Domani Andriese | Febbraio 2010 - n. 04

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Il Domani Andriese Febbraio 2010 · numero 04 Testata giornalistica reg. n. 13/09 – Registro stampa Tribunale di Trani del 28 settembre 2009 | direttore resp.le: Alessandro Lorizzo redazione: Via Genova 37 - Andria [email protected] | editore: L&M s.n.c. sede legale: via firenze 46 - sede operativa: via genova 37 - 70031 Andria | stampa: Comunicando Pubblicità - Via XX Settembre 25 - Andria www.domaniandriese.it | [email protected] Federica Fornabaio racconta la sua musica ALL’INTERNO L’avventura della casa discografica andriese lunga un decennio Il maestro Frisardi racconta il suo amore per il pentagramma Andria che non ti aspetti, ma forse solo in parte. È una città che sembra avere una naturale vocazione per la musica. Ed è quello che abbiamo voluto racconta- re in questo numero del Domani Andriese, andando alla ricerca di personaggi e storie che fanno di Andria una città degna di nota e degna di note. Le quattro pagine non sono sufficienti per raccontare le tante piccole realtà di band o di singoli musicisti che, in maniera più o meno eviden- te, danno mostra di sé. C’è chi sceglie una chitarra, chi un pianoforte, chi una con- solle chi uno strumento più insolito. Ma ci sono tutti. Im- possibile citarli tutti eppure ognuno di loro contribui- sce a quell’entusiasmo mu- sicale che si avverte in giro. Per tutti i generi: c’è una forte voglia di sperimentar- si con la musica pop ma non mancano i richiami al rock, alla musica classica, al jazz e al rap. Insomma c’è un po’ di tutto: è necessario solo chiu- dere gli occhi e ascoltare con attenzione le note arri- vare da una cantina, da una soffitta, da una sala prove. In questo numero abbiamo approfondito meglio la co- noscenza di Federica For- nabaio, del maestro Nicola Frisardi, abbiamo scoperto la storia di Suonosfera e dei Sottosuono. Siamo andati a caccia dei tanti musicisti che suonano per far divertire gli altri. Abbiamo raccontato la Scenario Music, etichetta an- driese, fino all’orchestra cit- tadina e alla voce bianca di Farinelli. Tante storie che hanno un’unica colonna sonora. Alessandro Lorizzo Una città già degna di nota L’EDITORIALE Una ragazza come tante, sogni ingombranti nel cassetto e tanta voglia di fare. Occhi neri ed un mare di capelli altrettanto scuri. Volto allegro ma deciso. Questi i tratti del più giovane direttore d’orchestra che abbia calcato il palco dell’Ariston. È lei, Federi- ca Fornabaio, talentuosa musici- sta andriese 24enne, da anni tra- sferitasi nella capitale. Federica, quando ha scoper- to la musica? Ne ha un ricordo preciso? “Ho scoperto la musica da pic- colissima, prima rimanendo in- cantata al suono delle musicas- sette dell’orchestra di Glenn Miller o la voce di Otis Redding mentre si viaggiava in auto con la famiglia, poi con la musica dei cartoni animati di Walt Disney, poi approcciando in modo più diretto con il pianoforte di casa. Anzi, penso che questo contat- to sia arrivato persino troppo tardi. E’ stata un po’ la prima con- quista legata alla mia crescita, quella di statura intendo. Finché il pianoforte potevo scorgerlo solo da basso non avevo perce- zione di cosa fosse, era un sem- plice mobile che mi incuriosi- va. Poi pian piano, con l’ausilio di qualche centimetro in più, ho scoperto che c’era qualcosa di diverso sopra quella tavola di legno marrone”. Proviamo a dar qualche defini- zione: cosa è per lei la musica? “Intanto, potrà sembrare anche una banalità, ma la musica per me non si ascolta. Si vive. Le si permette di permeare nel corpo attraverso il canale uditivo per poi diventare e trasformarsi in linfa vitale. Per me è sempre stata catarsi, svago e spensieratezza, o ancora dolore. Trovo musica in ogni cosa, in ogni rumore, anche il più fastidioso, che inevitabil- mente si trasforma in un improv- visato loop ritmico dal quale non riesco a schiodarmi. E nel silen- zio trovo il rumore più assordan- te”. Amante della fotografia, della pittura, perfino stylist, ma so- prattutto musicista e composi- trice. Come si descrive? “Ho la percezione di aver svolto al meglio delle mie possibilità le mansioni che competono alla mia indole, forse come un po’ per tutti. Anche se il riscontro di questi risultati è stato al centro di una certa attenzione mediatica”. Di lei ha fatto parlare tanto il fatto di essere un maestro donna o un maestro giovane? “Credo che di me abbia fatto parlare il fatto che a 23 anni abbia già bene in mente quel che voglio fare e mi sia applicata seriamente nell’acquisire delle competenze. Il fatto di essere una giovane donna è stato per me stimolo ulteriore a fare di più e meglio: non mi sono fermata davanti alle maggiori difficoltà a noi riservate, legate al pregiudi- zio e alla credibilità, cui sappia- mo dover andare incontro”. Federica Fornabaio nel tempo libero ascolta… “A parte una certa libreria mu- sicale “da scaffale”, ho arricchi- to quella virtuale, musica che non sarei riuscita a scovare se non sul web. Sono tante chicche dello swing dell’Italia del Trio Lescano e Natalino Otto che non troviamo più nei negozi di dischi, i pochi rimasti”. Nata ad Andria l’8 marzo 1985, Federica Fornabaio ha iniziato a studiare pianoforte in seconda elementare: a 6 anni ha chiesto a papà Mimmo e a mamma Ninì di essere iscritta alla scuola di musica Chopin di Andria. Che legame ha con la sua città? “Qui ho le mie radici solide e robuste che, nel bene e nel male, purtroppo, mi hanno aiutata a crescere. Da sei anni vivo a Roma: non tornerei indietro, ho messo su con fatica e sudore il mio mi- cromondo ideale, fatto di sem- plici cose e poche amicizie au- tentiche. Uno stile di vita per me impagabile ed insostituibile”. L’esperienza sanremese? “A Sanremo ci son capitata quasi per caso. Ero da poco entrata a far parte della famiglia Warner per un percorso che mi avrebbe portato alla realizzazione di un disco di solo piano (uscito lo scorso 18 settembre) proprio a ridosso delle ultime faccende da risolvere per i cantanti della scu- deria in gara per la kermesse. E con in curriculum corsi recenti di arrangiamento e direzione d’or- chestra, la fusione di utile e di- lettevole è stata immediata. Non smetterò di ringraziare la mia casa discografica per la fiducia accordatami, in primis, ma so- prattutto per avermi permesso di vivere un’esperienza emozionan- te e di spessore. L’aspetto più curioso del mio per- corso musicale è quello di essere sempre la più piccola della classe. Ho un ricordo in parti- colare: a 11 anni ho partecipa- to ad un corso internazionale di perfezionamento di pianoforte in una classe composta da sole persone di età compresa fra i 25 e i 40 anni, venendo poi scelta fra i pochi che avevano accesso all’esibizione durante il concer- to finale”. La sua personalità artistica con- vinse i maestri Nicola Frisardi (Mozarteum di Vienna) e Mau- rizio Matarrese (Conservatorio Piccinni di Bari) a fare esibire Fe- derica al saggio finale riservato agli allievi più bravi (ndr). Affascinata dalla commistione fra immagini e musica (l’esem- pio perfetto è “Fantasia” della Disney) Federica nel 2003 vince il Premio Speciale per la Miglior Colonna Sonora al con- corso di cortometraggi “Corto per Andria”. Questo riconosci- mento alimenta la passione per la rappresentazione delle im- magini in musica. Nel 2006 si iscrive a un corso di composi- zione per colonne sonore alla scuola Professione Cinema di Roma e nello stesso anno par- tecipa a uno stage di musica da film tenuto da Ludovico Einaudi alla Libreria del Cinema di Roma. Durante un aperitivo musicale organizzato da Einaudi alla fine dello stage, al quale è presente anche il regista Giuseppe Piccio- ni, Federica esegue al pianoforte “Merry Christmas Mr. Lawrence” di Sakamoto e l’inedito “Ricordi in fuga”, il primo brano composto via vecchia barletta 123 - andria tel 0883 598416 fax 0883 242659 www.lapulitaeservice.it dalla Fornabaio quando aveva 17 anni. Einaudi e Piccioni, che natu- ralmente non conoscevano la sua composizione, manifestano aper- tamente la loro approvazione per l’esecuzione, restando per alcuni minuti convinti che si tratti della colonna sonora di un film famoso di cui non riescono a ricordare il titolo. Ci ha accennato al suo disco: come sta andando? “Il disco sta riscuotendo consen- so di pubblico; sono felice e sod- disfatta di questo. Ora aspetto di poter cominciare il mio primo tour”. In Italia, come sa, esiste sempre un termine di paragone per tutto. Ce n’è uno anche per lei: l’hanno definita l’Allevi in gon- nella. Le piace? “Non mi è mai piaciuto alcun termine di paragone. Questo in generale, sempre. Chi ci ascolta sa percepire la differenza d’in- tenti nel comunicare median- te il medesimo strumento. Il mio sogno nel cassetto è sempre stato di poter siglare la colonna sonora di un film”. La musica provoca “isolamen- to”? Ha sofferto per lei? A cosa ha dovuto rinunciare per lei? “Scrivere musica è non la causa ma la conseguenza di un “isola- mento”, un desiderio e un intimo bisogno di astrarsi da tutto e rin- chiudersi nei propri pensie- ri e dar loro una forma. E’ un po’ come scrivere un diario segreto: rileggerlo a distanza di tempo dà senz’altro un gran sollievo. Per questo non si può affermare che la musica provochi sofferenza, e quindi credo di non aver mai ri- nunciato a nulla in particolare per seguire la mia passione”. Ai giovani, cantanti e musicisti, che le chiedono consigli cosa ri- sponde? La musica gratifica? “A chiunque voglia seguire la propria passione, musicale e non, posso solo raccomandare di tener sempre ben presenti due concetti chiave: mantenere alta la curiosità e un grande spirito di sacrificio. Marilena Pastore

