsi mai.

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Riflessioni

di Patrizia ROGGERO

Dipinto su tela tecnica olio, cm 30x20 Questo quadro e' stato dipinto in un momento difficile della mia vita dove ho voluto per il mio benessere prendere decisioni importanti che hanno rimesso in discussione la mia vita. Per migliorarla ho riflettuto molto prima di agire, ci e' voluto coraggio ma ne e' valsa la pena. Essere DONNA e' difficile ma anche AFFASCINANTE.

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Centro Studi Cultura e Società Donne in Cammino V - pag 91 di 112

Reyhaneh di Marisa RUSSOTTI GULLINO

Sola avvolta nel velo Intessuto di molte agonie, Sola al confine del mondo. Il boia tende le voci Le porta su e giù Nella follia della morte. Sola avvolta nel velo Intessuto di mille agonie, Guardo la vita svanire. L’ingiustizia entra nelle ferite Abbatte anni radiosi. Non ho più tempo per raccoglierli. La luce è ormai una bocca muta Sto imparando la pace. E’ così grande! E non chiede nulla.

Le donne nella grande guerra di Marisa RUSSOTTI GULLINO

Nell’ora più buia della storia, Nello sfarzo delle notti Su cui diluvia la solitudine, Nelle fabbriche, nelle campagne Tieni fermo lo sguardo sui ghiacciai della Marmolada, Luoghi sacri per tutti i dolori del mondo. Più dura della roccia più paziente dell’avvoltoio Tu che conosci lo strazio del sì e del no Dell’attesa senza contenuti Cerchi i loro volti che nuotano nell’insonnia. Li cerchi in qualche arca di pietra e di ghiaccio Tra il biancore indifferente delle montagne. La tua vita è solo un quaderno buttato nel fuoco, Arso seppellito obliato, nero bagaglio di sofferenza.

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Pensieri profondi

di Marisa SACCO Immersa nei propri pensieri, riflesso il viso in uno specchio d’ acqua, la donna, illuminata dal chiarore della luna vede lentamente trascorrere il tempo. Mentre ritorna con la mente ai bei tempi della giovinezza traccia un bilancio della propria esistenza rievocando gioie e dolori.

Riproduzione del disegno di Marisa Sacco

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Centro Studi Cultura e Società Donne in Cammino V - pag 93 di 112

Donna

di Ivana SCARZELLA Senza te non mi sento vivo. Lontano da te annego nel silenzio. Quando stai con me talvolta… … credo di morire.

Fotografia di Vincenzo TERIACA’

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Centro Studi Cultura e Società Donne in Cammino V - pag 94 di 112

Sotto la pioggia

di Ivana SCARZELLA

L’acqua t’avvolge col suo liquido manto, danza intorno a te irrispettosa.

Senza riparo t’affidi al gelido oltraggio, mai affogherà le tue paure.

La pioggia s’accresce: Inzuppa i capelli bagna il tuo corpo ma l’animo respira…. … finalmente lieve.

Fotografia di Vincenzo TERIACA’

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Centro Studi Cultura e Società Donne in Cammino V - pag 95 di 112

Eva

di Immacolata SCHIENA

Eva nel giardino dell'Eden smarrita. La retta via hai perduta Hai regalato un sogno ammantato di luce sotto una mela di sole celata Da Adamo tradita percorri vie di buio e di stelle

Di uomo innamorata A colui che tanto amasti nel segreto del pomo donato veritas tua mostri: che l'amor è dono, e di tutti i beni il più gustoso che t’incuriosì L'impossibile volesti dar, frutto proibito che nessun poteva osar Tu che tanto amavi pensato hai di poterlo afferrare per poi offrirlo

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Centro Studi Cultura e Società Donne in Cammino V - pag 96 di 112

Quale amor più grande esiste in chi l'impossibile vuol fare per chi ama! Eva vai. Perdonata sei perché Dio ha capito che di peccato storia non è.

È storia d'amore che più grande non c'è Dono di un tesoro nascosto Dono di un messaggio proibito Dono di sé altro non è Donna in cerca di amore per sé Donna amata, tradita da Adamo punita che amor non vede nel gesto di colei che al fianco aveva Oh Eva! Donna tu sei, ma come Dio ti ha voluta Donna amata da Lui capita. Respinta, ma

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Centro Studi Cultura e Società Donne in Cammino V - pag 97 di 112

dopo l'urlo di accusa torna il richiamo di Dio che ti cerca. Eva! Donna amata da Lui solo pienamente compresa Lui che è Dio ti ha perdonata

L'immagine è la foto di una scultura, opera del siriano Nizar Ali Badr, realizzata in pietra e simboleggia Eva che dopo la riappacificazione con Dio, genera la vita.

