Discorsi della conferenza generale

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CHIESA DI GESÙ CRISTO DEI SANTI DEGLI ULTIMI GIORNI • NOVEMBRE 2006 Discorsi della conferenza generale Discorsi della conferenza generale

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Discorsi dellaconferenzagenerale

Discorsi dellaconferenzagenerale

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Joseph Smith Jr., Grant Romney Clawson, copia dell’opera attribuita a William Rogers

Il presidente John Taylor (1808–1887) disse del profeta Joseph Smith: «Il Profeta e Veggente del Signore,

ha fatto di più, a parte solo Gesù, per la salvezza degli uomini in questo mondo, di qualsiasi altro uomo che

vi abbia mai vissuto… Visse da grande e morì da grande agli occhi di Dio e del suo popolo» (DeA 135:3).

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2 Sommario della 176ma conferenzagenerale di ottobre

SESSIONE ANTIMERIDIANA DI SABATO

4 Rendiamo testimonianza al mondoPresidente Gordon B. Hinckley

6 Egli guarisce gli oppressiAnziano Dallin H. Oaks

9 Il tempio riguarda le famiglieAnziano Richard H. Winkel

11 La prima generazioneAnziano Paul B. Pieper

13 Fede, servizio e costanzaAnziano David S. Baxter

15 Il potere della pazienzaAnziano Robert C. Oaks

17 Siate saggiAnziano M. Russell Ballard

20 Essere discepoliPresidente James E. Faust

SESSIONE POMERIDIANA DI SABATO

23 Sostegno dei dirigenti della ChiesaPresidente Thomas S. Monson

24 Le Sacre Scritture: potenza di Dioper la salvezzaAnziano Robert D. Hales

28 La domenica arriveràAnziano Joseph B. Wirthlin

31 Guardiamo all’eternità!Elaine S. Dalton

33 L’Espiazione può purificare,recuperare e santificare le nostre viteAnziano Shayne M. Bowen

35 La legge della decimaAnziano Daniel L. Johnson

37 Il potere della testimonianzapersonaleAnziano Dieter F. Uchtdorf

40 L’Espiazione può assicurarvi pace efelicitàAnziano Richard G. Scott

SESSIONE DEL SACERDOZIO

43 Un quorum del sacerdozioAnziano Henry B. Eyring

46 Siamo uominiAnziano D. Todd Christofferson

49 Il grande piano di felicitàAnziano Marcus B. Nash

51 Egli si fida di noi!Anziano Stanley G. Ellis

53 Nutrimento spiritualePresidente James E. Faust

56 All’altezza della fiducia concessa conil sacerdozioPresidente Thomas S. Monson

59 Alzatevi, o uomini di DioPresidente Gordon B. Hinckley

SESSIONE ANTIMERIDIANA DI DOMENICA

62 Un fermo sostegnoPresidente Thomas S. Monson

69 Il piano di salvezzaAnziano L. Tom Perry

72 Tre asciugamani e un giornale da 25centesimiVescovo Richard C. Edgley

74 Ecco i vostri piccoliMargaret S. Lifferth

76 «Il grande e meraviglioso amore»Anziano Anthony D. Perkins

79 Il raduno della dispersa IsraeleAnziano Russell M. Nelson

82 Una fede tale da spostare lemontagnePresidente Gordon B. Hinckley

SESSIONE POMERIDIANA DI DOMENICA

85 Una difesa e un rifugioPresidente Boyd K. Packer

89 E non c’è nulla che possa farli cadereAnziano David A. Bednar

92 Riceviamo mediante lo SpiritoA. Roger Merrill

94 Come avvicinarsi a LuiAnziano Craig A. Cardon

97 Diventare strumenti nellemani di DioAnziano Don R. Clarke

99 Che essi possanoconoscere TeAnziano Keith R.Edwards

102 Mettetevi dunquequesto nel cuoreAnziano Larry W.Gibbons

104 Dei profeti di nuovo nel paeseAnziano Jeffrey R. Holland

107 Discorso di chiusuraPresidente Gordon B. Hinckley

RIUNIONE GENERALE DELLA SOCIETÀ DISOCCORSO

108 Eternamente circondate dal SuoamoreBonnie D. Parkin

111 Ricordare l’amore del SignoreKathleen H. Hughes

113 Guardare a Cristo, rivolgersi eandare a LuiAnne C. Pingree

115 Dalle braccia del Suo amorePresidente Gordon B. Hinckley

64 Autorità generali della Chiesa diGesù Cristo dei Santi degli UltimiGiorni

119 Insegnamenti per il nostro tempo

120 Le Autorità generali ci parlano:rendiamo la Conferenza parte di noi

122 Testi di riferimento per il Sacerdoziodi Aaronne e le Giovani Donne

125 Presidenze generali delleOrganizzazioni ausiliarie

126 Notizie della Chiesa

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Liahona

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SESSIONE ANTIMERIDIANA DI SABATO 30 SETTEMBRE 2006Presiede: presidente Gordon B. Hinckley.Dirige: presidente Thomas S. Monson.Preghiera di apertura: anziano Merrill J.Bateman. Preghiera di chiusura: anzianoRichard J. Maynes. Inni cantati dal Coro delTabernacolo, diretto da Craig Jessop eMack Wilberg, con accompagnamentoall’organo di Richard Elliott e JohnLonghurst: «Arise, O God, and Shine»,Hymns, 265; «Per te, Profeta», Inni, 15,arrangiamento di Wilberg, non pubblicato;«Il ben che tocca il nostro cuor», Inni, 183,arrangiamento di Cundick, pubblicato daJackman; «O Re d’Israele», Inni, 6; «Tutto èbello attorno a noi», Inni, 186, arrangia-mento di Wilberg, non pubblicato; «Israele,Dio ti chiama», Inni, 7, arrangiamento diWilberg, non pubblicato.

SESSIONE POMERIDIANA DI SABATO 30 SETTEMBRE 2006Presiede: presidente Gordon B. Hinckley.Dirige: presidente Thomas S. Monson.Preghiera di apertura: anziano Dale E.Miller. Preghiera di chiusura: anziano GeneR. Cook. Inni cantati da un coro del Centrodi addestramento per missionari di Provo;diretto da Douglas Brenchley, con accom-pagnamento all’organo di Linda Margetts:«Fede in ogni passo», Dayley, arrangia-mento di Nally, non pubblicato; «Gesù nac-que in umiltà», Inni, 117, arrangiamento diKasen, pubblicato da Jackman; «Là dovesorge Sion», Inni, 5; «Genti, guardate!»,Inni, 166, arrangiamento di Duffin, nonpubblicato.

SESSIONE DEL SACERDOZIO DI SABATO 30 SETTEMBRE 2006Presiede: presidente Gordon B. Hinckley.Dirige: presidente Thomas S. Monson.Preghiera di apertura: anziano Clate W.Mask Jr. Preghiera di chiusura: anziano W.Craig Zwick. Inni cantati da un coro didetentori del sacerdozio di Melchisedec diBrigham City, Utah; diretto da N. GeoffreyAnderson, con accompagnamento all’or-gano di Clay Christiansen: «See, the MightyAngel Flying», Hymns, 330; «Guidaci, ogrande Geova», Inni, 51, arrangiamento diWilberg, non pubblicato; «È Cristo il nostroRe!», Inni, 43; «Rischiara, Padre, questomio sentier», Inni, 58, arrangiamento diWilberg, non pubblicato.

SESSIONE ANTIMERIDIANA DI DOMENICA 1 OTTOBRE 2006Presiede: presidente Gordon B. Hinckley.Dirige: presidente Gordon B. Hinckley.Preghiera di apertura: anziano Carl B. Pratt.Preghiera di chiusura: anziano W. DouglasShumway. Inni cantati dal Coro delTabernacolo, diretto da Craig Jessop e MackWilberg, con accompagnamento all’organodi John Longhurst: «Un fermo sostegno»,Inni, 49; «Desio dell’alma», Inni, 89; «Il mioPadre celeste mi ama», Innario dei bam-bini, 16; «S’approssima il tempo», Inni, 3;«How Lovely Is Thy Dwelling Place»,Brahms, edito da Jessop; «Grati, o santi, incor cantiam», Inni, 94, arrangiamento diWilberg, non pubblicato.

SESSIONE POMERIDIANA DI DOMNICA 1 OTTOBRE 2006Presiede: presidente Gordon B. Hinckley.Dirige: presidente Thomas S. Monson.Preghiera di apertura: anziano Jay E. Jensen.Preghiera di chiusura: anziano Donald L.Staheli. Inni cantati dal Coro del Tabernacolo,diretto da Craig Jessop e Mack Wilberg, conaccompagnamento all’organo di BonnieGoodliffe e Linda Margetts: «I Saw a MightyAngel Fly», Hymns, 15, arrangiamento diWilberg, non pubblicato; «Gesù, se sol iopenso a Te», Inni, 85, arrangiamento diWilberg, non pubblicato; «Forza figli delSignor», Inni, 35; «Ti siam grati, o Signor, peril Profeta», Inni, 11, arrangiamento diWilberg, non pubblicato.

RIUNIONE GENERALE DELLA SOCIETÀ DISOCCORSO DI SABATO 23 SETTEMBRE 2006Presiede: presidente Gordon B. Hinckley.Dirige: Bonnie D. Parkin. Preghiera di aper-tura: Julie Hales. Preghiera di chiusura:Denise I. Hales. Inni cantati da un corodella Società di Soccorso dei pali di SaltLake City, Utah; diretto da ElizabethBallantyne, con accompagnamento all’or-gano di Bonnie Goodliffe: «Lodiamo ilnostro gran Signor», Inni, 45, arrangia-mento di Wilberg, non pubblicato; «When IFeel His Love», Perry, pubblicato da PrimeRecordings (assolo: Melinda Lockwood);«Beautiful Savior», Children’s Songbook, 62,arrangiamento di Wilberg, non pubblicato(flauto: Jeannine Goeckeritz; corno inglese:Bonnie Schroeder); «O Holy Jesus»,Willcocks, pubblicato da Sacred Music Press(arpa: Tamara Oswald).

DISPONIBILITÀ DELLE REGISTRAZIONIDELLA CONFERENZALe registrazioni delle sessioni della confe-renza sono disponibili in molte linguepresso i centri distribuzione, di solito entrodue mesi dopo la conferenza stessa.

DISCORSI DELLA CONFERENZA SUINTERNETPer accedere ai discorsi della conferenzagenerale su Internet nelle diverse linguepotete collegarvi al sito www.lds.org. Cliccaresu «Gospel Library» e «General Conference»,poi scegliete la lingua desiderata.

MESSAGGI PER L’INSEGNAMENTO FAMI-LIARE E L’INSEGNAMENTO IN VISITAPer quanto riguarda il messaggio per gliinsegnanti familiari e le insegnanti in visita,vi preghiamo di scegliere il discorso piùadatto alle necessità di coloro che vengonovisitati.

IN COPERTINACristo con un bambino, di Carl HeinrichBloch.

FOTOGRAFIE DELLA CONFERENZAFotografie della conferenza generale a SaltLake City di Craig Dimond, Welden C.Andersen, John Luke, Matthew Reier,Christina Smith, Les Nilsson, Scott Davis,Amber Clawson, Rod Boam, EmilyLeishman, Geoffrey McAllister e DustinFife; nelle Bahamas di Bookie Joseph; inBrasile di Laureni Fochetto; in Cambogia di Trevor Wright; in Messico di CristianBarragan e Israel Gutiérrez; nelle Filippinedi Danny Soleta e L. Carvel Whiting; inRussia di Vladimir Egorov; in Scozia di MarkFinch Hedengren; and nelle Isole Tonga diMele Nau.

Sommario della 176ma conferenza generaledi ottobre

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L IAHONA NOVEMBRE 2006 3

ORATORI ELENCATI INORDINE ALFABETICOBallard, M. Russell, 17Baxter, David S., 13Bednar, David A., 89Bowen, Shayne M., 33Cardon, Craig A., 94Christofferson, D. Todd, 46Clarke, Don R., 97Dalton, Elaine S., 31Edgley, Richard C., 72Edwards, Keith R., 99Ellis, Stanley G., 51Eyring, Henry B., 43Faust, James E., 20, 53Gibbons, Larry W., 102Hales, Robert D., 24Hinckley, Gordon B., 4, 59,

82, 107, 115Holland, Jeffrey R., 104Hughes, Kathleen H., 111Johnson, Daniel L., 35Lifferth, Margaret S., 74Merrill, A. Roger, 92Monson, Thomas S., 23,

56, 62Nash, Marcus B., 49Nelson, Russell M., 79Oaks, Dallin H., 6Oaks, Robert C., 15Packer, Boyd K., 85Parkin, Bonnie D., 108Perkins, Anthony D., 76Perry, L. Tom, 69Pieper, Paul B., 11Pingree, Anne C., 113Scott, Richard G., 40Uchtdorf, Dieter F., 37Winkel, Richard H., 9Wirthlin, Joseph B., 28

INDICE PER ARGOMENTOAlleanze, 51, 79Amore, 9, 74, 108, 115Apostasia, 79Apprendimento, 92Attrazione tra persone dello

stesso sesso, 6Autosufficienza, 115Avversità, 6, 13, 85, 99Bambini, 74Benedizioni, 35Carità, 15, 97, 113Chiamate, 17Comandamenti, 102Compassione, 108Conferenza generale, 104,

107Costanza, 13Crescita della Chiesa, 4Decima, 35Dignità, 31, 51, 53, 56, 59Dovere, 56Esempio, 11Espiazione, 6, 33, 40, 99Essere discepoli, 20Essere uomini, 46Famiglia, 9, 85Fede, 13, 35, 53, 62, 82, 115Felicità, 40, 49Fiducia, 56Gesù Cristo, 6, 15, 24, 28,

46, 69, 76, 113Guarigione, 6Integrità, 46, 72Istruzione, 59, 115Lavoro missionario, 4, 69Libero arbitrio, 89Libro di Mormon, 24Moralità, 102Morte, 28

Natura divina, 76Norme, 85, 102Obbedienza, 11, 20, 40, 97Offese, 89Onestà, 72Ordinanze, 11, 94Pace, 40, 107, 111Pazienza, 15, 89Pentimento, 31, 33, 40,

49, 113Perdono, 33, 76, 89Perseveranza, 99Piano di salvezza, 49, 69Pionieri, 82Pornografia, 6, 59Preghiera, 62, 82Profeti, 104Protezione, 74Purezza, 31Raduno d’Israele, 79Responsabilità, 46Restaurazione, 79Rettitudine, 94Risurrezione, 28Sacerdozio, 43, 51, 53, 56,

59, 94Sacrificio, 20, 82Saggezza, 17Scritture, 24, 53, 62, 92, 111Servizio, 13, 17, 43, 53, 56, 62Società di Soccorso, 115Sorellanza, 108Speranza, 28, 76Spirito Santo, 37, 92, 97, 111Spiritualità, 53Templi, 4, 9, 31Tentazioni, 49Testimonianza, 37, 62, 104Unità, 43Valore personale, 76

Novembre 2006 Vol. 39 No. 11LIAHONA 26991-160Rivista ufficiale della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni in lingua italianaPrima Presidenza: Gordon B. Hinckley, Thomas S. Monson, James E. FaustQuorum dei Dodici: Boyd K. Packer, L. Tom Perry, Russell M. Nelson, Dallin H. Oaks, M. Russell Ballard, Joseph B. Wirthlin, Richard G. Scott, Robert D. Hales, Jeffrey R. Holland, Henry B. Eyring, Dieter F. Uchtdorf, David A. BednarDirettore: Jay E. JensenConsulenti: Gary J. Coleman, Yoshihiko Kikuchi, Gerald N.Lund, W. Douglas ShumwayDirettore generale: David L. FrischknechtDirettore responsabile redazione: Victor D. CaveRedattore senior: Larry Hiller Direttore responsabile grafica: Allan R. LoyborgDirettore di redazione: R. Val JohnsonAssistente al direttore di redazione: Jenifer L. GreenwoodVice direttori: Ryan Carr, Adam C. OlsonAssistente di redazione: Susan BarrettRedazione: Christy Banz, Linda Stahle Cooper, David A.Edwards, LaRene Porter Gaunt, Carrie Kasten, Melvin Leavitt,Melissa Merrill, Michael R. Morris, Sally J. Odekirk, Judith M.Paller, Vivian Paulsen, Richard M. Romney, Jennifer Rose, Don L. Searle, Janet Thomas, Paul VanDenBerghe, JulieWardell, Kimberly Webb Caposervizio: Monica L. DickinsonDirettore marketing: Larry HillerDirettore responsabile artistico: M. M. KawasakiDirettore artistico: Scott Van KampenDirettore di produzione: Jane Ann PetersStaff artistico e produzione: Cali R. Arroyo, ColletteNebeker Aune, Brittany Jones Beahm, Howard G. Brown, Julie Burdett, Thomas S. Child, Reginald J. Christensen,Kathleen Howard, Eric P. Johnsen, Denise Kirby, Randall J.PixtonDirettore di stampa: Craig K. SedgwickDirettore di diffusione: Randy J. BensonNotizie localiFrancesca Rosa VairaVia Segantini, 35I-22046 Merone (CO)Tel. e Fax: +39 031 65 13 [email protected]:Italia: C– 13,00Svizzera: Frsv. 21.00Per nuovi abbonamenti, rinnovi, reclami e cambiamenti di indirizzo rivolgerappresentante della rivista di rione/ramo. I privati possono spedire un assegno/vaglia postale intestatoall’Ente Patrimoniale della Chiesa di Gesù Cristo dei Santidegli Ultimi Giorni, Viale Don Orione, 10, 20132 Milano.Inviateci i vostri manoscritti e le domande presso: Liahona,Room 2420, 50 East North Temple Street, Salt Lake City, UT84150-3220, USA; oppure mediante posta elettronica a [email protected]. La Liahona (un termine proveniente dal Libro di Mormon, chesignifica «bussola» o «indicatore») è pubblicata in albanese,armeno, bislama, bulgaro, cambogiano, cebuano, ceco,cinese, coreano, croato, danese, estone, figiano, finlandese,francese, giapponese, greco, haitiano, hindi, indonesiano,inglese, islandese, italiano, kiribati, lettone, lituano, malgascio,marshallese, mongolo, norvegese, olandese, polacco,portoghese, rumeno, russo, samoano, sinhala, sloveno,spagnolo, svedese, tagalog, tahitiano, tamil, tedesco, telugu, thai, tongano, ucraino, ungherese, urdu e vietnamita.(La frequenza varia da lingua a lingua).© 2006 by Intellectual Reserve, Inc. Tutti i diritti riservati. Printed in the United States of America. I testi e le immagini della Liahona possono essere riprodottiper uso occasionale, non a scopo di lucro, in chiesa o infamiglia. Le immagini non possono essere riprodotte se nelladidascalia ne è indicato il divieto. Per maggiori informazionicontattare Intellectual Property Office, 50 East North Temple Street, Salt Lake City, UT 84150, USA; e-mail: [email protected] trovare la Liahona in molte lingue in Internet sul sitowww.lds.org. Clicclando su «Gospel Library» per l'inglese e sul mappamondo per le altre lingue.For Readers in the United States and Canada: November 2006 Vol. 39 No. 11. LIAHONA (USPS 311-480) Italian (ISSN 1522-922X) is published monthly by The Church of Jesus Christ of Latter-day Saints, 50 East North Temple, SaltLake City, UT 84150. USA subscription price is $10.00 per year;Canada, $12.00 plus applicable taxes. Periodicals Postage Paidat Salt Lake City, Utah. Sixty days’ notice required for change ofaddress. Include address label from a recent issue; old and newaddress must be included. Send USA and Canadian subscriptionsto Salt Lake Distribution Center at address below. Subscriptionhelp line: 1-800-537-5971. Credit card orders (Visa,MasterCard, American Express) may be taken by phone.(Canada Poste Information: Publication Agreement #40017431)POSTMASTER: Send address changes to Salt Lake Distribution Center, Church Magazines, PO Box 26368, Salt Lake City, UT 84126-0368.

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Miei fratelli e sorelle, nelriunirci a un’altra conferenzagenerale, sono lieto di dichia-

rare che la Chiesa continua a crescerein forza e influenza. Nel 1982, venti-quattro anni fa, scrissi nel mio diario:«Per la conferenza generale di ottobreci saranno oltre trecento collegamentinel nostro servizio via satellite. Questovuol dire che ci saranno oltre trecentocentri di palo negli Stati Uniti in cui ifedeli si possono riunire per parteci-pare alla conferenza».

Sono stato informato che oraabbiamo 6.066 ricevitori satellitari

collegati in 83 paesi. Sono grato cheinsieme alla crescita in numeroabbiamo anche aumentato la nostracapacità di raggiungere e comunicarecon i Santi degli Ultimi Giorni in tuttoil mondo.

Potremmo sperare di avere piùbattesimi negli Stati Uniti e inCanada, ma questo si può dire diqualunque parte del mondo.Comunque abbiamo un grande rac-colto con membri in 160 nazioni.Dove non molto tempo fa c’eranosolo pochi santi, oggi ci sono rioni epali forti, con uomini e donne fedelie capaci come dirigenti.

Benché ci siano dei limiti allanostra possibilità di viaggiare, pos-siamo compensare con la possibilitàdata alla Prima Presidenza, ai membridei Dodici e ai Settanta di parlare a ungrande numero di pali in tutto ilmondo.

Le circostanze cambiano, ma noncambia il nostro messaggio. Noi rendiamo testimonianza al mondoche i cieli sono stati aperti, che Dio,nostro Padre eterno, e Suo Figlio, il Signore risorto, sono apparsi ehanno parlato. Offriamo la nostrasolenne testimonianza che il sacer-dozio è stato restaurato, con le

chiavi e l’autorità delle benedizionieterne.

Ultimamente abbiamo dedicato il nuovo Tempio di Sacramento, inCalifornia: il settimo in quello stato e il centoventitreesimo nel mondo.Abbiamo anche avviato i lavori per un altro tempio nella zona di Salt Lake.

Siamo lieti di annunciare che il

Rendiamotestimonianzaal mondoP R E S I D E N T E G O R D O N B . H I N C K L E Y

Il Signore sta benedicendo grandemente la Sua Chiesa, e ilnostro dovere è di fare tutto il possibile per farla avanzare.

SESSIONE ANTIMERIDIANA DI SABATO3 0 s e t t e m b r e 2 0 0 6

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restauro del Tabernacolo di Salt Lake sta progredendo secondo itempi previsti e che questo edificio,unico e meraviglioso, in primaveraospiterà di nuovo il Coro delTabernacolo per le sue trasmissionisettimanali.

La Chiesa sta intraprendendo ungrande progetto di ristrutturazioneallo scopo di proteggere la zona della

Piazza del Tempio. Il costo sarà moltoelevato, ma non sarà sostenuto con ifondi delle decime.

Comunque, la fedeltà dei nostrimembri continua ad essere dimo-strata con il pagamento della decimae delle offerte.

In pratica, posso solo dichiarareche il Signore sta benedicendo gran-demente la Sua Chiesa, e che il nostro

dovere è di fare tutto il possibile perfarla avanzare.

Dopo il coro ascolteremo i discorsidei nostri fratelli e sorelle. Nel corso diquesta grande conferenza, prego chelo Spirito del Signore possa dirigeretutto ciò che verrà detto e fatto, e cheil nostro cuore e la nostra mente sianoriempiti ad esuberanza. Nel nome diGesù Cristo. Amen. ■

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Il Salvatore disse: «Venite a me, voitutti che siete travagliati ed aggra-vati, e io vi darò riposo» (Matteo

11:28).Molti portano pesanti fardelli.

Alcuni hanno perso una persona carao si prendono cura di una personadisabile. Qualcuno è stato ferito daldivorzio. Altri anelano al matrimonioeterno. C’è chi è nella morsa disostanze o abitudini che danno assue-fazione, come l’alcol, il tabacco, ladroga o la pornografia. Taluni hannomenomazioni invalidanti di tipo fisicoo mentale. Alcuni sono attratti da per-sone dello stesso sesso. C’è chi è ter-ribilmente depresso o ha un fortesenso d’inadeguatezza. Per un verso o

l’altro, molte persone sono oppresse.A ognuno di noi il Salvatore fa que-

sto affettuoso invito:«Venite a me, voi tutti che siete

travagliati ed aggravati, e io vi daròriposo.

Prendete su voi il mio giogo edimparate da me, perch’io son man-sueto ed umile di cuore; e voi trove-rete riposo alle anime vostre;

poiché il mio giogo è dolce e il miocarico è leggero» (Matteo 11:28–30).

Le Scritture riportano molte guari-gioni degli oppressi a cura delSalvatore. Egli fece sì che i ciechivedessero, i sordi udissero, i paraliticio gli storpi guarissero, i lebbrosi fos-sero mondati, gli spiriti immondi fos-sero scacciati. Spesso leggiamo cheuna persona sanata da queste indispo-sizioni fu «completamente guarita»(vedere Matteo 14:36, 15:28; Marco6:56, 10:52; Luca 17:19; Giovanni 5:9).

Gesù fece guarire molte personefisicamente, ma non si rifiutò di aiu-tare chi cercava di essere «sanato» daaltri problemi. Matteo scrisse che Eglisanava ogni malattia ed ogni infermitàfra il popolo (vedere Matteo 4:23,9:35). Molti Lo seguivano ed Egli «li guarì tutti» (Matteo 12:15).Certamente queste guarigioni riguar-davano difficoltà emotive, mentali ospirituali. Egli li guarì tutti.

All’inizio del Suo ministero, nella

sinagoga Gesù lesse ad alta voce que-sta profezia di Isaia: «Lo Spirito delSignore è sopra di me; per questo eglimi ha unto per evangelizzare i poveri;mi ha mandato a bandir liberazione a’prigionieri, ed ai ciechi ricupero della vista; a rimettere in libertà glioppressi» (Luca 4:18). Quando Gesùdichiarò di essere venuto a adempieretale profezia, affermò espressamenteche avrebbe sanato coloro che eranoafflitti da disturbi fisici, ma avrebbeanche liberato i prigionieri, rimesso inlibertà gli oppressi e guarito i cuoriinfranti.

Il Vangelo di Luca contiene moltiesempi al riguardo. Esso racconta diuna volta quando «molte turbe si adu-navano per udirlo ed essere guaritedelle loro infermità» (Luca 5:15). Inaltre occasioni riporta che Gesù«guarì molti di malattie» (Luca 7:21) eche «guariva quelli che avean bisognodi guarigione» (Luca 9:11). Descrive,inoltre, come una gran folla prove-niente dalla Giudea, da Gerusalemmee dalla marina di Sidone venne in pia-nura «per udirlo e per esser guarit[a]»(Luca 6:18).

Quando il Salvatore apparve ai giu-sti nel Nuovo Mondo, chiamò a Sé glistorpi, i ciechi e coloro che avevanodisturbi fisici. Estese lo stesso invito acoloro che erano «afflitti in qualchemaniera» (3 Nefi 17:7). «Portateli qui»,disse, «e li guarirò» (v. 7). Il Libro diMormon racconta che la moltitudinesi fece avanti «con tutti coloro cheerano afflitti in qualche maniera» (ver-setto 9). Tra questi devono essercistati uomini affetti da ogni tipo di affli-zione fisica, emotiva o mentale, e leScritture attestano che Gesù «li guarìtutti» (versetto 9).

