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FEDERAZIONE ISTITUTI DI A TTIVITÀ EDUCATIVE docete 9 Bullismo e Cyberbullismo. Oltre la cronaca Il futuro digitale, tra paure e potenzialità Manca: “Il ruolo educativo fa sempre la differenza” La storia di Simona: esclusione e umiliazione a scuola ANNO III MARZO-APRILE 2018

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FEDERAZIONE ISTITUTIDI ATTIVITÀ EDUCATIVE

docete9

Bullismo e Cyberbullismo.Oltre la cronacaIl futuro digitale,

tra paure e potenzialitàManca: “Il ruolo educativofa sempre la differenza”

La storia di Simona:esclusione e umiliazione

a scuola

ANNO III MARZO-APRILE 2018

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La FIDAE (Federazione Istituti di Attività Educative), costi-tuitasi a Roma nel 1945, è riconosciuta dalla ConferenzaEpiscopale Italiana e gode di personalità giuridica con DPRn. 296 del 18.05.1979.

• Rappresenta gli Istituti di Educazione e Istruzione di ogni ordine e grado, dipendenti o riconosciutidall’Autorità Ecclesiastica.• Non ha finalità di lucro. Promuove attività di formazione, aggiornamento, sperimentazione, inno-vazione e di coordinamento.• Edita il periodico DOCETE (organo ufficiale della Federazione), Quaderni FIDAE, Notiziario, CD.• Rappresenta gli Istituti federati presso le Autorità religiose e civili, nazionali ed internazionali.• È membro dell’OIEC (Office International de l’Enseignement Catholique), del CEEC (Comité Euro-péen pour l’Enseignement Catholique), del CNSC (Consiglio Nazionale Scuola Cattolica della CEI),del CSPI (Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione).• È ente di formazione accreditato presso il Ministero della Pubblica Istruzione.

MEMBRI DEL CONSIGLIO NAZIONALE FIDAE 2015-2018

F IDAEF E D E R A Z I O N E I S T I T U T I D I A T T I V I T À E D U C A T I V E

Kaladich Virginia Presidente NazionaleBeneduce Francesco Vice-presidente NazionaleMacrì Francesco Vice-presidente NazionaleForzoni Andrea Segretario NazionaleNetti Pasquale Tesoriere Nazionale

Alfieri Anna Monia Presidente Regionale Lombardia

Argiolas Silvia Presidente Regionale Sardegna

Bertoli Fernanda Presidente Regionale Friuli Venezia Giulia

Biella Clara Consigliere NazionaleBorsato Sergio Presidente Regionale

TrentinoBuscain Ines Presidente Regionale

Marche-UmbriaCavaliere M. Chiara Consigliere Nazionale

– verbalizzanteCecere Giacomo Presidente Regionale Puglia Contessotto Francis Consigliere NazionaleDe Boni Sebastiano Consigliere Nazionale

Denora Vitangelo Presidente Regionale Piemonte-Valle d’Aosta

Ferraroli Alessandro Presidente Regionale Emilia Romagna

Mangiapane Salvatore Presidente Regionale SiciliaMartorano Mariarosaria Presidente Regionale

Campania Martucci Luigi Presidente Regionale

CalabriaOddone Giuseppe Presidente Regionale LiguriaPrencipe Carmela Presidente Regionale

ToscanaRizzi Alberto Consigliere Nazionale Rizzuto Anna Consigliere NazionaleTagliavini Grazia Presidente Regionale LazioVitulli Andrea Presidente Regionale

Veneto Zippo Angelica Presidente Regionale

Abruzzo-Molise

Laura Belisari Segreteria F.I.D.A.E.Francesco Graziani

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SOMMARIOEDITORIALE DEL PRESIDENTEVIRGINIA KALADICH

EDITORIALE DEL DIRETTOREGIANNI EPIFANI

ATTUALITÀVINCENZA MARIA BERARDI

FRANCIS CONTESSOTTO

FRANCESCO CALLEGARI

L’OPINIONENICOLA PERRONE

INCONTRISIMONE CHIAPPETTA

APPRENDEREGIUSEPPE COLOSIO

VINCENZA MARIA BERARDI

STORIESTEFANIA CAREDDU

STEFANIA CAREDDU

NORME E SENTENZELAURA PAOLOCCIE FLAVIA NARDUCCI

APPROCCICHIARA GIULIANI

SUI PASSI DI PAPA FRANCESCOVINCENZO CORRADO

CINEMAALESSANDRA DE TOMMASI

LIBRIMARIA LUISA RINALDI

POSTAvk

Una certezza:il benessere degli studenti

Bullismo:oltre la cronaca, per trovare soluzioni

Una scuola a passo coi tempie a prova di privacy

Educare oggi e domani.Una passione che si rinnova

Presidente d’esame:un’esperienza formativa

Luci ed ombredella “Buona Scuola”

Incontro con Maura Manca.Bullismo e cyberbullismo:quando il ruolo educativofa la differenza

Intelligenza artificiale:oltre la paura, le potenzialità

In voto veritas?

Quando scuola fa rimacon esclusione e umiliazione

L’integrazionecomincia a scuola

DSA/BES e studenti disabili:una rassegna giurisprudenziale

Quando la cooperazione migliorail rendimento... e non solo

EDUCARE ALLA VERITÀ

Oltre i like, una ragazza

Letteratura,un atto rivoluzionario

23

48

121620

2428323640

44

49515355

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In Italia, in questi giorni, si respira aria di cambiamenti, di incer-tezza, di instabilità... ma per noi, persone di scuola, l’impegnoeducativo ha come elementi, stabili e certi, la centralità e il ben-

essere degli studenti. Lo sviluppo integrale delle nuove generazioniè un fattore essenziale e irrinunciabile sia per la singola persona cheper la comunità civile ed ecclesiale.

Un’educazione, che si fa attenta a creare relazioni vere e signi-ficative tra le persone, per una convivenza civile, promuove valoricome la solidarietà, la libertà, la pace, la giustizia, la responsabi-lità...

In questa direzione la FIDAE, tra le tante attività, sta ponendoattenzione a due percorsi per quanti sono impegnati nell’ambitoeducativo-scolastico affinché possano essere risposta alla dilaganteincertezza che investe i nostri giovani:

• Il 7 febbraio scorso – in occasione della Giornata nazionalecontro il bullismo e il cyberbullismo – UNI (Ente italiano di nor-mazione), Accredia (Ente italiano di accreditamento), lo Studio legaleMontemarano, la FIDAE (Federazione delle scuole cattoliche primariee secondarie) e il MOIGE (Movimento italiano genitori), hanno av-viato un tavolo di lavoro per la definizione di una Prassi di Riferi-mento (PdR) applicabile a tutte le scuole, statali e paritarie.

• In collaborazione con l’OIEC (Organizzazione InternazionaleScuole Cattoliche), la FIDAE, nei prossimi mesi, promuoverà incontridi presentazione del progetto Io posso!, il cui fulcro è l’Enciclica Lau-dato si’ di Papa Francesco. Obiettivo principale: promuovere per-corsi stabili di ricerca e formazione per uno sviluppo sostenibile eintegrale (cfr. Laudato si’ 13).

Sul sito www.fidae.it ci sarà la possibilità di seguire costante-mente lo sviluppo di questi percorsi. Buon cammino a tutti anchea nome del Consiglio Nazionale FIDAE. DUC IN ALTUM!

Una certezza:il benessere degli studenti

VIRGINIA KALADICHPresidente nazionaledella FIDAE

2 DOCETE N. 9 / MARZO-APRILE 2018

EDITORIALE

aDEL PRESIDENTE

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Bullismo: oltre la cronaca, per trovare soluzioni

3 DOCETE N. 9 / MARZO-APRILE 2018

Èil bullismo il tema centrale del bimestre di Docete. Un temache occupa, quotidianamente, i giornali del territorio italianoe che fa spesso notizia con il suo carico di violenza e di det-

tagli. E sì, perché la sensazione è che di bullismo si parli tanto – eper fortuna – ma troppo spesso per alimentare la curiosità dellacronaca in una sorta di bollettino quotidiano carico di fatti, tal-volta inquietanti, quasi sempre senza vie di uscita.

Anche la nostra rivista ha scelto di essere sul pezzo, di parlarecon chiarezza di bullismo e cyberbullismo, in sintonia, tra l’altro,con i diversi percorsi proposti da MIUR e FIDAE, ma di bullismosi parla per comprendere, per confrontarsi e soprattutto per co-noscere possibilità e percorsi efficaci e per imparare a leggere – daeducatori – i segni di una violenza tante volte celata e che, ahimè,si alimenta ancora del silenzio della vergogna e della paura.

Servono, per questo, adulti consapevoli e attenti, meno av-vinghiati ai fatti e più interessati alle soluzioni. Di bullismo par-liamo con la presidente dell’Osservatorio Nazionale Adolescenza,sul bullismo raccontiamo storie e proponiamo iniziative, al bulli-smo dedichiamo anche la proposta di un film da videoteca, conuna finalità, la mission educativa che caratterizza da sempre Docetee ci pone di fronte alla notizia con la lealtà di chi non specula suldolore.

“Se togliessimo il grassetto ai giornali – scriveva Kurt Tuchol-sky – quanto più tranquillo sarebbe il mondo” e il giornalista te-desco ben conosceva le responsabilità etiche di chi scrive.Togliamo, pertanto, il bolt dalle parole che sicuramente danno piùlettori e sottolineiamo in neretto, invece, i termini di riflessioneche interessano, probabilmente, meno, ma servono molto di più.

GIANNI EPIFANIDirettore responsabiledi Docete

EDITORIALE

aDEL DIRETTORE

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Il 4 maggio 2016 è stato pubblicatosulla Gazzetta Ufficiale dell’UnioneEuropea il Regolamento concer-

nente la “Tutela delle persone fisiche conriguardo al trattamento dei dati personalie la libera circolazione di tali dati”, che èvolto a disciplinare, sia nel settore privatoche in quello pubblico, il trattamento deidati. A partire dal prossimo 25 maggio ilRegolamento avrà piena applicazioneanche nel nostro Paese, determinandol’abrogazione del vigente “Codice dellaPrivacy” (D.lgs. 30 giu-gno 2003, n. 196).

Le scuole, chequotidianamente trat-tano i dati personalirelativi agli alunni, sa-ranno tenute ad ade-guarsi al nuovo Rego-lamento europeo, natodall’esigenza di elimi-nare la frammentazio-ne legislativa esistente

UNA SCUOLA A PASSO COI TEMPIE A PROVA DI PRIVACYDal 25 maggio prossimo entra in vigore il nuovo regolamento sulla privacy a tutela dei dati personali degli alunni, in un contesto “tecnologico” caratterizzato dalla crescita esponenziale di flussi di informazioni.

VINCENZA MARIABERARDIDirigente scolastico

ATTUALITA

b`

4 DOCETE N. 9 / MARZO-APRILE 2018

nell’UE in materia di protezione dei datipersonali e di adeguare la normativa al-l’attuale contesto, in cui l’evoluzione tec-nologica determina una crescita esponen-ziale dei flussi di informazioni e dati scam-biati tra attori pubblici e privati, all’internodel territorio europeo e all’esterno.

I n attesa che il MIUR fornisca indi-cazioni specifiche alle scuole sui

nuovi obblighi in materia di trattamentodei dati, può essere utile conoscere le prin-

cipali novità introdottedal Regolamento ri-spetto alla precedentenormativa, anche perapprontare in tempiutili alcune azioni.

Il Regolamentoridefinisce innanzi-tutto le figure del ti-tolare e del responsa-bile del trattamentodati attribuendo loro,

Il Regolamento ridefinisce innanzitutto

le figure del titolare e del responsabile

del trattamento dati attribuendo loro

obblighi più pregnanti che comportano

l’adozione di accorgimentiper la gestione dei dati

e per la sicurezza degli stessi

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5 DOCETE N. 9 / MARZO-APRILE 2018

rispetto al Codice Privacy, obblighi piùpregnanti, che non si limitano al formalerispetto delle regole, macomportano l’adozione,già in fase di progettazio-ne, di numerosi accorgi-menti tecnici e organizza-tivi per la gestione dei da-ti e per la sicurezza deglistessi. Tra questi obblighivi sono innanzituttoquelli derivanti da un’ac-

cresciuta attenzione alla trasparenza, conla prescrizione di un linguaggio semplice

e chiaro nell’informativaper la richiesta del con-senso, che dovrà conte-nere anche l’indicazionedel periodo di conserva-zione dei dati e del dirit-to di proporre reclamoad un’autorità di con-trollo. Vi è poi l’obbligodi una costante valuta-

ATTUALITA

FOTO SICILIANI-GENNARI/SIR

Il registro dei trattamenti dovrà

contenere informazionisulle finalità

del trattamento e indicazioni

sulle misure tecniche e organizzative

adottate dal titolare

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6 DOCETE N. 9 / MARZO-APRILE 2018

zione d’impatto sulla protezione dei dati,soprattutto quando il loro trattamento,per l’uso delle nuove tecnologie o per lanatura del dato, può presentare rischi ele-vati per i diritti e la libertà delle persone.In alcuni casi, in particolare per gli orga-nismi con più di 250 dipendenti, e co-munque per tutti i soggetti che effettuanoil trattamento di particolari dati persona-li, tra cui quelli relativi alla salute, è previ-sta la tenuta del registro dei trattamenti,di cui il Garante per la Privacy metterà adisposizione un mo-dello specifico. Que-sto documento, chedovrà contenere in-formazioni sulle fina-lità del trattamento eindicazioni sulle mi-sure tecniche e orga-nizzative adottate daltitolare, consentirà inqualunque momentodi avere una visionecompleta e aggiornatadei trattamenti in essere, anche al fine divalutare eventuali rischi.

T ra le principali novità che interes-seranno anche il mondo della

scuola vi è l’obbligo, per il titolare, di de-signare il responsabile della protezionedei dati, detto RDP o DPO (Data Protec-tion Officer), che può essere un dipendenteo un soggetto terzo, individuato con uncontratto di servizi, e la cui funzione prin-cipale consiste nel facilitare l’attuazione

del regolamento. Al responsabile, chedovrà ovviamente possedere un’adeguataconoscenza della normativa e della prassidi gestione dei dati personali, senza tuttaviache sia richiesto il possesso di specifichecertificazioni, la nuova normativa assegnavari compiti. Tra questi, la sorveglianzasull’osservanza del regolamento, la colla-borazione con il titolare per la valutazionedi impatto sulla protezione dei dati, ilsupporto per ogni attività connessa altrattamento dei dati personali, con parti-

colare riferimento alregistro delle attivitàdi trattamento, oltreall’informazione e allasensibilizzazione dei di-pendenti riguardo agliobblighi di legge inmateria. Il DPO, inol-tre, sarà di supportoalle diverse figure ad-dette al trattamentodei dati, che potrannorivolgersi a lui per la

consulenza sulla corretta applicazione dellanorma, e diverrà anche punto di riferimentoper gli utenti, con riferimento a tutte lequestioni relative al trattamento dei propridati personali e all’esercizio dei diritti de-rivanti dal Regolamento europeo, tra iquali il nuovo diritto all’oblio e quelloalla portabilità dei dati.

N ella nuova normativa europea nonè presente alcun riferimento alla

figura dell’incaricato del trattamento dati

ATTUALITA

Sarà necessario approntareincarichi e deleghe,

individuare gli strumenti di controllo e valutare

i possibili rischilegati alla particolare

tipologia dei dati trattati,prestando attenzione

alle figure, anche esterne, che con essi entrano

in contatto

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7 DOCETE N. 9 / MARZO-APRILE 2018

che è, secondo il Codice della Privacy,“la persona fisica autorizzata a compierele operazioni di trattamento dal titolareo dal responsabile”. Nelle scuole il dirigentedesigna quali incaricati tutti gli insegnanti,anche quelli a tempo determinato concontratti per supplenze brevi, così comei tirocinanti, gli esperti esterni che svolgonocorsi extracurricolari, gli assistenti am-ministrativi e i collaboratori scolastici.La mancanza del riferimento esplicito aquesta figura nel Regolamento non implicala sua estinzione. Al contrario, la nominadegli incaricati del trattamento è nonsoltanto compatibile ma anche necessarianel quadro del principio di “responsabi-lizzazione” previsto dal Regolamento, inquanto si tratta di punti nevralgici dellastruttura organizzativa impegnata nellacostruzione di misure tecniche e orga-nizzative di sicurezza nel trattamento deidati. Il titolare, pertanto, con lettera for-male di incarico darà loro informazioni eistruzioni per l’assolvimento del compitoassegnato, prevedendo esplicitamente l’ob-bligo di garantire la massima riservatezzadei dati trattati e puntualizzando il divietodi divulgazione, comunicazione e/o diffu-sione degli stessi, nonché di riproduzione,senza il consenso del titolare.

Altre novità contenute nel Regola-mento sono: l’obbligo, per il titolare, dinotificare all’autorità di controllo, entro72 ore dall’evento, la violazione dei datidovuta a qualunque causa; la possibilitàdi acquisire il consenso da parte dei minoriche abbiano compiuto 16 anni; il diritto

ATTUALITAdell’interessato a revocare il consenso sucui si basa il trattamento, nel caso in cuinon sussista altro fondamento giuridicoche lo autorizzi.

