dizona_aprile2009

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http://comitatoquartierevanchiglia.blogspot.com [email protected] Resistere alla crisi Ogni momento della nostra quotidiani- tà è invaso da un argomento centrale: la crisi. Qualsiasi canale informativo lo riporta costantemente fra le prime noti- zie; ma cosa si intende quando si parla di crisi? Innanzitutto questa è una crisi economica e finanziaria dovuta ad una fase di declino strutturale del sistema capitalistico globale. Pur trattandosi di un fenomeno generale, possiamo però individuare un epicentro significativo: le lobby economico-finanziarie degli Stati Uniti d’America. Le scelte del potere politico stanno avendo pesanti ricadute in tutto il mon- do e anche in Europa. Il modello si basa su prestiti in disponibilità immediata e su un sistema di rateizzazione che ren- de schiave migliaia di persone e che crea una condizione “parallela” in cui qualsiasi bene sembra acquistabile con un piccolo contributo mensile. Nello specifico qualsiasi automobile, elettro- domestico, viaggio, può entrare nella casa di ogni famiglia, contribuendo a creare un’illusione che esista un reale potere d’acquisto che permetta a tutti di disporre di qualsiasi cosa. In realtà non è così. Questo modello fa contrar- re debiti che gravano sulla già precaria condizione di basso reddito di moltis- sime famiglie. Un esempio diffuso in Italia, e all’estero, è quello delle carte al consumo dei grandi supermercati: a fronte di un credito immediato si im- pegna la disponibilità economica delle future buste paghe. Il governo italiano ha praticato una po- litica di tagli selvaggi, nulla è stato ri- sparmiato: sanità, pensioni, scuola e in generale tutto ciò che era di competen- za del pubblico viene progressivamente smantellato. Fortunatamente in tutto il globo si sono presentati dei fenomeni di resistenza collettiva a questa crisi, con orientamenti opposti a quelli dei gover- nanti. In Italia è stato il caso del movimento no gelmini. Durante tutto questo autunno centinaia di migliaia di persone su tutto il territorio nazionale, genitori, alunni, studenti dei licei e delle università, han- no unito alla battaglia per la difesa della scuola pubblica il rifiuto per le politiche di crisi che comporteranno una riduzio- ne del livello di vita. Lo slogan “noi la crisi non la paghia- mo” si oppone alla “distruzione della scuola pubblica” operata dalle leggi in materia d’istruzione, alle condizioni di cassa integrazione di migliaia di lavora- tori, ai tagli all’occupazione, alla cresci- ta esponenziale della disoccupazione. Mentre la crisi della quarta settimana arriva a metà mese per più della metà delle famiglie italiane il governo Ber- lusconi vorrebbe far pagare la crisi alle fasce più “deboli” dalla società. Giunti a questo punto non resta altro che «Resistere alla Crisi», non lasciando un metro, ed un euro, a chi vorrebbe farcela pagare, organizzandoci colletti- vamente come Vanchiglia sa fare. E come spesso diciamo, questo è un quartiere in movimento ed un movi- mento di quartiere. APRILE 2009

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il periodico informativo di Vanchiglia

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http://comitatoquartierevanchiglia.blogspot.com [email protected]

Resistere alla crisiOgni momento della nostra quotidiani-tà è invaso da un argomento centrale: la crisi. Qualsiasi canale informativo lo riporta costantemente fra le prime noti-zie; ma cosa si intende quando si parla di crisi? Innanzitutto questa è una crisi economica e finanziaria dovuta ad una fase di declino strutturale del sistema capitalistico globale. Pur trattandosi di un fenomeno generale, possiamo però individuare un epicentro significativo: le lobby economico-finanziarie degli Stati Uniti d’America.Le scelte del potere politico stanno avendo pesanti ricadute in tutto il mon-do e anche in Europa. Il modello si basa su prestiti in disponibilità immediata e su un sistema di rateizzazione che ren-de schiave migliaia di persone e che crea una condizione “parallela” in cui qualsiasi bene sembra acquistabile con un piccolo contributo mensile. Nello specifico qualsiasi automobile, elettro-domestico, viaggio, può entrare nella casa di ogni famiglia, contribuendo a creare un’illusione che esista un reale potere d’acquisto che permetta a tutti di disporre di qualsiasi cosa. In realtà non è così. Questo modello fa contrar-re debiti che gravano sulla già precaria condizione di basso reddito di moltis-sime famiglie. Un esempio diffuso in Italia, e all’estero, è quello delle carte al consumo dei grandi supermercati: a fronte di un credito immediato si im-pegna la disponibilità economica delle future buste paghe.Il governo italiano ha praticato una po-litica di tagli selvaggi, nulla è stato ri-sparmiato: sanità, pensioni, scuola e in generale tutto ciò che era di competen-za del pubblico viene progressivamente smantellato. Fortunatamente in tutto il globo si sono presentati dei fenomeni di

