ATLANTE DELLE orchiDEE DELLA ProViNciA Di SiENA · docente di Botanica sistematica presso...

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ATLANTE DELLE ORCHIDEE DELLA PROVINCIA DI SIENA SISTEMA DELLE RISERVE NATURALI DELLA PROVINCIA DI SIENA QUADERNI NATURALISTICI, 3 ATLANTE DELLE ORCHIDEE DELLA PROVINCIA DI SIENA ISBN: 978-88-8272-739-0 9 7 8 8 8 8 2 7 2 7 3 9 0 FLAVIO FRIGNANI è docente di Botanica Sistematica pres- so la Facoltà di Scienze Matematiche Fisiche e Na- turali dell’Università degli Studi di Siena. Nella sua attività di ricerca contribuisce all’ampliamento delle conoscenze floristiche e vegetazionali della Toscana meridionale e in particolare di numerose aree protette della Provincie di Siena e Grosseto, tra cui il Sistema delle Riserve Naturali senesi. Collabora con il Corpo Forestale dello Stato in nu- merosi progetti finalizzati alla conservazione e alla gestione della flora e della vegetazione delle Riserve Naturali Statali. Si occupa inoltre dello studio di popolazioni di Or- chidaceae e altre bulbose, nonchè di sistematica e tassonomia del genere Romulea (Iridaceae). Copia gratuita Vietata la vendita

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ATLANTE DELLE orchiDEEDELLA ProViNciA Di SiENA

SiStema delle RiSeRve NatuRali della PRoviNcia di SieNa

QuadeRNi NatuRaliStici, 3

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Flavio FRigNaNi è docente di Botanica Sistematica pres-so la Facoltà di Scienze Matematiche Fisiche e Na-turali dell’Università degli Studi di Siena. Nella sua attività di ricerca contribuisce all’ampliamento delle conoscenze floristiche e vegetazionali della Toscana meridionale e in particolare di numerose aree protette della Provincie di Siena e Grosseto, tra cui il Sistema delle Riserve Naturali senesi.Collabora con il Corpo Forestale dello Stato in nu-merosi progetti finalizzati alla conservazione e alla gestione della flora e della vegetazione delle Riserve Naturali Statali.Si occupa inoltre dello studio di popolazioni di Or-chidaceae e altre bulbose, nonchè di sistematica e tassonomia del genere Romulea (Iridaceae).

copia gratuitaVietata la vendita

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ATLANTE DELLE ORCHIDEE DELLA PROVINCIA DI SIENA

Flavio Frignani

SISTEMA DELLE RISERVE NATURALI DELLA PROVINCIA DI SIENA

QUADERNI NATURALISTICI, 3

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PROVINCIA DI SIENA

Presidente SIMONE BEZZINI

Assessore alle Aree Protette ANNA MARIA BETTI

PROGETTO A CURA DI

SERVIZIO AREE PROTETTE DELLA PROVINCIA DI SIENA

DIRIGENTE: Serena SignoriniPosizione Organizzativa: Domitilla NonisPERSONALE TECNICO E AMMINISTRATIVO:Barbara Anselmi, Davide Morrocchi, Francesca Sassetti

© COPYRIGHT 2011 PROVINCIA DI SIENA

GRAFICA E IMPAGINAZIONE

Paolo Pepi

STAMPA

Edizioni Cantagalli - Siena

Finito di stamparenel maggio 2011

TESTI

Flavio FrignaniMarco Landi, Claudia Angiolini e Flavio Frignani (pp. 19-22, “Ecologia e conservazione delle orchidee: il casodelle praterie calcaree”)Elena Salerni, Pamela Leonardi e Claudia Perini (pp. 23-26, “www.orchidee&funghi.com: un social network pococonosciuto!”)

FOTOGRAFIE

Barbara Anselmi, Matteo Baini, Giovanni Biagini,Gianmaria Bonari, Mauro Contorni, Stefano Faggioli,Luciano Filippi, Flavio Frignani, Giuseppe Manganelli,Andrea Mazzeschi, Isabelle Minder, Davide Morrocchi,Claudia Perini

DISEGNI

Flavio Frignani e Jacopo Petrini

TABELLE E CARTOGRAFIA

Provincia di Siena - Servizio Aree protette

Iniziativa realizzata con il contributo della Banca Monte dei Paschi di Siena

CITAZIONI RACCOMANDATE

Frignani F., 2011. Atlante delle Orchidee della Provinciadi Siena. Sistema delle Riserve Naturali dellaProvincia di Siena, Quaderni Naturalistici, 3: 176pp.

Landi M., Angiolini C. & Frignani F., 2011. Ecologia econservazione delle orchidee: il caso delle prateriecalcaree. In: Frignani F., 2011. Atlante delleOrchidee della Provincia di Siena. Sistema delleRiserve Naturali della Provincia di Siena, QuaderniNaturalistici, 3: 19 - 22.

Salerni E., Leonardi P. & Perini C., 2011.www.orchidee&funghi.com: un social network pococonosciuto!. In: Frignani F., 2011. Atlante delleOrchidee della Provincia di Siena. Sistema delleRiserve Naturali della Provincia di Siena, QuaderniNaturalistici, 3: 23 - 26.

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La Provincia di Siena è, da molti anni, impe-gnata nella tutela e conservazione della bio-diversità; obiettivo oggi più che mai presentenelle agende politiche internazionali.La creazione del Sistema delle RiserveNaturali, avvenuta 15 anni fa, è stata il primotassello dell’azione della Provincia in questosenso, volto a proteggere gli ambienti più pre-ziosi e naturalisticamente rilevanti. Nel corsodegli anni si sono aggiunti studi e ricerche dicarattere ecologico, faunistico e vegetaziona-le, che hanno ampliato le conoscenze e per-messo di mettere a punto strumenti di tutela emonitoraggio sempre più adeguati.Più recentemente, Siena è diventata punto diriferimento nazionale per momenti di confron-to e discussione fra ricercatori ed enti pubbli-ci, grazie all’organizzazione dei “Cantieridella Biodiversità”, giornate di studio apertealla comunità tecnico-scientifica e finalizzatead approfondire aspetti specifici relativi allagestione della biodiversità.L’impegno è stato indirizzato, fin dall’inizio,anche al settore della divulgazione e dell’e-ducazione ambientale, con la creazione di unProgramma per le scuole e la formazione diGuide ambientali che lo hanno portato avan-ti fin dal 2000; coinvolgendo migliaia di stu-denti in progetti didattico-educativi legati alle

nostre Riserve Naturali e, più in generale, aitemi della biodiversità e dell’ambiente.Accanto a questo, ogni anno, vengono orga-nizzati eventi ed iniziative nelle RiserveNaturali finalizzati alla conoscenza dellediverse realtà locali e del loro immenso patri-monio, non solo naturalistico, ma anche pae-saggistico e storico-culturale.La Provincia cura, inoltre, dal 2005 la pub-blicazione di una collana, i “QuaderniNaturalistici” che, approfondendo aspetti spe-cifici, dimostrano la ricchezza e il valore delSistema delle Riserve Naturali Senese e delterritorio provinciale nel suo complesso. Con questo terzo Quaderno, la Collana,dopo essersi occupata di Anfibi e Rettili, siapre per la prima volta al mondo delle Piantee lo fa parlando di una delle famiglie certa-mente più affascinanti, quella delle Orchidee.Scopriamo, grazie a questo Atlante, che il ter-ritorio provinciale ne è ricchissimo, totalizzan-do 56 specie differenti sul totale delle 79toscane.L’Atlante delle Orchidee rappresenta un ulte-riore concreto contributo ad una maggioreconsapevolezza del valore del nostro terri-torio e all’affermarsi di una cultura semprepiù attenta e rispettosa dell’ambiente nelquale viviamo.

Anna Maria BettiAssessore alle Aree Protette della Provincia di Siena

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La provincia di Siena è uno dei territori italia-ni con la massima biodiversità per una lungaserie di ragioni storiche e biogeografiche.Accanto alla bellezza e alla diversità del suopaesaggio, per il quale è famosa in tutto ilmondo, offre infatti aree di grande valorenaturalistico che ospitano habitat e specie ani-mali e vegetali di grande interesse scientificoe conservazionistico.La Provincia, proprio per tutelare questi territo-ri, ha istituito a partire dal 1996, ai sensi dellaLegge Regionale sulle aree protette (L.R.49/1995), un Sistema di 14 Riserve Naturaliper una superficie complessiva di circa 9.000ettari, con l’obiettivo di creare uno strumentoper la conservazione della biodiversità e, allostesso tempo, un “laboratorio” per incentivaree sperimentare attività economiche sostenibili eforme di occupazione qualificata.Il territorio provinciale ospita anche 17 sitidella Rete Natura 2000, di cui 11 SIC e 6SIC/ZPS, istituiti ai sensi delle Direttive“Habitat” e “Uccelli” e riconosciuti dallaRegione Toscana anche come Siti diImportanza Regionale (L.R. 56/2000).Riserve Naturali e siti della Rete Natura 2000coprono insieme quasi il 16% del territorio pro-vinciale e tutelano nel loro complesso oltre 200emergenze naturalistiche, comprendendo spe-cie di interesse conservazionistico europeocome il lupo, il gatto selvatico, molte specie dichirotteri, oltre 40 specie di uccelli tra cui spe-cie rare come l’occhione e il lanario, a cui siaggiungono anfibi, rettili e invertebrati di inte-resse sia comunitario che regionale. Anche trale piante l’importanza delle specie tutelate ènotevole, con 77 specie di interesse regionale

tra cui molti endemismi e specie acquatiche arischio di scomparsa nelle zone umide toscane.Viste le competenze in materia di tutela dellabiodiversità che sono state delegate alle pro-vince dalla normativa in vigore, l’obiettivo alungo termine che la Provincia di Siena si pre-figge è quello di organizzare e gestire leRiserve secondo una “rete funzionale”, com-prensiva dei necessari elementi di connessionecon le altre tipologie di aree protette, integra-ta alla pianificazione e gestione del restanteterritorio in funzione di un uso sostenibile dellerisorse.Elemento fondamentale di questo percorso è laconoscenza della biodiversità nel suo com-plesso, delle singole specie, della distribuzio-ne e dinamica delle popolazioni presenti e deiprocessi naturali che fanno parte della loroevoluzione.Per questo motivo la ricerca scientifica e ladivulgazione dei risultati figurano tra le finalitàprincipali del Sistema delle Riserve Naturalidella Provincia di Siena ed in questo senso ilServizio Aree Protette opera da anni in colla-borazione con diverse Università, Istituti diRicerca, singoli ricercatori, anche attraverso larealizzazione di pubblicazioni ed eventi.L’Atlante delle Orchidee della provincia diSiena nasce dalla collaborazione fra ilServizio Aree Protette e il dott. Flavio Frignani,docente di Botanica sistematica pressol’Università degli Studi di Siena, con la volon-tà di far conoscere in modo approfondito escientificamente corretto questo gruppo dipiante, certamente rappresentativo della biodi-versità non solo delle Riserve Naturali ma ditutto il territorio senese.

Serena SignoriniDirigente Settore Risorse Faunistiche e AreeProtette

Domitilla NonisP.O. Servizio Aree Protette

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Guardate i gigli, come crescono;non faticano e non filano;

eppure io vi dico che Salomone stesso,con tutta la sua gloria,

non fu mai vestito come uno di loro.

(Lc 12, 27)

Al mio babboe a mia nipote Barbara

Flavio Frignani

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RINGRAZIAMENTI

Un sincero ringraziamento a tutti coloro che hanno fornito preziose informazioni riguardo alle variespecie e, a vario titolo, hanno collaborato alla realizzazione di questo atlante: Giovanni Bacaro,Elisa Baragatti, Matteo Baini, Andrea Benocci, Aldemaro Boscagli, Francesca Casini, PaoloCastagnini, Jan Cerovský, Alessandro Chiarucci, Fabrizio Ciampolini, Benedetta Cinotti, MartinoDanielli, Vincenzo De Dominicis, Gianluca Del Vecchio, Andrea Donati, Leonardo Favilli, LucianoFilippi, Marco Landi, Sara Landi, Simona Maccherini, Giuseppe Manganelli, Andrea Mazzeschi,Isabelle Minder, Massimo Nepi, Domitilla Nonis, Luca Paoli, Jacopo Petrini, Sandro Piazzini, AnnaMaria Ravenni, Elena Salerni.Francesco Geri per l’estrazione di importanti informazioni dai database floristici disponibili.Stefano Faggioli per numerose segnalazioni e le molte fotografie di elevata qualità e bellezza.Barbara Anselmi e Davide Morrocchi per la realizzazione delle carte distributive e per aver contri-buito in modo sostanziale alla realizzazione di questo Atlante, fornendo foto, informazioni e coor-dinando l’autore con il Settore Aree Protette della Provincia di Siena e l’Editore.Mauro Contorni, Claudia Perini e Claudia Angiolini che, oltre ad aver fornito numerosi dati, hannoavuto la pazienza di leggere criticamente il manoscritto.

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SOMMARIO

Introduzione 11

Ecologia e conservazione delle orchidee:il caso delle praterie calcaree 21

www.orchidee&funghi.com: un social network poco conosciuto! 25

Le orchidee del Senese 29

Materiali e metodi 31

Genere Anacamptis A. coriophora 38A. laxiflora 40A. morio 42A. papilionacea 44A. pyramidalis 46

Genere BarliaB. robertiana 48

Genere Cephalanthera C. damasonium 50C. longifolia 52C. rubra 54

Genere CorallorhizaC. trifida 56

Genere Dactylorhiza D. insularis 58D. maculata 60D. romana 62D. sambucina 64

Genere Epipactis E. helleborine 66E. microphylla 68E. muellerii 70E. palustris 72E. persica 74E. placentina 76

Genere Epipogium E. aphyllum 78

Genere Gymnadenia G. conopsea 80

Genere HimantoglossumH. adriaticum 82

Genere LimodorumL. abortivum 84

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Genere ListeraL. ovata 86

Genere Neotinea N. maculata 88N. tridentata 90N. ustulata 92

Genere Neottia N. nidus-avis 94

Genere Ophrys O. apifera 96O. argolica subsp. crabronifera 98O. bertolonii 100O. bombyliflora 102O. exaltata 104O. fusca 106O. holosericea 108O. incubacea 110O. insectifera 112O. passionis 114O. speculum 116O. sphegodes 118O. tenthredinifera 120

Genere OrchisO. antropophora 122O. italica 124O. mascula 126O. militaris 128O. pauciflora 130O. provincialis 132O. purpurea 134O. simia 136

Gen. Platanthera P. bifolia 138P. chlorantha 140

Genere Serapias S. lingua 142S. parviflora 144S. vomeracea 146

Genere Spiranthes S. spiralis 148

Ibridi 150

Lusus 157

Chiave identificativa dei generi e delle specie 159

Considerazioni conclusive 162

Bibliografia 168

Appendice 173

Glossario 175

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La famiglia delle Orchidaceae rappresenta, alivello mondiale, uno dei gruppi di piante afiore più numeroso, contendendo il primatoalle Asteraceae (o Compositae), con un totalestimato di circa 25.000 specie, il che signifi-ca quattro volte il numero delle specie note dimammiferi o uccelli (Chase et al., 2003; Pillon& Chase, 2007); in altre parole esse costitui-scono tra il 6 e l’11% delle piante a seme ogginote alla scienza (Scotland & Wortley, 2003).Le orchidee quindi rappresentano un gruppoimportante quando si parla di biodiversità econservazione. Da questo punto di vista essesono particolarmente minacciate dalla perditadi habitat, soprattutto perché il maggior nume-ro di esse si concentra nelle foreste primariedei climi tropicali. Un’altra grave minaccia perle orchidee è la raccolta indiscriminata che perdiversi motivi (ricerca, coltivazione, commer-cializzazione) ha portato molte specie sulla viadell’estinzione, a volte contemporaneamente osubito dopo la loro descrizione (Cribb, 2005).Sebbene questa famiglia sia stata in qualchemodo privilegiata dai tassonomi e dagli spe-cialisti (a differenza di altri gruppi estetica-mente poco attraenti e quindi meno conosciu-ti!), non si può negare che essa susciti un certofascino su appassionati e neofiti, tanto chesono sorte numerose società, associazioni egruppi che si occupano di orchidologia a dif-ferenti livelli, sia per motivi di coltivazione chedi ricerca delle specie spontanee.

MORFOLOGIALe orchidee appartengono alle cosiddette “cor-mofite”, avendo il corpo suddiviso in radici,fusto e foglie; a questi si aggiungono gli orga-ni ipogei (rizotuberi, rizomi), importanti per lasopravvivenza e l’accumulo di sostanze nutriti-ve e i fiori che, riuniti in una infiorescenza spi-ciforme, costituiscono l’aspetto più vistoso einteressante.

Apparati ipogei: si tratta di porzioni di fustomodificate con funzione di accrescimento e resi-stenza tramite accumulo di sostanze nutritive; lapresenza di questi organi permette di inserire leorchidee tra le geofite. La forma degli organisotterranei è molto variabile: possiamo trovaredue rizotuberi (o bulbotuberi) di forma pressochètondeggiante, tanto da assegnare il nome allafamiglia (dal greco orchis = testicolo), tipici adesempio nei generi Orchis e Ophrys, mentre inSerapias compare un terzo bulbotubero acces-sorio destinato alla propagazione vegetativa; inalternativa i bulbotuberi possono essere più omeno divisi in appendici digitiformi(Dactylorhiza) o napiformi (Platanthera,Spiranthes) oppure allungati in forma di veri epropri rizomi accompagnati da radici fasciolateingrossate (Neottia, Cephalanthera) o, infine,coralliformi (Corallorhiza).

Fusto e foglie: rappresentano, insieme ai fiori,la parte epigea della pianta. Il fusto (o scapo) èindiviso, eretto, privo di gemme ascellari. Lefoglie possono essere basali se riunite in rosettae pertanto prostrate al suolo oppure cauline seportate sul fusto; in questo caso possono esserenormalmente sviluppate o modificate in bratteeguainanti il fusto, talora squamiformi; general-mente la dimensione delle foglie si riduce pro-cedendo dalla base della pianta verso l’apice.

INTRODUZIONE

Consistenza in termini di generi e specie delleorchidee spontanee a differenti scale.

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Forma della foglia: A) lineare, B) oblunga, C) lanceolata, D) ellittica, E) ovata, F) obovata

Morfologia degli apparati ipogei: A) Corallorhiza, B) Epipactis, C) Spiranthes, D) Neottia, E) Orchis,F) Serapias, G) Dactylorhiza

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Infiorescenza: i fiori sono riuniti in infiorescen-ze spiciformi di varia forma: lineare, avvolta aspirale, globosa, piramidale o cilindrica.

Fiori: sono zigomorfi (ovvero è presente unsolo piano di simmetria) e costituiti da sei parti;le tre esterne (chiamate sepali) corrispondonoal calice di un perianzio e sono poste: due inposizione laterale esterna (sepali esterni) e laterza superiormente (sepalo superiore o media-no); le tre parti interne, corrispondenti allacorolla, sono disposte: due lateralmente (peta-li) e la terza, generalmente in posizione infe-riore, di forma diversa e di dimensioni mag-giori, prende il nome di labello. Il labello èsicuramente la parte più vistosa e variabile delfiore delle orchidee, tanto da essere un carat-tere diagnostico importantissimo; può essereintero o diviso (per lo più trilobo), diviso longi-tudinalmente da una strozzatura mediana indue parti (una superiore detta ipochilo ed unainferiore detta epichilo) come nei generiSerapias e Epipactis, provvisto alla base dicallosità, può portare sulla superficie disegnivari che nel genere Ophrys prendono il nomedi macula (o specchio), può essere glabro,papilloso, coperto di densa peluria o con ciuf-fi di peli colorati; in alcuni casi la parte poste-riore del labello si prolunga in un canale asfondo cieco con funzione di nettario chiama-to sprone. Nel genere Ophrys inoltre il lobomediano del labello spesso si prolunga in unapiccola appendice apicale giallo-verdastra.L’apparato riproduttore è costituito da unandroceo e da un gineceo saldati insieme acostituire un ginostemio collocato sopra illabello. Le Orchidaceae italiane posseggonoun solo stame fertile (ad eccezione diCypripedium calceolus, che però non è pre-sente nella flora della provincia di Siena), cheoccupa il centro del fiore (gli altri due sonoridotti ad abbozzi più o meno evidenti e sonodetti staminodi); nello stame fertile i granuli dipolline sono riuniti in due masse compatte per

lo più claviformi (pollinii), ordinariamente fissa-ti su un peduncolo (codetta); tale organizza-zione del polline facilita il trasporto tramite gliinsetti pronubi. L’ovario, avvolto da una brat-tea, è infero e formato da tre carpelli saldatiinsieme, può essere provvisto di peduncoloanche piuttosto lungo, tanto da apparire pen-dulo; si presenta quasi sempre avvolto a spira-le; tale torsione è causata da un processodetto resupinazione tramite il quale l’ovario e ilfiore ruotano di 180° fino a portare il labelloin posizione inferiore; nel genere Nigritella(anch’essa assente nel senese) tale torsione èdi 360° tanto da rivolgere nuovamente il label-lo verso l’alto, mentre in Epipogium aphyllumla torsione non avviene affatto.

Frutto: è una capsula deiscente che si apremediante sei fenditure longitudinali; arriva acontenere centinaia di migliaia di semi picco-lissimi e privi di sostanze nutritive di riserva.

ASPETTI RIPRODUTTIVIAnalogamente alle altre spermatofite, le orchi-dee presentano sia la riproduzione sessuata,sia la riproduzione asessuata. Nel primo casouno dei principali aspetti da prendere in con-siderazione è l’impollinazione. Tramite questoprocesso il polline viene trasportato sullo stig-ma dove avviene, se vi è compatibilità, la for-mazione del tubetto pollinico e la successivafecondazione delle oosfere. L’impollinazionepuò avvenire tra fiori di piante diverse (impolli-nazione incrociata), tra fiori della stessa pian-ta o tra polline e stigma dello stesso fiore(autoimpollinazione). Quest’ultimo tipo puòavvenire per cleistogamia, come nel caso diLimodorum abortivum, i cui fiori possono resta-re chiusi e causare così l’autofecondazione, oper semplice caduta del polline mediante ripie-gamento delle masse polliniche verso lo stig-ma, come in Ophrys apifera.L’impollinazione incrociata è però di gran

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Morfologia dei fiori di orchidee. A) Epipactis, B) Orchis, C) Ophrys e D) Listera. 1 Sepalo superiore o mediano, 2 sepali esterni, 3 petali, 4 labello, 4a ipochilo, 4b epichilo, 5 sperone (o sprone), 6 ovario, 7 brattea, 8 apice del labello, 9a gibbosità del labello, 9b macula o specchio, 10 ginostemio, 11 apice della colonna, 12 pollinii. Fiori: sono zigomorfi (ovvero è presente un solo piano di simmetria) e costituiti da sei parti; le tre esterne (chiamati sepali) corrispondono al calice di un perianzio e sono poste: due in posizione laterale esterna (sepali esterni) e la terza superiormente (sepalo superiore o mediano); le tre parti

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A A

C D

B

Morfologia dei fiori: A) Epipactis, B) Orchis, C) Ophrys e D) Listera. 1 Sepalo superiore o mediano, 2 sepaliesterni, 3 petali, 4 labello, 4a ipochilo, 4b epichilo, 5 sperone (o sprone), 6 ovario, 7 brattea, 8 apice dellabello, 9a gibbosità del labello, 9b macula o specchio, 10 ginostemio, 11 apice della colonna, 12 pollinii.

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lunga la più diffusa e attuata mediante insettipronubi attratti e, talora ingannati, dai vistosifiori delle orchidee. Numerose sono infatti lestrategie impiegate da queste piante per farsi“visitare” dagli insetti. Spesso il labello presen-ta uno sprone in posizione posteriore in cuisono collocati i nettarii; in tal modo l’insetto perraggiungere la ricompensa posta in fondo allosprone è “costretto” a caricarsi dei pollinii etrasportarli poi in corrispondenza dello stigmadi un altro fiore; ovviamente sproni diversi inlunghezza e forma saranno adatti agli appa-rati boccali di insetti diversi. Nel genereOphrys il labello del fiore, invece, assumel’aspetto della femmina dell’impollinatore, arri-vando a produrre feromoni allo scopo di ren-dere ancora più efficace l’inganno; in talmodo si induce nel maschio una pseudo-copu-lazione ovvero esso si dirige e strofina la testa(o l’addome se si ha pseudo-copulazioneaddominale come nel caso di O. fusca) inprossimità del ginostemio dal quale involonta-riamente preleva i pollinii. Gli impollinatori inquesto caso sono strettamente specie-specifici;in alternativa possiamo avere impollinatoripotenziali (altri insetti che occasionalmentecompiono il trasporto del polline) oppure sem-plici visitatori, i quali utilizzano i fiori delleorchidee come posatoi o semplici ricoveri incondizioni atmosferiche avverse.Le Orchidaceae sono in grado anche di ripro-dursi vegetativamente tramite frammentazionedegli apparati ipogei (rizotuberi e rizomi) costi-tuendo così piccoli gruppi di individui geneti-camente identici; questo tipo di riproduzione siosserva ad esempio in Serapias lingua e nelgenere Ophrys.

Ibridazione e variabilitàNon sono rari i casi di incrocio tra specie dellostesso genere o di generi diversi, sebbene moltoaffini geneticamente, ottenendo così ibridi inter-

specifici o intergenerici; alcuni esempi del primocaso sono Orchis colemanii (ibrido naturale traO. mascula e O. pauciflora) o Anacamptis×gennari (A. morio × A. papilionacea), presen-ti anche nel territorio della provincia di Siena.L’unico ibrido intergenerico noto nel senese è×Dactylodenia legrandiana (Dactylorhiza macu-lata × Gymnadenia conopsea), ritrovato sulMonte Amiata (Contorni, 1992). Se la genera-zione ibrida si separa dal punto di vista ripro-duttivo dai parenti (isolamento geografico o pre-senza di barriere biologiche in grado di bloc-carne l’interfertilità) con il tempo potremmo defi-nire tale specie come “buona”; più frequente-mente però la specie ibrida, a causa della man-canza di specifiche barriere riproduttive e per lapresenza di uno o entrambi i taxa parentali, ten-derà a reincrociarsi con uno dei due, causandocosì un continuo rimescolamento dei caratteri ela progressiva scomparsa della generazioneibrida che, inevitabilmente, tenderà a confluire

Orchis ×aurunca (ibrido naturale tra Orchis pauci-flora e O. provincialis) sul Monte Cetona. (Foto M.Contorni)

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nella variabilità interspecifica dei parenti. Talevariabilità è comunque molto frequente all’inter-no della famiglia. Specie molto diffuse (qualiper esempio Anacamptis morio e Orchis purpu-rea) spesso si presentano in diverse colorazioniche vanno dal porpora intenso, al rosa pallido,lillacino o, all’estremo, completamente bianche(o apocromatiche) e talvolte descritte comeforma o “alba” o varietà “floribus albus”, tuttaviasenza valore tassonomico. Analogamente,all’interno della specie Ophrys sphegodes,sono state descritte decine di entità (a diversolivello infraspecifico) per piccole variazioni nelledimensioni generali della pianta, forma e colo-razione del labello, ingenerando confusione erendendone assai difficile la determinazione.Questa grande variabilità, associata alla possi-bilità di generare ibridi, tende ovviamente acomplicare lo studio di questa famiglia ma, allostesso tempo ne aumenta il fascino, soprattuttoper specialisti e appassionati di orchidologia.

ECOLOGIALa famiglia delle Orchidaceae, sebbene com-prenda un elevato numero di specie, in Europaè rappresentata da poche entità (approssimati-

vamente 300) (Hagsater & Dumont, 1996). Sitratta di entità terricole (mancano orchidee spon-tanee epifite, tipiche invece degli ambienti tro-picali) e molte di queste sono diventate rare,minacciate o vulnerabili. Per tale motivo sonostate sottoposte a diverse forme di protezione(Direttiva 92/43/CEE) o incluse in Liste RosseNazionali (Kull et al., 2006). Dal punto di vista ecologico le orchidee si rin-vengono in habitat tra loro molto differenti. Lamaggior parte sono di ambienti aperti, comepraterie di alta quota, pascoli e prati falciati sudiversi substrati (argille, calcare, diaspro). Ingenere hanno foglie piccole, rosetta basaleappressata al suolo, foglie cauline progressiva-mente ridotte a guaine avvolgenti il fusto, fiorigrandi o comunque molto vistosi per attirare gliinsetti pronubi. Esistono però numerose specieche trovano il loro optimum in ambiente boschi-vo, dalle foreste di conifere, ai boschi di latifo-glie decidue così come nei boschi mediterraneidi sclerofille sempreverdi. In questo secondocaso l’habitus della pianta cambia; le speciefotosintetiche presentano infatti foglie più grandio in numero maggiore al fine di aumentare lasuperficie esposta alla luce, i fiori possono esse-

Variazioni cromatiche in Anacamptis morio. All’interno della stessa popolazione sono stati fotografati indivi-dui con i tipici fiori color porpora (foto a sinistra), rosati (foto al centro) e completamente sbiancati (a destra),presso Radicofani. (Foto F. Frignani)

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re anche verdi e dunque poco vistosi (Listeraovata, Platanthera sp. pl., Epipactis sp. pl.,etc…); le specie eterotrofe (Limodorum aborti-vum, Neottia nidus-avis) presentano invecefoglie ridotte a squame e pigmenti fotosinteticiassenti o mascherati. Un terzo gruppo di specievive in situazioni intermedie come gli arbusteti ele garighe o in ambienti umidi (Anacamptis laxi-flora, Epipactis palustris). Ciò che invece destasorpresa è il fatto che le orchidee riescono avivere anche in aree fortemente antropizzate esoggette a forti stress, come margini stradali,coltivi ed aree urbane; in questo caso addirittu-ra si può supporre che tali ambienti, per speciequali Anacamptis morio, A. pyramidalis eOrchis purpurea costituiscano un habitat ideale,grazie alla disponibilità di sostanze azotate ealla scarsità di competitori, a causa dello sfalcioperiodico delle erbe. Emblematica, in questosenso, è la presenza di Spiranthes spiralis, unapiccola orchidea a fioritura autunnale, all’inter-no dell’isola di traffico di uno svincolo in prossi-mità della Tangenziale di Siena.

SISTEMATICALa sistematica può essere definita, in ambitobiologico, come la scienza che studia la diver-sità biologica degli organismi attualmente esi-stenti sulla terra e la loro storia evolutiva(Simpson, 1961; Gerola, 1997); ciò implicala scoperta, la descrizione e l’interpretazionedella diversità biologica nonché la sintesi del-l’informazione sulla diversità sotto forma disistemi di classificazione predittivi. La classifi-cazione è il collocamento di un’entità in unoschema logico e organizzato di relazioni. Lasistematica, inoltre, comprende una disciplinadetta tassonomia (deriva dal greco taxis =ordine) che assegna i nomi scientifici ai grup-pi di organismi e studia i modi di classificaregli esseri viventi. Si comprende quindi chesistematica, classificazione e tassonomia, nonsono la stessa cosa, sebbene spesso se ne fac-cia un uso improprio considerandoli sinonimi.Quando poi questi concetti vengono applicatiad un mondo come quello delle orchidee cheè per natura complicato, estremamente varia-

Fioritura di Orchis purpurea in una oliveta presso Chiusure. (Foto D. Morrocchi)

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bile e ricchissimo di specie, allora la confusio-ne non può che aumentare. La classificazionedi questa famiglia è cambiata molte volte nelcorso degli ultimi tre secoli (e con essa moltinomi di piante!), dagli albori degli studi siste-matici fino alle ultime scoperte della biologiamolecolare. Considerato il padre della botanica, allievo diPlatone ed Aristotele, Teofrasto descrisse nellasua “Historia Plantarum” circa 500 specie dipiante (funghi compresi) e per primo utilizzò iltermine Orchis per descrivere alcune pianteprovviste di due “bulbi” a forma di testicolo.Sotto questo nome, nelle diverse enumerazionidi piante fatte successivamente, da PedanioDioscoride (I sec. d.C.) a Pier Andrea Mattioli(seconda metà del 1500), rientravano tutte lepiante provviste di tali organi sotterranei, seb-bene già fosse noto anche il genere Serapias.Linneo (1753), in “Species Plantarum”, appli-cando i principi della nomenclatura binomia edel sistema di classificazione da lui teorizzati ecodificati, descrisse numerosi generi di orchi-dee, definendo la famiglia delle Orchidaceae eincludendoli nel gruppo Gynandrae, per la par-ticolare fusione della parte maschile (antere) conquella femminile (pistillo) del medesimo fiore. Wettstein propose di includerle all’interno

delle Mycrospermae a causa dei semi pic-colissimi e pressochè privi di sostanze diriserva, mentre successivamente sono stateinserite prima nell’ordine Orchidales e poi inquello delle Asparagales secondo la classifi-cazione proposta dall’APG III (AngiospermPhylogeny Group, 2009). Con l’avventodelle tecniche di biologia molecolare, nume-rosissimi sono stati gli studi filogenetici con-dotti a diversi livelli, validando o confutandovecchie e nuove classificazioni, a comincia-re dalla pletora di nomi dati ai ranghi infra-familiari (tribù e sottotribù) in cui leOrchidaceae sono state di volta in volta sud-divise. Un caso eclatante di come nomi con-siderati stabiliti e validi da oltre 200 annipossano cambiare sulla base delle analisigenetiche si ha con lo smembramento delgenere Orchis; facendo ad esempio riferi-mento alla flora orchidologica della provin-cia di Siena, vediamo infatti come all’internodel genere Orchis s.s. adesso si trovino sol-tanto Orchis mascula, O. pauciflora, O. pro-vincialis, O. purpurea e O. simia, mentreOrchis coriophora, O. laxiflora, O. morio eO. papilionacea (queste ultime due descrittegià da Dioscoride tra il 50 e il 90 d.C.)siano state incluse nel genere Anacamptis,

Descrizione di Orchis morio (= Anacamptis morio) nella “Flora pedemontana” di Carlo Allioni (1785). Si noti-no i riferimenti bibliografici delle precedenti trattazioni (ad esempio Linn. syst. = C. Linneo, Systema naturae,IV Matth. = P.A. Mattioli, Commentarii volume IV, etc.).

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che fino ad oggi conteneva soltantoAnacamptis pyramidalis; allo stesso modo ilgenere Neotinea, che fino ad oggi era pre-sente con la sola N. maculata, va ad inclu-dere le ex Orchis ustulata e O. tridentata. Inaccordo con quanto proposto in una recen-tissima revisione della famiglia a livello ita-liano a cura del Gruppo Italiano di Ricercadelle Orchidee Spontanee (GIROS, 2009),nel presente testo è stato deciso di optareper la nuova classificazione, sebbene essasia ancora sconosciuta ai più e da “assimi-lare” da parte di numerosi botanici speciali-sti. Altri due casi di mutamenti nomenclatura-li sono rappresentati da Barlia robertiana eListera ovata. Su base principalmente morfo-logica e molecolare, vengono inserite rispet-tivamente in Himantoglossum e Neottia; per-tanto il nome accettato dovrebbe essere perla prima Himantoglossum robertianum, perla seconda Neottia ovata (Govaerts, 2003).

