Dodici | Esperienze non lineari del tempo. Brochure per download

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Lettura di brevi brani a tre voci. Tratti da: J. T. Fraser, Il tempo: una presenza sconosciuta (da Time. The Familiar Stranger, 1987) Feltrinelli, Milano 1991; Sigmund Freud, L’ interpretazione dei sogni, (da Die Traumdeutung, 1899) Boringhieri, Torino 1973; Georges I. Gurdjiev, I racconti di Belzebù a suo nipote: critica oggettivamente imparziale degli uomini (da Récits de Belzébuth à son petit-fils, 1976 ) Neri Pozza, Vicenza 1999; Ernst Jünger, Il libro dell'orologio a polvere, (da Das Sanduhrbuch, 1954), Adelphi Edizioni, Milano 1994; Thomas Mann, Doctor Faustus. La vita del compositore tedesco Adrian Leverkühn narrata da un amico, (da Doctor Faustus. Das Leben des deutschen Tonsetzers Adrian Leverkühn erzählt von einem Freunde, 1947) Mondadori, Cles (Tn) 2009; Chris Marker, Sans Soleil, 1983. Cinzia Delnevo vive e lavora tra Bologna e Venezia. Da alcuni anni molte sue opere esigono un diretto coinvolgimento dello spettatore o prendono forma attraverso atti performativi o azioni che la coinvolgono in prima persona. Si è recentemente specializzata in Progettazione e Produzione delle arti visive all’Università Iuav di Venezia. Tra i suoi lavori recenti ricordiamo: Still life (natura morta) un passaggio, installazione site specific all’interno di Oltre lo spec- chio a cura di Elisabetta Modena, Castello di Pico, Mirandola, Modena; Jamais Vu, installazione site specific all’interno di Here we are Il luogo è sempre specifico, a cura di Martina Angelotti, Padiglione Arte Contemporanea, Ferrara; In at- tesa di un’annunciazione, performance, Fondamenta San Felice, Venezia. L'artista ringrazia Francesca Adami, Marzia Bedotti, Roberta Bernasconi, Elisa Bianchi, Silvia Can- diani, Paola Casotti, Viviana Checchia, Nicola Dessì, Laura Di Nicolantonio, Andrea Esposito, Mariaelena Fantoni, Bruno Frati, Nicola Frati, Linda Fregni Nagler, Francesca Gatti, Salvatore Lauriola, Simona Materazzini, Matteo Mezzadri, Elisabetta Modena, D Nova, Nilde Paolella, Gilberto Pellizzola, Cesare Pietroiusti, Leonardo Punginelli, Veronica Romitelli, Marco Scotti, Federica Zabarri. Dodici / Nessuna nota libera, 2011 Frame da video Progetto per performance (Dodici movimenti per clepsamia e contrabbasso) e video (Dodici | Nessuna Ogni volta che le sue palpebre si aprono appare un universo, 2011 (dettaglio) Ogni volta che le sue palpebre si aprono appare un universo Installazione audio, 2011 Certo è che un “Duo per clessidra e contrabbasso” rappresenta un accadimento assolutamente insolito nella storia della musica. C’è, per certi aspetti, un precedente ma concerne il metronomo che è però un con- gegno ausiliare più intimamente legato alla sensibilità dei musicisti in quanto serve loro per battere il tempo. La clessidra, invece, il tempo lo misura nel suo fluire e finisce per essere un simbolo della caducità umana e quindi di morte. A rendere protagonista di un’opera musicale il metronomo fu il compositore ung- herese Gyorgy Ligeti nel suo “Poème Symphonique for 100 Metronomes” del 1962: ne mise insieme per l’appunto un tal numero per l’esecuzione. Ma Ligeti, per sua stessa ammissione, agli inizi degli anni sessanta era divenuto membro del movimento d’arte contemporanea Fluxus. In un “duo” tradizionalmente concepito è, di solito, il pianoforte ad assumere il ruolo di sostegno armonico lasciando allo strumento solista – ad arco o a fiato – quello di esprimere la melodia, pur senza precludersi lo spazio di cantarla a sua volta. Del tutto diverso è quel che avviene nella performance di Cinzia Delnevo, dove il contrabbassista stenta a ritagliarsi il suo spazio nei brevissimi intervalli in cui la clessidra viene di continuo capovolta. È una lotta spietata tra lo scor- rere della sabbia nella clessidra ed il suo inesorabile scandire del tempo che ne prefigura la fine e la strenua volontà del contrabbassista di non vedersi ridotto al silenzio. Il suo palese