Documento sintesi Position Paper - Gal Alto Bellunese · vegetativo nettamente abbreviato; b) in...

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1 PROTOCOLLO DI INTESA sottoscritto tra i Rappresentanti delle zone montane del Veneto, l’11 gennaio 2013 a Pedavena (BL) Montagna Veneta 2020 Un patto per la crescita intelligente, sostenibile DOCUMENTO DI SINTESI Position Paper dei Rappresentanti delle zone montane del Veneto sulla preparazione dei Programmi operativi e del Programma di sviluppo rurale del Veneto

Transcript of Documento sintesi Position Paper - Gal Alto Bellunese · vegetativo nettamente abbreviato; b) in...

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PROTOCOLLO DI INTESA

sottoscritto tra i Rappresentanti delle zone montane del Veneto,

l’11 gennaio 2013 a Pedavena (BL)

Montagna Veneta 2020

Un patto per la crescita intelligente, sostenibile

DOCUMENTO DI SINTESI

Position Paper dei Rappresentanti

delle zone montane del Veneto

sulla preparazione dei Programmi operativi e

del Programma di sviluppo rurale del Veneto

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Iniziativa promossa da UNCEM Veneto e dai Gruppi di azione Locale (GAL) “Leader” della Montagna Veneta, sulla base del

Protocollo di intesa, sottoscritto l’11 gennaio 2013 a Pedavena (BL), tra i Rappresentanti delle zone montane del Veneto

Iniziativa finanziata dal Programma di Sviluppo Rurale (PSR) per il Veneto 2007 – 2013, Asse 4 – Leader

Organismi responsabili dell’informazione: GAL Baldo-Lessinia (VR), soggetto capofila GAL Alto Bellunese (BL) GAL Prealpi e Dolomiti (BL) GAL Montagna Vicentina (VI)

Autorità di Gestione designata per l’esecuzione:

Regione Veneto - Direzione Piani e Programmi Settore Primario

Componenti del Gruppo di lavoro tecnico per l’analisi di contesto della Montagna Veneta e l’allegato statistico:

� per il GAL Alto Bellunese: dott.ssa Catie Burlando

� per il GAL Prealpi e Dolomiti: dott. David Rech; dott.ssa Valentina Colleselli

� per il GAL Montagna Vicentina: dott. Cesare Rebeschini; dott.ssa Giovanna Brunelli

� per il GAL Baldo-Lessinia: dott.ssa Petra Bruni

Elaborazione strategica e coordinamento del progetto:

� dott. Mauro Varotto

Via G. Rossa, 26 – 35020 Ponte San Nicolò (PD)

Si ringraziano la “gente” di Zoppè di Cadore e F. D. D. per la gentile concessione dell’opera usata come sfondo di copertina

Tutti i contenuti di questo documento sono soggetti alla licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate 3.0 Italia: http://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/3.0/it/

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Presentazione

La Politica

Agricola

Comune, primi

interventi sul

tema montagna

Nell’Unione Europea le zone montane sono state, inizialmente, prese in considerazione dalla

Politica Agricola Comune (PAC), quando, nel 1975, il suo primo pilastro, dedicato alla

regolamentazione della produzione agricola, fu affiancato da un secondo pilastro, imperniato sul

rafforzamento delle strutture agrarie, nell’ambito del quale si individuò uno specifico obiettivo:

garantire la presenza degli agricoltori in zone considerate a rischio di abbandono e spopolamento.

Le zone montane furono, da allora, annoverate tra le “zone agricole svantaggiate”, zone “nelle

quali l’attività agricola è necessaria per assicurare la conservazione dell’ambiente naturale,

soprattutto per proteggere dall’erosione o per rispondere a esigenze turistiche”1. Le zone montane

venivano, quindi, assimilate alle regioni depresse o alle zone rurali più fragili e, di conseguenza, le

misure adottate rispondevano a una logica “compensativa” degli handicap naturali.

Si è così via via consolidata, a livello europeo, una definizione di “zona montana” che,

nella sua formulazione più recente, così recita: “(…) le zone montane sono quelle

caratterizzate da una notevole limitazione delle possibilità di utilizzazione della terra

e da un notevole aumento del costo del lavoro, dovuti: a) all’esistenza di condizioni

climatiche molto difficili a causa dell’altitudine, che si traducono in un periodo

vegetativo nettamente abbreviato; b) in zone di altitudine inferiore, all’esistenza nella

maggior parte del territorio di forti pendii che rendono impossibile la meccanizzazione o

richiedono l’impiego di materiale speciale assai oneroso, ovvero a una combinazione dei

due fattori, quando lo svantaggio derivante da ciascuno di questi fattori presi

separatamente è meno accentuato, ma la loro combinazione comporta uno svantaggio

equivalente.”2

Da approccio

compensativo e settoriale

…ad una nuova

visione della

montagna

L’approccio compensativo e settoriale (cioè, basato sul contesto agricolo e silvicolo) alla

montagna ha contraddistinto le politiche europee e nazionali per numerosi anni, fino ad essere

ampiamente superato, soprattutto grazie all’impulso delle iniziative che si sono via via sviluppate

a livello internazionale, a partire dai lavori della Conferenza sull’Ambiente e sullo Sviluppo delle

