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BOLLETTINO ANNO104 N .4 1°QUINDICINA 1MARZO1980 SPEDIZIONEINABBONAMENTOPOSTALEGRUPPO2°(70) RIVISTA DELLA FAMIGLIASALESIANAFONDATADASANGIOVANNIBOSCONEL1877 DONBOSCOE' UNACITTA' ALKM13

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BOLLETTINO ANNO 104 N .4 • 1° QUINDICINA • 1 MARZO 1980SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE GRUPPO 2° (70)

RIVISTA DELLA FAMIGLIA SALESIANA FONDATA DA SAN GIOVANNI BOSCO NEL 1877

DON BOSCO E'UNA CITTA'

AL KM 13

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Rettor MaggioreSalesiani è bello? 5Educazione . Ore nove, lezione di giornale? 9-12Date loro fiducia e avranno fiducia in voi, 24Stampa . Quasi mezzo milione di "Ipotesi su Gesù", 28Convegni . "Annunciare Cristo ai giovani", 28"Cristologia e catechesi patristica", 28

Missioni . Don Bosco nel continente nero, 20-23Amici Domenico Savio . Un decalogo su misura, 29Postulazione . Don Rinaldi processato per le sue virtù, 31

Argentina . Don Bosco è una città al km 13, 3-4Scuola, rione, via dedicati a padre Gambino, 30Brasile. Il Venerdì santo di padre Antonio, 16-17Cile. Colonie urbane per i ragazzi senza vacanze, 28Giappone . 1713 diplomati nel collegio universitario, 30Guatemala . Abbiamo vissuto la passione del Signore, 18-19Haiti . Nino scommette sulle utopie, 13-15Iran . Autorizzato dall'ayatollah Khomeini, 30Italia . L'oratorio di Perugia ha un gemello, 28Museo Don Bosco : cento anni e tanti giovani amici, 29Thailandia . Due papà per i non vedenti, 6-8

Da cent'anni le FMA in un castello di Francia :I santi a Saint-Cyr erano di casa, 25-27

Il successore di Don Bosco, 5 - BS risponde,9-12 - Libreria, 12 e 31 - Educhiamo come Don Bosco, 24 -Brevi da tutto il mondo, 28-31 - Ringraziano i nostri santi,32-33 - Preghiamo per i nostri morti, 34 - Solidarietà missio-naria, 35 .

RIVISTA DELLA FAMIGLIA SALESIANAfondata da san Giovanni Bosco nel 1877Quindicinale d'informazione e cultura religiosa

DIRETTORE RESPONSABILE DON ENZO BIANCOCollaboratori . Giuliana Accornero - Pietro Ambrosio - Marco Bon-gioanni - Teresio Bosco - Elia Ferrante - Domenica Grassiano -Adolfo L'ArcoFotografia Antonio GottardtArchivio salesiano : Guido Cantoni - Archivio Audiovisivi LDCDiffusione Arnaldo MontecchioFotocomposizione e impaginazioneScuola Grafica Salesiana Pio XI - RomaStampa Officine Grafiche SEI - TorinoAutorizzazione Tribunale di Torino n . 403 del 16 .2 .1949

L'EDIZIONE DI META' MESEdel BS è particolarmente destinata ai Cooperatori Salesiani .Redattore don Armando Buttarelli, Viale dei Salesiani 9, 00175 Ro-ma . Tel . (06) 74 .80 .433 .

IL «BOLLETTINO SALESIANO NEL MONDOIl BS esce nel mondo in 39 edizioni nazionali e 20 lingue diverse(tiratura annua oltre 10 milioni di copie) in :Antille (a Santo Domingo) - Argentina - Australia - Austria - Belgio(in fiammingo)- Bolivia- Brasile- Centro America (a San Salvador)-Cile - BS Cinese (a Hong Kong) - Colombia - Ecuador - Filippine -Francia (per i paesi di lingua francofona) - Germania - Giappone -Gran Bretagna - India (in inglese, malayalam, tamil e telugù) - Irlanda- Italia - Jugoslavia (in croato e in sloveno) - Korea del Sud - BSLituano (edito a Roma) - Malta - Messico - Olanda - Perù - Polonia -Portogallo - Repubblica Sudafricana - Spagna - Stati Uniti - Thai-landia - Uruguay - Venezuela .

DIREZIONE DEL BS ITALIANOIndirizzo: Via della Pisana 1111 - Casella Postale 909200163 Roma-Aurelio . Tel . (06) 69 .31 .341 .Collaborazione . La Direzione invita a mandare notizie e foto ri-guardanti la Famiglia Salesiana, e s'impegna a pubblicarle secondoil loro interesse e le possibilità del BS .

DIFFUSIONEPer le seguenti operazioni rivolgersi a :Ufficio Propaganda .Via Maria Ausiliatrice 32 - 10152 Torino . Tel . (011) 48 .29 .24Abbonamenti . Il BS è gratuito ma si sostiene con il contributo liberodei lettori . E' per tutti il dono di Don Bosco ai componenti la FamigliaSalesiana, agli amici e sostenitori delle sue Opere .Copie arretrate o di propagandaa richiesta, nei limiti del possibile .Cambio di indirizzo .Comunicare l'indirizzo vecchio insieme col nuovo .

I LIBRI PRESENTATI SUL BS vanno richiesti alle Editrici- o contrassegno (spese di spedizione a carico del richiedente) ;- o con versamento anticipato su conto corrente postale (spe-

dizione a carico dell'Editrice) :LAS,. Libreria Ateneo Salesiano - Piazza Ateneo Salesiano 1, 00139Roma. Ccp . 57 .49.20.01 .LDC : Libreria Dottrina Cristiana - 10096 Leumann (Torino). Ccp .2/27196.SEI : Società Editrice Internazionale - Corso Regina Margherita 176-10152 Torino . Ccp 00.20 .41 .07 .

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IL GRAZIE CORDIALE DI DON BOSCO- a quanti contribuiscono a sostenere le spese per il BS,- aiutano le Opere Salesiane nel mondo, e soprattutto- le Missioni attraverso la Solidarietà fraterna o altre forme .

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Buenos Aires, 1929 : il treno è pronto per "portare Don Bosco" fino alla "Fermata km 13" .

Don Bosco èuna città al km 13

Nel 1929 gli abitanti presso la "Fermata km 13" della ferrovia chie-sero che fosse dato il nome di Don Bosco alla loro stazione e futuracittà. Il Presidente della repubblica emise il decreto, e il Ministro degliinterni si recò per la cerimonia con un treno speciale . Cinquant'annidopo si sono ripetute le celebrazioni, e a fare festa a Don Bosco erano

35.000 "domboschesi" .

C hissà se esistono altre città nelmondo che portano il nome di

Don Bosco . Una piccola città esiste inArgentina, oggi conta 35.000 abitanti,e naturalmente è parrocchia affidataai salesiani . Sembra una favola, e in-vece è realtà . Una favola vera comin-ciata nel 1929, quando la Chiesa an-noverò Don Bosco tra i beati .

«Il potere esecutivo decreta» . Unpo' in tutto il mondo si fece festa per labeatificazione di Don Bosco, e l'Ar-gentina non voleva essere da meno .Un giorno piovve sul tavolo del Presi-dente della repubblica Hipólito Yri-goyen questa strana richiesta : dare ilnome di Don Bosco alla stazionechiamata "Parada km 13" sulla lineaferroviaria che da Buenos Aires portaa La Plata.

Parlare di stazione, allora, forse eraun po' ambizioso . A quel punto, al km13, si era in piena campagna, con tantiprati per il pascolo del bestiame, conqualche fattoria all'ombra dei boschi,e qualche fabbrica di mattoni . I treni,

giunti al km 13, sostavano quanto ba-stava per caricare i bidoni del latte ealtri prodotti agricoli da trasportarenella capitale . Era chiaro che la zona,grazie alla ferrovia, si sarebbe prestosviluppata ; ma per allora era tutto lì .E il governo argentino, che desideravaonorare Don Bosco, accettò quellastrana proposta .In data 4 .11 .1929 veniva emanato

un decreto che diceva: «Vista la ri-chiesta fatta dagli abitanti della "Sta-zione km 13" perché si dia alla stessa ilnome di Don Bosco, e tenuto contodell'opera efficace del virtuoso edu-catore di cui si vuole onorare il nome,il Potere esecutivo della nazione de-creta : articolo primo, la Fermata ubi-cata al km 13 d'ora innanzi si chia-merà Stazione Don Bosco . . . FirmatoHipólito Yrigoyen» .

Si piantò un albero. Non era tutto ; ildecreto stabiliva anche il cerimonialeper il conferimento del nome, e nonera una cosa semplice . A Buenos Airesfu allestito un treno speciale di 15 va-

ARGENTINA

goni. La mattina del 16 novembre vipresero posto il Ministro degli interniElpidio Gonzàlez in rappresentanzadel Presidente della repubblica, nu-merose altre autorità civili, alcuni sa-lesiani come don Giorgio Serié e donNicola Esandi (futuro vescovo diViedma), diversi Exallievi e Coopera-tori, e la banda musicale del collegioPio IX . Sulla fronte della locomotivaera stato collocato fra le bandiere alvento un grande quadro di Don Bo-sco, e il treno lo portò a prendere pos-sesso della "sua" stazione .

All'arrivo c'è la sorpresa di trovarsiin tanti : 3 .500 persone, affluite da tut-ta la zona, che sventolano i fazzolettibianchi. Si tengono i discorsi d'occa-sione, e poi si va a cominciare la cittàfutura. C'è un campo che i proprietari- la famiglia Urquiza - donano aisalesiani perché vi costruiscano ungiorno la chiesa e le opere per la gio-ventù. Su quel campo si compie unacerimonia semplice : racconta la cro-naca che «lì si piantò un albero, sim-bolo della vita prospera che vivrà quelfuturo paese, chiamato a essere in unavvenire non lontano un centroistruito e progressista» . Poi «a ciascu-no dei presenti viene distribuita unabiografia di Don Bosco», e alla fine«in mezzo all'allegria generale ilgruppo si sciolse e quelli che eranovenuti col treno, col treno tornarono aBuenos Aires » .Il suo nome dappertutto . Un paio

d'anni più tardi le prime case eranogià sorte attorno alla stazione ; ancoraun paio d'anni e Don Bosco era costi-tuito in comune ; altri due anni e il30 .5 .1935 viene inaugurato l'oratoriosalesiano. Più tardi la parrocchia, e isalesiani con residenza stabile . OggiDon Bosco con i suoi dintorni ha piùabitanti di qualche provincia italiana .Molti sono degli emigrati o figli e ni-poti di emigrati venuti dall'Italia ; on-date più recenti sono giunte anchedall'Uruguay. I domboschesi (si chia-mano proprio così : dombosquenses)sono gente serena, che con l'indu-striosità si sono procurato un certobenessere, radicati nella fede degliavi, e abbastanza praticanti . «La no-stra chiesa è ormai troppo piccola percontenere tutti i fedeli - lamenta ilparroco padre Joaquín Justel - ; vo-gliamo costruirne una più grande, edelle cappelle nei rioni più lontani» .

Padre Joaquín parla con fierezzadei suoi parrocchiani : «Gente che la-vora, che con sacrificio e perseveran-za è riuscita a costruirsi belle casettetipo chalet, che lascia ai figli un validoesempio di laboriosità e dedizione» . Eè gente che vuole bene a Don Bosco .Lo dimostra il fatto che il suo nome lo

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E cinquant'anni dopo, in segno di festa, tutti sfilano per le vie : dai pompieri alle automobili antiche,dagli sportivi ai gauchos sui focosi cavalli. E anche (nella foto) i bimbi dell'asilo .

si trova dappertutto : ospedale DonBosco, farmacia Don Bosco, macel-leria, calzoleria, libreria, ferramenta,pizzeria, self service, tutto è "Don Bo-sco". E naturalmente, parrocchia DonBosco .

Ma l'affetto della gente per il lorosanto è venuto fuori tutto in occasionedel 50' della città . Perché cinquan-t'anni dopo, nel giorno 4 novembreche è anche la data del famoso decre-to presidenziale, hanno voluto rifarequella festa con il treno e le autorità eil quadro di Don Bosco sulla frontedella locomotiva .A pieno vapore . Padre Joaquín ha

dovuto solo suggerire l'idea, al restohanno pensato i domboschesi : comi-tato organizzatore, le varie commis-sioni e sottocommissioni, e ognunocon qualcosa da preparare . I primiincontri a luglio, per arrivare in tem-po. C'era da ottenere l'adesione delleautorità, da sollecitare la collabora-zione delle ferrovie (che sarà piena ecordiale), eccetera. Intanto i ragazzidelle scuole passavano in parrocchia avedere la vita di Don Bosco, per poicimentarsi nei concorsi letterari .

La vigilia dei festeggiamenti, 3 no-vembre, una manifestazione culturalecon cori di ragazzi e di adulti . Il giornodopo, assicura il parroco, «giorno digloria per Don Bosco ; e un sole radio-so si associò ai festeggiamenti» .

Alle nove l'alzabandiera nella piaz-za principale del paese . Poi tutti allastazione, dove è atteso il treno . Il trenoè un po' in ritardo, perché lungo lastrada ha rallentato per raccogliere isaluti e gli applausi della gente . La lo-comotiva è una di quelle di cinquan-

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t'anni fa, forse la stessa, e porta dinuovo tra le bandiere sventolanti il ri-tratto di Don Bosco . E si tira dietro isolenni "vagoni presidenziali", quelliche un tempo i presidenti della re-pubblica usavano per trasferirsi dauna località all'altra . Sopra c'è il Ve-scovo, ci sono le autorità civili, sale-siani e exallievi e cooperatori, e ungruppo di antichi abitanti della zonache tornano per quel giorno di festa .La locomotiva entra nella stazione«trionfante e a pieno vapore» . Lagente è tutta lì ad applaudire e sven-tolare i fazzoletti bianchi, mentre

qualcuno tra i vecchi si asciuga unalacrima.Questa volta Don Bosco arrivando

trova una stazione vera e propria, esulla banchina addirittura un tem-pietto tutto per lui . Un bel busto dimaiolica viene benedetto e collocatonel tempietto, poi un volo di colombebianche viene liberato e si perde lon-tano nel cielo . . .

E tutti alla messa di ringraziamen-to, celebrata dal vescovo. All'apertonaturalmente, perché il parroco ha giàspiegato che la chiesa è piccola . Poivengono consegnate le medaglie agliantichi abitanti di Don Bosco, vienededicata una piazza al primo parrocosalesiano (padre Juan Kellerman), poila memoranda sfilata . I gruppi e leassociazioni, sfilano tutti . I duemila epiù ragazzi delle scuole, gli esploratorie le esploratrici, i pompieri e i soldati .Anche le automobili antiche con letrombe di gomma e gli autisti insac-cati nelle tenute di allora . E chiudonola sfilata i gauchos, con i larghi som-breri e i briosi cavalli .

Nel pomeriggio si aprono le variemostre della fotografia, delle opered'arte, delle ceramiche e dei disegni .Dopo cena l'Istituto Folkloristico Ar-gentino esegue un'impeccabile MisaCriolla . «Una grande allegria per tutti,una giornata indimenticabile - scrivenella sua relazione padre Joaquín. Eaggiunge con legittima fierezza : - Lamia gente è gente di grande caloreumano e di sentimento religioso mol-to radicato, che affiora non appena sene presenta l'occasione» .E come potrebbe essere diversa-

mente, se questi abitanti sono tuttidomboschesi?

D'ora innanzi come non riconoscere la stazione Don Bosco? E' l'unica al mando che accoglie iviaggiatori con un tempietto e una maiolica colorata del santo .

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Il successore di Don Bosco

Oggi tanti si interrogano sul significatodella loro presenza nella società. A lei cheè il superiore dei salesiani, la domanda :«salesiani è bello?»

Rientrato dall'india e dopo aver tra-scorso la festa dell'immacolata con i nostriragazzi di Arese ho scritto, in dicembrescorso, una lettera a tutti i Salesiani delmondo dicendo loro : «Stando con i gio-vani più bisognosi, sia ad Arese, comeprima in India, come anche in AmericaLatina, in Africa, in Cina, come ovunque, sipercepisce con sconvolgente intuizionel'utilità storica e l'urgenza di essere pie-namente salesiani : di essere più genuini,più coraggiosi, più inventivi e più numero-si - sì, proprio, anche molto più numero-si » . Dunque avevo già in cuore da tempola risposta a questa domanda .

In definitiva la portavo con me da quan-do, giovane di 16 anni, decisi di stare conDon Bosco. Per un giovane è bello ciò cheriempie la fantasia dei suoi sogni di futuro,ciò che serve a realizzare un grande idea-le, ciò che esige iniziative e audacia, ciòche risulta utile e necessario al bene deglialtri, soprattutto ciò che fa della giovinez-za la patria definitiva del proprio progettodi esistenza e di servizio .

SEGNI DI RICUPEROUna spiritualità di gioia, una volontà di

prospettive, una permanente ricerca co-struttiva dei progetto-uomo e del proget-to-società, un orizzonte sempre aperto al-la speranza, una volontà di approccio fattadi bontà per l'amicizia, una costante sen-sibilità ai segni dei tempi e ai valori giova-nili, una gran voglia di sole, di quello che sisprigiona dalla risurrezione del Cristo eche fa di Lui l'astro dei popoli e il signoredella storia : ecco, stare con Don Bosco trai giovani è un po' tutto questo .

E' una specie di mistica che rende ca-paci di affrontare difficoltà, accettare ri-nunce, attraversare burrasche, perché si ètrovato l'amore : quello di cui Gesù dicevache «nessuno ha un amore più grande diquesto: morire per i propri amici» . Perciòsalesiani è bello, perché è bello sceglierecome amici per cui morire i ragazzi e igiovani del mondo, soprattutto i più biso-gnosi, specialmente in un'ora storica ditrasformazioni profonde verso il nuovoAvvento del 2 .000!

Salesiani è bello?A colloquio con don Egidio Viganò

I giovani almeno in Italia non sembranoentusiasti come un tempo di seguire DonBosco. Sembra che il "riflusso", il "tra-voltismo", e magari la rivoluzione armata,trovino seguaci più entusiasti e più nu-merosi .

Quanto più spazio si dà, nell'attuale so-cietà, a un tipo di cultura materialista (siaquella dell'imborghesimento capitalista,sia quella dell'indottrinamento marxista,sia quella dello pseudo-eroismo violenti-sta nero e rosso), tanto minori possibilitàrimangono alla percezione della bellezza!

Per scoprire, ammirare, creare il bello civuole una cultura ricca di ossigeno perl'arte : assumere un progetto evangelico dFdono di sé, imitare un grande come DonBosco, proclamare alla gioventù di oggiche solo Cristo è il vero Liberatore, non èné edonismo, né ideologia, né pistola au-tomatica . Bisogna avere un cuore d'artistae l'originalità del suo estro per voler pro-gettare un simile capolavoro per la propriaesistenza . . . E purtroppo nell'attuale sgre-tolamento culturale c'è un clima poco fa-vorevole agli artisti .

A ogni modo mi sembra di poter dire cheè appunto tra i giovani, qui in Italia, dove siscoprono dei segni dì ricupero e si riapro-no delle strade nuove alla speranza . An-che il presidente Pertini e il Papa GiovanniPaolo Il ce l'hanno proclamato .

L'INTELLIGENZA DEL BELLO

Che cosa chiede e che cosa offre, lei, aun giovane d'oggi che si interroga sull'e-ventualità di diventare figlio di Don Bo-sco?

Gli chiedo innanzitutto intelligenza delbello. Chi si impantana nei piaceri, chi silascia plagiare facilmente da schemi so-ciopolitici, chi ha tendenze al fanatismo,diviene miope verso i grandi ideali . E ilvero metro del bello nella progettazionedella vita è il Cristo .

Dio, così intelligente, al farsi uomoscelse l'ideale di essere "Gesù", ossia didedicarsi a fare il Salvatore e il Redentoredell'uomo. Un grande teologo svizzero,Urs von Balthassar, ispirandosi al misterodi Gesù Cristo ha scritto grossi volumisulla "teologia della bellezza" . Chiedo,quindi, come prima cosa a un giovane perrestare con Don Bosco, di avere vista

buona per capire il Vangelo, e di entusia-smarsi col grande ideale di essere disce-polo di Gesù Cristo .La seconda cosa che gli chiedo è di

coltivare quotidianamente lo spirito di sa-crificio : è nell'ascesi del dono di sé che siforgia il vero amore .Dunque chiedo due cose a un giovane

d'oggi che si interroga sull'eventualità didiventare salesiano : entusiasmarsi perGesù e applicarsi alla pedagogia dell'a-scesi .

Poi, gli offro la possibilità di amicizia e diservizio alla gioventù di tutti i quartieri delmondo : un compito di prospettiva univer-sale con policromia missionaria .

LE VARIE SCELTEMolti sentono il desiderio di collaborare

al progetto educativo di Don Bosco, manon si sentono di impegnarsi in modo ra-dicale per tutta la vita . E allora?

Scegliere di vivere per i giovani, secon-do il progetto di Don Bosco, comporta va-rie possibilità di dedicazione . Eccole .• La consacrazione radicale per tutta

la vita : così i Salesiani, le Figlie di MariaAusiliatrice, le Volontarie e altri gruppi dipersone consacrate .• La scelta vocazionale a favore dei

giovani vivendo secondo il proprio statonel mondo : così i Cooperatori e le Coope-ratrici .• La coscienza di un senso di parente-

la educativa e la volontà di svariata col-laborazione coi Salesiani e le Figlie di Ma-ria Ausiliatrice : così gli Exallievi e le Exal-lieve .• L'impegno temporaneo di coopera-

zione in determinati progetti e con speci-fici obiettivi : così i Gruppi e i Movimentigiovanili e certe iniziative di Volontariatoanche missionario .•

Un appoggio di vario tipo pratico econcreto : così i benefattori.Ci sono, dunque, diverse modalità di

collaborazione con Don Bosco, nel suobel progetto educativo . Ciò che importa ècominciare . Si potrà, poi, passare anchedall'una all'altra modalità (in sensoascendente) formando tutti insieme quelgran "Movimento Boschiano" di Pastora-le giovanile e popolare, che l'indimentica-bile Paolo VI chiamava "fenomeno sale-siano", tanto benefico in quest'ultimo se-colo della storia della Chiesa .

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Nonthaburi : il fantasioso ingresso del "Centro per ragazzi ciechi" affidato ai salesiani .

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Due papàer i non vedenti

Da poco più di un anno e mezzo due salesiani si occupano dei ragazziciechi di un Centro prima così dissestato che era sul punto di chiu-dere. Con estrema pazienza e col sistema di Don Bosco lo stanno

rinnovando, e ricevono in cambio l'affetto dei ragazzi .

« I 1 ragazzo Suksa - spiega padreRoosens - viene da Trang nel

sud della Thailandia. La sua famiglia èbenestante, ma incapace di accettareun figlio cieco . Lui ha già assimilato larude lezione del fatalismo buddista :«Io non mi lamento né dei miei geni-tori, né dei miei parenti . Io sono unhandicappato, e questo è il risultatodella mia vita precedente» . I suoi oc-chi grandi che frugano nell'eternità,spenti, mi guardano fisso, e parlano achi sa leggere anche negli occhi spentidi un cieco . Suksa un giorno mi con-fida: "Ora sono contento, perché houn padre" . Poi con un sospiro : "Vor-rei anche una mamma . . ."» .

«Virat è un giovane di 21 anni, mapiccolo e minuto - spiega ancora pa-dre Roosens - . Anche la sua è unastoria di miseria. Sua madre, musul-mana, sposò un buddista e si fecebuddista anche lei. Non l'avesse maifatto : la comunità musulmana la ra-diò. "Poco dopo la mia nascita - ci haraccontato Virat - mio padre morì, ecominciò la nostra tragedia . Mia ma-dre cercò di tornare alla sua famigliama venne respinta ; allora lei mi ab-bandonò, cieco, nella pagoda dove unmonaco dal cuore d'oro mi aiutò . Mivoleva bene e gli volevo bene anch'io,ma dopo qualche anno dovemmo se-

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pararci . Venne un signore e mi portò aBangkok per cure, e finii all'istitutoper ciechi" . Il giorno in cui Virat siprese tanta confidenza da raccontar-mi questa triste storia - dice ancorapadre Roosens - a quel punto mi sifece più vicino e aggiunse : "Quandolasciai la pagoda il monaco pianse,perché mi voleva bene . Ma ora sonotanto contento, perché ho trovato quidue padri" » .

I due padri di Virat e degli altri ra-gazzi non vedenti raccolti a Nontha-buri, sono appunto padre GustavoRoosens, belga di 54 anni, direttoredel "Centro di addestramento perciechi", e il suo compagno di lavoromissionario padre Carlo Velardo, gio-vane sacerdote trentenne di Salerno .Da poco più di anno e mezzo lavoranocon i ragazzi ciechi, e per affrontarel'impresa ci voleva tutta la saggiaesperienza del primo e tutto l'entusia-smo giovanile del secondo .

La storia di Giovannino . Il 31 mag-gio 1978, quando i due missionaripresero in consegna il Centro per cie-chi, pioveva : un augurio molto ap-prezzato in Thailandia, dove la piog-gia è segno di fecondità e successo . Sifecero "prestare" due camere sullostesso piano della camerata dei ra-gazzi, e una stanza nella casetta dei

THAILANDIA

maestri. Presero in prestito anche illetto, i piatti, i coltelli e le scodelle . Lastanza nella casetta dei maestri servi-va da cappella, soggiorno, parlatorio,e per albergare eventuali ospiti .

I ragazzi "guardarono" i due nuovivenuti con un certo riserbo, ma giàalla prima sera il ghiaccio era rotto . Ea romperlo - ricorda ancora padreRoosens - è stata la sua prima buonanotte . Raccontò la storia di Giovanni-no Bosco, povero orfano divenuto poi"bonzo" per aiutare i ragazzi poveri .Disse che la sua mamma andò ad aiu-tarlo, e insieme accolsero in casa i ra-gazzi abbandonati . Poi Don Boscochiamò attorno a sé dei discepoli a cuidiede il nome di salesiani, e li mandòper il mondo a occuparsi dei ragazzipoveri. E concluse : « Ecco ora qui convoi due di questi salesiani, che adessosaranno i vostri padri» .

« Da quel giorno nella scuola per iciechi di Nonthaburi abbiamo la buo-na notte regolare, e Don Bosco de-v'esserne senz'altro contento perché èdi lui che parliamo sempre ai nostriragazzi». Quali ragazzi? Erano 25 al-lievi interni e uno esterno . Altri tre siaggiunsero subito dopo, e altri nonpoterono essere accolti per mancanzadi posto. La casa aveva anche 12exallievi ciechi, piuttosto cresciutid'età, che lavoravano nell'officina difalegnameria . E poi sei insegnanti,naturalmente ciechi . E altro personaleche ci vede, per le diverse mansioni .