resistenza collettiva a questa crisi, con orientamenti opposti a quelli dei gover-nanti. In Italia è stato il caso del movimento no gelmini. Durante tutto questo autunno centinaia di migliaia di persone su tutto il territorio nazionale, genitori, alunni, studenti dei licei e delle università, han-no unito alla battaglia per la difesa della scuola pubblica il rifiuto per le politiche di crisi che comporteranno una riduzio-ne del livello di vita. Lo slogan “noi la crisi non la paghia-mo” si oppone alla “distruzione della scuola pubblica” operata dalle leggi in materia d’istruzione, alle condizioni di

cassa integrazione di migliaia di lavora-tori, ai tagli all’occupazione, alla cresci-ta esponenziale della disoccupazione. Mentre la crisi della quarta settimana arriva a metà mese per più della metà delle famiglie italiane il governo Ber-lusconi vorrebbe far pagare la crisi alle fasce più “deboli” dalla società.Giunti a questo punto non resta altro che «Resistere alla Crisi», non lasciando un metro, ed un euro, a chi vorrebbe farcela pagare, organizzandoci colletti-vamente come Vanchiglia sa fare. E come spesso diciamo, questo è un quartiere in movimento ed un movi-mento di quartiere.

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“Quando a decidere dei cambiamenti di un territorio sono i soggetti che vivono nel territorio, le cose funzionano, sono belle ed efficaci”

Il 18 febbraio alla scuola Fontana c’era-no proprio tutti. Direttore, maestre, in-segnanti, gli assessori Curti, Saragnese, Grimaldi, architetti, pedagogisti, me-ravigliati di un risultato che dovrebbe essere scontato. Politici e professionisti hanno scoperto che, quando a decidere dei cambiamenti di un territorio sono i soggetti che vivono nel territorio, le cose funzionano, sono belle ed efficaci. L’uovo di Colombo.I bimbi della scuola Fontana hanno de-ciso di riprogettare le “cancellate” di via Balbo (tratto pedonale). Così parte il progetto Torino, Città in Gioco, i bam-bini vengono condotti in un laboratorio di progettazione urbana e reinventano il loro luogo prediletto. Costruiscono un plastico pensando a tre aree confinanti, una prima adibita a verde, una secon-da attrezzata per giochi e socialità, una terza libera (pensata per i calciatori in erba che si esercitano da sempre lì). Le uniche da escludere sono le macchine, per il resto vogliono un luogo aperto a tutt*, un’area verde attrezzata, panchine e tavolini per sostare, spazi per giocare. Una piazza, come si progettava in altri tempi, per fermarsi, correre, conoscer-si, incontrarsi. Ancora una volta sono loro, i più piccini, ad insegnarci come andrebbe vissuto il territorio; loro che non riconoscono nella nazionalità di-versa un problema (semmai una risor-sa), che non vogliono barricarsi in casa, che amano i loro luoghi e sono capaci di immaginarne un futuro migliore.Merito, certo, anche dei loro insegnanti e di quella scuola primaria che il mini-stro Gelmini vorrebbe demolire. Avvie-ne così che un pool di professionisti del comune “scopre” Vanchiglia, chiede ai più giovani cittadini del quartiere di esprimersi e raccoglie risultati sbalordi-tivi. I luoghi di ritrovo riconosciuti nella zona vengono individuati nelle “cancel-late”, in largo Montebello e nel giardino

del centro sociale Askatasuna, risultato poi essere l’unico luogo aggregativo non commerciale del territorio. Man-ca il verde, mancano aree per giocare a pallone (tanta tristezza per l’unico cam-petto ad uso esclusivo della parrocchia), le macchine sfrecciano pericolose per le viuzze. E poi le loro amate “cancellate”, piene di escrementi animali e tappezza-te di scarabocchi sui muri, sempre spor-che e “sgarrupate”.Un progetto complesso ed artistico, elaborato e fantasioso che va a rendere più vivibile quello che è già il cuore vivo della Vanchiglia popolare. Ben altro ri-spetto al progetto europeo Spina della Conoscenza, che vorrebbe Vanchiglia quartiere universitario, colmo di locali commerciali e di affitti improponibi-li, pensando probabilmente (come già sperimentato dai famigerati piani Ur-ban) di “ripulire” da ciò che non fa cas-sa: gli abitanti “comuni”.I bambini chiedono meno macchine, più aree pedonali, più spazi per giocare e crescere, con loro ci sono i genitori e le/gli insegnanti, la parte viva di Van-chiglia. E quando un consigliere di cir-coscrizione apre la polemica sul centro sociale, viene educatamente invitato a tacere da genitori e maestre che, pro-

