DONNE E UOMINI DI SPERANZA€¦ · diante una vita rinnovata e capace di rinnovare il mondo. La...

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95 95 95 95 95 ANNO XIV-N ANNO XIV-N ANNO XIV-N ANNO XIV-N ANNO XIV-N° 3 3 3 Ottobre ’05 Ottobre ’05 Ottobre ’05 Ottobre ’05 Ottobre ’05 REGGIO MISSIONI a cura del CENTRO MISSIONARIO DIOCESANO, REGGIO TERZO MONDO e delle CASE DELLA CARITÀ - via F. Bonini, 3 - 42100 Reggio E. - Redazione Tel. 0522/436840 - Fax 0522/433991 - Dir. Resp. D. Bezzecchi “Poste Italiane s.p.a. SPED. IN A. P. D.L.353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n °46) art. 1-Comma 2 DCB Reggio E.” Autoriz. Trib. di Reggio Emilia n° 817 del 3/1/1992 - Stampa Nuova Futurgraf Reggio E. da inviare a DONNE E UOMINI DI SPERANZA Ottobre Missionario: un impegno sempre attuale a servizio della Chiesa universale Il Santo Padre Giovanni Paolo II, prima della sua morte (avvenuta la sera del 2 aprile di quest’anno), ci ha lasciato il suo ultimo Messaggio per la Giornata Mis- sionaria Mondiale 2005: giornata che verrà celebrata, in tutto il mondo, dome- nica 23 ottobre e che rappresenta il cul- mine di quell’“ansia” missionaria che l’intero popolo di Dio vive durante tutto il mese di ottobre, tradizionalmente de- dicato all’attenzione per la Chiesa uni- versale. Il messaggio è in continuità con il cam- mino voluto dal Pontefice stesso per que- st’anno, dedicato ad una riflessione par- ticolare sulla Eucarestia nella vita della Chiesa stessa. In esso vi leggiamo: “L’Eucarestia, men- tre fa comprendere pienamente il senso della missione, spinge ogni singolo cre- dente e specialmente i missionari ad es- sere pane spezzato per la vita del mondo…Anche oggi Cristo comanda ai suoi discepoli: date loro voi stessi da mangiare (Mt 14,16). In suo nome i missionari si recano in tante parti del mondo per annunciare e testimoniare il Vangelo. Essi fanno risuonare con la loro azione le parole del Redentore: Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete (Gv 6,35); essi stessi si fanno pane spezzato per i fratelli, giungendo talvolta fino al sacrificio della vita. Quanti mis- sionari in questo nostro tempo! Il loro esempio trascini tanti giovani sul sentie- ro dell’eroica fedeltà a Cristo! La Chiesa ha bisogno di uomini e di donne, che siano disposti a consacrarsi totalmente alla grande causa del Vangelo”. Consapevoli, quindi, dell’importanza e della necessità dell’apertura missionaria per un’autentico rinnovamento della pa- storale delle parrocchie (vedere il docu- mento della CEI: Il volto missionario delle parrocchie in un mondo che cam- bia, n° 1), l’attenzione è rivolta, per que- st’anno, su un aspetto vitale della mis- sione: i missionari come testimoni; “Don- ne e uomini di speranza”, e cioè segno, strumento e memoria dello slancio mis- sionario di tutta la Chiesa. Il mondo d’oggi, infatti, ha molte attese, molti desideri, ma, spesso, non sa molto della “speranza cristiana”. Quasi sem- pre il nostro interesse è rivolto verso cose concrete… La speranza, per un cristiano, è, invece, credere che Dio adem- pirà alle sue promesse offrendo la possi- bilità di vivere nella consapevolezza che Lui è sempre presente! Il Vangelo, dun- que, apre alla Speranza (quella con la “S” maiuscola) che proviene da Dio, proprio perché è risposta alle contraddizioni e ai bisogni dell’uomo e della società, ma soprattutto perché offre una radicale no- vità: ‘sempre pronti a rispondere a chiun- que vi domandi ragione della speranza che è in voi (1 Pt 3,15). I missionari e le missionarie sono in prima linea per portare a tutti Gesù Cri- sto, speranza dell’umanità (dal documen- to CEI, Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia, n° 62). Fondamenta- le è partire dalla vita vissuta, dall’espe- rienza che i missionari vivono ogni gior- no a contatto con l’umanità sofferente e bisognosa della Parola che salva: “Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino?” (Lc 24,32). La testimonianza nasce pertanto dall’in- contro personale con il Risorto, da una vita che si è lasciata plasmare e modella- re da Lui. I missionari sono tutto questo: dei testimoni credibili del Risorto, me- diante una vita rinnovata e capace di rinnovare il mondo. La comunità cristiana si trova, anche oggi, con un compito molto importante che si presenta coi caratteri urgenti di una vera e propria sfida: suscitare, al proprio interno, vocazioni alla vita missionaria. Non c’è scelta più radicale e coraggiosa, ha scritto Giovanni Paolo II, di lasciare tutto per dedicarsi alla salvezza dei fra- telli che non hanno ricevuto il dono ine- stimabile della fede in Cristo, secondo il comando che Egli offre a ciascuno: “An- date e ammaestrate tutte le nazioni, bat- tezzandole nel nome del Padre, del Fi- glio e dello Spirito Santo” (Mt 28,19). È urgente, in una cultura dove appare sempre più difficile compiere scelte ra- dicali, dove il “per sempre” è facilmente sostituito dal “provo, se va, se mi piace”, presentare in particolare i giovani la bel- lezza del dono della vocazione missiona- ria “ad vitam” in tutte le sue forme: consacrazione in un istituto religioso come giovani sacerdoti, come laici spo- sati o celibi. Per tutti rimane il compito di pregare e di offrire la propria vita per l’annuncio e la diffusione del Vangelo nel mondo: di quell’unica Parola cioé, capace di salva- re l’uomo in tutte le sue dimensioni. n A cura di Andrea Bonati PONTIFICIE OPERE MISSIONARIE www.operemissionarie.it 4 ottobre ore 21,00 - Guastalla Mandati Missionari 6 ottobre ore 9,00 - Seminario Reggio E. Assemblea del Clero con Mons. Masserdotti 9 ottobre ore 9,00 - Sala ReGiò Reggio Emilia Meeting Missionario Regionale APPUNTAMENTI 22 ottobre ore 21,00 Correggio Veglia Missionaria Diocesana con mandato 23 ottobre: Giornata Missionaria Mondiale da celebrare in tutte le parrocchie Mese di ottobre: testimonianza nelle parroc- chie di operatori di pastorale dal Brasile

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REGGIO MISSIONI a cura del CENTRO MISSIONARIO DIOCESANO, REGGIO TERZO MONDO e delle CASE DELLA CARITÀ - via F. Bonini, 3 - 42100 Reggio E. - Redazione Tel. 0522/436840 - Fax 0522/433991 - Dir. Resp. D. Bezzecchi“Poste Italiane s.p.a. SPED. IN A. P. D.L.353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n°46) art. 1-Comma 2 DCB Reggio E.” Autoriz. Trib. di Reggio Emilia n° 817 del 3/1/1992 - Stampa Nuova Futurgraf Reggio E.

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DONNE E UOMINI DI SPERANZAOttobre Missionario: un impegno sempre attuale a servizio della Chiesa universale

Il Santo Padre Giovanni Paolo II, primadella sua morte (avvenuta la sera del 2aprile di quest’anno), ci ha lasciato il suoultimo Messaggio per la Giornata Mis-sionaria Mondiale 2005: giornata cheverrà celebrata, in tutto il mondo, dome-nica 23 ottobre e che rappresenta il cul-mine di quell’“ansia” missionaria chel’intero popolo di Dio vive durante tuttoil mese di ottobre, tradizionalmente de-dicato all’attenzione per la Chiesa uni-versale.

