Don Chisciotte della ManciaDon Chisciotte della Mancia

Una regia teatrale

di

Giovanni Paisiello

Regia e Scenografia di Matteo Perico

«Al Cortese Lettoredall’ingegnoso romanzo intitolato

Il Don Chisciotte della ManciaHo radunato i fatti,

che vedi in questa commedia ristretti.Per dare alla medesima l’unità del luogo,

ho dovuto alterarli,e sono talvolta uscito ancora

dalle tracce del romanzoper adattarmi alla Compagnia

Fingo due Dame in Villa di allegro umore,tra le quali capita il gran cavaliere errante

Don Chisciottecol suo famoso scudiero Sancio Panza.

Queste con l’ajuto di una spiritosa donna

di lor servigio, tessono delle graziose avventure per quelli,

e non tralasciano nel tempo stessodi prendersi gioco di due loro amanti,

di sciocco carattere»

Don Chisciotte della ManciaMusica di Giovanni Paisiello

Commedia in tre atti. Libretto di Giambattista Lorenzi. Musica: Giovanni Paisiello.Prima rappresentazione: Napoli, Teatro dei Fiorentini, estate 1769Andato in scena per la prima volta nel 1769 al Teatro dei Fiorentini a Napoli, il Don Chisciotte dell' allora ventinovenne Paisiello. Esistono due versioni del testo, una più ampia con 34 scene e una forte coloritura partenopea, un’altra con sole 24 scene, un personaggio in meno e la quasi totale sparizione del vernacolo.Già il tema del libretto del Lorenzi è assai bizzarro e fantasioso: Don Chisciotte e l' inseparabile Sancho Pancia sono riletti in chiave napoletana.Paisiello infonde commossa poesia nella vicenda e la musica scorre giocosa stemperando con un' ironia lieve situazioni e personaggi che in altre mani avrebbero potuto diventare piuttosto grevi. E' una musica piena di inventiva, con improvvisi voli lirici che, in particolare nel secondo atto e nel canto d' amore del protagonista nel terzo, sfiora il capolavoro, con un' orchestrazione raffinatissima e colori sempre variati.

La fonte è ovviamente il romanzo di Cervantes. L’autore del libretto è Giambattista Lorenzi. Commediografo (Napoli 1721 - 1807). Direttore degli spettacoli di corte, poi revisore di tutte le opere teatrali. Amico di Giovanni Paisiello, fu un uomo di ampia saggezza letteraria e conoscitore attento delle tecniche teatrali più aggiornate. Egli ammirava immensamente sia la poesia metastasiana che la letteratura francese. È considerato il più importante librettista dell'opera buffa napoletana del suo tempo.Il libretto ha lo statuto di un divertente gioco di società, dalla trama tanto esile da essere inesistente, pretesto per travestimenti e scenari tanto mirabolanti e ricchi di colori.Chisciotte ha la consistenza di una marionetta e come tutte le marionette condannato a ripetere sempre se stesso e gli spettatori possono abbandonarsi senza rimorso al piacere di scoprire quello che già sapevano.

Don Chisciotte della ManciaLibretto di Giovan Battista Lorenzi

Trama

ATTO PRIMO

In una radura boscosa la Duchessa, la Contessa, Don Calafrone e Don Platone partecipano ad una partita di caccia. I due uomini, personaggi ridicoli e maldestri cacciatori, corteggiano goffamente le due dame che si prendono gioco di loro. Sopraggiunge Sancio seguito da Don Chisciotte, il quale ha scambiato un gregge di pecore per un esercito di Mori ed ha attaccato gli animali a lancia in resta, rimanendo disarcionato. Sancio racconta al padrone che la bella Dulcinea, la dama immaginaria che Don Chisciotte ha eletto a signora del suo cuore, è stata trasformata in una brutta e rozza villana dal mago Frestone, nemico dei cavalieri erranti. Si tratta ovviamente di una fandonia inventata lì per lì dallo scudiero, per trarsi d’impiccio dopo che Don Chisciotte lo aveva incaricato di un’impresa impossibile, recapitare una lettera alla immaginaria Dulcinea del Toboso.

Disperato, Don Chisciotte delibera di impazzire, seguendo l’esempio di Orlando paladino e ordina aSancio di leggergli il passo dell’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto, dove viene narrato l’episodio.Intanto il gruppo dei cacciatori s’incontra con il Cavaliere e il suo scudiero: Don Chisciotte crede diriconoscere nella serva Carmosina le fattezze della bella Dulcinea e dà in ismanie. La Duchessa e laContessa decidono di prendersi spasso della singolare coppia invitandola a un banchetto all’aperto,che si svolge tra lazzi e stravaganze di ogni genere.

