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APPENDICE A Documentazione da quotidiani e siti web

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APPENDICE A

Documentazione da quotidiani e siti web

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INDICE

1. Articoli sull’incendio boschivo dell’agosto 2017 sul versante sud-occidentale

della Montagna del Morrone ................................................................................ 3

1.1 Articolo pubblicato da MeteoWeb – 24 agosto 2017 ........................... 3

1.2 Articolo pubblicato da “corrierepeligno.it” – 03 settembre 2017 ....... 5

1.3 Articolo pubblicato da “Report age.com” – 22 ottobre 2017 .............. 6

2. Articoli fenomeni di dissesto idrogeologico sul versante sud-occidentale della

Montagna del Morrone ......................................................................................... 8

2.1 Articolo pubblicato da “Report age.com” – 4 febbraio 2017 .............. 8

2.2 Articolo pubblicato da “il Centro” – 19 agosto 2018 ....................... 11

2.3 Articolo pubblicato da “ilgerme.it” – 22 agosto 2018 ..................... 13

2.4 Articolo pubblicato da “Ansa.it Abruzzo” – 22 agosto 2018 ............ 15

2.5 Comunicato stampa della Città di Sulmona – 23 agosto 2018 .......... 16

2.6 Articolo pubblicato da “il Centro” – 23 agosto 2018 ....................... 17

2.7 Articolo pubblicato da “centroabruzzonews” – 24 agosto 2018 ....... 19

3. Carta per la lotta agli incendi boschivi nella Regione Abruzzo.................. 21

3.1 Comunicato stampa congiunto – 20 gennaio 2018 ............................ 28

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1. Articoli sull’incendio boschivo dell’agosto 2017 sul versante sud-

occidentale della Montagna del Morrone

1.1 Articolo pubblicato da MeteoWeb - 24 agosto 2017

Sulmona, devastante incendio sul Monte Morrone: fiamme da 6 giorni,

distrutti 900 ettari del Parco della Majella. Brucia ormai da sei giorni il monte

Morrone, nel Parco nazionale della Majella, con i primi roghi divampati

sabato scorso a 1200 metri, a Passo San Leonardo.

Brucia ormai da sei giorni il monte Morrone, si apprende, nel Parco nazionale della

Majella, con i primi roghi divampati sabato scorso a 1200 metri, a Passo San

Leonardo, fumo visibile da tutta la Valle Peligna e fiamme arrivate pericolosamente

vicino alle case di Pacentro prima e di Sulmona poi. Nonostante l’intervento di

Canadair, elicotteri e squadre di terra, da ieri sera l’incendio è tornato sulla

montagna, lì da dove era partito, a minacciare altro prezioso patrimonio naturale.

Nel frattempo, ha percorso ettari di bosco, con danni enormi e incalcolabili a fauna,

flora e paesaggio.

Senza trascurare il valore simbolico che ha per gli abruzzesi questa montagna dove

visse Pietro Angelerio prima di salire al soglio pontificio come Celestino V. “Ci

sono 900 ettari di territorio boschivo presi di mira da mani scellerate che sembra

abbiano progettato i luoghi dove accendere, concependoli irraggiungibili” ha detto

oggi il presidente della Regione Abruzzo, Luciano D’Alfonso, dopo una riunione al

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COC di Sulmona alla quale hanno partecipato anche il capo dipartimento Vigili del

Fuoco, prefetto Bruno Frattasi, e il procuratore capo di Sulmona, Giuseppe Bellelli,

che segue l’inchiesta sui roghi.

Dal vertice è emerso che sarà il prefetto dell’Aquila, Giuseppe Linardi, a coordinare

gli interventi straordinari interforze tra Vigili del Fuoco, Esercito, Carabinieri

Forestali, Polizia, Protezione civile e volontari, insieme ai direttori delle operazioni

di spegnimento (DOS). Al momento sono impegnati 20 vigili del fuoco e 30

volontari, con l’ausilio di due Canadair. Intanto oggi sono arrivati i ‘super alpini’

dall’Aquila, con il necessario per operare in autonomia e ininterrottamente per 48

ore. Un reparto speciale che fa parte del 9/o reggimento che ha già preso parte al

soccorso a Rigopiano nel gennaio scorso e che operò dai primi momenti

dell’emergenza terremoto ad Amatrice un anno fa.

Dispongono di due mezzi commerciali per trasportare il personale, 5 mezzi tattici

per raggiungere zone impervie, due camion militari fuoristrada, ognuno con 4000

litri d’acqua. Insieme alle fiamme non si placano le polemiche per i ritardi negli

interventi, addebitati all’aver sottostimato la gravità dell’evento e alla scarsità di

uomini e mezzi, soprattutto dopo l’accorpamento della Forestale nell’Arma dei

Carabinieri. “L’abrogazione del Corpo Forestale ha di fatto reso inefficiente una

macchina che prima lo era – afferma oggi il deputato di Fi Fabrizio Di Stefano – I

mezzi che prima intervenivano efficientemente oggi sono fermi nei garage e negli

hangar”.

“Stiamo assistendo impotenti a un autentico fallimento del sistema di tutela anche

preventivo del patrimonio naturalistico esistente in Abruzzo” dichiarava ieri

Massimo Carugno della segreteria nazionale Psi. E il Forum H2O ricorda a giugno

“il durissimo atto d’accusa dell’allora capo della Protezione Civile Curcio

sull’impreparazione di diverse regioni, tra cui l’Abruzzo, sul rischio incendi”. Per il

direttore del Parco della Majella, Oremo Di Nino, l’incendio del Morrone è “un

grave danno alla biodiversità del Parco, in uno dei settori più belli e di pregio. Un

vero e proprio attacco alle politiche di conservazione, danni che saranno visibili

per anni”. Intanto a Sulmona si controlla la qualità dell’aria, con le centraline di

monitoraggio dell’Arta che hanno già rilevato un innalzamento della concentrazione

di alcuni inquinanti.

Per approfondire: http://www.meteoweb.eu/foto/sulmona-devastante-incendio-sul-

monte-morrone-fiamme-da-6-giorni-distrutti-900-ettari-del-parco-della-majella-

foto/id/954750/#tL8MudszrY2P2sAj.99

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1.2 Articolo pubblicato da “corrierepeligno.it” – 03 settembre 2017

Sulmona: il sindaco, ora analizzare gli effetti degli incendi

Sulmona, 3 settembre – Costituire un

gruppo tecnico di lavoro e procedere

ad una rapida attività di ricognizione

della vasta area colpita dagli incendi,

avviando uno studio geomorfologico,

vista la presenza di centri abitati

pedemontani, e favorire una coerente

pianificazione per realizzare interventi

di messa in sicurezza per il

contenimento del rischio

idrogeologico. Sono questi gli obiettivi da raggiungere immediatamente per il

Sindaco di Sulmona Annamaria Casini, all’indomani del vasto incendio che, per

quattordici giorni, ha colpito il Monte Morrone e le montagne della Valle Peligna.