Il messaggio è in continuità con il cam-mino voluto dal Pontefice stesso per que-st’anno, dedicato ad una riflessione par-ticolare sulla Eucarestia nella vita dellaChiesa stessa.In esso vi leggiamo: “L’Eucarestia, men-tre fa comprendere pienamente il sensodella missione, spinge ogni singolo cre-dente e specialmente i missionari ad es-sere pane spezzato per la vita delmondo…Anche oggi Cristo comanda aisuoi discepoli: date loro voi stessi damangiare (Mt 14,16). In suo nome imissionari si recano in tante parti delmondo per annunciare e testimoniare ilVangelo. Essi fanno risuonare con la loroazione le parole del Redentore: Io sono ilpane della vita; chi viene a me non avràpiù fame e chi crede in me non avrà piùsete (Gv 6,35); essi stessi si fanno panespezzato per i fratelli, giungendo talvoltafino al sacrificio della vita. Quanti mis-sionari in questo nostro tempo! Il loroesempio trascini tanti giovani sul sentie-ro dell’eroica fedeltà a Cristo! La Chiesaha bisogno di uomini e di donne, chesiano disposti a consacrarsi totalmentealla grande causa del Vangelo”.

Consapevoli, quindi, dell’importanza edella necessità dell’apertura missionariaper un’autentico rinnovamento della pa-storale delle parrocchie (vedere il docu-mento della CEI: Il volto missionariodelle parrocchie in un mondo che cam-bia, n° 1), l’attenzione è rivolta, per que-

st’anno, su un aspetto vitale della mis-sione: i missionari come testimoni; “Don-ne e uomini di speranza”, e cioè segno,strumento e memoria dello slancio mis-sionario di tutta la Chiesa.Il mondo d’oggi, infatti, ha molte attese,molti desideri, ma, spesso, non sa moltodella “speranza cristiana”. Quasi sem-pre il nostro interesse è rivolto versocose concrete… La speranza, per un

cristiano, è, invece, credere che Dio adem-pirà alle sue promesse offrendo la possi-bilità di vivere nella consapevolezza cheLui è sempre presente! Il Vangelo, dun-que, apre alla Speranza (quella con la “S”maiuscola) che proviene da Dio, proprioperché è risposta alle contraddizioni e aibisogni dell’uomo e della società, masoprattutto perché offre una radicale no-vità: ‘sempre pronti a rispondere a chiun-

que vi domandi ragione della speranzache è in voi (1 Pt 3,15).

I missionari e le missionarie sono inprima linea per portare a tutti Gesù Cri-sto, speranza dell’umanità (dal documen-to CEI, Comunicare il Vangelo in unmondo che cambia, n° 62). Fondamenta-le è partire dalla vita vissuta, dall’espe-rienza che i missionari vivono ogni gior-no a contatto con l’umanità sofferente ebisognosa della Parola che salva: “Nonci ardeva forse il cuore nel petto mentreconversava con noi lungo il cammino?”(Lc 24,32).La testimonianza nasce pertanto dall’in-contro personale con il Risorto, da unavita che si è lasciata plasmare e modella-re da Lui. I missionari sono tutto questo:dei testimoni credibili del Risorto, me-diante una vita rinnovata e capace dirinnovare il mondo.

La comunità cristiana si trova, ancheoggi, con un compito molto importanteche si presenta coi caratteri urgenti di unavera e propria sfida: suscitare, al propriointerno, vocazioni alla vita missionaria.Non c’è scelta più radicale e coraggiosa,ha scritto Giovanni Paolo II, di lasciaretutto per dedicarsi alla salvezza dei fra-telli che non hanno ricevuto il dono ine-stimabile della fede in Cristo, secondo ilcomando che Egli offre a ciascuno: “An-date e ammaestrate tutte le nazioni, bat-tezzandole nel nome del Padre, del Fi-glio e dello Spirito Santo” (Mt 28,19).È urgente, in una cultura dove apparesempre più difficile compiere scelte ra-dicali, dove il “per sempre” è facilmentesostituito dal “provo, se va, se mi piace”,presentare in particolare i giovani la bel-lezza del dono della vocazione missiona-ria “ad vitam” in tutte le sue forme:consacrazione in un istituto religiosocome giovani sacerdoti, come laici spo-sati o celibi.

Per tutti rimane il compito di pregare e dioffrire la propria vita per l’annuncio e ladiffusione del Vangelo nel mondo: diquell’unica Parola cioé, capace di salva-re l’uomo in tutte le sue dimensioni.

A cura di Andrea Bonati

PONTIFICIEOPEREMISSIONARIE

www.operemissionarie.it

4 ottobre ore 21,00 - GuastallaMandati Missionari

6 ottobre ore 9,00 - Seminario Reggio E.Assemblea del Clero con Mons. Masserdotti

9 ottobre ore 9,00 - Sala ReGiò Reggio EmiliaMeeting Missionario Regionale

APPUNTAMENTI

22 ottobre ore 21,00 CorreggioVeglia Missionaria Diocesana con mandato

23 ottobre: Giornata Missionaria Mondialeda celebrare in tutte le parrocchie

Mese di ottobre: testimonianza nelle parroc-chie di operatori di pastorale dal Brasile

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2Mi s s i o n ie g g i oR

Quattro anni fa, nel settembre del 2001,in una sosta a Reggio quando nell’occasio-ne mi trasferivo dall’Amazzonia brasilia-na al Sud-Est asiatico, il vostro giornalepubblicava una intervista dove esponevole ragioni del mio coraggio ed ardore diiniziare una nuova tappa missionaria no-nostante i 64 anni suonati, già allora.

Perché lasciare l’Amazzonia dopo 39anni di intensa attività pastorale nel campoeducativo? Oggi sono in grado di rispon-dere alla domanda che allora rivolgevo ame stessa e allo Spirito Santo, perché certecose si capiscono solo dopo averle provatein prima persona.

Timor Est, la mia meta asiatica, èun’isola del grande arcipelago indonesia-no situata vicino all’Australia.

Nel 1999 sotto la guida coraggiosa delgrande leader dei resistenti, il Signor Xa-nana Gusmão, e con la collaborazione del-l’ONU la parte est dell’isola ha conquista-to la sua indipendenza chiudendo in questomodo il periodo storico di 500 anni dicolonizzazione.

Oggi Timor-Est è la più piccola nazio-ne del mondo con poco più di 800.000abitanti e da Maggio del 2002 è la 92ªnazione aggregata all’ONU.

Il 95% degli abitanti sono battezzatinella chiesa cattolica mentre il restanteaderisce alle poche denominazione prote-stanti presenti nell’isola.

L’attività missionaria tende a respon-sabilizzare la popolazione cercando contutte le forze e mezzi disponibili, di forma-re anche professionalmente, le nuove ge-nerazione che dovranno portare avanti l’in-dipendenza conquista dai loro padri a prez-zo di sangue.

L’elevata percentuale dei cristiani cat-tolici, non significa tuttavia l’esistenza diuna chiesa pastoralmente impegnata come“popolo di Dio”. La presenza di varie con-gregazione maschili e femminili, il sorgeredi varie vocazione autoctone anche di cle-ro secolare è una sfida pratica (nascita,morte, matrimoni, malattie o infortuni)

reagiscono di accordo con le regole dellareligione animista dei loro Antenati, soffo-cata, ma non totalmente sradicata neicinque secoli di colonialismo.

Dal missionario(a) quindi si richieseun intelligente ed evangelico inserimentonel processo di inculturazione che mentrerispetta le tradizione culturali di questo

caro popolo, aiuti le nuove ge-nerazione a confrontarsi coi va-lori del Vangelo e la persona diCristo, il figlio di Maromak (Dioin lingua tetun) fatto uomo peressere compagno di viaggio inquesta vita terrena. Questa mis-sione urgente, l’unica direi chepuò salvaguardare questa gio-vane nazione indipendente dal-la pericolosa onda del coloniali-smo moderno che è il capitali-smo.

In questo panorama vi sonocentinaia di orfani da soccorrere

e da inserire nella società come buonicristiani e onesti cittadini, e molti giovaniche hanno bisogno di una mano amica cheli sollevi dall’indigenza, e un cuore apertoe sensibile che dica “vieni, camminiamoinsieme!”

In questa cornice di informazioni cisituiamo anche noi undici missionarie sa-lesiane di varie nazionalità con una cin-quantina di giovani suore timoresi e indo-nesiane; di “reggiane” solo io, credo intutta l’isola.

