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Provincia Autonoma di Trento - Servizio Pari Opportunità LA QUESTIONE DI GENERE Donne e sviluppo sostenibile

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Donne e Donne e sviluppo sostenibile sviluppo sostenibile

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sviluppo sostenibile sviluppo sostenibile

1.1 Dal femminismo alla questione di genere 1.2 L’eco-femminismo come approccio critico allo

sviluppo 1.3 Da “donne nello sviluppo” (WID) a “genere e

sviluppo” (GAD) 1.4 Donne, ambiente e sviluppo 1.5 Le dimensioni plurali dello sviluppo sostenibile e la

questione di genere

Schede di approfondimentoA. Glossario di genereB. Azione globale per le donne verso uno sviluppo sostenibile ed equo - capitolo 24 dell’Agenda 21C. Genere e sviluppo sostenibile nel Piano di implementazione di Johannesburg 2002

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Questo lavoro non è un trattato sulla questione femminile, ma un rapporto su “Donne e sviluppo sostenibile”.Proprio in quanto rapporto, nasce con lo scopo di fare il punto sull’informazione e sulle esperienze esistenti per defi nire percorsi possibili. Si tratta, sostanzialmente, di una “carta geografi ca” che aiuta a percorrere nuovi cammini dopo aver inventariato i sentieri già percorsi e aver osservato quelli signifi cativi, sentieri sia nel mondo delle idee che in quello delle pratiche.Il momento temporale in cui si colloca questo rapporto, fi ne 2004, non può dimenticare due fatti che, forse casuali o forse connessi unicamente nell’occhio di chi osserva, rappresentano le sponde naturali entro il quale si muove il rapporto:

- 10 dicembre 2004, assegnazione del premio Nobel per la pace a Wangari Maathai1, fondatrice del Green Belt Mouvement, una donna che da 30 anni si batte per l’ambiente in un’ottica integrata di conservazione delle risorse, democratizzazione e sviluppo di comunità,- 1° gennaio 2005, avvio del decennio delle Nazioni Unite dell’Educazione per lo sviluppo sostenibile2.Sostenibilità, questione di genere, governance e nuove modalità di prendere decisioni, sviluppo dal basso, sono questioni particolarmente sollecitate da questi due eventi che rappresentano anche gli ancoraggi da cui partire per ogni discorso o tentativo di mappare una situazione in fase di defi nizione, che per praticità viene chiamata “genere e sostenibilità”.

DECLINAZIONI DELLO SVILUPPO: DA DONNE E AMBIENTE A GENERE E SOSTENIBILITA’

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LA QUESTIONE DI GENERE

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DAL FEMMINISMO ALLA QUESTIONE DI GENERE

Milleottocentonovantasette, a tre anni dall’inizio del Novecento: in Italia viene pubblicata l’opera di Luigi Fichert dal titolo “Femminismo (Terzo sesso). Satira morale”. Per la prima volta nello Stivale si pronuncia la parola “femminismo”. Ma il vocabolo è di origine francese. E’ un neologismo medico coniato nel 1870 per descrivere il caso patologico in cui un maschio adulto ancora non ha sviluppato la sua virilità. A due anni di distanza lo stesso termine compare in un articolo di Alexandre Dumas fi glio, il quale ne fa uso per descrivere il movimento delle donne che agisce per rivendicare la parità con il genere maschile.Femminismo: una parola per “dire” una storia. Lunga come la Storia e sassosa come il cammino umano. E’ il percorso di una consapevolezza che ha contribuito a rendere la Storia una storia più diffusamente partecipata, facendo sentire più voci e lasciando al genere femminile il posto che di diritto gli spetta. La storia del femminismo, in realtà, scava più nel profondo rispetto al conio del vocabolo. In ogni porzione di globo ed in ogni epoca, si incrocia qualcuna che ha alzato la voce e l’indice della disapprovazione versus il silenzio impostole. La favola più bella è quella della principessa siberiana, eroina indimenticata nell’immaginario dell’est lontano, che si oppone agli emissari dello zar per salvare se stessa ed il suo popolo: la matriarca contro l’oppressore. Dopo le favole arrivano donne di cultura superiore che con le loro opere ed il loro contributo intellettuale hanno gettato le fondamenta dei movimenti femministi.Dal mille e trecento fi no alla Rivoluzione francese, i motivi di aggregazione e di lotta delle élites femminili sono costanti, sempre gli stessi: istruzione, lavoro, diritto a prendere parte alla vita politica e a quella religiosa, diritto di voto quando le democrazie cominciano a prendere corpo. Le prime idee femministe sorgono negli ambienti razionalisti e libertini del Seicento e in quelli illuministi del Settecento. Nei club e nei gruppi di studio femminili, si ritrovano in poche. Nel primo trattato femminista “L’uguaglianza tra uomini e donne”, scritto da Mademoiselle de Gournay nel 1622, si indica nell’educazione riservata alle donne la vera causa della loro inferiorità e si chiede agli uomini di aprire il mondo della cultura e della politica e del sacerdozio ad entrambi i sessi. Qualche decennio dopo in Inghilterra Elizabeth Mallet fonda il primo quotidiano del mondo: “The Daily Courant”. E’ durante la Rivoluzione francese che nascono i primi

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veri movimenti femministi. Nei “Cahiers de doleance” i gruppi femministi chiedono che il lavoro delle donne venga tutelato. Allo scoppio della Rivoluzione le francesi intervengono attivamente nelle vicende politiche. Ma la Restaurazione accompagna i diritti delle donne in basso, portando le azioni del femminismo al ribasso. Nel 1800 Madame de Stael lamenta la singolare condizione delle donne, non più considerate parte dell’ordine naturale e che ancora non partecipano all’ordine sociale. Ed è proprio nell’Ottocento che tornano sulla scena le rivendicazioni femministe, percepite in modo controverso. La questione femminile atterra anche nell’agone di discussione politica delle Internazionali socialiste. Nella prima Internazionale, i più ostili sono i proudhoniani. Di contro, August Bebel entra nel merito dell’analisi e propone un contributo che segnerà la storia del femminismo, infl uenzandone anche le teorie, con il suo “La donna e il socialismo”, pubblicato nel 1879. La questione è sempre in primo piano nei congressi di partito, seppure le posizioni a riguardo siano di segno opposto: sono le socialiste americane a contestare a Marx il primato della lotta di classe rispetto a quella dei sessi.In ogni Paese del mondo, nell’Ottocento il dibattito femminile anticipa le questioni di democrazia sociale di parecchi decenni. Eppure quello stesso argomentare impegnato ed intellettualmente alto spesso viene trasversalmente osteggiato. Della questione femminile per lungo tempo hanno consapevolezza solo le élites intellettuali femminili. In Italia, come su tutta la faccia del globo, il Paese-legale ha rincorso affannosamente quello reale, cercando di interpretarlo prima e di regolarmentarlo in nome del progresso sociale, poi. Anche nell’Italia post-Risorgimento, la Chiesa e le istituzioni cercano di riportare la donna nel suo tradizionale focolare silenzioso, cercando di defi nirne il ruolo come destino immutabile datole in sorte da Dio. Eppure è datata 1862, la prima opera post-risorgimentale, contenente tutti i concetti fondamentali del femminismo: “La donna e la scienza”, scritta da Salvatore Morelli, uomo del Meridione, attaccato da più parti per la sua innovativa visione della donna e per questo accusato di anticlericalismo. Dello stesso periodo storico è Anna Maria Mozzoni, lombarda d’origine, repubblicana e mazziniana. A soli tre anni dall’Unità d’Italia chiede a favore delle donne istruzione, parità con gli altri cittadini al raggiungimento della maggiore età, diritti elettorali e diritto a svolgere qualsiasi impiego e professione e diritto ad acquistare la cittadinanza anche senza matrimonio, equilibrio tra i coniugi, superamento dei doveri di obbedienza da parte delle donne. Le sue richieste la dicono lunga sullo stato della situazione effettiva della donna nel periodo post-unitario. La Mozzoni rappresenta l’ala più radicale del movimento

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poiché considera la questione femminile un problema sociale delle donne di ogni classe. Anna Maria Mozzoni rappresenta un punto avanzato del pensiero femminista: chiarisce bene che le donne non devono mai cedere all’idea di mostrarsi migliori degli uomini, ma devono piuttosto chiedere di essere trattate come loro. Era, insomma, scarsamente propensa a farsi gabbare. A suo complemento, Anna Kuliscioff, legata al Partito Socialista, dedica la sua attenzione alla donna lavoratrice. L’Italia cresce industrialmente, negli ultimi anni dell’Ottocento e le donne entrano nel mondo del lavoro come operaie delle fabbriche tessili e come mondine nelle campagne. Da qui la Storia d’Italia, quella dell’Europa e anche del mondo, prendono un ritmo più veloce. Il Novecento, anche per la storia dei movimenti femminili scivola via a gradini, strattonato dalle guerre, cullato nelle ideologie sviluppatesi nelle stanze dei partiti politici tradizionali, raccontato dai grandi romanzieri e dalla letteratura alla quale anche il movimento femminista è parte debitore. All’interno del Partito Socialista, la Kuliscioff non sa spiegarsi la rigidità dei compagni di partito di fronte ai movimenti femminili. Leone XIII, nella Rerum Novarum del 1891 ribadisce che le donne debbono essere soggette ai loro mariti e che l’uomo è a capo della donna. La questione è dibattuta e ciascuno prende posizione. Fino a che in occasione del primo congresso delle donne italiane, nel 1908, ancora una volta le donne devono fare un passo indietro e dichiarare che il loro movimento non è di lotta ma che opera per l’unione delle classi e per ricordare alle donne i motivi passati e futuri della loro gloria: la maternità e l’educazione dell’uomo.Al congresso, non è in programma la discussione del voto alle donne, anche sei poi questo argomento viene dibattuto ugualmente. Sorgono diffi coltà dovute alle differenti sensibilità culturali quando si dibatte il tema del divorzio. Da una parte si schierano le laiche e dall’altra le cattoliche che si staccano dall’Associazione nazionale delle donne e fondano l’Unione delle donne cattoliche. La via è tracciata e nel solco della rivendicazione dei diritti a breve si chiederà l’equiparazione dei salari e degli stipendi a quelli degli uomini. Ancora qualche anno ed il Parlamento dibatterà la questione del voto alle donne, contestualmente a quella agli analfabeti. E’ Turati a presentare l’emendamento. A discuterne c’è anche Giovanni Giolitti che considera il voto alle donne “un pericoloso salto nel buio”. Nel 1919 la Camera approva il voto alle donne ma il Senato pone il veto e la legge decade.Intanto incalza il Novecento. Le donne cominciano a sostituirsi agli uomini fuori e dentro le fabbriche durante le guerre. Fascismo, nazismo e i confl itti mondiali sono traumi sociali che ottengono un duplice effetto: scuotono con violenza inaudita tutti gli

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aneliti di rinnovamento sociale maturati fi no al momento e, al tempo stesso, li ingessano in una inoperosa fi ssità. L’evoluzione della classe politica maturata in seno ai partiti emergerà a guerre concluse. Lo stesso dicasi per i temi cari ai movimenti femminili.La conquista della partecipazione alla vita politica, la facoltà di scegliere e di prendere decisioni in questioni delicate che attengono alla sfera intima della donna porterà ad una evoluzione signifi cativa della società. Il dibattito sulle questioni femminili è tracciato ed accompagnerà tutto il secolo. A costruirlo sono stati secoli di silenzio e di umiliazioni, che hanno relegato le donne ai margini della Storia.I nomi delle donne che hanno scritto la storia del femminismo e che hanno lottato per la rivendicazione dei diritti sono molti. Impossibile citarli tutti.Eccone alcuni, in una carrellata simbolica ma parziale.Virginia Woolf: imbraccia la dura realtà del dirsi le cose e la dona al movimento femminista. Negli anni Settanta, la sua è la penna di maggiore prestigio. Alle donne indica la via dell’indipendenza per prendere parte al mondo della cultura e delle idee, conquistandosi l’indipendenza economica e conquistandosi una “stanza tutta per sé.” Il suo è un canto che si leva alto e che toglie il velo ai “Segreti, silenzi e bugie”, proprio come ha titolato Adrienne Rich la sua raccolta di saggi.Simone de Beauvoir: autrice de “Il secondo sesso”, pubblicato nel 1949, testo fondamentale del femminismo del dopoguerra. Le donne devono imparare a dire “noi”, innanzitutto. E’ per questo che, a differenza dei proletari e delle categorie deboli, le donne non fanno la storia. Non sono una classe ma una casta dalla quale non sanno uscire. Poi, Simone De Beauvoir attacca la psicoanalisi, interprete del sociale e dei comportamenti umani attraverso un’ottica maschile. Si dissocia dai marxisti, secondo i quali l’assoggettamento della donna nasce con la proprietà privata.Simone de Beauvoir inizia descrivendo il destino delle donne e conclude considerando la situazione delle donne. Il suo è un percorso di liberazione dall’oppressione, dall’inferiorità, dalla sua condizione di debolezza, perpetrata dalla sua condizione di alienazione culturale. Nel primo volume della sua opera Simone De Beauvoir demolisce i miti della cultura maschile ed è qui che dimostra che l’alienazione della donna è culturale. Nel secondo volume descrive l’esperienza vissuta ed analizza la formazione sessuale e le diverse situazioni nelle quali può trovarsi una donna. Per l’epoca fu uno scandalo. L’opera non si affermò subito come un testo militante. Ma ebbe un’onda lunga nella storia del femminismo. Il suo contributo risultò fondamentale anche per il dibattito delle femministe americane. Diede molto alle

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americane, ma senza le americane la sua rivolta sarebbe stata un assolo.Margareth Mead: è un’antropologa. In “Maschio e femmina” analizza le parti comuni e le differenze tra i sessi, evidenziandone limiti e potenzialità. Analizza il sistema educativo americano e denuncia la solitudine delle donne nelle famiglie moderne.Betty Friedan: casalinga americana, nata nel 1921 e laureatasi in fi losofi a, sposata con tre fi gli e residente nella periferia di New York. Comincia a pubblicare articoli e scrive un libro: “La mistica della femminilità”. Nel libro rivela l’insoddisfazione delle donne, relegate nell’ovatta intellettualmente improduttiva della casa poiché vi è un divario inaccettabile tra la loro capacità e l’attività che sono costrette a svolgere. Il successo è inatteso e clamoroso. La società è pronta per dibattere la questione femminista.Il femminismo ha fatto breccia nella società, attraverso i movimenti di liberazione della donna che hanno conosciuto la loro espressione più radicale negli anni Sessanta. Si è caratterizzato per la rivendicazione della parità con il genere maschile, attraverso l’espressione dell’identità femminile in tutte le forme della vita sociale. Per secoli la società è stata gestita e defi nita dagli uomini.L’eredità lasciata dai movimenti femministi nel mondo del lavoro, della vita quotidiana e della cultura è enorme.La presenza delle donne nel mondo politico concorrerà a ridefi nire le regole sociali ed a sdoganare i lavori considerati di seconda classe solo perché passati sotto silenzio. Al tempo stesso anche i movimenti femministi cambieranno gradualmente il loro abito mentale. Dal femminismo, fautore dell’uguaglianza, si passa all’”uguaglianza che deriva dalla consapevolezza della differenza.” Ci sono molti diritti da fare applicare, che riguardano la loro identità, il lavoro, l’amore, la cultura. “La liberazione delle donne va ben al di là del quadro delle lotte femministe, che si fermano spesso, al giorno d’oggi, alla critica del patriarcato e del fra-donne, senza proporre valori nuovi per vivere la differenza sessuale nella giustizia, civiltà e fecondità spirituale.” Così Luce Irigaray.Con lei si apre un’altra pagina della storia delle donne.Luce Irigaray, intellettuale francese, è la maggiore esponente dell’approccio di genere. La sua formazione è ricca e si compone dei diversi segmenti delle Scienze umanistiche: fi losofi a, psicologia, linguistica e letteratura.Parla e ragiona per conto delle donne, anche se le donne ancora non sono consapevoli della pregnanza semantica dei contenuti affrontati nell’investigazione della Irigaray. Non tutte le donne hanno trovato le parole per dirsi e per dire le cose.