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Il Domani AndrieseFebbraio 2010 · numero 04

Testata giornalistica reg. n. 13/09 – Registro stampa Tribunale di Trani del 28 settembre 2009 | direttore resp.le: Alessandro Lorizzoredazione: Via Genova 37 - Andria [email protected] | editore: L&M s.n.c. sede legale: via firenze 46 - sede operativa: via genova 37 - 70031 Andria | stampa: Comunicando Pubblicità - Via XX Settembre 25 - Andria

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Federica Fornabaio racconta la sua musica

A L L ’ I N T E R N O

L’avventura della casa discografica andriese

lunga un decennio

Il maestro Frisardiracconta il suo amoreper il pentagramma

Andria che non ti aspetti, ma forse solo in parte. È una città che sembra avere una naturale vocazione per la musica. Ed è quello che abbiamo voluto racconta-re in questo numero del Domani Andriese, andando alla ricerca di personaggi e storie che fanno di Andria una città degna di nota e degna di note. Le quattro pagine non sono sufficienti per raccontare le tante piccole realtà di band o di singoli musicisti che, in maniera più o meno eviden-te, danno mostra di sé. C’è chi sceglie una chitarra, chi un pianoforte, chi una con-solle chi uno strumento più insolito. Ma ci sono tutti. Im-possibile citarli tutti eppure ognuno di loro contribui-sce a quell’entusiasmo mu-sicale che si avverte in giro. Per tutti i generi: c’è una forte voglia di sperimentar-si con la musica pop ma non mancano i richiami al rock, alla musica classica, al jazz e al rap. Insomma c’è un po’ di tutto: è necessario solo chiu-dere gli occhi e ascoltare con attenzione le note arri-vare da una cantina, da una soffitta, da una sala prove. In questo numero abbiamo approfondito meglio la co-noscenza di Federica For-nabaio, del maestro Nicola Frisardi, abbiamo scoperto la storia di Suonosfera e dei Sottosuono. Siamo andati a caccia dei tanti musicisti che suonano per far divertire gli altri. Abbiamo raccontato la Scenario Music, etichetta an-driese, fino all’orchestra cit-tadina e alla voce bianca di Farinelli. Tante storie che hanno un’unica colonna sonora.