Nazioni Unite (UNCED), tenutasi nel 1992 a Rio de Janeiro e nota come “Vertice per la Terra”.

Uno dei risultati della Conferenza è stata l’Agenda 21, un documento politico su ambiente,

economia e società, sottoscritto da quasi 180 Stati. Nel testo, il tredicesimo capitolo è dedicato al

tema: “La gestione degli ecosistemi fragili: sviluppo sostenibile della montagna”, dove le

montagne sono definite come “fonte importante di acqua, energia e biodiversità […] risorse

fondamentali come minerali, prodotti silvicoli e agricoli, nonché luogo di ricreazione”. La

dichiarazione ha segnato un cambiamento culturale nei confronti della montagna che, da

problema, è diventata risorsa e bene comune.

Focus →

Obiettivo 2020,

verso una nuova

programmazione

europea

La programmazione dei Fondi strutturali e di investimento europei 2014-2020 sarà il primo

banco di prova di questa nuova impostazione delle politiche per la montagna. In effetti, i nuovi

regolamenti di tali Fondi testimoniano una “particolare attenzione” alle zone che presentano gravi

e permanenti svantaggi naturali o demografici, quali le zone di montagna, la quale viene

evidenziata in tutti i diversi livelli di programmazione: dal quadro strategico comune, agli accordi

di partenariato, fino ai programmi operativi. In questo contesto e sulla base del Protocollo di intesa, sottoscritto l’11 gennaio 2013 a Pedavena (BL), da oltre un centinaio di Rappresentanti

delle zone montane del Veneto, si pone il Position Paper dei Rappresentanti delle zone

montane del Veneto.

1 Art. 3, prf. 1, della Direttiva 75/268/CEE del Consiglio, del 28 aprile 1975, sull'agricoltura di montagna e di talune zone

svantaggiate. 2 Art. 50, prf. 2, del Regolamento (CE) n. 1698/2005 del Consiglio, del 20 settembre 2005, sul sostegno allo sviluppo rurale da parte

del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR). La definizione è confermata anche nel Regolamento FEASR 2014-2020.

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Cos’è il Position Paper dei Rappresentanti delle zone montane del Veneto

Il Position Paper dei Rappresentanti delle zone montane del Veneto, promosso da UNCEM Veneto e dai

Gruppi di azione Locale (GAL) “Leader” della Montagna Veneta, è una proposta condivisa e strategica per la

Montagna Veneta, che esprime la posizione delle zone montane del veneto sulla preparazione dei nuovi Programmi

operativi regionali e del Programma di sviluppo rurale del Veneto per il periodo 2014-2020.

I GAL montani, tramite le indagini condotte, hanno incontrato più di duecento interlocutori, raccolto i relativi

fabbisogni e proposte di azioni, si sono confrontati quindi sulle istanze rilevate dai rispettivi territori, definendone il

contenuto con analisi di contesto puntuali ed indicatori di risultato sostenibili.

Il documento rappresenta quindi un risultato importante, frutto di un lungo percorso di concertazione avviato già nel

2012 e formalizzato nel Protocollo di Intesa sottoscritto a Pedavena l’11 gennaio 2013, una seria e concreta proposta

di sviluppo per la Montagna Veneta.

I contenuti del documento

Analisi di

contesto delle

aree montane

Il gruppo di lavoro tecnico dei GAL montani ha condotto una approfondita analisi di contesto

riportata nel Position Paper che ha riguardato aspetti socio-economico-demografici, informazioni

legate al contesto ambientale e naturale, inclusione sociale, infrastrutture ed i servizi. E’ stata

quindi svolta una puntuale analisi dei punti di forza e dei punti di debolezza, che possono

costituire un motore o un freno per lo sviluppo della Montagna Veneta, e delle minacce e delle opportunità provenienti dall’ambiente esterno, e che possono influenzarne la crescita.3

Alcuni dati I comuni veneti classificati nella zona

altimetrica di montagna sono 158, suddivisi tra

le provincie di Belluno (unica provincia

totalmente montana), Verona, Vicenza e

Treviso. I comuni totalmente montani sono

119; i comuni solo parzialmente montani

sono 39. Nel complesso, i 158 comuni montani

rappresentano il 27,2% dei comuni del Veneto;

Il territorio dei comuni montani è pari a una

superficie di 6.427,11 kmq, che rappresenta il

34,9% della superficie regionale. La quota più

elevata va, comunque, assegnata ai comuni

totalmente montani, che costituiscono il 28,9%

del territorio regionale.

