Domenico Tinozzi, testimone del nostro Tempo e della ... · persona cui é intitolata la nostra...

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1 Scuola Secondaria di Primo grado "Domenico Tinozzi" - Pescara Domenico Tinozzi, testimone del nostro Tempo e della nostra Terra lavoro di ricerca della classe III A svolto con la professoressa Cinzia Scarano A.S. 2016-2017

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Scuola Secondaria di Primo grado "Domenico Tinozzi" - Pescara

Domenico Tinozzi, testimone del nostro Tempo e della nostra Terra

lavoro di ricerca della classe III A

svolto con la professoressa Cinzia Scarano

A.S. 2016-2017

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Introduzione

Quando sono venuta a conoscenza del Concorso degli Abruzzesi illustri - grazie al nostro

Dirigente scolastico, dottoressa Annarita Bini - quindi della possibilità di presentare la

persona cui é intitolata la nostra Scuola, mi é sembrata un'occasione importante da non

perdere, non solo per gli alunni, ma anche per me stessa, per approfondire la conoscenza

di un uomo del quale molte cose non mi erano note, sia per la sua connaturata

discrezione e ritrosia a mettersi in evidenza, sia per la difficoltà nel reperire documenti e

testimonianze a distanza di molto tempo.

Quindi, il lavoro di ricerca che abbiamo fatto con i ragazzi é stato bello ed arricchente per

tutti, poiché ci ha dato la possibilità di scoprire (anche se non fino in fondo) il "multiforme

ingegno" di Domenico Tinozzi, che ha mostrato interesse ed ha curato, per tutta la vita, i

più vari e diversi ambiti - sociali, letterari, medici, politici - avendo sempre in cuore

profonda umanità ed attenzione particolari soprattutto per i più fragili ed i bisognosi.

Purtroppo, non c'é stata la possibilità di fare interviste, poiché sono decedute le persone

che l'hanno conosciuto direttamente, ma abbiamo lavorato su testi e documenti.

Una certa difficoltà hanno incontrato gli alunni nel leggere ed interpretare il suo

linguaggio, perché espressione di un'altra epoca, un po' complesso, a volte ridondante -

soprattutto negli Atti Parlamentari -, ma anche questo ha offerto occasione di

arricchimento, considerando la lingua attuale dei nostri giovani, talvolta così "limitata" nel

vocabolario, che tende ad essere ripetitivo e composto quasi esclusivamente dei termini

"usati ed abusati" da tutti loro.

Con molto piacere ed anche con orgoglio lo presentiamo, desiderosi di farlo conoscere,

accogliere ed apprezzare per quello che é stato e per l'insegnamento che ha lasciato a noi

ed ancora può dare a chiunque gli si "avvicini", con il desiderio di sapere qualcosa di lui.

Cinzia Scarano

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Biografia

Domenico Tinozzi nacque a

Cugnoli il 27 settembre del 1858,

nel periodo in cui in Italia si lottava

per l'Unità e l'Indipendenza,

dall'architetto Francesco Paolo

Stefano Tinozzi e dalla baronessa

Elisabetta De Pasquale, secondo di

5 figli. A sei anni cominciò a

frequentare la scuola elementare nel

vicino paese di Civitaquana, proseguì gli

studi conseguendo la maturità classica al

Liceo Giambattista Vico a Chieti, città alla

quale rimase sempre profondamente

legato, infatti, anche quando sarà

impegnato - molto tempo dopo - con il suo

lavoro di parlamentare, troverà sempre

qualche momento per tornarvi ed

incontrare i suoi vecchi compagni di scuola.

Successivamente si iscrisse all'Università di Napoli, alla

Facoltà di Lettere, che vedeva allora come docenti

Francesco De Santis, Luigi Settembrini e Bertrando

Spaventa, ma portò avanti per poco tempo gli studi

letterari, interrompendoli nel momento in cui la salute

del padre cominciò a farsi malferma. Cambiò indirizzo

universitario, scegliendo Medicina ed arrivando poi

alla laurea nel 1882, con il massimo dei voti e con la

lode.

