Dom Prosper Guéranger

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4 DOM PROSPERO GUÉRANGER di Fabio Marino Il 21 dicembre 2005, il vescovo di Le Mans, mons. Jacques Faivre, ha aperto il processo dio- cesano di beatificazione del servo di Dio dom Prosper Guéranger, un evento che salutiamo con gioia unita alla speranza di poterlo presto venerare sugli altari. Dom Prosper-Louis-Pascal Guéranger, abate di Solesmes (1805-1875), grande figura di monaco del secolo XIX, fu il restauratore dell’ordine benedettino in Francia, riaprì l’antico priorato di Solesmes e lo rese il centro propulsore della rinascita del canto gregoriano. Uno dei suoi meriti più alti è di aver fatto ritornare la messa romana in tutte le diocesi francesi, ove nei secoli XVII e XVIII erano invalsi riti particolari, inficiati da influssi gallicani e gian- senisti. Grande liturgista, fu scrittore fecondo sulle questioni religiose più dibattute dell’e- poca: si occupò di dottrina e storia ecclesiastica e fu acceso polemista in difesa del Papato romano. In campo liturgico lasciò due grandi opere: l’Anno liturgico (L’Année liturgique, 9 volumi, Le Mans, 1841-1866: a parte le prime 168 pagine del decimo volume, dovute alla penna del Guéranger, l’opera è stata terminata in 15 volumi dal suo discepolo dom L. Fromage), che ebbe grande diffusione tra i fedeli come guida ai tempi e alle feste liturgiche, e fu tradotto nelle principali lingue moderne, e le Istituzioni liturgiche (Les Institutions liturgiques, 3 volumi, Paris, 1840-1842, 1851, II ed. 1878). Da ribadire l’importanza estrema della sua opera, in quest’epoca di crisi della liturgia, anche e soprattutto come guida ispiratrice di coloro che difendono e promuovono il rito romano tradizionale, come l’associazione Una Voce. Pensiamo alla diffusione che ebbe negli anni settanta negli ambienti tradizionalisti di vari paesi il capitolo XVI delle Istituzioni, sui principi dell’eresia antiliturgica 1 . Pensiamo al contributo di Wolfgang Waldstein sul pensie- ro liturgico del Guéranger in relazione con i problemi della riforma seguita al Concilio Vaticano II 2 . Dopo l’annuncio della causa di beatificazione pare esservi un risveglio di inte- resse per il grande Monaco, forse anche al di fuori di quegli ambienti. Il testo originale delle Istituzioni, dell’Anno liturgico e di altre opere si può trovare in Internet nel sito www .abbaye-saint-benoit.ch/gueranger ; l’Anno liturgico in traduzione italiana (in via di completamento) nel sito del Coordinamento di Una Voce delle Venezie, www .unavoce-ve.it . L’occasione ci pare rendere opportuno riportare, in questo Bollettino, l’Introduzione gene- rale all’Anno liturgico nell’ultima edizione italiana (Edizioni Paoline, 1959), purtroppo non più ristampata. La pagina dà senza dubbio la misura della grandezza dell’Autore, in essa risplende l’esplicazione dello spirito più autentico della liturgia della Chiesa cattolica. E davanti a questo, appaiono ancor più paradossali l’ abbassamento e la volgarizzazione, perseguiti e realizzati nel corso del XX secolo, da un “movimento liturgico” che si ispirava al nome del Guéranger. Fabio Marino 1 F. Marino, Prefazione a Guéranger, L’eresia antiliturgica e la riforma protestante del XVI secolo considerata nei suoi rapporti con la liturgia, traduzione italiana, in “Civitas Christiana”, Verona n° 7-9, 1997, pp. 13-23. 2 W. Waldstein, Il movimento liturgico di dom Guéranger alla vigilia del Concilio Vaticano II, trad. italiana in “notizie” n°217, 1997, pp. 1-4; n° 118, 1997, pp. 2-6; n° 219, 1997, pp. 3-7.

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DOM PROSPERO GUÉRANGERdi Fabio Marino

