Come crearsi una reputazione col personal branding

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a cura di Roberto P. Tartaglia www.viverediscrittura.it www.robertotartaglia.com le guide di

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Ecco una guida competa sul mondo del personal branding, ovvero: l'arte di crearsi una reputazione. Ti illustro metodi e strumenti per accrescere e migliorare la tua fama, per far sì che gli altri ti conoscano e apprezzino il tuo lavoro.

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Introduzione “Quando parli di personal branding, a cosa ti riferisci di preciso?”. Questa è una domanda che mi è stata posta da tutte le persone presenti, nel corso di una conferernza, tenuta, nel 2012, all’ombra del Colosseo. Per soddisfare questa curiosità diffusa, allora, ho deciso di preparare una guida specifica, con strumenti e strategie su misura. Voglio approfondire questo argomento, perché è uno degli elementi chiave per la buona riuscita del tuo progetto di autopubblicazione col self publishing e del tuo progetto di vivere di scrittura grazie al Web, in generale. Infatti, non mi stancherò mai di ripeterlo: per chi fa self publishing non è importante far conoscere il proprio libro, ma se stesso. La tua immagine è ciò che ti permetterà di vendere di più. Ma cos’è il personal branding? Come si fa? Che legami ha con la tua immagine? Nelle prossime pagine risponderò a queste e ad altre domande. Andiamo!

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Con personal branding si intende la strategia in grado di farti riconoscere, di emergere dalla massa nella tua nicchia di riferimento. E questo lo si ottiene sia con un logo, una grafica accattivante, un sito dedicato, ma anche, e soprattutto, dimostrando le tue capacità, mostrando le tue idee, la tua personalità, il tuo modo di essere. Qui non si tratta di comunicare solo un brand, come fanno molte aziende. Non sto parlando di generare un marchio che poi verrà diffuso tramite la pubblicità. Sto parlando di un essere vivente, di un essere umano, sto parlando di te. Le capacità di comunicare emozioni, idee e personalità, qui, sono fondamentali.

Cos’è il personal branding? 2

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“Chi sente pronunciare il uo nome deve dire: caspita se lo conosco questo qui!”

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Non c’è tempo, né motivo di spiattellare un curriculum di 10 pagine da far leggere a Tizio e Caio. Qui bisogna essere comunicativi, incisivi, diretti. Giusto? Chi sente pronunciare il tuo nome deve dire: “caspita se lo conosco questo qui! È quello che scrive libri di genere…Mi piace molto! Scrive bene, ispira simpatia, professionalità. Mi sembra di essere amici”. È molto importante creare questo tipo di relazione con chi ti segue. È finita l’era dello scrittore che se la tira.

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Affabilità, gentilezza, disponibilità, sono qualità caratteriali che apprezziamo enormemente in chiunque. Dunque, sono indispensabili se ci mettiamo in testa di ricoprire un ruolo delicato come quello di “persona faro” per centinaia o migliaia di lettori. Con “persona faro” intendo dire diventare un punto di riferimento per tutti coloro che amano il tuo genere letterario e che, quindi, vedono in te la certezza che ogni tuo nuovo libro sarà un buon libro.

Questo, dunque, vuol dire “personal branding”: dare spazio a tutte le tuequalità e metterle a disposizione degli altri. E farlo in modo assolutamente gratuito. Lo scopo è quello di farti conoscere e apprezzare. In fondo, è quello che facciamo un po’ tutti quando, a una festa, ci presentiamo alla ragazza o al ragazzo che vorremmo conquistare. Giusto? Ma attenzione: mai mentire! Sii sempre te stesso/a ed evita di cadere nel tranello “dei sorrisi finti”, tanto per capirci.

