dizona_febbraio2010

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47 un quartiere in movimento... un movimento di quartiere il periodico informativo di Vanchiglia www.comitatoquartierevanchiglia.net [email protected] febbraio 2010 AVATAR - NO TAV I n questi giorni è nelle sale, già campione d’incassi, il nuovo colossal americano in 3D, Avatar. Il filmone, dagli effetti speciali strabilianti, racconta di un’azienda che scopre su un pianeta lontano un giacimento di pietre preziose e decide di colonizzarlo. Poco importa se questo lussureggiante mondo naturale sia abitato da indigeni pacifici molto legati alla loro terra. L’azienda multinazionale prova a convincere questo popolo ad andare via, promettendogli ricchezze, privilegi e stili di vita sontuosi, e non si capacita del fatto che tali promesse non smuovano questi strani ominidi blu dalla loro terra. Così, stanchi di attendere, gli uomini mettono in campo l’esercito e decidono di “convincerli” con bombe e mitragliatori. Il finale non oso raccontarlo, sarebbe un delitto per chi non avuto ancora il piacere di vedere questo bel film. Posso solo dirvi che, durante il discorso del capo indigeno che chiedeva al suo popolo di resistere ai devastatori, in sala qualcuno ha gridato: a sarà dura! Il film, probabilmente scritto per ricordare la resistenza degli indiani d’America, delle civiltà pre-colombiane, o forse dei popoli mediorientali, vittime delle invasioni democratiche degli eserciti occidentali, proiettato in terra piemontese non può non farci pensare alla Valle di Susa ed alla lotta contro la TAV. Anche qui, politici e tecnici hanno provato a convincere gli indigeni della valsusa della bontà di ammirare merci che corrono a 300 km all’ora verso Kiev; dell’importanza di bucare montagne, di evacuare paesi, di deforestare pezzi di valle per avere una terza linea di scambio (mentre le due esistenti sono già sotto utilizzate). Ci hanno provato, ma questa gente cocciuta non ha proprio alcuna intenzione di essere colonizzata da trivelle, polizia, cantieri infiniti; non ci sta a subire una così grande opera (la più grande della storia d’Italia) che, neanche ad occhio attento e tecnico, riesce ad apparire utile, se non per i fiumi di denaro che entreranno nelle tasche delle aziende appaltatrici. Non è una questione di poca affezione al trasporto ferroviario. Le ferrovie sono importanti. Lo sa chi ha la sfortuna di essere pendolare e vive tra le angherie di treni in perenne ritardo, sporchi e pochi. Lo sanno gli emigrati meridionali, privati del diretto Torino-Lecce, che serviva quasi centomila persone. Lo sanno tutti coloro i quali devono spostarsi con i treni regionali, divenuti più irregolari dei bus partenopei. Ma, nonostante a gran voce questo popolo di passeggeri chieda servizi indispensabili ai propri spostamenti, ferrovie e governo tagliano sui trasporti popolari e puntano sui costosissimi Freccia Rossa, sugli Eurostar e sulla famigerata TAV, che non trasporterà neppure passeggeri, ma solo merci. Non crediamo che la gente della valsusa ed il popolo No TAV sia contro lo sviluppo, come troppo spesso vengono dipinti dai giornali, né tantomeno che vogliano arrogarsi il diritto di fermare il progresso nazionale ed internazionale. Probabilmente pensano, come noi del resto, che progresso non voglia dire sfruttamento, devastazione ed arricchimento di pochi, ma miglioramento delle condizioni di vita di tutti. E che, quei 900 milioni di euro che il governo italiano vorrebbe stanziare per un’opera tanto faraonica quanto inutile, debba essere utilizzato per potenziare quei servizi che dovrebbero essere diritti. Come il popolo di Avatar, quei cocciuti indigeni della valle ci insegnano che, nonostante contro di loro ci sia un esercito di politicanti, affaristi e tecnici prezzolati, che hanno riempito la valle di militari e forze di polizia, loro sono pronti a resistere, per difendere la nostra terra, per difendere un ideale di libertà, democrazia e progresso vero, per affermare il diritto a partecipare e decidere del proprio futuro e di quello dei nostri figli. Ringraziamo sentitamente il regista James Cameron per averci fatto gridare, ancora una volta, a sarà dura!