Entrambe le modifiche non sono state accet-tate in questo atlante, dove è stata mantenu-ta la precedente combinazione.Oltre a questi cambiamenti di posizione enome, è necessario sottolineare come ladescrizione di nuove specie in ambito europeosia aumentata notevolmente, basti pensare chesecondo Flora Europaea (Tutin et al., 1980) ilgenere Serapias contava 7 specie passate a33 nel 2008, Epipactis da 9 è passato a 83e Ophrys da 44 a 289 (GIROS, 2009).È quindi facile capire che in un momento di“fervore nomenclaturale” come questo, grazieai numerosi studi filogenetici basati su sequen-ziamento di DNA che continuamente vengonopubblicati, si corre il rischio di ingenerare con-fusione, non fosse altro per il fatto che gli elen-chi delle specie sottoposte a protezione daparte delle pubbliche amministrazioni non ven-gono via via aggiornati secondo la trattazionepiù recente pubblicata.

Classificazione tradizionale

Regno: PlantaeDivisione: MagnoliophytaClasse: LiliopsidaOrdine: OrchidalesFamiglia: Orchidaceae Juss., 1789

Classificazione APG 2009

Ordine: AsparagalesFamiglia: Orchidaceae Juss., 1789

Confronto tra la classificazione gerarchica tradizionale (a sinistra) e quella proposta dall’AngiospermPhylogeny Group (2009) (a destra) della famiglia Orchidaceae.

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Serapias vomeracea - Chiusdino (Foto F. Frignani)

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La conservazione della biodiversità vegetaledel pianeta è ormai considerata dalla comuni-tà scientifica come un’azione prioritaria per ilterzo millennio, tanto che numerosi centri diricerca collaborando con le pubbliche ammi-nistrazioni, hanno promosso studi e piani diazione, volti alla conservazione e alla gestio-ne della biodiversità vegetale. Oltre alla pro-tezione dell’ambiente naturale si tenta di indi-viduare il ruolo che le singole specie giocanonelle comunità vegetali e le relazioni tra le spe-cie nei vari ecosistemi. A tal proposito laDirettiva “Habitat” 92/43/CEE prevede lacostituzione di una rete ecologica europea dizone speciali di conservazione, denominataNatura 2000; tale rete, formata dai siti in cuisi trovano i tipi di habitat naturali o seminatu-rali elencati in appositi allegati, deve garanti-re il mantenimento e, all’occorrenza, il ripristi-no in uno stato di conservazione soddisfacen-te di questi habitat nella loro area di riparti-zione naturale. Un habitat seminaturale, consi-derato prioritario secondo la direttiva92/43/CEE, è il 6210, definito come“Formazioni erbose secche seminaturali efacies coperte da cespugli su substrato calca-reo (Festuco-Brometalia) con stupenda fiorituradi orchidee” (Romão, 1996). Queste comuni-tà prative sono di grande interesse in conse-guenza del valore estetico del paesaggio, del-l’elevato numero di specie rare o minacciateche ospitano (tra cui molte Orchidaceae) e del-l’elevata ricchezza specifica (Willems, 2001).Numerosi studi negli ultimi anni sono stati con-dotti nelle cenosi prative facendo particolareriferimento alla loro eterogeneità spazialelegata a vari fattori quali pascolo/calpestiodegli animali e distribuzione dei nutrienti nelsuolo (Sieg & King, 1995; Shiyomi et al.,2001; Maccherini, 2006a; Coates et al.,

2006). Altri hanno riguardato il legame tra lecaratteristiche edafiche e la composizionedella comunità vegetale, determinando le tec-niche più appropriate di ripristino di tale habi-tat prioritario (McCrea et al., 2001; Critchleyet al., 2002; Barbaro et al., 2004;Maccherini, 2006b). Esso costituisce infattiuno degli habitat preferenziali della famigliadelle Orchidaceae che, a causa del livello dirarità ed endemismo non comune tra le angio-sperme (Rossi, 2002) e all’interesse economi-co nel commercio internazionale, è inclusa inliste di protezione sia a livello mondiale(CITES, Convenzione di Berna) che nazionale(Conti et al., 1992, 1997) e protetta da diver-si accordi internazionali (IUCN, 1994). Lapopolarità di questa famiglia è dovuta princi-palmente alla bellezza dei fiori ed alla varietàdelle forme che questi hanno assunto per atti-rare e favorire gli insetti nel loro compito diimpollinatori. Se da un lato la vistosità di que-ste specie ha suscitato l’interesse del mondoscientifico, dall’altro la raccolta indiscriminataper opera dei collezionisti sta arrecando seridanni. Le orchidee sono inoltre considerate“specie ombrello” perchè la loro conservazio-ne in situ permette il mantenimento di numero-se altre specie e dell’ecosistema in cui vivono(Barbaro et al., 2003). Gli ambienti aperti esoleggiati come le praterie aride (xeriche) for-niscono infatti un habitat preferenziale pernumerose bulbose di diverse famiglie(Hyacinthaceae, Iridaceae, Amaryllidaceae,Alliaceae e Liliaceae), tra cui figurano inToscana meridionale molte specie di notevoleinteresse fitogeografico (Mazzeschi & Selvi,1999; Frignani et al., 2004). La principale causa di declino di alcune spe-cie appartenenti alla famiglia delleOrchidaceae è rappresentata dalla scompar-

ECOLOGIA E CONSERVAZIONE DELLE ORCHIDEE:IL CASO DELLE PRATERIE ARIDE SEMINATURALI IN PROVINCIA DI SIENA

Marco Landi, Claudia Angiolini, Flavio Frignani

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La prateria su calcare massiccio del Monte Cetona. (Foto C. Perini)

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sa negli ultimi decenni delle praterie seminatu-rali o dalla loro progressiva frammentazione,dovuta all’abbandono della gestione antropi-ca (Maccherini, 2006b; Maccherini & DeDominicis, 2003) e alla conseguente dinami-ca naturale verso forme di vegetazione adominanza di specie legnose. Questo proces-so è legato alla storia dell’uomo in quanto ilsuo intervento, già praticato nella preistoria,ha formato e mantenuto le praterie seminatura-li attraverso la pastorizia e le pratiche agrico-le, perfezionatesi sempre di più durante i seco-li fino all’avvento dell’agricoltura industriale ele sue innovazioni, che hanno determinato lascomparsa delle attività agricole tradizionali(Olsson, 1991; Reinhammar et al., 2002). In tutti gli ecosistemi, e in particolare in quellimediterranei, le Orchidaceae sono considerateorganismi di estremo interesse sia dal punto divista ecologico che evolutivo, necessitando dicondizioni ambientali ottimali per riprodursisoprattutto in funzione del rapporto simbiotico conalcune specie fungine (Brundrett et al., 2003). In provincia di Siena le “praterie seminaturalicon stupenda fioritura di orchidee” più rappre-sentative le troviamo sui limitati affioramenti cal-carei, tra cui la Montagnola Senese, i Monti diTrequanda, il Monte Cetona e Le Cornate diGerfalco, dove l’habitat prioritario 6210 è pre-sente con ampi spazi occupati da praterie aride. Tali formazioni hanno progressivamente sostituitole foreste di caducifoglie in seguito ad un’intensaopera di disboscamento ed alla successiva con-versione a pascolo per ovini e caprini. A causadella riforestazione, spesso con conifere e ope-rata soprattutto per scopi economici, e dell’ab-bandono delle tradizionali pratiche agro-silvo-pastorali, cui segue la ricolonizzazione arbusti-va, si assiste al lento declino di questo habitat(Maccherini & De Dominicis, 2003; Rocchini etal., 2006). La vegetazione circostante, infatti,costituita da boschi misti di latifoglie decidue aprevalenza di cerro, roverella, carpino nero eorniello e arbusteti a dominanza di prugnolo(Angiolini et al., 2003), tende spontaneamente

a riconquistare gli spazi aperti. Due di questepraterie, quelle del Monte Cetona e de LeCornate di Gerfalco, sono state oggetto di unostudio vegetazionale teso a individuare i fattoriambientali che influenzano le popolazioni diorchidee ivi presenti (Landi et al., 2009). Questedue aree, oltre ad una comune origine geologi-ca, condividono condizioni climatiche ed edafi-che simili. I dati termopluviometrici indicano infat-ti notevoli analogie, evidenziando un climamesotermico umido con deficit idrico estivomoderato o nullo (Thornthwaite, 1948). Pur trat-tandosi di zone tra le più piovose ed umide dellaToscana meridionale con oltre 1.000 mm dipioggia all’anno, i due rilievi presentano unamarcata aridità dovuta, in larga misura, allascarsa capacità di ritenzione idrica del calcaremassiccio che domina quasi ovunque. Le analisicondotte su queste praterie confermano il lega-me molto forte tra i brometi xerici a copertura dis-continua e le orchidee, che in questi ambienti tro-vano il loro optimum (Kull & Hutchings, 2006). Ilnumero di individui delle diverse specie diOrchidaceae è inoltre influenzato da alcunevariabili ambientali: ad esempio le specie delgenere Orchis sono favorite da esposizioni meri-dionali, rocciosità e copertura lichenica del ter-reno, mentre quasi tutte presentano una correla-zione negativa con la copertura erbacea (Landiet al., 2009); quest’ultima rappresenta un fattoredi disturbo in quanto riduce la disponibilità diluce. Infatti, studi effettuati sulle relazioni tra para-metri ambientali e composizione della comunitàhanno rivelato come la copertura della vegeta-zione può essere interpretata come un indice dipenetrazione delle luce che è significativamentecorrelato con la ricchezza specifica (Maccherini,2006a). Inoltre, una vegetazione erbacea alta edensa compete fortemente con le Orchidaceae(Janecková et al., 2006). Quindi le pratiche disfalcio e pascolo possono influire positivamentesulla fitness delle orchidee sopprimendo i com-petitori (piante dominanti) e incrementandol’esposizione alla luce utile per la fotosintesi(Lepš, 1999).

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Questo è importante soprattutto per orchideeterrestri di ambienti temperati che richiedonocondizioni di elevata luminosità (Kull, 2002;Huang et al., 2007). Le specie che presenta-no una infiorescenza non molto elevata inaltezza risentono maggiormente dell’influenzanegativa delle specie competitrici, spessoaccentuata dalla eutrofizzazione dei suoli,specialmente durante la fase vegetativa (Kull &Hutchings, 2006). Himantoglossum adriaticummostra un comportamento diverso rispetto allealtre Orchidaceae dal momento che, potendoraggiungere dimensioni anche maggiori di 90cm, è meno influenzato dalla copertura erba-cea e può insediarsi non solo in habitat prativima anche in ambienti di orlo (Rossi, 2002).Molti studi riconoscono come le popolazionidi orchidee sono influenzate dalla gestionedell’habitat, specialmente dove queste attivitàeliminano la competizione con le altre specievascolari. Rimuovere biomassa attraverso ilpascolo e lo sfalcio crea spazi che permettonoa queste bulbose di aumentare la loro superfi-

cie fogliare, di sviluppare infiorescenze piùgrandi e produrre quindi una maggiore quan-tità di semi (cfr. Wotavovà et al., 2004;Coates et al., 2006). Considerando che nelle aree indagatel’abbondanza di Orchidaceae è strettamentelegata alle praterie con brometo subarido, siritiene, come riportato largamente in letteratura(Barbaro et al., 2003), che la ripresa delle atti-vità di gestione in queste praterie permettereb-be, impedendo la formazione di un coticoerboso continuo e rallentando la dinamicavegetazionale, il mantenimento della biodiver-sità e la conservazione delle popolazioni diorchidee, dalle quali dipende l’elevato valoredi questi habitat. Per la conservazione di taliambienti e delle popolazioni di Orchidaceaeivi presenti, è quindi utile un pascolo modera-to, il cui principale effetto è la creazione di“regeneration gaps” (Grubb, 1977, 1986), ingrado cioè di limitare la copertura delle entitàerbacee dominanti e permettere la coesistenzadi bulbose quali le orchidee.

La prateria su calcare de Le Cornate di Gerfalco. (Foto C. Perini)

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Negli ecosistemi naturali si stabiliscono com-plesse interazioni interpianta, mediate dal mice-lio di uno o più funghi in grado di collegare leradici di individui vegetali diversi sia della stes-sa che di differenti specie, il cosi detto Wood-Wide-Web (Simard et al., 1997). Più del 70%delle piante vascolari è colonizzato da micorri-ze (dal greco mykos = fungo, e rhiza = radice)termine che indica l’intimo intreccio fral’apparato radicale delle piante e il micelio fun-gino. I funghi micorrizici costituiscono infattiun’interfaccia tra radice e suolo e il loro ruolofondamentale nella nutrizione minerale, nell’effi-cienza fotosintetica e nella salute della piantaospite è largamente comprovato. Spesso questeassociazioni sono mutualistiche, nel senso che ilfungo ottiene dalla pianta la maggior parte deicomposti organici di cui necessita, mentre lapianta ottiene i nutrienti minerali dal terrenoattraverso la mediazione delle ife fungine.Esistono diverse tipologie di micorriza; tra le piùdiffuse troviamo le micorrize arbuscolari, nellequali i funghi coinvolti infettano le radici dellapianta a partire da spore germinanti e formanodelle strutture arboriformi (arbuscoli) che occu-pano gran parte del volume cellulare. Le micor-rize arbuscolari interessano le principali coltureagrarie erbacee e legnose a livello mondiale.Una seconda tipologia di micorrizazione è quel-la adottata dai funghi ectomicorrizici, i quali for-mano una guaina fungina sulle radichette termi-nali, deputate all’assorbimento dei nutrienti; ilfungo, inoltre, invade gli spazi tra le cellule cor-ticali formando il “reticolo di Hartig”. La coper-tura completa della parte funzionale delle radi-chette, deputate all’assorbimento minerale, com-porta come conseguenza il fatto che tutti inutrienti minerali devono passare attraverso ilcomplesso fungino prima di essere assorbiti. A

sua volta il fungo riceve almeno parte del car-bonio organico dalla pianta. I vantaggi appor-tati alla pianta dalla micorrizazione non si limi-tano alla facilitazione dell’assunzione deinutrienti. I funghi delle micorrize possono pro-teggere le piante dall’attacco di patogeni, inquanto questi tendono ad accumularsi e adimmobilizzarsi nel mantello fungino che circon-da le radici. I simbionti fungini possono risultarevantaggiosi alla pianta anche per un più effi-ciente sfruttamento delle risorse idriche del terre-no, poiché i cordoni miceliari sono capaci ditrasportare acqua da strati più profondi rispettoa quelli normalmente raggiunti dalle radici nonmicorrizate (Deacon, 2000). Un discorso aparte vale per le micorrize che si formano sulleradici delle Orchidaceae. Le Orchidaceae producono semi molto piccoli equasi privi di riserve nutritive; la loro germina-zione è assistita dall’instaurarsi di una simbiosifungina nei primi stadi dello sviluppo della plan-tula (Hadley, 1982). L’embrione, infatti, utilizzail fungo non solo per l’approvvigionamento del-l’acqua e dei minerali di cui necessita, maanche per l’assunzione di carbonio (Bruns &Read, 2000). Questa relazione trofica con ilfungo simbionte, chiamata micoeterotrofia(Leake, 1994), continua durante la formazionedel protocormo. Dopo questa fase, che puòessere anche molto lunga, il protocormo inizia asviluppare l’apparato fotosintetico e divieneautotrofo (Hadley, 1982; Arditti, 1992).Tuttavia, molte specie non sviluppano mai unapparato fotosintetico funzionale e mantengonola micoeterotrofia anche negli stadi adulti (Tayloret al., 2002). Tale strategia nutrizionale non èesclusiva delle Orchidaceae, essendo compar-sa ripetutamente all’interno delle Angiosperme(circa 400 specie di piante a fiore sono micoe-

WWW.ORCHIDEE&FUNGHI.COM:UN SOCIAL NETWORK POCO CONOSCIUTO!

Elena Salerni, Pamela Leonardi, Claudia Perini

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terotrofe!), ma è massimamente rappresentata intale gruppo. Ben il 35% delle Angiosperme ete-rotrofe appartiene infatti alla famiglia delleOrchidaceae (Leake, 1994). Studi con trac-cianti radio-isotopici hanno, inoltre, evidenziatoche piante autotrofe ectomicorriziche possonofornire il carbonio fissato per nutrire le orchideemicoeterotrofe attraverso il partner fungino con-

diviso. Questa relazione è evidente in particolarmodo nelle specie di orchidee legate adambienti boschivi. La dipendenza trofica daifunghi micorrizici, in queste specie, rimanecospicua anche negli stadi adulti. Lavori recentisu specie fotosintetiche di ambienti boschivi sug-geriscono la formazione di collegamenti diretticon la vegetazione circostante mediata da un

Schema delle molteplici relazioni trofiche tra orchidee, specie arboree e funghi. (Disegno J. Petrini)

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micelio micorrizico comune. Da queste analisi èemerso che tali orchidee si associano in modoestremamente specifico a funghi ectomicorrizicigeneralmente appartenenti a singoli generi ofamiglie di basidiomiceti (McKendrick et al.,2000a, b; Taylor & Bruns, 1997, 1999; Tayloret al., 2003), sebbene recentemente sia stataanche ipotizzata la possibilità di associazionecon ascomiceti ectomicorrizici appartenenti algenere Tuber (Selosse et al., 2004). Una menzione a parte merita il caso diLimodorum abortivum; sebbene siano statidescritti esemplari con fusti verdi e siano statiritrovati cloroplasti, di regola si tratta di unaspecie priva di vere foglie e con fusti violacei,tanto da farne ipotizzare la quasi totale acloro-fillia; è una specie abbastanza diffusa nell’areamediterranea e a lungo studiata nel territoriodella Toscana meridionale. In particolare èstato studiato il partner fungino sia above-ground, analizzando e contando tutti i corpifruttiferi di macromiceti (funghi che produconocarpofori superiori ad 1 mm) presenti nelleimmediate vicinanze dell’orchidea, sia below-ground, caratterizzando tutti i morfotipi di ecto-micorrize presenti nei primi 15 cm di suolo aldi sotto dello scapo fiorifero. A tale scopo sonostate scelte varie aree di studio in cui fosse pre-sente l’orchidea oggetto di indagine, compren-denti sia boschi di latifoglie che di conifere,coprendo così un ideale transetto altitudinaleche va dalle pinete poste a livello del mare,fino alle abetine situate a circa 1000 m di

quota. Lo studio ha permesso di identificare333 specie di macrofunghi di cui più del 50%sono risultate essere ectomicorriziche. Fra que-ste i generi maggiormente rappresentati sonoCortinarius, Inocybe e Russula. Sono state inol-tre osservate delle differenze fra le comunitàectomicorriziche presenti nelle aree in cui laspecie arborea dominante era una conifera,rispetto a quelle dove a predominare erano lelatifoglie. In particolare è stato osservato che ilnumero di specie simbionti decresce all’aumen-tare della distanza dall’orchidea nei boschi diconifere, mentre andamento opposto si registranei boschi di latifoglie. Comunque la maggiorproduttività fungina si è registrata ad unadistanza minima (0-20 m) dall’orchidea. In que-sto spazio, a ridosso dell’orchidea, è il genereRussula quello più frequente e abbondante,mentre allontanandosi sono i generi Cortinariuse Inocybe quelli maggiormente ritrovati. Daicampioni di terreno prelevati sono stati isolati edescritti 34 morfotipi micorrizici, fra questi unodei più frequenti è attribuibile alla famiglia delleCortinariaceae, confermando così l’attività fun-gina osservata above-ground con quellabelow-ground.L’aspetto interessante di questo studio è statoquello che ha confermato l’ipotesi, cioè che visia un net-work sotterraneo tra questi organismia cui partecipano più soggetti e che si manifestisuperiormente con la comparsa dei corpi frutti-feri delle specie ectomicorizziche implicate:www.orchidee&funghi.com.

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Orchis purpurea forma alba - Castel San Gimignano (Foto F. Frignani)

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L’esplorazione floristica della provincia diSiena ha visto alternarsi, negli ultimi 350 anni,cioè a partire dalle concezioni “moderne” dibotanica sistematica, momenti di intensa attivi-tà e momenti di quasi completo disinteresse;una sorte comune un po’ a tutta l’Italia e checontinua a perdurare ancora oggi, se si pensache da un recente studio larghe porzioni dellaToscana e della nostra provincia risultanoancora poco o per niente conosciute (Angioliniet al., 2005). Le orchidee rappresentano, inquesto contesto, un caso a parte; riscuotendoun grande successo sia tra gli amatori che trai botanici più o meno professionisti, esse dasempre suscitano l’interesse della gente, tantoche spesso sono il gruppo meglio conosciutosia a livello nazionale che locale.Il primo a dare informazioni di orchidee nelsenese fu Biagio Bartalini (1776) nel Catalogodelle piante che nascono spontaneamenteintorno alla città di Siena; egli riporta un tota-le di 12 specie per alcune località, immedia-tamente fuori della cinta muraria della città o inun raggio di alcuni chilometri da essa.Secondo la nomenclatura attuale esse corri-spondono a 13 specie; alcune molto comuniancora oggi come “Orchis maculata”(Dactylorhiza maculata), “Satyrium hircinum”(Himantoglossum adriaticum), “Serapias longi-folia” (Cephalanthera longifolia), Orchis pyra-midalis (Anacamptis pyramidalis), Ophrysinsectifera; altre un po’ meno come Orchis mili-taris, “Orchis bifolia” (Platanthera bifolia),“Ophris spiralis” (Spiranthes spiralis). Curiosoè il caso di Serapias latifolia la quale, riporta-ta per due volte consecutive: in base alledescrizioni che ne fa il Bartalini oggi può esse-re ricondotta a Epipactis helleborine eEpipactis palustris, la prima decisamente

comune nel senese, la seconda molto meno. Èinteressante notare come le località di ritrova-mento di queste orchidee corrispondano atoponimi oggi in disuso o quasi dimenticati tracui il “campaccio degli Ebrei”, ovvero il cimi-tero ebraico fuori Porta Pispini, il “Poggio delCardinale” (fuori Porta Laterina) o il “Boschettofuori Porta Tufi presso la Villa del Sig.Borghesi”; di certo essi mostrano una situazio-ne ben diversa da quella che osserviamoadesso, profondamente trasformata dal pro-cesso di urbanizzazione e di ammodernamen-to infrastrutturale che ne è seguito, basti citareciò che resta del “Bosco di Mazzafonda”,alquanto ridimensionato per la costruzione delraccordo autostradale Siena-Firenze.Sul finire del secolo fu Giorgio Santi, nei suoicelebri Viaggi al Montamiata (1795, 1798,

LE ORCHIDEE DEL SENESE

Ophrys insectifera - Pieve a Carli (Foto B. Anselmi)

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1806), ad elencare numerose specie raccoltee osservate in tutta la parte meridionale dellaprovincia (Val d’Orcia, Monte Amiata e areelimitrofe, Montagnola Senese e CollineMetallifere). Durante tutto l’800, insieme all’esplorazionefloristica della provincia, aumentarono anchele segnalazioni di orchidee, grazie alle ricer-che di illustri botanici tra cui Campani,Parlatore, Targioni e Beccari, in particolarenel Chianti e in Val d’Elsa, tanto che nel1906 Flaminio Tassi potè pubblicare, nelBullettino del Laboratorio ed Orto botanico diSiena, un primo dettagliato elenco delle“Orchidacee Senesi”, arrivando ad un totaledi 42 specie. Ma è soprattutto negli ultimi 50anni che, grazie ai numerosi studi floristico-vegetazionali, le conoscenze di queste pian-te sono notevolmente aumentate; una men-

zione a parte meritano in questo ambito pub-blicazioni di orchidologi (Rossi et al., 1990;Contorni, 1992; Contorni & Romolini, 2005)o botanici dell’Università di Siena e Firenze,con ricerche condotte in particolare all’inter-no di Riserve Naturali (per esempio Angioliniet al., 1994; Landi et al., 2002; Frignani etal., 2004), o Siti di Interesse Comunitario(per esempio De Dominicis, 1973; Chiarucciet al., 1993; Selvi, 1996; Casini & DeDominicis, 1999; Mazzeschi & Selvi,1999). Allo stato attuale l’elenco delle speciedi Orchidaceae nella provincia di Sienaammonta a 56 entità, senza contare le sotto-specie, le varietà e gli ibridi; ciò testimonia laparticolare attenzione a cui sono state sog-gette queste piante, sia dal punto di vistascientifico (a scopo di ricerca e di conserva-zione) che amatoriale.

Fioritura di Anacamptis morio presso Montisi. (Foto A. Mazzeschi)

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Area di studio L’area di studio è rappresentata dall’intera pro-vincia di Siena (coordinate del centroide: 11°26’ 54’’ E, 43° 10’ 12’’ N, datum WGS84),con una superficie pari a 3820 km2. Il territo-rio in esame presenta, sotto l’aspetto morfologi-co, una notevole variabilità, anche sel’elemento geomorfologico dominante è di tipo

“collinare”, raggiungendo solo raramenteun’altitudine superiore ai 1000 metri. Spessotuttavia la morfologia assume in particolarisituazioni un carattere profondamente montuo-so, con valli incise e rilievi abbastanza elevati. La temperatura media annua, secondo i rileva-menti effettuati dall’ARSIA (Agenzia Regionaleper l’Innovazione e lo Sviluppo nel SettoreAgricolo e Forestale) nell’arco di un periodo di

10 anni, varia da un minimo medio annuo di9,96 °C registrato nei pressi di Gaiole in Chianti,ad un massimo medio annuo di 14,3 °C regi-strato nella stazione di Rosia. Le precipitazionimedie annue ammontano a 738,7 mm, conun picco in autunno pari a 243,2 mm (datidell’Ufficio Compartimentale di Pisa; serie dal1951 al 1994).

Il territorio della provincia di Siena è da secolisottoposto a livelli diversi di utilizzazione daparte dell’uomo, visibile sia nelle colture agrarieconcentrate nei terreni più fertili, sia con il gover-no a ceduo dei boschi e con l’esercizio delpascolo ovino e suino. Ciò, unito a condizionilitologiche, geomorfologiche e climatiche moltodiversificate, ha permesso l’instaurarsi di unavegetazione alquanto variegata. Qui di seguito

MATERIALI E METODI

Torrente Farma - Monticiano (Foto B. Anselmi)

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si riporta una descrizione schematica degli habi-tat in cui è possibile trovare le orchidee in pro-vincia di Siena.Boschi di latifoglie decidue (querceti).Costituiscono, insieme ai boschi di querce sem-preverdi, la tipologia forestale prevalente. In rela-zione all’ecologia dei popolamenti e alla com-posizione specifica si possono distinguere varieformazioni. Nei versanti esposti a nord e in cor-rispondenza di suoli profondi e freschi troviamocerrete mesofile, il cui piano dominante è com-posto, oltre che da Quercus cerris, da Ostryacarpinifolia, Carpinus betulus, Acer campestre,Quercus pubescens. In corrispondenza di terreniacidi, il cerro è accompagnato da Quercuspetraea, Castanea sativa, Sorbus torminalis,mentre gli arbusti sono rappresentati da Ericascoparia, E. arborea, Cytisus scoparius, Callunavulgaris e Phillyrea latifolia. A quote più basse lacerreta diventa decisamente più termofila conpresenza, a tratti abbondante e a volte domi-

nante, di Quercus pubescens accompagnata daSorbus domestica, Ostrya carpinifolia, Fraxinusornus e Acer sp. pl. (soprattutto quando la pen-denza dei versanti diventa pronunciata) eQuercus ilex (in esposizioni meridionali). In corri-spondenza di versanti piuttosto ripidi Ostrya car-pinifolia, Fraxinus ornus e Quercus cerris diven-tano le specie arboree più comuni degli aspettimesotermofili assieme a Acer campestre, Corylusavellana e Carpinus betulus, che si ritrovano inbuone percentuali nella parte bassa dei versanti.In situazioni più mesofile, su suolo calcareo (peresempio Monte Cetona), si trovano aspetti ricchidi latifoglie nobili quali Acer pseudoplatanus, A.obtusatum, Fraxinus excelsior, Ulmus glabra. Boschi di querce sempreverdi (leccete). Si inse-diano su suoli non profondi, spesso caratterizza-ti da elevata rocciosità ed esposizioni calde. Trale specie arboree, insieme a Quercus ilex, sonopresenti, anche in modo consistente, quercecaducifoglie (Quercus cerris e Q. pubescens).

Lago della Maddalena - Sarteano (Foto B. Anselmi)

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Molto comuni sul piano dominato sono Fraxinusornus, Phillyrea latifolia, Arbutus unedo. Il sotto-bosco è povero e composto prevalentemente daRuscus aculeatus, Hedera helix, Smilax aspera,Asparagus acutifolius. In corrispondenza di cal-cari ed ofioliti, Quercus ilex è accompagnatoprevalentemente da altre sclerofille sempreverditra cui Phillyrea latifolia, Erica arborea, Pistacialentiscus e Viburnum tinus. Localmente, su suoliacidi e in seguito a intervento antropico, il pianoarboreo può essere dominato da Quercus suber.Faggete. Le faggete mesofile si ritrovano preva-lentemente alle pendici del Monte Amiata a par-tire da 1000 m di quota (Pigelleto diPiancastagnaio), a Pietraporciana e, estrema-mente impoverite, sul Monte Cetona, oppurecome forma di vegetazione eterotopica nel com-prensorio del Farma-Merse, a Castelvecchio enel Chianti. Fagus sylvatica è accompagnato dalatifoglie di pregio quali Acer pseudoplatanus,A. obtusatum, Carpinus betulus, Ostrya carpini-folia. Può risultare abbondante Quercus cerrische testimonia aspetti più termofili. Il faggio siritrova misto anche a Castanea sativa in popo-lamenti misti più acidofili. Si rileva la presenza atratti abbondante (Pigelleto) di Abies alba. SulMonte Amiata trovano posto faggete d’altaquota caratterizzate dalla presenza di specieorofitiche europee o endemiche appenniniche.Boschi misti a dominanza di abete bianco.Abies alba si ritrova dominante in boschi dell’a-rea amiatina (abetine del Pigelleto e del Vivod’Orcia), in due diverse formazioni: la prima adaltitudini più modeste con Quercus cerris piùabbondante, e caratterizzata da presenza dispecie termofile come Q. pubescens, Juniperuscommunis, Fraxinus ornus, Cornus mas, Sorbustorminalis e Ruscus aculeatus in esposizioni pre-valentemente occidentali; la seconda con Fagussylvatica insieme a Castanea sativa, Ostrya car-pinifolia, Pteridium aquilinum, in ambienti più fre-schi e ad esposizione settentrionale.Castagneti. In sostituzione delle cerrete acidofile

sono frequenti sull’Amiata, in Val di Merse eFarma (localmente anche sulla MontagnolaSenese) boschi a dominanza di Castanea sati-va, spesso accompagnato da Quercus cerris,Arbutus unedo e Erica arborea. Specie comunisono anche Quercus pubescens e Q. petraea. Boschi di conifere non native. Prevalgono rim-boschimenti localmente più o meno estesi diPinus pinaster, Pinus nigra e Cedrus deodara,molto frequenti in Val di Merse, sulle CollineMetallifere e nel comprensorio del MonteAmiata. Impiantati in aree originariamente desti-nate al pascolo o ad attività agricole, sono fre-quenti nelle aree di crinale, nella porzionemedio-alta dei versanti, generalmente in esposi-zione calda, su suoli sottili soggetti ad inaridi-mento estivo. Formazioni a dominanza diCupressus sempervirens, sia in cipresseta purache associata a garighe, praterie xeriche e mac-chie, sono presenti nel Chianti (Bosco diSant’Agnese). Arbusteti. Formazioni secondarie originatesi dal-l’abbandono di preesistenti utilizzi agricoli epastorali. Gli arbusteti meso-termofili rappresenta-no la cenosi più diffusa, formata da Rosa canina,Prunus spinosa, Rubus sp. pl., Pyrus pyraster,Cornus sanguinea e Crataegus monogyna; essi sisviluppano su terreni profondi dotati di discretafertilità con reazione prossima alla neutralità. Incorrispondenza di terreni poveri ed aridi, si svi-luppa una cenosi dominata da Juniperus commu-nis, su suoli ultramafici da J. oxycedrus, mentre susubstrati argillosi o argillosi calcarei e nelle espo-sizioni più calde sono presenti formazioni pionie-re dominate da Spartium junceum. Gli arbustetiacidofili sono rappresentati dalle brughiere, adominanza di Calluna vulgaris, rappresentando ilpiano arbustivo di estesi rimboschimenti a Pinuspinaster (Val di Merse e Farma, Chianti). In tali for-mazioni il suolo è fortemente acidificato e quindinella composizione specifica oltre al brugo domi-nano le eriche, Cistus salvifolius e Cytisus scopa-rius. Quest’ultimo, detto ginestra dei carbonai o

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scopo, dà vita, in particolare nel comprensorioamiatino, ad estesi “scopeti”. Garighe. Formazioni vegetali perenni di tipomediterraneo a scarsa copertura, che possonocolonizzare suoli calcarei od ultramafici come gliaffioramenti ofiolitici, nel qual caso si presentanoricche di specie endemiche, ma anche le bian-cane o i materassi alluvionali dei corsi d’acquadella parte meridionale della provincia, dovedominano rispettivamente Artemisia cretacea eSantolina etrusca, entrambe endemiche ad area-le ristretto prevalentemente alla Toscana. Praterie. Attualmente sono in fase di regressionein quanto si assiste alla colonizzazione da partedel bosco di tutti gli spazi aperti. Le poche pra-terie presenti sono costituite da lembi posti all’in-terno di aree invase da arbusti e giovani piantearboree. La tipologia prevalente è costituita dallaprateria mesoxerofila con Bromus erectus domi-nante e con abbondanza di Brachypodium rupe-stre, Dactylis glomerata, Lotus corniculatus, fre-quente su suoli argillosi (Crete Senesi e Vald’Orcia). Sui crinali di rilievi montuosi calcarei,spesso a mosaico con le garighe, troviamo inve-ce praterie xerofile a dominanza di Bromus erec-tus insieme a Festuca inops e molte camefite.Localmente possiamo trovare anche pratelli tero-fitici, sia in ambiente arido che umido, su suolisia acidi che basici. Queste formazioni rappre-sentano i primi stadi della successione vegeta-zionale, quindi i meno evoluti, e risultano costi-tuite da specie annuali spesso a mosaico conpraterie, garighe o formazioni igrofile, andandoa coprire sempre superfici molto ridotte. Formazioni ripariali e aree umide. Lungo i fiumie i torrenti più importanti è possibile inquadrareuna successione vegetazionale tipica che iniziacon comunità idrofitiche ed elofitiche nelle areeperennemente sommerse, prosegue con forma-zioni pioniere a salici arbustivi (Salix purpurea eS. eleagnos) e, in ultimo, le comunità legnose piùmature con individui arborei di Populus nigra, P.alba e Salix alba. Nell’area dei laghi di Chiusi

e Montepulciano troviamo comunità acquatichecon elofite di grande taglia (Phragmites australis,Carex sp. pl., Sparganium erectum) con, allespalle, soprassuoli colonizzati da specie arbusti-ve a carattere fortemente igrofilo dominate daSalix cinerea, e comunità arboree a dominanzadi Salix alba e di Populus nigra.A queste tipologie si aggiungono le formazionivegetali che si sviluppano in corrispondenza ocome conseguenza dell’attività umana; si trattaad esempio dei bordi stradali, incolti (aree agri-cole abbandonate), margini di coltivi o zone aforte antropizzazione come aiuole e giardinipubblici. Questi ambienti, benchè poco naturali,rappresentano per le orchidee uno degli habitatdi elezione.

