DIZIONE - AVO Milano Speciale 2014.pdf · 3 cosa vuol dire essere volon-tari, come crearsi...

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L o scorso anno si è parlato di “Era nuova dell’AVO”. Oggi dobbiamo porci la domanda sulla nostra identità se” l’imprint- ing” di AVO è rimasto quello originario o se si è trasformato e cosa è diventato. Occorre provare a dare una risposta alle domande che oggi ci poni- amo “chi sono io?” e “ chi siamo noi?” Dobbiamo essere consapevoli che il volontariato oggi non può più essere caratterizzato unicamente da motivazione, dedizione, sacrificio e convinzione di essere capace di interpretare le esigenze della società e modificare e supplire le deficienze dei servizi pubblici, ma deve agire in maniera integrata con strumenti e attività di intervento orga- nizzati secondo un progetto pianificato e non improvvisato; la buona volontà serve ma non è sufficiente, occorre essere preparati, conoscere, imparare a essere obbiettivi, considerare le variabili e poi agire non solo con il cuore e l’istinto, ma anche con la testa. I volontari AVO debbono presentarsi alla loro utenza, mondo sani- tario e pazienti soprattutto, in modo univoco, ben identificato e ri- conoscibile, per cui ci siamo dati delle regole il cui rispetto è essenziale. Occorre rifuggire l’individualismo, la ricerca di soddisfazioni per- sonali; dovremmo cancellare dal nostro vocabolario “il mio” per un “nostro”. E’ importante ricordare che il nostro rapporto con il malato e/o il par- ente deve essere di fraternità, più che di solidarietà. Il volontario AVO è colui che è disponibile, aperto, sa ascoltare, è discreto, collaborativo, curioso e innovativo, si mette al “servizio” (non per niente noi parliamo di servizio e ci auguriamo “buon servizio” ad inizio di ogni turno). Sembra facile a dirsi, molto più impegnativo a farsi, ma solo se tutti insieme riusciremo a dare questa immagine potremo dire di essere riusciti a costruire la “rete” di cui abbiamo parlato e sarà anche la rete della nostra vita. Non mi resta che augurarci vicendevolmente “buon servizio” e oggi buona festa a tutti noi perché è giusto e doveroso gratificarci con una grazie collettivo. Maria Saraceno 18 ottobre 2014 ORE 9.30 Teatro Ariberto Via Daniele Crespi, 9 - Milano Questione d’identità nell’era nuova dell’AVO 6 a ONLUS MILANO Anch’io Voglio Offrirmi Anch’io Voglio Offrirmi EDIZIONE STRAORDINARIA

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Lo scorso anno si è parlato di “Era nuova dell’AVO”.Oggi dobbiamo porci la domanda sulla nostra identità se” l’imprint-ing” di AVO è rimasto quello originario o se si è trasformato e cosaè diventato. Occorre provare a dare una risposta alle domande che oggi ci poni-amo “chi sono io?” e “ chi siamo noi?”Dobbiamo essere consapevoli che il volontariato oggi non può piùessere caratterizzato unicamente da motivazione, dedizione, sacrificioe convinzione di essere capace di interpretare le esigenze della societàe modificare e supplire le deficienze dei servizi pubblici, ma deveagire in maniera integrata con strumenti e attività di intervento orga-nizzati secondo un progetto pianificato e non improvvisato; la buonavolontà serve ma non è sufficiente, occorre essere preparati,conoscere, imparare a essere obbiettivi, considerare le variabili e poi

agire non solo con il cuore e l’istinto, ma anche con la testa. I volontari AVO debbono presentarsi alla loro utenza, mondo sani-tario e pazienti soprattutto, in modo univoco, ben identificato e ri-conoscibile, per cui ci siamo dati delle regole il cui rispetto èessenziale.Occorre rifuggire l’individualismo, la ricerca di soddisfazioni per-sonali; dovremmo cancellare dal nostro vocabolario “il mio” per un“nostro”.E’ importante ricordare che il nostro rapporto con il malato e/o il par-ente deve essere di fraternità, più che di solidarietà.Il volontario AVO è colui che è disponibile, aperto, sa ascoltare, èdiscreto, collaborativo, curioso e innovativo, si mette al “servizio”(non per niente noi parliamo di servizio e ci auguriamo “buonservizio” ad inizio di ogni turno). Sembra facile a dirsi, molto piùimpegnativo a farsi, ma solo se tutti insieme riusciremo a dare questaimmagine potremo dire di essere riusciti a costruire la “rete” di cuiabbiamo parlato e sarà anche la rete della nostra vita. Non mi resta che augurarci vicendevolmente “buon servizio” e oggibuona festa a tutti noi perché è giusto e doveroso gratificarci con unagrazie collettivo.