ATTO SECONDOQuadro primo - Alla presenza della Duchessa, Sancio viene nominato governatore dell’IsolaBarattaria. Ha quindi seguito la serie delle beffe ordite dalle dame e dai loro cortigiani per divertirsialle spalle del Cavaliere Errante e del suo scudiero. Sopra un carro sopraggiungono la Contessa eCarmosina, cammuffate rispettivamente da maga Melissa e da Dulcinea; segue un corteo di cortigiani(tra i quali è Don Platone) con barbe posticce e in abito femminile. La Contessa-maga spiega a DonChisciotte che lo stesso malefico incantatore che ha trasformato Dulcinea in rozza contadina, hatramutato alcune belle dame in orribili donne barbute; per vincere l’incantesimo Don Chisciottedovrà raggiungere il settimo cielo a cavallo dell’Ippogrifo, mentre Sancio dovrà ricevere 3.500bastonate. Il Cavaliere e il suo scudiero (riluttante per via delle bastonate) salgono con gli occhibendati sopra un cavallo di legno e intraprendono tra lo spasso generale il loro viaggio immaginarioattraverso gli spazi siderali.Quadro secondo - Campagna con dei mulini a vento sullo sfondo. Don Calafrone e Don Platone,secondo il solito, si contendono i favori delle due dame, le quali fingono condiscendenza,prendendosi gioco dei due. La simulazione coinvolge anche Don Chisciotte, del quale le dame sidichiarano innamorate, suscitando la gelosia dei due corteggiatori. L’atto ha termine con la disastrosaimpresa di Don Chisciotte contro i mulini a vento.

ATTO TERZOCarmosina e Cardolella convincono Don Calafrone e Don Platone a rappacificarsi con le dame, ciòche avviene tra la soddisfazione generale. Non solo: dopo aver per tanto tempo amorosamentescherzato con loro, La Contessa e la Duchessa si sentono ora sinceramente attratte dai due uomini esono pronte a sposarli. L’occasione per dichiararsi ai futuri sposi viene loro offerta, dopo un ridicoloduello (in cui Don Chisciotte interviene in qualità di arbitro) con il quale essi intendono decidere laloro sorte di innamorati. Dopo avere fatto le spese di un ultimo scherzo (egli crede di essere diventatouna statua di pietra), Don Chisciotte insieme con Sancio lascia la comitiva, verso nuove avventure.

Note di Regia

E’ una specie di creatura letteraria, che può trovare posto solo in una realtà artefatta, creata ecostruita ad hoc nelle pagine di un libro e dalle mani di un narratore esperto: questo è quelloche evoca il personaggio di Don Chisciotte, nell’opera musicata dal Paisiello.Tutta la vicenda si svolge a metà tra la finzione scenica e l’immaginazione dello spettatore e deiprotagonisti: la prima cerca di riprendere i personaggi di Cervantes e di darne una letturanuova e del tutto originale, mentre con l’immaginazione si creano ripetuti equivoci, avventure escherzi che Don Chisciotte e Sancho Pancia vivono sulla propria pelle, in seguito all’incontrocon le due Dame.Si tratta di una messa in scena allegra e scanzonata, nella quale acquista un ruolo fondamentale

il gioco dei colori, per la comprensione dell’intera vicenda; i vari colori infatti vengono scelticon estrema cura per denotare ogni elemento presente sulla scena e per far si che alcune coseappaiano come vere, come realmente esistenti, anche se in realtà non lo sono perché nonesistono.Con l’uso sapiente dei diversi colori, proprio come nelle più grandi opere d’arte, si vuole darvoce a qualcosa che non è immediatamente visibile e comprensibile a tutti, e qui nellafattispecie si vuole dar luce alla follia che rimane nell’ombra, a ciò che non c’è, a ciò che è irrealee sconosciuto ai più.Queste sono le condizioni, le caratteristiche che prevalgono nel personaggio di Don Chisciotte,che non è altro se non una marionetta, in balia delle gesta e dei gesti altrui; è solo un folle con leallucinazioni, tanto da scambiare un gregge di pecore per un esercito, è dominato da smanied’amore, tanto da confondere la sua amata quanto immaginaria Dulcinea con la servaCarmosina, è un uomo senza un briciolo di lucidità e di dignità, tanto da intraprendere lafamosa quanto sciagurata impresa contro i mulini a vento.