Tanto grande e buona era la sua preparazione che riuscì a superare un difficile concorso

per diventare Primo Assistente nella Seconda Clinica Medica, diretta dal Professor

Arnaldo Cantani (responsabile della seconda cattedra a Napoli).

Domenico Tinozzi a 18 anni in un ritratto di F.P. Michetti

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Svolgeva questa attività

quando, nel 1884,

scoppiò a Napoli una

violenta epidemia di

colera e lui, in qualità di

medico, ebbe l'incarico

da parte del Sindaco,

Nicola Amore, di far

parte della "Squadra

Lombarda" (che era così

chiamata perché composta da alcuni volontari lombardi accorsi nella città campana per

soccorrere i colpiti dal colera), la quale doveva occuparsi degli ammalati, compito che

svolse con tutto l'impegno e la volontà che sempre sono venuti in evidenza in ogni opera

che abbia intrapresa.

Nel 1886, dopo la morte del padre, poiché la madre era rimasta sola, decise di tornare al

paese, a Cugnoli, dove dedicò tutte le sue cure ai malati del territorio.

La situazione economica del tempo per molte famiglie era piuttosto difficile, anche per il

momento storico che si stava

vivendo, e tanti andavano

avanti a stento: vivevano al di

sotto della soglia della

povertà, in abitazioni molto

misere, nelle quali la stanza

riservata alle persone era

divisa solo da una parete, fatta

di canne, dal ricovero degli

animali ed il letto accoglieva

tutti insieme gli abitanti della

casa, che fossero 4, 5 o più, indifferentemente, quando vi entravano, altrimenti trovavano

altri spazi, anche meno comodi.

Napoli, 1898, Università Federico II

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La farmacologia all'epoca non era molto avanzata, in quanto esistevano solo pozioni,

pomate e pochissimi altri medicamenti, con la morfina da utilizzare come "ultimo" e più

forte antidolorifico, quindi chi intraprendeva la professione di medico non doveva solo

curare i sofferenti, ma "prendersene cura", sotto tutti i punti di vista, ed é proprio questo

che fece continuamente e con ciascuno dei suoi pazienti Domenico Tinozzi, assumendo,

volta per volta ogni ruolo di cui c'era bisogno: il dottore che ti fornisce quanto la medicina

può, il familiare che qualche volta non c'é, la persona che ti assiste durante la notte per

soccorrerti in caso di bisogno, colui che incoraggia, l'uomo di fede - e lui ne aveva tanta -

che ti aiuta ad andare avanti e ti dà speranza.

In molti lo chiamavano e nessuno ne rimase deluso, perché accorse sempre al capezzale

di tutti, senza assolutamente pensare all'onorario che il più delle volte era nulla o qualche

volta era fatto di alcuni frutti della terra che, magari, avrebbe dato in dono ad altre

famiglie bisognose presso le quali si sarebbe recato in seguito.

La sua preparazione ed esperienza medica e la sua formazione umana gli avevano fatto

ben comprendere quali fossero i reali bisogni della popolazione ed i problemi che erano

all'origine di alcune delle malattie allora molto diffuse nella sua terra, ma anche in altre

zone dell'Italia del tempo: la carenza delle condizioni igieniche, la mancanza dell'acqua in

molte case, l'analfabetismo ... Erano necessari progresso e

miglioramento delle condizioni umane e sociali e fu proprio

a questi che si interessò - ed a tante altre problematiche -

fin dal primo giorno in cui fu eletto, nel 1895, Deputato al

Parlamento, dal Collegio di Penne. Questa posizione, infatti,

gli avrebbe consentito di avere maggior potere per operare

per il Bene comune, che a lui stava molto a cuore e, pur

rattristandosi poiché doveva lasciare i suoi "pazienti",

accettò di buon grado l'incarico che gli veniva affidato, ma si

preoccupò di trovare un dottore che l'avrebbe sostituito e

che avesse in cuore i suoi stessi valori.