C osa possono fare le scuole in attesadelle indicazioni del MIUR? In-

nanzitutto assicurarsi che nel proprio con-testo vi sia un’attenzione generalizzata allaprivacy, a partire dal rispetto delle indica-zioni che il Garante ha fornito nel 2016 atutte le scuole con le linee guida “Lascuola a prova di privacy”. Il secondopasso è quello di iniziare a elaborare, conun organigramma che preveda anche lafutura nomina dell’RDO, una mappaturadel trattamento dei dati. Sarà dunque ne-cessario approntare incarichi e deleghe,individuare gli strumenti di controllo evalutare i possibili rischi legati alla parti-colare tipologia dei dati trattati e alle loromodalità di trattamento, prestando at-tenzione alle figure, anche esterne, checon essi entrano in contatto. Potrebbeessere utile, inoltre, definire regolamentiinterni, programmare un’adeguata forma-zione del personale, predisporre modellidi trattamento, direttive, istruzioni e co-municazioni in grado di agevolare l’ac-quisizione, da parte di tutta la comunitàprofessionale, di una nuova forma mentische consideri la privacy non più comesemplice adempimento formale, ma comediritto di tutti alla salvaguardia dei propridati e delle proprie libertà.

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8 DOCETE N. 9 / MARZO-APRILE 2018

La FIDAE ha curato la traduzione ela pubblicazione delle intervistefatte a 241 persone in occasione

degli eventi organizzati nel 2015 dallaCongregazione per l’Educazione Cattolicaper il 50° anniversario della DichiarazioneConciliare Gravissimumeducationis. Si tratta dipersone impegnate nel-l’educazione e nella scuo-la cattolica a vario titolo:insegnanti, dirigenti, ca-techisti, laici e religiosi,sacerdoti, vescovi, geni-tori, superiori di con-gregazione provenientida 51 Paesi dei cinquecontinenti. Tutti hannorisposto alle stesse quattro domande:1. Le principali sfide della scuola cattolica2. Pericoli e difficoltà che la minacciano3. Segni di speranza4. Suggerimenti per migliorare, trasformareo reinventare il progetto educativo

EDUCARE OGGI E DOMANI.UNA PASSIONE CHE SI RINNOVAUn quadro vario e completo sulle peculiarità e le prospettive della scuola cattolica analizzando le risposte di più di duecento persone impegnate, a vario titolo, nel mondo educativo. L’attenzione educativa è la caratteristica che viene subito evidenziata.

FRANCIS CONTESSOTTOConsigliere nazionale FIDAE

ATTUALITA

b`

Ne è uscito il volume Educare oggi edomani. Una passione che si rinnova. Il tuttoè completato da una raccolta di “pennel-late”, cioè di frasi o brani di discorsi pro-nunciati da Papa Francesco in varie occa-sioni sull’educazione.

Ne emerge unquadro vario e com-pleto sulle caratteristi-che e sulle prospettivedella scuola cattolica. Laprovenienza geograficadiversa degli intervistatifa emergere esigenze esfide a volte diverse, per-ché varie sono le carat-teristiche sociali e cul-turali delle disparate

parti del mondo; ma emergono anche ca-ratteristiche comuni che aiutano a leggerela realtà della scuola, a individuarne le ca-ratteristiche, a coglierne l’evoluzione.

Che cosa dunque distingue la scuolacattolica?

241 testimonianze di persone impegnate

a vario titolo nell’educazione cattolica

(vescovi, sacerdoti, catechisti, insegnanti,

dirigenti scolastici,genitori, religiosi)

provenienti da 51 Paesi dei cinque continenti

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9 DOCETE N. 9 / MARZO-APRILE 2018

ha come caratteristica comune la rispostaai bisogni culturali ed educativi del terri-torio.

Alla scuola cattolica viene ricono-sciuta la serietà nella propria azione, e que-sto le permette di presentarsi come inter-locutore credibile alle famiglie e alterritorio; tuttavia la credibilità non è unacaratteristica acquisita una volta per sem-pre, ma va custodita e alimentata con laserietà nel lavoro quotidiano, nella pro-gettazione, nel progetto educativo.

Ma le sfide chiedono un continuocambiamento: i mutamenti sociali e cul-turali impongono nuove attenzioni edu-cative, l’adeguamento del carisma alla realtàin trasformazione, la risposta a nuove do-mande di conoscenza e di educazione.

Che cosa si chiede quindi alla scuolacattolica oggi? Quali attenzioni

devono avere coloro che vi operano, inparticolare i responsabili e gli inse-gnanti? Non è qui il luogo di fare un trat-tato, né di dare facili “istruzioni per l’uso”:la scuola, lo sappiamo bene, non è fatta diricettine pronte all’uso, ma richiede pro-fessionalità e sapiente discernimento. Sipossono tuttavia ricavare alcune linee diindirizzo, che vanno poi analizzate e de-clinate concretamente nelle varie situa-zioni.

Istruzione ed educazione vanno svi-luppate di pari passo: la scuola non puòrinunciare all’istruzione, pena tradire lapropria natura; d’altro canto l’istruzionesenza educazione risulta esercizio incom-

proprio carisma, dallo spirito che l’ha fattanascere. La scuola deve trasmettere la ve-rità, il senso della vita, non le nozioni.

L’altro aspetto è l’appartenenza alterritorio: la storia delle scuole cattoliche

ATTUALITA

L a prima caratteristica, quella chebalza subito in evidenza, è l’atten-

zione educativa, che si manifesta in at-tenzione alla persona. La scuola è soprat-tutto rapporto tra persone ed è fatta divolti, di inclusione, di cammino percorsoinsieme. La scuola è il luogo in cui si educaistruendo e si istruisce educando. Per que-sto ha bisogno del sostegno di un validoprogetto educativo, che ne manifesta esviluppa l’identità; infatti l’esistenza dellascuola cattolica non può prescindere dal

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10 DOCETE N. 9 / MARZO-APRILE 2018

pleto e quasi sterile. Per questo è impor-tante far maturare competenze, per edu-care tutta la persona, come ha ricordato ilPapa nell’incontro con la scuola del 10maggio 2014 in piazza S. Pietro: educarela testa, il cuore e le mani. E se la scuola èeducazione, l’insegnante non è solol’esperto della propria disciplina, ma untestimone: di vita, di passione per la cul-tura, di entusiasmo per la propria disci-plina.

Bisogna saper leggere i segni dei tempicon ottimismo, senzasterili nostalgie delpassato, sapendo co-gliere i fermenti dibene che la realtà cipone nel cammino.La lamentazione portademotivazione, l’ot-timismo dà energiaall’azione educativa.Rimpiangere il passatoo vivere il presentecon fatica o rassegna-zione impediscono diaprirsi al futuro. L’ottimismo è la caratte-ristica del cristiano e dell’educatore. Quindidi fronte alla difficoltà non chiudersi obarricarsi in difesa, ma aprirsi alla speran-za.

Oggi più di ieri viene richiesto lospirito di collaborazione: al proprio interno(tra colleghi, con le famiglie, con gli alunni)e con l’esterno (con le istituzioni civili,con la Chiesa locale, con le altre scuole).Fare rete oggi non è solo una necessità per

ATTUALITAottimizzare risorse, ma una scelta profetica,la dichiarazione attraverso il proprio mododi operare della propria essenza, del propriotratto distintivo: essere comunità. Il valoreaggiunto della scuola cattolica deve essereil clima educativo, fatto di accoglienza,inclusione, collaborazione, valorizzazionedei talenti, attenzione ai più deboli: questoè essere comunità educante, anzi comunitàprofessionale educativa.

Alla scuola è chiesto di cambiare, dirinnovarsi: nei contenuti, nei metodi,

nella relazione. Biso-gna avere il coraggiodi utilizzare tutte lerisorse, compresa l’au-tonomia, per costruirela scuola secondo inostri parametri, rea-lizzare la scuola checi piace, con coraggio,spirito di iniziativa;superare il tran-tran,vincere la pigrizia del«si è sempre fatto così»,avere l’ardire di ag-

giornare il proprio metodo, migliorare lacomunicazione e la relazione, caratterizzareil proprio curricolo. La scuola è luogo difrontiera, di creatività e di dialogo. Il pro-getto educativo non può essere un docu-mento di valori e sani principi, ma la linfache attraversa la vita della scuola ed il cur-ricolo delle discipline.

Tutto ciò non si improvvisa; perquesto è necessario investire nella forma-zione ed a tutti (in particolare dirigenti

Attenzione educativa, appartenenza al territorio,

ma anche la serietà nell’agire e la credibilità sono

le caratteristiche evidenziatedagli educatori

delle scuole cattoliche. Basi essenziali

per adeguarsi alla realtà in trasformazione

e rispondere a nuove domande di conoscenza ed educazione

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11 DOCETE N. 9 / MARZO-APRILE 2018

ATTUALITA‒ Spiritualità, intesa non come di-

stacco dal mondo mavita interiore declinatanella missione educativa.

Compito impegna-tivo, ma esaltante, quelloche ricorda MonsignorZani nell’introduzione:fare della scuola cattolicauno strumento perl’umanizzazione del mon-do.

ed insegnanti) viene richiesta la disponibilitàalla formazione continuasotto vari aspetti:

‒ Aspetto tecnico:conoscenza della norma-tiva, dei contenuti dellapropria disciplina, utilizzodi metodi innovativi,competenza nella gestio-ne del gruppo;

‒ Antropologia: ri-flessione su chi siamo,

Il rinnovamento non si improvvisa.

È necessario investire nella formazione tecnica, ma anche antropologica

e spirituale perché la scuola cattolica

sia “uno strumento per l’umanizzazione

del mondo”

chi vogliamo educare,quale idea di uomo e disocietà maturiamo e vo-gliamo trasmettere ainostri alunni, come riu-sciamo a tradurre l’an-tropologia cristiana (ideadi uomo che ricaviamodal Vangelo) nella nostrapratica di insegnamen-to;

Per realizzare la scuolache ci piace ci vuole

audacia e spirito di iniziativa. Non ripiegarsi

nel passato, ma avere il coraggio di cogliere

le sfide del cambiamentoper la scuola

di oggi e di domani

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12 DOCETE N. 9 / MARZO-APRILE 2018

"Lei è nominato presidente dicommissione d’esame presso lascuola media di Camposam-

piero”. “Chi, io?”. “Sì, ci sono problemi?”.Beh, sì, e più d’uno. A quel tempo,

parliamo del 2007, la scuola media diCamposampiero era una delle più grossedella provincia di Padova e, come se nonbastasse, era anche sede di CTP con ilcorso serale per adulti e relativa sessioned’esame. In più, la stessa scuola mediaaveva annessa la sezione carceraria dellaCasa di Reclusione di Padova, presso cuiera istituita un’altra commissione d’esame.La prospettiva di fare il presidente inquella scuola era tutt’altro che rosea. Ol-tretutto, dal tono della telefonata, com-presi subito che quella non era una pro-posta che avrei potuto gentilmentedeclinare. La difficoltà però che a me pa-reva insormontabile stava nel fatto che ioero un maestro elementare e non avevola minima idea di cosa fosse un consigliodi classe di scuola media, né tantomeno

PRESIDENTE D'ESAME:UN'ESPERIENZA FORMATIVAI compiti del presidente di commissione d’esame attraverso la storia del dirigente scolastico che ha progettato Diapason Valutazione. Facilitare, garantire e armonizzare sono i consigli perché il lavoro sia efficace, in un clima lavorativo serenoe rimanga un’esperienza bella e importante.

FRANCESCO CALLEGARIDirigente scolastico

ATTUALITA

b`

come fosse organizzata una commissionedell’esame di Stato. A questa rimostranza,il Dirigente dell’ufficio scolastico provin-ciale mi fece notare che avevo appenavinto il concorso da dirigente scolasticoe che a settembre lo sarei stato a tutti glieffetti. La bicicletta ce l’avevo, non mirestava che pedalare.

UN CUORE UMILE

A distanza di tanti anni, devo direche quell’esperienza è servita a for-

marmi più di tanti corsi e tanti libri. Inquell’occasione, imparai una lezione im-portante: appresi che, aldilà delle normee delle procedure, a fare la differenza eraun cuore umile. A Camposampiero, inquei giorni di giugno, non giunsi conl’arroganza del sapere, ma con la scarsitàdi conoscenza e la povertà di esperienza.Così, fin dall’inizio, condivisi onesta-mente questa mia condizione con i do-centi della commissione e insieme cer-

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13 DOCETE N. 9 / MARZO-APRILE 2018

ATTUALITAcammo i modi per affrontare giorno dopogiorno gli imprevisti e le difficoltà. Perimpostare i lavori della sessione d’esamee non dimenticare passaggi importantiho predisposto la checklist della riunionepreliminare, che da allora proietto sempredurante la riunione d’insediamento, se-guendone passo passo tutti i punti. ACamposampiero, il clima sereno agevolòi lavori e produsse effetti benefici anchesui candidati, giungendo alla plenaria difine giugno consapevoli di avere vissutoun’esperienza bella e importante.

I TRE COMPITI DEL PRESIDENTE

C on gli anni, appresi un’altra virtùche fa del presidente un elemento

prezioso all’interno della commissioned’esame: la disposizione a facilitare. Ilprimo compito del presidente è proprioquello di favorire un clima sereno. Eglitende in ogni occasione a rimuovere gliostacoli, come recita l’art. 3 della Costi-tuzione, al fine di porre i candidati nellacondizione migliore per esprimere se stessie quanto hanno appreso durante il primociclo di studi. Il secondo compito del pre-sidente è quello di garantire l’interpreta-zione della norma, la correttezza formaledelle operazioni, il rispetto dei tempi edelle procedure e le pari opportunità pertutti i candidati. Il presidente rappresental’unico soggetto che interviene in tutte lesottocommissioni e questo gli consentedi avere un quadro completo dell’anda-mento delle prove. Suo, pertanto, è il de-

licato compito di armonizzare i lavori ele valutazioni tra le diverse sottocommis-sioni, a partire da una serena correzionedegli scritti fino allo svolgersi equilibratodelle interrogazioni orali dei diversi can-didati. Oltre che da motivazioni legateall’efficienza del processo, questo atteg-giamento positivo è sostenuto e avvaloratoanche dalla normativa.

UNA RIVOLUZIONE COPERNICANA

I n base alla Legge n.169 del 2008,l’ammissione alla classe successiva

o all’Esame di Stato era possibile sola-mente in presenza di voti almeno suffi-cienti in tutte le discipline:

“Sono ammessi alla classe successivaovvero all’esame di Stato gli alunni chehanno ottenuto con decisione assunta amaggioranza dal Cdc un voto non infe-riore a 6/10 in ciascuna disciplina ogruppo di discipline” (Art. 3 comma 2).

Nel Decreto n. 62 del 2017, questaottica viene completamente ribaltata.L’ammissione è considerata la normaleprassi, mentre è la non ammissione a do-ver essere motivata sulla base di criteristabiliti dall’Istituzione scolastica:

Art. 6 – Ammissione alla classe suc-cessiva nella scuola secondaria di primogrado e all'esame conclusivo del primociclo

1. Le alunne e gli alunni della scuolasecondaria di primo grado sono ammessialla classe successiva e all'esame conclusivodel primo ciclo, salvo quanto previsto dal-

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ATTUALITAl'articolo 4, comma 6, del decreto delPresidente della Repubblica 24 giugno1998, n. 249 e dal comma 2 del presentearticolo.

2. Nel caso di parziale o mancata ac-quisizione dei livelli di apprendimento inuna o più discipline, il consiglio di classepuò deliberare, con adeguata motiva-zione, la non ammissione alla classe suc-cessiva o all'esame conclusivo del primociclo.

Se dunque, con la normativa prece-dente, si propugnava l’idea che gli allievisarebbero stati obbligati a ripetere l’annose non avessero raggiunto gli obiettiviprestabiliti, si sta facendo strada l’idea chegli otto anni di apprendimento nel Primociclo di istruzione siano da considerareun unico processo ininterrotto. E che of-frire un anno aggiuntivo di insegnamentorappresenti un’opportunità dal carattereeccezionale. All’interno di questa visione,l’Esame di Stato rappresenta il naturalecoronamento di un percorso di studi uni-tario dove l’allievo ha la possibilità di ve-dere valorizzate tutte le proprie risorse.

IL COMPLESSIVO

PERCORSO SCOLASTICO

S econdo la Circolare n. 48 del 31maggio 2012, “Istruzioni a carat-

tere permanente”, sarà “cura precipuadella commissione e delle sottocommis-sioni d’esame far sì che il voto conclusivosia il frutto meditato di una valutazionecollegiale delle diverse prove e del com-

plessivo percorso scolastico dei giovanicandidati. Occorre quindi evitare possibiliappiattimenti, che rischierebbero di pe-nalizzare potenziali “eccellenze” e di evi-denziare i punti di forza nella prepara-zione dei candidati, anche in funzioneorientativa rispetto al proseguimento deglistudi”.