“Alla luce della gravità della situazione, già rilevata dal Comune di Sulmona e

dagli altri Comuni dell’area, con proprie deliberazioni di Giunta, come anche dalla

stessa Giunta regionale che ha richiesto lo Stato di Emergenza, abbiamo chiesto

alla Regione di intervenire per la messa in sicurezza di tutta la zona bruciata,

soprattutto in considerazione della presenza di vaste aree abitate” ha affermato il

sindaco Annamaria Casini, la quale ha, inoltre, convocato un incontro per il 4

settembre, alle ore 18.30 nella sede del C.O.M. in località Valletta a Sulmona,

coinvolgendo il Parco nazionale della Majella, l’Ordine dei Geologi d’Abruzzo,

l’Università di Chieti-Pescara (Dipartimento Geologia), i Carabinieri – Forestali, il

Servizio Difesa del Suolo e Autorità di Bacino della Regione e gli esperti di

valanghe.

“Lo scopo” ha spiegato il Sindaco “è quello di creare un gruppo tecnico di

lavoro che possa definire in tempi rapidi un’analisi della situazione attuale

avvalendosi delle specifiche complementari competenze degli Enti coinvolti per

valutare il grado di rischio e le eventuali azioni di salvaguardia da attuare

nelle aree colpite dai roghi e per la popolazione dei centri abitati pedemontani.

Occorre mettere in sicurezza il territorio con azioni di prevenzione il più presto

possibile”.

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1.3 Articolo pubblicato da “Report age.com” – 22 ottobre 2017

I Geologi: sul Morrone con l’incendio il rischio non è aumentato. Comuni a

Secco di Piani Emergenza

Sulmona (AQ). La relazione dei geologi è chiara. In sostanza il monte Morrone è

sempre quello. Con l’incendio il rischio per le comunità non è aumentato e

nemmeno con le piste tagliafuoco fatte male che, in alcuni casi, puntano in

verticale. Alcuni sindaci contavano sulla possibilità di recuperare qualche fondo, ma

non ce ne sono se il rischio è sempre quello. Resta valida la proposta dei sindaci di

Sulmona e Pratola, Annamaria Casini e Antonella Di Nino, di investire nel recupero

del territorio proprio partendo dai fondi che la Regione avrebbe impegnato, a detta

del governatore Luciano D’Alfonso, per il rimboschimento.

Casini (sinistra) e Belmaggio

Resta valida la proposta dei sindaci di Sulmona e Pratola, Annamaria Casini e

Antonella Di Nino, di investire nel recupero del territorio proprio partendo dai fondi

che la Regione avrebbe impegnato, a detta del governatore Luciano D’Alfonso, per

il rimboschimento. Argomento che nella riunione di metà ottobre, in Regione, è

stato sospeso, rinviato. In aula consiliare anche un funzionario della Regione,

Sabatino Belmaggio, prova a rinfrescare la memoria ai primi cittadini. Alla sua

domanda fa eco un’assordante silenzio. Nessuno ha provveduto a redigere i Piani di

emergenza. E per quanto riguarda la segnalazione di valanghe e cedimenti, Anversa

degli Abruzzi e Scanno sono le uniche realtà in cui l’aggiornamento è costretto dalle

aree attive sul costone di roccia della ex strada regionale 479. In Abruzzo, da

un’indagine del Movimento 5 stelle, risultano solo 3 su 365 i Comuni in regola con

il Piano emergenza approntato e aggiornato e nel numero perfetto, naturalmente,

non rientrano le comunità peligne. “I comuni devono fare i piani d’emergenza”

sottolineano dalla Regione. Inoltre, nonostante siano trascorsi 2 mesi, la

perimetrazione del monte Morrone non sarebbe ancora del tutto conclusa. Alla

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richiesta di aiuto della Casini per organizzare l’attività di prevenzione e controllo

nel comprensorio, la Regione può mettere a disposizione poco, meglio di niente: un

geologo e poco altro, ma sempre in modalità d’emergenza. Per il monitoraggio della

montagna è necessario che i Comuni si avvalgano di volontari e uniscano le forze.

Un Protocollo d’intesa con il Parco nazionale della Maiella potrebbe fare al caso

della comunità Peligna. Il direttore del parco, Oremo di Nino, si mette a

disposizione per consentire di avviare il lavoro di monitoraggio dell’intero costone

del monte, da Pacentro a Roccacasale. Attivando anche i Carabinieri forestali e la

macchina della solidarietà si potrebbe spendere poco e raggiungere molto. Il

funzionario della Regione, Belmaggio, consiglia ai sindaci di chiudere i sentieri

delle aree incendiate, nei casi di allarme meteo e si scopre che i primi cittadini

hanno ancora in vigore le ordinanze d’interdizione d’agosto per la montagna sacra e

i sentieri devastati dalle fiamme. Giusto per intendersi, nell’ultimo bollettino il

Centro funzionale d’Abruzzo, vista la previsione di temporali sparsi che potrebbero

essere localmente intensi, consiglia i Comuni in cui sono presenti movimenti

franosi, in atto, a presentare particolare attenzione soprattutto nelle aree che sono

state percorse da incendi e a mettere in atto le azioni previste dal Piano di

emergenza comunale.

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2. Articoli fenomeni di dissesto idrogeologico sul versante sud-occidentale

della Montagna del Morrone

2.1 Articolo pubblicato da “Report age.com” - 4 febbraio 2017

Giù giù giù Morrone. Altra frana sulla Montagna Sacra

Sulmona (AQ). In pochi se ne sono accorti, sarà perché almeno questa volta la

costola della montagna, ceduta in più punti, ha fatto danni in un’area all’apparenza

isolata, senza compromettere la stabilità di strade e senza minacciare le località

montane. Sì, all’apparenza, perché a poche centinaia di metri dal vallone, giù di lì,

ci sono casolari, stalle e abitazioni come quelle della frazione Marane di Sulmona.

Frana monte Morrone Foto Trozzi Report-age.com 2017

Gli anziani del posto raccontano di abitazioni che un tempo furono seppellite

proprio giù, alla fine del vallone nell’area del poligono di tiro, località Ravara.