I due salesiani lì per lì si tennero indisparte per osservare come andava-no le cose. Erano arrivati là, dietro levive insistenze del Nunzio apostolico,perché quel Centro - mal governato- era ormai sul punto di sfasciarsi .Presero nota con cura di ciò che an-dava e di ciò che non andava, e poipian piano cominciarono a mettere aposto le cose .Lo scollamento dell'opera . Che co-

sa non funzionava? Un po' tutto .Mancavano idee su come andareavanti. Il centro aveva 12 anni, ma lasua vita era stata così stentata che iresponsabili della Fondazione eranodecisi di chiudere tutto, e la carta sa-lesiana veniva considerata l'ultima,disperata, da tentare.

I missionari notarono che le cosemateriali per fare il centro esistevano,ma ogni settore andava avanti perconto suo . I ragazzi ricevevano unaddestramento come falegnami, perònon trovavano alcun interesse perquel mestiere. Gli exallievi accettava-no di continuare quel lavoro perchéassicurava loro alloggio e vitto, e lalibertà di uscire a vendere in città ibiglietti delle lotterie . La loro età me-dia era sui 28 anni, troppi . . Quanto agli

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insegnanti e al personale vario, nei 12anni non erano riusciti a lavorared'accordo : dissentivano sugli scopi esui modi di conseguirli. Del restoperché inquietarsi tanto per ragazziciechi? Nella concezione buddista unadisgrazia come la cecità è sempre uncastigo meritato, che si subisce perespiare peccati commessi personal-mente in questa vita, o nelle prece-denti, o dai genitori, o dagli antenati .Non c'era che rassegnarsi . . .

Dice padre Velardo : «1 ragazzi nonprendevano sul serio le cose, e face-vano anch'essi i loro comodi : la disci-plina quasi non esisteva» . Lo scol-lamento dell'istituto era evidente . E idue missionari passarono alla riorga-nizzazione .

Oltre le difficoltà . Il primo passo fula costruzione della residenza per lacomunità salesiana, solida premessaper il futuro . Poi il miglioramentodella cucina : la povertà del cibo eraevidente, ed era un motivo di malu-more in più . Poi l'introduzione di unorario più rigoroso e più . . . osservato .In precedenza ogni pretesto, anche ipiccoli malanni che sembravano ri-chiedere tutti l'intervento urgente delmedico, erano buoni motivi per usciree bighellonare. Vennero ben distri-buiti i tempi di riposo e di studio, dilavoro e di ricreazione . Ogni cambia-mento e ogni passo a favore della di-sciplina veniva spiegato per bene nellebuone notti, e veniva accettato dallepersone di buona volontà .

Quelli di volontà cattiva, non tro-vandosi più a loro agio, presto o tardicercarono altrove una sistemazionediversa. Si pretese dagli exallievi -difficilmente inseribili ormai in unacomunità di stile salesiano - le nor-

mali otto ore lavorative, e uno dopol'altro lasciarono il centro . Anche ilpersonale si mise al passo ; alcuni ir-recuperabili furono sostituiti .

E avanti a riordinare la vita dei ra-gazzi. La scuola : studio dell'alfabetoBraille, studio dell'inglese ecc . Lapreparazione professionale : il labora-torio di falegnameria viene conserva-to perché consente ai nuovi arrivati,per qualche tempo, di sviluppare lecapacità motorie delle mani . La se-zione agricola è adatta ai ragazzi do-tati di forza fisica . Sezione dattilo : ri-sulta un addestramento utilissimo .L'Associazione Ciechi della Svezia hadonato alcune macchine da stampaper caratteri Braille, di seconda mano,e due ragazzi ciechi hanno imparato afarle funzionare . Buone prospettivesono offerte dalla "sezione vimini" :una fabbrica alla periferia di Bangkokha accettato tre giovani ciechi, chestanno imparando il mestiere e po-tranno poi insegnarlo ai compagni . Lafabbrica è disposta a impiegare altri15 o 20 giovani ciechi, ma quando sa-ranno pronti. Ma si potrebbe impian-tare un piccolo laboratorio nel centrostesso: la fabbrica fornirebbe mate-riale grezzo e ritirerebbe i prodotti fi-niti. Queste e altre iniziative costano,non sempre la Fondazione è in gradodi finanziare ; ma i due "padri dei nonvedenti" sono abituati a superare ledifficoltà.

Giocano al calcio . La giornata deiragazzi si svolge ora disciplinata entroun orario armonioso e osservato. Almattino tutti in cortile per l'alza ban-diera, poi i giochi, la scuola, il lavoro .Incredibile, questi ragazzi ciechi gio-cano anche al calcio : con un pallonegrosso, con regole speciali, ma fanno igol e si divertono un mondo .

L'infermità li ha privati degli splen-

I ragazzi ciechi giocano al calcio : con un pallone molto grosso, e con regole speciali, ma giocano!

A sera, ognuno prega secondo la sua fede.

didi colori della Thailandia ; non pos-sono scorgere la luce folgorante delloro sole caldo, il cielo sempre azzur-ro, le piante sempre verdi, gli uccelliscreziati. Ma la natura ha reso piùacuti gli altri sensi. Impressiona vede-re quelle figurette slanciate, dal capoeretto e dall'espressione disinvolta,che vanno e vengono con sicurezza. Silavano la biancheria, la stendono alsole, poi vanno a ritirarla e la ricono-scono al solo tatto . . . Vanno matti perla musica: divorano quella della radio,imparano con facilità a eseguirla con iloro strumenti .

Nei giorni di festa due giovani sale-siani, studenti di teologia, vengono trai non vedenti a portare un po' di al-legria. Naturalmente sono stati accolticon entusiasmo . La sera del primogiorno un ragazzo cieco chiese a pa-dre Roosens: «Possiamo chiamarliPhi? » in Thailandese, phi significafratello .Alle nove di sera un campanello

chiama tutti in dormitorio . Si mettonoseduti come monaci e recitano le pre-ghiere buddiste in lingua bali. Tra loroc'è un musulmano, Charan : stende lasua stuoia raffigurante una moschea esi inginocchia rivolto verso occidente(ma certe sere sbaglia direzione), perla quinta volta nella giornata fa le sueprostrazioni e preghiere in arabo, alDio di tutti noi . . .Il re suona il sax . Molto prima che

questi ragazzi trovassero i due "pa-dri", nel 1947 c'era in Bangkok un al-tro Centro per bambini e bambine nonvedenti, che annaspava in mille diffi-coltà : prima di chiuderlo lo offrironoalle Figlie di Maria Ausiliatrice che loaccettarono, e lo hanno ancora . Oggi

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Padre Carlo Velardo insegna inglese ai ragazzi ciechi : niente lavagna, basta la voce.

gli ospiti sono quasi 200, piccoli egrandi, e vengono accompagnati neglistudi fino alle soglie dell'università .Alcuni proseguono davvero : negliStati Uniti un'apposita organizzazio-ne cattolica li accoglie e li porta finoalla laurea .

La loro casa, che le suore trasfor-mano in giardino, è semplicementel'opposto di un triste ricettacolo diamare sventure. C'è tanta musica . E lachiesetta è diventata anche per i bud-disti il punto di richiamo e di incontrospirituale . Sentono la campanella cheannuncia la messa, e chi vuole (masono in tanti a volerlo) si porta neibanchi . Tutti insieme pregano, canta-no con le belle voci, come se fosserocristiani . E qualcuno ha voluto il bat-tesimo.

Quest'opera è sorta sotto l'alto pa-trocinio della regina di Thailandia, eogni anno riceve una visita dei sovra-ni. La visita si conclude sempre conun saggio musicale : il re è un ottimosuonatore di sax, e si esibisce . I ra-gazzi ascoltano estasiati il loro re, ap-plaudono, e accompagnano qualchepezzo con i loro strumenti .

Hanno scoperto che Dio è padre . Ilfatto che si lavori con ragazzi handi-cappati quasi tutti non cristiani, nonfa cambiare metodi ai figli di Don Bo-sco: essi applicano il sistema preven-tivo anche con i non vedenti. «La pri-ma cosa che abbiamo cercato di farcapire ai giovani - spiega padre Ve-lardo - è che vogliamo loro bene . Lanostra continua presenza in mezzo aloro ha contribuito a superare lacomprensibile diffidenza iniziale . Iragazzi si sono accorti che potevanocontare su di noi in ogni momento delgiorno e della notte » .

Sistema preventivo è dialogo . Diceancora padre Velardo : « Dato l'handi-cap della cecità, ogni nostra manife-stazione è veicolata attraverso la pa-rola . Di qui nasce il fattore dialogo

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come scambio di idee per la ricercadel bene comune e l'ordinata convi-venza. Nei limiti del possibile cerchia-mo di esporre sempre i perché dellenostre direttive, con molta pazienza » .

Sistema Preventivo è occuparsi delsingolo. «Cerchiamo di studiare i di-versi caratteri dei nostri giovani, aiu-tandoli a correggere in loro ciò chedev'essere corretto e a sviluppare ciòche va sviluppato . Senza forzatureche possano fare di loro delle mario-nette » .Sistema Preventivo è anche chia-

mare i giovani a impegnarsi : «Pur es-sendo molto comprensivi, siamo peròparecchio esigenti nel chiedere ai ra-gazzi l'osservanza dei loro impegni . Iltenerli occupati al massimo è uno diquesti modi» .

E l'annuncio evangelico? « Il fattorereligione - spiega ancora padre Ve-lardo - è vissuto come è possibilenella situazione di ragazzi buddisti .Noi rispettiamo la loro religione, manon ci esentiamo dall'annunciare Cri-

sto e il suo messaggio . Tra gli annunciche più hanno colpito i ragazzi c'è lascoperta che Dio è padre, e non solodei cristiani ma anche di loro buddistie di tutti gli uomini . Per questo a loropiace pregare con la preghiera cheGesù ci ha insegnato : il Padre Nostro .E partecipano numerosi alla celebra-zione domenicale nella cappellinadella nostra residenza».

Un regalo chiamato Sin . Da menodi due anni i due papà dei ragazzi nonvedenti sono al lavoro . Hanno tantoda fare, progettano tre volte di più .Guardano con impazienza la nuovacostruzione intenta a crescere, in cuipotranno accogliere altri 80 ragazziciechi. Stanno per introdurre nella se-zione agricola l'allevamento di ani-mali da cortile, e saranno i ragazzi aoccuparsene. Hanno cinque allieviche già lavorano fuori, messi in fab-brica e regolarmente retribuiti comeoperai sani : ragazzi che escono dalCentro alle sei del mattino, prendonoda soli i mezzi pubblici, da soli arriva-no in fabbrica, da soli tornano a casala sera ; e sul lavoro sono accettati da-gli altri operai come persone normali .Sono grosse conquiste, data anche lacondizione dell'handicappato inThailandia .

E al Centro si attende in aprile l'ar-rivo della regina : dovrebbe venire ainaugurare il padiglione per gli 80 ra-gazzi in più . Intanto la regina nonmolto tempo fa ha fatto al Centro unregalo prezioso, che si chiama Sin . E'un giovane cieco di 25 anni. Verrebbeda pensare a un ragazzone grosso erobusto, invece pesava solo 35 chili, e idue papà dei non vedenti dovetteroinsegnargli i primi rudimenti del vive-re sociale, compreso l'uso del cuc-chiaio e della forchetta quando simangia .

Al mattino, l'alzabandiera . I ragazzi non vedono Il drappo, ma ben comprendono il suo simbolo .

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BS rispondeCaro BS, il nostro Roberto ci ha portato la notizia che nella sua scuola è stato

introdotto il giornale . Lui, beata infanzia, ne è contento : tutto quel che sa dinuovo lo manda in visibilio . Ma io non mi nascondo delle inquietudini .

C'è il rischio evidente di portare dei ragazzi immaturi a conoscenza diavvenimenti negativi dal punto di vista morale . Poi è facile che la scuolaraggiunga un livello ancor più alto di politicizzazione (come se quello giàraggiunto non bastasse) . Più in generale sembra di assistere a una manovraorchestrata dagli editori per piazzare qualche copia in più del loro prodotto, erastrellare qualche soldo in più, e affezionarsi futuri clienti . E poiché i giornalisono mandati gratis nella scuola ma qualcuno alla fine li pagherà, ci troviamodi fronte all'ennesimo spreco di denaro pubblico .

Pazienza poi se si trattasse di materiale leggibile, cioè di informazioniofferte ai ragazzi in un linguaggio adatto per loro : ma i giornali nostrani non losono. E poi come non inquietarsi, se si pensa - per quanto mi consta - che gliinsegnanti nella maggior parte dei casi non sono per nulla preparati a utiliz-zare il giornale nella scuola?

Primo . Su cento ragazzi che lascia-no la scuola dell'obbligo, prevedono lestatistiche che 30 non leggeranno piùnulla ; e i rimanenti, se non prosegui-ranno gli studi, continueranno a leg-gere fumetti o poco di meglio ; ma solo20 leggeranno il giornale .Secondo. Oggi non si hanno più

dubbi sulla portata globale positivadel giornale. Tra Diderot che lo defi-niva "la pastura degli ignoranti", eHegel che lo celebrava come "pre-ghiera laica del mattino", si hannobuoni motivi per dare ragione a que-st'ultimo .

Terzo . In altri paesi progrediti ilproblema del giornale nella scuola ègià stato risolto da quasi mezzo seco-lo : Gran Bretagna, Stati Uniti, Fran-cia, Germania . . . Nel Giappone, diconole statistiche, il 60% dei ragazzi legge ilgiornale a 11 anni, il 90% a 15 anni .

Quarto . In Italia i nuovi programmidella media inferiore citano espressa-mente i giornali come «testi che ri-flettono la vita della collettività» . Dauna decina d'anni si è in fase speri-mentale, e i risultati sono nell'insiemepositivi . Ora si intende andare oltre : laprovincia di Trento dal 1978 stanzia150 milioni all'anno per il giornale

Un padre preoccupato - Torino

Dunque i nostri ragazzi sono passati dal giornaletto sotto il banco al giornalesopra il banco, e c'è chi ci vede qualcosa di galeotto . Il "padre inquieto "che hascritto porta motivazioni serie e ponderate, mentre è accaduto che ben più drasticioppositori al "giornale nella scuola " concludessero catastroficamente : «Dio salvila scuola italiana!» Ora conviene prendere atto di alcuni dati di fatto.

Ore nove, lezionedi giornale?

nella scuola, e una legge della RegionePiemonte 600 milioni a partire dal '79 .Altre leggi simili sono in approvazionenel Lazio, in Liguria, Campania .

Quinto. Negli ultimi tempi la lettu-ra dei quotidiani in Italia è sorpren-dentemente in ascesa : le copie ven-dute nel 1978 - ha rivelato GiovanniGiovannini presidente degli editori digiornali - sono passate d a 4 .779 .901 a5.291 .810 al giorno, e la tendenzasembra confermata per il 1979 : le pri-me stime danno per quasi raggiunta laquota di 5 milioni e mezzo . C'è dunquepiù interesse per i problemi della col-lettività? C'è un giornale fatto meglio?E' bene augurarselo .

Tutti questi dati fanno pensare chel'introduzione del giornale nella scuo-la non sia solo la risposta superficialea un prurito di novità . Ma restano daverificare i perché, i modi, e le condi-zioni dell'operazione .

I perché . La scuola deve portare iragazzi a capire il tempo in cui vivono :l'oggi è molto più importante delleguerre puniche . Da molte parti si rin-faccia alla scuola italiana un certo di-stacco dalla vita concreta . «Vige an-cora - ha scritto il noto pedagogistaLuigi Volpicelli - un'idea della cultu-

ra come qualcosa di isolato dal mon-do, di metastorico, che verrebbe pro-fanato da ogni legarne con la realtà» .Il volto armonioso e privo di contrad-dizioni della società, come risulta de-scritto ancora in certi testi scolastici, èbrutalmente contraddetto dall'espe-rienza quotidiana del ragazzo . Perchéla sua scuola possa diventare vera-mente lezione di vita - dicono i critici- occorre attualizzare la cultura sco-lastica. E proprio in questa prospetti-va viene a collocarsi il giornale .

Finora a scuola si è raccontata laStoria a partire dall'età della pietra insu, fino ai giorni nostri (casomai cifosse tempo per completare i pro-grammi), ma questo itinerario - fa-cile per l'insegnante - è molto diffi-cile per l'allievo che per la storia anti-ca non trova punti di riferimento nellasua breve esperienza . Per questo oggisi tende a invertire la direzione dimarcia, a partire dal vissuto del ra-gazzo, dalle vicende di guerra e di pa-ce che egli vede descritte alla televi-sione e sente discutere in famiglia . Ilgiornale porta questa attualità diret-tamente in classe .

La scuola dei libri, del libro soltan-to, non sembra sufficiente per assicu-

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rate un pieno coinvolgimento dell'al-lievo . Il libro per sua natura porta a unapproccio solo razionale con la cultu-ra, tende a scindere azione ed emo-zione, parola e suono, spazio e tempo .Il giornale col suo collocarsi a ridossodegli avvenimenti facilita un'educa-zione non esclusivamente razionalema estesa alle facoltà emotive, all'af-fettività, e perciò più completa . Por-tando il giornale in classe si fa in mo-do che gli strumenti della comunica-zione sociale non restino più unascuola parallela, né alternativa, mavengano associati come sussidi all'u-nica vera scuola .C'è una materia d'insegnamento

che va crescendo d'importanza nellescuole più mature : l'Educazione Civi-ca. Nulla meglio del giornale a scuolapuò mettere il ragazzo a contatto di-retto con la realtà del paese in cui vive,con i problemi concreti, e con i suoipropri problemi . Sarebbe assurdorinchiudere il ragazzo in una scuolatipo "isola felice" dove tutto è edifi-cante e i buoni vincono sempre, men-tre magari la sua famiglia è sfrattata,in padre in cassa integrazione, i geni-tori divorziati, il fratello al lavoro ne-ro. Qualunque sia la posizione socialedel ragazzo, il giornale può aiutarlo acapirla e viverla meglio .

Il giornale poi consente, nelle eser-citazioni pratiche, di portare gli allievia esporre, a confrontarsi, ad accettarepunti di vista diversi, a discutere conproprietà e civismo. Esso mette pure ilragazzo a contatto con la lingua vivadi oggi (che làtita in non pochi testiscolastici) : insegnanti che abbianosuperato certi pregiudizi umanistici,certe idolatrie del passato, saprannoindicare all'allievo il buono nell'usoattuale della lingua, e mettere inguardia da abusi e mode passeggere .

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Non per nulla il Volpicelli, che ri-chiamava la scuola alla «necessità dirinnovare i suoi contenuti per i ragazzialla conquista critica del mondo sto-rico in mezzo al quale vivono» con-cludeva che «in questo senso il gior-nale diventa lo strumento didattica-mente di maggior rilievo » .Il problema del come. Le scuole

dove il giornale è stato introdottohanno dovuto affrontare il problemaserio del "come" : quali giornali leg-gere? durante quali lezioni? come im-postare le ricerche? come saldare lalettura del giornale con i programmi ei libri di testo? Le vie tentate sonomolte, e le esperienze - davvero sti-molanti - sono state raccolte in libri .

C'è chi suggerisce che il primo ap-proccio con i giornali deve avvenire inlibertà: lasciarli leggere (per qualcheragazzo può essere la scoperta di uncontinente misterioso) .

Può accadere facilmente che i ra-gazzi lamentino di non capire, e è giàuna prima importante conclusione . Igiornali sono difficili (come del resto itesti scolastici) ; si può incappare inquel linguaggio cifrato, in quei sotto-codici linguistici che sono accessibilisolo a cerchie ristrette di addetti ailavori. Ma a parte certi funambolismicome le convergenze parallele o l'ag-gettivazione divaricata, il ragazzo in-cespica necessariamente anche in pa-role quasi normali come scrutinio,leader, alternativa, potere esecutivo,mozione, emendamento . Egli deveimparare il significato di tali parole : èsolo scardinando queste porte chiuseche entrerà nel mondo degli adulti (ilvero povero -- conviene ricordarlobene - è il povero di parole : chi pos-siede le parole sa far valere i suoi di-ritti) .

Tutta una serie di esercizi proposti

Ai ragazzi oggi si spie-ga con schemi sempliciil meccanismo dellacomunicazione socia-le . Il primo è lo schemaproposto da HaroldLasswell ; il secondo,con un elemento in più,è lo schema di Ray-mond Nixon (da "Ilgiornale a scuola" diGiovanni Bonetto) .

Sono schemi che met-tono in evidenza glielementi chiave dellacomunicazione socia-le : il canale (cioè la po-tenza, anzi la prepoten-za, degli "strumenti"),gli obiettivi e gli effetti .

per la "scuola col giornale" consisto-no nello scoprire il significato delleparole. Si legge il giornale e si sottoli-neano le parole che non si capiscono .Si prendono in esame quelle piùoscure (anche una sola) : si lavora convocabolario e testi vari, finché non di-ventano luminose. Le si rivede nelcontesto dell'articolo .

Il linguaggio sportivo è molto sti-molante per i ragazzi . Per esempiocercare in una cronaca di calcio i ter-mini derivati dal mondo della guerra(scendere in campo, attaccare, traiet-toria della palla, sparare sul portie-re . . .) . 1 giornali sono pieni di sigle, chesi possono raccogliere, studiare nelcontesto delle frasi, catalogare in ap-posite tabelle .

Anche la Matematica può acquista-re concretezza col giornale : si puòcercar di capire il reddito annuo, laborsa, le percentuali di aumento, ilprezzo della pubblicità (un tot permodulo), anche della pubblicità eco-nomica. La Geografia e la Storia tro-vano punti di partenza dalla primapagina, la letteratura dalla terza .

E l'Educazione Civica . Lo studioper alcuni giorni di seguito delle do-mande e offerte di lavoro e impiego,può illuminare molto bene sull'occu-pazione e disoccupazione nella pro-pria città . La cronaca può aiutare acapire i problemi sociali e dove essisono maggiormente ubicati : si collocain classe una carta della città, si leg-gono per alcuni giorni di seguito levicende della cronaca, si collocanospilli colorati nei quartieri in cui sonoavvenute, in breve i "quartieri caldi"si evidenziano (la soli . Si può fare lostesso con una carta d'Italia e, peresempio, gli attentati terroristici .

Gli articoli più significativi si pos-sono ritagliare e appendere su tabel-loni murali (il giornale dei giornali), ocollocare in raccoglitori e schedaricome "memoria della classe" per fu-ture ricerche . Così si possono racco-gliere dai rotocalchi le illustrazioni suavvenimenti, personaggi, popoli, lo-calità .

Queste utilizzazioni del giornale so-no abbastanza facili, abbastanza di-stensive, e utili. Ma con allievi piùgrandi si può - e si deve - andareben oltre, fino a portarli a capire imeccanismi della comunicazione so-ciale, e a renderli capaci di autodifesacontro i pericoli della massificazione.

La manipolazione dei cervelli. Glistudiosi della comunicazione socialesono concordi nell'additare il perico-lo, se non la realtà, della manipolazio-ne dei cervelli . I giornali, ma non me-no la radio e la televisione, non diconotutta la verità, e non dicono solo laverità .

Ciò accade per vari motivi . Anzitut-

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Nella scuola il giornale porterà probabilmente impercettibili cambiamenti», è detto con ironia nelvolume" Lire le Jurnal" pubblicato In Francia dall'editrice Lobies . E a riprova li libro confronta duesituazioni opposte .A sinistra, la scuola tradizionale . Sulla lavagna: .Interrogazione scritta - Fate in una pagina ilracconto delle vostre vacanze» ; alla cattedra il burbero professore con orologio in mano : aRacco-glierò i foglietti alle 12 in punto!»

A destra la "scuola coi giornale" : «Allora, cocchi belli - dice l'estroso insegnante - . Voi mibuttate giù un testo di 24 linee, giustezza solita, sulla grande transumanza delle vacanze : la vostraesperienza personale, il vostro modo di vedere il fenomeno, intervista al vicino di casa, qualchescampolo di statistica, tutto l'armamentario solito. Con in più, se ci riuscite, un briciolo di origina-lità, qualcosa che faccia colpo. Sbrigatevi perché dobbiamo cavarcela nel giro di due ore . OK?

to per la limitatezza dei canali che in-formano; il solito Pierino che doman-da: « Papà, come fanno ad accaderenel mondo tanti avvenimenti giustigiusti da riempire il giornale?», sba-glia di grosso : confonde gli avveni-menti con le notizie . In realtà gli av-venimenti sono infinitamente più nu-merosi, e le notizie che dovrebberoraccontarli non trovano posto ade-guato nel giornale per mancanza dispazio. Poi, la notizia è confezionatadai giornalisti : anche il più onesto eben intenzionato, necessariamente cimette del suo, il suo punto di vista, lasua passione politica, i suoi limiti e lesue miopie. Ma poi il giornalista puòalterare i fatti a ragion veduta, per fartrionfare la sua fede o la sua ideologia .E comunque lui dipende da gruppi dipotere che sono interessati a dare de-gli avvenimenti una certa interpreta-zione, la versione di destra, di centro,di sinistra .

La posta in gioco è enorme . E nonstupisce che si scateni tra i potenti lalotta per il dominio dei centri di in-formazione (ogni dittatore che sale alpotere, per prima cosa si impossessadella stampa, della radio e della tele-visione) ; e così nascono per reazionela controinformazione e il sarnizdat (ladiffusione clandestina di dattiloscritti,per esempio in Russia) .Il pericolo della manipolazione dei

cervelli è reale, ma ha i suoi rimedi : lamaturazione umana del cittadino, losviluppo del suo senso critico, unaconoscenza non superficiale del feno-meno complesso della comunicazionesociale. Queste forme di crescitaumana possono avvenire in vari modi,ma trovano la loro sede naturale nellascuola .

Qualcosa in questo senso sta giàavvenendo . Un tempo le grammatichecominciavano con l'alfabeto, oggiquelle moderne dedicano il primo ca-pitolo alla comunicazione. L'introdu-zione del giornale nella scuola, contutte le esercitazioni pratiche a cui si èfatto cenno, è un secondo passo . Ma ilpasso decisivo consiste nello spiegareai ragazzi i meccanismi, i vantaggi e itranelli della moderna comunicazionesociale. E' la funzione che il Foscolo

La prima pagina delquotidiano, e la termi-nologia giornalisticache la concerne (da "IIgiornale a scuola" diGiovanni Bonetto) .

Questa terminologia,necessaria per capirsi,è solo il punto di par-tenza per l'approfondi-mento del discorso sul-la comunicazione so-ciale, per l'acquisizionedi una mentalità criticae "liberatrice" .