Maria Saraceno

18 ottobre 2014ORE 9.30

Teatro AribertoVia Daniele

Crespi, 9 - Milano

Questioned’identitànell’era nuova

dell’AVO

6a

ONLUS MILANO

per por-t

trasmette ca-l

Anch’io

Voglio

Offrirmi

Anch’io

Voglio

Offrirmi

EDIZIONE

STRAORDINARIA

Besta

Cto

Pini

Niguarda

San Paolo

la sede

Pierluigi Dovis

ass. Majorino

il Barbara Zagaglia Trio

San Giuseppe

Osp. Melzo

Policlinico

Don Gnocchi

Trivulzio

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COSA VUOL DIRE ESSERE VOLON-TARI, COME CREARSI UN’IDEN-TITÀ, COSA FARE AFFINCHÈ I

VOLONTARI NON SIANO “CANI SCIOLTI” MASENTANO DI APPARTENERE A UNA COMUNITÀ E

A UN’ASSOCIAZIONEIn questo periodo particolare, tutti, persone comuni, giornalisti, politici,manifestano grande apprezzamento per il volontariato. Tengono in con-siderazione l”‘utilità “del volontario non “la persona stessa”. Ci ringrazianoper l’aiuto che diamo senza pesare sulla collettività.Questo modo di pensare ha radici negli anni ‘ 70 , quando il volontariatonasce e cresce esponenzialmente. Noi, onesti cittadini allora abbiamo co-minciato a “frequentare” il mondo pre-politico” fatto di volontariato, coo-perative sociali, circoli sociali ( acli, arci, bocciofile). Ora siamo chiamatia curare le piaghe della società, pur non avendo gli strumenti per agiresulle cause, perchè SOLO la politica è in grado di farlo.Secondo Paolo VI, la politica è la forma più alta di carità. La politica hanel suo DNA il prendersi cura del bene di tutta la società, mentre il nostrocurare il singolo malato in ospedale è ridotto a” solidarietà spicciola”. Oggi il volontariato quando fa qualche cosa “in piccolo” deve essere ingrado di portare” un grande” pensiero nella società. Non c’è quasi nessunoche ha una visione volta a stanare le nostre coscienze. Il volontariato èchiamato a” fare cultura”. È necessario quindi che il volontariato diventi un attore educativo chefaccia crescere la solidarietà spicciola, di vicinato. Questa rende infatti fra-terna la società nella quale viviamo.I problemi intercettati in ospedale da voi, che sono non tanto il “disagiofisico” ma il “vivere bene dentro”, sono segnati dalla mancanza di solida-rietà. Io non sono preoccupato della povertà in Italia, sono preoccupatodell’esclusione dalla società di questi poveri.C’è un altro aspetto importante: la questione del rapporto che la nostrasocietà ha con le Istituzioni. Voi, siete ogni giorno in rapporto con la Sa-nità, i miei volontari invece che vanno in carcere hanno rapporti conquella istituzione.Noi non siamo in ospedale a sopperire alle mancanze di infermieri e oss:il nostro ruolo è quello di “accompagnare” le persone che stanno male.È pur vero che l’accompagnamento si riduce a volte a qualche servizio,come imboccare le persone a pranzo/cena. Ciò è molto gratificante, ma èmeno faticoso che ascoltare.