La popolazione legale complessiva residente nei comuni montani del Veneto è di 653.836

abitanti, pari al 13,5% della popolazione regionale. In questo caso, tuttavia, la quota maggiore di

popo-lazione (circa il 52%) si concentra nei comuni parzialmente montani, che, da soli, pesano

per il 7% della popolazione del Veneto;

Tendenze socio-

demografiche Il contesto socio demografico e territoriale mette in evidenza le criticità delle aree montane legate

al progressivo spopolamento e la bassa densità di popolazione sopratutto nei comuni totalmente

montani (59 abitanti/kmq), rispetto ai comuni parzialmente montani, la cui densità (306

abitanti/kmq) è superiore anche alla media regionale (264 abitanti/kmq).

3 Per maggiori e più approfondite informazioni si veda Il Position Paper dei Rappresentanti delle zone montane del Veneto, Capitolo

I.2, pag. 54 e ss.

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Nonostante la buona situazione occupazionale e l’elevata qualità delle scuole superiori inoltre si

evidenzia l’alto tasso di abbandono scolastico: l’indice di non conseguimento della scuola

dell’obbligo nella popolazione è, infatti, in alcuni Comuni, nettamente superiore alla media

regionale: in provincia di Belluno, interamente montana, è del 23,8%, rispetto a una media

regionale del 22%; e la carenza di figure altamente qualificate un limite a processi di innovazione

e sviluppo di una economia basata sulla conoscenza.

Il contesto

socio-

economico

Una forte propensione all’export rappresenta per le aziende montane un punto di forza assieme al

significativo sviluppo del terziario a cui si contrappone tuttavia il crollo del settore manifatturiero

con una perdita tra il 2001 e il 2011 di 22.166 addetti, pari al 21,56% ed un elevato numero di

microimprese con meno di 10 addetti.

Il turismo rappresenta una risorsa per i territori montani con una buona presenza di strutture e

infrastrutture turistiche il 29,44% degli esercizi alberghieri e il 19,90% dei relativi posti letto, il

33,68% degli esercizi extra-alberghieri (compresi i bed & breakfast) e il 22% dei relativi posti

letto (dati ISTAT 2012). La qualificazione delle strutture alberghiere tuttavia è scarsa ed il tasso

turisticità (presenze/100.000 ab) della montagna Veneta è inferiore a quello medio del Veneto:

1.188.123 contro 1.278.932.

Nonostante la buona propensione all’innovazione delle imprese presenti in aree montane - le

imprese che hanno introdotto innovazione nelle aree montane rappresentano il 18,4% delle

imprese totali venete che hanno introdotto innovazione (225 montane di 1.226)- l’assenza di

infrastrutture pubbliche di ricerca e di collaborazione tra imprese ed enti pubblici di ricerca

rappresenta un punto di debolezza unito al basso investimento nella ricerca da parte delle imprese

localizzate nei comuni totalmente montani (5,1% sul totale Veneto).

Agricoltura

.

L’importante

patrimonio

naturale della

montagna veneta

rappresenta

senz’altro un

punto di forza ed

una grande risorsa

in termini di

biodiversità e

paesaggio.

Nella Montagna

Veneta sono

presenti 16 dei 17

prodotti DOP del

Veneto e 9 dei 18

prodotti IGP

prodotti in Veneto

Con una buona presenza di giovani agricoltori ed un buon sviluppo del turismo rurale le

potenzialità dei territori montani sono quindi senz’altro rilevanti.

Le debolezze riscontrate sono collegate al notevole decremento nel numero delle aziende agricole

e della superficie agricola che si è ridotta. Una progressiva diminuzione del numero di occupati in

agricoltura nell’ultimo decennio, del 18,9% (19,8% per i comuni totalmente montani), rispetto a

un calo del regionale del 4,6%. Un basso livello di formazione degli imprenditori agricoli.

Patrimonio

ambientale e

culturale,

La rilevanza di aree ad alto valore naturale ed il consistente patrimonio di biodiversità legato

alla varietà di habitat è ben rappresentata nelle aree montane dove sono presenti 50 dei 102 SIC

regionali e 23 delle ZPS 67 regionali, 13 dei 18 habitat prioritari del Veneto, e 39 dei 58 restanti

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gestione dei

rischi ed

energia

habitat di interesse comunitario. La presenza dell’unico Parco Nazionale del territorio regionale,

di tutte le 14 riserve naturali statali del territorio regionale e di produzioni tipiche, caratteristiche

paesaggistiche, storiche e culturali rappresentano forti potenzialità del territorio montano.