isterismo, non si sa come, è però contagioso perché riesce a coinvolgere quasi in sincronia la sua stessa partner. Sta di fatto che la clessidra è uno strumento che lo sguardo lo attira in modo che, alle volte, si potrebbe definire finanche morboso: quasi in purezza, per la sua magica capacità di incantare. E va pur detto che raggiungere la “purezza” dello sguardo non è difficile, è impossibile: è stato Walter Benjamin ad affermarlo. Apparentemente è silenziosa la clessidra ma può capitare che chi osserva, quasi ipnotizzato, lo scorrere della sabbia – o dell’acqua – che ne costituiscono il contenuto, tenda mentalmente, se non nell’incoscio, a carpirne addirittura il suono. Non c’è, infatti, cosa al mondo che, in movimento, non produca un suono: anche il vento. Fra i trucchi del “virtuoso”, in musica, vi è quello, preminente, di dissimulare le fatiche dell’esecuzione e ciò proprio allo scopo di sbalordire lo spettatore. Ma non è questo il caso del nostro contrabbassista che palesemente non riesce infatti a nascondere il nervosismo che, come si è detto, gli deriva dai tempi strettissimi che spietatamente gli vengono imposti da chi capovolge la cles- sidra. Viene spontaneo perciò schierarsi dalla sua parte, del contrabbassista ben s’intende, quasi immedesimandosi nelle sue difficoltà. Nel caso di uno strumento ad arco l’intensità del suono è legata alla forza con cui vengono sfregate, o pizzicate, le corde. Cosicché, in questa strana occasione, quasi ci aspettiamo – forse inconsapevolmente – che il suono diventi sempre più la- bile, fin quasi a scomparire. Quasi come se il contrabbassista, alla fine libera- tosi dall’incombente costrizione della implacabile clessidra, dovesse poi con- tinuare a suonare all’infinito il suo strumento ma senza che sia più possibile percepirne il suono così come stentiamo a percepire quello della clessidra. Un po’ come l’equivalente di certe frasi non dette che, a teatro, contribuiscono a creare il fascino di uno spettacolo. E’ così del resto anche nel caso della compo- sizione di Ligeti con i suoi cento metronomi che, nell’armonica complessità dell’ esecuzione, spengono gradualmente uno dopo l’altro il loro tic tac fin quando l’ultimo non lascia l’uditorio nell’emozione del silenzio. E’ nelle “partiture” – o nelle “parti staccate” con cui nell’antichità le opere venivano diffuse – che è racchiuso un testo musicale nella forma che gli ha dato il suo au- tore. Ed è proprio alle partiture che la prassi esecutiva deve fare costante riferi- mento nel suo infinito evolversi. Sicché è da intendersi come un dichiarato gesto di protesta quello del contrabbass- ista – nella performance dal vivo – di trascrivere su fogli di carta le note che suona. Quasi nel chiaro intento di eternarle a dispetto della spietata clessidra e del suo in- esorabile scandire. Ma, forse è proprio a causa della clessidra, dalla lugubre sim- bologia, che ha preso una piega troppo triste il nostro discorso. Per riscattarcene, basti qui accennare al bel titolo di un recente (2007) libro del diret- tore d’orchestra Daniel Baremboim che, in traduzione italiana, così perentoria- mente afferma: In questo suo testo l’autore mette in precisa evidenza che: “Il musicista che pro- duce un suono lo porta in senso stretto nel mondo fisico. Inoltre, a meno che non applichi altra energia, il suono morirà. Ogni singola nota ha un suo tempo di vita, che non è infinito. La terminologia è chiara: la nota muore.” Ed ag- giunge, Baremboim, che: “[…] qui forse troviamo la prima indicazione chiara circa il contenuto della musica: la dissolvenza del suono in silenzio è la defi- nizione stessa del suo limite spazio-temporale” facendone scaturire una sua deduzione: “[…] la musica è lo specchio della vita: entrambe cominciano dal nulla e finiscono nel nulla”. L ’ introduzione della clessidra quale partner di un ortodosso musicista – che ab- biamo definito innovativa – non è poi così eccentrica come potrebbe apparire a prima vista. Viviana Checchia - curatrice e critica