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n. 1 - G ENNAIO 2 01 4 n. 1 - G ENNAIO 2 01 4 DonOrione oggi Poste Italiane s.p.a. - Sped. in Abb. Post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1, comma 1, CDM Bergamo Anno CIX - N. 1 RIVI ST A M EN S I L E DE LL A PICCO L A OPERA DE LL A DIVINA PROVVIDEN Z A editoriale RELA TIVIZZARE IL RELA TIVI- SMO SULLA FAMIGLIA santi di f amiglia LA VI T A SEMPLICE E PROFONDA DI FRA TE AVE MARIA dossier DIFENDERE LA FAMIGLIA PER COMB A TTERE LA POVER“G RA Z IE PER QU AN T O F AT E PER NOI PRO S E GU ONO GL I AI UT I AI PRO FUGH I S IRIANI IN G IORDANIA

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n. 1 - GENNAIO 2014 n. 1 - GENNAIO 2014

DonOrione oggiPoste Italiane s.p.a. - Sped. in Abb. Post.

D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46)Art. 1, comma 1, CDM Bergamo

Anno CIX - N. 1

R IV IS TA M ENS I L E DE L LA P I CCO LA OPERA DE L LA D IV INA PROVV I D ENZA

editorialeRELATIVIZZARE IL RELATIVI-SMO SULLA FAMIGLIA

santi di famigliaLA VITA SEMPLICE E PROFONDADI FRATE AVE MARIA

dossierDIFENDERE LA FAMIGLIA PERCOMBATTERE LA POVERTÀ

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DonOrione oggi

È INVIATA IN OMAGGIO A BENEFATTORI,SIMPATIZZANTI E AMICI E A QUANTI

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■ DIRETTORE RESPONSABILEFlavio Peloso

■ REDAZIONEGiampiero Congiu - Angela Ciaccari

Alessandro Lembo - Gianluca Scarnicci

■ SEGRETERIA DI REDAZIONEEnza Falso

■ P ROGETTO GRAFICOAngela Ciaccari

■ IMPIANTI STAMPAEditrice VELAR - Gorle (BG) - www.velar.it

■ FOTOGRAFIEArchivio Opera Don Orione

■ HANNO COLLABORATO:Flavio Peloso - M. Alicja Kedziora

Vincenzo Alesiani - Achille Morabito - Fulvio FerrariJosé Geraldo Da Silva - Antonio Sagrado Bogaz

Eremiti della Divina Provvidenzadi S. Alberto di Butrio

■ Spedito nel GENNAIO 2014

RIVISTAMENSILE DELLA PICCOLA OPERA DELLA DIVINA PROVVIDENZA DON ORIONE,ORGANO DEGLI AMICI, EX ALLIEVI, PICCOLE SUORE MISSIONARIE DELLA CARITÀ

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22288

w w w. d o n o r i o n e . o r g

Sommario

3editorialeRelativizzare il relativismosulla famiglia

5dialogo con i lettoriGenova e la partenzadei primi missionari orionini

5libriPontecurone segreto.Storie, famiglie, case e personaggidell’Ottocento

6in cammino con Papa FrancescoLeggiamo insieme la“EVANGELII GAUDIUM”

8dal mondo orioninoIl mio ricordo del VenezuelaLa ricerca comune di nuove vie

11il Vangelo, ledomande della genteI Papiri

13santi di famigliaLa vita semplice e profondadi Frate Ave Maria

15dossier - Carità in operaDifendere la famiglia percombattere la povertà

19Movimento Laicale OrioninoI laici della famigliacarismatica di Don Orione

21pagina missionariaMaria ritrova la sua mamma“Grazie per quanto fate per noi”

24in breveNotizie flash dal mondo orionino

27ricordiamoli insiemeNecrologio

28studi orioniniIl Brasile del primo Novecento

30giovani sempreGenova e il Paverano,80 anni di carità

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Flavio Peloso 3

editoriale

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DonOrione oggi gennaio 2014

Relativizzare il relativismosulla famigliaAconclusione dell’Anno della Fede,

il 26-27 ottobre scorso, Piazza SanPietro piena come non mai, ha visto lospettacolo della “Giornata della Fami-glia”, una festa dell’umanità, un festi-val della normalità.Papa Francesco ha indetto per l’otto-bre 2014, un Sinodo speciale sulla Fa-miglia, inviando un questionario“Urbi et Orbi” per ascoltare cosa diceil sensus fidelium, il buon senso popo-lare, sulla famiglia, sui suoi valori eproblemi. La Chiesa comprende, maicome oggi, che la sua fede e la suaevangelizzazione passano attraversol’esperienza bella, umana e divina,della famiglia, icona e memoria vi-vente dell’Amore di Dio. Ed oggi lafamiglia è confusa e minacciata.

Sbigottiti e offesi

Della famiglia oggi bisogna parlareed offrire esempi per relativizzare irelativismo etico, dominante e asfis-siante. La dittatura del relativismoetico e legislativo, invadente e irri-dente, ha portato negli ultimi ven-t’anni alla progressiva disgregazionedella famiglia, alla crescente umilia-zione della donna, all’aberrante lo-

gica della cultura e della pratica delloscarto di chi non è utile: del conce-pito, dell’handicappato, dell’an-ziano, del malato terminale, di massedi poveri lasciate ai margini della so-pravvivenza, di interi popoli scartatie isolati a un destino di morte. Anche la cosiddetta legge sulla omo-fobia è usata come uno strumentoper imbavagliare le co-scienze e impedire la li-bera espressione delleproprie convinzioni.Ricordate il povero si-gnor Barilla?È stato additato allapubblica infamia perchéha legato la pubblicitàdella sua pasta al mo-dello di famiglia fatta dipadre, madre e figli,non includendo quellagay o lesbica!Noi cristiani, che prima discutevamoe litigavamo su problemucci interni didiverse sensibilità pastorali, liturgichee politiche, oggi ci ritroviamo tutti sbi-gottiti, disgustati, oltraggiati, e profon-damente offesi di fronte allo scempiodell’uomo, della sua storia e dellastessa civiltà umana.

Cosa capita?

“Vediamo, addolorati, che le genti s’av-viano verso l’apostasia, la fede va scom-parendo, molti fraternizzano con l’errore,molti calpestano la verità, la giustizia epur ogni senso di umanità”, scrivevaDon Orione nel 1936, quando i ventiviolenti delle ideologie comunista e

anarchico liberalestavano per scate-nare l’uraganodella guerra diSpagna (1936-1939)e di quella mon-diale (1939-1945).C’è una campagnamilitare, irragione-vole e devastante,che tenta di di-struggere quantodi più sacro, di piùstorico e normale,

di inviolabile riconosciamo: la vita, lafamiglia, la libertà di coscienza,l’educazione.

LA COSIDDETTA LEGGESULLA OMO-FOBIAÈ USATA COME UNOSTRUMENTO PERIMBAVAGLIARE LECOSCIENZE E IMPEDIRELA LIBERA ESPRES-SIONE DELLE PROPRIECONVINZIONI

Migliaia di palloncinihanno colorato Piazza San Pietroil 27 ottobre scorso, in occasione

dell’incontro “Famiglia vivila gioia della fede”

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Negli ultimi anni, l’attacco culturale elegislativo si è concentrato soprattuttocontro la famiglia. Già Don Orione av-vertiva: “L’attacco contro questa fortezzasociale che è la famiglia cristiana, custo-dita e mantenuta dall’indissolubilità delmatrimonio ora latente ancora, vedete chedomani diventerà furioso”.Non si sa da dove partano gli ordinie i soldi, ma c’è un esercito mercena-rio univocamente schierato con po-tenti strumenti comunicativi,audio-visivi e informaticiche arrivano dappertutto.Tutto il territorio terrestre èsotto controllo. I caporali incampo sono gli “opinion ma-kers”, i “maestri del pensiero”,le veline e i “testimonials” deinuovi costumi. Sostenuti daingenti risorse economiche rie-scono a suonare il flauto ma-gico dell’inganno persuasivoche porta le masse incoscientie beate ad annegarsi nel maredel nihilismo.

Ragionevolezza della vita buona

Però, è fin troppo facile abbando-narsi al rimpianto o alla disperazioneper una civiltà che non c’è più. Nonbasta. Occorre stare saldi nella ragio-nevolezza della vita buona vissutaper poter affermare la famiglia e tuttigli altri beni umani fondamentali.Non basta che lo dicano il prete o il

maestro delle elementari.Oggi resiste al relativismo chi è fon-dato sulla roccia dell’esperienzabuona, bella e felice della famiglia.E chi ha fiducia nella Divina Provvi-denza, come Don Orione: “Non siamodi quei catastrofici che credono il mondofinisca domani; la corruzione e il male mo-rale sono grandi, è vero,ma ritengo,

e fermamente credo, che l’ultimo a vinceresarà Iddio, e Dio vincerà in una infinitamisericordia. Iddio ha sempre vinto così!”.Oggi può dire una parola comprensi-bile e amabile sulla famiglia chi portain sé la gioia e i segni del lavoro sof-ferto del dialogo e del confronto sin-cero, della pazienza e del dono nelquale siamo cresciuti e dal quale ab-biamo imparato a vivere in famiglia.Abbiamo il dovere - se ancora non

l’abbiamo fatto – anche di manifestaree di protestare contro le diffuse paro-die della famiglia “naturale”. Dob-biamo far conoscere la nostraesperienza di vita bella e proclamaresemplicemente “quello che abbiamovisto e vissuto e toccato con le nostre mania riguardo del Verbo della vita”(cf Gv 1,1) e della “vita secondo ilVerbo”, secondo Dio.

La bellezza contro lademocrazia del non senso

Occorre una militanza attiva per con-trastare la dittatura del relativismo edell’annientamento dell’umanità, so-prattutto della famiglia, con la pa-rola, con la stampa, con tutti i mezzidella comunicazione sociale, con ma-nifestazioni e iniziative sociali.Siamo chiamati a dire ciò che èiscritto nel cuore dell’uomo, nella suaconnotazione biologica e psicologica

e nella sua fisionomia in-teriore. Siamo chia-

mati ad affermare ea mostrare in noila Verità, evidentee sacrosanta, circa

l’affettività umana,il corretto rapporto traun uomo e unadonna, prima cellulavitale della società.La bellezza della Fa-miglia, da accoglieree costruire con stu-pore e con gratitu-

dine, non è negatada nessuna ferita,nessun ostacolo,nessuna prova,

nessun fallimento.Al di là di quanto dicono le statisti-che fatte per creare opinione e nonper rilevarla, incontreremo sulcampo dell’impegno per la Famigliatanta gente “comune” che ancora in-tende e gusta la vita con occhi non of-fuscati da pregiudizi o da insaneideologie. Ma facciamo presto perchél’assurda campagna violenta sta in-truppando tutti nella “democraziadel non senso”.

DonOrione oggi

4 Flavio Peloso

editoriale

gennaio 2014

Ottobre 2013. Papa Francesco saluta le famiglie presenti a Piazza San Pietro

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So che la Congregazione festeggia quest’anno i 100 anni della partenza dei primi missionari orionini dal porto diGenova. Io sono di Genova e vorrei avere qualche notizia più precisa. Quando esattamente partirono i primi mis-

sionari orionini da Genova? Su quale nave si imbarcarono? A inizio del secolo scorso il porto di Genova era molto im-portante, con grande movimento di gente e di merci.

Francesco Repetto

gennaio 2014DonOrione oggi

Cosa può esserci ancora di segretoa Pontecurone, ove è passata la

luce di Don Orione a illuminare diumanità la gente, il borgo, la cam-pagna, le tradizioni del Paese che gli

ha dato le origini?Eppure, c’è sempre qualcosa da sco-prire. La ricerca storico-archivistica diMarialuisa Ricotti e quella fotograficadi Claudia Nalin hanno portato allapubblicazione del bel “PontecuroneSegreto” (Ed. Guardamagna, 132 p.)basato su personaggi, storie, case e fa-miglie dell’Ottocento pontecuronese.Domenica 1° dicembre, il libro è statopresentato presso l’oratorio San Fran-cesco, in via S.Maria delle Grazie aPontecurone. Documenta, ricostrui-sce e presenta momenti di vita e di co-stume.I testi sono essenziali e precisi.Molto bella e ben curata è la rasse-

gna di foto d’epoca che trasmettonoe fissano nella memoria sentimenti,personaggi ed eventi.Don Flavio Peloso, a cui è stato fattogiungere il volume, si è complimen-tato: “Veramente una bella opera eparticolarmente gradita e preziosanon solo ai miei concittadini ponte-curonesi ma a tutto il mondo orio-nino che viene a conoscere e avedere qualcosa in più dell’am-biente umano e religioso che ha datol’impronta umana a San LuigiOrione.Si può dire che non c’è capitolo dellibro che non sia in qualche modocollegato alla vita di Don Orione”.

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dialogo con i lettori

Genova e la partenzadei primi missionari orionini

Pontecurone segreto.Storie, famiglie, case e personaggi dell’Ottocento

libri

Il piroscafo “Tomaso di Savoia” in una cartolina dell’epoca.

I primi missionari orionini – Don Dondero,fratel Germanò e il signor Giulio – partironoda Genova diretti in Brasile il 17 dicembre1913, alle ore 16. Sbarcarono nel porto diSantos, in Brasile, il 29 dicembre successivo.Quella partenza fu la prima apertura dellaCongregazione oltre i confini dell’Italia. Lanave che li trasportò si chiamava "Tomaso diSavoia". Sappiamo che fu costruita nel 1907,a Glasgow, per conto del Lloyd Sabaudo diGenova. Aveva una stazza di 7.761 tonnel-late; motore a vapore con propulsione a dueeliche; velocità 16,5 nodi. Poteva ospitare150 passeggeri di prima classe e 1.700 diterza classe. Percorreva le rotte Genova -New York e Genova - Sud America.

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gennaio 2014DonOrione oggi

6 Vincenzo Alesiani

in cammino con Papa Francesco

Leggiamo insieme“EVANGELII GAUDIUM”

�Un’altra esortazione apostolica… a che scopo?La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontranocon Gesù. In questa Esortazione desidero indirizzarmi ai fedeli cristiani,per invitarli a una nuova tappa evangelizzatrice marcata da questa gioiae indicare vie per il cammino della Chiesa nei prossimi anni.

�Quale rischio sta correndo il mondo attuale? Anche chi crede?Il grande rischio del mondo attuale, con la sua moltepliceed opprimente offerta di consumo, è una tristezza indivi-dualista che scaturisce dal cuore comodo e avaro, dalla ri-cerca malata di piaceri superficiali, dalla coscienza isolata.Anche i credenti corrono questo rischio.

�In parole semplici, cosa deve fare un cristiano oggi?Invito ogni cristiano, in qualsiasi luogo e situa-zione si trovi, a rinnovare oggi stesso il suoincontro personale con Gesù Cristo o,almeno, a prendere la decisione dilasciarsi incontrare da Lui…

Questo è il momento per direa Gesù Cristo: «Signore, misono lasciato ingannare, inmille maniere sono fuggitodal tuo amore, però sonoqui un’altra volta perrinnovare la mia alle-anza con te. Ho bisognodi te. Riscattami dinuovo Signore, accettamiancora una volta fra le tuebraccia redentrici».

�Perché tanti cristiani hanno una faccia da…Quaresima?

Ci sono cristiani che sembrano avere uno stiledi Quaresima senza Pasqua. Capisco le persone che in-clinano alla tristezza per le gravi difficoltà che devonopatire, però poco alla volta bisogna permettere che la gioiadella fede cominci a destarsi anche in mezzo alle peggioriangustie: «Le grazie del Signore non sono finite. Grande è lasua fedeltà» (Lam 3,17).

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Come ritrovare motivi di speranza e di gioia?Recuperiamo e accresciamo il fervore, «la dolce e confor-tante gioia di evangelizzare, anche quando occorre semi-nare nelle lacrime…Se qualcuno ha accolto questo amoreche gli ridona il senso della vita, come può contenere ildesiderio di comunicarlo agli altri?

Qual è il nucleo del Vangelo?A chi ispirarci nell’annunciarlo?

Cristo è il «Vangelo eterno» (Ap 14,6), ed è «lo stesso ierie oggi e per sempre» (Eb 13,8). La sua ricchezza e la suabellezza sono inesauribili. Gesù è «il primo e il piùgrande evangelizzatore». Gli Apostoli mai dimentica-rono il momento in cui Gesù toccò loro il cuore: «Eranocirca le quattro del pomeriggio» (Gv 1,39).