babilmente, non si fidano troppo di giornalisti e politici chiacchieroni e si fidano molto più di quello che vedono. «Il centro sociale Askatasuna non si tocca», dichiara una mamma che tiene in braccio una bimba dormiente, «è l’unico spazio dove posso giocare se-renamente con mia figlia». «I ragazzi sostengono le attività della scuola, riba-disce una maestra, fanno attività edu-cative per i bimbi del quartiere, stan-no allestendo una ludoteca e ci hanno anche ricomprato il materiale didattico che ci era stato rubato».Insomma, nessuno spazio a polemi-che strumentali o promesse even-tuali, i bambini, assieme alla loro comunità non vogliono essere presi in giro. Il pro-getto c’è, i finanziamenti (a detta degli asses-sori Curti, Saragne-se e Grimaldi) pure. Intanto continuiamo a fare quello che ab-biamo sempre fatto, prenderci cura del nostro territorio, vi-verlo e farlo crescere grazie alla forza della collettività.

arriva finalmente il progetto di riqualifica di via balbo

I bambini reinventano il quartiere Alunne e alunni progettano le nuove “cancellate”

“Molti, insieme ai bambini, ritengono che l’Askatasuna sia una notevole risorsa per il quartiere”

Come nasce il progetto 1. Torino, Città in gioco e cos’è un laboratorio di progettazione partecipata?Il progetto Città in gioco è un progetto del Laboratorio Città Sostenibile del Comune di Torino. Il Laboratorio Città Sostenibile è una struttura che traduce scelte politiche facenti capo a sei Assessorati: Risorse Educative, Ambiente, Arredo e Rigenerazione Urbana, Verde Pubblico, Viabilità e Trasporti, Decentramento ed Area Metropolitana. In particolare il progetto Città in Gioco si occupa da alcuni anni della progettazione e realizzazione in chiave sostenibile di spazi educativi, in particolare di cortili scolastici, di aree verdi per il gioco e la socializzazione. La modalità con cui si arriva alle scelte progettuali è la

progettazione partecipata, prevalentemente con bambini e insegnanti.Un laboratorio di progettazione partecipata con i bambini è un laboratorio creativo che, attraverso un percorso di volta in volta studiato in base al contesto e alla fascia d’età dei bambini, ha come principale obbiettivo quello di far emergere le esigenze e i desideri dei bambini rispetto allo spazio di cui sono i primi fruitori.

Come avete operato? Quali sono state 2. le fasi di progettazione con i bambini?Per quanto riguarda l’area di via Balbo abbiamo seguito – come architetti tutor del quartiere Vanchiglia – per la Rigenerazione urbana, per conto del Settore Arredo Urbano della Città di Torino, la fase di ascolto dei soggetti locali che si affacciano direttamente sullo spazio pubblico e quella di osservazione sul suo utilizzo durante la settimana.In questa fase abbiamo avuto alcuni incontri con i bambini della Scuola Fontana e con l’architetto Milena Misia, consulente del Laboratorio Città Sostenibile (che ha seguito l’intero progetto con la scuola elementare), in occasione dei quali ci è stato raccontato il lavoro svolto nell’anno precedente e gli spunti progettuali emersi sull’area pedonale di via Balbo.

Da architetti, come reputate il risultato 3. finale?E’ un po’ difficile per noi pensare al progetto di via Balbo “da architetti” in senso stretto. Il progetto rappresenta il risultato di un lavoro di sintesi delle osservazioni e delle suggestioni che ci sono state fornite dai bambini e da tutti i soggetti locali incontrati. I suggerimenti raccolti si sono dovuti confrontare con alcuni vincoli che sempre esistono nella redazione di un progetto (ad esempio la pavimentazione esistente con cui “dialogare”, le caratteristiche morfologiche dell’area, i vincoli di budget, i vincoli relativi alle competenze dei diversi Settori degli Enti Pubblici etc...).Quando si arriva a definire un progetto dopo un percorso di questo tipo la speranza è di aver saputo cogliere le reali esigenze dei nostri interlocutori e di aver operato delle scelte giuste affinché lo spazio possa essere utilizzato da tutti in maniera flessibile e soddisfacente. L’apporto “da architetti” è stato quello di conciliare tecnicamente tutti questi aspetti attraverso la ricerca dei materiali più adatti e delle tipologie di

arredo più efficaci per le diverse modalità di utilizzo proposte, con l’obiettivo di costruire uno spazio capace di incentivare la socializzazione, il confronto e usi sempre nuovi. Naturalmente abbiamo fatto attenzione anche al risultato “estetico” facendo nostra la riflessione dei bambini «uno spazio bello è più usato e, quindi, più sicuro (e più rispettato!)», convinte che uno spazio di qualità e curato nei dettagli ne possa accrescere l’uso, generando una maggiore affezione e un maggiore desiderio di cura e di rispetto.