I didn't want to make it visible La performance vede l’artista impegnata nel ruotare una clessidra di sabbia ogni volta che essa ha terminato il suo ciclo per un numero di dodici movimenti. Nel breve arco di tempo che passa da quando la clessidra termina a quando questa viene rimessa in funzione al musicista invitato è chiesto di scegliere cosa e come suonare, rispettando il tempo a lui concesso. Questo tempo è poco più di un attimo se confrontato col tempo dell'attesa che lo segue o lo precede. Soltanto dopo avere eseguito ogni movimento il musicista può scrivere le note, i suoni o i rumori da lui prodotti sopra uno speciale pentagramma*. *Breve nota sul pentagramma Questo speciale pentagramma, è formato da 5 linee rette curvate e unite fino a fargli assumere una forma non lineare. Il pentagramma è stampato su 12 fogli di carta bianca 30 x 30 cm. Dodici movimenti per clepsamia e contrabbasso Performace, 2009-2011 nota libera), 2011 Matita e chine su carta, 49 x 41, 5 cm Vista dell'installazione Museo Casa Ariosto Ferrara Cinzia Delnevo Dodici / Esperienze non lineari del tempo Museo Casa Ariosto Ferrara, Giugno - Settembre 2011 Consulente Scientifico Marco Scotti Progetto grafico Simona Materazzini Testo critico I didn't want to make it visible Viviana Checchia Contrabbasso Dodici / Nessuna nota libera e Dodici movimenti per clepsamia e contrabbasso Salvatore Lauriola Interpreti in Ogni volta che le sue palpebre si aprono appare un universo Nicola Dessì, D Nova, Cesare Pietroiusti. Supporto tecnico e operativo video Dodici / Nessuna nota libera Matteo Mezzadri Ufficio Stampa Elisa Bianchi In collaborazione con Il Mestiere delle Arti Corso di formazione avanzata per giovani artisti Promozione e finanziamento: Ministero della Gioventù Regione Emilia Romagna – Assessorato Progetto Giovani Ideazione e gestione: Associazione Giovani Artisti dell’Emilia Romagna (GA/ER), Comune di Ferrara – Assessorato Cultura, Turismo e Giovani, CPF – Consorzio Provinciale Formazione Ferrara con la collaborazione di Amministrazione Provinciale di Ferrara - Assessorato al Progetto Giovani Responsabile: Paola Casotti Curatore artistico: Gilberto Pellizzola Coordinazione didattica: Elisa Bianchi Consulente: Mara Cristofori Progetto Grafico Mestiere delle Arti: Federica Zabarri www.dodiciesperienze.com [email protected] Stampato a Venezia da CompuService giugno 2011 a J.T. Fraser, Il tempo: una presenza sconosciuta, Feltrinelli Editore, Milano 1991. b A.a.V.v., Filosofia della fisica, a cura di G.Boniolo, Bruno Mondadori, Milano 2000. c A.a.V.a., Enciclopedia delle scienze, Garzanti, Milano 2007. d Lawrence M. Krauss, Dietro lo specchio, Il misterioso fascino delle dimensioni addizionali, da Platone alla teoria delle stringhe e oltre, Codice Edizioni, Torino 2007. Philippe De la Cotardiere, Dizionario di astronomia, Gremese Editore, Roma 1995. Philippe De la Cotardiere, Dizionario di astronomia, Gremese Editore, Roma 1995. A.a.V.v., Filosofia della fisica, a cura di G.Boniolo, Bruno Mondadori, Milano 2000. A.a.V.v., Enciclopedia delle scienze, Garzanti, Milano 2007. /² Corinne Morel, Dizionario dei simboli, dei miti e delle credenze, Giunti Editore, Firenze 2006. Dodici movimenti per clepsamia e contrabbasso è stata performata davanti ad una telecamera nella mattinata del 3 maggio 2011 nella prima stanza a sinistra del Museo Casa Ariosto. Le finestre erano aperte e dentro Casa Ariosto era presente il custode del museo e un’operatore per video e fotografie. Il montaggio effettuato sulla ripresa originale ha apportato variazioni solo per ciò che concerne la sua durata interna ed intera. Ad ogni azione (attesa e movimento) è attribuita la stessa importanza temporale: 12 secondi ciascuno. La timeline è stata divisa in uno schema ripetitivo di 24 segmenti con durate identiche. La durata totale della performance nel video diviene quella della durata della clessidra utilizzata durante la performance. Dodici / Nessuna nota libera Video dvd hd colore e suono, 2011