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Irigaray considera la Storia ed i codici culturali dei quali da sempre il genere umano si è servito per interpretarla. E tutti sono codici binari, tensione versus scarica della tensione, guerra versus pace, seduzione versus tristezza post-coitum, ovvero simulazione della morte. L’unico modo per evitare la degenerazione verso i poli negativi appena citati è la procreazione. Il rapporto alla base della costituzione della società sarebbe quindi il rapporto tra madre-fi glio, uomo-donna e mai madre-fi glia. Irigaray considera la produzione scientifi ca e l’impostazione freudiana e la supera proponendo una chiave di lettura della realtà che consideri anche un’ambientazione dialogica e di analisi di tipo prettamente culturale. “La sessualità maschile ha nuovamente annientato l’individuazione umana in quanto ha consegnato la responsabilità di Eros all’uomo e non alla donna…La sessualità più comune in Occidente, quella descritta da Freud, quella vietata o biasimata dalle autorità spirituali, ma incoraggiata dai media e dai giornalisti, senza darsi il benché minimo pensiero per gli individui e senza una regolamentazione civile, corrisponde ad una sessualità maschile elementare, che si vuole irresistibile e utile alla riproduzione della specie, sessualità che distrugge la fi lotes di Afrodite.” La fi lotes è l’attributo specifi co di Afrodite: è la tenerezza. “Contrariamente a quello che si dice o che si crede generalmente, Afrodite non è una fi gura o una divinità che incita all’orgia sessuale, ma manifesta la possibile spiritualizzazione delle pulsioni e degli istinti ciechi tramite la dolcezza, la tenerezza, l’affetto.” Afrodite rappresenta l’incarnazione dell’amore. L’amore umano che prende la forma di una donna, nella sua forma sessuata (uomo e donna) ma ancora vicino al cosmo.Luce Irigaray propone una lettura profonda del rapporto tra i generi e dell’evoluzione dei rapporti umani. Dà vita ad una nuovo fremito culturale. Dal quale prenderà lettera e corpo un percorso consapevole del genere femminile, esprimendosi nei luoghi della politica e della cultura.Le donne- si diceva- non hanno ancora trovato le parole per dirsi le cose. Ci sia permesso di correggere il tiro. La consapevolezza e la cultura rappresentano le fossette di lancio dell’approccio di Luce Irigaray. Parte dell’universo femminile ha percorso quella strada. Una parte, invece, ancora è parcheggiata nel piazzale di una cultura di genere vecchia ma più rassicurante. Il ritorno all’oblio è una sirena dal canto noto all’orecchio femminile, dal quale spesso ci si lascia trarre in inganno.La storia della donna è ancora un lungo percorso in salita, un terreno fertile per la crescita collettiva e per un profi cuo dialogo culturale tra i generi oltre che per uno sviluppo culturale armonico e sostenibile.Ora e sempre, necessaria è la pratica della consapevolezza.

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L’ECO-FEMMINISMO COME APPROCCIO CRITICO ALLO SVILUPPO

Tra le rifl essioni che a partire dagli anni ’60 del secolo scorso cominciarono a porre in discussione il modello di sviluppo per gli impatti crescenti sull’ambiente e sulle diverse componenti sociali, la più signifi cativa, per gli scopi di questo lavoro, è l’eco-femminismo3.L’ecofemminismo, nato come movimento sociale e politico con caratterizzazioni fortemente antagoniste, verso gli anni ’80 del secolo scorso sceglie, come altri movimenti ed esperienze del mondo ambientalista, forme propositive di dialogo e integrazione con i processi in atto a livello internazionale inserendosi nelle rifl essioni sui percorsi dello sviluppo alternativo. Durante gli anni ’80, infatti, il movimento si istituzionalizza maggiormente con il contemporaneo apparire di riviste scientifi che e istituzioni di ricerca che si occupano della problematica.Benché il pensiero eco-femminista abbia più di 40 anni le rifl essioni sul rapporto tra emancipazione/esclusione femminile e impatti negativi dello sviluppo sembrano venire riscoperte (o inventate nuovamente) negli ultimi 10-15 anni, veicolate dal clima culturale dello sviluppo sostenibile.Per eco-femminismo si intende un insieme di pratiche sociali e di rifl essioni teoriche che nascono dalla integrazione tra il pensiero femminista e quello ecologista4.Il pensiero ecofemminista oscilla tra posizioni politiche radicali, che si rifanno ai fi loni dell’ecologia politica e dell’ecologia sociale5, e posizioni più mistico-religiose legate alle esperienze dell’ecologia profonda6. Da un lato prevale l’attenzione alla questione femminile e ai diritti di donne e uomini nelle diverse società, dall’altro prevale l’attenzione a un egualitarismo ecologico nel quale esseri umani, piante, animali e componenti abiotiche degli ecosistemi (quali aria, rocce, acqua) sono portatori degli stessi diritti.Tratto comune a tutte le esperienze eco-femministe è il riconoscimento di un parallelismo tra l’oppressione delle donne e l’oppressione della terra. La ricostruzione della genesi delle problematiche ambientali e della crisi ecologica provocata dal modello di sviluppo occidentale, consumatore di risorse, avviene in parallelo alla ricostruzione dei processi con i quali gli uomini hanno separato la società dalle naturali relazioni con la terra controllando e limitando il rapporto privilegiato tra donne e natura. Secondo il pensiero ecologista, la società occidentale si baserebbe sulla contrapposizione tra uomo-donna, natura-cultura, esseri umani-

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altri esseri viventi. Il pensiero eco-femminista vorrebbe invece ricostruire una relazione profonda tra società e natura, riscoprendo l’immagine della terra madre che dovrebbe sostituire l’immagine di una terra di nessuno, oggetto anonimo dal quale estrarre le risorse senza alcun vincolo e limite7.Al di là degli aspetti particolari e delle diverse sfumature teoriche, il contributo maggiore del pensiero eco-femminista nella elaborazione di modelli di sviluppo alternativi sta nel porre l’attenzione allo sviluppo come superamento delle separazioni8 e della rottura dei legami tra le diverse componenti del sistema socio-ambientale per scegliere la defi nitiva e contemporanea ricostruzione di più forti relazioni tra uomini e donne, sviluppo e ambiente.

DA “DONNE NELLO SVILUPPO” (WID) A “GENERE E SVILUPPO” (GAD)

Nella rifl essione sulle dinamiche tra sviluppo e questione femminile due passaggi sembrano particolarmente rilevanti9.Durante la fi ne del secondo decennio dello sviluppo promosso dalle Nazioni Unite (la decade 1970-1980), si è puntata l’attenzione sul ruolo delle donne nello sviluppo (WID, Women In Development).In base a questo approccio si dovevano utilizzare le risorse dello sviluppo per migliorare la condizione femminile ed esplicitare il ruolo delle donne nella realtà sociale: le donne venivano considerate, così, una categoria prioritaria di benefi ciari dei progetti di sviluppo.Benché si trattasse di un primo tentativo di priorizzare le azioni tenendo conto della componente femminile, l’approccio aveva due limiti fondamentali: la non considerazione delle disuguaglianze di partenza e della distribuzione del potere tra uomini e donne, e l’attenzione limitata solamente alle donne.Si trattava comunque di un passaggio obbligato che facilitava la rifl essione teorica e la rianalisi delle esperienze pratiche e portava alla defi nizione dell’approccio di genere.Durante gli anni ’90 del secolo scorso, il sistema delle Nazioni Unite compì un profondo riesame delle questione dello sviluppo puntando l’attenzione alle condizioni di disequilibrio di potere tra uomini e donne portando alla formulazione del nuovo approccio “genere e sviluppo” (GAD, Gender And Development).Secondo il GAD le strutture politiche, sociali, economiche e le politiche per lo sviluppo devono essere analizzate dal punto di vista delle relazioni di genere.Questa revisione concettuale ha portato alla formulazione della nuova strategia di gender mainstreaming come modello di intervento da

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adottare in tutte le azioni di sviluppo per promuovere l’uguaglianza di genere. L’ECOSOC (Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite) ha defi nito10 il gender mainstreaming come “il processo di valutazione delle implicazioni per donne e uomini di ogni azione pianifi cata, includendo la legislazione, rendendo le esperienze e i punti di vista degli uomini e delle donne una dimensione integrale nella defi nizione, attuazione, monitoraggio e valutazione di politiche e programmi in tutte le spere economiche, politiche e sociali in maniera tale che uomini e donne ne benefi cino in maniera equa e le disuguaglianze non siano perpetuate; l’obiettivo ultimo è raggiungere l’uguaglianza di genere”.

La questione del gender mainstreaming è strettamente correlata alla questione del potere e alla problematica del gender empowerment. L’eguaglianza tra donne e uomini richiede di riequilibrare la gestione del potere, quello che le Nazioni Unite11 chiamano il “cambiamento trasformativo” che porti le donne a partecipare alla costruzione

Genere

• Non è sinonimo di donne• Si riferisce ai ruoli sociali culturali economici e alle relazioni tra donne e uominiPrende in considerazione le differenti responsabilità di uomini e donne all’interno di differenti culture e luoghi

Gender Mainstreaming

Assicurare che l’uguaglianza di genere è la parte centrale di tutte le azioni di sviluppo

Indicatori sensibili al genere

Devono essere utilizzati per monitorare i progressi

nel raggiungimento dell’eguaglianza di genere

Analisi di genere

È uno strumento per rafforzare la elaborazione, la realizzazione

e la valutazione dei programmi e per rendere ogni programma

più effi ciente e rilevante nei confronti del genere

[Fonte: FAO]

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delle politiche e delle decisioni ad ogni livello della società. Secondo Kabeer12, l’empowerment non può essere concesso, ma deve essere auto-generato facilitando “l’accesso delle donne a risorse che permettano un maggior controllo delle loro vite, e la scelta del tipo di relazioni che esse vogliono vivere.”Un’analisi più dettagliata del passaggio dall’approccio WID al GAD è fornita dalla Moser13 (vedi tabella 0.1) che identifi ca una serie di tappe che porteranno poi alla maturazione del concetto di empowerment, punto nodale di ogni azione e rifl essione sulla relazione tra genere e sostenibilità.

DONNE, AMBIENTE E SVILUPPO

Dopo aver a lungo sottovalutato l’importanza delle donne nella realizzazione di uno sviluppo sostenibile, e aver spesso negato l’evidente contributo già dato fi nora, ci si sta, dunque, muovendo nella giusta direzione, affrontando in un’ottica di genere tutte quelle problematiche che interessano l’umanità. Nel raggiungimento della sostenibilità, le donne rivestono un ruolo particolare e preciso, non soltanto perché molto colpite o più sensibili alla questione, quanto per la funzione chiave che nella società svolgono in qualità di educatrici, consumatrici, fornitrici di assistenza sanitaria fondamentale o amministratrici delle risorse. La missione educativa di ogni donna all’interno della famiglia e della comunità la rendono attrice privilegiata dell’evoluzione necessaria e ne fanno il tramite propizio per un repentino cambiamento di mentalità.Signifi cativo è il fatto che questa presa di coscienza parta, spesso, proprio dalle donne.Un documento importante è rappresentato dall’ “Agenda 21 delle donne”, frutto di due anni di lavoro intenso del WEDO, Women’s Environment Development Organization, un collettivo internazionale che ha organizzato nel 1991 la ‘Conferenza di Miami: Congresso delle donne per un pianeta sano’, in preparazione al Vertice della Terra di Rio del giugno 1992. Durante la conferenza è stata fatta un’analisi impietosa, precisa e circostanziata dei danni ambientali del pianeta, rilevando a partire da casi concreti e testimonianze, come questi minaccino la salute umana. Troppo spesso, tra le prime vittime ci sono proprio le donne che, pur contribuendo in maniera rilevante allo sviluppo e al benessere dell’umanità, in forza di un quotidiano impegno in tutti gli ambiti dell’esistenza, costituiscono da sempre uno dei gruppi più vulnerabili della società. L’Agenda 21 delle donne è un documento di una ventina di pagine, espressione di una coscienza politica acuta e lungimirante. In esso vengono raccolte

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Welfare

Primi approcci tra il 1950-70. L’idea originale era di portare le donne all’interno dello sviluppo come madri migliori. Le donne erano viste come benefi ciari passivi dello sviluppo. Si riconosceva il ruolo riproduttivo della donna e si cercava di rispondere ai bisogni e alle priorità di tale ruolo attraverso misure top down di aiuto alimentare, riduzione della malnutrizione, pianifi cazione famigliare.

Equità

Si tratta del primo, originale, vero approccio WID, utilizzato tra il 1975-1985 durante la decade delle donne promossa dalle Nazioni Unite. L’obiettivo era di migliorare l’equità per le donne che erano viste come partecipanti attive nello sviluppo. Si riconosceva alle donne il triplo ruolo, cercando di rispondere ai bisogni e alle priorità strategiche di genere attraverso interventi diretti dello stato nell’aumentare l’autonomia politica ed economica e ridurre l’ineguaglianza rispetto agli uomini. Si trattava di sfi dare la posizione subordinata delle donne.

Anti povertà

Il secondo approccio WID sposta l’attenzione sulla produttività delle donne povere. La povertà delle donne è visto come conseguenza del sottosviluppo e non della subordinazione. Viene riconosciuto il ruolo produttivo delle donne e si cerca di rispondere ai bisogni e alle priorità delle donne di avere un reddito, puntando su progetti di generazione di reddito a piccola scala.

Effi cienza

Si tratta del terzo approccio WID adottato in particolare nella decade 1980-1990 parallelamente alla crisi del debito dei paesi in via di sviluppo. L’obiettivo è di assicurare che lo sviluppo sia più effi ciente ed effi cace attraverso il contributo economico delle donne e la partecipazione spesso vista equivalente all’equità. Si cercava di rispondere ai bisogni e alle priorità dei tre ruoli della donna con un approccio elastico ai tempi delle donne.

Empowerment

Si tratta della prima fase dell’approccio post-WID promosso dalle donne dei paesi in via di sviluppo o prima fase GAD. L’obiettivo è di rafforzare le donne attraverso l’auto-organizzazione (self-reliance). Si riconosce il triplo ruolo delle donne e si cerca di rispondere ai bisogni e alle priorità strategici delle donne indirettamente attraverso la mobilitazione dal basso sui bisogni partici di genere.

Equità e diritti umani

Si tratta dell’approccio GAD più recente emerso dalla quarta conferenza delle donne di Pechino (1995) e ampiamente adottato dai governi e dalle agenzie di aiuto internazionale. Si introduce il concetto di equità come diritto umano, si sottolinea che le questioni della condivisione del potere e una più equa partnership tra uomini e donne sono prerequisiti sociali, economici e politici per uno sviluppo sostenbile e centrato sulla persona.