Insieme a Gesù, la memoria ci fa presente una vera«moltitudine di testimoni» (Eb 12,1). A volte si tratta dipersone semplici e vicine che ci hanno iniziato alla vitadella fede: «Mi ricordo della tua schietta fede, che ebberoanche tua nonna Lòide e tua madre Eunìce» (2 Tm 1,5).

Quali sono gli ambiti principali dellanuova evangelizzazione?

• In primo luogo, menzioniamo l’ambitodella pastorale ordinaria, «animata

dal fuoco dello Spirito, per incen-diare i cuori dei fedeli che rego-

larmente frequentano e che siriuniscono nel giorno del Si-

gnore per nutrirsi della suaParola e del Pane di vita

eterna».

• In secondo luogo, ri-cordiamo l’ambito delle «personebattezzate che però non vivono leesigenze del Battesimo», comemadre sempre attenta, si impe-gna perché essi vivano unaconversione che restituiscaloro la gioia della fede e il de-siderio di impegnarsi con ilVangelo.

• Infine, la proclamazionedel Vangelo a coloro chenon conoscono Gesù Cri-sto o lo hanno sempre ri-fiutato. Molti di lorocercano Dio segreta-mente, mossi dalla no-stalgia del suo volto.

Tutti hanno il diritto di ricevere il Vangelo.I cristiani hanno il dovere di annunciarlo senzaescludere nessuno, non come chi impone un nuovoobbligo, bensì come chi condivide una gioia, segnalaun orizzonte bello, offre un banchetto desiderabile.La Chiesa non cresce per proselitismo ma «per at-trazione».

Ma chi devono essere i primi destinatari del Vangelo?Giovanni Paolo II ci ha invitato a riconoscere che «bi-sogna non perdere la tensione per l’annunzio a coloroche stanno lontani da Cristo, «perché questo è il compito

primo della Chiesa». Che cosa suc-cederebbe se prendessimo real-mente sul serio queste parole?In questa “nuova tappa evangeliz-zatrice”, il Papa fa tutto da solo?Non è opportuno che il Papa so-stituisca gli Episcopati locali neldiscernimento di tutte le proble-matiche che si prospettano neiloro territori. In questo senso, av-verto la necessità di procedere in

una salutare “decentralizzazione”.Qui ho scelto di proporre alcune linee che possano in-coraggiare e orientare in tutta una nuova tappa evangeliz-zatrice, piena di fervore e dinamismo.

Può anticiparci i temi “scottanti” sui qualiintende soffermarsi?

In questo quadro ho deciso, tra gli altri temi, disoffermarmi ampiamente sulle seguenti questioni:

a) La riforma della Chiesa in uscita missionaria;b) Le tentazioni degli operatori pastorali;

c) La Chiesa intesa come la totalità del Popolodi Dio che evangelizza;

d) L’omelia e la sua preparazione;e) L’inclusione sociale dei poveri;f) La pace e il dialogo sociale;g) Le motivazioni spirituali per l’impegno missionario.

(continua)

GESÙ È «IL PRIMOE IL PIÙ GRANDEEVANGELIZZATORE».GLI APOSTOLI MAIDIMENTICARONO ILMOMENTO IN CUI GESÙTOCCÒ LORO IL CUORE

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in cammino con Papa Francesco

gennaio 2014DonOrione oggi

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Caraballeda, la prima tappa

Sono giunto a Caracas, la sera dell’8novembre. Padre Eldo Musso eragiunto la sera prima. A mezz’ora dal-l’aeroporto c’è Caraballeda, dove sitrova una delle tre nostre comunitàdel Venezuela. Sulla riva del mare c’èuna serie di grandi condomini per lagente ricca che fannobella mostra di sé. Edietro, addossati allamontagna, ci sono po-verissimi “ranchitos”,con casette e rifugi co-struiti come funghi,senza alcun ordine.Nel 1999, qui a Carabal-leda, dopo abbondantipiogge, si formò in altoun lago che si ruppe improvvisa-mente trascinando in mare un nu-mero indefinito di case e persone:furono calcolati 20/30.000 morti.Noi avevamo un Hogar di bambinidisabili. Finì in mare. I bambini fu-rono tutti salvati miracolosamente.Si vedono ancora i segni del disastro.Ma i poveracci sono ritornati a co-struire nello stesso luogo.

Le Opere

Sabato, 9 novembre, la giornata è su-bito cominciata con la visita a dueopere che sorgono nell’ambito dellaParrocchia: la casa-famiglia per ado-lescenti-madri “Maria, madre nuestra”e la “Escuela Mamà Carolina”.Sono 6 le adolescenti ospitate nellaCasa “Maria, madre nuestra”: cinquedi loro con il bambino e una incinta.Sono 6 le donne impegnate in questoprogetto coordinate dalla responsa-bile Marianna. Sono tutte personemolto coinvolte nella vita cristiana enella parrocchia. Una di esse, Girsi, ha

adottato una bambina: “sua mammaera qui, incinta, e si è gettata dalla fine-stra e fu salvata per miracolo. Le abbiamomesso nome Oriana in onore a Orione”.Marianna spiega: “Oltre all’accoglienza,c’è l’opera di educazione delle ragazze.Tutte vengono da ambienti e storie moltotristi. Qui vanno a scuola, insegniamo acucinare, a curare il bambino e la casa, fac-

ciamo catechesi, battez-ziamo i bambini. C’èserenità”. “La casa è benvoluta dalla gente delbarrio – ci dice P. Fer-nando Santamaria -.Le persone vengono apassare qualche tempo,aiutano con alimenti, ve-stiti, qualche denaro, sivive di Provvidenza. Il

bilancio della Provvidenza è sempre a pa-reggio con il contributo della comunitàorionina”.L’Escuela Mamà Carolina è un asilo escuola materna per 100 bambini dai 2ai 6 anni. In questi ultimi anni è an-dando sviluppandosi: gli ambienti

sono belli, puliti, luminosi. Quando sivarca la porta giungendo dalla stradadel barrio - sporca, confusa e maleo-dorante - sembra di entrare in un altromondo. “I bambini sono qua dalle 7 delmattino alle 15.30 del pomeriggio”- in-forma Issa Carolina, la responsabile di«Mamà Carolina» - “I genitori parteci-pano alla vita della Escuela, si interessano,contribuiscono un poco. Abbiamo moltiproblemi economici perché non vieneniente dallo Stato, ma la Provvidenzaaiuta per mezzo di persone buone checomprano qualcosa per sé e portano qual-cosa per questi bambini”.

La Parrocchia

Nel pomeriggio, abbiamo celebrato laMessa nella chiesa della nostra Par-rocchia “Nuestra Señora de la Cande-laria”. È una piccola chiesa, costruitasul crinale ripido del monte, in un am-biente povero e molto popolato.Ci sono un po’ di sedie anche fuori, al-l’ingresso, a ridosso della strada.“Padre, ci vuole la chiesa. Ci bastano

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dal mondo orionino

Flavio Peloso

Assieme al consigliere generale P. Eldo Musso, sono stato in visita canonica in Venezuela,dall’8 al 17 novembre 1013.

“I GENITORIPARTECIPANOALLA VITA DELLAESCUELA, SIINTERESSANO,CONTRIBUISCONOUN POCO”

Il mio ricordo del Venezuela

Don Flavio Peloso e Don Eldo Musso con gli insegnanti della “Escuela Mamà Carolina”A destra: la visita del Superiore generale alla casa-famiglia “Maria, madre nuestra”

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anche le colonne del perimetro e il tettosopra. Il resto della chiesa verrà poco apoco”, mi dice un signore al terminedella Messa mostrando uno spazioabbastanza ampio, destinato alla co-struzione della nuova chiesa.Effettivamente c’è già ilprogetto e si attendonole approvazioni per in-cominciare, nonostantela situazione econo-mica del Venezuela siamolto precaria.Dopo la Messa c’è statol’incontro con il Consi-glio pastorale, una ven-tina di personerappresentanti i vari settori di atti-vità.  Hanno esposto le loro attività,le loro difficoltà, ma dalle loro paroletraspare sempre molta fiducia nel Si-gnore. Mi chiedono un messaggioper la Parrocchia. Dico loro che carat-teristica dello spirito orionino è l’at-teggiamento missionario,intraprendente, fiducioso, rivolto ailontani da Dio, ai poveri. DonOrione, quando divenne sacerdote,chiese al Signore “Preservami dal dia-bolico inganno che io prete debba occu-parmi solo di chi viene in chiesa e aisacramenti, delle anime fedeli e delle piedonne. Io non vivrei quello spirito di apo-stolica carità che risplende in tutto ilvangelo”.

L’Opera Don Orionea Barquisimeto

Barquisimeto è una città di oltre1.200.000 abitanti, nel centro-ovestdel Venezuela. Qui arrivarono gliOrionini ai quali, con contratto fir-mato il 13 dicembre 1987, furono af-fidate due incipienti opere caritativeper disabili (Hogar de Niños Impedi-dos) e, subito dopo, la Parrocchia “N.S. de Guadalupe” in una periferiamolto povera e problematica dellaCittà. Padre Italo Saran fu il pioniereancora molto ricordato. Perse la vitanell’incidente di Caracas assieme aDon Masiero, Don Riva e il giovaneRafael Villanueva, il 25 ottobre 1991.Vi sono due  comunità religiose.

La prima ha Padre Teofilo Calvocome superiore e poi P. Laudence Be-tancourt e P. Sergio Ochoa e il chie-rico Rafael Duno; con loro vi sono trepostulanti Rafael, Luis e Juan; hannola responsabilità del Piccolo Cotto-

lengo e dell’Honimche si trovano aqualche decina diminuti di auto dallacasa della comu-nità. La seconda co-munità si occupap r i n c i p a l m e n t edella Parrocchia edè composta da P.Miguel Angel Bom-

bin, P. Settimo De Martin e da P. Pa-trick Anaere un sacerdote nigerianoin esperienza per entrare nella nostraCongregazione.

L’Honim, il Piccolo Cottolengoe la Parrocchia

L’Honim (Hogar de Niños Impedi-dos) e il Piccolo Cottolengo sonodue classiche opere orionine per di-sabili medio-gravi . A loro si deveprovvedere tutto “in regime di Prov-videnza”, perché lo Stato dà qualche“elemosina” (non stabile) che arrivaall’8 o 10% del bilancio annuale.Tutto il resto arriva dall’aiuto dellaCongregazione in Spagna e, soprat-tutto, dalla solidarietà della gente edall’intraprendenza di tanti amicilaici che si danno da fare per stimo-larla. Poveri che aiutano altri poveri:è un fatto di fede e di civiltà che im-pressiona tutta Barquisimeto.Queste due opere sono ben condotte;hanno il loro Consiglio d’opera at-tivo e responsabile; è buona la curaspirituale dei Confratelli.La Parrocchia “Nuestra Señora deGuadalupe” si trova in un quartieredifficile di 12.000 abitanti. È molto at-tiva e ben motivata spiritualmente.Ho incontrato i Consiglio pastorale ela rappresentanza dei vari ministerie gruppi della Parrocchia: sono laforza trainante. Ho raccomandatoloro di essere una parrocchia “tuttaorionina” per immettere nella società

e nella diocesi di Barquisimeto il ca-risma orionino; e di essere una parroc-chia tutta missionaria, per i lontani daDio e per i lontani dai beni di questomondo, i poveri, convinti che solo lacarità salverà il mondo.Le mie parole sfondavano porteaperte e confermavano cuori giàmolto sensibili per quanto riguardaorioninità e missionarietà. L’ultimoevento cui ho partecipato è stato ilpiù sorprendente: l’incontro di circa150 “Jovenes con Cristo”; tre giorni diforte e gioiosa evangelizzazione digiovani per altri giovani con la par-tecipazione di “Matrimonios con Cri-sto”, coppie di sposi che facevano da“servitori” all’incontro. E poi il Movimento Laicale Orio-nino. È veramente un movimentomolto attivo, è incalcolabile il nu-mero di persone che vibrano e agi-scono mossi dallo spirito di DonOrione. Per esempio, durante la miavisita, ho “dovuto” andare a visitareanche una Scuola privata (di Marielae Fernando) e una Guardería (scuolamaterna delle sorelle Cris) fondate egestite da laici, come propria im-presa, ma in esse tutto parla di DonOrione.Mi sento quasi in dovere di comuni-care questi ricordi ed esperienze, cheho avuto la grazia di vedere e toc-care, perché “in tempi difficili”, in cuisono esigite calma nella fede e intra-prendenza nella carità, queste notiziedanno a tutti noi una conferma delrealismo e della speranza cristiana.

“PADRE, CI VUOLE LACHIESA. CI BASTANOANCHE LE COLONNEDEL PERIMETRO E ILTETTO SOPRA. ILRESTO DELLA CHIESAVERRÀ POCO A POCO”

dal mondo orionino

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Page 10: DO GEN 2014 velar Layout 1 23/12/13 15.24 Pagina 1 DonOrione · Flavio Peloso 3 editoriale 28 DonOrione oggi gennaio 2014 Relativizzare il relativismo sulla famiglia Aconclusione

Tutti ci rendiamo conto di vivere intempi particolari nella storia del

nostro pianeta. Tempi di grandi e ve-loci cambiamenti, di nuove opportu-nità ma anche di fragilità umana ed’insoddisfazione interiore della per-sona “disintegrata” che necessita unaconversione profonda.Di questo si parla nel libro “Luce delmondo” in cui Benedetto XVI scrive:“Dobbiamo vedere tutte le possibilità dibene che ci sono, le speranze, le nuove pos-sibilità di vivere. E in ultimo, finalmente,vedere attraverso il momento attuale lanecessità di una svolta, annunciarla, an-nunciare che essa non può avvenire senzauna conversione interiore”.Come PSMC ci prepariamo all’Assem-blea di valutazione che si svolgerà a treanni di distanza dal Capitolo generale(2011). La decisione principale che ab-biamo preso durante il Capitolo è stataquella sullo “stile di vita”, uno stile ca-pace di renderci nella Chiesa e nelmondo testimoni autentici di Cristo.Questa decisione pur essendo stata ac-colta da tutte con gioia, con entusia-smo e speranza, non riesce ancora a“mettere radici” e a svilupparsi, perchémancano le condizioni vitali interioriin noi, che le consentano di diventare“nuova forma storica” (personalmente,comunitariamente, come corpo).

Analizzando questa realtà MadreM. Mabel Spagnolo, Superiora gene-rale ha voluto coinvolgere nel discer-nimento e nella preparazione tutte leSuore responsabili per le diverse pro-vincie e per la Delegazione, affinchél’Assemblea generale abbia un carat-tere valutativo non quantitativo, mavitale ed esperienziale. Durante l’incontro realizzato a Romanei giorni 18-22novembre 2013sul tema: “PSMCverso ‘un nuovostile di vita’. Quale‘venite e vedete’ peril nostro futuro?”abbiamo sentitodentro di noi lospessore della re-sponsabilità sto-rica che abbiamofra le nostre mani, essendo particolar-mente impegnate nel servizio di auto-rità a vari livelli: regionale, provin-ciale, generale, e aiutate anche dallamediazione di Marco Guzzi e di DonGino Moro, abbiamo sentito l’urgenzadi una risposta, di una proposta perri-battezzare le nostre realtà, incomin-ciando da noi stesse. Fra i tanti argo-menti, sono stati al centro della nostraattenzione e riflessione:

La svolta antropologica in atto nelnostro tempo, vista non in modo “ca-tastrofico” ma come sfida e opportu-nità per una rinascita delle persone.

Il bisogno di discernere e assumereseriamente e urgentemente, nuoveproposte e dinamiche formative checi conducano ad una nuova maturità,curando l’integralità della persona(umana, culturale, spirituale/cari-smatica).

Le nuove dinamiche di “conver-sione/trasformazione” delle persone,che i contesti dinamici richiedono, conla ricostruzione delle varie identitàche ognuna ha in sé.

La centralità del mistero di Cristoe della sua Parola nella no-stra vita.

Il bisogno di tracciarecammini di spiritualità piùadeguati alla persona/suora di questi tempi, chementre sono proposti a“tutte” siano “inculturati”nelle realtà diversificatedove siamo presenti.