Il 21 dicembre 2005, il vescovo di Le Mans, mons. Jacques Faivre, ha aperto il processo dio-cesano di beatificazione del servo di Dio dom Prosper Guéranger, un evento che salutiamocon gioia unita alla speranza di poterlo presto venerare sugli altari.Dom Prosper-Louis-Pascal Guéranger, abate di Solesmes (1805-1875), grande figura dimonaco del secolo XIX, fu il restauratore dell’ordine benedettino in Francia, riaprì l’anticopriorato di Solesmes e lo rese il centro propulsore della rinascita del canto gregoriano. Unodei suoi meriti più alti è di aver fatto ritornare la messa romana in tutte le diocesi francesi,ove nei secoli XVII e XVIII erano invalsi riti particolari, inficiati da influssi gallicani e gian-senisti. Grande liturgista, fu scrittore fecondo sulle questioni religiose più dibattute dell’e-poca: si occupò di dottrina e storia ecclesiastica e fu acceso polemista in difesa del Papatoromano. In campo liturgico lasciò due grandi opere: l’Anno liturgico (L’Année liturgique,9 volumi, Le Mans, 1841-1866: a parte le prime 168 pagine del decimo volume, dovute allapenna del Guéranger, l’opera è stata terminata in 15 volumi dal suo discepolo dom L.Fromage), che ebbe grande diffusione tra i fedeli come guida ai tempi e alle feste liturgiche,e fu tradotto nelle principali lingue moderne, e le Istituzioni liturgiche (Les Institutionsliturgiques, 3 volumi, Paris, 1840-1842, 1851, II ed. 1878).Da ribadire l’importanza estrema della sua opera, in quest’epoca di crisi della liturgia,anche e soprattutto come guida ispiratrice di coloro che difendono e promuovono il ritoromano tradizionale, come l’associazione Una Voce. Pensiamo alla diffusione che ebbe neglianni settanta negli ambienti tradizionalisti di vari paesi il capitolo XVI delle Istituzioni, suiprincipi dell’eresia antiliturgica1. Pensiamo al contributo di Wolfgang Waldstein sul pensie-ro liturgico del Guéranger in relazione con i problemi della riforma seguita al ConcilioVaticano II2 . Dopo l’annuncio della causa di beatificazione pare esservi un risveglio di inte-resse per il grande Monaco, forse anche al di fuori di quegli ambienti. Il testo originale delleIstituzioni, dell’Anno liturgico e di altre opere si può trovare in Internet nel sitowww.abbaye-saint-benoit.ch/gueranger; l’Anno liturgico in traduzione italiana (in via dicompletamento) nel sito del Coordinamento di Una Voce delle Venezie, www.unavoce-ve.it.L’occasione ci pare rendere opportuno riportare, in questo Bollettino, l’Introduzione gene-rale all’Anno liturgico nell’ultima edizione italiana (Edizioni Paoline, 1959), purtroppo nonpiù ristampata. La pagina dà senza dubbio la misura della grandezza dell’Autore, in essarisplende l’esplicazione dello spirito più autentico della liturgia della Chiesa cattolica.E davanti a questo, appaiono ancor più paradossali l’ abbassamento e la volgarizzazione,perseguiti e realizzati nel corso del XX secolo, da un “movimento liturgico” che si ispiravaal nome del Guéranger.

Fabio Marino1 F. Marino, Prefazione a Guéranger, L’eresia antiliturgica e la riforma protestante del XVI secolo considerata nei suoi rapporti con la liturgia,traduzione italiana, in “Civitas Christiana”, Verona n° 7-9, 1997, pp. 13-23.2 W. Waldstein, Il movimento liturgico di dom Guéranger alla vigilia del Concilio Vaticano II, trad. italiana in “notizie” n° 217, 1997, pp. 1-4; n°118, 1997, pp. 2-6; n° 219, 1997, pp. 3-7.

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INTRODUZIONE ALL’ANNO LITURGICOdi Prosper Guéranger1, osb

Il primo dei beniLa preghiera è per l’uomo il primo dei beni.Essa è la sua luce, il suo nutrimento, la suavita stessa, poiché lo mette in rapporto conDio, che è luce (Gv 8,12), nutrimento (ivi,6,35) e vita (ivi, 14,6). Ma noi da soli non sap-piamo pregare come si deve (Rm 8,26); è neces-sario quindi che ci rivolgiamo a Gesù Cristo,e gli diciamo come già gli Apostoli: Signore,insegnaci a pregare (Lc 9,1). Egli solo puòsciogliere la lingua dei muti, rendere elo-quente la bocca dei fanciulli; e opera questoprodigio inviando il suo Spirito di grazia e dipreghiera (Zc 12,10), che si compiace di aiutarela nostra debolezza, supplicando in noi con gemi-ti inenarrabili (Rm 8,26).Lo Spirito Santo, spirito di DioOra, su questa terra, è nella Chiesa che risie-de questo Divino Spirito. È disceso su di leicome un vento impetuoso, mentre apparivasotto l’emblema espressivo di lingue infuo-cate. Da allora egli ha la sua dimora in que-sta Sposa felice: è il principio dei suoi movi-menti; le impone le sue richieste, i suoi voti,i suoi cantici di lode, il suo entusiasmo e isuoi sospiri. Da ciò deriva che, ormai dadiciotto secoli, essa non tace né di giorno nédi notte; e la sua voce sempre melodiosa,giunge fino al cuore dello Sposo.Talora, sotto l’impressione di quello spiritoche animò il divino salmista e i Profeti, essaattinge nei Libri dell’antico Popolo il temadei suoi canti; talora, figlia e sorella dei santiApostoli, intona i cantici che si trovano neiLibri del Nuovo Testamento; talora infine,