Quali sono le condizioni perchè il 4. progetto riesca?Per la riuscita di questo progetto è fondamentale una partecipazione e una collaborazione attiva e sinergica alla gestione di questo nuovo spazio da parte di tutti i soggetti che lo utilizzeranno e sapranno animarlo con le proprie attività. E’ importante che questo luogo non sia né uno “spazio conteso” né venga abbandonato a se stesso e che diventi un punto di riferimento per gli abitanti e le iniziative di socializzazione nel quartiere.

Qualcuno, durante l’incontro di 5. presentazione, ha polemizzato sul Centro sociale Askatasuna. Che impressioni avete raccolto dai bimbi sul loro rapporto con il Centro?Quella emersa durante la presentazione ci è sembrata, più che una polemica, una mancanza di informazione sull’accordo esistente tra il Centro sociale Askatasuna e l’Asilo nido e le relative conseguenze (gestione e sicurezza dei bambini, manutenzione dello spazio e limitata apertura del cortile durante la settimana).Molti bambini della scuola conoscono bene il Centro sociale e partecipano a molte delle iniziative organizzate dai ragazzi del Centro. I bambini hanno proposto di ripensare al cortile del Centro come “una stanza” per i più piccoli «di rimetterlo anche un po’ a posto e di aprirlo più spesso perché così possono andarci tutti» e «sarebbe importante coinvolgere i ragazzi che lo gestiscono e lavorare con loro anche per riorganizzare lo spazio e gli orari di apertura, i ragazzi sono simpatici, curano il cortile e quando andiamo a giocare ci offrono le bevande gratis».Molti, insieme ai bambini, ritengono che l’Askatasuna sia una notevole risorsa per il quartiere.

intervista maura brunetto sandra de matteis

5 domandeagli architetti del Comune incaricati di progettare la riqualifica di via Balbo

“Un quartiere in movimento...

...un movimento di quartiere”

AgendA25 aprile: festa della Liberazione, corteo dal Martinetto1°maggio: corteo dell’antagonismo sociale - p.za Vittorio ore 9:0019 maggio: la gelmini inaugura il g8 di Torino

tutti i sabati di primavera il giardino del Centro sociale Askatasuna è aperto a tutte/i coloro che vogliono partecipare

alle attività del Comitato di Quartiere Vanchiglia

Sabato 28 febbraio il quartiere è stato attraversato da un’onda anomala di colori, musica, allegria. Le strade sono state tappezzate di coriandoli, le vie strette riempite di festa. Quello che la Stampa definisce “il carnevale degli autonomi” è diventato, nel tempo, un appuntamento imprescindibile per gli abitanti del quartiere, impegnati da almeno due anni in una operosa azione politico-sociale di resistenza e riqualifica degli spazi. Non è un caso che le guest stars dell’evento fossero Robin Hood e la banda di Sherwood, simbolo, per grandi e piccini, di una giustizia sociale che si riappropria dei propri diritti, contro principi e sceriffi avidi ed autoritari. Avviene così che, durante la sfilata dei carri allegorici, la comunità del territorio, compatta, sottolinei la sua contrarietà alle discriminazioni, denunci l’assenza di spazi sociali nel territorio ed esponga, ancora una volta dopo un autunno caldo di mobilitazioni, la sua assoluta contrarietà alla riforma della scuola del ministro Gelmini.Oltre 400 partecipanti hanno animato un corteo lungo e festoso, che si è concluso nel giardino del Centro sociale Askatasuna, luogo di incontro e di raccordo per il Comitato di Quartiere, realtà nata da un paio d’anni ed animata da famiglie, insegnanti, migranti, cittadini/e di Vanchiglia. Una collettività che ha saputo contribuire e dare valore aggiunto alla battaglia contro i tagli della scuola, proponendo quella che è diventata la campagna nazionale sulle iscrizioni (che ha prodotto, su scala nazionale, un aumento esponenziale delle richieste di tempo pieno), animando enormi cortei cittadini e riflessioni che superano la mera difesa della scuola pubblica tout-court. Un quartiere che non vuole ritrovarsi schiacciato da meccaniche speculative che lo vorrebbero area universitaria (con i consueti aumenti improponibili degli affitti e monopolio dei servizi a pagamento) e chiede con forza spazi sociali fuori dalle logiche di mercato.Cittadine/i che si autorganizzano per resistere alla crisi, proponendo un modello di socialità/attivismo/vita altro, che trovi la via d’uscita nella collettività e non dia spazio a quella cultura del sospetto e della discriminazione, tanto utile a chi detiene il potere. Ed il Carnevale non è stato altro che un ulteriore momento di quella socialità aggregativa, autorganizzata ed autogestita, che, anche attraverso momenti ludici e festosi, rende palese l’efficacia e la necessità di luoghi e spazi di comunicazione sul territorio.

carnevale 09Robin Hood in Vanchiglia