Il nostro compito è invece quello di ascoltare. Il dar da mangiare è solouno strumento per arrivare al nostro scopo, e cioè creare un rapporto fattodi presenza, ascolto, quell’esserci che il paziente chiede.La vicinanza è un valore aggiunto che il malato sente a pelle. Noi siamo deifratelli che sanno interpretare il grido silenzioso delle persone che ci sonostate affidate. Grido che senti solo se stai vicino e sei capace di aspettare.Può succedere che il volontario “casuale”, sieda al capezzale del malato ecominci ad “alluvionare” la persona con le proprie idee, i propri modi di ve-dere ecc... (la sindrome del buon pastore). L’ASCOLTO invece è la capacitàdi mettere al centro l’altro. Ed è una caratteristica che non possiamo tra-scurare, perchè ci permette di trovare le risposte giuste al momento giusto.Nasce il problema che tutto questo non può essere una cosa del singolo.Ha bisogno di essere condivisa con gli altri. Il rischio è che noi pensiamoche l’azione di solidarietà, sia una questione personale. Addirittura Gesùdiceva che il testimone di carità più grande è la Comunità Cristiana. Nel momento in cui siete di fronte al malato, non rappresentate solo voistessi, ma soprattutto una Comunità, l’AVO, grazie alla quale potete farequello che state facendo.Diventa quindi importante riuscire ad armonizzare la nostra esperienzacon quella dell’Associazione. L’AVO non è solo quella che ci fa entrarein ospedale, ma è la nostra casa comune.Perché tutto ciò sia possibile abbiamo bisogno di un ambiente in cui con-dividere la nostra esperienza: l’Associazione.Davanti a noi c’è l’azione gratuita del dono, non solo per il fatto che nonprendiamo soldi ma anche perchè non cerchiamo alcun tornaconto.La nostra gratuità sta nel non aspettarsi la risposta come la vorremmo noi,quando la vorremmo noi e nelle modalità in cui a noi piacerebbe di più. Siamo volontari perchè doniamo e prendiamo quello che ci dona il pa-ziente. Se il paziente ci dona uno schiaffo, noi porgiamo al malato un’altraopportunità. Siamo volontari perchè facciamo della nostra vita un atteggiamento con-tinuo di dono.Siamo volontari perchè collaboriamoalla creazione di una nuova società.Le lusinghe dei soldi, o di chi ci da le me-daglie, non ci servono.GRAZIE!

Pierluigi Dovis, direttore della Caritas Diocesana di Torino

Anche quest’anno mi sono occupata di organizzare e coordinare la realizzazionedella nostra festa in occasione della Giornata Nazionale Avo. La partecipazionedei nostri volontari è stata come sempre entusiastica e notevole è stato l’apprez-zamento per il discorso della nostra Presidente Maria e per il relatore PierluigiDovis. Questo ottimo risultato è stato frutto dello sforzo e della intensa attivitàsvolta da un team di volontari. Come alla fine di tutti gli eventi che si rispettinoanche nel nostro caso desidero ringraziare chi ha collaborato con dedizione efatto sì che l’evento si realizzasse e avesse successo.Inizio ringraziando MARILENA e ANGELA e la segreteria tutta per l’enorme lavoro di supporto con innumerevoli lettere, telefonate e controlli, ecc.Grazie e complimenti al nostro affabile presentatore, RICCARDO, che mal-grado tenti di resistere al mio insistente invito sostenendo di essere timido poisi rivela splendidamente all’altezza del ruolo! Ringrazio STEFANIA, semprepreziosa per i suoi innumerevoli contatti e che quest’anno ci ha proposto i gruppimusicali che ci hanno piacevolmente intrattenuto. Ringrazio CLAUDIO chetra gli altri aiuti dati, ha stappato con la perizia di un blasonato sommelier decinedi bottiglie di vino. Infine un ringraziamento a tutti i volontari che hanno par-tecipato all’evento creando così un momento particolarmente sentito e intenso. Un arrivederci al prossimo anno.

Anna Frola

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La nostra amatissima collega Anna Bianco, volontaria al Besta, è mancata mercoledì 22 ottobre. Il 18 ottobre aveva ricevuto, per mano di sua figlia Elena, il premio per i 35 anni di servizio.

E solo pochi giorni prima, il 14 ottobre, la famiglia si era stretta a lei per il suo ottantesimo anniversario e il 17 per i 55 anni di matrimonio.