TAB.0.1 IL CONCETTO DI EMPOWERMENT

[Fonte: Moser, 1993]

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le idee chiave del pensiero femminile sulla questione dello sviluppo sostenibile, in seguito riprese e approfondite nelle diverse conferenze internazionali. Si tratta di una constatazione lucida e di un progetto di società molto costruttivo, responsabile ed innovatore, che contiene un preambolo, “Per un pianeta sano”, e tredici capitoli che, descrivendo il contesto contemporaneo, chiariscono collegamenti e interconnessioni tra il degrado ecologico e le più diverse condizioni di vita. In particolare si fa riferimento alle disparità di accesso alle risorse e alle ricchezze, si analizza la relazione tra economie di guerra, confl itti armati e ambiente, si prende atto dell’assenza di valori morali e spirituali e dello scarso senso di responsabilità verso le generazioni future. Il documento insiste in particolare sulla necessità di una suddivisione equa del potere tra donne e uomini, in ogni stadio e per tutte le forme di decisione, affi nché la questione dello sviluppo sostenibile sia davvero appannaggio di tutti. La promozione dell’uguaglianza di genere e dell’empowerment delle donne come condizioni essenziali per la sostenibilità ambientale emerge poi in tutti i documenti fi nali e negli obiettivi previsti dalle diverse conferenze mondiali dell’Onu: da ricordare, soprattutto, il “Summit sulla Terra” del 1992 a Rio de Janeiro, la “Conferenza sulle donne” del 1995 a Pechino, e il “Summit sullo sviluppo sostenibile” del 2002 a Johannesburg.C’è dunque da auspicare che sempre più donne raggiungano posizioni decisionali, dove possono infl uenzare meglio la gestione sostenibile delle risorse naturali. Ma sarà soprattutto l’acquisizione di una maggior consapevolezza del loro ruolo che permetterà alle donne stesse di farsi ascoltare, così da combattere anche quegli aspetti eminentemente sociali che contribuiscono al degrado ambientale come, tra gli altri, la povertà, la sovrappopolazione e, appunto, la disparità di genere.L’implicazione delle donne nei piani di sviluppo ambientale, su scala mondiale o in ambito locale, può contribuire a ricavare conoscenze più particolareggiate dei modelli quotidiani di esistenza, conducendo alla realizzazione di politiche ambientali più sensibili, che tengano conto non soltanto dei mutamenti socioeconomici, ma considerino e valorizzino anche le diversità culturali e di genere.Inoltre, l’impegno delle donne può contribuire a valutare gli impatti positivi, negativi e neutri delle diverse politiche ambientali.E’ innegabile, quindi, che il valore attribuito alla sostenibilità stia aumentando grazie all’impegno delle donne, soprattutto per l’importanza che esse conferiscono al settore informale e alla vita privata. Ma meriterebbe di essere valorizzata e accresciuta anche tutta quell’offerta formativa, istituzionale ma non solo, che coniuga la questione di genere con le problematiche della sostenibilità.

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Un’adeguata formazione non può che giovare al miglioramento dell’empowerment femminile, con ricadute benefi che sulle politiche ambientali.

LE DIMENSIONI PLURALI DELLO SVILUPPOSOSTENIBILE E LA QUESTIONE DI GENERE

La rifl essione oramai pluridecennale del rapporto tra sviluppo e ambiente, che ha maturato negli scorsi 20 anni il concetto di sviluppo sostenibile, durante il vertice di Rio de Janeiro è stata sottoposta ad un importante punto di svolta.Con Rio si può dire che lo sviluppo sostenibile “muore” come riduzione della problematica dello sviluppo alla relazione con la dimensione ambientale e viene inaugurata una nuova fase delle rifl essioni dello sviluppo caratterizzata dall’attenzione agli attori sociali.Negli ultimi 10-15 anni la tematica dello sviluppo sostenibile sembra passata di moda e l’aggettivo sostenibile, che accompagnava il sostantivo sviluppo, lascia sempre più il posto ad altri aggettivi quali “locale” o “istituzionale”. Si assiste a processi contrapposti che da un lato tendono a superare e dimenticare la questione ambientale e dall’altro cercano di integrare nel concetto maturo di sviluppo sostenibile una quarta dimensione: quella politica.Lo sviluppo diverso dovrebbe quindi vedere un equilibrio virtuoso non solo tra economia, ecosistemi, società, ma anche includere la defi nizione di nuove istituzioni nei quali, poteri, interessi, diritti, trovino la via adeguata alla loro espressione.Ecco allora che in questa fase “istituzionale” dello sviluppo sostenibile ben si inserisce tutta la rifl essione sul genere e su una nuova governance che sappia includere nei processi decisionali oltre ai diversi attori sociali la loro ulteriore articolazione in genere14 ed età (uomini donne, anziani e giovani).Nell’Agenda 21 sottoscritta a Rio il capitolo 24 è intitolato “Azione globale per le donne verso uno sviluppo sostenibile ed equo”; il capitolo apre la terza parte dell’Agenda 21 dedicata appunto al rafforzamento del ruolo dei “major groups”.Le donne sono considerate quindi un attore sociale importante per raggiungere lo sviluppo sostenibile. Di fatto se il capitolo 24 si occupa nello specifi co delle strategie necessarie alla equa partecipazione delle donne per raggiungere lo sviluppo sostenibile, tutto il documento affronta in più parti la questione del genere mettendo in pratica il gender mainstreaming. Forse l’impegno più deciso dell’Agenda 21 riguarda il punto 24.2 c),

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che prevede di “sviluppare ed avviare entro il 2000 una strategia di cambiamenti necessari ad eliminare gli ostacoli costituzionali, legali, amministrativi, culturali, comportamentali sociali ed economici, alla piena partecipazione delle donne nello sviluppo sostenibile e nella vita pubblica”.In realtà la questione donne e sviluppo sostenibile non è stata oggetto di valutazione né nel corso di Rio +5 e nemmeno a Johannesburg. Pertanto, in questo ultimo decennio si è provveduto prevalentemente a “rigenerare” la questione di genere nelle politiche dello sviluppo sostenibile in termini di raccomandazioni e richiami più che di reali valutazioni delle azioni intraprese.Le conferenze internazionali che si sono svolte nel corso del decennio tra il 1992 ed il 2002 hanno defi nito un quadro di riferimento delle questioni che devono essere prese in considerazione per raggiungere l’equità di genere nello sviluppo sostenibile15:

• donne diritti umani e controllo delle proprie vite,• sradicamento della povertà,• accesso delle donne alle risorse ed ai servizi,• gestione e controllo delle risorse da parte delle donne,• globalizzazione,• fi nanza per lo sviluppo,• salute compresa la sanità ambientale.

Per il raggiungimento dell’equità di genere nello sviluppo sostenibile sono state individuate le seguenti strategie:

• piena ed equa partecipazione delle donne nella formulazione di tutte le politiche ed i processi decisionali,• coscientizzazione, costruzione di competenze, educazione e formazione di uomini e donne e di tutte le persone in posizioni decisionali in tutti i settori ed a tutti i livelli includendo i cambiamenti nei curricula, campagne informative, sviluppo di percorsi formativi attenti al genere, linee guida per il gender mainstreaming, ecc. ,• meccanismi istituzionali per l’avanzamento delle donne,• rendere disponibili dati disaggregati in base al genere e supportare ricerche rilevanti,• raccogliere e condividere buone pratiche a livello locale, nazionale, internazionale, includendo commissioni tecniche per la revisione delle buone pratiche e la promozione delle strategie di successo.

Dettagli maggiori sui documenti principali di questo decennio sono disponibili nella prima parte di questo rapporto.Nel piano di implementazione di Johannesburg16 (2002) la questione genere è richiamata in numerosi punti nel corso del documento in

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particolare nelle seguenti aree di azione:• Sradicamento della povertà,• Cambiamento dei modelli di consumo insostenibile,• Protezione e gestione delle risorse naturali,• Salute e sviluppo sostenibile,• Sviluppo sostenibile per l’Africa.

In tutte queste aree viene richiamata la necessità di elaborazione di politiche e di presa di decisioni che coinvolgano le donne, l’esigenza di adottare la prospettiva di genere nella formulazione delle scelte, per garantire l’equità di genere e l’accesso all’informazione.Negli strumenti di attuazione del piano ai fi ni di perseguire lo sviluppo sostenibile vengono proposti:

• strumenti normativi e politici attenti al genere (96),• educazione e formazione che garantisca l’equità di genere (93),• integrazione della prospettiva di genere negli indicatori di sviluppo sostenibile (119).

Il piano di implementazione conclude defi nendo il quadro istituzionale per lo sviluppo sostenibile, cioè “La buona governance essenziale per lo sviluppo sostenibile. Politiche economiche adeguate, istituzioni democratiche rispondenti ai bisogni dei cittadini e buone infrastrutture sono le basi per una crescita economica sostenibile, sradicamento della povertà, creazione di impiego. Libertà, pace e sicurezza, stabilità interna, rispetto per i diritti umani, incluso il diritto alla sviluppo, la certezza della legge, l’eguaglianza di genere, le politiche orientate al mercato, e soprattutto un impegno per una società giusta e democratica sono essenziali e reciprocamente rafforzanti.” (120 bis).Nel piano si richiama il ruolo dell’ECOSOC (Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite) a intensifi care gli sforzi per assicurare che il gender mainstreaming sia parte integrante delle attività riguardanti l’attuazione dell’Agenda 21 (126g).A livello nazionale il rafforzamento del quadro istituzionale per lo sviluppo sostenibile deve prevedere la partecipazione delle donne alla formulazione delle politiche e alla presa di decisioni (146 bis) e l’adozione del mainstreaming e della prospettiva di genere in tutte le attività.

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GLOSSARIO DI GENERE

Un glossario è una raccolta di vocaboli riferiti ad un ambito specifi co o propri di una disciplina, accompagnati da una defi nizione o in alcuni casi da altre osservazioni. Il glossario proposto in questo lavoro è una raccolta di concetti e termini riferiti all’ambito preciso del “genere”.

La scelta di proporre questo strumento è scaturita innanzitutto dal fatto che il documento in questione “Donne e Sviluppo Sostenibile. Tra documenti, prassi, e prospettive” è destinato ad un pubblico eterogeneo di attori che potrebbe possedere una maggiore o minore familiarità con alcuni degli ambiti trattati e di conseguenza con il linguaggio specifi co.

Inoltre, avviare delle rifl essioni sulla sostenibilità dello sviluppo rispetto a temi come la diversità di genere e di cultura, equivale comunque a muoversi in un terreno ancora poco indagato nel quale termini e signifi cati devono necessariamente essere chiari e inequivocabili.

Lungi dall’essere esaustivo, il glossario proposto deve essere considerato uno strumento dinamico e incrementabile che accompagni l’intero percorso di reporting seguendone le evoluzioni.

Per l’articolazione, si è optato per una presentazione dei termini in ordine alfabetico e non tematico.

In totale il glossario raccoglie e integra diversi concetti/termini, che sono stati selezionati e/o rielaborati, esclusivamente da fonti uffi ciali comunitarie e nazionali.

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ANALISI COMPARATIVA DELLE PRESTAZIONILa defi nizione di un criterio, di uno standard o di un riferimento in base al quale fi ssare obiettivi e misurare i progressi compiuti.

ANALISI COMPARATIVA DI GENERELo studio delle differenze in materia di condizioni, bisogni, tassi di partecipazione, accesso alle risorse e allo sviluppo, gestione del patrimonio, poteri decisionali, e di immagine tra donne e uomini nei ruoli tradizionalmente assegnati loro in base al genere.

ASSISTENZA ALLE PERSONE NON AUTONOMEErogazione di cura e assistenza alle persone in tenera età, malate, anziane, disabili o non autonome.

AZIONE POSITIVA Misure indirizzate ad un gruppo particolare al fi ne di eliminare e prevenire la discriminazione o di compensare gli svantaggi derivanti dagli atteggiamenti, dai comportamenti e dalle strutture esistenti (talvolta è detta anche discriminazione positiva).

BARRIERE INVISIBILIAtteggiamenti e mentalità tradizionali, norme e valori che frenano l’accesso alle donne alle risorse e allo sviluppo e ne impediscono la piena partecipazione alla società.

BUONE PRATICHECon questo termine si fa riferimento alla decisione 95/593/CE del 22 dicembre 1995 del Consiglio della Comunità Europea che istituisce un programma di azione comunitaria a medio termine (1996-2000) per le pari opportunità per le donne e gli uomini.Per buone prassi si possono intendere attività transnazionali di promozione, di sviluppo e di sperimentazione di metodi, strategie e azioni volti a favorire i cambiamenti di mentalità e a promuovere la dimensione di parità e di opportunità in settori specifi ci e nell’elaborazione, nell’attuazione e nel monitoraggio di tutte le politiche e azioni dell’Unione Europea e degli Stati Membri, nel rispetto delle rispettive competenze.

CENTRO D’ACCOGLIENZA Un rifugio per le donne e i bambini vittime di violenza domestica (ricovero, centro d’emergenza).

COADIUVANTI I coniugi di persone che espletano un’attività lavorativa, di solito in

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qualità di lavoratori autonomi o altre attività di natura indipendente, laddove il coniuge reca un importante contributo all’attività lavorativa, ma non riceve necessariamente una remunerazione diretta per il suo lavoro e spesso non ha titolo alle prestazioni della protezione sociale.

COLLABORATORE NELL’IMPRESA FAMILIAREUn membro della famiglia che lavora in un’impresa a conduzione familiare quale ad esempio un’azienda agricola, un negozio, una piccola impresa o un’attività di libero professionista.

COMMERCIO DEL SESSO Il commercio di esseri umani, essenzialmente donne e bambini, a fi ni di sfruttamento sessuale.

CONCILIAZIONE DI VITA PROFESSIONALE E VITA FAMILIAREL’introduzione di sistemi che prendono in considerazione le esigenze della famiglia, di congedi parentali, di soluzioni per la cura dei bambini e degli anziani, e lo sviluppo di un contesto e di un’organizzazione lavorativi tali da agevolare la conciliazione delle responsabilità lavorative e di quelle familiari per le donne e gli uomini.

CONDIVISIONE DEL LAVORO Si verifi ca quando un unico posto di lavoro, con la sua retribuzione e le condizioni attinenti, è condiviso di solito da due o più persone che lavorano in base ad un sistema di rotazione o a un piano concordato.

CONDIZIONE E POSIZIONELa posizione è rappresentata dal posto delle donne nella società in relazione a quella degli uomini. La posizione implica il potere, lo status e il controllo sulle decisioni e sulle risorse. La condizione è data invece dalle concrete, materiali circostanze in cui uomini e donne vivono: il lavoro che svolgono, le specifi che diffi coltà che sperimentano nel portare avanti i loro incarichi in relazione alle loro responsabilità, la loro capacità di soddisfare i propri bisogni essenziali (acqua, cibo,educazione, ecc.).

CONFERIMENTO DI RESPONSABILITÀProcesso avente lo scopo di dare e sviluppare le proprie capacità al fi ne di confi gurare attivamente la propria vita e quella della propria comunità in termini economici, sociali e politici.