L’attenzione al percorso scolasticocomplessivo viene ribadita dal D.M. 62del 2017 e dal D.M. 741 del 2017 dovesi esplicitano i criteri di calcolo per la de-terminazione del voto finale. Sulla basedell’art. 13 del D.M. 741, la sottocom-missione “procede a determinare il votofinale, che deriva dalla media tra il votodi ammissione e la media dei voti delleprove scritte e del colloquio” assegnandoin questo modo al percorso scolastico unpeso pari alla metà del voto finale.

DIAPASON VALUTAZIONE

L a gestione e il controllo del pro-cesso valutativo possono essere

agevolati dall’informatica. Diapason Va-lutazione, per esempio, è un software dilibero utilizzo (http://francescocallegari.blogspot.it/) che iniziai a progettare du-rante quella lontana esperienza di Cam-posampiero e che, anno dopo anno, ècresciuto diventando uno strumento si-curo e completo a disposizione dei colle-ghi. Diapason Valutazione rappresentaora un sistema integrato per il monito-raggio e la comprensione della valutazionedegli allievi, sia durante il normale corso

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15 DOCETE N. 9 / MARZO-APRILE 2018

degli scrutini sia durante la delicata fasedegli esami. Grazie alle potenti funzionistatistiche implementate, Diapason Va-lutazione può rappresentare anche unostrumento utile ai fini dell'autovaluta-zione dell'Istituto. I reports e i grafici ot-tenibili automaticamente offrono unospaccato, sia analitico sia sintetico, utilealla comprensione dei processi di valuta-zione tra le diverse discipline, le diverseclassi, le diverse sezioni e i diversi gruppidi allievi (maschi italiani, maschi stranieri,

ATTUALITA• SCRUTINI, dove si andranno a

inserire i voti e i giudizi assegnati durantele operazioni di scrutinio.

• TREND, dove si potrà seguirel’andamento degli apprendimenti in unadeterminata classe e per le diverse disci-pline nel triennio.

• ESAMI DI STATO, dove sa-ranno inserite le valutazioni delle proved’esame. Nello specifico, per quanto ri-guarda l’Esame di Stato, Diapason Valu-tazione consente alla Commissione di fare

femmine italiane, femmine straniere), an-che in riferimento agli allievi ripetenti, aiDSA e ai BES.

Diapason Valutazione si componedi quattro sezioni principali:

• DATI ANAGRAFICI, dove siandranno a inserire i nominativi degli al-lievi con l’indicazione del genere e dellaprovenienza.

le opportune simulazioni durante la cor-rezione collegiale, prima delle prove orali.Una volta definiti i voti degli scritti edell’orale, Diapason Valutazione è ingrado di produrre una serie di schede rie-pilogative utili a documentare gli esitidella sessione d’esame e a stilare le rela-zioni da tenere agli atti o da inviare al-l’Ufficio Scolastico Regionale.

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ATTUALITA

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17 DOCETE N. 9 / MARZO-APRILE 2018

Sarebbe poco correttonon riconoscereche la scuolasia tornataal centrodel dibattitopolitico e delle prioritàistituzionali

Tutti la conosciamo come la “Buona scuola” ma ufficial-mente è la legge 107 del 2015 pubblicata il 13 lugliodello stesso anno sulla Gazzetta Ufficiale: un solo articolo

e ben 212 commi. La riforma, fortemente voluta dall’ex presidentedel Consiglio Matteo Renzi, nonostante i tre anni di età, continuaa tener banco nelle discussioni, suscitando non solo interesse dia-lettico, ma vere e proprie crisi di rabbia da parte di docenti,genitori, studenti e forze politiche. All’indomani delle elezioniche hanno spazzato via, in questi giorni, il vecchio sistemapolitico, in una situazione che non delinea ancora il futuro go-vernativo e la maggioranza politica che prenderà in mano l’Italia,proverò a fare un primo bilancio su luci e ombre di questo tor-mentato provvedimento. Cosa bisogna fare per migliorarlo supe-rando le criticità segnalate nel triennio? È la domanda che miporrò in questa semplice riflessione, così come cercheremo dicapire il rapporto scuola pubblica-privata anche in considerazionedella nuova fase politica dominata da leghisti e pentastellati.Sarebbe poco corretto non riconoscere che, dopo anni di silenzio,la scuola sia tornata al centro del dibattito politico e delle prioritàistituzionali. La legge ha favorito ben centomila assunzioni, concui si è cercato di archiviare decenni e decenni di precariato: unbuon punto di partenza, macchiato, però, da un immediato easpro dibattito, quando migliaia di docenti si sono visti catapultatia molti chilometri da casa, dopo aver atteso per anni una cattedra.

LUCI ED OMBRE DELLA "BUONA SCUOLAA tre anni dalla pubblicazione della legge 107 del 2015un giudizio disinteressato sulla riforma voluta fortemente dal “vecchio” governo. Pregi e difetti che coloro che saranno chiamati a guidare il Paese non potranno non considerare insieme a quello spirito di rinnovamento che la caratterizza.

NICOLA PERRONEDirettore responsabileAgenzia di StampaDIRE

L´OPINIONE

e "

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18 DOCETE N. 9 / MARZO-APRILE 2018

Non solo: molte sono state le polemiche riguardo le effettivecompetenze degli insegnanti coinvolti, motivate dal fatto che inquesta enorme massa di assunti in tanti fossero fuori “allenamentodidattico” o addirittura non avessero mai avuto esperienze di in-segnamento; la sensazione è che nessuno abbia verificato leeffettive capacità professionali dei nuovi insegnanti. Tra le “buonecose”, inoltre, è doveroso segnalare le risorse messe in gioco per ladigitalizzazione e il cablaggio, per la scuola del futuro, insomma,e anche per l’edilizia scolastica con una programmazione, a scalanazionale, di interventi e con risorse già in bilancio pari a circadieci miliardi di euro; la metà di questi sono già stati investiti inopere pubbliche. Nel contesto edilizio bisognerà seguire e fare at-tenzione alla costruzione delle cinquanta nuove scuole completa-mente a misura di studente previste dalla legge 107 con la“missione” di inaugurare una nuova modalità di edilizia scolasticae di immaginare gli spazi come dei veri e propri centri civici.Edifici aperti anche di pomeriggio per dare risposte effettive so-prattutto nei territori più difficili, con maggiori disagi sociali,dove l’istituzione scolastica rappresenta, molte volte insieme allaChiesa, il solo luogo di comunità presente sul territorio.

L a Buona Scuola ha, tra le sue luci ed ombre, anchel’impegno ad aver rimesso in moto i concorsi, il primo

svolto dopo un anno dalla riforma, in via di emanazione, invece,quelli per la scuola secondaria. Senza precedenti il quadro di as-sunzioni pluriennali già programmato e ora in atto.

Pregi e difetti che il futuro ministro della Pubblica Istruzionenon potrà non considerare e che, inviteranno colui che sarànominato a proseguire, comunque, sulla stessa linea di rinnova-mento. La scuola, infatti, ha bisogno di stabilizzazioni, hanecessità di colmare i vuoti del turn over che si prevede semprepiù massiccio pensando all’età media molto alta degli attuali in-segnanti.

Luci e ombre, dunque, più luci, però, per quanto riguardal’alternanza scuola-lavoro. Anche qui ci sono state polemiche,ma le esperienze prodotte dagli studenti sono già un bel risultato,certamente da valorizzare e incrementare. Per il futuro bisognerà

Tra le “buonecose”, inoltre,è doveroso segnalare le risorse messe in giocoper la digita-lizzazione e il cablaggio,per la scuoladel futuro

L´OPINIONE

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vigilare perché non si torni indietro sulla formazione in servizio,resa, giustamente, a mio parere, obbligatoria; più ombre, invece,sulla valorizzazione del merito, che in questa prima fase è statagestita molto male e risolta, molte volte, con una distribuzione dirisorse casuale o a pioggia.

L a Buona Scuola ha, però, aumentato la burocrazia; idocenti sono costretti a riempire moduli su moduli,

schede e questionari, sottraendo tempo e concentrazione al lavoroquotidiano. Ci sono carenze anche sulla revisione degli organicollegiali, mentre, per quanto riguarda la figura del dirigente sco-lastico, sono state sovradimensionate le competenze e le respon-sabilità. Ora il “preside” ha una serie di ruoli che tolgono ilrespiro: dalla legale rappresentanza alla gestione dell’Istituto,dalla responsabilità della gestione finanziaria al coordinamentodelle risorse umane, dall’organizzazione dell’attività didattica, airapporti con il territorio e a quello con i genitori. Va dato atto,però, che con la Buona Scuola si sia rimesso in moto anche il di-battito sulla necessità di innovare, sul fronte dei contenuti, deglispazi didattici e pure del modo di fare lezione.

P er quanto riguarda il rapporto tra scuola pubblica eprivata bisognerà far attenzione a quello che accadrà nei

prossimi mesi. Non è un mistero, infatti, che il M5S già inpassato abbia battuto e ribattuto sulla necessità di puntare sempree comunque sul pubblico. Ma il patrimonio già acquisito inquesto campo non potrà comunque essere smantellato. Il pubblicoda solo non ce la fa, quindi è giusto che ci sia qualcuno a dareuna mano. Fatti salvi i requisiti che sempre devono essere garantitie certificati da chi gestisce una scuola. Perché con l’educazionenessuno può scherzare, ne va del futuro nostro e del Paese.Bisogna, dunque, sempre più, ripartire dalla scuola, considerarlacentro della vita del Paese e motore essenziale di sviluppo. Un’at-tenzione mirata che sarà possibile rilanciando il rapporto frascuola e famiglia e mettendo al centro l’interesse dei più giovaniperché solo la scuola può dar loro quelle conoscenze per renderliliberi, attivi e buoni cittadini.

L´OPINIONE

La buonascuola, però, ha aumentatola burocrazia:immenso è il lavoro dei docenti e il tempo sottratto al ruolo educativo

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BULLISMO E CYBERBULLISMO:QUANDO IL RUOLO EDUCATIVOFA LA DIFFERENZACon Maura Manca, presidente dell’Osservatorio Nazionale Adolescenza, analizziamo il fenomeno estremamente diffuso tra bambini e adolescenti, conosciamo bulli e bullizzati e ci confrontiamo sul ruolo degli insegnanti e dei genitori.

SIMONE CHIAPPETTAGiornalista

INCONTRI

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"Attenzione” a ciò che accade in classe e fuori la classe;“Obiettività”, nel giudicare le situazioni senza sotto-valutarle; “Sostegno” agli allievi che sempre si aspet-

tano un docente in grado di aiutarli e di intervenire quando serve.Queste le tre parole con cui la dottoressa Maura Manca, psicologoclinico e psicoterapeuta, si rivolge a insegnanti ed educatori persostenerli nel prevenire e affrontare situazioni di Bullismo e Cy-berbullismo.

Docete ha incontrato la Presidente dell’Osservatorio NazionaleAdolescenza per conoscere più da vicino il fenomeno estremamentediffuso tra bambini e adolescenti, già a partire dalle scuole dell’in-fanzia e «che conosciamo solo come una punta di un iceberg – spe-cifica la psicologa e direttore responsabile della rivista scientificaAdoleScienza.it – di tutta una serie di comportamenti aggressivimessi in atto da uno o più bambini o adolescenti nei confronti diun’altra persona presa di mira». Il bullismo è un comportamentoorganizzato, «il bullo, infatti, è in grado di individuare la vittima esceglie il momento e il luogo favorevole, generalmente, quandonon è presente il controllo da parte dell’adulto»; il cyberbullismo,invece, è l’insieme delle diverse forme di prevaricazione messe inatto attraverso mezzi tecnologici, chat e social media. «È la viola-zione della privacy, degli spazi dell’altro – sottolinea la psicologa –la mancanza di rispetto messa in atto quasi sempre con lo smar-tphone, fedele compagno di vita degli adolescenti».

Il bullismo è un fenomenoche conosciamosolo come una punta di un iceberg di tutta una serie dicomportamentiaggressivi messi in atto da uno o piùbambini nei confronti di un’altra persona

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Non si tratta di un fenomeno nuovo! Ritroviamo il bullismonella scuola per via delle dinamiche che si instaurano nel gruppoclasse e degli spazi ridotti, ma è una realtà che esiste da sempre efrequente anche nello sport e in tutti gli spazi ricreativi. «Oggi,però, se ne parla con più libertà – spiega la Manca, tra l’altroblogger di L’Espresso, Agi e Skuola.net - La violenza è meno accet-tata e più riconosciuta, e il fatto di riuscire a dare il giusto nomealle cose, sta facendo rendere conto di quanto sia un fenomenodiffuso, grave».

M a chi è il bullo, come riconoscerlo? «Spesso lo si immaginacome un ragazzo violento, con problemi a casa e a scuola.

Questa falsa credenza depista e non permette di individuare i bulliprecocemente. Soprattutto con il cyberbullismo, ci troviamo davantia ragazzi apparentemente “normali”, di “buona famiglia”, inso-spettabili, che prevaricano i compagni» – continua la dottoressaspecificando come il termine “normalità” sia un concetto estrema-mente soggettivo soprattutto perché si giudica lo stato di salute inrelazione alla “buona famiglia”, allo status socio-economico. «Sonoragazzi che non sono abituati a condividere con l’altro da un puntodi vista emotivo, non sono in grado di capire che ciò che fanno hadelle conseguenze, hanno bisogno di rinforzare un ruolo attraversola ricerca delle conferme degli altri. Hanno sempre l’esigenza di unpubblico perché, fondamentalmente, sono insicuri e mascherano

La falsa credenza di immaginareil bullo comeun ragazzo violento depista e non permettedi individuarelo stesso bulloprecocemente

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INCONTRIle proprie vulnerabilità con i comportamenti aggressivi. Anche ilcyberbullo, come il bullo, ha bisogno del suo pubblico, di coloroche guardano, ridono, condividono, commentano, mettono i like.Si comportano da cyberbulli e, anche loro, non hanno la consape-volezza di esserlo».

E i bullizzati? «Non rispecchiano stereotipi sociali e social ecanoni culturali incentrati sui modelli lanciati dal web e dallasocietà sempre più alla ricerca di talenti. Nel mirino dei bulli ingenere si trovano coloro che, agli occhi di chi prevarica, sono “di-versi”, differenti da loro, non che abbiano niente di diverso o chenon vada, ma ai loro occhi sì. A volte basta essere più sensibili, piùtimidi, più introversi, non vestirsi alla moda, non fare le cose chefanno gli altri, non avere i tempi dell’altro, essere più brutti, maanche molto più belli».

L a maggior parte delle volte le vittime di bullismo nonparlano di ciò che subiscono con i genitori e con gli inse-

gnanti, per questa ragione un adulto deve conoscere i segnali perpoter intervenire precocemente ed in maniera efficace: «uno degliindicatori più frequenti è il cambiamento dell’atteggiamento neiconfronti della scuola o del luogo in cui avvengono le prepotenzeche spesso viene attribuito ad altre motivazioni. Manifestano lamancanza di voglia di andare a scuola o a fare sport o a catechismoo all’oratorio. Diventano più introversi e isolati, si allontanano dailoro amichetti. Spesso manifestano disturbi psicosomatici comead esempio mal di testa o mal di pancia, incubi, difficoltà ad ad-dormentarsi o a mantenere un sonno costante. Cambia l’umore, epossono avere anche difficoltà nello studio e nella attenzione econcentrazione. Ovviamente se si riscontrano segni fisici comegraffi, lividi o strappi nei vestiti, che cercano di nascondere o digiustificare con cadute o gesti goffi e sbadati, negando il coinvolgi-mento di altri coetanei si deve intervenire nell’immediato perchésono comportamenti che possono degenerare».

Il ruolo educativo di insegnanti e genitori, dunque, può fareveramente la differenza perché «sono le due agenzie educative incui i bambini e gli adolescenti crescono, imparano i valori e a rela-zionarsi con se stessi e con gli altri. I genitori devono essere più au-

La maggiorparte delle voltele vittime di bullismo non parlano di ciò che subisconocon i genitorie con gli insegnanti, perquesta ragioneun adulto deve conoscere i segnali per poter intervenire

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INCONTRItorevoli, più fermi, più vicini da un punto di vista emotivo, manello stesso tempo, più forti nel loro ruolo di “capitano” di unanave che deve imparare ad andare sempre più in autonomia. Anchela scuola deve riprendere un ruolo che sta perdendo, una comunitàeducante che deve essere riconosciuta e rispettata. La vicinanzacon i figli e con gli allievi è importante, ma i genitori devono farei genitori e i professori devono fare gli insegnanti, altrimenti si ge-nereranno solo problemi e confusione dei ruoli».

Il fenomeno sembra non coinvolgerci o lontano mille miglia,ma più che mai lo ritroviamo tra le mura scolastiche, gli oratori, iluoghi di aggregazione sociale e sportiva. I dati dell’OsservatorioNazionale Adolescenza segnala un “campione” che va dagli 8000agli 11.500 adolescenti, il 28% degli adolescenti dai 14 ai 19 anni,«stiamo parlando di quasi 3 ragazzi su 10 – specifica la direttricedell’Osservatorio – che subiscono prevaricazioni a scuola (16%femmine e 12% maschi), rispetto al 30% dei preadolescenti dagli11 ai 13 anni. Un dato in forte incremento, cresciuto, in un soloanno, dal 2016 al 2017, di 10 punti percentuali».