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Come dicevo, per chi si autopubblica, l’importante non è saper valorizzare il proprio libro agli occhi degli altri, per venderlo, quanto saper valorizzare se stessi. Ciò che fa la differenza, infatti, è l’immagine di te che riesci a costruire col tempo. Questo fa passare in secondo piano l’importanza di far pubblicità al tuo libro e, paradossalmente, l’agevola, in qualche modo. Andare in giro a pubblicizzare il tuo libro, così, diventa un’attività complementare. Il tuo potenziale lettore, prima di tutto, vuole sapere chi sei, cosa sai fare. Vuole avere degli “assaggini” del tuo talento. E li vuole avere gratis. In effetti, se ci pensi e ti poni per un attimo nei suoi panni, che interesse avrebbe, il potenziale lettore, a comparare il libro di un perfetto sconosciuto? O, peggio ancora, di un perfetto sconosciuto che non fa altro che dire che il suo libro è bello? Qui entra in gioco il personal branding, lemma coniato dal guru del marketing americano, Tom Peters, in un articolo scritto e pubblicato nel lontano 1997.

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Personal branding, sostanzialmente, vuol dire “fare marketing di se stessi”. Ma a cosa serve il personal branding per chi si autopubblica? Come dicevo, è fondamentale per far sapere al mondo che esisti, che scrivi e per dimostrare che sai farlo davvero. Ripeto ancora una volta: quando inizi a fare personal branding, ricorda che non si tratta di autopromozione. Non si tratta di vendere un prodotto. Guai a confondere le due cose! I risultati sarebbero disastrosi. Fare personal branding vuol dire farti conoscere, far sapere al mondo che hai una tua personalità e sai fare determinate cose. Il miglior modo di fare personal branding, forse, è proprio quello di non vendere alcunché ed essere il più naturale possibile, di mostrarti come sei e dar luce alle tue capacità. Sposa una causa in cui credi, parla con i fatti e dimostra di sapere scrivere, di conoscere approfonditamente ciò che fai.

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“Quando ho voglia di leggere qualcosa di buono a chi mi rivolgo se non a chi ha dimostrato di saper davvero scrivere bene quel genere di storie?”

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In questo modo, se lavorerai bene, pian piano, verrai indicato/a come un esperto/un’esperta di scrittura e saranno i lettori a venire da te. Quando ho voglia di leggere qualcosa di buono, infatti, una storia di quel genere che tanto mi piace, a chi mi rivolgo se non a chi ha dimostrato di saper davvero scrivere bene quel genere di storie? E lo stesso vale per i manuali tecnici.

Come avrai notato, continuo a battere sul punto “dimostrare di saper fare”, questo perché sono fermamente convinto che i fatti parlino più delle parole. Posso urlare al mondo di essere il miglior elettricista esistente se non ho mai nemmeno avvitato una lampadina? Quindi, per come la vedo io, fare del buon personal branding vuol dire, prima di tutto, dimostrare di essere esperto/a di un determinato settore, nel caso specifico di scrittura di genere.

Ma come si fa a dimostrarlo? In realtà è molto più semplice di quanto si pensi, l’importante è lavorare sodo. Il trucco sta tutto nel mettere anima e corpo in ciò che si fa, nel lavorare bene stando attenti ai dettagli. Curare il proprio stile di scrittura, prestare attenzione anche alle singole parole, raccontare storie che la gente ha voglia di vivere e leggere. Se lavorerai bene, il resto verrà da sé.

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Ma come far sapere al mondo che esisti? Niente meglio del Web può venirti in aiuto. Inizia con autopubblicare le tue storie, non appena ti senti sicuro/a di ciò che hai scritto. I siti di self publishing sono ben indicizzati e, se hanno un buon servizio di distribuzione in librerie e siti Web, il tuo nome e i tuoi titoli inizieranno a rimbalzare da soli nei motori di ricerca. Poi, dedicati ai social network. Ma ricorda: non devi promuovere i tuoi libri in questa fase, devi solo far sapere che esisti e che scrivi. Quindi, partecipa a discussioni sul tema della scrittura, o sul tema trattato nel tuo libro (per promuovere “Lo Scacciapensieri”, ad esempio, mi sono inserito in discussioni che trattavano la Sindrome di Tourette (argomento che, per forza di cose, conosco molto bene e che è al centro del mio thriller), fai vedere che sei una persona in gamba e, soprattutto, fallo con umiltà. Evita l’arroganza, non cedere alle provocazioni e accetta le critiche. Fatti conoscere pubblicando video su Youtube, scrivendo post o commenti su Facebook, twittando i tuoi pensieri, o in qualsiasi altro modo tu ritenga opportuno. Tra qualche pagina ti illustrerò le due migliori strategie per questo scopo.