Mantenne il nuovo ruolo per ben sette legislature, quindi rimase per molti anni a lavorare

nel Parlamento italiano e fece sentire la sua voce nei più diversi ambiti, dove gli sembrava

fosse più opportuno che si intervenisse, non solo per questioni riguardanti l'Abruzzo, la

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sua terra, ma per tutto e per tutti: per la Scuola, per l'Educazione dei bambini, per la

realtà femminile, per la cultura, per i militari in difficoltà. Soprattutto, poi, senza

predilezioni o preferenze per un partito o per l'altro (neppure per quello che l'aveva

sempre sostenuto), ma solo per la giustizia e per le proposte che potevano essere valide

per ognuno e non avrebbero nuociuto a nessuno, seguendo i principi della sua coscienza.

Come Deputato fece sì che l'Abruzzo fosse maggiormente considerato e cercò di portarlo

al livello di altre regioni, dando la

possibilità di realizzare opere di

pubblica necessità ed utilità: la

costruzione degli acquedotti che

serviranno i Comuni di Penne,

Alanno, Cugnoli, Civitaquana,

Nocciano, Rosciano; l'acquedotto di

Pietranico e Torre de' Passeri; la

prima realizzazione del Porto canale

di Pescara; la linea ferroviaria che

percorreva il tragitto da Penne

a Pescara; l'installazione di

telefoni pubblici; la costruzione

di ponti, di edifici scolastici

anche in piccoli paesi, la

bonifica di alcuni territori e

tante altre avrebbe voluto

riuscire a portare a termine se

non glielo avessero impedito la mancanza di fondi da parte dello Stato e gli ostacoli posti

da parte dei campanilismi locali.

Durante la Prima Guerra Mondiale, con la funzione di Maggiore Medico, fu Direttore degli

Ospedali Militari di Pesaro e Iesi, nei quali portò avanti la sua attività con le modalità di

onestà, correttezza e serietà che lo contraddistinguevano sempre, aspirando in cuor suo

continuamente alla pace da realizzare per la serenità e per il Bene della sua patria, degli

Italiani e di tutti coloro che partecipavano alla guerra, di qualsiasi bandiera fossero.

Pescara, Porto Canale nel primo '900

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E' vissuto ed ha operato nel periodo in cui imperava il Fascismo, ma non é stato un

fascista, piuttosto ha approvato e seguito quanto c'era di positivo nel regime per tutte

quelle opere che potevano portare beneficio alla popolazione, come ad esempio la

bonifica delle Paludi Pontine.

Nel 1927 gli venne chiesto di assumere il compito di primo Presidente

della Provincia di Pescara, appena creata, per desiderio di molti,

soprattutto di Gabriele D'Annunzio, e per volontà di Benito Mussolini,

per la quale creò il motto che ancora accompagna lo stemma, con i

simboli araldici che la rappresentano: "Sibi valet et vivit": "(La nuova provincia) ha in sé le

forze necessarie per vivere e prosperare".

La nuova realtà era stata realizzata, ma solo sul piano giuridico, perché l'unione dei due

comuni - Pescara e Castellammare Adriatico - doveva essere creata concretamente, sotto

tutti i punti di vista ed in ogni ambito, non solo in quello amministrativo, si trattava di

"fondare" una nuova città: il cammino di Pescara e della sua nuova guida comincia il 28

aprile 1929, giorno della cerimonia e del suo insediamento ufficiale. Come é ovvio, per

assumere la nuova funzione, dovette lasciare il compito di Parlamentare, ma si avviò

volentieri nel percorso affidatogli e chiarì subito, già nella seduta iniziale, quali fossero i

suoi intenti e lo stato d'animo con il quale desiderava operare insieme a tutti i suoi

collaboratori: " ... o Signori, falliremo certamente a glorioso porto, se tutti i Cittadini

dell'una e dell'altra parte del Patrio Fiume, se tutti i Comuni di questa Provincia, non ci

aiutassero ... La Città e la Provincia di Pescara hanno mirabili tesori di energie e sarebbe

grave colpa disperderli, in gare inutili, in meschini puntigli, in futili rivalità di campanile o

di persone. Noi tutti, o Signori, dobbiamo

rinnovarci e rinnovare ab imis puntualmente

tutto il nostro ambiente fisico, morale ed

economico."1

Si occupò subito di dare una sede al Governo,

facendo costruire il Palazzo della Provincia,

1 AA.VV., Rettorato della Provincia di Pescara, Pescara, De Arcangelis, 1929

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fece nascere il Liceo classico, intitolandolo a