ricordandosi che ha ricevuto anche la trom-ba e l’arpa, dà libertà allo Spirito che laanima, e canta a sua volta un cantico nuovo(Sal 143). Da questa triplice fonte emana l’e-lemento divino che si chiama Liturgia.La preghiera della ChiesaLa preghiera della Chiesa è dunque la piùgradita all’orecchio e al cuore di Dio, e per-ciò la più potente. Beato dunque colui cheprega con la Chiesa, che unisce i propri votiparticolari a quelli di questa Sposa, dilettadallo Sposo e sempre esaudita! Per questonostro Signore Gesù Cristo ci ha insegnato adire Padre nostro, e non Padre mio; dacci, per-donaci, liberaci, e non dammi, perdonami, libe-rami. Così, per più di mille anni, vediamoche la Chiesa, la quale prega nei suoi templisette volte al giorno e continua a pregaredurante la notte, non pregava da sola. Ipopoli le facevano compagnia, e si nutriva-no con la delizia della manna nascosta sottole parole e i misteri della divina Liturgia.Iniziati in tal modo al Cielo divino deimisteri dell’Anno Cristiano, i fedeli, attentialla voce dello Spirito conoscevano i segretidella vita eterna; e senz’altra preparazione,spesso un uomo veniva scelto dai Ponteficiper diventare sacerdote o Pontefice egli stes-so, per effondere sul popolo cristiano i teso-ri di dottrina e d’amore che aveva attinti allaloro sorgente.Poiché se la preghiera fatta in unione con laChiesa è la luce dell’intelligenza, è anche,per il cuore, il fuoco della divina carità.L’anima cristiana non si tira in disparte per

1 Prosper Guéranger, L’anno liturgico, I, Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, pp. 8-20.

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conversare con Dio e lodare le sue meravi-glie e le sue misericordie, poiché sa bene chela società della Sposa di Cristo non la ruba ase stessa. Non fa essa medesima parte diquesta Chiesa che è la Sposa, e Gesù Cristonon ha detto: Padre mio, fa’ che siamo uno comeio e te siamo uno? (Gv 17,11). E quando parec-chi sono radunati nel suo nome, il Salvatorestesso non ci assicura che egli è in mezzo aloro? (Mt 18,20). L’anima potrà dunque con-versare a suo agio con Dio che testimonia diessere così vicino ad essa; potrà salmodiare,come Davide, al cospetto degli Angeli, la cuipreghiera eterna si unisce nel tempo allapreghiera della Chiesa.StoriaMa troppi secoli sono già trascorsi da quan-do i popoli, preoccupati di interessi terreni,hanno abbandonato le sante Veglie delSignore e le Ore mistiche del giorno.Quando il razionalismo del secolo XVIvenne a decimarli a profitto dell’errore, essiavevano già da tempo ridotto alle soleDomeniche e alle Feste i giorni in cui avreb-bero continuato ad unirsi esteriormente allapreghiera della santa Chiesa. Per il resto del-l’anno, le pompe della Liturgia si compiva-no senza il concorso dei popoli che, di gene-razione in generazione, dimenticavano sem-pre più ciò che era stato il sostanzioso nutri-mento dei loro padri. La preghiera indivi-duale si sostituiva alla preghiera sociale: ilcanto, che è l’espressione naturale dei desi-deri e dei pianti stessi della Sposa, era riser-vato ai giorni solenni. Fu una prima e lacri-mevole rivoluzione nei costumi cristiani.Ma, per lo meno, il suolo della Cristianitàera ancora coperto di chiese e di monasteriche risuonavano, il giorno e la notte, degliaccenti della preghiera santa dei tempi anti-chi. Tutte quelle mani levate verso il cielo ne

facevano discendere la rugiada, dissipavanole tempeste, assicuravano la vittoria. Queiservi e quelle serve del Signore, che sirispondevano così l’uno all’altro nella lodeeterna, erano eletti solennemente dallesocietà ancora cattoliche di allora, per ren-dere integralmente il tributo di omaggio e diriconoscenza dovuto a Dio, alla gloriosaVergine Maria e ai santi. Quei voti e quellepreghiere costituivano il bene comune; cia-scun fedele amava ancora di unirvisi; e sequalche dolore, qualche speranza lo condu-ceva talvolta al tempio di Dio, amava sentir-vi, a qualunque ora, quella voce instancabi-le che saliva senza posa verso il cielo per lasalvezza della Cristianità. Anzi, il Cristianofervente vi si univa tralasciando i suoi ufficie i suoi affari; e tutti possedevano ancoral’intelligenza generale dei misteri dellaLiturgia.Conseguenze della RiformaVenne poi la Riforma, e batté innanzituttosull’organo della vita nelle società cristiane:fece cessare il sacrificio di lode. Distaccò laCristianità dalle rovine delle nostre chiese. ISacerdoti, i Monaci, le Vergini furono scac-ciati o massacrati, e i templi che sopravvis-sero furono condannati a restare muti in unaparte dell’Europa. Nell’altra, ma soprattuttoin Francia, la voce della preghiera si affie-volì; molti infatti dei santuari devastati nonsi risollevarono più dalle loro rovine. Così sivide la fede diminuire, il razionalismo pren-dere sviluppi minacciosi, e infine, ai nostrigiorni, la società umana scuotersi dalle fon-damenta.Poiché le distruzioni violente che aveva pro-dotte il calvinismo non furono le ultime. LaFrancia e altri paesi cattolici furono portati aquello spirito d’orgoglio che è nemico dellapreghiera, poiché, esso dice, la preghiera non