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CAPPELLOO SOMMARIO

attribuiva a Machiavelli nei confrontidel potere dei grandi : «Temprando loscettro ai regnatori, gli allor ne sfron-da, e alle genti svela di che lacrimegrondi, e di che sangue» .Esercizi per capire. Se si vuole

spiegare ai ragazzi la comunicazionesociale, il giornale risulta nella scuolalo strumento più adatto : non è labilecome una trasmissione radiofonica otelevisiva, si lascia leggere e rileggere,fotocopiare e ritagliare, conservare earchiviare . E può essere riscritto . Inconcreto vengono suggeriti dall'espe-rienza molti esercizi pratici, e c'è chisuggerisce veri e propri corsi .

Un primo lavoro alla scoperta dellacomunicazione sociale può essere la"scorsa del giornale" : si tratta di ri-cavarne la struttura, cogliendo la suc-cessione delle rubriche nelle pagine, econfrontando tra loro le strutture digiornali diversi . C'è da esaminare laprima pagina (vetrina del giornale) e isuoi vari tipi di articoli . C'è da studiarela titolazione, l'uso della fotografia, lafrequenza e il significato della pubbli-cità .

Ma con questi esercizi si apprendeappena l'alfabeto del giornale . Il veroapprofondimento comincia quando cisi chiede "chi sta dietro ai giornali",chi sono i proprietari delle testate . Unesercizio utile è verificare sul maggiornumero possibile di giornali comeviene presentata una determinata no-tizia : si può andare dal "rilievo tipo-grafico zero" (cioè assenza della noti-

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zia sul giornale), al titolo su nove co-lonne in prima pagina ; l'uso degli ag-gettivi (un uomo può essere sempli-cemente ucciso, oppure tragicamentemassacrato, gli attentatori possonoessere "compagni che sbagliano" op-pure volgari delinquenti) ; la presenzao meno di certi particolari (che qual-che giornale ha i suoi motivi per tace-re); le conclusioni che vengono sug-gerite in fondo all'articolo (o tra le ri-ghe) per influire sul lettore .

L'esercizio del confronto è tra i piùefficaci ; si può confrontare i giornalisportivi di Torino e Milano l'indomanidi un incontro Juve-Inter, i giornali dicentro e di sinistra su un fatto sinda-cale, le recensioni a un libro di Mora-via, a un film di Olnii, a un program-ma televisivo . Prendere giornali poconoti agli allievi, se è il caso decapitarlidella testata, e distribuirli chiedendoche dalla lettura della prima pagina siscopra il loro orientamento politico .Studiare la titolazione (titoli freddi,cioè oggettivi ; e titoli caldi, ricchi diemotività e perciò redatti per forzare isentimenti del lettore) . Studiare l'usodel condizionale (il ministro avrebbesmentito), dei si dice, dei sembra, del-le insinuazioni introdotte con il puntointerrogativo .

Anche l'insegnante di Religione puòservirsi utilmente del giornale: per di-mostrare, se non altro, con la tecnicadel confronto, la frequentissima ten-denziosità d'informazione in questocampo, la strumentalizzazione del sa-cro. E per presentare le pubblicazionialternative di fonte cattolica .Un ragazzo condotto per mano at-

traverso questi esercizi di lettura cri-tica, intanto prende familiarità colgiornale (e domani sarà un lettore,cioè verrà salvato dal tanto frequenteanalfabetismo di ritorno), poi impara

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a difendersi dalla manipolazione e ai-venta cittadino più consapevole .

La scuola di Barbiana . Non bastaportare il giornale in classe e cercaredi applicargli qualche esercizio più omeno originale e stimolante : all'inse-gnante si chiede di più . Si chiede inprimo luogo che abbia superato certeremore psicologiche riguardo al gior-nale, molto vive presso educatori diformazione solo umanistica . E' statanotata "una antica liturgia di passag-gi: la tradizione orale diffidò dellascrittura, la civiltà del manoscrittotrattò con disprezzo la stampa, la ci-viltà del libro odiò il giornalismo . . . » . Enon pochi insegnanti sono ancora aquesto punto .

Si deve poi chiedere agli insegnantiuna maggiore conoscenza dei mecca-nismi della comunicazione sociale(anche se non volessero procurarselain vista dell'insegnamento ai ragazzi,dovrebbero procurarsela già per sestessi, per la propria cultura) . Va purechiesto che considerino il giornalenon una "nuova materia di insegna-mento", ma uno strumento per la di-dattica di qualsiasi disciplina : sta aloro saper saldare insieme e integrarei testi scolastici con il giornale. Perciònon ci sarà "un tempo per il giornale"ritagliato al di fuori e a scapito dellematerie scolastiche, ci sarà invece l'u-tilizzazione del giornale all'interno deiprogrammi ministeriali . 11 discorsosarà diverso se, con ragazzi più grandie in una scuola a tempo pieno, si rea-lizza un vero e proprio corso sul gior-nalismo e la comunicazione sociale .

Con queste iniziative la scuola cat-tolica non ruba nulla a nessuno : giàdon Milani, un anticipatore, nella sua"scuola di Barbiana" dava al giornaleuno spazio larghissimo . Valga per tut-te la testimonianza di un suo allievo,

4 LENzMl,4/'V. . .

Un esempio di manipolazione a mezzo stampa .Tre soli manifestanti vengono fotografati in unapiazza immensa e vuota (disegno a sinistra) .L'indomani sul giornale la foto appare conun'angolatura e un taglio che fanno sembrare lapiazza piena, la folla traboccante, la manifesta-zione oceanica .

R51

~

~IS-

~

Per un'informazione generale•

MURIALDO PAOLOCome si legge un giornaleEditori Laterza 1979 .Pag. 300, lire 3 .300•

BIANUCCI PIEROLa verità confezionataEd. Paravia 1974 .Pag . 254, lire 3 .000

Sul giornale nella scuola•

BONETTO GIOVANNIIl giornale è tuoEd. Paoline 1978 .Pag . 110, lire 2 .000

lt•

BONETTO GIOVANNIIl giornale a scuola40 esercizi pratici e divertentiEd. Gribaudi 1979 .Pag 68, lire 3 .000

Per i ragazzi•

DI LIBERO GIGIIl quotidianoEd. LDC 1977 . Pag . 72, lire 1 .900•

BOSCO T.-FERRERO B .Il giornaleCollana "Noi Erre"Ed. LDC 1977 . Pag . 16, lire 200

3IBLIOGRAFIA

AINIMA

raccontata nel volume "Lettera a unaprofessoressa" . Ricorda la sua espe-rienza con la precedente insegnante diStoria («Si era fermata alla primaguerra mondiale, esattamente al pun-to in cui la scuola poteva agganciarsicon la vita"), e poi racconta l'espe-rienza cori don Milani : «Sapevo benela storia in cui vivevo io . Cioè il gior-nale, che a Barbiana leggevamo ognigiorno, a voce alta, da cima a fondo» .Anche sotto gli esami : «Sotto gli esa-mi, due ore di scuola spese sul gior-nale, ognuno se le strappa dalla suaavarizia . Perché non c'è nulla sulgiornale che serva ai vostri esami . E'la riprova che c'è poco nella vostrascuola che serva per la vita . Proprioper questo bisogna leggerlo» .

« Il giorno in cui - ha detto ungrosso nome della pedagogia moder-na, il Piaget - gli scolari leggeranno ilgiornale, i popoli saranno meno di-sposti a farsi trattare da scolari» .

Il "papà inquieto" di Robertino puòora trarre delle conclusioni . E si rassi-curi: l'iniziativa dei giornali nellascuola non è partita dagli editori ; sepoi la scuola funziona bene, il denaropubblico investito nell'acquisto deigiornali non potrebbe essere spesomeglio .

Enzo Bianco

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HAITI

Nino Salomoni, presidente del"Gruppo artistico Don Bosco", èstato in Haiti per la realizzazionedi alcuni progetti a favore dei ra-gazzi neri dell'isola . I sogni pic-coli e grandi che nella periferia diPort-au-Prince stanno diventan-do realtà, sono numerosi . E Ninosi prodiga perché continuino a

crescere .

Port-au-Prince : gli allievi muratori della scuolasalesiana fanno li . . . compito in classe. Nellafoto in basso : Nino Salomoni .

Nino scommette sulle utopieI l1 terreno è grande, come fare a re-

cintarlo tutto, la casa è sempreaperta ai quattro venti . E' soprattuttoaperta ai cagnolini e ai gatti, che lesuore considerano con simpatia etrattano da creature del buon Dio, eloro ne approfittano ritenendosi pa-droni di casa . Di giorno e di notte . Cosìuno di quei padroncini di casa unanotte non voleva lasciar dormire inpace suor Xv. O almeno, così pareva .La gatta sotto il letto che russa .

Russava forte, in modo piuttostostrano, doveva essere la solita gatta,senza dubbio sotto il letto : il ron ronveniva di lì . «Zitta! - intimava suorXy - Via via! », e quella ancora peg-gio. Allora suor Xy allungò nel buiouna mano sotto il letto, a tentoni, perafferrare la bestiola e portarla fuori .Le dita incespicarono in un pelo foltoe irsuto, una barba, dei baffi . . . un na-so? Suor Xy lanciò un urlo, qualcunosgattaiolò veloce da sotto il letto, rag-giunse la finestra, la scavalcò di corsa,scomparve nella notte . . .Era un ladro. Aveva avuto solo

tempo di intascare la piccola svegliada comodino. «Ogni tanto vengonoquesti ladruncoli - spiegò a Nino ladirettrice -, non siamo mai sicure» .« Non rubano per rubare - aggiunsesuor Xy - ma perché hanno fame,poverini ». « E perché voi non costruiteun recinto?», domandò Nino un po'inquieto . « Il nostro terreno è grande, arecintarlo tutto costa . Non tanto per imattoni, padre Bohnen li fabbrica e celi regalerebbe, ma per la mano d'ope-ra » .

Il secondo visitatore delle suore,don Morganti, azzardò la domanda :«Quanto costerebbe?» «Duemila dol-lari, una cifra enorme per noi», ga-rantì la direttrice . «Già, una cifraenorme! », convenne Nino con un sor-risetto, mentre faceva mentalmente il

calcolo. Poco più di un milione emezzo di lire. E lanciò un'occhiatad'intesa a don Morganti . Questi portòuna mano alla tasca interna del cler-gyman e tirò fuori il libretto : «Se per-mettete, questa spesa pazza la pa-ghiamo noi». Noi, cioè l'Opera Mis-sionaria di cui don Morganti è presi-dente, in Svizzera . E fu così che quelsogno irrealizzabile delle FMA diThorland, l'utopia di un muro di cintasolido e rassicurante, con alcune cifre

buttate sulla carta cominciò a diven-tare realtà .

Un'altra occhiata d'intesa . Ma NinoSalomoni, presidente degli exallievi diBologna, non era arrivato in Haiti perquel muro, aveva in testa ben altrecostruzioni. Anzitutto la scuola pro-fessionale che vuole a tutti i costi inti-tolata alla Famiglia Salesiana . Neaveva parlato qualche giorno prima aPort-au-Prince, con padre Mésidor ildirettore, con padre Bohnen e gli altri .Essi avevano il posto giusto, il terrenoadatto, il quartiere di periferia pienodi ragazzini che avrebbero frequenta-to in massa: il quartiere di Thorland,appunto. Lì dal 1935 lavorano le FMA(hanno scuole elementari e professio-nali, scuola per catechiste, oratorioquotidiano, corsi di alfabetizzazione edi vari altri generi) ; lì da qualche meselavorano in un terreno confinante duesalesiani che hanno costruito il primocapannone . Lì, sì, la scuola ci stavabene .

Tre saloni al pian terreno come aulescolastiche, e otto camerette al primopiano per gli insegnanti, più tutto ilresto che una scuola richiede . Ecco, ilprogetto era presto fatto . Costo sui 30mila dollari, Nino e don Morganti sierano scambiata anche allora un'oc-chiata d'intesa, era una spesa che po-tevano sostenere. E così anche que-st'utopia bella grossa poteva avviarsia diventare realtà .

Stanno infatti costruendo. Ai mat-toni ci pensa padre Bohnen . A giugnola "Scuola Famiglia Salesiana" saràfinita e potranno frequentarla, perimparare un mestiere, ragazzi che ab-biano fatto le elementari . Magari con20-25 anni di età .

Gli artisti del Garbo . L'exallievoNino, -che è anche presidente delGruppo Artistico di Bologna, e donEnrico Morganti, che è delegato degli

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Exallievi della Federazione Svizzera,l'anno scorso sono andati ad Haiti intempo di utopia - quel Natale cheinvita gli uomini a essere buoni - pervedere se alcune utopie potevano es-sere realizzate . « E' stato il più bel Na-tale della mia vita», ha ammesso Ninoalla fine. Anche per quella scuolaprofessionale che i suoi amici delGruppo e quelli della Svizzera hannofinanziato, e che sta ora sorgendo .

Un Gruppo curioso quello di Bolo-gna, a cui aderiscono soprattutto pit-tori ma anche altri artisti, e soprattut-to exallevi ma anche altri uomini dibuona volontà . Nino è per tutti loro ilpunto di riferimento : «E' il barattolodi colla che ci tiene uniti», dicono .Aderiscono infatti fior di firme, abi-tuati a vendere i quadri, sul mercatonormale, con molti zeri. Nél gruppoproducono stampe d'arte e le vendo-no per aiutare le missioni. Produconoquadri e li espongono e dividono fif-ty-fifty il ricavato : metà agli autori emetà alle missioni. Hanno abbreviatoil nome della loro associazione con lasigla Garbo, ritagliata dal nome vec-chio : Gruppo ARtistico don BOsco . Inun primo tempo lavorarono per soc-correre i terremotati del Friuli, poi perla scuola professionale, e ora per unprogetto ancor più ambizioso, per ilquale occorre rimboccarsi davvero lemaniche .Don Bosco City . Naturalmente a

Thorland hanno approvato anchequesta nuova utopia . I salesiani han-no una striscia di terreno che parten-do dalla opera delle FMA si spinge fi-no al mare . La prima fascia, delimita-ta da una ferrovia, accoglie la scuolain costruzione ; oltre la ferrovia c'è lospazio per costruire la "Don BoscoCity" . Il progetto ambizioso si chiamacosì, e è per le famiglie più povere .

Il disegno delle case è stato fornitodall'architetto Massimo Zuffi, un gio-vane di 34 anni che alla Biennale diVenezia ha vinto la sezione urbanisti-ca nazionale per il progetto" SalviamoVenezia" . Nino gli ha parlato di DonBosco e dalla sua presenza ogginel mondo, in modo tale che l'ar-chitetto gli ha risposto : «Senti, Nino :se la metà di quel che tu mi dici è vero,io mi metto a disposizione . Dimmi checosa vuole da me Don Bosco » . « Vuoleuna parte del tuo talento - subito haripreso Nino -. Non deve costareniente perché sono i bambini emargi-nati di Haiti che ti tendono la mani-na». L'architetto mandò giù un ma-gone alla gola, e cominciò a pensarci .Qualche tempo dopo si rividero : «E'un mese che sto studiando come undannato quella cosa», gli disse . Equalche tempo dopo portò i disegni, eora sta costruendo il plastico .

A giugno andrà a Haiti per guidare

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Ragazze di Port-au-Prince, a scuola di cucito presso le Figlie di Maria Ausiliatrice .

la costruzione del primo blocco di ca-se. «Io ti pago il viaggio di andata eritorno - ha precisato Nino -. Le al-tre spese te le paghi tu . La progetta-zione è tua, si capisce . E là sarai ospitegraditissimo, lavorerai insieme con isalesiani» .

Si tratta di questo : le famiglie laggiùsono molto numerose, e ci voglionoalloggi di almeno tre locali (due ca-mere da letto e un soggiorno), più cu-cina e servizi . Quattro alloggi bencongegnati l'uno accanto all'altro for-mano una casa. Quattro case l'unaaccanto all'altra formano un bloccofunzionale di 16 alloggi. Ciò che hafatto sudare come un dannato l'archi-tetto era come fare alloggi duraturi,ariosi, e nello stesso tempo economici .E' riuscito a combinare tra loro i murie i vari impianti in modo da rispar-miare un buon 20% .

Il sistema dell'impianto idraulico èstato studiato dal prof . Scarpi, che in-segna ingegneria all'università di Bo-logna. Il terreno dove sorgerà la DonBosco City è ricco di sali in modo pe-ricoloso : le tubature saranno facil-mente esposte a corrosione . E' statostudiato un sistema speciale di tubiche consente la facile sostituzionedelle parti che si deteriorassero . Epoiché in Haiti fa caldo da morire,l'ingegner Lorenzini ha studiato unsistema di raffreddamento dell'ariacon i pannelli solari : il calore del soletropicale si trasformerà in frescuranell'interno delle case .

Questi tre amici di Don Bosco (duesuoi amici di vecchia data, e il primodiventato tale sulla parola giurata diNino), hanno preparato la nuova uto-pia che presto sorgerà a Thorland .

Altra utopia con gli occhi azzurri .L'architetto Zuffi andrà sul posto agiugno, e si fermerà due o tre mesi,fino alla costruzione del primo blocco

di case ; in anticipo manderà le istru-zioni per preparare le fondamenta egli impianti . Intanto il Garbo sta rac-cogliendo i fondi per quel primoblocco .Tenuto conto che i mattoni sono

fabbricati sul posto, la spesa viva diun blocco si aggira sui 4.600 dollari,meno di un milione di lire per alloggio .I futuri assegnatari non li riceverannogratis (regalare è sbagliato, e per tantimotivi) . Essi potranno scegliere tradue formule di collaborazione: unmodico affitto a riscatto, che dopodieci anni li renderà padroni dell'al-loggio ; oppure la mano d'opera nellacostruzione degli edifici . E i soldi co-munque recuperati, saranno investitinella costruzione di altre case .La realizzazione del progetto sarà

affidata a uno dei due salesiani diThorland, padre Paul Verhaeghe, che

Allievi meccanici del primo corso

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In gita gli alunni più bravi : pullman gran turismo con finestrini panoramici e aria condizionata .

è geometra. Padre Paul è belga, e inquesti mesi ha accanto a sè la sorellacol marito. Erano venuti a fargli visita,e sarebbero dovuti tornare in Belgioda parecchio tempo, se non che si so-no imbattuti anch'essi in una piccolautopia da realizzare . Ha la pelle nera edue occhi stranamente azzurri, è unabambina di quattro o cinque anni, ca-pitata lì per caso chissà da dove, senzatraccia di genitori o parenti . Vederequella bimbetta e innamorarsene, peri due sposi ancora senza figli è statotutt'uno . Vogliono adottarla, stannofacendo le pratiche, ma sono praticheche non finiscono mai. Devono dimo-strare che sono sani, che sono in gradodi mantenere la bambina, che sonocapaci di educarla, e tante altre cose .E' da mesi che insistono, e intanto sialui che lei hanno perso in Belgio il po-sto di lavoro. In compenso, di lavoro aThorland ne hanno trovato fin chevogliono : lei dà una mano alle suore,insegna alle ragazze della scuola ; lui ètutto il giorno con padre Paul per lecostruzioni, con le macchine da farfunzionare e da riparare, con le milleincombenze di un'opera nuova chesorge .

Cose usate che si buttano via . Ninonel suo viaggio si è imbattuto in variealtre utopie, a volte piccole e all'ap-parenza insignificanti, ma che vor-rebbe realizzare . Quelle delle suore,per esempio . Dopo che don Morgantiebbe firmato l'assegno che consentela costruzione del recinto attorno allaloro opera di Thorland, le sei suorinedivennero subito molto più intra-prendenti. «Signor Nino, venga a ve-dere le sale dove dormono i bambini » .«Ma sorella, non è clausura?» «Eh,siamo mica in Italia, qui» .Tutto lindo che era un incanto, ma

quante cose mancavano. «Chissà se lemie consorelle d'Italia avessero dei

ferri da stiro, anche vecchi, anche acarbone. O tovaglioli, tovaglie, len-zuola logore ; noi ritagliamo e rica-miamo ». E anche aghi, filo, gessettiper tracciare i disegni sulla tela, for-bici. Magari una lavagna luminosa perla scuola. O una Necchi col zig-zag .« Anche di seconda mano . Sempre sesi può » .

C'è poi a Port-au-Prince un salesia-no coadiutore, Franco Pollini, che stagiorno e notte in mezzo ai ragazzinidella scuola professionale, insegnameccanica e un'infinità di altre cose .L'anno scorso passò di lì il RettorMaggiore, lo informarono che Francoda dieci anni e più non torna in Italia avedere i suoi, e don Viganò a dirgli :« Devi tornare almeno un paio di mesi,te lo ordino » . Lui si limitò a portaredon Viganò alla finestra. Si vedeva ilcortile brulicante di ragazzini neri in-tenti al gioco . E disse : « Se vado via,restano soli per due mesi» .Nino, che ha carpito e annotato

queste piccole indiscrezioni, un gior-no invitò Franco a fare un pranzo inun ristorante chic della capitale . E luipensando a quel che mangiano i suoiragazzetti rispose asciutto : « Non ven-go». «Perché?» «Per la mia credibi-lità : mi sarebbe difficile poi guardarein faccia i bambini» . Anche lui ha lesue piccole utopie : gli servirebberomartelli, cacciaviti, morsetti . «Anchecose usate che si buttano via » .Capolavori su fazzoletti . Altra uto-

pia che diventerà presto realtà è quel-la di Patrizia : Patrizia Rondelli di Bo-logna ha 19 anni, è diplomata in dise-gno, è figlia di un exallievo del Garbo .Naturalmente è del Garbo anche lei .Dipinge su fazzoletti dei piccoli capo-lavori (colori indelebili, a prova di la-vatrice), e li porta a Nino perché livenda. Dipinge così bene che i suoifazzoletti vanno a ruba . Metà del ri-

cavato va alle missioni, l'altra metà aPatrizia . Che poi prende una fettadella sua parte e la ridà a Nino perHaiti. Su Haiti sa tutto, e un giorno gliha detto: «Io devo andare tra quelleragazze, a insegnare la pittura sui faz-zoletti» .

Nino, incontrate le suore di Haiti,ha fatto la proposta . Certo, è possibilee utile. Si potrebbero organizzare cor-si di un paio di mesi, per 20-25 ragazze .Patrizia insegnerà i rudimenti del di-segno e la tecnica della pittura ; le ra-gazze ci metteranno il loro mondo, iloro sentimenti, i loro colori . Un mesea imparare su pezzi di tela qualunque,il secondo mese a incominciare laproduzione : è un mestiere - forse lasicurezza economica - per tutta lavita. Le suore si sono consultate, han-no combinato i corsi fra le varie co-munità dell'isola, e hanno risposto aNino : «Dica a Patrizia che sarà labenvenuta, che l'aspettiamo con an-sia» . A giugno, quando l'architettoZuffi e altri amici andranno in Haiti,con loro ci sarà anche Patrizia. Per seimesi, e forse più .Vende utopie. Ora Nino con i suoi

amici deve raccogliere denaro per ilprimo blocco di case della Don BoscoCity, e ha già messo insieme i primimilioni. E cerca spazio in cui lavorare :comunità che richiedano le sue stam-pe d'arte, occasioni e locali in cuiesporre i quadri dei suoi artisti. E'preso dall'idea della Famiglia Salesia-na, un virus che sta facendo moltevittime, e i fatti gli danno ragione . Disè dice semplicemente (e è una veritàlampante) : «Sono uno che vende ingiro utopie, a condizione che diventi-no realtà) .

Ferruccio Voglino

Terzo e ultimo elenco di offerteper la Scuola di Haiti

Cooperatori Subalpina, 195 .000-Corso Formazione permanente diFrascati, 35.000 - N.N . (vari),202.000 - Amedeo Monaspero,50.000 - Centro Professionale diCaltanissetta, 80 .000 - Corallo Ro-ma, 50.000 - Parodi, 8.000 - ScuolaGandino, 45 .000 - Capodaglio Re-canati, 20 .000 - Granelli, Alessan-dria, 50 .000 - Scuola Maroggia,140.000 - Romeo Galletti, 3 .000 -Sposi Sudanese, 50 .000 - MarcoMarchi, 100.000 - Elia Binotti,25.000 - Ist . Bologna, 48 .500 - DonRua e amici, 70 .000 .

Totale terzo elenco L . 1 .171 .500Offerte precedenti L. 21 .674 550Totale offerte

L. 22.846.050

Il Gruppo Artistico Don Bosco diNino Salornoni ha sede presso l'IstitutoSalesiano di via Jacopo della Quercia 1,40128 Bologna.

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BRASILE

P assa attraverso il Venerdì san-to, se vuoi arrivare alla gioia

della Pasqua». Questo pensiero di fe-de, con cui padre Antonio Scolaromissionario in Brasile concluse unadelle sue ultime lettere, era diretto piùche altro a se stesso . Per lui le acqueamare del Venerdì santo 1979 furonole acque del rio Uaupés, quandoun'ondata travolse l'imbarcazione e laportò a fondo . «Era uno dei migliorimissionari che avesse I'Ispettoria»,dicono ancora a Iauareté, e i suoi in-dios - i tucani, i macús - ancora lorimpiangono .Decise a dieci anni. Padre Antonio

aveva deciso presto di essere missio-nario: sui dieci anni. Aveva conosciu-to allora uno zio materno, padre PioBaldisserotto, missionario salesianoin Ecuador (e poi in Messico), ne erarimasto affascinato . Aveva conclusoche sarebbe diventato come lui . Lascuola salesiana (a Bevilacqua e aEste) gli spianò la strada . Divenne sa-cerdote nel 1962 ; lo mandarono tra gliindios dell'Amazzonia, e a loro con-sacrò la vita .

Nella Prefettura Apostolica del RioNegro fu per alcuni anni a Ivana, poi aParí Cachoeira, tutti posti avanzati .Imparò la lingua dei tucani e di altretribù, studiò la loro musica, i lorocanti, tradusse i loro testi . Soprattuttolavorò per la promozione umana ecristiana di queste comunità indigene .Era instancabile nel visitare i villaggilungo i fiumi . Riusciva a trasformare icentri missionari in cui lo mandava-no: li rendeva più accoglienti, più ric-chi di spirito cristiano . Bastavano po-chi anni perché si facesse evidente ilprogresso materiale e spirituale. Econtagiava nell'impegno missionarioun po' tutti, a cominciare dai suoi cari :la sua bella famiglia, per fortuna nu-merosa (Antonio era il sesto di undicifratelli e sorelle), lo aiutava molto,spiritualmente e materialmente, e an-che con la propria presenza . La sorellaGabriella e il marito andarono a aiu-tarlo per tre anni come missionari lai-ci ; anche la mamma, la buona mam-ma Giuseppina, non ostante l'età fuper qualche tempo al suo fianco .Nel 1975 padre Antonio è mandato

direttore e parroco a Iauareté, dove isalesiani e le Figlie di Maria Ausilia-trice lavorano dal 1930 . C'è da badareai civilizzati, provati da una vita durae portati a dimenticare i valori dellospirito; c'è da badare ancor più agliindios che faticosamente emergonodalla loro età della pietra e sono pocoistruiti e sovente malati e minacciatida mille pericoli . Padre Antonio è gio-vane e forte, e trascina tutti col suoesempio. Ricordano : «Non si stanca-

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Padre Antonio Scolaro in uno dei suoi tanti viaggi missionari, nell'Alto Rio Negro .