Impostare l’Assemblea generale(ai tre livelli) in modo che aiuti nonsolo a valutare l’attuazione delle De-cisioni dell’XI Capitolo generale, maci coinvolga nel discernimento delledinamiche sottostanti all’attuazionedelle stesse Decisioni, specialmentequella sullo “stile di vita” e a prenderecon determinazione una via decisiva. Possiamo dire che abbiamo vissutoun piccolo “esodo” in questi cinquegiorni, dove abbiamo attraversato le“acque” di sentimenti, preoccupazioni,incertezze, desideri, aspettative, spe-ranze intrecciati e alternati da luci eombre, paure e gioie, finché siamo ar-rivate alla “terra ferma”, all’altra rivanella quale abbiamo intravisto, anchese da lontano, la “terra promessa”.

Alla fine dell’Incontro ogni parteci-pante ha ricevuto dalla Madre gene-rale la croce di Papa Francesco conl’augurio di “essere pastori con odoredi pecora” nel posto dove la DivinaProvvidenza ci ha chiamate oggi asvolgere il servizio di autorità.

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dal mondo orionino

M. Alicja Kedziora

La ricerca comunedi nuove vie

ABBIAMO SENTITOL’URGENZA DI UNAPROPOSTA PERRIBATTEZZARE LENOSTRE REALTÀ,INCOMINCIANDO DANOI STESSE

Incontro del Consiglio generale delle PSMC “allargato”

Il Consiglio generale allargato delle Piccole Suore Missionarie della Carità

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Page 11: DO GEN 2014 velar Layout 1 23/12/13 15.24 Pagina 1 DonOrione · Flavio Peloso 3 editoriale 28 DonOrione oggi gennaio 2014 Relativizzare il relativismo sulla famiglia Aconclusione

11Achille Morabito

Abbiamo ricevuto i Vangeliin greco. Siccome nonpossediamo nessun testooriginale (di nessun testobiblico e di nessuna operadel mondo classico!),possiamo fidarci del testoche abbiamo tra le mani?Come è stato trasmesso iltesto? Esistono papiri, co-dici, citazioni, traduzioni.Come districarci?

Lo sappiamo già. Quando si trattadi affrontare questi argomenti,

sembra di «succhiare un chiodo»; ladisciplina è arida, fredda, minuziosa,poco affascinante; è, come si suoldire, «materia da Certosini».Allora proviamo a scaldare un po’ ilcontenuto – e possibilmente anchechi legge – andando subitoalla conclusione. I lettoricapiranno l’importanza ela bellezza di questa parte,per renderci conto – para-frasando il prologo diLuca – delle basi solide sucui poggia la trasmissionedel testo dei Vangeli. Dunque, andiamo subitoalla conclusione: nessuno scritto del-l’antichità può competere, neppurelontanamente, con la posizione privi-legiata del Nuovo Testamento, né perquanto riguarda il numero dei testiné per la vicinanza cronologica al-l’evento in questione. Basti pensareche tra la morte di Gesù (avvenutaprobabilmente il 7 aprile dell’anno30) e il più antico testimone del NT -il cosiddetto «Papiro 52» - non pas-sano cento anni.“Per i grandi poeti greci (Eschilo, Eu-ripide, Sofocle) e per i filosofi (Platone,

Aristotele) iltempo che inter-corre tra la ste-

sura dell’opera edil primo manoscritto

che ce ne rimane è nonmeno di 1200 anni.Per i più grandi poeti e scrittori latini(Ovidio, Orazio, Cesare, Cicerone,Tacito), intercorrono 800-1100 anni.Anche nel caso più fortunato, quellodel poeta romano Virgilio, le cuiopere vennero continuamente tra-scritte come libro di testo dei giovaniromani, l’intervallo è di 350 anni”(A. Läpple). Sono dati che si com-

mentano da soli.Ricominciamo.Alle domande disopra cerca di ri-spondere la co-siddetta «criticatestuale», che,“basandosi sullatest imonianzadei manoscritti

più antichi e migliori, così come suquella dei papiri, delle traduzioni an-tiche e della patristica, essa cerca, se-condo determinate regole, di stabilireun testo biblico che sia il più vicinopossibile al testo originale” (Pontifi-cia Commissione Biblica, 1993).In altre parole, la «critica testuale» cidice che il testo della Sacra Scritturasi è conservato fedelmente, almenoquanto alla sostanza, attraverso tantisecoli e tante trascrizioni.Allora, quali sono i «testimoni deltesto» del NT? Esistono tre categorie

di testimoni deltesto del NT:1) I manoscrittigreci, che costitui-scono i cosiddetti te-stimoni diretti, perchériproducono il testo perse stesso nella lingua originaria;2) Le antiche versioni in altre lin-gue;3) Le citazioni del NT fatte dagliscrittori ecclesiastici (i Padri dellaChiesa, come Ireneo, Origene, Ago-stino, Girolamo, Crisostomo).Versioni e opere dei Padri rappre-sentano i testimoni indiretti.A noi interessano soprattutto i testi-moni diretti, che sono più di 5000.

I Papiri

TRA LA MORTE DIGESÙ E IL PIÙANTICO TESTIMONEDEL NT NONPASSANO CENTOANNI

Il Vangelo, le domande della gente

PRIMA PARTE

La trasmissione deltesto dei Vangeli

I testimoni diretti

I testimoni diretti, che sono piùdi 5000, sono così suddivisi (sta-tistica di K. e B. Aland del 1989):

Papiri: 96.

Codici maiuscoli, detti ancheonciali; in questi codici tutte lelettere sono della stessa altezza.La grafia maiuscola prevale finoal VI-VII secolo: sono circa 299.

Codici minuscoli, detti anchecorsivi; sono scritti in grafia cor-rente, con i caratteri legati.Le lettere sono di grandezzadiversa: sono 2812.

Lezionari: sono 2281.

Il papiro 52contieneGv 18,31-33(recto)e Gv 18,37-38(verso).Del v. 31 si ricono-sce chiaramentela parola «oudéna =nessuno[“… a noi nonè consentitomettere a mortenessuno]»

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Page 12: DO GEN 2014 velar Layout 1 23/12/13 15.24 Pagina 1 DonOrione · Flavio Peloso 3 editoriale 28 DonOrione oggi gennaio 2014 Relativizzare il relativismo sulla famiglia Aconclusione

Così piccolo, così importante!Il papiro 52 (8,9 x 6 cm)

Il papiro più importante è il P52 [i pa-piri hanno il numero in apice], perchéè il più antico dei testimoni del testodel NT. Viene datato intorno al 125d.C. e contiene alcuni versetti del van-gelo di Giovanni (18,31-33.37-38). Questo papiro ha definitivamenteprovato che il IV Vangelo, benchéscritto probabilmente in Asia, era giàconosciuto in Egitto verso il 120-130.Non è quindi una composizione tar-diva, come asserivano alcuni razio-nalisti nel secolo XIX e anche nel XX.Dal frammento si può risalire anchealla grandezza del foglio: la misura èstata calcolata in cm 21 x 20.È interessante anche la storia di que-sto frammento. Nel 1920 il papiro-logo inglese Greenfeld acquistò inEgitto numerosi resti di papiri (ritro-vati probabilmente nel Medio Egitto,nella località detta Fajum).Fu il prof. G. H. Roberts, della JohnRylands Library di Manchester (eccoperché è anche siglato P. Ryl 457), adecifrare i versetti di Giovanni e nel1935 pubblicò la sua scoperta, chedestò sensazione,per i motivi dettisopra. Il Vangelo diGiovanni, dunque,non risaliva al 150 oaddirittura al 200,ma alla fine del I se-colo!

Il più antico fra i manoscrittimaggiori di testi del NT.Il Papiro 66

“Nel 1956 il professor Victor Martindell’Università di Ginevra presentò iltesto di un codice papiraceo ancorasconosciuto, proveniente dalla bi-blioteca Bodmer di Cologny presoGinevra” (A. Läpple). Questo papiro– la cui sigla è P66 [o anche «BodmerII»], fu scritto intorno al 200 ed èdunque di due secoli più antico ri-spetto ai grandi codici «Vaticano»,«Sinaitico» e «Alessandrino», che ri-salgono al IV-V secolo e di cui parle-

remo più avanti. Comprende quasiper intero Gv 1-14. Un altro papiroimportante è il P46, scritto intorno al200; contiene le lettere paoline, inquest’ordine: Rm, Eb, 1-2 Cor, Ef, Gal,Fil, Col, di 1 Ts (manca del tutto 2 Ts,probabilmente presente nei fogli per-duti). È conservato per lo più a Du-blino [collezione Chester Beatty].

Una tesi nata sull’erba,prendendo un caffè:il Papiro 75 e il CardinaleCarlo Maria Martini

È un aneddoto raccontato dallo stessoMartini, in occasione di un incontrocon gli studenti del Pon-tificio IstitutoBiblico, il 23 maggio 2002.“Io andai a Münster a frequentare icorsi di Critica testuale del grande pro-fessore Aland, nella facoltà prote-stante di Münster, mio grandemaestro, ora già morto, l’autore delNestle-Aland.Là abitavo dai Gesuiti di Münster, vi-cino alla città. E scopersi che vicinoalla casa dei Gesuiti abitava il famosoesegeta Henri, autore di un commentoagli Atti, a quel tempo molto cono-

sciuto.E lui mi invitò una sera aprendere un caffè. Avevaun bel giardino; sul pratoc’erano i conigli che anda-vano da lui alla casa deiGesuiti e tornavano. Midisse prendendo il caffè:

“È uscito da poco l’edizioneormai a stampa del papiro Bodmer deci-moquarto. Ho guardato un po’ e mi sem-bra che quel papiro, è un po’ come ilCodice B”. Il papiro Bodmer XIV-XV èsiglato appunto P75 e risale al 200circa. Ritrovato in Egitto, contienegran parte di Lc (3,18-18,18; 22,4-24,52) e dei primi 15 capitoli di Gv(1,1-15,8). Proviene dalla bibliotecaBodmer di Cologny presso Ginevra. E come finì? “Cominciai – confidòMartini – ad esaminare il papiro in re-lazione al codice e scopersi che tuttequelle caratteristiche che gli autoriavevano ritenute redazionali nel Co-dice, erano due secoli prima in Bod-

mer. Questo rompeva un mito dellastoria del testo. Una piccola cosa, mala gioia di essere riuscito a trovare unaverità sulla storia del testo, provan-dola a partire da un’ipotesi, con unaverifica che conducesse poi ad unaconclusione scientifica solida”.

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Il Vangelo, le domande della gente

IL VANGELODI GIOVANNI,DUNQUE, RISALEALLA FINE DELI SECOLO!

Card. Carlo Martini

Il valore internazionale di Mar-tini nel campo della critica te-

stuale, è dimostrato dalla suacollaborazione al volume TheGreek New Testament, (edizionecritica del Nuovo Testamento, cu-rata dalla United Bible Societies),cui hanno lavorato anche KurtAland e Bruce M. Metzger.Ricordiamo che Martini iniziòl’insegnamento della critica te-stuale nel 1962, mentre preparavala tesi di dottorato in Sacra Scrit-tura. La tesi, difesa il 12 maggio1965 aveva per titolo: Il carattererecensionale del testo lucano del Co-dice B alla luce del papiro BodmerXIV. Rimase al Pontificio IstitutoBiblico, come professore, fino al1979 quando fu nominato arcive-scovo di Milano.

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santi di famigliaEremiti della Divina Provvidenza

di S. Alberto di Butrio

Sono trascorsi cinquant’anni dal tri-ste momento (per noi) della morte

di Frate Ave Maria (Cesare Pisano) eci incontriamo su queste pagine, oggi,per questo importante momento divita di Congregazione e ancor più perla nostra particolare realtà di S. Al-berto di Butrio.La vita del nostro eremita cieco, agrandi linee, la conosciamo tutti. Peril lettore che volesse approfondirne lafigura, sia fisica che spirituale, lo ri-mandiamo ad altre fonti.Noi invece, con un pensiero nostal-gico e un po’ malinconico, siamo an-dati a rivedere gli articoli scritti inquei giorni sui giornali locali. Unaespressione molto semplice ricorre inmodo sistematico in essi: la citiamoper intero, per non perdere nemmenoun briciola dell’effetto commoventeche allora suscitò: “È morto un santo”!

Sì, la vita semplice e profonda di frate AveMaria ha suscitato attorno a sé quell’alonedi misticismo e sacralità e non potevaesser diversamente per un’anima tutta ab-bandonata in Dio”.La persona di Frate Ave Maria atti-rava molta gente e molte personalitàa S. Alberto.Il fascino spirituale che trasmetteva, eche non poteva avereche altra origine nelcontinuo contatto conil Divino, era unito aduna personalità pro-fonda e molto com-prensiva dell’umanamiseria, e questo du-plice aspetto unito inuna semplicissimapersona, per di più af-fetta da cecità, at-traeva moltissimo e

suscitava ammirazione e desiderio dicontatto. In quel periodo, riecheggiavaallora la giusta preoccupazione dicome sarebbe potuto essere il futurodell’Eremo dopo la sua morte.Lui era la figura chiave di quegli anni,ne era un po’ l’anima, il punto di rife-rimento: già si parlava della morte del-l’ultimo eremita cieco di Don Orione,

e quali sarebbero state lesorti di questa millena-ria abbazia tornata allasua vita di preghiera elavoro, per l’impulso disan Luigi Orione, a par-tire in modo ufficiale dal1920 dopo secoli di si-lenzio e semi abban-dono.Certamente, in quel-l’epoca, l’“Abate” DonEmilio Chiocchetti e Fra

Ricorre il 21 gennaio il 50° della nascita al cielo del Venerabile Frate Ave Maria

La vita semplice e profondadi Frate Ave Maria

"IO NON SONO PERPARLARE DI DIOAGLI UOMINI:È UN'ARTE TROPPODIFFICILE! IO SONOPER PARLARE DEGLIUOMINI A DIO;E QUESTA È LA COSAPIÙ FACILE, PERCHÉRICHIEDE SOLO UNPO' DI FEDE E UN PO'DI CARITÀ, OSSIAUN PO' DI BUONAVOLONTÀ"

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Placido, gli unici due residenti, si sa-ranno guardati con un certo senso dismarrimento, ma poi da uomini difede e veri Figli della Divina Provvi-denza sapevano certamente che se “ ilchicco di grano caduto in terra non muorerimane solo, se invece muore producemolto frutto !”.Allora come oggi, siamo di fronte cer-tamente a una sfida anche per il pre-sente: la ridotta comunità e lamancanza di vocazioni non promet-tono tempi di prosperità, ma siamonelle mani di Dio e vorremmo potertutti gridare “…è Il Signore!”, comel’Evangelista Giovanni descrive nel-

l’episodio evangelico dei due disce-poli di Emmaus, i quali lungo lastrada dialogavano tristi per i fatti av-venuti e un senso di smarrimento esconfitta e delusione era calato nelloro cuore. E oggi Frate Ave Maria èper noi un modello di vita, irraggiun-gibile per certi aspetti, ma è come ilprecursore “Giovanni Battista”, che ciindica l’Agnello di Dio, ci addita lavia, la strada che Lui ha percorso ge-nerosamente. Adesso, la sua tomba è diventata unluogo di preghiera. Sopra di lei brillacostantemente la fiamma di un cero,vengono deposti dei fiori, delle richie-

ste di grazia. Essa è diventata segno diun ponte tra la terra e il cielo, come luilo è stato in vita con il dono del Con-siglio che elargiva con generosità e de-dizione, con quella sua fede che erapiù comunione con Dio che eserciziointellettuale di virtù.Era e resta un vero maestro di vita cri-stiana, un Fratello che ha saputo par-lare alle anime di Dio e a Dio delleanime che lui aveva modo di incon-trare. Ringraziamo il Signore per que-sti doni che ancora ci fa; per il dono diaverci dato frate Ave Maria, e lo vo-gliamo pregare che al più presto ciconceda di poterlo onorare Beato!