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il periodico informativo di Vanchiglia

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47

un quartiere in movimento... un movimento di quartiere

il periodico informativo di Vanchigliawww.comitatoquartierevanchiglia.net [email protected]

febb

raio

201

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AVATAR - NO TAV

In questi giorni è nelle sale, già campione d’incassi, il nuovo colossal americano in 3D, Avatar. Il filmone, dagli effetti speciali strabilianti, racconta di un’azienda che

scopre su un pianeta lontano un giacimento di pietre preziose e decide di colonizzarlo. Poco importa se questo lussureggiante mondo naturale sia abitato da indigeni pacifici molto legati alla loro terra. L’azienda multinazionale prova a convincere questo popolo ad andare via, promettendogli ricchezze, privilegi e stili di vita sontuosi, e non si capacita del fatto che tali promesse non smuovano questi strani ominidi blu dalla loro terra. Così, stanchi di attendere, gli uomini mettono in campo l’esercito e decidono di “convincerli” con bombe e mitragliatori. Il finale non oso raccontarlo, sarebbe un delitto per chi non avuto ancora il piacere di vedere questo bel film. Posso solo dirvi che, durante il discorso del capo indigeno che chiedeva al suo popolo di resistere ai devastatori, in sala qualcuno ha gridato: a sarà dura! Il film, probabilmente scritto per ricordare la resistenza degli indiani d’America, delle civiltà

pre-colombiane, o forse dei popoli mediorientali, vittime delle invasioni democratiche degli eserciti occidentali, proiettato in terra piemontese non può non farci pensare alla Valle di Susa ed alla lotta contro la TAV. Anche qui, politici e tecnici hanno provato a convincere gli indigeni della valsusa della bontà di ammirare

merci che corrono a 300 km all’ora verso Kiev; dell’importanza di bucare montagne, di evacuare paesi, di deforestare pezzi di valle per avere una terza linea di scambio (mentre le due esistenti sono già sotto utilizzate). Ci hanno provato, ma questa gente cocciuta non ha proprio alcuna intenzione di essere colonizzata da trivelle, polizia, cantieri infiniti; non ci sta a subire una così grande opera (la più grande della storia d’Italia) che, neanche ad occhio attento e tecnico, riesce ad apparire utile, se non per i fiumi di denaro che entreranno nelle tasche delle aziende appaltatrici. Non è una questione di poca affezione al trasporto ferroviario. Le ferrovie sono importanti. Lo sa chi ha la sfortuna di essere pendolare e vive tra le angherie di treni in perenne ritardo, sporchi e pochi. Lo sanno gli emigrati meridionali, privati del diretto Torino-Lecce, che serviva quasi centomila persone. Lo sanno tutti coloro i quali devono spostarsi con i treni regionali, divenuti

più irregolari dei bus partenopei. Ma, nonostante a gran voce questo popolo di passeggeri chieda servizi indispensabili ai propri spostamenti, ferrovie e governo tagliano sui trasporti popolari e puntano sui costosissimi Freccia Rossa, sugli Eurostar e sulla famigerata TAV, che non trasporterà neppure passeggeri, ma solo merci. Non crediamo che la gente della valsusa ed il popolo No TAV sia contro lo sviluppo, come troppo spesso vengono dipinti dai giornali, né tantomeno che vogliano arrogarsi il diritto di fermare il progresso nazionale ed internazionale. Probabilmente pensano, come noi

del resto, che progresso non voglia dire sfruttamento, devastazione ed arricchimento di pochi, ma miglioramento delle condizioni di vita di tutti. E che, quei 900 milioni di euro che il governo italiano vorrebbe stanziare per un’opera tanto faraonica quanto inutile, debba essere utilizzato per potenziare quei servizi che dovrebbero essere diritti. Come il popolo di Avatar, quei cocciuti indigeni della valle ci insegnano che, nonostante contro di loro ci sia un esercito di politicanti, affaristi e tecnici prezzolati, che hanno riempito la valle di militari e forze di polizia, loro sono pronti a resistere, per difendere la nostra terra, per difendere un ideale di libertà, democrazia e progresso vero, per affermare il diritto a partecipare e decidere del proprio futuro e di quello dei nostri figli. Ringraziamo sentitamente il regista James Cameron per averci fatto gridare, ancora una volta, a sarà dura!