Base cartograficaLa cartografia utilizzata nel presente Atlante perdefinire la distribuzione delle diverse specie è lastessa degli Atlanti degli Anfibi e dei Rettili dellaprovincia di Siena; essa corrisponde al reticola-to UTM dei quadrati di 10 Km di lato (le cosid-dette “particelle nazionali”), ormai standardizza-to a livello europeo per numerosi lavori di carto-grafia faunistica (Piazzini et al., 2005; 2010). Ilreticolato UTM (Universal Transverse Mercator) èun sistema di rappresentazione di quasi tutta lasuperficie terrestre in 60 fusi e in 20 fasce; i fusisono indicati con un numero, le fasce con una let-tera. L’incrocio di un fuso con una fascia si dicezona. L’Italia è compresa nei fusi 32-33-34 enelle fasce S e T, e quindi nelle zone 32S-32T-33S-33T-34S-34T. Poiché le zone risultano trop-po estese è necessario suddividerle in porzionipiù piccole, applicando sopra ogni zona un reti-colato a maglie quadrate di 100 Km di lato, incui ogni quadrato è contraddistinto da una cop-pia di lettere. Le particelle nazionali, utilizzateper aree piuttosto piccole come il territorio pro-vinciale, sono pertanto identificate dalle coordi-nate della zona, cui si fa seguire la coppia di let-tere maiuscole del quadrato di 100 Km di lato

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in cui ricadono e due numeri, relativi alle coor-dinate est e nord espresse in decine di chilome-tri del vertice sud-occidentale della particella.Poiché però le particelle nazionali in cui è sud-divisa la provincia di Siena, che per praticitàsaranno dette semplicemente “quadrati”, appar-tengono tutte alla medesima zona, vengonoomesse le coordinate identificative di questa(32T). Complessivamente sono stati presi in con-siderazione 52 quadrati, dei quali 26 sono diconfine, in quanto comprendono porzioni di ter-ritori di altre provincie; in questo caso sono stateprese in considerazione solo le segnalazioniinterne al confine senese.

Collezione dei datiI dati utilizzati per la realizzazione di questoatlante possono essere distinti in tre tipologie:dati bibliografici, exsiccata di erbario, comu-nicazioni dirette. All’interno della mole di pub-blicazioni a stampa di carattere floristico-

vegetazionale, prodotte in prevalenza daricercatori del Dipartimento di ScienzeAmbientali dell’Università di Siena e divisi percomodità in anteriori e posteriori al 1950,sono stati reperiti dati distributivi di orchidee inarticoli su riviste nazionali o internazionali,monografie, atti e abstract presentati a con-gressi, a cui si aggiungono tesi di laurea e didottorato (vedi Appendice pag.173). Sono stati poi presi in considerazione i campio-ni depositati presso l’Herbarium UniversitatisSenensis (SIENA), la Collezione Didattica delDipartimento di Scienze Ambientali della stessaUniversità e l’Herbarium Frignani; tali exsiccatasono stati controllati e, quando si è reso neces-sario, rideterminati. Anche i campioni di erbariosono stati distinti in anteriori e posteriori al 1950.La maggior parte dei dati però è risultata esse-re frutto di osservazioni dirette e annotazionieffettuate in campagna (quindi non collegate apubblicazioni), condotte dal febbraio 2000

Reticolato UTM dei quadrati di 10 km di lato che interessa la provincia di Siena. Il territorio senese occupa 60 qua-drati, ma ai fini del presente lavoro sono stati considerati i 52 quadrati identificati dalle coordinate di riferimento.

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all’ottobre 2010, in tutto il territorio provincia-le, a cui si aggiungono comunicazioni perso-nali e testimonianze fotografiche di colleghi,amatori e orchidologi semi-professionisti.

Aspetti nomenclaturaliLa nomenclatura e il trattamento tassonomicodelle specie in questo Atlante seguono quantoproposto dal Gruppo Italiano per la Ricerca sulleOrchidee Spontanee (GIROS) in una recente pub-blicazione (2009) alla quale si rimanda per ulte-riori informazioni, così come alle numerose altremonografie dedicate a questa famiglia (tra cuiButtler 1991; Castroviejo et al., 2005; Delforge,2005). In alcuni casi, onde evitare una eccessivaframmentazione in entità poco differenziate traloro e difficilmente riconoscibili, si è preferito con-siderarle all’interno di una specie unica, come nelcaso di Ophrys araneola e O. classica chesecondo alcuni autori dovrebbero essere consi-derate specie buone a sé stanti, ma che qui ven-gono incluse nella variabilità intraspecifica di O.sphegodes, della quale sono noti l’elevato poli-morfismo e la possibilità di formare ecotipi. Leentità a livello sottospecifico o varietale vengonoriunite tutte insieme e, quando possibile, breve-mente commentate nelle apposite note.

Le schede della specieLa flora orchidologica della provincia di Siena èorganizzata in una serie di schede per ciascunaspecie. I generi e le specie al loro interno sonoin ordine alfabetico per una maggiore facilità dilettura; in ogni scheda trovano posto:a) binomio latino seguito dal nome dell’autore

abbreviato o per esteso in accordo conBrummitt & Powell (1992) come previsto dalCodice di Nomenclatura botanica (Greuter etal., 2000), eventuali sinonimi e basionimo alfine di ricostruire la storia del nome e facilita-re la ricerca nel caso di entità che nel tempohanno subito modifiche;

b) descrizione sintetica della morfologia della

pianta (organi ipogei, foglie basali e cauline,scapo, infiorescenza e fiori), indicazione del-l’habitat, del periodo di fioritura e aspetticorologici: queste informazioni sono desunteda Contorni (1992), Pignatti (1992), Rossi(2005) e GIROS (2009);

c) brevi note tassonomiche, allo scopo di facili-tare il riconoscimento e la distinzione tra enti-tà affini presenti o meno nell’Atlante;

d) breve descrizione della distribuzione a livelloprovinciale, cui seguono una tabella riassunti-va delle informazioni (bibliografiche, erbario-logiche e semplici comunicazioni) e la cartadella provincia con il reticolato UTM dei qua-drati di 10 km di lato (Piazzini et al. 2005,2010);

e) ampia documentazione fotografica della spe-cie, in modo da permetterne un agevole rico-noscimento in natura.

Una raccomandazione al lettore…Vale la pena ripetere che tutte le orchidee sonoprotette e che la raccolta e la commercializza-zione delle specie spontanee sono vietate; per-tanto quando le incontriamo in campagna,lasciamoci sedurre dalla loro bellezza, dall’ele-ganza e dalla perfezione delle forme e dei colo-ri dei loro fiori, ma evitiamo in tutti i modi dicoglierle o, peggio ancora, prelevarle con bul-botuberi e radici allo scopo di piantarle nelnostro giardino. Lasciamo che questi fiori, vistosi,delicati e talora sfacciati, possano continuare afar bella mostra di sé nei nostri campi e nei nostriboschi.

Legenda della rappresentazione grafica nelle cartedistributive delle diverse segnalazioni raccolte

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Localizzazione della Rete Natura 2000 (SIR/SIC/ZPS) nel reticolato UTM1: Alta Val di Merse, 2: Basso corso del Fiume Orcia, 3: Basso Merse, 4: Castelvecchio, 5: Cono vulcanico del Monte Amiata, 6: Cornatee Fosini, 7: Crete dell’Orcia e del Formone, 8: Crete di Camposodo e Crete di Leonina, 9: Foreste del Siele e Pigelleto di Piancastagnaio,10: Lago di Chiusi, 11: Lago di Montepulciano, 12: Lucciolabella, 13: Montagnola Senese, 14: Monte Cetona, 15: Monte OlivetoMaggiore e Crete di Asciano, 16: Monti del Chianti, 17: Podere Moro - Fosso Pagliola, 18: Ripa d’Orcia, 19: Val di Farma.

Localizzazione delle Riserve Naturali nel reticolato UTM1: Alto Merse, 2: Basso Merse, 3: Bosco di Sant’Agnese, 4: Castelvecchio, 5: Cornate e Fosini, 6: Crete dell’Orcia, 7: Farma, 8: IlBogatto, 9: La Pietra, 10: Lago di Montepulciano, 11: Lucciola Bella, 12: Pietraporciana, 13: Pigelleto, 14: Ripa d’Orcia.

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Descrizione Pianta alta 15-40 cm, provvistadi due rizotuberi sub-sferici. Scapo eretto,generalmente cilindrico; foglie basali eretto-patenti, piegate a doccia; foglie cauline care-nate, erette e progressivamente ridotte versol’alto. Brattee lanceolate, acute, lunghe quan-to l’ovario o maggiori, talvolta sfumate dirosa, sempre provviste di nervatura centraleverde. Infiorescenza densa e compatta, allun-gantesi durante la fruttificazione. Fiori piccoli,di colore variabile dal verdastro al porpora.Sepali e petali conniventi a formare un cascosimile a un becco; labello trilobo, più lungoche largo, piegato verso il basso, di colorevariabile con la parte centrale generalmentesbiancata e coperta di macchie porpora; spe-rone lungo come l’ovario, conico e arcuatoverso il basso, roseo o biancastro.Habitat Praterie e arbusteti tra 200 e 1000 m.Periodo di fioritura Aprile-giugno.Distribuzione Eurimediterranea. In Italia èsegnalata in tutte le regioni.Note tassonomiche Più conosciuta con ilvecchio nome di Orchis coriophora, è statarecentemente spostata all’interno del genereAnacamptis sulla base di studi di filogenesimolecolare (GIROS, 2009) analogamente aquanto avvenuto per altre specie di Orchis.Vengono generalmente distinte due sotto-specie (secondo alcuni si tratterebbe divarietà), facilmente distinguibili per l’odoredei fiori: nella sottospecie nominale emetto-no un odore di cimice (da qui il nome vol-gare di erba-cimice o cimiciattola), mentrenella subsp. fragrans profumano di vaniglia.La colorazione dei fiori risulta alquantovariabile, andando dal verde-biancastro alporpora intenso. La maggior parte delle segnalazioni raccolte

per il territorio provinciale sono da riferire allasubsp. fragrans. Note distributive Complessivamente si trattadi una specie abbastanza diffusa (24 qua-drati su 52) con un totale di 45 segnalazio-ni, tra osservazioni, campioni di erbario edati bibliografici, la maggior parte delle

quali concentrate nel settore centro-meridio-nale della provincia (Val d’Orcia,Montagnola Senese e Val di Merse). Si rin-viene con frequenza negli affioramenti cal-carei in situazione di prato, gariga o margi-ne boschivo, mostrando una certa predile-zione, sebbene non esclusiva, per gliambienti aperti e soleggiati.

ANACAMPTIS CORIOPHORA (L.) R.M. BATEMAN, PRIDGEON & M.W. CHASEBASIONIMO ORCHIS CORIOPHORA L.NOME COMUNE ERBA CIMICE

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A. coriophora (Foto S. Faggioli) A. coriophora (Foto A. Mazzeschi)

A. coriophora (Foto A. Mazzeschi)

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Descrizione Pianta alta 20-60 cm, con duerizotuberi sub-sferici. Scapo eretto, angoloso,sfumato di porpora all’apice; foglie basalinon in rosetta, strette e acuminate, carenate edistribuite lungo il fusto. Brattee lanceolate,acute, lunghe più o meno come l’ovario, tal-volta maggiori, verdastre o sfumate di por-pora. Infiorescenza lassa, cilindrica, con fioriben distanziati l’uno dall’altro. Fiori intera-mente porporini eccezion fatta per la fasciaverticale mediana del labello che risulta sbian-cata. Sepali e petali conniventi a formare uncasco lasso, talvolta gli esterni patenti; label-lo trilobo, largo, con lobo mediano più brevedei laterali; sperone più corto dell’ovario,cilindrico, orizzontale o rivolto verso l’alto,porporino e bilobo all’apice.Habitat Prati umidi e aperti, eventualmentesecchi in estate, a una quota compresa tra300 e 1000 m.Periodo di fioritura Aprile-giugno.Distribuzione Eurimediterranea. In Italia èsegnalata in tutte le regioni tranne Valled’Aosta e Trentino Alto Adige.Note tassonomiche Come la precedente è piùconosciuta con il vecchio nome di Orchis laxi-flora (GIROS, 2009). È simile, dal punto divista morfologico, a A. morio con la qualepotrebbe essere confusa, se non fosse per illabello privo di macchie, lo sperone biloboall’apice, fiori in genere più grandi e spigalassa con fiori ben distanziati, da qui il nome.Note distributive Si tratta di una speciealquanto rara, di cui sono note al momento sol-tanto 7 segnalazioni; tra queste, due sonoanteriori al 1950 e relative alla stazione loca-lizzata presso Filetta (PN88) (Tassi, 1906),non confermata di recente. Complessivamenteè presente in 7 quadrati su 52 sebbene la sta-

zione di Lecceto, basata su un campione dierbario del 1964, andrebbe confermata.Pertanto essa risulta presente con certezza sulMonte Amiata (Contorni, 1992) e nellaRiserva Naturale provinciale “Bosco diSant’Agnese” (Castellina in Chianti). SecondoContorni (op. cit.), in prossimità di Bagni San

Filippo è presente una popolazione di indivi-dui con caratteri intermedi tra A. laxiflora e A.palustris; si potrebbe in tal caso trattare di indi-vidui ibridi, sebbene al momento la secondaspecie parentale non sia effettivamente pre-sente nelle vicinanze, né in tutto il territorio pro-vinciale. Interessante e degna di attenzione èla stazione presso il Lago di Montepulciano.

ANACAMPTIS LAXIFLORA (LAM.) R.M. BATEMAN, PRIDGEON & M.W. CHASEBASIONIMO ORCHIS LAXIFLORA LAM. NOME COMUNE ORCHIDEA DI PALUDE

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A. laxiflora (Foto S. Faggioli) A. laxiflora (Foto S. Faggioli)

A. laxiflora (Foto A. Mazzeschi)

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Descrizione Pianta alta 10-40 cm, provvista didue rizotuberi sub-sferici. Scapo eretto, cilindri-co, variamente sfumato di viola all’apice; foglieellittico-lanceolate o lineari-lanceolate, riunite inrosetta; le cauline leggermente carenate, care-nate, erette o eretto-patenti, progressivamenteguainanti e ridotte verso l’alto. Brattee lanceola-te, lunghe più o meno dell’ovario, generalmenteverdi o sfumate di rosa. Infiorescenza general-mente cilindrica e compatta, ma talvolta pauci-flora e lassa. Fiori di colore variabile dal porpo-ra al rosa. Tepali conniventi a formare un cascosopra il ginostemio; sepali ovato-oblunghi, spes-so vistosamente venati di verde, petali più strettie più brevi dei sepali; labello leggermente trilo-bo, più largo che lungo, piegato verso il basso,o più o meno rivolto in avanti, di colore variabi-le con la parte centrale sbiancata e coperta dimacchie porpora; sperone più corto dell’ovario,cilindrico, orizzontale o rivolto in alto.Habitat Prati, incolti, margini di coltivi, arbu-steti e luoghi antropizzati, da 0 a 1800 m.Periodo di fioritura Marzo-giugno.Distribuzione Europeo-caucasica. In Italia èsegnalata in tutte le regioni eccetto laSerdegna, ove è vicariata da Anacamptis lon-gicornu.Note tassonomiche Recentemente spostataall’interno del genere Anacamptis (GIROS,2009), è senza dubbio una delle orchideespontanee più diffuse e facili da incontrare. Lacolorazione porporina dei fiori che comincia-no ad aprirsi a marzo per scomparire, nellezone più fresche, a giugno, non fa passarequesta pianta inosservata. Note distributive Sopportando piuttosto bene ildisturbo antropico, riesce a colonizzare ambien-ti di solito ritenuti proibitivi per le altre orchidee,quali i margini stradali, le aiuole in prossimità

degli svincoli e delle rotonde, andando a forma-re delle macchie di colore di grande effetto. Lacolorazione però è assai variabile; lungo la stra-da tra Bagni S. Filippo e Radicofani è possibileosservare una popolazione di individui chevariano dal porpora intenso al verde-rosato finoal bianco venato di verde, senza però mostrare

alcun segno di isolamento riproduttivo, dalmomento che gli impollinaotri visitano tutti i fioriindistintamente. In provincia di Siena è speciediffusissima (38 quadrati su 52), con un totale di93 segnalazioni. Probabilmente uno studio mag-giormente approfondito della flora spontaneasenese potrebbe rivelarne la presenza anchenelle aree dove attualmente non è segnalata.

ANACAMPTIS MORIO (L.) R.M. BATEMAN, PRIDGEON & M.W. CHASEBASIONIMO ORCHIS MORIO L. NOME COMUNE GIGLIO CAPRINO

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A. morio - Radicofani (Foto F. Frignani) A. morio - Montagnola Senese (Foto I. Minder)

A. morio - Radicofani (Foto F. Frignani)

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Descrizione Pianta alta 15-40(50) cm, prov-vista di due rizotuberi tondeggianti. Scapoeretto, cilindrico, sfumato di rosso all’apice;foglie basali lineari-lanceolate, carenate eriunite in rosetta; le cauline avvolgenti il fustoe progressivamente ridotte verso l’alto. Bratteelanceolate, grandi, poco più lunghe dell’ova-rio, generalmente rosse con venature piùscure. Infiorescenza più o meno densa, ingenere pauciflora. Fiori grandi e vistosi, dicolore variabile dal rosso-porpora al rosa.Sepali ovato-lanceolati, conniventi e rivoltiverso l’alto a formare un casco aperto; petalipiù stretti e più brevi dei sepali; labello intero,di norma più chiaro degli altri tepali, striato diporpora, variabile in larghezza, piano o con-cavo, con margini crenulati e rialzati; speronepiù corto dell’ovario, sbiancato o roseo, coni-co e rivolto verso il basso.Habitat Praterie aride, pascoli e garighe, tra500 e 1000 m.Periodo di fioritura Aprile-maggio.Distribuzione Eurimediterranea. In Italia èsegnalata in tutte le regioni tranne Friuli-Venezia Giulia e Trentino Alto Adige.Note tassonomiche Insieme a Orchis corio-phora, O. laxiflora e O. morio, è stata direcente spostata all’interno del genereAnacamptis in seguito a studi di filogenesimolecolare (GIROS, 2009); è senza dubbiouna delle orchidee spontanee più appariscen-ti e facili da avvistare, grazie alla colorazionevivace e ai fiori grandi. A causa di ciò èanche una delle specie maggiormente minac-ciate dalla raccolta indiscriminata degli stelifioriti.Note distributive In provincia di Siena è pre-sente in 11 quadrati su 52, con un totale di19 segnalazioni, rientrando pertanto tra le

specie rare a livello provinciale. La sua distri-buzione appare infatti abbastanza localizza-ta, mostrando preferenza per i prati aridi susubstrato basico o neutro-basico, come suirilievi calcarei de Le Cornate di Gerfalco,Monti di Trequanda e settore meridionale, incorrispondenza del comprensorio amiatino,

bassa Val d’Orcia, Valle del Paglia e MonteCetona.Si può incrociare con A. morio, dando origi-ne all’ibrido naturale Anacamptis ×gennari.Nei pressi di Monteguidi è infatti stata osser-vata una stazione di questo ibrido benchè inassenza di A. papilionacea, un tempo forsepresente e adesso scomparsa.

ANACAMPTIS PAPILIONACEA (L.) R.M. BATEMAN, PRIDGEON & M.W. CHASEBASIONIMO ORCHIS PAPILIONACEA L. NOME COMUNE ORCHIDEA FARFALLA

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A. papilionacea (Foto S. Faggioli) A. papilionacea - Pontignano (Foto M. Baini)

A. papilionacea - Roccastrada (GR) (Foto A. Mazzeschi)

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Descrizione Pianta alta 25-60 cm, provvistadi due (raramente tre) rizotuberi tondeggianti.Scapo eretto, cilindrico, esile talvolta sinuoso,verde; foglie inferiori lineari, carenate patentio sub-erette; foglie cauline più corte, progres-sivamente bratteiformi e avvolgenti il fusto.Brattee lanceolate, lunghe come l’ovario,generalmente violacee.Infiorescenza molto densa, dapprima conica,poi ovale o cilindrica a maturità. Fiori picco-li, di colore variabile dal rosso-porpora alrosa, talora sbiancati. Sepalo mediano epetali conniventi e rivolti perso l’alto a forma-re un casco, sepali laterali lanceolati patenti,leggermente rivolti in avanti; labello trilobatocon i tre lobi uguali in lunghezza, e, allabase, due lamelle longitudinali leggermentedivaricate; sperone filiforme, più lungo del-l’ovario, dello stesso colore del fiore, incur-vato verso il basso.Habitat Praterie, arbusteti, garighe, margini dicoltivi e di boschi, tra 150 e 900 m di quota.Periodo di fioritura Maggio-giugno.Distribuzione Mediterraneo-Atlantica. In Italiaè segnalata in tutte le regioni.Note tassonomiche Inconfondibile per il suohabitus e la forma dell’infiorescenza, è facil-mente riconoscibile per la presenza, alla basedel labello, di due escrescenze lamellari leg-germente divergenti.Insieme a Anacamptis morio è senza dubbiouna delle specie di questo genere più diffuse,mostrando un’ampia adattabilità a condizioniedafiche differenti; la si può trovare su argille,diaspri, calcari e arenarie. Note distributive In provincia di Siena èampiamente diffusa (presente in 29 quadratisu 52) con un totale di 63 segnalazioni.Come nel caso di A. morio, la mancanza in

alcune zone del territorio provinciale potreb-be essere dovuta ad una lacuna nelle cono-scenze, sebbene i suoi fiori color fucsia diffi-cilmente passano inosservati.Nelle Valli dell’Arbia e dell’Orcia, frequente-mente si ritrova come infestante delle colturedi graminacee quali grano, orzo e avena,

ove ancora vengono mantenute pratiche agri-cole tradizionali limitando diserbo e interven-ti di aratura profonda; in queste zone adesempio non è difficile vedere fiorire A. pyra-midalis in un campo di cereali insieme al gla-diolo (Gladiolus sp. pl.), la speronella(Consolida regalis) o al papavero comune(Papaver rhoeas).

ANACAMPTIS PYRAMIDALIS (L.) RICH. BASIONIMO ORCHIS PYRAMIDALIS L. NOME COMUNE: GIGLIONE

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A. pyramidalis - Lago della Maddalena (Foto B. Anselmi) A. pyramidalis - Cornocchia (Foto F. Frignani)

A. pyramidalis - Trequanda (Foto A. Mazzeschi)

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Descrizione Pianta robusta, alta 20-75 cm, conapparato ipogeo costituito di due bulbotuberiovoidali e numerose radici ingrossate. Scapoeretto, ingrossato, verde in basso sfumato diporpora in alto. Foglie basali presenti ma non inrosetta, grandi, lucide e di colore verde intenso,carenate e oblunghe; foglie cauline avvolgenti ilfusto. Infiorescenza densa, allungata, conica ini-zialmente, poi cilindrica con il procedere del-l’antesi, munita di numerosi fiori (fino a 50-60).Brattee grandi, talvolta di aspetto fogliaceo,lineari-lanceolate, le inferiori più lunghe dell’in-tero fiore. Fiori grande, profumati. Sepali ovati,verdastri e sfumati di porpora all’esterno, connumerose macchie rossastre all’interno, conver-genti a formare un casco lasso con i petali chesono più stretti e troncati all’apice; labello gran-de, sbiancato e maculato nella parte centrale,verdastro o porporino lateralmente, profonda-mente trilobato, con lobi laterali falciformi eondulati ai margini, lobo mediano a sua volta diviso in due lobuli divergenti e ottusi; speronecorto e volto in basso.Habitat Arbusteti radi, garighe, praterie eincolti a quote basse (150-300 m slm).Periodo di fioritura Marzo-aprile.Distribuzione Stenomediterranea. Presente inmodo discontinuo nella penisola ma non intutte le regioni.Note tassonomiche Il nome generico derivadalla dedica fatta da Filippo Parlatore a JeanBaptiste Barla (1817-1886), botanico diNizza, mentre l’epiteto specifico è un omaggioal botanico francese Gaspard Nicolas Robert(1776-1857). Questa specie sembra mostraregrande affinità con Himantoglossum adriaticum,tanto che secondo alcuni autori essa dovrebbeessere inserita nel medesimo genere. In questasede viene seguita la nomenclatura classica e i

due generi sono mantenuti distinti, anche perchémancano approfondite analisi filogentiche ingrado di supportare un’eventuale fusione. Note distributive Barlia robertiana è una spe-cie da considerarsi rara nel territorio senese;nota in sole 8 località, coprendo 6 quadrati su

52, in due nuclei, nella parte sud-orientaledella provincia: il primo in Val di Chiana alconfine con la provincia di Arezzo, il secondotra Radicofani e Castiglion d’Orcia. Si rinvienein situazioni aperte e soleggiate. Sebbene sipossa confondere per l’aspetto e la robustezzacomplessiva della pianta con Orchis purpurea,un’osservazione attenta dell’infiorescenza e inparticolare del labello la rende inconfondibile.

BARLIA ROBERTIANA (LOISEL.) GREUTERBASIONIMO ORCHIS ROBERTIANA LOISEL.SINONIMO HIMANTOGLOSSUM ROBERTIANUM (LOISEL.) P. DELFORGENOME COMUNE ORCHIDEA DI ROBERT

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B. robertiana - Lucignano (AR) (Foto A. Mazzeschi) B. robertiana - Scrofiano (Foto A. Mazzeschi)

B. robertiana - Lucignano (AR) (Foto A. Mazzeschi)

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Descrizione Pianta alta 15-50 cm, con appa-rato ipogeo costituito di un corto rizoma enumerose radici brevi e carnose. Scapo eretto,cilindrico, sottile, talvolta flessuoso. Fogliebasali ridotte a guaine abbraccianti il fusto;foglie cauline 2-5, ovato ellittiche, con apiceacuto, anch’esse avvolgenti il fusto, a laminapiana. Infiorescenza lassa, cilindrica, munitadi 3-10 fiori biancastri o color crema. Bratteeerbacee, verdi, lanceolate, le inferiori lunghecirca il doppio dell’intero fiore, le superiori viavia minori. I fiori sono piuttosto grandi e spes-so restano socchiusi. Sepali ovato-lanceolatiad apice acuto, petali un po’ più piccoli e conapice ottuso; tutti i pezzi fiorali sono rivolti inavanti e risultano conniventi; labello più cortodei petali, concavo, ipochilo con una macchiagialla al centro, epichilo cordato con evidenticreste longitudinali aranciate e apice rivoltoall’indietro.Habitat Querceti, faggete e arbusteti tra 300e 1200 m di quota, preferibilmente su sub-strato calcareo.Periodo di fioritura Maggio-giugno.Distribuzione Eurasiatica. È presente in tutte leregioni dell’Italia peninsulare e nelle isole, piùfrequente al nord.Note tassonomiche Il nome generico derivadall’antera che ha una forma di “testa”,mentre l’epiteto specifico sembra essere rife-rito alla città di Damasco, in Asia Minore.Pur non producendo nettare, gli impollnatoridi questa specie sono imenotteri, attratti eingannati probabilmente dalla macula gial-lo-aranciata del labello che scambiano perun androceo ricco di polline. Oltre che pervia sessuata, questa specie si riproducevegetativamente emettendo getti laterali dalrizoma; non è inusuale infatti osservare molti

steli in fiore originatisi dallo stesso apparatoipogeo.Note distributive Si tratta di una specie relati-vamente frequente nei boschi di latifoglie deci-due (querceti misti, faggete, acereti e arbuste-ti). Nel territorio della provincia di Siena è pre-sente in 19 quadrati su 52, sebbene per due

di essi si abbiano notizie bibliografiche nonrecenti (Tassi, 1906) allo stato attuale non con-fermate (PP80 e PN89); è presente nelChianti, Val d’Elsa, Colline MetallifereMontagnola senese, Val di Merse e nella partemeridionale della provincia (Monte Cetona,Monte Amiata Val d’Orcia e Riserva Naturaledi Pietraporciana).

CEPHALANTHERA DAMASONIUM (MILL.) DRUCEBASIONIMO SERAPIAS DAMOSONIUM MILL. SINONIMO CEPHALANTHERA LATIFOLIA JANCH.NOME COMUNE CEFALANTERA GIALLOGNOLA, ELLEBORINE

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C. damasonium - Pontignano (Foto F. Frignani) C. damasonium (Foto S. Faggioli)

C. damasonium - Pontignano (Foto F. Frignani)

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Descrizione Pianta alta 15-50 cm, con appa-rato ipogeo costituito di un corto rizoma e unfascio di radici carnose. Scapo eretto, cilindri-co, sottile, talvolta flessuoso. Foglie basali ridot-te a guaine abbraccianti il fusto; foglie caulinenumerose, disposte più o meno su due file, leinferiori ellittiche, le superiori lineari-lanceolate,allungate, semiamplessicauli. Infiorescenzalassa, munita di numerosi fiori bianchi (10-20).Brattee erbacee, verdi, lanceolate, piccole, ingenere molto più brevi dell’ovario, trannel’inferiore. Fiori piuttosto grandi, semiaperti;sepali ovato-lanceolati ad apice acuto, petalileggermente più corti e con apice ottuso; label-lo più corto dei dei petali e concavo, quasi inte-ramente bianco, ipochilo con lobi laterali erettie triangolari, epichilo cuoriforme con evidenticreste longitudinali giallastre e apice rivoltoverso il basso. Habitat Boschi di latifoglie, leccete e arbuste-ti, tra 300 e 1000 m di quota, preferibilmen-te su substrato calcareo.Periodo di fioritura Maggio-giugno.Distribuzione Eurasiatica. È presente in tutte leregioni dell’Italia peninsulare e nelle isole.Note tassonomiche Il nome generico derivadall’antera che ha una forma di “testa”, men-tre l’epiteto specifico descrive la forma allun-gata delle foglie. Questo carattere macrosco-pico permette una facile distinzione tra questaspecie e la precedente, le cui foglie sonoovato-lanceolate e abbraccianti il fusto. Ilcolore dei fiori (bianco in C. longifolia, bian-co crema in C. damasonium) inoltre impedi-sce la confusione con la seguente C. rubra,che presenta fiori porporini. Sebbene sianonoti in letteratura gli ibridi con entrambe lespecie congeneri, essi non sono stati rinvenutinel presente studio.

Note distributive Sicuramente una delle orchi-dee più comuni e più facili da incontrare neiboschi del senese, dalle leccete, alle macchieai boschi misti di latifoglie decidue, soprattuttoquerceti e ostrieti; la sua fioritura è abbondan-te e vistosa, tanto che raramente sfugge all’os-servazione. Nella provincia è nota in 31 qua-

drati su 52, con un totale di 57 osservazioni.Non si hanno informazioni relative a questaspecie per alcune zone della Val di Chiana,della Val di Merse e del Chianti, ma è alta-mente probabile che si tratti di lacune cono-scitive in quanto le tipologie forestali presentisono compatibili con l’habitat di C. longifolia.

CEPHALANTHERA LONGIFOLIA (L.) FRITSCHBASIONIMO SERAPIAS HELLEBORINE L. VAR. LONGIFOLIA L.SINONIMO CEPHALANTHERA ENSIFOLIA (MURRAY) L.C.M. RICHARD; CEPHALANTHERA XIPHOPHYLLUM RCHB.NOME COMUNE CEFALANTERA MAGGIORE, ELLEBORINE

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C. longifolia - Castel San Gimignano (Foto G. Biagini - G. Bonari)

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Descrizione Pianta alta 15-60 cm, conapparato ipogeo costituito di un corto rizomada cui dipartono poche radi ingrossate.Scapo eretto, cilindrico, sottile, talvolta fles-suoso, pubescente per corti peli biancastri.Foglie basali ridotte a guaine abbraccianti ilfusto; foglie cauline poche (4-7), semiamples-sicauli, oblungo-lanceolate. Infiorescenzalassa, composta da 3-10 fiori. Brattee erba-cee, lineari, acute, le inferiori più lunghe del-l’intero fiore, le superiori via via minori. Fioripiuttosto grandi; sepali lanceolati ad apiceacuto, rosa-porporini, sbiancati alla base,pubescenti esteriormente, i laterali patenti, ilmediano rivolto in avanti; petali porporini,anch’essi diretti in avanti e con apice rivoltoin fuori; labello lungo come i sepali e conca-vo, ipochilo rosa chiaro, epichilo biancastrocon margini e apice porporini, spesso ondu-lati, e percorso da creste longitudinali gialla-stre.Habitat Boschi di latifoglie decidue, faggete,tra 300 e 1000 m di quota, preferibilmentesu substrato calcareo.Periodo di fioritura Maggio-giugno.Distribuzione Eurasiatica. È presente in tuttele regioni dell’Italia peninsulare e nelle isole.Note tassonomiche Il nome generico derivadall’antera che ha una forma di “testa”, men-tre l’epiteto specifico è riferito al colore deifiori che rendono questa specie, se in pienaantesi, inconfondibile. Note distributive La sua distribuzione in pro-vincia di Siena interessa 19 quadrati su 52;la maggior parte delle segnalazioni riguardail settore nord-occidentale e sono concentratenel Chianti, Montagnola Senese, Farma-

Merse e Colline Metallifere. Un secondonucleo di popolazioni occupa invece il com-prensorio del Monte Amiata (Vivo d’Orcia,Catiglion d’Orcia, Montelaccio e AbbadiaSan Salvatore. L’unica stazione “disgiunta” èquella di Petroio, sui Monti di Trequanda(QN18). È una specie che si rinviene pretta-

mente nel sottobosco di querceti e ostrieti,soprattutto in corrispondenza di substrati cal-carei. Delle tre specie di Cephalanthera, acausa della colorazione intensa dei fiori, èquella che maggiormente subisce danni daraccolta da parte di improvvidi escursionisti.