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è l’azione; come se ogni opera buona dell’uo-mo non fosse un dono di Dio, un dono chesuppone la richiesta che se ne è fatta e il rin-graziamento che se ne rende. Si trovaronodunque degli uomini che dissero: Facciamocessare le feste di Dio sulla faccia della terra (Sal73,8); e allora scese su di noi quella calamitàuniversale, che il pio Mardocheo supplicavail Signore di risparmiare al suo popolo,quando diceva: Non chiudere, o Signore, lebocche di coloro che cantano le tue lodi (Est13,17).RestaurazioneMa, per misericordia di Dio, non siamo staticompletamente annientati (Lam 3,22); i restid’Israele sono stati risparmiati, ed ecco cheil numero dei credenti è cresciuto nelSignore (At 5,14). Che è dunque avvenutonel cuore del Signore Dio nostro per pro-durre questo ritorno misericordioso? È chela preghiera ha ripreso il suo corso.Numerosi cori di vergini consacrate, aiquali si unisce, benché in numero ancoramolto inferiore, il canto più robusto dei figlidel chiostro, si fanno sentire sulla nostra terra,come la voce della tortora (Ct 2,12). Questavoce si fa ogni giorno più forte: che ilSignore si degni di gradirla, e faccia risplen-dere finalmente il suo arcobaleno sullenuvole! Possano presto gli echi delle nostrecattedrali ridestarsi agli accenti di quellasolenne preghiera che essi hanno ripetutaper così lungo tempo! Possano la fede e lamunificenza dei fedeli far rivivere i prodigidi quei secoli passati, che furono così gran-di perché le istituzioni pubbliche stesse ren-devano allora omaggio all’onnipotenzadella preghiera.Alla scuola della ChiesaMa questa preghiera liturgica diventerebbe

presto impotente se i fedeli la lasciasserorisonare senza unirvisi con il cuore, quandonon possono prendervi parte esteriormente.Essa non vale per la salvezza delle genti senon in quanto è compresa. Aprite dunque ivostri cuori, figli della Chiesa cattolica, evenite a pregare con la preghiera dellavostra madre. venite con la vostra adesionea completare quest’armonia che delizia l’o-recchio di Dio. Che lo spirito di preghiera sirianimi alla sua sorgente naturale. Lasciateche vi ricordiamo questa esortazionedell’Apostolo ai primi fedeli: La pace diCristo trionfi nei vostri cuori; la parola di Cristoabiti in voi nella sua pienezza con ogni sapienza.Istruitevi ed esortatevi tra di voi con salmi, innie cantici spirituali, dolcemente a Dio cantandonei vostri cuori (Col 3,15-16).Già da tempo, per rimediare a un malesse-re vagamente sentito, si è cercato lo spiri-to di preghiera e la preghiera stessa incerti metodi e in certi libri che racchiudo-no, è vero, pensieri lodevoli e anche pii,ma sempre pensieri umani. Questo nutri-mento è vuoto; perché non inizia alla pre-ghiera della Chiesa: isola, invece di unire.Tali sono certe raccolte di formule e diconsiderazioni, pubblicate sotto diversititoli da due secoli a questa parte, e nellequali ci è proposti di edificare i fedeli e disuggerire ad essi, sia per l’assistenza allasanta Messa, sia per la frequenza deiSacramenti, sia per la celebrazione delleFeste della Chiesa, certi affetti più o menobanali, e sempre attinti nell’ordine di ideee di sentimenti più familiari all’autore dellibro. Di qui ancora il colore così diversodi queste sorte di libri che servono, è vero,in mancanza d’altro, alle persone già pie,ma restano senza effetto quando si trattadi ispirare il gusto e lo spirito di preghieraa quelli che ancora non lo possiedono.

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Un pericoloSi dirà forse che, riducendo tutti i libri praticidella pietà cristiana al semplice commentodella Liturgia, si corre il rischio di indeboliree perfino di annientare, con forme troppopositive, lo spirito di Preghiera e diContemplazione che è un dono tanto prezio-so dello Spirito Santo alla Chiesa di Dio. Aquesto risponderemo innanzitutto che, pro-clamando l’incontestabile superiorità dellapreghiera liturgica sulla preghiera individua-le, non arriviamo fino a dire che si debbanoabolire i metodi individuali: vogliamo solocollocarli nel loro giusto posto. Diremo quin-di che se, nella divina salmodia, si contanoparecchi gradi, di modo che gli inferiori pog-giano ancora sulla terra e sono accessibili alleanime che si trovano nelle angustie della Vitapurgativa; a misura che si eleva su questamistica scala, l’anima si sente illuminata da unraggio celeste, e, giunta alla vetta trova l’unio-ne e il riposo nel bene supremo. Infatti, queisanti dottori dei primi secoli, quei diviniPatriarchi della solitudine, dove attingevanola luce e il calore che albergavano in essi, eche hanno lasciato così vivamente impressinei loro scritti e nelle loro opere se non inquelle lunghe ore della Salmodia, durante lequali la verità semplice e multiforme passavasenza posa dinanzi agli occhi della loroanima, riempiendola, a torrenti, di luce e d’a-more? Chi ha dato al serafico Bernardo quel-l’unzione meravigliosa che scorre come unfiume di miele in tutti i suoi scritti; all’autoredella Imitazione quella soavità, quella mannanascosta che, dopo tanti secoli, non si cor-rompe mai; a Luigi di Blois quella dolcezza equella tenerezza indescrivibili che commuo-vono qualunque uomo voglia prestargli ilcuore, se non l’uso abituale della Liturgia inmezzo alla quale la loro vita scorreva in uninsieme di canti e di sospiri?