Attualmente sono coordinatrice di unacomunità di 5 suore; ci dedichiamo a più di100 orfanelle i cui genitori sono morti o inguerra o di tubercolosi malattia che uccideancora molte persone Timor. Ogni bambi-na, dai 4 ai 16 anni, porta con se’ una storia

PROTAGONISTA A TIMOR EST

Per contatti e sostegno alle attività:Spaggiari Suor Gianna - FMAAPARTADO, 51Estrada Mascarenhas - Kristal BalideDILI TIMOR LESTE

di sofferenze alle volte drammatiche. Ju-lia, di cinque anni, c’è stata portata dalnonno; morto il padre e la mamma alpovero nonno rimaneva solo l’alternativadel nostro orfanotrofio che ha raggiuntodopo un viaggio a piedi di due giorni e duenotti. Nell’ora di separarsi dalla nipotina lascena è stata commovente; la piccola pian-gendo diceva: “Nonno, ora tu come potraivivere da solo? ” E il nonno, pure fra lelacrime le ha risposto: “Io sarò felice alpensare che tu qui con le Suore cresceraibuona e brava e non ti mancherà il mangia-re”.

Zelia, pure cinque anni. La mammamuore di tubercolosi; il babbo, poligamo,se ne vuole sbarazzare. L’abbiamo accoltaed ora vive felice.

Celima, 6 anni. Il babbo è morto e lamamma impazzita per le tante privazionigira di villaggio in villaggio senza meta.Celina ci è stata portata all’Orfanotrofio dauna anziana del villaggio che l’aveva ac-colta senza tuttavia aver la possibilità disostenerla.

Queste sonoalcune delle tantestorie vere dellenostre “figlie” a cuioffriamo una for-mazione in climadi famiglia che leaiuta a crescereequilibrate dalpunto di vista af-fettivo e psicolo-gico; studiano nel-la scuola parroc-chiale e nei tempiliberi, oltre alle di-vertimento, impa-rano lavori compa-tibili alla loro età.

SUOR GIANNA SPAGGIARI, SALESIANA, HA PORTATO BUONE NOTIZIE DALLA SUA NUOVA MISSIONE

TIMOR LEST

ALCUNI DATI SUL PAESE

Popolazione: 871.000 (1999).I maubere sono di origine melanesiana emalese. Nel ’75 vivevano nel paese circa20.000 cinesi, e 4.000 portoghesi. L’occu-pazione indonesiana ha causato, secondoAmnesty International, 210.000 morti. Visono 6.000 profughi maubere in Australia e

nell’aprile del 2002, ha assunto le relativefunzioni il 20 maggio dello stesso anno,quando il paese è diventato formalmenteindipendente. Nello stesso giorno sono ces-sate le funzioni dell’Autorità di Transizioneimposta dall’ONU nel 1999.Religione: La maggioranza della popola-zione segue le religioni tradizionali; cattoli-ci 30%.Lingua: Il tetum è la lingua nazionale.Si parlano circa quaranta dialetti. L’occupa-zione indonesiana ha proibito l’uso di que-ste lingue nelle scuole. L’insegnamento vie-ne impartito in bahasa, la lingua indonesia-na. Una minoranza parla portoghese.Aspettativa di vita: anni 49,5Moneta: Rupia indonesiaFesta nazionale:28/11 - Indipendenza ’75

1.500 in Portogallo.

Superficie: 14.870 Kmq.Situato fra l’Australia e l’Indonesia, il territoriodi Timor Orientale comprende la parte est del-l’isola di Timor, un’area nella parte ovest (ladipendenza di Oecusse), l’isola di Atauro anord e l’isolotto di Yaco verso est. Di originevulcanica, il territorio è montuoso, coperto difitte foreste. Il clima tropicale piovoso favori-sce una ricca rete idrografica. La parte meridio-nale è pianeggiante, adatta alle coltivazioni.L’agricoltura è la base dell’economia perl’esportazione (copra, caffè, cotone, riso, ta-bacco e sandalo).

Capitale: Dili, 49.000 ab. (2003).Governo: Xanana Gusmão, presidente eletto

Le mie attività non si limitano tuttaviaall’orfanotrofio. Sono responsabile deigruppi di ragazze, che vengono a condivi-dere la nostra vita Comunitaria durante ilperiodo di un anno e ricevono guida eorientamento per discernere le motivazio-ni riguardo alla scelta di vita religiosa chefaranno. È un delicato lavoro di pre-forma-zione che richiede molta preghiera e illu-minazione dallo Spirito Santo. Vi possogarantire che non mi rimane tempo daconcedere alla stanchezza perché è troppogrande la gioia di condividere con Gesù leparole che troviamo in Gv 10,10b: “...iosono venuto perché abbiano la vita e l’ab-biano in pienezza.”

Suor Gianna Spaggiari, Salesiana

Suor Gianna in visita alle famiglie

Casa di accoglienza per le bambine orfane

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3 Mi s s i o n ie g g i oR

Il servizio civile è una proposta dellaCaritas diocesana ai giovani (maschi efemmine) in età compresa tra i 18 e i 28.

Un anno di servizio civile può essereun’occasione per:- una riflessione e un orientamento rispet-to a scelte di vita sociale, professionale,familiare;- partecipazione alla vita della comunità;- un anno di condivisione e di relazioni,con altri giovani e con persone in situazio-ne di povertà, disagio, emarginazione;- momento di crescita personale e di arric-chimento sul piano professionale, di for-mazione e di confronto attorno ai valoridella pace e della solidarietà.È possibile svolgere il proprio servizioanche all’estero.

«L’UNIVERSITÀPUÒ ASPETTARE»

Albania, perché?Mi chiamo Lisa Gandolfi, ho appena

compiuto 19 anni, e l’11 ottobre partiròcome servizio civilista per un anno in Al-bania dove collaborerò nella missione dio-cesana di Reggio Emilia. Tutto è iniziatograzie ad un seminarista che, per l’estatedel 2004, mi ha proposto un campo estivocon la Caritas a Gomsiqe, piccolo villag-gio nel nord dell’Albania. Eravamo ungruppo numeroso, circa 12 persone, ma èstata un’esperienza bellissima dove la fede,

la preghiera, il gioco e la vita comunitariasi sono intrecciati con molta armonia. Mihanno colpito molte cose: la prima è statala grandissima ospitalità degli albanesi neinostri confronti, anche se possiedono pocooffrono all’ospite tutto ciò che hanno.Ancora di più mi hanno toccato i sorrisi deibambini, la loro semplicità, il giocare scal-zi a pallone, la felicità di stare con gli amicie andare a scuola piuttosto che camminarenei prati per badare agli animali.

Ho deciso di ritornarvi a maggio parte-cipando al bando del servizio civile, pen-sando che per un anno l’università potevaaspettare. Intendo vivere un anno diversoda quelli precedenti fatti di libri, uscite congli amici tra mille impegni e attività dovehai sempre i minuti contati e devi fare tuttodi fretta. Non sarà un anno perso, comecredono alcuni, ma un anno dedicato aglialtri mi potrà arricchire molto. Sarò impe-gnata in attività pastorali e in un progetto diartigianato con le donne di Gomsiqe dovesi fanno vestine da battesimo che verrannovendute in Italia.

Quindi l’Albania perché è così vicina anoi ma così lontano per la storia, la culturae purtroppo anche per la lingua.

Si parte per tornare e si torna per ripar-tire.

«CONDIVIDERE VANGE-LO E SOLIDARIETÀ»

Mi chiamo Marco Colletta, ho 31 annie provengo della Dio-cesi di Fermo (AscoliPiceno). Sarò uno deiprossimi volontari lai-ci in Albania per con-to del Centro Missio-nario Diocesano diReggio Emilia.

A questa sceltasono arrivato dopo unlungo cammino fattodi molte esperienze edi mille incontri.

La partecipazioneattiva in ambienti divolontariato ecclesia-le e sociale ha certa-mente contribuito aquesta maturazione:infatti mi è difficile di-menticare il primocontatto avuto con ilmondo dell’handicap;

oppure i volti di bambini e persone cono-sciuti nelle brevi parentesi in Albania eKosovo; come non posso dimenticare idieci mesi di obiezione di coscienza con laCaritas.

Sono giunto a Reggio attraverso il per-corso formativo e di conoscenza di VillaBorettini che mi ha aiutato a maturare lavolontà di partire.