CEPHALANTHERA RUBRA (L.) RICH.BASIONIMO SERAPIAS RUBRA L. NOME COMUNE CEFALANTERA ROSSA, ELLEBORINE ROSSA

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C. rubra - Petroio (Foto A. Mazzeschi)

C. rubra (Foto S. Faggioli)

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Descrizione Pianta alta 10-20 cm, provvistadi organi ipogei di aspetto coralloide. Scapoeretto, aclorofillico e brunastro in basso, ver-dastro verso l’alto, gracile; foglie basali e cau-line ridotte a guaine biancastre o brune.Infiorescenza lassa, composta da un numerovariabile di fiori (3-15). Brattee piccole eacute, molto minori dell’ovario. Fiori piccoli,di colore giallo-verdastro. Sepali lineari lan-ceolati, il mediano rivolto in avanti a forma dicappuccio, i laterali quasi falciformi e rivoltiverso il basso; petali lanceolati, conniventisotto il sepalo mediano; labello bianco vena-to di verde, a forma di lingua, rivolto verso ilbasso, con apice ottuso e spesso maculato diporpora alla base; sperone assente.Habitat Faggeta su substrato ricco di humus,tra 700 e 1000 m.Periodo di fioritura Giugno-agosto.Distribuzione Circumboreale. In Italia èsegnalata in quasi tutte le regioni, diffusa suirilievi (Alpi e Appennini), più rara al sud,assente in Puglia e Italia insulare.Note tassonomiche Il nome generico derivadal greco (korallion = corallo e rhiza = radici)e si riferisce alla particolare morfologia del-l’apparato ipogeo, appunto coralliforme;l’epiteto specifico invece descrive la morfolo-gia fiorale. Descritta inizialmente da Linneocome specie del genere Ophrys (O. corallor-hiza), venne successivamente separata ed ele-vata al rango generico. Come altre specienemorali sprovviste di vere foglie, sebbene inparte fotosintetizzante, vive in simbiosi confunghi di lettiera; è frequentissima l’autogamiacosì come la riproduzione vegetativa perframmentazione del rizoma. Questa è l’unicaspecie europea di un genere che ha una dis-tribuzione prevalentemente americana.

Note distributive Insieme a Epipogiumaphyllum, di cui condivide l’habitat, è unaspecie rarissima a livello provinciale, essen-do nota soltanto sul cono vulcanico delMonte Amiata, in pochissime stazioni (1quadrato su 52 - QN15) (Contorni, 1992;Selvi, 1996). A causa delle ridotte dimen-

sioni e del colore giallo-rossastro, può sfug-gire all’osservazione e quindi in futuro nonsi esclude la possibilità di ulteriori ritrova-menti; tuttavia sembra essere abbastanzaesigente riguardo all’habitat, restringendoalle zone montane con boschi freschi e sub-strato ricco di humus la sua distribuzionepotenziale.

CORALLORHIZA TRIFIDA (L.) CHÂTEL.BASIONIMO OPHRYS CORALLORHIZA L.NOME COMUNE ORCHIDEA CORALLO

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C. trifida - Monte Amiata (Foto F. Frignani)

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Descrizione Pianta alta 20-40 cm, con appa-rato ipogeo costituito di due rizotuberi ovoi-dali poco divisi all’apice e numerose radiciingrossate. Scapo eretto, piuttosto robusto,fistoloso e angoloso, verde brillante. Rosettabasale assente, foglie cauline 4-7, oblungo-lanceolate, lunghe fino a 15 cm, le superiorivia via più piccole. Infiorescenza densa ini-zialmente, poi un po’ più lassa e cilindrica.Brattee inferiori lanceolate, più lunghe dell’in-tero fiore, le superiori progressivamente piùcorte. Fiori gialli; sepali ovati, i laterali paten-ti, ottusi all’apice, il mediano quasi eretto,rivolto un po’ in avanti; petali un po’ più pic-coli e conniventi; labello più o meno conves-so, poco più largo che lungo, trilobo, conlobo mediano poco più lungo dei laterali, ingenere munito di macchioline rosse alla base;sperone cilindrico, dritto, quasi orizzontale,lungo quanto l’ovario.Habitat Boschi aperti a dominanza di latifo-glie decidue, radure, arbusteti (600 e 1000m slm).Periodo di fioritura Aprile-maggio.Distribuzione Mediterranea occidentale. Èpresente in Sardegna, Arcipelago Toscano,Toscana ed Emilia Romagna.Note tassonomiche L’epiteto specifico è riferi-to alla distribuzione “insulare” di questa spe-cie che è molto diffusa in Sardegna eCorsica. A livello di Italia continentale è inve-ce molto rara e assai localizzata. Si supponeun’origine ibridogena i cui presunti parentisarebbero Dactylorhiza romana e D. sambu-cina (GIROS, 2009). Secondo Diana (1997)questa specie si riprodurrebbe esclusivamentemediante processi apomittici quindi senzal’intervento dei gameti.

Note distributive Si tratta di una specie daconsiderare rara nel territorio della provin-cia di Siena, essendo presente in soli 4quadrati su 52, con complessive 8 segna-lazioni. Attualmente le popolazioni note diDactylorhiza insularis sono localizzatepresso Gerfalco (Montieri, GR) (PN67),

poco fuori del confine della RiservaNaturale “Cornate e Fosini”, nella RiservaNaturale “Pietraporciana” (QN26), sulMonte Cetona (QN35) e sul Monte Amiata(QN15), tra Arcidosso e Castel del Piano,la cui popolazione è costituita di pochiesemplari a una quota compresa tra i 500e gli 800 metri (Contorni, 1992).

DACTYLORHIZA INSULARIS (SOMMIER) Ó. SANCHEZ & HERRERO

BASIONIMO ORCHIS INSULARIS SOMMIER

NOME COMUNE ORCHIDEA SARDA

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D. insularis - Monte Cetona (Foto A. Mazzeschi)

D. insularis - Montieri (GR) (Foto L. Filippi)

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Descrizione Pianta alta 30-90 cm, di aspettoslanciato, con apparato ipogeo costituito di duerizotuberi allungati e profondamente divisi inappendici digitiformi e poche radici ingrossate.Scapo eretto, relativamente sottile, fistoloso, sca-nalato in alto. Rosetta basale assente, fogliecauline 5 -10, distiche, in basso ovato-ellittiche,le mediane lineari-lanceolate, in alto progressi-vamente ridotte, tutte coperte di vistose macchiebruno-rossicce. Infiorescenza densa, inizialmen-te conica, poi lassa e cilindrica, munita di nume-rosi fiori. Brattee lanceolato-lineari, le inferioripiù lunghe dell’intero fiore, talvolta bordate osfumate di porpora. Fiori di colore variabile dalbianco rosato al violetto. Sepali laterali lanceo-lati, patenti e divergenti, il mediano quasi eret-to, lanceolato e un po’ connivente con i petali aformare un casco lasso; petali lanceolati; label-lo più largo che lungo, trilobo con lobo centra-le più stretto e lungo dei laterali, con caratteristi-che macchie porporine; sperone subcilindrico,orizzontale o discendente.Habitat Boschi aperti di latifoglie decidue,castagneti, leccete, radure, arbusteti.Periodo di fioritura Maggio-luglio.Distribuzione Eurasiatica. È presente in tutto ilterritorio italiano, tranne che in Sardegna.Note tassonomiche La sistematica di questa spe-cie è cambiata numerose volte nel corso deglianni e la si ritrova indicata con svariati nomi ecombinazioni. In ogni caso il suo riconoscimen-to in campagna è piuttosto agevole per l’aspettoslanciato, la colorazione rosata macchiata diporpora dei fiori e per le lunghe foglie verdescuro coperte di macchie. In Italia sono presentila subsp. fuchsii (più largamente diffusa) e lasubsp. saccifera, meno frequente della prece-dente e dalla quale si differenzia per la mag-

giore altezza (fino a 90 cm), bratte inferiori piùlunghe dei fiori, labello maggiore, sperone aforma di sacco, uguale o più lungo dell’ovario.Note distributive Si tratta di una specie piutto-sto comune nel territorio provinciale, sebbene idati di copertura siano relativi a meno dellametà dei quadrati (24 su 52), con complessive

44 segnalazioni. Le stazioni di Monte OlivetoMaggiore e Pian del Lago, riportate da Tassi(1906) non sono confermate di recente ma lapresenza di boschi ancora abbastanza estesinelle medesime aree lascia supporre che talespecie possa essere comunque presente, quicome in altre zone della provincia di Siena.

DACTYLORHIZA MACULATA (L.) SOÓ SENSU LATOINCLUDE SUBSP. FUCHSII (DRUCE) HYL. E SUBSP. SACCIFERA (BRONGN.) DIKLIBASIONIMO ORCHIS MACULATA L.SINONIMI DACTYLORHIZA FUCHSII (DRUCE) SOÓ; ORCHIS FUCHSII DRUCENOME COMUNE ORCHIDEA MACULATA

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D. maculata - Montagnola Senese (Foto F. Frignani)

D. maculata subsp. saccifera - Lecceto (Foto F. Frignani) D. maculata - Montagnola Senese (Foto F. Frignani)

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Descrizione Pianta alta 15-35 cm, con appara-to ipogeo costituito di due rizotuberi ovoidalipoco divisi all’apice e numerose radici ingrossa-te. Scapo eretto, gracile, verde chiaro, angolo-so. Foglie 4-8, raggruppate alla base ma nonformanti rosetta, lanceolate o lineari-lanceolate,spesso arcuate e piegate a doccia; foglie cauli-ne progressivamente più piccole, lineari-lanceo-late, bratteiformi e distanziate sullo scapo.Infiorescenza piuttosto densa e ovata inizialmen-te, poi più lassa e allungata, munita di numerosifiori (fino a 30). Brattee lanceolato-lineari, le infe-riori più lunghe dell’intero fiore, le altre via viaminori. Il colore dei fiori può variare dal bianco-giallastro al giallo carico, rosato, rosso e porpo-ra. Sepali ovati, i laterali eretti e divergenti, ottu-si all’apice, il mediano diretto in avanti; petalipoco più larghi e più brevi dei sepali, conniven-ti a formare un casco lasso; labello convesso, tal-volta piegato in due, trilobo, con lobi divisi più omeno profondamente, lobo centrale un po’ piùlargo e ottuso; sperone sottile, cilindrico, piùlungo dell’ovario, arcuato e volto in giù.Habitat Boschi di latifoglie decidue.Periodo di fioritura Aprile-maggio.Distribuzione Mediterranea. È presentenell’Italia centro-meridionale esclusa laSardegna e il Molise.Note tassonomiche Come indica uno dei sino-nimi sotto cui è conosciuta, si tratta di una speciepiuttosto affine a Dactylorhiza sambucina con cuipuò ibridarsi dando origine a forme dalla colo-razione intermedia e, successivamentte, reincro-ciarsi con uno dei parenti. La distinzione tra ledue specie è tuttavia alquanto agevole dalmomento che D. romana presenta lo speronesempre rivolto verso l’alto, mentre in D. sambuci-na lo sperone è rivolto in basso. La colorazionedei fiori in D. romana è alquanto variabile espesso individui rossi e gialli sono simultanea-

mente presenti nella stessa popolazione.Note distributive Si tratta di una specie da con-siderarsi poco frequente nel senese, con un tota-le di 16 segnalazioni e una copertura di 11quadrati su 52. Tutte le stazioni al momento notesono relative a segnalazioni recenti, successiveal 1990; la sua distribuzione appare localizza-

ta nel Chianti (Montegrossi - Gaiole in Chianti),Cornate di Gerfalco, Val di Chiana (Sinalunga,Montecalvoli e Trequanda), Riserva Naturale“Pietraporciana” (Sarteano), Monte Cetona ecomprensorio amiatino (tra cui Pigelleto,Scarceta-Montelaccio), ove risulta essere piutto-sto comune e abbondante, nel sottobosco dicastagni e querce (Contorni, 1992).

DACTYLORHIZA ROMANA (SEBAST.) SOÓBASIONIMO ORCHIS ROMANA SEBAST.SINONIMO ORCHIS PSEUDOSAMBUCINA TEN.NOME COMUNE ORCHIDEA ROMANA

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D. romana (Foto S. Faggioli) D. romana - Montalcino (Foto B. Anselmi)

D. romana - Montalcino (Foto B. Anselmi)

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Descrizione Pianta alta 15-30 cm, con appa-rato ipogeo costituito di due rizotuberi ovoida-li quasi interi e numerose radici ingrossate.Scapo eretto, robusto, foglioso, verde chiaro,scanalato in alto. Foglie 4-7, le basali oblun-go-obovate, con apice ottuso; foglie caulinelanceolate e con apice acuto, erette.Infiorescenza piuttosto densa e ovata inizial-mente, poi più lassa e allungata, munita dinumerosi fiori, di colore giallo o porpora.Brattee lanceolate, acute, le inferiori fogliaceee più lunghe dell’intero fiore, le altre comunquemaggiori dell’ovario. Sepali ovati, i lateralieretti e divergenti, ottusi all’apice, il medianodiretto in avanti; petali poco più larghi e piùbrevi dei sepali, conniventi a formare un cascolasso; labello intero o debolmente trilobato,con margini dentellati o crenulati, in genereprovvisto di macchioline porporine alla base,particolarmente evidenti negli individui a fioregiallo; sperone grosso, conico, più lungo del-l’ovario, arcuato e rivolto verso l’alto.Habitat Praterie e pascoli ad alta quota, rara-mente in boschi di latifoglie (650 e 1200 mslm).Periodo di fioritura Maggio-giugno.Distribuzione Stenomediterranea. È presentein tutto il territorio italiano, tranne che inSardegna, più frequente al nord e nelle regio-ni centro-occidentali.Note tassonomiche L’epiteto specifico è riferitoall’odore emanato dai fiori che ricorda quellodel sambuco. È nota in molti testi e guide dicampagna come Orchis (o Dactylorhiza) latifo-lia, a causa delle foglie molto larghe; si tratta diuna specie affine a D. romana con cui può ibri-darsi dando origine a forme dalla colorazioneintermedia che, successivamente tendono a rein-crociarsi con uno dei parenti. La posizione dellosperone permette di distinguere le due specie

agilmente anche in campagna, dal momentoche in D. romana esso è sempre rivolto versol’alto, mentre in D. sambucina è rivolto in basso.Note distributive Tra le quattro specie delgenere Dactylorhiza presenti nel territorio pro-vinciale, D. sambucina è la specie più rara,con un totale di 8 segnalazioni e una copertu-

ra di appena 5 quadrati su 52. La sua distri-buzione è limitata alle seguenti località: Val diFarma (PN87) (Chiarucci et al., 1993),Monte Amiata (QN14/QN15) (Contorni,1992; Selvi, 1996), dove già Tassi nel 1906riferiva di averla osservata, Monte Cetona(QN35) e in Val di Chiana tra Torrita di Sienae Sinalunga (QN28).

DACTYLORHIZA SAMBUCINA (L.) SOÓBASIONIMO ORCHIS SAMBUCINA L. SINONIMI ORCHIS LATIFOLIA L. P.P.; DACTYLORHIZA LATIFOLIA (L.) H. BAUMANN & KÜNKELE

NOME COMUNE ORCHIDEA PALMATA, GIGLIO SAMBUCINO

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D. sambucina - Arezzo (Foto A. Mazzeschi)

D. sambucina - Arezzo (Foto A. Mazzeschi)

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Descrizione Pianta alta 20-70 cm, con appa-rato ipogeo costituito di un rizoma orizzontaleda cui si dipartono numerose radici ingrossate.Scapo eretto, verdastro o più o meno arrossatoin alto, talora flessuoso. Foglie basali assenti, lecauline disposte a spirale, larghe, ovato-lan-ceolate o ellittiche, abbraccianti il fusto e piùlunghe degli internodi; foglie superiori lineari-lanceolate, bratteiformi. Infiorescenza allunga-ta, densa e in genere unilaterale, composta dimolti fiori (fino a 40) patenti o penduli. Bratteeverdi, lanceolate, le inferiori più lunghe dell’in-tero fiore, le superiori progressivamente ridotte.Sepali ovati, divergenti, verdastri o soffusi dirosa, con venature evidenti; petali poco più lar-ghi, rosati, più o meno verdastri alla base.Labello di colore variabile dal biancastro, alverde, rosa o rosa-porporino; ipochilo semisfe-rico, verde-rosato all’esterno, marrone all’inter-no; epichilo cuoriforme, con apice rivolto all’in-dietro e, alla base, due gibbosità rugose; ova-rio piriforme, pubescente e peduncolato.Habitat Querceti, leccete, faggete e arbusteti(tra 150 e 1700 m slm).Periodo di fioritura Maggio-luglio.Distribuzione Paleotemperata. È presente intutto il territorio italiano, meno frequente al sud.Note tassonomiche Sono almeno 11 le sotto-specie note nell’area euro-mediterranea; lasubsp. latina differisce dalla sottospecie nomi-nale per le foglie cauline, più larghe, con mar-gine ondulato e in genere concentrate inbasso, tanto la lasciare lo scapo spoglio nellaparte mediana, brattee fiorali minori, colora-zione più intensa dei fiori, epichilo più chiaroe gibbosità basali poco marcate. Questaseconda entità appare inoltre più termofila,adattata a boschi più asciutti, margini stradalie cespuglieti, anche in situazioni più aperte. Lapresenza della subsp. tremolsii invece è, a

livello italiano, attualmente messa in discussio-ne (GIROS, 2009).Note distributive Si tratta di una specie abba-stanza comune nel territorio provinciale, sebbenei dati di copertura siano relativi a soli 23 qua-drati su 52; si rinviene un po’ ovunque soprattut-

to nella zona del Chianti, Montagnola Senese,Farma-Merse e sud della provincia; essendo spe-cie nemorale è molto probabile che la sua distri-buzione nel territorio provinciale, come per altreentità tipiche dei boschi di latifoglie decidue, siasottostimata a causa della colorazione pocoappariscente. Le segnalazioni delle subsp. latinae tremolsii sono rispettivamente 4 e 1.

EPIPACTIS HELLEBORINE (L.) CRANTZINCLUDE SUBSP. HELLEBORINE; SUBSP. LATINA W. ROSSI & E. KLEIN; SUBSP. TREMOLSII (PAU) E. KLEINBASIONIMO SERAPIAS HELLEBORINE L.SINONIMO EPIPACTIS LATIFOLIA (L.) ALL.NOME COMUNE ELLEBORINA COMUNE

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E. helleborine - Monte Cetona (Foto A. Mazzeschi)

E. helleborine - Petroio (Foto A. Mazzeschi)

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Descrizione Pianta alta 15-45 cm, di aspet-to esile, con apparato ipogeo costituito diun corto rizoma orizzontale da cui si dipar-tono poche radici ingrossate. Scapo eretto,verde-rossastro, pubescente, talora flessuo-so. Foglie basali assenti, le cauline dispostea spirale, semiamplessicauli e più brevidegli internodi; foglie inferiori ovato-lanceo-late, piccole, le superiori lineari-lanceolate,ridotte a brattee. Infiorescenza allungata,lassa, spesso unilaterale, composta di pochipiccoli fiori patenti o penduli. Brattee lan-ceolato-lineari, progressivamente ridotte versol’alto. Sepali ovati, con apice acuto, pube-scenti, verdastri o soffusi di rosa o porpora;petali più piccoli dei sepali, verdastri orosati. Labello di colore biancastro o verdechiaro, più corto dei sepali; ipochilo semi-sferico, biancastro o sfumato di rosa; epi-chilo a margini irregolari, cuoriforme, conapice rivolto all’indietro e, alla base, duegibbosità rugose evidenti e increspate for-manti una Y; ovario piriforme, pubescente epeduncolato.Habitat Boschi di latifoglie decidue (quer-ceti, faggete) o di conifere (tra 200 e 1700m slm).Periodo di fioritura Maggio-luglio.Distribuzione Europeo-Caucasica. È presentein tutto il territorio italiano, tranne che in Valled’Aosta.Note tassonomiche Il termine microphylla siriferisce alla dimensione delle foglie caulineche, progressivamente, sono ridotte a bratteeverdastre poco differenti dalle fiorali. Per talecarattere, tra le specie di Epipactis, è unadelle più facili da determinare sebbene spes-so possa sfuggire all’osservazione sia per leridotte dimensioni della pianta nel suo insie-me, sia perché si tratta di una specie sciafila,

tipica del sottobosco di latifoglie e conifere.Note distributive Si tratta di una specierelativamente rara (13 quadrati su 52),essendo presente nella porzione nord-occi-dentale del territorio provinciale, Monti delChianti, Monti di Trequanda e nella porzio-ne meridionale della provincia (Monte

Cetona e Monte Amiata). Tra le specie diEpipactis è la meno appariscente e forse lameno osservata; non si può quindi esclude-re la presenza in altre zone, sebbene prefe-risca i boschi maturi e freschi, soprattutto inpresenza di faggio e altre entità mesofile tracui Acer sp.pl., Fraxinus excelsior e Quercuscerris.

EPIPACTIS MICROPHYLLA (EHRH.) SW.BASIONIMO SERAPIAS MICROPHYLLA EHRH.NOME COMUNE ELLEBORINA MINORE

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E. microphylla - Trequanda (Foto A. Mazzeschi)

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Descrizione Pianta alta 20-70 cm, gracile,con apparato ipogeo costituito di un corto rizo-ma orizzontale da cui si dipartono poche radi-ci ingrossate. Scapo eretto, verde-giallastro epubescente in alto, talora violaceo in basso.Foglie basali assenti, le cauline disposte a spi-rale oppure distiche, semiamplessicauli, conmargini ondulati, ovato-lanceolate, progressi-vamente ridotte in alto. Infiorescenza allunga-ta, lassa, spesso unilaterale, composta dinumerosi fiori campanulati e penduli. Bratteeverdi, lanceolate, le inferiori più lunghe dell’in-tero fiore, le altre decrescenti verso l’alto.Sepali ovato-lanceolati, verde-giallastri; petaliovato-lanceolati, acuminati, giallastri o bian-chi, talvolta soffusi di rosa. Labello più cortodei sepali; ipochilo semisferico, bianco-verda-stro o rosato all’esterno, internamente rossastroo bruno; epichilo biancastro, cuoriforme, conapice rivolto all’indietro o in avanti, munito allabase di due gibbosità poco rilevate e lisce;ovario piriforme, pubescente e brevementepeduncolato.Habitat Boschi più o meno aperti di conifere(anche negli impianti artificiali) o latifoglie (tra200 e 1700 m slm).Periodo di fioritura Giugno-luglio.Distribuzione Centroeuropea. In Italia è pre-sente nelle regioni settentrionali (eccetto laValle d’Aosta) e centrali; al sud e sulle isole èpresente in Molise, Puglia e Sardegna.Note tassonomiche Come le altre specie delgenere Epipactis, tende a sfuggire all’osserva-zione a causa delle ridotte dimensioni e dellapoca appariscenza dei fiori i quali tendono aconfondersi facilmente con le altre erbe del sot-tobosco, complice anche la scarsa illuminazio-ne dell’habitat tipico di questa entità. La distin-zione con le altre congeneri è, tuttavia, relati-

vamente agevole grazie al labello corto e allegibbosità basali dell’epichilo poco evidenti.Note distributive Epipactis muelleri è da con-siderarsi specie rara a livello provinciale. I datievidenziano una copertura di soli 2 quadratisu 52 (QN15 e QN18), con complessive 4segnalazioni. Esse sono riferite ai Monti di

Trequanda e al Monte Amiata. È probabileche venga frequentemente confusa con E. hel-leborine, a cui vengono riferite normalmentenumerose segnalazioni invece relative ad altrespecie meno conosciute; non essendo sempreagevole il riconoscimento diretto “in campo”per i neofiti, essa risulta forse più rara di quan-to non lo sia in realtà.

EPIPACTIS MUELLERI GODFERYSINONIMO EPIPACTIS HELLEBORINE (L.) CRANTZ SUBSP. MUELLERI (GODFERY) O. BOLÒS, MASALLES & VIGONOME COMUNE ELLEBORINA DI MÜELLER.

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E. muelleri - Monte Cetona (Foto A. Mazzeschi)

E. muelleri - Monte Cetona (Foto A. Mazzeschi)

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Descrizione Pianta alta 20-60 cm, con appa-rato ipogeo costituito da un rizoma striscianteorizzontale e diverse radici ingrossate. Scapoeretto, verde in basso e più scuro in alto, pube-scente. Foglie basali assenti; le inferiori (2-3)ridotte a squame, le altre ben sviluppate, ingenere distiche, semiamplessicauli, carenate,talvolta arrossate nella pagina inferiore, oblun-go-lanceolate, progressivamente ridotte versol’alto. Infiorescenza lassa, inizialmente ricurva,poi eretta ed allungata, unilaterale portante 5-20 fiori di media grandezza. Brattee verdi,fogliacee, l’inferiore lunga quanto l’intero fiore,le superiori uguali o più brevi dell’ovario. Fiorisub-orizzontali, poi piegati verso il basso.Sepali lanceolati, pubescenti, i laterali diver-genti, grigio-verdi o sfumati di rosa all’esterno,rossastri internamente; petali lanceolati, piùstretti e corti dei sepali, bianchi sfumati di rosao porpora alla base. Labello più lungo deglialtri pezzi fiorali; ipochilo concavo, biancastrocon evidenti nervature porporine; epichilobianco, ovato-cordato, con i margini increspa-ti e una banda giallastra in corrispondenzadelle gibbosità basali che sono rilevate ed evi-denti in forma di due creste; ovario piriforme,pubescente e lungamente peduncolato.Habitat Fossi, margini di torrenti e ruscelli, luoghipaludosi e prati umidi (da 150 e 1500 m slm).Periodo di fioritura Giugno-luglio.Distribuzione Eurasiatica. È presente in tutto ilterritorio italiano ma meno frequente al sud.Note tassonomiche La forma e il colore deifiori nonché l’habitat ove si rinviene, rendonoquesta specie di Epipactis inconfondibile efacilmente osservabile. Resta tuttavia una spe-cie alquanto rara e a rischio di estinzione acausa della forte riduzione degli ambienti palu-stri, progressivamente bonificati negli ultimidecenni.

Note distributive Si tratta di una specie più fre-quente della precedente, andando a coprire 9quadrati su 52, sebbene 2 segnalazionibibliografiche siano precedenti al 1950: unariferita al Bosco di Mazzafonda e l’altra pres-so Pienza, entrambe riportate da Tassi (1906)e non confermate in tempi recenti; possono

quindi considerarsi estinte. Essendo una specietipica di ambienti palustri, con la progressivariduzione di questo habitat non è inverosimileche in passato essa abbia occupato un arealeben più ampio di quello attuale. OggiEpipactis palustris è presente, con certezza, inVal di Merse, Val d’Orcia, Monte Amiata,Ripa d’Orcia e Lago di Chiusi.

EPIPACTIS PALUSTRIS (L.) CRANTZBASIONIMO SERAPIAS HELLEBORINE L. VAR. PALUSTRIS L.NOME COMUNE ELLEBORINA PALUSTRE

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E. palustris - Monte Amiata (Foto M. Contorni)

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Descrizione Pianta alta 10-45 cm, di aspet-to esile, provvista di un corto rizoma e diver-se radici ingrossate. Scapo eretto, verde,pubescente nella parte alta. Foglie basaliassenti, le più basse ridotte a squame, le altrenormali e sviluppate, inserite nella parte cen-trale del fusto, semiamplessicauli, ovato-ellitti-che, minori e lanceolate le superiori.Infiorescenza allungata, lassa, unilaterale.Brattee verdi, lanceolato-lineari, l’inferiore piùlunga dell’intero fiore, le altre via via minori.Sepali verdi, ovato-lanceolati o sub-triangola-ri; petali ovato-lanceolati, acuminati, verda-stri, più corti e stretti dei sepali. Labello piùcorto dei sepali; ipochilo semisferico, verda-stro all’esterno, internamente rossastro; epi-chilo bianco-verdastro, con apice rivoltoall’indietro, munito alla base di due gibbosi-tà più o meno evidenti spesso rosate; ovariopiriforme e peduncolato.Habitat Faggete e castagneti (tra 900 e 1400m slm).Periodo di fioritura Luglio-agosto.Distribuzione Sudeuropea-stenomediterra-nea. In Italia la presenza delle due sottospe-cie è alquanto diversa e localmente da veri-ficare.Note tassonomiche Le due sottospecieappaiono abbastanza diversificate dal puntodi vista morfologico. La subsp. gracilis pre-senta 2-4 foglie cauline, piegate a falce emunite al margine di papille ialine, epichilotriangolare munito di gibbosità basali eviden-ti, ovario verde, allungato e glabro. La subsp.pontica invece presenta 3-6 foglie caulinecon margine liscio, piane con venature mar-cate su entrambe le pagine, fiori spesso clei-stogami, epichilo cuoriforme con gibbositàbasali poco rilevate, ovario verde-giallastro,papilloso con coste rilevate. Note distributive All’interno del genere

Epipactis è la specie più rara essendo presen-te, con entrambe le sottospecie, nella zona delMonte Amiata (QN15). In questa area sonostati rinvenuti alcuni nuclei di E. persica subsp.gracilis, nel sottobosco di faggi e castagni tra950 e 1200 m (Contorni, 1992); della subsp.pontica sono note al momento due sole sta-

zioni: la prima sul versante grossetano delcono vulcanico, nei pressi del Prato delleMacinaie, tra 900 e 1400 m di quota; laseconda presso il Vivo d’Orcia; è interessantenotare che le popolazioni amiatine risultanoessere le prime segnalazioni di questa entitàsottospecifica per il territorio italiano (Contorni& Romolini, 2005).

EPIPACTIS PERSICA (SOÓ) HAUSSKN. EX NANNF. INCLUDE SUBSP. GRACILIS (B. ET H. BAUMANN) W. ROSSI; SUBSP. PONTICA (TAUBENHEIM) H.BAUMANN & R. LORENZSINONIMO EPIPACTIS HELLEBORINE (L.) CRANTZ SUBSP. PERSICA (SOÓ) H. SUND.NOME COMUNE ELLEBORINA GRACILE

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E. persica subsp. pontica (Foto M. Contorni)

E. persica subsp. gracilis (Foto M. Contorni) E. persica subsp. pontica (Foto M. Contorni)

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Descrizione Pianta alta 20-40 cm, non moltorobusta, con apparato ipogeo costituito di uncorto rizoma orizzontale da cui si dipartonoradici ingrossate. Scapo eretto, verde, rosatoe glabro alla base, pubescente in alto. Fogliebasali assenti, le cauline 4-7, più lunghe degliinternodi, arcuate, semiamplessicauli, scanala-te, con margini ondulati, ovato-lanceolate olanceolate, ridotte in alto. Infiorescenza allun-gata, più o meno densa, spesso unilaterale,composta di numerosi piccoli fiori campanula-ti e penduli. Brattee verdi, lanceolate, le infe-riori più lunghe dell’intero fiore, le altre decre-scenti verso l’alto. Sepali ovato-lanceolati, ver-dastri con margine rosato; petali ovato-lanceo-lati, rosati e venati di porpora. Labello un po’più corto dei sepali; ipochilo semisferico, rosa-to all’esterno, internamente rosa-porporino;epichilo rosa, triangolare, con apice raramen-te rivolto all’indietro, margini rialzati e gibbosi-tà basali quasi assenti; ovario piriforme, pube-scente e brevemente peduncolato.Habitat Boschi di latifoglie decidue (1000 m slm).Periodo di fioritura Luglio-agosto.Distribuzione Eurimediterranea. In Italia è pre-sente in Veneto, Liguria, Emilia Romagna,Toscana, Marche, Lazio, Campania, Calabriae Sicilia.Note tassonomiche La posizione sistematicadi questa specie è ancora oggetto di discus-sione; essa sembra essere particolarmente affi-ne a E. muelleri, dalla quale si differenzia peril colore roseo dei fiori, la parte interna dell’i-pochilo che è porporina e l’epichilo quasipiano o con margini rivolti verso l’alto. L’epitetospecifico è dedicato alla città di Piacenza, nelcui territorio è situato il locus classicus dellaspecie, cioè il luogo del primo rinvenimento edella descrizione.

Note distributive Come la specie prece-dente, anche Epipactis placentina costitui-sce una vera rarità a livello di territorio pro-vinciale senese; allo stato attuale delleconoscenze ne è nota una sola stazionepoco a monte di Abbadia San Salvatorealle pendici del cono vulcanico dell’Amiata

(QN14). È comunque necessario precisareche il genere Epipactis non è molto cono-sciuto e le differenze tra le specie sonopoco facili da osservare e individuare; unostudio più attento della flora senese e in par-ticolare di questo gruppo di piante potrebbein futuro rivelare la presenza di altre stazio-ni interessanti.

EPIPACTIS PLACENTINA BONGIORNI & P. GRÜNANGER

NOME COMUNE EPIPACTIS DI PIACENZA

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E. placentina - Abbadia San Salvatore (Foto M. Contorni)

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Descrizione Pianta alta 10-20 cm, provvistadi organi ipogei di aspetto coralloide. Scapoeretto, aclorofillico, generalmente cilindrico,cavo e fragile; foglie basali assenti, le cauline1-2, ridotte a squame erette, appressate alfusto e ialine o rossastre. Infiorescenza lassa,di 2-8 fiori. Brattee ovoidali, membranacee,più lunghe dell’ovario. Fiori medio-grandi,peduncolati e penduli, di colore variabile dalbianco-rosato al giallo-rossastro. Sepali e peta-li lanceolato-lineari, con apice ottuso, diver-genti e rivolti verso il basso; labello rivoltoverso l’alto e in avanti, trilobo, con lobi latera-li piccoli, arrotondati, giallastri, lobo medianomolto più grande, cuoriforme, concavo, bian-co o roseo, con margini rialzati e cosparso,sulla superficie, di creste e papille porporine;sperone sacciforme, rivolto in alto e piegato inavanti; l’ovario, munito di tre caratteristichecoste, non presenta torsione.Habitat Faggete e castagneti su substratoricco di humus, tra 700 e 1000 m.Periodo di fioritura Giugno-agosto.Distribuzione Eurosiberiana. In Italia è segna-lata in tutte le regioni, tranne Valle d’Aosta,Liguria, Umbria, Puglia e Italia insulare.Note tassonomiche Il nome generico derivadal greco (epi = sopra e pogon = barba) e siriferisce al fatto che non essendoci la torsionedell’ovario, il labello resta in posizione supe-riore; l’epiteto specifico invece fa riferimentoall’assenza delle foglie, dal momento che sitratta di una specie mico-eterotrofa. Questaspecie, poco appariscente e di piccole dimen-sioni, spesso passa del tutto inosservata, con-fondendosi nel sottobosco tra la lettiera; ana-logamente a quanto accade in Limodorumabortivum, i fiori restano talvolta nascosti sottoterra e si autofecondano (cleistogamia). I rizo-

mi possono inoltre frammentarsi e permettere aquesta curiosa orchidea di riprodursi per viavegetativa. Note distributive Si tratta di una specie raris-sima a livello provinciale, essendo nota soltan-to sul cono vulcanico del Monte Amiata, inpochissimi nuclei (1 quadrato su 52 - QN15)

(Selvi, 1996). A causa delle ridotte dimensio-ni e del colore giallo-rossastro, può sfuggireall’osservazione e quindi in futuro non si esclu-de la possibilità di ulteriori ritrovamenti; tuttaviasembra essere abbastanza esigente riguardoall’habitat, restringendo alle zone montanecon boschi freschi e substrato ricco di humus ladistribuzione potenziale.