Ti scrivo per tenerti informato. Te l’avevo detto che non ti saresti liberato di noi.Domenica 10 gennaio. Valle di Susa. S.Antonino di

Susa. Gli amici No Tav organizzano una Befana “a bassa ve-locità”. Da Torino partiamo un gruppo. C’è anche la gente del Comitato Vanchiglia con bambini, bravi, allegri e disponibili. Bussoleno. La Credenza per un veloce pasto. Maurizio mette un cd con canzoni partigiane cantate da un certo Alberto Cesa. Conosci? Commozione montanara. A S.Antonino cor-teo, bandiere, risate, musica “muscolare” per scaldarsi. E chi ti incontro? Un gruppo di amici della Val Varaita, qualcuno del vecchio gruppo delle Estorio drolo, con bambini e con la “fata” del Chanto viol. C’è neve da loro ma sono qua e vengo-no fino al presidio di Susa, all’auto-porto. Sembra una sosta di nomadi di montagna. C’è una baracca in lamiera, fuochi,

mele valsusine, vin brulé e tanta gente: vecchi, giovani, uo-mini, donne, bambini, che si incontrano, si abbracciano, parlano piemontese… a sarà dura! Nicoletta è presente, lei c’è sempre. Con gli occhi lucidi come Franca. “Ma Alberto è qui, con noi. Non può mancare. La lotta qui è per tutti, mica solo per i valsusini… Berto è di parola”, spiego, anche perché le lacrime gelano. Siamo in buona compagnia. Una ragazza insegna ad un gruppo di persone come ballare un ballet, c’è un organetto e poi arriva Marcolino con il trombone… e la sera cala, dalle cime verso il presidio. E a coi ca l’han can-tà deje da beive… ma solo a quelli che hanno cantato, che hanno agito, che non sono dei vili e degli opportunisti. L’ho detto che c’eri anche tu. La Val Susa ti vuol bene…

Hasta luego, Alberto. Gioanin tò amis

Bene, proviamo a fare i conti della serva. Prendete la calcolatrice e verificate con noi questo tentativo di far quadrare i conti di queste

settimane di carotaggi per la TAV.Abbiamo fatto una veloce indagine di mercato (cercate su google preventivi trivelle di perforazione): l’azienda più economica in provincia di Torino chiede 3000 € al giorno per l’affitto della strumentazione. A questo aggiungiamo una paga oraria di almeno 10 € l’ora per un minimo di 5 operai specializzati. Sappiamo che hanno lavorato 6 trivelle per più di 10 giorni. Mantenendoci ben al di sotto del minimo dei costi, calcolatrice alla mano, paghiamo questi carotaggi circa 280 000 €uro, senza calcolare spese di spostamento e costi d’appalto.Giornali, Tv, Radio parlano di un’opera ampiamente condivisa, accettata dalla popolazione, applaudita dai cittadini (al massimo vengono citate frange estreme di poche decine di antagonisti); Chiamparino, Bresso e Saitta organizzano camper divulgativi e una manifestazione per celebrare la bontà dell’opera. Di loro, però, non si fidano neppure prefetto e questore che conoscono bene la situazione e militarizzano la valle di Susa neanche fosse l’Afghanistan: 1500 uomini dei reparti antisommossa di polizia, carabinieri e guardia di finanza che, per 10 giorni, si sono piazzati attorno alle trivelle armati di pistole, manganelli,

Una settimana di trivellazioni, tanti altri soldi pubblici buttati

QUANTO COSTA LA CAROTA NELLA MONTAGNA?La Valle di Susa: territorio militarizzato contro la volontà di sindaci e popolazione

scudi, caschi, spray urticanti impedendo qualunque turbativa. Immaginiamo che la paga oraria media di un cosiddetto celerino si aggiri intorno ai 15 € l’ora, senza contare straordinari, indennità o trasferte. Calcoliamo un cambio turno ogni 6 ore, ed avremo un costo giornaliero di 144 000 euro che, per 10 giorni fa 1 milione 440 mila €uro. Come vedete non abbiamo

calcolato l’uso dei mezzi, benzina, pagamento dei dirigenti, dotazioni… A voi il giudizio sull’utilizzo dei nostri soldi pubblici.I 15 miliardi di euro del preventivo iniziale dell’opera sono già diventati 32 e ancora la TAV non è cominciata; tutti a carico

nostro che la stiamo pagando con le tasse indebitandoci per decenni. Ci vorranno due generazioni per saldare il debito contratto. E chissà quante per rimarginare il danno ambientale. Ma ci confortano parlandoci di un’opera indispensabile che ha convinto la maggioranza dei cittadini.Ma siamo proprio convinti che i 23 sindaci della comunità montana ed i 40 000 che hanno manifestato qualche giorno fa siano solo una minoranza sovversiva? Intanto la Comunità Europea ha denunciato il governo italiano perché non sta tenendo fede al trattato europeo che impedisce qualunque opera pubblica in assenza di consenso delle istituzioni locali e della popolazione. Se ne sono accorti a Bruxelles, speriamo che, prima o poi, se ne accorgano anche qui da noi, cominciando

ad utilizzare il nostro denaro per ciò che serve davvero alla gente: case, scuole, ospedali, trasporti pubblici.