Gabriele D'Annunzio, quindi la Biblioteca

Provinciale (alla quale donò duemila volumi di

sua proprietà), l'Istituto Tecnico Commerciale

"Tito Acerbo", la Scuola Tecnica Industriale ed

anche alcune Scuole nei paesi vicini. Sostituì il

ponte di legno che aveva fino ad allora unito i

due centri abitati con il ponte Littorio.

Operò in molti ambiti per far progredire la

pubblica economia locale, con varie

iniziative per il territorio e con una buona

offerta di posti di lavoro. Si occupò di

trovare un territorio per la costruzione

dell'Ospedale ed organizzò seminari di

informazione sulla tubercolosi, che provocava allora molti morti, ritenendo tanto

importante la difesa della salute pubblica da parte di tutti. A lui si deve la creazione del

Sanatorio Antitubercolare di Loreto Aprutino.

Mantenne l'incarico di Presidente della Provincia fino al 1935, dopodiché rientrò a

Cugnoli, quando aveva 77 anni, dove si dedicò agli studi umanistici che aveva sempre

coltivato ed amato in tutta la sua vita, scrivendo testi per molte occasioni, sia per suo

diletto, sia se qualcuno glieli richiedeva. In questi anni in cui si ritirò a vita privata, poi, si

dedicò alla stesura di diverse opere di vario genere: poesia, narrativa, storia, archeologia.

Fu sempre molto accogliente e disponibile con tutti e, fino a quando gli fu possibile per la

sua salute, molto volentieri ricevette le visite di coloro che volevano intrattenersi a

parlare e discorrere con lui.

Una frase tratta da un articolo di giornale del 2003, che riferisce di una commemorazione

a sua memoria, ci dice ancora qualcosa di quest'uomo: " ... sottolinea con convinzione

Stefano Tinozzi, suo pronipote 'Il suo più grande merito è stato quello di aver fatto

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politica senza ricavarne alcunché: è morto 95enne e, negli ultimi anni, se non lo avesse

aiutato mio padre, non so come avrebbe fatto'.2

Morì nel 1953.

La sua attività di Parlamentare e conferenziere

La donna

In più di un'occasione Domenico Tinozzi fece sentire la sua voce a proposito della realtà

delle donne, sia nelle sedute parlamentari sia in una conferenza - del 1906 - intitolata "Sul

divenire delle donne". Tra i vari temi che gli stavano a cuore e portò avanti ci fu

l'immagine della donna, considerata in se stessa e nel confronto con l'uomo, sotto ogni

punto di vista, fisiologico e psicologico, e "calata" nel Paese in cui vive.

Così si esprimeva in Parlamento, nel 1902,

(laddove l'argomento della seduta era "Il

bilancio della Pubblica Istruzione"),

confrontando la donna con l'uomo: "...

Come l'uomo supera la donna nel

processo della ideazione, così questa

supera di gran lunga l'uomo nei

sentimenti e negli affetti. La donna sente

più che non ragioni e quasi potrebbe dirsi

che essa arrivi all'idea per via della passione. Il bisogno di amare in lei è più intenso e

costante, non episodico come nell'uomo: solo che questo bisogno è più psichico che

sensuale. Tutto quanto l'organismo della donna e la sua psicologia si piegano e si formano

per influenza dell'amore. L'amore nella donna passa per due fasi diverse e coesistenti:

l'amore coniugale e l'amore materno. ..."3. La sua disamina continuava con il prendere in

esame i vari aspetti nei quali i due sessi differiscono (dal punto di vista anatomico, nel

sistema nervoso, nella forza muscolare, nell'indole, nell'impressionabilità, nel modo di

vivere e di esprimere il sentimento religioso, nella passione, negli episodi di criminalità