CONGEDO DI MATERNITÀ Congedo cui una donna ha diritto per un periodo continuativo

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concesso prima e/o dopo il parto conformemente alla legislazione e alle prassi nazionali (direttiva del Consiglio 92/85/CEE del 19/10/92, GU L 348/1).

CONGEDO DI PATERNITÀ Congedo limitato nel tempo di cui può fruire il padre di un bambino al momento della nascita oppure periodi di congedo di cui si può avvalere un padre alla cura dei fi gli su base annuale o pluriannuale.

CONGEDO PARENTALE Il diritto individuale, in linea di principio su base non trasferibile, a fruire di un congedo per tutti i lavoratori e le lavoratrici dopo la nascita o l’adozione di un bambino per consentire loro di prendersene cura (direttiva del Consiglio 96/34/CEE, del 19/06/96, GU L 145).

CONGEDO PER MOTIVI FAMILIARIIl diritto a fruire di un congedo per motivi familiari e che può essere o non essere spartito tra i genitori.

CONSIDERAZIONE DELLA SPECIFICITÀ DI GENERELa considerazione e l’attenzione per le differenze legate al genere in qualsiasi ambito/attività politici.

CONTO COMPLEMENTARE Un conto uffi ciale separato ma coerente rispetto ai conti nazionali.

CONTRATTO SOCIALE IN BASE AL SESSOUn insieme di regole implicite ed esplicite che disciplinano le relazioni donne-uomini e che attribuiscono diverso lavoro e valore, diverse responsabilità e obblighi agli uomini e alle donne. Esso interviene su tre livelli: la sovrastruttura culturale (le norme e i valori della società), le istituzioni (la famiglia, il sistema sociale, quello educativo e quello lavorativo) e i processi di socializzazione soprattutto nell’ambito della famiglia.

CUSTODIA DEI BAMBINI Un concetto ampio che concerne l’erogazione di servizi di natura pubblica, privata, individuale o collettiva onde soddisfare i bisogni dei bambini e dei genitori (raccomandazione del Consiglio 92/241/CEE del 31/03/92, GU L 123).

DATI DISAGGREGATI IN BASE AL SESSOLa raccolta e la classifi cazione di dati e di informazioni statistiche per genere al fi ne di consentire un’analisi comparativa/un’analisi di genere.

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DATI STATISTICI DISAGGREGATI PER SESSOLa raccolta e la classifi cazione di dati e informazioni statistiche in base al sesso per consentire un’analisi comparativa, può essere denominata anche statistiche disaggregate per genere.

DEFICIT DEMOCRATICO Effetto dell’inadeguato equilibrio tra i sessi che delegittima il sistema democratico.

DEMOCRAZIA FONDATA SULLA PARITÀIl concetto per cui la società è composta pariteticamente di donne e uomini, ragion per cui il loro pieno e equo godimento della cittadinanza è legato alla loro equa rappresentanza ai livelli decisionali in ambito politico. La partecipazione bilanciata o equivalente delle donne e degli uomini con una loro rappresentazione che vada dal 40 al 60% costituisce un principio della democrazia in un contesto democratico pieno.

DESEGREGAZIONE DEL MERCATO DEL LAVOROPolitiche volte a ridurre o a eliminare la segregazione (verticale/orizzontale) dei generi sul mercato del lavoro.

DIFFERENZIALE RETRIBUTIVO FRA I SESSILa differenza tra la retribuzione media degli uomini e quella delle donne a seguito di segregazione delle mansioni e di discriminazione diretta.

DIGNITÀ SUL LAVORO Il diritto al rispetto e in particolare alla protezione contro le molestie sessuali e altre forme di molestie sul posto di lavoro (risoluzione del Consiglio 90/C 157/02 del 29/05/90, GU C 157).

DIMENSIONE DI PARITÀ Il modo in cui si confi gurano le questioni pertinenti alla parità.

DIRETTIVE SULLA PARITÀ DI TRATTAMENTODirettive che estendono la portata del principio di pari trattamento per gli uomini e le donne (che inizialmente, nel Trattato di Roma, riguardava esclusivamente la retribuzione). Il principio è stato esteso ad ambiti quali l’accesso al lavoro, alla formazione e alla promozione professionali e le condizioni di lavoro (direttiva del Consiglio 76/207 del 09/02/76, GU L 39), ai regimi obbligatori di sicurezza sociale (direttiva del Consiglio 79/7 del 19/12/78, GU L 6), ai regimi professionali di sicurezza sociale (direttiva del Consiglio

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86/378/CEE del 24/07/86, GU L 225), a coloro che esercitano un’attività autonoma, ivi comprese le attività nel settore agricolo (direttiva del Consiglio 86/613/CEE dell’11/12/86, GU L 359), alle lavoratrici gestanti, puerpere o in periodo di allattamento (direttiva del Consiglio 92/85/CEE del 19/10/92, GU L 348) e a coloro che fruiscono di un congedo parentale (direttiva del Consiglio 96/34/CEE del 19/06/96, GU L 145).

DIRITTI DERIVATIDiritti, segnatamente prestazioni della sicurezza sociale o diritti in materia di residenza, che un individuo matura in funzione del rapporto con un’altra persona, di solito di parentela, matrimonio o coabitazione.

DIRITTI INDIVIDUALI Diritti maturati direttamente da un individuo (in contrapposizione ai diritti derivati).

DIRITTI IN MATERIA DI PROCREAZIONEIl diritto di qualsiasi individuo o di qualsiasi coppia di decidere liberamente e in modo responsabile il numero, la cadenza e il periodo in cui mettere al mondo i fi gli e di disporre delle informazioni e dei mezzi par farlo oltre al diritto di raggiungere i massimi standard di salute sessuale e riproduttiva.

DIRITTI UMANI DELLE DONNE I diritti umani delle donne e delle bambine intesi quali parte inalienabile, integrale e indivisibile dei diritti umani universali comprendenti anche il concetto di diritti in materia di procreazione.

DISCRIMINAZIONE - DIRETTAQuando una persona è trattata meno favorevolmente in ragione del suo sesso.

DISCRIMINAZIONE - INDIRETTAQuando una legge, un regolamento, una politica o una prassi, apparentemente neutri, hanno un impatto sproporzionatamente avverso sui rappresentanti di un unico sesso a meno che la differenza di trattamento possa essere giustifi cata da fattori oggettivi (direttiva del Consiglio 76/207 del 09/02/76, GU L 39).

DISCRIMINAZIONE POSITIVA Vedi Azione positiva.

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DISOCCUPAZIONE Rispetto alla manodopera totale è il numero di persone registrate in quanto prive di lavoro, alla ricerca di un posto di lavoro e attualmente disponibili ad accettarne uno (Indagine della Comunità europea sulle forze di lavoro).

DISOCCUPAZIONE OCCULTA Persone disoccupate che però non soddisfano i requisiti dei sistemi nazionali di registrazione dei disoccupati (requisiti che possono escludere le donne in particolare).

DISPARITÀ TRA I GENERI Le disparità riscontrabili in qualsiasi ambito tra le donne e gli uomini per quanto concerne i loro livelli di partecipazione, accesso, diritti, retribuzione o prestazioni d’altro genere.

DIVARIO RETRIBUTIVO FRA I SESSILa differenza tra la retribuzione media degli uomini e quella delle donne.

DIVERSITÀ Le differenze in materia di valori, atteggiamenti, prospettive culturali, credenze, radici etniche, orientamento sessuale, abilità, conoscenze ed esperienze di vita di ciascun individuo riscontrabili in un gruppo di persone.

DIVISIONE DEL LAVORO (PER SESSO)La divisione del lavoro retribuito e non retribuito tra le donne e gli uomini nella vita privata e in quella pubblica.

ECONOMIA SOMMERSA/ LAVORO SOMMERSOAttività economiche non retribuite che vanno a diretto vantaggio del nucleo familiare o di nuclei familiari di amici e parenti su base reciproca, compreso il lavoro domestico quotidiano e tutta una serie di attività di autosostentamento e/o attività professionali quale occupazione unica o secondaria, esercitate a fi ni di lucro e in forma non occasionale, ai limiti o al di fuori degli obblighi legali, normativi o contrattuali, ad esclusione però delle attività informali che rientrano nell’economia del crimine.

EQUITA’ DI GENEREL’equità di genere sottintende il giusto trattamento di donne e uomini. Per assicurare l’equità, scelte e misure spesso devono essere in grado di compensare svantaggi storicamente e socialmente determinati che

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impediscono agli uomini e alle donne di operare ad uno stesso livello. L’equità è strettamente collegata alla giustizia.

EMPOWERMENTLetteralmente ‘’accrescere in potere”, consiste essenzialmente nella crescita costante, progressiva e consapevole delle potenzialità degli esseri umani, accompagnata da una corrispondente crescita di autonomia ed assunzione di responsabilità. I programmi centrati sull’empowerment tendono ad aumentare il senso del potere personale del soggetto, ma anche la sua capacità di leggere la realtà che lo circonda, individuando condizionamenti e minacce, ma anche occasioni favorevoli ed opportunità. Il termine empowerment pone l’accento sulla necessità della piena partecipazione delle donne al potere economico, politico e sociale nei rispettivi paesi.

FAMILY FRIENDLY Politiche e misure che si propongono di favorire la conciliazione tra responsabilità professionali e familiari.

FEMMINILIZZAZIONE DELLA POVERTÀLa crescente incidenza e prevalenza della povertà tra le donne rispetto agli uomini.

FEMMINISMO Il femminismo è un movimento che si batte per il raggiungimento dei diritti sociali, politici ed economici in maniera equa da parte degli uomini e delle donne. E’ la lotta per porre fi ne all’oppressione sessista. Il suo scopo non è benefi ciare esclusivamente uno specifi co gruppo di donne, una particolare razza o classe né, tanto meno, privilegiare le donne rispetto agli uomini.

FLESSIBILITÀ DELL’ORARIO DI LAVOROFormule d’orario che offrono diverse possibilità in relazione al numero di ore lavorate e soluzioni quali rotazioni, turni o organizzazioni del lavoro in base alla giornata, alla settimana, al mese o all’anno.

FORMAZIONE PROFESSIONALEQualsiasi forma educativa che prepara ad una qualifi ca per una particolare professione, attività o occupazione o che fornisce le abilità necessarie per tale professione, attività o occupazione (Corte di Giustizia europea, Causa Gravier 293/83 Raccolta della giurisprudenza della Corte 1985).

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FRAMEWORKS PER UN’ANALISI DI GENEREI frameworks per un’analisi di genere sono strumenti pratici utilizzati per integrare l’analisi di genere alla ricerca e pianifi cazione sociale. Essi si focalizzano su specifi ci fattori della vita di uomini e donne e la scelta rifl ette l’ambito di valori e convinzioni in cui crede l’ideatore degli stessi. Essi infl uenzeranno inevitabilmente il tipo di interventi di sviluppo adottati in conseguenza. E’ importante, perciò, essere consapevoli, per quanto possibile, del pensiero che sta alla base dei vari frameworks. Per l’analisi di genere, alcuni dei più importanti indicatori disponibili sono:-Harvard Analytical Framework -Gender Analysis Matrix -Women’s Empowerment Framework

GENDER AND MEN Il genere è spesso visto come un aspetto dell’identità sociale degli uomini. Ciò deriva dalla tendenza a considerare le caratteristiche e gli attributi maschili come la norma, essendo quindi quelli femminili una variazione dalla norma. In realtà, le esistenze e le attività sia degli uomini che delle donne sono fortemente infl uenzate dal genere. In molte società gli uomini tendono ad avere più ampie possibilità e maggiori opportunità di accesso alle risorse rispetto alle donne, come risultato di ordinamenti di legge, politiche e istituzioni che fanno proprie attitudini e pratiche legate a ciò che è considerato appropriato rispettivamente, per gli uomini e per le donne nella società costituita.

GENDER BIASED (DISCRIMINAZIONI DI GENERE)Il termine si riferisce alle forme di discriminazione che vanno dall’esclusione delle donne dai principali programmi di sviluppo, alle disuguaglianze nei salari, alla sistematica violenza contro le donne. Nella sua forma più diffusa, si può riassumere nella distribuzione diseguale delle risorse, siano esse credito, educazione, formazione, lavoro, informazione.

GENDER GAPNella classifi cazione dell’universo femminile e dell’universo maschile, si operano le classifi cazioni necessarie. Anche all’interno di queste classifi cazioni, può accadere che le stesse metodologie applicate alle donne e agli uomini seguano percorsi diversi. Questa differenza di procedimento si defi nisce Gender Gap.

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GENDER-RELATED DEVELOPMENT INDEX (GDI) o INDICE DI SVILUPPO IN RELAZIONE AL GENERE Dal 1995 l’UNDP, il programma di sviluppo delle Nazioni Unite, ha elaborato un indice si sviluppo collegato al genere, il Gender-related Development Index (GDI), e una misura di sviluppo del genere, Gender Empowerment Measure (GEM), incrementando l’indice di sviluppo umano, Human Development Index (HDI) con il raggiungimento della relativa percentuale di genere in aree simili. Il GDI considera le disuguaglianze tra uomini e donne rilevate dagli stessi indicatori sociali come nel caso di quelli usati nell’HDI. L’indice registra la media dei progressi di ogni nazione nell’aspettativa di vita, nell’accesso e nei risultati educativi, in relazione al grado di disuguaglianza nel raggiungimento da parte di uomini e donne.

GENDER EMPOWERMENT MEASURE (GEM) o MISURA DELLO SVILUPPO DI GENERELa misura dello sviluppo di genere, Gender Empowerment Measure (GEM), è concettualmente differente dal Gender-related Development Index (GDI). Esso non focalizza l’attenzione sull’impatto delle disuguaglianze di genere nello sviluppo complessivo di una nazione, ma sulla portata dell’uguaglianza di genere nel potere economico e politico. Tenta di misurare non tanto il raggiungimento del benessere quanto la parità di rappresentanza.

GENERE Un concetto che esprime le differenze sociali tra le donne e gli uomini che sono state apprese. Esse cambiano col tempo e variano all’interno delle singole culture e culture.

GLASS CEILING (SOFFITTO DI CRISTALLO O SOFFITO DI VETRO)La barriera invisibile derivante da una complessa interazione di strutture nell’ambito di organizzazioni a dominanza maschile che impediscono alle donne di accedere a posizioni di responsabilità.

IDENTIFICAZIONE E VALUTAZIONE DEL LAVORO NON RETRIBUITOMisurazione, in termini quantitativi, tenendo anche conto del suo valore in conti complementari, del lavoro non retribuito che esula dalla portata dei conti nazionali (sistema di conti nazionali delle Nazioni Unite) come ad esempio il lavoro domestico, la cura dei fi gli e di altre persone non autonome, preparazione dei pasti per la famiglia, lavoro per la comunità e altre attività di volontariato.

IMPATTO DI GENERECon impatto di genere ci si riferisce a tutti quei cambiamenti nelle

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relazioni o nei ruoli di genere che risultano da un processo di sviluppo. L’impatto di genere può essere misurato attraverso gli indicatori di genere.

IMPRESA DONNA Impresa a gestione femminile.

INCHIESTA SULL’IMPIEGO DEL TEMPOMisurazione dell’uso del tempo da parte delle donne e degli uomini, particolarmente in relazione al lavoro retribuito e non retribuito, alle attività di mercato e extramercato, al tempo libero e agli spazi individuali.