In presenza di cotanta mala informazione sul tema, vi invitiamo ad utilizzare le molte testimonianze dirette che trovate in rete:

www.notav.infowww.infoaut.org www.spintadalbass.org www.ambientevalsusa.it

E se non vi fidate di chi ha già preso posizione, vi consigliamo la trasmissione Presadiretta del 04/10/2009 dal titolo “La Stangata”, scaricabile sul sito della Rai, in cui il noto giornalista Alessandro Sortino ha svelato la lunga catena degli appalti e dei subappalti della TAV per cercare le ragioni di questa vera e propria stangata per i conti pubblici. A tutto vantaggio della lobby dell’edilizia e delle mafie del cemento.

Lettera ad Alberto

Ci vorranno due generazioni per

saldare il debito contratto.

E chissà quante per rimarginare

il danno ambientale.

Quanta energia consumiamo?Se consideriamo un valore medio, ogni essere umano utilizza una potenza (che è l’energia per ogni secondo) di 1,6 kW, per un totale di circa 10 miliardi di kW utilizza-ti in ogni istante a livello planetario. Il con-sumo per abitante è però molto diverso nei vari stati del mondo: la potenza utilizzata da ciascun abitante negli USA è di 10 kW, 4 kW nei Paesi dell’Unione Europea, 1,2 kW in Cina, 0,7 kW in India, da 0,1 a 0,5 kW nei paesi poveri.

Sono consumi realmente necessari?Il totale dei consumi energetici è suddiviso in modo circa equivalente tra tre principa-li categorie: riscaldamento, produzione di energia elettrica, trasporti. Per rispondere alla domanda occorre considerare le moda-lità del consumo in ciascuna di queste ca-tegorie. Per il riscaldamento degli ambienti domestici, le case passive tedesche – edifici con caratteristiche particolari che costitu-iscono il settore trainante dell’edilizia in Germania – consumano circa 15 kWh all’anno per ogni metro quadro di superficie abitata. In Italia, con un clima molto più mite, si calcola (ma nessuno ha dati precisi) che si raggiungano in media 150 - 200

kWh per metro quadro, quindi dieci volte l’energia che sarebbe veramente necessaria per riscaldare gli ambienti. Nel campo dei

trasporti, con-sideriamo che un SUV per-corre appena 6 km con un litro di ben-zina, mentre un’auto nor-male percor-re almeno il doppio della

strada con la stessa quantità di carburan-te. In generale, per i trasporti, spostare una persona per un chilometro richiede 1 kWh se si usa l’auto, 0.6 kWh in autobus o in treno, 0.1 kWh a piedi e solo 0.02 kWh in bicicletta.

C’è quindi un problema di spreco, di con-sumi inutili?Sì. Si aggiunga che l’efficienza nell’utilizzo dell’energia nel nostro paese è molto scarsa: quasi il doppio dell’energia resa disponibile si disperde sotto forma di calore e non viene quindi utilizzata. Per esempio, il rendimen-to medio delle nostre centrali termoelettri-che è indicativamente attorno al 38%, il che significa che ben più della metà dell’energia prodotta (il 62%) è persa nei processi di trasformazione e trasporto.

Nonostante questo, la richiesta continua a crescere. C’è relazione col miglioramento della qualità della vita?Storicamente, la domanda di energia e ri-

sorse è sempre aumentata, anche nei paesi sovrassaturi di ricchezze e

kilowatt. Nei paesi poveri, l’au-mento dei consumi energetici è funzionale al raggiungimento di condizioni di vita accettabili.

grande concorso di idee...

NO-TAVVERO!!!COSA FARESTI CON I 32 MILIARDI

DI EURO DELLA T.A.V.?Mandaci i tuoi pensieri, disegni, proposte, progetti sull’ultilizzo che

faresti del finanziamento previsto per la TAV. Scrivici a [email protected]

oppure imbuca al centro sociale Askatasuna, corso Regina 47.Le idee migliori verranno premiate durante la Festa di Primavera

e portate sul tavolo del sindaco. A sarà dura!