Il venerdì santodi padre Antonio

Pochi giorni prima di Pasqua, l'anno scorso le acque del rio Uaupésrubavano agli indios tucani e macús padre Antonio Scolaro, il mis-

sionario che li aiutava a crescere come uomini e come cristiani .

va mai di lavorare . A volte giungeva alpunto di dimenticarsi di mangiare .

Pensiamo a 3800 indios . « In Iaua-reté - scriveva in una lettera -manteniamo un internato con 269 ra-gazzi, seguiamo 31 scuole nei villaggi,pensiamo allo sviluppo di 3 .800 in-dios . . . E riceviamo dal governo unasovvenzione che è inferiore allo sti-pendio di un alto funzionario» .

Ogni giorno, problemi enormi. Cosìè stata sintetizzata su un giornale l'o-pera di padre Antonio nei confrontidegli indios . «Ha dovuto difendere gliindios dai bianchi, ha dovuto aiutarli asuperare in fretta il divario che li se-para dalla civiltà del nostro secolo .Nella zona sono stati scoperti giaci-menti enormi di ferro e uranio, e si ètentato e si tenta di allontanare gli in-dios dalle loro terre . Dopo- la Transa-mazzonica si sta costruendo un'altragrande strada, la Circolare Nord, cheporterà coloni che li vorranno emar-ginare ancor più, per avere gli appez-zamenti di terreno che il governoconcede se non sono abitati da indi-geni.

«Padre Antonio in questi anni 4i haaiutati a unirsi in cooperative, a co-struire case decenti, a combattere lamortalità infantile che in certi villaggiraggiunge il 60% . Ha cominciato atrasformarli in agricoltori distribuen-do tori e vitelli a ogni villaggio, ha fat-to venire dall'Europa i macchinari per

una segheria, ha impiantato una far-macia, li ha iniziati al commercio eall'artigianato . Non per far loro scim-miottare i bianchi, ma perché tra pocosi troveranno gomito a gomito con inuovi coloni, e solo se saranno prepa-rati potranno non soccombere» .Ernando è morto . Di notte don An-

tonio ruba qualche minuto al sonno escrive a mamma Giuseppina. Il14 .2.1979 scrisse: Cara mamma, unbacio. Da una settimana mi trovo nelvillaggio Serra dos Porcos, dei macús .L'elicottero militare domani dovrebbevenire a prendermi ; se non verrà, tor-nerò a piedi . . .

«In questo villaggio stiamo realiz-zando un piano di assistenza: costrui-re con loro 25 case, col tetto di al-luminio, il pavimento sopraelevato ditavole, le pareti di corteccia d'albero .Dopo insegneremo loro a fare i ban-chi, i tavoli, le scansie, a lavorare arti-gianalmente i cesti . . . Alle donne inse-gneremo a tenere pulita la casa, i ve-stiti, i bambini, e a scavare pozzi perl'acqua .

« Le 25 case sono già state comin-ciate: in questo momento hanno giàtutte le colonne e il tetto . In marzoinvierò quattro falegnami tucani afare i pavimenti di tavole» .Due giorni dopo scriveva: «Cara

mamma, mi trovo già di ritorno aIauareté. Sono tornato ieri, - a piedi :l'elicottero non è venuto a prendermi .

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Ho le gambe un po' dure, ho fatto seiore e mezza a piedi e un'ora di canoa .Ma lungo il sentiero ho trovato unatartaruga, un buon alimento . . . » .Racconta alla mamma episodi pe-

nosi. «Mentre ti scrivo, una decina didonne stanno gridando e piangendoperché un bambino di un anno emezzo, Ernando, è morto . Tutto il vil-laggio è mesto. Avevo visto questobambino due giorni fa nella sua casa,che dista mezz'ora a piedi da qui . Erabello, la nonna gli dava il latte colcucchiaino e il piccolo beveva spor-candosi il pancino. La nonna mi dice-va con orgoglio che lo aveva allevatolei, perchè la mamma non aveva latte.Il piccolo passava da una mano all'al-tra: ziette, zii, nonni, bisnonni, se legodevano . Adesso sono tutti disperati :un attacco di vomito e dissenteria, convermi che uscivano dalla bocca, hafatto questo .«Me l'hanno portato stamane alle

nove, perché lo medicassi. Si contor-ceva per il dolore, i vermi gli smuove-vano tutto il pancino, respirava astento. Avevo un po' di antivomito, eun cucchiaio di antidiarrea, e gocce diantispasmico . Non sono bastati. L'hobattezzato dieci minuti prima chemorisse . . .

«Dieci giorni fa capitava lo stesso aGiorgio, un bambino della stessa età ;poco dopo due bambini sono morti inun villaggio vicino . In tutta la parroc-chia è passata un'epidemia di febbri,vomito e dissenteria . Ci vogliono tantemedicine, e nella missione il depositoè vuoto . . . » .Capisci perché non posso tornare .

A inquietare padre Antonio non sonotanto gli indios tucani : essi apparten-gono a una razza molto intelligente,sono capaci e versatili, imparano infretta. Possiedono una lingua moltoevoluta, con sfumature di significatoricchissime e una sintassi perfetta .«Cerco di invitarli a obbedire di più aDio, e a vivere più di fede e di pre-ghiera - scrive al solito alla mamma-. Li invito pure a piantare molto ca-cao e a coltivare i prati per i bovini» . 1tucani forse se la caveranno ; ma imacús?

«I macús sono molto poveri, spor-chi, malaticci, senza alimentazione si-cura, e . . . sempre allegri . Da molti annilavoro tra gli indios, ma non riescoancora ad abituarmi alla loro povertà .Il loro sottosviluppo intellettuale è diquelli peggiori, perché essi non sento-no alcuna necessità di migliorare, onon sanno come fare» .

Per tentare di tirarli fuori dalla loroestrema miseria padre Antonio nonesita a tendere la mano a tutti . «Perfare - scrive alla mamma - ci vo-

gliono soldi . Non ne ho, ma faccio co-me Don Bosco: chiedo! Voi là in Eu-ropa vivete in pace con Dio e con lacoscienza, per qualche piccola offer-tina che fate. Mentre qui nel terzomondo la gente vive in condizioni in-fraumane » .

I familiari gli scrivevano di tornareper qualche giorno in Italia, desidera-vano riaverlo un po' con sé, ma luirispondeva che il lavoro da fare eratanto, che i soldi per il viaggio pote-vano essere spesi meglio . . . « Caramarasma, prega per me . Tu capisciperché non torno tanto presto a visi-tarti . Offri questo sacrificio per lemissioni» .

Gesù mi chiede di donarmi . L'azio-ne non schiacciava il suo spirito :«Quante volte - dice una testimo-nianza - abbiamo ascoltato in giroespressioni di ammirazione per padreAntonio, per la sua affabilità, la sem-plicità, la serenità e tranquillità, fruttidella sua totale confidenza in Dio » .

Padre Antonio sapeva pregare e de-siderava la preghiera . « Sono sacerdo-te confidava per lettera alla mamma-, il Signore è il mio amore, non pos-so lasciare la preghiera : è la mia forza,e la mia missione. Povero me, cerco difare meglio che posso» . E in un altralettera: «So che sono strumento diDio, e che lo strumento ha più valorequando vive in preghiera e adorazionealla presenza del suo Signore . Perciòprego più che posso : andando per isentieri o nella canoa prego sempre .Mi ricordo di papà che pregava conti-nuamente, e lo imito » .

In un appunto personale : « Durantela messa Gesù mi chiede di donarmicome lui al Padre, di essere vittimacome lui per i peccatori . Io rispondo :sì . Sono pronto a tutto soffrire, comelui, per il bene delle anime» .

Alla rapida di Tapira-giral . Eragiusto che anche gli indios cristianidei villaggi più lontani avessero pos-sibilità di fare la Pasqua . Ma non po-tevano scendere tutti dai villaggi allamissione, con viaggi a piedi e in canoa

di sei o sette giorni ; perciò padre An-tonio durante la quaresima 1979 eraandato da loro ; con un indio motori-sta, un altro indio, un'infermiera, tuttele medicine che aveva a disposizione,e una barca a motore .

Il primo aprile è ormai sulla via delritorno. Al mattino celebrando lamessa nel villaggio di Matapí spiega ilvangelo che dice : « Se il chicco di fru-mento non cade e non muore, nonporta frutto ; se invece muore, portamolto frutto». Poi avanti con la barcaper arrivare entro sera al villaggio diJacaré. Alle 17,15 giungono alla rapidadi Tapira-giral, un punto dove la na-vigazione è rischiosa ; di solito padreAntonio preferisce scendere, e tirarela barca lungo la riva . Ma è quasi buio,bisogna affrettarsi, e decidono dicontinuare sul fiume . Nel punto dovela corrente è più forte il motore simostra in difficoltà, non ha forza diandare oltre; allora tentano con i re-mi, ma un brusco movimento provocauno squilibrio dell'imbarcazione :un'ondata la investe, essa si impennae lancia nella corrente della rapidauomini e cose .

L'indomani alcuni indios accorronoa lauareté e annunciano che hannoassistito da lontano alla disgrazia,hanno potuto aiutare il motorista,l'altro indio e l'infermiera a guada-gnare la riva (così malconci che all'o-spedale rimarranno alcuni giorni sen-za poter parlare), ma non hanno po-tuto fare nulla per padre Antonio . Loavevano visto emergere un paio divolte aggrappato a un telone dellabarca, udito gridare qualcosa (parevafosse preoccupato di raggiungere ilmotore), poi più niente .Padre Antonio era un buon nuota-

tore, tutti sperano che abbia potutoraggiungere terra forse più lontano, ebattono ogni metro di sponda . L'eser-cito manda un elicottero, le ricerchedurano più giorni, ogni giorno consperanze più tenui . Poi, realistica-mente, l'esercito manda i sommozza-tori a frugare in fondo al fiume . Dal-l'Italia alcuni radioamatori sono incontatto con la missione lontana,portano alla mamma e ai fratelli e so-relle ogni più piccola informazione . Eotto giorni dopo la disgrazia, l'annun-cio: il fiume ha restituito il cadavere dipadre Antonio . Reca il segno di unaforte contusione al capo .

«Di fronte a questa morte - hadetto l'Ispettore salesiano - si rimanesenza parole, e ogni domanda che saledal cuore rimane senza risposta» . Lavera risposta - difficile da accettare alivello umano - è nella parabola delchicco di frumento, in quell'ammoni-zione di padre Antonio : « Passa attra-verso il Venerdì santo, se vuoi arrivarealla gioia della Pasqua» .

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GUATEMALA

bbiamo vissuto la passione delSignore, provato in noi ciò che

ha sofferto Cristo». Nel Venerdì santodel 1979 gli allievi del collegio "LiceoSalesiano" di Guatemala, ragazzi di14-16 anni, che qualche adulto consi-dera "gioventù bruciata" e magari unpo' lo sono, hanno giocato il gioco ri-schioso della Passione. Rischiosoperché ti prende nel profondo, ti met-te in discussione, ti chiede di cambiarevita .

« Eravamo tutti attori, non soltantospettatori», ha confessato un ragazzo ;e un altro : « A un certo punto credevoproprio di essere sul Calvario» . Unamamma che assisteva : «Non avevomai meditato la Passione del Signorein modo così profondo, così vero» . E

1 8

Abbiamo vissutola passionedel Signore

un'altra mamma : «Oggi posso direche ho visto piangere Cristo » .

Il salesiano che ha guidato i ragazzi,padre Lorenzo Castellanos, ha raccol-to anche la testimonianza del "Gesù diGuatemala 1979" : « Il mio ruolo mi haconquistato completamente. Credoche d'ora innanzi mi comporterò me-glio, per meritarmi l'onore che hoavuto di fare Gesù» .

La Via Crucis è durata un'ora, poi siè tornati alla vita di ogni giorno . « Ma- dice padre Lorenzo -, negli animidi noi adulti presenti alla rappresen-tazione drammatica, è rimasto incan-cellabile il ricordo della serietà diquesti ragazzi che forse con troppafacilità liquidiamo a volte come gio-ventù bruciata» .

I ragazzi della scuola si sono lasciati coinvolgere tutt

La sentenza è stata pronunciata, Gesù deve morire . H

Mentre i soldati sorteggiano la tunica, e la gente di G,

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ascuno ha voluto dare il suo contributo .

reso la sua croce, alla pari dei ladroni .

E la recita comincia : le turbe chiedono . Liberate Barabba! . E' un gioco tremendamente serio .

Ormai non è più un gioco, gli spettatori sono partecipi, tutti sono presi dal mistero della croce .

Cristo viene sollevato da terra, nel cielo del Guatemala come in tutti I cieli del mondo.salemme se ne va per i fatti suoi . Il Salvatore muore.

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MISSIONI * MAPPA DELLA PRESENZA SALESIANA IN AFRICA

P er il vangelo "è giunta l'ora dell'A-frica", e i salesiani da qualche

anno si impegnano di più a dare il lorocontributo allo sforzo missionariodella Chiesa in questo continente pie-no di promesse . L'impegno è statosottoscritto dall'ultimo Capitolo Ge-nerale (1977), e viene condotto avantipasso dopo passo . In queste pagine ilBS presenta una cartina su «I figli diDon Bosco nel continente nero" chein forma visiva fa il punto della situa-zione, e presenta 23 "schede" sullenazioni in cui essi sono al lavoro . Leschede sono una ricognizione aggior-nata agli ultimi dati, con brevi cenni distoria e geografia per una necessariaambientazione . Con l'occhio attento sipuò trasformarne la lettura in occa-sione di riflessioni stimolanti .*- Notare per esempio in quanti

paesi dell'Africa il cristianesimo si eraconsolidato nei primi secoli e poi èstato spazzato dal ciclone islamico .• Notare i lunghi secoli di torpore

nell'azione missionaria, con un'Euro-pa cristiana tutta presa dalle suecomplicazioni interne e quasi dimen-tica del comando del Signore : «Anda-te e predicate» .• Notare il risveglio veemente (an-

che se non sempre abbastanza illumi-nato) dell'impegno missionario a par-tire dalla metà del secolo scorso, e irisultati confortanti ottenuti da allora .

• Notare lo scompiglio provocatoin troppi paesi dal loro brusco pas-saggio dall'era coloniale all'indipen-denza; molte volte la Chiesa ha paga-to, e continua a pagare, l'improvvisa-zione di quel passaggio e i legami poco"evangelici" a volte da essa contratticon le potenze coloniali.• Notare infine, per quel che ri-

guarda la realtà salesiana, come lapresenza dei figli di Don Bosco abbiaraggiunto una certa consistenza soloin pochi paesi : Zaire, Repubblica Su-dafricana, Egitto (e Canarie, che poli-ticamente però sono Spagna) . Neglialtri paesi i missionari di Don Boscosono pochi, le loro opere rare . E moltesono recenti, appena iniziate .

I salesiani nell'Africa nera sono 350appena, mentre se ne contano 2 .200 inAsia, 4 .700 in Annerita e 9.000 in Eu-ropa. Non è una sperequazione trop-po accentuata? Nell'attuale voluto ri-lancio dell'impegno in Africa si na-sconde forse un sentimento di colpa?

Le abbreviazioniS = superficie( .000 kmq)A = abitanti( .000)C = cattolici( .000)% = percentuale dei cattolici

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Don Bosconel continente neroPer il vangelo "è l'ora dell'Africa", e i figli di Don Bosco stannoprendendo sul serio questo segno dei tempi. Ecco, per un'informa-zione adeguata, le "schede" delle nazioni africane in cui i salesianisono al momento impegnati, e una cartina che riassume tutti i dati .

ALGERIAS 2.382 A 17.910 C 60 %0,3

La patria di sant'Agostino aveva visto lafiorente cristianità dei primi secoli travoltaprima dell'invasione vandalica e poi dallaconquista musulmana . Nel periodo colo-niale si formò una nuova comunità di eu-ropei (quasi un milione di persone). Sale-siani e FMA, giunti nel paese nel 1891 e1893, aprirono scuole soprattutto per glieuropei. L'opera di Orario (1891) fondatada padre Charles Bellamy, fu la prima deifigli di Don Bosco in terra africana . Le FMAaprirono una scuola a Mers-el-Kebir, e nel1933 si assunsero l'assistenza alla clinicadi Bònes, con ambulatorio per arabi .

Nel 1962 l'Algeria raggiungeva l'indi-pendenza: saliva al potere una giunta mi-litare socialista, la comunità europearientrava sul continente ; poi nel 1976 lescuole venivano nazionalizzate, e i figli diDon Bosco erano in pratica costretti a riti-rarsi. Rimane un salesiano francese, par-roco a Arzew . L'islamismo, professato dal99% della popolazione, è oggi religione distato .

BURUNDIS 28 A 3.864 C 2.120 %54,9

In questo paese piccolo ma densamentepopolato dell'Africa Centrale presso l'e-

Singolare chiesa costruita dai missionari salesiani nello Zaire .

quatore, l'evangelizzazione è cominciatasolo alla fine dei secolo scorso (nel 1925 ilprimo sacerdote nativo, nel 1959 il primovescovo), ma ha dato buoni risultati . I Sa-lesiani sono al lavoro dal 1962 (hanno unascuola e una parrocchia poco lontanodalla capitale) .

II paese, diventato monarchia indipen-dente dal Belgio nel 1961, nel '62 si sepa-rava dal Rwanda e nel '66 con un colpo distato militare si trasformava in repubblica .Ha conosciuto una grave crisi nel 1972-73con la guerra civile fra la minoranza alpotere dei Tutsi (Vatussi) e la maggioran-za degli Hutu . Ora il lavoro di evangeliz-zazione è in piena fioritura .

CAMERUNS 475 A 6.666 C 1 .725 %25,9E' la terra dei Bantu . Un tempo coloniafrancese e inglese, conobbe un'effettivaevangelizzazione solo a partire dal 1890 ;nel 1920 contava appena 60 .000 cattolici,poi man mano il ritmo delle conversioni èaumentato . Nel 1935 il primo sacerdotenativo, nel '55 il primo vescovo bantu .

Nel 1961 il paese otteneva l'indipen-denza. Nel 1972 vi entrava il primo sale-siano (dalla Francia) per lavorare in unascuola agraria e nel movimento coopera-tivistico . Oggi i Salesiani sono quattro : inuna popolosa parrocchia di Nyamanga, e

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nella scuola agraria di Labre (Bafia) chepresto sarà affidata interamente a loro. Suquattro abitanti del Camerun, oggi uno èmusulmano, uno cattolico e due ancoraanimisti: una messe promettente.CANARIE (ISOLE)

7 A 1 .170Esperidi o Isole Fortunate delle antiche

leggende : tredici isole nell'Oceano Atlan-tico, a nord-ovest della costa marocchina .Politicamente dal 1479 fanno parte dellaSpagna, di cui costituiscono due provin-ce. L'evangelizzazione vi è stata avviatafin dal 15° secolo, e oggi quasi tutta lapopolazione è cattolica . I figli di Don Bo-sco vi sono molto numerosi : i Salesiani dal1923 e hanno ora tre opere, e le FMA sonoun buon centinaio in sei opere .

CAGO VERDE

4 A 306 C 280 %91,5Le piccole isole di fronte al Senegal,

scoperte dai portoghesi nel 1460, venneroevangelizzate dall'inizio del 1500 . A lungoservirono da scalo per le navi che porta-vano schiavi neri in America . Dopo cinquesecoli sotto il dominio portoghese, conse-guivano l'indipendenza nel 1975 . I Sale-siani vi hanno dal 1943 un'opera fiorente,con scuole e attività giovanili . Una UnioneExallievi .

CONGO•

342 A 1 .440 C 530 %36,8II paese dell'Africa Centrale, esplorato

dapprima dai portoghesi ma divenuto poicolonia francese, ebbe scarsa evangeliz-zazione prima del 1880 . E' abitato in pre-valenza dai Bantu (con minoranze di Pig-mei), in buona parte animisti . Nel 1955 ve-niva costituita la gerarchia ecclesiastica ;nel 1960 il paese diventava indipendente.Il primo vescovo nativo venne consacratonel 1969, anno in cui il Congo si procla-mava repubblica popolare retta da giuntamilitare marxista comunista .

L'evangelizzazione oggi incontra seriedifficoltà nell'influsso dei comunisti al po-tere, nelle rivalità tribali sempre accese,nell'ostilità verso gli stranieri . I Salesianisono presenti dal 1959 con una missionepresso la capitale Brazzaville, e un'operapopolare a Pointe Noire (parrocchia,scuole per falegnami e meccanici) . UnaUnione Exallievi .

CONGO EX BELGA: vedi Zaire

COSTA D'AVORIO• 322 A 6 .785 C 702 %10,3

Scoperta da esploratori francesi nel1483, la regione ha offerto loro un lucrosocommercio dell'avorio, che le ha fruttatose non altro il nome che porta . Primi ten-tativi di evangelizzazione si ebbero permerito di missionari francesi a partire dal1687; poi il paese fu quasi abbandonatoper lungo tempo . Divenuto protettoratofrancese nel 1842, e poco dopo colonia,conobbe un'evangelizzazione sistematicadal 1895 . li primo sacerdote nativo fu or-dinato nel 1934, la gerarchia venne creatanel 1955 .

La Costa d'Avorio è indipendente dal

Accanto al paese :anno di inizio

1972CAMERUNs 1 .4

COSTAD'AVORIO 1978S 1 2

GUINEA'EQUATORIALE1972517F 1/4

S Salesiani

GABON1964

F = Figlie di Maria Ausil • F 1/6Numero prima della sbarra :

opere oggi aperteNumero dopo la sbarra :

missionari al lavoro( ) = nazioni per cui sono incorso trattative:

( 1) Chad( 2) Ghana( 3) Benin (ex Dahomey)( 4) Rep. Centrafricana( 5) Afar e Issa( 6) Uganda( 7) Angola( 8) Tanzania( 9) Zambia(10) Madagascar

1960, e in confronto ai paesi vicini gode dinotevole prosperità . La sua popolazione èdi negri sudanesi . I cristiani sono pochi,poco più numerosi i musulmani, molto piùnumerosi gli animisti . I Salesiani hannoappena messo piede nel paese: due mis-sionari dal 1978 dirigono un singolarecentro di formazione per giovani che sispecializzano in agricoltura e al tempostesso nella catechesi .

EGITTOS 1 .001

A 38.741

C 139 % 0,4Il paese delle piramidi accolse dalla fine

del secondo secolo dopo Cristo una fio-rente comunità cristiana : dal Patriarcatodi Alessandria, centro della Chiesa Copta,il vangelo si irradiò nelle varie parti dell'A-frica . Nel 640 il paese conobbe l'invasionemusulmana e fu "arabizzato" . Divenutopoi colonia inglese, nel 1922 ottenne l'in-dipendenza e nel '53 si trasformò in re-pubblica presidenziale . L'islamismo, pro-fessato dal 90% della popolazione, è oggireligione di stato; il cristianesimo è pre-sente con l'8% di ortodossi copti e unarappresentanza molto minore di cattolici .

I Salesiani lavorano in Egitto dal 1896, esono oggi più di 40; hanno al Cairo e in

I FIGLI DI DON BOSCONEL CONTINENTE NERO

* In Etiopia si trova l'unico vescovo salesiano del-l'Africa, mons. Sebhatlaab Workù, dal 1971 Eparca diAdigrat degli Etiopi .

Alessandria due importanti scuole profes-sionali, stimate dalle autorità per il contri-buto che recano allo sviluppo del paese .Non minore contributo offrono in tregrandi complessi una cinquantina di Figliedi Maria Ausiliatrice (in Egitto dal 1915) adAlessandria, al Cairo e a Heliopolis . Sonopure attivi due Centri Cooperatori.

ETIOPIAS 1 .222 A 28.981

C 195 %0,7Un leggendario Menelik, figlio di Salo-

mone e della regina di Saba, sarebbe statoil fondatore dell'impero etiopico attornoall'anno 1000 aC . Non molto dopo il paeseconobbe l'invasione di tribù arabe . Il cri-stianesimo fu introdotto nel quarto secolodai missionari egizi, e divenne religione distato . Ma presto quei cristiani si staccaro-no da Roma per passare alla Chiesa orto-dossa copta. I discendenti di Salomoneressero con alterne vicende l'impero finoal 1974, quando un colpo di stato pose fineall'impero e portò al potere una giunta mi-litare di ispirazione comunista . L'influenzacattolica nel paese fu trascurabile per se-coli, e alcuni tentativi di riunire a Romaquella Chiesa andarono falliti . Oggi il 20%della popolazione è ancora animista, il

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40% è musulmano, il 35% aderisce allaChiesa ortodossa, e una minoranza tra-scurabile è cattolica .

Solo nel 1975 i Salesiani hanno apertoun'opera a Makallè (una scuola profes-sionale dove non ne esistevano affatto),dietro invito del vescovo salesiano di Adi-grat mons . Workù. E si pensa di aprirepresto un'altra opera anche nella capitale .

GABON•

268 A 534 C 353 %66,1I navigatori portoghesi esplorarono per

primi la regione nel 1470, ma vari altripaesi europei se ne interessarono e prati-carono a lungo la tratta degli schiavi . Iprimi tentativi di evangelizzazione dal1673, ma solo dal 1881 un'azione intensae coordinata . E molto fruttuosa . Nel 1913 ildott . Schweitzer apriva a Lambaréné ilprimo ospedale del paese . Il primo sacer-dote cattolico nativo era ordinato nel1899, la gerarchia era introdotta nel 1955,il primo vescovo gabonese nel 1961 .L'anno precedente il Gabon aveva otte-

nuto l'indipendenza dalla Francia, diven-tando repubblica presidenziale . La popo-lazione è bantu (minoranze di pigmei) ; ilpaese è ricco di risorse naturali (esportauranio e petrolio), il livello di vita è relati-vamente alto . I cattolici sono in maggio-ranza; numerosi gli animisti, minore lapercentuale di protestanti e musulmani .

I Salesiani sono entrati nel Gabon nel1964, sono una ventina, e si rendono utilidirigendo due seminari diocesani per laformazione del clero locale, e un'operamissionaria . Le Figlie di Maria Ausiliatricedal 1971 hanno aperto a Port Gentil unasilo e un centro sociale per indigeni .

GUINEA EQUATORIALE•

28 A 322 C 280 % 87L'evangelizzazione nel piccolo paese

bantu era cominciata nel 1841, e ha datoottimi risultati . La colonia spagnola diven-tava indipendente nel 1968, sotto forma direpubblica presidenziale . L'anno dopo ilpresidente Macias riformava la costituzio-ne, e con l'appoggio del "partito unico"(marxista) assumeva poteri dittatoriali . E'seguito un periodo di gravi difficoltà per laChiesa : nel 1975 tutti i preti cattolici fini-rono arrestati . Un colpo militare nell'ago-sto 1979 deponeva il dittatore Macias ri-portando la normalità .