Fondamentale in questo periodo, an-che da un punto di vista spirituale, è statal’esperienza nelle Case della Carità, allaMacchiaccia, che mi ha fatto capire l’im-portanza di una fede solida necessaria persaper meglio affrontare gli ostacoli comuniche una missione spesso presenta.

Ho accettato di andare a Gomsiqe per-ché voglio capire e vedere da vicino la durarealtà balcanica, per mettermi in discussio-ne, ma soprattutto camminare con la popo-lazione del luogo:in uno slogan “conloro e per loro!”

Il mio compi-to sarà quello di in-serirmi con gli al-tri missionari reg-giani all’interno diun discorso di co-operazione tra leChiese.

Assieme a loropotrò condividereil Vangelo attra-verso il catechismoe la liturgia; dif-fondere la solida-rietà e l’educazio-ne alla pace con at-tività di animazione e di dialogo nei villag-gi e costruire una convivenza reciprocabasata sullo stile di “vita comunitaria” siacon gli altri miei compagni di viaggio checon il resto della popolazione albanese.

BRASILE:UN PRIMO PASSO...

Sono Gian Luca, un ragazzo della pic-cola parrocchia di S. Maria di Novellara.

Dopo aver finito l’università, ho decisodi partire insieme a Francesca Correggi,un’amica di Castelnuovo Monti, per diecimesi di Servizio Civile Volontario in Bra-sile, a São Paulo, grazie all’Associazionedelle suore salesiane VIDES. Là sarò ac-colto nel centro Dom Oscar Romero, una

UN’OPPORTUNITA’ PER RAGAZZIE RAGAZZE ALL’ESTERO

ACCOLTA CON ENTUSIASMO DA GIOVANI REGGIANI LA POSSIBILITA’ PER UN SERVIZIO OLTRE CONFINE

struttura suddivisa in sette edifici per rac-cogliere giovani di strada e seguirli nel-l’educazione scolastica e professionale,nella zona di Diadema – Guacurì, la peri-feria povera a sud-est di Sao Paulo. Il miocompito, oltre a contribuire al lavoro quo-tidiano del centro, sarà anche quello diredigere nuovi micro-progetti di sviluppo,al fine di poter continuare a finanziare leattività.

Dopo aver fatto brevi esperienze divolontariato internazionale, durante i mesiestivi, mi è sembrato naturale fare il passosuccessivo per capire veramente se sarò ingrado di poter un giorno lavorare nel mon-

do della cooperazione internazionale. Perquesto ho scelto di fare un’esperienza for-te, che implicasse il mettermi in gioco perun periodo di tempo non breve, e che miportasse a contatto diretto con i problemilegati alla povertà. Troppa gente parla diproblematiche mondiali senza mai averneavuto esperienza diretta. Non dico chequesto possa essere la soluzione a tutti imali, ma penso fortemente che vivere sullapropria pelle certi disagi e difficoltà, possainsegnare a vedere in modo diverso i di-lemmi legati al processo di globalizzazio-ne e dare un contributo più efficacie, cia-scuno nella propria piccola realtà, alla lottaall’ingiustizia e alla povertà.Non parto di certo con grandi aspettati-ve, ma spero solo che si esaudisca questomio desiderio di esperienza diretta.

SERVIZIO CIVILE NAZIONALE

Perù 2002: Gianluca Gozzi durante una precedenteesperienza a Chanchamayo

Lisa e Marco pronti per l’Albania e Margherita Gioiper il Madagascar

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4MR i s s i o n ie g g i o

OTTOBRE: IN COMUNIONE CON I MISSIONARISeconda settimana

(3 - 9 ottobre)

Sacrificio e impegno

Meditiamo la Parola Matteo 22, 1-14

Per la missioneL’universalità della missione nasce dal-l’amore universale del Padre, per il qualetutti sono invitati, perché tutti sono suoifigli. C’è una sola distinzione che regge: lacapacità di entrare in rapporto con Coluiche ci chiama; è questo che ci dà dignità.Una volta entrati in rapporto col Padre,assumeremo consapevolmente anche ilcompito di “andare” a chiamare gli altriinvitati. Ormai sappiamo che sono nostrifratelli.

Da vivere nella settimanaRinuncerò a qualcosa, rinuncerò a me stes-so. Voglio imparare di nuovo il gusto dellasobrietà e della condivisione. Quante cosesono esclusivamente per me, per il miopersonale ed esclusivo uso. Quante neposso condividere! Mi priverò di qualco-sa, a cominciare da quanto mi sembraindispensabile e non lo è, e lo donerò.

L’Ottobre Missionario avrà il suo culminenella Giornata Missionaria Mondiale didomenica 23 ottobre. Durante le cinquesettimane del mese è proposto un itinera-rio spirituale, che, prendendo spunto dallaliturgia domenicale, aiuti a condividere untratto di strada per riconoscerci nel voltodei missionari e per essere a nostra voltamissionari nella preghiera, nel sacrificio,nella responsabilità, nella carità e nel rin-graziamento.

Questo percorso, completo delle riflessio-ni del Vangelo della domenica, può essereapprofondito richiedendo i sussidi neces-sari direttamente al Centro Missionario,in parrocchia o consultando il sitowww.operemissionarie.it

Prima settimana(26 settembre – 2 ottobre)

Preghiera e contemplazione

Meditiamo la Parola Matteo 21, 33-43

Per la missioneÈ iniziato il mese missionario. Il Vangelodomenicale ci chiede qualcosa in più. L’in-telligenza spirituale della parabola dob-biamo concentrarla su queste idee: il regnodi Dio, il popolo che lo avrà in dono, i fruttida produrre. Essere missionari è proprioquesto: portar frutti di vita nuova, cresceree allargare i confini del popolo nuovo natosotto le braccia del crocifisso.

Da vivere nella settimanaRiaprirò il sentiero della preghiera, umil-mente e con decisione, facendomi voce delmondo intero e credendo che la mia pre-ghiera raggiunge ogni angolo del pianetaper la comunione con Cristo.Contemplerò il volto del Signore ricono-scendolo in ogni fratello, dal primo all’ul-timo.

Terza settimana(10 – 16 ottobre)

Vocazione e responsabilità

Meditiamo la ParolaMatteo 22, 15-21

Per la MissioneChiediamoci se il nostro impegno missio-nario ha a cuore la crescita nella capacitàdi autenticità, di verità e di trasparenza.Chiediamoci anche se, come cristiani ecome testimoni-missionari, ci impegnia-mo realmente a mantenere la nostra libertàinteriore di fronte alle cose e alle personedi questo mondo, senza temere il giudiziodegli uomini, oppure se ci barcameniamo,se teniamo i piedi in più staffe, se ci vergo-gniamo a prendere posizioni franche, chepure, se vere e libere, non diminuiscono lacarità.

Da vivere nella settimanaÈ la settimana dei volti che danno speranzaal nostro tempo: sono gli uomini e le donnetestimoni del Vangelo. Ne cercherò qual-cuno per ascoltarlo, conoscerlo e condivi-derne l’esperienza.Sosterrò la missione universale della Chie-sa con la preghiera offrendo il mio aiutomateriale, il mio tempo, destinando il rica-vato di una rinuncia significativa.

Quarta settimana(17 – 23 ottobre)

GIORNATA MISSIONARIA MONDIALE

Carità e offerta

Meditiamo la ParolaVangelo: Matteo 22, 34-40

Per la missioneÈ la Giornata Missionaria Mondiale. IlVangelo ci dice il comandamento più gran-de. L’amore di Dio e l’amore del fratellohanno a che fare con la missione. Perché èper amore di Dio che si parte e ci si apreall’universalità. Ed è sempre per amoredel fratello che si lascia ogni cosa. Lamissione ha dunque anche questa grazia:riunire la nostra vita attorno all’essenziale.Gesù lo ha vissuto e mostrato in tutta la suavita. E ora tocca noi “completare” – nel

senso dell’estensione universale nel tem-po e nello spazio – “quel che manca allapassione di Cristo”. Questa è la missione.Questo ci richiama la Giornata di oggi.