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Frana sulla Morronese 2015

I ruderi a testimonianza non mancano, mattoni e altri residui di muri a secco

riemergono. Tradizione orale vuole che una grossa frana seppellì tutto, eppure lì si

continua a costruire, ad autorizzare, imperterriti. L’unica proposta che si può

avanzare è un monitoraggio costante dell’area, con strumenti di rilevamento che con

un certo margine di avviso segnalino i possibili smottamenti, i cedimenti

per l’allarme valanghe, per sapere in tempo cosa accade, se del caso evacuare,

occorrono attrezzature GPS validi e visto lo stato di dissesto idrogeologico in cui

versa la montagna Sacra a Papa Celestino V è necessario un recupero, magari

organizzando delle squadre per la pulizia e riordino del versante Occidentale del

Morrone che si affaccia sulla valle Peligna, da Pacentro a Roccacasale,

nell’aquilano, sino a Popoli, in provincia di Pescara. Occorre organizzarsi con tanto

di Piano e sostegni. Tutto è da programmare e mettere in cantiere prima di perdere

altra vegetazione e altri pezzi del monte. Con questi chiari di luna sarà difficile,

visti i tagli e le riforme, ma è importante provare a cambiare le cose. É vero, la

prevenzione ha un prezzo e spesso non fa notizia, ma ci stiamo accorgendo ora

quanto siano state utili certe manutenzioni di un tempo e quanto ci sta costando oggi

averle accantonate. A memoria d’uomo, alcuni cedimenti del versante sono stati

contenuti da un certo numero di interventi di rimboschimento nel periodo

Borbonico e attorno alla prima metà del ‘900 se ne misero in cantiere tanti altri. Le

ultime frane documentate risalgono a marzo 2015, dopo giorni di maltempo e

piogge abbondanti 2 frane occuparono la carreggiata della strada per Pacentro,

proprio all’ingresso del borgo. La Morronese resta chiusa da allora, è di competenza

provinciale e si sa la fine di questi enti territoriali, le Province. Praticamente il

collegamento è chiuso in diversi tratti sino a Passo San Leonardo. Per riaprirlo, tra

tira e molla, siamo arrivati al mese scorso con la sostituzione del soggetto attuatore

del bando di gara per l’intervento di messa in sicurezza della provinciale 487, la

Morronese appunto, circa 632 mila euro che sarebbero disponibili, ma nemmeno

l’ombra. Per il dissesto idrogeologico d’Abruzzo, anche per l’area Peligno-

montana, ultimamente sarebbero stati stanziati altri fondi, questo secondo i soliti

annunci regionali.

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Alberi abbattuti dal vento su terreno fragile, guardando il Morrone a destra della Ravara.

Foto Maria Trozzi Report-age.com 5.2.2017

Tutto è fermo eccetto la montagna. Un appello a marzo, un intero bosco dei

possedimenti pratolani sul Morrone cede, si tratterebbe dell’area del colle delle fate

dove fu ritrovato l’idoletto del Morrone, la dea madre dei defunti o dea madre

Peligna, di cui non abbiamo saputo più nulla.

Sentiero La Fossa Morrone 2016 foto Gabriele Vallera, fornita dal Club Alpino Italiano

Un’altra richiesta d’aiuto arriva anche a giugno, ma dal CAI Popoli (Pe) sul punto

estremo a Nord della Faglia del Morrone che con 2 tagli paralleli e netti corre da

Pacentro a Popoli. I volontari del Club Alpino italiano curano i sentieri del Parco

nazionale della Maiella, ma non possono di certo addossarsi l’onere di liberare i

percorsi ostruiti, in località La fossa sul versante Nord Occidentale, da alberi,

macigni e sterpaglie che chiudono il passaggio agli escursionisti, ormai da tempo.

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2.2 Articolo pubblicato da “il Centro” - 19 agosto 2018

Frana sul Morrone, villette in pericolo

L’incendio del 2017 presenta il conto, preoccupa la relazione dei vigili del fuoco.

Chiesto aiuto a prefettura e Regione.

SULMONA. Un grosso costone di montagna è franato in contrada Santa Lucia, nella

zona Marane di Sulmona, lambendo di detriti e fango i muretti di cinta di alcune villette

a schiera a valle del casino Pantano.

L’antica dimora di campagna, che secondo le ricostruzioni storiche fu in origine la villa

di Ovidio, è stata interessata da una seconda frana, come quella che a inizio ‘800

distrusse metà della proprietà.

Incombe dunque il rischio idrogeologico su quella parte di zona pedemontana ai piedi

del Morrone, che a un anno esatto dall’inizio degli incendi presenta il conto. La

mancanza di alberi ha reso instabile il terreno.

Per questo, il vicesindaco e assessore ai Lavori pubblici, Nicola Angelucci ha

convocato un vertice per mercoledì prossimo, interessando anche Protezione civile e

prefettura dell’Aquila. L’intento è quello di mettere in sicurezza la zona e di preservare

case e vite dei residenti, oltre che di chiedere un aiuto concreto dalla Regione per

evitare che si ripeta quanto accaduto su via Turati (con la strada che frana da nove anni

senza che nulla venga fatto). «Dopo quanto accaduto il 16 agosto, circa lo

scivolamento del terreno in località Marane-Casino Pantano sul Morrone, in

considerazione della relazione dei vigili del fuoco, abbiamo seguito con grande

attenzione la vicenda, sia con frequenti sopralluoghi sul posto sia attraverso l’analisi

di documenti e immagini», afferma Angelucci, «durante una riunione che si è tenuta in

Comune abbiamo deciso di investire urgentemente della problematica anche la

prefettura, la Protezione civile, i vigili del fuoco e i carabinieri forestali, attraverso un

sopralluogo congiunto fissato per mercoledì mattina direttamente sul posto. Lo

scivolamento del terreno di origine pietroso proviene dalle zone interessate

dall’incendio che colpì lo scorso anno il Morrone e, attraversando un vallone naturale,

si è fermato sul recinto di alcune abitazioni, per ora senza provocare danni».

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L’incontro richiesto fa seguito a quello tenuto lo scorso 8 agosto. «Sicuramente ci sarà

da ragionare anche sui possibili fondi da utilizzare, dato che il rilievo dei danni sarà

sicuramente rilevante», aggiunge Angelucci, «considerato che il dissesto rientra in una

situazione complessiva che riguarda il Morrone e le conseguenze del fuoco, ci

auguriamo di ottenere la massima attenzione dalla Regione, anche in vista di possibili

ondate di maltempo».

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2.3 Articolo pubblicato da “ilgerme.it” - 22 agosto 2018

Frana Marane: fatto il sopralluogo ora è necessario trovare fondi. Venerdì

summit in Comune

Si chiama “debris flow” il fenomeno franoso che ha interessato l’area Casino Pantano

in zona Santa Lucia alle Marane lo scorso 16 agosto, una colata detritica (alta due

metri) che si genera nei canaloni a causa dell’abbondanza dell’acqua (in questo caso

quella piovana dei giorni scorsi) la cui intensità dipende dall’energia e dall’inclinazione

del versante. Una spiegazione scientifica fornita dalla geologa Katia Di Nisio coinvolta,

nel sopralluogo effettuato questa mattina nella zona, dalla Regione in base ad una

convenzione con l’ordine dei geologi. “Un effetto naturale” aggiunge, perché si sa che

l’acqua tende ad incanalarsi in queste conformazioni. E tutto sommato è andata bene

perché “l’energia dei detriti è stata in parte mitigata altrimenti il muro delle villette a

ridosso delle quali è arrivata riporterebbe danni” prosegue la geologa che rassicura

che dopo fenomeni di questo tipo “è improbabile che possa verificarsi di nuovo un

effetto del genere. Altra acqua, dipende dall’intensità e dall’energia, potrebbe

rimuovere qualche altro detrito, ma non con la stessa portata”. Una serie di concause

che hanno reso quella nota ai più come la “Ravara” del Morrone un potenziale

pericolo, ulteriormente indebolita, nella parte superficiale del terreno, dall’incendio

dello scorso anno.