I Salesiani di Spagna avevano apertonel 1972 un'opera a Bata, ma nel 1976furono costretti a lasciare il paese . Nelgennaio 1980 - mutata la situazione in-terna - sono tornati in sette e hanno ri-preso il loro posto (collegio, scuola pro-fessionale, attività parrocchiali e di cate-chesi) . Anche le FMA gennaio 1980 lavo-rano nella Guinea Equatoriale : hannoaperto un'opera nella capitale Malabo,sull'isola Fernando Poo .

KENYA• 583 A 14.337 C 2.592 %18,1Nella vasta regione (quasi due volte l'I-

talia) che s'affaccia all'Oceano Indiano,l'evangelizzazine è cominciata in formasistematica nel 1892, alcuni decenni dopol'avvio della predicazione protestante . Etre anni dopo il Kenya diventava coloniainglese . Nel 1953 veniva introdotta la ge-

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rarchia cattolica, nel '56 era consacrato ilprimo vescovo kenyota .Il paese, abitato da una maggioranza

bantu con forti minoranze nilotiche anco-ra a vita nomade, otteneva l'indipendenzadalla Gran Bretagna nel 1963, e diventavarepubblica a partito unico . L'animismo èancora molto praticato ; è forte la mino-ranza protestante e trascurabile quellamusulmana. Il primo Salesiano è appenagiunto in Kenya (gennaio 1980), e il lavorotra i giovani è ancora tutto da impostare .

LIBERIAS 111

A 1 .796

C 29

%1,7Il piccolo stato (un terzo dell'Italia) af-

facciato sull'Atlantico fu esplorato dai so-liti navigatori portoghesi già nel 1462 . Laprima evangelizzazione è a partire dal1500; ma il clima micidiale, e più tardi an-che le difficoltà create dai protestanti, co-strinsero i missionari a un duro lavoro esovente a rinunciare al;'evangelizzazione .Nel 1822 contingenti di schiavi neri liberativi fondarono il nuovo stato, divenuto deltutto indipendente nel 1847 ; la Liberia fu la

prima colonia africana a conquistare la li-bertà .

La popolazione è animista al 75%, mu-sulmana al 15% . Scarsa la presenza pro-testante, ancor minore quella cattolica .Un'attività missionaria regolare e pianifi-cata si ha solo dal 1906 . I Salesiani hannoraggiunto in tre la capitale Monrovia nel1979, e il loro lavoro tra i giovani è ancorain fase di impostazione .

LIBIAS 1 .760 A 2.500 C 27 % 1,1

Cinque volte e mezza più grande dell'I-talia, nei tempi antichi la Libia conobbe lacivilizzazione fenicia ed ellenistica primadi far parte dell'impero romano . Nei primisecoli dopo Cristo si convertì al vangelo,ma le sue fiorenti comunità cristiane furo-no travolte dall'invasione araba nel 642 .

La popolazione fu costretta a convertirsiall'islamismo, e attorno all'anno mille ognipresenza cristiana era cancellata . Più re-centemente la Libia fece parte dell'imperoottomano ; e nel 1912 divenne colonia ita-liana . Cominciò allora a formarsi una nuo-va comunità di cristiani . Passata sottoamministrazione inglese nel 1943, nel '51ottenne l'indipendenza . Un colpo di statonel 1969 trasformò la monarchia in re-pubblica araba sotto regime militare ditendenza fortemente nazionalista e socia-lista . La scoperta di enormi giacimenti dipetrolio la rese improvvisamente ricca . Isuoi abitanti, arabi, berberi e tuareg, pro-fessano al 97% l'islamismo, che è religionedistato .

Ai Salesiani nel 1939 fu affidato il Vica-riato apostolico di Derna . La loro opera fupreziosa nei travagliati anni della guerra :assistenza alla popolazione italiana e aiprigionieri nei campi di concentramento . Isalesiani si sono ritirati con la maggiorparte degli italiani nel 1946 .

MAROCCOS 623 A 18.245 C 71

%0,4Due volte più vasto dell'Italia, il Marocco

a partire dal secondo secolo accolse fer-venti comunità cristiane, che furono per-seguitate con l'invasione dei vandali esemplicemente cancellate da quella degliarabi . Colonia sotto Francia e Spagna dal1912, divenne indipendente sotto forma dimonarchia costituzionale nel 1956 (reHassan II) . La presenza cattolica è legatasoprattutto ai pochi europei superstiti . Dal1955 è stata creata la gerarchia cattolica .La popolazione - berberi, arabi e mino-ranze nere - al 98% professa l'islamismo,che è religione di stato .

Vi lavorano dal 1929 i Salesiani di Fran-cia : in una decina gestiscono due parroc-chie e una scuola a Casablanca e Kenitra.

MOZAMBICOS 785 A 9.678 C 1 .605 %16,6

Il Mozambico fu raggiunto per la primavolta nel 1498 dal portoghese Vasco deGama nel suo viaggio verso le Indie, e daallora rimase nell'area portoghese fino apochi anni fa . L'evangelizzazione delpaese, abitato in maggioranza da bantu, fucondotta soprattutto dai Gesuiti a partiredal 1550; la sopressione di quest'ordinereligioso compromise la fioritura dellamissione .

I Salesiani entrarono nel paese unaprima volta nel 1907, ma sei anni più tardisi ritirarono . Nel 1940 la Santa Sede isti-tuiva la gerarchia . Nel 1952 i Salesianitornarono, e con loro le FMA . Dal 1964 ilpaese venne lacerato dalla guerra civile(Frelimo), che nel 1975 sfociò nell'indi-pendenza del paese e nella sua trasfor-mazione in repubblica a regime comuni-sta. Quello stesso anno venivano consa-crati i primi due vescovi nativi . Su sei abi-tanti, oggi quattro sono ancora animisti,uno cattolico e un musulmano. Su dieciabitanti, uno solo sa scrivere .

I salesiani hanno tre opere, e altrettantele FMA. Le loro scuole recentemente sonostate confiscate e nazionalizzate, ma essi- in tutto una trentina - anziché ritirarsihanno scelto altre forme di presenza mis-sionaria .

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NGWANE (Swaziland)•

17 A 497 C 42 %8,5Il piccolo stato nel cuore del Sudafrica

fu colonia britannica dal 1903, è indipen-dente dal 1968 . Nacque come monarchiacostituzionale ma il re presto accantonò lacostituzione ritenendola non adatta allasua gente. Il paese è ricco di miniere, ma lapopolazione (bantu) rimane nella povertà .Il lavoro missionario è stato iniziato daiServiti nel 1913 . Nel '23 la missione eraelevata a prefettura apostolica, nel '51aveva il suo primo vescovo . Numerosi icristiani protestanti, molto più numerosigli animisti .

I Salesiani dal 1953 dirigono a Manzini(il centro per così dire industriale) uncomplesso scolastico di notevole impor-tanza per dare futuri dirigenti al paese .Organizzano pure diverse scuole missio-narie . Attiva una Unione Exallievi .

REP. SUDAFRICANA• 1 .221 A 26.250 C 1 .874 %7,1

Anche laggiù in fondo all'Africa arriva-rono per primi i navigatori portoghesi, nel1498, e tre anni dopo costruivano la primachiesa cattolica . Ma a metà del 17° secolo icoloni olandesi (boeri) prendevano il so-pravvento sulla popolazione cattolica, eimpedivano ogni azione missionaria . Solonel 1804 era possibile a tre missionaricattolici riprendere l'evangelizzazione tra ibantu. Nel 1814 comincia la colonizzazio-ne degli inglesi, che con la guerra del 1899conquistano tutto il territorio . La popola-zione risulta costituita per il 70% di bantu,per il 18 di bianchi (più altre minoranze) . Ilpaese è ricco di oro e diamanti, e è statoavviato a un forte sviluppo in senso capi-talista : le industrie sono in mano ai pochibianchi, e i neri forniscono la mano d'o-pera a basso costo .Nel 1951 viene introdotta la gerarchia

cattolica . Nel '61 il paese diventa indipen-dente (repubblica federale a base parla-mentare) . E' introdotta una legislazionepalesemente discriminatoria verso la mi-noranza nera (apartheid), e la gerarchiaprende netta posizione contro di essa . Seiabitanti su dieci oggi sono cristiani (gli altriper lo più animisti), ma i cattolici sonopiccola minoranza .

I Salesiani sono giunti in Sudafrica nel1896. Oggi sono una cinquantina, hannocinque opere impegnate nel campo del-l'insegnamento . Le FMA sono al lavoro dal1961, sono in 16 con tre opere per la gio-ventù (scuole e catechesi). Tre UnioniExallievi e un centro Cooperatori . Vi sipubblica l'unico Bollettino Salesiano ditutta l'Africa .

RWANDA•

26 A 4.368 C 1 .850 %42,3Il piccolo paese (appena più grande

della Sicilia) ma densamente popolato, nelcuore del continente nero, cominciò aconfigurarsi come regno attorno al 1500 .Tra il 1899 e il 1915 fu protettorato tede-sco, poi passò sotto mandato belga . Dal-l'inizio del secolo data l'avvio dell'evan-gelizzazione, per merito dei Padri Bianchi .Nel 1959, mentre la Santa Sede istituiva lagerarchia, una guerra civile insanguinavail paese .Due anni dopo era proclamata la re-

pubblica (a forma presidenziale, col pote-re in mano dei militari), e l'anno seguente(1962) la piena indipendenza . Il paese ètra i più poveri del mondo : l'età mediaraggiunge appena i 41 anni, l'analfabeti-smo il 90% . Di qui tutta l'importanza del-l'educazione. Sei abitanti su dieci sonocristiani, gli altri musulmani o animisti .

I Salesiani sono presenti dal 1953, ehanno cinque opere (due parrocchie, unascuola e un centro giovanile), più un novi-ziato che racchiude le loro speranze nel-l'Africa Centrale . Una Unione Exallievi .

SENEGALS 196 A 5.125 C 210 %4 ,1

Il paese, affacciato sull'Atlantico, co-nobbe l'invasione araba e la conseguenteislamizzazione delle popolazioni berbere.Fu naturalmente esplorato dai portoghesi,nel 1445, e presto conobbe l'opera deiprimi missionari . La loro evangelizzazionedivenne regolare solo dal 1846 (Padri Spi-ritani) .Nel 1857 veniva però aperto il seminario

maggiore, il primo in Africa . Il paese fu

colonia francese e ha ottenuto l'indipen-denza nel 1960 (è repubblica presidenzia-le, con più partiti, a prevalente orienta-mento socialista) . Primo presidente fueletto (ed è ancora in carica) il il presti-gioso Léopold Senghor, poeta, umanista,propugnatore della negritudine. E cattoli-co. Il paese è abbastanza industrializzato,ma la popolazione è povera (e per oltre1'80% musulmana) .

Don Bosco nel 1885 vide in "sogno" iSalesiani nel Senegal . Essi vi stanno arri-vando nel 1980 : sono previste due opere,una a Tambacounda (parrocchia, centrogiovanile, piccolo internato e laboratorio),e l'altra a Saint Louis (parrocchia e scuolaprofessionale) . In prospettiva è previstal'assegnazione ai salesiani di un territorioora quasi del tutto privo di assistenza pa-storale .

TUNISIAS 164 A 6.065 C 19 %0,3

La patria degli antichi cartaginesi, vastapoco più di mezza Italia, conobbe l'occu-pazione dei romani, vandali, bizantini, ealla fine degli arabi . Allora le fiorenti cri-stianità vennero in pochi secoli del tuttocancellate .

Nell'epoca coloniale il cristianesimoriapparve portato dagli europei, ma senzaprospettive di diffusione . Nel 1956, dopoanni di lunga guerriglia, il protettoratofrancese otteneva l'indipendenza e nel gi-ro di pochi anni gli europei rientravano acasa loro ; l'Islam è ora diventata la reli-gione di stato .

I Salesiani entrarono in Tunisia nel1894, aprendo alcune case per l'assisten-za a emigrati italiani e alla popolazionefrancese ; nel 1964 si sono ritirati . Le FMAerano giunte nel 1895, e sono rimaste a LaManouba, dove hanno una scuola in lin-gua francese e araba .

ZAIRES 2.345 A 26.376 C 11 .799 %44,7

I soliti esploratori portoghesi giunseroalla foce del fiume Congo nel 1482, e po-chi anni dopo giungevano anche i missio-nari . Nel 1518 era ordinato sacerdote ilprimo nativo . La moderna evangelizzazio-ne è ripresa verso la metà del secoloscorso, quando ormai il paese stava en-trando come colonia nell'orbita belga . Nel1959 era introdotta la gerarchia cattolica,e l'anno dopo il paese otteneva l'indipen-denza trasformandosi in repubblica . Laquasi completa mancanza di quadri diri-genti, l'odio verso gli europei, le rivalitàtribali, gettarono presto il paese nel caosdella guerra civile . Pomo della discordia fuil Katanga, regione ricca di miniere, perciòoggetto di. lunghi intrighi, guerre e guerri-glie anche da parte delle potenze euro-pee .

Solo verso il '67 il governo centraleriuscì a consolidarsi, e a prendere le redinidel paese. Intanto molte missioni eranostate abbandonate, molti sacerdoti uccisio costretti a rimpatriare . La successivapolitica del presidente Mobutu, in chiavedi africanizzazione anti-cristiana, creò ul-teriori difficoltà .

Il paese, che giace interamente nel ba-cino del fiume Congo, è ricco di risorse(specie cobalto e rame), ma la popolazio-ne in prevalenza bantù vive nella povertà .Un abitante su due è cristiano ; l'altro ani-mista, e in genere ben disposto ad acco-gliere il vangelo . L'attività missionaria è infase di lenta ripresa .

I Salesiani sono nello Zaire dal 1911, vihanno oggi un'ispettoria detta dell'AfricaCentrale (comprendente anche le case delRwanda e Burundi) . Contano nel paese 23centri più una ben organizzata procuramissionaria in Belgio, e 140 Salesiani . Nel1923 è stata affidata loro la missione delKatanga, restituita al clero diocesano nel1973 con una popolazione divenuta per il60% cattolica .

Anche le Figlie di Maria Ausiliatrice so-no presenti nel paese, dal 1926 : hanno 59suore in sei opere di forte impegno mis-sionario (tutte nel Katanga), costituite inIspettoria . Ci sono poi quattro UnioniExallievi e tre Centri Cooperatori .

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Educhiamo come Don Bosco

T orino nel 1848 visse in un clima di furore bellico : erano i giorni caldi dellaprima guerra d'indipendenza. Don Giovanni Battista Lemoyne, lo storico di

Don Bosco, scrisse :«Allora non si pensava ad altro che alla guerra, di guerra si parlava, di guerra si

scriveva, di guerra si cantava nelle case, nei teatri e nelle piazze, e sarei per dire cheancor dormendo di guerra si sognava . I fanciulli medesimi parevano divenuti cosìprodi soldati da trapassare con la punta della spada due austriaci in un colpo . Voili avreste veduti, finita la scuola o liberi appena dalla bottega o dalla fabbrica,armati di bastone, unirsi a frotte in questo o in quell'altro luogo, eleggersi un capo,costituirsi in drappelli, esercitarsi alle manovre, armeggiare tra loro, e talvoltavenire a battaglia una schiera contro l'altra, e ora per imperizia e ora per troppoardor bellicoso davano e ricevevano bastonate solenni degne di miglior causa » .

Quello spirito bellicoso si accordava male col clima di serena fraternità cheDon Bosco voleva; i monelli per giocare alla guerra disertavano a frotte l'Ora-torio, e quell'emorragia per Don Bosco era un'agonia .

«Adattandosi alle esigenze dei tempi in tutto cig che non era disdicevole allareligione e al buon costume, Don Bosco non esitò di permettere ai giovani chefacessero anch'essi nel cortile dell'Oratorio le loro manovre, anzi trovò modo diavere una buona quantità di fucili di legno senza canne. . . Però mise come condi-zione che non si dispensassero delle busse in abbondanza come si faceva trapiemontesi e austriaci, e che al suono del campanello per il catechismo ognunodeponesse le armi e si portasse in chiesa» .

Bisogna accontentare i giovani inquelle cose che sono di loro gusto, sevogliamo che essi ci assecondino inquegli impegni che accelerano la loroformazione . E bisogna accontentarlifino al limite del possibile . L'episodioriportato rappresenta un caso limite :Don Bosco, pieno di fiducia nei suoiragazzi, si piega al loro livello per sol-levarli fino al suo, che è poi il livello diGesù .* Don Bosco accetta gli allievi con

piena fiducia così come sono, e nonpretende che siano già subito comedovrebbero essere . In quel caso i ra-gazzi erano drogati dal furore bellico,e bisognava avere la santa pazienza dipartire proprio dalla droga se si volevadisintossicarli .In qualche ambiente troppo chiuso

dei tempi nostri si è avuto paura dimettere le chitarre in mano ai ragazzi ;eppure Don Bosco nel secolo scorsonon ebbe timore di mettere nelle loromani perfino i fucili . E Don Rua, inun'epoca in cui i ragazzi abbandona-vano gli oratori per il ciclismo, esortòcosì i suoi salesiani : «Se i giovani ciabbandonano per le biciclette, ebbenenoi li inseguiremo con le biciclette» .* Don Bosco molto prima degli

psicanalisti aveva scoperto che neigiovani si annida una carica di ag-gressività, e meglio di loro aveva ca-

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Date loro fiduciae avranno fiducia in voi

pito che con l'agonismo sportivo po-teva disinnescarla . Quelle energiecaotiche bisogna incanalarle versoimprese oneste .E' stato osservato che una delle

cause per cui è aumentata la delin-quenza e la violenza è - paradossal-mente - l'assenza di guerre. In realtànella guerra l'aggressività a torto o aragione viene scambiata per eroismo,e addirittura sacralizzata . E ammessoche la guerra sia una valvola di sicu-rezza per l'aggressività giovanile, l'u-manità non sarà in grado di utilizzareper scopi più degni quelle energieerompenti?

* Ci sono ancora tante guerre ve-ramente sante da combattere . Biso-gna debellare la fame, l'ignoranza, laschiavitù dei sensi e dell'egoismo . Il"servizio civile" potrebbe assorbiretanta mano d'opera . Si potrebberocostruire case per i senza tetto, farfiorire i deserti. Quanto lavoro ci sa-rebbe, per modellare il cosmo sulledimensioni dell'uomo e far crescereogni uomo sulle dimensioni di GesùCristo . Umanizzare il cosmo e cristifi-care l'uomo è un'impresa che subli-merebbe tutte le energie umane . E ilvero educatore orienta verso questemete i giovani, fiducioso che essi sonoper loro destino chiamati a raggiun-gerle .

• Il giovane per sua natura è ge-neroso, ma le sue energie se riman-gono inutilizzate marciscono. Nonl'eroismo ma l'edonismo corrompe igiovani. Don Bosco non aveva maipaura di chiedere troppo ai suoi ra-gazzi. Quando nel 1854 il colera falci-diò Torino, i ragazzi di Don Boscostrabiliarono la cittadinanza per il lo-ro coraggio . Prima ancora che rag-giungessero i vent'anni di età molti deisuoi allievi erano già missionari,esploratori e educatori provetti .Ovunque c'era da compiere un'operabuona, lì era presente l'allievo di DonBosco. Lo slogan di quei ragazzi suo-nava così : « Vado io! » .

• Educare significa dare fiducia eavere fiducia . Don Bosco ottenevatanta fiducia perché l'accordava pie-namente . « Mi basta che siate giovani,perché vi ami» ripeteva loro, e facevacapire che nella loro generosità pone-va ogni fiducia . Coloro che lo segui-vano più da vicino, li educava e al-lenava all'audacia di san Paolo : «Pos-so tutto in Colui che mi dà forza! »• Il leader mediocre, a chi gli pro-

pone una nuova impresa, domandasospettoso : «E perché?» ; il leader divalore invece incoraggia così : « Eperché no?» . Don Bosco, fascinosoleader dei giovani, pieno di fiducianella loro capacità di realizzazione,insegnava loro la meravigliosa arte disaldare la bontà con il coraggio . Ilcoraggio senza la bontà ci fa delin-quenti, la bontà senza coraggio ci fapecore. La bontà combinata con ilcoraggio ci fa giovani e ci conservatali. Don Bosco perciò con sant'Ago-stino ripeteva ai suoi ragazzi : « O gio-vani, volete rimanere giovani? seguiteCristo ».

Adolfo L'Arco

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DA CENT'ANNI LE FMA IN UN CASTELLO DI FRANCIA

I santi a Saint-Cyrerano di casa

Nel piccolo castello-orfanotrofio le cose erano molto "arruffate"quando Don Bosco e Madre Mazzarello decisero di prendersene cura .Don Bosco visitò la casa sette volte, Madre Mazzarello vi passò igiorni d'una lunga infermità, e le sue suore vi lavorano per la gioventù

da un secolo tondo .

R isalendo gli anni abbiamo trovatonegli archivi un quadernetto pre-

zioso che comincia come nelle fiabe :« Sulle coste del Mediterraneo, in Pro-venza, a pochi chilometri dalla stazio-ne di Sairit-Cvr, intorno all'anno 1850esisteva un piccolo castello con vastacampagna all'intorno, d'un signoredel paese» . Ma non è una fiaba : quelsignore, per motivi suoi, vendette laproprietà a un prete in fama di santo,dom Jacques Vincent, che trasformòil castello in orfanotrofio, e chiamò insuo aiuto "alcune buone figlie deidintorni" .

A quel momento, il buon prete nonera più giovane; aveva già fondato unaltro orfanotrofio a La Navarre (Tolo-ne), ma faticava molto a mandareavanti le sue opere benefiche . Però ladurò coraggiosamente, si legge nelquaderno, fino al 1878, quando la po-vertà più nera e l'età avanzata lo co-strinsero a rivolgersi al suo vescovo .Mons. Terris fece tiri sopralluogo aSaint-Cyr-sur-Mer, e poi sentenziò :«Qui ci vuole Don Bosco» . E iniziò letrattative : sia per la Navarre, sia perSaint-Cvr.Case molto arruffate . Il "piccolo

castello con campagna all'intorno" fuvisitato prima da Don Bosco, e nelmarzo anche da madre Maria Mazza-rello. La accompagnava madre EmiliaMosca, conoscitrice perfetta della lin-gua francese . Le due suore trovaronol'edificio «in stato orribile : le muraavevano larghe fessure, il tetto ca-dente lasciava penetrare la pioggia » .Per Saint-Cyr le cose - fra trattati-

ve e riparazioni, fatte sotto la guida didon Chivarello - si protrassero finoall'aprile 1880 quando arrivarono, at-tesissime, le prime tre Figlie di MariaAusiliatrice. Una era suor CaterinaDaghero, proveniente da Torino, scel-ta da Don Bosco stesso. Presto succe-derà a madre Mazzarello, e resteràsuperiora delle FMA dal 1881 al 1924,per 43 lunghi anni . Alle proteste dellegiovani torinesi per la partenza di co-lei che era stata loro direttrice, DonBosco aveva risposto ingarbugliando-

si un poco : «Non v'è altra che possafarci la parte che lei sola sa fare » .In precedenza Don Bosco, in una

lettera del 1879 a doti Ronchail allaNavarre, aveva scritto : «Osserva ilposto per le monache e poi dimmi ilnumero che occorre; e possiamomandarle, perché sono preparate adhoc» . Il famoso quaderno dice di suorCaterina Daghero : «Religiosa esem-plare, dotata di tratto fine, di raraprudenza e di grande carità» . Forse civoleva proprio lei : Don Bosco la co-nosceva bene . Pare infatti che le coselassù fossero molto arruffate : c'erastata un'epidemia di tifo, le autoritàerano intervenute, avevano portatovia ragazzi e ragazze dell'Orfanotrofiodisperdendoli in diversi ospedali, e davarie parti si levavano gli scudi control'opera. La quale -- è pure scritto --«da tempo si sostiene fra miseria edisordine » .

Per prima cosa l'Orfanotrofio di-venne subito solo femminile : i ragazzifurono dirottati a La Navarre, dai sa-lesiani; poi si cominciò rimboccando-si le maniche. Mancava tutto, com-presa la più elementare igiene . Eppu-

re, ancora una volta, la Madonna in-tervenne con i suoi miracoli .

Sàltino, ridano, cantino. Qualcosafece subito fruttificare, nel senso piùalto e più bello della parola, l'alberoquasi secco di Saint-Cyr: la Madonna.E amore e dolore. Suor Caterina erapartita da Torino «con la bocca chesorrideva, ma con gli occhi in lacri-me ». Piangeva per quel che lasciava eanche per quello che avrebbe trovato .

Sia lei che le altre due suore (unaera ancora novizia) si diedero a tempopieno, «ventiquattro ore su venti-quattro», e a pieno cuore . Tra quel 4aprile che le vide arrivare e 1'8 l'agostodel medesimo 1880, quando già suorCaterina ripartiva per l'Italità per es-sere eletta Vicaria generale dell'Istitu-to, tre delle sei "figlie" di dom Vincentavevano domandato di diventareFMA, nonché le tre orfanelle unicherimaste. Non è un miracolo, sia pureminuscolo?A Marsiglia in quel medesimo anno

Don Bosco aveva guarito una ragazza,Elena Flandrin, "affetta da grave ma-lattia" . E questo potrebbe essere unmiracolo maiuscolo. Ma ecco cheElena, saputo che erano arrivate lesuore di Don Bosco in Francia, do-mandò anche lei di essere FMA . Dice ilquaderno: «Essa dunque venne aSaint-Cyr, come postulante » .

Alla fine del 1880 le orfane eranosalite a 12 ; la casa aveva il suo buonandamento salesiano con "pane, la-voro, paradiso » per le suore e per leragazze, con l'aggiunta di «amorevo-lezza, ragionevolezza, pietà eucaristi-ca, allegria, canti, giochi» . Madre Ma-ria Mazzarello scriveva a Saint-Cyruna lunga lettera . Stralciamo: «Tantecose alle "figlie" (di dorn Vincent) chesono già postulanti, e alle ragazze acui io voglio tanto bene. Ma che siano

Saint-Cyr oggi . L'opera, rinnovata, dopo cent'anni continua il suo servizio alle giovani .

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buone e allegre, che saltino e ridano ecantino » .Il centenario di una camera . Il 3

febbraio 1881 erano partiti da Genova,su due navi a destinazione diversa, imissionari e le missionarie salesiani .Don Bosco li aveva salutati a lungodalla banchina, e poi era partito intreno per la Francia. Invece madreMaria Mazzarello s'era imbarcata sul-la nave diretta a Marsiglia per darecoraggio alle missionarie e stare conloro il più possibile . A Marsiglia eranoscesi tutti per tre giorni, a causa diun'avaria della nave .