Da vivere nella settimanaIn questa domenica della Giornata Missio-naria Mondiale, tutte le offerte raccolte inChiesa saranno destinate al fondo interna-zionale di solidarietà delle Pontificie Ope-re Missionarie.In questa settimana ci impegniamo a reci-tare ogni giorno una preghiera per tutti imissionari sparsi nel mondo, far conoscerel’attività missionaria della Chiesa.

Quinta settimana(24 – 30 ottobre)

Ringraziamento e gioia

Meditiamo la ParolaMatteo 23, 1-12

Per la missioneInsieme al sacerdote, ci sono ancora moltichiamati ad essere dispensatori dei doni diDio; altri “pastori”, in certo modo: genito-ri, educatori, insegnanti, responsabili dellavita civile, politici… Da ultimi, e certo nonper ultimi, i missionari. Tutti gli annuncia-tori dell’amore di Dio.Per tutti è questo Vangelo. Se c’è una cosaestranea alla missione è proprio il potere!La missione conosce un solo verbo: servire.Confrontare il nostro dire al nostro fareaiuta a convertirci, a comprendere che solol’amore dà la vita e che l’unica grandezzaè quella di servire, con i fatti e nella verità.

Da vivere nella settimanaNella settimana, siamo invitati a ricono-scere il positivo delle cose, dei rapporti,della nostra vita. È come indossare occhinuovi, lavati nell’acqua battesimale e fattiforti e lungimiranti dal soffio dello Spirito.Vivremo questa settimana ringraziando –e imparando di nuovo a farlo – per tuttoquanto il Signore e gli altri ci donano.

PROPOSTE DI UN ITINERARIO SPIRITUALE

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5 MR i s s i o n ie g g i o

Il Concilio Vaticano II (1965) ha riba-dito con forza, attraverso l’Ad Gentes (ildecreto che si occupa dell’attività missio-naria), che la Chiesa è per sua natura mis-sionaria. Quando parliamo di missione e dimissionari, quindi, non stiamo parlando diun “optional” o di un desiderio di qualche“tifoso”, ma della Chiesa voluta dal nostroSignore Gesù Cristo che a sua volta è statafedele al disegno del Padre e in comunionecon lo Spirito santo (sempre l’Ad Gentes aln° 2). Con questa dimensione Trinitariaentriamo subito nel Mistero che ci coinvol-ge come Battezzati: l’essere missionarinon vuol dire partire subito con delle coseda fare ma, primariamente, si tratta di unostile da assumere che richiama in primoluogo al nostro “dover essere” (cfr. Vesco-vo Adriano) per rimanere fedeli alla chia-mata.

Oggi questa consapevolezza, rispettoa qualche anno fa, è senz’altro più presen-te.

A sostegno di questa nuova tendenzabasta citare alcuni documenti recenti deinostri Vescovi, come ad esempio: “Comu-nicare il Vangelo in un mondo che cambia”(Orientamenti pastorali dell’Episcopatoitaliano per il primo decennio del duemila)e la Nota pastorale “Il volto missionariodelle parrocchie in un mondo che cambia”(CEI 2004).

Di fronte ai “segni dei tempi” cheavanzano (perdita del senso della fede,scollamento tra Vangelo e vita, una societàsempre più nulti-etnica e multi-religiosa,ecc.) assistiamo ad una rivalutazione dellamissione rispetto ad altre attività della Chie-sa proprio perché occorre ri-proporre ilmessaggio cristiano a persone che non loconoscono, indipendentemente dal fattoche si tratti di “vicini” o “lontani”. Dicen-do questo “dichiariamo” la perenne attua-lità della “missio ad gentes”: dopo 2000anni la missione non si è esaurita, ma, anzi,come recita l’enciclica Redemptoris Mis-sio (1990), è appena agli inizi!

Alla luce di questo scenario, i soggetticristiani (a partire dai Vescovi, ma anchetutte le altre espressioni del popolo di Dio)sono invitati a impegnarsi a partire dalladimensione missionaria. È la missione checonferisce la particolare dinamica di “sen-tirsi alla sequela del Maestro”: lo stare conLui per poi imitarlo nel diventare degliApostoli: persone, cioè, capaci di Testi-monianza ed Annuncio. L’Apostolo, in-fatti, è colui che si pone in posizione di“frontiera” e che và alla ricerca della “pe-cora smarrita”, dimentico delle 99 che hanell’ovile…

Tutti siamo chiamati a questa respon-sabilità e le Pontificie Opere Missionarieci ricordano che nessuno è esonerato!

LE PONTIFICIE OPERE MISSIONARIE E LA CHIESAL’ansia missionaria non è un’opera da

affidare ai soli specialisti ma la missioneha bisogno della collaborazione di tutti icredenti. Nessun soggetto “missionario”può oggi dire: “basto io per l’evangelizza-zione!”, ma, come ci ricordano i Vescovi,c’è bisogno di uno “spirito di comunione”.

Le Pontificie Opere nascono proprioper suscitare questo spirito: in un periododi rinnovamento missionario, come è statoquello che ha caratterizzato il XIX secoloa seguito dell’espansione coloniale, unagiovane laica francese, Paolina Maria Jari-cot cerca e riesce a dar vita ad un movimen-to che nasce da semplici fedeli (dal basso).L’idea è quella di fondare qualcosa dicattolico (cioè universale) a servizio dellamissionarietà di tutta la Chiesa in un’epocain cui questa attività veniva troppo spessodelegata agli Istituti religiosi che ne dete-nevano il monopolio.

Così è nata l’Opera di Propagazionedella Fede (OPF), con il compito e l’aspi-razione di formare una coscienza cattolicanei battezzati impegnati ad aiutare nonsolo questa o quella missione, ma la mis-sione universale di tutta la Chiesa.Col tempo sono sorte anche altre Opere:- l’Opera di S. Pietro Apostolo che aiuta laChiesa indigena ad avere ministri del luogo;- l’Opera della Infanzia Missionaria (la cuifesta è il 6 gennaio) che cerca di creare lacollaborazione tra bambini di paesi diversisecondo lo slogan: “i bambini aiutano ibambini” (POIM);- l’Unione missionaria del Clero (fondatada p. Paolo Manna) che impegna in prima

persona i ministri di Dio ad essere fratellifra loro (PUM).

Soprattutto per quanto riguarda l’Ope-ra di Propaganda Fide, possiamo dire chefin dal principio i laici hanno avuto unruolo predominante: sia per gli incarichidirettivi che per le attività svolte (il 98%degli affiliati, infatti, è laico). Tanto è veroche tra i vari “servizi” o “ministeri” daproporre ai fedeli, in parrocchia o in dioce-si, c’é sicuramente anche quello di diven-tare animatore POM con il fine di impe-gnarsi per la missione della Chiesa e aiuta-re tutto il Popolo di Dio a respirare quel-l’anelito di universalità.

I momenti culmine dell’attività sonosicuramente l’Ottobre missionario e laGiornata Missionaria Mondiale. Troppospesso quest’ultima è considerata come unmomento per condividere economicamen-te con le Chiese più bisognose, in realtà lecose non sono così semplici. Ogni annopastorale inizia, infatti, con un cammino diriflessione e di approfondimento (quest’an-no il tema sarà: “Donne e uomini di spe-ranza”) che accompagna tutte le tappedella vita liturgica di una comunità chedeve essere aiutata a crescere nell’impe-gno e nella diffusione del Vangelo.

Oggi molte realtà di missione sonocambiate, ma le POM continuano a mante-nere la propria specificità, che è quellafondamentale di sostenere l’Evangelizza-zione. Esse non sono contrarie ai progettiche riguardano la promozione umana o lo

LA DONNA DELLE DUE LAMPADEdi Cecilia GiacovelliEd. PP.OO.MM

Questo volume presenta la figura di Paolina Maria Jaricot,fondatrice dell’Opera della Propagazione della Fede. A 200anni dalla sua nascita e a 180 anni dopo la fondazione dellasua Opera, la personalità di Paolina Maria Jaricot esercitaancora oggi un’attrattiva affascinante. Donna, laica, allagiovane età di 23 anni, Paolina Maria Jaricot intuisce ediffonde un’Opera di cooperazione missionaria semplice edefficace, aperta a tutti. Nel solco della vocazione e dellapromozione del laicato, in tempi in cui l’evangelizzazione eraquasi esclusivamente impegno dei religiosi, non potendopartire per le missioni, Paolina Maria Jaricot riuscì a collegaretra loro un gran numero di laici che aiutavano spiritualmentee materialmente l’Opera missionaria della Chiesa. È in questomodo che anticipava quanto secoli dopo concorrerà a definirel’insegnamento della Chiesa sulla figura ideale della donnalaica. Un aspetto che giustifica ampiamente la spontaneasimpatia e ammirazione che suscita questa donna.