Così la ricorda Adriana Cavallotti, Responsabile dei volontari AVO al Besta. “Anna cara, non sei più fisicamente con noi, che abbiamo avuto il privilegio e la gioia di essere con te

al servizio dei malati per un tempo incredibilmente lungo: 35 anni. Li hai trascorsi per lo più al Policlinico, gli ultimi 10 anni al Besta. Hai dimostrato a tutti noi che tu, pur avendo una vita piena e ricca di impegni di famiglia,figli e numerosi nipoti, hai saputo donare a tutti le cose più belle con grande semplicità e delicatezza, arricchendo

con amore la vita di chi ti è stato vicino. La tua gioia nel donarti e il tuo esempio anche in situazioni difficili rimarranno nei nostri cuori come una grande scuola di vita.

Grazie cara Anna, arrivederci.”

Sabato 18 ottobre 2014, 6a Giornata Nazionale AVO, l’incontro dei volontari mi-lanesi è avvenuto nel Teatro Ariberto di via Daniele Crespi. Tema dell’evento, Que-stione d’identità nell’era nuova dell’AVO. Nella sala gremita, il Presidente di AVOMilano, Dottoressa Maria Saraceno, ha come sempre introdotto i lavori della gior-nata e della festa dei volontari da premiare con parole di ringraziamento per l’impe-gno offerto da tutti, e anche con alcune riflessioni fatte nel corso dell’anno, che inparte trascrivo qui di seguito. “Dato per scontato che ognuno di noi si avvicina almondo del volontariato con il suo bagaglio di conoscenze, esperienze, convinzioniche hanno costruito la sua identità, è anche vero che i volontari AVO debbono pre-sentarsi alla loro utenza , mondo sanitario e pazienti soprattutto, in modo univoco,ben identificato e riconoscibile, per cui ci siamo dati delle regole il cui rispetto è es-senziale. Questo significa che l’identità è il risultato di un continuo processo di ne-goziazione e di confronto e che deve essere costruita, coltivata con l’apporto di tutticoloro che percorrono la stessa strada, pur mantenendo ciascuno il modo di porsi edi rapportarsi con gli altri che gli è proprio, ma anche con quel ‘quid’ che fa ricono-scere lo stile AVO”. E ancora: “Come riconoscere allora il volontario AVO? E’ coluiche è disponibile, aperto, sa ascoltare, è discreto, collaborativo, curioso e innovativo,si mette al ‘servizio’… Sembra facile a dirsi, molto più impegnativo a farsi, ma solose tutti insieme riusciremo a dare questa immagine potremo dire di essere riusciti acostruire la rete di protezione intorno al malato e sarà anche la rete della nostra vita”.Ha poi preso la parola Pier Francesco Majorino, Assessore alle Politiche Sociali eCultura della Salute del Comune di Milano, che anche a nome del Sindaco GiulianoPisapia ha ringraziato i volontari della nostra associazione per l’azione generosa egratuita che quotidianamente offriamo: attività di grande aiuto non solo ai malati,ma anche alle strutture sanitarie nelle quali operiamo, particolarmente apprezzatein un periodo di crisi come quello che stiamo vivendo. Ha espresso la sua gratitudine ad AVO Milano anche per il progetto A casa lontanida casa (www.acasalontanidacasa.it), rete di alloggi solidale, che offre oltre 1000 postiletto in case d’accoglienza a pazienti e ai loro familiari venuti da fuori per affidarsialle strutture sanitarie del capoluogo lombardo. Si ricorda che oltre ad AVO, il pro-getto è stato realizzato da CasAmica Onlus, da Lilt Lega italiana per la Lotta controi Tumori Sezione Provinciale di Milano e da Prometeo Onlus.Sul palco per il primo intrattenimento musicale della mattinata il Barbara ZagagliaTrio, che con il titolo Dai cantautori ai poeti ha interpretato alcune opere di ErnestoRagazzoni, poeta e giornalista piemontese vissuto tra il 1870 e il 1920, poco cono-sciuto dal pubblico presente in sala. Particolarmente curiosi i ritornelli de Il teoremadi Pitagora (Il quadrato costruito sull’ipotenusa è la somma di quelli fatti sui cateti)e dell’Elegia del verme solitario (Perch’io solo sono il verme, lungo verme, cupo