“Fu mio fratello a dirmi che non avevo piùl’occhio. Stetti un mese all’ospedale. Il dot-

tore, a mio padre, accorso dall’America, che glichiedeva notizie, rispose che ci voleva un mi-

racolo. Lo disse in mia presenza: ero dispe-rato... Vi ricordate - scrive alla mamma,

quarant’anni dopo - quando all’ospe-dale di Porto Maurizio non sapevo an-cora di essere cieco e singhiozzandovi dicevo di dire al professore di farepresto a sfasciarmi gli occhi perchéero stanco di stare al buio?”.“Con la vista, poco a poco, perdettianche la pace e la fede. Credettiquesto mondo in balia di una

grande mente capricciosa, crudele, in-giusta”. “La Divina Provvidenza mi sop-

portò misericordiosamente e a tempoopportuno mi toccò il cuore, il quale, daduro come un macigno, divenne tenerocome il burro”. “Io quando ero tre voltecieco mi vergognavo fino all’avvilimentodella mia cecità fisica e di quella intellet-tuale; ma non mi vergognavo di esserecieco moralmente, spiritualmente; maquando Gesù mi folgorò con la sua Luce,con la sua verità, la sua grazia, la sua ca-rità, allora dissi a Gesù e lo dissi congrande entusiasmo: ‘Gesù, Tu solo mibasti! Tu sei il mio vero bene!’”.“Non ne hai abbastanza della cecità degli occhi- mi diceva suor Teresa - vuoi crescere ciecoanche nell’anima? Con i molti santi consiglidi Suor Teresa e di altre persone, animebuone, che quali colpi d’assiduo martellosull’incudine, coperto di molta ruggine,

riescono ancora a farlo divenire liscio e lucente... così, nono-stante la mia ostinata accidia, il buon Dio e la Vergine Santissimasi servirono della bocca e di cuori a loro votati per convertirmida vaso d’uso infimo in vaso d’uso amorevole”. “Fu appuntocol togliermi ogni speranza di godere in questa vita presente cheil buon Dio e la nostra Madre celeste mi obbligarono a speraregrandemente, unicamente, nei beni eterni, e mi diedero forza dioperare in modo di meritarli”. “Suor Teresa mi parlò di DonOrione in modo da farmi desiderare di conoscerlo, di udirlo, diparlargli, di rendergli note le mie miserie fisiche e morali, tutte,tutte, eppoi ascoltarlo ancora se mai avesse avuto una parola diconsolazione, di conforto, di speranza anche per me”. “Questopoveretto fu da Don Orione spinto alla conquista delle ricchezzeeterne, della vera luce, della sapienza divina che, lasciandolo di-sperato (graziosa disperazione), gli riempì il cuore di giocondae luminosa speranza e certezza nella possibilità e facilità di con-seguire anche lui la vera felicità nella vera vita immortale, a cuiogni cuore umano aspira e si sente attratto”.“Il 18 marzo 1920 (avevo 20 anni!) la Piccola Opera della DivinaProvvidenza mi apriva la porta... Man mano che i giorni passa-vano io andavo sempre più affezionandomi a Don Orione, tantoche avrei desiderato star sempre con lui, ascoltare la sua Messa,far da lui la Comunione, sentirlo predicare, far con lui tutte lealtre pratiche di pietà, perché tutto in lui aiutava il raccogli-mento, a meditare, a pregare”. “Un giorno ero con gli altri in ri-creazione. Ed a mia insaputa capita Don Orione, mi viene allespalle, sopra di esse appoggia i suoi avambracci, e con le suemani mi chiude gli occhi. Io credendo che fosse un confratellodesideroso di scherzare, presi la cosa in ridere, e, per meglio farridere la compagnia, esclamai: ‘come potete che possa cono-scervi, se mi tenete chiusi gli occhi con le vostre mani?’. Alloraanche Don Orione sorrise benevolmente”.“Da che fui accolto da Don Orione, credetti, sentii, in mille ma-niere mi accorsi di essere fra le mani di un uomo straordinario,e questa fu l’irresistibile spinta che mi rese totalmente dolce l’ab-bandonarmi totalmente e con tutta fiducia alla sua direzione”.

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santi di famiglia

Frate Ave Maria racconta di sé

DonOrione oggi gennaio 2014

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Page 15: DO GEN 2014 velar Layout 1 23/12/13 15.24 Pagina 1 DonOrione · Flavio Peloso 3 editoriale 28 DonOrione oggi gennaio 2014 Relativizzare il relativismo sulla famiglia Aconclusione

Èquesto il titolo del dossier che ci accompagnerà per il 2014. Papa Francesco ha chiesto atutti i cirstiani di andare alle periferie del mondo e di incontrare ed assistere chi è in diffi‐coltà. In questi anni una crisi economica radicale ha colpito sempre di più nuovi ceti sociali

mettendo in difficoltà famiglie, anziani e giovani senza lavoro. Il nostro sarà un viaggio ideale In Italia enel mondo per raccontare come grazie all’opera di uomini e donne di buona volontà la solidarietà sia diventata un’azioneconcreta e operosa proprio nello stile orionino. Sarà il luogo ‐ il dossier‐ dell’incontro con voci autorevoli del mondo delwelfare e della società civile, che ci racconteranno come affrontano quotidianamente le emergenze sociali che stanno ca‐ratterizzando i nostri tempi. Un’occasione unica per condividere con i nostri lettori anche lo straordinario tesoro della co‐stellazione orionina dedicata agli ultimi, che ogni giorno in silenzio costruisce quella civiltà dell’amore auspicata dalPontefice anche nella sua ultima esortazione apostolica “Evangelium Gaudium”.

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Page 16: DO GEN 2014 velar Layout 1 23/12/13 15.24 Pagina 1 DonOrione · Flavio Peloso 3 editoriale 28 DonOrione oggi gennaio 2014 Relativizzare il relativismo sulla famiglia Aconclusione

�Il Papa nella sua esortazione apostolicaEvangelii gaudium ci invita ad andarenelle pe-riferie del mondo dove spesso la prima emer-genza è la povertà. Una povertà che non puòpiù attendere. Come si articola in questo sensoil manifesto che hanno lanciato le Acli?Esattamente nel senso avvertito e indicato da papaFrancesco che nella sua esortazione apostolica, aconclusione dell’Anno della Fede così ha scritto:“Finché non si risolveranno radicalmente i problemidei poveri, rinunciando all’autonomia assoluta deimercati e della speculazione finanziaria e aggre-dendo le cause strutturali della inequità non si risolveranno i pro-blemi del mondo e in definitiva nessun problema” (§202).Per questo le Acli si sono prodigate per fare inmodo che il temadella povertà tornasse centrale nell’agenda politica, con la pro-posta insieme alla Caritas del Reddito d’inclusione sociale e pro-muovendo l’Alleanza contro la povertà in Italia.È la prima volta che un numero ampio di soggetti sociali, sinda-cali, istituzionali dà vita ad un sodalizio per promuovere ade-guate politiche contro la povertà. La sua nascita costituisce unsegno tanto dell’urgenza di rispondere al diffondersi di questograve fenomeno quanto dell’accresciuta consapevolezza, in tuttii proponenti, che solo unendo le forze si può provare a cambiarequalcosa.

�Una povertà concreta che coinvolge in maniera cre-scente famiglie, anziani e giovani in Italia. Sembra che percontrastarla occorra fare rete. Lo Stato non riesce più adintercettare il disagio e in questo contesto sta alle asso-ciazioni, che sono sui territori, supplire a questa man-canza. Secondo l’osservatorio ACLI qual è il quadro cheemerge?Noi interpretiamo la lotta alla povertà non come filantro-

pia ma come un’urgenza da affrontare per co-struire una società più giusta e solidale.E crediamo inoltre, che la lotta alla povertà debbaessere condotta insieme e non in alternativa, alcontrasto dell’impoverimento delle famiglie, deicetimedi e lavoratori. Il quadro che emerge è allu-cinante. La ricchezza delle famiglie è in caduta li-bera, per i bassi salari, i tagli al welfare, ma anchea causa di una politica fiscale che è tollerante coni grandi evasori che spesso hanno immense ric-chezze localizzate nei paradisi fiscali, ed invecetorchia in una maniera insostenibile il lavoro, la

casa ed i risparmi delle famiglie. Serve un cambio di rotta altri-menti sarà una catastrofe sociale oltre che economica. I dati cheabbiamo a disposizione, elaborati dalle dichiarazioni dei redditipresentate ai Caf ACLI, e che sono stati la base del nostro Rap-porto sui redditi di lavoratori e famiglie, nel migliore dei casi se-gnalano una stagnazione dei redditi nelle fasce d’età più anziane,mentre la situazione dei giovani è a tinte fosche e quando vienea mancare il lavoro è un dramma a tutte le età. I dati Istat sullapovertà relativi al 2012 attestano un significativo peggiora-mento, segno che la crisi colpisce i ceti lavoratori, estende il nu-mero dei lavoratori poveri ed ampia la categoria delle persone edelle famiglie in povertà assoluta.Questi dati dell’Istat, peraltro, trovano conferma nella suddettaricerca che le ACLI hanno realizzato sulle dichiarazioni dei red-diti presentate ai Caf ACLI. Dal primo Rapporto sui redditi di la-voratori e famiglie emerge che i redditi dichiarati nel quadrien-nio 2009–2012 risultano in calo a livello complessivo dell’ 1,08%e sul lavoro dipendente del 3,12%.Preoccupa l’aumento della povertà assoluta, per dimensione,quasi cinquemilioni di persone coinvolte, con un incremento dicirca un terzo dell’incidenza rispetto al 2011, e per intensità, ag-

gravando la forbice delle diseguaglianze.

DIFENDERE LA FAMIGLIA PERCOMBATTERE LA POVERTÀ

A colloquio con Gianni Bottalico, presidente nazionale delle ACLI, che hanno lanciato insieme ad altre realtà delTerzo settore un manifesto per combattere le povertà e per l’adozione del reddito di inclusione sociale.

di GIANLUCA SCARNICCI

GIANNI BOTTALICO, Presidente Nazionale delle ACLI (Associazione Cristiana Lavoratori Italiani)proprio di recente ha lanciato insieme alla Caritas nazionale con altre sigle della società civileil «Reddito d’inclusione sociale» (Reis), lo strumento rivolto alle famiglie, e non agli individui,

con il quale si intende contrastare la povertà assolutache colpisce quasi cinque milioni di persone in Italia.

GIANNI BOTTALICO,presidente nazionale

delle ACLI

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Page 17: DO GEN 2014 velar Layout 1 23/12/13 15.24 Pagina 1 DonOrione · Flavio Peloso 3 editoriale 28 DonOrione oggi gennaio 2014 Relativizzare il relativismo sulla famiglia Aconclusione

La situazione peggiore è per le famiglie, specie al Sud, con il capofamiglia disoccupato, ma anche il Nord non ne è immune, siregistra un aumento della povertà assoluta anche tra impiegatie dirigenti, ed addirittura tra le famiglie che dispongono diredditi da lavoro e di pensione. L’immagine che ne risultaè quella di un Paese unito nella povertà enell’impoverimento delle famiglie.Le ACLI ritengono che questo aumento cosìrilevante delle diseguaglianze sia un’ipotecache grava sulle prospettive di ripresa.Per questo le Acli hanno deciso dipromuovere questo percorso,insieme a molti altri soggetti,dell’Alleanza contro la povertà,per contribuire alla costruzionedi adeguate politiche pubblichecontro la povertà assoluta nel nostroPaese, ed al varo sin dal prossimo anno di unPiano nazionale contro la povertà.

Ci si è resi conto che spesso la presenza in un famiglia diun disabile o di un malato porta a conseguenze economichedisastrose conducendo sempre più nuclei familiari ad unostato perenne di difficoltà economica e quindi di povertà.Oltre a questa, però, ci sono tante povertà nascoste chesfociano nell’emergenza sociale. È d’accordo?Nell’attuale scenario italiano, il divario tra domanda e offerta diservizi di assistenza è sempre maggiore, mostrando i limiti di unsistema dotato di risorse economiche sempre più limitate afronte di un accrescimento della domanda, che non sempre vieneallo scoperto ma rimane latente, soprattutto nella schierasempre più numerosa dei lavoratori poveri.In un simile contesto risulta strategico il riordino del sistema delwelfare, che alla vecchia logica assistenzialista deve progres‐sivamente introdurne una promozionale da veicolare attraversoil welfare comunitario. Il legame con il territorio diviene unelemento strategico, soprattutto per perseguire una coesione

sociale che richiede servizi reali legati alla prossimità dell’utenza.Sotto questo profilo le strutture ACLI, i circoli, i centri servizi sipongono come sentinelle del territorio attente all’emergere deinuovi bisogni sociali.Un simile approccio richiede un cambiamento non solo culturale,ma anche amministrativo, affidando alla politica il compito digestire e orientare le relazioni tra la dimensione pubblica, privatae del non‐profit ed a quest’ultimo di farsi promotore di nuovepolitiche sociali.

Don Orione è stato un pioniere della carità. Secondo leioggi qual è l’aspetto del suo carisma più attuale e in lineacon i tempi? Direi senza dubbio la sua attenzione per i più deboli, i cui diritti,come ci ha ricordato il cardinal Tettamanzi, sono diritti forti.È questo che manca nell’epoca in cui viviamo e che lucidamentePapa Francesco invoca in ogni occasione.Passare dall’attuale globalizzazione dell’indifferenza, come si èespresso nella bellissima omelia nella sua memorabile visita aLampedusa, ad una globalizzazione della solidarietà è ilpresupposto per riformare l’economia, per ridare ai processieconomici un senso ed uno scopo umano. Occorre fare in modoche il frutto del lavoro vada a vantaggio di tutti e non divenga

causa di aumento delle disuguaglianze.Dobbiamo riscoprire il senso dell’interdipendenza che

lega tutti i soggetti che partecipano all’economiaglobale. E non possiamo più pensare che si possauscire dalla crisi solo salvaguardando alcuni

anelli di questa catena. Penso che ilmessaggio orionino sia di grande

aiuto agli uomini ed alle donne delnostro tempo per acquisire laconsapevolezza che occorre ungrande impegno per la giustiziasociale e per il lavoro decente e

dignitoso su scala globale e per unwelfare ed una cittadinanza davvero

universali che possano sradicare la povertà dalla storia umana.

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Page 18: DO GEN 2014 velar Layout 1 23/12/13 15.24 Pagina 1 DonOrione · Flavio Peloso 3 editoriale 28 DonOrione oggi gennaio 2014 Relativizzare il relativismo sulla famiglia Aconclusione

Una costellazione quella orioninadedicata all’assistenza di chi vive

ai margini delle nostre città che neglianni si è sviluppata in maniera capil-lare da Nord a Sud. Una rete di soli-darietà che ogni giorno nello spiritoorionino accoglie quell’umanità sof-ferente che spesso viene dimenticatao nascosta nelle periferie delle nostrecittà. I religiosi, le religiose e i volon-tari del Movimento Laicale Orioninosono i protagonisti di un miracolodella carità che ogni giorno si ripeteda Roma a Palermo, daMilano aMes-sina.In tutta Italia la famiglia religiosaorionina ha realizzato innovativeopere per rispondere anche allenuove forme di povertà. Sono molti icentri orionini che si occupano, attra-verso vari servizi, di persone o interefamiglie, italiane e straniere, in diffi-

coltà o a rischio di povertà assoluta. Esempi di sono le realtàdi Genova, Bologna, Fano, Firenze, Buccinigo d’Erba, Messina,Roma e Anzio, (solo per citarne alcune). A portare una testi-monianza delle tante storie che vivono e passano attraversole realtà caritative orionine, è Don Natale Fiorentino, Diret-tore e parroco ad Anzio (RM), dove c’è il Centro di Acco-glienza “Don Orione”, destinato soprattutto agli immigrati.