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E tieni sempre a mente i 3 pilastri del personal branding: 1. Competenza (ciò che sai fare davvero bene). 2. Visibilità (gli sforzi per emergere dalla massa

e farti notare). 3. Networking (la capacità di crearti una rete di

contatti con i tuoi stessi interessi e valori). A! Quasi dimenticavo: dài sempre credito a chi lo merita. Voglio dire: se trovi in giro per il Web un articolo interessante, un’idea, un aforisma a firma di qualcuno, e ti viene voglia di ritwittarlo, di postarlo su Facebook o di inserirlo in un tuo video, fa’ sempre riferimento alla fonte originale, inserendo il link dell’articolo o menzionando l’autore o l’autrice dell’aforisma o dell’idea innovativa. Questo, oltreché doveroso e onesto, è un atteggiamento che paga, perché accresce la stima nei tuoi confronti.

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A COSA SERVE IL PERSONAL

BRANDING?

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“Imparare le strategie di personal branding è fondamentale se vuoi crearti un nome, diventare un personaggio noto tra i tuoi fan.”

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Imparare le strategie di personal branding è certamente utile per crearti un nome. Per essere facilmente riconoscibile. Per diventare “un personaggio famoso” tra i tuoi fan, tanto per usare termini noti a tutti. Sappi, però, che il personal branding richiede una predisposizione mentale adeguata, come accennavo poco fa, tra le righe. Altrimenti si fallisce. Cosa vuol dire questo? È presto detto.

Il personal branding non fa per te se: • cerchi soldi facili, • non hai voglia di impegnarti, • non accetti le critiche, • vuoi mantenere segreto ciò che fai, • ami usare scorciatoie per farti conoscere (compresi i trucchetti sporchi che spesso si usano sul Web, come finti commenti, finte recensioni e altro).

Se rientri in queste categorie, lascia stare, credimi. Il personal branding non fa per te. Oppure cambia le tue convinzioni.

Invece, il personal branding fa per te se: • non hai paura di metterti in gioco, • ami ascoltare i problemi degli altri e risolverli, • ami condividere il tuo sapere, • hai pazienza di lavorare sodo, • arricchirti non è il tuo obiettivo.

In questo caso, continua a leggere questa guida, sei sulla strada giusta.

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Ma fare personal branding vuol dire anche mettersi al servizio degli altri, in maniera indiretta. Troppo spesso, infatti, ci si riduce a parlare di se stessi e per se stessi, dimenticandosi che non si è soli quando si comunica. Questo può accadere per un eccesso di egocentrismo, oppure perché non si conoscono delle valide tecniche e strategie di comunicazione. Premesso che conoscerle non vuol dire ingannare il prossimo, perché nessuno ha il diritto di farlo, forse qualche nozione può aiutarci, soprattutto se si ha il vizio di parlare sempre di sé. Il primo passo è quello di pensare con la testa del tuo interlocutore. Di cosa ha bisogno? Quali sono le sue esigenze? In che modo posso aiutarlo? Queste sono le domande giuste da porti, prima di scrivere o parlare con qualcuno. Al contrario, invece, ci si ritrova spesso a soddisfare solo le proprie esigenze.

“Fare personal branding vuol dire anche mettersi al servizio degli altri.”