Il Salvatore ci insegna che nelmondo avremo tribolazioni, ma chedovremmo farci animo, perché Egliha «vinto il mondo» (Giovanni 16:33).La Sua espiazione non solo è abba-stanza potente da pagare il prezzo delpeccato, ma anche da sanare ogniafflizione terrena. Il Libro di Mormon,

Egli guarisce glioppressiA N Z I A N O D A L L I N H . O A K SMembro del Quorum dei Dodici Apostoli

Il potere di guarigione del Signore Gesù Cristo… è disponibile per ogni afflizione terrena.

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ci insegna che «Egli andrà, soffrendopene e afflizioni e tentazioni di ognispecie; e ciò affinché si possa adem-piere la parola che dice: egli prenderàsu di sé le pene e le malattie del suopopolo» (Alma 7:11; vedere anche 2 Nefi 9:21).

Egli conosce le nostre pene ed è lìper noi. Come il buon samaritanonella Sua parabola, quando ci trovaferiti a lato della via, Gesù ci fascia leferite e si prende cura di noi (vedereLuca 10:34). Fratelli e sorelle, il poteredi guarigione della Sua espiazione èper voi, per noi, per tutti.

L’onnicomprensivo potere di guarigione è invocato nelle parole del nostro inno «Oh, qual furentetempesta»:

Vedi l’angoscia, Signore,che strazia il mio cuor;ed oggi a Te, chino in dolore,salvezza io chiedo ancor.Fiumi di colpa e di male turbano il mio pensier;e s’appressa già l’onda fatale,deh, fermala, Condottier!(Inni, 63)

Possiamo guarire grazie all’autoritàdel Sacerdozio di Melchisedec. Gesù diede ai Suoi Dodici Apostoli il potere «di sanare qualunque malat-tia e qualunque infermità» (Matteo10:1; vedere anche Marco 3:15; Luca9:1–2), ed essi andarono attorno«evangelizzando e facendo guarigioniper ogni dove» (Luca 9:6; vedereanche Marco 6:13; Atti 5:16). Anche i Settanta furono mandati innanzi conil potere e l’istruzione di guarire gliammalati (vedere Luca 10:9; Atti8:6–7).

Benché il Salvatore potesse guariretutti coloro che voleva, ciò non è veroper coloro che detengono la Suaautorità sacerdotale. L’esercizio ter-reno di detta autorità è limitato dallavolontà di Colui al Quale appartiene ilsacerdozio. Di conseguenza, ci èdetto che alcuni che sono benedettidagli anziani non guariscono perché è«stabilito che muoia[no]» (DeA42:48). Similmente, quando l’apostoloPaolo chiese di essere guarito dalla«scheggia nella carne» che lo schiaf-feggiava (2 Corinzi 12:7), il Signore sirifiutò di sanarlo. Paolo in seguito

scrisse che il Signore gli aveva spie-gato: «La mia grazia ti basta, perché lamia potenza si dimostra perfetta nelladebolezza» (versetto 9). Paolo risposeobbedientemente: «Mi glorierò piut-tosto delle mie debolezze, onde lapotenza di Cristo riposi su me… perché, quando son debole, allorasono forte» (vv. 9–10).

Le benedizioni di guarigione giun-gono in molti modi, ognuno dei qualiadatto ai bisogni individuali, comeconosciuti da Colui che ci ama di più.Talvolta una «guarigione» sana lemalattie o allevia i fardelli. Altre volte,invece, siamo «guariti» ricevendo laforza, la comprensione o la pazienzadi portare i fardelli che ci sono posti.

Il popolo che seguiva Alma era prigioniero di oppressori malvagi.Quando pregò per ottenere aiuto, il Signore gli disse che alla fine loavrebbe liberato ma, nel frattempo,avrebbe alleviato i loro fardelli «cosic-ché non possiate sentirli più sullaschiena, anche mentre siete in schia-vitù; e farò ciò affinché possiate starecome miei testimoni… che io, ilSignore Iddio, conforto il mio popolo

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nelle sue afflizioni» (Mosia 24:14). Inquel caso, alle persone non furonorimossi i fardelli, tuttavia l’Eterno lerafforzò cosicché «potessero portareagevolmente i loro fardelli, ed essi sisottoposero allegramente e conpazienza a tutta la volontà delSignore» (versetto 15).

Questa stessa promessa ed effettosi applica a voi madri vedove o divor-ziate, a voi single che vi sentite soli,agli individui in difficoltà che si pren-dono cura degli altri, alla gente affettada assuefazioni e a tutti noi, qualun-que sia il nostro fardello. «Venite aCristo», dice il profeta, «e siate perfettiin Lui» (Moroni 10:32).

A volte possiamo disperare rite-nendo che i fardelli siano troppograndi. Quando sembra che nella vitastia infuriando una tempesta, pos-siamo sentirci abbandonati e gridare,come i discepoli: «Maestro, non ti curitu che noi periamo?» (Marco 4:38). Inquei momenti dovremmo ricordare laSua risposta: «Perché siete così pau-rosi? Come mai non avete voi fede?»(versetto 40).

Il potere di guarigione del SignoreGesù Cristo, sia che ci rimuova i far-delli o ci rafforzi per sostenerli evivere con loro, come l’apostoloPaolo, è disponibile per ogni afflizioneterrena.

Dopo aver tenuto a una conferenzagenerale un discorso sui mali dellapornografia (vedere «La pornografia»,Liahona, maggio 2005, 87–90), horicevuto molte lettere da personeafflitte da questa dipendenza. Alcunelettere erano state scritte da uominiche avevano vinto la pornografia. Unodi loro scrisse:

«Ci sono diverse lezioni che hoappreso venendo fuori dalle tenebredi un peccato che domina tanto intrin-secamente la vita delle persone cheirretisce: (1) È un grave problemaincredibilmente difficile da superare…(2) La risorsa di sostegno e forza piùimportante nel processo di penti-mento è il Salvatore… (3) Un intenso

studio quotidiano delle Scritture, un’a-dorazione regolare al tempio, comepure una partecipazione seria e medi-tativa all‘ordinanza del sacramentosono tutti elementi indispensabili nelvero processo di pentimento. Ciò,ritengo, perché tutte queste attivitàservono ad approfondire e a rafforzareil rapporto di una persona con ilSalvatore, la comprensione del Suosacrificio espiatorio e la fede nel Suopotere di guarigione» (lettera datata24 ottobre 2005).

Il Salvatore disse: «Venite a me… evoi troverete riposo alle anime vostre»(Matteo 11:28–29). Quell’uomooppresso si rivolse al Salvatore, e cosìpossiamo fare noi.

Una donna, il cui matrimonio eraminacciato dalla dipendenza delmarito dalla pornografia, scrisse comeella gli stette accanto per cinque lun-ghi anni, sino a quando, come scrisse,«grazie al dono della gloriosa espia-zione del nostro prezioso Salvatore ea ciò che Egli mi ha insegnato sul per-dono, [mio marito] alla fine è libero,ed io pure». Non necessitando la puri-ficazione dal peccato, ma cercandosoltanto la liberazione di una personacara dalla prigionia, ella diede questoconsiglio:

«Comunicate con il Signore… Egliè il vostro migliore amico! Egli cono-sce il vostro dolore perché lo ha giàprovato per voi. Egli è pronto a por-tare quel fardello: confidate in Luiabbastanza da deporlo ai Suoi piedi eda consentirGli di portarlo per voi.L’angoscia sarà allora rimpiazzata nelprofondo della vostra anima dallaSua pace» (lettera datata 18 aprile2005).

Un uomo scrisse a un’Autoritàgenerale come il poteredell’Espiazione lo aveva aiutato con il suo problema di attrazione verso lo stesso sesso. Egli era stato scomu-nicato per aver commesso gravi trasgressioni che avevano violato le alleanze del tempio e le responsa-bilità verso i figli. Dovette sceglierese cercare di vivere secondo ilVangelo oppure se continuare su una strada contraria ai Suoi insegnamenti.

«Sapevo che sarebbe stato diffi-cile», scrisse, «ma non mi ero resoconto di ciò che avrei dovuto pas-sare». La lettera descrive il vuoto, la solitudine e il dolore incredibileche provò nella propria anima neltentativo di ritornare sulla retta via.Pregò con fervore per ottenere ilperdono, talvolta per ore. Fu soste-nuto dalla lettura delle Scritture, dall’amicizia di un vescovo affettuosoe dalle benedizioni del sacerdozio.Ciò che però alla fine fu determi-nante fu l’aiuto del Salvatore. Eglispiegò:

«[Fu] solo grazie a Lui e alla Suaespiazione… Ora provo una gratitu-dine immensa. A volte il dolore eraquasi superiore a quanto potessisopportare, tuttavia era tanto pic-colo paragonato a quello che Eglisoffrì. Dove una volta nella mia vitac’erano le tenebre, ora c’è amore egratitudine».

Egli continuò: «Alcuni professanoche è possibile cambiare e che la tera-pia è l’unica risposta. Essi hannograndi conoscenze in materia e hanno

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moltissimo da offrire a coloro chesono in difficoltà… tuttavia temo che nel processo si dimentichino dicoinvolgere il Padre celeste. Se uncambiamento deve avvenire, avverràsecondo la volontà di Dio. Temo, inol-tre, che molte persone concentrino la loro attenzione sulle cause [dell’at-trazione allo stesso sesso]… Nonoccorre stabilire perché ho [questoproblema]. Non so se sono nato conesso o se i fattori ambientali vi hannocontribuito. Il fatto è che nella vita hoquesta difficoltà e ciò che conta èquello che farò da ora in poi alriguardo» (lettera datata 25 marzo2006).

Le persone che scrissero questelettere sanno che l’espiazione di GesùCristo e la «guarigione» che offrefanno molto di più che fornire la possibilità di pentirci dei peccati.L’Espiazione ci fornisce anche la forzadi sopportare «pene e afflizioni e ten-tazioni di ogni specie», perché ancheil Salvatore prese su di Sé «le pene ele malattie del suo popolo» (Alma7:11). Fratelli e sorelle, se la vostrafede e le preghiere e il potere delsacerdozio non vi guariscono da unproblema, il potere dell’Espiazionesicuramente vi darà la forza di portareil fardello.

«Venite a me, voi tutti che siete travagliati ed aggravati», disse ilSalvatore, «e io… darò riposo [alleanime vostre]» (Matteo 11:28–29).

Nel lottare con le difficoltà terrene,prego per ognuno di noi, come il profeta Mormon pregò per il figlioMoroni: «Possa Cristo elevarti, e possano le sue sofferenze e la suamorte… e la sua misericordia e longa-nimità, e la speranza della sua gloria edella vita eterna rimanere per semprenella tua mente» (Moroni 9:25).

Rendo testimonianza di GesùCristo, il nostro Salvatore, che invitatutti noi a venire a Lui e ad essere per-fetti in Lui. Egli fascerà le nostre feritee guarirà gli oppressi. Nel nome diGesù Cristo. Amen. ■

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Come ha appena detto il presi-dente Hinckley, il 123° tempiodella Chiesa di Gesù Cristo dei

Santi degli Ultimi Giorni è stato recen-temente dedicato dal presidenteHinckley a Sacramento, in California.Questo bel tempio serve più di ottan-tamila meravigliosi ed entusiasti mem-bri della Chiesa di Sacramento e dellezone circostanti. Oltre centosessan-tottomila persone hanno visitato iltempio durante l’apertura al pubblico.A loro è stato detto che i fedeli pos-sono avvicinarsi di più al SalvatoreGesù Cristo in questi edifici magnificiche in qualsiasi altro posto delmondo. I santi sanno che grazie a Lui

possono trovare, sia come individuisia come famiglie, la pace e la spe-ranza che li sostiene nel mondo trava-gliato di oggi.

Quando vi recate al tempio, amatepoi la vostra famiglia ancora più pro-fondamente di quanto non abbiatefatto prima. Il tempio riguarda le fami-glie. Quando io e mia moglie Karenabbiamo servito di più al tempio, èaumentato il nostro amore reciprocoe quello per i figli. Ma non finisce qui:l’amore si estende ai genitori, ai fra-telli, agli zii, ai cugini, agli antenati e,soprattutto, ai nipoti! Questo è lo spi-rito di Elia, lo spirito del lavoro genea-logico, e quando è ispirato dalloSpirito Santo spinge a volgere il cuoredei padri ai figli e il cuore dei figli aipadri. Grazie al sacerdozio i coniugisono suggellati insieme e i figli sonouniti ai genitori per l’eternità, cosic-ché la famiglia è eterna e non si sepa-rerà alla morte.

Quando io e mia moglie eravamogiovani e i figli erano piccoli, li invi-tammo a memorizzare gli Articoli diFede. Il premio, o ricompensa, peraverli imparati tutti era un’uscitaserale con papà. Siamo stati contentiche i nostri tre figli maggiori ci riusci-rono. Quando il figlio di sette anniimparò a memoria tutti e tredici gli Articoli di Fede, ci sedemmo per

Il tempio riguardale famiglieA N Z I A N O R I C H A R D H . W I N K E LMembro dei Settanta

Quando vi recate al tempio, amate poi la vostra famigliaancora più profondamente di quanto non abbiate fatto prima.

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scegliere una sera e un’attività cheavremmo potuto fare insieme. Erotanto preso con il lavoro, le attivitàsociali e le responsabilità ecclesiasti-che che non potevo dedicare a miofiglio una sera per circa due setti-mane. Egli rimase assai deluso.Scoprii, tuttavia, che nella città in cuivivevamo c’era un bowling apertotutta la notte. Scegliemmo immediata-mente una data e decidemmo d’ini-ziare la nostra attività alle 5 delmattino. Il piano prevedeva che cisvegliassimo alle 4, facessimo cola-zione e poi andassimo al bowling incentro città.

Quando arrivò il giorno, sentii chea notte fonda qualcuno mi scuotevauna spalla. Mentre cercavo di apriregli occhi, udii mio figlio che mi chie-deva: «Papà, è ora?» Guardai la sveglia:erano solo le 2:00 di notte!

«Torna a dormire», gli dissi, «Non èancora ora».

Un’ora dopo si ripeté la stessacosa: «Papà, papà, adesso è ora?»

Dopo averlo rimandato per laseconda volta a letto, non potei fare ameno di avvertire il suo entusiasmo.

Alle 4:00 poi ci alzammo, man-giammo qualcosa e ci avviammo albowling. Trascorremmo un momentomeraviglioso.

Vorrei poter affermare di aver fattoregolarmente attività memorabilicome quella con tutti i figli, ma nonposso. Sono uno di quei genitori chespesso vorrebbe tornare indietro ecambiare alcune cose.

Come voi, non voglio perderealcuno dei miei figli. Desidero essereper sempre insieme con tutta la miafamiglia. Il tempio ci fornisce un’ulte-riore speranza di perpetuare e dimigliorare i nostri rapporti anchedopo questa vita. Il suggellamento neltempio ci promette anche altre bene-dizioni.

«Il profeta Joseph Smith disse, enon predicò mai dottrina più confor-tante, che il suggellamento eterno deifedeli genitori e le divine promesse

fatte loro per il valoroso servizio pre-stato nella causa della verità, salverànon soltanto essi stessi, ma anche iloro posteri. Anche se alcune peco-relle possono allontanarsi, l’occhiodel Pastore è su di loro, e prima o poiesse sentiranno la mano della DivinaProvvidenza che le raggiunge e leriporta nel gregge. In questa vita o in quella a venire, essi torneranno.Dovranno pagare il loro debito con lagiustizia; dovranno soffrire per i loropeccati, dovranno forse percorrere unsentiero pieno di spine; ma se questo,come nel caso del figliuol prodigopentito, li condurrà alla fine a casa daun padre affettuoso e pronto a perdo-nare, allora la dolorosa esperienzanon sarà stata inutile».1

Questa dichiarazione non è inco-raggiante per i genitori i cui figli sonosuggellati a loro?

Consideriamo alcune altre benedi-zioni che porta il tempo. La Casa del Signore è un rifugio dal mondo.Durante l’apertura al pubblico che hapreceduto la dedicazione del tempio,i santi di Sacramento hanno spiegatoai visitatori: «Qualche volta la nostramente è così oberata dai problemi evi sono tante cose che richiedono lanostra attenzione tutte allo stessotempo, che non possiamo pensarechiaramente… Nel tempio le distra-zioni sembrano scomparire, la neb-bia e la foschia sembrano disperdersie possiamo ‹vedere› cose che primanon eravamo in grado di percepire».2

In particolare, la sala celeste neltempio è un luogo di pace, tranquil-lità e bellezza. È un porto sicuro doveuna persona può riflettere, ponde-rare, pregare, meditare e sentire l’amore del Padre celeste e delSalvatore. Quando ponderiamo emeditiamo nel tempio, i nostri pen-sieri in maniera spontanea vanno aimembri della nostra famiglia.

In II Samuele 22:7 leggiamo leparole di Davide: «Nella mia distrettainvocai l’Eterno, e gridai al mio Dio.Egli udì la mia voce dal suo tempio, e

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il mio grido pervenne ai suoi orecchi».Il tempio è un luogo di rivelazionepersonale che porterà delle benedi-zioni nella nostra intendenza.

Il presidente Hinckley ci ha spie-gato che «proprio come il nostroRedentore diede la vita come sacrifi-cio vicario per tutti gli uomini, e cosìfacendo diventò il nostro Salvatore,così noi, in misura minore, quando ciimpegnamo nel lavoro di procura neltempio, diventiamo come dei salva-tori per coloro che si trovano dall’al-tra parte del velo e che non hannomodo di avanzare a meno che qual-cuno sulla terra non faccia qualchecosa in loro favore».3

Questo è un servizio importanteche rendiamo perché i nostri fratelli esorelle defunti vengono letteralmentelegati a noi.

Il tempio è un luogo per conoscereil Padre e il Figlio. È un luogo dovesentiamo la presenza divina. Il profetaJoseph Smith fece questa supplica: Iovi esorto tutti… a frugare sempre piùa fondo nei misteri della [divinità]».4

Dove dobbiamo cercare? Nella Casa di Dio.

Possiamo noi diventare un popoloche va al tempio e che ama il tempio.Vi attesto che il tempio riguarda lefamiglie. Attesto inoltre che nel tem-pio tutto testimonia di Gesù Cristo. Lìsentiamo il Suo esempio d’amore e diservizio. Il tempio è la Sua santa casa.So che Egli è il Figlio di Dio, il nostroSalvatore e Redentore, il nostroMediatore e Avvocato presso il Padre.Egli ci ama e desidera che la nostrafamiglia sia felice e unita per sempre.Egli vuole che tutti noi siamo attivi nelSuo tempio.

Nel nome di Gesù Cristo. Amen. ■

NOTE1. Orson F. Whitney, Conference Report,

aprile 1929, 110.2. Boyd K. Packer, «Il sacro tempio», La Stella,

giugno 1992, 23; Ensign, febbraio 1995, 36.3. Discourses of President Gordon B.

Hinckley, Volume 2: 2000–2004 (2005),265.

4. History of the Church, 6:363.

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Un po’ di giorni fa, a cena con lafamiglia, si parlava dei discorsi.Clarissa, la nostra figlia di tre-

dici anni, stava preparando un di-scorso per la riunione sacramentalenel nostro Ramo a Mosca ed era unpo’ nervosa. La rassicurai dicendoleche sarebbe andato tutto bene e,mostrandomi un po’ in apprensioneio stesso, sottolineai il fatto chealmeno lei non avrebbe dovuto par-lare alla conferenza generale davantia migliaia di persone. Clarissa midiede qualche consiglio: «Andrà tuttobene, papà. Fai finta di essere in ungrande ramo». Fratelli e sorelle, voi

siete davvero un grande ramo.Stamani ho scelto di parlare a

coloro che rappresentano la primagenerazione nella Chiesa di GesùCristo dei Santi degli Ultimi Giorni.Voi siete i primi nella vostra famigliaad aver ascoltato e deciso di accettareil messaggio che il vangelo di GesùCristo è stato restaurato sulla terra ainostri giorni con profeti, veggenti erivelatori viventi. Vi siete umiliati,avete esercitato fede e vi siete pentitidi tutti i vostri peccati prendendo sudi voi il nome di Gesù Cristo grazie albattesimo per immersione e avetericevuto il dono dello Spirito Santo.1

Essendo stati i primi nella vostra fami-glia ad accettare il Vangelo, sietediventati la prima generazione, unagenerazione eletta attraverso cui legenerazioni passate, presenti e futurepossono essere benedette.2

Essere la prima generazione dimembri della Chiesa non è semprefacile. Camminerete là dove nessunaltro componente della vostra fami-glia ha mai camminato. La vostrasituazione può essere difficile.Potreste avere pochi amici o parenti,o addirittura nessuno, che vi capi-scono e sostengono. A volte potresteessere scoraggiati e chiedervi se nevale la pena. Il mio scopo questa mat-

La primagenerazioneA N Z I A N O PA U L B . P I E P E RMembro dei Settanta

Essendo stati i primi nella vostra famiglia ad accettare ilVangelo, siete diventati la prima generazione, unagenerazione eletta attraverso cui le generazioni passate,presenti e future possono essere benedette.

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tina è assicurarvi che ne vale la pena.La prima generazione di membri è

molto importante per la Chiesa e perla loro famiglia. Sapevate che i membridi prima generazione costituisconooltre la metà dei fedeli della Chiesa?3

Forse è dagli inizi della Chiesa che imembri di prima generazione nonrappresentano una percentuale tantoalta come quella di oggi. La vostra fedee testimonianza sono una grande forzae benedizione per gli altri. Grazie a voicomprendiamo più profondamente iprincipi del Vangelo e la nostra testi-monianza è rafforzata.

Date grande forza alla Chiesaquando utilizzate la vostra testimo-nianza, i vostri talenti, capacità, forzeed energie per edificare il regno neivostri rioni e rami. Siete un grandeesempio nella condivisione delVangelo, nello svolgere missioni, man-dare i vostri figli in missione e dare ilbenvenuto ai nuovi convertiti. Aiutategli altri con gentilezza, sollevandoli ebenedicendoli grazie al vostro servizioispirato. Molto di quanto viene svoltonella Chiesa non potrebbe esserefatto senza il vostro impegno.

Ma ancora più importante è ilposto che occupate, in quanto mem-bri di prima generazione, per la vostrafamiglia. Siete un esempio per lavostra famiglia di cosa vuol dire essereun vero discepolo di Gesù Cristo. Cheessi appartengano alla Chiesa oppureno, vivendo il Vangelo, coloro che visono attorno sentono l’amore delSalvatore grazie a voi. Sanno che sieteimpegnati in qualcosa di buono,anche se non lo comprendono o nonhanno abbastanza fede per accettarlo.Siate pazienti e gentili, pregate ognigiorno per sapere come potete ren-dere loro servizio e il Signore vi aiu-terà e vi benedirà perché possiateavere un’influenza positiva sulla vostrafamiglia. Rimanendo costantementebuoni e giusti, sarete un esempio difedeltà e rettitudine. Questo compor-tamento trasformerà la vostra vita, masoprattutto diventerà un esempio perla vostra famiglia e posterità.

In quanto prima generazione, sieteanche la chiave per aprire le benedi-zioni del Signore ai membri dellavostra famiglia che sono morti senzapoter ascoltare il Vangelo e ricevere le

ordinanze di salvezza. Avete la possibi-lità e il privilegio di iniziare questolavoro per loro. Aspettano con ansiache voi li troviate e vi aiuteranno nellevostre ricerche. Una volta identificati,la vostra vita degna vi permetterà diandare al tempio e celebrare per lorole ordinanze essenziali. Queste ordi-nanze vi legheranno ai vostri antenatie porteranno grande potere spiritualenella vostra vita.

Poiché siete membri di primagenerazione, ogni vostra decisione èimportante. Decisioni che possonosembrare piccole e insignificantiavranno una grande influenza sullegenerazioni passate e future, e su voistessi. A un giovane membro dellaChiesa di prima generazione, Chris, fuofferta una bevanda alcolica al lavoro,il giorno dopo il suo battesimo. Tutti isuoi amici erano presenti e stavanobevendo. Sentiva una grande pres-sione. Nessuno, tranne lui, sapeva che il giorno prima era stato battez-zato e che aveva fatto delle promesseal Signore. Decise di non bere e fu disprezzato. In seguito, riflettendo sull’accaduto, scrisse: «Sono già qua-rant’anni che ho fatto quelle pro-messe [al battesimo] e in verità possodire di aver… rispettato la Parola diSaggezza… Credo che se avessi accet-tato quel bicchiere, forse non sareimai stato capace di obbedire allaParola di Saggezza».4

Ma Chris mantenne le promessefatte al battesimo. In seguito incontròe sposò un fedele membro dellaChiesa. Insieme hanno cresciuto nelVangelo otto figli. Ora, dopo sei gene-razioni, i suoi discendenti fedeli sonocentinaia. Dozzine hanno svolto mis-sioni e hanno fatto conoscere ilVangelo ad altri. Il suo lavoro genealo-gico ha offerto le benedizioni delVangelo ad altre centinaia di anime.Una piccola decisione nella primagenerazione è stata importante permigliaia di persone.

Riuscite a vedere perché la primagenerazione è così importante? Capite

Una famiglia arriva nella casa di riunione nelle Filippine.

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la posizione in cui siete e la buonainfluenza che potete avere? Non sotto-valutate chi siete e il potere che avetesugli altri. Satana sa chi siete e faràtutto il possibile per spingervi a faredelle scelte sbagliate. A volte, no-nostante facciamo del nostro meglio,tutti commettiamo degli errori. Per for-tuna, il Padre celeste ha preparato unmodo in cui possiamo riparare grazieal pentimento e alla fede nell’espia-zione del Suo Figliolo. Non scoraggia-tevi se fate degli errori. Il pentimento ela perseveranza sono forse le qualitàpiù importanti da sviluppare nellaprima generazione. Siate pazienti econtinuate ad essere obbedienti.

Nella Chiesa leggiamo e parliamomolto dei pionieri agli albori dellaChiesa. Erano membri di prima genera-zione, proprio come voi. Vissero ognigiorno incontrando problemi nellafamiglia, nel lavoro e nella fede. Visserouna vita buona e ordinaria, e furonofedeli nel servire la Chiesa e benedirela loro famiglia. Quando caddero, sirisollevarono e andarono avanti. Ora,quelli di noi che sono i loro discen-denti riguardano a loro con riverenza e gratitudine per la loro fedeltà.

Il loro retaggio può essere anchevostro, in quanto siete membri diprima generazione come loro. Siatefedeli, aiutate il prossimo, benedite lavostra famiglia e fate le giuste scelte.Voi siete la prima generazione, unagenerazione scelta per benedire gene-razioni passate, presenti e future. Virendiamo onore; le generazioni delpassato e del futuro vi renderannoonore; ma soprattutto, Dio vi onoreràper essere stati fedeli in quanto primagenerazione. Nel nome di GesùCristo. Amen. ■

NOTE1. Vedere Articoli di fede 1:4; DeA 20:37.2. Vedere 1 Pietro 2:9.3. Secondo il Dipartimento membri e statisti-

che della Chiesa, a luglio 2006 i membri diprima generazione costituiscono il 64 per-cento dei membri della Chiesa.