“Ero forestiero e mi avete ospitato”

“Il Centro di Accoglienza di Anzio, perfettamente in sintoniacon le decisioni degli ultimi Capitoli generali, è frutto del Giu-bileo del 2000. Esso riceve famiglie, ragazze madri, giovaniprovenienti da tutte le parti del mondo, con una valigia pienadi tanta amarezza, violenza, disagio, lotta per sopravvivere,delusioni, illusioni… “Ero forestiero e mi avete ospitato” (Mt25,35): Anzio l’ha tradotto inmaniera stupenda! Il bene fattoin questi anni è scritto nel libro di Dio e della sua Provvidenza.Tra le tante storie, abbiamo scelto quella del piccolo Mehdi,tre anni, del Niger; il bambino era nato normalissimo: pellenerissima e vellutata, occhi grandi, vivaci, intelligenti; già aun anno e mezzo pronunciava le prime parole e sapeva chia-mare mamma e papà, che nel frattempo si erano trasferiti in

Italia per lavoro. Ma durante una visita in Niger, Mehdi è col-pito dal virus della malaria, che gli danneggia il nervo acu-stico, lasciandolo sordo e presto anche muto, dimenticandoquelle poche parole apprese. Il papà abbandona la moglie.Questa trova un lavoro come badante presso una signora an-ziana che però non accetta il bambino; e dopo varie minaccela licenzia, mettendola in mezzo a una strada... Erano sotto lapensilina della stazione di Anzio-Lavinio, nella notte, mammae bambino, quando sono stati visti e portati al nostro Centrodi Accoglienza.La mamma pian piano ha ripreso coraggio, si è sentita pro-tetta e amata con il suo piccolo. Poi la speranza di un recu-pero, tanti viaggi all’ospedale del “Bambin Gesù” di Roma, ilricovero, l’impianto di un apparecchio sofisticato per colle-gare l’orecchio al cervello, sedute di logopedia...qualche pic-colissimo miglioramento. Ora la mamma ha trovato lavoro elascerà il Centro.Ma a tutti, volontari e sacerdoti, mancherà il sorriso di questosplendido bambino, che ascolta e parla con i suoimeravigliosiocchi. Grazie, Signore, per questa esperienza straordinaria efortemente “orionina” di accoglierti e servirti nei poveri piùpoveri, senza tetto, senza patria o senza famiglia”. (Don Na-tale Fiorentino).

CON DON ORIONE SULLE STRADED’ITALIA ACCANTO AGLI ULTIMI

Genova-Boschetto, marzo 2008.Il Card Bagnasco visita il Centro diurno per anziani

Il piccolo Mehdi con la suamamma nel 2010, appenaarrivati al Centro diAccoglienza di Anzio (RM)

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Page 19: DO GEN 2014 velar Layout 1 23/12/13 15.24 Pagina 1 DonOrione · Flavio Peloso 3 editoriale 28 DonOrione oggi gennaio 2014 Relativizzare il relativismo sulla famiglia Aconclusione

I laici della famigliacarismatica di Don Orione

movimento laicale orionino

19José Geraldo Da Silva

Il carisma di Don Orione, come ognicarisma, è un dono concesso alla

Chiesa e al mondo chediventa una spiritua-lità, un’etica e ancheuna pratica che hacome fine il bene co-mune e fare realtà ilRegno di Dio nelmondo.Insomma, questo cari-sma implica una espe-rienza di fede, unaspiritualità incarnata,una particolare voca-zione e missione nellaChiesa e nel mondo dove si mettonoa prova delle relazioni di mutua fidu-cia, di collaborazione, di unità e di re-ciprocità tra le diverse vocazioni(religiose, consacrate e laiche) dellafamiglia orionina.Senza dubbio, per nostro Santo, eracentrale il modelo “famiglia” (fami-glia naturale, famiglia di Nazareth,famiglia Religiosa), con tutto ciò chequesta coinvolge nelle attitudiniumane, spirituali e pratiche.Essere famiglia è anche una grazia diDio, e così vivendola, non si parla di«mio» ma di «nostro», e l’«io» si fonde

nel «noi» come segno di una relazionevitale piena, in cui ognuno, come di-

ceva Don Orione,“non è servo ma fi-glio, non è utente mamembro”.La radice profondadello spirito di fami-glia vissuto e tra-smesso da DonOrione è Gesù. “Peringrandire la gloria delSignore non è suffi-cente essere molti; ènecessario che i moltisiano uniti nel Signore

con un cuore solo e un’anima sola. (…).È la carità, l’amore di Dio che ci spingea prenderci fraternalmente le mani ecamminare insieme”.

Infatti, questo è lo spirito che respi-ravano i fratelli e le sorelle dellaprima ora, “perché lo spirito della Pic-cola Opera è lo spirito della Carità”, chein loro diventò uno stile di vita, unacaratteristica propria e specifica delcarisma che tutti noi, i suoi eredi,dobbiamo nutrire e diffondere.Com’è ormai noto, il 20 novembre2012, la Congregazione per gli Istitutidi Vita Consacrata e Società di VitaApostolica, ha riconsciuto il MLOcome Opera propria legata agli Isti-tuti Religiosi dell’Opera di DonOrione, approvando lo Statuto ad ex-perimentum.Questo riconoscimento pontificio è ilrisultato di un lungo processo comin-ciato negli anni 1992-1993 con la de-cisione di entrambi i Capitoli

Il MLO Argentina

Alivello nazionale il MLO è organizzato dal Coordinamento territoriale, dall’anno 2000in poi si sono celebrati: 11 Incontri di famiglia con la partecipazione di un gran numero

di laici e religiosi, più di una ventina di retiri spirituali nelle diverse zone del paese, 4 riu-nioni di referenti e Coordinatori locali e anche l’avvio delle Scuole di formazione orioninasistematiche e regolari che assieme al lavoro con le schede e sussidi annuali, hanno contri-buito alla formazione cristiana e carismatica dei laici orionini.Il Coordinamento territoriale dell’Argentina è composto dal Coordinatore territoriale, dalvice-coordinatore, da una Segreteria operativa e dai Consiglieri provinciali incaricati delMLO e di altri assitenti spirituali FDP e PSMC. A sua volta, il paese si è suddiviso in quattrograndi zone che raggrupano, per prossimità, i laici delle diverse comunità per meglio faci-litare incontri e comunicazioni.

PER NOI, LAICIORIONINI, IL MLO ÈUN’OPPORTUNITÀ PERMETTERE IN CONTATTOED IN STRETTA COLLABORAZIONEMOLTEPLICI REALTÀ EPER CONDIVIDERE ILCARISMA

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Page 20: DO GEN 2014 velar Layout 1 23/12/13 15.24 Pagina 1 DonOrione · Flavio Peloso 3 editoriale 28 DonOrione oggi gennaio 2014 Relativizzare il relativismo sulla famiglia Aconclusione

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movimento laicale orionino

generali FDP e PSMC, di dare im-pulso a un Movimento di laici orio-nini e anche alla Carta di Comunione,documento dove sono espressi iprincipi fondamentali del MLO.Per noi, laici orionini, il MLO èun’opportunità per mettere in con-tatto ed in stretta collaborazione mol-teplici realtà e per condividere ilcarisma; è un’occasione per ricon-scere che c’è una misteriosa sintoniatra persone e gruppi diversi che per-mette di condividire la ricchezza diciascuno e di tutti.Il MLO è ponte, sinergia, collabora-zione, comunicazione, coordina-mento, lavoro d’equipe, insommacomunione.E anche un’opportunità per i laici diriscoprire la propria missione per co-struire il regno di Dio attraverso i di-versi modi di vita e di partecipazionenella vita di famiglia,sociale e politica; èl’opportunità di fareinsieme un camminodi formazione e pre-ghiera è, finalmentel’opportunità di mi-gliorare ed arrichire ilrapporto tra laici e re-ligiosi.Il MLO non è unastruttura rigida e uni-forme. La sua orga-nizzazione opera con agilità e siadatta alle diversi realtà del mondoorionino con criteri certi di apperte-nenza e ammissione per gruppi di-stinti ma anche per i singoli laici.Il MLO non indebolisce i gruppi giàesistenti, ma anzi li potenzia e li inte-gra in una realtà più ampia.Alla fine possiamo dire che il MLOnon è uno strumento delle Congrega-zioni religiosa, ma è in comunionecon essa. Non si confondono nè sifondono, ma camminano insieme.Il MLO ha una dipendenza con chi,nella Chiesa, garantisce il carisma(ossia la Piccola Opera della DivinaProvvidenza) però conserva una pro-pria autonomia espressa nella suanaturalezza laicale, nelle sue strut-

ture organizzativi, nei suoi progetti epercorsi formativi.Il riconscimento ufficiale del MLOcome Associazione pubblica di fedelilaici è molto significativo poiché per-mette di inserire il Movimento nellacomunione ecclesiale, dandogli visi-bilità nella Chiesa e nel mondo; gliconsente di testimoniare il carismaorionino attraverso uno stile laicale,e fa sì che il MLO trascenda neltempo al di là delle persone, conso-lidi l’unità interna e convalidi l’ap-partenenza ad un’unica familia,quella di Don Orione.Questa è la visione e l’esperienza difamilgia laica che ha vissuto fin dal-l’inizio il Movimento Laicale Orio-nino in Argentina. Il 28 maggio 1996,a Buenos Aires, si tenne il primo in-contro dei rappresentati laici delle di-verse comunità dell’Opera Don

Orione in Argentina,durante il quale siformò il primo coordi-namento del MLO,composto, già da al-lora, da laici di diverseProvincie religiose.Fu questo, un primosegnale di integra-zione, proprio di unvera famiglia.La vitalità del MLO inArgentina si esprime

prioritariamente attraverso l’impe-gno di tanti laici che vivono il cari-sma di Don Orione prima nelle lorofamiglie, nei loro posti di lavaro enegli ambiti sociali di appartenenza,e poi attraveso l’apostolato generosonelle diverse opere della PiccolaOpera della Divina Provvidenza.Resta ancora un lungo cammino dafare per crescere e consolidare lestrutture che possono dare al MLOperseveranza nel tempo.Di sicuro abbiamo quel che è più im-portante: l’impegno e la fedeltà ditanti laici che in qualche momentodella loro vita sono stati chiamati aconoscere e a condividere il carismadel nostro fondatore San LuigiOrione.

IL MLO NON È UNASTRUTTURA RIGIDAE UNIFORME.LA SUA ORGANIZZA-ZIONE OPERA CONAGILITÀ E SI ADATTAALLE DIVERSEREALTÀ DEL MONDOORIONINO

L’Incontro dellaFamiglia Orionina

Circa 400 persone, Laici, Ospiti deiCottolengo, Religiosi e Religiosedell’Argentina, Paraguay e Uru-guay hanno partecipato all’eventoannuale della Famiglia Orioninache si è svolto nei giorni 23-25 no-vembre 2013 a Cordoba – Argen-tina. L’Incontro, preparato edorganizzato dai laici orionini, si èarticolato in diversi momenti dicondivisione, di studio, di confron-toe di spettacolo tutto per incenti-vare riflessioni sul vero senso dellafede, come membri della Chiesaarricchita dal carisma orionino.È intervenuto all’incontro tramiteuna videoconferenza da Madrid,anche il Coordinatore generale Ja-vier Rodríguez Méndez, che ha ri-cordato quanto emerso dall’ultimaAssemblea generale del MLO: lanecessità di una maggiore visibilitàdel MLO all’interno della FamigliaOrionina e della Chiesa. Javier hasottolineato l’importanza della for-mazione dei laici.Sono giunti anche i messaggi di sa-luto da parte dei consiglieri gene-rali incaricati - P. Eldo Musso e diSuor Bernadeth de Oliverira e delcoordinatore territoriale del Cile -Juan Carlos Zapata Donoso. Il su-periore generale Don Flavio Pelosoha inviato un video-messaggio cheincoraggiava tutti, specialmente ilaici a cercare un nuovo ardoreapostolico per evangelizzare con lacarità. E’ giunto anche un salutotramite un videomessaggio daparte della superiora generale M.Mabel Spagnuolo.

DonOrione oggi gennaio 2014

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Page 21: DO GEN 2014 velar Layout 1 23/12/13 15.24 Pagina 1 DonOrione · Flavio Peloso 3 editoriale 28 DonOrione oggi gennaio 2014 Relativizzare il relativismo sulla famiglia Aconclusione

Il giorno 20 novembre 2013, festadella Madonna della Divina Provvi-

denza, nostra patrona, è stato ungiorno di grande gioia per l’OperaDon Orione in Mozambico: uno deibambini “persi” (che oggiè già una ragazza) di que-sta casa ha ritrovato lasua famiglia.Maria è arrivata all’OperaDon Orione nel marzo2008, quando il Centroera ancora conosciutocome Centro Muntan-hana Weru, ricevuta daPe. André Van Zon; erastata condotta presso di noi dall’EnteServizi Sociali della Città di Maputo.Ci fu presentata come una bambina didodici anni circa, che non aveva consé documenti, né era in grado di for-nire informazioni sulla sua famiglia oda dove venisse. Il nome Maria è statodato dagli assistenti sociali che l’-hanno trovata perché non si cono-sceva il suo nome. Maria non parla edha un ritardo psichico. È una ragazzamolto dolce, allegra ed è lieta di aiu-tare le operatrici in alcune attività chele riescono bene come il dare da man-giare agli altri bambini, o portare unbambino più piccolo, etc. Sente e capi-sce il sufficiente per effettuare alcunisemplici attività.Il 18 novembre la TV trasmise un pro-gramma chiamato “Alegria Total”, diSergio Faife, in cui si parlava del Cen-tro Don Orione. Le riprese per il pro-gramma erano state fatte circa unamese. Tra le varie immagini trasmesse,c’era naturalmente anche quellaMaria, che è stata riconosciuta da unazia, la quale ha telefonato alla mammadella ragazza dicendo di aver visto in

TV una bambina che assomigliava allanipote. Subito la donna si è attivataper reperire informazioni sul pro-gramma mandato in onda chiedendoquale fosse il luogo della ripresa tele-visiva. In poco più di un’ora – la suacasa si trova a pochi km di distanzadall’Obra Dom Orione – era già alCentro. Tra i ragazzi che erano lì ap-pena lei arrivò, per caso c’era anche lafiglia ed è andata di corsa ad abbrac-ciarla. Il 18 novembre Maria festeggia

il suo compleanno,anche questa è unabella coincidenza.Grande sorpresa pernoi: non potevamocerto immaginarequell’incontro. L’alle-gria totale del pro-gramma televisivo èstata l’allegria totaledella famiglia di

Maria, dell’Obra Dom Orione, del ser-vizio di Assistenza Sociale del Muni-cipio e certamente ancora di più diMaria stessa che nel ritrovare lamamma, anche se non parla, ha fattoun gesto come per dire: “lei è miamamma”.Ora di Maria sappiamo molto di più.Il suo vero nome è Serafina José Moi-

sés,ha già 19 anni, è figlia di JoanaAndré Gulela e di José André Moisés.Racconta la madre che quando leiaveva un anno e mezzo di età haavuto la malaria cerebrale, una malat-tia che quando non uccide, lasciaspesso conseguenze irreparabili sullasalute della persona. Nel caso di“Fina” (così la chiamavano in fami-glia) non è stato diverso: la malattia haprodotto in lei un ritardo mentale.Quando Maria aveva 11 anni il papà,che non viveva più con la madre,chiese di portare la bambina a casa suaper qualche tempo e da lì si era allon-tanata (forse perché non abituata allanuova casa).Fu allora che qualcuno, vedendo chela bambina vagava da sola per lastrada, la portò ai Servizi Sociali dellaCittà, che la inviarono prima in curaper un certo periodo presso un centrodi transizione del Municipio, dopo laportarono nella nostra casa dove havissuto fino al 20 novembre 2013,giorno della Madonna della DivinaProvvidenza, patrona della Congrega-zione di Don Orione. Che la Madonnadella Divina Provvidenza l’accom-pagni e protegga sempre. Dio ti benedica sempre Fina, cosìcome tutta la tua famiglia.

NEL RITROVARELA MAMMA, ANCHESE NON PARLA,HA FATTO UNGESTO COME PERDIRE: “LEI È MIAMAMMA”

Maria ritrova la sua mammaUna storia commovente che hacome protagoniste una ragazza,ospite dell’ Obra Dom Orione diMaputo, in Mozambico, e la suamamma.