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Come? Dicendo ciò che si vorrebbe sentir dire dagli altri, ma che non viene detto. Come, ad esempio, vantarsi dei propri successi. Il metodo migliore per uscire da questo tunnel è coltivare l’umiltà, nel corso della propria vita. Ma anche il secondo passo che sto per illustrarti, oltreché una buona strategia di comunicazione, è un valido supporto per aiutare l’umiltà a uscire allo scoperto. Se si ha l’abitudine di vantarsi e soddisfare solo le proprie esigenze, ci si ridurrà necessariamente a utilizzare il pronome “io”. «Io ho scritto un libro davvero bello…», «Io ho scalato la classifica di Amazon con il mio splendido romanzo…» e così via. Di fatto, tutto questo non interessa a nessuno. Al contrario, l’interlocutore potrebbe voler sapere cosa ci guadagna dall’acquistare il tuo libro. Potrebbe voler sapere come hai fatto a pubblicarne uno, dato che anche lui ama scrivere. E così via.

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Cambiare pronome, passare dall’”io” al “tu”, se si parla vis a vis e sul Web, o al “voi”, se ci si trova davanti a una platea, fa sì che la propria mente si ponga nelle condizioni di servire il prossimo, di soddisfare le sue esigenze, di rispondere ai suoi dubbi. Un’altra buona prassi è certamente quella di ascoltare almeno il doppio del tempo che si impiega per esprimersi. Coltiva queste qualità dunque, ti saranno estremamente utili per porti in quello stato mentale particolare, di cui ti parlavo qualche pagina fa.

IO TU

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QUALI SONO LE DIFFERENZE TRA

PERSONAL BRANDING E MARKETING?

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Se pensi al marketing tradizionale, alla pubblicità in TV, che aggettivi ti vengono in mente? A me vengono in mente parole come “fredda”, “distaccata”, “anonima”, “truffaldina”. Questo perché? Perché la pubblicità ti arriva quando meno te lo aspetti, ti entra in casa interrompendo il tuo film preferito, ti parla di persone sconosciute che hanno migliorato la loro vita acquistando il prodotto XXX. È fastidiosa. Ormai, quando mi capita di guardare qualche televendita in TV o di vedere una raffica di pubblicità, mi viene il disgusto, nella maggior parte dei casi. Subito scatta, in me, un senso di diffidenza, di distacco. In fondo, la pubblicità vecchia maniera spara nel mucchio, colpisce tutti indiscriminatamente. Dunque: le aziende che cercano di convincermi a usare il loro prodotto, come diavolo fanno a sapere a me cosa serve? Ho bisogno di qualcuno che mi dia ascolto e poi mi fornisca delle soluzioni appropriate. Per questo preferisco fare spesa nei piccoli negozi e non nei supermercati.

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Non voglio essere servito da una cassiera che, tra un beep e un altro, mi presenta il conto. Voglio essere servito da qualcuno che prima ascolti le mie esigenze e poi mi dia il prodotto giusto. Oggi funziona così, soprattutto nel Web. Andiamo in giro a chiedere opinioni ai nostri amici (reali o virtuali) che ne sanno più di noi su un argomento specifico, andiamo a leggere le opinioni di blogger che riteniamo autorevoli e che si sono creati la fama di essere indipendenti ed esperti di un determinato settore. Vedi? La differenza è questa: si punta tutto sulla persona, non sul marchio, ormai. Quindi, tu devi essere una di quelle che io chiamo “persone-faro”. Illumina la strada di chi vuole leggere un determinato tipo di libri. Guida queste persone verso di te con la tua luce e dagli ciò che cercano. Se lavorerai bene, le persone torneranno ancora e ancora. Hai idea di quanti ottimi libri e autori sconosciuti ci siano lì fuori, che ti stai perdendo perché continui a seguire le pubblicità tradizionali? Magari i tuoi libri sono tra quelli.

“Si punta tutto sulla persona, non sul marchio, ormai.”