4. History of Heinrich Friedrich ChristianPieper and Emma Frieda Alber and TheirFamily (1987), 29.

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T rentanove anni fa, due dei mis-sionari del Signore bussaronoalla porta della mia famiglia a

Glasgow, in Scozia. Fummo profonda-mente colpiti dalla loro luminosità,umiltà e fede. Ogniqualvolta essierano nella nostra casa provavamoamore e pace. Era un sentimento dipura bontà.

Il loro insegnamento era perso-nale, sincero e familiare. Noi sen-timmo semplicemente che era vero.Alcune settimane dopo, fummo bat-tezzati e confermati; subito fummoaccolti con amicizia e gentilezza daimembri e dai dirigenti della nostranuova famiglia della Chiesa.

Così ebbe inizio un viaggio nelVangelo che ha arricchito e benedettoogni aspetto della nostra vita, por-tando un sentimento profondo ecostante di pace, scopo e guida. Conla speranza di essere d’aiuto a coloroche sono nuovi membri della Chiesa,oggi condividerò tre principi fonda-mentali del Vangelo acquisiti lungo ilcammino.

Il primo principio, è il potere moti-vante e plasmante della fede in GesùCristo. Questa fede è come ossigenospirituale. Se permettiamo alla fede dipenetrare liberamente dentro di noi,essa risveglierà e vivificherà i nostrisensi spirituali. Essa soffierà la vitanella nostra anima.

All’aumentare della fede, dive-niamo più ricettivi ai suggerimentidello Spirito. Le nostre menti vengonoilluminate, il nostro battito spiritualeaumenta e i cuori vengono toccati.

La fede alimenta la speranza. Lanostra prospettiva cambia; la nostravisione diviene più nitida. Iniziamo acercare il meglio, non il peggio, nellavita e negli altri. Otteniamo un piùprofondo senso dello scopo e delsignificato della vita. La disperazionelascia il posto alla gioia.

Una tale fede è un dono celeste,ma essa può essere ricercata e colti-vata. Come suggerito dal nostro Bible

Fede, servizio e costanzaA N Z I A N O D AV I D S . B A X T E RMembro dei Settanta

Nel coltivare la nostra fede, crescere attraverso il servizio erimanere costanti e fedeli nonostante ciò che accadrà,sentiremo l’amore del Salvatore.

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Dictionary, spesso, «la fede si accendeascoltando la testimonianza di coloroche hanno fede».1 La fede vienequindi nutrita se permettiamo a noistessi di credere. Come ogni altravirtù, la fede si rafforza mettendola inpratica; vivendo ed agendo come se lanostra fede fosse già profonda. Lafede è il risultato di desideri retti, delcredere e dell’obbedienza.

Simile è l’esempio nel Libro diMormon, del padre di re Lamoni cheudì la testimonianza di Aaronne, e chefu disposto a credere e ad agire, tantoda pronunciare in umile preghiera:«…e se vi è un Dio, e se tu sei Dio,voglia tu farti conoscere da me, e ioabbandonerò tutti i miei peccati perconoscerti… ».2

Lo stesso può accadere a noi sepermettiamo allo spirito della testi-monianza di toccare il nostro cuore,credendo, desiderando, meditando ericercando: ossia mentre coltiviamo lanostra fede.

Secondo, noi cresciamo servendo.Il presidente George Albert Smithinsegnò: «Non è ciò che riceviamoche arricchisce la nostra vita, ma ciòche diamo».3

Il servizio disinteressato è un fanta-stico antidoto contro i mali che deri-vano dall’epidemia universale diindulgenza verso se stessi. Alcunidiventano acidi o ansiosi quando sem-bra che a loro non venga data abba-stanza attenzione, quando invece laloro vita sarebbe tanto arricchita sesolo prestassero più attenzione aibisogni degli altri.

La risposta sta nell’aiutare a risol-vere i problemi di coloro che ci cir-condano, invece di preoccuparci deinostri. Vivere per alleviare i fardellianche quando noi stessi ci sentiamooppressi. Spingere con la spalla ilcarro invece di lamentarci perché cisembra che i carri della vita ci stianosorpassando.

Espandere la nostra anima nel ser-vizio ci aiuta a elevarci al di sopradelle nostre preoccupazioni, dubbi

e difficoltà. Quando utilizziamo lenostre energie per alleviare i fardellialtrui, accade qualcosa di miracoloso.I nostri fardelli diminuiscono.Diventiamo più felici. La nostra vitadiviene più interessante.

Terzo, essere discepoli non cigarantisce l’esenzione dalle tempestedella vita. Persino mentre cerchiamodi trovare attentamente e fedelmentela via lungo il sentiero stretto ed angu-sto, incontreremo difficoltà e ostacoli.Vi sono giorni, forse addirittura mesied anni, nei quali la vita è semplice-mente difficile. Proviamo la nostraparte di avversità, dolori, solitudine,sofferenze e afflizioni. A volte ci sem-bra di ricevere un po’ di più di quantoci spetta.

Cosa fare quando le avversità ci col-piscono? Esiste solo una cosa da fare.Rimanere fermi e sopportarle.Rimanere saldi, costanti e fedeli. Lavera tragedia durante le trombe d’ariadella vita avviene quando permettiamoloro di allontanarci dal giusto corso.

In questi momenti di crisi e diffi-coltà alcuni scelgono di abbandonarela fede proprio nel momento in cuiv’è maggior bisogno di abbracciarla.

La preghiera viene ignorata nel pre-ciso istante in cui dovrebbe essereintensificata. La virtù viene allontanatasenza interesse quando occorretenerla in gran conto. Dio vienedimenticato con quella paura troppoumana, ma errata, che sia stato Lui adimenticare noi.

La verità è che la nostra sola sal-vezza, la nostra sola sicurezza, la solasperanza è di aggrapparci a ciò che èbuono. Quando le brume tenebroseci circondano, ci perdiamo solo sedecidiamo di abbandonare la verga diferro, che è la parola di Dio.

La parabola del Salvatore riguardoall’uomo che costruì la sua casa sulla roccia è importante proprioperché essa illustra che le difficoltàdella vita si abbatterono anche sul-l’uomo saggio. Le piogge caddero, i venti soffiarono, le acque si alza-rono. Tuttavia, egli sopravvisse atutto perché aveva costruito su fondamenta sicure e, cosa ancorapiù importante, egli ci rimasequando la tempesta arrivò.

Nella sua descrizione del progressodi un discepolo o di un pellegrino,John Bunyan scrisse:

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Chi desidera vedere il vero valore, lo cerchi qui;

Qui una persona sarà costante,Non importa quali difficoltà

sorgano;Non vi sarà scoraggiamentoChe metterà in dubbioIl suo intento dichiaratoDi essere un pellegrino.4

L’apostolo Paolo avvertì i Colossesidi «persevera[re] nella fede, fondati esaldi, e non esse[re] smossi dalla spe-ranza dell’Evangelo che ave[vano]udito».5

Ai Corinzi giunse questa possentetestimonianza:

«Noi siamo tribolati in ognimaniera, ma non ridotti all’estremo;perplessi, ma non disperati:

perseguitati, ma non abbandonati;atterrati, ma non uccisi».6

Che cosa rese possibile una taleprospettiva? Paolo individuò laragione: «Perché l’Iddio che disse:Splenda la luce fra le tenebre, è quelche risplendé ne’ nostri cuori affin-ché noi facessimo brillare la lucedella conoscenza della gloria di Dio che rifulge nel volto di GesùCristo».7

Rendo testimonianza che colti-vando la nostra fede, crescendo grazieal servizio e rimanendo costanti efedeli nonostante ciò che accadrà,sentiremo l’amore del Signore.Poniamo noi stessi nella posizione incui possiamo accedere alla portata ealla profondità delle benedizionidell’Espiazione. Da membri diven-tiamo discepoli. Veniamo rafforzati,purificati, rinvigoriti e guariti spiritual-mente ed emotivamente.

Di questo sono testimone nelnome di Gesù Cristo. Amen. ■

NOTE1. Bible Dictionary, «Faith», 669.2. Alma 22:18.3. Conference Report, aprile 1935, 46.4. The Pilgrim’s Progress (1997), 295.5. Colossesi 1:23.6. 2 Corinzi 4:8–9.7. 2 Corinzi 4:6.

L IAHONA N OVEMBRE 2 0 0 6 15

Sono molto grato per le Scritturemoderne riguardo alle virtù cri-stiane fondamentali.

Il Libro di Mormon ci permette dicomprendere il rapporto esistente trala pazienza e la carità. Dopo aver spie-gato che se un uomo «non ha carità,non è nulla; pertanto deve necessaria-mente avere carità», Mormon prose-gue indicando i tredici elementi dellacarità, o puro amore di Cristo. Trovoalquanto interessante che quattro deitredici elementi di questa virtù «indi-spensabile» riguardino la «pazienza»(vedere Moroni 7:44–45).

Anzitutto, «la carità tollera a lungo».

Questo è il vero significato dellapazienza. Un altro aspetto di questaqualità è che «la carità non si lasciaprovocare facilmente», come pure«resiste a tutte le cose». Infine, lacarità «sopporta tutte le cose»esprime certamente pazienza (Moroni7:45). Questi elementi di base eviden-ziano che se la pazienza non adorna lanostra anima, siamo seriamente man-canti per quanto riguarda un caratteresimile a quello di Cristo.

Nella Bibbia, Giobbe è un esempioclassico della pazienza. Nonostantestesse per perdere il suo enormeimpero, compresi i suoi figli, e graziealla sua fede inesauribile, Giobbe fu ingrado di proclamare: «L’Eterno hadato, l’Eterno ha tolto; sia benedettoil nome dell’Eterno». Per la durata ditutte le sue tribolazioni e dolore, «…Giobbe non peccò e non attribuì aDio nulla di mal fatto» (Giobbe1:21–22).

Spesso sentiamo chi si trova in dif-ficoltà chiedersi scioccamente: «Comepuò Dio farmi questo?» quando inrealtà essi dovrebbero pregare perricevere la forza di «resistere» e «sop-portare tutte le cose».

Gli esempi scritturali più significa-tivi sulla pazienza provengono dallavita di Gesù Cristo. La sofferenza e la

Il potere dellapazienzaA N Z I A N O R O B E R T C . O A K SMembro della Presidenza dei Settanta

La pazienza può essere considerata come la virtùfondamentale, che permette la crescita e il rafforzamento di altre virtù, come le virtù del perdono, della tolleranza e della fede.

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tolleranza di Cristo è meglio dimo-strata durante quella dolorosa sera nelGetsemani quando, nella sua agoniaespiatoria, Egli disse: «Padre mio, se èpossibile, passi oltre me questo calice!Ma pure, non come voglio io, macome tu vuoi» (Matteo 26:39). Egliveramente soffrì, resistette e sopportòtutte le cose.

Mentre si trovava inchiodato allacroce sul Calvario, Cristo perseverònel suo perfetto esempio di pazienzapronunciando le straordinarie parole:«Padre, perdona loro, perché nonsanno quello che fanno» (Luca 23:34).

Questi esempi di pazienza diven-tano più significativi per noi se consi-deriamo la difficile ammonizione chesi trova in 3 Nefi: «Dunque, che sortadi uomini dovreste essere? In verità,io vi dico: Così come sono io» (3 Nefi27:27).

Molti versetti descrivono l’impor-tanza della pazienza. Ve ne menzionoalcuni:

«Sia ogni uomo pronto ad ascol-tare, tardo al parlare, lento all’ira»(Giacomo 1:19).

«Nondimeno il Signore ritieneopportuno castigare il suo popolo; sì,egli mette alla prova la sua pazienza ela sua fede» (Mosia 23:21).

In Mosia, Re Beniamino ci istruisceche, fino a quando non ci sottomette-remo ai suggerimenti dello SpiritoSanto tramite la nostra pazienza edaltre virtù, noi saremo uomini naturalinemici di Dio (vedere Mosia 3:19).

Joseph Smith affermò che «lapazienza è paradisiaca» (History of theChurch, 6:427).

La pazienza è così importante dameritare le nostre considerazioni ericerche? Lo è certamente, se noi cer-chiamo di evitare l’umiliante classifica-zione di essere «nulla» usata peridentificare coloro che non possede-vano la carità; se desideriamo esseremeno l’uomo naturale nemico di Dio;se vogliamo diventare esseri celesti e«simili a Cristo».

L’uomo naturale e impaziente si

trova ovunque. Ne constatiamo la suamanifestazione tramite i notiziari cheriferiscono di genitori, che presi da un impeto d’ira, maltrattano un lorobambino, fino alla morte. Sulle nostrestrade, incidenti causati da impa-zienza al volante oppure dalla rabbiadi automobilisti infuriati provocanoincidenti violenti e a volte fatali.

Meno drammatici ma molto piùcomuni sono gli eccessi d’ira e leparole dure pronunciate a causa dilunghe file agli sportelli, interminabilitelefonate in cui vogliono venderciqualcosa o bambini riluttanti a obbe-dire alle nostre istruzioni. Alcuni diquesti esempi vi suonano familiari?

Per fortuna, anche se meno rac-contate ma meravigliose da conside-rare, sono le storie di coloro chehanno dimostrato grande pazienza.

Di recente, ho partecipato al funeraledi un amico di lunga data. Suo figlioraccontò una bellissima storia sullapazienza dei genitori. Quando il figlioera giovane, suo padre era il proprie-tario di una concessionaria di motoci-clette. Un giorno ricevettero unaspedizione di nuove motociclette luc-cicanti e le allinearono nel negozio. Ilragazzo fece ciò che piacerebbe fare aun qualsiasi ragazzo e s’arrampicòsulla moto più vicina. La mise persinoin moto. Poi, quando si sentì abba-stanza soddisfatto, saltò giù.Costernato, osservò la moto cadereaddosso a quella vicina. Poi, una dopol’altra, caddero tutte a effetto domino.Suo padre, incuriosito dalla confu-sione, si affacciò da dietro lo scom-parto dove stava lavorando.Sorridente disse: «Figlio mio, saràmeglio ripararne una e poi venderla,per poter pagare le altre».

La risposta del mio amico rappre-senta la pazienza dei genitori.

La pazienza può essere consideratacome la virtù fondamentale, che per-mette la crescita e il rafforzamento dialtre virtù, come le virtù del perdono,della tolleranza e della fede. QuandoPietro chiese a Cristo quante volte egliavrebbe dovuto perdonare suo fra-tello, Cristo rispose: «Settanta voltesette », invece delle sole sette volteproposte da Pietro (vedere Matteo18:21–22). Perdonare settanta voltesette richiede sicuramente unagrande pazienza.

L’anziano Neal A. Maxwell unì lapazienza alla fede quando insegnò:«La pazienza è molto legata alla fedenel nostro Padre celeste. A dire ilvero, quando siamo troppo impa-zienti, suggeriamo che noi cono-sciamo ciò che è meglio, più diquanto Dio possa conoscere.Quantomeno, asseriamo che la nostratabella di marcia è migliore della Sua»(«Patience», Ensign, ottobre 1980, 28).

La nostra fede può crescere solo sesiamo disposti ad attendere paziente-mente che gli scopi e gli schemi di

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Dio siano svelati nella nostra vita,secondo la Sua tabella di marcia.

Poiché l’impazienza è tanto natu-rale, come sviluppiamo la virtù divinadella pazienza? Come possiamomutare il nostro comportamento daquello di uomo naturale all’esempioperfetto di pazienza dato da GesùCristo?

Innanzitutto, dobbiamo renderciconto che questo mutamento ènecessario, se desideriamo goderepienamente delle benedizioni del van-gelo restaurato. Tale comprensionepuò motivarci a:

1. Leggere ognuno dei passi elen-cati alla voce «pazienza» nella Guidaalle Scritture e poi ponderare gliesempi di Cristo sulla pazienza.

2. Valutare il nostro progresso perdeterminare dove ci troviamo sullascala di valori della pazienza. Diquanta più pazienza abbiamo bisognoper divenire più simili a Cristo? Sitratta di una difficile autovalutazione,quindi potremmo chiedere l’aiuto delnostro coniuge oppure quello di unfamiliare.

3. Diventare sensibili agli esempi dipazienza e impazienza che giornal-mente accadono attorno a noi.Dovremmo sforzarci di emularecoloro che consideriamo pazienti.

4. Impegnarci quotidianamente adiventare più pazienti e accertarci cheil familiare selezionato rimanga coin-volto nel nostro progetto.

Ciò può sembrare molto lavoro,ma per raggiungere una meta utile èrichiesto un duro lavoro. Superarel’uomo naturale e operare per diven-tare più simili a Cristo nell’ambitodella pazienza è un degno obiettivo.Prego affinché seguiremo questo per-corso con diligenza e dedizione.

Rendo testimonianza che Gesù è il Cristo e che sta a capo di questaChiesa, che ci guida tramite un pro-feta vivente e benedice ogni nostrosforzo di diventare più simili a Lui. Diquesto rendo testimonianza nel santonome di Gesù Cristo. Amen. ■

L IAHONA N OVEMBRE 2 0 0 6 17

F ratelli e sorelle, recentemente,mentre studiavo il Libro diMormon, un insegnamento del

profeta Giacobbe ha attirato la miaattenzione. Come ricorderete,Giacobbe era uno dei due figli di Lehinati nel deserto dopo che la famigliaaveva lasciato Gerusalemme. Era untestimone oculare di miracoli, mavedeva anche che la sua famiglia eradivisa dalla disobbedienza e dalla ribel-lione. Giacobbe conosceva e amavaLaman e Lemuele come conosceva eamava Nefi e sapeva che la discordiafra di loro era profonda e personale.Per quanto riguarda Giacobbe, non sitrattava di ideologia, filosofia e nep-pure teologia. Si trattava della famiglia.

La tenera angoscia dell’anima diGiacobbe è evidente quando esprimela seria preoccupazione che il suo

popolo potesse rigettare «le paroledei profeti» in merito a Cristo, rinne-gare «il potere di Dio e il dono delloSpirito Santo» e farsi «beffe del grandepiano di redenzione» (Giacobbe 6:8).

E allora, proprio prima del suoaddio, pronunciò otto semplici parolesu cui verte il mio messaggio di que-sta mattina. L’appello di Giacobbe fu:«Oh, siate saggi; cosa posso dire dipiù?» (Giacobbe 6:12).

Chi fra voi è un genitore o unnonno capirà bene come si deveessere sentito Giacobbe in quelmomento. Amava il suo popolo, ancheperché era anche la sua famiglia. I suoiinsegnamenti erano stati i più chiaripossibili, dati con tutta l’energia dellasua anima. Li aveva messi in guardia achiare parole su cosa sarebbe accadutose avessero scelto di non entrare «dallaporta stretta» e di non continuare«sulla via che è angusta» (Giacobbe6:11). Non poteva pensare a nient’altroda dire per mettere in guardia, inco-raggiare, ispirare, motivare. E così consemplicità e intensità disse: «Oh, siatesaggi; cosa posso dire di più?»

Ho incontrato membri della Chiesain molte nazioni del mondo. Sono col-pito dallo spirito e dall’energia di moltinostri fedeli. I cuori vengono toccati ele vite vengono benedette. L’opera staprocedendo in modo deciso e di que-sto io sono profondamente grato. Mavedo tanti modi in cui i membri dellaChiesa devono essere molto saggi intutto ciò che fanno.

Siate saggiA N Z I A N O M . R U S S E L L B A L L A R DMembro del Quorum dei Dodici Apostoli

Possiamo noi concentrarci sui semplici modi in cuipossiamo servire nel Regno di Dio, sempre con l’impegno dicambiare la vita delle persone, inclusa la nostra.

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Il Signore, nella sua infinita sag-gezza, ha stabilito che la Sua chiesaoperi con ministri laici. Ciò significache abbiamo il compito di vegliare unosull’altro e di servirci vicendevolmente.Dobbiamo amarci l’un l’altro come ciamano il nostro Padre nei cieli e ilSignore Gesù Cristo. Le nostre chia-mate e le circostanze cambiano di voltain volta, fornendoci occasioni diverse euniche di servire e crescere. Molti diri-genti e insegnanti della Chiesa sonoansiosamente impegnati a svolgere ilproprio dovere. Alcuni con meno effi-cacia di altri, è vero; ma quasi semprec’è un sincero tentativo di fornire unservizio evangelico efficace.

Capita di trovare qualcuno chediventa così attivo nel servizio nellaChiesa che la sua vita non ha più equi-librio. Queste persone iniziano a cre-dere che i programmi che dirigonosiano più importanti di coloro cheservono. Complicano il loro serviziocon ornamenti superflui e inutilisovrappiù che occupano troppotempo, costano troppo e richiedonotroppa energia. Rifiutano di delegaread altri o di permettere ad altri di cre-scere nelle proprie responsabilità.

Il risultato di questo loro concen-trare troppo tempo ed energia nellechiamate della Chiesa può essere ildeterioramento delle relazioni fami-liari eterne. Lo svolgimento del lorolavoro può soffrirne. Questo non èsalutare, né spiritualmente né diver-samente. Possono esservi volte in cuile nostre chiamate nella Chiesa richie-dono uno sforzo più intenso e unanon comune concentrazione, ma dobbiamo sforzarci di tenere le cosenel giusto equilibrio. Non dobbiamomai permettere al nostro servizio disostituire l’attenzione richiesta dallealtre importanti priorità della nostravita. Ricordate il consiglio di ReBeniamino: «E badate che tutte que-ste cose siano fatte con saggezza eordine; poiché non è necessario cheuno corra più veloce di quanto neabbia la forza» (Mosia 4:27).

Posso suggerire sei modi in cui pos-siamo servire bene e con saggezza?

Primo: concentratevi sulle personee sui principi, non sui programmi.Una delle cose più importanti che facciamo tramite il vangelo di GesùCristo è elevare le persone. Servire glialtri nella maniera giusta richiede uno

sforzo per comprenderli come indivi-dui, con la loro personalità, forza,preoccupazioni, speranze e sogni, inmodo tale da fornire l’aiuto e il soste-gno corretti. Sinceramente parlando,è molto più facile occuparsi dei pro-grammi che capire e servire vera-mente le persone. L’obiettivoprincipale delle riunioni dei dirigentidella Chiesa deve essere quello di par-lare di come prendersi cura delle per-sone. È possibile oggi svolgere lamaggior parte del lavoro di routine diinformazione e coordinamento contelefonate, e-mail o lettere in modoche l’ordine del giorno delle riunionidi consiglio e delle riunioni di presi-denza possa concentrarsi sulle neces-sità delle persone.

La nostra meta deve essere semprequella di usare i programmi dellaChiesa come un mezzo per elevare,incoraggiare, assistere, istruire, amaree perfezionare le persone. «Ricordateche il valore delle anime è grande agliocchi di Dio» (DeA 18:10). I pro-grammi sono strumenti. Il controllo ela gestione dei programmi non devonoavere la precedenza sulle necessitàdelle persone che devono essere bene-dette e servite da questi programmi.

Secondo: siate innovativi. Mentrelavoriamo per magnificare la nostrachiamata, dobbiamo cercare l’ispira-zione dello Spirito per trovare ai pro-blemi la soluzione che meglio aiuti lepersone che serviamo. Abbiamo imanuali di istruzioni e dobbiamoseguirne le indicazioni. Questa strut-tura fornisce notevoli occasioni dipensare, di essere creativi e di usare italenti individuali. L’ingiunzione dimagnificare la nostra chiamata non èun comandamento di abbellirla e ren-derla più complicata. Innovare nonsignifica necessariamente espandere;molto spesso significa semplificare.

Poiché il principio eterno del liberoarbitrio ci dà la libertà di scegliere epensare da soli, dobbiamo diventaresempre più capaci di risolvere i pro-blemi. Possiamo commettere degli

I membri della Prima Presidenza aspettano l’inizio di una sessione della

conferenza: il presidente Gordon B. Hinckley (al centro); il presidente Thomas S.

Monson, primo consigliere (a destra); il presidente James E. Faust, secondo

consigliere (a sinistra).

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errori occasionali, ma fino a quandoseguiremo i principi e le indicazioni del Vangelo possiamo imparare da questi nostri errori e diventare piùcomprensivi e più efficaci nel servire gli altri.

Essere innovativi significa ancheche non ci deve essere detta ogni cosa che dobbiamo fare. Il Signore ha detto: «Non è opportuno che iocomandi in ogni cosa; poiché coluiche è costretto in ogni cosa è un servitore indolente» (DeA 58:26).Confidiamo che usiate l’ispirazione,fratelli e sorelle. Confidiamo che faretetutto entri i limiti delle direttive e deiprincipi della Chiesa. Confidiamo cheuserete la saggezza nel consigliarvi peraiutare a rafforzare la fede e la testimo-nianza nella vita di coloro che servite.

Terzo: dividete il lavoro e delegatele responsabilità. C’è differenza fraessere responsabili perché il lavorosia fatto e fare il lavoro personal-mente. Ad esempio, non dovrebbemai esserci un giorno in cui il presi-dente del quorum degli anziani senteche è necessario che finisca personal-mente l’insegnamento familiare chealtri non hanno fatto. Lo stesso valeper la presidentessa della Società diSoccorso riguardo all’insegnamentoin visita. Non solo non sarebbe saggio,ma così non è né insegnamento familiare né insegnamento in visita.L’insegnamento familiare non è fattodi numeri o di rapporti; le visite e inumeri sono solo un metro di valuta-zione. L’insegnamento familiare èamare le persone, servire e prendersicura dei figli del nostro Padre celeste.

I compiti devono essere portati atermine, le responsabilità devonoessere delegate e i membri dellaChiesa devono poter adempiere il pro-prio dovere al meglio. Raccomandate,consigliate, persuadete, motivate, ma non fate il lavoro al posto loro.Permettete agli altri di progredire ecrescere anche se questo dovessesignificare talvolta avere nei rapportirisultati non proprio perfetti.

Quarto: eliminate il senso di colpa.Spero non ci sia bisogno di dire che,per i dirigenti e gli insegnanti del van-gelo di Gesù Cristo, il senso di colpanon è la tecnica adatta per motivare lepersone. Dobbiamo sempre motivarecon l’amore e l’apprezzamento sin-cero, non creando un senso di colpa.Mi piace la frase: «Accorgiti che glialtri fanno qualcosa di giusto».

Eppure alcuni provano sensi dicolpa quale conseguenza del loro ser-vizio nella Chiesa. Proviamo questisentimenti quando il nostro tempo ela nostra attenzione sono contesi frarichieste e priorità. Quali esseri mor-tali, semplicemente non possiamo fareogni cosa allo stesso momento. Perciòdobbiamo fare tutto «con saggezza eordine» (Mosia 4:27). Spesso questosignifica distogliere momentanea-mente la nostra attenzione da unapriorità per prendersi cura di un’altra.A volte le esigenze della famigliarichiedono tutta la nostra attenzione.Altre volte vengono prima le responsa-bilità della nostra professione. E cisaranno volte in cui vengono prima lechiamate nella Chiesa. Si ottiene unbuon equilibrio quando facciamo lecose al momento giusto e non quandorimandiamo la nostra preparazione easpettiamo l’ultimo minuto per occu-parci delle nostre responsabilità.