verme, cieco verme, bieco verme, triste verme solitario). Poi il Trio è passato alle piùtradizionali canzoni di Bob Dylan dei mitici anni ‘60, le applauditissime Like a Rol-ling Stone, Blowin’ in the Wind e The times they are a-changin.Lunghi e sentiti applausi anche all’intervento di Pierluigi Dovis, Direttore della Ca-ritas Diocesiana di Torino, Direttore Delegato Regionale delle Caritas Diocesianedi Piemonte e Valle d’Aosta e membro della Presidenza di Caritas Italiana. Single51enne, Dovis è un eccezionale oratore che ha ricordato, tra l’altro, come “tutti fac-ciano una lode sperticata del volontariato, quella cosa senza la quale chissà dove sa-remmo”, perché noi “serviamo”, siamo “utili operatori” nella società. Il ruolo delvolontario AVO è quello di accompagnamento del malato, è creare una vicinanza dipresenza, di affetto, è di essere dei fratelli che stanno accanto a chi soffre. E do-vremmo sforzarci di essere volontari sempre, anche fuori dall’ospedale e tornati acasa propria. Noi doniamo senza aspettarci un grazie, senza attenderci un ritorno:questo è il senso di gratuità del volontariato. E il volontariato ci deve servire nellanostra vita per “allenarci” a donare. La carità è una forma di giustizia. Non a casoDovis ha citato il precetto del diritto romano Unicuique suum, A ciascuno il suo.Ed ecco giunto il momento più atteso, quello della premiazione dei 75 volontari,chiamati sul palco da Riccardo Moscara di AVO Giovani secondo l’ordine alfabeticodegli ospedali di appartenenza. Per primo quindi il Besta con Teresa Ingrascì, pre-miata per i 10 anni di servizio, e con la figlia Elena di Anna Bianco, che ha ritirato ilpremio per i 35 anni di servizio della madre impossibilitata a essere presente. Unasua lettera di ringraziamento, nella quale Anna ricorda e ringrazia Valentina Bordi-gnon, Nuccia Longhini e Adriana Cavallotti “dalle sette vite”, è stata letta dalla col-lega Ornella Oldini visibilmente commossa. Poi C.T.O. con 3 volontari premiati; Don Gnocchi con 7; Niguarda con 7; GaetanoPini con 8; Policlinico con 7 (tra cui Renata Pezzotta e Giancarlo Rovera per i 35anni); San Giuseppe con 7; San Paolo con 12; Santa Maria delle Stelle di Melzo con3; Sede AVO con 3; Pio Albergo Trivulzio con 16. A tutti un bel vasetto di ciclaminirossi e gli applausi del pubblico.Intitolato Viaggio nella musica e nella poesia di Faber, il secondo intrattenimentomusicale è stato un tributo a Fabrizio De André: un duo cantante-violinista conl’aiuto dei battimani del pubblico, ha proposto una decina dei suoi brani più celebri,da La canzone di Marinella a La guerra di Piero, da Volta la carta a La ballata delMiché, passando per Un giudice e Il pescatore.L’aperitivo delle ore 13 ha siglato molto gradevolmente la chiusura dei lavori.

Marina Botti volontaria al Besta

SANTA MESSA DI NATALE 2014La S. Messa di Natale per i Volontari di AVO Milano e i loro famigliari e amici

sarà celebrata nella Parrocchia SAN FRANCESCO D’ASSISI AL FOPPONINO

MERCOLEDI 10 dicembre 2014 alle ore 15.00Per raggiungere la Parrocchia San Francesco d’Assisi al Fopponino - Via Paolo Giovio, 41 - 20144 MILANO:

- Tram 19 (fermata p.le Aquileia) - Autobus 58 (fermata Via Lipari) - MM1 (fermata Pagano) - MM2 (fermata S. Agostino)

Al termine della funzione ci scambieremo gli auguri natalizi con un brindisi