2 5 ottobre 2003 – “Il Centro” pag.3 "Tinozzi, abruzzese illuminato" – sezione: Pescara 3 Atti Parlamentari, Legislatura XXI-2a Sessione-Discussioni-1a Tornata del 13 Giugno 1902, pag. 2807

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che eventualmente potrebbero compiere) o si completano l'un l'altro. Veniva a questo

punto richiamato all'ordine dal Presidente dell'Assemblea,

onorevole Giuseppe Biancheri, come se tutto ciò non avesse

relazione con il tema della seduta, ma gli altri Parlamentari lo

invitavano a continuare. Infatti, lui asseriva che: " ... La

educazione della donna è indispensabile ai tempi nostri, nei

quali gli obbiettivi sono così molteplici e determinati e nei quali

le esigenze sociali sono così stringenti e numerose. Essa non

solamente eleva la dignità della donna, ma è altresì un

elemento potente di attività feconda per il bene individuale e collettivo. ..."4. Infatti, egli

voleva dimostrare con tutto il suo discorso quanto fosse essenziale l'istruzione per la

donna - a quel tempo non sufficientemente curata o considerata - perché potesse

realizzarsi appieno in lei il compito per il quale é nata e sviluppare nella completezza le

sue doti: " ... lo studio serio, che abbia uno scopo ben determinato nella vita, concorre a

coltivare nello spirito delle fanciulle abitudini preziose di laboriosità ed attitudini speciali

al lavoro, che poi diventano bisogno e carattere. Senza una razionale coltura della mente

e del cuore la donna non potrà mai comprendere interamente l'ufficio di sposa e di madre

cui è destinata ..."5. Di conseguenza, il Tinozzi concludeva così: " ... La Camera invita il

Governo a modificare le leggi ed i regolamenti intorno all'educazione della donna,

ispirandosi ai progressi delle scienze biologiche sui caratteri fisici e morali di essa".6A

questo punto non sembra strano che abbia inserito le sue parole nel contesto del bilancio

della Pubblica Istruzione, perché questa, insieme alla società tutta, avrebbe avuto solo un

guadagno dal considerare di più la donna, dandole il giusto spazio che le competeva,

"arricchendosi" di ogni cosa che il sesso femminile può offrire, nel momento in cui gli si dà

spazio per crescere ed esprimersi nella sua positività.

Il quadro del suo pensiero, a questo riguardo, é ancora più completo ed esauriente, nel

testo della conferenza "Sul divenire della donna", che tenne a Torre de' passeri nel 1906.

In questa fa un excursus sul modo in cui la figura femminile fu considerata nei vari periodi

4 Atti Parlamentari, Legislatura XXI-2a Sessione-Discussioni-1a Tornata del 13 Giugno 1902, pag. 2808 5 Atti Parlamentari, Legislatura XXI-2a Sessione-Discussioni-1a Tornata del 13 Giugno 1902, pag. 2809 6 Atti Parlamentari, Legislatura XXI-2a Sessione-Discussioni-1a Tornata del 13 Giugno 1902, pag. 2810

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della storia ed ancora - come già negli Atti Parlamentari - ne "disegna" l'aspetto interiore

ed esteriore, secondo il suo punto di vista, certamente interessante ed importante,

considerando il momento in cui é vissuto, ma non completamente condivisibile, al giorno

d'oggi, poiché le cose sono cambiate ed il nostro modo di vivere e di pensare é cresciuto,

é cambiato ed é maturato. Certamente, per quell'epoca, poteva sembrare quasi che si

venisse ad affermare con lui la parità tra l'uomo e la donna, ma in realtà non si era ancora

arrivati a questo punto, sebbene nel nostro si noti un particolare rispetto per la figura

femminile ed una rivalutazione per le sue capacità, in riferimento a quanto si faceva nel

passato. Inoltre, c'é da sottolineare una cosa molto importante tra le sue affermazioni: la

convinzione che la società moderna abbia il compito di far riemergere la donna dandole

una cultura che ne formi il carattere, ne sviluppi il sentimento morale, ma anche l’aspetto

fisico. La condizione di questa, a suo giudizio, potrà evolvere davvero quando ci saranno

leggi ed obblighi uguali per i due sessi ed anche se tali azioni si compiranno molto lontano

nel tempo, dovranno avvenire per forza, poiché la società di oggi sarà il futuro del

domani.