Inoltre bullismo e cyberbullismo coinvolgono una fascia dietà sempre più ampia e precoce. «Alla materna o alla scuola

primaria può capitare che un gruppo di bambini inizi ad escluderequalche compagnetto, anche con frasi come “tu non giochi connoi”, “sei brutto”. Non si parla più di competitività sana o di lea-dership positiva, ma di vere e proprie azioni di prevaricazione, diattacco, di isolamento che, se non contrastate alla radice, rischianodi diventare croniche con tutti gli esiti negativi che comportanonelle vittime». In considerazione di questi dati, già dal 2012 ilMiur è attivo nella lotta contro bullismo e cyberbullismo, avendoaderito al programma Safer Internet, istituito dal Parlamento eu-ropeo e dal Consiglio dell’Unione Europea, che prevede la pro-mozione di un uso consapevole di internet. Un “no” secco, però,al lavoro individuale, alle soluzioni semplici: «non credo nell’efficaciadi interventi generici e sporadici – conclude la dottoressa Manca –c’è bisogno di sistematicità e di competenza, ossia di personale checonosce a fondo la psicologia e la psicopatologia dello sviluppo,affiancato da educatori specializzati in queste dinamiche».

Bullismo e cyberbullismocoinvolgono una fascia di etàsempre più ampia e precoce e coinvolge 3 ragazzi su 10

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L'impetuoso sviluppo dell’intel-ligenza artificiale negli ultimidue decenni sta destando ti-

mori e preoccupazioni, soprattutto difronte alla minacciosa prospettiva che isuoi strumenti tecnologici soppiantino illavoro umano. Tali timori e preoccupa-zioni sono in realtà fenomeni ricorrentida due secoli a questa parte, a partire dalmovimento di protesta del “luddismo” diinizio Ottocento; ma l’aspetto caratteri-stico del fenomeno attuale è costituito dalpotenziale maggiore impatto sul lavorointellettuale e, pertanto, anche su quellolegato alle professioni dell’istruzione edell’educazione. Il salto di qualità dell’in-telligenza artificiale, rispetto ai calcolatorielettronici, che sono cresciuti in potenzacon progressione esponenziale, sta nellacapacità delle nuove macchine, per que-sto definite intelligenti, di accumulareesperienza e imparare dai propri errori,con nuove applicazioni in campi primaimpensabili. Da qui la nuova potenziali-

INTELLIGENZA ARTIFICIALE:OLTRE LA PAURA, LE POTENZIALITÀÈ dibattito nel mondo educativo sull’uso delle nuove tecnologie. Eppure è indispensabile passare dal pregiudizioall’uso responsabile e professionale del software per una scuola che superi lo “stampo conventuale”, con i suoi rigidi schemi quantitativi, e guardi al cambiamento come risorsa educativa.

GIUSEPPE COLOSIOGià direttoredell’Ufficio ScolasticoRegionaleper la Lombardia

APPRENDERE

m

tà di sostituzione di alcune attività tipica-mente umane.

Ad esemplificazione del dibattito inatto su questa materia, richiamo due soleprese di posizione: il World Economic Fo-rum prevede una perdita di cinque milio-ni di posti di lavoro entro il 2020; il vice-rettore dell’Università di Buckingham,Anthony Seldon, delinea un futuro nonremoto nel quale gli insegnanti perderan-no il loro ruolo, per essere sostituiti damacchine intelligenti, in grado di offrire atutti gli studenti l’insegnamento miglio-re: gli insegnanti resteranno per predi-sporre le macchine, aiutare gli studenti emantenere la disciplina.

Su questo scenario un po’ foscovorrei svolgere qualche riflessione,

per resistere alla tentazione di demonizza-re l’intelligenza artificiale, considerandolaun pericolo o, cinematograficamente,un’entità che sfugge al controllo umanoe, invece, per valorizzarla come uno dei

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più maturi prodotti dell’intelligenzaumana e come potente strumento per losviluppo qualitativo e quantitativo del-l’educazione. Sono convinto che il ruoloautentico di docente, non quello buro-cratico e routinario, non potrà venir me-no, ma, al contrario sarà rafforzato edesaltato dal consapevole utilizzo dei mezzidell’intelligenza artificiale. Quel che ècerto è che anche questa grande innova-zione, come sempre è accaduto nella sto-ria dei processi educativi, produrrà deicambiamenti radicali neimodi, nei tempi e neglistrumenti del fare scuola.

I l rapporto fra in-telligenza artificia-

le e processi educativi èda diversi anni al centrodi ricerche, che si sonoconcentrate prevalente-mente sull’efficacia del-l’introduzione di software e macchine in-telligenti nelle attività scolastiche; e nelfrattempo questi strumenti si sono evolu-ti e perfezionati fino ad interessare aspettisempre più rilevanti dell’attività didatti-ca, sfruttando la capacità di accumulareapprendimenti dall’interazione con le re-altà con le quali vengono in contatto, an-che in campi di estrema complessità co-me quello dei linguaggi umani.

Le applicazioni al mondo dellascuola di questi mezzi evoluti sono

ancora abbastanza sporadiche, anche fuo-

APPRENDEREri dall’Italia. L’applicazione attualmentepiù utilizzata e diffusa, analogamente aciò che accade nella vita quotidiana conl’utilizzo degli smartphone, è quella di in-telligente e automatizzato raccoglitore,organizzatore e selezionatore di dati, in-formazioni, documenti e testi da tutte lefonti planetarie, che risponde alle richie-ste specifiche dei singoli e di determinaticomparti o interessi. Se, invece, parliamodi software e strumenti mirati alla didat-tica, le situazioni sulle quali intervengono

vanno dal supporto aprendere le migliori deci-sioni sull’insegnamento,alla predisposizione diun sistema intelligente ditutoraggio per il raggiun-gimento delle competen-ze individualmente ricer-cate, all’intercettazioneautomatica delle difficol-tà o delle problematiche

dell’apprendimento, alla costituzione ealla moderazione di gruppi di studio e dilavoro, alla simulazione di ambienti com-plessi e pluridisciplinari, a immediatepredizioni sul progresso degli studenti,sullo stato delle loro conoscenze e sulleloro attitudini. Un ulteriore importantecampo di applicazione è quello della va-lutazione, che diventa molto più precisa etrasparente, con la possibilità di prenderein esame molteplici fattori, anche quelliche normalmente sfuggono a un docente,che viene tagliata su misura di ogni stu-dente anche ai fini dell’autovalutazione.

L’innovazione, comesempre è accaduto

nella storia dei processieducativi, produrrà

dei cambiamenti radicali nei modi,

nei tempi e negli strumenti

del fare scuola

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Lo scenario è quello di un processo chemira a dare strumenti più efficaci ai do-centi, liberandoli nel contempo da varioneri burocratici, per permettere a lorodi concentrarsi al meglio sui compiti pri-mari.

L'opinione prevalente, in rispostaalla domanda di quale aiuto pos-

sano dare le tecnologie dell’intelligenzaartificiale alla scuola, è che queste tecno-logie non sostituiranno i docenti, ma chesaranno di grande utilitàper migliorare l’efficienzae l’efficacia del loro lavoro.Concordando con questaopinione, ritengo che ilmodo corretto della scuolae degli insegnanti di porsidi fronte agli sviluppisempre più accelerati diqueste tecnologie intelli-genti non sia quello diaverne paura o di sottovalutarle, magarinell’illusione che siano ancora eventualitàlontane, ma di conoscerle e sperimentarlenella propria attività professionale. Ciòrichiede però ai docenti di fare chiarezzasul senso autentico del loro lavoro: se at-tribuiscono a sé stessi il solo compito ditrasmissione di conoscenze, la partita conle tecnologie dell’intelligenza artificialesarà perdente, essendo queste più potentie veloci sul terreno delle “istruzioni”; seinvece si attribuiscono come compitoproprio quello dell’educazione, focalizza-to sull’acquisizione delle competenze che

APPRENDEREciascun discente percepisce come essen-ziali al suo progetto di vita, avranno rita-gliato per sé uno spazio che anche i sofi-sticati strumenti tecnologici non possonooccupare.

A questo va aggiunto che la scuolanon può ignorare la diffusione e

la pervasività che l’intelligenza artificiale ei suoi prodotti hanno in tutti i settori e intutti i momenti della nostra vita e chequindi rientra fra i suoi doveri quello di

un’educazione alla com-prensione e all’uso respon-sabile di questi potentistrumenti. Non penso chesia saggio assumere atteg-giamenti, come quelli ab-bastanza diffusi in Italia,che vedono negli stru-menti digitali, utilizzati ascuola, dai tablet aglismartphone, più i pericoli

che i vantaggi, col risultato di dare dellascuola stessa un’immagine di istituzionevecchia e sorpassata, incapace di prendereatto che gli strumenti di scrittura, di cal-colo e di elaborazione delle informazionisono cambiati.

C'è, infine, una questione più ge-nerale e più decisiva che l’intelli-

genza artificiale, in quanto prodotto piùmaturo della rivoluzione microelettronica,ci fa porre: quella della legittimazione delsapere che elabora e mette a disposizione,e che potremmo formulare con la domanda:

Le applicazioni al mondo della scuola

di questi mezzi evoluti sono ancora abbastanza

sporadiche, anchefuori dall’Italia

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“Chi decide delle condizioni del vero?Chi lo le.gittima?”. Lo spunto è presodalle riflessioni di J. F. Lyotard sul saperepostmoderno1: dobbiamo prendere attoche gli strumenti della legittimazione delsapere propri dell’epoca moderna stannotramontando; questo fatto pone gravi in-terrogativi alla scuola. Siamo di fronte aun cambiamento epocale, equivalente,ma di ampiezza e rapidità enormementesuperiore, a quello dell’invenzione dellastampa a caratteri mobili di mezzo mil-lennio fa, che ha reso pos-sibile l’istituzione dellascuola tipica dell’epoca mo-derna, quella che ben co-nosciamo. Il sapere po-stmoderno, anarchico e li-quido, non avrà più comepunto di riferimento e diconfronto, per ciò che in-dividualmente sappiamo,gli strumenti (enciclopedie,manuali...) nei quali si consolidava ilconsenso delle comunità scientifiche eprofessionali dell’età moderna; perciò latitolarità della legittimazione sarà neces-sariamente trasferita ai soggetti, che do-vranno essere in grado di giudicare se leconoscenze che possiedono sono vere ofalse, giuste o ingiuste, buone o cattive,ecc. Qui, a mio parere, si fonda la nuova,titanica responsabilità dell’educazione;qui, per me, sta il significato dell’espres-sione “...piuttosto la testa ben fatta che

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APPRENDEREben piena...”2; qui è il cuore del mestieredi docente, che nessuna macchina intelli-gente può esercitare.

C iò di cui dobbiamo prendere con-sapevolezza è che il cambiamento

indotto dalla rivoluzione digitale e ampli-ficato dall’intelligenza artificiale rendegradualmente obsoleta e inadeguata lascuola attuale, di stampo conventuale,con i suoi rigidi schemi quantitativi: ma-terie, monte ore, classi fisse, indirizzi, ora-

ri; e rende inadeguata unafigura di docente in classe,da solo, come mediatorefra il sapere disciplinarecodificato e gli alunni inapprendimento. La scuoladeve trasformarsi da edifi-cio e da struttura organiz-zativa di stampo ottocen-tesco in un ambiente fisi-co e virtuale di sviluppo

personale degli alunni; i docenti devonorealizzarsi in équipe professionale chemette in campo, a favore di ogni discente,il circolo virtuoso di ricerca e scopertadelle conoscenze, affinché vengano inte-riorizzate come competenze, a partire daquella fondamentale che è la consapevo-lezza del vero. Ridiventa attuale, inquest’epoca di esplosione tecnologica, ilgrande filone del pensiero occidentale,che assegna ad ogni uomo il dovere di farsgorgare da sé la verità.

1 J. F. LYOTARD, La condition postmoderne, Paris1979.

La scuola deve trasformarsi

da struttura organizzativa

di stampo ottocentesco

in un ambiente fisico e virtuale

2 MICHEL DE MONTAIGNE, Saggi, Libro I, Cap.XXVI, 1588.

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28 DOCETE N. 9 / MARZO-APRILE 2018

La valutazione è un momento fon-damentale nel processo di inse-gnamento/apprendimento. Intesa

come atto formale ed esplicito, rientra trai doveri della professione docente e rap-presenta anche uno degli aspetti più si-gnificativi nel vissuto scolastico degli stu-denti e delle loro famiglie.

Gli esiti valutativi, infatti, si riflettonosulla percezione di sé e sul senso di auto-efficacia, sulla stima degli adulti e dei coe-tanei, sul rapporto che si instaura trastudenti e docenti, e determinano spessoscelte significative che possono condizionareil proseguimento degli studie dunque il futuro degliallievi1.

La consapevolezza ditali risvolti induce spessogli insegnanti, nelle riunioni

IN VOTO VERITAS?Nel dibattito acceso sul processo valutativo tra insegnanti fautori delle sole prove oggettive ed educatori “nostalgici del passato”, è la coesistenza di tipologie tradizionali e strutturate a garantire esiti superiori in termini di validità e attendibilità.

VINCENZA MARIABERARDIDirigente scolastico

APPRENDERE

m

di dipartimento o nei collegi dei docenti, adiscutere animatamente di tempi, modalitàe strumenti per rendere valido e attendibileil processo valutativo. Si assiste talvolta, inquesti contesti, a vere e proprie crociatebandite dai convinti fautori delle sole proveoggettive, alle quali oppongono resistenza,spesso sentendosi definire “nostalgici delpassato”, i colleghi riottosi ad abbandonareil proprio credo assoluto nelle prove tradi-zionali, e che tutt’al più ammettono, conqualche riserva, le sole prove oggettive dellerilevazioni INVALSI.

U n serio percorso valuta-tivo dovrebbe prevedere

entrambe le tipologie distrumenti per consentirela comprensione e l’ap-prezzamento del processodi apprendimento nella suaglobalità, in un quadrod’insieme che non si limitiall’accertamento delle ca-

Gli esiti valutativi determinano spessoscelte significative

che possono condizionare

il proseguimento degli studi e dunque il futuro degli allievi

1 PELLEREY, M.(1994), Proget-tazione didattica. Metodi di pro-grammazione educativa scolastica,Torino, SEI.

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interrogazioni orali, elaborazione di articolio scrittura di lettere lasciano all’alunno lapossibilità di orientarsi autonomamente

nell’elaborazione della ri-sposta, consentendogli inol-tre di mettere in luce anchele proprie abilità espressive,comunicative e argomen-tative e, non ultima, la pro-pria creatività.

U n altro elementofondamentale nella

scelta della tipologia di prova è costituitodalla sua collocazione temporale. Per leprove di ingresso, ad esempio, la cui finalitàvalutativa è l’accertamento dei pre-requisitidisciplinari o il livello iniziale delle abilitàtrasversali linguistiche e logiche degli allievial fine di elaborare in tempi congrui laprogrammazione didattica disciplinare an-nuale, le prove strutturate rappresentanolo strumento valutativo più indicato, anchein considerazione del minor tempo disomministrazione e correzione richiesto.Con tempi più distesi, nei mesi successivi,la valutazione ottenuta mediante le provetradizionali aggiungerà altri elementi im-portanti relativi al processo globale di ap-prendimento di ciascun allievo, consen-tendo, prima della valutazione finale, anchel’accertamento dell’acquisizione di capacitàe categorie mentali più complesse2.

29 DOCETE N. 9 / MARZO-APRILE 2018

APPRENDEREpacità di conoscenza, comprensione e ap-plicazione, ma che renda anche osservabilile abilità espressive e comunicative, la ca-pacità di cogliere relazionitra temi e argomentare,esprimendo un proprio giu-dizio critico.

L a scelta dello stru-mento valutativo

più efficace, in un dato mo-mento del processo di in-segnamento/apprendimen-to, deve necessariamente partire dall’espli-citazione della sua finalità. Una provastrutturata a stimolo chiuso e rispostachiusa (vero/falso, scelta multipla, com-pletamenti e corrispondenze) è, infatti,strumento privilegiato per verificare effi-cacemente la conoscenza, ovvero la capacitàdi ricordare o riconoscere un contenutoin maniera identica a quella nella quale èstato proposto dal docente, e può risultareanche utile per accertare la comprensionedi uno specifico tema proposto; in molticasi, inoltre, consente anche di verificarela capacità di applicazione di un determinatocontenuto appreso per risolvere un pro-blema. Tale tipologia di prova, tuttavia,non potrà fornire alcuna indicazione aldocente in merito a competenze cognitivedi livello superiore, quali la capacità dianalisi e di sintesi e quella di esprimeregiudizi con coerenza logica. La valutazionedi questi elementi è possibile, infatti,soltanto grazie alle prove di verifica tradi-zionali, in cui lo stimolo è aperto. Temi,

La scelta dello strumento

valutativo più efficace

deve necessariamentepartire

dall’esplicitazione della sua finalità

2 ANDERSON, L.W., KRATHWOHL, D.R., ET AL.(2001), A taxonomy for learning, teaching and as-sessing. A revision of Bloom’s Taxonomy of Educatio-nal Objectives, New York: Addison WesleyLongman, Inc.