Oltre a ciò, dobbiamo ricordarciche Cristo è venuto per togliere ilpeccato attraverso il perdono dicoloro che si pentono (vedere Alma24:10). È venuto per portare paceall’anima turbata. «Io vi lascio pace»,

ha detto; «vi do la mia pace. Io non vi do come il mondo dà. Il vostrocuore non sia turbato e non si sgo-menti» (Giovanni 14:27). Attraverso la miracolosa espiazione Egli ci invitaa prendere su di noi il Suo giogo etroveremo «riposo alle anime[nostre]» (Matteo 11:29).

Quando il potere dell’Espiazionecomincia a operare nella nostra vita,comprendiamo che il Salvatore ha giàportato il peso delle nostre colpe. Oh,potessimo essere saggi abbastanza da capire, da pentirci secondo quantoè necessario e da abbandonare lenostre colpe.

Quinto: dobbiamo distribuire conattenzione le nostre risorse di tempo,entrate ed energia. Vorrei farvi parte-cipi di un piccolo segreto. Alcuni divoi già lo conoscono, ma se non ècosì, è tempo di conoscerlo. Non haimportanza quali siano le necessitàdella vostra famiglia o le vostreresponsabilità nella Chiesa, non c’èuna cosa che si definisce «fatta». Cisarà sempre dell’altro che possiamofare. C’è sempre un’altra questione difamiglia che ha bisogno di attenzione,un’altra lezione da preparare, un’altraintervista da fare, un’altra riunione acui partecipare. Dobbiamo soloessere saggi nel proteggere la nostrasalute e nel seguire il consiglio che ilpresidente Hinckley ci ha spesso datodi «fare del nostro meglio».

Mi sembra che la chiave sia: impa-rate a conoscere e a capire le vostrecapacità e i vostri limiti e quindi cam-minate al passo, distribuendo e dandopriorità al tempo, alle attenzioni e allerisorse per aiutare con saggezza glialtri, inclusa la vostra famiglia, nellaloro ricerca della vita eterna.

Sesto: una parola a voi dirigenti sull’estendere le responsabilità aimembri della Chiesa e in particolareai nuovi convertiti. Il presidenteHinckley ha detto che ogni membrodella Chiesa che è stato appena bat-tezzato deve avere un incarico.Qualunque sia questo incarico, non

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deve opprimere i nuovi convertiti madeve dare loro ampie occasioni persentirsi a proprio agio nella Chiesa,imparandone le dottrine e facendoamicizia con i membri della Chiesa.Deve ancorarli al vangelo restaurato,facendo crescere la loro testimo-nianza e offrendo un servizio efficace.

Fratelli e sorelle, possiamo noi con-centrarci sui semplici modi in cui possiamo servire nel Regno di Dio,sempre con l’impegno di cambiare lavita delle persone, inclusa la nostra.La cosa più importante nelle nostrechiamate di Chiesa non sono le stati-stiche che vengono riportate nei rapporti o le riunioni che vengonotenute, ma se gli individui, a cuiabbiamo provveduto uno alla voltaproprio come fece il Salvatore, sonostati elevati, incoraggiati e alla finesono cambiati. Il nostro compito è diaiutare gli altri a trovare la pace e lagioia che soltanto il Vangelo può dare.In otto parole Gesù spiegò come pos-siamo fare tutto questo. Egli disse: «Sevoi mi amate, osserverete i mieicomandamenti» (Giovanni 14:15).

Oggi, per molti versi, è come aigiorni di Giacobbe. Il mio consiglio èsimile al suo: «Vi supplico…. di pen-tirvi e di venire con pieno intento dicuore, e di tenervi stretti a Dio comeegli si tiene stretto a voi» (Giacobbe6:5). Fratelli e sorelle, siate saggi con lavostra famiglia. Siate saggi nel portareavanti le vostre chiamate di Chiesa.Siate saggi con il vostro tempo. Siatesaggi nell’equilibrare le vostre respon-sabilità. Oh, siate saggi, miei cari fra-telli e sorelle. Cosa posso dire di più?

Possa Dio benedirci con la sag-gezza di amare Suo Figlio, GesùCristo, e di compiere con saggezza laSua opera. Rendo testimonianza cheEgli vive. Questa è la Sua chiesa. Noisiamo impegnati nella Sua opera.Possa la pace del Signore essere connoi; e possiamo noi svolgere saggia-mente le nostre responsabilità.Questa è la mia umile preghiera, nelnome di Gesù Cristo. Amen. ■

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Una gran folla seguiva ilSalvatore quando Egli svolgevail suo ministero sulle sponde

del Mar di Galilea. Affinché un mag-gior numero di persone potesseascoltarLo, Egli montò sulla barca dapesca di Pietro e chiese di essere tra-sportato un po’ lontano dalla riva.Dopo che ebbe finito di parlare, Eglidisse a Pietro, che aveva pescato tuttala notte senza successo, di prendere illargo e di gettare le reti nell’acquaprofonda. Pietro obbedì e pescò cosìtanti pesci che le reti si ruppero.Pietro chiamò i suoi compagni,Giacomo e Giovanni, perché andas-sero ad aiutarlo. Tutti erano stupitidella quantità di pesce pescata. Gesùdisse a Pietro: «Non temere, da orainnanzi sarai pescator d’uomini». Lucapoi ci dice: «Ed essi, tratte le barche a

terra, lasciarono ogni cosa e lo segui-rono».1 Essi diventarono discepoli delSignore.

La parola discepolo e la paroladisciplina derivano entrambi dallaradice latina discipulus, che significaallievo. Essa mette in evidenza la pra-tica o l’esercizio. L’autodisciplina el’autocontrollo sono caratteristichecostanti e permanenti dei seguaci diGesù, come esemplificato da Pietro,Giacomo e Giovanni, che invero«lasciarono ogni cosa e lo seguirono».

Che cosa implica l’essere discepoli?Implica in primo luogo l’obbedienzaal Salvatore. L’essere discepoli includemolte cose. La castità. La decima. Laserata familiare. L’osservanza di tutti icomandamenti. È abbandonare qual-siasi cosa che non sia buona per noi.Ogni cosa nella vita ha un prezzo.Considerando la grande promessa delSalvatore di pace in questa vita e divita eterna nella vita a venire, l’esserediscepoli è un prezzo che vale la penadi pagare. È un prezzo che non pos-siamo permetterci di non pagare. Aconfronto, i requisiti dell’essere disce-poli sono molto, molto inferiori allebenedizioni promesse.

I discepoli di Cristo ricevono unachiamata, non solo di lasciare laricerca delle cose del mondo, ma diportare la croce ogni giorno. Portare lacroce significa seguire i Suoi comanda-menti e edificare la Sua chiesa sullaterra. Significa anche autocontrollo.2

Come Gesù di Nazaret ci insegnò: «Se

Essere discepoliP R E S I D E N T E J A M E S E . FA U S TSecondo consigliere della Prima Presidenza

Una delle più grandi benedizioni della vita e dell’eternità è di venir annoverati come devoti discepoli del SignoreGesù Cristo.

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L IAHONA N OVEMBRE 2 0 0 6 21

uno vuol venire dietro a me, rinunzi ase stesso, prenda ogni giorno la suacroce e mi seguiti».3 «E chi non portala sua croce e non vien dietro a me,non può essere mio discepolo».4

Le parole di una amata canzonedella Primaria risuonano per tutticoloro che seguono il Maestro:

Vorrò imitar GesùSeguendo l’esempio Suo. D’amar proverò ognuno con quelche farò e dirò.5

Esaminiamo alcune delle cose chefece Gesù che possiamo tutti emulare.

1. Gesù «è andato attorno facendoil bene».6 Noi tutti possiamo fare qual-cosa di buono ogni giorno—per unmembro della famiglia, un amico oanche per un estraneo—se cerchiamol’occasione di farlo.

2. Gesù era il Buon Pastore, chevegliava sul Suo gregge e si preoccu-pava per coloro che si erano persi.7

Noi possiamo trovare chi è solo ocoloro che sono meno attivi e diven-tare loro amici.

3. Gesù aveva compassione dimolti, incluso un povero lebbroso.8

Anche noi possiamo avere compas-sione. Nel Libro di Mormon ci vienericordato che dobbiamo «piangerecon quelli che piangono».9

4. Gesù portava testimonianzadella Sua missione divina e del grandelavoro di Suo Padre. Quanto a noi,possiamo tutti «stare come testimonidi Dio in ogni momento».10

5. Gesù invitò «i piccoli fanciulli avenire a [Lui]».11 I nostri bambinihanno bisogno della nostra atten-zione e del nostro amore tantoquanto delle nostre cure.

I veri seguaci del Salvatore dovreb-bero essere pronti a sacrificare la propria vita e qualcuno ha avuto il privilegio di farlo. Dottrina e Alleanzeraccomanda:

«Che nessuno abbia paura di

deporre la sua vita per amor mio; poi-ché chiunque depone la sua vita peramor mio la ritroverà.

E chiunque non è disposto adeporre la sua vita per amor mio, non è mio discepolo».12

Nel Libro degli Atti leggiamo ladescrizione del discepolo Stefano cheera «pieno di grazia e di potenza, [e]faceva gran prodigi e segni fra ilpopolo».13 Stefano affrontò un uditorioostile a Gerusalemme che lo accusòfalsamente di bestemmia anche se futrasfigurato davanti a loro. Stefanoportò testimonianza della divinità delSalvatore e quando li chiamò al penti-mento molti nella folla se la preserocon lui. «Ma egli, essendo pieno delloSpirito Santo, fissati gli occhi al cielo,vide la gloria di Dio e Gesù che stavaalla destra di Dio».14 Anche mentre lolapidavano, le ultime parole sulle lab-bra di Stefano furono: «Signore, nonimputar loro questo peccato».15

Nei primi tempi della Chiesa inMessico, due fedeli dirigenti cheerano discepoli di Cristo divenneromartiri per il loro credo. I due chepersero la vita erano Rafael Monroy eVicente Morales.

Durante la rivoluzione messicana,Rafael Monroy era presidente del pic-colo ramo di San Marcos, in Messico,e Vicente Morales era il suo primoconsigliere. Il 17 luglio 1915 furonoarrestati dagli Zapatisti. Fu detto loroche sarebbero stati risparmiati seavessero consegnato le loro armi erinunciato alla loro strana religione.Fratello Monroy disse a chi lo avevacatturato che non aveva nessuna armae con semplicità estrasse dalla tasca lasua Bibbia e il Libro di Mormon. Eglidisse: «Signori, queste sono le unichearmi che io abbia mai portato, sono learmi della verità contro l’errore».

Quando non furono trovate armi, ifratelli vennero crudelmente torturatiper far loro confessare dove tenesseronascoste le armi. Ma non c’era nes-suna arma. Essi vennero poi portatisotto scorta alla periferia della piccola

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città, dove i loro catturatori li miseroin piedi vicino ad un grosso frassinodi fronte a un plotone di esecuzione.L’ufficiale in carica offrì loro la libertà,se avessero abbandonato la loro reli-gione e si fossero uniti agli Zapatisti,ma fratello Monroy rispose: «La miareligione mi è più cara della vita e nonposso abbandonarla».

Fu quindi detto loro che stavanoper essere fucilati e gli fu chiesto seavevano una qualche richiesta da fare.Fratello Rafael chiese che gli fossepermesso di pregare prima di esseregiustiziato. Là, alla presenza dei suoicarnefici, egli si inginocchiò e con unavoce che tutti poterono sentire, pregòche Dio benedicesse e proteggesse isuoi cari e si prendesse cura del pic-colo ramo che sarebbe rimasto senzaun dirigente. Quando finì la sua pre-ghiera, egli usò le parole del Salvatorequando pendeva dalla croce e pregòper i suoi carnefici: «Padre, perdonaloro, perché non sanno quello chefanno».16 Con ciò il plotone d’esecu-zione fucilò sia fratello Monroy chefratello Morales.17

Diversi anni fa andai in Messico perriorganizzare una presidenza di palo.Mentre tenevo le interviste, ebbi il pri-vilegio di conoscere uno dei discen-denti di Rafael Monroy. Fui moltoimpressionato dalla profonda testimo-nianza di quest’uomo e dal suo impe-gno verso il Vangelo. Quando glichiesi che cosa fosse accaduto al restodei discendenti di fratello Monroy eglidisse che molti di loro avevano svoltouna missione ed erano rimasti fedelinella Chiesa.

Nei primi tempi della Chiesa, anchealtri discepoli oltre a Joseph Smith eHyrum Smith deposero la loro vita peril vangelo di Gesù Cristo. La fedeltà diEdward Partridge, il primo vescovodella Chiesa, è ricordata in Dottrina eAlleanze.18 Il 20 luglio 1833, Edwardera seduto in casa con la sua debolemoglie che aveva appena partorito. Tremalviventi irruppero e lo trascinarononel caos della strada e poi nella piazza

dove avevano già portato CharlesAllen. Una plebaglia di trecento per-sone richiese, tramite il suo portavoce,che Edward e Charles rinunciasseroalla loro fede nel Libro di Mormon olasciassero il paese. Edward Partridgerispose: «Se devo soffrire per la miareligione, non è niente di più di ciòche altri hanno fatto prima di me.Sono consapevole di non aver offesonessuno nel paese e pertanto nonaccetto di lasciarlo. Non ho fatto nullaper offendere nessuno. Se voi mi mal-trattate, state infierendo contro unuomo innocente». La folla quindi rico-prì Edward e Charles dalla testa aipiedi con catrame caldo contenenteperlassa, un acido che corrode lacarne, e poi gettò delle piume che siattaccarono al catrame ardente.19

Il profeta Joseph Smith descrisse lamorte di Edward, alcuni anni più tardi,all’età di 46 anni, con queste parole:«Egli ha perso la vita a causa delle per-secuzioni del Missouri ed è uno dicoloro il cui sangue verrà richiestodalle loro mani».20 Edward Partridgeha lasciato un’eredità che perdura inuna grande e retta posterità.

Alla maggior parte di noi, comun-que, ciò che viene richiesto non è dimorire per la Chiesa, ma di vivere peressa. Per molti, vivere ogni giorno unavita simile a Cristo può essere anchepiù difficile che deporre la propria vita.Ho imparato in tempo di guerra chemolti uomini furono capaci di grandiatti di altruismo, eroismo e nobiltàsenza riguardo per la vita. Ma quandola guerra finì e tornarono a casa, nonriuscirono a reggere i comuni fardelliquotidiani della vita e diventaronoschiavi del fumo, dell’alcol, delle dro-ghe e della dissolutezza che alla fineprovocarono la perdita della loro vita.

Alcuni possono dire: «Sono unapersona semplice. Non ho importanzao posizione. Sono nuovo nella Chiesa.I miei talenti e le mie abilità sono limi-tate. Il mio contributo è insignifi-cante». O possono dire: «Sono troppovecchio per cambiare. Ho già vissuto

la mia vita. Perché dovrei provare?»Non è mai troppo tardi per cambiare.L’essere discepoli non risulta da posi-zioni di preminenza, dalle ricchezze oda un’istruzione superiore. I discepolidi Gesù provengono da tutti i sentieridella vita. Comunque, essere disce-poli ci richiede di abbandonare la tra-sgressione e di godere di quello che ilpresidente Kimball ha chiamato «ilmiracolo del perdono».21 Questo puòavvenire tramite il pentimento, chesignifica abbandonare il peccato edecidere di essere ogni giornoseguaci della verità e della rettitudine.Come ha insegnato Gesù: «Che sortadi uomini dovreste essere? In verità,io vi dico: Così come sono io».22

Molti pensano che il prezzo dell’es-sere discepoli sia troppo alto e troppogravoso. Per qualcuno implica rinun-ciare a troppo. Ma la croce non èpesante come sembra. Grazie all’ob-bedienza acquistiamo una forza mag-giore per portarla.

«Venite a me, voi tutti che siete tra-vagliati ed aggravati, e io vi darò riposo.

Prendete su voi il mio giogo edimparate da me, perch’io son man-sueto ed umile di cuore; e voi trove-rete riposo alle anime vostre;

poiché il mio giogo è dolce e il miocarico è leggero».23

La nostra vera chiamata comediscepoli arriva quando possiamo direcon certezza che la Sua via è diventatala nostra via.

Le benedizioni dell’essere disce-poli sono facilmente a disposizione ditutti coloro che desiderano pagarne ilprezzo. Essere discepoli dà uno scopoalla nostra vita così che piuttosto chevagare senza meta, noi percorriamofermamente lo stretto ed angusto sen-tiero che ci riporta al nostro Padre incielo. Essere discepoli ci porta il con-forto nei momenti di sofferenza, lapace di coscienza e la gioia nel servi-zio, e tutto ciò ci aiuta ad essere piùsimili a Gesù.

Essendo discepoli del Salvatoregiungiamo a conoscere e a credere

Page 25: Discorsi della conferenza generale

nel nostro cuore e nella nostra mentenei principi e nelle ordinanze di sal-vezza della Chiesa di Gesù Cristo deiSanti degli Ultimi Giorni. Essendodiscepoli arriviamo ad apprezzare laprofonda missione del profeta JosephSmith nella restaurazione di quei prin-cipi di salvezza nel nostro tempo. Noici rallegriamo che le chiavi del sacer-dozio e la sua autorità siano state tra-smesse tramite i presidenti dellaChiesa dal profeta Joseph Smith alnostro attuale profeta, il presidenteGordon B. Hinckley.

Siamo grati che il nostro esserediscepoli del Salvatore ci conduca agodere della Sua promessa di «pace inquesto mondo»24 con appagamento,gioia e soddisfazione. Essendo disce-poli siamo in grado di ricevere la forzaspirituale di cui abbiamo bisogno peraffrontare le difficoltà della vita.

Una delle più grandi benedizionidella vita e dell’eternità è di venireannoverati come devoti discepoli delSignore Gesù Cristo. Ho una pro-fonda testimonianza di questa veritàdella quale rendo testimonianza. Nelnome di Gesù Cristo. Amen. ■

NOTE1. Vedere Luca 5:1–11.2. Vedere Alma 39:9, nota b.3. Luca 9:23.4. Luca 14:27.5. «Vorrò imitar Gesù», Innario dei bambini,

406. Atti 10:38.7. Vedere Matteo 15:24; Giovanni 10:1–12.8. Vedere Marco 1:40–42.9. Mosia 18:9.

10. Mosia 18:9.11. Marco 10:14.12. DeA 103:27–28.13. Atti 6:8.14. Atti 7:55.15. Atti 7:60.16. Luca 23:34.17. Vedere Rey L. Pratt, «A Latter-day Martyr»,

Improvement Era, giugno 1918, 720–726.18. Vedere DeA 124:19.19. Vedere B. H. Roberts, A Comprehensive

History of the Church, 1:333; AndrewJenson, Latter-day Saint BiographicalEncyclopedia, 4 voll. (1901–1936), 1:220.

20. History of the Church, 4:132.21. Vedere Il miracolo del perdono, 331.22. 3 Nefi 27:27.23. Matteo 11:28–30.24. DeA 59:23.

L IAHONA N OVEMBRE 2 0 0 6 23

Che canto meraviglioso! Speroche abbiate notato la targhettada missionario indossata dai

coristi, che presto lasceranno ilCentro di addestramento per i missio-nari per andare a servire in tutto ilmondo. Miei cari fratelli e sorelle, il

presidente Hinckley ha chiesto che io vi presenti le Autorità generali, iSettanta di area e le presidenze gene-rali delle organizzazioni ausiliarie dellaChiesa per il vostro voto di sostegno.

Si propone di sostenere GordonBitner Hinckley come profeta, veg-gente, rivelatore e presidente dellaChiesa di Gesù Cristo dei Santi degliUltimi Giorni; Thomas SpencerMonson come primo consigliere dellaPrima Presidenza; James Esdras Faustcome secondo consigliere della PrimaPresidenza.

Quelli a favore possono manifestarlo.

Quelli contrari, se vi sono, lo manifestino con lo stesso segno.

Si propone di sostenere ThomasSpencer Monson come presidente delQuorum dei Dodici Apostoli, BoydKenneth Packer come presidentefacente funzione del Quorum deiDodici Apostoli e i seguenti come

Sostegnodei dirigenti della ChiesaP R E S I D E N T E T H O M A S S . M O N S O NPrimo consigliere della Prima Presidenza

SESSIONE POMERIDIANA DI SABATO3 0 s e t t e m b r e 2 0 0 6

Page 26: Discorsi della conferenza generale

membri di detto quorum: Boyd K.Packer, L. Tom Perry, Russell M.Nelson, Dallin H. Oaks, M. RussellBallard, Joseph B. Wirthlin, Richard G.Scott, Robert D. Hales, Jeffrey R.Holland, Henry B. Eyring, Dieter F.Uchtdorf e David A. Bednar.

Quelli a favore possono manife-starlo.

Quelli contrari.Si propone di sostenere i consi-

glieri della Prima Presidenza e i DodiciApostoli come profeti, veggenti e rivelatori.

Quelli a favore possono manifestarlo.

Quelli contrari, se ve ne sono, lomanifestino nella stessa maniera.

Rilasciamo gli anziani Ronald T.Halverson, Dale E. Miller, H. BryanRichards, Donald L. Staheli, David R.Stone, H. Bruce Stucki, Robert J.Whetten e Richard H. Winkel qualimembri del Secondo Quorum deiSettanta.

Tutti coloro che desiderano unirsi anoi in un voto di ringraziamento, pos-sono farlo con l’alzata della mano.

Rilasciamo anche César A. S.Milder, Hyae-Kee Min e MasayukiNakano quali Settanta di area.

Coloro che desiderano unirsi a noi,possono farlo con l’alzata della mano.

Si propone di sostenere Erich W.Kopischke come nuovo Settanta diarea.

Quelli a favore lo manifestino.Quelli contrari con lo stesso segno.Si propone di sostenere le altre

Autorità generali, Settanta di area epresidenze generali delle organizza-zioni ausiliarie come attualmentecostituite.

Quelli a favore possono manifestarlo.

Quelli contrari possono manifestarlo.

Presidente Hinckley, risulta che la votazione è stata favorevole all’unanimità.

Grazie, fratelli e sorelle, per lavostra fede e le vostre preghiere. ■

24

Le sacre scritture sono la paroladi Dio per la nostra salvezza. LeScritture sono fondamentali per

ricevere una testimonianza di GesùCristo e del Suo vangelo. Le Scritturedateci da Dio in questi ultimi giornisono l’Antico Testamento, il NuovoTestamento, il Libro di Mormon,Dottrina e Alleanze e Perla di GranPrezzo. Questi sacri libri portano testi-monianza del Salvatore e ci condu-cono a Lui. Ecco perché il grandeprofeta Enos invocò il Signore confede di preservare le Scritture.

Volete aprire il Libro di Mormon

con me? Qui, sul frontespizio, leg-giamo che fu «scritto per comanda-mento… per spirito di profezia e dirivelazione… Per venire alla luce perdono e potere di Dio per essere inter-pretato… per dono di Dio… Permostrare… quali grandi cose ilSignore ha fatto» e ci ha concesso«perché poss[iamo] conoscere lealleanze del Signore», affinché «nons[iamo] rigettati per sempre». Cosaancora più importante, è stato scrittoper convincerci «che Gesù è il Cristo,l‘Eterno Iddio».

Voltate ancora pagina, e trovatel’introduzione. Qui apprendiamo chequesto volume è «un libro di sacreScritture paragonabile alla Bibbia…Contiene la pienezza del Vangeloeterno… delinea il piano di salvezza e[ci] spiega… quello che d[obbiamo]fare per trovare pace in questa vita esalvezza eterna nella vita a venire». Cipromette che «tutti coloro che ven-gono a[l Salvatore] e obbedisconoalle leggi e alle ordinanze del Vangelopossono essere salvati».

Qual è il ruolo fondamentale chequesto libro sacro ha ai nostri giorni?Qual è il suo messaggio riguardo alloscopo di tutte le Scritture?

A pagina uno di 1 Nefi, che è il

Le Sacre Scritture:potenza di Dio per la salvezzaA N Z I A N O R O B E R T D. H A L E SMembro del Quorum dei Dodici Apostoli

Questi sacri libri portano testimonianza del Salvatore e ciconducono a Lui.

Page 27: Discorsi della conferenza generale

L IAHONA N OVEMBRE 2 0 0 6 25

primo libro del Libro di Mormon,apprendiamo che Lehi, intorno al 600a.C., fu guidato da Dio a prendere lasua famiglia e scappare nel deserto.Ma Lehi non andò molto lontanoprima che il Signore gli comandassedi rimandare indietro i suoi figli.Perché? Per recuperare le Scritture, letavole di bronzo, che erano cosìimportanti che i figli di Lehi rischia-rono la vita e persero tutti i loro pos-sedimenti terreni per ottenerle! Allafine fu grazie all’aiuto del Signore ealla fede di Nefi che le tavole furonomiracolosamente consegnate nellesue mani. Quando Nefi e i suoi fratellitornarono, Lehi gioì e iniziò a scrutarele sacre scritture «dall’inizio» e trovòche «erano indispensabili, sì, propriodi grandissimo valore… tanto che[Lehi e la sua posterità] avre[bbe]potuto preservare i comandamentidel Signore per i [loro] figlioli».1

In verità le tavole di bronzo eranoun resoconto degli antenati di Lehi,contenenti il loro linguaggio, la loro genealogia e, cosa ancor più

importante, il Vangelo insegnato daisanti profeti di Dio. Quando Lehiscrutò le tavole, apprese ciò che tuttinoi impariamo studiando le Scritture:

• Chi siamo.• Chi possiamo diventare.• Le profezie che riguardano noi e

la nostra posterità.• I comandamenti, le leggi, le ordi-

nanze e le alleanze che dobbiamoosservare per ottenere la vita eterna.

• Come dobbiamo vivere per poterperseverare fino alla fine e tornare dalnostro Padre celeste con onore.

Questi principi sono talmenteessenziali che il Padre celeste diedesia a Lehi che a Nefi delle visioni cherappresentavano vividamente laparola di Dio come una verga di ferro.Sia il padre che il figlio appresero cheafferrare questa guida forte, salda etotalmente affidabile, è l’unico modoper rimanere sul sentiero stretto eangusto che conduce al nostroSalvatore.

Diversi capitoli del Libro diMormon sono dedicati a Lehi e Nefi

che mettono in pratica questalezione: scrutano le Scritture e lecitano. Chiaramente essi vogliono chele loro famiglie e noi comprendiamol’importanza delle Scritture, special-mente le profezie di Isaia riguardantila restaurazione del Vangelo e lavenuta alla luce dei loro annali, ilLibro di Mormon, ai nostri giorni.

Il Libro di Mormon riferisce di unaserie di civiltà che presero o non pre-sero in considerazione le Scritture, apartire dalla famiglia di Lehi. IlSignore aveva comandato a Lehi discappare da Gerusalemme perchéstava per essere presa dai babilonesi,e di andare oltre l’oceano alla terrapromessa, su una nave divinamenteprogettata. Ma i figli di Lehi eranoaspramente divisi in due fazioni.Coloro che seguirono il retto Nefi,ossia i Nefiti, ricordarono le Scritturee «la loro anima fu illuminata dallaluce della parola eterna»2 di Dio.

Ma Laman e Lemuele, e i lorodiscendenti, i Lamaniti, rifiutarono leScritture e camminarono nell’oscurità

Missionari a San Paolo, in Brasile, mostrano le loro copie del Libro di Mormon.