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Hai idea di quanti metodi ci siano in giro nel Web per risparmiare soldi e vivere meglio, ma non lo sai perché continui ad ascoltare solo una voce? Questo è il futuro dell’informazione e del mercato: l’evoluzione di quello che i nostri nonni chiamavano semplicemente “passaparola”. Anzi: è già il presente per molte persone.

Eh già, perché, se lavorerai bene e farai del buon personal branding, i lettori resteranno soddisfatti. E cosa faranno subito dopo? Ne parleranno in giro. Quindi, si trasformeranno in spontanei e gratuiti agenti letterari. Questo non ti renderà una persona ricca, ma certamente conosciuta. Se Kafka, Carver, Poe e altri avessero smesso di scrivere perché costretti a fare altri lavori per campare, avremmo perso un tesoro inestimabile.

In conclusione, i primi passi che dovrai compiere sono: • armarti di pazienza, • acquisire professionalità nella scrittura e affinare la tua tecnica, • prepararti ad accettare sia critiche che elogi, • fare un inventario delle tue idee, dei tuoi valori e delle emozioni che ti distinguono, • fare un inventario delle capacità tecniche che ti rendono una penna speciale, • dimenticare i soldi.

“Questo è il futuro dell’informazione e del mercato: l’evoluzione di quello che i nostri nonni chiamavano semplicemente passaparola.”

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3 TRUCCHI PER MIGLIORARE LA TUA IMMAGINE

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Come ho già detto: per chi fa self publishing non è importante far conoscere il proprio libro, ma se stesso. La tua immagine è ciò che ti permetterà di vendere di più. Quando ci avviciniamo al meraviglioso mondo del self publishing, siamo dei perfetti sconosciuti. E chi acquisterebbe mai il libro di uno sconosciuto? Per questo dobbiamo farci conoscere e dobbiamo farlo bene. Dando un’immagine di noi che sia onesta, trasparente e affascinante. Se il lettore si affezionerà a noi, amerà anche i nostri libri (a meno che non scriviamo con i piedi, ma quello è un altro discorso). Per aiutarti in un questo percorso di personal branding per il self publishing, ti darò, ora, 3 consigli che, spero, si riveleranno utili.

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Molti, io compreso, sono convinti che il Web abbia creato un problema prima quasi inesistente: arrivare per primi. Internet, infatti, dà possibilità a tutti di creare qualcosa e renderla nota. Tutto si gioca sui tempi. Non penserai mica di essere l’unica persona al mondo ad avere quell’idea, no? E questo, spesso, crea disagio e frustrazione. Perché, per motivi di lavoro, famiglia o salute, non sempre si può stare appiccicati al PC per pubblicare qualsiasi cosa geniale ci venga in mente. E, ancora, se anche fosse possibile, bisognerebbe far sapere al mondo, con una campagna di comunicazione efficace, che quell’idea l’abbiamo avuta noi per primi. Non basta pubblicarla su un blog o un sito di self publishing. Che ansia! Come rimediare, allora? Per abbattere le barriere e i disagi di questa iperinformazione, il mio consiglio è quello di puntare sulla tua personalità e sulla tua esperienza di vita. Ognuno di noi è unico nel suo genere. E ognuno di noi ha da raccontare qualcosa di particolare. O qualcosa di già sentito, ma con uno stile originale e personale.

Questo farà sì che tu ti distingua dalla massa. Credi davvero che le varie storie, i vari intrecci che leggi sui libri o guardi al cinema siano qualcosa di originale? Basta fare un po’ di ricerche, o sforzarsi per accedere ai cassettini della propria memoria, per rendersi conto che qualcun altro, tempo prima, ha scritto la stessa cosa. Ma in modo diverso.