Alessandro Lorizzo

Una città già degnadi nota

L’EDITORIALE

Una ragazza come tante, sogni ingombranti nel cassetto e tanta voglia di fare. Occhi neri ed un mare di capelli altrettanto scuri. Volto allegro ma deciso. Questi i tratti del più giovane direttore d’orchestra che abbia calcato il palco dell’Ariston. È lei, Federi-ca Fornabaio, talentuosa musici-sta andriese 24enne, da anni tra-sferitasi nella capitale.

Federica, quando ha scoper-to la musica? Ne ha un ricordo preciso?“Ho scoperto la musica da pic-colissima, prima rimanendo in-cantata al suono delle musicas-sette dell’orchestra di Glenn Miller o la voce di Otis Redding mentre si viaggiava in auto con la famiglia, poi con la musica dei cartoni animati di Walt Disney, poi approcciando in modo più

diretto con il pianoforte di casa. Anzi, penso che questo contat-to sia arrivato persino troppo tardi. E’ stata un po’ la prima con-quista legata alla mia crescita, quella di statura intendo. Finché il pianoforte potevo scorgerlo solo da basso non avevo perce-zione di cosa fosse, era un sem-plice mobile che mi incuriosi-va. Poi pian piano, con l’ausilio di qualche centimetro in più, ho scoperto che c’era qualcosa di diverso sopra quella tavola di legno marrone”.

Proviamo a dar qualche defini-zione: cosa è per lei la musica?“Intanto, potrà sembrare anche una banalità, ma la musica per me non si ascolta. Si vive. Le si permette di permeare nel corpo attraverso il canale uditivo per poi diventare e trasformarsi in linfa vitale. Per me è sempre stata catarsi, svago e spensieratezza, o ancora dolore. Trovo musica in ogni cosa, in ogni rumore, anche il più fastidioso, che inevitabil-mente si trasforma in un improv-visato loop ritmico dal quale non riesco a schiodarmi. E nel silen-zio trovo il rumore più assordan-te”.

Amante della fotografia, della pittura, perfino stylist, ma so-prattutto musicista e composi-trice. Come si descrive?“Ho la percezione di aver svolto al meglio delle mie possibilità le mansioni che competono alla mia indole, forse come un po’ per tutti. Anche se il riscontro di questi risultati è stato al centro di una certa attenzione mediatica”.

Di lei ha fatto parlare tanto il fatto di essere un maestro donna

o un maestro giovane?“Credo che di me abbia fatto parlare il fatto che a 23 anni abbia già bene in mente quel che voglio fare e mi sia applicata seriamente nell’acquisire delle competenze. Il fatto di essere una giovane donna è stato per me stimolo ulteriore a fare di più e meglio: non mi sono fermata davanti alle maggiori difficoltà a noi riservate, legate al pregiudi-zio e alla credibilità, cui sappia-mo dover andare incontro”.

Federica Fornabaio nel tempo libero ascolta…“A parte una certa libreria mu-sicale “da scaffale”, ho arricchi-to quella virtuale, musica che non sarei riuscita a scovare se non sul web. Sono tante chicche dello swing dell’Italia del Trio Lescano e Natalino Otto che non troviamo più nei negozi di dischi, i pochi rimasti”.

Nata ad Andria l’8 marzo 1985, Federica Fornabaio ha iniziato a studiare pianoforte in seconda elementare: a 6 anni ha chiesto a papà Mimmo e a mamma Ninì di essere iscritta alla scuola di musica Chopin di Andria. Che legame ha con la sua città?

“Qui ho le mie radici solide e robuste che, nel bene e nel male, purtroppo, mi hanno aiutata a crescere. Da sei anni vivo a Roma: non tornerei indietro, ho messo su con fatica e sudore il mio mi-cromondo ideale, fatto di sem-plici cose e poche amicizie au-tentiche. Uno stile di vita per me impagabile ed insostituibile”.

L’esperienza sanremese?“A Sanremo ci son capitata quasi

per caso. Ero da poco entrata a far parte della famiglia Warner per un percorso che mi avrebbe portato alla realizzazione di un disco di solo piano (uscito lo scorso 18 settembre) proprio a ridosso delle ultime faccende da risolvere per i cantanti della scu-deria in gara per la kermesse. E con in curriculum corsi recenti di arrangiamento e direzione d’or-chestra, la fusione di utile e di-lettevole è stata immediata. Non smetterò di ringraziare la mia casa discografica per la fiducia accordatami, in primis, ma so-prattutto per avermi permesso di vivere un’esperienza emozionan-te e di spessore.L’aspetto più curioso del mio per-corso musicale è quello di essere sempre la più piccola della classe. Ho un ricordo in parti-colare: a 11 anni ho partecipa-to ad un corso internazionale di perfezionamento di pianoforte in una classe composta da sole persone di età compresa fra i 25 e i 40 anni, venendo poi scelta fra i pochi che avevano accesso all’esibizione durante il concer-to finale”. La sua personalità artistica con-vinse i maestri Nicola Frisardi (Mozarteum di Vienna) e Mau-rizio Matarrese (Conservatorio Piccinni di Bari) a fare esibire Fe-derica al saggio finale riservato agli allievi più bravi (ndr).Affascinata dalla commistione fra immagini e musica (l’esem-pio perfetto è “Fantasia” della Disney) Federica nel 2003 vince il Premio Speciale per la Miglior Colonna Sonora al con-corso di cortometraggi “Corto per Andria”. Questo riconosci-mento alimenta la passione per la rappresentazione delle im-magini in musica. Nel 2006 si iscrive a un corso di composi-zione per colonne sonore alla scuola Professione Cinema di Roma e nello stesso anno par-tecipa a uno stage di musica da film tenuto da Ludovico Einaudi alla Libreria del Cinema di Roma. Durante un aperitivo musicale organizzato da Einaudi alla fine dello stage, al quale è presente anche il regista Giuseppe Piccio-ni, Federica esegue al pianoforte “Merry Christmas Mr. Lawrence” di Sakamoto e l’inedito “Ricordi in fuga”, il primo brano composto

via vecchia barletta 123 - andria tel 0883 598416 fax 0883 242659www.lapulitaeservice.it

dalla Fornabaio quando aveva 17 anni. Einaudi e Piccioni, che natu-ralmente non conoscevano la sua composizione, manifestano aper-tamente la loro approvazione per l’esecuzione, restando per alcuni minuti convinti che si tratti della colonna sonora di un film famoso di cui non riescono a ricordare il titolo.