Perciò l’anima, sposa di Cristo, che sente ildesiderio dell’Orazione, non tema di inari-dirsi sulla sponda di quelle meraviglioseacque della Liturgia, che talvolta mormora-no come un ruscello, talvolta scorrono rumo-rose come un torrente, talvolta inondanocome il mare. Si accosti e beva quest’acqualimpida e pura che zampilla fino alla vita eter-na (Gv 4,14); perché quest’acqua emana dallefonti stesse del Salvatore (Is 12,3), e lo Spirito diDio la feconda delle sue virtù, affinché siadolce e nutriente al cervo assetato (Sal 41,2). Seè attratta dalle bellezze dellaContemplazione, non si spaventi tuttaviadello splendore e dell’armonia dei cantidella preghiera liturgica. Non è essa stessauno strumento d’armonia sotto il tocco divi-no di quello Spirito che la possiede? Certo,essa non deve intendere il celeste Colloquioin modo diverso dal salmista medesimo, chefu organo di ogni vera preghiera, accettatoda Dio e dalla Chiesa. Eccolo ricorrere allasua arpa quando vuole accendere nel pro-prio cuore la sacra fiamma, e dire: Il mio cuoreè pronto, o Dio, il mio cuore è pronto: canterò esalmeggerò nella mia gloria. Sorgi, o mia gloria,sorgi, o arpa, o cetra: voglio sorgere all’aurora.Voglio celebrarti tra i popoli, o Signore, inneggia-re a te fra le nazioni; perché è più grande dei cielila tua misericordia, e la tua fedeltà giunge finoalle nubi (Sal 107). Altre volte, trasportato aldi là del mondo sensibile, ed entrato nellepotenze del Signore (Sal 70), si abbandona aduna santa ebbrezza. Onde alleviare l’ardoreche lo consuma, esplode alloranell’Epitalamio sacro: Il mio cuore, egli dice,ha concepito un poema sublime; al re stesso iodedicherò il mio cantico; e narra la bellezzadello Sposo vincitore e le grazie della Sposa(Sal 44). Così, per l’uomo di contemplazione,la preghiera liturgica è talvolta il principio,talvolta il risultato delle visite del Signore.

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Il pane di tuttiMa essa è soprattutto divina in quanto èinsieme il latte dei bambini e il pane deiforti; simile al pane miracoloso del deserto,assume contemporaneamente tutti i gusti dicoloro che se ne nutrono. Quelli stessi chenon appartengono al numero dei figli diDio, ammirano talvolta in essa questa inco-municabile proprietà, e convengono che sol-tanto la Chiesa cattolica conosce i misteridella preghiera; ed è appunto perché non viè una preghiera liturgica propriamentedetta presso i protestanti, che essi difettanoancor più di scrittori ascetici. Senza dubbio,perché il divino sacramento dell’Eucaristia èil centro della Religione, e quindi la suaassenza è più che sufficiente per dar ragionedi quella mancanza assoluta di unzione checaratterizza tutti i prodotti della Riforma;ma la Liturgia è talmente legataall’Eucaristia di cui forma la gloriosa aureo-la, che le Ore Canoniche sono cessate, edovevano cessare infatti, dovunque venivaabolito il dogma della Presenza reale.La manifestazione di CristoGesù Cristo stesso è dunque il mezzo comepure l’oggetto della Liturgia, e appunto perquesto l’Anno Ecclesiastico che ci proponia-mo di svolgere in quest’opera non è altroche la manifestazione di Gesù Cristo, e deisuoi misteri, nella Chiesa e nell’anima fede-le. È questo il Ciclo divino in cui risplendo-no al loro posto tutte le opere di Dio: i Settegiorni della Creazione; la Pasqua e laPentecoste dell’antico popolo; l’ineffabileVisita del Verbo Incarnato, il suo Sacrificio,la sua Vittoria; la discesa del suo Spirito; ladivina Eucaristia; le glorie inenarrabili dellaMadre di Dio sempre Vergine; lo splendoredegli Angeli; i meriti e i trionfi dei santi: dimodo che si può dire che esso ha il suo

punto di partenza sotto la Legge deiPatriarchi, il suo progresso nella Legge scrit-ta e la sua consumazione sempre crescentesotto la Legge d’amore, fino a quando, final-mente completo, svanisce nell’eternità,come cadde di per se stessa la Legge scritta,nel giorno in cui l’invincibile forza delSangue dell’Agnello lacerò in due il velo delTempio.Come vorremmo poter raccontare degna-mente le sante meraviglie di questoCalendario mistico, di cui l’altro non è che lafigura e l’umile supporto! Quanto saremmolieti di far comprendere bene tutta la gloriache deriva all’augusta Trinità, al Salvatore, aMaria, agli Spiriti beati e ai Santi, da questaattuale commemorazione di tante meravi-glie! Se la Chiesa rinnova ogni anno la suagiovinezza, come l’aquila (Sal 102), è perché,mediante il Ciclo liturgico, essa è visitata dalsuo mistico Sposo secondo i suoi bisogni.Ogni anno essa lo rivede bambino nellamangiatoia, lo rivede digiunare sulla mon-tagna, offrirsi sulla croce, risuscitare dalsepolcro, fondare la sua Chiesa e istituire iSacramenti, ascendere alla destra del Padre,mandare lo Spirito Santo agli uomini; e legrazie di questi divini misteri si rinnovanovolta a volta in essa, di modo che, fecondatosecondo l’occorrenza, il Giardino dellaChiesa manda allo Sposo, in ogni tempo,sotto il soffio dell’Aquilone e dell’Austro, il deli-zioso sentore dei suoi profumi (Ct 4,16). Ognianno, lo Spirito di Dio riprende possessodella sua diletta, e le assicura luce e amore;ogni anno, essa attinge un aumento di vitanei materni influssi che la Vergine benedettariversa su di lei, nei giorni delle sue gioie, deisuoi dolori, e delle sue glorie; infine, le splen-denti costellazioni che formano nel lororadioso insieme gli Spiriti dei nove cori e iSanti dei diversi ordini - Apostoli, Martiri,