Le debolezze sono soprattutto connesse alla gestione delle risorse del territorio, in particolare delle

risorse idriche: l’acqua potabile effettivamente erogata dalla rete dei Comuni della Montagna

Veneta nel 2008 risulta essere solo il 63,58% dell’acqua immessa nella rete stessa. La percentuale

di dispersione (36,42%) è, quindi, al di sopra della media del Veneto (29,97%) e di quella italiana

(32,05%), con picchi negativi molto preoccupanti (in 37 Comuni l’acqua erogata è meno della

metà di quella immessa); l’ elevata vulnerabilità dei suoli a causa dei diffusi fenomeni di erosione

e di dissesto idrogeologico; l’aumento degli incendi; l’ eccessivo consumo del suolo e presenza

maggioritaria di abitazioni non occupate od occupate da non residenti (la popolazione potenziale

presente in abitazioni private è di 212.957 persone, circa 1/3 dei residenti, pari al 23,2%).

Siti “Natura 2000” nella Montagna Veneta – 2010

Fonte: ARPAV

Infrastrutture A fronte di una buona dotazione della rete infrastrutturale e di servizi di trasporto extra-urbano

adeguatamente dimensionati, si riscontra l’assenza di adeguate infrastrutture di collegamento

alternative al trasporto su strada, la scarsa continuità e sicurezza di alcuni tratti di viabilità interna,

con conseguente rischio di isolamento stagionale, in caso di eventi atmosferici eccezionali. Per

quanto riguarda le infrastrutture digitali si rileva invece l’assenza di reti a banda larga

disponibili agli utenti finali a velocità superiori a 7 Mbps, dovuta alle caratteristiche fisiche del

territorio e all’insufficienza della domanda: la percentuale della popolazione montana che non ha

nemmeno il collegamento ai 2 Mbps è pari al 33,63% per i comuni totalmente montani e al

19,94% per i comuni parzialmente montani, rispetto al 17,46% della Regione Veneto.

Inclusione

sociale e servizi

di base

I dati riportano per i territori montani dati positivi per quanto riguarda la presenza dei servizi di

base con una media di imprese sociali superiore alla media regionale, un buon presidio sanitario

del territorio ed una diffusa presenza di scuole primarie e secondarie. Rimangono ancora deboli

gli aspetti legati all’indebolimento del servizio sanitario a causa di problemi di accessibilità agli

ospedali da aree periferiche; il progressivo invecchiamento della popolazione in crescita nelle aree

più periferiche e aumento del bacino di utenza durante i periodi di vacanza; i costi elevati del

trasporto scolastico; le dotazioni scolastiche insufficienti; la debolezza dei piccoli centri e delle

aree interne e progressiva riduzione dei servizi alla persona e alla collettività e intervento

crescente di strutture private/fondazioni.

Il quadro dei fabbisogni e la strategia di sviluppo della Montagna Veneta

Dalla analisi di contesto e dalla analisi SWOT emerge un chiaro quadro dei fabbisogni di finanziamento della

Montagna Veneta, che sono articolati attorno a tre tematiche:

→ la tematica relativa alla conservazione, alla gestione e alla valorizzazione, soprattutto a fini turistici, delle

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risorse naturali, culturali e paesaggistiche della Montagna Veneta;

→ la tematica relativa alla conservazione, riqualificazione, innovazione e sviluppo delle attività economiche

della Montagna Veneta;

→ la tematica relativa all’accesso ai servizi, ai beni e alle infrastrutture di base, da parte della popolazione

residente.

In relazione alle tematiche sopra esposte il Position Paper dei Rappresentanti delle zone montane del Veneto

propone tre priorità di finanziamento, attorno alle quali dovrebbero concentrarsi i Fondi strutturali e di investi-

mento europeo (Fondi SIE4), per il periodo 2014-2020, esse sono:

Priorità di

finanziamento 1 SOSTENIBILITA’: un programma di investimenti, a medio e lungo termine, per tutelare il

patrimonio naturale e culturale della Montagna Veneta e valorizzarlo a fini di sviluppo

economico, soprattutto nel settore turistico, e assicurare una gestione sostenibile delle risorse.

Priorità di

finanziamento 2 SVILUPPO: un programma di investimenti, a medio e lungo termine, per creare le condizioni

necessarie per consolidare, riqualificare e diversificare il sistema produttivo della Montagna

Veneta, mediante l’innovazione e la formazione del capitale.