1. SII ORIGINALE!

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Farti riconoscere vuol dire dare un’immagine precisa di te. Distinguibile e unica. Qualcosa che emerga come un papavero rosso in un campo di carciofi. Chiaro il concetto? L’importante è far sì che alla tua immagine siano associate sempre emozioni positive. Sforzati di regalare allegria, emozioni forti e freschezza anche quando non ne hai voglia. È questo uno dei compiti più ardui di chi lavora con l’arte e lo spettacolo. Sai cos’è il “priming”? È un effetto psicologico, usato spessissimo nel marketing, che si basa sulla prima impressione. Mi spiego meglio. Entri in un negozio di fiori e subito vieni avvolto da un piacevole profumo di rose fresche. O in un panificio, e un fragrante odore di pane ti stuzzica l’appetito. Oppure entri in un negozio di hi-tech e il tuo sguardo si perde tra mille monitor illuminati con colori avvolgenti. Ecco che sei catturato! Parte il sorriso. D’un tratto ti senti felice. Devi replicare lo stesso effetto anche sul Web. E rendere la tua immagine unica.

Se ti dico Marilyn Monroe a cosa pensi? Alla gonna che si alza, giusto? E se dicessi Einstein? A lui che fa la linguaccia, vero? Dico bene? E Jerry Lewis, cosa ti ricorda? La sua faccia di gomma, corretto? Sensualità, genio e follia, simpatia. Ognuno di questi personaggi viene ricordato per un particolare che l’ha reso unico. E tu?

2. Fatti riconoscere!

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Uno degli scopi principali del fare personal branding sul Web, anche per chi si affida al self publishing per pubblicare i propri libri, è quello di creare un gruppo di fan. Un gruppo di amici e conoscenti con i quali condividere esperienze, scambiare opinioni, vivere emozioni, scrivere insieme e così via. I tuoi fan sono molto speciali, allora faglielo capire senza remore! Per farlo, puoi utilizzare il tuo blog, la tua newsletter, i tuoi account social. Come preferisci. Ma sono solo dei mezzi. L’importante è la tua capacità di relazionarti, il tuo saper coinvolgere gli altri. Non fare l’orso e non giocare a fare l’artista maledetto e riservato. Qui non paga. In questo modo dài il via a un affascinante gioco a spirale dove interagire crea gruppo e dà un’immagine positiva di te che si ricorda e che, al contempo, fa sì che gli altri siano stimolati a interagire con te, aumentando l’interazione. E così via.

3. Fai gruppo!

Ma agisci sempre col cuore. Non fingere. Non farlo solo perché te l’ho detto io o perché vuoi far fessi e contenti i tuoi fan. Oltre ad essere eticamente errato, ti porterà presto alla perdita di tutti i fan. Credimi.

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UNA METAFORA

PRIMA DELLA PRATICA

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Prima di passare alla parte pratica di questa guida, voglio spiegarti ancora cos’è il personal branding, ma usando una metafora. Mio nonno è contadino e, come tutti i contadini di una volta, odia l’eccesso di tecnologia. Quindi, non ha mai acquistato una di quelle motozappe elettroniche che si guidano tipo scooter. No, lui ha ancora una di quelle vecchio tipo. Ora, se non ne hai mai vista una, la motozappa vecchio tipo è più difficile da accendere che da utilizzare. Per farla partire, infatti, bisogna avvolgere, fino alla fine, una corda bella doppia e abbastanza lunga intorno a una specie di girandola in acciaio. Dopodiché, mettere un piede sulla ruota per fare forza, prendere in mano quel che resta della corda e tirare, con uno strattone secco e potente. Già questo sarebbe un bel lavoro. Ma non finisce qui. No, perché la motozappa non parte mai al primo colpo. Nel migliore dei casi servono 2 o 3 tentativi e l’aiuto di qualche parente o amico dalle braccia forti.