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Dal sopralluogo di questa mattina sono emersi anche altri problemi come l’interruzione

della strada che conduce alla località Vicenne e all’Eremo di San Pietro, da dove è

partito lo scivolamento pietroso. “Aree queste- dichiara il vicesindaco del Comune di

Sulmona, Nicola Angelucci- colpite dall’incendio dello scorso anno, che necessitano

di interventi di immediata emergenza, al fine di scongiurare ulteriori analoghi

fenomeni e mettere in atto operazioni di prevenzione”. Per farlo è necessaria la

relazione geologica da redigere in base ai dati raccolti e nella quale verrà indicato il da

farsi. Al vaglio c’è la possibilità di un intervento di urgenza per togliere i massi più

grandi per mettere in sicurezza le abitazioni.

Per venerdì prossimo (ore 11), a proposito, a Palazzo San Francesco è stato convocato

un summit con le Forze dell’Ordine, i Vigili del Fuoco, la Protezione Civile, la

Prefettura, i funzionari e dirigenti comunali, geologi, esperti e professionisti del settore,

per mettere “sul tavolo tutto il materiale reperito, utile per aggredire il problema il più

rapidamente possibile, per reperire i fondi necessari e intervenire subito per la

salvaguardia dell’incolumità pubblica” conclude Angelucci. Nel frattempo, l’area

continua ad essere costantemente monitorata, mentre a monte sono rimasti isolati

animali al pascolo (nelle aree non percorse da incendio), circa 80 mucche e cavalli.

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2.4 Articolo pubblicato da “Ansa.it Abruzzo” - 22 agosto 2018

Frana su Morrone, sopralluogo vicesindaco

Convocato summit con forze ordine e tecnici per il 24 agosto

(ANSA) - SULMONA (L'AQUILA), 22 AGO - "Una frana importante quella che si è

verificata lo scorso 16 agosto sul monte Morrone, che ha lambito le recinzioni delle

case, raggiungendo circa due metri di altezza, in località Marane, zona Santa Lucia,

nell'area 'Casino Pantano’. È quanto afferma il vicesindaco di Sulmona, Nicola

Angelucci, che ha partecipato a un sopralluogo nell'area interessata, raggiungendo

anche la zona del canalone, in cui risulta interrotta la strada, che conduce alla località

Vicenne e all'Eremo di San Pietro. "Si tratta di aree colpite dall'incendio dello scorso

anno - spiega Angelucci - che necessitano di interventi immediati, al fine di scongiurare

ulteriori analoghi fenomeni e mettere in atto operazioni di prevenzione. Ho convocato,

pertanto, per venerdì 24 agosto un summit con le Forze dell'Ordine, i Vigili del Fuoco,

la Protezione Civile, la Prefettura, i funzionari e dirigenti comunali, geologi, esperti e

professionisti del settore, per intervenire subito per la salvaguardia dell'incolumità

pubblica".

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2.5 Comunicato stampa della Città di Sulmona - 23 agosto 2018

“Una frana importante quella che si è verificata lo scorso 16 agosto sul monte

Morrone, che ha lambito le recinzioni delle case, raggiungendo circa due metri di

altezza, in località Marane, zona Santa Lucia, nell’area Casino Pantano. Questa

mattina ho partecipato a un accurato sopralluogo congiunto che l’amministrazione

ha convocato con urgenza sul posto, raggiungendo anche la zona del canalone,

situata più in alto, sempre nel territorio comunale, in cui risulta interrotta la strada

che conduce alla località Vicenne e all’Eremo di San Pietro e da dove ha avuto

origine lo scivolamento del terreno petroso. Aree queste colpite dall’incendio dello

scorso anno, che necessitano di interventi di immediata emergenza, al fine di

scongiurare ulteriori analoghi fenomeni e mettere in atto operazioni di

prevenzione. Ho convocato, pertanto, per venerdì 24 agosto alle ore 11 a palazzo

San Francesco un summit con le Forze dell’Ordine, i Vigili del Fuoco, la

Protezione Civile, la Prefettura, i funzionari e dirigenti comunali, gli esperi e

professionisti del settore, mettendo sul tavolo tutto il materiale reperito utile per

aggredire il problema il più rapidamente possibile, per reperire i fondi necessari e

intervenire subito per la salvaguardia dell’incolumità pubblica. È quanto afferma il

vicesindaco Nicola Angelucci. Presenti al sopralluogo, insieme al vicesindaco

Nicola Angelucci e all’assessore comunale alla Protezione Civile Antonio

Angelone, i funzionari comunali, Alessio Caputo e Marco Di meo, il professor

Nicola Sciarra dell’Università Chieti-Pescara, il geologo Katia Di Nisio, Sandro

Moroni, comandante Carabinieri Forestali Parco Maiella Pacentro, Roberto Tirino

comandante Carabinieri Forestali Sulmona, Maurizio De Santis, Carabinieri

Forestali Sulmona, Vincenzo Calabria Carabinieri Forestali Pacentro, Antonio

Litigante, comandante Polizia Locale, Michele Andreozzi della Sarelf. “Una

situazione che stiamo monitorando con grande attenzione da giorni e che

continueremo a seguire al fine di restituire serenità e sicurezza a tutti i cittadini

residenti nelle zone”.

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2.6 Articolo pubblicato da “il Centro” - 23 agosto 2018

Emergenza frana, residenti terrorizzati

I detriti raggiungono i due metri d’altezza. I proprietari delle ville: «Temiamo

problemi con l’inverno». Domani un vertice

SULMONA. La frana è arrivata all’altezza delle tegole dei muretti di cinta di due

villette. E fa un certo effetto camminare a quasi due metri dal normale livello del

terreno, calpestando pietre, rami e detriti e guardando dall’alto i giardini dei

residenti, transennati dal nastro bianco e rosso. Resta in emergenza l’area di Casino

Pantano, dove la notte fra il 15 e il 16 agosto una frana si è staccata fermandosi sul

muretto di due villette. Ieri mattina, il vicesindaco e assessore ai Lavori pubblici,

Nicola Angelucci, ha organizzato un sopralluogo. La frana è una conseguenza degli

incendi di un anno fa. Roghi che hanno devastato la vegetazione rendendo fragili i

terreni. «Sono 38 anni che viviamo qui», raccontano dal giardino transennato Giulio

Trafficante e Nadia De Michele, con la loro figlia Dunia e il nipotino, «non

abbiamo mai avuto paura, ma dopo l’incendio tutto è cambiato. Temiamo problemi

con l’arrivo dell’inverno». Preoccupato anche il loro vicino, Filippo Spinosa. «Il

movimento franoso è stato generato dalle copiose piogge di questo periodo», spiega

la geologa Katia Di Nisio, «bisognerà indagare meglio». A sostenere la tesi

dovranno arrivare le rilevazioni laser e le mappe dell’equipe del professor Nicola

Sciarra dell’Università di Chieti Pescara, a cui la Regione ha affidato lo studio della

zona pedemontana del Morrone andata in fumo con gli incendi dell’estate scorsa.