EPIPOGIUM APHYLLUM (F. W. SCHMIDT) SW.BASIONIMO ORCHIS APHYLLA F. W. SCHMIDT

NOME COMUNE ORCHIDEA FANTASMA, EPIPOGIO

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E. aphyllum - Monte Amiata (Foto M. Contorni)

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Descrizione Pianta alta 20-70 cm, provvistadi 2 rizotuberi digitati. Scapo eretto, cilindri-co, verde chiaro; foglie cauline in numerovariabile, lanceolato-lineari, acute, sub-erette,le superiori via via più piccole e ridotte a brat-tee biancastre. Infiorescenza allungata, dap-prima conica, poi cilindrica, abbastanzadensa, costituita da 25-100 fiori. Brattee lan-ceolate, sfumate di porpora, lunghe una 1,5volte l’ovario. Fiori piccoli, odorosi, di colorevariabile dal rosa al porpora. Sepali oblun-ghi, i laterali opposti e talvolta un po’ riflessi,il sepalo mediano curvato in avanti e conni-vente con i petali che sono più larghi e piùcorti dei sepali; labello un po’ più largo chelungo, trilobato con lobi circa uguali; speronefiliforme, incurvato verso il basso, lungo più omeno il doppio dell’ovario.Habitat Praterie, incolti, pascoli, sia aridi cheumidi, tra 150 e 900 m.Periodo di fioritura Maggio-luglio.Distribuzione Eurasiatica. In Italia è segnalatain tutte le regioni, tranne Sardegna e Sicilia;più frequente e diffusa al nord, diviene più raraal sud.Note tassonomiche Il nome del genere derivadal greco e si riferisce alle ghiandole dei duepollinii che sono nude e non contenute in unatasca membranacea; conopsea invece signifi-ca “simile a zanzara” forse per lo sperone fili-forme in cui si prolunga, posteriormente, illabello. Si tratta di una specie molto vistosa,soprattutto per l’infiorescenza allungata. I fiorisono impollinati da lepidotteri, i soli in gradodi raggiungere il nettare all’interno dei lunghisperoni. La dimensione della pianta varia note-volmente in relazione all’umidità del substrato;gli individui di pascoli e prati aridi tendonoinfatti a rimanere piuttosto bassi.

Note distributive Si tratta di una specie abba-stanza comune, di cui si hanno in totale 37sergnalazioni per la provincia di Siena (20quadrati su 52), sebbene in due quadrati lapresenza debba essere confermata, in quantoriportata in letteratura (Tassi, 1906): precisa-mente si tratta delle stazioni di Busseto, nella

immediata periferia di Siena, e Monte OlivetoMaggiore, nelle Crete. Sembra in ogni casoessere più comune nella parte meridionale (Vald’Arbia, Val d’Orcia e comprensorio amiatino)specie al margine di prati, incolti e colturecerealicole; quando presente spesso tende aformare dense popolazioni, particolarmenteevidenti per il colore acceso dei fiori.

GYMNADENIA CONOPSEA (L.) R. BR.BASIONIMO ORCHIS CONOPSEA L.NOME COMUNE MANINA ROSEA

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G. conopsea (Foto B. Anselmi)

G. conopsea (Foto A. Mazzeschi) G. conopsea (Foto S. Faggioli)

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Descrizione Pianta alta 40-100 cm, provvista didue rizotuberi subsferici e numerose radici car-nose. Scapo eretto, robusto. Foglie tutte cauline,verde chiaro, le inferiori molto larghe, ovato-ellit-tiche, con nervature più scure ed evidenti, all’an-tesi in parte disseccate, le superiori eretto-patentio erette, avvolgenti il fusto e ridotte in dimensio-ni. Infiorescenza densa e allungata con numero-si fiori. Brattee lineari-lanceolate, più lunghe del-l’ovario. Fiori inodori, sepali e petali verdastri,venati di porpora, i primi di forma ovata, i secon-di più stretti, tutti riuniti a formare un denso casco;labello avvolto a spirale nel boccio, poi legger-mente contorto in piena antesi, profondamentetrilobato, con lobi laterali filiformi, porporini emargini esterni evidentemente ondulati, lobomediano porporino o violetto, molto più lungo,nastriforme, all’apice bifido; sperone sacciforme,brevissimo (2-4 mm) rivolto in basso.Habitat Pascoli, praterie, margini stradali,incolti e ambienti ruderali, arbusteti, tra 200 e1000 m.Periodo di fioritura Maggio-giugno.Distribuzione Eurimediterranea. In Italia èsegnalata in tutte le regioni, tranne Valled’Aosta, Puglia, Sicilia e Sardegna.Note tassonomiche Il nome del genere derivadalla caratteristica forma del labello, partico-larmente allungato e nastriforme (in greco let-teralmente significa “lingua a forma di cin-ghia”) mentre l’aggettivo adriaticum indica ladistribuzione di questa specie. È senza dubbiol’orchidea più grande come dimensioni gene-rali della pianta arrivando anche al metro dialtezza, spesso formando nuclei di alcunedecine di individui, inconfondibili sia per il por-tamento che per la morfologia fiorale.Secondo alcuni autori il genere Himantoglossumdovrebbe includere anche il genere Barlia; almomento però non ci sono dati sufficienti peruna tale riunificazione tanto che in questo testo

i due generi vengono presentati e trattati sepa-ratamente.Note distributive Himantoglossum adriaticumè una specie abbastanza comune a livello pro-vinciale, essendo nota in 26 quadrati su 52con un totale di 50 segnalazioni. Come peraltre specie alcune stazioni si basano su dati

bibliografici antichi (Tassi, 1906); cionono-stante, trattandosi di una entità poco esigentequanto a tipo di substrato ed habitat, è alta-mente probabile che la sua distribuzione siasottostimata. Si rinviene infatti con una certafacilità ai margini stradali, tra i sassi e lerocce, perfino su vecchi muri a secco conaccumulo di humus e terriccio tra le fessure.

HIMANTOGLOSSUM ADRIATICUM H. BAUMANNSINONIMI HIMANTOGLOSSUM HIRCINUM SUBSP. ADRIATICUM (H. BAUMANN) H. SUND., DES. INVAL.;LOROGLOSSUM HIRCINUM (L.) L.C. RICH.NOME COMUNE BARBONE ADRIATICO

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H. adriaticum - Monte Cetona (Foto F. Frignani) H. adriaticum - Sovicille (Foto F. Frignani)

H. adriaticum - Ancaiano (Foto F. Frignani)

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Descrizione Pianta alta 30-80 cm, priva difoglie verdi e con apparato ipogeo costituito diun corto rizoma e un fascio di radici ingrossa-te. Scapo eretto, cilindrico, robusto, talvoltapiegato o sinuoso, di colore violaceo o bruna-stro, con foglie cauline ridotte a guaine avvol-genti il fusto, anch’esse violacee. Brattee erba-cee, violacee, lanceolate, più lunghe dell’ova-rio. Infiorescenza allungata, lassa, cilindrica.Fiori grandi e vistosi, di norma violetti. Sepalilaterali lanceolati, opposti e patenti, talvoltariflessi all’indietro; sepalo mediano più largodei laterali, convesso e ripiegato a cappuccioin avanti, con apice ottuso; petali più corti emolto più stretti dei sepali, rosati o porporini;labello grande, più lungo degli altri petali maminore dei sepali, ripegato in avanti a forma disella, con margini ondulati e rialzati, ipochilostretto, epichilo dilatato e spatolato all’apice,striato di violetto; sperone presente, sottile,lungo circa come l’ovario e rivolto verso ilbasso.Habitat Boschi di latifoglie e arbusteti, tra300 e 1500 m di quota, spesso su substra-to basico.Periodo di fioritura Maggio-giugno.Distribuzione Eurimediterranea. È presentein tutte le regioni dell’Italia peninsulare enelle isole.Note tassonomiche L’epiteto specifico si rife-risce sia al fatto che i fiori talvolta non si apro-no e “abortiscono”, sia alle foglie ridotte asquame e non fotosintetizzanti. In realtà seesposta ad una fonte di calore intensa la pian-ta rivela la presenza di clorofilla, normalmen-te mascherata da altri pigmenti. Si tratta diuna specie altamente fedele a determinatigeneri di funghi (Russula, Cortinarius eInocybe) con cui stabilisce un rapporto sim-biontico piuttosto stretto, possedendo radiciricche di ectomicorrize; non essendo in gradodi “ricambiare” il favore del fungo, dalmomento che non effettua fotosintesi, forse

sarebbe più corretto parlare di parassitismo.In ogni caso sembra che il fungo faccia datramite tra l’orchidea e gli alberi circostanti, iquali andrebbero a “nutrire” entrambi i com-mensali.Note distributive Si tratta di una specie rela-tivamente frequente nei boschi di latifogliedecidue (querceti misti, faggete). Nel territorio

della provincia di Siena è presente in 29 qua-drati su 52 e risulta distribuita un po’ ovunque.Analogamente a quanto accaduto per altrespecie boschive, sebbene i suoi fiori violaceisiano ben evidenti, può sfuggire all’osserva-zione soprattutto nell’ombra del bosco; ricor-rendo inoltre con frequenza alla cleistogamia,il rinvenimento di steli fioriti può talora risulta-re difficoltoso.

LIMODORUM ABORTIVUM (L.) SW.BASIONIMO ORCHIS ABORTIVA L. NOME COMUNE FIOR DI LEGNA

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L. abortivum - Pontignano (Foto M. Baini) L. abortivum (Foto A. Mazzeschi)

L. abortivum (Foto A. Mazzeschi)

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Descrizione Pianta alta 20-60 cm, con appa-rato ipogeo costituito da un corto rizoma e unfascio di radici carnose. Scapo eretto, cilindri-co, sottile ma robusto, talvolta piegato o sinuo-so, pubescente per corti peli biancastri sopral’inserzione delle foglie; foglie basali assenti,foglie cauline due, di colore verde brillante,sub-opposte e parzialmente avvolgenti il fusto,ovate, con evidenti nervature. Brattee erbacee,verdi, ovato-lanceolate, piccole, molto più brevidell’ovario. Infiorescenza allungata, lassa, cilin-drica, munita di numerosi fiori verdi. Fiori pic-coli, muniti di un lungo peduncolo. Sepali epetali verdi, ovati (i petali un po’ più stretti) ecurvati in avanti e formanti un casco più omeno lasso, spesso bordati di bruno-rossastro;labello lungo circa il doppio dei sepali, nastri-forme, profondamente bilobato con lobi paral-leli, ottusi all’estremità, sperone assente.Habitat Boschi di latifoglie, arbusteti e, talvolta,garighe, tra 300 e 1200 m di quota.Periodo di fioritura Maggio-giugno.Distribuzione Eurasiatica. È presente in tutte leregioni dell’Italia peninsulare e nelle isole.Note tassonomiche Il nome generico deriva dalladedica fatta dal botanico Robert Brown a MartinLister, naturalista inglese vissuto tra ‘600 e ‘700,mentre l’epiteto speciefico si riferisce alla forma,appunto ovata, delle foglie. In alcune checklist diOrchidaceae europee, il genere Listera vieneincluso all’interno di Neottia; pertanto il nome cor-retto di questa specie sarebbe Neottia ovata. Inquesta sede viene seguita la nomenclatura classi-ca e i due generi restano distinti, anche perchémancano approfondite analisi filogentiche ingrado di supportare tale fusione. Note distributive Si tratta di una specie relati-vamente frequente nei boschi di latifoglie deci-due (querceti misti, faggete). Presente in 20quadrati su 52 con 34 segnalazioni totali,

risulta distribuita un po’ in tutto il territorio, connumerose stazioni nella Montagnola senese,Val di Merse e settore meridionale della pro-vincia, tra la dorsale Monte Cetona-Monti diTrequanda e il Monte Amiata; da notare sono3 segnalazioni su base bibliografica prece-denti al 1950 (Tassi, 1906) e il campione

d’Erbario relativo alla stazione di Strada diBusseto, immediatamente fuori Porta Pispini aSiena, raccolto da Giovanni Campani nel1898; tali stazioni sono quindi bisognose diconferma. Analogamente a quanto accadutoper altre specie nemorali poco evidenti, èassai probabile che la sua distribuzione siasottostimata.

LISTERA OVATA (L.) R. BR.BASIONIMO OPHRYS OVATA L. SINONIMO NEOTTIA OVATA (L.) BLUFF & FINGERH. NOME COMUNE LISTERA MAGGIORE

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L. ovata (Foto A. Mazzeschi)

L. ovata - Pontignano (Foto F. Frignani) L. ovata - Montagnola Senese (Foto F. Frignani)

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Descrizione Pianta alta 10-25 cm, provvista didue rizotuberi ovoidali. Scapo eretto, cilindrico,angoloso in alto, verde; foglie basali ovato lan-ceolate, appressate al suolo, spesso cosparse dipiccole macchie bruno-nerastre; foglie caulineguainanti e progressivamente ridotte, lineari-lan-ceolate, erette. Brattee membranacee, lanceola-te, molto più corte dell’ovario. Infiorescenzamolto densa, cilindrica o globosa anche a matu-rità, spesso unilaterale. Fiori piccoli, sessili, tal-volta profumati di vaniglia, di colore variabile.Sepali ovato-lanceolati, verdi-giallastri, venati diverde o di porpora, conniventi a formare uncasco rivolto in avanti, Petali lineari, molto piùstretti e brevi dei sepali e da questi interamentenascosti; labello poco più lungo dei sepali, bian-castro, con macchie e strie porporine, profonda-mente trilobato con i due lobi laterali lineari, lobomediano più lungo, bifido o dentellato all’apice;sperone brevissimo (1-2 mm).Habitat Arbusteti, garighe, boschi aperti, tra700 e 900 m di quota.Periodo di fioritura Maggio.Distribuzione Mediterraneo-Atlantica. È pre-sente in tutte le regioni dell’Italia peninsulare enelle isole.Note tassonomiche Si tratta di una pianta pocoappariscente, di dimensioni complessivamenteridotte e fiori piccoli; può pertanto sfuggireall’osservazione a differenza delle altre due spe-cie congeneri (Neotinea ustulata e N. tridenta-ta). L’epiteto specifico deriva dalle caratteristichemaculature delle foglie della rosetta. Un recentelavoro condotto su alcune popolazioni europeedi questa specie (Duffy et al., 2009) ha eviden-ziato che, pur ricorrendo frequentemente all’au-toimpollinazione, Neotinea maculata non sem-bra risentire degli effetti negativi derivanti dal-l’autogamia, mantenendo comunque discretilivelli di diversità genetica, pur andando a costi-tuire popolazioni di pochi individui ciascuna.

Note distributive In provincia di Siena è notaesclusivamente in tre stazioni; una è situata suLe Cornate di Gerfalco (PN58) e le altre duea Castiglion d’Orcia e Campiglia d’Orcia(QN15/QN16). La popolazione del MonteAmiata risulta allo stato attuale estinta. Si trattain tutti i casi di segnalazioni pressochè punti-formi, con popolazioni di pochi individui iso-

lati. È pertanto da considerarsi come una spe-cie rara a livello provinciale e, sebbene scar-samente minacciata di raccolta a causa dellasua poca attraenza, merita attenzione. Di que-sta specie non sono note né segnalazioni ditipo bibliografico né campioni di erbario rela-tivi al territorio senese, eccezion fatta per quel-lo de Le Cornate.

NEOTINEA MACULATA (DESF.) STEARN

NOME COMUNE NEOTINEA, SATIRIONE MACCHIATO

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N. maculata (Foto A. Mazzeschi) N. maculata (Foto A. Mazzeschi)

N. maculata - Principina a Mare (GR) (Foto A. Mazzeschi)

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Descrizione Pianta alta 20-45 cm, provvistadi due rizotuberi tondeggianti o ovoidali.Scapo eretto, angoloso nella parte sommitale,talvolta gracile, verde; foglie basali 3-5 riunitein rosetta, lanceolate, acute e carenate; fogliecauline 2-4 più corte, progressivamente avvol-genti il fusto e ridotte a semplici guaine.Infiorescenza densa, subglobosa o conica,costituita di fiori piccoli ma vivacemente colo-rati. Brattee un po’ più corte dell’ovario, mem-branose, verde-rosate. Fiori di colore variabiledal rosso-porpora al rosa, talora più o menosbiancati. Sepali lanceolati, acuti, rosei venatida strie porporine, conniventi alla base, all’a-pice un po’ distanziati a formare un cascolasso, petali piccoli e completamente nascostidal casco dei sepali; labello trilobato con idue lobi laterali stretti e più brevi del centraleche è invece lungo e slargato all’apice, sfran-giato, dentato o provvisto di un dentino cen-trale; sperone cilindrico, uguale o più brevedell’ovario, dello stesso colore del fiore, rivoltoverso il basso.Habitat Praterie, arbusteti, margini stradali, tra150 e 900 m di quota, preferibilmente su sub-strato calcareo.Periodo di fioritura Aprile-maggio.Distribuzione Eurimediterranea. In Italia èsegnalata e diffusa in tutte le regioni.Note tassonomiche Più conosciuta con il vec-chio nome di Orchis tridentata, è stata recen-temente spostata all’interno del genereNeotinea sulla base di studi di filogenesi mole-colare (GIROS, 2009) analogamente a quan-to avvenuto per Orchis ustulata. Inconfondibileper la forma dell’infiorescenza e i fiori con ilcasco appuntito formato dai tre sepali rivoltiverso l’alto. All’interno di questo genere èsenza dubbio la specie più diffusa. Note distributive Con 47 segnalazioni com-

plessive all’interno del territorio provinciale è laspecie del genere Neotinea più diffusa ed èpresente in 24 quadrati su 52, sebbene peruno di essi si tratti di un dato bibliografico rela-tivo a Filetta (PN88) (Tassi, 1906) che, benchèsupportato da exsiccatum d’erbario non èstato possibile verificare di recente. Presente

nei settori centro-occidentali e meridionali dellaprovincia (Colline Metallifere, Alta Val diMerse, Val d’Orcia e Amiata), diventa via viapiù rara verso le province di Firenze e Arezzo.Sul Monte Cetona, e in generale in situazionedi prateria arida su substrato calcareo,(Habitat prioritario 6210), forma estesi nucleidi diverse decine di individui.

NEOTINEA TRIDENTATA (SCOP.) R. M. BATEMAN, PRIDGEON & M. W. CHASE

BASIONIMO ORCHIS TRIDENTATA SCOP.NOME COMUNE ORCHIDEA SCREZIATA

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N. tridentata - Monte Cetona (Foto B. Anselmi)

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Descrizione Pianta di piccole dimensioni (5-40cm), provvista di due rizotuberi tondeggianti.Scapo eretto, cilindrico, robusto, verde; foglieverdi, glauchescenti, leinferiori 3-5 riunite in roset-ta, ellittico-lanceolate, carenate e scanalate;foglie cauline avvolgenti il fusto e minori. Bratteeovato-lanceolate, rosee o porporine, lunghemetà dell’ovario. Infiorescenza molto densa, piùrada nella parte inferiore, inizialmente ovata,cilindrica a maturità, apparentemente bruno-nerastra all’apice. Fiori piccoli e profumati.Sepali tutti riuniti in un casco compatto rivolto inavanti, inizialmente di color rosso scuro, pro-gressivamente schiarentesi con l’antesi, fino adivenire rosati; petali minori in larghezza, nasco-sti sotto il casco dei sepali; labello bianco rosa-to, cosparso di piccole macule porporine via viapiù chiare, profondamente trilobato con i duelobi laterali lineari e un po’ più corti, il lobo cen-trale a sua volta bilobo e leggermente incurvatoverso l’alto; sperone cilindrico, lungo circa metàdell’ovario o meno, porpora e discendente.Habitat Praterie, garighe e margini boschivi,tra 150 e 900 m di quota.Periodo di fioritura Maggio-giugno.Distribuzione Europeo-caucasica. In Italia èsegnalata in tutte le regioni tranne che inSicilia e Sardegna.Note tassonomiche Inconfondibile per il suohabitus, la forma dell’infiorescenza e il coloredei fiori che, quando ancora chiusi, assumonouna caratteristica colorazione rosso scuro,quasi nerastra; inoltre le tipiche punteggiatureporporine nel labello bianco la rendono facil-mente riconoscibile. Similmente a quanto dettoper Neotinea tridentata, anche questa specieè più conosciuta con il nome di Orchis ustula-ta ma è stata recentemente collocata all’inter-no del genere Neotinea sulla base di studi difilogenesi molecolare (GIROS, 2009). Note distributive In provincia di Siena è nota,

dal 1950 ad oggi, in due sole località, entram-be situate nella parte meridionale del territorio:il Monte Cetona (QN35) (Mazzeschi & Selvi,1999) e il Monte Amiata (QN15) (Contorni,1992). In entrambi i casi si tratta di segnala-zioni puntiformi, con popolazioni di pochi indi-vidui isolati. Presso l’Erbario dell’Università di

Siena è depositato un campione raccolto da F.Tassi nel 1906 presso la “Cava di Montarrenti”(PN78), portando così a 3 i quadrati coperti su52, sebbene si tratti di una segnalazione dioltre un secolo fa e non più confermata in tempirecenti. Alla luce di queste informazioni,Neotinea ustulata può essere considerata unadelle orchidee più rare della provincia di Siena.

NEOTINEA USTULATA (L.) R. M. BATEMAN, PRIDGEON & M. W. CHASEBASIONIMO ORCHIS USTULATA L.NOME COMUNE ORCHIDEA BRUCIACCHIATA

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N. ustulata - Monte Cetona (Foto F. Frignani) N. ustulata - Monte Cetona (Foto F. Frignani)

N. ustulata - Monte Cetona (Foto A. Mazzeschi)

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Descrizione Pianta alta 10-50 cm, interamen-te giallo-brunastra, aclorofillica e micotrofica,provvista di apparato ipogeo costituito da unrizoma avvolto da corte radici carnose intrec-ciate tra loro. Scapo eretto, cilindrico, robusto;foglie ridotte a squame giallastre o marroni,eretto-patenti e più o meno avvolgenti il fusto.Brattee membranacee, lanceolate, lunghepoco meno dell’ovario. Infiorescenza densaper numerosi fiori, un po’ più rada in basso, diforma cilindrica o globosa allungata. Fiori dimedia grandezza, brevemente peduncolati.Sepali e petali ovato-lanceolati, curvati inavanti e formanti un casco più o meno lasso;labello lungo circa il doppio dei sepali, conuna evidente macchia scura alla base, piùchiaro all’apice che risulta nettamente diviso indue lobi divergenti, ottusi all’estremità, speroneassente.Habitat Boschi di latifoglie, tra 300 e 1500m di quota, su substrati neutri o basici ricchi dihumus.Periodo di fioritura Maggio-giugno.Distribuzione Eurasiatica. È presente in tutte leregioni dell’Italia peninsulare e nelle isole.Note tassonomiche Sebbene raggiunga anche ilmezzo metro di altezza, è una pianta pocoappariscente che spesso si confonde nel sottobo-sco, specie in condizioni di scarsa illuminazione.L’epiteto specifico fa riferimento all’apparato ipo-geo che ricorda un nido di uccello. Anche questaspecie ricorre con frequenza all’autoimpollinazio-ne o, in taluni casi, alla cleistogamia e può ripro-dursi vegetativamente per frammentazione delrizoma. Si tratta di una specie micoeterotrofa chesfrutta una simbiosi con funghi del genereRhizomorpha per sopravvivere. A causa dellacolorazione e della forma del fiore viene talvol-ta confusa con specie del genere Orobanche(Scrophulariaceae). Recentemente, in alcuni elen-chi di Orchidaceae europee, il genere Listeraviene incluso all’interno del genere Neottia che

così, a livello italiano, conterebbe in totale 3 spe-cie: N. nidus-avis, N. ovata e N. cordata.Note distributive Si tratta di una specieabbastanza frequente nei boschi maturi dilatifoglie decidue (querceti misti, faggete).Nel territorio della provincia di Siena è notain 19 quadrati su 52 con una distribuzioneben localizzata: Monti del Chianti,

Montagnola senese, Colline Metallifere,nella dorsale Monte Cetona-Monti diTrequanda e Monte Amiata. In questo caso èprobabile che la distribuzione sia sottostima-ta, a causa della poca attraenza di questaspecie, a differenza di altre orchidee boschi-ve quali, ad esempio, Limodorum, Epipactis,Cephalanthera.

NEOTTIA NIDUS-AVIS (L.) RICH.NOME COMUNE NIDO D’UCCELLO

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N. nidus-avis (Foto S. Faggioli)

N. nidus-avis - Castelvecchio (Foto F. Frignani) N. nidus-avis - Monte Cetona (Foto F. Frignani)

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Descrizione Pianta alta 15-50 cm, provvista didue rizotuberi sub-sferici e corte radici ingrossa-te. Scapo eretto, robusto e slanciato; foglie basa-li riunite in rosetta, ovato-lanceolate, di coloreverde chiaro; foglie cauline erette, lanceolate epiù o meno guainanti il fusto. Infiorescenza lassa,composta di 3-15 fiori. Brattee ovato-lanceolate,acute, erbacee, più lunghe dell’ovario. Fiori rela-tivamente grandi. Sepali grandi, oblunghi oovato-lanceolati, ad apice ottuso, i laterali diver-genti, il mediano eretto o un po’ riflesso, di colo-re variabile (bianco, rosa o rosso-violaceo), sem-pre con una evidente nervatura centrale verde.Petali molto piccoli, lineari o triangolari, diver-genti, pubescenti, verdi o più o meno arrossati;labello trilobo, vellutato, da bruno-rossastro amarrone scuro, con lobi laterali prolungati inavanti in due gibbosità evidenti, coniche, pelosesul lato esterno, glabre all’interno; lobo medianoconvesso, pubescente nella porzione distale,con margini più chiari, ribattuti; appendice api-cale triangolare rivolta in basso o ribattuta;macula variabile, bordata da una linea bianco-giallastra, a forma di U o di W, talvolta prolun-gata in basso in due strie verticali o due macchierotonde; apice della colonna lungo e sinuoso.Habitat Incolti, praterie, garighe, margini stra-dali, arbusteti e boschi, tra 200 e 1000 m.Periodo di fioritura Aprile-giugno.Distribuzione Mediterranea-Atlantica. In Italiaè segnalata in tutte le regioni.Note tassonomiche Specie assai variabilenella colorazione ma facilmente riconoscibiledalle congeneri per l’apice della colonna lungoe sinuoso e il disegno della macula. Molto fre-quente, se non esclusiva, è l’autofecondazione:poche ore dopo l’antesi le masse polliniche siripiegano verso la cavità stigmatica. Sono statedescritte numerose entità infraspecifiche, tra cuile varietà fulvo-fusca (labello privo di macula) echlorantha (labello giallo e sepali bianchi).

Note distributive Ophrys apifera è una dellespecie di questo genere più diffuse e comunidella provincia di Siena, insieme a O. bertolo-nii e O. sphegodes; complessivamente infattisono state collezionate 63 segnalazioni, conuna copertura di 26 quadrati su 52. La colo-razione spesso vistosa di questa pianta, piutto-

sto frequente negli incolti, ai margini delle stra-de e perfino in aree verdi urbane come la Valledi Porta Giustizia dentro le mura di Siena, nefacilita l’osservazione. Come osservato peraltre orchidee, è verosimile pensare che la suadistribuzione sia sottostimata e possa esserepresente in altre località della provincia per lequali al momento non si hanno informazioni.

OPHRYS APIFERA HUDS.INCLUDE VAR. AURITA (MOGGR.) GREMLI; VAR. FULVOFUSCA M. P. GRASSO & SCRUGLI; VAR. CHLO-RANTHA (HEGETSCHW.) NYMANNOME COMUNE FIOR DI VESPA

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O. apifera - (Foto S. Faggioli)

O. apifera - Campiglia d’Orcia (Foto M. Baini) O. apifera - Lecceto (Foto F. Frignani)

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Descrizione Pianta alta 20-60 cm, con appa-rato ipogeo costituito da due rizotuberi sub-sfe-rici o ellittici e numerose radici ingrossate.Scapo eretto, robusto e slanciato; foglie basa-li riunite in rosetta, oblungo-lanceolate, di colo-re verde chiaro, quasi grigiastre; foglie caulineerette, lanceolate e più o meno guainanti ilfusto. Infiorescenza lassa, composta di 3-10fiori. Brattee grandi, ovato-lanceolate, conca-ve, erbacee, più lunghe dell’ovario. Fiori rela-tivamente grandi. Sepali laterali lanceolati-triangolari, il mediano ovato-lanceolato, tutti unpo’ riflessi, di colore variabile (biancastri, rosa-ti o porporini), sempre con una evidente ner-vatura centrale verde. Petali triangolari, diver-genti, pubescenti, lunghi 2/3 dei sepali, con-colori o poco più scuri di essi; labello intero oquasi, convesso, vellutato, da bruno-rossastroa marrone scuro, con gibbosità basali assentio poco evidenti, margini ribattuti e cosparsi dipelosità più densa e lunga; appendice apica-le triangolare evidente, verde-giallastra e rivol-ta in avanti; macula variabile, piccola, plum-bea e lucida, a forma di U o di H; apice dellacolonna corto e ottuso.Habitat Prati, garighe, arbusteti e boschi raditra 800 e 1000 m.Periodo di fioritura Aprile-maggio.Distribuzione Endemica dell’Italia centrale,Abruzzo, Molise e Campania.Note tassonomiche Più conosciuta con ilbasionimo di Ophrys crabronifera, riferito allaforma del labello che assomiglia all’addomedi un calabrone, recentemente è stata sposta-ta all’interno di O. argolica e di essa conside-rata sottospecie. Sebbene i caratteri diagnosti-ci siano abbastanza costanti potrebbe taloraessere confusa con specie del gruppo di O.sphegodes, dalle quali si riconosce però per ipetali, che sono vellutati, rosa o porporini econ margini sempre lisci.

Note distributive Dal presente studio emergecome Ophrys argolica subsp. crabronifera sia,tra tutte le orchidee della provincia di Siena, laspecie più rara in assoluto (1 quadrato su 52).Di essa è segnalata la presenza solo sulMonte Cetona (QN35) da Mazzeschi & Selvi(1999) ma non si hanno ulteriori testimonianzené conferme recenti. Non è comunque da

escludere la sua presenza in altre aree del ter-ritorio provinciale; si tratta infatti di una speciedi ambienti aperti come prati e garighe o mar-gini boschivi, su suolo calcareo; tali condizio-ni, per quanto non frequenti, sono comunquepresenti ed è probabile che uno studio accu-rato della flora senese possa rivelarne la pre-senza anche al di fuori del Monte Cetona.

OPHRYS ARGOLICA H. FLEISCHM. SUBSP. CRABRONIFERA (SEBAST. & MAURI) FAURH.BASIONIMO OPHRYS CRABRONIFERA SEBAST. & MAURI

NOME COMUNE OFRIDE CALABRONE, FIOR DI CALABRONE

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O. argolica subsp. crabronifera - Monte Argentario (GR) (Foto A. Mazzeschi)

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Descrizione Pianta alta 15-30 cm, provvistadi due rizotuberi sub-sferici o ovoidali e alcuneradici ingrossate. Scapo eretto, un po’ robu-sto; foglie basali riunite in rosetta, oblungo-lan-ceolate; foglie cauline erette, lanceolate, mino-ri e guainanti il fusto. Infiorescenza lassa, pau-ciflora (3-8 fiori). Brattee ovato-lanceolate, conapice ottuso, erbacee, molto più lunghe del-l’ovario. Sepali grandi, ovato-lanceolati, con-cavi, ottusi all’apice, i laterali divergenti, ilmediano eretto e ripiegato in avanti, di colorerosa più o meno intenso, talvolta sbiancati,sempre con una evidente nervatura centraleverde. Petali allungati, lineari, divergenti, roseio porporini, con margine più scuro e ciliato;labello intero (raramente un po’ trilobo ma conlobi laterali appena accennati), a forma disella quindi concavo, coperto da densa pelu-ria bruno-nerastra e con margini ribattuti;appendice apicale ottusa rivolta in avanti earcuata; macula di forma variabile, spesso aforma di scudo, lucida e staccata dalla basedel labello; apice della colonna corto e acuto.Habitat Incolti, prati, garighe, margini stradalie arbusteti, su substrato calcareo, tra 200 e1000 m.Periodo di fioritura Aprile-maggio.Distribuzione Centro-Mediterranea. In Italia èsegnalata in Emilia Romagna, regioni centro-meridionali e Sicilia.Note tassonomiche Secondo alcuni il binomioOphrys bertolonii è da considerarsi invalido per-ché la descrizione originaria fu fatta su esempla-ri provenienti dalla Liguria, regione ove questaspecie risulta assente. Pertanto tutta la tassono-mia dovrebbe essere cambiata. Il riconoscimen-to di questa orchidea dalle congeneri è abba-stanza agevole: la macula è nettamente stacca-ta dalla base del labello che, a differenza dellealtre specie nelle quali è piano o convesso, in O.bertolonii è sempre concavo, a forma di sella.Note distributive Analogamente a quantoriscontrato per la specie precedente, Ophrysbertolonii è una delle orchidee di questogenere più diffuse in provincia di Siena, con

complessive 67 segnalazioni (delle quali ben45 sono osservazioni dirette) ed una copertu-ra di 33 quadrati su 52. Numerosi sono i datiraccolti nella Montagnola Senese, in Vald’Orcia, Val d’Arbia nonché sul rilievo calca-reo del Monte Cetona ove si accompagna amolte altre orchidacee. Anche questa entitàinfatti si adatta abbastanza bene ad ambienti

con moderato disturbo come incolti, marginistradali e di coltivi. Non si tratta di una speciedi grandi dimensioni né di particolare vistositàse si eccettuano i tepali violetti o fucsia, tantoda confondersi spesso in mezzo alle erbe piùalte; cionostante il richiamo degli impollinatoriè estremamente efficace, dal momento che ifiori sono oggetto di visite da parte di numero-si insetti pronubi.