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Una volta partita, però, non si spegne più finché non togli gas. Va avanti quasi da sola, devi solo dirigerla. Ecco, il personal branding è proprio così. È la tua motozappa. Prima di andare sul campo e iniziare a zappare, bisogna metterla in moto. Poi andrà da sé. Ci vuole tempo e fatica, ma il lavoro verrà ben ripagato. E, molte volte, occorre farsi aiutare da conoscenti dalle “braccia forti”. In pratica cosa vuol dire? Vuol dire che bisogna mettersi in testa che, all’inizio, bisognerà sperimentare, fare tentativi e impegnarsi molto per far sì che la motozappa parta, per far sì che il tuo nome inizi a circolare e che si guardi a te come a una persona davvero in gamba. Le “braccia forti” potrebbero essere quelle di amici blogger, di giornalisti, di persone influenti che possano parlar bene di te (se lo meriti). Per far questo devi lavorare molto di networking. Devi crearti una rete di amicizie e fan, non di semplici contatti.

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2 TATTICHE VINCENTI: COMMENT E CONTENT

MARKETING

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“Per farti conoscere, devi frequentare i luoghi d’incontro dei tuoi potenziali lettori e far capire loro quanto vali.”

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Ormai è chiaro: lo scopo del personal branding è quello di farsi conoscere. Per farlo ci sono diversi modi. Chi utilizza i social network che, certamente, sono una valida risorsa, chi si fa pubblicità tramite Google AdWords o Faceboook Ads. Altri spammano le bacheche di mezzo mondo dicendo che sono bravi e che hanno fatto questo e quello. Ma non è personal branding.

Io, invece, ritengo poco valide queste strategie (l’ultima è proprio vergognosa). Quello che penso (e l’esperienza mi ha dato ragione) è che, per farti conoscere, devi frequentare i luoghi d’incontro dei tuoi potenziali lettori e far capire loro quanto vali. Ma non con le parole. Con i fatti. Devi intercettarli e sedurli, in qualche modo. Devi metterti in gioco e mostrarti per ciò che sei. Senza veli, né inganni.

Per raggiungere questo obiettivo, ci vengono in aiuto 2 tattiche assolutamente vincenti: • il content marketing, • il comment marketing.

Queste due “armi”, con nomi simili ma non identici, sono ciò su cui puntare per farti conoscere da quante più persone possibili. Ora vediamo insieme come usarle al meglio.

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Per content marketing si intende la produzione di materiale davvero di valore per chi ti segue, o ha intenzione di farlo. Che tipo di materiale? Qualsiasi cosa ti venga in mente: dal semplice post testuale con immagini, ai video, alle presentazioni Power Point o Prezi, per arrivare a guide in PDF da far scaricare gratuitamente, o infografiche tematiche. E anche il contenuto è a tua libera scelta. Puoi decidere di distribuire un contenuto che risolva un problema specifico, o qualcosa di divertente che faccia sognare, emozionare e riflettere. Estendendo il concetto di content marketing e di contenuti di valore, puoi anche permetterti di scegliere se rendere il contenuto pubblico o privato. Io, ad esempio, integro il content marketing con la newsletter.

Content marketing

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Agli iscritti alla mia newsletter gratuita su www.robertotartaglia.com, infatti, regalo periodicamente miei racconti inediti e indico giochi a premi. Mentre, sui miei siti e canali social, pubblico le opere di altri scrittori emergenti e indipendenti, video che mirano a risolvere problemi specifici, o a rispondere a domande che mi vengono poste, guest post di altri blogger, o esperti di particolari settori, e così via. Nel momento in cui decidi di fare del buon content marketing sul tuo blog, ricorda, è importante gettare un occhio alla cosiddetta SEO (Search Engine Optimization, l’ottimizzazione del contenuto per l’indicizzazione sui motori di ricerca). Le regole per una buona indicizzazione sono diverse e in continuo mutamento, così come gli algoritmi dei motori di ricerca che stabiliscono quali tipologie di contenuti meritano di essere meglio indicizzati. Tutte cose, queste, che insegno anche nella mia Accademia del Self Publishing, ovviamente. Una regola generalmente valida, comunque, è quella di produrre contenuti sempre originali e di qualità.

