Divina commedia

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Divina Commedia

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Divina Commedia

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All’inizio della Divina Commedia Dante si

smarrisce in una selva oscura. Questo è uno smarrimento morale e

per trovare la via della salvezza il poeta deve

attraversare i tre regni dell’oltretomba (Inferno, Purgatorio e Paradiso) al

fianco delle sue guide Virgilio e Beatrice

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Dante tenta invano di uscire dalla selva oscura cercando di risalire un colle illuminato, ma viene fermato da tre belve: la lonza (lussuria), la lupa (avarizia) e il leone (superbia).A questo punto il poeta viene soccorso da Virgilio che lo guiderà lungo il suo viaggio nell’Inferno e nel Purgatorio.

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Inferno

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L’Inferno è concepito da Dante come un abisso a forma di imbuto, una cavità prodotta dalla caduta di Lucifero che fu scagliato da Dio contro la Terra. Questa voragine è divisa in nove cerchi nei quali sono situate le anime ordinate in base al peccato commesso in vita e alla pena da scontare dopo la morte.

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I peccati sono puniti secondo un criterio gerarchico che va dal più lieve al più grave, ad ognuno dei quali corrisponde una pena sempre più grave la punizione assegnata

alle anime segue la legge del contrappasso che può essere di analogia, se la pena somiglia al peccato commesso, o di

contrapposizione, se la pena è il contrario del peccato.

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Le anime

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Ignavi (o vili)

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Nell’Antinferno Dante incontra le anime degli ignavi (o vili), ovvero coloro che non si schierarono né dalla parte del bene né dalla parte del male poiché pensarono solo a se stessi. Tra questi sono presenti anche gli angeli che durante lo scontro tra Dio e Lucifero non appoggiarono nessuno dei due rivali.

Il poeta non nomina nessuna di queste anime a causa del suo disprezzo nei loro confronti, ma allude a uno di loro; non si sa a chi realmente fosse rivolta questa descrizione, ma si pensò subito a papa Celestino V. Egli abdicò nel 1294 ritenendosi inadatto alle responsabilità che la sua carica comportava. In questo modo divenne papa Bonifacio VIII, nemico di Dante. Altre ipotesi affermano che il poeta fa riferimento a Ponzio Pilato o a Esaù (che rinunciò alla primogenitura lasciando il suo posto al fratello minore Giacobbe.

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Ignavi (pena)

Gli ignavi sospiravano, piangevano, si lamentavano a voce alta; si udivano parole di dolore, esclamazioni di rabbia e rumori di mani che producevano un forte tumulto.

La pena alla quale queste anime sono condannate è quella di seguire eternamente una bandiera che non si ferma mai, poiché in vita non sono stati capaci di prendere decisioni o di schierarsi con qualcuno; sotto i piedi hanno un tappeto di vermi che sono costretti a calpestare e vengono punti a sangue da vespe e mosconi.