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Confessori e Vergini - versano su di essaogni anno potenti soccorsi e inesprimibiliconsolazioni.Ora, ciò che l’Anno Liturgico opera nellaChiesa in generale, lo ripete nell’anima di cia-scun fedele attento a raccogliere il dono diDio. Quella successione delle stagioni misti-che assicura al Cristiano i mezzi di quella vitasoprannaturale senza la quale ogni altra vitanon è che una morte più o meno lenta; e visono delle anime talmente comprese di que-sto divino avvicendarsi che si svolge nel Ciclocattolico, che giungono a risentirne fisicamen-te le evoluzioni, come se la vita soprannatura-le assorbisse l’altra, e il Calendario dellaChiesa quello degli astronomi.Possano dunque i lettori cattolici di quest’o-pera guardarsi da quella tiepidezza dellafede, da quel sonno dell’amore che hannofatto quasi scomparire il Cielo che fu già untempo, e che deve sempre essere la gioia deipopoli, la luce dei dotti, il libro degli umili!Fine dell’operaDa quanto si è detto, il lettore concluderà,vogliamo sperare, che la nostra intenzionenon è di mettere in atto le risorse dellanostra mente tanto per costruire un sistema,e fare dell’eloquenza, della filosofia, o qua-lunque altra bella cosa a proposito deimisteri dell’Anno Ecclesiastico. Noi nonabbiamo che uno scopo, e chiediamo umil-mente a Dio di poterlo raggiungere: servireda interprete alla santa Chiesa, mettere ifedeli all’altezza di seguirla nella sua pre-ghiera in ogni stagione mistica, e anche diogni giorno e di ogni ora. Dio non voglia checi permettiamo mai di mettere i nostri effi-meri pensieri accanto a quelli che NostroSignore Gesù Cristo, che è la divinaSapienza, ispira mediante il suo Spirito acolei che è la sua Sposa diletta! Tutto il

nostro impegno sarà di cogliere l’intenzionedello Spirito Santo nelle diverse fasidell’Anno Liturgico, ispirandoci allo studiodei più antichi e più venerabili monumentidella preghiera pubblica, e anche ai senti-menti dei santi Padri e degli interpretiapprovati; di modo che, mediante tutti que-sti sussidi, possiamo offrire ai fedeli ilmidollo delle preghiere ecclesiastiche, eunire, se è possibile, l’utilità pratica a quellagradita varietà che solleva ed allieta.In quest’opera insisteremo sul culto deiSanti, perché è uno dei grandi bisogni dellapietà in tutti i tempi, ma soprattutto neltempo presente. La devozione alla personaadorabile del Salvatore ha ripreso, da noi,un nuovo vigore; il culto della santa Verginesi estende e si accresce. Rinasca anche lafiducia nei Santi, e scompariranno allora letracce di quella devozione in cui l’influssosordo del Giansenismo trascinava la pietà.Nondimeno, siccome bisogna sapersi limita-re, tratteremo raramente dei Santi che ilCalendario Romano non registra.Quanto al sistema che seguiremo in ciascu-no dei volumi di questo Anno Liturgico, èsubordinato al genere speciale delle materieche dovrà contenere. Riserveremo per lenostre Istruzioni tutto ciò che riguarda laparte puramente scientifica della Liturgia,limitandoci qui ai punti necessari per inizia-re i lettori alle intenzioni della santa Chiesain ciascuna delle stagioni mistiche dell’an-no. Le formule sacre saranno spiegate eadattate all’uso comune, mediante una glos-sa nella quale cercheremo di evitare gl’in-convenienti d’una fredda traduzione, comepura la pesantezza d’una parafrasi greve equasi vuota.Dato che, come abbiamo detto, il nostro fineè di offrire ai fedeli la parte più sostanziale epiù nutritiva della liturgia, siamo stati gui-