1. Mettici sempre del tuo in ciò che scrivi 2. Cura il linguaggio e rendilo chiaro 3. Evita gli errori grammaticali 4. Rispondi a domande specifiche 5. Non offendere nessuno 6. Fornisci reale valore 7. Non peccare d’avarizia, dài il massimo 8. Mantieni una regolarità di pubblicazione 9. Coinvolgi con domande o giochi 10. Quando puoi, prediligi la pubblicazione

di immagini e/o video, vengono indicizzati molto meglio dai motori di ricerca.

Le 10 regole del content marketing

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Il comment marketing si chiama quasi come il precedente, sì, ma ha poco a che fare con esso. Come per il content marketing, infatti, anche in questo caso devi fare attenzione a ciò che scrivi, essere originale, eliminare i refusi e dare reale valore, ma non si tratta di post o contenuti speciali. Si tratta di commenti. Vediamo come si fa. Prima di tutto, vai sul sito http://it.gravatar.com/ e creati un tuo profilo con tanto di foto. La foto che inserirai sarà quella che verrà visualizzata ogni volta che lascerai un commento, quindi sceglila con cura. Fatto ciò, inizia a girare per la Rete alla ricerca di discussioni alle quali partecipare. Oltre che Google (ricerca news, discussioni e blog) puoi utilizzare molti altri strumenti per trovare, sul Web, discussioni interessanti. Eccone alcuni: http://www.scoopweb.com/ http://addictomatic.com/ http://socialmention.com/

1. Evita la superficialità 2. Cura il linguaggio e rendilo chiaro 3. Evita gli errori grammaticali 4. Rispondi solo sul tema della discussione 5. Non offendere nessuno 6. Evita di inserire link a tuoi siti o libri 7. Leggi cosa dicono gli altri, prima di

intervenire 8. Sii umile e fornisci valore alla discussione 9. Chiedi anche il parere degli altri, non

pretendere di dire verità assolute 10. Evita anche l’ironia, spesso non viene

compresa, quando scritta.

Le 10 regole del comment marketing

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MENTION: L’ARMA SEGRETA

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Ma come trovare gli argomenti e le discussioni in cui intervenire per fare comment marketing o scrivere post di valore? In soccorso ci viene un software gratuito e di estrema potenza: Mention. Basta iscriversi e iniziare a smanettare un po’, per rendersi conto di quanto sia semplice. L’unica cosa che devi fare, è inserire le tue parole di ricerca argomento nell’apposita area e configurare il tutto. Inserisci anche un tuo indirizzo email. Ciò che accadrà sarà che, in tempo reale, non appena mention individuerà nuove discussioni, post, articoli o altro relativi a quella tua determinata parola di ricerca, ti invierà un’email riassuntiva con tutti i link cui far riferimento per accedere alle discussioni. Ad esempio, se scrivi romanzi fantascientifici, inserisci in mention parole che possano permetterti di partecipare a discussioni inerenti il tuo argomento. Quali? Potresti inserire: • UFO • Alieni • Teletrasporto

E molte altre!

Page 35: Come crearsi una reputazione col personal branding

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Ma non è tutto. Già, perché la reputazione non basta crearsela con il personal branding, ma occorre anche monitorarla. Sul Web, chiunque potrebbe parlare (bene o male) di te. Mention ti torna utile anche in questo caso. Basta inserire, tra le ricerche, il tuo nome e cognome. Così, ogniqualvolta verrai menzionato/a, sul Web, Mention ti avviserà via email. E tu potrai controllare cosa si dice sul tuo conto. Ringraziare qualora si parli bene di te, intervenire nel caso in cui si dicano cose meno piacevoli. Tutto chiaro? Per ora è tutto, fammi sapere come va il tuo percorso di personal branding. E ricorda: ci vuole tempo. Mesi. Anni, a volte, per crearsi una reputazione e iniziare a vedere i primi risultati. È un po’ come aprire un negozio. Abbi pazienza!