La Scuola

In più di un'occasione, in Parlamento - in modo specifico nelle sedute del 23 giugno 1904

e del 9 maggio 1907 - Tinozzi evidenziò in particolar modo il suo interesse per la Scuola,

del lavoro che si conduceva all'interno di questa e del fine che le Istituzioni scolastiche si

prefiggevano di raggiungere. E' da tenere presente che, oltre ad essere un uomo di

grande cultura e di profonda sensibilità, era

un medico e quindi osservava tutti gli

elementi che gli si presentavano dinanzi, nel

momento in cui prendeva in esame una

qualsiasi situazione. Per quanto concerneva la

Scuola, per lui, il punto di partenza era proprio

il fatto che, molto spesso, si voleva

organizzare e, quindi, realizzare il percorso intellettuale "su misura" per chi aveva

maggiori possibilità e capacità, senza tenere conto di coloro che, invece, avevano

difficoltà o procedevano con una certa lentezza, che era loro connaturata, provocando

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dunque danni alla persona, poiché non ci si curava dell'armonia dell'ordine fisico e

morale. Queste le sue parole, nel discorso al Parlamento, nel 1904, sullo Stato di

previsione per l'Istruzione pubblica: "II certo è che l'istruzione moderna ha gravissimi

difetti, e soprattutto quello di voler regolare il corso delle scuole sulla potenzialità dei

cervelli più robusti, non curando i cervelli fiacchi, che restano per via incapaci di lavoro

intenso, dimenticando che ogni uomo ha un modo speciale di affaticarsi e giunge

all'esaurimento in tempo diverso. Molteplici e rilevanti sono i danni che può produrre

all'organismo l'eccessiva fatica intellettuale, come molteplici e rilevanti sono i danni che

arreca alla profondità della coltura."7 Il discorso continuava con il mettere in luce il fatto

che se l'istruzione dovesse essere "mal diretta" (parole sue) invece che favorire il soggetto

lo danneggia e non solo ne risentirebbero tutte le funzioni collegate all'attività cerebrale

(la memoria, l'ideazione e la percezione), ma persino lo stato d'animo della persona, che

si sentirebbe sempre di più portata alla tristezza, all'irritabilità, all'ansia ed alla paura,

come chi non é all'altezza di un compito che deve necessariamente svolgere.

Oltre ai tempi, Tinozzi non riteneva adeguati i programmi stabiliti, poiché, a suo dire,

l'Ordinamento scolastico prevedeva molti contenuti da far apprendere e questo non

andava certamente a favore degli allievi, ma nemmeno della Scuola stessa. Inoltre,

secondo il suo giudizio, si dava "troppa importanza all'educazione intellettuale,

trascurando la educazione morale e la educazione fisica della gioventù. "8 Il suo obiettivo

era dimostrare che una vera Scuola dovrebbe partire dalle esigenze della vita dei tempi e

dei ragazzi che vuole far crescere e deve accompagnarli nel migliore dei modi,

prendendosi cura contemporaneamente dell'intelletto, dell'educazione del cuore,

dell'educazione fisica e, soprattutto, poi, del sentimento morale, poiché prevalga sopra

ogni cosa la tendenza al Bene che, come ha guidato lui nella vita, dovrebbe condurre

costantemente ogni persona in ogni momento dell'esistenza.

Nel 1907 lo ritroviamo a dare il suo parere, in una seduta parlamentare, nel discorso sul

Bilancio dell'Istruzione pubblica, dove affronta il problema della realtà scolastica " ... che

7 Atti Parlamentari, Legislatura XXI-2a Sessione-Discussioni- Tornata del 23 Giugno 1904, pagg. 14423-14424 8 Atti Parlamentari, Legislatura XXI-2a Sessione-Discussioni- Tornata del 23 Giugno 1904, pag. 14425

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rispecchia il vero grado intellettuale e morale d'una nazione e come può essere indice di

elevazione di un popolo, così può essere l'esponente della sua degradazione fino alla

delinquenza".9 Tinozzi vedeva nella situazione italiana del tempo un grave problema della

questione sociale, legato proprio alla mancanza di un corretto sistema educativo. Era il

periodo quello, infatti, in cui lo sviluppo industriale accettava la forza lavoro dei minori

(che costavano meno) e le madri operaie erano portate, per svolgere la loro attività, a

trascurare i figli, e nelle solfatare siciliane venivano impiegati moltissimi bambini. Inoltre

si sviluppava la delinquenza minorile, favorita proprio da questo stato di cose.