Page 28: Discorsi della conferenza generale

26

dell’ignoranza, della contesa e delladistruzione. Intorno al 400 d.C.,anche i Nefiti rigettarono la parola diDio, vissero nell’incredulità e furonodistrutti, ponendo così fine ai milleanni di civiltà nefita.

Il Libro di Ether ci fornisce la storiadi una civiltà, i Giarediti, che lascia-rono il mondo antico al tempo dellaTorre di Babele, intorno al 2200 a.C. Il Signore li guidò lungo un viaggiooltre l’oceano alla terra promessa suimbarcazioni divinamente progettate.Quando i Giarediti erano retti, veni-vano benedetti; quando rigettavano la parola del Signore e rifiutavano dipentirsi, lo Spirito del Signore cessavadi lottare con loro. Alla fine si allonta-narono dalle vie del Signore e si di-strussero a vicenda intorno al 600a.C., mettendo fine a 1.600 anni diciviltà giaredita.

Lehi arrivò nella terra promessacirca nel periodo della distruzione deiGiarediti. Alcuni anni dopo, un’altraciviltà, quella di Mulec e dei suoiseguaci, andò pure nella terra pro-messa. Essi scoprirono l’ultimosopravvissuto di cui si ha notizia dei

Giarediti, un re chiamato Coriantumr.I Mulechiti non avevano portato leScritture; così quando circa quattro-cento anni dopo Mosia e i Nefiti li sco-prirono, il linguaggio dei Mulechiti siera corrotto, ed essi avevano perso lafede nel loro Creatore. Essi non sape-vano chi erano. Quando i Mulechitivennero a sapere che il Signore avevamandato i Nefiti con le tavole dibronzo, che contenevano gli annalidei Giudei, gioirono e si unirono allaciviltà dei Nefiti.

Il destino di queste civiltà, comeriportato nelle Scritture, è una testi-monianza a tutto il mondo: se nonabbiamo la parola di Dio o non vi pre-stiamo attenzione, ci allontaneremosu strani sentieri e ci perderemocome individui, famiglie e nazioni.

Come con voce che sale dalla pol-vere, i profeti di Dio gridano a noisulla terra oggi: studiate le Scritture!Attaccatevi ad esse, camminatesecondo i loro insegnamenti e fate unbanchetto con esse. Non spiluzzicate.Esse sono «il potere di Dio per la sal-vezza»3 che ci riconduce al nostroSalvatore, Gesù Cristo.

Se oggi il Salvatore fosse tra noinella carne, Egli ci insegnerebbe tra-mite le Scritture, come fece quand’erasulla terra. Nella sinagoga a Nazaret,«gli fu dato il libro del profeta Isaia…Ed egli prese a dir loro: Oggi, s’èadempiuta questa scrittura, e voi l’u-dite».4 In seguito, quando i sadducei ei farisei posero una domanda difficile,«Gesù, rispondendo, disse loro: Voierrate, perché non conoscete leScritture, né la potenza di Dio».5 Edopo la Sua risurrezione, sulla stradaper Emmaus, i Suoi discepoli «disserol’uno all’altro: Non ardeva il cuornostro in noi mentr’egli ci parlava per la via, mentre ci spiegava leScritture?»6 Ai Suoi discepoli ora eallora, le Sue parole sono chiare: «Voiinvestigate le Scritture, perché… esseson quelle che rendon testimonianzadi me»,7 una testimonianza nata dalloSpirito Santo poiché «mediante ilpotere dello Spirito Santo voi potreteconoscere la verità di ogni cosa».8

Fratelli e sorelle, attesto che leScritture sono state «tenute e preser-vate [per noi] dalla mano delSignore… per un suo saggio scopo».9

Lehi profetizzò «che queste tavole di bronzo non sarebbero state maidistrutte, né sarebbero state mai logo-rate dal tempo».10 Il Signore fecealleanza con Enos di preservare e portare alla luce le Scritture «al suo tempo debito».11 Del Libro diMormon il profeta Moroni scrisse che sarebbe stato «scritto, sigillato enascosto per il Signore affinché nonvenisse distrutto».12 Le Scritture cheabbiamo riportano profezie e pro-messe e si sono adempiute ai nostrigiorni.

Che gloriosa benedizione! Perchéquando vogliamo parlare a Dio, pre-ghiamo. Quando vogliamo che Egli ciparli, scrutiamo le sacre Scritture; poi-ché le Sue parole sono espresse tra-mite i Suoi profeti. Egli ci istruiràquando ascolteremo i suggerimentidel Santo Spirito.

Se ultimamente non avete sentito

Page 29: Discorsi della conferenza generale

L IAHONA N OVEMBRE 2 0 0 6 27

la Sua voce, tornate con occhi nuovi enuove orecchie alle Scritture. Essesono la nostra ancora di salvezza spiri-tuale. Dietro all’isolamento della cor-tina di ferro, i santi sopravvisseroperché udirono la Sua voce attraversole Scritture. In un’altra parte delmondo, i fedeli che non sono potutiandare in Chiesa per un certo periododi tempo hanno continuato a rendereil culto perché hanno udito la Suavoce tramite le Scritture. Durantetutte le guerre dei secoli passati e iconflitti che infuriano oggi, i Santidegli Ultimi Giorni sopravvivono per-ché sentono la Sua voce attraverso leScritture. Il Signore ha detto: «Le scrit-ture saranno date… per la salvezzadei miei eletti; Poiché essi udranno la mia voce e mi vedranno, e nonsaranno addormentati, e sosterrannoil giorno della mia venuta; poichésaranno purificati, proprio come iosono puro».13

Più di due millenni fa, Isaia scrissedalla parola di Dio: «Or vieni e tracciaqueste cose in loro presenza soprauna tavola, e scrivile in un libro, per-ché rimangano per i dì a venire, sem-pre, in perpetuo».14 Quei dì sonoadesso. Questo mondo ha bisognodelle Scritture oggi. Prima dellavenuta del Salvatore, era necessarioche tutti i figli di Dio venisseroammaestrati nella legge preparatoriadi Mosè, che permetteva «Occhio perocchio e dente per dente».15 Molti inquesto mondo vivono secondo quellalegge terribile, e la prova è tuttaattorno a noi.

Noi dichiariamo audacemente chela risposta al terrore, alla distruzione epersino al genocidio di questi ultimigiorni si trova nelle Scritture. Il van-gelo dell’Antico Testamento è adem-piuto nel Nuovo Testamento. Leprofezie della Bibbia si avverano nelLibro di Mormon. Dottrina e Alleanzee Perla di Gran Prezzo rendono testi-monianza della pienezza del Vangelo,che ora è sulla terra.

Dalla Genesi a Malachia e da Mosè

ad Abrahamo, fu profetizzato che ilSalvatore sarebbe venuto. Dal libro di Matteo all’Apocalisse, da Nefi aMoroni e da Joseph Smith al nostroamato profeta vivente, il presidenteGordon B. Hinckley, tutti i profetiattestano che Gesù Cristo, il tantoatteso Messia, è venuto e ritornerà. In Lui «le cose vecchie sono finite, etutte le cose sono divenute nuove».16

Attraverso le sacre Scritture, il Suovangelo nuovo ed eterno proclama:«Ama il tuo prossimo come testesso».17 «Amate i vostri nemici,benedite coloro che vi maledicono,fate del bene a coloro che vi odiano epregate per coloro che si approfittanodi voi».18 «A voi è richiesto di perdo-nare tutti».19 Poiché questo è il van-gelo del nostro Salvatore, che è statounto per «evangelizzare i poveri… abandir liberazione a’ prigionieri, ed…a rimettere in libertà gli oppressi».20

Alla fine del Libro di Mormon,Moroni guarda figurativamente alrimanente del suo popolo. Egli sapevache la loro estinzione sarebbe potutoessere stata evitata se non avesserodimenticato la santa parola di Dio enon avessero perso lo Spirito del

Signore. C’è forse da stupirsi cheMoroni scriva personalmente a noi,implorandoci di reclamare le benedi-zioni delle Scritture?

«E quando riceverete queste cose,vorrei esortarvi a domandare a Dio,Padre Eterno, nel nome di Cristo, sequeste cose non sono vere; e se lochiederete con cuore sincero, conintento reale, avendo fede in Cristo,egli ve ne manifesterà la veritàmediante il potere dello SpiritoSanto.

E mediante il potere dello SpiritoSanto voi potrete conoscere la veritàdi ogni cosa».21

Viviamo negli ultimi giorni, fratellie sorelle, nella pienezza dei tempi.Dobbiamo ricordare che abbiamo ilcontrollo su chi siamo, a prescindereda quanto il mondo diventi difficile.Come per le persone descritte in 1Nefi, coloro che sono leali e fedelipotranno sopportare i dardi ferocidell’avversario quando sarà lasciatosciolto su questa terra.22 Malgrado idisordini nel mondo, quando ilSalvatore verrà nel Suo tempio, comefece nel Libro di Mormon, coloro che sono leali e fedeli saranno là.Possiamo noi essere tra loro, è la miapreghiera, nel nome di Gesù Cristo.Amen. ■

NOTE1. 1 Nefi 5:10, 21.2. Alma 5:7.3. DeA 68:4.4. Luca 4:17, 21.5. Matteo 22:29.6. Luca 24:32.7. Giovanni 5:39.8. Moroni 10:5.9. Alma 37:4, 14; vedere anche 1 Nefi 9:5,

Parole di Mormon 1:7.10. 1 Nefi 5:19.11. Enos 1:16.12. Libro di Mormon, frontespizio.13. DeA 35:20–21.14. Isaia 30:8.15. Matteo 5:38; 3 Nefi 12:38.16. 3 Nefi 12:47.17. Matteo 22:39.18. Matteo 5:44; vedere anche 3 Nefi 12:44. 19. DeA 64:10.20. Luca 4:18.21. Moroni 10:4–5; corsivo dell’autore.22. Vedere 1 Nefi 15:24.

Page 30: Discorsi della conferenza generale

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Sono grato di stare qui con voioggi e di trarre forza dalle vostretestimonianze. Sono grato, più

di quanto le parole possano esprimere,per le vostre dolci parole di sostegno,per la manifestazione del vostro amoree per le vostre preghiere.

Oggi desidero condividere alcuniricordi personali.

Io nacqui da buoni genitori. Damio padre, Joseph L. Wirthlin, imparaii principi del duro lavoro e della com-passione. Egli era il vescovo delnostro rione durante la GrandeDepressione. Egli provava una sincerapreoccupazione verso coloro cheerano in difficoltà. Egli tese la mano achi era nel bisogno non solo perché

ciò era suo dovere, ma perché era ilsuo desiderio sincero.

Egli si preoccupò instancabilmentee aiutò molti che soffrivano. Nella miamente lui rappresentava il vescovoideale.

Tutti coloro che conoscevano miopadre sanno quanto egli fosse attivo.Una volta qualcuno mi disse che eglipoteva compiere il lavoro di treuomini. Egli rallentava di rado il passo.Nel 1938, egli stava gestendo un’attivitàcommerciale di successo quando rice-vette una telefonata da parte del presi-dente della Chiesa, Heber J. Grant.

Quel giorno il presidente Grant glidisse che stavano riorganizzando ilVescovato presiedente e volevano chemio padre servisse quale consiglieredi LeGrand Richards. Ciò sorpresemolto mio padre il quale chiese seegli poteva prima pregare.

Il presidente Grant disse: «FratelloWirthlin, mancano soltanto trentaminuti prima della prossima sessionedella conferenza e vorrei potermiriposare. Che cosa ne dice?»

Naturalmente mio padre rispose disì. Egli servì per 23 anni, 9 dei qualicome Vescovo Presiedente dellaChiesa.

Mio padre aveva 69 anni quandomorì. Io mi trovavo con lui quandoall’improvviso ebbe un collasso. Pocodopo se ne andò.

Penso spesso a mio padre. Mimanca.

Mia madre, Madeline Bitner, ebbegrande influenza nella mia vita.Quando era giovane, ella era unabrava atleta e una velocista di suc-cesso. Era gentile e affettuosa, ma ilsuo passo ci esauriva. Spesso diceva:«Svelti». E quando ciò accadeva dove-vamo aumentare la velocità. Forsequesta fu una delle ragioni per cuiavevo un buono scatto quando giocavo a football.

Mia madre aveva grandi obiettiviper i suoi figli e si aspettava il meglioda loro. Posso ancora ricordarla men-tre diceva: «Non essere un mediocre.Devi fare di meglio». Mediocre era lasua parola per qualcuno sfaticato eche non viveva all’altezza delle suecapacità.

Mia madre morì all’età di 87 anni,penso a lei spesso e mi manca più diquanto possa esprimere.

Mia sorella minore Judith eraun’autrice, compositrice e educatrice.Amava molte cose tra le quali ilVangelo, la musica e l’archeologia. Ilcompleanno di Judith cadeva qualchegiorno prima del mio. Ogni anno ledonavo una banconota da un dollaronuova quale regalo di compleanno.Tre giorni dopo, quale suo regalo peril mio compleanno, lei mi dava cin-quanta centesimi.

Judith è deceduta alcuni anni fa. Mi manca e penso a lei spesso.

E questo mi conduce a mia moglie,Elisa. Ricordo la prima volta che laincontrai. Feci un favore a un amicoandando a casa sua a prendere suasorella, Frances. Elisa aprì la porta e,almeno per me, fu amore a prima vista.

Penso che anche lei provò qual-cosa perché le prime parole che miricordo sentirle dire furono: «Sapevoche eri tu».

Elisa si era diplomata in linguainglese.

Ancora oggi considero quelle quat-tro parole essere tra le più meravi-gliose del linguaggio umano.

La domenicaarriveràA N Z I A N O J O S E P H B . W I R T H L I NMembro del Quorum dei Dodici Apostoli

Grazie alla vita e al sacrificio eterno del Salvatore delmondo, noi saremo riuniti a coloro che abbiamo amato.

Page 31: Discorsi della conferenza generale

L IAHONA N OVEMBRE 2 0 0 6 29

Le piaceva giocare a tennis e avevaun servizio fulminante. Provai a gio-care a tennis con lei ma alla fine mol-lai dopo essermi reso conto che nonpotevo colpire ciò che non potevovedere.

Lei era la mia forza e la mia gioia.Grazie a lei, io sono un uomo, unmarito e un padre migliore. Ci siamosposati, abbiamo avuto otto figli eabbiamo camminato insieme per 65 anni.

Devo a mia moglie più di quanto iopossa esprimere. Non so se vi sia maistato un matrimonio perfetto, ma dalmio punto di vista, il nostro lo era.

Quando il presidente Hinckleyparlò al funerale di Elisa, egli disseche perdere qualcuno che si ama èun’esperienza devastante e consu-mante: logora l’anima.

Aveva ragione. Proprio come Elisafu la mia più grande gioia, ora la suascomparsa è il mio più grande dolore.

Nelle ore in cui ero da solo ho pas-sato molto tempo pensando alle cosedell’eternità. Ho contemplato le con-fortanti dottrine della vita eterna.

Durante la mia vita ho udito moltisermoni riguardo alla resurrezione.Come voi, anch’io posso recitare ciòche accadde quella prima domenicadi pasqua. Ho sottolineato nelle mieScritture i passi riguardanti la resurre-zione ed ho a portata di mano moltedichiarazioni fondamentali dei profetidegli ultimi giorni a tale riguardo.

Sappiamo che la resurrezione è lariunione dello spirito e del corponella sua forma perfetta.1

Il presidente Joseph F. Smith disse«che quelli da cui dobbiamo separarciqui, li incontreremo ancora e livedremo come sono. Ritroveremo lostesso identico essere che abbiamoconosciuto qui nella carne».2

Il presidente Spencer W. Kimball haampliato il concetto dicendo: «Sonosicuro che se potremmo immaginarcinella nostra condizione fisica, mentalee spirituale migliore, quella sarà la con-dizione nella quale ci ritroveremo».3

Quando saremo risorti, «questocorpo mortale è risuscitato in uncorpo immortale… non poss[iamo]più morire».4

Riuscite ad immaginarlo? La vita neinostri anni migliori? Mai malati, maipiù sofferenze, mai più afflitti daidolori che così spesso ci colpiscononella mortalità?

La resurrezione si colloca al centrodel nostro credo quali Cristiani. Senzadi essa, la nostra fede non ha signifi-cato. L’apostolo Paolo disse: «SeCristo non è risuscitato, vana dunqueè la nostra predicazione, e vana pureè la [n]ostra fede».5

Nella storia del mondo troviamomolte anime grandi e sagge, moltedelle quali proclamavano di posse-dere una conoscenza speciale di Dio.Ma quando il Salvatore risuscitò dallatomba, fece qualcosa che nessunoaveva mai fatto prima. Egli fece ciòche nessun altro poteva fare. Egliruppe i legami della morte, non soloper Lui, ma per tutti coloro che sonovissuti, i giusti e i malvagi.6

Quando Cristo risuscitò dalla tomba,divenendo la primizia della risurre-zione, rese questo dono disponibile atutti. Tramite questo sublime atto, Egliha addolcito il dolore devastante e con-sumante che logora le anime di coloroche perdono una persona amata.

Penso a quanto cupo debba esserestato quel venerdì in cui Cristo fu

innalzato sulla croce.In quel terribile venerdì la terra

tremò e si fece scuro. Terribili tempe-ste si abbatterono sulla terra.

Quegli uomini malvagi che ave-vano cercato di toglierGli la vita gioi-rono. Ora che Cristo non era più invita di certo i Suoi discepoli si sareb-bero dispersi. Quel giorno essi furonotrionfanti.

Quel venerdì, il velo del tempio sisquarciò in due.

Maria Maddalena e Maria, la madredi Gesù, erano entrambe sopraffattedal dolore e dalla disperazione.L’Uomo eccelso che esse amavano edonoravano pendeva senza vita dallacroce.

Quel venerdì gli Apostoli eranodevastati. Gesù, il Salvatore, l’uomoche aveva camminato sull’acqua eaveva resuscitato i morti, era allamercé di uomini malvagi. Essi guarda-vano inermi mentre Egli venivasopraffatto dai Suoi nemici.

Quel venerdì, il Salvatore dell’uma-nità venne umiliato e afflitto, maltrat-tato e offeso.

Fu un venerdì pieno di doloredevastante e consumante che logoròle anime di coloro che amavano eonoravano il Figlio di Dio.

Penso che di tutti i giorni dall’iniziodella storia di questo mondo, quelvenerdì fu il più cupo.

Ma la devastazione di quel triste

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giorno non durò a lungo, perché ladomenica, il Signore risorto slegò ilegami della morte. Egli ascese dallatomba ed apparve in glorioso trionfoquale Salvatore di tutta l’umanità.

E, in un istante, gli occhi che sierano riempiti di incessanti lacrime siasciugarono. Le labbra che avevanosussurrato preghiere di dolore e sofferenza riempirono l’aria con lodimagnifiche, poiché Gesù Cristo, ilFiglio dell’Iddio vivente, stette dinanzia loro quale primizia della risurre-zione, come prova che la morte è soltanto l’inizio di una nuova e mera-vigliosa esistenza.

Ciascuno di noi avrà i proprivenerdì: quei giorni nei quali sembrache l’universo stesso venga scosso eche i cocci del nostro mondo giac-ciano sparsi di fianco a noi. Noi tuttiproveremo quei periodi nei qualisembra che non potremo più rimet-tere insieme i pezzi. Tutti noi avremo inostri venerdì.

Ma io porto testimonianza nelnome di Colui che vinse la morte: ladomenica arriverà. Nelle tenebre delnostro dolore, la domenica arriverà.

Nonostante la nostra disperazione,nonostante il nostro dolore, la dome-nica arriverà. In questa vita o nellaprossima.

Vi porto testimonianza che larisurrezione non è una favola.Abbiamo le personali testimonianzedi coloro che Lo videro. Migliaia nelvecchio e nel nuovo mondo testimo-niarono del Salvatore risorto. Essitoccarono le ferite nelle Sue mani,nei Suoi piedi e nel Suo costato. Essipiansero lacrime di infinita gioia mentre Lo abbracciavano.

Dopo la Risurrezione i discepolifurono rinvigoriti. Essi viaggiaronoper tutto il mondo proclamando lagloriosa novella del Vangelo.

Se avessero voluto, potevano spa-rire e tornare alla vita e al lavoro pre-cedenti. Col tempo, la loro amiciziacon Lui sarebbe stata dimenticata.

Avrebbero potuto negare la divinità

di Cristo. Ma non lo fecero. Malgradoil pericolo, il ridicolo e le minacce dimorte, entrarono nei palazzi, nei tem-pli e nelle sinagoghe proclamandocoraggiosamente Gesù Cristo, ilrisorto Figlio del Dio vivente.

Molti di loro, come ultima testimo-nianza, offrirono la loro preziosa vita.Morirono da martiri, con la testimo-nianza del Cristo risorto sulle labbra.

La Risurrezione trasformò la vita di coloro che la testimoniarono. Non dovrebbe trasformare anche la nostra vita?

Noi tutti ci leveremo dalla tomba.Ed in quel giorno, mio padre abbrac-cerà mia madre. In quel giornoabbraccerò ancora una volta la miaamata Elisa.

Grazie alla vita e al sacrificio eternodel Salvatore del mondo, noi saremoriuniti a coloro che abbiamo amato.

In quel giorno, conosceremo l’a-more del nostro Padre celeste. In quel giorno, gioiremo del fatto che ilMessia sopportò tutto ciò per permet-terci di vivere per sempre.

Grazie alle sacre ordinanze chericeviamo nei sacri templi, la nostradipartita da questa breve esperienzaterrena non può separare a lungo lerelazioni che sono state legate concorde eterne.

È mia personale testimonianza chela morte non è la fine dell’esistenza.«Se abbiamo sperato in Cristo perquesta vita soltanto, noi siamo i più

miserabili di tutti gli uomini».7 Grazieal Cristo risorto «la morte è stata som-mersa nella vittoria».8

Grazie al nostro amato Redentorepossiamo alzare le nostre voci, anchenel mezzo dei nostri venerdì più cupi,e proclamare: «O morte, dov’è il tuodardo? O morte, dov’è la tua vittoria?»9

Quando il presidente Hinckleyparlò della terribile solitudine chegiunge a coloro che perdono coloroche amano, promise che nella quietedella notte una voce salda e nuovasuggerisce pace alla nostra anima:«Tutto è ben».

Sono grato oltre misura per le su-blimi vere dottrine del Vangelo e per il dono dello Spirito Santo che ha sus-surrato alla mia anima le parole con-fortanti e piene di pace promesse dalnostro caro profeta.

Dalle profondità del mio doloregioisco nella gloria del Vangelo.Gioisco che il profeta Joseph Smith fuscelto per restaurare il Vangelo interra in quest’ultima dispensazione.Gioisco del fatto di avere un profeta, ilpresidente Gordon B. Hinckley, ilquale dirige la chiesa del Signore neinostri giorni.

Possiamo noi tutti capire e viverecon gratitudine per il dono senzaprezzo che ci giunge quali figli e figliedi un amorevole Padre celeste e per lapromessa di quel giorno splendentequando ci ergeremo trionfanti soprala tomba.

Prego che possiamo sempresapere che non importa quanto cupisaranno i nostri venerdì, la domenicaarriverà. Nel nome di Gesù Cristo.Amen. ■

NOTE1. Vedere Alma 11:43.2. Insegnamenti dei presidenti della Chiesa:

Joseph F. Smith, 91.3. The Teachings of Spencer W. Kimball,

Edward L. Kimball (1982), 45.4. Alma 11:45.5. 1 Corinzi 15:14.6. Vedere Giovanni 5:28–29.7. 1 Corinzi 15:19.8. 1 Corinzi 15:54.9. 1 Corinzi 15:55.

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L IAHONA N OVEMBRE 2 0 0 6 31

Q uando nacque il nostro primo nipote, tutta la famigliacorse all’ospedale. Per me fu

un’esperienza sorprendente vedereMatthew, il nostro figlio maggiore,tenere tra le braccia il suo preziosoneonato. Mentre guardavo dallavetrata della nursery con il nostrofiglio più giovane, Chad, guardammonegli occhi di questo nuovo piccolospirito: così pulito e puro, appenaarrivato dal cielo. Era come se iltempo si fosse fermato per un istantee noi avessimo potuto vedere ilgrande piano eterno. La santità dellavita divenne chiara come il cristallo, e io sussurrai a Chad: «Capisci perchéè tanto importante rimanere puliti epuri?» Egli rispose riverentemente:«Oh, sì, mamma, l’ho capito».

Quel momento fu così straordina-rio che desidero che ogni giovaneuomo e donna, ogni giovane adultoe invero ciascuno di noi, possa sen-tire e capire l’importanza di vivereuna vita degna e pura. La nostradignità personale ci qualificherà a adempiere la nostra missione terrena.

La nostra personale missione iniziòmolto prima che arrivassimo sullaterra. Nella vita pre-terrena, fummo«chiamati e preparati» a vivere sullaterra in un momento in cui la tenta-zione e le difficoltà sarebbero state le più grandi. Ciò fu «a causa della[nostra] grandissima fede e delle…buone opere» e perché abbiamo«scelto il bene».1 Noi comprendevamoil piano del Padre e sapevamo che erabuono. Non solo lo scegliemmo, malo difendemmo. Sapevamo che lanostra missione sulla terra sarebbestata una lotta contro la tentazione, le sfide e le difficoltà, ma sapevamoanche che potevamo essere benedettidalla pienezza del Vangelo, dai profetiviventi e dalla guida dello SpiritoSanto. Sapevamo, e capivamo, che ilnostro successo su questa terrasarebbe stato determinato dallanostra dignità e purezza.

Che cosa significa essere degni?Nel Libro di Mormon, il padre diLamoni implorò: «Che dovrò fare perpoter avere questa vita eterna di cuihai parlato?»2 Poi il re si impegnò con

il Signore dicendo: «Io abbandoneròtutti i miei peccati per conoscerti».3

Una volta che il padre di Lamoni com-prese chi era e il grande piano di cuifaceva parte, la dignità diventò il desi-derio del suo cuore.

Per essere degni, prendiamo ledecisioni che ci permetteranno di tor-nare alla presenza del nostro Padreceleste. Facciamo quelle cose che cipermetteranno di reclamare le bene-dizioni che Egli ha in serbo per noi.Questo è il motivo per cui siamo sullaterra: «Per vedere se [faremo] tutte lecose che il Signore… comanderà».4 Ètramite la nostra fede nel SignoreGesù Cristo che possiamo resisterealla tentazione.5 La nostra fede ci per-mette di sfuggire il male. Ne avremorepulsione perché «la luce si attaccaalla luce» e «la virtù ama la virtù».6

Essere senza macchia dal mondorichiede non solo la nostra fede, maanche il pentimento e l’obbedienza.Dobbiamo osservare le norme e farele cose che ci daranno il diritto allacostante compagnia e guida delloSpirito Santo, poiché lo Spirito nondimora in templi impuri.7

Un giovane che conosco ha detto:«È troppo difficile. Osservare le normenel mio mondo non è realistico. Ètroppo difficile». Eppure, sapendo chesiamo figli di Dio, dobbiamo sforzarcidi essere degni. Un altro gruppo digiovani ha adottato il motto: «Possofare le cose difficili». Essi compren-dono la loro identità, la loro missione,la fonte della loro guida, e ricevonoforza osservando le loro alleanze. Essicomprendono pure che quando fannoun errore, possono cambiare! Satanavuole che tutti noi pensiamo che ilpentimento non è possibile. Questonon è assolutamente vero. Il Salvatoreha promesso il perdono.8 Ogni setti-mana, prendere degnamente il sacra-mento rende possibile a ognuno dinoi di diventare puliti e puri quandopromettiamo di «ricordar[ci] sempred[el Salvatore], e… obbedire ai suoicomandamenti».9 Il vangelo di Gesù

Guardiamoall’eternità!E L A I N E S . D A LT O NSeconda consigliera della presidenza generale delle Giovani Donne

Capisci perché è tanto importante rimanere puliti e puri?