Ci ha accennato al suo disco: come sta andando?“Il disco sta riscuotendo consen-so di pubblico; sono felice e sod-disfatta di questo. Ora aspetto di poter cominciare il mio primo tour”.

In Italia, come sa, esiste sempre un termine di paragone per tutto. Ce n’è uno anche per lei: l’hanno definita l’Allevi in gon-nella. Le piace?“Non mi è mai piaciuto alcun termine di paragone. Questo in generale, sempre. Chi ci ascolta sa percepire la differenza d’in-tenti nel comunicare median-te il medesimo strumento. Il mio sogno nel cassetto è sempre stato di poter siglare la colonna sonora di un film”.

La musica provoca “isolamen-to”? Ha sofferto per lei? A cosa ha dovuto rinunciare per lei?“Scrivere musica è non la causa ma la conseguenza di un “isola-mento”, un desiderio e un intimo bisogno di astrarsi da tutto e rin-chiudersi nei propri pensie-ri e dar loro una forma. E’ un po’ come scrivere un diario segreto: rileggerlo a distanza di tempo dà senz’altro un gran sollievo. Per questo non si può affermare che la musica provochi sofferenza, e quindi credo di non aver mai ri-nunciato a nulla in particolare per seguire la mia passione”.

Ai giovani, cantanti e musicisti, che le chiedono consigli cosa ri-sponde? La musica gratifica?“A chiunque voglia seguire la propria passione, musicale e non, posso solo raccomandare di tener sempre ben presenti due concetti chiave: mantenere alta la curiosità e un grande spirito di sacrificio.

Marilena Pastore

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Il Domani Andriese / Febbraio 2010 · numero 04

Frisardi: “Quando il pentagramma cantò al cuore”La vera musica è quella dal

vivo. Il maestro Nicola Fri-sardi, musicista classico an-

driese di fama internazionale, non ha dubbi. “La sua straordina-rietà – ci racconta – è il fatto che può suscitare infinite emozioni e suggestioni che, sia il musicista che il pubblico devo sapersi tra-smettere reciprocamente. Si po-trebbe suonare la stessa opera, lo stesso brano, in luoghi e in momenti diversi e in ognuna di queste circostanze la musica sarebbe in grado di trasmette-re emozioni mai uguali. È questo uno degli aspetti che fa grande quest’arte”.Sentire parlare Frisardi trasmet-te un entusiasmo per la musica: non è necessario che si sieda ad un pianoforte per eseguire la “Sonata al chiaro di luna” Beetho-ven o la “Marcia turca” di Mozart. L’amore per il pentagramma arriva già dalla sue parole, in una passione incontrata in fami-glia. Suo padre è un appassiona-to e, già da bambino, gli trasmet-te questo amore. Lui comincia a suonare ad orecchio, si fa apprez-zare in famiglia e tra gli amici. Ma tutto hai connotati del gioco. La scintilla vera e propria, quella che fa sentire la musica come una vocazione, arriva a 12 anni. L’anno successivo è già iscrit-to al Conservatorio di Bari dove ha studiato con Marisa Somma. C’è giusto il tempo di bruciare

le tappe della sua formazione e della sua preparazione che a 19 anni smette i panni dello studen-te e già insegna nel conservato-rio barese. “Dopo aver iniziato d insegna-re – racconta – nel febbraio del 1978 ho deciso di andare a fare un’esperienza di studio all’estero per un semestre”. Fatte le valigie, Frisardi punta dritto all’Austria. Non sceglie una città qualun-que per chi fa della musica la sua ragione di vita: destinazione Salisburgo, città che nel 1756 ha dato i natali a Wolfgang Amadeus Mozart. Studierà al Mozarteum, un istituto che, nell’ordinamen-to giuridico austriaco, è molto simile alle nostre università dove tutt’oggi è titolare della cattedra di pianoforte. Scopre, tra tutti gli altri compositori, i grandi maestri della corrente del Romanticismo che, in musica ha avuto tra i più alti esponenti in Chopin, Liszt, Schumann. Sono loro che più di

tutti hanno influenzato la sua pro-duzione artistica, tra l’altro molto ricca.Da lì comincia un’altra prodigio-sa carriera che lo porterà ad af-fermarsi in giro per il mondo. È stato allievo di Hans Leygraf e hanno partecipato alla ma-sterclass di Tatiana Nikolaeva, György Sebök e Elizabeth Le-onskaja. Per Nicola Frisardi fioc-cheranno anche premi e ricono-scimenti internazionali come il terzo posto al premio a Casella (1987), medaglia d’argento a Bar-cellona (1980), il Premio Spe-ciale Bärenreiter nel “Concorso Mozart” di Salisburgo (1985). Gli è stato conferito all’unanimità il primo premio al “Concorso Pia-nistico Internazionale Invitatio-nal” (Palm Beach, Florida 1989). Ciò ha portato ad inviti a suonare in giro per gli Stati Uniti (Lincoln Center, New York; Jordan Hall di Boston, il Kennedy Center, Wa-shington, Philadelphia). E poi in

giro per il mondo nei più impor-tanti centri musicali come il Kon-zerthaus di Vienna, la Wigmore Hall di Londra, il Louvre di Parigi, la Herkulessaal di Monaco di Baviera. Dopo un’esibizione al Lincoln Center il New York Times ha detto che “Frisardi gioca con intelligenza, sensibilità e virtuo-sismo grazioso”. E poi tanti dischi. A dimostrazio-ne che è possibile un connubio tra l’arte e divulgazione. Ma arte delle note e industrai discogra-fica vanno d’accordo? Su questo le idee sono chiare. “La discogra-fia è un fenomeno nato negli anni Settanta grazie ai giapponesi” e, a suo avviso non ha dato grandi risultati. La cultura della mercifi-cazione, dell’usa e getta, ha con-taminato anche quest’arte come se questa fosse divenuta un mero fenomeno industriale. Bisogne-rebbe recuperare il significato autentico della musica, per svin-colarla dalla forte connotazio-ne consumistica che ha ora, per riportarla in quella dimensione espressiva che le è propria”. La massima espressione artisti-ca è nei concerti. “Sono convinto – dice - che la musica sia quella dal vivo. Lasciando stare i dischi che riproducono concerti, però la musica va intesa proprio come un fenomeno fisico, basato sull’acu-stica, è la sintesi tra il tempo e lo spazio”. E a proposito della discografia,