Energia, il cambiamento che ci aspettacolloquio con Enzo Ferrara

RICERCATORE, DA TEMPO SEGUE COME STUDIOSO E DIVULGATORE GLI ASPETTI SCIENTIFICI LEGATI AI TEMI DELL’AMBIENTE, DELLA SALUTE E DELL’INQUINAMENTO. COLLABORA CON LE RIVISTE “LO STRANIERO” E “UNA CITTÀ” ED HA MODERATO L’INCONTRO APERTO SULL’ENERGIA CHE HA AVUTO LUOGO IL 23 GENNAIO PRESSO IL CSOA ASKATASUNA

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Sono proprio questi paesi che possono e de-vono slegare il loro sviluppo da modelli di corto respiro, basati su prospettive scienti-fiche e sociali approssimate e incompatibili col mantenimento della biosfera. Ai paesi ricchi, invece, per una migliore qualità della vita, converrebbe ripensare a fondo i modi di produzione, di-stribuzione e uso dell’energia e del-le ricchezze di cui ancora abbonda-no, prima che sia il collasso dei delicati equilibri ambien-tali a costringerli a scelte imprevedibili e difficilmente con-trollabili.

Le riserve di petrolio si stanno esaurendo. Che scenari ci attendo-no per il futuro?Se si vuole andare oltre i modelli astratti e considerare il problema attraverso un’anali-si più attenta dei possibili scenari reali, ci si trova a fare i conti con la complessità e le peculiarità dei flussi di energia, assieme agli esiti, non sempre immediatamente evidenti, che i processi di produzione di energia che non usano il petrolio dovrebbero affrontare se applicati su scala globale e protratta nel tempo. Potremmo per esempio immaginare attese di ore nei distributori di corrente per le auto elet-triche, rialzo dei costi del silicio e di altri materiali ne-cessari per produrre i pan-nelli solari, pale eoliche che cambiano l’habitat terrestre o marino, campi di mais e canna da zucchero per pro-durre bio-carburanti anche in Vaticano. Attualmente, fra le opzioni alternative ai combustibili fossili, solo l’energia solare ha accesso a un flusso naturale in grado di sostenere ogni prospetti-va di fabbisogno. Del restan-te gruppo di scelte possibili, nucleare, eolico, geotermico, bio-carburanti ecc... poche sembrano reggere un serio approfondimento delle po-tenzialità.

I sostenitori del nucleare dicono che quella è la scelta economicamente più vantaggiosa...Fra tutte, quella della fissione nucleare ri-mane la scelta con i bilanci maggiormente fallimentari e a incertezza più elevata. Ne-gli ultimi trent’anni in questo settore non si sono viste novità e la fusione nucleare, basa-ta su reazioni simili a quelle che avvengono

nel sole, non andrebbe nemmeno prospet-tata fra le opzioni realistiche. I bilanci eco-nomici delle centrali nucleari sono sempre stati discutibili: in genere non si includono i cospicui sussidi legati al settore militare né i costi per lo smaltimento degli impianti e la custodia plurimillenaria delle scorie radio-

attive.

Quali gli effetti sulla salute delle persone? È difficile stabilire, nel complesso, il li-vello di rischio per la salute associato alla produzione e al consumo di ener-gia. Consideriamo alcuni esempi. Un impianto di rigassi-ficazione, che con-

tiene mediamente 25 000 metri cubi di gas liquefatto, in caso di incendio rilascerebbe in cinque minuti energia pari a 10 volte la bomba di Hiroshima. Ci sono poi gli inci-denti agli impianti petroliferi, gli incendi delle raffinerie, i naufragi delle petroliere, i problemi delle dighe degli impianti idroe-lettrici. Gli impianti di generazione nucleare appaiono come i più pericolosi, ma gli effet-ti legati alle emissioni inquinanti degli im-pianti a combustione, per quanto variabili, non sembrano meno preoccupanti, essen-

doci stime che contano sul lungo termine migliaia di vittime.

Quali premesse dobbiamo considerare per immaginare il futuro che vorremmo?Ci sono alcune evidenze che non possiamo ignorare: le previsioni dei cambiamenti fu-turi sono sovente erronee perché rappresen-tano lo specchio dei nostri desideri e delle nostre ignoranze, anziché l’incarnazione

delle nostre conoscenze; le transizioni ener-getiche sono questioni che si protraggono per tempi molto lunghi e coinvolgono ne-cessariamente più generazioni; i successi vantati con impianti sperimentali su picco-la scala non reggono quasi mai il confron-to con la distribuzione su grande scala, la manutenzione e l’approvvigionamento nel mondo reale. Soprattutto, le innovazioni e i rimedi tecnologici non possono fornire so-luzioni sostenibili per sempre.