INDICATORI DI GENEREUn indicatore di genere fornisce una testimonianza concreta sulla condizione delle donne, in relazione a standard normativi stabiliti. In altre parole, una statistica diventa indicatore quando possiede un punto di riferimento in base al quale è possibile esprimere giudizi di valore. Un indicatore di genere può essere defi nito come una misura qualitativa e quantitativa per cogliere, nel tempo, i cambiamenti della società legati al genere. (Vedi anche frameworks per un’analisi di genere)

INDIVIDUALIZZAZIONE DEI DIRITTISviluppo dei sistemi di fi scalità e di sicurezza sociale in modo da far sì che i diritti siano maturati direttamente dai singoli individui.

INSENSIBILE ALLA SPECIFICITÀ DI GENEREIgnorare o trascurare la specifi cità di genere (contrapposto a aperto alle specifi cità di genere o neutro rispetto al genere).

INTEGRAZIONE DELLE PARI OPPORTUNITÀ/ DELLA PROSPETTIVA DI GENEREVedi mainstreaming.

LAVORO A DOMICILIO Lavoro eseguito da una persona nel proprio domicilio o in altri ambienti di sua scelta diversi dal posto di lavoro del datore di lavoro, in cambio di una retribuzione e che si traduce in un prodotto o in un servizio secondo le specifi che dettate dal datore di lavoro, indipendentemente da chi fornisce l’attrezzatura, i materiali o gli altri fattori di produzione utilizzati (Convenzione OIL n. 177).

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LAVORO A TEMPO PARZIALE Occupazione che prevede un orario lavorativo più corto di quello normale o di quello standard a tempo pieno.

LAVORO ATIPICOAttività diversa dal lavoro a tempo pieno e permanente. In questa categoria rientrano il lavoro part-time, il lavoro serale e nei fi ne settimana, il lavoro con contratto a termine, il lavoro temporaneo o in subappalto effettuato a domicilio, il telelavoro e il lavoro a domicilio su commissione.

LAVORO CLANDESTINOLavoro effettuato da persone sprovviste di un permesso di lavoro legalmente valido.

LAVORO DI CURA E’ il termine più usato per designare il lavoro familiare, nella sua accezione più ampia: non solo lavoro materiale e gestionale ma anche presenza, attenzione, affetto. In senso ancora più lato, si riferisce alla componente “di cura” presente in molte professioni (quelle tipiche socio-assistenziali ma anche alcune del mondo industriale, come la segretaria). C’è tendenza a considerarlo in modo riduttivo, come lavoro domestico, generica attività relazionale, ecc.; a non riconoscerne la complessità e i requisiti di competenza; a darne per scontata la gratuità. Anche dove è una componente del lavoro professionale, in genere resta “invisibile”, nel senso che non rientra nei contenuti che sono oggetto di valutazione.Gli studi sulle donne e le politiche delle donne ne hanno rivendicato la visibilità come “lavoro” e non solo come amore e vocazione femminile/materna, sottolineandone le competenze ed il valore economico. Con la nuova partecipazione delle donne al lavoro per il mercato, vi è una tendenziale redistribuzione del lavoro di cura nella coppia. La situazione risulta però ancora fortemente diseguale, sia per il carico materiale, sia per quello di responsabilità.

LAVORO NON RETRIBUITO/NON REMUNERATOLavoro che non comporta nessuna forma diretta di remunerazione né altre forme di pagamento (vedi anche Identifi cazione e valutazione del lavoro non retribuito).

LAVORO PRODUTTIVO, RIPRODUTTIVO E PER LA COLLETTIVITA’ (SOCIO-POLITICO) La sfera delle attività produttive fa riferimento alla produzione di

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beni e servizi al consumo e al commercio. Questo tipo di lavoro è visibile ed economicamente valutabile anche se spesso, quando è portato avanti dalle donne, viene sottovalutato rispetto a quello degli uomini. Per lavoro riproduttivo si intendono, invece, tutte quelle attività domestiche con cui ci si prende cura della casa e dei membri della famiglia. Raramente questo tipo di mansioni viene preso in seria considerazione: la sua natura, intensità e portata non sono rifl esse nei dati uffi ciali e rimane sostanzialmente un lavoro non retribuito. Il lavoro per la collettività comprende tutte quelle occupazioni che contribuiscono al mantenimento della coesione sociale e culturale: si va dalle attività di socializzazione fi no alle attività socio-politiche più impegnate. Il ruolo di uomini e donne dovrebbe essere documentato in ogni sfera di attività.

LAVORO RETRIBUITOLavoro remunerato in denaro o in natura.

MAINSTREAMING (INTEGRAZIONE DELLA DIMENSIONE DELLE PARI OPPORTUNITÀ O DI GENERE)L’integrazione sistematica delle situazioni, delle priorità e dei bisogni rispettivi delle donne e degli uomini in tutte le politiche al fi ne di promuovere la parità tra le donne e gli uomini e mobilitare tutte le politiche e le misure d’ordine generale sensibilizzandole alle necessità di raggiungere la parità tenendo attivamente e apertamente conto, nella fase di pianifi cazione, dei loro effetti sulle rispettive situazioni delle donne e degli uomini all’atto della loro attuazione, del loro monitoraggio e della loro valutazione (comunicazione della Commissione COM (96) 67 def. del 21/02/96).

MASCHILITÀ EGEMONENella defi nizione di Connell, è la forma di maschilità che occupa una posizione di potere privilegiata all’interno di un dato modello di rapporti tra i generi.

MENTORINGPrevede un trasferimento di conoscenze e competenze da un esperto (Mentor) a un apprendista. Nell’ambito delle pari opportunità viene visto come l’instaurazione di azioni positive tese a preparare le donne ad avvalersi delle tecniche e degli strumenti migliori per incidere sulla società.

MOLESTIE SESSUALI Comportamento indesiderato di natura sessuale o altro comportamento basato sul sesso che reca pregiudizio alla dignità

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delle donne e degli uomini sul lavoro; in ciò rientrano anche i comportamenti dei superiori e dei colleghi (risoluzione del Consiglio 90/C 157/02 del 29/05/90, GU C 157).

NETWORKING Mettersi in rete, conoscersi, scambiarsi informazioni, intraprendere iniziative comuni nella promozione, sostegno e valorizzazione della cultura delle donne e della presenza femminile. Networking vale a dire la creazione di una rete di contatti che unisca le Donne italiane ovunque risiedano diventa la parola chiave negli anni ’80 dopo la Seconda Conferenza Mondiale della Donna a Copenhagen e rimane uno dei principi insieme a mainstreaming, mentoring, empowerment.

NEUTRALITÀ DI GENERELogica (o atteggiamento) che tende a negare le dimensioni del maschile e del femminile all’interno delle interazioni sociali ed organizzative, mascherando (spesso) assunti che danno invece per scontate divisioni e asimmetrie di genere socialmente condivise.

OCCUPAZIONE IRREGOLARE E PRECARIAOccupazione avente carattere occasionale e, in generale, non disciplinata da adeguato contratto o da disposizioni in materia di retribuzione o protezione sociale.

ONERE DELLA PROVA La persona che intenta un’azione legale è tenuta, in linea di principio, a dimostrare di essere stata vittima di una discriminazione. Nel contesto della parità di trattamento tra gli uomini e le donne una direttiva, basata sulla giurisprudenza della Corte di giustizia europea, sposta l’onere della prova tra le parti (parte convenuta e parte attrice). Laddove una persona si ritenga lesa dalla mancata applicazione del principio di pari trattamento e laddove vi sia una fondata presunzione di discriminazione spetta alla parte convenuta provare l’insussistenza della violazione di tale principio (sentenza del 17.10.89, causa C 109/88, Danfoss, 1989,? Raccolta della giurisprudenza della Corte 3199, paragrafo 16; direttiva del Consiglio del 15.12.97 riguardante l’onere della prova nei casi di discriminazione basata sul sesso).

OSTACOLI INVISIBILI Insieme di atteggiamenti con il loro tradizionale corredo di pregiudizi, norme e valori che impediscono il conferimento di responsabilità/la piena partecipazione alla società (per le donne).

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PARI OPPORTUNITÀPrincipio generale i cui aspetti essenziali sono il divieto di discriminazione in base alla nazionalità e la parità delle retribuzioni tra i lavoratori e le lavoratrici.

PARI OPPORTUNITÀ PER DONNE E UOMINIL’assenza di ostacoli alla partecipazione economica, politica e sociale a motivo del sesso.

PARITÀ DI RETRIBUZIONE PER LAVORO DI PARI VALOREUna pari retribuzione per un lavoro di pari valore è attribuita senza discriminazione a motivo del sesso o dello stato civile in relazione a tutti gli aspetti salariali e a tutte le condizioni retributive (Art. 141 (ex 119) del Trattato).

PARITÀ DI TRATTAMENTO PER DONNE E UOMINIConsiste nell’assicurare l’assenza di discriminazioni, dirette o indirette, a motivo del sesso (Discriminazione sessuale).

PARITÀ TRA DONNE E UOMINI (PARITÀ TRA I SESSI)Il principio di pari diritti e di pari trattamento tra le donne egli uomini (vedi anche Uguaglianza tra i sessi).

PARTECIPAZIONE EQUILIBRATA DI DONNE E UOMINILa spartizione del potere e delle posizioni decisionali (rappresentanza di entrambi i sessi al 40-60%) tra gli uomini e le donne in ogni ambito della vita e che costituisce un’importante condizione per la parità tra gli uomini e le donne (raccomandazione del Consiglio 96/694/CE del 02/12/96, GU L 319).

PATRIARCATOIl patriarcato è quel sistema di dominazione maschile e subordinazione femminile nell’economia, nella società e nella cultura che ha caratterizzato buona parte della storia umana, fi no ai giorni nostri. Nella sfera economica esso si rifl ette nella divisione sessuale del lavoro all’interno della famiglia, che individua nell’attività domestica l’unica occupazione riservata alle donne. Il loro impiego in attività di produzione al di fuori dell’ambito domestico varia con i differenti stadi di sviluppo raggiunti, ma spesso rimane ad un livello inferiore e meno retribuito in relazione alla condizione maschile.

POLITICHE PER LE PARI OPPORTUNITÀL’obiettivo fondamentale delle politiche per le pari opportunità fra i generi è quello di garantire a donne e a uomini la possibilità di

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accesso a risultati uguali nel mondo del lavoro e nella rappresentanza politica, eliminando gli effetti di discriminazione e di disuguaglianza creati o perpetuati dalle regole esistenti, rompendo la segregazione professionale, riducendo i divari occupazionali e salariali, promuovendo sistemi di valutazione delle competenze personali e professionali nei contesti organizzativi e sociali.

POPOLAZIONE ATTIVA Tutte le persone di entrambi i sessi che forniscono manodopera per la produzione di beni e servizi secondo la defi nizione del sistema dei conti nazionali delle Nazioni Unite durante un determinato periodo di tempo (Nazioni Unite).

PROGRAMMAZIONE SECONDO LA SPECIFICITÀ DI GENEREUn approccio attivo alla programmazione che considera il genere quale variabile o criterio fondamentali e che si adopera per integrare una dimensione esplicita di genere nella dimensione politica o in quella dell’azione.

PROPENSIONI SESSUALI Preferenza sessuale per una persona del proprio sesso o del sesso opposto (omosessualità, eterosessualità, bisessualità).

QUOTA Una proporzione o quota defi nita di posti o risorse riservati a un gruppo specifi co, generalmente sulla base di determinate regole o criteri, volte a correggere un precedente squilibrio, di solito per quanto concerne i posti decisionali o l’accesso alla formazione o a posti di lavoro.

RAPPORTO DI GENERE La relazione e la diseguale distribuzione dei poteri tra le donne e gli uomini che caratterizza un determinato sistema di genere (vedi Contratto sociale in base al sesso).

REGOLAMENTAZIONE DEL LAVORO PART-TIMEL’introduzione di regole che disciplinino la portata e l’uso del lavoro part-time volte a prevenire qualsiasi forma di discriminazione contro i lavoratori part-time, a migliorare la qualità del lavoro part-time e ad agevolare lo sviluppo del part-time in quanto opzione.

RELAZIONI DI GENERE Modi in cui una cultura o una società defi nisce i diritti, le responsabilità e identità di uomini e donne in relazione gli uni alle altre, in base

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anche a questioni di classe, etnia, nazionalità e religione. Esse variano nel tempo, non sono mai fi sse ed immutabili. (Vedi Contratto sociale in base al sesso)

RETI DI DONNECollegamenti fra donne nell’ambito della sfera pubblica sia a livello nazionale che europeo. Molte di queste reti sono fi nalizzate alla realizzazione ed implementazione di interventi formativi rivolti a sole donne.

RICONCILIAZIONE TRA VITA LAVORATIVA E VITA FAMILIARENuovi schemi di congedo familiare o parentale, di misure per la cura dei bambini per contribuire alla creazione di un ambiente organizzativo e lavorativo in grado di conciliare responsabilità familiari e professionali.

RIPARTIZIONE DI LAVORO RETRIBUITO E NON RETRIBUITO IN BASE AL SESSOVedi Divisione del lavoro per sesso.

RUOLI DI GENERE Un insieme di modelli d’azione e di comportamento inculcati rispettivamente alle donne e agli uomini e che si perpetuano secondo i meccanismi descritti alla voce “Contratto sociale in base al sesso.

SALARIO MINIMO Un livello salariale defi nito dalla legge o dagli accordi collettivi corrispondente all’importo minimo di retribuzione che un datore di lavoro può pagare.

SALUTE RIPRODUTTIVA Uno stato di completo benessere fi sico, mentale e sociale che va al di là della semplice assenza di malattia o infermità, per quanto concerne tutti gli aspetti legati al sistema riproduttivo, alle sue funzioni e ai suoi processi.

SEGREGAZIONE DEL MERCATO DEL LAVOROVedi Segregazione occupazionale.

SEGREGAZIONE OCCUPAZIONALELa concentrazione di donne e uomini in diversi tipi e livelli di attività e occupazione che vede le donne confi nate in una gamma più ristretta di occupazioni (segregazione orizzontale) rispetto agli uomini e ai livelli più bassi (segregazione verticale).

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SEGREGAZIONE ORIZZONTALELa concentrazione di donne e uomini in diversi settori e occupazioni (vedi Segregazione occupazionale).

SEGREGAZIONE VERTICALE La concentrazione delle donne e degli uomini in diversi gradi, livelli di responsabilità o posizioni (vedi Segregazione occupazionale).

SENSIBILE ALLE SPECIFICITÀ DI GENEREChe tiene conto della dimensione di genere.

SESSO Le caratteristiche biologiche distinguono gli esseri umani in maschi o femmine.

SIGNIFICATIVO IN RELAZIONE AL GENEREIl fatto che una particolare politica o azione sia rilevante o meno per quanto concerne il rapporto di genere/la parità tra le donne e gli uomini.

SISTEMA SESSUATO/ FONDATO SUL GENEREUn sistema di strutture economiche, sociali e politiche che sostiene e perpetua attributi e ruoli di genere distintivi per gli uomini e le donne (vedi Contratto sociale in base al sesso).

SPECIFICITÀ DI GENERE Il carattere di tutte le tematiche che hanno relazione col genere/con le differenze riscontrabili nelle vite delle donne e degli uomini.