Frisardi è tra quelli che, contro-corrente ma sempre più nume-rosi, auspicano un forte ritorno al vinile. “Il cd ha la sua como-dità – afferma – ma il fascino del disco è tutta un’altra cosa. Oltre ad essere un oggetto da custodi-re e collezionare, oltre ad essere qualcosa che ti riempie la stanza, da punto di vista della qualità del suono ha quelle imperfezioni che rendono ciò che ascoltiamo asso-lutamente reale”. Lo sviluppo delle nuove tecno-

logie ha avuto il merito di con-sentire a chiunque di diventare produttore di sé stesso. Secondo Frisardi questa è una possibi-lità per ognuno. “Non dobbia-mo pensare che possa nascere ogni giorno un grande musici-sta. Bach ci ha lasciato circa 120 metri di scaffali di opere, Beetho-ven 15 e sono tutte opere eccel-lenti e sempre da scoprire. Ma ognuno può cimentarsi metten-do alla prova le proprie capaci-tà espressive”.

Suonosfera: dove le notesono anche una terapiaLa musica è la sua compagna

da sempre. Roberto Crescini è entrato in conservatorio a

14 anni per studiare pianoforte, oggi, a 35, insegna a suonarlo. Continua a frequentare corsi, ha quasi terminato quello di com-posizione. Si definisce “un abile artigiano delle note”. Ciò che gli interessa e lo stimola è la capa-cità dell’arte di saper comuni-care ed è per questo che nel suo archivio di esperienze ci sono passi di danza, versi di poesie e cortometraggi. Il suo cuore, però, batte per la musica. Viene da una formazione classica, ma poi è ri-masto colpito dalla tecnologia e dai linguaggi contemporanei. Ed è c osì che a Natale del 2005, si regala “Suonosfera”, uno studio di registrazione dove tiene le sue lezioni di pianoforte, di mu-sicoterapia e dove realizza le sue architetture musicali. La doman-da sul significato di quel nome viene facile, la risposta lapidaria: “Perchè il suono è il mio mondo”.Nella sua mansardina in via Pa-scoli ad Andria, Roberto produce musica nel senso più tradiziona-le, realizzando basi, orchestrazio-ni e arrangiando pezzi, mentre, nell’ottica dell’innovazione crea montaggi e mixaggi destinati al settore audiovisivo e multime-diale.“Ciò che contraddistingue il mio lavoro da quello degli altri sta nel fatto che io conosco la musica – dice con aria soddisfatta Roberto – e quindi riesco ad adattare le

note a infinite situa zioni”. Come a dire, che capisce e traduce in partitura il pensiero di ciascun cantante solista o gruppo musi-cale.Sulle pareti insonorizzate del suo studio campeggiano diplomi e attestati, ma anche locandine delle manifestazioni alle quali ha partecipato e foto che immortalano i momenti più emozionanti della sua carriera. Ne ricorda in particolare uno: “Andrisani and Friend”, lo spettacolo della solidarietà organizzato al palasport di Andria, dove ha cantato una sua canzone intitolata “Amica mia”.Parla ancora con veemenza dei viaggi di studio e delle espe-rienze con personalità di spicco come Beppe Vessichio e Bruno Santori. Roberto è letteralmente un vulcano di entusiasmo. Nella nostra chiacchierata ci raccon-

ta anche di un progetto, “Voci di Speranza”, un cd figlio della sua passione per la musica e per i giovani che raccoglie cover in-terpretate dai partecipanti al “Cantacamaggio 2005”.I musicisti classici di solito snob-bano la musica “extra-colta”, quella moderna per intender-ci. Roberto no. Lui crede molto nell’infinita possibilità di crea-re un interscambio tra il genere classico e quello leggero perché, a suo dire, la musica, nella sua unicità, ti permette di esprimere quello che con le parole non si riesce a dire. Oggi Roberto divide la sua gior-nata tra l’insegnamento, lo studio e la composizione. Se gli si chie-de del futuro, lui apre il cassetto dei sogni e si vede direttore d’or-chestra.

Michela Alicino

Scava e scava tra i musicisti ed ecco che non si può far a meno di parlare del poprock

dei Sottosuono. La loro avventura comincia quasi per scherzo nel locale dove si esibivano e dai cui hanno preso ispirazione per il nome della band. Nascono artisticamente cinque anni fa. Si inizia con le cover, dai classici italiani a brani rockblues della tradizione degli anni Settanta. I Sottosuono vogliono sperimentare le proprie capacità espressive con la musica. Le idee chiare e la scommessa, almeno per adesso sembra vinta per il vocalist Raffaele D’Ercole e per il chitarrista Stefano Geniale. I primi successi, infatti, non mancano. Il più recente è l’affermazione, dopo un’estate intensa di live, alle selezioni di Sanremo Rock. Anche questa volta, le cose sono arrivate piano piano. A inizio novembre 2009 volano alle semifinali nazionali della kermesse della città dei fiori. Alla fine i Sottosuono si piazzeranno al terzo posto assoluto che li proietta anche in un contesto nazionale, in attesa dell’uscita del loro videoclip prevista per quest’anno. Il loro poprock, con testi in italiano, cerca di fare capolino anche oltre i confini andriesi per mettersi in

evidenza anche su palcoscenici nazionali. Ma già i successi non sono mancati. A novembre 2008 vincono il concorso nazionale “Musica è” (una produzione della Real Music Management di Gianni Santorsola) all’interno

del quale hanno presentato il brano “Danzese” di cui esiste già un videoclip. Pochi mesi dopo, sempre con “Danzese”, il concorso “Vinci un Mix 2008”. I migliori tra più di 300 partecipanti.