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Lettura di brevi brani a tre voci. Tratti da:

J. T. Fraser, Il tempo: una presenza sconosciuta (da Time. The Familiar Stranger, 1987) Feltrinelli, Milano 1991;

Sigmund Freud, L’ interpretazione dei sogni, (da Die Traumdeutung, 1899) Boringhieri, Torino 1973;

Georges I. Gurdjiev, I racconti di Belzebù a suo nipote: critica oggettivamente imparziale degli uomini (da Récits de Belzébuth à son petit-fils, 1976 ) Neri Pozza, Vicenza 1999;

Ernst Jünger, Il libro dell'orologio a polvere, (da Das Sanduhrbuch, 1954), Adelphi Edizioni, Milano 1994;

Thomas Mann, Doctor Faustus. La vita del compositore tedesco Adrian Leverkühn narrata da un amico, (da Doctor Faustus. Das Leben des deutschen Tonsetzers Adrian Leverkühn erzählt von einem Freunde, 1947) Mondadori, Cles (Tn) 2009;

Chris Marker, Sans Soleil, 1983.

Cinzia Delnevo vive e lavora tra Bologna e Venezia. Da alcuni anni molte sue opere esigono un diretto coinvolgimento dello spettatore o prendono forma attraverso atti performativi o azioni che la coinvolgono in prima persona. Si è recentemente specializzata in Progettazione e Produzione delle arti visive all’Università Iuav di Venezia. Tra i suoi lavori recenti ricordiamo: Still life (natura morta) un passaggio, installazione site specific all’interno di Oltre lo spec-chio a cura di Elisabetta Modena, Castello di Pico, Mirandola, Modena; Jamais Vu, installazione site specific all’interno di Here we are Il luogo è sempre specifico, a cura di Martina Angelotti, Padiglione Arte Contemporanea, Ferrara; In at-tesa di un’annunciazione, performance, Fondamenta San Felice, Venezia.

L'artista ringraziaFrancesca Adami, Marzia Bedotti, Roberta Bernasconi, Elisa Bianchi, Silvia Can-

diani, Paola Casotti, Viviana Checchia, Nicola Dessì, Laura Di Nicolantonio, Andrea Esposito, Mariaelena Fantoni, Bruno Frati, Nicola Frati, Linda Fregni Nagler, Francesca Gatti, Salvatore Lauriola, Simona Materazzini, Matteo Mezzadri, Elisabetta Modena, D Nova, Nilde Paolella, Gilberto Pellizzola, Cesare Pietroiusti, Leonardo Punginelli, Veronica Romitelli, Marco Scotti, Federica Zabarri.

Dodici / Nessuna nota libera, 2011

Frame da video

Progetto per performance (Dodici movimenti per clepsamia e contrabbasso) e video (Dodici | Nessuna

Ogni volta che le sue palpebre si aprono appare un universo, 2011(dettaglio)

Ogni volta che le sue palpebre si aprono appare un universoInstallazione audio, 2011

Certo è che un “Duo per clessidra e contrabbasso” rappresenta un accadimento assolutamente insolito nella storia della musica.

C’è, per certi aspetti, un precedente ma concerne il metronomo che è però un con-gegno ausiliare più intimamente legato alla sensibilità dei musicisti in quanto serve loro per battere il tempo. La clessidra, invece, il tempo lo misura nel suo fluire e finisce per essere un simbolo della caducità umana e quindi di morte.