Priorità di

finanziamento 3 SOLIDARIETA’: un programma di investimenti che garantisca, nel medio e lungo termine, a

tutti i cittadini che vivono nella montagna l’accesso ai servizi e alle infrastrutture di base (sociali,

sanitari, scolastici) e a quei diritti che sono necessari per una vita libera e dignitosa e “per

partecipare pienamente alla vita economica, sociale e culturale, e per godere di un tenore di vita

e di un benessere, considerati normali nella società in cui vivono”.

Le tre priorità di finanziamento indicate rappresentano il contributo della Montagna Veneta alla costruzione di una

nuova visione economica dell’Europa, delineata da “Europa 2020 - Una strategia per una crescita intelligente,

sostenibile e inclusiva”. Esse rispecchiano l’importanza dei fabbisogni di finanziamento emersi dalla analisi di

contesto e dall’analisi SWOT e del potenziale contributo alla crescita e all’occupazione nelle zone montane del

Veneto.

Un approccio

integrato…

Le predette priorità sono complementari e si rafforzano a vicenda, a patto che i diversi Fondi SIE,

nel periodo 2014-2020, agiscano in maniera strettamente coordinata e integrata, nell’ambito di un

disegno di sviluppo unitario della Montagna Veneta: solo in questo modo sarà possibile massi-

mizzarne l’efficacia e far si che l’impatto dei singoli interventi sulla situazione socio-economica

locale sia reale.

Accanto a questo approccio integrato allo sviluppo territoriale sostenibile delle zone montane

del Veneto, è altrettanto importante anche un approccio innovativo che stimoli la ricerca di

nuove risposte, sia da parte degli individui, che delle imprese e delle istituzioni locali. Solo la

capacità di introdurre innovazione nei prodotti e nei servizi della montagna, nelle imprese e

nelle istituzioni che operano in montagna, fino a giungere ai processi e modelli sociali, può

creare nuove opportunità di lavoro e assicurare un livello di vita dignitoso per il futuro.

…e innovativo

La strategia di sviluppo della Montagna Veneta in relazione agli obiettivi tematici di

“Europa 2020”

Le sfide e le priorità di finanziamento per la Montagna Veneta corrispondono ai seguenti Obiettivi Tematici, che

nascono dalla proposta della Commissione europea per il Regolamento Generale dei Fondi SIE 2014-2020 e che

traducono la strategia “Europa 2020” negli obiettivi operativi che saranno supportati dai medesimi Fondi del QSC:

4 Fondi Strutturali e di Investimento Europei (SIE).

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Priorità di finanziamento

Obiettivi tematici

1 Sostenibilità

OT 6 Preservare e tutelare l’ambiente e promuovere l’uso efficiente delle risorse

OT 5 Promuovere l’adattamento al cambiamento climatico, la prevenzione e la

gestione dei rischi

OT 4 Sostenere la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio in

tutti i settori

2 Sviluppo

OT 1 Rafforzare la ricerca, lo sviluppo tecnologico e l’innovazione

OT 3 Promuovere la competitività delle piccole e medie imprese e del settore

agricolo

OT 10 Investire nelle competenze, nell’istruzione e nell’apprendimento permanente

3 Solidarietà

OT 9 Promuovere l’inclusione sociale e combattere la povertà e la discriminazione

OT 8 Promuovere un’occupazione sostenibile e di qualità e sostenere la mobilità dei

lavoratori

OT 2 Migliorare l’accesso alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione,

nonché l’impiego e la qualità delle medesime

Gli strumenti per un approccio integrato allo sviluppo della Montagna Veneta

Focus → L’allegato I “Quadro strategico comune” del Regolamento generale dei Fondi SIE, dispone che:

“Gli Stati membri, se del caso, devono combinare i Fondi SIE in pacchetti integrati a livello

locale, regionale o nazionale, pensati per affrontare sfide territoriali specifiche, al fine di

sostenere il raggiungimento degli obiettivi definiti nell’accordo di partenariato e nei programmi.

A tal fine si possono utilizzare investimenti territoriali integrati, operazioni integrate, piani

d’azione comuni e lo sviluppo locale di tipo partecipativo”.