Le dame diventano i burattinai, che all’interno di una scenografia colorata di tutto punto simuovono per tessere l’intreccio dei giochi e per burlarsi di Don Chisciotte e del suo fedeleservitore, che a loro volta cadono continuamente negli inganni e che credono ad una realtà chenon esiste, proprio come fanno i folli e gli ingenui.Ecco quindi come il colore acquista il suo ruolo, quello di strumento assoluto di conoscenza, che

va a dar significato a tutto ciò che tinge e che permette allo spettatore la comprensione dellavicenda. La follia di Don Chisciotte viene gestita e resa nota solo grazie alle diverse tonalità deicolori, che prendono forma all’interno della scena e che vanno a dare un senso a ciò che non puòesistere, a ciò che non è vero, a ciò che non si può carpire con la sola ragione.Il trucco scenico viene svelato: non c’è nulla di reale, tutto rientra nella dimensione della finzione:ci sono solo burattinai, burattini e tutti stanno recitando il proprio copione, tutti gli elementi sonoestranei a ciò che rappresentano nella realtà, tutto diventa altro da sé e assume significati diversi enon comprensibili. Lo spettatore è confuso, non riesce ad afferrare il senso delle cose, non riesce apercepire il limite tra realtà e finzione, tra ragione e follia, perché tutto si confonde in un vorticosogioco di colori, in movimenti frenetici di danzatori sgraziati che si trasformano in animali, soldatie mostri. Ognuno è costretto a dover fare emergere dal buio, dal profondo la propria follia, il DonChisciotte che c’è in ciascuno di noi… solo così potrà comprendere fino in fondo il vero significatodi tutta la storia.

Matteo Perico

Coreografia

Le coreografie saranno incentrate sui vari intrighi e sui varigiochi d’amore. La trasformazione in burattini, le pecore, imulini al vento. Il preparare la tavola, il mangiare, la magia,l’incantesimo, gli scherzi, il bosco in fiamme, il fuoco, glielementi naturali

Scenografia

Tutto stilizzato come un’opera di Kandinsky con giochi dicolori. Sul proscenio tanti libri colorati.Sullo sfondo delle fabbriche rustiche, un capanno dall’altraparte e in lontananza una valle

Costumi

L’orchestra riprenderà i colori fondamentali che descrive Kandisky: il giallo vestiranno gli ottoni, la tromba;l’azzurro i flauti;il rosso la tuba; l’arancione il contralto e la campana; il verde il violino e gli archi; il viola il corno, il fagotto;il blu il violoncello

Estate 1769

Paisiello 1816-2016 200 anni della morte

Kandinsky 1866-2016 150 anni della nascita

«Il colore è un mezzo di esercitare sull’anima un’influenza diretta. Il colore è un tasto, l’occhioil martelletto che lo colpisce, l’anima lo strumento dalle mille corde»

Kandinsky e la MusicaKandinsky e la Musica

Nell’opera «Lo spirituale dell’arte» attribuisce ad ogni colore che descrivein base alle sensazioni e alle emozioni che suscitano nello spettatoreparagonandoli a strumenti musicali.

Il giallo: dotato di una follia ricca di vitalità viene paragonato al suono diuna tromba, di una fanfara. Il giallo indica anche eccitazione quindi puòessere accostato spesso al rosso.

L’azzurro: è il blu che tende ai toni più chiari, è indifferente, distante ed èparagonabile al suono di un flauto.

Il rosso: è caldo, vitale, vivace, irrequieto ma diverso dal giallo, perchénon ha la sua superficialità. L’energia del rosso è controllabile, quella delgiallo più libera. Il rosso medio è profondo, il rosso scuro è piùmeditativo. È paragonato al suono di una tuba.

L’arancione: esprime energia, movimento. Paragonato al suono di unacampana o di un contralto.

Il verde: è mobilità in una assoluta quiete, soltanto verso il giallo acquistaenergia.. Paragonato ai suoni di un violino.

Il viola: è instabile ed è molto difficile utilizzarlo nella fascia intermediatra rosso e blu. È paragonabile al corno inglese, alla zampogna, alfagotto.

Il blu: è il colore del cielo, è profondo; quando è intenso suggeriscequiete, quando tende al nero è drammatico, quando tende ai toni piùchiari le sue qualità sono simili a quelle dell’azzurro, se viene mischiatocon il giallo lo rende malto. E’ associato al suono del violoncello.

Il grigio: è l’equivalente del verde che rappresenta la quiete, ma mentreil verde racchiude l’energia del giallo, nel grigio c’è mancanza dimovimento.

Il marrone: si ottiene mischiando il nero con il rosso ma l’energia diquest’ultimo è soffocata.

Il bianco è dato dalla somma di tutti i colori, ma una somma in cui tuttii colori scompaiono.

Il nero è mancanza di luce, è un non-colore.

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