A rendere protagonista di un’opera musicale il metronomo fu il compositore ung-herese Gyorgy Ligeti nel suo “Poème Symphonique for 100 Metronomes” del 1962: ne mise insieme per l’appunto un tal numero per l’esecuzione. Ma Ligeti, per sua stessa ammissione, agli inizi degli anni sessanta era divenuto membro del movimento d’arte contemporanea Fluxus.

In un “duo” tradizionalmente concepito è, di solito, il pianoforte ad assumere il ruolo di sostegno armonico lasciando allo strumento solista – ad arco o a fiato – quello di esprimere la melodia, pur senza precludersi lo spazio di cantarla a sua volta.

Del tutto diverso è quel che avviene nella performance di Cinzia Delnevo, dove il contrabbassista stenta a ritagliarsi il suo spazio nei brevissimi intervalli in cui la clessidra viene di continuo capovolta. È una lotta spietata tra lo scor-rere della sabbia nella clessidra ed il suo inesorabile scandire del tempo che ne prefigura la fine e la strenua volontà del contrabbassista di non vedersi ridotto al silenzio. Il suo palese isterismo, non si sa come, è però contagioso perché riesce a coinvolgere quasi in sincronia la sua stessa partner.

Sta di fatto che la clessidra è uno strumento che lo sguardo lo attira in modo che, alle volte, si potrebbe definire finanche morboso: quasi in purezza, per la sua magica capacità di incantare. E va pur detto che raggiungere la “purezza” dello sguardo non è difficile, è impossibile: è stato Walter Benjamin ad affermarlo.

Apparentemente è silenziosa la clessidra ma può capitare che chi osserva, quasi ipnotizzato, lo scorrere della sabbia – o dell’acqua – che ne costituiscono il contenuto, tenda mentalmente, se non nell’incoscio, a carpirne addirittura il suono. Non c’è, infatti, cosa al mondo che, in movimento, non produca un suono: anche il vento.

Fra i trucchi del “virtuoso”, in musica, vi è quello, preminente, di dissimulare le fatiche dell’esecuzione e ciò proprio allo scopo di sbalordire lo spettatore. Ma non è questo il caso del nostro contrabbassista che palesemente non riesce infatti a nascondere il nervosismo che, come si è detto, gli deriva dai tempi strettissimi che spietatamente gli vengono imposti da chi capovolge la cles-sidra. Viene spontaneo perciò schierarsi dalla sua parte, del contrabbassista ben s’intende, quasi immedesimandosi nelle sue difficoltà. Nel caso di uno strumento ad arco l’intensità del suono è legata alla forza con cui vengono

sfregate, o pizzicate, le corde. Cosicché, in questa strana occasione, quasi ci aspettiamo – forse inconsapevolmente – che il suono diventi sempre più la-bile, fin quasi a scomparire. Quasi come se il contrabbassista, alla fine libera-tosi dall’incombente costrizione della implacabile clessidra, dovesse poi con-tinuare a suonare all’infinito il suo strumento ma senza che sia più possibile percepirne il suono così come stentiamo a percepire quello della clessidra.

Un po’ come l’equivalente di certe frasi non dette che, a teatro, contribuiscono a creare il fascino di uno spettacolo. E’ così del resto anche nel caso della compo-sizione di Ligeti con i suoi cento metronomi che, nell’armonica complessità dell’ esecuzione, spengono gradualmente uno dopo l’altro il loro tic tac fin quando l’ultimo non lascia l’uditorio nell’emozione del silenzio.

E’ nelle “partiture” – o nelle “parti staccate” con cui nell’antichità le opere venivano diffuse – che è racchiuso un testo musicale nella forma che gli ha dato il suo au-tore. Ed è proprio alle partiture che la prassi esecutiva deve fare costante riferi-mento nel suo infinito evolversi.

Sicché è da intendersi come un dichiarato gesto di protesta quello del contrabbass-ista – nella performance dal vivo – di trascrivere su fogli di carta le note che suona.

Quasi nel chiaro intento di eternarle a dispetto della spietata clessidra e del suo in-esorabile scandire. Ma, forse è proprio a causa della clessidra, dalla lugubre sim-bologia, che ha preso una piega troppo triste il nostro discorso.