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Centro Studi Cultura e Società Donne in Cammino V - pag 98 di 112

Cibo e casa

di Roberto SCIANDRA

Come in Europa, anche in Asia “ CIBO E CASA “

Ecco come le operose donne asiatiche sono in costante cammino

per migliorare la loro condizione: con costanza e fierezza

Svolgono attività Agricole, domestiche e industriali.

Sia tra il fumo di una fornace Indiana Che

tra i campi di riso Cambogiani

Fotocamera: DMC-FZ38 Foto 1 : Coltivazione del Riso (Phnom Penh - Cambogia). . Foto 2-3-4: Brick Factory (Tamil Nadu - India.

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Centro Studi Cultura e Società Donne in Cammino V - pag 99 di 112

Santa subito

di Giovanna SINATRA …galleggiamo in un mare molto esteso, sempre incerti alla deriva, sospinti dal vento qua e là; quando pensiamo di aver trovato un punto fisso a cui aggrapparci, esso si dilegua e ci abbandona; se lo seguiamo, ci scappa, scivola via e fugge eternamente davanti a noi. Nulla sta fermo per noi. Questa è la nostra condizione naturale, eppure la condizione più contraria alle nostre propensioni. Ardiamo di desiderio per trovare un solido punto d’appoggio, una base durevole su cui costruire una torre che si innalzi fino all’infinito, ma le nostre fondamenta si spaccano e la terra si apre!

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Centro Studi Cultura e Società Donne in Cammino V - pag 100 di 112

Olio e acrilico su cartoncino telato 50 x 70

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Centro Studi Cultura e Società Donne in Cammino V - pag 101 di 112

Angeli Inconsapevoli

di Nadia SPONZILLI ali invisibili accompagnano ogni nostro gesto, il quotidiano mette a nudo il nostro voler volare e il nostro non sapere come fare...

Olio 50x70

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Centro Studi Cultura e Società Donne in Cammino V - pag 102 di 112

Rosetta e le altre

di Ernesto VIDOTTO

Ci sono notti senza luna e stelle, quando il buio è così intenso da confondere se all’orizzonte incombe siepe oppure foresta.

Ci sono giorni grigi senza sole, con una nebbia densa che avvolge di opacità ogni cosa e confonde il confine tra sentiero ed autostrada.

Nella moderna Torre di Babele. una incessante pioggia di parole scende fitta sul gran bazar umano, confondendo bisbigli e urla di dolore.

Il gran vociare di stelline ingrate, che lamentano antiche marachelle, si confonde e sovrasta la voce di donne orrendamente violate.

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Centro Studi Cultura e Società Donne in Cammino V - pag 103 di 112

Contro la violenza sulle donne, a ferire il cuore è il silenzio ma ancor più l’ipocrita clamore, che tutto avvolge e confonde.

Una pruriginosa nuvola rosa, nasconde e relega in fondo, tra le brevi di nera, i crimini autentici, ridotti a bravate. Ditelo a Rosetta e Cesira, violate con furia selvaggia lungo le strade della Ciociaria, che è stata solo una marocchinate.

Ditelo a quella ragazza polacca, brutalmente violata e picchiata sulla spiaggia di Rimini Miramare, che è stata solo una bravata.

Ditelo a quella nonna 80enne, violentata di primo mattino, a passeggio nel parco a Milano, che è stato solo un episodio isolato.

Ditelo alla mamma di Pamela, che, nell’indifferenza, piange la figlia, brutalmente stuprata e fatta a pezzi, provate a spiegargli cos’è capitato!