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Cristo è semplice, e ci sono stati datigli strumenti che rendono il camminostretto e angusto. La via è chiara:«Poiché il mio giogo è dolce e il miocarico è leggero».10

Trentotto anni fa io e mio maritofummo uniti in matrimonio nelTempio di Salt Lake dal presidenteGordon B. Hinckley. Il consiglio che cidiede quel giorno è stato fonte d’ispi-razione nella nostra vita. Quandolasciammo il tempio come marito emoglie, andammo nel parco vicino altempio e scrivemmo su un diario leparole di saggezza che avevamo rice-vuto. Egli ci raccomandò di ricordaresempre le nostre preghiere: sera emattina, di pregare come coppia ecome famiglia. Ci raccomandò dipagare sempre una decima intera eonesta. Ci raccomandò di leggere leScritture quotidianamente e di met-terne in pratica i principi. E ci racco-mandò di rimanere degni. Egli disse:

«Vivete sempre in modo tale che,quando avrete bisogno delle benedi-zioni del Signore, possiate rivolgervi aLui e riceverle perché ne siete degni».Egli disse: «Arriverà il momento nellavostra vita in cui avrete bisogno di‹benedizioni immediate›, e dovretevivere in modo tale da poterle rice-vere, non per via della misericordia,ma perché ne sarete degni». Alloranon compresi cosa volesse dire, manei trentotto anni che sono seguiti, cisiamo rivolti al nostro Padre celesteper chiedere molte «benedizioniimmediate». Giornalmente, queste«sante abitudini e retta routine» cihanno aiutato a rimanere saldamentesul cammino che ci riconduce allapresenza del Padre. E oggi io dico: «Tisiam grati, o Signor, per il Profeta checi guida negli ultimi dì».11

La dignità personale è essenzialeper entrare nei Suoi sacri templi e allafine divenire eredi di «tutto quello che

[il] Padre ha».12 Il Signore ha detto:«La virtù adorni i tuoi pensieri senzaposa; allora la tua fiducia si rafforzeràalla presenza di Dio».13 Quando lo fac-ciamo, possiamo entrare fiduciosa-mente nei sacri templi di Dio con laconsapevolezza di essere degni diandare laddove va il Signore stesso.Quando siamo degni, non solo pos-siamo entrare nel tempio, ma il tem-pio entrerà in noi; le promesse disalvezza e felicità che ha fatto ilSignore diventano nostre, e la nostramissione terrena diventa Sua.

Il mese scorso nostro figlio Chad èandato al tempio con una bella edegna giovane a cui essere unito inmatrimonio per il tempo e per tuttal’eternità. Mentre prendeva la manodi lei e si inginocchiava all’altare, ioguardai negli specchi desiderandosussurragli nuovamente: «Capisci per-ché è tanto importante essere puliti epuri?» Ma questa volta non ho avutobisogno di ricordarglielo perché ilsussurro è arrivato dallo Spirito.

Ai giovani di nobile diritto dinascita dico: guardate attraverso levetrate dell’eternità! Vedetevi nei sacritempli del Signore. Vedetevi chevivete in modo degno e puro. Interegenerazioni dipendono da voi! Attestoche la dignità è possibile grazie alpotere redentore dell’espiazione diGesù Cristo. Prego che possa esseredetto di ciascuno di noi: «Essi cammi-neranno meco in vesti bianche, per-ché ne son degni».14 Nel nome diGesù Cristo. Amen. ■

NOTE1. Vedere Alma 13:3.2. Alma 22:15.3. Alma 22:18.4. Abrahamo 3:25.5. Vedere Alma 37:33; 3 Nefi 7:18.6. Vedere DeA 88:40.7. Vedere Helaman 4:24.8. Vedere Per la forza della gioventù, 29–30.9. Moroni 4:3.

10. Matteo 11:30.11. «Ti siam grati, o Signor, per il Profeta»,

Inni, 11.12. DeA 84:38; vedere anche i versetti 35–37.13. DeA 121:45.14. Apocalisse 3:4; vedere anche il versetto 5.

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Ad Idaho Falls, nell’Idaho, sitrova un bellissimo aeroporto.Questo aeroporto, uno dei più

grandi della regione, offre un facileaccesso alla parte alta della SnakeRiver Valley. Ricordo il mio arrivo inquell’aeroporto, come giovane uomodi ritorno dal Cile, e l’abbracciare la

mia famiglia dopo due anni di serviziomissionario. Simili scene accadonomigliaia di volte in quest’aeroporto,come conseguenza della risposta difedeli santi alla chiamata a servire.Esso rappresenta una parte integrantee utile della città e della regione.

Vicino all’aeroporto è locata un’al-tra parte della città molto utile e bella:il Freeman Park. Lo Snake Rivercosteggia questo parco per circa trechilometri. Esiste un sentiero cheattraversa il parco e fiancheggia ilfiume per diversi chilometri.

Il Freeman Park ha ettari di erbaverde con numerosi campi da base-ball e softball, altalene per i bambini,zone pic-nic per le riunioni di fami-glia, bellissimi sentieri circondati daalberi e cespugli per le coppie che lipercorrono. Guardando dall’alto delparco verso il fiume, è possibile scor-gere il maestoso Tempio di IdahoFalls ergersi bianco e pulito al di sopradel terreno. Il suono delle acque cor-

renti dello Snake River che si fa stradaattraverso le rocce laviche rende que-sto parco molto affascinante. Questoè uno dei luoghi da me preferiti percamminare con la mia metà, Lynette,rilassarmi, contemplare e meditare; èun luogo ispirante e ricolmo di pace.

Perché vi sto parlando dell’aero-porto regionale e del Freeman Parkad Idaho Falls? Perché essi sonoentrambi edificati sullo stesso tipo di terreno; questi utili e bellissimi luoghi erano delle discariche.

Una discarica è un luogo dove laspazzatura viene seppellita sottostrati di terra. Il Webster’s Dictionarydefinisce quale discarica «un sistemaper eliminare la spazzatura, nel qualei rifiuti vengono sepolti sotto strati diterra per innalzare terreni infossati»(Merriam-Webster’s CollegiateDictionary, undicesima edizione[2003], 699).

Un’altra definizione di discarica è:«luogo dove i rifiuti vengono sepolti ela terra viene recuperata». La defini-zione di recuperare è: «richiamare dauna condotta impropria o sbagliata…salvare da uno stato indesiderato»(1039).

Ho vissuto per quasi tutta la miavita ad Idaho Falls. Nel corso di 50anni ho prodotto davvero molta spaz-zatura per quelle discariche.

Che cosa penserebbero i dirigentidella comunità se in un certo giornoandassi su una delle piste d’atterrag-gio dell’aeroporto di Idaho Fallsoppure nel mezzo di uno dei prati delFreeman Park e iniziassi a scavaredelle grandi buche? Se mi chiedesserocosa faccio, risponderei che volevosolo dissotterrare i rifiuti che avevoprodotto durante quegli anni.

Sospetto che essi mi direbbero chenon v’è alcun modo per identificare lamia spazzatura, raccolta e seppellitacosì tanto tempo prima. Sono sicuroche essi mi direbbero che non ho alcundiritto di recuperare quei rifiuti e chesto distruggendo qualcosa di moltobello e utile che essi hanno creato con

L’Espiazionepuò purificare,recuperaree santificare le nostre viteA N Z I A N O S H A Y N E M . B O W E NMembro dei Settanta

L’espiazione di Gesù Cristo è a disposizione di ognuno di noi ed è infinita.

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la mia spazzatura. Per farla breve,non credo sarebbero molto contentidi me. Suppongo che essi si chiede-rebbero perché qualcuno vogliadistruggere qualcosa di così bello e utile per cercare di recuperare deirifiuti.

È forse possibile recuperare una vita che, a causa di un terribileabbandono, è diventata tanto rico-perta di spazzatura quasi da far sem-brare quella persona imperdonabile?Oppure cosa dire di colui che stacompiendo uno sforzo onesto, mache è ricaduto nel peccato così tantevolte da credere che non esistaalcun modo per interrompere unsimile ciclo? Oppure cosa dire dellapersona che ha cambiato la propriavita ma che non può perdonare sestessa?

Riferendosi all’espiazione di GesùCristo, il profeta Alma insegnò alpopolo a Gedeone:

«Ed egli andrà, soffrendo pene eafflizioni e tentazioni di ogni specie; e ciò affinché si possa adempiere laparola che dice: egli prenderà su di séle pene e le malattie del suo popolo.

E prenderà su di sé la morte, perpoter sciogliere i legami della morteche legano il suo popolo; e prenderàsu di sé le loro infermità, affinché lesue viscere possano essere piene dimisericordia, secondo la carne, affin-ché egli possa conoscere, secondo lacarne, come soccorrere il suo popolonelle loro infermità.

Ora, lo Spirito conosce ogni cosa:nondimeno il Figlio di Dio soffrirà,secondo la carne, per poter prenderesu di sé i peccati del suo popolo, perpoter cancellare le loro trasgressioni,secondo il potere della sua libera-zione; ed ora, ecco, questa è la testi-monianza che è in me» (Alma7:11–13).

Anche Giacobbe, il fratello di Nefi,ha detto riguardo all’Espiazione:«Pertanto è necessario che vi sia unaespiazione infinita—e se non fosseuna espiazione infinita, questa corru-zione non potrebbe rivestirsi di incor-ruttibilità. Pertanto il primo giudizioche cadde sull’uomo avrebbe dovutonecessariamente restare per untempo infinito. E se così fosse, questacarne avrebbe dovuto giacere per

marcire e decomporsi nella madreterra, per non risorgere mai più» (2 Nefi 9:7).

L’espiazione di Gesù Cristo è a di-sposizione di ognuno di noi ed è infi-nita. Essa si applica a tutti, persino a te. Essa può purificare, recuperaree santificare; persino te. Questo è ciò che significa infinito: totale, completo, tutto, per sempre. Il presidente Boyd K. Packer ha inse-gnato: «Non c’è abitudine, non c’èvizio, ribellione, trasgressione, offesache sia esclusa dalla promessa delcompleto perdono. Quella è la pro-messa dell’espiazione di Gesù Cristo»(vedere «Lo splendente mattino del perdono», La Stella, gennaio1996, 20).

Proprio come occorre dedicareattenzione e scrupoloso lavoro allediscariche, applicando diligentementestrato su strato per recuperare il ter-reno, la nostra vita richiede la stessavigilanza, applicando continuamente,strato su strato, il dono guaritore delpentimento.

Esattamente come i dirigenti diIdaho Falls sarebbero infastiditi daqualcuno che prova a dissotterrare ipropri rifiuti, il nostro Padre celeste, eSuo figlio Gesù Cristo provano dolorequando scegliamo di rimanere nelpeccato, quando il dono del penti-mento, reso possibile dall’Espiazione,può purificare, recuperare e santifi-care le nostre vite.

Quando accettiamo ed usiamo con gratitudine questo preziosodono, possiamo godere della bellezzae dell’utilità delle nostre vite, le qualiDio ha recuperato attraverso il Suoinfinito amore e tramite l’espiazionedi Suo Figlio, nostro fratello, GesùCristo.

Porto testimonianza che Gesù è il Cristo, il Figlio dell’Iddio vivente,che la Sua espiazione è reale e che,tramite il miracolo del perdono, Eglipuò rendere di nuovo ognuno di noipuro, persino te. Nel nome di GesùCristo. Amen. ■

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L IAHONA N OVEMBRE 2 0 0 6 35

Le mie parole questo pomeriggiovogliono essere un invito acoloro che non hanno ancora

ottenuto una testimonianza personaledel totale pagamento della decima. Visono molte ragioni che vengono usateper non pagare la decima quali leurgenze mediche, debiti, riparazionialla casa o all’auto, spese scolastiche el’assicurazione. Queste ragioni, edaltre simili ad esse, sono molto reali, emolti di noi, se non la maggior parte,le vivono e vi hanno a che fare. Questeprove tassano le nostre limitate risorsefinanziarie e se non siamo degli ammi-nistratori saggi di tali risorse, possiamotrovarci incapaci di far fronte ai nostriobblighi di decima col Signore. La nonosservanza di questa legge eterna non

deve essere presa alla leggera e puònon solo rallentare il nostro progressoe sviluppo spirituale, ma può anchelimitare le benedizioni fisiche e tem-porali di cui potremmo altrimentigodere.

Il presidente Spencer W. Kimball hadetto: «Qui il Signore indica chiara-mente che la decima è la Sua legge eche tutti i Suoi seguaci sono tenuti aosservarla. Sì, l’osservanza di questalegge di Dio è un nostro onore e pri-vilegio, la nostra sicurezza e la nostrapromessa, la nostra grande benedi-zione. Mancare di soddisfare appienoa questo obbligo significa negarci lepromesse e trascurare cose benimportanti. Si tratta di una trasgres-sione, non di una negligenza diminore portata»1.

Quindi, cos’è la decima? Il Signoreci ha dato la Sua definizione: «E que-sto sarà l’inizio della decima del miopopolo. E dopo di ciò, coloro chehanno dato in tal modo la decimapagheranno annualmente un decimodi tutto il loro guadagno; e questasarà per loro una legge permanenteed eterna».2 Notate per favore che ladecima non è solo un’offerta volonta-ria, non è neppure un ventesimo oqualche altra frazione di un interesseo di un’entrata annuale.

Il presidente Howard W. Hunter hadichiarato: «La legge è semplice-mente dichiarata quale ‹un decimo di

tutto il loro guadagno›. Guadagnosignifica profitti, compensi, aumenti;è il salario di un dipendente, i profittidi un’operazione commerciale, l’au-mento di qualcuno che fa crescere o produce, oppure le entrate di unapersona da qualsiasi altra fonte. IlSignore ha detto che è una legge permanente ‹per sempre› come èstata in passato»3.

Come viene usata la decima? Ifedeli membri della chiesa pagano laloro decima ad un membro della pre-sidenza del ramo oppure del vesco-vato di rione. Sotto la direzione delprofeta del Signore, questi fondi ven-gono raggruppati ed usati per soste-nere la crescita e lo sviluppo dellaChiesa in tutto il mondo. Alcuniesempi dell’uso dei fondi delladecima sono la costruzione dei tem-pli, il finanziamento dell’opera missio-naria nel mondo, la costruzione ed ilmantenimento delle case di riunioneed altri degni propositi.

Perché il Signore richiede al Suopopolo il pagamento della decima?Il Signore è nostro Padre e, qualePadre, Egli ci ama. Poiché Egli ci ama,desidera benedirci sia materialmenteche spiritualmente. Ascoltate alcuneSue dichiarazioni come scritte nelleScritture: «Date ascolto e udite, o voi,popolo mio, dice il Signore e vostroDio; voi che prendo diletto a bene-dire con la più grande fra tutte lebenedizioni».4 Ed ancora: «Poiché,così dice il Signore: Io, il Signore,sono misericordioso e benevoloverso coloro che mi temono, e midiletto ad onorare coloro che mi ser-vono in rettitudine ed in verità finoalla fine».5

In modo da donare le Sue benedi-zioni ai Suoi figli in modo giusto edequo, il Signore ha istituito delle leggiche governano quelle benedizioni cheEgli vuole far godere a tutti noi. Egli harivelato questo principio delle leggi alSuo profeta della Restaurazione: «Vi èuna legge irrevocabilmente decretatanei cieli, prima della fondazione di

La legge della decimaA N Z I A N O D A N I E L L . J O H N S O NMembro dei Settanta

Vi invito a confidare nel Signore e, come Lui ha detto:«Mettete[lo] alla prova».

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questo mondo, sulla quale si basanotutte le benedizioni. E quando otte-niamo una qualche benedizione daDio, è mediante l’obbedienza a quellalegge su cui essa è basata».6 E dinuovo: «Io, il Signore, sono vincolatoquando fate ciò che dico; ma quandonon fate ciò che dico non avetealcuna promessa».7

Il Signore sapeva dal principio chenoi, i Suoi figli, avremmo affrontato,durante questa vita mortale, avversitàmateriali e spirituali. Infatti, tali avver-sità sono una parte essenziale di que-sta prova mortale. Egli sapeva cheavremmo avuto bisogno delle Suebenedizioni nel corso della vita inmodo da sopportare le nostre proveindividuali, ma anche per godere di ungrado di agio e, persino, di prosperità.

A tale scopo la legge della decimavenne istituita sin dal principio.Conosciamo dalle Scritture cheAbrahamo fu benedetto per la suaobbedienza a questa legge ed ora noiabbiamo la stessa legge come ripetutadal Salvatore durante la Sua visita agliabitanti di questo continente ameri-cano quasi duemila anni fa:

«Portate tutte le decime al magaz-zino, affinché vi sia del cibo nella mia casa, ed ora mettetemi alla provain questo, dice il Signore degli eser-citi; se non v’aprirò le cataratte delcielo e non riverserò su di voi tantebenedizioni, che non vi sarà spazio

sufficiente per contenerle.E per amor vostro minaccerò il

divoratore, ed egli non distruggerà ifrutti del vostro suolo; né la vostravigna perderà i suoi frutti anzitemponella campagna, dice il Signore deglieserciti.

E tutte le nazioni vi chiamerannobeati, poiché sarete un paese di deli-zie, dice il Signore degli eserciti».8

Quale legge meravigliosa! Coluiche non ha soltanto il potere ed imezzi per benedire i suoi figli mate-rialmente e spiritualmente, ma che hapersino il desiderio di farlo, ci ha for-nito la chiave per quelle benedizioniche desideriamo e di cui necessi-tiamo. Questa chiave è la legge delladecima. Presidente James E. Faust hadichiarato: «Alcuni possono riteneredi non potersi permettere di pagare ladecima, ma il Signore ha promessoche ci preparerà la via per la quale noipossiamo osservare tutti i Suoicomandamenti. Il pagamento delladecima richiede grande fede nel prin-cipio… Impariamo la validità del prin-cipio della decima pagandola. Credodavvero che sia possibile uscire dallapovertà avendo la fede per restituireal Signore una parte di quel poco cheabbiamo».9 Miei cari fratelli e sorelle,non dobbiamo far altro che obbedirea questa legge.

Ora l’invito: a coloro che nonsono ancora pagatori di decima per

intero, porgo l’invito di iniziare oggi apagare pienamente la vostra decima alSignore tramite i vostri dirigenti delsacerdozio. Vi invito a pagare la vostradecima al Signore prima di far fronte aqualsiasi altro obbligo finanziario. Viinvito a confidare nel Signore e, comeLui ha detto: «Mettete[lo] allaprova».10 Nel fare ciò, e ponendo ilvostro impegno della decima verso ilSignore quale prima priorità di tutti ivostri impegni finanziari, sarete deitestimoni dell’incomparabile poteredel Signore di aprirvi le cateratte delcielo e darvi benedizioni «che non visarà spazio sufficiente per conte-nerle».11 Allora avrete ottenuto lavostra personale testimonianza diquesta sacra legge della decima e, secontinuerete nella vostra obbedienzaverso questa legge, essa vi porterà piùvicino al Signore.

Con coloro che sono già pagatoridi decima per intero mi congratuloper la vostra fedeltà. Voi siete già deitestimoni ed avete le vostre personalitestimonianze riguardo all’adempiersidelle promesse del Signore a coloroche osservano questo comandamentoe ogni volta che pagate la vostradecima, il vostro impegno personalecon il Signore si rafforza.

Vi porto la mia personale testimo-nianza della legge della decima e dellarealtà delle promesse che il Signoreha fatto riguardo a tale legge. So peresperienza personale che le benedi-zioni ci giungono, per la qual cosa nesono davvero grato. Nel nome diGesù Cristo. Amen. ■

NOTE1. «Mise tutto il cuore nell’opera Sua, e

prosperò», La Stella, agosto 1981, 3.2. DeA 119:3–4.3. Conference Report, aprile 1964, 35.4. DeA 41:1.5. DeA 76:5.6. DeA 130:20–21.7. DeA 82:10.8. 3 Nefi 24:10–12; vedere anche Malachia

3:10–12.9. «Come possiamo aprire le cateratte del

cielo», La Stella, gennaio 1999, 67, 68.10. 3 Nefi 24:10; vedere anche Malachia 3:10.11. 3 Nefi 24:10; vedere anche Malachia 3:10.

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L IAHONA N OVEMBRE 2 0 0 6 37

Nel Libro di Mormon, il Signorecomanda al giovane Nefi dicostruire una nave. Nefi

obbedì subito a questo comanda-mento, ma i suoi fratelli erano scettici.Egli scrisse: «Quando i miei fratellividero che mi apprestavo a costruireuna nave, cominciarono a mormorarecontro di me, dicendo: Nostro fratelloè uno sciocco, poiché crede di potercostruire una nave; sì, e crede anchedi poter attraversare queste grandiacque» (1 Nefi 17:17).

Ma Nefi non si scoraggiò. Nonaveva alcuna esperienza nel costruire

navi, ma aveva una forte testimonianzapersonale che «il Signore non dà alcuncomandamento ai figlioli degli uominisenza preparare… una via affinchépossano compiere quello che eglicomanda loro» (1 Nefi 3:7). Con que-sta potente testimonianza e motiva-zione, Nefi costruì una nave con laquale essi attraversarono le grandiacque, malgrado la forte opposizioneesercitata dai suoi fratelli senza fede.

Voglio parlarvi di una mia espe-rienza personale di gioventù riguardoal potere delle giuste motivazioni.

Dopo la Seconda Guerra Mondiale,la mia famiglia si ritrovò nellaGermania dell’Est, occupata dai russi.In quarta elementare dovetti imparareil russo come prima lingua straniera.Lo trovai molto difficile a causa dell’al-fabeto cirillico, ma col passare deltempo sembrava che andassi bene.

Ad undici anni, lasciammo di nottela Germania dell’Est a causa dell’ideo-logia politica di mio padre. Così andaia scuola nella Germania dell’Ovest,che a quel tempo era occupata dagliamericani. Qui ai bambini era richie-sto di imparare l’inglese, non il russo.Imparare il russo era stato difficile, mal’inglese per me era impossibile.Pensavo che la mia bocca non fosse

fatta per parlare l’inglese. I miei inse-gnanti si disperavano, i miei genitorisoffrivano e io sapevo che l’inglesenon era proprio per me.

Ma poi qualcosa cambiò. Quasitutti i giorni pedalavo fino all’aero-porto per guardare gli aerei che parti-vano e atterravano. Leggevo, studiavoe imparavo tutto quello che potevotrovare sull’aviazione. A quel tempo ilmio più grande desiderio era di diven-tare un pilota. Mi immaginavo giànella cabina di pilotaggio di un aereocivile o di un caccia. Sentivo chiara-mente che questa era la mia vita!

Poi venni a sapere che per diven-tare pilota dovevo parlare l’inglese.Tutto ad un tratto, lasciando tuttiesterrefatti, sembrò che la mia boccafosse cambiata. Riuscii a imparare l’inglese. Richiedeva sempre moltolavoro, perseveranza e pazienza, mariuscii a imparare l’inglese!

Perché? Grazie ad una giusta eforte motivazione!

Le nostre motivazioni e pensieriinfluenzano le nostre azioni. La testi-monianza della verità del vangelorestaurato di Gesù Cristo è la nostrapiù forte motivazione. Più volte Gesùfece notare il potere dei pensieri giu-sti e dei buoni propositi: «Guardate ame in ogni pensiero; non dubitate,non temete» (DeA 6:36).

La testimonianza di Gesù Cristo edel vangelo restaurato ci aiuterà aimparare il piano di Dio per ognunodi noi e quindi ad agire di conse-guenza. Ci rende sicuri della realtà edella bontà di Dio, degli insegnamentie dell’espiazione di Gesù Cristo edella chiamata divina dei profeti degliultimi giorni. La nostra testimonianzaci rende desiderosi di vivere retta-mente, e il retto vivere rafforzerà lanostra testimonianza.

Che cos’è una testimonianza?Una definizione di testimonianza

è: «una solenne attestazione dellarealtà di qualcosa», che deriva dallaparola latina testimonium e dalla

Il potere dellatestimonianzapersonaleA N Z I A N O D I E T E R F. U C H T D O R FMembro del Quorum dei Dodici Apostoli

La nostra ferma testimonianza ci aiuterà a cambiare e quindi ad essere di beneficio al mondo.

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parola testis che vuol dire «testimone»(«Testimony», http://www.reference.com/browse/wiki/Testimony;Merriam-Webster’s CollegiateDictionary, undicesima edizione[2003], «testimony», 1291).

Per i membri della Chiesa di GesùCristo dei Santi degli Ultimi Giorni iltermine testimonianza è una parolafamiliare nel nostro modo di espri-merci. Invita dolci e teneri sentimenti,è sempre circondata da un alone disacralità. Quando parliamo di testimo-nianza, ci riferiamo a sentimenti delcuore e della mente, piuttosto che auna sequenza di fatti logici e sterili. Èun dono dello Spirito, una testimo-nianza dello Spirito Santo che alcuniconcetti sono veri.

Una testimonianza è una cono-scenza sicura, o una rassicurazionedallo Spirito Santo, della divinità del-l’opera del Signore in questi ultimigiorni. Una testimonianza è «unaferma e motivante convinzione delleverità rivelate del vangelo di GesùCristo» (Marion G. Romney, «How toGain a Testimony», New Era, maggio1976, 8; corsivo dell’autore).

Quando rendiamo testimonianza,dichiariamo l’assoluta veridicità delVangelo. In un’epoca in cui moltiritengono la verità come relativa, unadichiarazione di verità assoluta non èmolto popolare, non è consideratapoliticamente corretta né opportuna.Una testimonianza «delle cose comesono realmente» (Giacobbe 4:13) ècoraggiosa, veritiera ed essenziale inquanto ha una conseguenza eternaper l’umanità. Satana è contento sedichiariamo il messaggio della nostrafede e la dottrina del Vangelo comequalcosa di negoziabile, secondo lecircostanze. La nostra ferma convin-zione del Vangelo è un’ancora pernoi; è sicura e affidabile come la StellaPolare. Una testimonianza è moltopersonale e può essere un po’ diversaper ognuno di noi, perché ogni per-sona è unica. Comunque, una testi-monianza del vangelo restaurato di

Gesù Cristo comprenderà semprequeste chiare e semplici verità:

• Dio vive. Egli è letteralmente ilnostro affettuoso Padre celeste e noisiamo i Suoi figli.

• Gesù Cristo è il Figlio del Diovivente e il Salvatore del mondo.

• Joseph Smith è il profeta di Diotramite il quale è stato restaurato ilvangelo di Gesù Cristo negli ultimigiorni.

• Il Libro di Mormon è la parola di Dio.

• Il presidente Gordon B.Hinckley, i suoi consiglieri e i membridel Quorum dei Dodici Apostoli sonoi profeti, veggenti e rivelatori deinostri giorni.