Madre Mazzarello era colpita da unfebbrone, e tuttavia si trovò al portoper l'ultimo saluto ai partenti . C'erapure Don Bosco che, vedendola tantosofferente, le disse : «Andate a Saint-Cyr: le vostre figlie vi cureranno, e làci rivedremo» . Dice il quadernetto :«In febbraio venne la Madre Genera-le, suor Maria Mazzarello, accompa-gnata da madre Elisa Roncallo . Nonstava bene in salute . Si pose a letto e virimase quaranta giorni, poscia ritornòa Nizza Monferrato ove morì il 14maggio dello stesso anno» . E conti-nua : «Nel tempo che Madre Mazza-rello stette a Saint-Cyr, l'Orfanotrofioricevette per la terza volta la visita diDon Bosco, il quale operò parecchimiracoli » .

E scrive don Ceria: « Il Santo ebbetre lunghi colloqui con l'ammalatadurante la sua permanenza . Sembrache egli le lasciasse quasi intendereche non sarebbe più guarita ; ma conle suore si tenne sulle generali» . L'u-mile suor Maria Mazzarello era tenutain fama di santa, perciò la camerettache l'ospitò nei quaranta giorni dellasua malattia fu custodita gelosamen-te, e poi trasformata in cappella .

Nel 1972, alle celebrazioni centena-rie dell'Istituto, fu scritto in una rela-zione da Marsiglia: « Don Bosco avevamesso i ragazzi alla Navarre e le ra-gazze a Saint-Cyr, educate dalle FMA .Numerosi furono i ragazzi, numerosele ragazze che in tutti quegli anni,moltiplicatisi come nei romanzi, di-vennero secondo l'espressione usatada Don Bosco «buoni cristiani e ono-rati cittadini», guadagnandosi one-stamente il pane della vita, e restaronosempre affezionati ai loro educatori ealle loro educatrici, ottimi exallievi edexallieve» . Poi la nota che interessaqui: «Madre Maria Mazzarello vennea Saint-Cyr nel febbraio 1881 grave-mente ammalata. Potete vedere la suacameretta-oratorio, piena di ricordi epiena "du parfum de sa sainteté" » .Dunque, nel 1881 si farà il centenariod'una cameretta. . .E la ruota gira . Al compiersi del

primo decennio dalla fondazione, donRua era a Saint-Cyr e teneva una

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conferenza ai Cooperatori e alle Coo-peratrici salesiani, «alla quale preseparte gran folla di ammiratori» . Cosìdice il quadernetto, che riserba unasorpresa : una notizia probabilmenteinedita. Ad ascoltare don Rua nellachiesa parrocchiale c'era un certoJean Ronden, che circa dieci anni pri-ma era stato guarito da Don Bosco dauna gravissima malattia . Ora però erasordo spaccato, perciò ascoltava manon udiva nulla . Stava là perché vole-va una benedizione simile alla prima,dal successore di Don Bosco, sicuroche sarebbe guarito . Non poté, alla fi-ne, avvicinarsi a don Rua per la follache lo assediava. Allora andò all'Or-fanotrofio e chiese di parlargli . DonRua gli domandò: «Che cosa deside-rate? » L'uomo non udì nulla, ma intuìe rispose : « La vostra benedizione peressere guarito» . Don Rua lo fece ingi-nocchiare e lo benedisse dicendogli :

Madre Caterina Daghero, che fu la prima diret-trice di Saint-Cyr . Nella pagina accanto : unagenerazione di allieve, alcuni anni fa .

«Voi guarirete, ma dovete farvi Coo-peratore salesiano » . Il signor Jean in-tanto era già guarito : aveva uditoperfettamente quelle parole. E dopoqualche settimana tornava a Saint-Cyr per iscriversi tra i Cooperatori sa-lesiani .Questa bella storia vera l'hanno

raccolta le FMA di Saint-Cyr ; e ve nesono altre . Ma la ruota gira . . . In queldecennio le orfane erano assai cre-sciute di numero se, nel 1884, già 40ricevevano la cresima dal vescovoOury; se, nel maggio 1898, celebran-dosi in Saint-Cyr il 25mo della fonda-

zione delle FMA, la "schola" formatadalle orfane poté cantare 1' "Ecce Pa-nis" e la Messa di don Cagliero, più iVespri in falso bordone, seguiti dateatrino all'aperto, «non potendosicontenere il gran numero di parteci-panti nel salone-teatro» . Nel 1907, il 15settembre, la cronista dell'Orfanotro-fio scrive : «Con grande dolore vedia-mo allontanarsi circa 70 orfane cheuna legge iniqua ci strappa (la leggeWaldeck-Rousseau) . Non ne restanoche 32». Dunque, erano 102 .

Al terzo giro di ruota (1910, trente-simo della presenza delle FMA aSaint-Cyr) si legge che le fanciulle,forzatamente diminuite di numero,«furono molto raccolte durante tuttala novena» di Natale, che «ascoltava-no attentamente i sermoni del signorcappellano» e «celebrarono le festi-vità natalizie con gioiosa allegria»,anzi «con l'allegria di sempre» . Lesuore nascondevano loro le gravipreoccupazioni che le travagliavano :infatti avevano subito un processo in-giusto. Ma né i tempi tristi, né le per-secuzioni, riusciranno a sradicarle daSaint-Cyr .Era la prima scuola agricola . E'

scritto che Don Bosco andò a Saint-Cyr ben sette volte ; madre Mazzarellotre . Non si possono contare, credo, lealtre che vi andò madre Caterina ba-ghero: quell'Orfanotrofio le era ri-masto nel cuore e ve lo tenne caldoper sempre. Il che significa per i 43anni del suo lungo generalato, fino al-la morte.

Leggiamo nella biografia scritta dilei da suor Mainetti, che «talorauscendo di casa, la giovane direttricedi Saint-Cyr, s'inoltrava nel frutteto enei campi ; si riconfortava e diceva :«Questa è grazia di Dio» . Ma quelleterre erano abbandonate . «Essa ognimattina andava con le orfanelle allaraccolta delle mandorle nella vastacampagna che circondava la casa : ar-mata di una lunga pertica, bacchiava irami alti e frondosi . I frutti cadevanoabbondanti; le orfanelle li raccoglie-vano festose; se ne facevano sacchiricolmi, che venivano poi venduti» .Per comprare pane .Quando, dunque, suor Daghero fu

Superiora generale, si adoprò perchéfosse creata a Saint-Cyr una coloniaagricola e scuola professionale «inquella casa che aveva trovata, all'arri-vo, così deserta e quasi abbandona-ta», e che « sarebbe divenuta uno deipiù fiorenti orfanotrofi delle FMA» .

L'ópera di Saint-Cyr ospita nel 1939più di cento orfanelle» . Nel 1969 «icorsi di Economia domestica (che sierano sostituiti col tempo alla scuolaagricola) diedero buoni risultati ; peròchiuderanno quest'anno perchéovunque sono sostituiti dai corsi tec-

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nici, professionali, e commerciali» .Significa camminare con i tempi . Eancora : «I Corsi di Insegnamento ge-nerale sono fiorenti ; le alunne sonobuone, aperte, affezionate alla Casa .Si sente che una grazia particolare èscesa su quest'opera con il passaggiodei nostri Santi» .

Per arrivare col conto alla rovesciaall'anno zero, ossia al compimento delcentenario, va aggiunto che Saint-Cyrha dal 1903 una seconda Casa al "Re-lais Sainte Julitte ", che fu educandatocon scuole e oggi è Casa Famiglia, piùcatechismi e opere parrocchiali . Laprima casa, l'Orfanotrofio, ha oggiuna scuola elementare e una media,con corsi di religione e una fiorenteUnione Exallieve. Dal 1971 essa si èsdoppiata, divenendo per una partecasa di cura per le FMA inferme e an-ziane : là, tra il verde degli ulivi e deivigneti, di fronte al mare, queste so-relle attendono in serenità, pregandoper tutti, l'ora dell'approdo all' "altraSponda" .Dall'anagrafe del cielo . Tanti nomi

quaggiù si trovano solo più tra carteingiallite e forse neanche . Certi altrinomi, almeno nella Famiglia Salesia-na, hanno ancora una vibrazione,quasi presenza e legame, fra cielo eterra. Tra questi ultimi, che sono inarmonia con Saint-Cyr, c'è quello didon Cerruti, che vi accompagnò leprime tre FMA nel 1880, e le seguì poisempre. (Un "adagio" italiano dice :«A dir le mie virtù basta un sorriso»,ma per dire le virtù e la bontà di donCerruti per le FMA ci vorrebbe un'en-ciclopedia). Poi don Albera, che eraallora direttore a Marsiglia, e anche inseguito si interessò di Saint-Cyr, e nonper brevi momenti ma con l'attenzio-ne e la cura di un vero Padre . Poi donMarenco . . .E i nomi sconosciuti di quelle FMA

che furono I' "humus" di Sanit-Cyr :per esempio suor Claire Agnély, che a58 anni cominciò a essere suddita làdove per lungo tempo aveva governa-to: e lo fece con rara umiltà, con spi-rito di abnegazione e di carità . Finché

visse doni Jacques Vincent (1884) siprodigò per assisterlo come una vera"suora di carità", sottoponendosi atante rinunce per non far sentire al-l'ammalato le strettezze della casa, eper mitigare le privazioni alle nuovearrivate, le FMA . Pronunciò i Voti allapresenza di don Albera, nelle mani dìmadre Caterina Daghero, ormai Su-periora generale . Le sue ultime paro-le: «O mio Gesù, il primo volo dell'a-nima mia sia nel vostro divin Cuore» .Era il 17 ottobre 1887 .

Suor Bodotti Margherita la seguì unanno dopo . Era la sacrificata cuoca diSaint-Cyr, morì a soli 33 anni . Dimen-tica di se stessa e tutta intenta al benedelle altre e dell'Istituto, vedeva Dio intutto e tutto in Dio e non viveva cheper lui» .

Suor Chapelle Rose lasciò Saint-Cyrper il cielo anche più giovane, a28 anni: una broncopolmonite laportò via . «Ritenendosi incapace dialcun bene, aveva offerto la sua vitaperché il Signore volesse prolungarequella del venerato don Albera» .

Suor Volo Giuseppina, nata a Tori-no ma vissuta con i genitori poverissi-mi a Marsiglia, fu accolta a Saint-Cyr esi fece FMA. Con ardore e bontà la-vorò fin che poté . La direttrice la in-vitava a non levarsi troppo presto, elei: «Devo morire fra poco : mi lasciassistere fin che posso al santo sacri-ficio . Tutta la mia gioia è seguire il mioSignore sofferente durante la suapassione» .Galoppiamo . Nel 1903 moriva a 25

anni suor Laumonerie Marguerite, ditisi galoppante . Come seppe il suomale, disse: « Ebbene, galoppiamoverso la meta » .

Suor Elisa Piolle morì, sempre aSaint-Cyr, il 3 giugno 1906 dopo esserestata per 7 anni direttrice dell'orfano-trofio « Descrivere il dolore delle suoree delle orfane è impossibile . Il villag-gio intero partecipò ai funerali . Non siudivano che singhiozzi, la gente dice-va: "Vedete come l'amavano?"» .

Suor Garnier Adelaide visse fino al1918. Era maestra e dirigeva un mi-

nuscolo orfanotrofio a Tury (Còted'Or) quando il fondatore, l'abate Fè-vre, si fece salesiano e partì per Mar-siglia con una quindicina dei suoi ra-gazzi. Adelaide allora si fece FMA aSaint-Cyr. Insegnante delle orfane, sidimostrò educatrice perfetta : pia ret-ta caritatevole, era amata da tutti .Quando non poté più lavorare, fecedella sua stanzetta un santuario .E per ultima, una delle prime tre

orfanelle: suor Trucy Rose . Professa aSaint-Cyr, visse appena dieci anni co-me FMA. « Era dolce, buona, paziente,calma e umile" : questa fu la suascheda di libero passaggio al Regno .

Quanti altri nomi si potrebbero ag-giungere, se fosse dato di penetrarenell'ufficio anagrafico del paradiso ecercare nei casellari . Tra i "cittadinidella celeste Gerusalemme" prove-nienti da quel lembo di terra dov'erauna volta, nel 1850, un piccolo castellosi troverebbero - sparpagliate un po'ovunque, fino in Tunisia e Algeria -le tante Exallieve FMA. Le loro schedein risposta alla domanda "Professio-ne?" presenterebbero qualifiche co-me Madre cristiana, Legionaria diMaria, brava educatrice, serva dei po-veri, apostola di Cristo . . .Madre Caterina Daghero in quei

suoi 43 lunghi anni ogni tanto ricevevale "schede" mortuarie delle suore diSaint-Cyr, e ogni volta leggendolepiangeva . Scrisse suor Mainetti: «Ma-dre Daghero pareva avere una predi-lezione per le francesi e le residenti inFrancia» . Una suora francese ricor-dava: « Mi trovavo nella Casa madredi Nizza Monferrato . Un giorno, in ri-creazione, madre Daghero facevapiccoli doni alle suore ; quando giunseil mio turno, mi disse con un sorriso :«A questa francese do il mio cuore» .L'attuale Madre generale, suor Er-

silia Canta, il 4 aprile 1980, si recherànel "piccolo castello con campagnaintorno" dove i santi salesiani erano dicasa: per i festeggiamenti del cente-nario. Ci andrà con lo stesso cuore dimadre Caterina Daghero .

Domenica Grassiano

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Brevi da tutto il mondo

STAMPA * QUASI MEZZO MILIONEDI "IPOTESI SU GESU"'

II libro di Vittorio Messori "Ipotesi suGesù", pubblicato dall'editrice salesianaSei nel 1977 e giunto alla 23' ristampa,circola nel mondo ormai in mezzo milionedi esemplari, e non cessa di suscitareprofondo interesse .

In Italia, alle 340 .000 copie diffuse dallaSei attraverso le librerie vanno aggiuntealtre 50 .000 già messe in circolazione dal"Club degli Editori" . All'estero il volume èstato tradotto in francese, inglese, tede-sco, spagnolo, portoghese, olandese ecatalano . In queste settimane l'editricetorinese ha firmato i! contratto per la tra-duzione in sloveno (Jugoslavia) . II testo èstato tradotto anche in polacco ma al mo-mento non è possibile stamparlo, "tral'altro per la scarsità di forniture di cartada parte del governo" ; apparirà perciò apuntate sul settimanale cattolico "Znak"di Krakow, di cui Karol Wojtyla fu assiduocollaboratore .

Interesse per questo volume si registraanche in Israele, dove è stato program-mato per i primi di marzo 1980 un dibattitofra l'autore e David Flusser, titolare dell'u-nica cattedra di Cristianesimo esistente inun'università ebraica .

Quella su Gesù è una ipotesi per alcuniuomini confortante e per altri inquietante,in questo tempo di profondi ripensamentisu tutto : un'ipotesi che ha trovato nel librodi Messori una chiara, appassionata econvincente formulazione .

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CILE * COLONIE URBANEPER I RAGAZZI SENZA VACANZE

A molti ragazzi cileni di città è negata lagioia di vacanze al mare o sulle Cordiglie-re o in campagna: i figli di Don Bosco cer-cano di venire loro incontro con le colonieurbane denominate "Villa Feliz" . L'inizia-tiva, avviata nel 1974, si è man mano svi-luppata e ha consentito l'estate scorsa diraggiungere 3 .500 ragazzi di Santiago ealtri 6 .000 di altre città .

I ragazzi, tra i 6 e gli 11 anni, vengonoraccolti nelle opere salesiane e delle FMAper turni di 10 giorni, e trovano nella colo-nia urbana il vitto, il gioco, un'esperienzadi socializzazione nel gruppo, un'occa-sione di gioia e anche di formazione spiri-tuale .

L'iniziativa, incoraggiata e aiutata dalcard. Silva Henríquez e dal Rettor Mag-giore, viene realizzata da salesiani e FMAcon la collaborazione di numerosi laiciappartenenti ai loro movimenti giovanili .Sono già un migliaio i giovani che, debita-mente preparati durante l'anno con appo-siti corsi, durante l'estate diventano ani-

matori delle colonie urbane . Oltre ai localie al personale, occorre provvedere per iragazzi anche al vitto ; vani enti danno illoro contributo, ma anche le singole operedurante l'anno scolastico si ingegnano araccogliere provviste .

Gli effetti dell'iniziativa sono risultatibenefici in tutti i sensi, e non solo per iragazzi che non si vedono abbandonati . Igiovani animatori vivono un'esperienza diservizio cristiano verso i poveri, e mettonoalla prova la propria fede e coerenza cri-stiana . Quanto ai figli di Don Bosco, hannofatto la lieta scoperta di una possibilitàd'intervento pastorale tra i ragazzi moltoefficace . Giornali e radio hanno parlato diqueste colonie urbane, col risultato chequa e là sono state imitate : l'estate scorsa,per esempio, esse hanno avuto luogo inotto quartieri della capitale, e gli animatoripreparati dai salesiani sono stati chiamatia mandarle avanti .

(DaAns)

UPS * IL CONVEGNO"ANNUNCIARE CRISTO AI GIOVANI"

Con la partecipazione del card . MichelePellegrino e di fratel Carlo Carretto, si èsvolto a Roma presso l'Università Pontifi-cia Salesiana tra il 2 e il 5 gennaio 1980 unconvegno di aggiornamento sul tema tipi-camente salesiano «Annunciare Cristo aiGiovani». La manifestazione era organiz-zata dalla facoltà teologica dell'UPS, e ri-volta a sacerdoti, educatori, religiose, ca-techisti, laici impegnati in campo giovani-

le. L'impostazione del convegno, volutadagli organizzatori, era soprattutto pasto-rale e catechetica (con l'occhio rivolto alrecente catechismo per i giovani "Non disolo pane") ; ma com'è caratteristica delleiniziative dell'UPS, tutte le trattazioni ri-sultarono fondate su una solida base dot-trinale .Sono state quattro giornate a tempo

pieno. Nella prima vennero prese in esamele attese dei giovani d'oggi nei confrontidel Cristo ; la seconda e terza furono dedi-cate ad approfondire la figura del Cristonelle prospettive biblica e teologica ; l'ulti-ma giornata affrontò gli aspetti pratici del-l'annuncio di Cristo ai giovani . Il tutto in unclima di schietta fraternità, avvalorata daintensi momenti di preghiera .E' questo il quarto "convegno di ag-

giornamento" organizzato dall'UPS, concadenza biennale : il primo e il secondo,nel '73 e '75, furono dedicati rispettiva-mente al sacramento della confessione edel matrimonio ; il terzo alla Bibbia : "Laparola di Dio nella Chiesa oggi" . E è statoun crescendo di partecipazione : nel '77 iconvegnisti furono 900, quest'anno 1 .200venuti da ogni parte d'Italia (e qualcunodall'estero).

* Cristologia e catechesi patristica è iltema di un Convegno di studio (per l'esat-tezza il secondo : il primo ebbe luogo l'an-no precedente) organizzato dalla Facoltàdi Lettere cristiane e classiche dell'Uni-versità Pontificia Salesiana . Il convegno sisvolge presso la sede romana dell'UPS,

"Annunciare Cristo ai giovani" : l'aula magna dell'Università salesiana, con i 1 .200 convegnisti .

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nei pomeriggi dell'8 e 9 marzo 1980 . Allerelazioni, affidate a noti specialisti, fannoseguito le testimonianze vive di due gruppiecclesiali d'oggi : la Comunità di Sant'Egi-dio e Comunione e liberazione ; conclude ilconvegno mons. Antonio Javierre . (Perinformazioni e iscrizioni : Segreteria delconvegno, Piazza Ateneo Salesiano1,00139 Roma ; tel . 81 .84 .641) .

AMICI DOMENICO SAVIOUN DECALOGO SU MISURA

Esiste un decalogo fatto su misura pergli Amici Domenico Savio : è la "RegolaADS", e è stata pubblicata sulla loro rivi-stina "Radar ADS" . Va notato anzituttoche suoi precetti sono al positivo: noncontengono proibizioni ma cose da fare .Ecco il testo .1 Ragazzi ADS, per seguire il grande

ideale che è Gesù, scelgono come guida emodello san Domenico Savio. E come lui:

1. mettono Dio al primo posto,2. vivono uniti a Gesù e tra di loro,3. ascoltano e vivono la Parola di Dio,4. trattano con amore tutti, subito e

per primi,5. sono sempre allegri e leali, forti e

puri,6 . sono pronti all'obbedienza e al sa-

crificio,7. sono apostoli tra i compagni,8. amano il Papa e la Chiesa,9. partecipano attivamente alla liturgia

eucaristica,10. onorano con la vita la Madonna, e la

invocano con amore come Madre .«Questo decalogo - spiega don Giu-

seppe Falzone, responsabile degli ADSd'Italia - è nato due anni fa nella comu-nità dei giovani salesiani che studiano aSan Gregorio (Catania) . Essi si occupa-no di una decina di gruppi ADS sorti nellazona etnea, e comprendenti quasi trecen-to ragazzi ; presentando a questi ragazzi laspiritualità salesiana, i chierici sono giuntia enucleare alcuni punti essenziali, chesono poi divenuti questi dieci comanda-menti. La "Regola ADS" non è quindifrutto di uno solo ma un'opera corale, e lasua proposta ai ragazzi viene fatta all'inter-no di un cammino formativo indicato manmano dal giornalino» .Uno dei chierici di San Gregorio ha

tracciato anche un breve commento aquesto decalogo, che riveduto e correttoviene ora pubblicato su "Radar ADS" . Ilcommento per intero verrà raccolto in unlibretto di prossima pubblicazione .

ITALIA * L'ORATORIO DI PERUGIAHA UN GEMELLO SULLA COLLINA

Dal dicembre scorso, quando è avve-nuta l'inaugurazione, l'oratorio Don Bo-sco dei Salesiani di Perugia ha ufficial-mente un "gemello" nuovo fiammante aSan Martino al Colle, frazione a 12 km dalcapoluogo umbro. Lo ha voluto con lostesso nome e lo ha realizzato il parroco,che - come spiega una relazione giuntaal Bollettino Salesiano - pur essendodiocesano è però "salesiano fino al mi-dollo" .

L'oratorio, non molto grande ma in po-

L'Oratorio Don Bosco costruito in posizione panoramica a San Martino in Colle (Perugia)

sizione panoramica e quanto mai invitan-te, è stato inaugurato nel dicembre scorsopresenti il sindaco, l'arcivescovo di Peru-gia, autorità e personalità, e molta gente . Esi capisce, i ragazzi : Un exallievo salesia-no, pilota, passava con l'aereo a volo ra-dente e lanciava in aria manifestini inneg-gianti a Don Bosco e all'oratorio "inven-zione di santi" .

I ragazzi della zona per frequentare l'o-ratorio non hanno atteso che fosse inau-gurato : da parecchio tempo il parroco hapreso a raccoglierli nei locali che manmano erano ultimati . Ha organizzato ungruppo di 60 Amici di Domenico Savio che

ITALIA * MUSEO Di DON BOSCO100 ANNI E TANTI GIOVANI AMICI

In occasione del suo centenario - chesi celebra nel 1979-80 - il "Museo distoria naturale Don Bosco" allestito a To-rino presso il liceo Valsalice è stato dimolto accresciuto, completato, riordinato,e collocato in sede conveniente . E ora èoggetto di continue visite da parte dellescolaresche, come pure di uomini dellacultura .

Il museo, che è sistemato in quattrogallerie, è aperto nelle mattine di giovedì edomenica, e nei pomeriggi feriali . Le mat-tinate del giovedì sono preferite dallescuole, ma sono già state prenotate dagliinsegnanti fin dallo scorso ottobre, per ladurata dell'intero anno scolastico . La do-menica mattina le visite sono guidate dagli"Amici del museo Don Bosco", un centi-naio di allievi che a turno accompagnano ivisitatori illustrando le collezioni .Ed effettivamente il museo offre molte

cose interessanti da vedere. Ha più di3.000 campioni minerali, tra cui il famoso"geminato a cuore" (una rara forma dicristallizzazione del quarzo) ; una col-lezione di oltre 1 .500 uccelli del Piemonteraccolti più di un secolo fa, quindi di valoreinestimabile (tra essi figurano esemplariormai scomparsi) ; poi pesci, rettili, mam-miferi, raccolte botaniche, fossili ; una ric-ca collezione di conchiglie anch'essa conesemplari divenuti irreperibili, una delleprime raccolte di farfalle eseguite in Italia ;

è tra i più vivaci dell'Italia centrale . Ha unaltro gruppo di 50 giovani fra i 16 e i 22anni che partecipano alle riunioni setti-manali (gente appassionata dello sport,ma non meno impegnata a crescere cri-stianamente) . Il parroco ha anche fattoconoscere a tutti Don Bosco, e la sua effi-ge si trova in quasi tutte le case .

Il gemellaggio tra l'oratorio di Perugia equello di San Martino è stato sigillato daun particolare simbolico della festa diinaugurazione : una fiaccola accesa è sta-ta portata dalla vecchia alla nuova sede daatleti dei due oratori, che si alternavanonella corsa .

documentazioni etnografiche tra cui ma-teriale prezioso degli Yanomami, popoloprimitivo dell'Alto Orinoco .Il museo, ora giustamente dedicato a

Don Bosco perché fu da lui voluto, erarimasto per molti anni intitolato a Giorda-no Bruno . Ma niente di anticlericale : sitrattava di una singolare omonimia . Unsecolo fa Don Bosco aveva acquistatopersonalmente il primo nucleo del museocioè, la preziosa raccolta ornitologica,dalla contessa Bruno di Rivalta (la nobil-donna era stata per lunghi anni generosabenefattrice di Don Bosco, allora si trova-va in difficoltà economiche a causa di unfallimento, e il santo volle aiutarla acqui-stando la collezione per il suo liceo) . Lacontessa aveva ottenuto la raccolta soloqualche anno prima, come eredità, allamorte del canonico Giambattista Giorda-no di Rivalta : costui ne era stato l'appas-sionato realizzatore in lunghi anni di pa-zienti ricerche. Così "Giordano Bruno"era risultata la casuale e curiosa sintesidei due cognomi .

All'epoca dell'inaugurazione del museo,le scuole cattoliche comprese quelle diDon Bosco erano in difficoltà, subivanoesosi controlli e per le più piccole irrego-larità venivano chiuse . La minaccia pen-deva anche sulla scuola di Valdocco (e siconcretizzerà a fine anno scolastico conun perentorio ordine di chiusura) . DonBosco era perciò in angustie, ma senzaperdere la sua abituale calma il 5 .7 .1879presenziò all'inaugurazione del museo diValsalice. E vi invitò il senatore Siotto-

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Torino Valsalice : una delle gallerie del "Museo di storia naturale Don Bosco"

Pintor, suo grande amico, che nel discor-so ufficiale difese le scuole cattoliche el'indomani scrisse una lettera al Ministrodell'istruzione in difesa degli istituti di DonBosco. Resta il fatto che mentre personemalevole si accanivano contro di lui, DonBosco rispondeva da par suo aprendo aValsalice quello strumento dì cultura cheera il museo .