Il medico, il politico vero, che ha a cuore le sorti del popolo per il quale lavora, l'uomo

buono e saggio ch'erano in lui proponevano una soluzione adeguata, pacata e

sicuramente fattibile a questo stato di cose, per evitare anche le malformazioni che si

venivano a creare nel fisico dei piccoli troppo sfruttati prima del tempo, quando il loro

corpo ancora non era ben formato. Innanzitutto bisognava migliorare le condizioni

economiche in cui si trovava la classe operaia, per avere di conseguenza dei miglioramenti

anche nelle abitazioni di queste persone, nel cibo a disposizione e soprattutto poter

eliminare la necessità del lavoro da parte delle donne e dei bambini: questo il rimedio per

quanto riguardava la situazione sociale. Per il singolo, per l'individuo, e, quindi, anche per

avere un'azione che diminuisse fino ad annullare la delinquenza minorile, la soluzione si

doveva trovare nella pubblica educazione, nella Scuola: "... Per formare nel fanciullo un

organismo forte ed uno spirito giusto e sano, per formare nel fanciullo la coscienza di sé,

quella coscienza che è il fondamento della evoluzione sociale e del progresso, è

necessario che, almeno sino a dodici anni, la sua anima ed il suo corpo appartengano

interamente alla scuola, alla ginnastica, all'igiene ed alla libertà. Il lavoro industriale è per

lui dannoso, specie se precoce, il quale del resto finisce con il nuocere all'industria stessa.

... La scuola è il mezzo più efficace per raggiungere il perfezionamento dell'umanità, onde

è suo compito precipuo quello di umanizzare l'esistenza."10 Oltre a sottolineare, poi,

quanto possa essere dannoso l'insegnamento di troppe materie, come aveva già fatto

notare precedentemente, evidenzia che la Scuola risponde veramente al suo compito nel

momento in cui fa conoscere la vita e propone, quindi, l'adozione delle classi miste: " ... in

9 Atti Parlamentari, Legislatura XXII -Ia Sessione-Discussioni- Tornata del 9 Maggio 1907, pag. 13771 10 Atti Parlamentari, Legislatura XXII -Ia Sessione-Discussioni- Tornata del 9 Maggio 1907, pag. 13774

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cui i ragazzi dei due sessi e di ogni condizione possano apprendere quella fiducia, quel

rispetto, quella simpatia reciproca, che rendano possibile un giorno la loro benefica

collaborazione nella famiglia e nello Stato."11 Ancora aggiunge che la Scuola deve

preoccuparsi di cercare quali siano le tendenze dei ragazzi per poterli indirizzare verso gli

studi che più potrebbero essere adatti per loro e farli specializzare in questi; se ce ne

fossero alcuni che non hanno o non dimostrano particolari attitudini, si dovrebbe trovare

un sistema di studi tale da far emergere e sviluppare la loro individualità latente insieme a

quella intellettuale. La conclusione del suo discorso: " ... La Scuola deve insegnare a

conoscere e soprattutto ad amare la vita e finalmente deve insegnare a comprendere il

nesso logico in cui s'impernia la vita stessa, cioè, il nesso tra la natura e l'uomo, tra i

popoli e le idee, fra il passato e il presente."12 E' evidente il suo amore per l'educazione,

per i giovani, per la vita ed anche il suo spirito di innovazione - considerando l'epoca in cui

é vissuto - la ricerca di strade sempre più adatte e più belle per migliorare il mondo che

abbiamo ricevuto in dono, atteggiamento talvolta difficile da trovare, anche nella realtà

quotidiana.