Acquisendo una più profondaconoscenza di queste verità e delpiano di salvezza tramite il potere e ildono dello Spirito Santo, possiamo«conoscere la verità di ogni cosa»(Moroni 10:5).

Come otteniamo una testimonianza?Sappiamo tutti che è più facile par-

lare della testimonianza che otte-nerla. Il processo di acquisizione sibasa sulla legge del raccolto: «poichéquello che l’uomo avrà seminato,quello pure mieterà» (Galati 6:7).Nulla di ciò che è buono si ottienesenza lavoro e sacrificio. Dobbiamolavorare sodo per ottenere una testi-monianza, ma questo renderà noi e la nostra testimonianza più forti. Serendiamo testimonianza, questa crescerà.

Una testimonianza è un bene pre-zioso perché non si ottiene soltantocon la logica o la ragione, non puòessere acquistata, non la si può averein regalo o ereditare dai nostri ante-nati. Non possiamo dipendere dallatestimonianza delle altre persone.Dobbiamo conoscere da noi stessi. Il presidente Gordon B. Hinckley haaffermato: «Ogni Santo degli UltimiGiorni ha la responsabilità di cono-scere da sé con una certezza al di là di ogni dubbio che Gesù è il risorto

vivente Figlio del Dio vivente» (La Stella, ottobre 1983, 152).

La fonte di questa conoscenzacerta e ferma convinzione è la rivela-zione divina: «Perché la testimonianzadi Gesù è lo spirito della profezia»(Apocalisse 19:10).

Riceviamo questa testimonianzaquando lo Spirito Santo parla alnostro spirito. Allora riceviamo unacalma e ferma certezza che sarà lafonte della nostra testimonianza econvinzione qualunque sia la nostracultura, razza, lingua o estrazionesociale. Questi suggerimenti delloSpirito, invece che la sola logicaumana, saranno le fondamenta sulle quali costruire la nostra testimonianza.

Il fulcro di questa testimonianzasarà sempre la fede in, e la cono-scenza di, Gesù Cristo e nella Sua missione divina; infatti Egli stessodichiara: «Io son la via, la verità e lavita» (Giovanni 14:6).

In che modo quindi riceviamo unatestimonianza personale dallo SpiritoSanto? Questo viene descritto nelleScritture:

Primo: desiderare di credere. IlLibro di Mormon ci incoraggia in que-sto modo: «Ma ecco, se voi risveglie-rete e stimolerete le vostre facoltà, sì,per un esperimento sulle mie parole,ed eserciterete una particella difede… se non poteste fare null’altroche desiderare di credere» (Alma32:27). Alcuni potrebbero dire: «Nonposso credere, non sono religioso»;pensate: Dio ci promette l’aiutodivino anche se abbiamo solo il desi-derio di credere; ma deve essere undesiderio reale, non finto.

Secondo: scrutare le Scritture.Ponetevi delle domande; studiatele,ricercate le risposte nelle Scritture.Ancora una volta il Libro di Mormonha per noi dei buoni consigli: «Sefate posto affinché un seme possaessere piantato nel vostro cuore» grazie ad uno studio diligente della parola di Dio, il buon seme

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«comincerà a gonfiarsi nel vostropetto», se non resistete con la vostraincredulità. Questo buon semecomincerà a «dilatare la [vostra]anima» e «a illuminare il [vostro]intelletto» (Alma 32:28).

Terzo: fare la volontà di Dio,osservare i comandamenti. Non èsufficiente un dotto scambio di opi-nioni se vogliamo sapere personal-mente che il regno di Dio è statorestaurato sulla terra. Anche lo studiosaltuario non è abbastanza. Dobbiamoagire: e questo significa conoscere efare la volontà di Dio.

Dobbiamo rivolgerci a Cristo eseguire i Suoi insegnamenti. IlSignore insegnò: «La mia dottrina nonè mia, ma di Colui che mi ha man-dato. Se uno vuol fare la volontà dilui, conoscerà se questa dottrina è daDio o se io parlo di mio» (Giovanni7:16–17; corsivo dell’autore). IlSalvatore disse: «Se voi mi amate,osserverete i miei comandamenti»(Giovanni 14:15).

Quarto: meditare, digiunare epregare. Per ricevere conoscenzadallo Spirito Santo, la dobbiamo chie-dere al Padre celeste. Dobbiamo averfiducia che Dio ci ama e ci aiuterà ariconoscere i suggerimenti delloSpirito Santo. Il Libro di Mormon ciricorda:

«Quando leggerete queste cose…

ricord[ate] quanto misericordioso [è]stato il Signore verso i figlioli degliuomini, dalla creazione di Adamo finoal tempo in cui riceverete questecose, e… medit[atele] nel vostrocuore…

Domanda[te] a Dio, Padre Eterno,nel nome di Cristo, se queste cosenon sono vere; e se lo chiederete concuore sincero, con intento reale,avendo fede in Cristo, egli ve ne mani-festerà la verità mediante il poteredello Spirito Santo» (Moroni 10:3–4).

E il profeta Alma disse:«Vi attesto che io so che queste

cose… sono vere. E come supponeteche io sappia che sono vere?…

Ecco, ho digiunato e pregato moltigiorni, per poter conoscere questecose da me. E… il Signore Iddio me leha rese manifeste mediante il suoSanto Spirito; e questo è lo spirito dirivelazione» (Alma 5:45–46).

Cari fratelli e sorelle, Alma ricevetteuna testimonianza digiunando e pre-gando oltre duemila anni fa; anchenoi possiamo avere la stessa sacraesperienza oggi.

A cosa serve una testimonianza?Una testimonianza dona la giusta

prospettiva, una corretta motivazione,un solido fondamento sul qualecostruire una vita ricca di soddisfa-zioni e la crescita personale. È una

costante fonte di fiducia, una fedelecompagna nella buona e nella cattivasorte. La testimonianza ci dona unmotivo di speranza e gioia. Ci aiuta adessere ottimisti e felici, e ci permettedi godere delle bellezze della natura. Èuno sprone a scegliere il giusto in ognimomento e in tutte le circostanze. Ciavvicina di più a Dio, permettendoGlidi avvicinarsi maggiormente a noi(vedere Giacomo 4:8).

La nostra testimonianza personaleè uno scudo protettivo e, come laverga di ferro, ci guida in sicurezzaattraverso il buio e la confusione.

La testimonianza di Nefi gli diede ilcoraggio di ergersi ed essere nume-rato tra coloro che obbediscono alSignore. Egli non mormorò, nondubitò, non temette in nessuna occa-sione. Nei momenti difficili egli disse:«Andrò e farò le cose che il Signore hacomandato, poiché so che il Signorenon dà alcun comandamento… senzapreparare… una via» (1 Nefi 3:7).

Come il Signore conosceva Nefi,così Dio conosce noi e ci ama. Questoè il nostro momento; siamo in primafila. La nostra ferma testimonianza ciaiuterà a cambiare e quindi ad esseredi beneficio al mondo. Di questorendo testimonianza e vi lascio la miabenedizione, quale apostolo delSignore, nel nome di Gesù Cristo.Amen. ■

Dopo una sessione della conferenza, membri e missionari del Palo di Chihuahua Tecnológico, in Messico, posano per una

fotografia.

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I l nostro Padre in cielo vuole cheognuno di noi goda di pace e feli-cità durante questa vita. Il nostro

Maestro, Gesù Cristo, e i Suoi profeti,ci hanno insegnato come avere pace efelicità, anche in un mondo che èsempre più difficile, con sempre mag-giori conflitti e un’intensa concentra-zione di tentazioni allettanti.

Vi illustrerò il modo sbagliato pertrovare pace e felicità e poi il modogiusto, usando l’analogia delle scalatesu roccia. Ci sono coloro che cercano

di scalare una parete difficile in «solita-ria». Salgono da soli, senza attrezza-tura, compagni o protezioni. Fannoaffidamento sulla loro destrezza e abi-lità. Lo fanno per il brivido di confron-tarsi con il rischio elevato. Lo fannomalgrado vi sia la probabilità che arriviil momento in cui cadranno e si feri-ranno gravemente o perderanno lavita. Sono come tante persone cheaffrontano le difficoltà e le tentazionidella vita senza la sicurezza che derivadal seguire i comandamenti di Dio,guidati dallo Spirito Santo. Nel difficilemondo odierno quasi sicuramente vio-leranno delle leggi importantissime,con conseguenze dolorose e distrut-tive. Non vivete in «solitaria». Quasicertamente cadrete in trasgressione.

C’è un modo più sicuro di scalare.Quando due scalatori affrontano unasalita difficile, il primo a salire chiodala parete a intervalli brevi, e la suacorda viene fissata al chiodo grazie aun moschettone. La sicurezza è garan-tita da un compagno chiamato«secondo», che è in una posizionemolto sicura. Il primo a salire è pro-tetto dal secondo che assicura lacorda con attenzione. In questo

modo il primo è protetto durante lascalata. Se inavvertitamente dovessescivolare, gli ancoraggi limiteranno lacaduta. Il secondo non solo assicura ilprimo, ma gli dà incoraggiamento coicommenti e i segnali che si scam-biano. L’obiettivo è un’esperienzasicura ed emozionante perché si vinceuna sfida difficile. Impiegano tecnicheed equipaggiamento che sono provatie sicuri. L’equipaggiamento essenzialeconsiste di un’imbracatura sicura, unacorda affidabile, una serie di chiodi dafissare alla roccia, un sacchetto digesso per una miglior presa, scarpespeciali che il primo possa usare perfar presa sulla parete scoscesa.

La coppia di scalatori ha studiato le regole e le tecniche per l’arrampi-cata. Ha ricevuto istruzioni da scalatoriesperti e ha fatto pratica per fare imovimenti giusti e usare l’equipaggia-mento. Ha programmato un itinerarioe stabilito come lavorare insieme.Quando il primo ha scalato abbastanza,trova un luogo comodo e sicuro a cuiassicurarsi e da dove recuperare lacorda mentre il secondo segue il per-corso dato dalla stessa. Quando ilprimo scalatore è raggiunto, si ripete il processo. Uno si assicura mentre l’altro scala fissando i chiodi come pro-tezione in caso di involontaria caduta.Sebbene scalare le pareti sembri moltorischioso e pericoloso, queste precau-zioni assicurano un’esperienza stimo-lante, compiuta in sicurezza seguendoi corretti principi.

Nella vita reale, i chiodi sono leleggi di Dio che offrono protezione datutte le difficoltà che si possono affron-tare. La corda e i moschettoni che fis-sano la corda ai chiodi rappresentanol’obbedienza a quei comandamenti.Quando apprendete questi comanda-menti, continuate a metterli in praticae avete un piano per evitare il pericolo,avrete dei mezzi sicuri per ottenereprotezione dalle tentazioni di Satana.Svilupperete una forza di carattere chevi fortificherà contro la trasgressione.Se doveste fare una mossa sbagliata,

L’Espiazione puòassicurarvi pace e felicitàA N Z I A N O R I C H A R D G. S C O T TMembro del Quorum dei Dodici Apostoli

La vera felicità duratura, con la conseguente forza, ilcoraggio e la capacità di superare le più grandi difficoltà, arriveranno quando incentrerete la vostra vita su Gesù Cristo.

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non ci saranno problemi duraturi gra-zie alla protezione o aiuto che è dispo-nibile tramite il pentimento.

Lasciate che il Salvatore sia il vostrocompagno. Egli ha detto: «Io sono…la Roccia del Cielo… chiunque entradalla porta e sale mediante me noncadrà mai».1 Egli vi guiderà in sicu-rezza per superare gli ostacoli più dif-ficili. Le Sue leggi sono ancoraggisicuri che disperderanno la paura eassicureranno il successo in unmondo pericoloso. Questo tipo di vitavi darà sicuramente pace e felicità.

La vera felicità duratura, con la con-seguente forza, il coraggio e la capa-cità di superare le più grandi difficoltà,arriverà quando incentrerete la vostravita su Gesù Cristo. L’obbedienza aiSuoi insegnamenti garantisce sicu-rezza nel vostro viaggio della vita.Richiede sforzo. Se non c’è garanzia dirisultati immediati, c’è l’assicurazioneche, secondo il tempo stabilito dalSignore, le soluzioni arriveranno, lapace prevarrà e la felicità sarà vostra.

Le sfide che affrontate, le espe-rienze che vi portano a crescere, sonoscene temporanee sul palcoscenico diuna vita di continua pace e felicità. Latristezza, il dolore e la delusione sonoeventi della vita. Non sono la parteprincipale della vita. Non minimizzoquanto possano essere difficili alcunidi questi avvenimenti. Quando lalezione che dovete apprendere èmolto importante, le prove possonoprolungarsi per un certo periodo, manon dovete lasciare che limitino a que-sto la vostra concentrazione in tuttociò che fate. La vostra vita può e deveessere meravigliosa e gratificante. È lavostra comprensione e applicazionedelle leggi di Dio che darà alla vostravita uno scopo glorioso mentre supe-rate le difficoltà. Tale prospettiva man-tiene le sfide al loro posto: ossia mezziper raggiungere maggiore crescita econseguimenti.

Il Signore si preoccupa della vostracrescita personale e del vostro svi-luppo. Il vostro progresso è accelerato

quando Gli consentite di guidarvi inogni esperienza di crescita che incon-trerete, che sia più o meno desiderata.Confidate nel Signore. Chiedete diessere guidati dallo Spirito per cono-scere la Sua volontà. Siate disposti adaccettarla. Allora vi qualificherete aricevere la più grande felicità e i piùappaganti conseguimenti in questaesperienza mortale.

La pace e la felicità sono i fruttipreziosi di una vita retta. Sono possi-bili solo grazie all’espiazione di GesùCristo. Vi spiego.

Ciascuno di noi fa degli errori nellavita. Vengono infrante delle leggieterne. La giustizia fa parte del piano difelicità del Padre celeste che mantieneordine. È come la gravità per uno sca-latore: sempre presente. È amica, se leleggi eterne vengono osservate. È avostro danno se vengono ignorate. Lagiustizia garantisce che riceverete lebenedizioni che vi siete guadagnati peraver obbedito alle leggi di Dio. La giu-stizia richiede anche che ogni legge

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infranta sia soddisfatta. Quando osser-vate le leggi di Dio siete benedetti, manon vi è un credito aggiuntivo chepotete mettere da parte per soddisfarele leggi che infrangete. Se non sonorisolte, le leggi infrante possonoindurvi ad avere una vita infelice eimpedirvi di tornare a Dio. Solo la vita, gli insegnamenti e in particolarel’espiazione di Gesù Cristo possonoliberarvi da questo imbroglio altrimentiimpossibile da risolvere.

Le richieste della giustizia per lalegge infranta possono essere soddi-sfatte tramite la misericordia, che èottenibile grazie al vostro continuopentimento e dall’obbedienza alleleggi di Dio. Tale pentimento e obbe-dienza è assolutamente essenzialeaffinché l’Espiazione operi un com-pleto miracolo nella vostra vita. IlRedentore può sistemare il vostrodebito individuale verso la giustizia egarantirvi il perdono tramite il per-corso misericordioso del pentimento.Tramite l’Espiazione potete vivere inun mondo in cui la giustizia assicurache serberete ciò che guadagnate perobbedienza. Attraverso la Sua miseri-cordia potete risolvere le conse-guenze derivanti dalle leggi infrante.

L’Espiazione fu un atto altruisticocon conseguenze infinite ed eterne,compiuto strenuamente dal solo Figlio

di Dio.2 Grazie ad essa il Salvatore haspezzato le catene della morte. Allafine permette che siamo giudicati dalRedentore. Può impedire un’eternitàsotto il dominio di Satana. Apre leporte all’esaltazione per tutti coloroche si qualificano a ricevere il perdonotramite il pentimento e l’obbedienza.

Ponderare sulla magnificenzadell’Espiazione evoca i sentimenti piùprofondi di riverenza, immensa grati-tudine e profonda umiltà. Questeimpressioni possono fornirvi la pos-sente motivazione per osservare iSuoi comandamenti e pentirvicoerentemente degli errori per averemaggior pace e felicità.

Credo che, a prescindere daquanto diligentemente provate, con la vostra mente umana nonpotete comprendere appieno l’eternosignificato dell’Espiazione, né capirecome fu compiuta. Potete solo apprez-zare in piccola misura ciò che costò alSalvatore in termini di dolore, ango-scia e sofferenza, o quanto fu difficileper il nostro Padre celeste vedere cheSuo Figlio affrontava le incomparabilidifficoltà dell’Espiazione. Ciò nono-stante, dovreste studiare coscienziosa-mente l’Espiazione per comprenderlaal massimo delle vostre capacità.Potete apprendere che cosa è necessario per osservare i Suoi

comandamenti, godere della pace e della felicità in questa vita. Potetequalificarvi con i vostri familiari obbe-dienti a vivere con Lui e il vostro Padreceleste per sempre.

Lehi insegnò a suo figlio Giacobbe:«Nessuna carne [può] dimorare allapresenza di Dio, se non tramite imeriti e la misericordia e la graziadel Santo Messia».3

Gesù Cristo possedeva i meriti chenessun altro essere poteva avere. Eraun Dio, Geova, prima della sua nascitaa Betlemme. Il suo amato Padre nonsolo Gli diede un corpo di Spirito, maGesù fu il Suo Unigenito Figlio nellacarne. Il nostro Maestro visse una vitaperfetta e senza peccato, pertantonon era soggetto alle esigenze dellagiustizia. Egli è perfetto in ogni attri-buto, incluso l’amore, la compas-sione, la pazienza, l’obbedienza, ilperdono e l’umiltà. La Sua misericor-dia paga il nostro debito verso la giu-stizia, quando ci pentiamo e Gli siamoobbedienti. Poiché, malgrado tutti inostri sforzi per obbedire ai Suoi inse-gnamenti, comunque sbaglieremo,tramite la Sua grazia noi saremo «sal-vati, dopo aver fatto tutto ciò che possiamo fare».4

Porto testimonianza che con unasofferenza inimmaginabile e un’ago-nia sofferta a un prezzo incalcolabile ilSalvatore si guadagnò il diritto diessere il nostro Redentore, il nostroIntermediario e Giudice Supremo. Soche Dio vive e che vi ama. Fate di Luiil vostro compagno costante nellavita. L’ancoraggio sicuro delle Sueleggi garantirà sicurezza e successomentre scalerete le difficoltà chedovrete affrontare. Non cadrete ingravi trasgressioni. La vostra sarà una vita di pace e felicità, coronatadall’esaltazione nel Regno celeste. Nel nome di Gesù Cristo. Amen. ■

NOTE1. Mosè 7:53.2. Vedere DeA 133:50, 52–53.3. 2 Nefi 2:8; corsivo dell’autore.4. 2 Nefi 25:23.

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Sono grato di essere con voi aquesta grande riunione delsacerdozio. Tutti noi facciamo

parte di un quorum del sacerdozio.Ciò può non sembrare straordinario avoi, ma lo è per me. Fui ordinato dia-cono nel Sacerdozio di Aaronne in unpiccolo ramo della Chiesa. C’era solouna famiglia nel ramo. Non avevamouna cappella. Ci riunivamo a casanostra. Io ero l’unico diacono e miofratello l’unico insegnante.

Pertanto, so cosa significa esercitareda solo il sacerdozio, senza servire conaltre persone in un quorum. Ero con-tento in quel piccolo ramo senza unquorum. Non potevo sapere che cosami stavo perdendo. Poi la mia famiglia

si trasferì dall’altra parte del conti-nente dove c’erano molti detentori delsacerdozio e forti quorum.

Nel corso degli anni ho imparatoche la forza di un quorum nondipende dal numero di detentori delsacerdozio che lo compongono. Nondipende nemmeno dall’età o maturitàdei suoi membri. La forza di un quo-rum dipende principalmente daquanto i suoi componenti sono unitiin rettitudine. Tale unità in un fortequorum del sacerdozio non ha nulla ache vedere con ciò che ho provatonelle squadre sportive, o club o qual-siasi altra organizzazione del mondo.

Le parole di Alma, scritte nel librodi Mosia, si avvicinano a descriverel’unità che ho provato nei più fortiquorum del sacerdozio:

«E comandò loro che non vi fos-sero contese gli uni con gli altri, mache guardassero innanzi con un soloscopo, avendo una sola fede ed unsolo battesimo, e avendo i loro cuorilegati in unità e in amore gli uni versogli altri».1

Alma inoltre disse al suo popoloquali erano i requisiti necessari a sta-bilire tale unità. Spiegò che non dove-vano predicare null’altro se non ilpentimento e la fede nel Signore, cheaveva redento il Suo popolo.2

Quello che Alma stava insegnandoe ciò che veramente c’è in qualsiasi

quorum del sacerdozio unito cheabbia visto, è che il cuore dei membriviene cambiato grazie all’espiazione diGesù Cristo. Ecco come i loro cuori siuniscono.

Allora potete capire perché ilSignore istruisce i presidenti dei quo-rum di dirigere come fa Lui. Nellasezione 107 di Dottrina e Alleanze,Egli usa quasi le stesse parole perdescrivere i doveri del presidente diogni quorum. Il presidente del quo-rum dei diaconi è tenuto a insegnareai membri del quorum i loro doveri«come è dato secondo le alleanze».3

Il presidente del quorum degli inse-gnanti è tenuto a insegnare ai suoimembri i loro doveri «come è datonelle alleanze».4 Al presidente delquorum dei sacerdoti, che è ilvescovo, è comandato di presiedere aquarantotto sacerdoti e di sedere inconsiglio con loro, per insegnare loroi doveri del loro ufficio, «come è datonelle alleanze».5

Il presidente del quorum deglianziani è istruito in questo modo:

«E inoltre, il dovere di un presi-dente dell’ufficio degli anziani è dipresiedere a novantasei anziani e disedere in consiglio con loro, e diistruirli secondo le alleanze».6

È facile comprendere perché Diovuole che i Suoi quorum siano istruiti«secondo le alleanze». Le alleanzesono promesse solenni. Il Padre cele-ste ha promesso a tutti noi la vitaeterna se stringiamo e osserviamo lealleanze. Ad esempio, noi riceviamo il sacerdozio con l’alleanza di esserefedeli nell’aiutarLo nella Sua opera. Le persone che battezziamo nella Suachiesa promettono di avere fede inGesù Cristo, di pentirsi e di osservarei Suoi comandamenti. Ogni alleanzarichiede fede in Gesù Cristo e obbe-dienza ai Suoi comandamenti permetterci in condizione di avere il per-dono e un cuore puro, elementinecessari a ereditare la vita eterna, il più grande di tutti i doni di Dio.

Ci si può chiedere: «Significa forse

Un quorum del sacerdozioA N Z I A N O H E N R Y B . E Y R I N GMembro del Quorum dei Dodici Apostoli

La forza di un quorum dipende principalmente da quanto i suoi componenti sono uniti in rettitudine.

SESSIONE DEL SACERDOZIO3 0 s e t t e m b r e 2 0 0 6

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che ogni lezione nel quorum deveriguardare solo la fede e il penti-mento?» Certo che no. Ma significache l’insegnante e coloro che parteci-pano devono desiderare sempre diportare lo Spirito del Signore nelcuore dei membri presenti in salaaffinché produca la fede e la determi-nazione a pentirsi ed essere puri.

E quel desiderio va al di là dei muridella sala in cui si riunisce il quorum.In un quorum veramente unito, ildesiderio si estende ai membri ovun-que sono.

Alcuni anni fa vidi questo in unquorum di diaconi cui ero stato chia-mato a insegnare. Ogni tanto qualchediacono non veniva alle riunioni diquorum. Sapevo che l’insegnamentoin quel quorum, e in ogni quorum,era la sfida del presidente che nedeteneva le chiavi. Egli doveva sederein consiglio con tutti loro. Così, presil’abitudine di prendere consiglio dacolui che era incaricato da Dio, chie-dendogli: «Cosa pensi che dovrei inse-gnare? Che risultato dovrei ottenere?»

Imparai a seguire il suo consiglio,perché sapevo che Dio gli aveva datola responsabilità per l’insegnamentodei membri del suo quorum. Unadomenica venni a sapere che Dioaveva dato l’onore di tale responsabi-lità a un giovane presidente di quo-rum. Stavo insegnando ai diaconi.Notai una sedia vuota. Su di essa c’eraun registratore e notai che era acceso.Dopo la lezione, un ragazzo sedutovicino alla sedia vuota, prese il registra-tore. Mentre andava via, gli chiesi per-ché avesse registrato la nostra lezione.Sorrise e spiegò che un altro diaconogli aveva detto che quel giorno nonsarebbe stato presente. Stava portandola registrazione a casa dell’amico per-ché potesse sentire la nostra lezione.

Avevo avuto fiducia nella responsa-bilità data a un giovane presidente diquorum, e il cielo ci aiutò. Lo Spiritovenne a toccare i membri di quellaclasse e ne mandò uno da un amicoper cercare di rafforzare la sua fede e

condurlo al pentimento. Il diaconocol registratore aveva imparatosecondo le alleanze, e si era dedicatoad aiutare l’amico e compagno diquorum.

I membri del quorum del sacerdo-zio vengono istruiti in altri modi oltrealle lezioni in classe. Il quorum èun’unità per servire e i suoi compo-nenti imparano dal servizio che ren-dono. Un quorum può renderemaggiore servizio di quanto possafare un membro da solo. E il potere èmoltiplicato rispetto al numero deisuoi membri. Ogni quorum ha undirigente che ha l’autorità e la respon-sabilità di dirigere il servizio reso dalsacerdozio. Ho visto il potere che sisprigiona quando i quorum sonochiamati ad aiutare, quando accadonodei disastri. Ripetutamente ci sonostate persone al di fuori della Chiesache hanno espresso sorpresa e ammi-razione per la capacità della Chiesanell’organizzarsi e aiutare. A loro sem-bra un miracolo. In tutto il servizioreso dal sacerdozio, il miracolo delpotere deriva dal fatto che i dirigenti ei membri onorano l’autorità di coloroche dirigono il servizio reso dai quo-rum del sacerdozio su tutta la terra.

I miracoli possono avvenire quandoun quorum rende servizio al pros-simo. Avvengono anche quando il ser-vizio del sacerdozio è reso ai membriall’interno del quorum. Una domenica

il presidente di un quorum di diaconisi incontrò presto la mattina con i suoiconsiglieri e con il segretario, primadella riunione. Dopo aver pregato epensato, si sentì ispirato a chiedere aun diacono di invitare alla prossimariunione di quorum un altro diaconoche non aveva mai partecipato. Sapevache il diacono che non partecipavaaveva un padre che non appartenevaalla Chiesa e una madre poco interes-sata alla Chiesa.

Il diacono designato accettò l’invito del suo presidente di contat-tare il ragazzo. Egli andò. Io lo vidi.Sembrava esitante, come se fossestato un incarico difficile. Il ragazzoinvitato al quorum venne solo pochevolte prima che la sua famiglia si tra-sferisse altrove. Molti anni dopo mitrovai a una conferenza di palo amigliaia di chilometri da dove si erariunito quel quorum di diaconi. Tra leriunioni della conferenza, un uomomai visto mi chiese se conoscevoqualcuno. Mi fece un nome. Si trat-tava del ragazzo a cui fu chiesto dalpresidente del quorum dei diaconi diprendersi cura della pecorella smar-rita. L’uomo mi disse: «Può ringra-ziarlo da parte mia? Io sono il nonnodel ragazzo che invitò anni fa al quo-rum dei diaconi. Ora è cresciuto; maancora mi parla del diacono che loinvitò ad andare in Chiesa con lui».