Un museo che con gli anni si è andatoarricchendo dei contributi più vari, e cheora - sotto l'efficace direzione di donGiuseppe Brocardo e con la collaborazio-ne di tanti suoi amici e degli stessi allievi- è diventato un punto di attrazione per lescolaresche e gli uomini di cultura . Nel-l'ottobre scorso (valga un nome per tutti)era di passaggio a Torino il direttore deiMuseo Smithsoniano sezione mineralogi-ca di Washington, uno dei più importantidei mondo : egli non ha voluto lasciare lacittà prima di visitare il museo, e vi si èintrattenuto un'ora e mezza .

IRAN * AUTORIZZATODALL'AYATOLLAH KHOMEINI

Lo si è visto più volte nei servizi dei Te-legiornale, pochi giorni prima di Natale :don Alfredo Picchioni, salesiano, è statouno dei pochi europei che finora abbiapotuto entrare nell'Ambasciata degli StatiUniti occupata dagli studenti iraniani .Don Picchioni è bolognese, ha studiato

e lavorato fin da giovanissimo in MedioOriente. Ora ha la responsabilità dellaparrocchia di Teheran, ma fino a pochimesi fa era direttore dell'Andisheh DonBosco College - una delle più prestigiosescuole della capitale iraniana - e hasempre goduto la stima dei suoi studenti .

Autorizzato direttamente da Khomeini,con il quale aveva avuto un colloquio il 12dicembre scorso, don Picchioni avevapotuto accedere all'ambasciata america-na assieme a due componenti dell'amba-sciata italiana e austriaca . Parla corretta-mente il persiano, e ha condotto di perso-na le trattative con gli studenti, incontran-do un secco diniego circa la possibilità diincontrarsi con i 50 ostaggi americani . Haperò potuto far pervenire loro corrispon-denze e pacchi-dono .

(Ans)

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GIAPPONE * 1713 DIPLOMATINEL COLLEGIO UNIVERSITARIO

Con una "preghiera di ringraziamento aDio" recitata nel salone del più grandealbergo di Miyazaki, è stato commemoratoil 25mo di vita della Tandai, il "collegiouniversitario serale di economia e com-mercio - aperto dai salesiani del 1954 . Ec'era motivo per ringraziare il Signore : igiovani finora diplomati sono già 1713, lascuola è molto apprezzata dalle autorità, ilnome di Don Bosco è visto con crescentesimpatia .

A dire il vero erano state le autorità arichiedere ai salesiani quella scuola, ehanno tanto insistito che si dovette met-terla su . Molti lavoratori e impiegati infattidesideravano migliorare la loro cultura epreparazione professionale, e questi corsiserali ora li accontentano. La commemo-razione è stata semplicemente l'occasio-ne per fare un bilancio ed esprimere lasoddisfazione comune .

La casa di Miyazaki è, con quella di Oita,la prima aperta in Giappone da don Ci~matti, e conta oggi 12 salesiani quasi tuttigiapponesi . Essi dirigono da molti anni un

liceo ginnasio frequentatissimo . Per que-sti ragazzi della scuola era stata apertauna "casa di vacanza" sul mare, che oraaccoglie 65 rifugiati vietnamiti (metà deiquali cristiani) . E bisogna provvedere an-che a loro . La televisione e i giornali sisono occupati dei profughi, alcuni entiaiutano, ma anche le famiglie degli allievi(quasi tutti non cristiani) collaborano asostenere le spese .

E anche per questi motivi si è volutorecitare quella "preghiera di ringrazia-mento a Dio", specie di preghiera dei fe-deli preparata dagli allievi, a cui hannocordialmente aderito tutti i presenti nelsalone : i pochi cristiani e anche i molti noncristiani .

ARGENTINA * SCUOLA, RIONEDEDICATI A PADRE GAMBINO

Fu un bravo figlio di Don Bosco, deditoal bene dei giovani, e prematuramentescomparso . Hanno voluto ricordarlo aCórdoba dove lavorò, e a Pozo del Molledove era nato, dedicandogli una scuola,un quartiere e una via . Si chiamava padreTercilio Gambino, e era figlio di emigratipiemontesi .

Ricordano di lui l'attività intensa comedelegato dei Cooperatori, l'istituto Cate-chistico Don Bosco di Córdoba da lui fon-dato, il pensionato universitario che fececostruire, l'impegno nelle scuole comeispettore per l'insegnamento religioso . Lamorte lo fermò nel 1971, a soli 47 anni . Epochi mesi fa Córdoba ha dedicato al suonome una scuola nuova nel quartiere LosGranados. Ma la festa più cordiale gli èstata tributata nella cittadina in cui è nato .

Pozo del Molle è un centro agricolo-in-dustriale piccolo ma intraprendente, conla sua "Esposizione industriale, commer-ciale e agricola" che ogni anno acquistadi importanza . E l'anno scorso ha cele-brato il 75° di fondazione . I primi abitanti sierano appena stabiliti nella zona quandoarrivò anche, dall'Italia, la famiglia Gam-bino ricca di fede cristiana e di tenacia nellavoro . Tercilio fu l'ultimo dei nove figli, eDon Bosco lo volle per sé . Fu mandato pergli studi all'università salesiana di Torino .

Miyazaki : Il preside don Battista Massa parla nelle celebrazioni per il 25° della scuola .

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Sensibile, molto dotato, ben preparato, alritorno in Argentina si buttò nel lavorosenza risparmiarsi . E lo rimpiangono an-cora .Nel settembre scorso i suoi concittadini,

che festeggiavano il 75° di Pozo del Molle,hanno voluto rendergli omaggio : gli hannodedicato un quartiere nuovo di 40 caseappena costruite (un cartello all'ingressoporta la scritta "Barrio Padre TercilloGambino"), una via dello stesso quartiere,e anche una sala del "Museo storico" cheraccoglie i suoi cimeli .

POSTULAZIONE * DON RINALDIPROCESSATO PER LE SUE VIRTU'

II 5 .1 .1980 il card . Anastasio Ballestreroha costituito a Torino il Tribunale per ilProcesso Apostolico sulle virtù eroichedel Servo di Dio don Filippo Rinaldi, e sonogià cominciate le deposizioni dei testi . Ciòrappresenta un notevole passo avantinell'iter della sua causa di beatificazione .Tra il 1947 e il '53, a Torino si era già

svolto il primo Processo per autorità dio-cesana, che esaminato dalla Sacra Con-gregazione per i Santi, aveva consentito I'"Introduzione" della causa presso lastessa Congregazione . Ora il secondoProcesso, che si svolge pure a Torino, nonsi compie più per autorità del vescovo maper autorità e secondo le indicazioni dellaSanta Sede .

In tutto saranno presentati poco più diventi testi, tra salesiani, FMA, e laici checonobbero don Rinaldi quando si interes-sava attivamente degli Oratori maschile efemminile di Valdocco . Le loro testimo-nianze andranno a integrare quelle giàpresentate nel primo Processo da coloroche conobbero don Rinaldi più a lungo epiù da vicino . Si avranno in tal modo nu-merosi e autorevoli elementi di giudizio,che verranno ancora una volta vagliatidalla Sacra Congregazione per le Cause,e potranno portare - se è nelle intenzionidel Signore - alla dichiarazione dellevirtù eroiche del Servo di Dio, e al ricono-scimento del titolo di Venerabile .Fra i testi sarà ascoltata anche una

suora che ottenne una guarigione straor-dinaria durante l'ultima guerra mondiale,guarigione che si auspica possa esserericonosciuta dalla Santa Sede come mira-colo avvenuto per intercessione di DonRinaldi . Si tratta di suor Carla De Noni,oggi Superiora generale delle Missionariedella Passione (Mondovì) . Essa non co-nobbe personalmente don Rinaldi, ma havalide testimonianze da rendere perché lafondatrice della sua congregazione fu di-retta spiritualmente da lui per 25 anni, eparlava di lui continuamente ; anzi fu pro-prio questa superiora che, quando suorCarla ebbe la mandibola inferiore frantu-mata sotto un bombardamento aereo, laesortò a chiedere la grazia della guarigio-ne per intercessione di don Rinaldi .Per tale fatto miracoloso, nel 1947 si è

svolto il processo ordinario presso la dio-cesi di Mondovì . Tra non molto, mentre aTorino proseguirà il Processo apostolicoper le virtù eroiche di don Rinaldi, semprea Mondovì sarà fatto anche il Processoapostolico per questo presunto miracolodi suor Carla .

I Libreria iRINALDI PIETROSospinto dall'amoreVita di don Filippo RinaldiLDC 1979. Pag. 110, lire 2.500

"Libro di famiglia" : il pronipote, sale-siano e parroco negli Stati Uniti, scrivedell'illustre parente che fu terzo succes-sore di Don Bosco e figura oggi tra i Servidi Dio salesiani (la patriarcale famiglia Ri-naldi in questo secolo ha dato alla Chiesauna trentina di suoi componenti, comesacerdoti o come laici nella vita religiosa) .E' questa una biografia veloce e vivace,ma attenta alle sfumature di un'esistenzaspiritualmente ricca di valori umani, cri-stiani e salesiani .

DE VANNA UMBERTO (a cura di)Crescere nell'amoreL'educazione affettiva-sessualedei preadolescentiLDC 1979. Pag . 142, lire 3 .000

L'educazione af-fettiva e sessualedeve trovare la suasede naturale nelcontesto normaledella vita, e fin daiprimi anni, come av-viene per l'educazio-ne dei ragazzi in altrisettori : al senso deldovere, allo spirito disacrificio, alle buone

maniere ecc. Con questa premessa il libroentra in moderata polemica con i "corsi dieducazione sessuale" organizzati nellascuola media, che qualcuno vorrebbeesaustivi, cioè sostititivi dell'impegno deigenitori e degli altri educatori . D'accordosull'esistenza di tali corsi, ma genitori eeducatori non possono semplicemente li-mitarsi a scaricare su di essi ogni loro re-sponsabilità .

Il libro si avvale di notevoli contributi afirma di Agazzi, Mina, Gozzelino, e dellostesso curatore .

BRAIDO PIETROL'inedito «Breve catechismo pei fanciulliad uso della diocesi di Torino»»di Don BoscoLAS 1979. Psg. 80, lire 4.500

Tra il 1844 e il '58 Don Bosco fece ge-mere parecchio i torchi, scrivendo e pub-blicando una quantità di libi, collane,opuscoli e foglietti destinati alla formazio-ne cristiana della gioventù . Un'opera dalui scritta nel '55, non si sa bene perché,non venne pubblicata . E' stato fatto ora, inedizione critica, dalla benemerita editricedell'Università Salesiana . L'inedito non ri-vela particolari nuovi sulla sintesi teologi-ca o sul pensiero pedagogico di Don Bo-sco, ma ne è una semplice e positiva con-ferma.

E ricorda ancora una volta l'assillo delsanto educatore per giungere - ancheattraverso a questo sussidio "mancato"- a un colloquio veramente formativo contutti i ragazzi del suo tempo .

MITCHELL DAVIDPirati, bucanieri e corsariSEI 1979, Pag 248 . lire 10 .000

Pochi argomenti distoria riescono astuzzicare l'interes-se e la fantasia deiragazzi come «le in-credibili avventure,le pazzesche impre-se e i diabolici truc-chi di questi mostridall'aspetto uma-no», come furonodefiniti i pirati . L'au-

tore, noto giornalista inglese, raccoglie inun'opera divulgativa i risultati degli studiantichi e recenti sull'argomento, chegiungono sia pure con un po' di fatica adistinguere il leggendario (che non è po-co) dal vero (che è pur sempre troppo). Sitrattava di crudeli sanguinari? E quando loerano, perché erano diventati tali? II librocontiene oltre allo schizzo storico un'am-pia scelta di poesie dei pirati, illustrazionidell'epoca, carte geografiche e fotografiedei luoghi che furono teatro delle gestapiratesche .

PIANA GIANNINOCristiani per il terzo millennioEd. LDC 1979. Pag . 160, lire 2.500

Il libro nasce nell'ambito della rivistagiovanile "Dimensioni Nuove", dalla ri-flessione e dal dialogo di un suo collabo-ratore con i lettori . La "ricerca di senso"da parte dell'uomo d'oggi, Cristo come ri-sposta a questa ricerca, il significato dellafede e della Chiesa, l'impegno politicocristiano in questo momento di cambioculturale, sono le tematiche affrontate .Con taglio moderno, e con robustezza dilinguaggio. Per giovani preparati .

ZUCCOLI TINALa balenaBENEDETTI GIUSTOLa scimmiaSEI 1979. Lire 7.000 ciascuno

Altri due bei voluminella collana "Dallaparte degli animali",che già dal titolo diceil taglio e la simpatiacon cui sono scritti .La balena, che tanticonsiderano un pe-sce, pretende giu-stamente il suo postotra i mammiferi, eancor più giusta-

mente pretende un posto nel mondo,chiedendo che si ponga fine al massacroche inevitabilmente determinerà il suosterminio totale. La scimmia poi è l'ani-male più inquietante: può suscitare mera-viglia, interesse, ilarità, ma anche un certoqual disagio per quel suo essere tropposimile all'uomo .

Per richieste : pag. 2, colonna 2 .

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Ringraziano i nostri santi

APPENDA UN QUADRO GROSSO COSI'

II 19 gennaio 1978mio figlio mi fu ripor-tato a casa da scuolaperché colpito da unforte mal di schiena,tanto che non riusci-va più a camminare .Allarmatissima, io loportai subito all'O-spedale, dove futrattenuto per analisiperché il suo caso fu

giudicato piuttosto grave . lo, insieme conlui, iniziai subito una novena a Maria Au-siliatrice e a San Domenico Savio . Dallelastre parve trattarsi di scoliosi, ma il trau-matologo affermò invece che era una for-ma di paralisi psichica, e che dipendevasolo dal ragazzo il superarla. Me lo riportaia casa . Il male si aggravò : crebbe il dolorealla schiena, e tutt'e due le gambe rima-sero paralizzate. Non ci scoraggiammo,continuammo a pregare.

II 18 febbraio incontrai per caso una si-gnora molto buona che aiuta tutti, e senti-to il caso pensò lei stessa a mandarmi acasa un bravissimo traumatologo . Questisospettò un'affezione di tipo tumorale allaspina dorsale, e consigliò il ricovero aBrescia per le analisi . Il giorno prima portaiil ragazzo dai Salesiani di Borgomanero echiesi per lui la benedizione di Maria Au-siliatrice. Le analisi diedero un risultatodiverso da quanto si temeva : si trattava didiscopatia. Il ragazzo fu ingessato per 40giorni, poi dovette portare un busto orto-pedico per un anno, ma ora camminaquasi senza difficoltà . Il medico di famigliaha detto : «Appenda un quadro grossocosì! »Baraggia (Novara) Annamaria Cavigioli

ADESSO A OGNI PASSORINGRAZIO DIO E L'AUSILIATRICE

Mi trovavo sola in casa, quando nelloscendere dalla scala scivolai e non riusciipiù ad alzarmi . Mi trascinai fino al telefonoe avvertii una parente . Accorse subito, efui portata al pronto soccorso . Mi riscon-trarono la frattura dei due malleoli e deltallone al piede sinistro, e mi consigliaronole cure di uno specialista . Questi con-fermò la gravità del caso, e prospettò unintervento chirurgico, con probabile inse-rimento di un chiodo . Intanto venne a tro-varmi mia sorella, Figlia di M .A ., che miportò un quadretto della Madonna e midisse : «Maria Ausiliatrice ti aiuterà, pre-ghiamo con fiducia» .

Dopo parecchi giorni di degenza e dicure dolorose, fui ingessata . Non cessai diinvocare la Madonna, e quando l'ingessa-tura mi fu tolta, il primario esclamò: «E'riuscita perfettamente : non c'è più biso-gno di intervento, né di inserire un chio-

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do». Infatti adesso cammino speditamen-te, e a ogni passo ringrazio Dio e la Vergi-ne Ausiliatrice .Bronte (Catania) Ninetta Meli

NONOSTANTE 178 ANNIPAPA' HA SUPERATO OGNI PROVA

Lo scorso agosto mio papà accusò im-provvisamente forti dolori addominali . lo,educata dalla mamma a una fede viva eintensa, invocai subito Maria Ausiliatricee gli altri Santi Salesiani . Anzi, siccomeproprio il giorno prima ne avevo ritagliatole immagini da vari Bollettini Salesiani,volli che le tenesse sulla sua persona . Edessi si fecero sentire : mio padre fu subitoricoverato d'urgenza . Dieci giorni dopo,data la fragilità dei tessuti che non tene-vano i punti, si rese necessario un secon-do intervento . Nonostante i suoi 78 anni,papà ha superato ogni prova, e ora insie-me ringraziamo il Signore .Verona

Luisa Tarocco

L'IMMAGINE DELL'AUSILIATRICESUL CRUSCOTTO DELL'AUTO

Eravamo in quattro su una macchina,eravamo già in punta di un'ardua salita,quando improvvisamente si ruppero i frenie l'auto precipitò in discesa con indescri-vibile spavento nostro e dei passanti, par-ticolarmente numerosi in quel giorno dimercato. Una sterzata miracolosa su unavia traversa salvò noi e gli altri dalla morteAlla gente che si felicitava con noi abbia-mo indicato l'immagine di Maria Ausilia-trice posta sul cruscotto della macchina anostra protezione .Desidero ringraziare la Madonna anche

per una mia congiunta affetta da sciatica eda una grave forma di artrosi, per cui sirendevano necessarie cure molto doloro-se. Dopo una novena di preghiere, ognidolore scomparve, senza più bisogno dicura alcuna .Capo d'Orlando (ME)

Gaetana Pizzino

OCCUPAVO IL TEMPOLEGGENDO LA VITA DI DON BOSCO

Verso la fine digennaio 1978 mi tro-vavo a letto per lasolita influenza in-vernale, e occupavoil tempo leggendo lavita di Don Bosco . Mivenne come un'ispi-razione : recarmi, ap-pena guarito, al ColleDon Bosco, e chie-dere il dono di un fi-

glio . Lo feci, con insistente fervore e a in-saputa di mia moglie . E il mese dopo, conovvio comune stupore, essa si trovò in-

cinta . I medici prospettarono gravi rischiper una primogenitura in età non più gio-vane, creandoci ansie e timori . Invece,tutto si svolse normalmente e, sia pure contaglio cesareo, è nato Paolo, robusto e vi-vace .Pancalieri (TO) Marita e Piero Pairotto

RINGRAZIAMO MARIA AUSILIATRICE,DON BOSCO E I SANTI SALESIANI :

Papà e mamma Arnulfo (Monforte d'Al-ba) per una duplice grazia ricevuta a fa-vore del figlio .

Arrigoni Ausilia (Grana, Asti) per laguarigione del marito colpito da serio ma-lore mentre guidava la macchina . Questasi è sfasciata, ma lui se l'è cavata con unasettimana di ospedale .

Bottinelli Arialdo e Gemma (Giubiasco,Svizzera) per il felice esito di un grave in-tervento chirurgico .M.A .S. (Mussomeli, CL) rasserenata dal

risultato favorevole di importanti analisi .Rosano Maria (Catania) per varie grazie

ottenute a vantaggio di tutta la famiglia .Semeria Verrando Luisa (Imperia)

perché investita da una macchina ne èuscita quasi incolume, nonostante l'etàavanzata .

Spinel Amalia (Fontanazzo, Trento) peressere guarita da artrosi e da un tristeesaurimento .

Sorelle T. (Brescia) per aver ottenutograzie tanto desiderate .

IL GRAZIE DI UNA MAMMA

Grazie, DomenicoSavio, per averci do-nato Giovanni . Gra-zie per quella forzaspirituale e fisica chemi ha sorretto quan-do, colpita da violen-ta emorragia all'otta-vo mese di gravidan-za, tutto faceva te-mere il peggio per luie per me . Ho stretto

forte la tua reliquia, e ho avuto la certezzache non ci avresti abbandonato . Adessoho posto con tanta fede e umiltà il tuoabitino nella sua culla . Sento che proteggila sua crescita, sorvegli amoroso i suoisonni, apri e guidi i suoi passi verso lestrade del mondo . E Tu che tanto haiamato la Madonna e Gesù, aiuta la nostrafamiglia a essere unita in un cammino diamore e di pace . Grazie!Figline (Firenze)

Marcella Piani

SEMBRAVA UN CASO DISPERATO

Il mio ragazzo di 14 anni soffriva gravidolori alla testa, e un medico ci disse cheera un caso disperato, poteva essere untumore al cervello . Angosciati, io e miomarito consultammo un altro specialista, ilquale fece la stessa diagnosi, ma volle faretutti gli esami necessari, dopo i quali disseche poteva trattarsi di epilessia o di altromale. Decidemmo di sentire ancora un al-tro specialista, e questi ci tranquillizzò di-cendo che si trattava solo di emicranie ti-piche dell'età . Nel frattempo ne parlai conuna gentile signora, nostra amica, ed essami consigliò di rivolgermi con fede a San

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Comodoro Rivadavia, città argentina, ha dedi-cato la chiesa cattedrale a Don Bosco comesegno di gratitudine al santo che mandò i suoimissionari a evangelizzare la Patagonia .

Domenico Savio . Allora misi l'abitino alcollo del ragazzo, e cominciammo unaserie di novene . Ebbene, a distanza di unanno il mio ragazzo sta bene, e non ha piùavuto disturbi . Noi siamo certi che è statauna grazia di san Domenico Savio .Novi Ligure (Alessandria) Maria Agnetti

MISI LE IMMAGINI TRA IL CORREDINO

Dopo due interventi per occlusione in-testinale, ne dovetti subire un terzo mentreero al secondo mese di attesa . I medici,viste le mie condizioni, non mi lasciavanoalcuna speranza di portare a termine lagravidanza . Ero disperata : da quattro anniattendevo una creatura, e ora sembravasfumare la gioia della maternità .

Un giorno venne a trovarmi una signora,mia vicina di casa . Mi parlò di San Dome-nico Savio, mi diede alcune sue immaginiinsieme con un Bollettino Salesiano, e miinvitò a raccomandarmi al piccolo Santo .lo misi le immagini tra il corredino cheavevo pronto per il bambino, e pregai fer-vidamente . Tutto si risolse nel modo mi-gliore : il bimbo è nato sano e robusto, e ioprego ogni sera perché Domenico Savio lotenga sempre sotto la sua protezione .Fossano (Cuneo)

Silvana Maccagno

RINGRAZIANO ANCORASAN DOMENICO SAVIO :

Scozzari Mariagiovanna (Agrigento) : « Ilmio bambino è nato con un arresto car-diaco e non dava segni di vita . In quelmomento tragico ho invocato san Dome-nico Savio, e il piccolo ha subito ripresovita . A due mesi gli venne una doppia er-nia, per cui sembrava inevitabile l'opera-zione. Ma io ho continuato a pregare con

fiducia il Santo, e mio figlio è perfetta-mente guarito senza operazione» .La Porta Rosa Maria (Catania) : «Atten-

devo un fratellino, ma al 7° mese la mam-ma ebbe una seconda grave emorragiache mise in serio pericolo lei e il nascituro .Si procedette d'urgenza al taglio cesareo,e nacque una bambina che fu posta subitoin incubatrice . Pregammo tanto san Do-menico Savio, e ora sia la mamma che lasorellina, che abbiamo chiamato LetiziaDomenica, stanno benissimo» .

Brentini Francesca (Levate, Bergamo)per aver superato un grave intervento, cheha tolto ogni timore di un male incurabile .Pina M .S. (Cagliari) perché la cognata,

dopo una gravidanza interrotta, e dopouna seconda difficile attesa passata quasitutta a letto, ha avuto il dono di una bellabambina .Giuseppina B.D . (Savona) per la felice

nascita del secondo nipotino, che final-mente ha preso a camminare in modonormale dopo mesi di difficoltà .

III CHIAMANO "IL RISORTO"

Ho passato tutto il1975 con gravi di-sturbi di salute senzariuscire a scoprirnele cause. Dopo molteanalisi e radiografie,il medico decise unintervento chirurgicoalla cistifellea e allevie biliari . Fui opera-to il 19 marzo 1976 aRecife, ma dopo una

quindicina di giorni il chirurgo mi disseche era necessario un secondo interventoper eliminare un "tumore maligno" allostomaco. Anche questo intervento, comeil precedente, durò più di sei ore, e milasciò praticamente senza stomaco .

Passano appena cinque giorni, e il me-dico constata una grave infezione interna :durante la notte sono portato d'urgenza insala operatoria per un terzo lungo inter-vento. Esco dall'ospedale dopo due mesi,ridotto a pelle e ossa . Devo continuare lecure, intense e dolorose, e per sopportarledebbo ingurgitare calmanti e analgesici .Ero ormai rassegnato alla morte , e mi an-davo preparando, mentre in Italia e in

CI HANNO PURE SEGNALATO GRAZIE

Abate Rita - Abram Pia - Agnetti Maria - Aiello Ausilia -Amendola Concettina - Antonelli Lina - Arnulfo Giusep-pe- Augello Giovanna- Azzopardi suor Agnese- BadanoBattistina - Barbagallo Rosina - Barbier Mercede - Bar-dini Arpalice - Baresi Anna Maria - Bechelli Rosina -Belluzzi Claudia - Belmonte Marziano - Beretta Virgina -Bernasconi Giuseppa - Bessone Elisa - BonadonnaD'Alma - Bosca Maria - Bossu Corio Gabriella - BregaAntonietta - Bruni Rosina - Bruno Sarina - Brusa Giu-seppina - Bruzzone Maria - Buffa Erina - Caetta Giusep-pina - Calcagno Angela - Calderone Caterina - Campo-longo Raffaella - Canova Giuseppina Giorcelii - CantuLina Motta - Capecci Piero - Capel faro Odile- CorbagnoliLiliana - Caretto Maria Grazia - Casa Giuseppa - Cassi-nelli Fausta e figlia - Castagnino Tealdo Linda - Cava-gliano Rosanna - Cavallari Elsa - Chiantaretto Liliana -Chillari Carmela - Cogo Leonilda - Comba Antonietta -Conforti Renata - Cordone Nena - Cosatti Eugenio - Co-sta Mariuccia - Costantino Antoni - D'Adda Guido eAdelaide - Dall'Acqua emanuele - Deambrogio Malvina -

Brasile parenti e amici pregavano per lamia guarigione .

Verso la metà del 1978 cominciai a sen-tirmi meglio, e ripresi qualche attività . Asettembre accettai l'invito a tornare in Ita-lia per rivedere i parenti e frequentare uncorso di formazione a Roma . Continuai lecure presso l'istituto Regina Elena, finchénel marzo del 1979 i medici le ritennerosuperflue, e mi prescrissero soltanto uncontrollo periodico . Tornai in Brasile, e imedici di Recife furono dello stesso pare-re . Quelli che mi hanno seguito durante ilcorso della malattia ora mi chiamano "ilrisorto" .