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pagina missionaria

Maria e la sua mamma nel “Centro Don Orione” di Maputo –Mozambico

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Page 22: DO GEN 2014 velar Layout 1 23/12/13 15.24 Pagina 1 DonOrione · Flavio Peloso 3 editoriale 28 DonOrione oggi gennaio 2014 Relativizzare il relativismo sulla famiglia Aconclusione

DonOrione oggi gennaio 2014

Araccontare quale sia la situazionein continuo stato di emergenza, è

il Superiore generale Don Flavio Pe-loso, che lo scorso dicembre duranteuna visita alla comunità orionina inGiordania, ha trascorso una giornataal Centro Don Orione di Zarqa, dive-nuto un punto di riferimento per iprofughi siriani.“Tutti hanno i documenti contrasse-gnati da organismi dell’Onu con fotoidentificativa. Sono tutti profughi si-

riani. Ci sono famiglie con 4, 6, 8 figli,alcuni molto piccoli. Colpisce la com-postezza e la dignità con cui attendonoil proprio turno davantial Centro Don Orionedi Zarqa per riceverel’aiuto. Nessuna ressaper arrivare primi o percercare le cose migliori.C’è un clima sereno, di familiarità equasi di festa. C’è tutto un chiac-chiericcio di chi si incontra e si scam-

bia notizie” – racconta Don Flavio.“Anche chi ha già ricevuto quantoaspettava si ferma ancora un poco pergodere di quella compagnia amica,quasi dimenticata da tempo, lontanidella loro patria. Mi intrattengo conloro come posso. Molti intercalanonelle loro parole un «Inshallah».Sono quasi tutti musulmani. Anch’ionon posso dire tante parole, ripeto ditanto in tanto «Deo gratias, Deo gra-tias», alzando gli occhi e le braccia a in-dicare il Cielo. E tutti capiscono.Gli aiuti che i volontari del Centro DonOrione di Zarqa stanno distribuendoprovengono da donazioni della Con-gregazione orionina e della Confe-renza Episcopale Italiana. L’iniziativadi solidarietà, coordinata dalla Fonda-zione Don Orione, si chiama ProgettoDon Sterpi per i profughi siriani”.“È stato scelto il nome del primo col-laboratore di Don Orione ricordandola sua opera instancabile di aiuto du-rante i tempi della 2° guerra mondialeper non far mancare coperte, pane, pa-tate e altri generi di prima necessitànelle case della Congregazione”.“Il programma di aiuti è stato moltosaggiamente organizzato – spiega ilSuperiore generale. Si aiutano solo nu-clei famigliari. Le famiglie povere chechiedono aiuto presso il Santuarioorionino Regina della Pace vengonoprima conosciute e visitate e poi am-messe al programma di aiuto.Così si instaura un rapporto di fidu-cia. Poi, presso il Centro, alle famiglievengono dati periodicamente dei“buoni acquisto” per alimentari o permedicinali. Con questi “buoni acqui-

sto” sono loro stessi adacquistare presso un su-permercato (coinvoltonell’iniziativa) o a rivol-gersi ai medici e farma-cie per quanto loro

serve. Tutto viene verificato in entratae in uscita onde evitare abusi. Conquesto sistema di distribuzione c’è

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pagina missionaria

“Grazie per quanto fate per noi”In Giordania i religiosi orionini della comunità di Zarqa, coadiuvati da un attivo gruppo di volontari,portano avanti un progetto in aiuto ai profughi siriani.

A cura della redazione

Centro Don Orione di Zarqa, 17 dicembre 2013.Distribuzione di materassi e coperte alle famiglie siriane

“I NOSTRI FIGLISONO COME FOGLIESENZ'ALBERO”

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Page 23: DO GEN 2014 velar Layout 1 23/12/13 15.24 Pagina 1 DonOrione · Flavio Peloso 3 editoriale 28 DonOrione oggi gennaio 2014 Relativizzare il relativismo sulla famiglia Aconclusione

meno confusione, meno spreco e piùdignità per le persone”.“Presso il Centro, inoltre, di tanto intanto, vengono distribuiti altri beniparticolari. Oggi, per esempio, si di-stribuivano alle famiglie materassi ecoperte, acquistate con i fondi del Pro-getto Don Sterpi.La prossima volta, saranno distribuitepiccole stufe per riscaldarsi. Le donnesono molto riservate, ma poi con ilpassare dei minuti si avvi-cinano anche loro, sorri-dono e ripetono «sukran,sukran!»”.Gli aiuti non vengono dati“a pioggia”, ma in modocontinuativo alle famiglieassunte nel programma diaiuto – spiega ancora DonFlavio.Attualmente sono 108 le fa-miglie aiutate per un totale dicirca 600/700 persone. Ma altri profu-ghi continuano a venire alla porta delSantuario chiedendo di poter entrarenel programma di aiuto.Sapendo che venivo dall’Italia, variuomini e donne mi hanno avvicinatocon i loro documenti chiedendomi diintercedere per loro, di assumere piùfamiglie nel programma di aiuto. «Ab-biamo fondi sufficienti per garantirel’aiuto alle 108 famiglie per altri 3 mesi. Edopo?», mi dice il nostro Padre Haniche coordina il Progetto Don Sterpi.“Ho detto quattro parole di saluto,guardando e riguardando i volti diquella gente: «Voglio dirvi che in Italia

ci sono tante persone buone, famigliesemplici come le vostre, che pensano avoi.Noi “Abuna” di Don Orione siamosolo ministri della loro carità. Ci sonopersone lontane che vi vogliono bene,che hanno dato un denaro che qui sitrasforma in aiuto e in vita per voi».Avevo un groppo alla gola nel guar-dare quei volti. «So che questo aiutoche ricevete non risolve i vostri pro-

blemi, ma vi dia al-meno un sollievo evi riscaldi il cuore,come il raggio disole che sta bril-lando in questagiornata gelida»”.“Nelle vicinanze diZarqa, c’è il piùgrande campo diconcentramento diprofughi: Zattari.

Quanti siano è difficile saperlo; c’è chiriferisce di 300/400.000 profughi si-riani che vivono una situazione diffi-cile e degradante. Sono come reclusi,controllati dall’esercito, perché il go-verno giordano li accetta, a patto chenon si inseriscano in Giordania. I pro-fughi siriani in Giordania sono calco-lati essere circa 1.300.000. Solo a Zarqavivono più o meno 4000 famiglie si-riane, in miseria, accampate come pos-sono in luoghi di fortuna”.“Un vecchio, con le lacrime agli occhimi dice: «Padre, grazie. Non ce la fac-ciamo più, aiutateci a trovare una casa checi possa accogliere stabilmente. I nostri

figli sono come foglie senz’albero». Un si-gnore dal fare distinto, ma segnatodalla sofferenza, mi avvicina in di-sparte e in inglese mi dice: «Grazie,padre, dell’aiuto che ci date per sopravvi-vere. In Siria, io avevo ospitato gente chescappava dall’Iraq. Ero insegnante e oraho dovuto fuggire io, con poche cose. Quiin Giordania ci è proibito trovare lavoro.Ci accolgono nei campi profughi, maaspettano che noi torniamo in Siria o cheandiamo altrove»”.“A quanti chiedevano di aumentare ilnumero delle famiglie aiutate, potevosolo assicurare: «Cercheremo, cerche-remo il più possibile e state certi chenon sprecheremo niente». Un uomo,attorniato dalla moglie e quattro figli,si fa tradurre dall’arabo: «Voglio rin-graziarvi per quanto fate qui per noi, per-ché lo fate con bontà, rispetto e gentilezza.È il migliore centro di aiuto incontrato esiamo molto grati di conoscervi»”.“Alla sera, con alcuni volontari cisiamo ritrovati alla Messa con la no-vena di Natale. Abbiamo condiviso ilpane con i fratelli, ora condividiamo ilPane di Dio. Che grazia essere cri-stiani”.

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“VOGLIORINGRAZIARVI PERQUANTO FATE QUIPER NOI, PERCHÉLO FATE CONBONTÀ, RISPETTOE GENTILEZZA”

23

pagina missionaria

Don Hani con 2 responsabili delProgetto di aiuto ai profughi siriani

gennaio 2014DonOrione oggi

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Page 24: DO GEN 2014 velar Layout 1 23/12/13 15.24 Pagina 1 DonOrione · Flavio Peloso 3 editoriale 28 DonOrione oggi gennaio 2014 Relativizzare il relativismo sulla famiglia Aconclusione

RomaLA FAMIGLIAORIONINACAMMINA UNITA

I giorni 6-7 dicembre si sono incon-trati, nella Casa Generalizia della Pic-cole Suore Missionarie della Carità diRoma, i due Consigli generali dei Figlidella Divina Provvidenza (FDP) delle Pic-cole Suore Missionarie della CaritàPSMC) e i Responsabili generali dell’Isti-tuto Secolare Orionino (ISO) e il Movi-mento Laicale Orionino (MLO).Sono stati due giorni di incontro fra-terno, in cui si sono alternati i momentidi spiritualità, di revisione del camminofatto e di programmazione.Il primo giorno è stato dedicato ai rap-porti tra le due Congregazioni religiosee il secondo alla condivisione con lecomponenti laicali. I due Superiori ge-nerali – Don Flavio Peloso e MadreMabel Spagnuolo – hanno fatto unapresentazione del cammino delle Con-gregazioni con riferimento alla situa-zione generale, alle tendenze e alleprospettive per il futuro. Si è poi passatiad una revisione concentrata sulla va-lutazione di tre ambiti di collabora-zione: nelle comunità, nei segretariati enei nuovi sviluppi.

N O T I Z I E F L A S HDAL MONDO ORIONINO

in breve

VenezuelaL’INCONTRO DELSEGRETARIATO DIAMERICA LATINA PERLE OPERE DI CARITÀ

Dal 12 al 16 novembre, si è tenuta aBarquisimeto (Venezuela) la riunionedel Segretariato delle opere di caritàdell’America Latina, guidato dal Consi-gliere generale P. Eldo Musso. Al centro dell’interesse delle riunioni èstato l’accompagnamento della evolu-zione della gestione delle opere di ca-rità orionine affinché possano essereveramente “fari di fede e di civiltà”.Per raggiungere questa loro finalità, èindispensabile il ruolo dei Consiglid’opera che uniscono e coordinano ledinamiche della gestione amministra-tiva e quelle della gestione apostolica.Il Segretariato nelle precedenti riunionie nell’attuale ha elaborato gli “Indica-tori della gestione apostolica” chefanno parte della programmazione edel bilancio apostolico di ogni singolaopera. In collegamento via internet èintervenuto dall’Italia anche RobertoFranchini, uno dei membri dell’équipedi gestione provinciale dell’Italia.

BrasileINCONTRO VOCAZIONALEFDP E PSMC

Nel Seminario Don Orione a Cotia/SP è stato realiz-zato dall’8 al 10 novembre l’Incontro di Convivenza Vo-cazionale misto FDP e PSMC, organizzato da Padre LuísMiotelo e da Suor M. Rufina da Luz Pinheiro dal tema:“Prendi il largo” ( Lc 5,4), con l’obbiettivo di risvegliarenei cuori dei giovani la chiamata vocazionale. All’incon-tro hanno partecipato quattordici ragazzi.La collaborazione delle religiose e dei religiosi nell’ac-coglienza, nelle condivisioni, nello sviluppo dei temi bi-blico e carismatico, nella preparazione dei momenticelebrativi e di preghiera e nelle varie dinamiche, ha fa-vorito la buona riuscita dell’incontro.I giovani, specialmente coloro che hanno partecipatoper la prima volta ad un incontro vocazionale, sono ri-masti colpiti e sensibilizzati dal contatto con gli ospitidel Piccolo Cottolengo “Don Orione” e con la loro col-laborazione in alcuni momenti.

PoloniaINCONTRO ANNUALECHIERICI - NOVIZI

Domenica, 24 novembre a Izbica Ku-jawska in Polonia si è svolto il tradizio-nale incontro annuale dei Chierici coni Novizi. La tradizione esiste già da di-verse decine di anni: i Novizi ricevonoin autunno i Chierici e i Chierici restitui-scono la cortesia ospitando i novizi perl’incontro natalizio.L’incontro di quest’anno è stato parti-colare, perché si è svolto nella Dome-nica del N.S. Gesù Cristo Re dell’Univer-so (l’ultima domenica dell’anno litur-gico), nel clima della conclusione del-l’Anno della Fede.È stata scelta questa occasione ancheper l’inaugurazione della nuova cap-pella del Noviziato, fatta interamentecon le mani del Padre Maestro DonPiotr Kudzia e dei suoi Novizi.

RomaTRE NUOVI DIACONINELLA FAMIGLIAORIONINANella mattinata dell’8 dicembre, Solen-nità dell’Immacolata Concezione dellaBeata Vergine Maria, nella Chiesa par-rocchiale di Ognissanti a Roma il card.Giuseppe Bertello, presidente del Go-vernatorato dello Stato della Città delVaticano e presidente della PontificiaCommissione per lo Stato della Cittàdel Vaticano, ha ordinato tre nuovi Dia-coni della Piccola Opera della DivinaProvvidenza. I giovani ordinandi sonoun rumeno Christian Daniel Chira, untogolese Jean Gnassingbe TogefayaKoku e un ivoriano Gabin Seka Niango-ran. Il Cardinale nella sua omelia haricordato il significato del primo gradodi sacerdozio che si realizza nell’ordinedel diaconato e le parole di San LuigiOrione rivolte in una sua lettera ai gio-vani diaconi.

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Page 25: DO GEN 2014 velar Layout 1 23/12/13 15.24 Pagina 1 DonOrione · Flavio Peloso 3 editoriale 28 DonOrione oggi gennaio 2014 Relativizzare il relativismo sulla famiglia Aconclusione

gennaio

GenovaMONS. CANESSARICORDA GLI 80 ANNIDEL PAVERANO

Mons. Martino Canessa, vescovo diTortona, celebra al Paverano di Genoval’80° anniversario dell’Istituto. Genova,2 dicembre 2013. Si è svolta alle 10.00di questa mattina presso la chiesettadel Paverano la messa celebrativa degli80 anni di attività dell’Istituto. Le cele-brazioni erano già iniziate nella gior-nata del 30 novembre scorso.A presiedere la santa messa è statoMons. Martino Canessa, vescovo di Tor-tona, che ha espresso la sua gioia peressere tornato, dopo 20 anni, al Pave-rano. Nel tratteggiare le note storichedell’Istituto, Mons. Canessa ha più voltericordato Don Orione e l’aspetto cari-tativo che contraddistingue il suocarisma. Hanno concelebrato con il ve-scovo, Don Pierangelo Ondei, Direttoreprovinciale, Don Alessandro D’Acunto,Direttore del Paverano ed altri sacer-doti orionini intervenuti per l’occa-sione. Presenti alla messa numerosivolontari, i dipendenti e naturalmentegli ospiti dell’Istituto che hanno ani-mato la celebrazione.

BrasileINCONTRO DELLE OPERE EDUCATIVE

Ad Araguaína, Tocantins, è stato realizzato l’Incontro delle scuole orionine per l’Infanzia della Pro-vincia “N. S. Aparecida” (Brasile). Hanno partecipato all’incontro, che si è svolto il 25 e il 26novembre, Suor Maria Félix, Suor Maria Eva, Suor Maria Ângela, Suor Maria Cristina, le coordinatricipedagogiche Sheila e Fábia, le insegnanti Paula ed Eliza, in rappresentanza delle strutture: “AssociaçãoNossa Senhora da Divina Providência”, “Lar Mãe da Divina Graça”, “Creche Mãe de Deus” e “InstitutoNossa Senhora do Perpétuo Socorro”.L’obbiettivo di questo incontro è stato quello di elaborare dei sussidi formativi contenentitematiche specifiche del tempo liturgico, del percorso della Chiesa in Brasile e con una forte spiritualitàorionina. Il lavoro realizzato in questi due giorni vuole favorire la crescita spirituale e carismatica deglieducatori, dei bambini e delle loro famiglie, grazie ad una “guida” che orienti le figure coinvolte versouna “dinamica” unificata di evangelizzazione e missione, valida per tutte le opere educative.Questi sussidi saranno utilizzati nel corso dell’anno 2014. L’incontro è stato vissuto in un clima fraternoe di grande impegno da parte delle partecipanti.

Ercolano (NA)UN GIARDINO BIBLICOAL DON ORIONE

È stato inaugurato il 20 novembre2013 il Giardino biblico al Centro DonOrione di Ercolano (NA). L’esposizione dipiante citate nella Bibbia, corredate contabelle esplicative e citazioni delle SacreScritture è stata curata da Ciro Di Prisco,funzionario tecnico dell’Università diNapoli Federico II e nella festa della Ma-donna della Divina Provvidenza è statainaugurata dal nostro Vicario generaleDon Achille Morabito, con l’interventodell’Assessore all’Agricoltura della Re-gione Campania Dott.ssa Daniela Nu-gnes e con la partecipazione dei Sindacidi Ercolano e Torre del Greco e di tanteautorità civili e militari del Territorio.