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30 DOCETE N. 9 / MARZO-APRILE 2018

APPRENDERE

A nche la variabile “tempo” può con-dizionare la scelta della tipologia

di prova da utilizzare. Nella prassi scolasticail tempo dedicato alla valutazione, nelcaso in cui il docente utilizzi esclusivamentele prove tradizionali, corrisponde appros-simativamente al 35% del monte ore di-sponibile3. Come ben sa chi da anniinsegna, soprattutto alla chiusura del qua-drimestre accade frequentemente, in par-ticolare nelle classi con un elevato numerodi alunni, che intere settimane siano affan-nosamente dedicate daidocenti, e particolarmenteda quelli le cui disciplinehanno un minore pesoorario sul curricolo, a con-citate interrogazioni oralidi tutti gli alunni. Il ricorsoa prove oggettive consentedi ridurre tale dispendiodi tempo e di guadagnareore preziose da dedicareal recupero o, più in generale, al progrediredel processo di insegnamento/apprendi-mento. Il tempo recuperato alla didatticaimplica, però, per il docente, un sovraccaricodi ore di lavoro necessarie alla progettazionee costruzione delle prove strutturate. Enon è da sottovalutare, inoltre, che l’ela-borazione di tali strumenti richiede, a ga-ranzia della loro validità, buone competenze

e una certa capacità di applicarsi in unlavoro che, spesso ripetitivo e meccanico,sembra quasi sminuire la propria disciplinaframmentandola in sterili item. Di grandeaiuto è, in questi casi, la collaborazionetra docenti della stessa materia nelle inter-classi o nei dipartimenti disciplinari. La-vorare insieme alla costruzione di provestrutturate, lì dove ci sia stata a monteuna reale condivisione anche nell’elabora-zione della programmazione didattica an-nuale, consente infatti di creare gradata-

mente, con il contributodi colleghi con maggioricompetenze docimologi-che, prove oggettive benstrutturate, che andrannoa costituire nel tempo verie propri archivi di stru-menti valutativi a dispo-sizione dell’intera comu-nità professionale. Taleesperienza, inoltre, favorirà

la creazione di un sapere diffuso, fondatosulla circolarità delle conoscenze e sull’in-terconnessione delle competenze e dellaspecializzazione di ciascuno.

L'alternanza di prove tradizionali estrutturate assicura, inoltre, rela-

zioni più serene tra docente e studenti, inquanto evita che il docente sia considerato,soprattutto da alcuni studenti, un despotaincline ad attribuire valutazioni scarsamenteoggettive e di dubbia equità, probabilmentecondizionato dalla mancanza di empatiaverso qualcuno, da una scarsa alterabilità

Lavorare insieme alla costruzione

di prove strutturate consente di creare

gradatamente archivi di strumenti valutativi

a disposizione dell’intera comunità

professionale

3 TESSARO, F., Modelli e pratiche di valutazione: laverifica e le prove strutturate di profitto (III Lezionedel corso di Metodi e Tecniche della Valutazione),SISS Veneto, Università Ca’ Foscari, Venezia http://cird.unive.it/dspace/bitstream/123456789/929/5/MTVAL_03_2007_SSIS_7.pdf, pag. 50.

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31 DOCETE N. 9 / MARZO-APRILE 2018

l’uso esclusivo di prove strutturate incoraggigli alunni a privilegiare modalità di ap-

prendimento focalizzatesui singoli argomenti deitest e conformate sulle ca-ratteristiche richieste dalleprove strutturate, ovverosulle sole competenze delricordare, capire e appli-care, a tutto svantaggiodelle categorie cognitivedi livello superiore, mentrel’uso esclusivo di prove

tradizionali rischia di sminuire, agli occhidegli studenti, il valore di uno studiobasato anche sull’acquisizione di solideconoscenze.

Nessuna procedura valutativa è esentedal rischio di fallibilità, ma la coesistenzadi tipologie tradizionali e strutturate ga-rantisce al processo esiti certamente superioriin termini di validità e attendibilità, con-sentendo di recuperare il valore formativodella valutazione e rendendola elementocalibrante della didattica ai fini del pienosuccesso scolastico e formativo degli alunni.

dell’opinione su alcuni allievi, oppure dapregiudizi di varia natura e, in ultimo, daelevate aspettative. Le pro-ve strutturate, ponendogli alunni nelle medesimecondizioni, assicuranomaggiore equità e impar-zialità alla valutazione, li-mitando l’influenza sog-gettiva del correttore nel-l’interpretazione della ri-sposta e del punteggio,stabilito a priori, e po-nendo così al riparo gli esiti valutativi daogni dubbio rispetto ai rischi, talvoltaeffettivamente presenti, di alterazioni dovuteall’effetto alone, a quello di contrasto ealla stereotipia. Gli esiti di una prova strut-turata, inoltre, offrono agli alunni piùstimoli per riflessioni auto-valutative, im-portanti per il recupero ma anche prodigioseper scongiurare deleteri atteggiamenti divittimismo.

A sostegno della necessità di alternaregli strumenti valutativi interviene

anche un ultimo, importante elemento:gli strumenti e le strategie adottate dal do-cente per la valutazione influenzano note-volmente le modalità dell’apprendimentostesso4. L’insegnante, quando valuta, co-munica implicitamente agli allievi il propriomodello di apprendimento, al quale essitendono ad adeguarsi. Accade così che

APPRENDERE

Gli strumenti e le strategie

adottate dal docente per la valutazione

influenzano notevolmente le modalità

dell’apprendimento stesso

4 MACCARIO, D. (2011), Valutare per promuovereil successo scolastico, in Education Sciences and So-ciety, 2, pp. 54-68, pag. 58.

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32 DOCETE N. 9 / MARZO-APRILE 2018

"Puzzi, fai schifo”. “Sei matta,da rinchiudere in manico-mio e buttare la chiave”.

“Non toccarmi, altrimenti poi devo disin-fettarmi”. Parole dure, sprezzanti, affilatecome lame, scagliate come pietre su unaragazzina di tredici anni. A colpirla i suoicompagni di classe, quelli che già lo face-vano alle elementari e che non hannosmesso nemmeno alle medie.

UN CORO DI INSULTI

S imona abita a Santa Fiora, un bel-lissimo borgo medievale adagiato

sul Monte Amiata, in provincia di Gros-seto. Si definisce figlia di tre culture inquanto il papà e la mamma sono albanesee macedone, ma lei, nata in Italia, si sentesoprattutto italiana. Ha un fratello, piùpiccolo, e una sorella, Ermira, più grande.Ha un viso dolcissimo, incorniciato dalunghi capelli mossi, un sorriso gentile elo sguardo pulito. Le piace cantare (fre-

QUANDO SCUOLA FA RIMACON ESCLUSIONE E UMILIAZIONESimona, italiana di origine albanese, viene presa di mira da un gruppo di compagni che ogni giorno la deride e la maltratta. Subisce, per molto tempo, mascherando la sua sofferenza e non parlandone in famiglia.Ad un certo punto però decide di reagire...

STEFANIA CAREDDUGiornalista

STORIE

h

quenta anche un corso), ama ascoltare lamusica: tra i suoi beniamini, ci sono i TheKolors. Da circa quattro anni è presa dimira da un gruppetto nutrito di coetaneiche la prende in giro per la sua corporaturae per il suo essere “diversa”, per la sua ori-gine, ma anche per la religione musul-mana. “Non mi accettano, mi guardanomale e a volte, quando mi avvicino, lorosi allontanano. Così mi sento esclusa, nonconsiderata, non voluta”, confida Simonache trattiene tutto dentro di sé, cerca dimascherare quella sofferenza, forse ancheper non far preoccupare la madre, Laze,malata di cuore.

Tutte le mattine, il gruppo dei bullila accoglie storpiando il suo cognome, tra-sformandolo in rime e facendo ironia sulmestiere del papà, un taglialegna. “Oh,mio Dio: ma chi è questa? Sulemanowski,che guarda nei boschi. Skifoski”, si alza ilcoro. “Hai l’ebola, io non ci voglio starevicino a te”, ridacchia uno. “Non capisciniente, devi stare zitta”, la aggredisce un

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33 DOCETE N. 9 / MARZO-APRILE 2018

altro, aggiungendo insulti e appellativi ir-rispettosi. Qualcuno si spinge oltre: “ti dòun cazzotto”. Simona prova a replicare,chiede spiegazioni, cerca di capire il motivodi tanta cattiveria nei suoi confronti. C’èaddirittura chi tira in ballo l’Isis, eppure“chi lo dice è albanese come me, è musul-mana come me”. “Mi sento umiliata”, dice.

L’AUTOSTIMA VA A PICCO

C osì, giorno dopo giorno, cominciaa farsi strada il pen-

siero, subdolo ma insi-stente, che sia lei il pro-blema, che sia lei ad averequalcosa che non va. Am-mette di essere molto sen-sibile e un po’ permalosa,ma probabilmente – èl’idea che via via prendecorpo in Simona – c’è del-l’altro per giustificare la de-risione dei suoi coetanei,per essere allontanata e“non voluta da nessuno”. Ibulli infatti agiscono, conspavalderia, e chi non par-tecipa attivamente non in-terviene mai, non la di-fende, non prende le sueparti né prova a far ragio-nare il gruppo.

Per la ragazzina diSanta Fiora, andare a scuoladiventa faticoso, pesante,spiacevole. Le prevarica-

STORIEzioni, le umiliazioni e le piccole violenzecontinue diventano insopportabili. L’au-tostima precipita, anche se lei fa di tuttoper nascondere quello che è costretta a su-bire, quotidianamente. Durante l’estate,però, la sorella intuisce che qualcosa nonva perché sul cellulare arrivano telefonatee messaggi strani. Simona finalmente hal’occasione di sfogarsi. Racconta tutto adErmira e successivamente anche al papà,Vejselj, che la vede tornare a casa in lacrimedicendo che a scuola non vuole tornarci.

Simona, ma anche Pietro, Aurora, Monica e tantialtri. Sono ragazzi, adolescenti o poco più, che hanno tro-vato la forza di raccontare la loro sofferenza alle teleca-mere di Rai Due. #Mai più bullismo infatti è il primosocial coaching televisivo che dà voce alle giovani vittimedi bullismo e cerca insieme a loro, alle famiglie, allascuola e all’intera comunità di comprendere il fenomenoe di trovare soluzioni alle situazioni concrete. L’obiettivodella trasmissione, articolata in puntate on the road, èinfatti quello di raccontare e denunciare, ma soprattuttoaiutare i ragazzi bullizzati ad uscire dall’isolamento in-teragendo con l’ambiente, individuando piste di azione eseguendone l’andamento. Format internazionale tra-smesso con grande successo in Olanda e Belgio e in corsodi preparazione in 12 Paesi nel mondo, in Italia il pro-gramma è realizzato da Rai Due (il produttore è Massi-liano Barbot) e da Verve Media Company, incollaborazione con il Ministero dell’Istruzione, l’Univer-sità e la Ricerca. È condotto da Pablo Trincia, tra gli au-tori insieme a Marcello Conte, Paolo Logli e StefaniaStuder, mentre la regia è affidata a Claudio Bozzatello.

#MAI PIÙ BULLISMO

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LA FORZA DI DIRE BASTA

È il punto di svolta, il momento incui il vaso di Pandora viene sco-

perchiato. Simona esterna il suo dolore etrova la forza di reagire. Prende il coraggioa due mani e decide di chiedere aiuto a#Mai più bullismo, la trasmissione di RaiDue condotta da Pablo Trincia. Maturainfatti la consapevolezza che non può far-cela da sola, ma ha bisogno del sostegnodi altre persone, in primo luogo della suafamiglia, e poi della scuola. La sua inten-zione è quella di confrontarsi serenamentecon i suoi compagni, capire e cercare in-sieme di cambiare una situazione semprepiù soffocante. Nessun desiderio di rivalsapersonale, dunque, nessuna voglia di pun-tare il dito contro qualcuno. Anzi: Simonaè pronta a chiedere scusa, nel caso abbiafatto involontariamente qualcosa che possaaver originato rabbia o ostilità nei suoiconfronti e a rivedere il suo modo di faretroppo “permaloso”.

34 DOCETE N. 9 / MARZO-APRILE 2018

STORIE

Il presidente della Repubblica Sergio Mat-tarella la ha nominata Cavaliere dell’Or-

dine al Merito della Repubblica Italiana “per il coraggio e lo spirito di iniziativa con cuiha pubblicamente denunciato i fenomeni di bullismo e cyber-bullismo di cui è stata vit-tima”.

Ilaria Bidini, 32 anni, di Arezzo, affetta da osteogenesi imperfetta, da anni lottacontro il pregiudizio ed è impegnata in una campagna per i diritti dei disabili.

Recentemente però è diventata un simbolo della battaglia contro il bullismo e il cy-berbullismo. Attiva sul web e sui social, nel giugno dello scorso anno ha girato un video,trasmesso in rete e in tv, in cui legge gli insulti che le vengono rivolti sul suo canaleYoutube proprio per mostrare la gravità dei comportamenti e delle offese di un bullo.

IL CORAGGIO DI ILARIA

PARLARE, PRIMO PASSO DELLA SVOLTA

G razie al coinvolgimento della tra-smissione, la ragazza con una tele-

camera nascosta gira un video in cui do-cumenta tutto quello che è costretta asubire. Il filmato viene mostrato ai genitorie ai fratelli. Poi alla preside che immedia-tamente si rende conto della gravità diquanto accade tra le mura del suo Istituto:“queste sono offese, di cui non si capiscela ragione”, dice. Accetta volentieri di or-ganizzare un incontro tra Simona e i suoicompagni, anche se è consapevole delledifficoltà. “Succede con poca frequenza –è l’analisi lucida della dirigente – che ungenitore ammetta le manchevolezze del fi-glio e si renda conto di dover cambiare at-teggiamento, prima di tutto nei confrontidel ragazzo, per riacquistare autorevolezza”.Molti genitori infatti non sono d’accordo,minimizzano e cercano di boicottare l’ap-puntamento. Così alcuni ragazzi non par-tecipano, mentre chi ha voluto esserci vede

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35 DOCETE N. 9 / MARZO-APRILE 2018

quelle immagini. Il si-lenzio, pian piano, sisgretola e da parte dichi era sempre rimastoai margini, senza inter-venire, arriva l’impegnoa proteggere Simona, afarle da scudo, a ragio-nare con chi la prendein giro, a fare squadraper strappare quella pa-gina brutta di storia.C’è anche uno deibulli: fa il duro, ma allafine anche lui prometteche parlerà con il restodel gruppo. Perché ilbullismo è fatto di pa-role (e spesso di gesti)ostili. Ma con le parolesi può sconfiggerlo,perché raccontare è ilprimo passo per com-prendere e risolvere.

Disprezzare e aggredire la persona più debole è “operadi Satana”. Non ha usato mezzi termini papa Francesco perdefinire gli atti di crudeltà e di derisione, compiuti spesso dabambini e ragazzi nei confronti dei loro coetanei. “Oggi – haspiegato nell’omelia della Messa celebrata a Santa Marta l’8gennaio scorso – lo vediamo continuamente, nelle scuole, conil fenomeno del bullying: aggredire il debole, perché tu seigrasso o perché tu sei così o tu sei straniero o perché tu sei nero,per questo aggredire, aggredire”. Questo, ha rilevato Bergoglio,“significa che c’è qualcosa dentro di noi che ci porta a questo,all’aggressione del debole e credo che sia una delle tracce delpeccato originale”. “Aggredire il debole è stato l’ufficio di Sa-tana dall’inizio: lo ha fatto con Gesù e lo fa con noi, con lenostre debolezze e noi lo facciamo con gli altri”, ha continuatoil papa ricordando che “quando si aggredisce il debole, mancala compassione”. Secondo Francesco, le aggressioni e la vio-lenza sono “una delle tracce del peccato originale, è opera diSatana”. “Quando noi ci accorgiamo che abbiamo dentro dinoi questo desiderio di aggredire quello perché è debole, nondubitiamo: c’è il diavolo, lì. Perché aggredire il debole – hascandito – è opera del diavolo”.

AGGREDIRE I DEBOLI? OPERA DEL DIAVOLO

FOTO SICILIANI-GENNARI/SIR

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Il bianco e nero del viaggio, che ve-la le grandi valigie di cartone e gliabbracci malinconici, che sbiadi-

sce nella metamorfosi di chi si rimboccale maniche e poi vira nei colori pienidell’affermazione professionale e socialeche ha il volto di un gelataio, di un risto-ratore, di uno spazzacamino, di un pasta-io. C’è tutto questo nel video che raccon-ta – in un susseguirsi di scene mute – lagrande migrazione italiana. Ma anche lebattute del barbiere, uno dei mestieri cheha reso i nostri connazionali famosi delmondo, o i sapori dei cibi tradizionali. Fi-no alle parole che si scompongono peresprimere idee nuove e scoprire che “emi-grato” può significare che “È Molto In-giusto Giudicare le Ragioni Altrui conTroppo Orgoglio”.