Per riscattarcene, basti qui accennare al bel titolo di un recente (2007) libro del diret-tore d’orchestra Daniel Baremboim che, in traduzione italiana, così perentoria-mente afferma:

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In questo suo testo l’autore mette in precisa evidenza che: “Il musicista che pro-duce un suono lo porta in senso stretto nel mondo fisico. Inoltre, a meno che non applichi altra energia, il suono morirà. Ogni singola nota ha un suo tempo di vita, che non è infinito. La terminologia è chiara: la nota muore.” Ed ag-giunge, Baremboim, che: “[…] qui forse troviamo la prima indicazione chiara circa il contenuto della musica: la dissolvenza del suono in silenzio è la defi-nizione stessa del suo limite spazio-temporale” facendone scaturire una sua deduzione: “[…] la musica è lo specchio della vita: entrambe cominciano dal nulla e finiscono nel nulla”.

L’ introduzione della clessidra quale partner di un ortodosso musicista – che ab-biamo definito innovativa – non è poi così eccentrica come potrebbe apparire a prima vista.

Viviana Checchia - curatrice e critica

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La performance vede l’artista impegnata nel ruotare una clessidra di sabbia ogni volta che essa ha terminato il suo ciclo per un numero di dodici movimenti. Nel breve arco di tempo che passa da quando la clessidra termina a quando questa viene rimessa in funzione al musicista invitato è chiesto di scegliere cosa e come suonare, rispettando il tempo a lui concesso. Questo tempo è poco più di un attimo se confrontato col tempo dell'attesa che lo segue o lo precede. Soltanto dopo avere eseguito ogni movimento il musicista può scrivere le note, i suoni o i rumori da lui prodotti sopra uno speciale pentagramma*.

*Breve nota sul pentagrammaQuesto speciale pentagramma, è formato da 5 linee rette curvate

e unite fino a fargli assumere una forma non lineare. Il pentagramma è stampato su 12 fogli di carta bianca 30 x 30 cm.

Dodici movimenti per clepsamia e contrabbassoPerformace, 2009-2011

nota libera), 2011

Matita e chine su carta, 49 x 41, 5 cm

Vista dell'installazione Museo Casa Ariosto Ferrara

Cinzia DelnevoDodici / Esperienze non lineari del tempoMuseo Casa Ariosto Ferrara, Giugno - Settembre 2011

Consulente Scientifico Marco ScottiProgetto grafico Simona Materazzini Testo critico I didn't want to make it visible Viviana ChecchiaContrabbasso Dodici / Nessuna nota libera e Dodici movimenti per

clepsamia e contrabbasso Salvatore LauriolaInterpreti in Ogni volta che le sue palpebre si aprono appare un

universo Nicola Dessì, D Nova, Cesare Pietroiusti.Supporto tecnico e operativo video Dodici / Nessuna nota libera

Matteo MezzadriUfficio Stampa Elisa Bianchi

In collaborazione con Il Mestiere delle Arti Corso di formazione avanzata per giovani artisti

Promozione e finanziamento: Ministero della Gioventù Regione Emilia Romagna – Assessorato Progetto Giovani

Ideazione e gestione: Associazione Giovani Artisti dell’Emilia Romagna (GA/ER), Comune di Ferrara – Assessorato Cultura, Turismo e Giovani, CPF – Consorzio Provinciale Formazione Ferrara con la collaborazione di Amministrazione Provinciale di Ferrara - Assessorato al Progetto Giovani

Responsabile: Paola CasottiCuratore artistico: Gilberto PellizzolaCoordinazione didattica: Elisa Bianchi Consulente: Mara CristoforiProgetto Grafico Mestiere delle Arti: Federica Zabarri

www.dodiciesperienze.com [email protected]

Stampato a Venezia da CompuService giugno 2011

a J.T. Fraser, Il tempo: una presenza sconosciuta, Feltrinelli Editore, Milano 1991.

b A.a.V.v., Filosofia della fisica, a cura di G.Boniolo, Bruno Mondadori, Milano 2000.

c A.a.V.a., Enciclopedia delle scienze, Garzanti, Milano 2007.