E dunque? ...Per un discorso più completo sui temi della transizione energetica occorre considera-re non tanto le tecnologie impiegabili per la produzione di energia quanto i criteri che dovrebbero guidare le scelte di politi-ca energetica. La strategia di efficienza, che punta alla riduzione dell’uso di materiali ed energia in ogni merce o prestazione grazie a riciclaggio, ottimizzazione e organizzazio-ne, rappresenta un buon viatico, ma mostra i propri limiti quando l’aumento del volume di merci e di energia supera quel che si ri-sparmia. Nell’illustrazione dei possibili sce-nari futuri occorre inserire anche considera-zioni sulle questioni ambientali, economiche e sanitarie e sulle loro criticità. All’efficienza si affianca quindi il concetto di compatibi-lità, che rappresenta il connubio tra natura e tecnologia. Il principio della compatibili-tà prevede che i “metabolismi” industriali

non debbano danneggiare quelli della natura; inoltre dovrebbe valere la regola per cui in un sistema efficiente e compatibile non esistono rifiuti, ma solo prodotti. Ma anche la strategia della com-patibilità non è un rimedio universale. Le tecnologie informatiche, per esempio, non hanno portato a un mi-nore consumo di materia ed energia. Vanno sottolineate, quindi, anche la rilevanza del potenziale di risparmio energetico e l’importanza dei concetti di autonomia energetica e responsabilizza-zione nelle scelte dei modelli economici, sintetizzabili nel concetto di “sufficienza”, che punta a un equilibrio fra effi-

cienza energetica e limiti del pianeta. La suf-ficienza ci interroga su quanto sia abbastan-za, su cosa possano tollerare realmente l’eco-sistema e gli esseri viventi: mentre efficienza significa fare le cose nel modo giusto per trarre il massimo dall’utilizzo delle risorse, sufficienza equivale a fare le cose giuste. E’ pertanto questo il criterio che dovrà guidare le scelte nel campo delle politiche energeti-che in questa lunga fase di transizione.

Vanno sottolineate la ri-levanza del potenziale di risparmio energetico e l’importanza dei concetti di autonomia energetica e responsabilizzazione nelle scelte dei modelli econo-mici, sintetizzabili nel con-cetto di “sufficienza”, che punta a un equilibrio fra ef-ficienza energetica e limiti del pianeta.

La fiamma rossa è il mattino,la viola il mezzogiorno

la gialla il tramontoe dopo è il nulla.

Ma a sera infinite scintillerivelano la vastità bruciata

il territorio d’argentonon ancora distrutto.

Emily Dickinson

versi

versi

Per molto tempo gli uomini hanno vissuto sulla terra senza curarsi del suo equilibrio. Le risorse naturali si stanno esaurendo, le specie animali e vegetali si estinguono, una persona su cinque non ha di che sfamarsi e

una su sei non ha a disposizione l’acqua potabile. Oggi abbiamo la possibilità, attraverso piccole scelte quotidiane, di far nascere una cultura nuova da questo punto di vista. Agire per uno sviluppo ecosostenibile significa intervenire insieme per condividere le risorse, ridurre le ineguaglianze e tutelare l’ambiente.Questo libro, pensato per i ragazzi, può essere uno stimolo molto importante anche per i grandi, che troppo spesso si trovano impreparati di fronte alle scelte quotidiane che davvero potrebbero rendere il mondo un luogo di condivisione e rispetto reciproco.Con un linguaggio semplice, ricco d’illustrazioni e di esempi concreti, ed anche con ironia, mette in discussione vecchie abitudini di comportamento e propone nuovi stili di vita alla portata di tutti.Non si può modificare la realtà e non ha senso lottare per grandi ideali, se prima non avviene un cambiamento nella vita quotidiana di ognuno di noi.Che possa essere questo un vero tentativo di rivoluzione?

Michele Berghelli – Libreria Linea 451 – Via S.Giulia 40/a

Catherine SternLO SVILUPPO ECOSOSTENIBILE A PICCOLI PASSIillustrazioni di Pénélope PaichelerMotta Junior Editore, pp. 96, € 9,50

Tu che disboschi l’Amazzonia interae in auto non ti allacci la cintura.

Tu che col cane, se nessuno vede,lasci la sua cacca sul marciapiede.

Tu che butti la carta del gelatoe dici a me che son maleducato.

Tu che le regole le rispetta il fessoe che consumi tutto il mondo adesso.

Tu che abbandoni il gatto a ferragostoper andare in vacanza ad ogni costo.

Ti senti forte grande furbo e sveglioma io da uomo sarò molto meglioperchè anche se comandi e sai parlareio da te non ho niente da imparare.