I bambini e i ragazzi dell’IstitutoComprensivo “Antonio Gramsci” di Ro-ma hanno letto, approfondito, rappre-sentato la storia di quei milioni di conna-zionali che, negli anni, hanno lasciato

L'INTEGRAZIONECOMINCIA A SCUOLAGli alunni dell’Istituto Comprensivo “Antonio Gramsci” di Roma hanno letto, approfondito, messo in scena la storia di milioni di italiani che hanno lasciato il loro Paese per cercare fortuna e lavoro altrove. E hanno imparato così a guardare le migrazioni da un’altra prospettiva.

STEFANIA CAREDDUGiornalista

STORIE

h

l’Italia per cercare fortuna e lavoro altro-ve, spesso Oltreoceano. Imparando aguardare il fenomeno migratorio da altripunti di vista.

LA RICERCA ALLA BASE

DELLA DIDATTICA INCLUSIVA

I l progetto, realizzato in collabora-zione con il Miur e la Fondazione

Migrantes della Cei, ha preso spunto da“Il racconto degli italiani nel mondo –Rim junior 2017”, un volume che, conun linguaggio semplice e accattivante,narra di quando ad emigrare sono stati esono, ancora oggi, gli italiani. “Il libro èstato un’occasione per riflettere e per fareun percorso di apprendimento”, rileva ildirigente Bruno Aletta, sottolineandol’importanza della “didattica inclusiva co-me ricerca metodologica”. Soprattutto inuna scuola che comprende ben cinqueplessi (Gramsci, Collodi, Arvalia, Corvia-le e Perlasca) distribuiti sul vasto territo-

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alunni provenienti da numerosi Paesi trai quali l’Egitto, la Romania, il Bangla-desh, la Cina, le Filippine, da un partechiede “di non utilizzare un unico lin-guaggio” e dall’altra di “valorizzare le loroattitudini per poi sviluppare un percorsocurricolare che porti a dei risultati”. Perquesto è importante che non “ci si im-provvisi”. “Quando ci si cimenta con ladidattica inclusiva – rileva Aletta – si en-tra nel campo della ricerca e si intrapren-dono itinerari formativi sofisticati”.

PERCORSI

FORMATIVI

DI QUALITÀ

Come ad esem-pio quello tea-

trale, sperimentatonelle classi delle me-die, dove la difficoltàlinguistica rappresen-ta uno dei maggioriostacoli per l’acco-glienza e l’integrazio-ne. Per questo, “ab-biamo puntato sulteatro e sulla musicaper dare vita a deiconcetti senza doverusare la parola, dandoa tutti la stessa oppor-tunità espressiva”,spiega Maria Carme-la Zaccagnino che in-sieme ad Emiliano

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STORIErio del quartiere periferico del Trullo(borgata storica sorta nel ventennio), i cuialunni sono per il 40% stranieri. “Il no-stro Istituto ha come identità quella del-l’accoglienza e della ricerca: per essereproduttiva, infatti, l’accoglienza implicala ricerca didattica”, osserva Aletta per ilquale “inclusione non è sinonimo di per-corsi facilitati a ribasso, ma di una ricercametodologica che si pone come obiettivoquello di alzare i livelli per valorizzare leintelligenze multiple”. La presenza di

Italiani: popolo di santi, poeti enavigatori. E di migranti. A nar-rare ai bambini e ai ragazzi una

storia probabilmente sconosciuta ai più, sebbene fondante del-l’identità del nostro Paese, è “Rim Junior 2017. Il raccontodegli italiani nel mondo”, il volume promosso dalla Fonda-zione Migrantes della Cei in collaborazione con l’Associazionedi promozione sociale MamApulia ed edito da Tau editrice.

Il libro, con i testi di Daniela Maniscalco e le illustrazio-ni di Carmela D’Errico, è un viaggio al seguito dei tanti con-nazionali emigrati in cerca di fortuna, che permetterà di sco-prire le origini nordafricane dell’italianissima pasta, le avven-ture della pizza in giro per il mondo, la lunga storia d’amoretra gli italiani e il caffè, i motivi per cui i nobili europei sce-glievano vetrai, marmisti e riquadratori del nostro Paese e ipittori e gli scultori inglesi dell’Ottocento non potevano fare ameno di modelli e modelle italiane per le loro opere.

In un momento storico in cui l’arrivo di migranti è fon-te di tensioni e preoccupazione, il volume racconta ai giovanidi quando ad emigrare erano gli italiani. Il tutto con un lin-guaggio accattivante e un QR code che rimanda a contenutiaggiuntivi online (video, testi, pagine internet) per l’appro-fondimento del tema.

QUANDO A EMIGRAREERAVAMO (E SIAMO) NOI

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38 DOCETE N. 9 / MARZO-APRILE 2018

“Per essere produttiva, l’accoglienza implica la ricerca didattica”, osserva il dirigente scolastico,Bruno Aletta, per il quale “inclusione non è sinonimo di percorsi facilitati a ribasso,ma di una ricerca metodologicache si pone come obiettivoquello di alzare i livelli per valorizzare le intelligenze multiple”

Borrelli ha accompagnato i ragazzi nellalettura del Rapporto per far emergere“quelle idee riguardanti il viaggio che ave-vano per loro una risonanza maggiore”per poi metterle in scena, “rivisitando co-sì la storia degli italiani all’estero e impa-rando che il trasferimento può generarequalcosa di buono”. Questo lavoro, cheoggi continua con l’aggiunta delle parolee dunque con la riscrittura dei testi, “haaiutato i ragazzi ad acquisire più fiduciain se stessi e una maggiore sicurezza, con

STORIE

si a partire dale lettere che formavano itermini estrapolati dal Rim junior 2017.Un modo divertente per imparare che“non bisogna usare le parole a vanvera”,sorride la docente evidenziando la finalitàdel progetto che ha avuto il suo comple-tamento in una performance artistica.“Abbiamo ripreso ogni ragazzo che entra-va sul palco portando una lettera e pro-nunciando la parola associata. E proprioper dare il maggiore risalto a queste paro-le, abbiamo usato uno sfondo nero, il co-lore nero per le magliette degli alunni e lavoce non necessariamente corrispondenteal volto”, aggiunge Rosario Altavilla cheha curato la messa in scena, la ripresa vi-deo e il montaggio.

STARE INSIEME PER FARE INSIEME

Se gli studenti più grandi si sonocimentati anche nel dare vita a

quiz con domande sul tema analizzatodal Rapporto, i più piccoli lo hanno af-

L’integrazione passa attraverso laconoscenza dell’italiano. Per questo,l’Istituto Comprensivo Gramsci, in col-laborazione con il Ministero dell’Istru-zione, dell’Università e della Ricerca econ la Fondazione Migrantes della Cei,ha avviato un progetto di alfabetizza-zione per chi ha difficoltà linguistichecon lezioni che si svolgono nel pomerig-gio. Inoltre lavora in sinergia con il Cen-tro Provinciale Istruzione Adulti che hasede proprio in uno dei plessi della scuolae che permette a giovani e adulti stra-nieri, dai 16 anni in su, di studiarel’italiano.

L'IMPORTANZA DELLA LINGUA

un miglioramento anche nel rendimentoscolastico”, rivela Zaccagnino. Sulle paro-le si sono concentrati invece gli studentidella terza media che, guidati da Giovan-na Sartoris, hanno lavorato sugli acrosti-ci, cioè si sono impegnati a comporre fra-

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non avevano mai visto prima, poi invecelo hanno fatto, imparando così ad aprirsie ad accogliere, a partire dal cibo”. Nonsolo: “hanno lavorato insieme, si sonosentiti utili e nessuno è stato messo daparte”.

Anche questo, afferma Aletta, “è unmodo positivo per agevolare i processi”.Accogliere infatti “significa valorizzare lepersone, aiutarle ad interloquire con lanostra cultura e ad essere portatori dellaloro, senza che nessuno subisca quella

dell’altro, nelpieno rispettodi entrambi”,dice con con-vinzione il di-rigente del-l ’ I s t i t u t oGramsci per ilquale “le ten-sioni spessonascono dalcontesto e si fafatica a favorirel’integrazione,ma non biso-gna mai fare lapredica”. Servepiuttosto, ri-badisce, “una

pratica quotidiana, uno stare insieme perfare insieme, puntando a un discorso con-creto e meno ideologico”. Nella consape-volezza che “la scuola deve formare lementi e le coscienze”.

STORIEfrontato mettendosi in gioco. Anzi, met-tendo letteralmente le mani in pasta.“Stimolati dalle storie sulla pizza e suimaccheroni contenute nel testo, i bambi-ni delle quinte elementari si sono trasfor-mati in chef: ognuno ha scelto un piattodella tradizione, ha portato gli ingredientie ha preparato la ricetta, mettendo a frut-to le proprie capacità e facendo conoscereagli altri cibi diversi”, racconta AngelaVenezia che con Diana Elia, NatasciaRizzo, Costantina Landi e Luisa Tebano

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“Per contrastare la rinascita del nazionalismo in Europa eAmerica bisogna puntare sulle giovani generazioni”. Ne è convintomonsignor Guerino Di Tora, vescovo ausiliare di Roma e presidentedella Fondazione Migrantes, che intervenendo alla presentazione di“Rim Junior 2017” all’Istituto Gramsci, ha ribadito che “la scuola èil luogo reale dove avviene l’integrazione”. “Oggi – ha sottolineato –ci troviamo di fronte al fenomeno della globalità dei movimenti chenon è momentaneo ma epocale: siamo solo all’inizio, ne avremo al-meno per altri 25, 30 anni”. “Integrare significa camminare insie-me”, ha ricordato da parte sua monsignor Paolo Felicolo, direttore diMigrantes Roma, evidenziando la necessità di promuovere una nuo-va cultura dell’accoglienza e dell’inclusione. A partire proprio dallascuola, vero antidoto alla paura. “Una brutta malattia”, la ha defi-nita monsignor Felicolo, “che si può curare attraverso l’incontro e lariscoperta dell’importanza delle migrazioni per il nostro Paese”.

IL LUOGO DELL'INCLUSIONE

ha seguito il percorso delle classi della pri-maria. “La presenza di bambini di altriPaesi e altre religioni – è l’analisi delle in-segnanti – ha permesso uno scambiomolto arricchente: alcuni erano inizial-mente restii ad assaggiare pietanze che

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LA VALUTAZIONE DEGLI STUDENTI CON DSA O BES

L a sentenza sopra massimata ci offre lo spunto per affron-tare in questo numero della Rivista il tema degli studenti

con DSA o BES e disabili, attraverso un breve excursus della piùrecente giurisprudenza.

Il caso giunto all’attenzione del TAR Brescia riguarda un al-lievo di scuola media di un Istituto paritario, affetto da dislessiae bocciato per le insufficienze riportate in italiano, materie lette-rarie, inglese e tedesco.

Nel ricorso i genitori osservavano che le materie giudicateinsufficienti erano quelle in cui era maggiormente necessaria lalettura, abilità ridotta dal disturbo diagnosticato al proprio figlio,per cui ritenevano che la ripetizione dell’anno non avrebbe gio-vato, per il sicuro ripresentarsi delle difficoltà, e lamentavano la

DSA/BES E STUDENTI DISABILI:UNA RASSEGNA GIURISPRUDENZIALEIl caso di un allievo di scuola media affetto da dislessia e bocciato per alcune insufficienze dà spunto alla riflessione sulla più recente giurisprudenzariguardo la valutazione degli studenti con disturbi specifici di apprendimento.

NORME E SENTENZE

sLAURA PAOLOCCIAvvocato dello Stato

FLAVIA NARDUCCIAvvocato e consulente legale

40 DOCETE N. 9 / MARZO-APRILE 2018

È legittima la bocciatura per quattro insufficienze di unalunno di seconda media, affetto da DSA, poiché il giudizio negativo trovagiustificazione esclusivamente nello scarso impegno profuso dal discente nellostudio. I DSA, infatti, incidono sulle modalità di apprendimento, che vannofacilitate con misure compensative/dispensative, senza, però, che ciò significhiun’esenzione dall’impegno nello studio.

TAR LOMBARDIA-BRESCIA, SENT. 22/1/18 N. 98

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41 DOCETE N. 9 / MARZO-APRILE 2018

mancata tempestiva predisposizione da parte della scuola dellemisure compensative necessarie.

In disparte tale ultimo punto, rispetto al quale il Giudicericonosce il corretto operato dell’Istituto, dimostratosi subitoadempiente agli obblighi ad esso spettanti, la sentenza si segnala,da un lato, per aver affermato la carenza di legittimazione passivadel MIUR nel giudizio, in quanto le doglianze dei genitori eranorivolte verso atti dell’Istituto paritario relativi alla gestione del-l’offerta formativa, sui quali il Ministero non esercita alcuna fun-zione di controllo e, dall’altro, per la statuizione resa sullavalutazione degli allievi con DSA.

Il Giudice Amministrativo, infatti, osserva che i DSA si in-quadrano in un contesto di funzionamento intellettivo adeguatoall’età anagrafica e, quindi, non incidono (riducendole) sulle ca-pacità cognitive. Essi impattano, piuttosto, su specifiche modalitàdi apprendimento, che, pertanto, devono essere facilitate attra-verso strumenti alternativi, la cui funzione è, appunto, quella dicolmare le abilità menomate dal disturbo. Ciò non significa,però, che lo studente, per quanto nelle sue possibilità, non debbadimostrare impegno nello studio per il raggiungimento dei livellidi apprendimento necessari per affrontare la classe successiva.

La pronuncia in commento sembra recuperare le conclu-sioni raggiunte dal Consiglio di Stato, riguardo agli studenti di-sabili, nel parere n. 348/1991, secondo cui se, da un lato, ai sensidell’art. 3 Cost., vi è un dovere dello Stato di rimuovere gli osta-coli che rendono difficile l’apprendimento, attraverso misure disostegno e d’integrazione dell’insegnamento, dall’altro, vi è uncorrispondente dovere dell’interessato di cooperare con il proprioimpegno, nei limiti delle proprie possibilità, al raggiungimentodi un certo livello di competenze, con la conseguenza che vaescluso un diritto dello studente disabile al conseguimento deltitolo legale di studio, a prescindere dall’accertato raggiungi-mento di livelli di apprendimento sufficienti.

In linea con il TAR Brescia, sia sulla carenza di legittima-zione passiva del MIUR per la natura degli atti della scuola pa-ritaria impugnati sia sulla valutazione dell’alunno con BES, TARLombardia-Milano sent. 1903/2017.

NORME E SENTENZE

I DSA si inquadranoin un contestodi funziona-mento intellettivo adeguatoall’età anagrafica e, quindi, non incidonosulle capacitàcognitive

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L’ONERE DI ATTIVARSI

Q uando sorge il dovere della scuola di attivarsi per la ri-mozione degli ostacoli all’apprendimento nei casi di

DSA o BES? Sul punto, la sentenza del TAR Lazio-Roma, n.66/2018 ha affermato che non spetta alla scuola accorgersi deidisturbi che potenzialmente possono affliggere i discenti, ma cheè onere dei genitori notiziare formalmente la scuola dei DSA oBES dei propri figli, attraverso la produzione di documentazioneidonea a certificare tali stati, conosciuta la quale scatta il doveredella scuola di attivarsi.

In mancanza di una concreta e formale comunicazione daparte della famiglia, afferma il GA, non può, dunque, essere cen-surata la condotta della scuola che abbia omesso di predisporregli strumenti compensativi/dispensativi necessari e abbia boc-ciato l’allievo, il cui stato deficitario era sconosciuto, a causadello scarso rendimento nello studio.

IL SINDACATO SULLE SCELTE

DI DIDATTICA PERSONALIZZATA

U na volta che la scuola, notiziata dai genitori, si sia tem-pestivamente attivata, le scelte di didattica personalizzata

adottate sono censurabili dal Giudice? In un quadro in cui lanormativa di riferimento non indica un contenuto determinatoe una modalità di stesura obbligatoria dei piani di didattica per-sonalizzata, ad avviso di TAR Lazio-Roma, sent. n. 67/2018, lescelte compiute dalla scuola in questa materia afferiscono ad unavalutazione di merito rispetto alla quale il GA non ha un sinda-cato pieno.

Pertanto, a fronte di un indimostrato ritardo nell’adozionedelle misure didattiche integrative e rilevati i tentativi di comu-nicazione con la famiglia dell’alunno interessato, nel caso di spe-cie il TAR ha concluso che l’operato della scuola non potevaessere sindacato nel merito delle scelte adottate per il sostegnoalla didattica. Esclude il sindacato giudiziale sulle tecniche edu-cative per i BES anche TAR Piemonte sent. 580/2016.