In tale contesto, gli strumenti che il Regolamento generale sui Fondi strutturali e di investimento europei (Fondi SIE), per il periodo 2014-2020, mette a disposizione per un approccio coordinato e integrato dei predetti Fondi allo

sviluppo territoriale della Montagna Veneta, sono due:

I. nell’ambito del FESR e del FSE, l’investimento territoriale integrato (ITI), strumento per lo sviluppo del

territorio individuato all’art. 99 del Regolamento Generale dei Fondi SIE;

II. lo sviluppo locale di tipo partecipativo, di cui all’articolo 28 e seguenti del Regolamento generale dei

Fondi SIE, sostenuto dal FEASR, denominato sviluppo locale LEADER, il quale può anche avere un

approccio multi-fondo ed essere sostenuto dal FESR e dal FSE.

I sottoprogrammi

tematici

Il Regolamento FEASR, prevede “che le particolari esigenze connesse a specifiche condizioni a

livello regionale o subregionale sono prese in considerazione e concretamente affrontate mediante

insiemi di misure appositamente concepite o sottoprogrammi tematici”.

In particolare, l’articolo 8 del Regolamento FEASR prevede che i sottoprogrammi tematici

possano riguardare, tra gli altri temi, le “zone montane”.

Il disegno unitario di sviluppo della Montagna Veneta, presuppone quindi un approccio

coordinato e integrato dei Fondi SIE e del Fondo nazionale per lo sviluppo e la coesione.

Nel Position Paper dei Rappresentanti delle zone montane del Veneto sono state quindi formulate alcune ipotesi di

lavoro al fine di cogliere tutte le opportunità derivanti da una visione multi fondo in chiave integrata dei possibili

interventi per le aree montane:

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POR FESR ed

FSE 2014-2020

L’organizzazione dell’intervento nella Montagna Veneta del POR FESR e del POR FSE 2014-

2020 dovrebbe basarsi sull’Investimento Territoriale Integrato (ITI), strumento per lo sviluppo

del territorio individuato all’art. 99 della proposta di Regolamento Generale, che permette di

implementare una strategia locale in maniera integrata (all’interno di più Assi prioritari dello

stesso Programma o anche fra Programmi diversi).

A seconda della natura, della tipologia e delle dimensioni degli interventi programmati, all’interno

dell’ITI potrebbero trovare utile collocazione, i seguenti due strumenti di attuazione:

- il finanziamento delle strategie di sviluppo locale di tipo partecipativo dei Gruppi di azione locale “Leader” delle zone montane, selezionati nell’ambito del Programma di

sviluppo rurale FEASR 2014-2020;

- il finanziamento di azioni pubbliche (strutture e servizi) che vedono come potenziali

beneficiari gli Enti Locali (Comuni e Unioni Montane), sottoscrittori delle Intese

Programmatiche d’Area (IPA) riconosciute dalla Regione del Veneto ai sensi dell’art. 25

della legge regionale 29 novembre 2001, n. 35, recante “Nuove norme sulla

programmazione”;

Programma di

sviluppo rurale

FEASR 2014-

2020

L’organizzazione dell’intervento nella Montagna Veneta del Programma di sviluppo rurale

FEASR 2014-2020, invece, dovrebbe basarsi principalmente, ma non esclusivamente, su un

Sottoprogramma Tematico dedicato alle zone montane o, in alternativa, su un insieme di misure

appositamente concepito, misure strettamente coordinate e integrate tra di esse attorno al

perseguimento di alcuni risultati ben definiti e quantificati.

Il Position Paper è stato redatto tenendo conto della articolazione dei sottoprogrammi tematici,

prevista dall’art. 8 del Regolamento FEASR, che prevede una specifica analisi SWOT e

l’identificazione di fabbisogni specifici, nonché la descrizione della strategia per affrontare il

tema.

Proposte per un

approccio

multifondo allo

sviluppo locale di

tipo partecipativo

“Leader”

Lo strumento “sviluppo locale di tipo partecipativo”, di cui all’articolo 28 e seguenti del

Regola-mento generale dei Fondi SIE può svolgere un ruolo fondamentale nell’attuazione della

strategia di sviluppo della Montagna Veneta.

I Gruppi di azione locale “Leader” della Montagna, attivi da oltre 15 anni, hanno dato una

costante e positiva prova di saper elaborare programmi di sviluppo coerenti con le esigenze

espresse a livello locale e di saper gestire in maniera corretta, efficace e tempestiva le risorse

assegnate.

Nella programmazione 2014-2020 saranno uno strumento imprescindibile nell’ambito della pro-

grammazione dello sviluppo rurale del FEASR. Tuttavia, lo sviluppo locale di tipo partecipativo e

i GAL “Leader” possono svolgere un ruolo fondamentale anche nel contesto della

programmazione del FESR e del FSE. Le strategie territoriali di sviluppo locale, integrate e multisettoriali, che saranno elaborate e attuate dai GAL “Leader”, selezionati nell’ambito del

Programma di sviluppo rurale 2014-2020, potranno essere più incisive ed efficaci se potranno

basarsi su un approccio multifondo, in grado di fornire un contributo decisivo alla attuazione della

strategia per la Montagna Veneta.