Sottosuono: il rock voladalle cantine a Sanremo

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F lussi di musica dall’interno di un garage, dalla grata di una cantina, traslochi su un

furgoncino di grosse casse d’am-plificazione, piatti di batteria, cu-stodie di chitarre: è il popolo di musicisti andriesi che si muove silenzioso e spesso disperso. A volte li si può sentire suonare in qualche locale alla moda, o in importanti eventi musicali di piazza. La musica della città non è però solo questo. Andria vive una realtà musicale nascosta, un fermento che cresce in iniziati-ve imprenditoriali innovative: le case discografiche.Già da qualche anno, infatti, nu-merose bands o semplici appas-sionati di musica possono attingere a delle interessan-ti risorse musicali. E’ il caso di Scena-rio Music, un’etichetta indipen-dente nata nel 1999, attiva nel contesto cittadino e oltre. Essere “indie”: una scelta coraggio-sa, nata dalla volontà di propor-re dei prodotti e eventi musicali per offrire alla città la presenza di nuovi stimoli e contaminazioni.Una grande passione, capar-bietà e spirito imprenditoria-le hanno spinto più di dieci anni fa i creatori di Scenario Music a scommettere sulla musica. “Gli inizi non sono stati facili – ricorda Salvo Lorusso, cofonda-tore insieme a Luigi Lomolino

dell’etichetta – perché avevamo scelto di muoverci in un territorio e in un momento spesso privo di contenuti artistici. Le prime idee avevano qualcosa di pioneristico. Per i primi due dischi da distribu-ire io stesso mi armai di elenco telefonico e chiamai personal-mente più di duemila negozi nel settore in tutt’Italia, questo perché non era così diffuso il web e non bastava certo un click. Un lavoro immane e particolarmente duro. Beh, dopo una settimana ar-rivarono i primi riordini e di lì ad

un anno i primi suc-cessi, quando fummo notati da un’impor-tante distributore di Firenze, l’Audioglo-be”. È cominciata così l’avventura della casa discografica.La fama dell’eti-chetta andriese sarebbe poi cresciu-ta ancora, soprattut-

to fuori dalla città e dalla Puglia fino a trovare spazi commercia-li all’estero (Londra, Tokyo). Ri-entrare in importanti centri e ter-ritori di distribuzione musicale è il punto di forza e caratteristi-ca della casa discografica, che si accompagna al continuo ricono-scimento della creatività e spirito d’iniziativa spesso collegata ad un modus tutto pugliese. “Da molto tempo ci vengono offerte proposte interessanti che ci co-stringerebbero ad allontanar-ci da casa – continua Lorusso – noi però siamo spinti da un forte

La musica ha accompagnato l’uomo nel corso della sua esistenza perché è un’arte

che può essere manipolata ed è facilmente fruibile anche da chi esperto di musica non è. Sarà per questo che accanto alla musica tradizionale, fatta di cantanti, musicisti e discografici professionisti, ci sono artisti che trasmettono tutta la loro passione per la musica allietando serate particolari (matrimoni, comunioni, battesimi e simili) con le loro performances. Possiamo considerarli come l’evoluzione dei musicisti che allietavano la vita di una corte: vengono ingaggiati soprattutto per la spiccata predisposizione all’intrattenimento, che con una giusta intonazione di base e tantissima passione, riscuotono grande successo tra i commensali. Magari non hanno lo stesso talento degli artisti più affermati, non riescono a trascinare grandi folle in piazza, ma di sicuro riscuotono grande successo e sono molto ricercati. Nella nostra città alcuni di questi artisti si sono ritagliati uno spazio importante nel loro settore, diventando professionisti a tutti gli effetti: sono chiamati

ad esibirsi da coppie di giovani e vengono ingaggiati da sposi che vogliono rendere indimenticabile il giorno più importante della loro vita. I più bravi sono ben pagati: in effetti, in un matrimonio si può risparmiare su tutto, ma non sulla persona che deve intrattenere i commensali e che deve far ballare tutti, dai ragazzi ai meno giovani. È un settore che non sembra conoscere crisi.Tra questi come non menzionare Viki e Vito Lorusso, talentuosi artisti stile dal solido repertorio che spazia in tutti i generi della tradizione italiana. Hanno fatto il grande salto di qualità, tant’è che spesso la loro musica fa da contorno anche su programmi televisivi di emittenti locali. Secondo gli addetti ai lavori, sono tra i più ricercati e più bravi, insieme ad un’altra coppia: si tratta di Margherita a Antonio Porcelli: lei dalla voce soave e decisa, lui chitarrista affermato. Di solito questi professionisti dell’intrattenimento vengono affiancati da altri esperti che curano i balli di gruppo, da danzatori brasiliani e intrattenimento per bambini. In definitiva il tutto viene curato

da agenzie specializzate (ad Andria ce ne sono alcune come “Dolcinote” e la “Dolce Vita”): sono loro che si occupano l’artista giusto per le esigenze di ognuno. Infine, da ricordare, sono anche i tanti che, finito il loro lavoro tradizionale, si cimentano in serate di musica organizzando piano-bar e karaoke. Tra questi come non nominare fiero alfiere della categoria, il grande Pino D’Ercole. E energico e storico rappresentante della musica

Matrimoni e dintorni, l’arte di far divertire

C’è bisogno di un punto di

riferimento per gli artisti e le

band locali

V.le P. Nenni 23/25 - ANDRIA

orgoglio a rimanere legati alle radici, continuare con fiducia il nostro lavoro ad Andria, perché siamo convinti che questa città

d’intrattenimento andriese, seguito nelle sue settimanali serate karaoke anche dai più giovani. Insomma, in una città che diventa sempre più grande e che si affaccia come nuovo capoluogo di provincia nel nuovo globalizzato. Lo spazio per la tradizione popolare non viene mai meno, anzi sembra protetto da una specie di membrana impermeabile che non ne permette la sua dispersione.

Francesco Sellitri

possa ancora crescere artistica-mente. C’è bisogno di un punto di riferimento per gli artisti e le band locali che quasi sempre fanno fatica ad uscire fuori dalla cantine e esibirsi. Vogliamo rap-presentare proprio questo”. Sono molti e importanti, infatti, i nomi che hanno collaborato con Scenario Music: Paolo Romano, Gianni Rotondo, Mimmo Campa-nale, i Marchio Bossa, i Sottosuo-no, per citare solo alcuni ‘di casa’. La realtà andriese però continua

ad essere, seppur in crescita, una piccola percentuale del lavoro che rimane di stampo interna-zionale. “Ci siamo resi conto che

cui è uscito un album in Giappo-ne per la prestigiosa Rip Curl Re-cording. Dopo diverse parteci-pazioni su svariate compilations,