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NORME E SENTENZE

Non spetta alla scuola accorgersi dei disturbi chepotenzialmentepossono affliggere i discenti, ma è onere dei genitori notiziare formalmente la scuola dei DSA o BESdei propri figli

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STUDENTI DISABILI E ORE DI SOSTEGNO

A chiusura di questa breve disamina giurisprudenziale, si se-gnalano due recentissime pronunce del TAR Lazio-Roma,

sent. n. 1861/2018 e sent. n. 1670/2018, sul diritto degli studentidisabili alle ore di sostegno.

Entrambe seguono l’orientamento adottato da Consiglio diStato, sent. n. 2023/2017 e, sulla quantificazione del numero diore di sostegno, sembrano ammettere una sorta di automatismotra le proposte elaborate dal GLOH in sede di formulazione deiPEI e il successivo riconoscimento.

Si osserva che il GLOH, nel proporre il numero di ore disostegno, tiene conto della fascia di gravità dell’handicap, per cuipropone per la disabilità grave/gravissima la copertura della to-talità dell’orario scolastico di un insegnante di sostegno, per ladisabilità media circa la metà e per la disabilità lieve poco menodella metà. Tali orari corrispondono (nel massimo) a 25 ore set-timanali per la scuola dell’infanzia, a 22 ore per la primaria e a18 ore per la secondaria, di primo o secondo grado. Pertanto, adavviso del GA, in caso di un handicap grave per il quale il GLOHpropone il massimo di ore di sostegno, non può essere ricono-sciuto un numero inferiore.

La sentenza n. 1670/2018 si segnala, inoltre, per aver estesoil giudizio sulle ore di sostegno anche agli aa.ss. successivi dellascuola dell’obbligo. La giurisprudenza dominante ritiene, infatti,che in subiecta materia non possa addivenirsi ad una statuizionevalevole per tutti gli aa.ss. successivi, in quanto la presumibilemutevolezza delle condizioni di salute dello studente disabile in-duce a prediligere un’attestazione anno per anno delle ore di so-stegno necessarie. Tuttavia, nel caso di specie, in presenza di unadisabilità grave, come tale difficilmente reversibile, il TAR Lazioha esteso la propria decisione sulle ore di sostegno a tutti i suc-cessivi aa.ss. della scuola dell’obbligo, a condizione che lo statodi handicap grave permanga, riconoscendo i genitori e gli organicertificatori responsabili delle dichiarazioni sullo stato di salutedel disabile, e che lo studente disabile continui a frequentare ilmedesimo istituto scolastico anche negli anni a venire.

43 DOCETE N. 9 / MARZO-APRILE 2018

NORME E SENTENZE

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COOPERATIVE LEARNING... COS’È?

I l Cooperative Learning (CL) è un insieme di tecniche diconduzione della classe nelle quali gli studenti lavorano in

piccoli gruppi per attività di apprendimento e ricevono valutazioniin base ai risultati conseguiti1.

Nonostante esistano diversi approcci di CL, i cinque elementifondanti sono gli stessi:

1) Interdipendenza positiva: i membri del gruppo sono vin-colati gli uni agli altri nel raggiungimento di uno scopo. Unabuona strategia per creare interdipendenza positiva è limitare le ri-sorse materiali fornite al gruppo in modo che gli studenti sianocostretti a lavorare insieme. Per es. in un compito di ricerca sullaSpagna si possono dare le informazioni geografiche a uno studente,quelle storiche a un altro e quelle economiche al terzo membro.

2) Interazione diretta costruttiva: i membri del gruppo ma-nifestano interesse nel raggiungimento di un obiettivo comune(ascolto reciproco, esposizione delle proprie idee, etc.). A tal fine ènecessario che l’insegnante proponga con costanza attività che fa-voriscano lo sviluppo di abilità sociali e aiutino i ragazzi a costruirsicome gruppo collaborativo e affiatato.

QUANDO LA COOPERAZIONEMIGLIORA IL RENDIMENTO...E NON SOLOL’intuizione dei fratelli Johnson, il Cooperative Learning e le tecniche educative per il miglioramento dei risultati scolastici, della motivazione, del clima emotivo in aula e, non per ultimo, per l’inclusione degli studenti a rischio.

APPROCCI

XCHIARA GIULIANI

Psicologa, esperta in psicologiascolastica e di comunità

44 DOCETE N. 9 / MARZO-APRILE 2018

«Il gruppo è qualcosa di più, qualcosa di diverso dalla somma dei suoi membri: ha struttura propria, fini peculiarie relazioni particolari con altri gruppi. Quel che ne costituisce l’essenza non è la somiglianza o la dissimi-glianza riscontrabile fra i suoi membri, bensì la loro in-terdipendenza» (K. Lewin)

1 COMOGLIO M., CARDOSO M., Insegnare e apprendere in gruppo, op. cit. p. 24.

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45 DOCETE N. 9 / MARZO-APRILE 2018

3) Abilità sociali: comunicare in maniera efficace e appren-dere a risolvere i problemi in modo costruttivo sono tutte abilitàcruciali per un efficace lavoro di gruppo.

4) Responsabilità individuale: sebbene l’obiettivo da rag-giungere sia univoco, ciascun membro del gruppo mantiene la suaindipendenza e assume dei ruoli specifici per cui sarà anche valu-tato (lettura, sottolineatura di parole chiave...). Sperimentare la si-gnificatività del proprio contributo “fa comprendere l´importanzadella responsabilità individuale per la realizzazione del bene co-mune”2.

5) Valutazione individuale e/o di gruppo: sia in itinere cheal termine del lavoro: è indispensabile, per avere un buon rendi-mento, diminuire manifestazioni di disimpegno dal gruppo e mo-nitorare i progressi sia a livello cognitivo e che sociale.

Il CL si differenzia dal “peer tutoring” in quanto non vi è unarelazione gerarchica tra gli studenti (uno funge da “tutor” all’altro)ma di interdipendenza positiva.

CENNI STORICI

Muovendosi dall’eredità di Dewey, di Lewin e di altri peda-gogisti, i fratelli Johnson3 evidenziarono la positività del

metodo cooperativo rispetto a quello tradizionale soprattutto peril miglioramento dei risultati scolastici, della motivazione e l’in-clusione degli studenti a rischio.

Tuttavia, non basta far sedere attorno a un tavolo degli stu-denti per ottenere tali risultati.

I gruppi di CL ideali sono composti da due/quattro personecon background e capacità differenti. Infatti, l’eterogeneità generaun maggiore squilibrio cognitivo e stimola l’apprendimento. Le si-tuazioni di conflitto, che si verificano inevitabilmente all’internodei gruppi, diventano momenti per apprendere tecniche di me-diazione anche attraverso il ruolo attivo dell’insegnante.

2 LAMBERTI, S.(2006), Cooperative Learning: una metodologia per la gestione effi-cace dei conflitti.3 JOHNSON, D.W., JOHNSON, R.T. & HOLUBEC, E.J. (1996), Apprendimentocooperativo in classe: migliorare il clima emotivo e il rendimento, Ed. Erickson.

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APPRENDIMENTO COOPERATIVO E SCUOLA DELL’INFANZIA

Nonostante le numerose evidenze positive del CL messe inluce da studi sul campo, in Italia l’uso di tale metodologia

e le ricerche in questo ambito sono molto rare, soprattutto nellascuola dell’infanzia5. I risultati della ricerca-azione condotta daLamberti (2013) sull’utilizzo delle metodologie cooperative nellascuola dell’infanzia evidenziano che, ripensare in termini coope-rativi l’impostazione delle attività a scuola fin dalla più tenera età,significa investire in interventi precoci che possano prevenire disagifuturi e favorire una costruzione di scuola come luogo di benesseredove educare le nuove generazioni a comportamenti di collabora-zione e condivisione. Leggere tali risultati incoraggi i docenti a faredivenire il CL un modus operandi della prassi quotidiana fin dallascuola dell’infanzia.

Nella ricerca si sottolinea l’importanza dell’insegnamentodelle abilità sociali come requisito essenziale per la messa in praticadi attività cooperative. Nella fascia della prima infanzia le abilitàsu cui si è lavorato con le rispettive attività sono state quelle dellatab. n. 1 (vedi pag. seguente).

46 DOCETE N. 9 / MARZO-APRILE 2018

APPROCCI

Le abilità sociali sono essenzialiper la messa in pratica delle attivitàcooperative

4 JOHNSON, D.W., JOHNSON, R.T., & STANNE, M.B. (2000), Cooperative lear-ning methods: A meta-analysis.5 LAMBERTI, S. (2013), Apprendimento cooperativo nella scuola dell’infanzia: Per-corsi e attività di educazione interculturale, Edizioni Centro Studi Erickson.

EFFICACIA

Una meta-analisi4 delle ricerche sull’efficacia del CL ri-spetto a quello competitivo e/o individualistico eviden-

zia che esso promuove: • le prestazioni di tutti gli studenti (con alta, media e bassa capa-cità di apprendimento);• relazioni più positive tra gli studenti: vi è maggiore sostegno re-ciproco e affiatamento; • il benessere psicologico: migliorando autostima e competenzesociali.

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47 DOCETE N. 9 / MARZO-APRILE 2018

APPROCCI

ABILITÀ SOCIALE

Salutare

Guardarsi negli occhi

Chiamarsi per nome

Parlare uno alla volta e rispettare il turno della parola

Parlare sottovoce

Avvicinarsi e assumere posture adeguate al contesto

Muoversi in silenzio e formare i gruppi

Riconoscere emozioni proprie e altrui

ESEMPI DI ATTIVITÀ

Danza del Ciao: da proporre in coppie o in piccolo gruppo con sottofondomusicale come rituale per iniziare la giornata.

Costruire dei “binocoli del pirata” con rotoli di carta igienica attraverso cui,in coppie, guardare gli occhi del compagno ogni volta che la musica siferma.

Ragnatela dei nomi: i bambini sono seduti in cerchio attorno ad un grandefoglio di carta. L’insegnante consegna un gomitolo di lana a un bimbo, ilquale dovrà rotolarlo verso un altro compagno pronunciando il suo nome.Il filo viene di volta in volta fissato con un adesivo sul foglio di carta inmodo da poter formare alla fine una ragnatela dei nomi.

Passa la bocca parlante: i bambini si muovono nello spazio con un sotto-fondo musicale. A turno, al fermarsi della musica, un bambino riceve una“bocca parlante” che può donare a un compagno dopo avergli posto unadomanda o aver comunicato un messaggio positivo (ad es. complimento).Il gioco termina quando tutti hanno avuto la possibilità di parlare.

Telefono senza fili: i bambini si sussurrano all’orecchio una parola stimoloinventata dal primo della fila fino a quando la parola non arriva all’ultimobambino della fila che può dirla ad alta voce.

Danze popolari: utili per poter sperimentare varie figure nello spazio e ac-cettare la vicinanza fisica dell’altro.

Gioco della candela: i bambini seduti in cerchio sono invitati, a turno, amuoversi lentamente e in silenzio per consegnare una candela accesa adun compagno che a sua volta la consegnerà a un altro bambino. Il giocotermina quando tutti hanno ricevuto la candela una volta.

Raccontare e leggere storie che coinvolgano emotivamente il bambino èutile per:– promuovere lo sviluppo della ricchezza lessicale, indispensabile per nar-rare, elaborare e astrarre i propri vissuti;– identificarsi empaticamente con i vari personaggi e comprendere diversipunti di vista;– riflettere insieme su situazioni problematiche (paure, insicurezze, etc.) evalori positivi (accoglienza, amicizia, etc.).

Tab. 1. Abilità sociali essenziali per lavorare in gruppo nella scuola dell’infanzia. Fonte: LAMBERTI, S. (2013), Apprendimento cooperativo nella scuola dell’infanzia: percorsi e attività di educazione interculturale, Edizioni Centro Studi Erickson.

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APPRENDIMENTO COOPERATIVO E INCLUSIONE SCOLASTICA

L'apprendimento cooperativo rappresenta una valida stra-tegia didattica capace di creare un ambiente inclusivo so-

lido: “ciascun componente di un gruppo, con le sue caratteristichepeculiari e speciali, può contribuire all’apprendimento di tutti eognuno può divenire risorsa (e strumento compensativo) per glialtri”. All’interno di piccoli gruppi è infatti realistico strutturarepercorsi individuali diversi in quanto ciascun membro ha compitidifferenti.

In tale direzione, un libro che si mostra particolarmenteadatto per impostare attività cooperative con i più piccoli e riflet-tere sulla Diversità è “La cosa più importante” di Abbatiello: è lastoria della discussione di un gruppo di animali della foresta doveognuno, volendo dimostrare la superiorità di una sua caratteristicafisica, la impone a tutti gli altri animali con dei risultati esilaranti(elefanti con orecchie da coniglio, porcospini con le proboscidi,etc.). Solo al termine della storia un gufo saggio invita tutti a ri-flettere sul fatto che non esista una caratteristica universalmentemigliore ma che ciascuno, portatore di una diversità che lo con-traddistingue, può essere di aiuto all’Altro e al gruppo.

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APPROCCI

Strutturare le lezioni utilizzando metodo-logie cooperative non è affatto semplice: richiedetempo per l’organizzazione dei materiali, la for-mazione dei gruppi, la sistemazione dell’aula,l’assegnazione dei ruoli e la gestione del lavoro.

In Italia, il Movimento di CooperazioneEducativa (MCE), con le sue diverse sedi regio-nali, offre uno spazio ai docenti di ogni ordine egrado per il confronto, la formazione e lo scambiodi buone pratiche nell’ambito della didattica coo-perativa.

PER APPROFONDIRE

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49 DOCETE N. 9 / MARZO-APRILE 2018

E D U C A R E A L L A V E R I T À

"Nessuno di noi può esonerarsi dalla responsabilità dicontrastare queste falsità (fake news, ndr). Non èimpresa facile, perché la disinformazione si basa

spesso su discorsi variegati, volutamente evasivi e sottilmente ingan-nevoli, e si avvale talvolta di meccanismi raffinati. Sono perciò lo-devoli le iniziative educative che permettono di apprendere comeleggere e valutare il contesto comunicativo, insegnando a non esseredivulgatori inconsapevoli di disinformazione, ma attori del suo sve-

lamento. (...) Le fake news diventano spessovirali, ovvero si diffondono in modo veloce edifficilmente arginabile, non a causa dellalogica di condivisione che caratterizza i socialmedia, quanto piuttosto per la loro presasulla bramosia insaziabile che facilmente siaccende nell’essere umano. Le stesse motiva-zioni economiche e opportunistiche della di-sinformazione hanno la loro radice nella setedi potere, avere e godere, che in ultima analisici rende vittime di un imbroglio molto piùtragico di ogni sua singola manifestazione:quello del male, che si muove di falsità infalsità per rubarci la libertà del cuore. Eccoperché educare alla verità significa educare adiscernere, a valutare e ponderare i desiderie le inclinazioni che si muovono dentro dinoi, per non trovarci privi di bene “abboc-cando” ad ogni tentazione».

(Papa Francesco, messaggio per la Giornata mondiale

delle comunicazioni sociali 2018)

SUI PASSI DI PAPAFRANCESCOVINCENZO CORRADODirettore di AgenSir– Servizio Informazione Religiosa

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50 DOCETE N. 9 / MARZO-APRILE 2018

E ducare alla verità: è l’impegno che Papa Francesco conse-gna agli operatori dei media - e non solo - nel messaggio

per la 52ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, cheverrà celebrata domenica 13 maggio, sul tema «La verità vi faràliberi (Gv 8,32). Fake news e giornalismo di pace». Un impegno,certo, non semplice, che chiama in causa le diverse agenzie edu-cative, per spezzare quel circolo vizioso, in cui le falsità nascono,fanno presa e si diffondono.

Cosa fare, dunque? Quali iniziative adottare? E, soprattutto,su quali valori puntare?

Ci sono degli esercizi che tutti gli educatori possono pro-muovere per tendere la mano alla verità o, quanto meno, arginarequelle falsità che, come scrive il Papa, rubano «la libertà delcuore». Un primo esercizio consiste nel recupero dell’umanità:come atteggiamento interiore, responsabilità e rispetto verso chisi ha di fronte. C’è poi la qualità: non una pagina già scritta, maun impegno quotidiano che chiede educazione e formazionecontinue. E ancora, la semplicità di linguaggio: oggi i riferimentipiù diffusi, anche nei rapporti interpersonali, sono l’apparire, ilconsumare, l’acquistare. La conseguenza peggiore di tale mentalitàè il progressivo svuotamento di significato di molte parole ap-partenenti al vocabolario della vita. È importante, dunque, com-prendere che l’antidoto sta nella ricerca di un linguaggio checonsenta al messaggio di essere comprensibile e di entrare nelcuore e nella mente delle persone. Collegata alla questione dellinguaggio è l’ascolto: più saremo capaci di ascoltare e, quindi,di stare in silenzio, maggiore sarà il valore delle nostre parole e,quindi, delle nostre relazioni. Un postulato basilare recita: siamoparlanti solo in quanto – e contemporaneamente – ascoltatori.Un ultimo esercizio riguarda la memoria: senza di essa, non c’èidentità. E questo vale soprattutto per mondi e contesti semprepiù labili. Cinque piccoli passi, dunque, per provare a disegnarepercorsi educativi di verità.