Ditelo a tante altre donne, abusate con violenza selvaggia, dalla barbarie di sconosciuti, che si tratta soltanto di ragazzate,

Mai la violenza ha una ragione, ma quando colpisce le donne è uno strappo fra cielo e mare che lacera il nostro orizzonte

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Centro Studi Cultura e Società Donne in Cammino V - pag 104 di 112

Le scarpe rosse

di Maria Luisa VIGNA

Colori acrilici, su carta, dimensioni cm: 120x90

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Centro Studi Cultura e Società Donne in Cammino V - pag 105 di 112

Articolo 29, comma secondo

di Roberto CURIONE Se la gonna è un po alzata presto arriva una manata. Metto un bel tacco? mi rifila un gran pacco. Non mi copro col velo ? mi strappa ogni pelo. Sulla spiaggia svestita ? sento già cinque dita. Se mi siedo al volante poi le botte son tante. Mi accendo una cicca ? un calcione mi ficca. Guai uscire da sola c' è un pugno che vola. Se non chiedo il permesso mi chiude nel cesso. A chiunque mi chiami van gli insulti più infami. Se non gusta la cena per mezz'ora mi mena. Son molti i miei pianti, e troppi sogni già infranti. Mi tocca fuggire Se non voglio morire Lui è proprio impaziente, come ogni impotente

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Centro Studi Cultura e Società Donne in Cammino V - pag 106 di 112

Le parole che non ti ho mai detto... (le parole che non hai mai voluto sentire...)

di Marita VITULLI

Mi sono innamorata di un uomo che sapeva parlarmi d'amore, che mi scriveva lettere e messaggi se pur brevi carichi di sentimento, un uomo che quando notava i miei pasticci mi comprendeva… sorridendo e tendendomi la mano, che realizzava ogni mio più nascosto desiderio, che passava lunghe ore ad accarezzarmi facendomi addormentare, che mi proteggeva da tutto e da tutti come se fossi il suo pulcino, che festeggiava le mie ricorrenze in maniera unica e impareggiabile, che ovunque andasse mi portava nei suoi pensieri, un uomo che desiderava di far parte della mia famiglia, che stimava i miei genitori e le cose che mi appartenevano, che adorava e si divertiva a vedermi camminare scalza, che ascoltava rapito le mie canzoncine... ...a lui ho dato tutta me stessa… e mi sono scoperta totalmente, gli ho fatto vedere le mie cose più nascoste… come l'insicurezza, la paura, la debolezza... ...e l'ho perso. Vivrò per sempre di questo rimpianto.

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Ragazzina corre in un campo

di Alessio WU

Classe 2' C Scuola Media Hack di Novara Insegnante: Rosanna Raho

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Centro Studi Cultura e Società Donne in Cammino V - pag 108 di 112

Donne

di Ouannane YOUNESS

Classe 3' D Scuola Media Hack di Novara Insegnante: Rosanna Raho

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Centro Studi Cultura e Società Donne in Cammino V - pag 109 di 112

Donna

di Edda ZANTA Donna: tu sei la rugiada che il terren irriga, donna: tu sei la fiamma che i cuori scalda, donna tu sei colei che non bada alla fatica, sempre scattante: ti posson trovar all’alba! Scattante per quel che ci sarà da fare, il quale sempre pronto: ad aspettare! Vari sono i campi in cui tu potresti operare: non soltanto nello sperduto casolare! Vari sono i campi in cui hai operato: sempre, la tua abilità, hai dimostrato. Di ciò: quanto parla il passato! Il presente ancor di ciò: parlerà? Ora: le nostre nonne, vorrei qui ricordare, le quali dal nulla, il tanto, han costruito; la loro creatività vorrei elogiare, ma per farlo: proprio nulla, avran patito? Le loro sofferenze non le conosciamo: però ci sono state e le condanniamo! Donna sempre fatti sentire: ogni giorno, lo devi fare! Le tue possibilità devi scoprire: quanto potrebbero parlare! Se così farai un vero benessere, in te, sentirai! Se così farai un giusto posto nella società, infin avrai.

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Centro Studi Cultura e Società Donne in Cammino V - pag 110 di 112

Di te racconterai

di Daniela ZINETTI Quando giocherai serena senza il timore che un orco ruggisca all’improvviso Quando camminerai senza paura alle prime ore della sera sfiorando il marciapiede al tocco dei vent’anni Quando attenderai un bimbo sicura che l’uomo l’accoglierà come un dono prezioso per l’intera umanità Quando i solchi del tuo viso saranno stati sentieri per le carezze Allora di te parlerai raccontando delle mille vite che avrai indossato in decenni di lotte di dignità senza mai abbassare lo sguardo soffocando il dolore che procura l’ignoranza e l’ipocrisia Quando sfoglierai la tua vita in un prossimo futuro sarà solo il ricordo amaro di generazioni di sorelle di loro racconterai al mondo rigenerato Di te donna resterà la tua fragile forza e il tuo amore per l’intera umanità

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Centro Studi Cultura e Società Donne in Cammino V - pag 112 di 112

Centro Studi Cultura e Società

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