questo forse è legato ad un parti-colare mood d’ascolto, che viene valutato come di nicchia a van-taggio di generi a volte più com-merciali. Jazz, acid jazz, samba, bossa nova sono generi che vengono accolti più facilmente fuori, se non all’estero. Ma qual-cosa sta cambiando, negli ultimi anni”.Molti dischi già in catalogo. Tra questi il lavoro dei Brazilian Wax, band bossa-pop italiana osan-nata dal pubblico nipponico per

tra cui la serie “Bossa’n’Go” con brani quali “Volare Via”, “Samba in Se”, “Colpevole” e “Lontano”, hanno pubblicato il loro primo album. Ha già fatto il giro del mondo ed è entrato nelle play-list dei più rinomati lounge club grazie all’istintivo connubio tra la bossa-nova, il jazz e le radici melodiche proprie della cultura musicale italiana. Il risultato è un originale esempio di fresca bos-sa-nova e pop-jazzy con testi in italiano. Non mancano musicisti

internazionali. È il caso di Areia, gruppo molto giovane fondato nel 2004 dal tastierista-trombo-nista-produttore Denis Begano-vich, dal batterista David Morgan e dal percussionista Goran Mo-skowsky. Questi ragazzi, pro-venienti da Portorose, piccolo paese della Slovenia, propon-gono una musica influenzata da grooves braziliani mescolati con funk puro, colorato di sensazioni house e il tutto ricoperto da una amabile energia lounge. Se questa è l’epoca delle comu-nicazioni mediatiche, viene con-fermata infatti l’idea originaria di Lorusso e Lomolino: la musica passa per il web. Oltre a un sito particolarmente ricco di note e interattività, un progetto che vedrà la luce a breve potrebbe consentire un ulteriore e accat-tivante sviluppo artistico nella nostra città. “Abbiamo l’inten-zione – conclude Lorusso – di far nascere una piattaforma tele-matica, una sorta di palco virtua-le, dove le band possano propor-re la loro musica, esporsi. Siamo un’ etichetta indie per scelta, ci piacerebbe che anche le band e gli artisti possano evitare di scon-trarsi con la burocrazia e con le diffidenze delle solite case disco-grafiche, sentirsi più liberi nel far girare i propri lavori. Attualmen-te abbiamo già più di duecento iscritti al progetto”. Da molti anni Andria è una città indie grazie alla musica. Senza saperlo.

Marco Milano

Scenario Music, la scommessa discografica andriese

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Il Domani Andriese / Febbraio 2010 · numero 04

classici napoletani.Dopo questa fase, l’orchestra co-minciò ad avere sempre meno occasioni per esibirsi fino alla sua ultima esibizione che risale al 2003. Questa orchestra rappresentava un pregio per la nostra città con-siderando la mancanza di una tradizione musicale ad Andria e l’assenza di un Conservato-rio. Di tutto questo ora resta solo il ricordo di chi quella musica l’ha ascoltata, applaudita e di chi ancora la rimpiange.

Stefania Molfetta

Farinelli: la voce bianca andriese che conquistò le corti in tutta l’Europa

In questo numero che omaggia la musica fatta da andriesi non può mancare un pezzo di

storia di questa città: l’Orchestra città di Andria. Il progetto dell’or-chestra nacque dall’idea di Ric-cardo di Matteo, Piero Erminio, Giovanni Tesse e altri musicisti appartenenti ad un gruppo degli anni ‘60 che faceva da spalla ai Pooh.Quarantacinque elementi com-ponevano questa straordinaria orchestra suddivisi in sezione archi (violoncello, violino) sezione ottoni (trombe, trombo-ni, corni e sassofoni), sezione legni (oboe, clarinetto), sezione ritmica (basso, batteria, piano e tastiere) coro e voce solista.L’amministrazione comunale ha supportato l’orchestra della città che ha fatto il suo primo debutto nel lontano 29 dicembre 1994.

L’anteprima organizzata al Teatro Astra in occasione del Natale biancoazzurro vedeva il coinvol-gimento a scopo benefico della storica squadra di calcio Fidelis Andria.Il repertorio comprende pezzi di Gloria Gaynor, Frank Sinatra, Dionne Warwich e standard na-talizi americani. L’orchestra ha calcato molti palchi all’interno dei cartelloni estivi delle città vicine come Trani, Bisceglie ma anche fuori il distretto di Bari come Delicato e altre ancora.Finalmente nel 1995 arriva la con-sacrazione del primo cd “ Music Box” finanziato dal Comune di Andria e dalla Banca Popola-re Andriese. Questo cd segnava un traguardo ambito ed inspera-to e omaggiava il sacrificio e la tenacia di tutti i componenti che si proponevano di dare a questa

città sempre più visibilità e lustro.Registrato alla sala d’incisione “Crescendo” di Bari, conteneva pezzi di repertorio vocali e pezzi orchestrali in particolare colonne sonore come Tema d’amore tratta dal film “Nuovo cinema Paradi-so”, Moon river dal film Colazio-ne da Tiffany e anche Anonimo Veneziano.Il cammino è in ascesa per l’or-chestra infatti partecipa anche alla maratona di Telethon su Rai Uno che ormai oltre 20 anni so-stiene la ricerca su malattie ge-netiche.Dopo l’incisione del primo disco c’è una svolta all’interno dell’or-chestra sempre alla ricerca di professionalità qualificate. Sarà ingaggiato infatti il direttore ar-rangiatore Vito Andrea Marra di Bari che sostituirà il precedente maestro Riccardo Di Matteo.