LA DONNA DELLE DUE LAMPADEBiografia di Paolina Maria Jaricot

cecilia giacovelli

CENTRO DOCUMENTAZIONE

sviluppo, ma ritengono loro compito prio-ritario sia quello di annunciare la BuonaNotizia al fratello come il miglior servizioda fargli, perché lo dispongono a realizzar-si come Figlio di Dio e lo liberano da ciòche offende questa verità. In fondo, comeci ricorda la Redemptoris Missio, sonoancor oggi quasi 4 miliardi le persone chenon hanno sentito parlare di Gesù Cristo.L’urgenza da dare all’Annuncio conservaquindi tutta la sua validità.

A cura di Andrea Bonati

UN CARISMA PER LAICI IMPEGNATI

MATITAMISSIONARIA

“Tutto è stato opera di Dio. Nienteè stato opera mia. Io non sono cheuna piccola matita nelle mani diDio”.In questa semplice frase è raccoltala vita di dono e di servizio di unapiccola suora: Madre Teresa diCalcutta.Nell’astuccio, nello zaino, in ta-sca… portami con te per ricordartiogni giorno che anche tu puoi esse-re uno strumento unico, puoi esse-re una “matita missionaria nellemani di Dio”.La puoi acquistare al CMD.

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6Mi s s i o n ie g g i oR

IL GANDHIDEL FARAONY

Presentiamo la seconda ed ultima partedella vita di Martial Marijao, detto Aban’iBotomiza, un uomo che ha lasciato un segnodi pace, di fede e di sviluppo nella sua regio-ne del basso Faraony in Madagascar.

Traduzione dal francese da uno scritto dip. Robert Dubois sj, parroco per tanti annidel distretto di Ampasimanjeva -Vohimasina

Viene condotto davanti al tribunale dellasotto-prefettura. La sua difesa è semplice: “Ifuochi sono stati accesi da quelli che vi hannointeresse. Per me invece, che seguo la nuovaagricoltura, sono il nemico, perché in ungiorno distruggono mesi di lavoro. Perchédovrei averne acceso uno? Poi guardate ilverbale, il fuoco ha iniziato domenica matti-na alle otto. Più di trecento persone sonotestimoni che quel giorno, in quel momento,ero a tre ore di camino dal luogo dell’incen-dio: sono catechista e presiedevo la preghieradomenicale nella chiesa del villaggio. Inol-tre, se lascio i miei terreni al mattino, arrivoin ritardo, perciò dormo nel villaggio già alsabato sera; tutti i miei vicini di casa possonotestimoniare che ero là quel sabato sera vigi-lia dell’incendio. Interrogate i testimoni e

vedrete che ero nell’impossibilità fisica diaccendere il fuoco.

“È tutto?” gli chiede il giudice.“Sì”.“Sei mesi di prigione e 15.000 franchi di

multa. La prigione è piena, ritornate dunquea casa, cercate i soldi, e, quando ci sarà unposto in prigione, i gendarmi vi verranno acercare”.

La prima cosa che fa il colpevole rien-trando, è di mettersi a lavorare i suoi terreni.Lavoro inutile, perché durante i sei mesi diprigione da scontare, tutto sarà distrutto daibuoi. Ma questo gesto è importante perchédimostra una ferma determinazione a conti-nuare l’azione intrapresa. Il poliziotto delcomune, dice ad una persona del villaggio:“Il vostro parente è sorprendente. Sappiamobenissimo che non è stato lui ad appiccare ilfuoco. Però è malvagio non solo perché col-tiva secondo i nuovi metodi, ma anche perchéil suo esempio trascina altri a fare come lui”.

Intervenendo gli dissi: “Non hai ancora

ricevuto la notifica ufficiale del giudizio,puoi quindi fare ricorso in appello. Personal-mente te lo consiglio, perché se perderai,quelli che hanno l’intenzione di imitarti avran-no paura e si scoraggeranno. Con il tuo incon-testabile alibi sei praticamente sicuro di esse-re assolto in appello Fianarantsoa. Se c’èbisogno, sono pronto ad aiutarti per le spesedell’avvocato: questo fatto non riguarda solote, ma tutta la regione che si trova bloccata nelsuo sviluppo, mentre il problema della famesi pone in maniera sempre più angosciante. A

mio parere, sarebbebene che tu faccia ricor-so in appello, ma è soloun consiglio. Tocca a teriflettere e decidere”.

Il mese dopo, lo ri-vedo: evidentementenon c’era ancora postoin prigione!

“Ho riflettuto sulvostro consiglio, mi dis-se, ed ho deciso di nonfare ricorso in appello”.

Fu per me una gros-sa delusione; secondo ilmio modo di vedere lecose, questo rifiuto di

ricorrere in appello era uno scacco che facevaritardare la soluzione del problema della fame.Tuttavia rispettando la sua libertà, non glimostrai la mia delusione ma aggiunsi solo:“Bene, dal momento che hai deciso così.Posso conoscere il motivo della tua decisio-ne?”. Dopo una breve pausa di riflessionerispose: “Perché quando rientrerò, sarò piùforte”.

L’atteggiamento di Marijao, durante lecontese con il fokonolona (comunità), non èsconcertante? Una volta si oppone al fokono-lona, un’altra volta cede. La cosa più sor-prendente è questa: si oppone quando avreb-be interesse a cedere per non essere persegui-tato; non si oppone quando dovrebbe farloper non andare in prigione.

Altro paradosso: crede che al momentoin cui sarà sconfitto, sarà più forte.

Qualcosa nei suoi pensieri mi sfugge.Sembra seguire una logica diversa dalla mia.Debbo arrendermi.

Cresciuto in una regione estranea all’oc-

cidentalizzazione, Marijao era impregnatodella cultura del fihavanana (le buone rela-zioni) malagascio.

Questo valore ancestrale ci fornirà lachiave del suo comportamento. È all’originedelle sua azione.

Si sente UNO con i suoi compaesani, illoro dramma è il suo dramma. Vive insiemea loro le sofferenze presenti e future. Com-prendendo che il solo mezzo per combatterela povertà e la fame era mettere in produzionele terre a nord e a sud del fiume, inizia acoltivarle per la sua famiglia e per trascinareil fokonolona col suo esempio.

Il fokonolona espresse la sua disappro-vazione opponendosi alla sua azione, ma -bisognerà ricordarsene - non emise nessundecreto che vietasse di coltivare queste terre.

Davanti alle persecuzioni, Marijao rima-se fedele al fihavanana e vi trovò la regola daadottare. Per vivere in queste circostanze il“siamo uno perché abitiamo insieme”, s’im-ponevano due impegni: rispettare la coesio-ne del fokonolona e aiutarlo.

Continuare a coltivare la terra soddisfa-ceva questo secondo imperativo. Continuarea mostrare la propria opposizione a tutti nondistrugge la coesione del gruppo. Secondo ilpensiero malgascio la differenza non distrug-ge l’unità: i fratelli e le sorelle sono allostesso tempo uno e diversi, ciascuno ha la suatesta. Rispettando questi due imperativi vi-veva, nella sofferenza il fihavanana.

Indicando all’amministrazione Marijaocome colpevole dell’incendio, il fokonolonaemetteva un giudizio: l’autorità si era espres-sa, aveva decisoche il colpevoleufficiale era Ma-rijao. I dati dellaquestione cambia-no. Dal fihavana-na dell’abitare in-sieme, gli avveni-menti ormai pas-sano sul piano delfihavanana istitu-zionale governati-vo.

Dal momentoche il tribunaleaveva avallato il

giudizio del fokonolona, il ricorrere in appel-lo significava, il rifiuto della decisione deltribunale e il rifiuto dell’autorità del fokono-lona.

Il secondo rifiuto era pieno di conse-guenze: distruggeva la relazione che lo lega-va alla comunità, rompeva il fihavanana eescludeva dal “siamo uno”. Come alloraavrebbe potuto esercitare la sua influenza?