SUI PASSI DI PAPA FRANCESCO

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CINEMA

ES ofia Viscardi

parla ai ragazziperché è una diloro. Ha dician-nove anni, si è diplomata alle superiori e,in pieno periodo sabbatico, prima dell’iniziodell’università, ha scritto un libro che èdiventato un bestseller da 100mila copie(Mondadori) e si è già trasformato in film.Star del web, questa youtuber dalle ideemolto chiare ha voluto raccontare cosa siprova a vivere l’adolescenza oggi, tra followere like. Alla vigilia dell’esame di maturitàquattro amici molto diversi tra loro con-dividono sogni e paure. Ma soprattutto sichiedono cosa vuol dire diventare grandi.

NON SOLO WEBLa sua è una storia pulita, senza im-

plicazioni politiche. Parla di amore, diamicizia, di famiglia e soprattutto di insi-curezze. Descrive quel vuoto allo stomacoche si prova nel non sentirsi mai “abba-stanza” (la parola è anche il titolo del se-condo romanzo), mai adatti fino in fondoper essere accettati dai propri simili, perfare gruppo, per appartenere a qualcosa o

ALESSANDRADE TOMMASI

a qualcuno. Lei, l’autrice, ha sem-pre detto di avere un rapportosplendido con i genitori, mentrei papà e le mamme del film si ri-trovano spesso a pasticciare inrete, confusi e spaventati dalletrappole del web. Il presidente

della Repubblica, invece, l’ha invitata alQuirinale a parlare ai coetanei con i lin-guaggi che conosce meglio, quelli che dablogger l’hanno trasformata in scrittrice.

AFFRESCO MODERNOIl film vuole trasmettere energia e

positività, fornendo un racconto delleprime volte, della sperimentazione tipicadell’età della crescita, che la protagonistaMargherita, una studentessa milanese, spe-rimenta con l’intensità tipica di queglianni. Non è una ragazza popolare, anzicerca di diventare invisibile perché la ti-midezza tende a bloccarla nei rapporticon gli altri. Tutto accade molto in fretta,con lo stile rapido di un post di Facebook,e le aspettative si trasformano subito inrealtà, conseguenze incluse. La pellicolaricalca questa freschezza e non ha le pretesed’insegnare a sopravvivere agli anni da tee-nager, solo la voglia di raccontarli cononestà.

TITOLO: SuccedeUSCITA: 5 aprile 2018REGISTA: Francesca MazzoleniCAST: Margherita Morchio,Brando Pacitto

OLTRE I LIKE,UNA RAGAZZA

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Un buon film lascia sempre nellospettatore la curiosità di sapere

cosa accade dopo i titoli di coda. A oltretrent’anni dall’arrivo in sala di The KarateKid, queste domande troveranno rispostain una serie tv dal titolo Cobra Kai, congli stessi interpreti della storia originale.In attesa di questo sequel che li vede ormaiquarantenni, è ora di ripercorrere gli in-segnamenti del maestro Miyagi (Pat Mo-rita) che attraverso questa nobiledisciplina mostrato il vero valore della vit-toria e della sconfitta.

DAI LA CERA, TOGLI LA CERADaniel LaRusso (Ralph Macchio) è

un adolescente mingherlino, preso di miradai bulli non appena mette piede in unanuova scuola, soprattutto perché JohnnyLawrence (William Zabka) è geloso delleattenzioni che riserva alla sua ex. Dopouna serie di episodi violenti, il protagonistaprova varie strategie, dalla difesa all’attacco(con vendetta), ma nessuna sortisce alcunrisultato. Per liberarlo almeno tempora-neamente dai suoi persecutori, il senseiiscrive Daniel ad un torneo di karate e loallena con metodi non proprio ortodossi,come in almeno un paio di scene cult, incui Daniel è chino sui pavimenti o sull’auto,

Film da videotecaTHE KARATE KID

intento a strofinare ogni centimetro di su-perficie.

LA METAFORA GIUSTATutto il training di Daniel è una me-

tafora non tanto sul senso della rivincitaquanto sull’autocontrollo, la disciplina ela forza di volontà. Con una bussola moraleben salda, il maestro (di vita, oltre che diarti marziali) diventa un punto di riferi-mento per il giovane aiutandolo a distin-guere il bene dal male, ciò che è giusto daciò che non lo è. Un romanzo di formazionesu grande schermo, insomma, che ha edu-cato e guidato intere generazioni e checontinua a far riflettere e a commuovere. Icosiddetti perdenti, o loser, trovano inquesto aspirante campione un modello eun esempio perché il muscolo più impor-tante da allenare resta il cuore.

CINEMA

TITOLO: Per vincere domani – The KarateKidUSCITA: 1984REGISTA: John G. AvildsenCAST: Ralph Macchio, Pat Morita

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53 DOCETE N. 9 / MARZO-APRILE 2018

C'è chi collezionaingressi alle mo-

stre d’arte e chi riempie la casa di libri finoa non aver più spazio dove metterli. Ilmotivo di tanta smania culturale? Potrebbenon essere l’apertura al bello o la curiositàquanto, piuttosto, il desiderio di crogiolarcinella stima di noi stessi, per essere sempreal passo con le tendenze: circondarci dirassicuranti oggetti culturali ci aiuta atrovare una sorta di compensazione, diconsolazione per stare bene, per sentirci aposto, soggetti vincenti con il “marchio”della cultura addosso. Monet, Caravaggio,Alda Merini o Tolstoj: nella società deiconsumi, in cui viviamo, equivalgono a“loghi”, al pari dei tanti Armani, Versaceo Chanel indossati per essere alla moda.L’oggetto culturale, in altre parole, permetteun godimento sicuro, immediato, materiale,ma anche psicologico, con il consolidamentocostante del nostro “ruolo” in relazione al-l’altro.

Contro questa deriva culturale – diuna cultura, dunque, sospesa tra l’essere“carina” e il mero passatempo – si schieracon fermezza il filosofo italiano SilvanoPetrosino, che, nel suo ultimo libro, ponela questione in modo provocatorio già daltitolo: Contro la cultura. Petrosino è contro

MARIA LUISA RINALDI tutta la cultura? Nodi certo, contro uncerto modo di in-tenderla. C’è un tipodi cultura davantialla quale fare muro,una cultura che vacombattuta, affron-tata e rifiutata. E poic’è un’altra cultura,per fortuna, quellaautentica, quella chelibera e attiva. PerPetrosino è la “gran-de” letteratura, illuogo privilegiatodella verità e dellalibertà umana. Per-ché si scrive? Cosadifferenzia un attoculturale autentico da un’imitazione con-traffatta? Tanti gli spunti di riflessioneofferti da Petrosino che chiamando incausa gli amati Kundera, Nabokov, Kafka,e i critici più acuti, come Blanchot, Derrida,a Barthes, riporta l’attenzione sull’essenzadel fatto culturale: la sua connaturata forzarivoluzionaria, la gratuità con cui si offreper spingerci oltre i confini di ciò che èdato. Una lettura contro-corrente.

TITOLO: Contro la cultura. La letteratura,per fortunaAUTORE: Silvano PetrosinoEDITORE: Vita e PensieroPAGINE: 112ANNO DI PUBBLICAZIONE: 2017PREZZO: € 13.00

LIBRI

n Andare a una mostra di Monet o riempire la casa di libri ci rende persone di cultura? Nient’affatto. Petrosino risale alle sorgenti del vero atto culturale, scardinando false sicurezze.

Letteratura, un atto rivoluzionario

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È davvero un clas-sico dell’educa-

zione e vale la penarispolverarlo. Stiamoparlando di Educa-zione al bivio, delgrande filosofo J.Maritain. Aver smar-rito il senso dell’in-tegralità umana ren-de l’educazione con-temporanea “parzia-le”. Il bivio è epocale,due sono le possibi-lità: quella di pensarel’uomo come indi-viduo emergente dal-la evoluzione natu-rale e dallo svilupposociale, e quella dipensarlo come «per-sona che si possiedeper mezzo dell'intel-ligenza e della liber-tà». Da meditare concura.

L’AUTORE. Jacques Maritain (Parigi1882 – Tolosa 1973), è stato un filosofofrancese di famiglia protestante che, grazieall’incontro con lo scrittore Léon Bloy, siconvertì al cattolicesimo.

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P uò essere la pub-blicità di un pro-

fumo che ci capitadi guardare su unarivista oppure il ri-tornello martellantedi una canzone chepassa in radio, fattosta che ogni giornoveniamo bombardatida un messaggio atratti stucchevole: sia-mo unici, siamo por-tatori sani di unicitàcon una personalitàda difendere e valo-rizzare per realizzarci.Ma è tutto qui? Dav-vero l’obiettivo è sologridare e affermarela nostra personalità?O forse, piuttosto,conoscerla, per co-noscere sé stessi e le

altre unicità che ci circondano e con cui,volenti o nolenti, dobbiamo avere a chefare per lavoro e nella vita?

Il libro analizza e guida sul sentierodella consapevolezza matura, quella cheindaga tutte le sfaccettature dell’identitàumana, tra “piccole fonti dell’Io” e scattidi originalità, evitando, con cura, il banale.

N O V I TÀLEZIONI

DI PERSONALITÀ

LIBRI

TITOLO: Personalitàe differenze individuali.Conoscere se stessiper conoscere gli altriAUTORE: Laura TappatàEDITORE: San PaoloPAGINE: 168USCITA: febbraio 2018PREZZO: € 16.00

TITOLO: L’educazioneal bivioAUTORE: Jacques MaritainEDITORE: La ScuolaANNO DI PUBBLICAZIONE: 1963

L’AUTORE. Silvano Petrosino (Mi-lano 1955) insegna Teoria della Comuni-cazione e Antropologia filosofica pressol’Università Cattolica di Milano.

L’AUTORE. Laura Tappatà è docenteuniversitaria di Psicologia Generale. Tra gliambiti delle sue ricerche vi è in particolareil tema dell’intelligenza socio-emotiva.

U N C L A S S I C OD A R I S C O P R I R EMARITAIN,PER UN'EDUCAZIONEINTEGRALE

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G entilissima Simona,sì, i dati Ocse 2017 hanno ricono-

sciuto al sistema d’istruzione italiano lacapacità di creare uguaglianza, cioè di in-tegrare e diminuire lo svantaggio deglialunni che provengono da famiglie pocoistruite e socialmente disagiate. Cosabuona! Ma, non basta!

Innanzitutto il Rapporto evidenziache questa eccellenza italiana vale in so-stanza solo per il ciclo dell’obbligo, cioèfino a 16 anni. Gli svantaggi socio-cultu-rali, se non colmati, riaffiorano e si accre-scono andando avanti negli studi.

Gentile professoressa Kaladich, mi è capitato di leggere un articolo ri-

guardo il rapporto Ocse del 2017. L’Italia“vincerebbe” il confronto con altri 21 Paesiin merito all’inclusione e al diritto di studioanche per gli studenti più disagiati. Può spie-garci meglio questa virtù nazionale?

Simona, giornalista, Roma

Scorrendo la Sintesi del rapporto:Italia (Strategia per le competenze del-l’OCSE Italia 2017 – Sintesi del Rapporto– OECD), veniamo sollecitati da un qua-dro strategico per affrontare il basso equi-librio delle competenze in cui si troval’Italia. L’OCSE ha identificato dieci sfidefondate su quattro pilastri: Svilupparecompetenze rilevanti – Attivare l’offertadelle competenze – Utilizzare le compe-tenze in modo efficace – Rafforzare il si-stema delle competenze.

Lasciamoci sfidare!Buon lavoro!

Cara Virginia, sono un insegnante e, tante volte, mi sento fuori dalmondo pensando alla mia responsabilità pedagogica come una mis-sione. Qual è, secondo lei, il primo obiettivo di un maestro che crede

ancora nel suo impegno educativo?Roberto, insegnante, Lecce

LA "MISSIONE DELL'INTER-AZIONE

POSTAINCLUSIONE:

UNA VITTORIA,UNA SFIDA

C arissimo docente Roberto,sentire il suo lavoro di docente come

una missione con grande responsabilitàpedagogica è già una grande e importanteconvinzione!

Il primo obiettivo? Porre sempre al centro la crescita in-

tegrale dei nostri ragazzi per un ben-es-sere a 360°.

Importante: non dimentichiamoche, per il raggiungimento di questo im-portante traguardo, non va disattesa unavera inter-azione con i genitori e con glialtri educatori. Impresa, quest’ultima,

Risponde VIRGINIA KALADICHPresidente nazionale FIDAE – [email protected]

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"

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molto più impegnativa ma, se realizzata,sarà un vero servizio per le nuove genera-

zioni. Sfida alta ma da cogliere!Buon impegno educativo!

Gentile presidente, tante volte mi capita di pensare ai cambiamentinella scuola e soprattutto, a come la tecnologia possa trasformare –in meglio o in peggio non so – la scuola del futuro? La vecchia lavagna

diventa un Lim, il tablet, e anche le pagelle, i registri, le note e i voti avranno sempre più uncuore digitale. Come considera della didattica a portata di un clic?

Gianna, mamma, Cremona

L'EQUILIBRIODIGITALE

C arissima mamma Gianna,non lasciamoci spaventare!

Gli alunni di oggi sono tutti natividigitali e come tali dobbiamo conside-rarli. Non possiamo demonizzare o divi-nizzare gli strumenti digitali, ma educarea un uso consapevole di essi. Chi educa eistruisce non può non sentire questa re-sponsabilità. Sarà importante, però, chela scuola si renda attenta a non creare ec-cessivo distacco tra le esigenze delle nuovegenerazioni e le risposte che riesce a dare.

Da persona di scuola sottolineo chein tutto ciò deve esserci un grande equi-librio: i nostri bambini e ragazzi hannonecessità di esperienze concrete e di unambiente di apprendimento attento a fa-

cilitare, guidare, accompagnare la lorocrescita integrale e la costruzione dei sa-peri.

Ambiente di apprendimento intesocome luogo fisico o virtuale, ma anchecome spazio mentale e culturale, organiz-zativo, emotivo e affettivo. Pertanto, è ne-cessario porre grande attenzione allecondizioni e ai fattori che intervengononel processo: gli alunni, i genitori, gli in-segnanti, gli strumenti culturali e tecnici.

I nostri bambini e ragazzi hanno bi-sogno di fare esperienze significative conl’abile regia di adulti significativi.

Non solo un clic ma anche “chi”clicca!

Auguri!

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POSTA

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Direzione e Amministrazione: FIDAE – Via della Pigna 13/a – 00186 ROMATel. 06 69880624 – 06 6791341 – www.fidae.it – [email protected]: Futura Grafica 70 srl – Via Anicio Paolino, 21 – ROMAcod. ISSN 0391-6324 Associato USPI

docete

Pubblicazioni FIDAE

periodico di pedagogia e didattica

Iscrizione al ROC 11 ottobre 1989 – n. 1208Registrazione al Tribunale Civile di Roma 26 Settembre 2016, al n. 177/2016

Gianni EpifaniNovella Caterina

Virginia Kaladich, Sebastiano De BoniSimone Chiappetta

Giancarlo Olcuire

Direttore responsabile:Coordinatore scientifico ed editoriale:Comitato di redazione:Caporedattore: Grafica:

1. Una presenza educativa al servizio della comunità (1982)2. La sperimentazione nelle scuole cattoliche (1983)3. Attualità e prospettive della scuola cattolica (1983)4. Scuola e comunità europea (1984)5. Libertà scolastica nella costituzione italiana (1984)6. Costituzione, scuola e libertà (1985)7. Educazione cristiana e scuola cattolica (1986)8. Quale scuola per una società più libera (1987)9. Ipotesi sperimentali (1987)

10. Scuola cattolica e modelli di sviluppo (1988)11. Presenza e identità della scuola cattolica italiana (1989)12. Itinerari di programmazione educativa (1990)13. Valenze educative (1991)14. Una scuola nuova per una società nuova (1998)15. Alla ricerca della qualità (1999)16. I contenuti essenziali della formazione nella S. C. (1999)17. Scuole Cattoliche in difficoltà (1999)18. L’educazione multimediale nella scuola dell’autonomia (2000)19. Qualità a confronto (2001)20. L’educazione, frontiera avanzata della scuola (2002)21. La scuola di fronte alle sfide della post-modernità (2005)22. Educare. Un compito, una responsabilità, una vocazione (2006)23. Sui sentieri dell’educazione (2008)24. Parità ed autonomia (2008)25. Protagonisti di un mondo più vero (2009)26. I.C.T. to support new ways of lifelong learning (2012)27. Il Tablet a scuola. Come e perché (2014)28. Protagonisti del cambiamento (2014)29. QPA - Nuove metodologie contro l’abbandono scolastico (2015)

1. L’Utopia della pace (2004)2. L’Europa della conoscenza nell’era digitale (2005)3. La scuola nei documenti del Magistero (2007)4. I.C.T. to support new ways of lifelong learning (2012)

EDUCARE OGGI E DOMANI. Una passione che si rinnova

QUADERNI

CD

Novità 2017

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