Nell’attesa, si dovrà valutare se realizzare opere di messa in sicurezza

nell’immediato, come scavi alternativi lontani dalle case dove indirizzare un

eventuale altro cedimento, o altri lavori di pronto intervento, come richiesto

dall’assessore alla Protezione civile, Antonio Angelone. Il problema frana, visibile a

valle, si è generato a monte, sul cosiddetto canalone, dove nell’Ottocento diede vita

alla nota “ravara”, che si portò a valle metà della storica proprietà della famiglia

Pantano, dimora di Ovidio secondo le ricostruzioni storiche. «La frana ha toccato i

due metri di altezza», evidenzia Angelucci, «ho convocato per venerdì (domani per

chi legge, ndc) un summit con forze dell’ordine, vigili del fuoco, Protezione civile,

prefettura, funzionari e dirigenti comunali, geologi, esperti del settore, per

aggredire il problema il più rapidamente possibile, per reperire i fondi necessari e

intervenire subito per la salvaguardia dell’incolumità pubblica». Intanto, il Parco

della Majella avvierà il recupero di otto aree sul Morrone, con la tecnica del

trattenimento del suolo attraverso i tronchi bruciati, come suggerito dai comandanti

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dei carabinieri forestali, Sandro Moroni, Roberto Tirino, Maurizio De Santis e

Vincenzo Calabria.

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2.7 Articolo pubblicato da “centroabruzzonews” - 24 agosto 2018

Frana Morrone: "Intervenire nell’immediatezza mettendo in atto opere utili

per far fronte all’emergenza"

SULMONA – “Intervenire nell’immediatezza mettendo in atto opere utili per far

fronte all’emergenza, con l’utilizzo delle risorse disponibili al momento dal

Comune, e sollecitare il supporto della Regione e della Prefettura per la messa in

sicurezza delle zone pericolose sul Morrone, colpito dall’incendio dello scorso

anno, in considerazione anche delle condizioni meteo avverse, con l’inverno alle

porte, e del noto rischio sismico”. È quanto emerso nel summit che si è tenuto

questa mattina a palazzo San Francesco a Sulmona, in seguito al sopralluogo

effettuato mercoledì scorso in località Santa Lucia, nella frazione Marane, nell’area

Casino Pantano, dov’è avvenuta la frana nella notte tra il 15 e 16 agosto, lambendo

le recinzioni delle abitazioni. “Interveniamo da subito con azioni come la

riattivazione del sentiero ostruito dalla frana, la rimozione di massi pericolosi,

l’interdizione a tutti della strada interessata, attraverso il ripristino della sbarra, la

deviazione, lontano dalle case, del letto creato dallo scivolamento del terreno, la

mappatura dei fabbricati e della popolazione residente per predisporre servizio di

prevenzione e protezione civile.”

Secondo gli esperti la causa principale del fenomeno, che rischia di replicarsi in

altra zona sul Morrone, è attribuibile all’incendio dello scorso anno, ma a

contribuire in maniera incisiva sono anche le forti piogge, come quelle di ieri, che

potrebbero rivelarsi pericolose per le abitazioni. È necessario il supporto della

Regione e della Prefettura per una situazione che si rivela importante e

assolutamente da non sottovalutare. Ci auguriamo massima attenzione da parte della

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Regione affinché non avvenga quanto già accaduto con via Turati, dato che i

pericoli sono seri e va salvaguardata la cittadinanza. “Faremo il possibile

nell’immediato nell’interesse dei cittadini per ridare serenità ai residenti delle zone

coinvolte”. E’ quanto afferma il vice sindaco Nicola Angelucci, che ha convocato

con urgenza il summit odierno, al quale hanno partecipato l’assessore comunale alla

Protezione Civile Antonio Angelone, Catia Di Nisio dell’Ordine dei Geologi della

Regione Abruzzo, il colonnello dei Carabinieri Forestali Luigi Margarita, il

comandante dei Carabinieri Forestali Sulmona, Roberto Tirino, il comandante ì

Carabinieri Forestali Parco Maiella Pacentro, Sandro Moroni, il professor Nicola

Sciarra dell’Università Chieti-Pescara, come consulente della Protezione Civile

regionale, Riccardo Rucci della Protezione Civile Abruzzo, Vincenzo Ingani del

Parco Nazionale Maiella, il dirigente del IV Settore ing. Amedeo D’Eramo, i

funzionari comunali, ing. Alessio Caputo e Marco Di Meo, il comandante Polizia

Locale, Antonio Litigante e Michele Andreozzi della Sarelf. “Entro la fine

dell’anno sarà presentato il progetto, come ha riferito il professor Nicola Sciarra,

inerente la mappatura della pericolosità e del rischio sismico del Morrone, utile

per poter accedere a maggiori risorse” aggiunge il vicesindaco Nicola Angelucci.

Secondo l’assessore comunale alla Protezione Civile Antonio Angelone “la frana è

stata un campanello d’allarme ed è doveroso mettere in atto subito tutto il

necessario per la tutela della popolazione. Non c'è un minuto da perdere, con un

intervento di tipo straordinario, per una situazione che si rivela pericolosa. Ci

siamo già attivati al riguardo per operare velocemente così da eliminare il pericolo

imminente. Chiediamo alla Protezione Civile regionale di fare la sua parte. Ho

sollecitato anche il funzionario del Parco" conclude Angelone "affinché sia

ripristinata anche una adeguata segnaletica". La riunione si è conclusa con

l’annuncio di un nuovo summit da tenersi nei prossimi giorni.

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3. Carta per la lotta agli incendi boschivi nella Regione Abruzzo

Premessa

Nel bilancio degli eventi dell’anno 2017 senza ombra di dubbio resterà memorabile

la triste questione degli incendi boschivi. Dopo i roghi che, nell’estate scorsa, hanno

colpito i boschi della maggior parte delle Regioni Italiane e recato gravissimi danni

a molti Parchi Nazionali e Aree Naturali Protette, sono stati svolti due convegni sul

tema “Fiamme sull’Appennino”, animati da esperti del mondo accademico e da

associazioni di protezione ambientale. L’obbiettivo era quello di analizzare la

situazione per individuare i provvedimenti necessari affinché disastri della

proporzione di quelli occorsi nell’anno appena trascorso non si verifichino mai più e

chiedere ai decisori di agire in maniera scrupolosa sia nella fase di prevenzione che

di emergenza e di gestione post-incendio. Il primo convegno si è svolto a Rieti il 20

ottobre 2017 per il versante tirrenico; l’altro in Pescara, il successivo giorno 21

ottobre, in un Abruzzo, flagellato nel 2017 da ben 216 incendi. Un disastro che ha

colpito e distrutto luoghi identitari per l’elevato pregio naturalistico, storico,

culturale e paesaggistico.