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dati nella scelta dei brani da questa stessaintenzione, lasciando da parte tutto ciò chenon andava direttamente allo scopo. Questaosservazione si riferisce principalmente aipassi tratti dai libri di Uffici della Chiesagreca. Non vi è nulla di più ricco e più pio diquesta Liturgia, quando la si conosce daqualche estratto; come non vi è nulla dimeno attraente, se la si vuol leggere nellesue fonti stesse. Vi abbondano in manierafastidiosa i luoghi comuni, e il sentimento visi esaurisce in ripetizioni senza fine. Noiabbiamo dunque preso soltanto il fiore, eabbiamo solo fatto una scelta, spigolando inquesta messe troppo esuberante. Ciò valeparticolarmente per i Nenei e l’Antologiadella Chiesa greca. I brani liturgici dellealtre Chiese dell’Oriente sono generalmenteredatti con più gusto e sobrietà.Divisione del cicloLa prima parte dell’Anno liturgico compren-derà la spiegazione del servizio divino,dall’Avvento alla Purificazione. La secondacondurrà la Liturgia dalla Purificazione allaSettimana Santa. La terza avrà per oggetto ilTempo Pasquale. La quarta tratterà innanzi-tutto le feste della Trinità, del Corpus Dominie del Sacro Cuore di Gesù; per il resto saràconsacrata al lungo periodo del Tempo dopola Pentecoste.Questo complesso, il cui piano è tracciatodalla santa Chiesa stessa, ci dà il drammapiù sublime che possa essere offerto all’am-mirazione umana. L’intervento di Dio per lasalvezza e la santificazione degli uomini, laconciliazione della giustizia con la miseri-cordia, le umiliazioni, i dolori e le gloriedell’Uomo-Dio, la venuta e le operazionidello Spirito Santo nell’umanità e nell’ani-ma fedele, la missione e l’azione dellaChiesa: tutto vi è espresso nella maniera più

viva e più affascinante; tutto arriva al suoposto mediante il legame sublime deglianniversari. Diciotto secoli orsono si compi-va un fatto divino; il suo anniversario siriproduce nella Liturgia, e viene a ringiova-nire ogni anno nel popolo cristiano il senti-mento di ciò che Dio ha operato da tantisecoli. Quale intelligenza umana avrebbepotuto concepire un tale pensiero! Quantosono deboli di fronte alle nostre realtà impe-riture quegli uomini temerari e leggeri checredono di prendere in difetto il cristianesi-mo, che osano giudicarlo come un rudereantico, e non sospettano nemmeno a qualpunto esso è vivo e immortale mediantel’Anno liturgico presso i cristiani! Che cosa èdunque la Liturgia, se non una incessanteaffermazione, una solenne adesione ai fattidivini che sono accaduti una volta, ma la cuirealtà è intangibile, perché ogni anno, daallora, se ne è vista rinnovata la memoria?Non abbiamo noi gli scritti apostolici, gliAtti dei Martiri, gli antichi decreti dei conci-li, gli scritti dei Padri, i nostri monumenti, lacui successione risale all’origine, e che cirendono la testimonianza più precisa sullatradizione delle nostre feste? Il Ciclo liturgi-co non vive nella sua pienezza e nel suo pro-gresso che in seno alla Chiesa Cattolica; tut-tavia le sette separate sia dallo scisma siadall’eresia, vi rendono anch’esse testimo-nianza con i residui che ne hanno conserva-ti, ed è su questi resti che esse continuano avivere.Attualità dei MisteriMa se la Liturgia ci commuove ogni annopresentandoci allo sguardo il rinnovarsialtamente drammatico di tutto ciò che si èoperato ai fini della salvezza dell’uomo edella sua riconciliazione con Dio, è meravi-glioso come la successione d’un anno all’al-

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tro non tolga nulla alla freschezza e allaforza delle emozioni, quando dobbiamoricominciare il corso del Ciclo, di cui abbia-mo tracciato le suddivisioni. L’Avvento èsempre impregnato del sapore d’un’attesadolce e misteriosa; il Natale ci attira semprecon le gioie incomparabili della nascita deldivino Bambino; entriamo con la stessaemozione sotto le ombre della Settuagesima;la Quaresima ci prostra davanti alla giusti-zia di Dio, e il nostro cuore è preso allora daun timore salutare e da una compunzioneche ci sembra di non aver provata l’annoprecedente. La Passione del Redentore,seguita giorno per giorno, ora per ora, nonci appare sempre come nuova? Gli splendo-ri della Risurrezione non arrecano ai nostricuori una letizia che essi sembrano averefin’allora ignorata? La trionfante Ascensionenon ci apre forse, su tutta l’economia delladivina incarnazione, delle visioni che anco-ra non avevamo? Quando lo Spirito Santodiscende nella Pentecoste, non sentiamoforse la sua presenza rinnovata, e le emozio-ni provate in un bel giorno l’anno preceden-te non ci sembrano in quel momento supe-rate? La festa del Corpus Domini, che tornaa sua volta così radiosa e affascinante, trovaforse i nostri cuori adusati al dono ineffabi-le che Gesù ci fece alla vigilia della suaPassione? Non entriamo piuttosto come inun nuovo possesso di questo inesauribilemistero? Ogni ritorno delle feste di Maria cirivela degli aspetti inattesi sulle sue gran-dezze; e i nostri santi preferiti, quando tor-nano a visitarci durante il Ciclo, ci sembranopiù belli che mai: li penetriamo meglio, sen-tiamo più vivo il legame che li unisce a noi.Potenza santificatrice dei MisteriQuesta potenza rinnovatrice dell’AnnoLiturgico sulla quale insistiamo concluden-