Fondo nazionale

per lo sviluppo e

la coesione

L’attenzione per la Montagna Veneta potrà trovare una conferma anche negli interventi finanziati

dal Fondo per lo sviluppo e la coesione nel quale sono iscritte le risorse nazionali destinate al

riequilibrio economico e sociale e ad incentivi e investimenti pubblici.

Il Fondo è volto a garantire unità programmatica e finanziaria all’insieme degli interventi

aggiuntivi a finanziamento nazionale, che sono rivolti al riequilibrio economico e sociale tra le

diverse aree del Paese. In particolare, nel “contratto istituzionale di sviluppo”, che sarà sottoscritto

tra il Governo e la Regione Veneto, è importante che trovino riconoscimento i fabbisogni della

Montagna Veneta, qui descritti, soprattutto in termini di investimenti pubblici infrastrutturali,

comprese le infrastrutture e i servizi di trasporto e per la mobilità sostenibile nelle zone montane.

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Zone montane e politica delle aree interne

La Strategia

nazionale per le

aree interne:

un’opportunità

per le aree

montane

Come indicato nell’Accordo di partenariato dell’Italia5, la “Strategia nazionale per le aree interne”, finanziata sia da fondi comunitari, sia da risorse del bilancio ordinario, ha come

obiettivo ultimo “il miglioramento delle tendenze demografiche in atto: riduzione

dell’emigrazione, attrazione di nuovi residenti, ripresa delle nascite, modifica della composizione

per età a favore delle classi più giovani, secondo misure e modalità che differiranno a seconda dei

contesti”.

Con tutta evidenza, si tratta del medesimo obiettivo che è alla base della strategia “Montagna

Veneta 2020”, la quale, come è noto, si fonda sull’esigenza di “di assicurare la sopravvivenza

economica e sociale delle comunità locali che abitano nelle zone montane del Veneto e di

garantire il presidio del territorio per la conservazione e la valorizzazione di risorse naturali

insostituibili”.

La strategia per le “aree interne” del Paese, nel Veneto, interessa principalmente le zone

montane:

• più della metà dei comuni veneti classificati come “aree interne” sono comuni montani

anche se rappresentano solo il 31% della popolazione regionale interessata;

• nell’ambito dei comuni veneti classificati come “aree interne”, i comuni definiti

“periferici” e “ultraperiferici”, cioè quei comuni che sono in grado di garantire ai residenti

soltanto una limitata accessibilità ai servizi essenziali, sono pressoché totalmente comuni

montani.

Focus → Pertanto, le zone montane del Veneto si candidano sin d’ora come aree-progetto, rientrando nella

mappa delle “Aree interne”, delineata dal Ministero, e presentando tutti i profili rilevanti

richiesti per la selezione delle aree.

Un fattore di

successo in

materia di

gestione

associata dei

servizi e

funzionali

comunali

Poiché l’unità di base per la realizzazione della strategia per le aree interne sono i singoli comuni -

“in forma di aggregazione di comuni contigui”, come precisa l’Accordo di partenariato dell’Italia,

e siccome i comuni, che partecipano, in forma associata, alla strategia operativa, devono realizzare

la gestione associata di servizi essenziali di funzionalità per la strategia stessa, nelle zone

montane vi è già una sicura base di partenza, che nasce dalla collaudata esperienza delle Comunità

montane.

La strategia per le aree interne può rappresentare quindi un fattore di successo della politica

regionale in materia di gestione associata di servizi e funzioni comunali, in particolare del

progetto di trasformazione delle Comunità montane in Unioni montane, delineato dalla legge

regionale 28 settembre 2012, n. 40 “Norme in materia di unioni montane”.

La Montagna Veneta e la cooperazione territoriale europea nello spazio alpino

L’elaborazione e l’attuazione di una strategia di sviluppo per le zone montane del Veneto non può prescindere da

una forte complementarietà, coordinamento e sinergia con gli obiettivi e le azioni programmate per la zona di

cooperazione transnazionale delle Alpi e per le zone di cooperazione transfrontaliera Italia-Austria, tanto più

che l’approccio integrato allo sviluppo territoriale è un aspetto essenziale anche nei programmi di cooperazione

territoriale europea 2014-2020.