Chirignago (VE)UN INCONTRO SPECIALE

Giornata speciale per alcuni ragazzi del Centro don Orione di Chirignago domenica 1 dicembre.Il Centro Don Orione si trova a pochi chilometri da Spinea, il paese dove si trova il locale “Tacco 11”gestito dai genitori di Federica Pellegrini, la grande nuotatrice italiana, già campionessa del mondoe olimpica oltre che detentrice dei record del mondo nei 200 e nei 400 stile libero.In occasione del primo raduno dei Fan di Federica, alcuni dei nostri ragazzi, accompagnati dai vo-lontari dell’Orione Musical Group, hanno potuto incontrare la campionessa veneta che, con moltadisponibilità e simpatia, seppur brevemente, ha posato con loro per una foto ricordo, una stretta dimano e qualche bacio che, i più audaci come Maurizio e Claudio, non potevano proprio non darle.È stata un’occasione semplice ma speciale davanti a tantissimi fan di Federica, molto bambini eragazzini ed una grande folla di fotografi, cameramen, giornalisti guidati da un altro mito del nuotoitaliano, la padovana Novella Calligaris. Questa volta l’abbiamo raggiunta noi... speriamo un giornopossa venire Federica a visitare il nostro Centro come hanno già fatto in alcune occasioni i suoigenitori Cinzia e Roberto.

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Page 26: DO GEN 2014 velar Layout 1 23/12/13 15.24 Pagina 1 DonOrione · Flavio Peloso 3 editoriale 28 DonOrione oggi gennaio 2014 Relativizzare il relativismo sulla famiglia Aconclusione

NapoliBENEDIZIONE DELNUOVO AMBULATORIO

È stato benedetto il 21 novembre2013, il nuovo Ambulatorio del PiccoloCottolengo Don Orione a Napoli. Il Cen-tro accoglie circa trecento pazienti, cheusufruiscono di terapie ambulatoriali diPsicomotricità, Logopedia, Fisiokinesi-terapia e Terapia Occupazionale: sitratta di bambini gravi e gravissimi, chein altri Centri non troverebbero lastessa professionalità ed accoglienza.Rinnovato nell’ultimo anno, grazie al-l’aiuto della Provvidenza, il Centro con-tinua con la stessa dedizione latradizione dell’Opera. Con la presenzadi Operatori, Genitori, giovani Pazientidel settore Diurno della Terapia occu-pazionale, la Comunità religiosa e il Vi-cario generale Don Achille Morabito,hanno pregato e benedetto il nuovoAmbulatorio, gli Operatori e i Pazienti.

UcrainaBENEDETTE LE CAMPANEDELLA PARROCCHIA

Domenica 24 novembre è avvenuta la solenne bene-dizione delle 5 campane della parrocchia “Divina Prov-videnza” di L’viv-Leopoli. Ognuna delle 5 campane, chesono state poi collocate nel campanile costruito a ri-dosso del nuovo complesso (monastero e casa-famigliaper giovani disabili, di prossima apertura), ha un peso,un nome e un benefattore differente. La prima campanapesa 240 Kg, è intitolata al “Santo crocifisso”. Ha incisoanche il motto della Congregazione “Instaurare Omniain Christo” ed è dono dei parrocchiani della Parrocchiadella Divina Provvidenza di L’viv.La seconda, 170 Kg, è intitolata alla “Madre di Dio”. Ha incisola frase di San Luigi Orione: “Canto la Madonna-Lasciatemiamare e cantare”. Anche la seconda campana è dono deiparrocchiani. La terza, 120 Kg, è intitolata a “San Bartolo-meo Apostolo”. È dono della omonima parrocchia di Bor-ghetto Lodigiano (LO). La quarta, 100 Kg, è intitolata a “SanRocco, pellegrino”. È dono della “Banca di Credito Coope-rativo” di Borghetto Lodigiano. Infine la quinta pesa 72 Kg,è intitolata a “San Giuseppe, Sposo di Maria”. È dono dellaomonima parrocchia di Casoni di Borghetto Lodigiano.

PoloniaORDINATO UNNUOVO DIACONO

“Ogni religioso dovrebbe imitareGesù Cristo” ha detto Mons. StanislawNapierala, vescovo emerito di Kalisz l’8dicembre scorso, quando ha ordinatodiacono Mateusz Antoniak, un giovanechierico orionino presso la Parrocchiadella Divina Provvidenza a Kalisz –Po-lonia.Il vescovo nella sua omelia ha invitatoil giovane diacono a portare la buonanovella a tutti uomini: “sarai ordinatoper essere il portatore del Vangelo, perportare alla gente questa buona novellache Dio gli ama, affinché non abbianopaura di Lui, andando soprattutto aquelli che ne hanno bisogno di più, per-ché si sono allontanati o addiritturacombattono contro di Lui.Vai soprattutto da quelli che vivono nelleperiferie e a coloro che si sono persi; bi-sogna portate loro il lieto annunzio chec’è Dio che li ama”. Hanno preso partealla celebrazione diversi Religiosi orio-nini, il direttore provinciale Don AntoniWita, il rettore del Teologico Don Cri-stoforo Baranowski e il parroco di Ka-lisz Don Tadeusz Blaszczyk. Sonopervenuti numerosi rappresentantidella Famiglia Orionina della Polonia.

KenyaLA SETTIMANADI APPROFONDIMENTOVOCAZIONALE

Il Signore fa risuonare la sua chia-mata in tanti cuori di giovani che ascol-tano la sua voce e decidono di seguirlopiù da vicino. “Venite e vedete...”Da lunedì 18 a sabato 23 novembre,sette aspiranti orionini del Kenyahanno preso parte alla seconda ses-sione annuale “Venite e vedete”, invitatidal diac. Morris, responsabile dell’ani-mazione vocazionale. I giovani per unasettimana hanno cercato di approfon-dire il tema: “Vogliamo vedere Gesù” (Gv 12, 20-26 ). P. Paul Mboche li ha aiu-tati nelle ricerche attraverso il viaggioalla scoperta di Cristo che invita allacrescita umana, intellettuale e spiri-tuale. Padre Stan Achi li ha portati a co-noscere meglio Gesù che invita aseguirlo più da vicino. Padre Peter hapresentato il tema del motto di DonOrione - Instaurare Omnia in Christo.Suor Anisia, delle Piccole Suore Missio-narie della Carità, ha presentato i di-versi rami della Famiglia Orionina.

Cassano All’Ionio (CS)RICORDATO IL BEATOP. RICARDO GIL BARCELÓN

Il 17 novembre, ad un mese dalla beatificazione deinostri martiri spagnoli, il vescovo di Cassano all’Ionio,mons. Nunzio Galantino, ha presieduto la Santa Messadi ringraziamento, ricordando in modo particolare la fi-gura di Padre Ricardo Gil Barcelón.La giornata di ringraziamento è stata organizzata dalrettore del Santuario, Padre Roger Ntabala. Il primo pen-siero del rettore è stato per il compianto don MicheleZaccaro (deceduto il 16 agosto scorso), colpito da undevastante infarto proprio nel Santuario della Madonnadella Catena, dove era stato invitato per parlare dei no-stri martiri spagnoli. Sentimenti di affetto e di cordogliosono stati manifestati anche da Mons. Galantino al ter-mine della Messa.

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Page 27: DO GEN 2014 velar Layout 1 23/12/13 15.24 Pagina 1 DonOrione · Flavio Peloso 3 editoriale 28 DonOrione oggi gennaio 2014 Relativizzare il relativismo sulla famiglia Aconclusione

gennaio 2014oggi

Suor Maria Dorota

Deceduta il 9 novembre 2013 a Ot-wock (Polonia)Nata a Goraj (Polonia)il 2 agosto 1924, aveva 89 anni di etàe 63 di Professione religiosa.Apparteneva alla Provincia “N. S. diCzestochowa” – Polonia.

ricordiamoli insieme

S. Maria Eletta Fili

Deceduta il 18 ottobre 2013 pressola Casa Madre Tortona. Nata a Valona – (Albania) l’8 luglio1926, aveva 87 anni di età e 67 di pro-fessione religiosa. Apparteneva allaProvincia “Mater Dei” – Italia.

Sac. Valentino Barbiero

Deceduto il 27 ottobre 2013 a Treba-seleghe (PD). Nato a Noale (VE) il 14febbraio 1922, aveva 91 anni di età,72 di professione religiosa e 61 di sa-cerdozio. Apparteneva alla Provincia“Madre della Divina Provvidenza”(Italia).

Suor Maria Rosina

Deceduta il 22 novembre 2013presso la Casa Madre Tortona (AL -Italia). Nata a Altilia (CZ) il 9 aprile1916, aveva 97 anni di età e 67 di pro-fessione religiosa. Apparteneva allaProvincia “Mater Dei” – Italia.

Sac. Ettore Conti

Deceduto il 10 dicembre 2013 pressola Casa di Genova Castagna. Nato aLanghirano (PR) il 28 settembre1930, aveva 83 anni di età, 65 di pro-fessione religiosa e 55 di sacerdozio.Apparteneva alla Provincia “Madredella Divina Provvidenza” (Italia).

Sac. Luigi Carbonelli

Deceduto il 29 novembre 2013 pressol’Ospedale di Buenos Aires (Argentina).Nato a Visso (MC) il 10 marzo 1926, aveva87 anni di età, 69 di professione religiosae 59 di sacerdozio.Apparteneva alla Provincia “NuestraSeñora de la Guardia” (Argentina).

Sac. Marian Klis

Deceduto il 1 dicembre 2013 aLazniew (Polonia). Nato a Miedzy-brodzie Zywieckie (Polonia) il 13 gen-naio 1933, aveva 80 anni di età, 62 diprofessione religiosa e 56 di sacerdo-zio. Apparteneva alla Provincia “MatkiBoskiej Czestochowskiej” (Polonia).

Suor Maria Luisa

Deceduta il 12 dicembre 2013 a Pa-lermo presso la Casa “Lavoro e Pre-ghiera” - di Padre Messina.Era nata a Licata (Agrigento) il 3 mag-gio 1925, aveva 88 anni di età e 54 diprofessione religiosa. Appartenevaalla Provincia “Mater Dei” - Italia.

FilippinePROSEGUONO GLI AIUTI ALLE VITTIME DEL TIFONE

La fine di novembre, dopo la riunione del Consiglio della Delegazione “Mother of theChurch” che si è tenuta a Montalban (Filippine), si è svolto a Payatas l’incontro con tuttii religiosi orionini nelle Filippine, i consiglieri di Delegazione e il Delegato.I religiosi hanno discusso di come programmare gli aiuti alle vittime del tifone “Haiyan”che si è abbattuto sulle Filippine orientali lo scorso 8 novembre, distruggendo la città diTacloban. Si cerca di collaborare attivamente con la Caritas della diocesi di Novaliches.Già diversi camion di cibo, acqua e altri beni di prima necessità erano stati mandati nellazona colpita, mentre il 2 dicembre è stata inviata la prima unità medica. Di quest’ultimafase si occupa P. Martin Mroz, direttore dell’organizzazione dei servizi sociali, che ha comebase la parrocchia di Payatas (120.000 abitanti e 14 cappelle), dove P. Eucinei, coordina-tore, raccoglie le donazioni che arrivano. I religiosi nelle Filippine sono molto grati pertutto l’aiuto mandato da tutte le parti del mondo.

Africa7 DIACONI NELLAVICE PROVINCIA “NOTREDAME D’AFRIQUE”

L’8 dicembre 2013, nella Solennità dell'Immaco-lata Concezione, sono stati ordinati 7 diaconi: tre aOuagadougou in Burkina-Faso (Diac. Justin Balma,Diac. Richard Sawadogo Moumini e Diac. GastonKatanga Pyabalo Essokilina) e quattro nel Sactuario“Madona della Guardia” a Bonoua in Costa d'Avorio(Diac. Moïse Ello, Diac. Julien Lémou, Diac. ConstantN’goran e Diac. Gabriel Pétikissa).È stato il vescovo orionino Mons. Raymond Ahoua,di Grand-Bassan, a imporre le mani sui candidatiper il servizio della Chiesa e dei poveri, nella sequelaChristi, per la Gloria di Dio.Come al solito, il Santuario della Guardia di Bonouaera pieno di fedeli, devoti della Madonna, di amicie di parenti dei candidati. Presenti molti religiosi diDon Orione e delle Piccole Suore Missionarie dellaCarità, qualche consacrata dell’ISO e alcuni laiciorionini.

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Page 28: DO GEN 2014 velar Layout 1 23/12/13 15.24 Pagina 1 DonOrione · Flavio Peloso 3 editoriale 28 DonOrione oggi gennaio 2014 Relativizzare il relativismo sulla famiglia Aconclusione

Antonio Sagrado Bogaz28

studi orionini

DonOrione oggi gennaio 2014

Di quel paese lontano Don Orionequalcosa sapeva attraverso Madre

Michel che vi operava con le sueSuore, in collaborazione con Mons.Silverio Gomes Pimenta, vescovo diMariana, nel Minas Gerais. L’espe-rienza positiva di Madre Michel in-dusse quindi il vescovo brasiliano aproporre anche a Don Orione di svol-gere la sua missione nella sua diocesie gli offrì un territorio di 150 Km2.

Aspetto culturale e religiosodei due mondi

Alle soglie del secolo XX la Chiesa delBrasile affrontava situazioni moltogravi. Ne erano la causa: il “patro-nato” da cui era ancora fortementecontrassegnata, il problema della for-mazione del Clero molto discussa aRoma, i gravi problemi derivati dalfallimento economico in seguito al-l’abolizione della schiavitù, e poi pro-blemi politici dovuti all’inizio dellaRepubblica, e problemi sociali per gliagglomerati urbani che si andavanoformando. Come Don Orione vede la Chiesa inBrasile? Che cosa conosce della sua

realtà storica? Prima di arrivarvi co-nosceva ben poco – come egli stessoafferma scrivendo da Roma a MadreMichel, il 3 ottobre 1905: “Non cono-sco la lingua, non so niente, ma la caritàparla una sola lingua e tutte le lingue”.Nella stessa lettera però Don Orioneespone il progetto della Chiesa diRoma e afferma: “Non mi sembra chesi debba abbandonare l’America, ma sal-varla! È così minacciata dai protestantie dalla sete dell’oro; ènecessario porre un po’di sete di Dio e mante-nerla unita, anche nelsuo clero, a San Pietro.Questa è l’opera dellaDivina Provvidenza edè una delle grandi aspi-razioni del SantoPadre: dirigere l’azionedelle Congregazioni alla conquista cri-stiana delle Americhe e romanizzarle”. E Don Orione sarebbe stato felice se laProvvidenza lo avesse chiamato inBrasile “specialmente in quei luoghi chetendono ad uno spirito di insubordina-zione al dolce giogo della Santa Chiesa”. È la grande sfida dell’unità dellaChiesa che affronta Don Orione anche

in Brasile, dove gli schiavi di forma-zione religiosa cattolica organizzano iloro centri di candomblès, xangôs, ma-cumba e umbanda. È un ritorno alle lorofonti, per molto tempo negate.La Chiesa vede ignoranza e supersti-zione nelle pratiche del cattolicesimoafro-brasiliano, nato dalla sintesi di

elementi cattolici edafricani, quella dei “ter-reiros”, assumendo ladevozione anche agli“orixas africani”.

La realtà socio-politica nel secolo di Don Orione

Dalla fine del XIX secolo al 1930 si re-gistra in Brasile una grande povertà edi assoluta indigenza. Due le causeprincipali: innanzitutto l’abolizionedella schiavitù che, mentre fu un benenei confronti della dignità dell’uomonero, gettò questi nella più squallidamiseria. Alla manodopera nera si pre-feriva quella dei bianchi immigrati

Il Brasile delprimo NovecentoIl Brasile del primo novecento,nel suo contesto tanto problematico,si presentava un terreno fertilealla missione.