OPHRYS BERTOLONII MORETTINOME COMUNE OFRIDE DI BERTOLONI; UCCELLINO CHE SI SPECCHIA

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O. bertolonii - Monte Cetona (Foto A. Mazzeschi)

O. bertolonii - Monte Cetona (Foto I. Minder) O. bertolonii - Casole d’Elsa (Foto F. Frignani)

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Descrizione Pianta di piccole dimensioni, alta10-20 cm, con apparato ipogeo costituito dadue o più rizotuberi ovoidali e lunghe radiciingrossate. Scapo eretto, verde chiaro; fogliebasali riunite in rosetta, ovato-lanceolate, acuteall’apice; foglie cauline erette, lanceolate eguainanti il fusto. Infiorescenza lassa, compo-sta di pochi fiori (2-5). Brattee larghe, ovato-lanceolate, acute, erbacee e concave, più lun-ghe dell’ovario. Fiori relativamente piccoli.Sepali verde chiaro, ovati, concavi, ad apicearrotondato, divergenti, eretti o un po’ riflessi.Petali molto piccoli, triangolari, divergenti,pubescenti, verde-giallastri, un po’ più scurialla base; labello profondamente trilobo, dabruno-rossastro a marrone scuro, con lobi late-rali rivolti verso il basso e prolungati in avantiin due gibbosità evidenti, coniche, pelose;lobo mediano convesso, pubescente al margi-ne, glabro al centro, con margini ribattuti;appendice apicale ridotta e ribattuta; maculaquasi invisibile, brunastra o violacea; apicedella colonna corto e arrotondato.Habitat Praterie, garighe e arbusteti, su sub-strato calcareo, tra 200 e 400 m.Periodo di fioritura Marzo-aprile.Distribuzione Mediterranea. In Italia è segna-lata in Emilia Romagna, regioni centro meri-dionali e isole.Note tassonomiche L’epiteto specifico potreb-be riferirsi alla somiglianza della forma dellabello con l’addome di farfalle notturne delgenere Bombyx o imenotteri del gen. Bombus.Tra le orchidee italiane è una delle più picco-le come dimensione della pianta e dei fioristessi; sebbene sia di facile riconoscimento,tende a rimanere nascosta dalle erbe più alte.Caso raro nel genere Ophrys, può riprodursivegetativamente mediante distacco di rizotu-beri presenti in soprannumero.Note distributive Anche in questo caso si trat-ta di una specie rara a livello provinciale; lasua distribuzione copre infatti appena 6 qua-

drati su 52, con sole 5 segnalazioni. La primadi esse è la testimonianza bibliografica di Tassi(1906) il quale riferisce di aver trovato Ophrysbombyliflora nei “boschi di Pian del Lago”(PP80), indicazione assai generica e, almomento, priva di riscontro. Le altre stazioniinvece sono lungo il margine della StradaProvinciale che collega Castel San Gimignano

e Ranza (PP60, PP61), nei dintorni diPontignano (PP90), Radicofani (QN35),Castiglion d’Orcia (QN16) e di Abbadia SanSalvatore (QN15). Questa entità è contraddi-stinta da dimensioni ridotte e una colorazioneverde-brunastra; ciò fa si che essa possa sfug-gire all’osservazione ed è pertanto plausibileche la sua distribuzione, almeno in provinciadi Siena, sia in effetti sottostimata.

OPHRYS BOMBYLIFLORA LINKSINONIMI ARACHNITES BOMBYLIFLORA (LINK) TOD.; OPHRYS DISTOMA BIV.NOME COMUNE FIOR DI BOMBO

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O. bombyliflora (Foto S. Faggioli)

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Descrizione Pianta alta 25-40 cm, con appa-rato ipogeo costituito da due rizotuberi sub-sfe-rici o ellittici. Scapo eretto, robusto e slancia-to; foglie basali riunite in rosetta, oblungo-lan-ceolate, verde-grigiastre; foglie cauline erette,strettamente lanceolate e guainanti il fusto.Infiorescenza piuttosto lassa, composta di 3-10 fiori relativamente grandi. Brattee grandi,ovato-lanceolate, concave, erbacee, più lun-ghe dell’ovario, le inferiori maggiori dell’interofiore. Sepali ovali, con apice ottuso, in generedistanziati tra loro a formare angoli di circa120°, tutti un po’ curvati e talora riflessi, dicolore variabile (biancastri, rosati o porporini).Petali lineari, con base allargata, dritti, diver-genti, pubescenti e spesso ciliati, lunghi 2/3dei sepali, spesso poco più scuri di essi; label-lo intero o quasi, convesso, da bruno-rossastroa marrone scuro, con gibbosità basali assentio poco evidenti, pelosità breve, più lunga efolta lungo i margini che ben evidenti e un po’più chiari; appendice apicale triangolare,verde-giallastra e rivolta in avanti, con una otre punte; macula molto variabile, a forma di Xo di H, più o meno ramificata; apice dellacolonna corto e acuto.Habitat Praterie e arbusteti tra 200 e 500 m.Periodo di fioritura Maggio-giugno.Distribuzione Endemica. Liguria, Toscana,Umbria e Lazio.Note tassonomiche Conosciuta con i vecchinomi di Ophrys tyrrhena o O. exaltata subsp.tyrrhena, è stata recentemente rinominata;l’epiteto sottospecifico è riferito al Monte Leoni,rilievo del Grossetano, tra Roccastrada eCampagnatico. Si tratta di una entità alquantovariabile, specie nella forma e dimensionedella macula del labello; inoltre i tepali spessosi presentano decolorati o verdastri e pertantopuò facilmente essere confusa con specie delgruppo di Ophrys sphegodes.Note distributive Ophrys exaltata subsp. mon-tis-leonis è una specie rara in tutto il territorio

della provincia di Siena. Infatti sono soltanto 9le segnalazioni collezionate per una coperturadi 6 quadrati su 52. Questa entità si presentainoltre localizzata in due aree: la prima è rap-presentata dalla Montagnola Senese a cui siriferiscono un campione di erbario (Lecceto,PN89), 7 osservazioni di campagna (PN78,

PN79 e PN89) ed un dato bibliografico diTassi (1906) per Pian del Lago (PP80) che,sebbene non confermato da ritrovamenti recen-ti, è comunque in continuità con i precedentinuclei. La seconda area della provincia in cuisi rinviene questa entità è rappresentata dalladorsale calcarea dei Monti di Trequanda(Petroio e Montisi, QN18) e presso l’abitato diMontepulciano.

OPHRYS EXALTATA TEN. SUBSP. MONTIS-LEONIS (O. ET E. DANESCH) SOCABASIONIMO OPHRYS MONTIS LEONIS O. ET E. DANESCHSINONIMI OPHRYS TYRRHENA GÖLZ & H.R. REINHARD; OPHRYS EXALTATA SUBSP. TYRRHENA (GÖLZ & H.R.REINHARD) DEL PRETENOME COMUNE OFRIDE TIRRENA

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O. exaltata subsp. montis-leonis (Foto S. Faggioli)

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Descrizione Pianta alta 10-30 cm, con appa-rato ipogeo costituito da due rizotuberi ovoida-li. Scapo eretto, talora flessuoso in alto; fogliebasali riunite in rosetta, ovate; foglie cauline 1-2, erette, lanceolate e guainanti il fusto.Infiorescenza lassa, composta di 2-8 fiori.Brattee ovato-lanceolate, concave, più lunghedell’ovario. Sepali ovati, verdi o verdi-giallastri,i laterali opposti, il mediano eretto, curvato inavanti, con apice arrotondato. Petali stretti, drit-ti, divergenti, lunghi 2/3 dei sepali, con apicearrotondato e talvolta margine ondulato, gialla-stri o verdastri; labello un po’ convesso, allun-gato, da bruno-rossastro viola-nerastro, con unostretto margine giallastro, trilobo con lobomediano bilobato; appendice apicale assente;macula bilunulata, di colere grigio-plumbeo;apice della colonna corto e ottuso.Habitat Incolti, prati e arbusteti tra 200 e 900 m.Periodo di fioritura Aprile-maggio.Distribuzione Mediterranea-Atlantica. In Italiaè segnalata in tutto il territorio, tranne Valled’Aosta e regioni di nord-est.Note tassonomiche Secondo alcuni autoriOphrys fusca, descritta da Link su campioni deidintorni di Lisbona, sarebbe presente solo nellaPenisola Iberica, Baleari e Nord Africa; inFrancia e Italia essa sarebbe vicariata dalla affi-ne O. lupercalis che, in questa sede, viene con-siderata suo sinonimo (GIROS, 2009). Si trattadi una entità assai polimorfa tanto che sono statedescritte almeno 8 sottospecie, senza considera-re quelle che di recente sono state elevate alrango specifico. Sono comunque assai poconetti i confini geografici che separano le diversepopolazioni e i caratteri tendono a non rimane-re costanti a causa di continui scambi genetici.Note distributive Complessivamente si tratta diuna specie abbastanza comune (18 quadratisu 52) con un totale di 33 segnalazioni, tra

osservazioni, campioni di erbario e dati biblio-grafici. Le ridotte dimensioni (raramente superai 25-30 cm di altezza) e la colorazione verde-brunastra dei fiori rendono questa orchideapoco attraente e poco osservata, cosicchè nonè da escludere una sottostima della sua realediffusione. Le stazioni al momento note si con-

centrano nella parte centro-meridionale dellaprovincia di Siena: Crete senesi, Val di Merse,Val di Chiana, Val d’Orcia, Monte Amiata eMonte Cetona. Si rinviene un po’ in tutti i sub-strati sebbene con maggiore frequenza negliaffioramenti calcarei, in situazione di prato,gariga o margine boschivo, comunque semprein ambienti aperti e soleggiati.

OPHRYS FUSCA LINKINCLUDE SUBSP. FUSCA; SUBSP. FUNEREA (VIV.) NYMANSINONIMO OPHRYS LUPERCALIS DEVILLERS-TERSCH. & DEVILLERSNOME COMUNE OFRIDE SCURA

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O. fusca (Foto F. Frignani)

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Descrizione Pianta alta 15-40 cm, con appa-rato ipogeo costituito da due rizotuberi sub-sfe-rici o ellittici e poche radici corte e ingrossate.Scapo eretto, robusto e slanciato; foglie basaliriunite in rosetta, oblungo-lanceolate, verde-gri-giastre; foglie cauline erette, lanceolate, acutee abbraccianti il fusto. Infiorescenza lassa,composta di 2-10 fiori relativamente grandi.Brattee grandi, concave, erbacee, più lunghedell’ovario. Sepali oblungo-ovati, con apiceottuso o arrotondato, divergenti, tutti un po’ cur-vati e talora riflessi, di colore variabile (bianca-stri, rosati o porporini), spesso con una eviden-te nervatura mediana verde. Petali triangolari,con base allargata, dritti, divergenti, pube-scenti, lunghi 1/2 dei sepali, rosa, porporini osbiancati; labello intero, trapezoidale, conves-so, da bruno-rossastro a marrone scuro, velluta-to, con margini un po’ revoluti e densamente vil-losi, gibbosità basali assai evidenti, pubescen-ti sul lato esterno, più o meno glabre e chiareall’interno; appendice apicale sviluppata, spes-so triloba, verde-giallastra e rivolta in avanti;macula molto variabile, a forma di arabescospesso molto elaborato; apice della colonnacorto e acuto.Habitat Incolti, prati e arbusteti tra 200 e 900 m.Periodo di fioritura Aprile-giugno.Distribuzione Eurimediterranea. In Italia èsegnalata in tutte le regioni, tranne Sicilia eSardegna.Note tassonomiche Entità molto variabile sianella colorazione dei tepali che nel disegnodella macula; di essa sono note molte sotto-specie e varietà e molti autori preferiscono ilvecchio nome di Ophrys fuciflora (fiore aforma di fuco) piuttosto che O. holosericea (let-teralmente “tutto di seta”, riferito al labello diaspetto vellutato). La subsp. tetraloniae si rico-nosce per i petali triangolari e tozzi, lunghi1/3 dei sepali, labello quadrangolare con

gibbosità appena pronunciate; inoltre fioriscepiù tardivamente, tra giugno e luglio.Note distributive Ophrys holosericea è, insie-me a O. apifera, una delle specie di questogenere più belle e colorate. Il disegno spessocomplesso della macula del labello, insiemealle gibbosità particolarmente elevate, la ren-

dono abbastanza facile da riconoscere e par-ticolarmente attraente per appassionati e spe-cialisti. Complessivamente si può considerarecome una specie abbastanza comune, pre-sente in 19 quadrati su 52, sebbene la sta-zione di Filetta (PN88) sia testimoniata da unexsiccatum di erbario antecedente al 1910 enon confermata di recente.

OPHRYS HOLOSERICEA (BURM. F.) GREUTERINCLUDE SUBSP. HOLOSERICEA; SUBSP. TETRALONIAE (W.P. TESCHNER) KREUTZSINONIMI OPHRYS FUCIFLORA (F. W. SCHMIDT) MOENCH, ORCHIS ARACHNITES SCOP. BASIONIMO ORCHIS HOLOSERICA BURM F.NOME COMUNE FIOR BOMBO

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O. holosericea - Pontignano (Foto M. Baini) O. holosericea - Quartaia (Foto I. Mindler)

O. holosericea - Monteguidi (Foto F. Frignani)

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Descrizione Pianta alta 15-50 cm, con appa-rato ipogeo costituito da due rizotuberi sub-sfe-rici e numerose radici ingrossate. Scapo eret-to, talora flessuoso; foglie basali riunite inrosetta, oblungo-lanceolate, di colore verde-grigiastro; foglie cauline erette, lanceolate eguainanti il fusto. Infiorescenza lassa, compo-sta di 3-15 fiori, distanziati e decoloriati con ilprocedere dell’antesi. Brattee lanceolate, con-cave, le inferiori molto più lunghe dell’ovario.Fiori di dimensione assai variabile. Sepaliovato-lanceolati, generalmente verdi, talorasfumati di giallo o di bruno, i laterali opposti,il mediano eretto o piegato sul ginostemio.Petali lunghi 1/2 o 2/3 dei sepali, concolorio poco più scuri di essi, con margine ondula-to e apice troncato o ottuso; labello allungato,intero o quasi, convesso, vellutato, da bruno abruno-violaceo, margine con peli lunghi e ros-sastri, gibbosità basali molto pronunciate, gla-bre e lucide sul lato interno; appendice apica-le assente o ridotta; macula variabile, a formadi H molto allungata, grigio-bluastra; apicedella colonna corto e acuto.Habitat Incolti, prati, garighe, arbusteti eboschi aperti, tra 400 e 700 m.Periodo di fioritura Marzo-maggio.Distribuzione Stenomediterranea. La sua presen-za è segnalata in Friuli Venezia Giulia, Veneto eregioni dell’Italia peninsulare e insulare.Note tassonomiche La colorazione dei fiori èpiuttosto variabile e, spesso confusa conOphrys sphegodes di cui, secondo alcuni,rappresenterebbe una semplice sottospecie.L’epiteto specifico sembra derivare dal latino“incubus” a causa del colore scuro del labello.Note distributive Insieme a Ophrys argolicasubsp. crabronifera, O. bombyliflora, O. pas-sionis e O. tentredinifera, è una delle specie più

rare in provincia di Siena. Complessivamente,infatti, sono note soltanto 3 segnalazioni. Laprima è un dato bibliografico relativo al MonteAmiata (Contorni, 1992) (QN24,) per il qualeè comunque considerata pianta rara e presen-te negli ambienti aperti a circa 700 m diquota; la seconda è per San Piero in Campo

(QN26), mentre l’ultima è relativa ad unapopolazione situata presso Tregole (Castellinain Chianti, PP81), dalla quale sono stati prele-vati alcuni individui per una coltivazione ex-situall’interno dell’Orto Botanico dell’Universitàdegli Studi di Siena, ove sono collezionatenumerose specie di Orchidaceae spontaneedella Toscana Meridionale.

OPHRYS INCUBACEA (LINDL.) BIANCASINONIMI OPHRYS SPHEGODES (L.) MILL. SUBSP. ATRATA (RCHB. F.) A. BOLÒSNOME COMUNE FIOR RAGNO SCURO

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O. incubacea - Monte Amiata (Foto Archivio Frignani)

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Descrizione Pianta alta 20-60 cm, con appa-rato ipogeo costituito da due rizotuberi ellitticie poche radici corte e ingrossate. Scapo eret-to, gracile, un po’ flessuoso; foglie basali nonriunite in rosetta, oblungo-lanceolate, verde-grigiastre; foglie cauline erette, lanceolate eabbraccianti il fusto. Infiorescenza lassa eallungata, composta da numerosi fiori (fino a20) relativamente piccoli. Brattee lanceolate,concave, più lunghe dell’ovario. Sepali oblun-ghi, con apice ottuso o arrotondato, diver-genti, concavi, verdi. Petali lineari, dritti,divergenti, pubescenti, lunghi 2/3 dei sepali,bruno-violacei; labello piano o un po’ conves-so, da bruno-rossastro a marrone scuro, vellu-tato, con margini un po’ più chiari, profonda-mente trilobato, lobi laterali triangolari un po’divergenti, lobo mediano bilobato con al cen-tro una macula glabra biancastro-azzurrogno-la; appendice apicale assente; apice dellacolonna corto e arrotondato.Habitat Praterie, garighe, arbusteti e boschitra 200 e 800 m.Periodo di fioritura Maggio-giugno.Distribuzione Europea. In Italia è segnalatain tutte le regioni, tranne Puglia, Sicilia eSardegna.Note tassonomiche Specie facilmente rico-noscibile per la morfologia dei petali e dellabello che conferiscono al fiore una classi-ca forma a insetto, da cui l’epiteto specificoassegnatole dallo stesso Linneo nel 1753. Icaratteri diagnostici sono abbastanzacostanti.Note distributive Si tratta di una specieabbastanza diffusa (25 quadrati su 52) conun totale di 41 segnalazioni, tra osservazio-ni, campioni di erbario e dati bibliografici.Due stazioni, entrambe citate da Tassi

(1906) sotto il nome di Ophrys muscifera,non sono state confermate: Monte OlivetoMaggiore (QN08) e un generico “dintorni diSiena” (PN89). Tuttavia è alquanto probabi-le che questa specie, analogamente a quan-to osservato per altre di questo genere, siamolto più diffusa di quanto non risulti dalle

osservazioni. Sebbene la morfologia dellabello renda O. insectifera inconfondibilerispetto ad altre orchidee, essa tende amimetizzarsi, a causa della ridotta dimensio-ne e della poca appariscenza dei fiori, non-ché del fatto che spesso cresce in condizio-ni di scarsa luminosità, come macchie,boscaglie e cedui.

OPHRYS INSECTIFERA L.SINONIMI OPHRYS MYODES JACQ.; O. MUSCIFERA HUDS.NOME COMUNE FIOR MOSCA

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O. insectifera - Pieve a Carli (Foto B. Anselmi)

O. insectifera - Quartaia (Foto I. Minder) O. insectifera - Pontignano (Foto M. Baini)

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Descrizione Pianta alta 15-50 cm, con appa-rato ipogeo costituito da due rizotuberi sub-sfe-rici e numerose radici ingrossate. Scapo eret-to, talora flessuoso; foglie basali riunite inrosetta, oblungo-lanceolate, di colore verde-grigiastro; foglie cauline erette, lanceolate eguainanti il fusto. Infiorescenza lassa, compo-sta di 3-15 fiori, distanziati e decoloriati con ilprocedere dell’antesi. Brattee lanceolate, con-cave, le inferiori molto più lunghe dell’ovario.Fiori di dimensione assai variabile. Sepaliovato-lanceolati, generalmente verdi, talorasfumati di giallo o di bruno, i laterali opposti,il mediano eretto o piegato sul ginostemio.Petali lunghi almeno 2/3 dei sepali, più scuridi essi e piuttosto larghi, con margine ondula-to e apice troncato o ottuso; labello moltovariabile, intero o quasi, piano o poco con-vesso, vellutato, da bruno-rossastro a bruno-vio-laceo, con gibbosità basali assenti; appendi-ce apicale assente o ridotta; macula variabile,grigio-bluastra, talore rossastra, a forma di H;apice della colonna corto, acuto o ottuso.Habitat Incolti, prati, garighe e arbusteti tra200 e 1000 m.Periodo di fioritura Marzo-aprile.Distribuzione Stenomediterranea. È presentein Toscana, Lazio, regioni dell’Italia meridio-nale e insulare. Note tassonomiche Più conosciuta sotto ilnome di Ophrys sphegodes subsp. garganica,è stata poi inclusa all’interno della variabilità diO. passionis, descritta per la Francia. L’epitetospecifico si riferisce al periodo di fioritura chespesso corrisponde alle festività pasquali.Note distributive Analogamente a quantoriscontrato per altre specie del genere Ophrysquesta specie risulta essere una delle più rare; intotale infatti sono state raccolte soltanto 6 segna-

lazioni nel territorio della provincia di Siena. Laprima è situata presso i Pianelli - Poggio Civitate(Murlo, PN98), mentre le altre sono compresetra Castiglion d’Orcia, il Monte Amiata,Radicofani e il Monte Cetona (QN35). Questaentità, facente parte del critico ed assai poli-

morfo gruppo di O. sphegodes, non è facil-mente riconoscibile, tanto che non è possibileescludere a priori che alcune delle generichesegnalazioni bibliografiche attribuite a “O.sphegodes” non siano in realtà da riferire a O.passionis. È quindi verosimile che la sua coper-tura nel Senese (5 quadrati su 52) sia, allo statoattuale delle conoscenze, sottostimata.

OPHRYS PASSIONIS SENNENINCLUDE SUBSP. PASSIONIS; SUBSP. MAJELLENSIS (HELGA DAISS & HERM. DAISS) ROMOLINI & SOCASINONIMI O. SPHEGODES SUBSP. PASSIONIS (SENNEN) SANZ & NUET; O. SPHEGODES MILL. SUBSP.GARGANICA E. NELSONNOME COMUNE OFRIDE DELLA PASSIONE

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O. passionis (Foto A. Mazzeschi)

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Descrizione Pianta di dimensioni ridotte, altafino a 20 cm, con apparato ipogeo costituitoda due rizotuberi sub-sferici o ellittici e pocheradici lunghe e ingrossate. Scapo eretto, unpo’ angoloso in alto; foglie basali riunite inrosetta, ovato-lanceolate, ottuse all’apice,verdi; foglie superiori erette, lanceolate, acutee abbraccianti il fusto. Infiorescenza lassa,composta di pochi fiori (2-7) relativamentegrandi rispetto alle dimensioni della pianta.Brattee larghe, concave, più lunghe dell’ova-rio. Sepali laterali strettamente lanceolati, conapice ottuso o arrotondato, divergenti, verdicon una o due strie bruno-rossastre, sepalomediano anch’esso verde, ellittico, con apiceottuso e curvato a cappuccio sul ginostemio.Petali triangolari, brevissimi, pubescenti, rosso-brunastri; labello trilobo, suborizzontale, conmargine coperto di densa e lunga peluriacastana, lobi laterali stretti e allungati, glabrisul lato interno, pelosi all’esterno, lobo media-no convesso, cuoriforme, allungato, interamen-te coperto dalla macula blu-violetta con nettomargine giallastro; appendice apicale assen-te; apice della colonna arrotondato.Habitat Prati, garighe, arbusteti e boschi aper-ti tra 200 e 1000 m.Periodo di fioritura Marzo-aprile.Distribuzione Stenomediterranea. In Italia èsegnalata in tutte le regioni centrali (eccetto leMarche), Abruzzo, Puglia, Sicilia e Sardegna.Note tassonomiche Conosciuta anche conl’altro nome di Ophrys ciliata, a causa delmargine coperto di peli densi e lunghi, si trat-ta di una specie molto particolare per la mor-fologia del labello, sul quale spicca la maculaa forma di cuore rovesciato di colore blu-vio-laceo, lucida e bordata di una linea gialla. Sisuppone che nelle regioni dell’Italia peninsula-re essa si propaghi esclusivamente per via

vegetativa, a causa dell’assenza dell’impolli-natore (l’imenottero Dasyscolia ciliata), presen-te solo in Sicilia e Sardegna. Per tale motivotende a formare popolazioni molto ridotte eformate di pochi individui ravvicinati.Note distributive Ophrys speculum è una spe-cie da considerarsi rarissima in provincia diSiena, coprendo appena 2 quadrati su 52. Le

uniche due popolazioni al momento note sonosituate presso Castiglion d’Orcia (QN16) elungo la strada che collega Chianciano Termea La Foce (QN26). A causa della sua rarità edelle difficoltà legate all’assenza dell’impolli-natore specifico, sarebbe auspicabile, a finiconservazionistici, prevedere forme di tutela ditali popolazioni.

OPHRYS SPECULUM LINKSINONIMI OPHRYS CILIATA BIV.; OPHRYS VERNIXIA BROT. SUBSP. CILIATA (BIV.) DEL PRETENOME COMUNE OFRIDE A SPECCHIO

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O. speculum (Foto S. Faggioli)

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Descrizione Pianta alta 15-50 cm, con appa-rato ipogeo costituito da due rizotuberi sub-sfe-rici e numerose radici ingrossate. Scapo eret-to, talora flessuoso; foglie basali riunite inrosetta, oblungo-lanceolate, di colore verde-grigiastro; foglie cauline erette, lanceolate eguainanti il fusto. Infiorescenza lassa, compo-sta di 3-15 fiori, distanziati e decolorati con ilprocedere dell’antesi. Brattee lanceolate, con-cave, le inferiori molto più lunghe dell’ovario.Fiori di dimensione assai variabile. Sepaliovato-lanceolati, generalmente verdi, talorasfumati di giallo o di bruno, i laterali opposti,il mediano eretto o piegato sul ginostermio.Petali lunghi 1/2 o 2/3 dei sepali, concolorio poco più scuri di essi, con margine ondula-to e apice troncato o ottuso; labello moltovariabile, intero o quasi, convesso, vellutato,da bruno-rossastro a bruno-violaceo, con gib-bosità basali assenti o poco evidenti, spessocon margine verdastro; appendice apicaleassente o ridotta; macula variabile, grigio-bluastra, talore rossastra, a forma di H; apicedella colonna corto, acuto o ottuso.Habitat Incolti, prati e arbusteti tra 200 e1000 m.Periodo di fioritura Marzo-maggio.Distribuzione Eurimediterranea. In Italia èsegnalata in tutte le regioni.Note tassonomiche La sistematica e la nomen-clatura di questa specie sono tra le più com-plesse e ben lungi dall’essere risolta.Innumerevoli sono le sottospecie e le varietàdescritte, a causa della grande variabilità dialcuni caratteri, quali forma e dimensioni dellabello. Tali differenze tendono però a sfumarequando le varie popolazioni di incrociano, ren-dendone quasi impossibile l’identificazione. Note distributive Ophrys sphegodes rappre-senta la specie di questo genere più comune ediffusa; tale primato è rivelato da un gran

numero di osservazioni, segnalazioni biblio-grafiche e campioni di erbario (complessiva-mente 82); a livello provinciale essa è presen-te in 36 quadrati su 52. Tali dati, per ovvimotivi di brevità e difficoltà nella distinzionedelle diverse entità incluse (O. classica, O.araneola e le numerose sottospecie) si riferi-

scono alla distribuzione di O. sphegodessensu lato. La grande diffusione di questa enti-tà trova origine nella sua ampiezza ecologica;essa non mostra particolari esigenze in fatto disubstrato, colonizza ambienti antropizzati(aiuole, giardini, prati falciati, margini stradali)o sottoposti a disturbo moderato o nullo, comepraterie d’alta quota, margini boschivi, gari-ghe e incolti.

OPHRYS SPHEGODES MILL. SENSU LATOINCLUDE SUBSP. SPHEGODES; SUBSP. TARQUINIA (P. DELFORGE) KREUTZ; SUBSP. TOMMASINII (VIS.) SOÓ;O. ARANEOLA RCHB.; O. CLASSICA DEVILLERS-TERSCH. & DEVILLERSNOME COMUNE OFRIDE VERDE-BRUNA, FIOR RAGNO

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O. sphegodes - Pontignano (Foto M. Baini) O. sphegodes - Trequanda (Foto A. Mazzeschi)

O. sphegodes - Petroio (Foto A. Mazzeschi)

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Descrizione Pianta alta 10-40 cm, con appa-rato ipogeo costituito da due rizotuberi sub-sfe-rici o ellittici e poche radici corte e ingrossate.Scapo eretto, robusto e, in piena antesi, slan-ciato; foglie basali riunite in rosetta, ovate,verde chiaro con sfumature grigiastre; fogliecauline erette, lanceolate, acute e guainanti ilfusto. Infiorescenza più o meno densa, com-posta di 2-10 fiori relativamente grandi.Brattee grandi, concave, verdi talora sfumatedi rosa, più lunghe dell’ovario. Sepali oblun-go-ovati, larghi, con con apice ottuso, conca-vi, i laterali sub-opposti, tutti talora un po’ rifles-si, di colore variabile (biancastri, rosati o por-porini), sempre con una evidente nervaturamediana verde. Petali triangolari, con baseallargata, pubescenti, molto brevi, sempre piùscuri dei sepali; labello intero, di forma trape-zoidale, convesso, densamente villoso sul mar-gine, da bruno-rossastro a marrone scuro, conuna fascia giallastra di altezza variabile sulmargine, gibbosità basali appena pronuncia-te, pubescenti sul lato esterno, più o meno gla-bre e chiare all’interno; appendice apicaleverde-giallastra e rivolta in avanti; maculabluastra, piuttosto variabile, a forma di U o diH; apice della colonna ottuso.Habitat Incolti, prati e arbusteti tra 200 e1000 m.Periodo di fioritura Marzo-maggio.Distribuzione Stenomediterranea. È presentenell’Italia peninsulare e insulare.Note tassonomiche Si tratta di una entitàalquanto variabile nella colorazione del label-lo e dei sepali, tanto che nel corso del tempoha subito molti cambiamenti di nome.Ugualmente numerose sono le sottospecie evarietà descritte. L’epiteto specifico si riferisceal nome di un imenottero a cui rassomiglia laforma del labello.Note distributive Ophrys tenthredinifera è una

delle Orchidaceae più rare a livello provincia-le; di essa infatti sono state trovate solo quattrosegnalazioni; la prima è un dato bibliograficoriportato da Tassi (1906) il quale riferisce diaverla trovata “a Siena, lungo i borri fuoriPorta Camollia” (PP80); allo stato attuale lapresenza di questa specie nella immediataperiferia della città è da escludere dato

l’elevato grado di urbanizzazione subito negliultimi 50 anni. Il secondo dato, assai piùrecente, è di Scoppola & Angiolini (2001) efa riferimento ad una serie di rilievi condotti inpratelli terofitici su substrati calcarei in prossi-mità di Sarteano (QN36). Le altre due popo-lazioni sono situate presso Abbadia SanSalvatore (QN16) e Radicofani (QN26).

OPHRYS TENTHREDINIFERA WILLD.SINONIMO OPHRYS ARACHNITES LINKNOME COMUNE OFRIDE MAGGIORE

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O. tenthredinifera - Radicofani (Foto F. Frignani)

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Descrizione Pianta alta 15-40 cm, provvistadi due rizotuberi subsferici accompagnati dacorte radici ingrossate. Scapo eretto, cilindri-co, glabro, di colore verde chiaro; fogliebasali ovato-lanceolate, riunite in rosetta e piùo meno appressate al suolo, carenate, lunghefino a 15 cm; foglie cauline abbraccianti ilfusto, erette e progressivamente ridotte versol’alto. Brattee piccole, lanceolate, acute, ver-dastre o giallastre. Infiorescenza cilindrica,molto allungata. Fiori piccoli, con sepali riunitia formare un casco compatto, di colore giallo-verdastro, con bordi e nervatura centrale spes-so arrossati; petali piu corti e stretti dei sepalie completamente nascosti nel casco; labello tri-lobo, con lobo centrale bilobo e più lungo deilaterali che sono filiformi, piegato verso ilbasso; la colorazione del labello è variabileda completamente giallastro a più o meno sfu-mato di porpora; sperone assente.Habitat Incolti, margini stradali, prati e arbu-steti tra 200 e 1000 m.Periodo di fioritura Aprile-giugno.Distribuzione Mediterraneo-Atlantica. In Italiaè segnalata in tutte le regioni, tranne Valled’Aosta, Friuli Venezia Giulia e Trentino AltoAdige.Note tassonomiche In numerosi testi questaspecie risulta inclusa nel genere monotipicoAceras, che in greco signicia “senza corno”,in riferimento all’assenza dello sperone. Talecarattere, oltre alla particolare morfologia delcasco tepalico e del labello, caratteristicamen-te antropomorfo, come suggerisce l’epitetospecifico, permette di identificare con relativafacilità questa specie, distinguendola dallealtre del genere Orchis, all’interno del quale èstata recentemente riportata; infatti, studi dibiologia molecolare hanno mostrato notevolisomiglianze con O. militaris, con cui spessotende ad ibridarsi. Tra le specie di questo

genere però è, forse, la meno vistosa e per-tanto poco osservata. Note distributive Complessivamente si trattadi una specie abbastanza rara, essendo pre-sente in soli 13 quadrati su 52, con un tota-le di 26 segnalazioni, tra osservazioni, cam-pioni di erbario e dati bibliografici, la mag-

gior parte delle quali concentrate nella partemeridionale della provincia (Val d’Orcia,Trequanda, Monte Amiata e Monte Cetona).Isolate popolazioni si rinvengono anche inprossimità delle Riserve Naturali “Bosco diSant’Agnese” (Castellina in Chianti) e“Cornate e Fosini” tra le province di Siena eGrosseto.

ORCHIS ANTHROPOPHORA (L.) ALL. BASIONIMO OPHRYS ANTHROPOPHORA L. SINONIMO ACERAS ANTHROPOMORPHUM (PERS.) STEUD.; A. ANTHROPOPHORUM (L.) R. BR.NOME COMUNE OMINI, OMETTI, UOMO IMPICCATO

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O. anthropophora - Petroio (Foto A. Mazzeschi)

O. anthropophora - (Foto A. Mazzeschi) O. anthropophora - Monte Cetona (Foto F. Frignani)

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Descrizione Pianta alta 20-50 cm, con appa-rato ipogeo costituito da due rizotuberi ovoidie numerose radici ingrossate. Scapo eretto,robusto, di colere verde chiaro; foglie basaliriunite in rosetta, strette, oblungo-lanceolate,con margini ondulati, le cauline minori, erettee abbraccianti il fusto. Brattee ridotte a brevisquame, triangolari-lanceolate, acute, moltopiù corte dell’ovario. Infiorescenza formata danumerosi fiori, dapprima densa, conica oovata, successivamente allungata e sub-cilin-drica. Sepali lanceolati, acuminati, rosati convenature porporine, conniventi a formare uncasco allungato; petali lineari-lanceolati, piùstretti dei sepali e nascosti sotto di essi ma ingenere di colore rosa più scuro; labello piatto,più lungo che largo, profondamente trilobo,con lobi laterali lineari o falcati, acuti, il media-no più lungo dei laterali e trilobo, con duelobuli laterali lineari e un lobulo mediano moltopiù corto; il colore del labello è assai variabi-le, dal bianco, al rosa, fino al porpora; laparte centrale è però quasi sempre sbiancatae cosparsa di piccole macchie porporine; spe-rone roseo o biancastro, lungo circa metà del-l’ovario, cilindrico, talvolta un po’ incurvato,diretto verso il basso.Habitat Praterie, arbusteti, margini stradali, auna quota compresa tra 300 e 900 m.Periodo di fioritura Marzo-maggio.Distribuzione Mediterranea. In Italia è segna-lata in tutte le regioni dell’Italia centrale e meri-dionale; assente in Sardegna.Note tassonomiche La forma “antropomorfa”del labello, unita alle foglie della rosetta basa-le ondulate sul margine (da cui deriva l’epitetospecifico undulatifolia di uno dei sinonimi) per-mette un riconoscimento abbastanza agevole

di questa specie, anche in assenza di fiori.Tende a formare nuclei composti di numerosiindividui; la colorazione complessiva dei fioriè abbastanza variabile e sono note forme inte-ramente bianche (apocromatiche), sebbeneprive di valore tassonomico.Note distributive Dopo Orchis militaris, di cui

si conosce un’unica stazione, è, insieme a O.pauciflora, la specie più rara del genereOrchis in provincia di Siena; con 9 segnala-zioni, copre 6 quadrati dei 52 totali, con duenuclei, il primo situato presso Pontignano(PP90), il secondo compreso tra il MonteAmiata, la bassa Val d’Orcia, Monticchiello eil Monte Cetona.