Al contrario rifiutare di ricorrere in ap-pello, significava - malgrado le sofferenze -riconoscere la sovranità del fokonolona edintegrarsi di più, quindi sarebbe diventato piùforte.

La sua predizione era giusta.Ero nel suo villaggio quando, scontata la

pena, rientrò. Fu ricevuto come un eroe! Pocotempo dopo, si tennero le elezioni comunali.I suoi amici lo prferirono come candidato.Rifiutò: il suo casellario giudiziario lo rende-va ineleggibile. “Non abbiamo fiducia che inte, gli dissero, ci occuperemo noi delle prati-che”. Fu eletto. Dopo il suo mandato, divenneun ray amandreny molto ascoltato nelle re-gione.

Con alcuni compagni, Marijao ha tra-sformato la geografia umana della regione: iluoghi un tempo deserti ora sono abitati ecoltivati.

La coscienza che aveva Marijao di essereUNO con la sua gente ha favorito un’azionedi sviluppo, gli ha suggerito la sottile strate-gia per condurlo alla vittoria e gli ha dato laforza di sopportare le persecuzioni.

Lontano dall’essere un ostacolo allo svi-luppo, il fihavanana degli antenati è l’utopiache permette alla nazione malgascia di entra-re nella modernità, e questo senza perdere lapropria identità.

L’azione di Marijao nel suo fokonolonad’origine e quella del popolo malgascio du-rante gli avvenimenti del 2002 ne sono esem-pi rivelatori.

Quello che la nazione malgascia ha vis-suto nel 2002, Marijao l’aveva vissuto diver-si anni prima in un fokonolona di fokontany.

Robert Dubois

(ndr - Martial Marijao è morto il 13 giugno2004 ed è stato sepolto nella tomba del clan.Due mesi dopo la sua salma era scomparsa).

Chiesa di Vohimasina dove Aban’i Botomizaradunava i cristiani la domenica

Il villaggio di Vohimasina situato sulle rive del Faraony

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7 Mi s s i o n ie g g i oRMESSAGGIO

PER I GIOVANI(Raoul Follerau)

Giovani di tutti i paesi,la guerra e la pace sono per voi.giovani e ragazze:sarete voi su tutta la terraa dire “No” al suicidiodell’umanità.Il tesoro che vi lascio è il beneche non ho fatto,che avrei voluto faree che voi dovete fare dopo di me.Questa testimonianza possaalmeno aiutarvi ad amare.Tale è l’ultima ambizionedella vita,l’oggetto di questo “testamento”.Eleggo mio erede universalela gioventù di tutto il mondo.Tutta la gioventù.Più la mia vita si avvicinaalla fine,più sento il dovere di dirviche solo amando salveremol’umanità e ripetervi:che la più grande disgraziache possa capitarviè di non essere utili ad alcunoe che la vostra vita non servaa nulla.Nel cuore di ogni uomovi sono tesori d’amore.A voi farli nascere.L’unica verità è amarsi.Amarsi gli uni gli altri,amarsi tutti.Non a ore fisse,ma per tutta la vita.Amare la povera gente,e i fortunati, che sono spessodei poveri diavoli.Amare lo sconosciuto:amare il prossimoche sta in capo al mondo;amare lo stranieroche vive presso di voi.Amare.

Raoul Follerau

CONDIVIDERE PER CAMBIARE......dopo un’estate di missione

Ciao a tutti!Siamo Matteo e Laura con i nostri

tre bimbi Selam, Elisa e Davide.In agosto siamo andati “in vacan-

za” in Etiopia per un mese. Ci hainviati l’Associazione “In missione -Amici del Sidamo” dicendo che que-st’anno i partenti erano pochi... Così inun colpo solo sono partite 5 persone!

Eravamo in una delle missioni dei

Salesiani di Don Bosco e precisamen-te a Mekanissa, alla periferia dellacapitale Addis Abeba, dove sorge unagrande opera con scuole, oratorio, chie-sa, pre-noviziato, scuola di taglio ecucito per ragazze, educazione pre-ventiva per molti ragazzini di strada.

Il luogo non era nuovo per me emia moglie e ci siamo trovati molto

bene. I nostri bimbi hanno reagito benee si sono inseriti in fretta, anche se,essendo tutti e tre piccoli, facevanofatica ogni giorno a “tuffarsi” nellamarea di bambini... Infatti il Centro, èpunto di richiamo e ogni week-end,vengono a centinaia per giocare e par-tecipare alle attività.

Abbiamo visitato molte famigliedove l’accoglienza è sempre statamolto calorosa. Ti offrono ogni cosa,ad esempio il caffè, loro specialità,soprattutto perché bisognava fermarsialmeno un’ora con loro.

La situazione sociale mostra qual-che segno di miglioramento: nono-stante questo, la maggior parte dellepersone vive ancora con poco con unagrande dignità e con molto orgoglio.

Un aspetto simpatico era che ciprendevano in giro perché nessun ita-liano vinceva la gare di corsa o mara-tona olimpica, dove primeggiavanosolo etiopici. Avremmo voluto rispon-dere che forse in Italia ci sono campio-ni di “scrivania”...

Concludo con un invito: venite atrovarci, vorremmo raccontarvi tantealtre cose.

IN ETIOPIA CON GLI “AMICI DEL SIDAMO”

Si è tenuto domenica 25 settembre,nelle sale della parrocchia di S. Luigi,l’incontro di tutti i partecipanti, in mag-gioranza giovani, dei vari campi orga-nizzati dal Centro Missionario e daaltre associazioni presenti in diverseparti del mondo.

Erano presenti circa 60 persone,chi è stato in Brasile, chi in SierraLeone, altri in India o in Kosovo, inAlbania o in Romania oppure in Ma-dagascar. Dopo una beve introduzionedi don Fortunato , vi è stato un momen-to intenso di condivisione e scambio diesperienze a piccoli gruppi. Nei grup-pi vi erano rappresentanti di ogni cam-po e ognuno ha potuto raccontare edescrivere quello che ha conservato diquesta esperienza e quali reazioni hasuscitato in lui una volta ritornato nelproprio ambiente.

Tutti hanno tentato di dare unarisposta e alcuni in parte vi sono riusci-ti, pur sapendo che la vera immagine

di ciò che si è vissuto in quei luoghirimane dentro al cuore e il raccontonon è altro che un copia sbiadita.

I gruppi hanno riflettuto anche sul-la proposta di dare insieme continuitàe concretezza all’esperienza. Sonoemerse varie idee: fare insieme qual-cosa di concreto che miri ad aiutare esostenere i progetti che sono stati co-nosciuti durante i campi. Altri hannoinvece sostenuto l’importanza di im-pegnarsi qui in Italia nei vari progettigià esistenti come offrire aiuto agliextracomunitari in difficoltà.

Vi è stato chi invece ha sottolinea-to l’importanza di avviare percorsi in-formativi sul Sud del mondo per cono-scere come vanno veramente le cose aldi là delle notizie annebbiate che cigiungono. Infine qualcuno ha suggeri-to di invitare altre persone a questiincontri di condivisione per suscitarein loro il desiderio di partire.

Francesco e Marco

Chiara Ferri è stata in Brasile alcunimesi assieme alla mamma Ester, alpapà Vincenzo e alla nonna.Ceres è una cittadina del Goias dovesorge l’Ospedale S. Pio X che vienesostenuto con l’aiuto di tanti amici.

Il nostro telefono è 0522/921944.Se c’è qualche giovane che vuole par-tecipare ai nostri campi di lavoro oandare in Etiopia può contattare noi oil nostro gruppo missionario all’Ora-torio cittadino di S. Croce.

Grazie per la possibilità che ci ave-te dato di condividere un “pezzo distrada”. Matteo e Laura Rinaldini con la comunità legata agli Amici del Sidamo

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8Mi s s i o n ie g g i oR

Alcune delegazione delle Case dellaCarità hanno partecipato al CapitoloGenerale della congregazione, che siè svolto a Marola nel periodo fineagosto e i primi di settembre. DalMadagascar sono arrivati don Gio-vanni Caselli, suor Bernardetta,suor Margherita suor Angèle, suorMadeleine, suor Mariange, suorSaholy e due ausiliari. Don Giovan-ni e suor Margherita, si fermerannofino a metà novembre. Dall’India sonovenuti don Giuliano Marzucchi, suorAnnamaria, suor Rosanna, suorTissy; dal Brasile don Luigi Ferrari ,suor Crisitna.