d Lawrence M. Krauss, Dietro lo specchio, Il misterioso fascino delle dimensioni addizionali, da Platone alla teoria delle stringhe e oltre, Codice Edizioni, Torino 2007.

e¹ Philippe De la Cotardiere, Dizionario di astronomia, Gremese Editore, Roma 1995.

e² Philippe De la Cotardiere, Dizionario di astronomia, Gremese Editore, Roma 1995.

f ¹ A.a.V.v., Filosofia della fisica, a cura di G.Boniolo, Bruno Mondadori, Milano 2000.

f ² A.a.V.v., Enciclopedia delle scienze, Garzanti, Milano 2007.

g¹ /² Corinne Morel, Dizionario dei simboli, dei miti e delle credenze, Giunti Editore, Firenze 2006.

Dodici movimenti per clepsamia e contrabbasso è stata performata davanti ad una telecamera nella mattinata del 3 maggio 2011 nella prima stanza a sinistra del Museo Casa Ariosto. Le finestre erano aperte e dentro Casa Ariosto era presente il custode del museo e un’operatore per video e fotografie.

Il montaggio effettuato sulla ripresa originale ha apportato variazioni solo per ciò che concerne la sua durata interna ed intera. Ad ogni azione (attesa e movimento) è attribuita la stessa importanza temporale: 12 secondi ciascuno. La timeline è stata divisa in uno schema ripetitivo di 24 segmenti con durate identiche. La durata totale della performance nel video diviene quella della durata della clessidra utilizzata durante la performance.

Dodici / Nessuna nota libera Video dvd hd colore e suono, 2011

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ca (o

bin

aria

). Q

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arab

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nte

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e so

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prod

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co

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enire

è st

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di v

olta

in v

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tifica

to c

on il

di-

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r rea

le, di

veni

r pre

sente,

ven

ire in

esist

enza

, div

enir

logica

-m

ente

deter

min

ato [

...],

dive

nir c

asua

lmen

te de

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inat

o [...

], at

tual

izza

rsi e

cos

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a. L

e di

stin

zion

i so

stan

zial

i so

no

dete

rmin

ate

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iffer

enti

conc

ezio

ni m

etafi

siche

del

te

mpo

. Gia

cché

un

prim

o pu

nto

fond

amen

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ual’è

il

sogg

etto

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?, Ch

e cos

a es

atta

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ivie

ne?

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on il

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ine c

aos s

i ind

ica g

ener

icam

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la n

atur

a glo

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le d

ei si

stem

i com

ples

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o st

udio

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cao

s ha

orig

ini

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tivam

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rec

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e co

stitu

isce

un’at

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inte

rdis-

cipl

inar

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qua

nto

rigua

rda

le s

ituaz

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com

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i qu

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ttor

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ient

ifico

, dal

la t

urbo

lenz

a ne

i flui

di

alle

flut

tuaz

ioni

del

le p

opol

azio

ni,

alle

att

ività

ele

t-tr

iche

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cuo

re e

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cer

vello

. Nel

le s

ituaz

ioni

app

ar-

ente

men

te p

iù c

ompl

esse

e ir

rego

lari

sono

stat

e ril

evat

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rpre

nden

ti re

gola

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graz

ie a

ll'im

pieg

o di

teor

ie n

on

trad

izio

nali

(p.e

. cat

astr

ofi, f

ratt

ali e

cc.).

g¹ I

l dod

ici s

egna

l’in

gres

so n

ella

pub

ertà

e d

unqu

e in

duce

g² l

’idea

di u

na tr

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rmaz

ione

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cale

[...c

he] s

i fon

da su

un

pas

sagg

io m

olto

diffi

cile

e fa

ticos

o ch

e è

il so

lo c

he

davv

ero

port

a a

cres

cere

. È p

er q

uest

o ch

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dodi

ci tr

a-du

ce im

plic

itam

ente

gli

osta

coli,

i pa

ssag

gi d

iffici

li, g

li en

igm

i da

risol

vere

. Nel

la m

aggi

or p

arte

del

le so

ciet

à, i

riti i

nizi

atic

i, de

stin

ati a

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cced

ere a

llo st

ato

di ad

ulto

, si

prat

ican

o ne

l dod

ices

imo

anno

di e

tà.