Il convegno di Pescara è stato promosso dalle 20 Associazioni firmatarie del

presente documento e dalle Istituzioni scientifiche: Università della Tuscia

(Viterbo), Sabina Universitas (Rieti), SIRF (Società Italiana per il Restauro

Forestale), SISM (Società Italiana di Scienze della Montagna), CISDAM (Centro

Italiano Studi e Documentazione sugli Abeti Mediterranei).

Il presente documento, frutto di uno studio approfondito, verrà inoltrato a tutte le

Istituzioni interessate con richiesta di incontri per discussioni e confronto. Le

associazioni, per quanto riguarda i contenuti strategici in esso contenuti, nel corso

del 2018 vigileranno sulla corretta applicazione/realizzazione e sugli adempimenti

di legge finora disattesi.

La Carta

L’assunto fondamentale che potrà apparire ovvio ma, come è accaduto questa

estate non è affatto scontato, è che per mitigare o ridurre al massimo il rischio di

incendi boschivi vanno pianificate una serie di azioni ben definite nelle fasi di

prevenzione/previsione, emergenza, restauro/manutenzione e in particolare:

1) Azioni di prevenzione

a) sistema di sorveglianza e controllo del territorio;

b) avvistamento precoce;

c) informazione, formazione e educazione ambientale nelle materie

dedicate, anche attraverso strutture CEA (Centri di Educazione

Ambientale) di interesse regionale ai sensi L.R. 122/ 99, le strutture dei

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Parchi, delle Riserve Regionali e di altri e pubblici che dichiarino le

disponibilità;

d) punti d’acqua diffusi in zone strategiche;

e) inserimento delle tematiche relative agli incendi boschivi, nell’abito

istituzionale delle strategie di “adattamento” tese a fronteggiare e a

limitare le conseguenze del riscaldamento globale e della

destabilizzazione climatica.

Naturalmente questo presuppone che chi ha competenze in materia – la regione

apposti somme idonee nei bilanci sia per la fase di prevenzione che per

l’emergenza.

2) Azioni di emergenza

f) intervento immediato con squadre a terra (giova ricordare che gli

incendi si spengono a terra);

g) ausilio di mezzi aerei di supporto, non certo sostitutivi degli

interventi a terra, ma complementari e di ausilio agli stessi;

h) bonifica delle aree percorse dagli incendi che, nonostante gli interventi

elencati nei punti precedenti, fossero colpite e compromesse.

3) Azioni di restauro/manutenzione post incendio

i) Controllo periodico e azioni di manutenzione delle aree percorse da

incendi anche attraverso opere puntiformi di ingegneria naturalistica

finalizzate, in particolare, ad evitare fenomeni di dilavamento.

1) Prevenzione

La Regione

1.1 per dotarsi di una seria politica forestale deve dare piena attuazione alla L.R. 4

gennaio 2014, n. 3 (in attuazione del D. Lgs. 227/2001) in particolare per la

parte relativa alla redazione del Piano Forestale Regionale e dei Piani di

Gestione Silvo-Pastorale e, nell’immediato, di un Piano poliennale provvisto di

dotazioni finanziarie certe;

1.2 deve istituire un effettivo Servizio che si occupi di tutti gli aspetti della gestione

dei boschi e delle autorizzazioni connesse, in particolare, quelle relative ai tagli

boschivi in funzione di sostenibilità e di prevenzione anti-incendio;

1.3 deve monitorare gli adempimenti da parte dei Comuni delle Amministrazioni

Separate per gli Usi Civici, e di tutti gli Enti che hanno l’obbligo di redigere il

PAIB (Piano Anti Incendi Boschivi) anche nella redazione del Piano di

Gestione Silvo-Pastorale in modo che tali Piani contengano:

a) gli elementi di prevenzione della diffusione degli incendi,

b) la pianificazione scientificamente corretta delle fasce taglia-fuoco;

1.4 poiché, ad oggi, la quasi totalità delle Amministrazioni sono inadempienti, deve

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procedere alla diffida, messa in mora e infine all’adozione di provvedimenti

sostitutivi attraverso commissari regionali ad acta;

1.5 deve ristrutturare i servizi forestali regionali con l’incremento della dotazione

organica, considerato anche che è venuto a mancare l’apporto fondamentale del

CFS (Corpo Forestale dello Stato) con cui la stessa Regione stipulava

convenzioni per soddisfare tutte le funzioni dovute alla materia delegata che

non riusciva ad espletare;

1.6 deve riportare entro un'unica struttura foreste, usi civici e tratturi;

1.7 deve accorpare sotto un unico Dipartimento le politiche forestali, assieme al

Paesaggio e Ambiente (cosa peraltro già attuata da alcune regioni che hanno

considerato, giustamente, i boschi come beni comuni, elementi identitari, beni

paesaggistici ed ecologici);

1.8 oltre a un’adeguata dotazione organica, già segnalata e indispensabile per la

snellezza delle procedure e per fornire risposte in tempi rapidi alle istanze, si

ritiene necessaria la modifica dell’art.4 della LR 3/2014 (anche in

considerazione dello scioglimento del CFS e delle Province) introducendovi

l’istituzione di un “Comitato Scientifico per i Boschi e le Foreste”, di supporto,

con funzioni consultive obbligatorie ancorché non vincolanti, costituito

prevalentemente da accademici in materia forestale, da esperti di chiara fama,

da soggetti con diploma di laurea in Scienze Forestali o Scienze della

Montagna, integrato con geologi, naturalisti, biologi, un rappresentante delle

Associazioni di Protezione Ambientale. Tale Comitato dovrebbe avere una

regolamentazione analoga a quella del Comitato Regionale V.I.A. (Valutazione

dell’Impatto Ambientale);

1.9 deve rimodulare la propria pianta organica, ai fini dell’assunzione di laureati in

Scienze Forestali e in Scienze della Montagna;

1.10 deve provvedere all’aggiornamento partecipato e condiviso del Piano Anti

Incendio Boschivo, con dotazioni idonee, in termini finanziari e di uomini e

mezzi da mettere sul campo;

1.11 deve destinare adeguate risorse finanziarie al Settore Foreste. Le dotazioni

finanziarie previste l’anno passato per l’emergenza incendi sono stati pari

1.000.000 di euro (nel 2007 era di 2.450.000 euro!); questo impegno va portato

ad almeno 5.000.000 di euro;

1.12 deve provvedere con urgenza a rimodulare il PSR (Piano di Sviluppo Rurale)

per quanto riguarda, per intero, le tematiche forestali. Inoltre, i fondi

assegnati nella misura 8.3.1 “Investimenti a protezione delle superfici

forestali” dagli attuali 3.000.000 di euro (pari allo 0,7% del totale) vanno

incrementati ad almeno a 30.000.000 di euro (pari al 7% del totale, cifra in linea

con altre Regioni italiane);