STAKEHOLDERS (PORTATORI DI INTERESSE)Nella cultura d’impresa di origine anglosassone il termine indica tutti i soggetti sociali e istituzionali che, pur avendo ruoli diversi, sono portatori di interessi nei confronti di un’organizzazione o di un progetto e che, conseguentemente, ne possono infl uenzare gli orientamenti.

STATISTICHE DI GENEREStatistiche ed indicatori sulla situazione degli uomini e delle donne in tutti gli ambiti della società sono un importante strumento nella promozione dell’uguaglianza. Le statistiche di genere rivestono un ruolo essenziale nell’eliminazione degli stereotipi, nella formulazione di politiche e nel monitoraggio dei progressi compiuti verso una piena parità.

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STUDI SULLE DONNE/STUDI DI GENEREUn approccio accademico, di solito interdisciplinare, all’analisi della situazione delle donne e dei rapporti di genere come anche della specifi cità di genere delle diverse discipline.

TASSI DI PARTECIPAZIONE Il tasso di partecipazione di un gruppo determinato - ad esempio donne, uomini, genitori in famiglie monoparentali, ecc. - in percentuale sulla partecipazione complessiva, di solito in relazione all’occupazione.

TASSO DI ATTIVITÀ Rappresenta la forza lavoro, espressa in percentuale, della popolazione in età lavorativa (15 - 64 anni).

TASSO DI INATTIVITÀ Tutte le persone che non rientrano nella classifi cazione degli occupati o dei disoccupati, espresse in percentuale, della popolazione in età lavorativa (16-64).

TRATTA DI ESSERI UMANI/DONNE E BAMBINILa tratta di persone, essenzialmente donne e bambini, per adibirli a nuove forme di schiavitù o usarli quale manodopera a basso costo o a fi ni di sfruttamento sessuale (vedi Commercio del sesso).

TRATTAMENTO PREFERENZIALEIl trattamento di un individuo o di un gruppo di individui in modo da determinare un miglioramento sul piano dei benefi ci, dell’accesso, dei diritti, delle opportunità o dello status rispetto ad altri individui o gruppi. Esso può essere usato in modo positivo se implica un’azione positiva volta a eliminare una precedente prassi discriminatoria o può avere valenza negativa se intende mantenere differenziali o vantaggi di un individuo/gruppo di individui rispetto ad altri.

TUTORAGGIO Una condizione salvaguardata che consente l’apprendimento, la sperimentazione e lo sviluppo delle potenzialità individuali e di nuove abilità mediante un processo in cui una persona, il patrocinatore o mentore o tutore appoggia la carriera e lo sviluppo di un’altra persona, il patrocinato, al di fuori del normale rapporto superiore/subordinato. Si fa un ricorso sempre maggiore al patronato/tutoraggio per sostenere lo sviluppo personale/professionale delle donne.

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UGUAGLIANZA DEI SESSI Il concetto implica che tutti gli esseri umani sono liberi di sviluppare le loro abilità personali e di compiere scelte senza le limitazioni imposte da rigidi ruoli di genere e che i diversi comportamenti, aspirazioni e bisogni delle donne e degli uomini sono considerati, valutati e incoraggiati in misura eguale.

UGUAGLIANZA DI GENERE Equità di trattamento tra i generi che può esprimersi sia in una parità di trattamento sia in un trattamento diverso ma considerato equivalente in termini di diritti, vantaggi, obblighi e opportunità.

UGUAGLIANZA DI GENERE E TRASFORMAZIONI ORGANIZZATIVEL’organizzazione del lavoro, essendo stata creata dagli uomini e per gli uomini tende a esplicitare valori, esperienze e situazioni di vita maschili nei loro sistemi, nelle loro pratiche, strutture e norme. Raggiungere l’uguaglianza di genere nel lavoro signifi ca riuscire a modifi care tutte quelle sovrastrutture organizzative, pratiche e consuetudini che, essendo di normale routine, rischiano di far passare inosservate le ingiustizie perpetuando così una condizione di disparità nei confronti delle donne.

VALUTAZIONE D’IMPATTO RISPETTO AL SESSOLa valutazione delle proposte politiche onde accertarne l’eventuale impatto differenziale sulle donne e sugli uomini al fi ne di adattare tali proposte così da neutralizzare gli effetti discriminatori e promuovere l’uguaglianza dei sessi.

VERIFICA DELL’INTEGRAZIONE DELLA DIMENSIONE DI GENEREL’analisi e la valutazione delle politiche, dei programmi e delle istituzioni in considerazione del modo in cui essi applicano criteri legati al genere.

VERIFICA IN BASE AL GENEREUna verifi ca delle proposte politiche per assicurare che siano stati evitati eventuali effetti discriminatori in base al genere a seguito di tale politica e che sia promossa l’uguaglianza dei sessi.

VIOLENZA CONNESSA AL SESSOQualsiasi forma di violenza derivante dall’uso o dalla minaccia di coercizione fi sica o emotiva, compresi lo stupro, i maltrattamenti al coniuge e extra coniugali, le molestie sessuali, l’incesto e la pedofi lia.

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VIOLENZA IN AMBITO DOMESTICO/FAMILIAREQualsiasi forma di violenza fi sica, sessuale o psicologica che mette in pericolo la sicurezza o il benessere di un membro della famiglia e/o l’uso di violenza fi sica o emozionale o la minaccia di violenza fi sica, tra cui la violenza sessuale, all’interno della famiglia o del nucleo familiare. In questa defi nizione rientrano la violenza sui bambini, l’incesto, la violenza coniugale nei confronti delle donne, la violenza sessuale o altre forme di maltrattamento di qualsiasi membro del nucleo familiare.

VIOLENZA NEL CONTESTO FAMILIAREVedi Violenza in ambito domestico/familiare.

VIOLENZA SESSUALE Vedi Violenza connessa al sesso.

VIOLENZE CONIUGALI NEI CONFRONTI DELLA MOGLIEViolenza contro le donne da parte del loro partner (vedi anche Violenza in ambito domestico).

Principali fonti utilizzate

- 100 parole per la parità, Commissione europea, Occupazione e Affari Sociali Parità fra le donne e gli uomini, 1998;

- Buone pratiche per la formazione delle donne e per il per il mainstreaming, Struttura Isfol di Assistenza Tecnica - FSE, Commissione europea DG Occupazione e Affari Sociali, 1999;

- Commission Européenne (CE), Evaluer les programmes socio-economique. Glossaire de 300 concepts et termes techniques Collection MEANS (vol. 6), 1999;

- Gender Useful Terms, Defi nitions and Concepts, T. Amgalan and N. Oyunchimeg UNGCG Mongolia, 2003;

- Glossario del Fondo Sociale Europeo (lingua inglese e francese) reperibile sul sito web della Direzione Generale Occupazione e Affari sociali della Commissione europea;

- Glossario Inforegio reperibile sul sito web della Direzione Generale Politiche regionali della Commissione europea (ultimo aggiornamento febbraio 2002);

- “Un sistema di monitoraggio e valutazione in un’ottica di genere” manuale della Provincia Autonoma di Bolzano, Bolzano, 2002;

- Sportello Donna O.N.L.U.S., Pavia.

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AZIONE GLOBALE PER LE DONNE VERSO UNO SVILUPPO SOSTENIBILE ED EQUO - AGENDA 21 – CAPITOLO 24

PRINCIPI D’AZIONELa comunità internazionale ha approvato alcuni piani d’azione e convenzioni per la piena, equa e benefi ca integrazione delle donne in tutte le attività di sviluppo, in particolare le Strategie di Nairobi per l’avanzamento delle donne, che sottolineano la partecipazione delle donne nella gestione degli ecosistemi nazionali e internazionali e nel controllo del degrado ambientale. Molte convenzioni, compresa la Convenzione sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione verso le donne (risoluzione dell’Assemblea generale 34/180, e allegati) e convenzioni dell’ILO e dell’UNESCO, sono inoltre state adottate per porre fi ne alla discriminazione di genere e assicurare alle donne l’accesso alla terra e ad altre risorse, all’educazione, alla salute e a un giusto impiego. Importanti sono anche la Dichiarazione mondiale sulla sopravvivenza, protezione e sviluppo dei bambini e il Piano d’azione per l’implementazione della dichiarazione (A/45/625, e allegati). L’effettiva realizzazione di questi programmi dipenderà dal reale coinvolgimento delle donne nelle scelte economiche e politiche e sarà fondamentale per una ben riuscita implementazione dell’Agenda 21.

OBIETTIVIGoverni nazionali sono tenuti a realizzare i seguenti obiettivi:

(a) Implementare le strategie di Nairobi per l’avanzamento delle donne, con un’attenzione particolare alla partecipazione delle donne alla gestione dell’ecosistema nazionale e al controllo del degrado ambientale;(b) Aumentare la percentuale di donne decisori, urbaniste, consigliere tecniche, manager e la presenza di lavoratrici nei settori dello sviluppo e dell’ambiente;(c) Considerare di sviluppare e pubblicare entro il 2000 una strategia di cambiamenti necessari ad eliminare gli ostacoli costituzionali, giuridici, amministrativi, culturali, comportamentali, sociali ed economici alla piena partecipazione delle donne allo sviluppo sostenibile e alla vita pubblica;(d) Stabilire entro il 1995 meccanismi ai livelli nazionale, locale

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e internazionale per accertare la realizzazione e l’impatto delle politiche ambientali e di sviluppo e i programmi sulle donne e per garantire i loro contributi e benefi ci;(e) Stabilire, rivedere, correggere e implementare, dove necessario, curricula e altri materiali educativi, con l’intenzione di promuovere la diffusione, sia tra gli uomini che tra le donne, di una consapevolezza pertinente il genere e della considerazione dei ruoli delle donne attraverso un’educazione convenzionale e non convenzionale, così come attraverso istituti di istruzione, in collaborazione con le organizzazioni non governative;(f) Formulare e implementare chiare politiche governative e linee guida/direttive nazionali, strategie e piani per il raggiungimento dell’uguaglianza in tutti gli ambiti della società, compresa la promozione dell’istruzione delle donne, della loro educazione, preparazione, nutrizione e salute e della loro partecipazione a posizioni chiave del potere e alla gestione dell’ambiente, in particolare per quanto riguarda il loro accesso alle risorse, facilitando un migliore accesso a tutte le forme di credito, soprattutto nel settore informale, prendendo provvedimenti per assicurare l’accesso delle donne ai diritti di proprietà così come ai fattori produttivi per l’agricoltura;(g) Implementare, come questione d’urgenza, in conformità alle condizioni specifi che di ogni nazione, misure atte a garantire che donne e uomini abbiano il medesimo diritto di decidere liberamente e responsabilmente il numero e la distanza dei loro fi gli e abbiano accesso all’informazione, all’educazione e ai mezzi, come opportuno, per consentire loro di esercitare questo diritto mantenendo la loro libertà, dignità e i valori individuali;(h) Considerare di adottare, consolidare e far rispettare la legislazione che proibisce la violenza contro le donne e di prendere tutti necessari provvedimenti amministrativi, sociali ed educativi per eliminare la violenza contro le donne in tutte le sue forme.

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ATTIVITÀI governi dovrebbero compiere passi avanti per implementare le seguenti:

(a) Misure per rivedere le politiche e stabilire piani per aumentare la percentuale di donne coinvolte nel potere decisionale, come progettiste, managers, scienziate e consulenti tecniche, nella progettazione, sviluppo e realizzazione di politiche e programmi per lo sviluppo sostenibile;(b) Misure per rafforzare e conferire potere agli uffi ci delle donne, ad organizzazioni non governative di donne e a gruppi di donne, valorizzando la costruzione di competenze per lo sviluppo sostenibile;(c) Misure per eliminare l’analfabetismo tra le donne e per allargare l’iscrizione di donne e ragazze nelle istituzioni educative, per promuovere il traguardo dell’accesso totale all’educazione primaria e secondaria per le ragazze, i bambini e le donne e per aumentare le opportunità educative e di formazione per donne e ragazze nelle scienze e nelle tecnologie, in particolare a livello post secondario;(d) Programmi per promuovere la riduzione del pesante carico di lavoro di donne e bambine a casa e fuori attraverso l’istituzione di più numerosi e accessibili asili e giardini d’infanzia da parte dei governi, delle autorità locali, dei datori di lavoro e di altre importanti organizzazioni e attraverso la suddivisione dei lavori domestici tra donne e uomini su base equa, e per promuovere la disponibilità di tecnologie naturalmente sane che siano state progettate, sviluppate e migliorate con la consultazione delle donne, la disponibilità di acqua accessibile e pulita, il rifornimento di combustibile dal buon rendimento e adeguate agevolazioni nel miglioramento delle condizioni igienico sanitarie;(e) Programmi per stabilire e consolidare agevolazioni nella profi lassi e nella cura della salute, che comprendano programmi autocentranti sulle donne, una sicura ed effi cace cura della salute riproduttiva, e disponibili, accessibili e responsabili servizi per la pianifi cazione familiare, come opportuno, per conservare con libertà, dignità e autonomia i valori personali. I programmi dovrebbero concentrare gli sforzi per favorire la cura totale della salute, compresa quella prenatale, l’educazione e l’informazione sulla salute e su una genitorialità responsabile, e dovrebbe fornire l’opportunità per tutte le donne di allattare completamente almeno durante i primi

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quattro mesi dopo il parto. I programmi dovrebbero sostenere pienamente i ruoli produttivi e riproduttivi delle donne e il loro benessere e dovrebbero prestare un’attenzione particolare alla necessità di fornire un’equa e migliore cura della salute per tutti i bambini e di ridurre il rischio di mortalità e malattia materna e infantile;(f) Programmi per sostenere e rafforzare giuste opportunità di impiego ed eque remunerazioni per le donne, in settori formali ed informali attraverso adeguati sistemi di supporto e servizi economici, politici e sociali, compresi la cura dei bambini, in particolare agevolazioni e congedi parentali, e un uguale accesso al credito, alla terra e ad altre risorse naturali;(g) Programmi per stabilire sistemi di credito rurale con l’obiettivo di facilitare e incrementare l’accesso delle donne contadine al credito e a mezzi e strumenti agricoli;(h) Programmi per sviluppare la consapevolezza del consumatore e l’attiva partecipazione delle donne, sottolineando il loro ruolo cruciale nel raggiungimento dei cambiamenti necessari a ridurre o eliminare modelli insostenibili di consumo e produzione, in particolare nelle nazioni industrializzate, in modo da incoraggiare investimenti in attività produttive sane per l’ambiente e indurre uno sviluppo industriale naturalmente e socialmente favorevole;(i) Programmi per eliminare immagini, stereotipi, attitudini e pregiudizi ostinatamente negativi contro le donne attraverso cambiamenti nei modelli di socializzazione, nei mezzi di comunicazione, nella pubblicità e nell’educazione formale e informale;(j) Misure per verifi care i progressi fatti in questi ambiti, compresa la preparazione di un report di revisione e valutazione che comprenda le raccomandazioni da presentare alla conferenza mondiale delle donne del 1995.

24.4. I governi sono sollecitati a ratifi care tutte le importanti convenzioni riguardanti le donne se non l’hanno già fatto. Quelli che hanno ratifi cato le convenzioni dovrebbero rafforzare e stabilire procedure legislative, costituzionali e amministrative per trasformare i diritti concordati in legislazione nazionale e dovrebbero adottare misure per attivarli in modo da rafforzare la posizione legale delle donne per una piena ed equa partecipazione alle discussioni e alle decisioni sullo sviluppo sostenibile.