Inoltre, le zone montane del Veneto vivono anche una situazione particolare dovuta al fatto di confinare con la

Provincia Autonoma di Trento e, in parte, con la Provincia Autonoma di Bolzano. I Gruppi di azione locale

“Leader” possono rappresentare lo strumento per proseguire proficue attività di collaborazione “interregionale”,

già avviante nell’ultimo decennio, soprattutto ai fini del coordinamento e della integrazione delle politiche in settori

di interesse comune per la montagna, quali l’ambiente, il turismo, la gestione delle risorse, ma anche

l’organizzazione dei servizi pubblici nei rispettivi territori.

5 Ci si riferisce all’Accordo di partenariato nella versione del 9.12.2013, presentata dal Ministro per la coesione territoriale il giorno

successivo.

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A questo proposito, è da evidenziare che la strategia nazionale per le “Aree interne” sarà attuata in aree-progetto

composte da gruppi di Comuni “anche a cavallo di più Province e Regioni” e potrà basarsi sugli strumenti dello

sviluppo locale di tipo partecipativo: anche su questo aspetto i Gruppi di azione locale “Leader” delle zone montane

potranno avere un ruolo essenziale.

Programma di

cooperazione

territoriale

europea “Spazio

alpino”

L’intera Montagna Veneta è parte rilevante della costituenda macroregione alpina, per la quale è

in fase di elaborazione una apposita “Strategia Macroregionale per la Regione Alpina”, sulla base

di un accordo transnazionale, siglato il 18 ottobre 2013 a Grenoble, in Francia, tra 46 regioni e

province autonome che formano la catena alpina. L’attuazione di questa strategia sarà il principale

obiettivo del programma di cooperazione territoriale europea “Spazio alpino” per il periodo 2014-

2020.

Programma di

cooperazione

territoriale

europea, Italia-

Austria

Inoltre, parte della Montagna Veneta, in particolare l’intera provincia di Belluno, è zona

transfrontaliera, come tale oggetto di uno specifico programma di cooperazione territoriale

europea, Italia-Austria, giunto, con il periodo 2014-2020, alla sua quinta fase di

programmazione.

Tale programmi di cooperazione territoriale europea sono il principale strumento di attuazione

della Convenzione per la protezione delle Alpi («Convenzione delle Alpi» o «convenzione

alpina»), firmata e ratificata anche dall’Unione europea ed entrata in vigore il 4 aprile 19986.

Il Regolamento FESR relativo all’obiettivo “Cooperazione territoriale europea” fornisce

diversi strumenti per lo sviluppo delle zone transfrontaliere del Veneto, tra cui, ad esempio, lo sviluppo locale di tipo partecipativo, attuato da Gruppi di azione locali transfrontalieri –

istituiti anche sotto forma di GECT – formati da rappresentanti di almeno due stati, oppure

gli Investimenti Territoriali Integrati, destinati a determinate tipologie di aree geografiche

funzionali.

In questo contesto, i Gruppi di azione locale “Leader” delle zone montane del Veneto, da anni

hanno rapporti di collaborazione con altri soggetti operanti nelle Alpi e nelle zone

transfrontaliere. Inoltre, i Gruppi di azione locale “Leader” del Veneto hanno avviato un

confronto tecnico con le Autorità di gestione dei programmi di cooperazione territoriale

europea, poiché la possibilità di istituire Gruppi di azione locali transfrontalieri, comporterà la programmazione e l’attuazione di strategie parallele nei medesimi territori, e la

possibilità, per i Fondi SIE gestiti a livello regionale, di co-finanziare alcuni interventi di

reciproco interesse.

Il ruolo dei Gruppi di

azione locale

“Leader” e dei Gruppi

di azione locale

transfrontalieri.

E’ necessario, quindi, assicurare che non solo le strategie dei programmi di cooperazione territoriale europea ma

anche le strategie dei gruppi di azione locale transfrontalieri siano complementari , co-ordinate e mirare a creare

sinergie con il progetto di sviluppo “Montagna Veneta 2020”, anche mediante la possibilità di Gruppi di azione

locale transfrontalieri “multifondo”.

La versione integrale del Position Paper dei Rappresentanti delle zone montane del Veneto, promosso da UNCEM

Veneto e dai Gruppi di azione Locale (GAL) “Leader” della Montagna Veneta è disponibile sui rispettivi siti dove è

anche consultabile l’Atlante Statistico della Montagna veneta elaborato dal Gruppo di lavoro tecnico per l’analisi di

contesto della Montagna Veneta e l’allegato statistico.

6 Di particolare rilievo sono i “protocolli” della Convenzione alpina, i quali stabiliscono le misure concrete per

raggiungere gli obiettivi fissati. Si veda, ad esempio, il Protocollo di attuazione della Convenzione delle Alpi del 1991

nell'ambito dell’agricoltura di montagna, ratificato dall’Unione europea nel 2006, in GU UE L 271 del 30.9.2006, p. 61.