1.13 deve dotarsi di una flotta aerea A.I.B. (Anti Incendi Boschivi) di pronto

intervento, di stanza negli aeroporti di Pescara e di Preturo. Essenziali saranno il

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coordinamento e l’autonomia operativa;

1.14 deve programmare, in accordo con le altre Istituzioni che hanno competenza

specifica in materia, corsi di formazione abilitanti i volontari per le Squadre

Operative nello spegnimento a terra e per la qualifica di D.O.S (Direttori delle

Operazioni di Spegnimento) passati da 216 unità del 2014-2015, quando la

competenza era in capo al CFS, agli attuali 11!);

1.15 deve provvedere alla redazione di una mappa dei bacini idrici idonei a rifornire

i mezzi A.I.B., di terra e aerei e, ove necessario, realizzare nuovi punti d’acqua,

anche mobili, nelle zone scoperte strategiche;

1.16 la Regione finanzi mezzi e attrezzature A.I.B. di primo intervento, per il Parco

Regionale Sirente-Velino e per le Aree naturali Protette Regionali;

1.17 ove necessario e certificato, deve avviare un programma di interventi sulle

pinete a Pino nero d’impianto artificiale, per il loro diradamento e/o per

accelerarne la transizione evolutiva verso modelli vegetazionali spontanei tipici

dei luoghi, così come previsto nei piani forestali al momento dell’impianto;

1.18 coadiuvata dal “Comitato Scientifico per i Boschi e le Foreste” e dalle

associazioni di categoria, deve provvedere al sostegno degli allevatori e

agricoltori di montagna che intendono dedicarsi alla cura del sottobosco, in

particolare vicino alle aree antropizzate;

1.19 deve inserire il tema degli incendi boschivi nell’ambito del PACC (Piano

regionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici) che deve essere assunto

come strumento sovraordinato di pianificazione della Regione Abruzzo;

Parchi Nazionali

1.20 debbono, anche loro, redigere e/o aggiornare il Piano Antincendio Boschivo,

partecipato e condiviso che metta in campo somme certe e mezzi e uomini

adeguati e preparati;

Comuni

1.21 sono obbligati all’aggiornamento o redazione del Catasto delle aree percorse dal

fuoco, così come previsto dalla legge 353 /2000, compito della Regione il

controllo o l’esercizio del potere sostitutivo in caso di inadempienza;

1.22 devono dotarsi di un proprio Piano Anti-Incendio la cui redazione, nell’ambito

della V.A.S. (Valutazione Ambientale Strategica), sia partecipata dagli abitanti

che conoscono tutte le caratteristiche del territorio. I Piani Anti-Incendio

comunali vanno integrati tra loro dall’Autorità di ordine superiore;

1.23 devono dotarsi, ove non presente, di una squadra anti-incendio su base volontaria,

formando allo scopo i gruppi comunali di Protezione Civile;

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Sempre nell’ambito della prevenzione, per quanto riguarda la sorveglianza del

territorio e l’avvistamento precoce:

1.24 occorre stabilire un coordinamento regionale e un centro operativo tra Forze di

Polizia, Vigili del Fuoco, Parchi, Riserve Regionali, Protezione Civile e Volontari

(con riferimenti locali) da impiegare nella segnalazione, da parte dei volontari, di

sospetti comportamenti incendiari alle Autorità, o da parte delle Forze

dell’Ordine, nella repressione e nell’avvistamento precoce;

1.25 occorre istituire la “Rete regionale degli addetti all’avvistamento degli incendi

boschivi”;

1.26 I Parchi Nazionali e il Parco Regionale devono dotarsi di propri Servizi A.I.B.,

con personale adeguato per numero e formazione, con attrezzature e mezzi, anche

servendosi di sistema di telecontrollo satellitare-ambientale (già presente nel

Parco Majella-Morrone, ma inspiegabilmente oggi abbandonato);

1.27 Destinare un numero consistente di Carabinieri Forestali e non, alla vigilanza nei

Parchi (“Carabinieri del Parco”, come già attuato nel Parco delle Cinque Terre).

2) Emergenza

2.1 La carenza più grave da sanare è quella di poter disporre di un consistente

numero di personale di pronto intervento, specializzato, munito di dispositivi di

protezione individuale, di mezzi e di attrezzature, organizzato in squadre

autosufficienti che dispongano di un D.O.S. (Direttore delle Operazioni dello

Spegnimento), figura da creare con priorità assoluta; tale personale va reperito, a

seguito di una adeguata formazione:

a) all’interno della Pubblica Amministrazione,

b) tra le Guardie Ecologiche Volontarie,

c) tra il personale della Leva Civile (provvedimento peraltro in discussione a

livello governativo),

d) con l’istituzione di un Corpo Forestale Volontario (sul modello della poco

nota, ma efficiente, Guardia Costiera Volontaria);

3) Restauro/manutenzione delle aree percorse da incendi

3.1 La Regione, coadiuvata dal “Comitato Scientifico per i Boschi e le Foreste”,

avvierà immediata ispezione dell’area percorsa dal fuoco al fine di valutare la

situazione, caso per caso, e redigere un piano di intervento immediato per evitare

ulteriori e gravi conseguenze (a seconda della natura geologica e pedologica di

dettaglio, della pendenza, dell’entità del danno, dell’esistenza di situazioni di

rischio e di pericolo anche rispetto a possibili fenomeni di dilavamento);

3.2 la biomassa parzialmente combusta non va ceduta in nessun caso a fini lucrativi

(es. all’industria della produzione energetica da biomasse);

3.3 la necromassa parzialmente combusta (tronchi, ramaglie), va riutilizzata in loco

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al fine di realizzare interventi stabilizzanti del suolo (briglie in legname e

palizzate), lasciando ceppi di tronchi di alberi e di arbusti che presentano ancora

le necessarie capacità di ancoraggio al substrato, in funzione di pali; tali opere si

rendono necessarie ed urgenti per evitare colate di fanghi e detriti

potenzialmente innescabili dalle piogge e dal manto nevoso e, in ogni caso, per

proteggere le aree soggette a erosione dal dilavamento e dalla conseguente

scomparsa del suolo superficiale;

3.4 la Regione deve garantire la ricostruzione del sistema vivaistico regionale, oggi

in abbandono. I vivai forestali regionali, anche in prospettiva dei futuri

rimboschimenti condotti in maniera scientificamente corretta, devono avere

particolare attenzione da parte della regione, e dedicarsi alla riproduzione delle

piante arboree e arbustive tipiche della vegetazione spontanea locale. Al fine di

salvaguardare la biodiversità tipica locale anche a livello genotipico, le essenze

vegetali verranno riprodotte facendo ricorso esclusivamente a semi o a talee di

essenze autoctone, prelevati nell’immediato intorno e in maniera diversificata

nello spazio e nel tempo;

3.5 in ogni caso, per i futuri rimboschimenti e in generale per la politica forestale a

tutti i livelli, si chiede che in Abruzzo si faccia costante riferimento alla

Direttiva Europea 1999/105/CE e al D. Lgs. 386/2003, per la delimitazione

delle regioni di provenienza materiale di propagazione forestale e per il

Registro Regionale dei Boschi da seme, materia disciplinata, altresì dalla citata

L.R. 4 gennaio 2014, n.3. La Regione Abruzzo si è già dotata di tale strumento

pianificatorio per il quale si richiede vigilanza e azioni concrete per una sua

applicazione rigorosa, effettiva ed efficace.