Negli anni a seguire, ancora nelle sedute parlamentari ebbe a sottolineare determinate

realtà che a suo giudizio venivano trascurate o verso le quali c'era poca attenzione: nel

1908 si fece portavoce della situazione ferroviaria dell'Abruzzo, in particolare del

territorio teramano, che il Governo non considerava per curarsi, invece, di "altre regioni

fortunate" (parole sue). Nella sue esposizione mise in luce non solo che l'opera della

costruzione della ferrovia era stata promessa e poi "dimenticata", ma anche come

sarebbe stata importante per ragioni economiche per la regione abruzzese, che avrebbe

potuto, collegandosi con altri centri, aprire nuove strade ai suoi mercati, far conoscere e

diffondere i suoi prodotti tanto rinomati e dare più vitalità alle sue energie industriali.

Inoltre, tale linea ferroviaria avrebbe avuto un ruolo significativo anche da un punto di

vista militare, offrendo la possibilità di un trasporto veloce ai nostri soldati qualora si

11Atti Parlamentari, Legislatura XXII -Ia Sessione-Discussioni- Tornata del 9 Maggio 1907, pag. 13774

12Atti Parlamentari, Legislatura XXII -Ia Sessione-Discussioni- Tornata del 9 Maggio 1907, pag. 13775

Page 15: Domenico Tinozzi, testimone del nostro Tempo e della ... · persona cui é intitolata la nostra Scuola, mi é sembrata un'occasione importante da non perdere, non solo per gli alunni,

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fosse reso necessario, a difesa della Capitale. "Ma, al di sopra delle considerazioni

d'ordine commerciale e strategico, vi sono considerazioni di giustizia distributiva, a cui

facciamo principalmente appello, perché l'uguaglianza di trattamento é forza e virtù

d'una nazione libera ed é cemento di unità tra le diverse regioni".13

Ultimi interventi dei quali siamo a conoscenza, grazie ai documenti, sono quelli fatti

durante il periodo della prima guerra mondiale, nei quali prevalgono la sua preparazione

di medico e la sua fondamentale umanità, sempre sottesa ad ogni azione ed ogni parola.

Nel giugno del 1918 pose delle diverse interrogazioni al Ministro della guerra, al quale

richiese costantemente una risposta scritta, su diversi contenuti: richiese di esonerare dal

servizio di prima linea i sottufficiali ed i militari di truppa figli di madre vedova

ultrasessantenne e che non avessero alcun fratello vivente; domandò di modificare le

limitazioni imposte da una circolare ministeriale (24 aprile 1918) in base alla quale i

militari in attività di servizio al fronte, per tornare dai familiari, potevano viaggiare solo

sulle tradotte, che avevano un'andatura molto lenta, e non sui treni ordinari (molto più

veloci), pur pagando il biglietto a tariffa intera, perché in questo caso avrebbero dovuto

pagare una multa, scendere alla prima stazione ed essere privati della licenza (tutto

questo solo per il fatto che i soldati vorrebbero passare qualche ora di più in famiglia);

infine chiese di evitare ulteriori visite di controllo per coloro che erano stati riformati

dall'autorità sanitaria militare a causa dell'epilessia, già accertata, per evitare sgradevoli

ripercussioni sul sistema nervoso, anche perché visite successive non potrebbero dare

conclusioni mediche diverse dalle precedenti.

Cosa aggiungere alle parole ed alle azioni del "nostro" Domenico Tinozzi? Vorremmo

averlo conosciuto di persona, vorremmo che fosse qui con noi, oggi, ci accompagnasse

nel cammino di studenti con il suo insegnamento di uomo, nel senso più bello e più

profondo della parola. Siamo orgogliosi che la Scuola nella quale ci troviamo ogni giorno

sia intitolata a lui: pensiamo che non avremmo potuto trovare un rappresentante ed un

simbolo migliore da ammirare, da seguire e da imitare. Domenico Tinozzi, grazie!

13 Atti Parlamentari, Legislatura XXII -Ia Sessione-Discussioni- Tornata del 5 Giugno 1908, pag.22317