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PROVA N. 9L’isola del ghiaccio ardente

Ci sono regioni del nostro continente che per molti secoli sono rimaste ignote. Troppo lontane per essere avvistate dai marinai o per essere conquistate dagli eserciti. Sono le terre più settentrionali del nostro continente, la Siberia, la Lapponia, una parte della Scandinavia, le isole del Nord Atlantico. E tra queste, la più grande e la più affascinante: l’Islanda. Terra sconosciuta, terra dai violenti contrasti, dove il fuoco dei vulcani arde tra i ghiacci eterni, dove lava e lingue di ghiaccio lambiscono le coste del mare.Centocinquanta vulcani, di cui trenta attivi, capaci di far nascere dalle viscere dell’oceano nuove isole, diedero all’“isola dei ghiacci” la fama di essere una delle porte dell’inferno, tanto che il romanziere Jules Verne qui fece iniziare ai suoi eroi la loro discesa verso il centro della Terra.Eppure il clima, più mite che in altre terre collocate alla medesima latitudine (l’Islanda è toccata dal Circolo Polare Artico), permette non solo l’agricoltura, ma anche una vita tutto sommato non più difficile di quella che si ha in terre più meridionali, per lo meno nella fascia costiera, l’unica parte del Paese ad essere abitata.Qui si stabilirono, nel Medioevo, i primi coloni norvegesi. Qui dal 930 si riunì quello che viene considerato il primo parlamento d’Europa, l’Allting, e qui, nell’anno Mille, l’avvento del Cristianesimo segnò la fine del periodo vichingo.Nel XIII secolo non solo vi venivano costruite chiese che nulla avevano da invidiare al resto dell’Europa settentrionale, ma vi erano raccolte le saghe che hanno reso famosa questa terra di duri guerrieri e di appassionati poeti.Il Duecento, però, è anche il secolo della decadenza politica e della fine dell’indipendenza. Prima la Norvegia e poi la Danimarca, imporranno il proprio governo a un popolo ormai non più di pirati e avventurieri, ma di contadini e di allevatori. Ma quando è stata scoperta? È difficile stabilirlo con sicurezza. Molti hanno voluto riconoscerla in Thule, la mitica terra citata da autori greci e latini. “Islanda” è invece un nome relativamente moderno, coniato dagli Scandinavi, “l’isola del ghiaccio”. Un nome che rivela le difficoltà incontrate dai primi colonizzatori, tanto che i successori, quando si spinsero oltre l’Islanda, chiamarono la nuova terra che incontrarono “l’isola verde, Gronland”, nella speranza di trovarvi terre da coltivare, o forse perché ingannati dal colore dei ghiacci che vi vanno alla deriva.Numerose leggende si raccontano sulla scoperta dell’Islanda.Molti ritengono che il primo a intravederla sia stato Pitea il Marsigliese che, verso la metà del IV secolo a.C., intraprese una coraggiosa esplorazione del Nord Atlantico. Negata dagli storici e dai geografi greci e latini, oggi sappiamo che la sua spedizione ebbe veramente luogo. Nella sua relazione, di cui sono rimasti solo frammenti, si parla però di una terra abitata da un popolo. Poiché non abbiamo notizia di una colonizzazione islandese tanto antica, seppure eventualmente scomparsa, dobbiamo piuttosto supporre che Pitea abbia raggiunto soltanto le isole Shetland dove raccolse notizie sulle terre più settentrionali.

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Con tutta probabilità le prime, vere notizie sull’Islanda risalgono all’VIII secolo, quando gli Irlandesi, come raccontano le leggende, si spingevano su fragili imbarcazioni ricoperte di pelle verso le isole ancora deserte dell’Atlantico settentrionale.E chi fu il primo italiano a mettere piede in Islanda? È impossibile rispondere, ma sappiamo che verso la fine del Duecento rappresentanti di compagnie d’affari fiorentine si recavano in Norvegia per riscuotere le somme che la locale chiesa inviava a Roma.Non è da escludersi che, magari in conseguenza di una tempesta, qualcuno di questi mercanti italiani abbia fatto scalo in Islanda.Noto e assai controverso è il caso dei veneziani fratelli Zeno, che agli inizi del XV secolo avrebbero raggiunto l’Islanda, o una terra vicina, in conseguenza di un naufragio.

(da L. de Anna, Medioevo, anno 7, n. 12, 2003, De Agostini-Rizzoli Periodici, rid. e adatt.)

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