24.5. Gli Stati partecipanti alla Convenzione sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne dovrebbero

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rivedere e suggerire emendamenti ad essa entro l’anno 2000, con l’obiettivo di rafforzare quegli elementi della Convenzione collegati all’ambiente e allo sviluppo, facendo particolare attenzione al dibattito sull’accesso e sui diritti alle risorse naturali, alla tecnologia, alle agevolazioni bancarie produttive e a un’abitazione a basso costo, e al controllo dell’inquinamento e della tossicità di abitazioni e luoghi di lavoro. Gli stati partecipanti dovrebbero inoltre chiarire la portata del raggio d’azione della Convenzione in riferimento alle questioni dell’ambiente e dello sviluppo e sollecitare la Commissione sull’eliminazione delle discriminazioni contro le donne di sviluppare direttive relative al modo di presentare tali questioni, come richiesto da precisi articoli della Convenzione.

A) Ambiti che richiedono un’azione urgente

24.6. Gli Stati dovrebbero prendere misure urgenti per impedire il rapido avanzamento del degrado ambientale ed economico dei paesi in via di sviluppo che generalmente colpisce le vite di donne e bambini nelle aree rurali che subiscono la siccità, la desertifi cazione e deforestazione, le ostilità armate, i disastri naturali, i rifi uti tossici e le conseguenze dell’utilizzo di inadeguati prodotti agro-chimici.

24.7. Ai fi ni di raggiungere questi obiettivi, le donne dovrebbero essere pienamente coinvolte nelle decisioni e nella realizzazione di attività di sviluppo sostenibile.

B) Ricerca, raccolta di dati e diffusione delle informazioni

24.8. Gli stati dovrebbero sviluppare databases sensibili al genere, sistemi di informazione e analisi politiche e di ricerca orientate all’azione condivisa con la collaborazioni di istituzioni accademiche e ricercatrici locali sulle seguenti questioni:

(a) Conoscenza ed esperienza da parte delle donne della gestione e conservazione delle risorse naturali per la costituzione di databases e sistemi d’informazione per lo sviluppo sostenibile;(b) L’impatto di programmi di adattamento strutturale sulle donne. Nella ricerca fatta su programmi di adattamento strutturale, un’attenzione particolare dovrebbe essere posta al diverso impatto di quei programmi sulle donne, specialmente in termini di ripercussioni nei servizi sociali, nell’educazione e nella salute e nella rimozione di sovvenzioni su cibo e combustibile;

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(c) L’impatto sulle donne del degrado ambientale, in particolare della siccità, della desertifi cazione, dei prodotti chimici tossici e delle ostilità armate;(d) L’analisi dei legami strutturali tra relazioni di genere, ambiente e sviluppo;(e) L’integrazione del valore del lavoro non retribuito, compreso il lavoro normalmente defi nito come ‘domestico’, nei meccanismi di calcolo delle risorse in modo da rappresentare meglio il reale peso del contributo delle donne all’economia, utilizzando le linee guida corrette per il Sistema nazionale di calcolo delle Nazioni Unite, da pubblicare entro il 1993;(f) Misure per sviluppare e includere analisi dell’impatto ambientale, sociale e di genere come un essenziale passo nello sviluppo e monitoraggio di programmi e politiche;(g) Programmi di formazione rurale e urbana, centri di ricerca e di informazione nei paesi in via di sviluppo e in quelli industrializzati che consentano di diffondere tra le donne tecnologie sane per l’ambiente.

C) Cooperazione e coordinamento nazionale e internazionale

24.9. Il Segretario generale delle Nazioni Unite dovrebbe rivedere l’adeguatezza di tutte le istituzioni delle Nazioni Unite, comprese quelle con una speciale attenzione al ruolo delle donne, al perseguimento degli obiettivi per lo sviluppo e l’ambiente, raccomandando di rafforzare le loro possibilità. Le istituzioni che richiedono una speciale attenzione in questa area comprendono la Divisione per l’avanzamento delle donne (Centro per lo sviluppo sociale e gli affari umanitari, uffi cio delle Nazioni Unite a Vienna), il Fondo delle Nazioni Unite per lo sviluppo delle donne (UNIFEM), l’Istituto internazionale di ricerca e istruzione per l’avanzamento delle donne (INSTRAW) e i programmi delle donne delle commissioni nazionali. La revisione dovrebbe considerare come i programmi per l’ambiente e lo sviluppo di ciascun membro del sistema delle Nazioni Unite potrebbe essere rafforzato per implementare l’Agenda 21 e come integrare il ruolo delle donne nei programmi e nelle decisioni collegate allo sviluppo sostenibile.

24.10. Ciascun membro del sistema delle Nazioni Unite dovrebbe rivedere il numero delle donne tra le cariche politiche più alte e nei posti di comando e, dove opportuno, adottare programmi per aumentare quel numero, in accordo con la risoluzione 199/17 del Consiglio Economico e Sociale sul miglioramento della condizione delle donne nel Segretariato.

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24.11. L’UNIFEM dovrebbe stabilire consultazioni regolari con i donatori in collaborazione con l’UNICEF, con l’obiettivo di promuovere programmi operativi e progetti di sviluppo sostenibile che rafforzino la partecipazione delle donne, in particolare delle donne con basso reddito, allo sviluppo sostenibile e alla presa di decisioni. L’UNDP dovrebbe stabilire un punto di riferimento delle donne sullo sviluppo e sull’ambiente in ciascuno dei suoi uffi ci rappresentativi locali per fornire informazioni e promuovere scambi di esperienze e informazioni in questi campi. I membri del sistema delle Nazioni Unite, i governi e le organizzazioni non governative coinvolte nello sviluppo della Conferenza e nell’implementazione dell’Agenda 21 dovrebbero assicurare che le considerazioni di genere siano pienamente integrate in tutte le politiche, i programmi e le attività.

MEZZI DI IMPLEMENTAZIONE

Valutazione dei fi nanziamenti e dei costi

24.12. Il segretariato della Conferenza ha stimato che il costo medio annuale totale (1993-2000) per implementare le attività di questo capitolo sia intorno ai 40 milioni di dollari per la comunità internazionale, in termini di sovvenzione o concessione. Essi sono indicativi e stimati solo in ordine di importanza e non devono essere rivisti dai governi. I costi effettivi e i termini fi nanziari, compresi quelli che non sono in concessione, dipenderanno, tra le altre cose, dalle specifi che strategie e dai programmi che i governi stabiliranno per l’implementazione

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GENERE E SVILUPPO SOSTENIBILE NEL PIANO DI IMPLEMENTAZIONE DI JOHANNESBURG 2002

1 - Introduzione

3. Siamo consapevoli che l’adempimento dei risultati/esiti del summit favorirebbe tutti, in particolare donne, giovani, bambini e i gruppi sociali più deboli. Inoltre, tale realizzazione dovrebbe coinvolgere tutti gli attori principali attraverso partnerships, specialmente tra i governi del Nord e del Sud, da un lato, e tra i governi e i gruppi più importanti, dall’altro, per raggiungere gli obiettivi largamente condivisi dello sviluppo sostenibile. Come evidente nel Consensus Monterrey, tutti gli accordi sono fondamentali per perseguire lo sviluppo sostenibile in un mondo sempre più globale.

4. A livello locale, è chiaro che le politiche ambientali, sociali ed economiche, le istituzioni democratiche responsabili dei bisogni della gente, le norme di legge, le misure anti-corruzione, l’uguaglianza di genere e una cultura in grado di fare investimenti sono le basi dello sviluppo sostenibile.

2 - Sradicamento della povertà

6. Sradicare la povertà è la maggiore sfi da globale per il mondo moderno e un indispensabile prerequisito per lo sviluppo sostenibile, in particolare per i paesi in via di sviluppo. Benché ogni nazione abbia la responsabilità fondamentale per il proprio sviluppo sostenibile e lo sradicamento della povertà, e il ruolo delle politiche nazionali e delle strategie di sviluppo non possa essere sopravvalutato, concordi e concrete misure sono richieste a tutti i livelli per far si che i paesi in via di sviluppo possano raggiungere i loro obiettivi di sviluppo sostenibile come riferito agli internazionalmente riconosciuti traguardi e obiettivi collegati alla povertà, compresi quelli contenuti nell’Agenda 21, gli importanti risultati delle altre conferenze delle Nazioni Unite e la Dichiarazione del Millennio delle Nazioni Unite. Ciò dovrebbe includere azioni a tutti i livelli per:

(d) Promuovere, sulla base dell’uguaglianza con gli uomini, un pari accesso e una piena partecipazione delle donne al potere decisionale a tutti i livelli, l’integrazione delle prospettive di genere in tutte le politiche e strategie, l’eliminazione di ogni forma di violenza e discriminazione contro le donne e il miglioramento

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della condizione sociale, del benessere fi sico ed economico delle donne e delle giovani grazie ad un pieno ed equo accesso alle opportunità economiche, di proprietà, credito, educazione e ai servizi sanitari.(h) Fornire l’accesso alle risorse agricole alle persone che vivono in povertà, specialmente alle donne e alle comunità native, e promuovere, come opportuno, assetti della proprietà terriera che riconoscano e proteggano gli indigeni e i sistemi di gestione delle risorse della proprietà collettiva.

10. Entro il 2020, raggiungere un signifi cativo miglioramento di vita per almeno 100 milioni di abitanti dei quartieri poveri, come prefi ssato nell’iniziativa “Città senza ghetto”. Ciò dovrebbe includere azioni a tutti i livelli per:

(c) Aumentare le possibilità di accesso a un impiego dignitoso e al credito e le entrate dei poveri che vivono nelle città, attraverso appropriate politiche nazionali che promuovano uguali opportunità per uomini e donne.

3 – Modifi ca dei modelli di consumo e produzione insostenibili

19. Richiedere ai governi, così come alle relative organizzazioni locali e internazionali e agli altri attori, di implementare, tenendo conto delle specifi cità e circostanze locali e nazionali, le raccomandazioni e le conclusioni della Commissione di Sviluppo Sostenibile riguardanti l’energia per lo sviluppo sostenibile adottate nella sua nona sessione, includendo i risultati e le opzioni esposte più sotto, considerando che, in vista di differenti apporti al degrado ambientale globale, gli Stati hanno comuni ma differenti responsabilità. Ciò dovrebbe includere azioni a tutti i livelli per:

(m) promuovere l’educazione per fornire informazioni, sia agli uomini che alle donne, riguardo alle risorse energetiche disponibili e alle tecnologie;

4 – Proteggere e gestire le risorse naturali che sono alla base dello sviluppo economico e sociale.

24. Promuovere un programma di azioni, con assistenza fi nanziaria e tecnica, per raggiungere il millennium development goal sull’acqua potabile. A questo proposito, stabiliamo di dimezzare, entro il 2015, il numero di persone impossibilitate a raggiungere o disporre di acqua potabile come delineato dalla Dichiarazione del Millennio e il numero di persone senza accesso alle misure

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igienico-sanitarie di base, che dovrebbe includere azioni a tutti i livelli per:

(a) Mobilitare risorse fi nanziarie nazionali e internazionali a tutti i livelli, trasferire tecnologie, promuovere buone pratiche e incoraggiare/sostenere la qualità edilizia delle infrastrutture dell’acqua e delle condizioni igienico-sanitarie e lo sviluppo dei servizi, garantendo che ciascuna infrastruttura e servizi incontri i bisogni dei poveri e siano sensibili al genere;(b) Facilitare l’accesso all’informazione e partecipazione pubblica, includendo le donne, a tutti i livelli, a sostegno della politica nell’assunzione di decisioni collegate alla gestione e all’adempimento di progetti riguardanti le risorse idriche;

38. L’agricoltura gioca un ruolo cruciale nel rispondere ai bisogni di una popolazione mondiale in aumento, ed è inestricabilmente collegata allo sradicamento della povertà, soprattutto nei paesi in via di sviluppo. E’ necessario valorizzare il ruolo delle donne a tutti i livelli e in tutti gli aspetti dello sviluppo rurale, dall’agricoltura all’alimentazione e garanzia di nutrimento. Agricoltura sostenibile e sviluppo rurale sono essenziali per il raggiungimento di un approccio integrato alla crescente produzione alimentare e all’aumentata garanzia e sicurezza alimentare in modo sostenibile dall’ambiente. Ciò dovrebbe includere azioni a tutti i livelli per:

(f) Valorizzare la partecipazione delle donne in tutti gli aspetti e a tutti i livelli collegati all’agricoltura sostenibile e alla sicurezza alimentare;(h) Decretare, come appropriato, misure che proteggano i sistemi di gestione delle risorse locali e incoraggiare i contributi di tutti gli interpreti preposti, uomini e donne in ugual misura, alla pianifi cazione e allo sviluppo rurale.

40. Gli ecosistemi montani sostengono peculiari forme di vita e comprendono signifi cative risorse idriche, diversità biologiche e una fauna e una fl ora specifi che. Molte sono particolarmente fragili e vulnerabili sotto gli avversi effetti dei cambiamenti climatici e necessitano di una particolare protezione. Azioni a tutti i livelli sono richieste per:

(c) Sviluppare e implementare, dove appropriato, politiche e programmi sensibili al genere, inclusi investimenti pubblici e privati che aiutino ad eliminare le ingiustizie verso le comunità montane.

42. La biodiversità, che gioca un ruolo critico nello sviluppo sostenibile globale e nello sradicamento della povertà, è

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essenziale al nostro pianeta, al benessere umano e all’esistenza e all’integrità culturale dei popoli. Tuttavia, attualmente si assiste alla perdita di biodiversità a livelli del tutto nuovi a causa delle attività umane; questa tendenza può essere rovesciata solo se le popolazioni locali traggono utilità dalla conservazione e dall’uso sostenibile della diversità biologica, in particolare nelle nazioni di origine delle risorse genetiche, secondo quanto espresso dall’articolo 15 della Convenzione sulla diversità biologica. La Convenzione rappresenta lo strumento chiave per la conservazione e l’uso sostenibile della diversità biologica e per una condivisione giusta ed equa dei benefi ci derivanti dall’utilizzo delle risorse genetiche. Una più effi ciente e coerente implementazione dei tre obiettivi della Convenzione e il raggiungimento entro il 2010 di una signifi cativa riduzione dell’attuale ritmo di perdita di diversità biologica richiederà la fornitura di nuove e aggiuntive risorse fi nanziarie e tecniche per le nazioni in via di sviluppo, e comprende azioni a tutti i livelli per:

(k) Incoraggiare tutti gli attori e renderli capaci di contribuire al raggiungimento degli obiettivi della Convenzione, e in particolare riconoscere il ruolo specifi co di giovani, donne e comunità indigene e locali nella conservazione e nell’impiego della biodiversità in modo sostenibile.