“niente da imparare”Janna Carioli

Le società moderne agiscono come se la crescita economica e la disponibilità di beni fossero in se stessi obiettivi e non invece mezzi per raggiungere

una migliore qualità della vita.Le persone vengono in ogni modo indotte a dimenticare che l’idea di benessere riassume in sé il soddisfacimento dei bisogni primari, ma anche lo sviluppo e la gratificazione legata all’affettività, alle relazioni sociali, alle attività intellettuali. Questa confusione fra il fine e i mezzi porta a rincorrere continuamente e con grandi sforzi una ipotetica

migliore qualità della vita. Si finisce intrappolati in una spirale di consumi e fatiche che non hanno affatto a che fare con il benessere, ma portano a disagio o a vere e proprie patologie legate allo stress di vivere una vita iperdinamica e tecnologizzata.Insomma, la corsa verso lo stare meglio diventa il principale ostacolo allo stare bene. E se provassimo a smettere di correre? Cambiare prospettiva, riappropriarci del presente per avere, in futuro, un passato di cui essere soddisfatti.

Quando entro in un supermercato i miei bambini di 7 e 10 anni mi fanno ammattire con le loro insaziabili richieste di giocattoli...

Una madre allarmata

Mi colpisce questa lettera come una radiografia d’una patologìa diffusa: la perdita di speranza, fantasia e solidarietà. La firma, intanto. Chi scrive è una ‘madre’. Una ragazza-madre? Come si diceva una volta? Non credo. Dov’è allora il padre dei bambini?, il compagno della madre? Assente. Virtuale. Solamente anagrafico. Ed allora comprendo l’uso del verbo ‘ammattire’. Una madre, sola nel frangente, con due bambini e al supermercato… Sufficiente per lanciare un urlo di richiesta d’aiuto. Il danno è strutturale. Questo gruppo umano è monco. E’ uno pseudo-gruppo nel quale ognuno cerca di sopravvivere, specialmente in un periodo di crisi, quando tutti parlano di famiglia ma nessuno si attiva per rimuovere le cause della sofferenza e del disagio. L’assenza della figura maschile, atavica purtroppo!, ricordata e sanzionata da sempre, formalizzata come valore (!) dal fascismo (la donna come custode del focolare) crea un sovraccarico di impegni, di ansie e di cattivo esempio, gestiti come si può e come si è capaci dalla donna-madre. I figli assorbono, come diceva Maria Montessori. Assorbono la nevrosi, i rancori, i desideri insoddisfatti e diventano spugne egoistiche di richieste sempre più abbondanti, accelerate, in rotta di collisione, indifferenti alla realtà economica, affettiva e lavorativa dei genitori. Ma quando i genitori hanno condiviso con i figli uno sguardo solidale sulla realtà? Quando i bambini hanno compreso di non essere

principi ranocchi ai quali basta un bacio d’una bella principessa per tornare ad uno splendore impossibile? La solidarietà intergenerazionale assente, essi sono stati lasciati in balìa di loro stessi, delle loro paure, delle loro aggressività sterili. Il mondo che li circonda, con le sue guerre, miserie, ingiustizie, è diventato ‘altro’, una cosa che non li riguarda mentre sono attratti dal possesso, sovente anche distruttivo, di surrogati, oggetti inanimati, freddi, nei quali si accendono lampadine a comando, sui quali si può usare violenza e controllo. Sintomi, le richieste ‘insaziabili’ dei bambini, sintomi d’una grave forma di anemìa affettiva e sociale.Manca poi negli adulti la capacità di giocare, di inventare, di costruire: storie, oggetti, situazioni. I giocattoli sostituiscono i giochi e quest’ultimi sono pre-strutturati dai venditori di giocattoli. Chi compra è assorbito inevitabilmente dall’aura e dalla logica del giocattolo acquistato. Siamo di fronte ad un grave deficit di libertà e di creatività. La bulimia al supermercato è il contrapposto dell’anoressìa affettiva e relazionale in famiglia e a scuola.

Problema di non semplice soluzione ma che va affrontato su ampia scala, evitando che ogni singolo nucleo famigliare si ‘arrangi’

come può….Ne parleremo, ne parleremo.

Intanto ‘madre allarmata’, stacchi l’allarme e rida di più con i figli, faccia loro scorgere il lato buffo, grottesco e vile, a volte, dell’onnipotenza. Usi

le mani più che il portafoglio, mostri fiducia nelle capacità ‘tecniche’ dei bambini, pretenda la presenza dell’adulto (se tale è!) maschile e ci stia vicino.

E’ in previsione un corso sul ‘gioco’, che non è ‘infantile’ ma è ‘gioco’, espressione ludica, estetica e sociale di molte creature sul pianeta Terra. Auguri.

Gianni Milano

Ars-ka presenta: Piero Gilardi

“Venerdì 22 gennaio si è aperta una mostra del mio lavoro artistico nelle sale al primo piano del Centro Sociale Askatasuna.