ORCHIS ITALICA POIR.SINONIMO ORCHIS UNDULATIFOLIA BIV.NOME COMUNE ORCHIDEA ITALICA

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O. italica - (Foto S. Faggioli) O. italica - Pontignano (Foto M. Baini)

O. italica - Roccastrada (GR) (Foto A. Mazzeschi)

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Descrizione Pianta alta 30-60 cm, robusta,con apparato ipogeo costituito di due rizotube-ri subsferici o ellissoidali, accompagnati danumerose radici ingrossate. Scapo eretto, cilin-drico e verde in basso, un po’ angoloso e sfu-mato di viola in alto; foglie riunite nella parteinferiore del fusto, le basali oblungo-lanceolate,lucide, eretto-patenti, soffuse o punteggiate diporpora, le cauline più strette, carenate, erettee abbraccianti lo scapo. Infiorescenza cilindri-ca e densa, ma talvolta pauciflora e un po’lassa. Brattee lanceolate, acute, lunghe comel’ovario, generalmente violacee. Fiori media-mente grandi, di colore variabile dal rosso por-pora al rosa. Sepali ovato-lanceolati, i lateralieretti o un po’ curvati in avanti, il mediano con-nivente con i petali che sono più stretti e piùbrevi dei sepali; labello grande, evidentementetrilobo, in genere tanto largo quanto lungo, pie-gato verso il basso, o più o meno rivolto inavanti, di colore variabile con la parte centralesbiancata e a volte munita di macchie porpora,con lobo mediano crenulato e più lungo deilaterali; sperone lungo quanto l’ovario, cilindri-co, orizzontale o rivolto in alto.Habitat Praterie, incolti, margini di coltivi,arbusteti, da 0 a 1700 m.Periodo di fioritura Aprile-giugno.Distribuzione Europeo-caucasica. In Italia èsegnalata in tutte le regioni eccetto laSerdegna e la Puglia, più rara in Sicilia.Note tassonomiche Inizialmente descrittacome varierà di Orchis morio, dallo stessoLinneo venne in un secondo momento separa-ta ed elevata al rango di specie. L’epiteto spe-cifico deriva dal latino masculus ( = maschio,virile); è probabile che sia riferito sia alla pre-senza dei due rizotuberi tondeggianti somi-glianti a testicoli, caratteristica peraltro a nume-rose altre orchidee, sia all’aspetto robusto evigoroso della pianta. Sono note forme con

fiori completamente bianchi e descritte comevar. alba, sebbene di dubbio valore tassono-mico.Note distributive Si tratta di una specie relati-vamente poco frequente in provincia di Siena;essa presenta una copertura di 11 quadrati su52 con un totale di 23 segnalazioni, dellequali 5 sono antecedenti al 1950. La sua dis-

tribuzione appare divisa in due nuclei: il primolocalizzato nella parte centro-settentrionaledella provincia, includendo il Chianti, la zonaintorno a Siena e nei pressi di Chiusdino; ilsecondo nucleo invece è rappresentato dalMonte Cetona, Radicofani e il comprensoriodel Monte Amiata, al confine meridionale delterritorio provinciale.

ORCHIS MASCULA (L.) L.BASIONIMO ORCHIS MORIO L. VAR. MASCULA L.NOME COMUNE ORCHIDEA MASCHIO, GIGLIO CAPRINO

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O. mascula - Radicofani (Foto F. Frignani)

O. mascula - (Foto F. Frignani)O. mascula - Vivo d’Orcia (Foto G. Manganelli)

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Descrizione Pianta alta 20-50 cm, provvistadi due rizotuberi ovoidi o sub-rotondi. Scapoeretto, robusto, cilindrico e verde, un po’ ango-loso e sfumato di rosso verso l’alto; fogliebasali ovato-lanceolate, lucide e riunite inrosetta; le cauline erette, avvolgenti il fusto eprogressivamente ridotte verso l’alto. Bratteetriangolari, acuminate, molto più brevi dell’o-vario (squamiformi), generalmente rosse o vio-lacee. Infiorescenza densa e compatta, ingenere ricca (10-40 fiori), poi allungata elassa con il procedere dell’antesi. Sepaliovato-lanceolati, bianco-rosati all’esterno, inter-namente venati di porpora o violetto, conni-venti e rivolti in avanti a formare un cascoallungato, con apici acuti un po’ divergenti;petali lineari, più corti dei sepali e completa-mente nascosti nel casco; labello più lungo deisepali, profondamente trilobo, con lobi latera-li lineari, un po’ spatolati, più corti del lobocentrale che è a sua volta trilobato, con duelobuli nastriformi e spatolati e un lobulo media-no ridotto a un corto mucrone; il colore dellabello è variabile: di solito la parte centrale èsbiancata, con ciuffi di papille porporine, lobie lobuli porporini o violetti; sperone biancastroo roseo, lungo circa la metà dell’ovario, cilin-drico e un po’ rivolto verso il basso.Habitat Praterie e garighe, tra 500 e 1000 m.Periodo di fioritura Aprile-giugno.Distribuzione Eurasiatica. In Italia è segnalatain tutte le regioni settentrionali e centrali, assen-te al sud e nelle isole.Note tassonomiche Per la forma antropomor-fa del labello potrebbe essere confusa conaltre congeneri simili quali Orchis simia, da cuisi riconosce per lobi e lobuli lineari ma non fili-formi, O. italica, da cui differisce per la pre-senza di papille porporine e il lobulo centralepiù breve, e O. purpurea, rispetto alla quale èperò minore in dimensione e il casco tepalicoè rosa chiaro quasi bianco. Anche di questaentità è nota una forma interamente bianca(var. albiflora).Note distributive All’interno del genere Orchis

è senza dubbio la specie più rara e una dellepiù rare dell’intera famiglia a livello di provin-cia di Siena, occupando solo 2 quadrati su52. Le uniche testimonianze sono relative a uncampione di erbario del 1990 raccolto pressoSelvole (Radda in Chianti - PP91) e una segna-lazione bibliografica di Tassi (1906) per Filetta(Val di Merse - PN88); in questo caso, oltre a

mancare il relativo campione di erbario, non viè conferma in tempi recenti e, dal momentoche in Val di Merse sono stati condotti nume-rosi studi floristico-vegetazionali, è lecito pen-sare o ad un errore di determinazione o allascomparsa della popolazione originaria. Inogni caso Orchis militaris è da considerarsispecie rarissima e soggetta a rischio di estin-zione dalla provincia di Siena.

ORCHIS MILITARIS L.SINONIMI ORCHIS CINEREA SCHRANK; O. GALEATA POIR.NOME COMUNE GIGLIONE, ORCHIDEA-SOLDATO

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O. militaris - (Foto S. Faggioli))

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Descrizione Pianta alta 10-30 cm, con duerizotuberi sub-sferici e poche radici lunghe eingrossate. Scapo eretto, cilindrico, verdechiaro; foglie basali riunite in rosetta, lineari-lanceolate, acuminate, spesso piegate a doc-cia, le cauline erette, guainanti il fusto e pro-gressivamente ridotte nella parte superiore delfusto. Brattee lanceolate, acute, lunghe più omeno come l’ovario, giallastre o verdastre.Infiorescenza compatta, formata da pochi fioridi media grandezza. Fiori gialli. Sepali ovati,i laterali eretti o eretto-patenti, il mediano rivol-to in avanti e connivente con i petali a forma-re un casco lasso; petali ovati, più corti deisepali; labello oscuramente trilobo, con margi-ni irregolarmente dentati o crenulati, lungocome i sepali, più largo che lungo, convesso,piano o piegato longitudinalmente, giallo cari-co, cosparso di macchioline bruno-rossicce,talvolta mancanti; sperone più lungo dell’ova-rio, cilindrico, arcuato e rivolto verso l’alto.Habitat Praterie, arbusteti, garighe, marginidi boschi, tra 450 e 1000 m di quota, prefe-ribilmente su substrato calcareo.Periodo di fioritura Marzo-maggio.Distribuzione Mediterranea. In Italia è segna-lata in tutte le regioni centrali e meridionali,escluse le isole.Note tassonomiche L’epiteto specifico è riferi-to al ridotto numero di fiori nell’infiorescenza.La colorazione gialla dei fiori rende Orchispauciflora e O. provincialis ben riconoscibilidalle altre Orchidaceae presenti nella provin-cia di Siena. Le due specie sono però tra loromolto simili tanto che la prima è stata ancheconsiderata come una sottospecie della secon-da, e spesso vengono confuse. Le foglie dellarosetta di O. provincialis sono però coperte dimacchie bruno-nerastre, assenti in O. pauciflo-ra; ciò rende agevole il riconoscimento delledue entità.Note distributive In provincia di Siena è unaspecie piuttosto rara essendo presente in soli 7quadrati su 52, con un totale di 16 segnala-

zioni. Le stazioni note di questa entità sonoabbastanza isolate e localizzate negli affiora-menti calcarei: le popolazioni più numerose sitrovano nella Riserva Naturale “Cornate eFosini” e immediate vicinanze (PN58, PN67,PN68) e sul Monte Cetona (QN35); nucleiminori si trovano presso Pievescola (PN79),nel Chianti (Fonterutoli, PP81), Monti di

Trequanda (QN18). È interessante notare inol-tre che in tutti i casi si tratta di osservazioni eraccolte effettuati negli ultimi 20 anni.Probabilmente lo stesso Tassi (1906) nel cata-logo delle Orchidee del Senese ha inclusoquesta entità nella variabilità di Orchis provin-cialis sebbene i pochi exsiccata a noi perve-nuti siano tutti determinati correttamente e giu-stamente attribuiti a questa seconda specie.

ORCHIS PAUCIFLORA TEN.SINONIMO ORCHIS PROVINCIALIS BALB. SUBSP. PAUCIFLORA (TEN.) ARCANG.; ORCHIS PSEUDOPALLENS TOD.NOME COMUNE ORCHIDEA GIALLA, ORCHIDEA CALABRA

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O. pauciflora - Monte Cetona (Foto A. Mazzeschi) O. pauciflora - Cornate di Gerfalco (Foto B. Anselmi)

O. pauciflora - Monte Cetona (Foto A. Mazzeschi)

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Descrizione Pianta alta 20-40 cm, con appa-rato ipogeo costituito da due rizotuberi ovoi-dali accompagnati da radici corte e ingrossa-te. Scapo eretto, cilindrico, verde chiaro, tal-volta gracile e flessuoso; foglie basali riunite inrosetta, da ovato-allungate a lineari-lanceola-te, acuminate, spesso piegate a doccia, verdescuro e cosparse di evidenti macchie bruno-nerastre sulla pagine superiore, le cauline eret-te, progressivamente ridotte a guaineabbraccianti il fusto nella parte superiore.Infiorescenza generalmente cilindrica, lassa,formata da un numero variabile di fiori dimedia grandezza, di colore giallo chiaro.Brattee lanceolate, acute, lunghe più o menocome l’ovario, giallastre, membranacee.Sepali ovati, i laterali eretti o eretto-patenti, ilmediano rivolto in avanti e connivente con ipetali a formare un casco lasso; petali ovati,più corti dei sepali; labello trilobo, con margi-ni interi o minutamente crenulati, un po’ piùlungo dei sepali, convesso e piegato longitu-dinalmente, di colore giallo più scuro nellaparte centrale e cosparso di macchioline ros-sicce; sperone subeguale o più lungo dell’o-vario, cilindrico, arcuato e rivolto verso l’alto.Habitat Incolti, praterie e arbusteti tra 300 e1000 m, su substrati anche debolmente acidi.Periodo di fioritura Aprile-maggio.Distribuzione Mediterranea. In Italia è segna-lata in tutte le regioni, tranne Friuli VeneziaGiulia, Trentino Alto Adige e Valle d’Aosta.Note tassonomiche L’epiteto specifico, asse-gnatole dal botanico piemontese G.B. Balbis,significa “originaria della Provenza”. La colo-razione gialla dei fiori, rende Orchis pauciflo-ra e O. provincialis ben riconoscibili dalle altreOrchidaceae presenti nella provincia di Siena.Le due specie, spesso confuse, possono esse-re distinte osservando le foglie della rosettache in O. provincialis sono coperte di eviden-ti macchie bruno-nerastre, assenti in O. pauci-flora. Inoltre l’infiorescenza ha un numero mag-giore di fiori e il labello, sebbene macchiato diporpora al centro, è in genere concolore alresto del perigonio.

Note distributive Si tratta di una specie nonfrequente nel territorio provinciale. I datimostrano una copertura di 16 quadrati su 52con un totale di 31 segnalazioni, tra osserva-zioni, campioni di erbario e dati bibliografici,di cui ben 6 sono antecedenti al 1950 e pre-cisamente a cavallo tra la fine dell’800 el’inizio del ‘900, relativi a stazioni nelle imme-

diate prossimità di Siena; molto probabilmenteil processo di urbanizzazione degli ultimi 50anni ha causato la scomparsa di queste popo-lazioni. Rispetto a Orchis pauciflora, mostrauna certa indifferenza alla reazione del suolo,trovandosi sia su calcare massiccio (Cornatedi Gerfalco, Monte Cetona), calcare caverno-so (Montagnola Senese), diaspri e depositi vul-canici (Monte Amiata e Radicofani).

ORCHIS PROVINCIALIS BALB. EX LAM. & DC.NOME COMUNE ORCHIDEA GIALLA

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O. provincialis - Monte Cetona (Foto A. Mazzeschi)

O. provincialis - Radicofani (Foto F. Frignani)O. provincialis - Radicofani (Foto F. Frignani)

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Descrizione Pianta alta 30-70 (100) cm, condue rizotuberi ellittici o sub-rotondi accompa-gnati da numerose lunghe radici ingrossate.Scapo eretto, un po’ angoloso, robusto, sfuma-to di porpora all’apice; foglie basali grandi,lunghe fino a 20 cm, riunite in rosetta, ovate oovato-lanceolate, ottuse, di colore verde bril-lante, lucide, le superiori carenate, minori indimensione, erette o eretto-patenti, acute all’a-pice. Brattee piccole, lanceolate, acute, mem-branose, lunghe meno dell’ovario e violette.Infiorescenza compatta, conica all’inizio, poiovoidale o più o meno cilindrica, allungata,con fiori grandi. Sepali ovati, acuti all’apice,conniventi a formare un casco di colore verda-stro con evidenti strie e macchie porporine;petali minori dei sepali, lanceolati e nascostidal casco; labello relativamente grande, pro-fondamente trilobo, con lobi laterali lineari espatolati, talvolta falcati, sempre più corti estretti del mediano che è slargato all’apice ebilobo, diviso in due lobuli spatolati separati,talvolta, da un dentino; il colore del labello èassai variabile, in genere bianco rosato, conlobi e lobuli porporini e cosparso di ciuffi dipeli violetti; sperone lungo metà dell’ovario,cilindrico rivolto verso il basso.Habitat Praterie, arbusteti e margini boschivi,anche in zone antropizzate, a una quota com-presa tra 200 e 1000 m.Periodo di fioritura Aprile-giugno.Distribuzione Eurasiatica. In Italia è segnalatain tutte le regioni.Note tassonomiche Oltre ad essere una spe-cie abbastanza comune in tutta Italia, è unadelle orchidee spontanee più grandi, insiemea Himanthoglossum adriaticum, raggiungendoanche il metro di altezza; ciò le è valso infattiil nome di Orchis maxima; oltre alle dimensio-ni, altri caratteri rendono questa pianta facil-mente riconoscibile: le foglie grandi e lucide,dall’aspetto laccato, l’infiorescenza grande evistosa, con fiori di colore variabile da porpo-ra a viola scuro. Come per altre specie di que-

sto genere, è nota una forma apocromaticacompletamente bianca.Note distributive Si tratta di una specie fre-quentissima, presente in quasi tutti i tipi diambiente e quindi più diffusa nel territorio dellaprovincia di Siena. I dati mostrano una coper-tura di 36 quadrati su 52, ma non è da esclu-dere la sua presenza anche nei restanti qua-

drati; tali lacune potrebbero semplicementerappresentare una mancanza di informazioni.Complessivamente sono state collezionate 94segnalazioni di cui ben 84 più recenti del1950. Orchis purpurea è specie ben adattataa vivere in qualunque substrato (dal calcare aidiaspri), in prati aridi, garighe, arbusteti, non-ché al margine di boschi di latifoglie. Sopportainoltre molto bene il disturbo antropico.

ORCHIS PURPUREA HUDS.SINONIMI ORCHIS FUSCA JACQ.; O. MAXIMA KOCHNOME COMUNE ORCHIDEA PURPUREA, ORCHIDEA MAGGIORE

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O. purpurea - Chiusure (Foto B. Anselmi)

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Descrizione Pianta alta 20-45 cm, provvista didue rizotuberi ellittici accompagnati da pocheradici ingrossate. Scapo eretto, cilindrico,verde chiaro, abbastanza robusto, variamentesfumato di viola verso l’alto; foglie larghe, daovali a ellittico-lanceolate, verde-grigiastre, leinferiori riunite in rosetta basale, le cauline leg-germente carenate, erette, progressivamenteguainanti e ridotte verso l’alto. Infiorescenzadensa, dapprima ovata poi allungata e cilin-drica. Brattee piccolissime, membranacee,biancastre talvolta sfumate di rosa. Fiori di colo-re variabile dal porpora al rosa. Sepali ovato-lanceolati, rosei, venati e macchiati di porpora,conniventi a formare un casco abbastanzacompatto sopra il ginostemio; petali più stretti epiù brevi dei sepali, nascosti nel casco e adesso concolori; labello profondamente trilobo,più lungo che largo, diretto in avanti, con lobilaterali filiformi, porporini, più brevi del media-no che è allungato, biancastro e cosparso diciuffi di peli violetti nella parte centrale, triloboall’estremità, con due lobuli laterali anch’essifiliformi e porporini ed uno centrale più breve;sperone biancastro, lungo circa metà dell’ova-rio, cilindrico, incurvato e diretto verso il basso.Habitat Praterie, incolti, margini di coltivi, arbu-steti e luoghi antropizzati, da 0 a 1000 m.Periodo di fioritura Aprile-giugno.Distribuzione Mediterraneo-Atlantica. In Italiaè segnalata in tutte le regioni eccetto laSerdegna, Valle d’Aosta e Puglia; da confer-mare in Sicilia.Note tassonomiche Il famoso naturalista fran-cese Jean-Baptiste Lamarck, padre della cosid-detta “teoria dell’ereditarietà dei caratteriacquisiti”, descrisse questa specie nel 1779,riferendo l’epiteto specifico alla particolaremorfologia del labello che ricorda, con i lobilaterali e i due lobuli del lobo centrale, gli artiallungati di una scimmia. Tale caratteristica,unita al fatto che la fioritura è basipeta, ovve-ro che prosegue dall’alto verso il basso, casounico nelle orchidee spontanee italiane, rende

questa specie inconfondibile e particolarmente“simpatica” all’osservatore.Note distributive Si tratta di una specie nonfrequente in provincia di Siena, essendo notain 20 quadrati su 52, con complessive 38segnalazioni. Rispetto ad altre entità del gene-re Orchis, tende a formare nuclei costituiti dapochi individui sparsi ed in zone meno sog-

gette al disturbo antropico, sebbene occasio-nalmente possa trovarsi lungo i margini stra-dali e negli incolti. Tendenzialmente O. simiaè specie di substrati neutri o basici, preferen-do prati e pascoli aridi su calcare, come sene possono trovare su Le Cornate diGerfalco, Monte Cetona, Monti diTrequanda, Montagnola Senese e dintorni delMonte Amiata.

ORCHIS SIMIA LAM.NOME COMUNE OMICIATTOLO, ORCHIDEA SCIMMIA

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O. simia - Cornate di Gerfalco (Foto B. Anselmi) O. simia - Cornate di Gerfalco (Foto B. Anselmi)

O. simia - Monteriggioni (Foto F. Frignani)

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Descrizione Pianta alta 20-70 cm, di aspettoesile, con apparato ipogeo costituito di duebulbotuberi napiformi e numerose radiciingrossate. Scapo eretto, sottile, verde chiaro,angoloso, talora flessuoso. Foglie basali ingenere due, raramente tre, larghe, ovate oellittiche, un po’ carenate; foglie cauline moltopiù piccole, lineari-lanceolate, appuntite.Infiorescenza cilindrica densa inizialmente,poi lassa e allungata, munita di numerosi fiori(fino a 30-40) profumati. Brattee lanceolate,lunghe quanto l’ovario. Sepali biancastri osoffusi di verde, i laterali divergenti, ottusiall’apice, il mediano quasi eretto, ovato, conapice arrotondato; petali bianchi, piu stretti,lanceolati e conniventi; labello lineare, aforma di lingua, poco più lungo dei sepali,bianco, un po’ più chiaro alla base, rivoltoverso il basso e con apice arrotondato; spe-rone sottile, lungo anche il doppio dell’ovario,arcuato e volto in giù. Pollinii ravvicinati eparalleli.Habitat Arbusteti, garighe, boschi di latifogliedecidue, faggete (150 e 1500 m di quota).Periodo di fioritura Maggio-luglio.Distribuzione Paleotemperata. È presente intutto il territorio italiano, tranne che in Sicilia;meno frequente in Sardegna.Note tassonomiche La posizione dei due polli-nii rende abbastanza facile la distinzione conPlatanthera chlorantha con cui può esserescambiata, ma mentre in P. bifolia essi sonoparalleli e ravvicinati, nell’altra sono distanziatie convergenti. Potrebbe in questo caso trattarsidi un adattamento per evitare l’ibridazione (perquanto esista l’ibrido naturale tra le due specie,P. ×hibrida), dal momento che nell’impollinato-re, di solito lepidotteri notturni, i pollinii si attac-cano in punti diversi della testa.

Note distributive Si tratta di una specie abba-stanza comune nel territorio provinciale, seb-bene i dati di copertura siano relativi a soli 19quadrati su 52, soprattutto nel Chianti,Montagnola Senese, Colline Metallifere,Farma-Merse, Val di Chiana, bassa Vald’Orcia, Monte Cetona e Monte Amiata. È

specie tipicamente nemorale, di boschi aperti,cedui e arbusteti; è probabile che la sua dis-tribuzione nel territorio provinciale, analoga-mente alla congenere P. chlorantha sia sottosti-mata a causa della colorazione verde chiarodell’intera pianta e della poca appariscenzadei fiori.

PLATANTHERA BIFOLIA (L.) RICH.BASIONIMO: ORCHIS BIFOLIA L.NOME COMUNE PLATANTERA COMUNE

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P. bifolia (Foto S. Faggioli)

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Descrizione Pianta alta 20-70 cm, di aspettoesile ma complessivamente più robusto dellacongenere, con apparato ipogeo costituito didue bulbotuberi napiformi e numerose radiciingrossate. Scapo eretto, sottile, verde chiaro,angoloso, talora flessuoso. Foglie basali ingenere due, raramente tre, larghe, ovate oellittiche, un po’ carenate; foglie cauline moltopiù piccole, lineari-lanceolate, appuntite.Infiorescenza cilindrica piuttosto lassa e allun-gata, munita di numerosi fiori (fino a 30) pro-fumati. Brattee lanceolato-lineari, lunghe quan-to l’ovario. Sepali biancastri o soffusi di verde,i laterali divergenti, ottusi all’apice, da ovati afalciformi, il mediano quasi eretto, ovato, conapice arrotondato; petali bianchi, piu stretti,lanceolati e conniventi; labello lineare, aforma di lingua, poco più lungo dei sepali, ingenere verdastro, un po’ più chiaro alla base,rivolto verso il basso e con apice arrotondato;sperone sottile, rigonfio all’apice, lungo ancheil doppio dell’ovario, arcuato e volto in giù.Pollinii nettamente convergenti in alto.Habitat Arbusteti, boschi di latifoglie decidue,castagneti e faggete (150 e 1500 m slm).Periodo di fioritura Maggio-luglio.Distribuzione Eurosiberiana. È presente in tuttoil territorio italiano, tranne che in Sardegna.Note tassonomiche La posizione dei due pol-linii rende abbastanza facile la distinzione traPlatanthera chlorantha e P. bifolia; essi risulta-no infatti distanziati e convergenti nella prima,paralleli e ravvicinati nella seconda. Potrebbein questo caso trattarsi di un adattamento perevitare l’ibridazione (per quanto esista l’ibridonaturale tra le due specie, P. ×hibrida), facen-do in modo che nell’impollinatore, di solitolepidotteri notturni, i pollinii si attacchino inpunti diversi della testa. Note distributive Si tratta di una specie abba-

stanza frequente nei boschi della provincia diSiena, con un totale di 31 segnalazioni e unacopertura di 20 quadrati su 52. Da ricercarenel Chianti, di cui si ha un’unica stazione peril SIC “Monti del Chianti” (PP91) e in Val diChiana. Dei tre quadrati coperti dalle stazioniindicate da Tassi (1906) intorno a Siena enella zona delle Crete senesi solo uno è con-

fermato di recente (Trequanda QN18).Complessivamente risulta più frequente nellaparte orientale della provincia (MontagnolaSenese e Colline Metallifere) oltre che nel set-tore meridionale della provincia, tra il com-prensorio del Monte Amiata e il MonteCetona.

PLATANTHERA CHLORANTHA (CUSTER) RCHB.BASIONIMO ORCHIS CHLORANTHA CUSTER.SINONIMO GYMNADENIA CHLORANTHA (CUSTER) AMBROSI, ORCHIS MONTANA F.W. SCHMIDTNOME COMUNE PLATANTERA VERDASTRA

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P. chlorantha - Cornate di Gerfalco (Foto B. Anselmi) P. chlorantha - Cornate di Gerfalco (Foto B. Anselmi)

P. chlorantha (Foto A. Mazzeschi)

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Descrizione Pianta alta 15-35 cm, con appa-rato ipogeo costituito di 2 o 3 rizotuberi sub-globosi di dimensioni diverse, spesso utilizzatiper la riproduzione vegetativa, e un fascio diradici carnose. Scapo eretto, cilindrico, ingenere sottile, talvolta piegato, verde chiaro inbasso, arrossato in alto. Foglie da lineari alineari-lanceolate, carente, le basali non inrosetta, patenti o ricurve verso il basso; fogliecauline eretto-patenti o erette, progressivamenteridotte verso l’alto e avvolgenti il fusto.Infiorescenza pauciflora, lassa, con 2-6 fiori,variabili nel colore da rosso a rosso scuro,quasi violacei. Brattee ovato-lanceolate, le infe-riori lunghe circa come tutto il fiore, da verdi-gri-giastre a rosso scure. Sepali ovato-lanceolati,acuti e formanti un casco allungato concolorealle brattee; petali un po’ più corti dei sepali,con base a forma di goccia e apice filiforme;labello diviso in ipochilo e epichilo, di colorevariabile dal rosa al rosso intenso, con pelositàridotta o assente; ipochilo in genere racchiusonel casco, con lobi laterali scuri, parte centralechiara e callosità basale reniforme; epichiloovato-lanceolato, piegato verso il basso; spe-rone assente.Habitat Arbusteti, garighe, praterie e pascoli,tra 300 e 1000 m di quota.Periodo di fioritura Aprile-maggio.Distribuzione Mediterranea. È presente in tuttele regioni dell’Italia peninsulare e nelle isole; alnord è presente in Friuli Venezia Giulia.Note tassonomiche Il nome del genere sem-bra derivare dalla divinità egizia Serapide,mentre l’epiteto specifico si riferisce alla formadella callosità alla base dell’ipochilo; talecarattere infatti rende abbastanza agevole ladistinzione tra Serapias lingua e S. vomera-cea. La presenza di più rizotuberi permette tal-volta la riproduzione vegetativa in una specienormalmente a fecondazione incrociata.Note distributive Si tratta di una specie pocofrequente in provincia di Siena, ove risulta pre-sente in 13 quadrati su 52, con dei nuclei ben

definiti di stazioni: il primo localizzato traSiena e la Montagnola senese, il secondo dis-taccato a Campiglia dei Fosci (PP60 - ColleVal d’Elsa), il terzo presso Sinalunga (QN28)e l’ultimo nella parte meridionale della provin-cia, dal Monte Cetona al Monte Amiata. Lestazioni di Filetta, Val di Merse e boschi intor-no a Siena sono basate su dati di Tassi (1906)

e campioni di erbario di inizio ‘900 e quindioccorrerebbe una verifica. Come le altre spe-cie di Serapias è una specie che predilige glispazi aperti, i prati e i pascoli aridi, spesso susubstrato basico (calcare), le garighe e, talvol-ta, i margini stradali, mostrando però, rispettoa S. vomeracea, una minore capacità di adat-tamento nelle zone antropizzate.

SERAPIAS LINGUA L.SINONIMO ORCHIS LINGUA (L.) SCOP.NOME COMUNE SERAPIDE LINGUA

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S. lingua (Foto A. Mazzeschi)

S. lingua (Foto A. Mazzeschi)

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Descrizione Pianta alta 10-40 cm, con appa-rato ipogeo costituito di 2 o 3 rizotuberi sub-globosi di dimensioni diverse, e un fascio diradici carnose. Scapo eretto, cilindrico, ingenere robusto, spesso sinuoso, un po’ arros-sato in alto. Foglie da lineari a lineari-lanceo-late, carente, le basali non in rosetta, patenti oricurve verso il basso; foglie cauline erette, pro-gressivamente ridotte verso l’alto e guainanti ilfusto. Infiorescenza pauciflora, prima compat-ta, poi allungata e lassa, con 3-6 fiori, varia-bili nel colore da verde-rossastro a rosso scuro.Brattee ovato-lanceolate, un po’ più corte ditutto il fiore, grigio-rossastre, con evidenti ner-vature scure. Sepali ovato-lanceolati, acuti eformanti un casco allungato concolore allebrattee; petali un po’ più corti dei sepali, conbase a forma di goccia e progressivamenteridotti verso l’apice; labello diviso in ipochilo eepichilo, di colore variabile dal verde-rossastroal rosso intenso, peloso nella parte centrale;ipochilo racchiuso nel casco per oltre i 2/3,con lobi laterali concolori all’epichilo, callositàbasale formata da due basse creste divergen-ti; epichilo lanceolato, piegato verso il basso,lungo 5-11 mm; sperone assente.Habitat Arbusteti, garighe, praterie e pascoli,tra 300 e 1000 m di quota.Periodo di fioritura Aprile-maggio.Distribuzione Stenomediterranea. È presente intutte le regioni dell’Italia peninsulare e nelle isole.Note tassonomiche Il nome del genere potreb-be derivare dalla divinità egizia Serapide,mentre l’epiteto specifico si riferisce alla dimen-sione complessiva dei fiori; le callosità allabase dell’ipochilo la avvicinano morfologica-mente a Serapias vomeracea, da cui però puòessere distinta per la lunghezza dell’epichilo (≤10 mm in S. parviflora, 17-35 mm in S. vome-racea) sebbene ad un osservatore inespertopossano sembrare alquanto simili. La presenzadi più rizotuberi permette talvolta la riprodu-zione vegetativa in una specie normalmente afecondazione incrociata.

Note distributive Delle tre specie del genereSerapias, questa è la più rara, essendo nota insole 5 stazioni (6 quadrati su 52) e precisa-mente nella Riserva Naturale “Bosco diSant’Agnese”, lungo la strada tra Ranza eCastel San Gimignano, sul Monte Amiata,presso Bagni San Filippo e Castiglion d’Orcia,con nuclei costituiti da pochissimi individui.

Predilige ambienti aperti come prati, pascoliaridi e i margini stradali. Analogamente aquanto accaduto per altre specie poco evi-denti, tende a sfuggire all’osservazione, con-fondendosi con la vegetazione circostante;inoltre non si esclude una confusione con S.vomeracea; è quindi probabile che la distribu-zione sia sottostimata.

SERAPIAS PARVIFLORA PARL.SINONIMI SERAPIAS COLUMNAE AURNIER, SERAPIAS LINGUA L. VAR. PARVIFLORA (PARL.) KRAENZL. NOME COMUNE SERAPIDE A FIORI PICCOLI

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S. parviflora - Ranza (Foto F. Frignani)

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Descrizione Pianta alta 15-50 cm, con appa-rato ipogeo costituito di 2 o 3 rizotuberi sub-globosi di dimensioni diverse e un fascio diradici carnose. Scapo eretto, cilindrico, robu-sto, talvolta sinuoso nella parte apicale, verdechiaro in basso, arrossato in alto. Foglie dalineari a lineari-lanceolate, carenate, le basalipiù o meno appressate al suolo, patenti o ricur-ve verso il basso; foglie cauline erette, pro-gressivamente ridotte verso l’alto e avvolgenticompletamente il fusto. Infiorescenza più ricca,all’inizio compatta, poi allunganta e lassa, con4-8 fiori, di colore da rosso a rosso scuro,quasi violacei. Brattee ovato-lanceolate, piùlunghe dell’intero fiore, da grigio-rossastre, connervature porporine. Sepali ovato-lanceolati,acuti e formanti un casco allungato, rossointenso all’interno, grigiastre esternamente;petali un po’ più corti dei sepali, con base ton-deggiante e apice filiforme; labello diviso inipochilo e epichilo, di color rosso intenso, conpelosità marcata nella parte centrale; ipochiloin genere racchiuso nel casco, con lobi latera-li scuri, parte centrale più chiara e callositàbasale formante due creste evidenti; epichiloovato-lanceolato, piegato verso il basso, lungo17-35 mm; sperone assente.Habitat Arbusteti, garighe, praterie e pascoli,tra 300 e 1000 m di quota.Periodo di fioritura Aprile-maggio.Distribuzione Mediterranea. È presente in tuttele regioni dell’Italia peninsulare e nelle isole; alnord è presente in Friuli Venezia Giulia.Note tassonomiche Il nome del genere sem-bra derivare dalla divinità egizia Serapide,mentre l’epiteto specifico si riferisce alla formadella callosità alla base dell’ipochilo, che inquesta specie assomiglia al vomere dell’ara-tro; ciò, unito alla dimensione generale dell’e-pichilo, permette abbastanza agevolmente didistinguerla da Serapias lingua e S. parviflora.La presenza di più rizotuberi permette talvoltala riproduzione vegetativa in una specie nor-

malmente a fecondazione incrociata.Note distributive È la specie del genereSerapias più frequente in provincia di Siena,con una copertura abbastanza ampia,essendo presente in 24 quadrati su 52, edun totale di 41 segnalazioni, maggiormenteconcentrate nella parte sud-occidentale del-l’area di studio. Come le altre specie di

Serapias è una specie che predilige glispazi aperti, i prati e i pascoli aridi, spessosu substrato basico (calcare), e le garighe,mostrando però, rispetto alle altre due, unanotevole capacità di adattamento a situazio-ni ecologiche diverse, essendo possibilevederla fiorire in ambienti anche frequente-mente disturbati, come i bordi stradali o imargini dei coltivi.