43. Foreste ed alberi ricoprono quasi un terzo della superfi cie terrestre. Una gestione sostenibile delle foreste, siano esse naturali o coltivate, e dei loro prodotti legnosi e non legnosi, è essenziale al raggiungimento dello sviluppo sostenibile ed è una risorsa critica per sradicare la povertà, ridurre signifi cativamente la deforestazione e arrestare la perdita di biodiversità delle foreste e la degradazione delle terre e delle risorse, e per migliorare la sicurezza alimentare e l’accesso ad acqua potabile garantita e ad energia accessibile; rende visibili i molteplici benefi ci foreste e alberi, sia naturali che coltivati; e contribuisce al benessere del pianeta e dell’umanità. Il raggiungimento di una gestione sostenibile delle foreste, nazionalmente e globalmente, anche attraverso partnerships tra i governi interessati e gli attori, compresi il settore privato, le comunità indigene e locali e le organizzazioni non governative, è un obbiettivo essenziale dello sviluppo sostenibile. Ciò dovrebbe includere azioni a tutti i livelli per:

(b) Incoraggiare la partecipazione degli attori, comprese le comunità indigene e locali e le donne, a giocare un ruolo attivo nei processi di estrazione di minerali e metalli, lungo tutto

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il ciclo di vita delle operazioni di estrazione, compresi, alla fi ne, il ripristino dei siti, in conformità alle norme nazionali, e tenendo conto degli impatti signifi cativi anche transnazionali.

6 – Salute e sviluppo sostenibile

46. La Dichiarazione di Rio su ambiente e sviluppo stabilisce che gli esseri umani sono al centro degli interessi per lo sviluppo sostenibile, e che essi hanno diritto a una esistenza sana e produttiva, in armonia con la natura. Gli obiettivi dello sviluppo sostenibile possono essere raggiunti solo riducendo l’alta diffusione di malattie debilitanti, ma per ottenere un miglioramento delle condizioni di salute dell’intera popolazione è necessario sradicare la povertà. C’è un bisogno urgente di individuare le cause di malattia, comprese le cause ambientali, e il loro impatto sullo sviluppo, con particolare attenzione alle donne e ai bambini, così come ai gruppi più deboli della società, quali le persone con disabilità, gli anziani e le popolazioni indigene.

(i) Garantire un uguale accesso delle donne ai servizi sanitari, riservando particolari attenzioni alla maternità e alla cura delle emergenze ostetriche.(j) Indirizzare effi cacemente, a tutti gli individui secondo l’età, la promozione di stili di vita sani, compresa la salute riproduttiva e sessuale, conformemente agli impegni e ai risultati delle recenti conferenze e dei summit delle Nazioni Unite, compreso il summit mondiale per l’infanzia, la conferenza delle Nazioni Unite su ambiente e sviluppo, la conferenza internazionale su popolazione e sviluppo, il summit mondiale per lo sviluppo sociale e la quarta conferenza mondiale sulle donne, con le relative rassegne e relazioni.(k) Promuovere adeguate iniziative internazionali di formazione di competenze che stabiliscano le connessioni tra salute e ambiente e utilizzino il sapere acquisito per creare più effi caci risposte politiche a livello nazionale e locale alle minacce ambientali alla salute umana;(l) Trasferire e diffondere, in termini stipulati reciprocamente, anche attraverso partnerships trasversali tra pubblico e privato, tecnologie per un acqua sicura, per il miglioramento delle condizioni igienico-sanitarie e la gestione dei rifi uti, per aree agricole e urbane nei paesi in via di sviluppo e nei paesi con economie di transizione, con supporti fi nanziari internazionali tenendo conto delle specifi cità di ogni paese e dell’uguaglianza di genere, comprese le particolari tecnologie

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necessarie alle donne.

48. Adempiere, entro i tempi stabiliti, tutte le consegne fi ssate nella Dichiarazione di impegno sull’HIV/AIDS adottata dall’Assemblea Generale nella sua ventiseiesima sessione speciale, sottolineando, in particolare, la riduzione della diffusione dell’HIV tra i ragazzi e le ragazze di età compresa tra i 15 e i 24 anni del 25%, nei paesi più colpiti entro il 2005 e globalmente entro il 2010, così come la lotta alla malaria, alla tubercolosi e ad altre malattie.

49. Ridurre le malattie respiratorie ed altri impatti sulla salute risultanti dall’inquinamento dell’aria, con particolare attenzione alle donne e ai bambini, grazie a:

(d) Assistere i paesi in via di sviluppo nella fornitura dell’energia prodotta alle comunità rurali, in particolare per ridurne la dipendenza dalle tradizionali risorse combustibili per la cucina e il riscaldamento, che intaccano la salute di donne e bambini.

8 – Lo sviluppo sostenibile per l’Africa

56. Dalla Conferenza delle Nazioni Unite su Ambiente e Sviluppo, lo sviluppo sostenibile è rimasto ambiguo per molti paesi africani. La povertà rimane la sfi da più importante e molte nazioni del continente non hanno benefi ciato pienamente delle opportunità di globalizzazione, accentuando ancora di più l’isolamento del continente. Gli sforzi dell’Africa per raggiungere uno sviluppo sostenibile sono stati ostacolati dai confl itti, da investimenti insuffi cienti, da un limitato mercato di accesso alle opportunità e restrizioni in ambito di offerte, da un carico di debiti insostenibile, da livelli ODA storicamente in declino e dall’impatto dell’HIV/AIDS. Il summit mondiale sullo sviluppo sostenibile dovrebbe rafforzare gli impegni della comunità internazionale ad occuparsi di queste speciali sfi de e dare effetto a una nuova visione basata su azioni concrete per implementare l’Agenda 21 in Africa. La New Partnership for Africa’s Development (NEPAD) è un impegno dei leaders africani per i popoli dell’Africa. Esso riconosce che le collaborazioni degli stessi paesi africani, tra loro e con la comunità internazionale, costituiscono elementi chiave per una ricerca comune e condivisa dello sradicamento della povertà, e, inoltre, esso aspira a collocare le nazioni, sia singolarmente che collettivamente, sulla via di una crescita economica sostenuta e di uno sviluppo sostenibile, nella partecipazione attiva all’economia mondiale e allo Stato. Fornisce un piano per lo

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sviluppo sostenibile nel continente, che deve essere condiviso/cui devono prendere parte tutti popoli dell’Africa. La comunità internazionale approva NEPAD e si impegna a sostenerla nel compimento del suo programma, anche attraverso l’utilizzazione dei privilegi della cooperazione Sud-Sud, appoggiata, tra gli altri, dalla Conferenza internazionale di Tokyo sullo sviluppo dell’Africa. Esso, inoltre, garantisce sostegno ad altre esistenti strutture di sviluppo che sono riconosciute e guidate a livello nazionale dagli stati africani e che perseguono strategie di riduzione della povertà, compresi documenti strategici sulla riduzione della povertà. Raggiungere uno sviluppo sostenibile comprende azioni a tutti i livelli per:

(a) creare un ambiente adatto a livello regionale, provinciale, nazionale e locale allo scopo di raggiungere una crescita economica sostenuta e uno sviluppo sostenibile e di sostenere gli sforzi africani per la pace, la stabilità e la sicurezza, la risoluzione e la prevenzione dei confl itti, la democrazia, il buon governo, il rispetto dei diritti umani e le libertà fondamentali, compresi il diritto allo sviluppo e all’uguaglianza di genere.

59. Affrontare effi cacemente i disastri naturali e i confl itti, compresi i loro impatti sull’uomo e sull’ambiente, riconoscendo che le guerre in Africa hanno ostacolato e in molti casi annullato i successi e gli sforzi mirati allo sviluppo sostenibile, facendo dei membri più vulnerabili della società, in particolare donne e bambini, le vittime più colpite, attraverso sforzi ed iniziative, a tutti i livelli, per:

61. Raggiungere un miglioramento signifi cativo della produttività agricola sostenibile e della sicurezza alimentare secondo i concordati millenium development goals, compresi quelli contenuti nella Dichiarazione del Millennio, in particolare dimezzare entro il 2015 la percentuale di persone che soffrono la fame, anche attraverso iniziative a tutti i livelli per:

(b) Promuovere e sostenere sforzi ed iniziative in grado di garantire un giusto accesso al possesso della terra e chiarire diritti e doveri verso le risorse, attraverso processi di riforma terriera e della proprietà che rispettino le norme di legge e siano ratifi cate dalle leggi nazionali, e atte a consentire a tutti l’accesso al credito, specialmente alle donne, e che rendano possibile lo sviluppo economico e sociale e lo sradicamento della povertà così come un effi ciente ed ecologicamente sano sfruttamento della terra, e permettano alle donne produttrici di diventare capaci di scelte e proprietarie, compreso il diritto a ereditare la terra.

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9 – Mezzi di implementazione

96. Procedere con un programma all’annullamento e all’astensione da ogni misura unilaterale, non in accordo con le leggi internazionali e la Carta delle Nazioni Unite, che impedisca il pieno raggiungimento dello sviluppo economico e sociale della popolazione delle nazioni interessate, in particolare donne e bambini, che mini il loro benessere e crei ostacoli al pieno godimento dei loro diritti umani, compreso il diritto di ciascuno ad uno standard di vita adeguato per quanto riguarda la salute e il benessere e il loro diritto al cibo, all’assistenza sanitaria e ai servizi sociali necessari. Garantire che cibo e medicinali non siano usati come strumenti di pressione politica.

113.Eliminare le disparità di genere nell’educazione primaria e secondaria entro il 2005, come stabilito nel Dakar framework for action on education for all, e a tutti i livelli di educazione non oltre il 2015, per raggiungere gli obiettivi di sviluppo contenuti nella Dichiarazione del millennio, con azioni che assicurino, tra le altre cose, un uguale accesso a tutti i livelli e forme di educazione, istruzione e formazione di competenze grazie al gender mainstreaming e alla creazione di un sistema di educazione sensibile alla dimensione di genere.

119.quinquies Stimolare un ulteriore lavoro basato su indicatori per lo sviluppo sostenibile a cura dei paesi a livello nazionale, compresa l’integrazione degli aspetti di genere, su base volontaria, in linea con le condizioni e priorità nazionali.

10 – Piani istituzionali per lo sviluppo sostenibile

120bis. Un buon governo è essenziale allo sviluppo sostenibile. Sane politiche economiche, solide istituzioni democratiche sensibili ai bisogni delle persone ed effi cienti infrastrutture sono le basi per una crescita economica sostenuta, per lo sradicamento della povertà e la creazione di occupazione/lavoro. La libertà, la pace e la sicurezza, la stabilità interna, il rispetto dei diritti umani, compreso il diritto allo sviluppo, l’autorità della legge, le pari opportunità, politiche aperte al mercato, e un impegno globale/totale per società oneste e democratiche sono allo stesso modo essenziali rafforzandosi a vicenda.

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Ruolo del Consiglio economico e sociale

126. Conformemente alle disposizioni rilevanti della Carta delle Nazioni Unite e dell’Agenda 21 e le disposizioni riguardanti la risoluzione 48/162 e 50/227 del Consiglio Economico Sociale e dell’Assemblea Generale, che riconfermavano il Consiglio quale organo centrale per il coordinamento del sistema delle Nazioni Unite e delle sue agenzie specializzate e supervisione degli enti sussidiari, in particolare le sue commissioni funzionali, e per promuovere la realizzazione dell’Agenda 21 grazie al potenziamento di un ampio sistema di coordinamento, il Consiglio dovrebbe:

(g) Intensifi care i suoi sforzi per assicurare che l’integrazione di genere sia parte integrante delle sue attività relative alla realizzazione coordinata dell’Agenda 21.

Rafforzamento delle strutture istituzionali per lo sviluppo sostenibile a livello locale

146bis. Tutte le nazioni dovrebbero inoltre promuovere la partecipazione pubblica, anche attraverso misure che prevedano l’accesso all’informazione riguardante la legislazione, i regolamenti, le attività le politiche e i programmi. Dovrebbero poi favorire la piena partecipazione pubblica alla formulazione e realizzazione di politiche sullo sviluppo sostenibile. Le donne dovrebbero essere in condizione di partecipare pienamente ed ugualmente alla formulazione di proposte e alla presa di decisioni politiche.

148. Sostenere gli sforzi di tutti i paesi, specialmente di quelli in via di sviluppo, così come di quelli con economie di transizione, per aumentare i piani istituzionali nazionali per lo sviluppo sostenibile, compresi quelli a livello locale. Ciò potrebbe includere la promozione di approcci trasversali nella formulazione di strategie e piani per lo sviluppo sostenibile, così come, dove appropriate, strategie di riduzione della povertà , coordinamento degli aiuti/sussidi/sovvenzioni, il sostegno di approcci condivisi e la valorizzazione delle analisi politiche, dell’abilità di gestione e realizzazione, compresa l’integrazione di una prospettiva di genere in tutte queste attività.

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5858 Note 1 Per approfondimenti si vedano i siti: www.greenbeltmovement.org/ e www.wangarimaathai.com 2 Si tratta della risoluzione dell’Assemblea delle Nazioni Unite n. 57/254 del 20 dicembre del 2002; l’Assemblea ha anche designato l’UNESCO come agenzia coordinatrice della decade con il compito anche di coordinare le iniziative con la decade dell’educazione per tutti (2003-2012).3 Per una rassegna dei diversi fi loni del pensiero ambientalista ed ecologista si vedano: Worster D. (1994), Storia delle idee ecologiche, Il mulino, Bologna; Schroeder-Benzo (2000), Pensare ambientalista, Paravia, Firenze4 Per un inquadramento dei fi loni di pensiero eco-femminista si vedano i seguenti lavori: Cuomo C.J. (1998), Feminism and Ecological Communities: An Ethic of Flourishing, Routledge, London; Plumwood V. (1993), Feminism and the Mastery of Nature, Routledge London; Sturgeon N. (1997), Ecofeminist Natures: Race, Gender, Feminist Theory, and Political Action, Routledge, London; Warren K.J (1997) (a cura), Ecofeminsm, women, culture, nature, Indiana University Press, Bloomington and Indianapolis5 Si vedano i lavori di Bochkin ecc….6 Si vedano: Naess A. (1991) Ecology, Community and Lifestyle, London; Devall B., Session G. (1989), Ecologia Profonda, Gruppo Abele, Torino7 Si veda: Shiva V(1999), Biopirateria, Cuen, Napoli8 Si veda Certomà C. (2002), “In relazione:, dall’ecofemminismo all’etica dell’ambiente”, in Annali del sito web fi losofi a ambientale, anno 2, 2002, pp. 56-66 scaricabile dal sito www.fi losofi a-ambientale.it9 Si veda: Shahrashoub Razavi S., Miller C. (1995), From WID to GAD, Conceptual Shifts in the Women and Development Discourse, UNRISD, 199510 Si veda ECOSOC, Agreed Conclusions, 1997/211 Si veda: UN (1999), 1999 World Survey on the Role of Women in Development, New York12 Si veda: Kabeer N. (1994), Reversed Realities: Gender Hierarchies in Development Thought, Routdledge London 13 Si veda: Moser C. (1993) Gender Planning and Development: Theory, Practice and Training, Routledge, New York and London14 Si veda: Braidotti R., Charkiewicz E., Husler S., Wieringa S. (1994), Women, the environment and sustainable development: towards a theoretical synthesis, Zed Books Ltd , London15 A tale proposito si veda il documento: Women and Sustainable Development 2000 – 2002, Recommendations in Agenda 21 and Related Documents and Suggestions for a Review of Implementation. Paper Prepared by the CSD NGO Women’s Caucus for Discussion at the UN Commission on Sustainable Development; Intersessional Working Group, 22 February - 3 March and Its 8th Session, 24 April - 5 May, February 200016 Si veda: “Plan of Implementation of the World Summit on Sustainable Development” in: UN (2002), Report of the world summit on sustainable development, Johannesburg,South Africa, 26th of August, 4th of September 2002, United Nations New York, pp. 6-75. I numeri tra parentesi nel testo indicano i punti del Piano di Implementazione.