Don Orione in Brasile nel febbraio del 1936

Don Orione con i missionari in partenza per il Brasile nel dicembre 1924

“NON CONOSCO LALINGUA, NON SONIENTE, MA LACARITÀ PARLA UNASOLA LINGUA ETUTTE LE LINGUE”

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che divennero numerosissimi dopo laI Guerra Mondiale (1915-1918). Anchegli immigrati bianchi però non riceve-vano che quanto bastava loro appenaper vivere, gli stipendi erano decurtatie si diffondeva lo sfruttamento dellamanodopera. Gli impresari si arricchi-vano sempre di più e cresceva

l’espansione dei loro ter-reni: sorsero così latifondicon monocoltura, per lopiù di caffè.La condizione dei neriera ancora più grave:essi si ritrovarono liberidalla schiavitù ma nonindipendenti; non erachiesta la loro attivitàlavorativa; venivanocacciati dalle fazendas eil fazendeiro che rice-veva l’indennizzodallo stato, investivale risorse nella mano-dopera dei bianchi la-sciando i neri nella

più assoluta miseria. Altracategoria lasciata nella povertà eraquella degli indios, ai quali venivasottratta la terra dai latifondisti. DonOrione conosce questa situazione,l’assume con una visione e progetto disperanza.In una lettera inviata a Mons. SilvérioPimenta nel 1922, scrive: “Ecco che ineri del Brasile, già barbaramente violen-tati e deportati dall’Africa, e vittime ancoroggi di preconcetti anticristiani e antici-vili, e di un’ingiustizia sociale che pesa davari secoli sopra di loro, faranno unanuova crociata. Dio li condurrà, quel Dioonnipotente che è originale nello sceglierei deboli per confondere i forti. Quel cheagli occhi del mondo è ignoranza e nullosarà utilizzato per umiliare la sapienzasuperba del secolo”.

L’agglomerazione urbanain Brasile

Tra la fine del secolo XIX e l’inizio delXX secolo, ci fu un intenso aumentodel fenomeno della concentrazioneurbana. L’addensamento delle popo-lazioni nelle grandi città si verificò in

un contesto di carenti e inadeguatestrutture. Questo agglomeramentourbano rese ancora più accentuate ledifferenze sociali che già erano forti.Si cercò di risolvere il problema, inparte, con i “cortiços”, o abitazionicollettive, che sorsero per lo più nellezone malsane della città, con mercatie piazze pubbliche. Tra il 1913 e il 1924, Saõ Paulo era laseconda città del Brasile per abitanti:ospitava un terzo della popolazioneindustriale del Brasile. Le sue fabbri-che davano lavoro a 138.000 operai.Una parte importante della sua popo-lazione era composta da immigratiportoghesi, italiani, spagnoli, tede-schi, arabi, giudei e giapponesi la cuivenuta in Brasile era stata stimolatadal governo, nel secolo precedente,per sostituire il lavoro schiavo e percontribuire all’ “imbiancamento”dellapopolazione. Tra il 1890 e il 1929 l’immigrazione ita-liana toccò vette altissime, fino a3.523.591 persone, di cui i due terzi sifermarono a Saõ Paulo occupati nellefabbriche, nel com-mercio e nell’artigia-nato. Essi formaronodelle comunità e die-dero un nuovo coloreai quartieri della capi-tale. Anche le nuovetecnologie determina-rono sviluppo e mi-glioramento nellacittà, mentre l’ediliziadovette provvedere asviluppare alti edificiin verticale per crearealloggi per il numerocrescente di immi-grati. Il numero deicortiços, specie in peri-feria, era in aumento:erano casette allineate, non separatel’una dall’altra che da un’esile parete,il bagno e il mastello erano collettivi.Ben presto, soprattutto a Rio, nac-quero le favelas che in parte sostitui-rono i cortiços. Sorsero così casupolecostruite con materiale precario: fangobattuto, fango e paglia, assi di legno,fogli di zinco e lamiere varie. Queste

abitazioni proliferarono presso le col-line della città. Tra il 1917 e il 1926 esi-stevano già favelas nel Catumbi, Lagoa,Ipanema e Gavea , più grandi eranoquelle “cariocas, di la “Praia do Pinto”e la “Rocinha”.La medesima cosa avveniva a SaõPaulo dove il quartiere “Bexiga”aveva una popolazione plurietnica epresentava non pochi problemi nellacompagine immigranti e neri. Questaregione popolata da gruppi di schiavifuggiti o liberi, divenne, all’inizio delXX secolo, rifugio di immigrati checondividevano i bassi costi dei terrenie vi fabbricavano le baracche.Oltre alle portoghesi e alle spagnoli, simoltiplicarono quelle degli italiani chesegnarono il quartiere con le loro carat-teristiche tradizioni. Il più esteso era ilquartiere della “Bexiga”, incuneato trale valli del Tamanduatei- Anhangabaùe i torrenti Saracura Grande e Pequeno.All’interno si intrecciavano stradine emeandri, a volte ripide scale e cunicoli.Le donne del quartiere (ogni famigliacontava da 8 a 9 figli) si occupavano

soprattutto nel lavarevestiti ai margini deitorrenti e poi, conl’aiuto dei bambini, an-davano in città per laconsegna ai clienti. Molte furono le inizia-tive benefiche a favoredi questa povera gente,soprattutto per operadi varie congregazionireligiose. Alcuni istitutireligiosi contribuironoefficacemente a ren-dere più degno il la-voro, sia professionaleche agricolo. Al primoposto furono i Salesianicon i loro licei d’arte, e

le scuole agricole e poi gli scalabriniani,gli orionini, ed altri. In questo pano-rama economico e socio politico si di-resse Don Orione per svolgere la suamissione in terra brasiliana. [Tratto da “Don Orione incontra il Brasile “, di Pe. An-tonio Sagrado Bogaz, pubblicato in “Don Orione e ilNovecento, Atti del Convegno alla Pontificia UniversitàLateranense”, Peloso Flavio (a cura di), (1-3- marzo2002), Rubbettino, Soveria Mannelli, 2003, pp. 364]

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studi orionini

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gennaio 2014DonOrione oggi

“QUESTA È L'OPERADELLA DIVINAPROVVIDENZA ED ÈUNA DELLE GRANDIASPIRAZIONI DELSANTO PADRE:DIRIGERE L'AZIONEDELLE CONGREGA-ZIONI ALLA CONQUI-STA CRISTIANADELLE AMERICHEE ROMANIZZARLE”

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Page 30: DO GEN 2014 velar Layout 1 23/12/13 15.24 Pagina 1 DonOrione · Flavio Peloso 3 editoriale 28 DonOrione oggi gennaio 2014 Relativizzare il relativismo sulla famiglia Aconclusione

Sabato 30 novembre la Sala delMaggior Consiglio del Palazzo

Ducale di Genova, che ha ospitato ilconvegno per la commemorazionedegli 80 anni di apertura del PiccoloCottolengo Genovese, era colma inogni ordine di posti.“Servire negli uomini il Figlio del-l’Uomo”. 1933 -2013: Genova e il Pave-rano, 80 anni di Carità, è stato il temadell’incontro, durante il quale duesono stati gli interventi principali:uno tenuto dall’arcivescovo di Ge-nova Card. Angelo Bagnasco e l’altrodal Superiore della Provincia reli-giosa italiana Don Pierangelo Ondei. Ad aprire l’incontro è stato il Dott.

Davide Gandini, che attraverso unadescrizione storica degli anni in cuinasceva il Paverano, ha evidenziatola forte contrapposizione tra ciò cheavveniva in Europanegli anni ’30 delsecolo scorso, conlo sterminio deiportatori di handi-cap fisici e psichicida parte di Hitler, ela risposta del tuttodiversa che ha dato Don Orione.A questo stesso tema ha poi fatto ri-ferimento il Card. Bagnasco, propo-nendo una attualizzazione di queitempi di fronte a leggi che oggi

vediamo approvare in stati europeicon estrema disinvoltura, di frontead una noncuranza generalizzata.Il Cardinale ha poi richiamato la pa-

rabola del buon samari-tano mettendo in risaltoaspetti e atteggiamentidei vari protagonisti, persottolineare come a DonOrione si possa attribuire,senza ombra di dubbio, iltitolo del Buon Samari-

tano. Nella parabola vengono evi-denziati inizialmente alcuni aspetti:il cattivo esempio che tanto discre-dito getta sulle istituzioni; la ricercaassoluta della libertà che ti porta a

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giovani sempre

Fulvio Ferrari

Genova e il Paverano, 80 anni di caritàIn occasione dell’80° anniversario dell’apertura a Genova del Paverano, l’Opera Don Orioneha promosso una giornata per celebrare la memoria viva e il profondo legame di amiciziae solidarietà tra la città di Genova e Don Orione.

“NELLA CARITÀL’ATTEGGIAMENTODIVENTA SOSTANZA,FA PARTE DELLASOSTANZA”

Genova 30 novembre 2013,Cattedrale di San Lorenzo.Il Card. Bagnasco presiedela Santa Messa per gli 80

del Paverano

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Page 31: DO GEN 2014 velar Layout 1 23/12/13 15.24 Pagina 1 DonOrione · Flavio Peloso 3 editoriale 28 DonOrione oggi gennaio 2014 Relativizzare il relativismo sulla famiglia Aconclusione

non avvederti di chi ti sta intorno e ticonduce ad una solitudine dove l’al-tro non trova più posto.In seguito però, troviamo anche altriatteggiamenti: quelli del prendersicura, di dedicarsi, del non delegare.E troviamo infine l’olio della consola-zione che racchiude insé due aspetti: mi sentosollevato da un biso-gno impellente e perce-pisco che non sonosolo: questa è la piùgrande consolazione.Versa anche il vinodella speranza: questoriguarda il futuro e in-dica la fiducia che siha nell’altro. DonOrione ci invita e ci dàl’esempio nell’acco-gliere gli ultimi, gli in-digenti: li ha visti, si è commosso, liha caricati sulle sue spalle ed ha ver-sato olio e vino.Don Orione ha dedicato la sua vita aipoveri, ma vedendo i fatti da un’altraangolazione possiamo affermare cheerano i poveri che custodivano lui,come succede sempre a chi fa dellasua vita un dono. Dopo l’interventodel Card. Bagnasco ha preso la pa-rola il Presidente della regione Ligu-ria, on. Caludio Burlando, il quale hasottolineato le difficoltà del momentoma anche l’attenzione che la Regioneha sempre riservato al Paverano.Ha anche ricordato l’amicizia che lolega a Don Corona, ex direttore delPaverano, con il quale frequentierano i contatti telefonici.La Dott.ssa Emanuela Fracassi, As-sessore ai Servizi Sociali del Comunedi Genova, ha messo in evidenzal’alto aspetto qualitativo che ha sem-pre caratterizzato il servizio al Pic-colo Cottolengo, sottolineando comeil Paverano sia sempre stato ai verticidei punteggi sulla qualità tra le isti-tuzioni cittadine.L’intervento di Don PierangeloOndei, ha concluso il convegno.Il Superiore provinciale ha tratteg-giato un excursus storico che avrebbeavuto necessità di ben altro tempo

tanti sono i contatti e le presenze diDon Orione nella città della lanterna.Nella sua esposizione ha evidenziatodue colonne del Paverano: il Dott.Domenico Isola, che per 5 lustri hadiretto il settore sanitario, e le PiccoleSuore Missionarie della Carità, che si

sono caricate dellagran parte dell’as-sistenza in tempi incui tutto era piùdifficile e i carichidi lavoro più in-tensi e pesanti.Alle ore 12.00 nellaCattedrale di SanLorenzo si è con-clusa la giornatacon la S. Messa so-lenne presiedutadal Card. Bagnascoe concelebrata da

una ventina di sacerdoti orionini.La corale San Luigi Orione” di Tor-tona ha accompagnato la liturgia ese-guendo canti del Perosi.Erano presenti tante autorità civili e

militari alcune provenienti anche dafuori Genova e tra questi i sindaci diTortona, Massimo Berutti (AL) e diOrtovero (SV), -il paese di Frate AveMaria- Mariagrazia Timo.Il Paverano ha 80 anni e non li dimo-stra; dalle stampe e fotografie del-l’epoca possiamo dire che piùpassano gli anni e più ringiovanisce.Avanti di questo passo.

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giovani sempre

“DON ORIONE CI INVITAE CI DÀ L’ESEMPIONELL’ACCOGLIERE GLIULTIMI, GLI INDIGENTI:LI HA VISTI, SI ÈCOMMOSSO, LI HACARICATI SULLE SUESPALLE ED HAVERSATO OLIO E VINO”

CARD. BAGNASCO

In occasione deli 80 anni del Piccolo Cottolengo Geno-vese è stato riedito, con aggiornamenti ed integrazioni,

il libro Le Mani della Provvidenza. Don Orione e i Geno-vesi. (Opera Don Orione, Genova, 2013).Il libro è ricco di immagini, di testimonianze e di episodiraccontati con stile descrittivo semplice e vivace, che par-lano delle “mani della Provvidenza” che a Genova hannodato visibilità alla bontà del Signore verso i suoi figli piùbisognosi e spesso abbandonati.“La lettura di queste pagine farà del bene, ne sono certo,- scrive il Superiore generale Don Flavio Peloso nella pre-sentazione - e farà rivivere qualcosa di Don Orione chetutto viveva nell’orizzonte e nel clima interiore della«Divina Provvidenza»”. Don Alessandro D’Acunto, Di-rettore del Piccolo Cottolengo Don Orione di Genova, nelpresentare il libro racconta: “[…] I filantropi sono molto

presi dalla convinzione che ciò che stanno facendo è buono e che senz’altro Dio lo vuole.I santi invece lo domandano a Dio e pregano per capire. Perché quella notte in ginocchio,per chiedere a Dio che cosa? La vita tutta di Don Orione svela cosa domandò quella nottealla Madonna: che l’apertura e la presenza a Genova di una nuova opera - il Paverano -fosse come un sacramento, un segno efficace dell’amore di Dio per gli uomini, del suo in-cessante agire nei loro giorni, nella loro storia. Fosse la testimonianza per tutti, genovesie forestieri, che davvero Gesù salva e non solo 2000 anni fa ma anche nella Genova del1933 come nella Genova di oggi è […]”.

Le Mani della Provvidenza. Don Orione e i Genovesi

L’intervento del Card. Angelo Bagnasco al convegnoper gli 80 anni del Piccolo Cottolengo genovese.Accanto all’Arcivescovo di Genova, il Superioreprovinciale Don Pierangelo Ondei

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Page 32: DO GEN 2014 velar Layout 1 23/12/13 15.24 Pagina 1 DonOrione · Flavio Peloso 3 editoriale 28 DonOrione oggi gennaio 2014 Relativizzare il relativismo sulla famiglia Aconclusione

CON LA PREGHIERAInfatti è soltanto Dio che fa crescere e tutto è dono suo

CON L’INVIO DI BUONE VOCAZIONIdi aspiranti sacerdoti, fratelli, eremiti, suore…

COL FAR CONOSCERE CASE E ISTITUZIONI

della Piccola Opera a persone generose che possono aiutarla nel

suo vasto campo di bene.

CON L’INVIO DI OFFERTEper le nostre CASE e le nostre MISSIONI, per far celebrare

SANTE MESSE, per il DON ORIONE OGGI tramite la Direzione generale:

OPERA DON ORIONE - Via Etruria, 6 - 00183 Roma

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CON LEGARE PER TESTAMENTOalla nostra Congregazione beni di ogni genere. In questo caso la

formula da usare correttamente è la seguente:

“Istituisco mio erede (oppure: lego a) la Piccola Opera della Divina

Provvidenza di Don Orione con sede in Roma, via Etruria, 6, per le

proprie finalità istituzionali di assistenza, educazione ed istruzione…

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La Congregazione di San Luigi Orione è presente in molti Paesi in via di

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www.donorione.org è attivo il sistema di

versamenti on-line, con cui sarà possi-

bile fare donazioni utilizzando la propria

carta di credito.Il Superiore Generale, Don Flavio Peloso,

ha espresso il suo ringraziamento a

quanti vorranno sostenere la Congrega-

zione con le sue attività e opere con que-

sto nuovo mezzo informatico: "Grazie a

chi vorrà utilizzare questo mezzo elettro-

nico per far giungere un'offerta per le opere

di bene della Famiglia Orionina.

'Mi è caro far sapere che tutti i giorni i Figli

della Divina Provvidenza, di mattina e di

sera, sempre, tutti i giorni, pregano per i no-

stri benefattori defunti, ma anche per i bene-

fattori viventi'. Assicuro che queste parole di

DonOrione continuano ad essere vere anche

oggi con la riconoscenza e la preghiera per

quanti, con il loro aiuto spirituale e anche eco-

nomico, ci aiutano a far sperimentare a

tante persone bisognose la Provvi-

denza di Dio e la maternità della

Chiesa vicina ai fratelli piùsvantaggiati".

quarta di cop_gennaio2014 7 OK.qxp:Layout 1 28-12-2013 17:09 Pagina 32