3.6 come soccorso immediato, sempre dove urgente e necessario ed aspettando che

la natura sani nel tempo e spontaneamente le ferite inferte dai roghi, si

procederà intanto alla semina di drupe e bacche delle essenze distrutte dal

fuoco, prelevate dall’immediato intorno;

3.7 per quello che è successo quest’anno si provveda alla sospensione della caccia

per almeno due anni in tutto il territorio regionale o, in alternativa, per 15 anni

nelle zone aperte alla caccia adiacenti alle aree percorse dal fuoco.

4) Richiesta allo Stato

La Regione, direttamente e coinvolgendo la Conferenza Stato-Regioni, si faccia

promotrice presso il Ministero della Giustizia, della richiesta di istituire una Procura

Speciale Anti-incendi boschivi.

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Firme:

Ambiente e/è Vita - AIPIN - Archeoclub - Cai-Tam - Collettivo Studentesco

Pescara - Conalpa - Ecoistituto Abruzzo – Fondazione Genti d’Abruzzo -

Italia Nostra - Legambiente – Le Majellane - Lipu – Lo Spaz – Soha -

Marevivo – Mila Donnambiente – Mountain Wilderness - Pro Natura –

Scienza Under 18 Pescara - WWF

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3.1 Comunicato stampa congiunto del 20 gennaio 2018

Le associazioni che hanno redatto la Carta hanno incontrato la Regione

Lotta agli incendi boschivi in Abruzzo: qualcosa si muove

Il sottosegretario Mario Mazzocca ha definito «d’importanza strategica» la

creazione di un comitato scientifico multidisciplinare per boschi e foreste

***

La “Carta per la lotta agli incendi boschivi nella regione Abruzzo”, presentata

ai cittadini nei giorni scorsi a Pescara, è stata l’oggetto di un incontro con la

Regione Abruzzo rappresentata, anche a nome del presidente D’Alfonso, dal

sottosegretario con delega all’Ambiente e alla Protezione Civile Mario Mazzocca.

All’incontro ha partecipato una nutrita delegazione delle 20 Associazioni

firmatarie della Carta «alle quali – ha precisato Giovanni Damiani a nome del

coordinamento – se ne aggiungeranno presto altre che ne condividono i contenuti e

che la sottoscriveranno». Dopo la consegna formale del documento è stato avviato

un tavolo di discussione che ha trattato tutti i punti elencati nelle sei pagine del

dossier, raggruppati sotto i capitoli: 1. prevenzione/previsione, 2. emergenza, 3.

restauro/manutenzione post-incendio.

Il Sottosegretario ha subito condiviso diverse richieste presentate dalle

associazioni, i fra cui quella, che ha definito «d’importanza strategica», di

prevedere, attraverso una modifica della legge regionale di settore, l’istituzione di

un “Comitato Scientifico per i Boschi e le Foreste”, multidisciplinare, composto da

esperti di chiara fama e comprovata professionalità in materia forestale, con

funzioni consultive per il rilascio di pareri obbligatori ancorché non vincolanti nei

procedimenti in materia forestale. Condivisione piena anche per i corsi per abilitare

i D.O.S. (Direttori delle Operazioni di Spegnimento), già previsti, e per i quali sarà

allargata la possibilità di accesso anche alle figure individuate dalla Carta, comprese

quelle del Servizio Civile di leva. Accordo anche per la valorizzazione, in chiave

operazioni anti-incendio, dell’aeroporto di Preturo (destinato ad ospitare più in

generale i mezzi per la Protezione Civile regionale).

Mazzocca si è impegnato a condurre i necessari approfondimenti trasmettendo

la “Carta” a tutti gli assessori regionali con competenze in merito (Agricoltura,

Parchi e Aree Naturali Protette), chiedendo loro di coinvolgere il personale

amministrativo dirigente dei rispettivi settori. Ha inoltre comunicato che si

preoccuperà personalmente di richiedere, sui temi fissati dalla Carta, un incontro tra

i rappresentanti delle Associazioni di protezione ambientale e i componenti del

Comitato Tecnico istituito presso la Regione per le aree percorse dagli incendi, cui

trasmetterà il documento per un confronto. Il sottosegretario ha anche annunciato

l’intenzione di adoperarsi perché la “Carta” possa essere assunta con una delibera di

Giunta Regionale (divenendo quindi un atto d’indirizzo per la Regione). Il

rappresentante del Governo regionale è stato invece possibilista ma con riserve,

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sulla richiesta di dotare le strutture regionali di finanziamenti adeguati e di

modificare il PSR (Piano di Sviluppo Rurale) per incrementare le risorse destinate

alla lotta agli incendi boschivi. Le Associazioni dal canto loro hanno ribadito che le

risorse messe in campo dall’Abruzzo sono oggettivamente insufficienti anche in

confronto ai bilanci di altre Regioni italiane. Hanno inoltre ancora una volta

sottolineato che la lotta attiva agli incendi si fonda (oltre che sulla prevenzione e

sull’informazione/educazione ambientale) sull’avvistamento precoce e

sull’intervento immediato a terra, mentre i mezzi aerei, pur importanti, sono

soltanto complementari. Hanno ribadito, altresì, la richiesta alla Regione di far sua

la proposta di istituire una Procura Speciale per gli Incendi Boschivi, da presentare

al Governo e alla Conferenza Stato-Regioni. Hanno rappresentato, infine, l’urgenza

di uno studio puntuale sul territorio per avviarne al più presto possibile la messa in

sicurezza. Bisogna lasciar fare alla natura ma, ove necessario, il suolo va protetto

dai fenomeni erosivi con tecniche di ingegneria naturalistica (palizzate sui declivi)

che impieghino in loco il legname residuo degli incendi, legname che in nessun

caso dev’essere asportato o ceduto a terzi.

Dopo questo primo proficuo incontro le Associazioni attendono di essere

audite, come già richiesto, dal presidente del Consiglio regionale e dalle

commissioni dei capigruppo. Sarà inoltre chiesta un’audizione anche alle

competenti Commissioni consigliari.

Le associazioni:

AIPIN Abruzzo, Ambiente e/è Vita, Archeoclub d’Italia, Cai-Tam, Collettivo

Studentesco Pescara, Conalpa, Ecoistituto Abruzzo, Fondazione Genti d’Abruzzo,

Italia Nostra, Legambiente, Le Majellane, Lipu, Lo Spaz, Marevivo, Mila

Donnambiente, Mountain Wilderness, Pro Natura, Scienza Under 18 Pescara, Soha,

WWF