SERAPIAS VOMERACEA (BURM. F.) BRIQ.BASIONIMO ORCHIS VOMERACEA BURM. F.NOME COMUNE SERAPIDE MAGGIORE

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S. vomeracea - Campiglia d’Orcia (Foto M. Baini)

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Descrizione Pianta alta 10-25 (30) cm, prov-vista di rizotuberi fusiformi. Scapo eretto, cilin-drico, esile talvolta un po’ sinuoso, verde, conpubescenza biancastra via via più fitta versol’alto; foglie basali ovato-ellittiche, appressateal suolo e riunite in rosetta, alla fioritura talvol-ta scomparse, foglie cauline guainanti e pro-gressivamente ridotte a brattee, lineari-lanceo-late, con margine membranoso. Infiorescenzaallungata, lineare, con numerosi piccoli fioridisposti a spirale. Brattee acuminate, lunghepoco più dell’ovario. Fiori piccoli, sessili, bian-co-verdastri, provvisti di una fine pubescenzabiancastra. Sepali bianchi, sfumati di verdealla base, lanceolati, con apice ottuso, i duelaterali patenti e divergenti, il mediano rivoltoin avanti e connivente con i petali a formareuna sorta di tubo; petali lanceolati, un po’ piùpiccoli dei sepali; labello a forma di doccia,slargato all’apice, biancastro con un’ampiamacchia verde brillante alla base, marginisfrangiati e apice piegato all’indietro; speroneassente.Habitat Praterie, incolti, garighe, arbusteti emargini boschivi, tra 300 e 800 m di quota.Periodo di fioritura Ottobre.Distribuzione Eurimediterranea-Caucasica. Èpresente in tutte le regioni dell’Italia peninsula-re e nelle isole.Note tassonomiche Si tratta di una piantapoco appariscente, di dimensioni complessi-vamente ridotte e fiori piccoli; sfugge pertantoall’osservazione anche perché fiorisce inautunno (ottobre) quando le altre orchideehanno fioritura primaverile-estiva. Il binomiolatino fa riferimento alla forma dell’infiorescen-za che la rende inconfondibile. Una specieaffine è Spiranthes aestivalis che però fioriscein estate. Note distributive In provincia di SienaSpiranthes spiralis è nota in poche località,risultando quindi tra le specie poco frequenti.Complessivamente ricopre 10 quadrati su 52,con un totale di 20 segnalazioni; tra queste,come si vede dalla tabella riassuntiva, 3 sonorelative a dati bibliografici precedenti al 1950

riportati da Tassi (1906) nel già citato“Orchidacee senesi” e in cui questa specieviene indicata per: Siena (PN89 e PN99) peraltro confermata da segnalazioni e osserva-zioni recenti, San Gimignano (PP61) e ungenerico “Val d’Elsa”; delle ultime due localitànon è possibile allo stato attuale delle cono-scenze escludere o confermare la presenza di

S. spiralis; si è però potuto osservare che que-sta specie non mostra particolari esigenze eco-logiche; la si può rinvenire al margine di sen-tieri, tra gli arbusti, in incolti più o meno aridi;da notare inoltre che la stazione di Siena nord(PP80) è localizzata all’interno di una rotondapresso uno svincolo molto trafficato, soggettaa disturbo da calpestio, sfalcio periodico del-l’erba e inquinamento.

SPIRANTHES SPIRALIS (L.) CHEVALL.NOME COMUNE ORCHIDEA SPIRALATA

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S. spiralis - Pian del Lago (Foto I. Minder)

S. spiralis - Siena (Foto F. Frignani) S. spiralis - Siena (Foto F. Frignani)

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IBRIDI

ANACAMPTIS ×GENNARI (RCHB.F.) H. KRETZSCHMAR, ECCARIUS & H. DIETR. (ANACAMPTIS MORIO × A. PAPILIONACEA)BASIONIMO ORCHIS × GENNARII RCHB.F.

NEOTINEA ×DIETRICHIANA (BOGENH.) H. KRETZSCHMAR, ECCARIUS & H. DIETR.(NEOTINEA TRIDENTATA × N. USTULATA)SINONIMO: ORCHIS ×DIETRICHIANA (BOGENH.)

A. xgennari (Foto F. Frignani)

N. xdietrichiana (Foto A. Mazzeschi)

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×DACTYLODENIA LEGRANDIANA (E.G. & A. CAMUS) E. PEITZ

(DACTYLORHIZA MACULATA × GYMNADENIA CONOPSEA)

OPHRYS ×ASCHERSONII NANTEUIL

(OPHRYS HOLOSERICEA × O. SPHEGODES)

xD. legrandiana (Foto M. Contorni)

O. xaschersonii (Foto M. Contorni)

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OPHRYS ×CHIMAERA W. ROSSI & CONTORNI

(OPHRYS BERTOLONII × O. FUSCA)SINONIMO: OPHRYS ×SPURIA G. KELLER EX REINHARD.

OPHRYS ×DEKEGHELIANA DELFORGE

(OPHRYS BERTOLONII × O. PASSIONIS SUBSP. MAJELLENSIS)

O. xdekegheliana (Foto M. Contorni)

O. xchimaera (Foto M. Contorni)

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OPHRYS ×ALBERTIANA E.G. CAMUS

(OPHRYS APIFERA × O. HOLOSERICEA)

OPHRYS ×VESPERTILIO W. ROSSI & CONTORNI

(OPHRYS APIFERA × O. BERTOLONII)

O. xalbertiana (Foto M. Contorni)

O. xvespertilio (Foto M. Contorni)

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OPHRYS ×ENOBARBIA DEL PRETE & TOSI

(OPHRYS BERTOLONII × O. HOLOSERICEA)

ORCHIS ×ANGUSTICRURIS FRANCH. EX HUMN.(ORCHIS SIMIA × O. PURPUREA)

O. xenobarbia (Foto M. Contorni)

O. xangusticruris (Foto M. Contorni)

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ORCHIS ×AURUNCA W. ROSSI & F. MINUTILLO

(ORCHIS PAUCIFLORA × O. PROVINCIALIS)

ORCHIS ×COLEMANII CORTESI(ORCHIS MASCULA × O. PAUCIFLORA)

O. xaurunca (Foto A. Mazzeschi)

O. xcolemanii (Foto F. Frignani)

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OPHRYS ×HYBRIDA POKORNI

(OPRHYS INSECTIFERA × O. SPHEGODES)

ORCHIS ×PENZIGIANA A. CAMUS

(ORCHIS MASCULA × O. PROVINCIALIS)

O. xpenzigiana (Foto M. Contorni)

O. xhybrida (Foto M. Baini)

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LUSUS

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Lusus di Ophrys holosericea. (Foto G. Manganelli)

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Lusus di Ophrys sphegodes. (Foto G. Bonari e G. Biagini)

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1 Piante prive di foglie verdi ......................................................................................21 Piante con foglie verdi …….....................................................................................52 Fiori biancastri con sprone e labello diretti verso l’alto ………….….......Epipogium aphyllum2 Sprone, se presente, e labello rivolti verso il basso.......….............................................33 Pianta violacea, sprone presente....................................................Limodorum abortivum3 Pianta brunastra o giallastra; fiori privi di sprone…………………………..…....................44 Labello bruno-giallastro, apice bilobato.................................................Neottia nidus-avis4 Labello bianco con macchie porporine, indiviso all’apice…….................Corallorhiza trifida5 Foglie cauline 2, sub-opposte.....................................................................Listera ovata5 Foglie più numerose in genere alterne………………………......…..................................66 Fiori privi di sprone….............................................................................................76 Fiori muniti di sprone….........................................................................................127 Labello vellutato o peloso, somigliante ad un insetto..............................................Ophrys7 Labello non come sopra….......................................................................................88 Labello diviso in due parti da una strozzatura (ipochilo ed epichilo)……....………….........98 Labello non come sopra….....................................................................................119 Fiori con sepali quasi interamente saldati tra loro…………...................................Serapias9 Fiori con sepali liberi , simili ai petali, labello diviso....................................................1010 Ovario non peduncolato, eretto, sub-cilindrico...…....................................Cephalanthera10 Ovario brevemente peduncolato, orizzontale o pendente, più o meno rigonfio……..Epipactis11 Fiori piccoli e biancastri, disposti in spirale allungata..............................Spiranthes spiralis11 Fiori colorati, non riuniti in spirale, labello trilobo con lobo mediano bifido.....Orchis anthropophora12 Lobo mediano del labello nastriforme, lungo più di 3 cm.............Himantoglossum adriaticum12 Labello non come sopra….....................................................................................1313 Fiori con labello intero, a forma di lingua, sprone sottile lungo più dell’ovario……Platanthera13 Fiori non come sopra……………………………........................................................1414 Sprone cortissimo (< 3 mm), lobo mediano del labello più lungo dei laterali….Neotinea maculata14 Sprone lungo più di 3 mm; se più corto, né subsferico né sacciforme…………….……….1515 Sprone lungo e filiforme…..…………………………………………………............………1615 Sprone ± corto, conico o cilindrico…………………………………………….………….…1716 Lobo medio del labello con 2 lamelle alla base, infiorescenza corta.....Anacamptis pyramidalis16 Lobo medio del labello senza lamelle, infiorescenza subcilindrica…...Gymnadenia conopsea17 Fiori grandi (1,5-2 cm), labello trilobo con margini ondulati brattee inferiori più lunghe

del fiore……....................................................................................Barlia robertiana17 Fiori privi di almeno due dei caratteri sopra indicati……………..…………………….......1818 Brattee inferiori fogliacee, sempre più lunghe dell’ovario…………...…………….Dactylorhiza18 Brattee inferiori membranose, più corte o poco più lunghe dell’ovario……….........Orchis s.l.

Cephalanthera1 Sepali e petali rosei; ovario pubescente............................................Cephalanthera rubra1 Sepali e petali bianchi o color crema; ovario glabro.................................................…22 Foglie ellittiche, larghe; brattee lunghe....................................Cephalanthera damasonium2 Foglie lunghe e strette; brattee superiori cortissime…………………..Cephalanthera longifolia

CHIAVE IDENTIFICATIVA DEI GENERI E DELLE SPECIE

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Dactylorhiza1 Labello privo di punteggiature; sprone curvato verso l’alto....................Dactylorhiza romana1 Labello variamente punteggiato, maculato o striato; sprone orizzontale o rivolto verso

il basso...…..........................................................................................................22 Fiori gialli, labello con 2-4 macchie rosse alla base; sprone dritto,

suborizzontale..........................................................................Dactylorhiza insularis2 Fiori rosei, rossi o porporini; oppure gialli ma labello con numerose macchie

o strie porporine....................................................................................................33 Sprone lungo come l’ovario, rivolto verso il basso, foglie senza macchie..…Dactylorhiza sambucina3 Sprone non come sopra, foglie maculate.......................................Dactylorhiza maculata

Epipactis1 Labello più lungo dei sepali; ipochilo con lobi laterali eretti.......................Epipactis palustris1 Labello più corto dei sepali; ipochilo a forma di coppa.....………………………......……..22 Fusto ed ovari pubescenti; epichilo increspato, foglie piccole (< 3 cm).....Epipactis microphylla2 Fusto ed ovari glabri o pubescenti; foglie maggiori, protuberanze alla base dell’epichilo

lisce o rugose........................................................................................................33 Rostello presente, masse polliniche compatte all’antesi.........................Epipactis helleborine3 Rostello assente o precocemente disseccato, masse polliniche disgregate all’antesi…..........44 Foglie piccole, poco numerose, inserite nella metà superiore del fusto,

ovario sottile.....................................................................................Epipactis persica4 Foglie ed ovario non come sopra……………………………………………………........…..55 Epichilo rosato, generalmente piatto..................................................Epipactis placentina5 Epichilo biancastro con apice curvato verso il basso..............................Epipactis muelleri

Orchis s.l. (include i generi Anacamptis, Neotinea e Orchis s.s.)1 Sprone cortissimo (< 3 mm), lobo mediano del labello più lungo dei laterali….Neotinea maculata1 Sprone lungo più di 3 mm; se più corto, né subsferico né sacciforme……………...….…….22 Labello provvisto alla base di due lamelle……….……………………Anacamptis pyramidalis2 Labello senza lamelle basali…….…………………………..……........……………………..33 Labello intero con margini increspati..........................................Anacamptis papilionacea3 Labello più o meno profondamente trilobato....................………………………........……4 4 Fiori gialli......................................................................……………………………… 54 Fiori di colore diverso dal giallo........................................………….....………………...65 Foglie maculate…...........................................................................Orchis provincialis5 Foglie prive di macchie......................................................................Orchis pauciflora6 Tutti e tre i sepali diretti in avanti e formanti un casco.....………………………..…...........…76 Sepali laterali divergenti o eretti…...........................................................................147 Lobo mediano del labello intero, più stretto e più lungo di quelli laterali……Anacamptis coriophora7 Lobo mediano del labello non come sopra…...............................................................88 Sprone orizzontale o diretto verso l’alto, uguale o più lungo dell’ovario.......Anacamptis morio8 Sprone verso il basso, uguale o più corto dell’ovario.....................................................99 Sepali scuri…..................................................................................................... 109 Sepali chiari.......................................................................................................1110 Pianta e fiori relativamente piccoli; labello fino a 9 mm...........................Neotinea ustulata

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10 Pianta e fiori grandi; labello lungo più di 9 mm........................................Orchis purpurea11 Labello munito di piccoli ciuffi di peli porporini...........................................................1211 Labello privo di peli, munito di macchioline purpuree.............................................…..1312 Lobo mediano del labello diviso in due lobuli lineari, simili ai laterali…………….Orchis simia12 Lobo mediano del labello diviso in due lobuli più larghi e più corti dei laterali….Orchis militaris13 Lobo mediano del labello diviso in due lobuli stretti; infiorescenza ovata o subcilindrica....Orchis italica13 Lobo mediano del labello diviso in due lobuli larghi; infiorescenza subsferica...Neotinea tridentata14 Lobo mediano del labello molto più corto dei lobi laterali……......….....Anacamptis laxiflora14 Lobo mediano del labello più lungo dei lobi laterali…………………….........Orchis mascula

Ophrys1 Apice della colonna ottuso o arrotondato…...................................................................21 Apice della colonna acuto….......................................................................................62 Petali verdi, labello trilobo, macula bilunulata.................................................Ophrys fusca2 Petali rosati, porporini o, se verdi, sfumati di viola scuro alla base, macula non come sopra....…....33 Petali filiformi, labello trilobo con lobo centrale bilobato, macula azzurrognola.........Ophrys insectifera3 Petali appiattiti, corti, ± triangolari.…...........................................................................44 Labello con macula estesa, contornata da densa peluria marginale..............Ophrys speculum4 Labello mai come sopra.................. ..........................................................................55 Petali verdastri, labello trilobato, appendice apicale del labello rivolta indietro….....Ophrys bombyliflora5 Petali rosa, labello intero, appendice apicale del labello rivolta in avanti.........Ophrys tenthredinifera6 Apice della colonna lungo e sinuoso..........................................................Ophrys apifera6 Apice della colonna dritto o appena incurvato..……………………………………................77 Macula semplice e più o meno separato dalla base del labello…………………………..……87 Disegno più o meno complesso e attaccato alla base del labello......................................98 Labello concavo..................................................................................Ophrys bertolonii8 Labello piano o convesso………...………………………...Ophrys argolica subsp. crabronifera9 Petali lunghi meno della metà dei sepali; appendice apicale del labello grande....Ophrys holosericea9 Petali lunghi più della metà dei sepali; labello con appendice apicale piccola..........................1010 Sepali e petali prevalentemente verdastri..................................................................…1110 Sepali e petali di vari colori….................................................................Ophrys exaltata11 Gibbosità sviluppate, lunghe fino a 4 mm, lucide all’interno, pelose all’esterno....Ophrys incubacea11 Gibbosità basali del labello minori o nulle...................................................................1212 Sepalo centrale con apice ottuso o troncato, fiori grandi, petali larghi come i sepali....Ophrys passionis12 Sepalo centrale con apice acuto, fiori medi, petali più stretti dei sepali.......Ophrys sphegodes

Platanthera1 Logge delle antere paralle, pianta esile, sprone sottile.............................Platanthera bifolia1 Logge delle antere convergenti, pianta robusta, sprone clavato…........Platanthera chlorantha

Serapias1 Labello con un unico grosso callo basale..................................................Serapias lingua1 Labello con due calli lineari alla base…………………………...……………………............22 Epichilo lungo 6-10 mm, petali larghi meno di 4 mm………………....... Serapias parviflora2 Epichilo più lungo, petali larghi più di 4 mm......................................Serapias vomeracea

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Aspetti quantitativiLe Orchidaceae presenti in provincia di Sienasono 56, ripartite in 18 generi; considerandoanche le categorie sottospecifiche il numerocomplessivo di entità sale a 69; a cui siaggiungono 14 entità ibridogene, di cui unaintergenerica (×Dactylodenia legrandiana,ibrido tra Dactylorhiza maculata eGymnadenia conopsea). Il genere più rappre-sentato è Ophrys con 13 specie, seguito daOrchis s.s. (8), Epipactis (6), Anacamptis (5) eDactylorhiza (4). I dati di copertura delle singole specie sonostati ottenuti sommando le segnalazioni biblio-grafiche (324, ripartite in 21 pubblicazioni

post 1950, 2 ante 1950, 8 tesi di laurea e 3tesi di dottorato di ricerca, pari al 24% deltotale), i campioni di erbario (288 dei quali102 ante 1950 e 222 post 1950, 25%) e958 comunicazioni, pari al 51% del totale,consistenti in osservazioni dirette, annotazionidi campagna e fotografie.Osservando la ripartizione dei dati raccoltinei diversi generi, si vede come i generiOphrys, Anacamptis e Orchis siano pre-ponderanti, costituendo rispettivamente il23,4, il 14,8 e il 14,5% di tutte le segna-lazioni della famiglia. Ciò è correlato siaall’elevato numero di specie di tali generisia al fatto che essi includono le specie più

Prospetto riassuntivo dei diversi generi di orchidee. Legenda delle colonne: A = n° comunicazioni, B = n°exsiccata ante 1950, C = n° exsiccata post 1950, D = n° exsiccata totali, E = n° dati bibliografici ante1950, F = n° dati bibliografici post 1950, G = n° dati bibliografici totali, H = n° dati totali del genere.

CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE

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largamente diffuse e/o ubiquitarie quantoad ampiezza ecologica, ovvero Ophryssphegodes (82 segnalazioni, pari al 5,2%del totale), O. bertolonii (67 segnalazioni,4,3%), O. apifera (63, 4%), Anacamptismorio (93, 5,9%) e Orchis purpurea (94,6% del totale).Se prendiamo in considerazione la distribuzio-ne delle segnalazioni nei 52 quadrati, abbia-mo in media circa 22 segnalazioni per qua-drato; si notano inoltre alcune zone particolar-mente ricche e ben conosciute; in particolarel’area del Monte Amiata (quadrati QN15 eQN14, rispettivamente con 110 e 98 osser-vazioni), il Monte Cetona (quadrato QN35,130 segnalazioni), i Monti di Trequanda(QN17 e QN18 con un totale di 117 segna-lazioni) e il quadrato PN88, comprendente lazona tra l’area urbana di Siena e laMontagnola Senese.

Ovviamente si tratta in parte di dati ripetuti,ovvero le stesse specie vengono segnalatemolte volte per il solito posto; ciò è dovuto alfatto che alcune aree, come il Monte Cetonae il Monte Amiata, sono rinomate per la ric-chezza di orchidee e pertanto preferite dagliescursionisti appassionati, o sono state ogget-to di intensa esplorazione floristica.Accanto a specie largamente diffuse e moltoconosciute, quali Anacamptis morio, A. pyra-midalis, Ophrys sphegodes e Orchis purpu-rea, troviamo però numerose entità rare orarissime nel territorio provinciale, note peruna o poche località. È il caso di Ophrys ten-theredinifera, nota solo nei pressi di Sarteano(QN36), O. argolica subsp. crabronifera,presente al Monte Cetona (QN35),Corallorhiza trifida e Epipogium aphyllum,entrambe presenti con pochissimi individui sulcono vulcanico del Monte Amiata, Neotinea

Spettro dei dati raccolti. Si noti la preponderanza delle informazioni raccolte tramite osservazioni dirette, foto-grafie e comunicazioni verbali.

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maculata (2 sole segnalazioni, Cornate diGerfalco e Monte Amiata) e Neotinea ustula-ta (Monte Cetona e Monte Amiata). Tra lespecie riportate in bibliografia, una sola sem-bra risultare assente dalla flora senese e cioèAnacamptis palustris, indicata da Tassi con ilprecedente nome di Orchis palustris perFiletta nel comune di Monticiano “lungo ilMerse” (PN88) e di cui non è stato ritrovatoalcun campione di erbario; è probabile chesi tratti di una confusione di tipo nomenclatu-rale con Epipactis palustris, sebbene alquan-to differente ma presente con certezza inzone limitrofe; lo stesso dicasi per la segna-lazione del Lago di Montepulciano, riportatada De Domincis et al. (1997a; 1997b) eripresa da Frignani & Geri (2007) all’internodel quadro conoscitivo della Riserva; in que-sto secondo caso però potrebbe trattarsi diuna confusione con Anacamptis laxiflora, lacui presenza presso il Lago di Montepulcianoè al momento in attesa di conferma.

Biodiversità orchidologicaIl numero medio di specie per quadrato è prossi-mo a 12; non si hanno segnalazioni di orchideeper 3 quadrati su 52 (PP62, QP10, PN96) men-tre si confermano come “hot-spot” di biodiversitàorchidologica il Monte Amiata (QN14 e QN15con 44 specie), il Monte Cetona (QN35, 37specie), la zona delle Colline Metallifere, dellaMontagnola Senese e il Chianti intorno aCastellina.Anche l’area peri-urbana di Siena (inclusa neiquadrati PN89, PN99, PP80 e PP90) presentaun numero piuttosto elevato di specie, con untotale di 21 entità ripartite in 15 generi; tra esseuna menzione speciale la meritano Spiranthesspiralis, rara a livello provinciale ma localizzatapresso Siena nord (PP80) all’interno di una roton-da stradale, con una popolazione di circa uncentinaio di individui, Ophrys apifera, ritrovatanella valle di Porta Giustizia, entro la cinta mura-ria, e vistose fioriture di Anacamptis morio, A.pyramidalis e Orchis purpurea.

Spettro dei dati raccolti per i singoli generi.

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Le aree protette della provinciaLe aree protette del territorio provinciale pre-sentano nel complesso una notevole ricchezzain orchidee; la presenza in alcune di esse del-l’habitat prioritario 6210, ovvero“Formazioni erbose secche seminaturali efacies coperte da cespugli su substrato calca-reo (Festuco-Brometalia) con stupenda fiorituradi orchidee” (Romão, 1996) ha reso alcune diesse aree di rifugio e di conservazione pernumerose specie a rischio. È il caso delle pra-terie sommitali nelle Cornate di Gerfalco(Riserva Naturale “Cornate e Fosini”), poste sulconfine delle province di Siena e Grosseto,che in totale contano 24 specie, o del già cita-to Monte Cetona (SIC “Monte Cetona) con 33entità. Un caso simile, ma con motivazioni

diverse, lo troviamo nel SIC “Cono vulcanicodel Monte Amiata”: quest’area, oltre a coprireuna superficie piuttosto considerevole (6114ha) si presenta come un rilievo piuttosto etero-geneo sia riguardo al substrato, in maggioran-za trachitico su un basamento calcareo, chealle tipologie vegetazionali; ciò permette lapresenza di ben 46 specie con esigenze eco-logiche differenti. Tra le Riserve piuttosto ricchein Orchidaceae sono risultate l’Alto Merse (23specie), il Pigelleto (21) e Pietraporciana (21),nuovamente un’area ricca di substrati calcarei.Non si hanno invece informazioni riguardoalla Riserva del Bogatto, recentemente istituita,e al Lago di Montepulciano. La presenza dellesingole specie nelle varie aree protette è indi-cata nelle tabelle seguenti.

Ripartizione del numero di segnalazioni (a sinistra) e di specie (a destra) nei 52 quadrati in cui è divisa l’areadi studio. Il numero di specie per quadrato è stato calcolato solo con i dati posteriori al 1950.

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Anacamptis coriophora • • • • • • •Anacamptis laxifl ora •Anacamptis morio • • • • • • • • • •Anacamptis papilionacea • •Anacamptis pyramidalis • • • • • • •Barlia robertianaCephalanthera damasonium • • • • •Cephalanthera longifolia • • • • • • •Cephalanthera rubra • • • •Corallorhiza trifi daDactylorhiza insularisDactylorhiza maculata • • • • • •Dactylorhiza romana • • •Dactylorhiza sambucina •Epipactis helleborine • • • • • •Epipactis microphylla • •Epipactis muelleriiEpipactis palustris • •Epipactis persicaEpipactis placentinaEpipogium aphyllumGymnadenia conopsea • • • •Himantoglossum adriaticum • •Limodorum abortivum • • • •Listera ovata • •Neotinea maculata •Neotinea tridentata • • • • •Neotinea ustulataNeottia nidus-avis • • • • •Ophrys apifera • • • • • • •Ophrys argolica subsp. crabroniferaOphrys bertolonii • • • • •Ophrys bombylifl oraOphrys exaltataOphrys fusca • • •Ophrys holosericea •Ophrys incubaceaOphrys insectifera • • • • •Ophrys passionisOphrys speculumOphrys sphegodes • • • • • • • • • •Ophrys tentrediniferaOrchis anthropophora •Orchis italicaOrchis mascula •Orchis militarisOrchis paucifl ora •Orchis provincialis • •Orchis purpurea • • • • • • • • • • •Orchis simia • • • •Platanthera bifolia • • • • • •Platanthea chlorantha • • •Serapias lingua • •Serapias parvifl ora •Serapias vomeracea • • • •Spiranthes spiralis •

Presenza/assenza delle orchidee nelle Riserve Naturali della Provincia di Siena.

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Anacamptis coriophora • • • • • • • • • • • •Anacamptis laxifl ora • •Anacamptis morio • • • • • • • • • • • • • • • • •Anacamptis papilionacea • • • •Anacamptis pyramidalis • • • • • • • • • •Barlia robertiana

Cephalanthera damasonium • • • • • •Cephalanthera longifolia • • • • • • • • • • •Cephalanthera rubra • • • • • • •Corallorhiza trifi da •Dactylorhiza insularis • • •Dactylorhiza maculata • • • • • • • • •Dactylorhiza romana • • •Dactylorhiza sambucina • •Epipactis helleborine • • • • • • • • • •Epipactis microphylla • • • • •Epipactis muellerii •Epipactis palustris • • •Epipactis persica •Epipactis placentina •Epipogium aphyllum •Gymnadenia conopsea • • • • • • •Himantoglossum adriaticum • • • • • •Limodorum abortivum • • • • • •Listera ovata • • • • • •Neotinea maculata • •Neotinea tridentata • • • • • • •Neotinea ustulata • •Neottia nidus-avis • • • • • •Ophrys apifera • • • • • • • •Ophrys argolica subsp.crabronifera •Ophrys bertolonii • • • • • • • • • •Ophrys bombylifl ora

Ophrys exaltata •Ophrys fusca • • • • • • •Ophrys holosericea • • • • • • •Ophrys incubacea • • •Ophrys insectifera • • •Ophrys passionis •Ophrys speculum

Ophrys sphegodes • • • • • • • • • • • •Ophrys tentredinifera

Orchis anthropophora • • •Orchis italica •Orchis mascula • • • •Orchis militaris •Orchis paucifl ora • • •Orchis provincialis • • • • •Orchis purpurea • • • • • • • • • • • • • •Orchis simia • • • • • •Platanthera bifolia • • • • • • • •Platanthera chlorantha • • • • • • •Serapias lingua • • • •Serapias parvifl ora

Serapias vomeracea • • • • • • •Spiranthes spiralis •

Presenza/assenza delle orchidee nei siti di interesse regionale (SIR/SIC/ZPS).

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APPENDICE

ELENCO DEI RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI DA CUI SONO STATI ESTRATTI I DATI DISTRIBUTIVI PER LE ORCHIDACEAE DELLA

PROVINCIA DI SIENA

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Angiosperme Piante che producono semi contenutiin un ovario.Apocromatica Dicesi di forme albine in cui i fioriappaiono bianco-verdastri a causa di una comple-ta decolorazione dei pigmenti. Androceo È l’apparato maschile dei fiori delleangiosperme, costituito dall’insieme degli stami.Nel fiore delle orchidee gli stami sono ridotti a 1-2,costituito ciascuno da due masse di polline dettepollinii.Autotrofia Capacità di un organismo di nutrirsiautonomamente, sintetizzando molecole organichepartendo da composti inorganici. È la condizionenormale delle piante provviste di clorofilla. Basionimo Nella nomenclatura botanica rappre-senta il sinonimo su cui si basa il nome di una spe-cie; esempio: Linneo descrisse l’abete rosso con ilnome di Pinus abies L.; successivamente Karsten,botanico tedesco dell’800, spostò la medesimaspecie nel genere Picea, per cui assegnò all’abeterosso il nome di Picea abies (L.) H.Karst.; pertantoPinus abies L. è il basionimo di Picea abies (L.)H.Karst.Brattea Foglia modificata e ridotta, in genere confunzione di protezione.Brometo Formazione vegetale rappresentata dauna prateria più o meno continua in cui la speciedominante è rappresentata dal bromo o forasacco(Bromus erectus).Carpoforo Corpo fruttifero dei funghi, portante glisporangi all’interno dei quali si sviluppano le spore.Claviformi Letteralmente a forma di clava.Cleistogamia Caso particolare di autoimpollina-zione, nel quale i fiori restano chiusi impedendocosì di fatto l’impollinazione incrociata.Cloroplasti Il cloroplasto è un organulo presentenelle cellule delle piante e nelle alghe eucariotiche,al cui interno si svolge il processo della fotosintesi,grazie alla presenza dei pigmenti fotosintetici il più

importante dei quali è la clorofilla.Corologia Scienza che studia la distribuzione geo-grafica delle piante, basandosi sulla definizione dicorotipo. Il medesimo termine viene utilizzato perindicare, più genericamente, gli aspetti distributividi una singola specieCorotipo Distribuzione geografica condivisa da ungruppo di specie (o generi o famiglie). Ad esempio:europeo, eurasiatico, mediterraneo-atlantico, etc… Deiscente Dicesi di un frutto che, quando i semisono completmente formati e pronti per la dissemi-nazione, si apre, facilitando in questo modo la lorodispersione.Ectomicorriza Struttura derivata dall’associazio-ne simbiotica tra ife fungine e radici delle piante,localizzata però all’esterno nelle parti apicali delleradici, con penetrazione nel tessuto corticale daparte del fungo simbionte; si contrappone allaendomicorriza.Edafico In ecologia si dice di un qualunque fat-tore in relazione al suolo e ai nutrienti in essi pre-senti.Eterotrofia Incapacità di un organismo di nutrirsiautonomamente, a partire da molecole inorgani-che; pertanto esso si nutre utilizzando molecoleorganiche già sintetizzate da altri organismi che,per questo, si dicono autotrofi.Falcato A forma di falce.Fitness Successo riproduttivo di un individuo, diuna popolazione o di una specie; questo concetto,utilizzato in genetica può essere riferito anche adun determinato genotipo.Geofite Piante perenni erbacee le cui gemme sver-nanti sono poste in organi sotterranei (bulbi, rizomi,o tuberi).Gineceo È l’apparato femminile dei fiori delleangiosperme; noto anche come pistillo, è costituitoda uno o più carpelli, che vanno a formare tre partiprincipali; l’ovario, lo stilo e lo stigma.

GLOSSARIO

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Ginostemio Struttura tipica del fiore delle orchidee;esso rappresenta l’apparato riproduttore costituitoda un androceo e da un gineceo saldati insieme ecollocato sopra il labello.Guainante Che forma una guaina; in genere è rife-rito alle foglie che tendono ad avvolgere il fusto for-mando una sorta di guaina tutto intorno ad esso.Habitus È l’aspetto complessivo di una pianta ed ècaratterizzato dall’insieme degli adattamenti morfo-logiciad un particolare tipo di habitat. Labello Di solito rivolto verso il basso, costituiscel’elemento più vistoso e colorato del fiore delleorchidee; ha funzione vessillare cioè attrazionedagli insetti pronubi.Lusus Anomalia morfologica dei fiori o di altre partidella pianta.Micelio Costituisce l’apparato vegetativo dei fun-ghi ed è formato da un intreccio di filamenti detti ife.Nettario Struttura ghiandolare presente in generenei fiori (talvolta anche sui fusti) delle Angiorperme,atta a secernere il nettare.Perianzio Nei fiori delle Angiosperme è l’insiemedel calice, formato dai sepali, e della corolla, for-mata dai petali.Pronubi Dicesi di tutti gli animali, nella maggioran-

za dei casi sono insetti, in grado di assicurare lafecondazione nelle piante, trasportando il pollinedalle strutture maschili a quelle femminili; comericompensa il fiore secerne il nettare. Protocormo Stadio iniziale di sviluppo dell’embrio-ne delle orchidee. In questa fase la plantula non èautosufficiente ma sfrutta le sostanze nutritive delfungo.Sclerofilla Pianta provvista di foglie particolarmen-te resistenti e coriacee, adattate a vivere in ambien-ti poveri di acqua.Simbiosi Relazione, spesso di tipo nutritivo, che siinstaura tra due organismi i quali, per questo moti-vo, vivono insieme. Spermatofite Piante che producono semiSpiciforme Letteralmente a forma di spiga; si dicenormalmente dei fiori riuniti in una infiorescenzasimile a quella delle graminacee.Sprone (o Sperone) Porzione del labello che si pro-lunga posteriormente, in genere con funzione dicontenitore del nettare. Staminodi Stami ridotti a semplici abbozzi sterili.Ultramafico Substrato roccioso composto da silica-ti arricchiti da minerali di ferro e magnesio.Xerico Dicesi di un ambiente particolarmente arido.

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