do, è un mistero dello Spirito Santo, chefeconda incessantemente l’opera che ha ispi-rato la santa Chiesa con il fine di santificareil tempo assegnato agli uomini per rendersidegni di Dio. Ammiriamo anche, in questasublime elargizione, il progresso che essaopera nell’intelligenza della verità dellafede e nello sviluppo della vita soprannatu-rale. Non vi è un solo punto della dottrinacristiana che non sia non dico enunciato nelcorso dell’Anno Liturgico, ma inculcato conl’autorità e l’unzione che la Santa Chiesa hasaputo mettere nel suo linguaggio e nei suoiriti così espressivi. La fede del fedele s’illu-mina così di anno in anno; si forma in lui ilsenso teologico; la preghiera lo conduce allascienza. I misteri rimangono misteri; ma illoro splendore diventa così vivo che lamente e il cuore ne sono rapiti, e arriviamoa farci un’idea delle gioie che ci arrecherà lavisione eterna di quelle divine bellezze che,attraverso il velo, hanno già per noi tantaattrattiva.E quale fonte di progresso per l’anima delcristiano, quando l’oggetto della fede gliappare sempre più luminoso, quando lasperanza della salvezza gli viene comeimposta dallo spettacolo di tante meraviglieche la bontà di Dio ha operate in favore del-l’uomo, quando l’amore si infiamma in luisotto il soffio dello Spirito divino, che ha sta-bilito la Liturgia come il centro delle sueoperazioni nelle anime! La formazione delCristo in noi (Gal 4,19) non è forse il risulta-to della comunione ai suoi diversi misterigaudiosi, dolorosi e gloriosi? Ora, questimisteri passano in noi, s’incorporano a noiogni anno, per effetto della grazia specialeche arreca la loro comunicazione nellaLiturgia, e l’uomo nuovo si stabilisce insen-sibilmente sulle rovine del vecchio. Se ènecessario che l’impressione del tipo divino

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in noi sia favorita da un riavvicinamentocon i membri della famiglia umana chemeglio l’hanno realizzato, non ci giungonoforse l’insegnamento pratico e l’incoraggia-mento dei nostri cari santi da cui il Ciclo ècome costellato? Contempliamoli, arriviamoa conoscere la via che conduce a Cristo,come Cristo ci offre in se stesso la Via checonduce al Padre. Ma la di sopra di tutti iSanti, Maria risplende più scintillante ditutti, offrendo in se stessa lo Specchio di giu-stizia, in cui si riflette tutta la santità possibi-le in una pura creatura.La poesia sacraInfine, l’Anno Liturgico, di cui abbiamo trac-ciato il piano, ci inizierà alla più sublimepoesia che l’uomo abbia potuto raggiungerequaggiù. Non soltanto otterremo con essol’intelligenza dei canti divini di Davide e deiProfeti, che costituiscono come il fondo dellalode liturgica; ma il Ciclo nel suo corso noncesserà di ispirare alla santa Chiesa i canticipiù belli, più profondi e più degni dell’argo-mento. Sentiremo volta a volta le diverserazze dell’umanità, unite in una sola dallafede, effondere la loro ammirazione e il loroamore in accenti nei quali l’armonia più per-fetta nei pensieri e nei sentimenti s’uniscealla varietà più spiccata nel genio e nell’e-spressione. Noi scartiamo, come è giusto,nella nostra raccolta certe composizionimoderne, troppo spesso prese a prestito dauna letteratura profana e che, non avendoricevuto la benedizione della santa Chiesa,non sono destinate a vivere a lungo; macogliamo in tutte le età i prodotti del genioliturgico: per la Chiesa latina, da Sedulio a

Prudenzio fino a Adamo da San Vittore e aisuoi emuli; per la chiesa orientale, dasant’Efrem fino agli ultimi innografi cattolicidella Chiesa bizantina. La poesia non saràmeno viva nelle preghiere che sono redattein semplice prosa cadenzata che in quelleche si presentano ornate d’un ritmo regolare.Nella Liturgia, come nelle Scritture ispirate,essa si trova dovunque, perché essa sola èall’altezza di ciò che deve essere espresso; ela raccolta dei monumenti della preghierapubblica, completandosi, diventa anche ilpiù ricco deposito della poesia cristiana, diquella che canta sulla terra i misteri del cieloe ci prepara ai cantici dell’eternità.Ci sia permesso, terminando questa intro-duzione generale, di ricordare al lettore che,in un lavoro di questo genere, l’opera delloscrittore è completamente sotto la dipen-denza dello Spirito divino che spira dovevuole (Gv 3,8), e non dell’uomo al qualetocca tutt’al più piantare e annaffiare (1Cor3,6). Osiamo dunque supplicare i figli dellasanta Chiesa che s’interessano al ritornodelle tradizioni antiche della preghiera, diaiutarci con la loro petizione presso Dio,affinché la nostra indegnità non costituiscaun ostacolo all’opera che intraprendiamo, eche sentiamo tanto al di sopra delle nostrepossibilità.Non ci rimane che dichiarare che sottomet-tiamo la nostra opera, tanto per la materiache per la forma, al supremo e infallibilegiudizio della santa Chiesa Romana, che è lasola a custodire, con i segreti dellaPreghiera, le parole della vita eterna.

Prosper Guéranger