Si tratta di una serie di 12 sculture che io chiamo “tappeti-natura” perché evocano una porzione orizzontale di paesaggio, e di alcuni “attrezzi” per fare animazione teatrale in piazza, ad esempio un mascherone caricaturale di quel ministro che passerà alla storia per aver introdotto nella legislazione italiana il reato di clandestinità, in spregio ai Diritti universali dell’uomo.Durante l’inaugurazione, molto affollata e calorosa, si è parlato delle motivazioni che hanno dato luogo al programma ARS-KA, e cioè l’intenzione di allargare anche alle arti figurative il ventaglio delle iniziative sociali e comunitarie del Centro Sociale Askatasuna.

In effetti l’espressione artistica costituisce una esperienza umana e relazionale che

rafforza la socialità, nel senso che integra i bisogni espressivi personali al godimento estetico collettivo.Il linguaggio estetico ha la funzione di dare un “corpo simbolico” alle nostre aspirazioni di cambiamento e miglioramento della vita comunitaria.

Queste aspirazioni nascono nel profondo di ciascuno di noi, ma nell’odierna società neoliberista il loro manifestarsi viene manipolato dalla comunicazione sociale che le depista verso il consumismo.Quindi ogni atto creativo, piccolo o grande, individuale o collettivo, sottrae energia all’alienazione consumistica e libera possibilità di conoscenza, solidarietà e progettualità

sociale per tutti noi.

Ho aderito quindi con entusiasmo all’invito di ARS-KA a collaborare alle attività del

Centro Sociale Askatasuma e del ComitatoQuartiereVanchiglia che da molto tempo sono ben radicati

nel quartiere e che svolgono una volenterosa attività di

aggregazione giovanile e di iniziativa politico-sociale “di base”.Vorrei ringraziare tutte le persone che hanno collaborato all’allestimento della mostra,

a partire da Ennio Bertrand e Donato Prosdocimo, che mi pare ben

riuscita e spero che molti altri artisti partecipino in futuro al programma ARS-

KA.”

Piero Gilardi

ARTISTA ATTIVO DAI PRIMI ANNI ‘60, VICINO ALLE TENDENZE DELL’ARTE POVERA, LAND ART, ANTIFORM ART; A PARTIRE DAL ‘68 ALLA SUA ATTIVITÀ ARTISTICA AFFIANCA LA MILITANZA POLITICA, ABBRACCIANDO I MOVIMENTI ARTISTICI DELLA CREATIVITÀ COLLETTIVA E SPONTANEA E OPERANDO IN VARI AMBITI SOCIALI, DOVE OFFRE IL SUO CONTRIBUTO NELL’ANIMAZIONE CULTURALE DI BASE.

P. Gilardi - “inverno”, 2005

SALSA DI NOCI AL ROSMARINO E

PARMIGIANO

250 g. gherigli di noci, 80 g. parmigiano grattugiato, 1 bicchiere di olio extravergine, aglio a piacere, foglie

di rosmarino (un rametto), sale e pepe q.b.

Tuffate i gherigli in acqua bollente, scolateli, spellateli e asciugateli bene con un telo (in alternativa, passarli in forno ventilato a non più di 100°C,

con lo sportello socchiuso). Tritare nel mixer tutti gli ingredienti aggiungendo l’olio poco alla volta, fino a ottenere la consistenza

adeguata (non troppo fluida). La salsa si mantiene in un vasetto ben chiuso, al fresco e al buio

per circa 10 giorni.

13 febbraio: STATI GENERALI DEL GAP - 1° incontro alle ore 17,00 alla libreria Linea 451, via S. Giulia 40 un momento per conoscerci e condividere alcune riflessioni sul percorso del GAP

i lunedì 8 e 15 febbraio: LABORATORIO MASCHERE alle 16,30 nell’aula musica della scuola Fonatana costruiamo insieme costumi e addobbi per il Carnevale!

20 febbraio: CARNEVALE IN VANCHIGLIA 2010 a partire dalle 15,00 e per tutto il pomeriggio

e inoltre... tutti i lunedì e tutti i venerdì dalle 14,00 alle 16,00: Corso di italiano per donne arabe (gratuito) presso la Piccola Biblioteca Popolare dell’Aska

e poi, come sempre... tutti i giovedì alle 16,30: siete tutti invitati alla RIUNIONE settimanale del ComitatoQuartiereVanchiglia, all’Askaapp

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enti

CARNEVALE inVANCHIGLIA

2010

sabato20febbraiodalle 15:00

nell’isola pedonale di via Balbo e per le vie

del borgo

tutti sull’isola che non c’è...