Il nuovo direttore inserisce un or-ganico più professionale, com-posto da musicisti stabili dell’or-chestra sinfonica della Provincia di Bari, che in quel periodo lavo-ravano solo pochi mesi all’anno. Grazie a questo organico orche-strale altamente tecnico all’in-terno delle prime due edizio-ni del Festival Castel dei Mondi, viene istituito dal Comune di Andria il concorso per arrangia-tori con illustri giurati: l’eccellen-za del Siena Jazz, maestro Gra-ziani e Beppe Vessicchio, nella prima edizione e Marco Renzi di-rettore del conservatorio di Bari Niccolò Piccinni insieme al noto critico musicale Ugo Sbisà, nella seconda. L’orchestra fa il salto di qualità e viene invitata a partecipare al ge-mellaggio di Fontanellato città in provincia di Parma che ha orga-

Nel lontano 1705, preci-samente il 24 gennaio, nacque ad Andria Carlo

Maria Michele Angelo Brosco, un nome poco familiare che però lo diventa subito se lo stesso viene ricordato con il suo celebre pseudonimo, il Farinelli. Fin da bambino Carlo fu educato alla musica, visto che suo padre Sal-vatore, aveva studiato al Con-servatorio dei Poveri di Gesù Cristo a Napoli, per poi tornare ad Andria dove divenne maestro di cappella dei Carafa. Questo intimo legame con la nobile fami-glia, fece sì che lo stesso Carlo, il 26 gennaio 1705, nel giorno del suo battesimo, avesse un padrino d’eccezione, Fabrizio V Carafa, XI duca di Andria, che però non potendo essere presente perso-nalmente alla funzione liturgica, nominò come suo delegato Lucio Pincerna. Ma la sua iniziazione alla musica, non si limitò all’educazione paterna. A soli 10 anni, Carlo aveva già subito quello che allora veniva definito bonariamente “un sacrificio in nome dell’arte”, l’orchiotomia, ovvero la castra-zione. In nome del notevole suc-

cesso economico che avrebbe avuto un cantante evirato, questa pratica atroce veniva effettua-ta con molta disinvoltura senza tener conto delle gravi conse-guenze ad essa connesse: dagli squilibri ormonali a gravi forme di depressione. Si trattava di una menomazione fisica clandesti-na ma comunque molto diffusa nel Settecento perché impediva il cambiamento della bella voce di un bambino che così riusciva a conservarla nel tempo e poteva quindi essere avviato alla pro-fessione di cantore evirato. Era una figura molto ricercata in quel tempo visto che la stessa Chiesa, impedendo alle donne di cantare durante le funzioni liturgiche e in teatro, tacitamente incentiva-va. Fu così che Carlo fu destinato a diventare, suo malgrado, la più celebre voce dell’Europa.Nel 1717, subito dopo la prema-tura morte di suo padre, Carlo e la sua famiglia si trasferirono de-finitivamente a Napoli, dove lui e i suoi fratelli, Riccardo e Dorotea, mutarono il loro cognome in Broschi, in onore del padre. Qui Carlo frequentò la scuola di canto del più famoso maestro

Quando l’Orchestra di Andria suonò

nizzato con Chernobyl a scopo benefico, riscuotendo un succes-so clamoroso tra il pubblico par-mense.Dopo queste esperienze le vo-calist dell’orchestra, Luciana Ne-groponte che per anni aveva ri-coperto il ruolo di voce solista e Patrizia Lomuscio assieme al direttore Vito Andrea Marra vengono invitati dall’orchestra sinfonica di Bari per una pro-duzione dedicata a Domenico Modugno. Nel 1997 il Comune di Andria fi-nanzia il secondo cd musicale” Standard #” con revival di Steve Wonder, Billie Joe Armstrong e orchestrazioni per soli archi di

privato dell’epoca, Nicola Porpora. Nel 1720, a soli quindi-ci anni, Carlo debuttò in casa del principe Caracciolo della Torella, con l’opera Angelica e Medoro, musica di Porpora e testo di Me-tastasio, colui che diventò il più celebre autore di libretti d’opera del 1700 nonchè suo grande amico. Fu la sua giovane età che lo portò ad essere soprannominato “il ragazzo” e solo in seguito il “Fa-rinello” poi mutato in Farinel-li, forse in onore dei magistrati Farina, suoi mecenati. Fin dagli esordi si preannun-ciava una scalata verso un suc-cesso inarrestabile, apprezza-to e stimato ovunque, si esibì nei più importanti teatri italia-ni e subito dopo, la sua maestria vocale varcò i confini alla conqui-sta dell’Europa. Ancora in Italia, a Bologna conobbe il conte Sicinio Pepoli, un aristocratico solito ad organizzare stagioni musicali e teatrali, e fu così che nel 1732 ne ebbe la cittadinanza. Nello stesso anno si recò a Vienna per esibir-si davanti all’imperatore Carlo VI d’Asburgo e alla sua corte. Due anni dopo, dietro invito del conte

di Essex, si trasferì a Londra dove entrò a far parte di una compa-gnia organizzata dal principe di Galles. Nel 1737 la voce del Fa-rinelli fu usata anche a fini tera-peutici: la regina di Spagna, Eli-sabetta Farnese, invitò a corte il nostro concittadino, affinché con la sua voce alleviasse la depres-sione di cui soffriva suo marito, il re Filippo V di Borbone. Il re rimase incantato da quella voce tanto che Farinelli per ben nove anni, abbandonando i palcosce-nici d’Europa, continuò ad esibir-si tutte le sere solo per lui, dive-nendo addirittura confidente e consigliere dello stesso. Alla morte del re, il Farinel-li decise di continuare a cantare per il figlio e successore Ferdi-nando VI, grande intenditore di musica, che nel 1750 lo onorò del titolo di Cavaliere di Cala-trava, riservato solo ai nobili. Fu in questa occasione che si fece ritrarre dal grande pittore mol-fettese Corrado Giaquinto, suo amico. Un’opera che evidenzia l’eleganza e la leggiadria del nostro concittadino. Ma dopo aver toccato l’apice del successo, iniziò un periodo di decadenza

del suo nome. Forse per proble-mi politici fu obbligato a lascia-re la Spagna e costretto a tornare in Italia, iniziò così un periodo triste della sua vita in cui venne sopraffatto dalla depressione per via della castrazione subìta da bambino e dei gravi lutti. Il Fari-nelli morì all’età di settantaset-

te anni quasi dimenticato da tutti il 16 settembre 1782 a Bologna, portando con sé quella purissima voce quasi irreale che nel Sette-cento riuscì a conquistare le più rinomate corti d’Europa.

Giusy Matera

Nella città di Andria sono molte le manifestazioni che hanno la musica come protagonista. Tra queste, una di quelle che nutre maggiore longevità è il festival Suoni dal Mediterraneo, rasse-gna dedicata alla musica etnica. È giunta all’undicesima edizio-ne, un successo sempre cre-scente, grazie anche alla qualità degli artisti che riesce a coin-volgere.Per i gruppi emergenti,non solo andriesi, il Festival di Musica Giovane è l’appuntamento estivo per eccellenza: le band si mettono in gara con i loro bra-niinediti.

EVENTI IN MUSICA