In occasione del Centenario della na-scita di Don Dino Torreggiani, sonoarrivati dal Madagascar alcuni Servidella Chiesa: p. Aristide, p. Coperti-no e la responsabile del ramo femmi-nile Ivonne Odette.

Suor Ernestina, delle Case dellaCarità, in servizio missionario in Ita-

lia, è ritornata dal Madagascar in Italia,dopo un breve periodo di vacanza.

Padre Gianni Morlini , missionario mari-sta è arrivato dalle lontane isole Vanuato(Oceania), si fermerà fino a fine dicembre.

Suor Aldina Predieri, missionaria dellaConsolata, dopo un periodo di riposo èripartita a fine settembre per l’Etiopia.

Lisa Gandolfi di Reggiolo e Marco Col-letta di Porto S. Giorgio, diocesi di Fermo(Ascoli Piceno), partiranno per l’Albaniain appoggio all’equipe reggiana che giàopera nel nord del paese.

Suor Paola Torelli, delle Piccole Figlie disan Francesco d’Assisi (Cenacolo France-scano), è stata tre mesi in Perù per prendereconoscenza della missione che l’accoglie-rà dal gennaio 2006.Suor Paola riceverà il mandato diretta-mente dalle mani del Vescovo sabato 22ottobre durante la Veglia Missionaria Dio-cesana che verrà celebrata nella chiesa diS. Pietro a Correggio.

Gianluca Gozzi di Novellara e FrancescaCorreggi di Castelnovo Monti, partirannocon il VIDES per un anno come serviziocivile volontario a S. Paolo in Brasile in unprogetto di accoglienza per bambini.

Numerosi Volontari di Reggio Terzo Mon-do si stanno avvicendando nei progetti chesono in corso in Kosovo e Madagascar.Matteo Caprotti è ripartito dopo alcuni

mesi di vacanza; Matteo Farneti diForlì seguirà per due anni un progetto disicurezza alimentare; Giovanna Vari-sco di Mestre seguirà il progetto artigia-nato; Cecilia Pellicciari di Formiginesi inserirà nel progetto sanitario.

Sono rientrati tre volontari che hannooperato nei progetti di Reggio TerzoMondo in Kosovo: Alessandra Odonedi Bergamo, è stata per due anni coordi-natrice dei progetti nella municipalità diKlina; Bornati Matilde di Milano eBandini Davide di Faenza che si sonooccupati del progetto di Educazione allaPace. Sono stati sostituiti da Elisa Maz-zacani di Rubiera, Lorenzo Vicario diMestre, mentre Caterina La Cava diLuzzara seguirà la parte amministrativadei progetti.

È rientrato per i periodici controlli sani-tari padre Enrico Casali, missionariodella Consolata in Congo nella diocesidi Wamba. Dovrebbe ripartire versometà ottobre.

Sempre per un periodo di vacanza sonoarrivati due “pezzi” forti della missionereggiana: don Gino Bolognesi dal Ma-dagascar e don Marco Ferrari dal Bra-sile.

Montanari Elena è rientrata dal Bu-rundi dove lavora dal 1992, per fre-quentare i corsi di formazione presso ilCUM di Verona.

e g g i oR i s s i o n iMMensile a cura del CMD,

in collaborazione conRTM e Case della Carità

REDAZIONEVia Ferrari Bonini, 3 - 42100 RE

Tel. 0522/436840 - Fax: 0522/433991E-mail: [email protected]

http://www.cmdre.itDIRETTORE RESPONSABILE

Davide BezzecchiCOMITATO DI REDAZIONE

Don Emanuele Benatti, Don Luciano Pirondini,Fulvio Bucci, Andrea Bonati,

Francesco Panigadi,Roberto Soncini

STAMPA Nuova FuturgrafPer offerte: al giornale, alle missioni,

e a favore di microrealizzazioni e progetti:c.c.p.10873420 intestato a:

CENTRO MISSIONARIO DIOCESANOVia F. Bonini, 3 - 42100 Reggio Emilia

Per offerte deducibilic.c.p. n° 40686420

c.c.b. n° 43500 BPVABI 05188 - CAB 12800- CIN R - IT 82

intestato aReggio Missioni Solidarietà ONLUS

Causale: progetto o adozione che si vuole sostenere

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A SCUOLA DI PACE: ECONOMIE ARCOBALENO CONTRO LA GUERRASi tratta di un percorso comune di educa-zione alla pace e giustizia, che parte daigruppi e dalle associazioni ed enti locali cheoperano sul territorio della provincia diReggio E. riguardo diritti umani, disarmo,economia di giustizia, nonviolenza.La prima parte del percorso consisterànell’allestimento di due mostre itinerantiin occasione delle quali si svolgerà il semi-nario di educazione alla pace e alla giusti-zia “Globalizzazione, mondialità e benecomune” e il lancio delle due campagne“ControllArmi” e “No excuseTarget 2015”.La seconda parte sarà la creazione delle“Pagine Arcobaleno” un guida al consumoresponsabile, sostenibile e solidale del ter-ritorio di Reggio Emilia.

I° Percorso - Parte primaSala parrocchiale di Castelnovo Sotto (RE).Chiesa dei Servi a Novellara (RE).

Venerdì 28 ottobre, ore 21 a CastelnovoSotto “ Diritti Umani: fondamento di unnuovo ordine politico, giuridico ed economi-co mondiale?” con Marco Deriu, sociologo.

Venerdì 4 novembre, ore 21 a Novellara“Anatomia della globalizzazione” con Ro-berto Mancini, Università di Macerata.

Mercoledì 9 novembre, ore 21 a Novellara“Economia e coscienza collettiva” con donEnrico Chiavacci, teologo.

Mostra fotografica “Caucaso & Dintorni” diLivio Senigalliesi, testi di Carlo Gubitosa -Chiesa della Madonna, Castelnovo Sotto dal 15-16, 22-23, 29-30 ottobre e 1-2 novembre e dal 4al 20 novembre a Novellara. La mostra è legataalla campagna internazionale “ControllArmi”.

I° Percorso - Parte secondaSala conferenze Unione Cooperative (RE).

Sabato 26 novembre, ore 21 “Il coraggiodella profezia” con Fabio Corazzina,coordinatore nazionale di Pax Christi.

Venerdì 2 dicembre, ore 21 “Il diritto disognare” con Riccardo Petrella, Univer-sità di Lovanio.

Venerdì 9 dicembre , ore 21 “ Individuo ecomunità nell’età globale” con Elena Pul-cini, Università di Firenze.

Mostra Fotografica “Madagascar: tutti icolori del nero” di Ermanno Foroni. Pa-lazzo Calcagni, presso studio BB, via Gui-do da Castello, 19/1 a Reggio Emilia.La mostra sarà aperta dal 19 novembre al9 dicembre ed è legata alla campagna “ NoExcuse - Target 2015”.

II ° Percorso“Pagine Arcobaleno. Reggio Emilia e Pro-vincia” per promuovere un tipo di sviluppodiverso. L’obiettivo è quello di far conosce-re le piccole reti economiche solidali esi-stenti sul territorio, favorendone l’integra-zione e promuovendo quelle realtà che con-dividono le stesse scelte etiche.

Aderiscono:Rete Lilliput Reggio E.: Pax Christi - In-controtempo - Movimento Nonviolento -Gruppo Laico Missionario - Coop eAss.Mag 6 - 20dipace Castelnovo di Sotto- Tessuto del Mondo Novellara.Botteghe Commercio Equo Solidale: Ba-lam Quitzè, Bottega del Calabrone, Coop.Ravinala.Reggio Terzo Mondo – Centro Missiona-rio Diocesano - Granello di Senapa - Ber-retti Bianchi - ARCI Solidarietà - ATTAC- Amnesty International - Ass. JaimaSahrawi - Legambiente.

DarVoceCENTRO DI SERVIZIO

PER IL VOLONTARIATODI REGGIO EMLIA