E' mia convinzione che si tratti di unagrazia eccezionale, concessa dal Signoreper le preghiere di moltissime persone .Don Gioachino Falcào, che mi fu compa-gno di infermeria per tre anni, pochi mesiprima di morire mi disse che attribuiva lamia guarigione al beato Michele Rua, dalui costantemente invocato a mio favore .Un giorno domandai al mio medico : «Hagià avuto qualche caso simile al mio?»«Nessuno», fu la risposta .Recife (Brasile)

Sac. Giacomo Gallo

Clelia Bosi (Albaredo, Parma) ringraziasanta Maria Domenica Mazzarello per es-sere guarita da una grave broncopolmo-nite complicatasi in pleurite .

Il prof . Zeduri D. (Bergamo) ringrazia ilsuo antico maestro di Valsalice, mons .Vincenzo Cimatti, a cui si è rivolto in fer-vida preghiera, per essere guarito da gra-ve pleurite, scongiurando un interventochirurgico non più consigliabile per l'età .

Don Biagio Vana SDB (Torino) ricorrecon fiducia al servo di Dio Simone Srugi, eottiene il suo soccorso di buon infermierenelle varie necessità di salute .

Baiotti (seppi Livio e Lucia (Chieri, Tori-no) hanno invocato Artemide Zatti per illoro piccolo, affetto da ernia inguinale e nehanno ottenuta la guarigione senza inter-vento chirurgico, che spareva inevitabile .

Maria Rosaria Domenicano (Roma) rin-grazia Artemide Zatti per la guarigionedella sorella .

Delaurenti Piero e Albina - De Lisi Enza - Del Tetto Luigi eAnna - De Luca Nunzia - Del Mastro Carolina - SuorDemas Desolina - De Vecchi Ennio e Enrica - Di Cristo-foro Linquanti Francesco - Ferrandi Maria - Fondra Finaved . Comini - Frattini Carmen - Gaia Piera - Gallizio Fio-renza e Carlo - Garavaglia Luigia - Giachino Alda -Giammanco Scalici Rosalia - Gianazza Sorelle - GidaroVirginia - G igliani Giuseppina - gioana carolina - giolitorosa - Italiano Giuseppa - luliano Carmela - Ivaldi Clelia -La Defenza Pinna - La Guidara Maria Carolina - La Mat-tina Carmela - Lo Presti Carmela - Lo Presti Lina - LovatoCostantina - Manzone Luisa - Marchesini Elisabetta -Marchisio Giovanna - Marini Antonietta - Maura MariaPia - Mauro Antoniana e Maria - Mazzocco Maria Luisa -Montegazza Silvio e Virginia - Nuvolo Maddalena - OteriG iuseppa - Pagano Maria - Pilati Paolo - Prina Giovanna- Princiotta Maria - Ratti Isabella - Razzoli Marta - Ri-baudo Santa - Riccobene Lina - Ruffile Antonio - SacchiGiuseppa - Salvadori Regina - Simonetti Russo Maria -Smeriglio Giacinta-Somenzi Elisa - Spanò Sola Adriana- Spotti Anna - Tateo Francesca - Tosco Antonella - V esilBernardina - Zamaro Adriano - Zambito Giuseppa - Zer-bola Laura.

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Preghiamo per i nostri morti

Aroasio Domenico cooperatoret Alessandria 5 .12 .1979

Era cresciuto all'Oratorio salesiano SanPaolo di Torino, ove completò nelle asso-ciazioni giovanili la solida formazione cri-stiana ricevuta in famiglia, e iniziò unapostolato sociale a vasto raggio, spe-cialmente tra i poveri. Raggiunse posti dialta responsabilità nelle Ferrovie delloStato, e godette di alto prestigio per la suacompetenza, la finezza del tratto e la ge-nerosità nella dedizione . Era affezionatis-simo alla Famiglia Salesiana, e a essaprodigò tutto se stesso fino alla fine, nellospirito di Don Bosco .

Barbero Simone salesiano coadiutoret Roma a 76 anni

Già adulto, si consacrò interamente a DonBosco e alla vita salesiana, rendendosiprezioso come provveditore in molte casedell'Ispettoria Centrale, e poi fino allamorte al Pontificio Ateneo Salesiano . Lamalferma salute non gli servì mai da alibiper sottrarsi al lavoro o ai doveri della vitacomune. Fedelissimo alla preghiera, rigo-roso in fatto di povertà, fece del lavoro,compiuto in intima unione con Dio, la ra-gione stessa della sua vita.

Bedon Eugenio cooperatoreTrebaseleghe (Padova) a 84 anni

Il lavoro fu il suo pane quotidiano, la po-vertà nella semplicità il suo stile di vita, lafede in Dio il sostegno e la luce dei suoipassi . Sua gioia e suo onore reputò l'averdonato il figlio, don Sante, alla Famiglia diDon Bosco.

Chicco Caterina cooperatricet Lombriasco (Torino) a 87 anni

E' andata a raggiungere la sorella Ida do-po una vita di fede e di bontà nello spiritodi Don Bosco . Ricordava con gioia la visitadi Don Rua all'istituto di Lombriasco, eradevota dei Santi salesiani di cui tenevaesposte le immagini nel negozio . Aiutavale missioni raccogliendo e inviando offer-te. Alla scuola del salesiano don Grosso edel viceparroco don Serra aveva imparatoa gustare il canto gregoriano, ed era lietadi contribuire con la sua voce al decorodella liturgia parrocchiale, alla quale par-tecipò con assiduità fino agli ultimi mesidella sua vita .

Dezani Carlo cooperatoret Camerano (Asti) a 59 anni

Era un uomo buono e cordiale, onesto elaborioso, di temperamento allegro e otti-mista, anche se velato da tenue ombra dimestizia per aver perso la mamma in gio-

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vane età . Conosceva e amava Don Boscosia per mezzo del Bollettino Salesiano, siaattraverso il fratello Pietro, salesiano coa-diutore da 30 anni missionario in Australia .

Durante Linda cooperatricet Taranto 20 .11 .1979

Mamma Linda fu quanto di meglio si possatrovare in una mamma : una sorgente diluce, una dedizione mai stanca, un cuoredi cui ognuno poteva beneficiare a titolopuramente gratuito, perché la sua dispo-nibilità era su misura evangelica, cioèsenza misura . La fede, a cui era salda-mente ancorata, fu sempre la sua forza e ilsuo coraggio . Dopo aver donato la figliolaal Signore nell'istituto delle FMA, fu certache Maria A. e Don Bosco gliel'avrebberosostituita in qualunque necessità. Ed eraincantevole quando raccontava i loro pic-coli e grandi interventi nella sua vita .Cooperatrice fedelissima, testimoniò almondo un incontaminato vivere cristianointessuto di responsabilità .

Finizlo Rosario exallievot Gorizia a 38 anni

Un infarto ha stroncato questo giovaneexallievo che occupava la cattedra diEconomia e Diritto nell'istituto "Fermi" aGorizia. Era un docente amato e ascoltatoper la serietà della sua preparazione e perla bontà con cui insegnava, secondo lospirito di Don Bosco . Era appassionato distudi giuridici, ed era giudice onorariopresso la pretura e il tribunale . Coltivavapure la passione per il giornalismo, ed eravicepresidente regionale dell'Ordine deigiornalisti, animato in tutto dal gusto dellaricerca e dell'approfondimento .

Padroni sac . Giov. Battista salesianot México (Messico) a 90 anni

Nato in provincia di Sondrio, studiò nelcollegio salesiano di quella città e ivi ma-turò la vocazione religiosa . Emise la pro-fessione nelle mani di Don Rua, e a 20 anniparti per il Messico, ove lavorò quasi inin-terrottamente fino alla morte . Fu inse-gnante preparato e stimato, superiore ca-pace e amato, soprattutto fu religioso fe-dele e generoso . Incarnò un ideale di vitasemplice e pura, serena e tranquilla,perché tutta abbandonata in Dio e consa-crata al bene dei fratelli, specialmente nelministero sacerdotale .

Sardi Luigi salesiano coadiutoret a Torino a 84 anniPerse la mamma a 2 anni, e crebbe tra glistenti e le umiliazioni . Nel 1915 fu sui frontidella prima guerra mondiale ; dopo Capo-

retto fu dato per disperso, e il suo nome fuscolpito sulla lapide dei caduti . Ma nel1919 ricomparve sano e salvo. Andò aTorino per guadagnarsi il pane, e fu at-tratto dalla vita salesiana. Don Bosco glifece un grosso regalo : nel 1929 Luigi ebbela singolare ventura di guidare il carrotrionfale che trasportava l'urna del Beatoda Valsalice a Valdocco . La sua mansioneprincipale fu quella di provveditore, e di-mostrò la sua abilità soprattutto nella se-conda guerra mondiale quando si trovavanella casa di Bollengo con 150 chierici,oltre il personale e le suore . Quando l'etàgli impedì di lavorare, si preparò all'in-contro col Signore con la preghiera e conl'offerta generosa della sua vita .

Setti Sac. Guido salesianot Pietrasanta (Lucca) a 69 anni

Salesiano autentico, amò i giovani, so-prattutto i più poveri e gli orfani dei lavo-ratori . Fu apostolo della buona stampa, trai primi collaboratori della Elle Di Ci e dellarivista Giovani. Esplicò il suo zelo sacer-dotale soprattutto nella sacra predicazio-ne- parlando non solo alla mente ma piùancora al cuore dei giovani e dei fedeli .

Scalerandi sac . Chiaffredo salesianot a Alessandria a 71 anniMaturò la vocazione salesiana studiandonel Collegio S . Giovanni Evangelista diTorino . Nel 1925 partì per le missioni, e per26 anni lavorò in Perù e in Bolivia. Tornatoin patria, svolse la sua attività special-mente ad Alessandria, ove è ritenuto unodei fondatori dell'opera . Infatti, seppe ti-rare su dal nulla il centro ricreativo "Padridi Famiglia" ; si dedicò con passione egenialità per il decoro della chiesa par-rocchiale ; soprattutto lavorò, contro ognisperanza, per realizzare il Centro di For-mazione Professionale, che oggi svolgeuna promettente attività di formazioneumana e cristiana a favore della gioventù .

Taricco sac. Andrea salesianot a Las Pedras (Uruguay) a 74 anniEra nato a Bordighera . Diventato salesia-no e sacerdote, parti in età già matura perl'Uruguay, e vi lavorò per 25 anni . DonAndrea era soprattutto sacerdote, sem-pre, con tutti : per le strade e nei campi, coigiovani e coi poveri, predicando più conl'esempio che con la parola . Anche quan-do fu colpito da emiplegia continuò a de-dicarsi a quelli più bisognosi e sofferenti dilui, e ad essi dava tutto quello che riuscivaad avere. Nutriva un particolare amore perla Vergine, e ad essa affidò la sua vita nelmomento estremo dell'incontro con Dio .

Suor Teresa Maddalena di Maria A .(Giulia Quaranta)t Lagnasco (Cuneo)a 100 anni

Nel 1898 entrò a Nizza Monf. tra le FMA, enel 1900 fu destinata alle missioni del Pa-raguay e poi del Brasile, ove lavorò epregò per 20 anni . Tornata in Italia, sentì ilcuore assetato di silenzio e di contempla-zione. Così ottenne di entrare al Carmelo,ove prese il nome di suor Teresa Madda-lena di Maria Ausiliatrice per riassumere ilsuo impegno e il suo programma : pregaree offrire la vita con l'ardore di Teresa e conl'aiuto della mamma (Maddalena), per lafedeltà della Congregazione Salesiana,per le vocazioni salesiane e carmelitane, eper i sacerdoti. Ha superato i 100 anni, dicui 82 passati nella vita religiosa fatta dipreghiera e di lavoro ; eppure si sentivagiovane, perché gustava già quaggiù l'e-terna giovinezza del Ciclo.

Trivellato Sac. Domenico salesianot Camposanpiero (Padova) a 71 anni

Maturò la vocazione salesiana nel collegiodi Este, e la coltivò con coraggio e umiltà .Fu direttore per 25 anni, dimostrandosiintraprendente nel fare, attento agli altri,solerte nell'animare. Coltivò in modo par-ticolare il gusto della liturgia e il decorodella Casa di Dio . Amò l'Ausiliatrice, e insuo onore seppe erigere un tempio votivo ;soprattutto seppe incoraggiare numerosevocazioni. Povero e libero fino in fondo,lieto di una vita vigorosamente austera,possedeva una straordinaria capacità difarsi mendico per i poveri, di importunare ifacoltosi - sempre in modo dignitoso -per provvedere ai ragazzi che avevano bi-sogno di tutto . Stendere una mano per ri-cevere e l'altra per dare era la sua gioia, ilcanto della Provvidenza .

Varisco sac . Vincenzo salesianot a Bogotà (Colombia) a 54 anniEra partito ancor giovane per la Colombia,e vi lavorò per oltre 30 anni, contribuendoin misura notevole all'espansione dell'o-pera salesiana a Bogotà . Le sue caratteri-stiche erano il lavoro e l'allegria . Amava eaiutava in tutti i modi i suoi compatrioti, ein genere i cooperatori. Ora lo ricordanocome un esempio di salesiano classico,dedito all'oratorio e ai padri di famiglia, e aogni opera di bene, senza orario e senzanorme, eccetto quella evangelica dellacarità che non sa risparmiarsi .

Altri Cooperatori defunti

Bertolazzi Elisabetta t Senna Lodg . (MI)Canti Antonietta ved. Moretti t ComoCappelletti Luigina t Senna Lodig . (MI)Gonella Felicita ved . MartiniMeini Angiola ved . Basilissi t Prato a 88anniParrinello Maria t Maletto (CT)Villa Maria t MilanoZambrini Clara t Borgomanero (NO) a 92anni

r

A quanti hanno chiesto informazioni, annunciamo che LA DIRE-ZIONE GENERALE OPERE DON BOSCO con sede in ROMA, ricono-sciuta giuridicamente con D .P . del 2-9-1971 n . 959, e L'ISTITUTOSALESIANO PER LE MISSIONI con sede in TORINO, avente perso-nalità giuridica per Decreto 13-1-1924 n . 22, possono legalmente ri-cevere Legati ed Eredità.

Formule valide sono :

- se si tratta d'un legato : « . . .lascio alla Direzione Generale OpereDon Bosco con sede in Roma (oppure all'istituto Salesiano per lemissioni con sede in Torino) a titolo di legato la somma di lire . . .,(oppure) l'immobile sito in . . . per gli scopi perseguiti dall'Ente, e parti-

colarmente di assistenza e beneficenza, di istruzione e educazione, diculto e di religione» .

- se si tratta invece di nominare erede di ogni sostanza l'uno ol'altro dei due Enti su indicati :

« . . .annullo ogni mia precedente disposizione testamentaria . Nomi-no mio erede universale la Direzione Generale Opere Don Bosco consede in Roma (oppure l'istituto Salesiano per le Missioni con sede inTorino) lasciando ad esso quanto mi appartiene a qualsiasi titolo, pergli scopi perseguiti dall'Ente, e particolarmente di assistenza e bene-ficenza, di istruzione e educazione, di culto e di religione » .

(luogo e data)

(firma per disteso)

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Borsa: Santi Salesiani, a cura di Don LuigiCetto, Trento L. 4 .000 .000

Borsa: Maria Ausiliatrice, S. GiovanniBosco e S . Domenico Savio. in ringrazia-mento e invocando protezione, a cura diN .N . L . 600 .000

Borsa: Santi Salesiani, per la guarigionedel padre Luigi, a cura di Luisa Belloni L .500.000

Borsa: S. Giovanni Bosco, S . DomenicoSavio, in memoria e suffragio di BaragginiElena, a cura delle Consorelle Vincenzia-ne, Sestri Levante (GE) L . 500 .000

Borsa : S . Giovanni Bosco, a cura dellaFamiglia Cibej, Austria L. 455 .000

Borsa : Maria Ausiliatrice e S . GiovanniBosco, in suffragio delle anime dei geni-tori e della sorella Sr. Lorenzina, a cura diun ex allievo riconoscente, Ancona L .300 .000

Borsa : Don Bosco, a cura di Don CosimoFraguito, Vibo Valentia (CZ) L . 300 .000

Borsa : Maria Ausiliatrice e S. GiovanniBosco, in ringraziamento per grazia rice-vuta, a cura dell'ex allievo Vanerio MarioL.250.000

Borsa : S. Domenico Savio e Beato M . Rua,in ringraziamento per grazia ricevuta, acura dell'ex allievo Vanerio Mario, Vene-gono Inf. (VA) L . 250 .000

Borsa : In suffragio di Angela e Paolo, acura della figlia Maria L . 200.000

Borsa : S. Giovanni Bosco e S . DomenicoSavio, in ringraziamento e invocando unaiuto particolare, a cura di S .D . L. 200 .000

Borsa : Maria Ausiliatrice e S . GiovanniBosco, a cura di Malatesta Chiara, Gares-sio (CN) L . 150.000

Borsa: Maria Ausiliatrice e S . GiovanniBosco, in ringraziamento e invocandoprotezione e grazie spirituali per la Fami-glia, a cura di G . Cavallo L . 150 .000

Borsa: Maria Ausiliatrice, a cura di DeBernardi Vanna, Carpasio (IM) L . 150 .000

Borsa: In memoria di Provvidenza e Gio-vanni Falzone, i Colleghi dell'I.T.I. Gari-baldi di Marsala, nel XXV di sacerdozio diDon Calogero Falzone, L . 150 .000

Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bosco, Irringraziamento e invocando protezione ein suffragio dei genitori, a cura di M .MLecco (CO) L . 100.000

Borsa: S. Giuseppe, per impetrare unagrazia particolare, a cura di N .N ., VareseL . 100 .000

Borsa: Maria Ausiliatrice e S . GiovanniBosco, i genitori di Gianfranco, invocandoaiuto e protezione, L . 100.000

Borsa: Maria Ausiliatrice, S . GiovanniBosco e S . Domenico Savio, invocandoprotezione per tutta la Famiglia, a cura diN .N ., Celle Ligure (SV) L . 100 .000

Borsa : Beato Michele Rua, invocandoprotezione e intercessione, a cura di N .N .,Carmignano (PD) L. 100 .000

Borsa : Maria Ausiliatrice e Santi Salesia-ni, in ringraziamento e invocando prote-zione, a cura di F .P., Torino L . 100 .000

Borsa : Maria Ausiliatrice, S . GiovanniBosco e D.E . Vismara, a cura di A .C . (Va-rese) L . 100 .000

Borsa : Maria Ausiliatrice e S. GiovanniBosco, in memoria dei coniugi SimonettiVittorio e Elsie, a cura di Peragallo Sylvia,Ruta (GE) L . 100.000

Borsa : In memoria e suffragio di Jole Tur-co, a cura dei Salesiani di Catania, L .100.000

Solidarietà missionaria

Borsa: In memoria di Giovanni Pennelli, acura dei parenti ed amici, Caserta L .100 .000

Borsa: S . Cuore di Gesù, Maria Ausiliatri-ce e Don Bosco, in ringraziamento e in-vocando protezione sui miei cari, a cura diGalione Orlando, Frascati (Roma) L .100 .000

Borsa : S . Cuore di Gesù, Maria Ausiliatri-ce e Don Bosco, chiedendo grazia d'unabuona vecchiaia e d'una buona morte, acura di De Marco Teresa, Prizzi (PA) L .100 .000

Borsa: Don Domenico Ercoli e Don LuigiRerrone, a cura di Montaldo Avv . Gaetano,Grammichele (CT) L. 100 .000

Borsa : Santi Salesiani, chiedendo duegrazie importanti, a cura di Fasoli Cateri-na, Crema (CR) L . 100 .000

Borsa : S . Cuore di Gesù e Maria Ausilia-trice, in suffragio dei miei genitori e dellasorella Emilia, a cura di Pessina Teresa, L.100 .000

Borsa : S. Cuore di Gesù, Maria Auslllatri-ce e Santi Salesiani, a suffragio di FerrariSofia Milanese, a cura di Milanese Mario efamiliari, L. 100 .000

Borsa : In suffragio di Barassi Luigi, a curadi Barassi Mariuccia, Grantola (VA) L.100 .000

Borse di studio per giovani missionari salesianipervenute alta Direzione Generale Opere Don Bosco

Borsa: Maria Ausiliatrice, in memoria dimia madre nel 4 ° anniversario della morte,a cura di De Paoli Dr. Fabio, Piove di Sac-co L . 100 .000

Borsa: Santi Salesiani, in ringraziamento,a cura di Cubeta Giuseppe, Messina L .70 .000

Borsa: Santi Salesiani, grazie pregate an-cora per noi, a cura di N .N . (AL) L . 70 .000

Borsa: Maria Ausiliatrice e S . GiovanniBosco, invocando protezione, a cura diF . G . L . 60 .000

Borsa : Maria Ausiliatrice, in suffragio del-la mamma Giuseppina, a cura dei figli, L .60 .000

Borsa : Maria Ausiliatrice e Santi Salesia-ni, in ringraziamento e invocando prote-zione per la mia famiglia, a cura di ParlaniGiorgina, Bologna L . 60 .000

Borsa : Don Bosco, a cura di Galli Maria,Pieveottoville (PR) L. 55 .000

Borsa : Maria Ausiliatrice, S . GiovanniBosco e S . Domenico Savio, invocandoprotezione, a cura di Mariani Alberto

Borsa : In memoria della mia buona mam-ma, chiedendo preghiera per me, a cura diN .N ., Poirino

Borsa : Don Bosco, in ringraziamento, acura di P.L .S .G .

Borsa : Maria Ausiliatrice, Don Bosco eDomenico Savio, in memoria di GiordanoMaurizio, Centallo (CN)

Borsa : S. Giovanni Bosco, in suffragio deipropri defunti, a cura di Rina e GiuseppeRocca

Borsa: Maria Ausiliatrice e S . GiovanniBosco, per grazie ricevute e invocandocontinua protezione, a cura di MasuelliFrancesca, Torino

Borsa: Maria Ausiliatrice, S . GiovanniBosco e S . Domenico Savio, per graziaricevuta, a cura di ML,, Napoli

Borsa: Maria Ausiliatrice e S . GiovanniBosco, implorando protezione per unabuona morte, a cura di M . D ., Cuneo

Borsa : Don Bosco, in memoria di Mario eClementina Miglio, a cura di Carla FerreroEmilio

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Borsa : Maria Ausiliatrice, a cura di RaveraCapra Giovanna, Fossano (CN)

Borsa : In suffragio di Benedet Giovanni eBe/tramo Caterina, a cura dei figli

Borsa : Maria Ausiliatrice e S. GiovanniBosco, in ringraziamento e in attesa diprotezione ed aiuto, a cura di Costanza eGianni, Torino

Borsa: Maria Ausiliatrice e Santi Salesia-ni, in ringraziamento e invocando prote-zione, a cura di F.P ., Torino

Borsa: Maria Ausiliatrice e S . GiovanniBosco, per grazia ricevuta, a cura di Ali-fredi Edoardo, Torino

Borsa: Maria Ausiliatrice, a cura di BrusanRenato, Allain (AO)

Borsa : Maria Ausiliatrice, Don Bosco, pergrazia ricevuta e invocando protezione, acura di Usseglio Luigina, Giaveno (TO)

Borsa : Maria Ausiliatrice, S. GiovanniBosco, in ringraziamento e invocandoprotezione, a cura di Bosio Podesta Alba,Torino

Borsa: Don Vincenzo Cimatti, a cura diAugello Antonino, Caltanissetta

Borsa: Don Beltrami, invocando protezio-ne, in memoria di Lorenzo e Fanny Re, acura di Re Vittorio, Borgomanero

Borsa: Don Bosco, a cura di Brambilla Pi-soni Ugo, Busto Arsizio (VA)

Borsa: S . Giovanni Bosco, ringraziando einvocando protezione,, a cura di N .N .,Portula

Borsa : Maria Ausiliatrice, Santi Salesiani,invocando protezione su famiglia e nipoti,a cura di Aria Maria, Corneliano d'Alba(CN)

Borsa: Maria Ausiliatrice, in memoria diGiuseppe e Vincenzina Bianchi, a cura diI .C ., Potenza

Borsa: S . Giovanni Bosco, invocandoprotezione, a cura di Lui F . Grippo, Ca-serta

Borsa: S . Domenico Savio, per ottenereuna grazia, a cura di Zaccheo Angiola,Lido di Tarquinia (VT)

Borsa: Maria Ausiliatrice, Santi Salesiani,Giovanni XXIII, a cura di N .N . Viarigi

Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bosco, inringraziamento, a cura di Spini Cesarina eM . Campo Tartano (SO)

Borsa : Don Bosco, in ringraziamento, acura di Peloso Pasqualina, Verona

Borsa : Maria Ausiliatrice, in suffragio diInes Bigaro, a cura di Martina Dr . Enzo,Treviso

Borsa : Maria Ausiliatrice e S. GiovanniBosco, in ringraziamento e invocandoprotezione sulla famiglia, a cura di BarelliPina, Vercelli

Borsa : Maria Ausiliatrice, Tommaso, Ma-ria e Luciana chiedono protezione e gra-zie.

Borsa : In suffragio dei defunti della Fami-glia, a cura di Rozza Angelo, Seregno

Borsa : Maria Ausiliatrice, Santi Salesiani,per grazia ricevuta, a cura di Dessi Salva-tore, Cannero Riv. (NO)

Borsa : Maria Ausiliatrice e Sr . Eusebia,per grazia ricevuta e invocando protezio-ne, a cura di Barbero Piera, Isola d'Asti

Borsa : S. Cuore di Gesù, Maria Ausiliatri-ce e S. Giovanni Bosco, in suffragio deidefunti e invocando protezione, a cura diMaizza Rosina, Monopoli

Borsa : S . Domenico Savio, invocandoprotezione per la piccola Francesca, acura di Borello Natalina, Cortemilia (CN)

Borsa : Maria Ausiliatrice e S . GiovanniBosco, invocando protezione e aiuto perpersona ammalata, a cura di ColomboInes, Somma Lombardo (VA)

Borsa: Maria Ausiliatrice e S . GiovanniBosco, in suffragio dei nostri defunti, acura di N .N ., Camogli (GE)

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Page 36: DON BOSCO E' UNA CITTA' AL KM 13biesseonline.sdb.org/1980/198004.pdf · Missioni. Don Bosco nel continente nero, 20-23 Amici Domenico Savio. Un decalogo su misura, 29 Postulazione.

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W L -2D WDwMosè narra ai bimbi di oggi la storia più bellae più antica del mondo : la creazione, Adamoed Eva, Abramo e Isacco, il lungo viaggiodel popolo d'Israele verso la Terra Promessa .La narrazione, illustrata da delicati disegnia colori, si sviluppa come una piacevolissimafiaba, consentendo ai piccoli lettori una immediatainterpretazione del messaggio divino .È un'opera stupenda, che affascineràgrandi e piccini .

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