Un giovane presidente di quorumera stato ispirato a occuparsi di unmembro smarrito del suo quorum.Era stato ispirato a mandare unragazzo a servirlo. Quel presidentefece ciò che avrebbe fatto il Maestro.E nel farlo un giovane presidenteaveva addestrato un nuovo detentoredel sacerdozio riguardo al suo doveredi servire gli altri, secondo le alleanze.I cuori furono uniti anche dopo più divent’anni e a migliaia di chilometri didistanza. L’unità nel quorum è dura-tura, quando è forgiata dal servizio delSignore e secondo le Sue vie.

Una delle caratteristiche di un forte quorum è il sentimento di

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appartenenza tra i suoi membri. Essisi curano l’uno dell’altro. Si aiutano avicenda. I presidenti di quorum pos-sono stabilire meglio tale fratellanzaquando rammentano lo scopo delSignore per cui avere unità nel quo-rum. Naturalmente, è così che si aiu-tano a vicenda. Ma è più di questo. Ècosì che si sollevano e si incoraggianol’un l’altro a servire in rettitudine conil Maestro nella Sua opera di offrire lavita eterna ai figli del Padre celeste.

La comprensione di questo princi-pio cambierà il modo in cui cerche-remo di stabilire unità nel quorum. Adesempio, potrà persino cambiare ilmodo in cui un quorum di insegnantigioca a pallacanestro. I membripotranno sperare di avere più unitàpiuttosto che vincere una partita.Potranno scegliere di invitare unragazzo che di solito è escluso perchénon gioca tanto bene. Se egli accetta epartecipa, i membri del quorum si pas-seranno la palla un po’ di più, cercandol’uomo libero, soprattutto il ragazzoche ha meno probabilità di fare cane-stro. Vent’anni dopo potrebbero nonricordare se quella sera hanno vinto,ma rammenteranno sempre come gio-carono insieme e perché… e che squa-dra era. Fu il Signore a dire: «Se nonsiete uno non siete miei».7

Comprendere perché il Signorevuole unità può cambiare il modo incui un quorum degli anziani pro-gramma una festa. Sono stato a unafesta in cui l’uomo che l’aveva pro-grammata era un convertito allaChiesa. Ritenendo che il Vangelo fossela cosa più dolce che gli era capitata,invitò alla festa vicini e amici nonancora membri della Chiesa. Ricordoancora il sentimento di fratellanza cheprovai quando spiegammo loro checosa significava per noi la Chiesa. Aquella festa provai più che unità coifratelli del sacerdozio. Il Maestroinvitò in questo modo i Suoi discepolinel Suo primo Quorum dei Dodicidurante il suo ministero terreno:«Venite dietro a me, e vi farò pescatori

d’uomini».8 E così, quella sera, mi sen-tii in compagnia del Maestro e deiSuoi discepoli, nel diventare ciò cheEgli vuole che siamo.

Fui benedetto con lo stesso senti-mento di appartenenza grazie a undirigente del sacerdozio quand’eronel Sacerdozio di Aaronne. Egli capivacome creare legami duraturi nelsacerdozio. Si mise d’accordo col pro-prietario di un bosco in modo che tra-scorressimo un pomeriggio a tagliarelegna e metterla in fascine. Questeerano destinate alle vedove affinchépotessero accendere il fuoco durantel’inverno. Ricordo ancora il legameche provai coi miei fratelli del sacer-dozio. Ricordo ancora meglio di aversentito che stavo facendo ciò cheavrebbe fatto il Salvatore. Così mi sen-tii unito a Lui. Noi possiamo stabilirequei preziosi legami nei nostri quo-rum in questa vita, e possiamo averliper sempre, in gloria e in famiglia, seviviamo secondo le alleanze.

La mia preghiera è che accetteretel’invito del Signore di essere uniti, diessere uno, nei quorum del sacerdo-zio. Egli ha indicato la via. Inoltre ci hapromesso che col Suo aiuto dei buoniquorum possono diventare quorumeccezionali. Egli vuole questo per noi.

So che ha bisogno di quorum più fortiper poter benedire i figli del nostroPadre celeste, secondo le alleanze. Hofede che Lo farà.

So che il nostro Padre celeste vive.So che Suo Figlio, Gesù Cristo, espiò inostri peccati e quelli di chiunqueincontreremo. Egli è risorto. Egli vive,e guida la Sua Chiesa. Egli detiene lechiavi del sacerdozio. Tramite l’ispira-zione data a coloro che detengono lechiavi nella Chiesa, Egli chiama ognipresidente di ogni quorum del sacer-dozio. Attesto che il sacerdozio furestaurato con tutte le sue chiavi aJoseph Smith. Rendo solenne testi-monianza che quelle chiavi sono pas-sate ai nostri giorni al presidente dellaChiesa di Gesù Cristo dei Santi degliUltimi Giorni, che è il presidente delsacerdozio su tutta la terra.

Di questo io rendo testimonianzanel sacro nome di Gesù Cristo. Amen. ■

NOTE1. Mosia 18:21.2. Vedere Mosia 18:20.3. DeA 107:85.4. DeA 107:86.5. DeA 107:87.6. DeA 107:89.7. DeA 38:27.8. Matteo 4:19.

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Anni fa, quando io e i miei fra-telli eravamo bambini, nostramadre fu sottoposta ad un

intervento chirurgico radicale per larimozione di un cancro. Fu moltovicina alla morte. Buona parte del tes-suto del collo e della spalla fu aspor-tato e per molto tempo le doleva assaimuovere il braccio destro.

Ad un anno dall’intervento, unamattina mio padre portò la mamma in un negozio di elettrodomestici e chiese al direttore di mostrarlecome utilizzare una pressa per stirare.La macchina si chiamava Ironrite.Funzionava stando seduti e premendoi pedali con le ginocchia, per abbas-sare un rullo contro una superficiecalda e farlo girare, in modo da poterstirare camice, pantaloni, vestiti e altricapi. Capirete che questa macchinaavrebbe reso molto più semplice

stirare (compito non indifferentenella nostra famiglia con cinque figli),soprattutto per una donna che avevaun uso limitato del braccio. Lamamma rimase sorpresa quando ilpapà disse al direttore che avrebberocomprato la macchina e che avrebbepagato in contanti. Nonostante miopadre guadagnasse bene come veteri-nario, l’intervento e le cure per lamamma li avevano lasciati in unasituazione economica difficile.

Mentre tornavano a casa, miamadre era arrabbiata: «Come pos-siamo permettercela? Da dove haipreso i soldi? Come faremo adesso?»Alla fine il papà le spiegò che nonaveva pranzato per quasi un anno perrisparmiare il denaro. «Ora, quandostiri», le disse, «non dovrai interrom-pere, andare in camera e piangeresino a che il dolore al braccio ti passa».Lei non sapeva che lui lo sapeva. Nonmi ero reso conto del sacrificio e del-l’atto d’amore che a quel tempo miopadre fece per mia madre, ma ora, cheso, mi dico: «Ecco un uomo».

Il profeta Lehi implorò i figli ribellicon le parole: «Alzatevi dalla polvere,figli miei, e siate uomini» (2 Nefi 1:21;corsivo dell’autore). Per quantoriguarda l’età, Laman e Lemuele eranouomini, ma, in termini di carattere edi maturità spirituale, erano ancorabambini. Essi mormoravano e silamentavano se era loro chiesto difare una cosa difficile. Non accetta-vano che qualcuno potesse avere l’au-torità di correggerli. Non davano

valore alle cose spirituali. Ricorrevanofacilmente alla violenza ed erano bravia interpretare il ruolo delle vittime.

Oggi vediamo alcuni degli stessiatteggiamenti. Ci sono persone chevivono come se la massima aspira-zione fosse il piacere. Una società per-missiva ha «sdoganato» molti costumi,cosicché tanti ritengono accettabileavere figli al di fuori del vincolo matri-moniale e convivere, piuttosto chesposarsi.1 Schivare i doveri è conside-rata una cosa intelligente, mentresacrificarsi per il bene altrui è da inge-nuo. Per alcuni, una vita di lavoro econseguimenti è opzionale. Uno psi-cologo, che ha studiato un fenomenosempre più diffuso che chiama «gio-vane bloccato su campo neutro»,descrive il seguente scenario:

«Justin va a un college per uno odue anni, spende migliaia di dollaridei genitori, poi si stufa e ritorna acasa nella sua vecchia stanza, doveviveva quando andava alle superiori.Ora lavora sedici ore la settimana daKinko o part-time da Starbucks.

I genitori si strappano i capelli:‹Justin, hai ventisei anni. Non studi.Non hai una carriera davanti a te.Non hai neppure una ragazza. Cheprogrammi hai? Quando ti farai unavita tua?›

‹Qual è il problema?›, chiede Justin.‹Non sono mai stato arrestato, non vichiedo soldi, Perché non vi date unacalmata?›»2

Che ambizione!Noi detentori del sacerdozio di Dio

non possiamo permetterci di lasciarciandare. Abbiamo un’opera da com-piere (vedere Moroni 9:6). Dobbiamoalzarci dalla polvere del compiaci-mento ed essere uomini. Per un gio-vane è una meravigliosa aspirazionediventare un uomo forte e capace,qualcuno che può costruire e creare;una persona che può lasciare unsegno nel mondo. È un’aspirazionemeravigliosa per noi che siamo piùanziani rendere la visione della veravirilità una realtà ed essere un

Siamo uominiA N Z I A N O D. T O D D C H R I S T O F F E R S O NMembro della Presidenza dei Settanta

Noi detentori del sacerdozio di Dio… dobbiamo alzarcidalla polvere del compiacimento ed essere uomini!

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modello per coloro che guardano anoi in cerca di un riferimento.

In buona misura, la vera virilità èdefinita dal rapporto che abbiamocon le donne. La Prima Presidenza e ilQuorum dei Dodici Apostoli ci hannofornito l’ideale da perseguire:

«La famiglia è ordinata da Dio. Ilmatrimonio tra l’uomo e la donna èessenziale per la realizzazione del Suopiano eterno. I figli hanno il diritto dinascere entro il vincolo del matrimo-nio e di essere allevati da un padre eda una madre che rispettano i votinuziali con assoluta fedeltà… Per dise-gno divino i padri devono presiederealle loro famiglie con amore e rettitu-dine e hanno il dovere di provvederealle necessità di vita e alla protezionedelle loro famiglie».3

Nel corso degli anni, ho incontratoi santi in molte nazioni e, a dispettodelle differenze nelle circostanze enella cultura, ovunque sono stato col-pito dalla fede e dalla capacità dellenostre donne, tra cui alcune moltogiovani. Tantissime hanno una fede euna bontà straordinarie. Conoscono leScritture. Sono equilibrate e fiduciose.Mi chiedo, abbiamo uomini all’altezza

di queste donne? I nostri giovaniuomini si stanno preparando a diven-tare quei degni compagni che talidonne possono ammirare e rispettare?

Nell’aprile 1998, il presidenteGordon B. Hinckley, parlando ai deten-tori del sacerdozio, fornì ai giovaniuomini questo consiglio specifico:

«La ragazza che sposerete causeràin voi un grande cambiamento…[Voi] decider[ete] in gran parte comesarà il resto della vita di lei…

Sforzatevi di acquisire una buonaistruzione. Ottenete tutto l’addestra-mento possibile. Il mondo di solito vi retribuirà secondo quello che sarà il vostro valore. Paolo non pesa leparole quando scrive a Timoteo: ‹Chese uno non provvede ai suoi, e princi-palmente a quelli di casa sua, ha rinnegato la fede, ed è peggiore dell’incredulo› (1 Timoteo 5:8)».4

L’integrità è parte fondamentaledell’essere uomini. Integrità significaessere sinceri, ma anche accettareresponsabilità, onorare gli impegni emantenere fede alle alleanze. Il presi-dente N. Eldon Tanner, ex consiglieredella Prima Presidenza e uomo inte-gro, raccontò di una persona che

andò da lui per un consiglio:«Non molto tempo fa, un giovane

venne da me e mi disse: ‹Ho strettoun accordo con un uomo che mirichiede certi pagamenti ogni anno.Sono in arretrato e non riesco apagarlo, perché, se lo facessi, perdereila casa. Che cosa dovrei fare?›

Lo guardai e gli dissi: ‹Rispetta l’accordo›.

‹Anche a costo di perdere la casa?›Gli spiegai: ‹Non sto parlando della

casa. Sto parlando dell’accordo chehai stretto e penso che tua mogliepreferirebbe avere un marito chemantiene la parola, assolve i propriobblighi… e debba affittare una casa,piuttosto che avere una casa con unmarito che non mantiene gli accordi e le promesse›».5

Gli uomini buoni talvolta commet-tono errori. Una persona integraaffronterà e riparerà onestamente aipropri sbagli, ed è un esempio chepossiamo rispettare. A volte gliuomini ci provano, ma falliscono. Nontutti gli obiettivi degni sono raggiunti,malgrado siano compiuti con tuttaonestà gli sforzi migliori. La vera viri-lità non sempre si misura dai frutti,

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ma dal lavoro fatto per ottenerli.6

Benché farà alcuni sacrifici e sinegherà alcuni piaceri per onoraregli impegni, il vero uomo conduceun’esistenza appagante. Egli dàmolto, ma riceve di più e vive pagodell’approvazione del Padre celeste.La vita veramente virile è un’ottimaesistenza.

Cosa ancora più importante,quando consideriamo l’ammonizionedi essere uomini, è che dobbiamopensare a Gesù Cristo. Quando Gesù,con una corona di spine, fu portato aPilato, egli esclamò: «Ecco l’uomo!»(vedere Giovanni 19:4–5). Pilatopotrebbe non aver compreso perfet-tamente il significato delle proprieparole, ma il Signore si mostrò alpopolo allora come oggi: il sommoideale dell’uomo. Ecco l’uomo!

Il Signore chiese ai Suoi discepoliche sorta di uomini avrebbero dovutoessere e poi rispose: «In verità, io vidico: Così come sono io» (3 Nefi27:27; vedere anche 3 Nefi 18:24).Questa è la nostra massima aspira-zione. Che cosa fece Lui che noi comeuomini possiamo emulare?

Gesù rigettò le tentazioni. Quandosi trovò faccia a faccia con il grandetentatore in persona, Gesù «non[cedette] alla tentazione» (Mosia15:5). Respinse l’attacco con un ver-setto: «Non di pane soltanto vivràl’uomo, ma d’ogni parola che pro-

cede dalla bocca di Dio» (Matteo 4:4).Anche i comandamenti e le norme delvangelo sono a nostra protezione e,come il Salvatore, possiamo attingereforza dalle Scritture per resistere alletentazioni.

Il Salvatore fu obbediente.Abbandonò completamente l’«uomonaturale» (Mosia 3:19) e sottomise laSua volontà a quella del Padre (vedereMosia 15:7). Egli fu battezzato permostrare «che, secondo la carne, eglisi umilia davanti al Padre e testimoniaal Padre che gli sarebbe obbedientenell’osservare i suoi comandamenti»(2 Nefi 31:7).

Gesù «è andato attorno facendo delbene» (Atti 10:38); impiegò i poteridivini del santo sacerdozio per bene-dire i bisognosi, «come guarire gliinfermi, risuscitare i morti, far sì che gli storpi cammin[assero], i ciechiotten[essero] la vista e i sordisent[issero], e curando ogni sorta dimalattie» (Mosia 3:5). Gesù disse aiSuoi apostoli: «Chiunque fra voi vorràesser primo, sarà servo di tutti. Poichéanche il Figliuol dell’uomo non èvenuto per esser servito, ma per ser-vire, e per dar la vita sua come prezzodi riscatto per molti» (Marco 10:44–45).Come Suoi compagni di servizio, pos-siamo diventare grandi nel Suo regnograzie all’amore e al servizio.

Il Salvatore non temeva quando siopponeva al male e all’errore. «Gesù

entrò nel tempio e cacciò fuori tuttiquelli che quivi vendevano e compra-vano… E disse loro: Egli è scritto: Lamia casa sarà chiamata casa d’ora-zione; ma voi ne fate una spelonca di ladroni» (Matteo 21:12–13). Eglichiamò tutti al ravvedimento (vedereMatteo 4:17) e ad essere perdonati(vedere Giovanni 8:11; Alma 5:33).Anche noi possiamo ergerci inamovi-bili a difesa delle cose sacre e a levareuna voce d’avvertimento.

Egli diede la Sua vita per redimerel’umanità. Noi possiamo sicuramenteaccettare la responsabilità nei con-fronti di coloro che Egli pone sotto lenostre cure.

Fratelli, siamo uomini, come Egli è.Nel nome di Gesù Cristo. Amen. ■

NOTE1. Vedere, ad esempio, James E. Faust, «Le dif-

ficoltà che la famiglia incontra», Riunionedi addestramento dei dirigenti a livellomondiale, 10 gennaio 2004, 1–2; EduardoPorter e Michelle O’Donnell, «Middle-aged,No Degree, No Wife», New York Times,come pubblicato in The Atlanta Journal-Constitution, 6 agosto 2006, A7; Peg Tyre,«The Trouble with Boys», Newsweek,30 gennaio 2006, 44–51.

2. Leonard Sax, «Project Aims to Study YoungMen Stuck in Neutral», Washington Post,come pubblicato in Deseret Morning News,3 aprile 2006, A13. «Secondo il [U.S.]Census Bureau, un buon terzo dei ragazzitra i ventidue e i trentaquattro anni viveancora a casa dei genitori, circa il cento per-cento d’aumento negli ultimi venti anni».

3. «La famiglia: un proclama al mondo», LaStella, ottobre 2004, 49; La Stella, gennaio1996, 116.

4. «Vivete in modo degno della ragazza che ungiorno sposerete», La Stella, luglio 1998,54, 55, 58.

5. Conference Report, ottobre 1966, 99; oImprovement Era, dicembre 1966, 1137.

6. Sul finire del decennio tra il 1830 e il 1840,dopo che i santi avevano abbandonatoKirtland, il Signore chiamò Oliver Grangeraffinché ritornasse indietro e cercasse dirisolvere per la Prima Presidenza alcunequestioni in sospeso. In una rivelazionedata al profeta Joseph Smith, il Signoredisse: «Perciò, che [Oliver Granger] lottiintensamente per il riscatto della PrimaPresidenza della mia Chiesa, dice il Signore;e quando cadrà si rialzi; poiché il suo sacri-ficio mi sarà più sacro del suo guadagno,dice il Signore…Perciò, che nessuno di-sprezzi il mio servitore Oliver Granger, mache le benedizioni del mio popolo siano sudi lui per sempre e in eterno» (DeA 117:13,15; corsivo dell’autore).

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Quando ero un diacono comemolti di voi giovani uomini, ioe mio padre facemmo un’e-

scursione fino a un ruscello in monta-gna per pescare trote. Mentre miopadre metteva l’esca all’amo della miacanna da pesca mi disse che avreidovuto fare in modo che l’amo si fis-sasse bene alla bocca del pesce men-tre avrebbe cercato di mangiarsi l’escao l’avrei perso. Non sapevo cosa signi-ficasse fissare l’amo perciò mi spiegòche c’era bisogno che l’amo si confic-casse nella bocca del pesce quandoquesto si fosse avventato sull’esca inmodo da non perdere la presa e ilmodo di fissarlo per bene era di

ritrarre la canna quando il pesceavrebbe tentato di prendere l’esca.Ora avevo un gran desiderio di pren-dere un pesce e così stavo in piedisulla riva di quel ruscello di montagnacome una molla, ogni muscolo teso,ad aspettare quel movimento alla finedella mia canna che avrebbe indicatoche il pesce stava tentando di pren-dere l’esca. Dopo qualche minutonotai un movimento alla fine dellamia canna e, in quello stesso istante,ritrassi la canna con tutta la mia forzaaspettandomi quasi di dover lottarecon quel pesce. Fui sorpreso quandovidi quella povera trota, con l’amoben saldo in bocca, balzare fuori dal-l’acqua, passarmi sopra la testa efinire a terra dietro di me mentre sidimenava battendo su ogni lato.

Quell’esperienza mi ha suggeritodue osservazioni: primo, un pescefuori dall’acqua è perso. Sebbene lesue branchie, le sue pinne e la suacoda funzionino benissimo nell’ac-qua, sono del tutto inutili al di fuori diessa. Secondo, lo sfortunato pesceche presi quel giorno morì perchéingannato dall’idea di poter ritenereche qualcosa di così pericoloso, addi-rittura fatale, avesse del valore oalmeno fosse intrigante abbastanza dagiustificare un’occhiata e forse ancheun assaggio.

Miei cari fratelli del Sacerdozio diAaronne, ci sono un paio di lezioniche possiamo imparare da questaesperienza. La prima è che, comeinsegnò Lehi, lo scopo principaledella vostra vita è «provare gioia» (2 Nefi 2:25). Per provare gioia dovetecapire che, in quanto figli del vostroPadre nei cieli, voi avete ereditatotratti divini e necessità spirituali e,proprio come un pesce ha bisognodell’acqua, voi avete bisogno delVangelo e della compagnia delloSpirito Santo per essere davvero pro-fondamente felici. Poiché siete proge-nie di Dio (vedere Atti 17:28) èincompatibile con la vostra naturaeterna fare il male e sentirvi bene.Non può accadere. Nel vostro DNAspirituale, in qualche modo, c’èscritto che pace, gioia e felicità pos-sono essere vostre solo nella misurain cui vivete il Vangelo.

Al contrario, nella misura in cuiscegliete di non vivere il Vangelosarete persi come un pesce fuori dal-l’acqua (vedere Mosia 4:30). ComeAlma dichiarò a suo figlio Corianton:

«Ecco, io ti dico, la malvagità nonfu mai felicità.

Ed ora, figlio mio, tutti gliuomini… in uno stato carnale… sonosenza Dio nel mondo, e sono andaticontro la natura di Dio; perciò sonoin una condizione contraria allanatura della felicità» (Alma 41:10–11).

Notate che essere «senza Dio nelmondo», ovvero rifiutarsi di vivere ilVangelo e perciò privarsi della compa-gnia dello Spirito, significa essere inuno stato contrario alla natura dellafelicità. Il vangelo di Gesù Cristo èinfatti il—notate che è singolare asignificare il solo—«grande piano difelicità» (Alma 42:8). Se adottate unqualsiasi altro stile di vita o provate avivere solamente quelle parti delVangelo che vi sembrano convenienti,tale scelta vi priverà della gioia piena esplendente e della felicità a cui sietestati destinati dal nostro amorevolePadre nei cieli e da Suo Figlio.

Il grande piano di felicitàA N Z I A N O M A R C U S B . N A S HMembri dei Settanta

Proprio come un pesce ha bisogno dell’acqua, voi avetebisogno del Vangelo e della compagnia dello Spirito Santoper essere davvero profondamente felici.

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E ora passiamo alla secondalezione tratta dalla mia esperienza dipesca. Come un pesce in un ruscellodi montagna deve stare attento alleinsidie davanti a lui per evitare diessere portato via dall’acqua, così voied io dobbiamo essere saggi per evi-tare di essere portati via da una vitafelice e incentrata sul Vangelo.Ricordate che, come disse Lehi, il dia-volo «cerca di rendere tutti gli uominiinfelici come lui» e di ottenere «ilpotere di far[ci] schiavi» (2 Nefi 2:27,29) quando ci intratteniamo con coseimpure e malvagie. Pertanto nonlasciatevi ingannare fino ad avvicinarvia ciò che è impuro perché Satana èpronto a prendervi all’amo. È proprioil rischio di ritrovarsi improvvisa-mente appesi all’amo che spinse ilprofeta dell’antichità Moroni, cheinfatti vide i nostri giorni (vedereMormon 8:35), a mettere me e voi inguardia così: «Non toccare i doni mal-vagi, né le cose impure» (Moroni10:30; corsivo dell’autore).

Ci sono molte cose malvagie eimpure nella musica, nell’Internet, neifilm, nelle riviste e nell’alcol, nelledroghe e nel fumo. Per quel cheriguarda tutto ciò che è malvagio eimpuro, miei giovani amici, non toc-catelo neanche! Nascosto in questecose c’è un amo che si conficca conmolta maestria e più improvvisa-mente di quanto possiate immaginaree può richiedere un processo moltodoloroso per essere estratto. Almadescrisse il suo processo di penti-mento come «quasi fino alla morte»(Mosia 27:28). Invero dichiarò chenon avrebbe potuto esservi «nulla dicosì intenso e così amaro quanto lofurono le [sue] pene» (Alma 36:21).

Potrebbero esservi alcuni di voi chesi sono lasciati andare a ciò che è mal-vagio e impuro. Trovate speranza nelfatto dottrinale e storico che la fede di Alma nel Signore lo portò a pentirsie che come risultato diretto del suopentimento provò una tale gioia, attraverso il potere dell’espiazione di

Cristo che, come lui stesso disse: «Nonpuò esservi nulla di così intenso edolce quanto lo fu la mia gioia» (Alma36:21). Questa sarà la vostra espe-rienza se cercherete il Signore tramiteil pentimento.

Ognuno di noi ha necessità di pen-tirsi di qualcosa. Pentirsi significa farenella vostra vita quei cambiamenti cheil Signore desidera che facciate per la vostra felicità. Il pentimento è ilgrande principio attivatore delVangelo; quando la vostra fede nelSalvatore porta al cambiamento per-sonale, questo pentimento, comedice Helaman, vi «porta al potere delRedentore, alla salvezza delle [vostre]anime» (Helaman 5:11). Mentre visforzate di cambiare, ricordatevi che ilnostro amorevole Salvatore, comedice Alma, «ha tutto il potere per sal-vare ogni uomo che creda nel suonome e che produca frutti adatti alpentimento» (Alma 12:15). Questa èuna dottrina possente, liberatrice epiena di speranza!

Il profeta Joseph Smith imparò in prima persona che il Signore siaspetta che evitiamo una condizionemiserevole vivendo il Suo vangelo e vuole che capiamo che possiamopentirci. Quando perse le 116 paginedel manoscritto della traduzione delLibro di Mormon cedendo alle per-suasioni degli uomini, Joseph Smith

era desolato. Il Signore gli disse: «Tuavresti dovuto essere fedele; e [Dio]avrebbe steso il suo braccio e tiavrebbe sostenuto contro tutti i dardiinfuocati dell’avversario; e sarebberimasto con te in ogni momento didifficoltà» (DeA 3:8). Questo vale perognuno di voi, giovani uomini. Siatefedeli e sarete sostenuti dalla mano diDio. Al Profeta fu poi rammentatoche, come ognuno di noi, egli sarebbestato perdonato se si fosse pentito.Immaginate la gioia che dovette pro-vare quando il Signore dichiarò: «Maricorda: Dio è misericordioso; perciòpentiti di quello che hai fatto, che ècontrario al comandamento che tidiedi, e sei ancora scelto» (DeA 3:10).

Il mio invito per ciascuno di voistasera è di vivere il Vangelo peressere davvero felici, di evitare il malee la tristezza che porta con sé e, se visiete lasciati andare al male e a ciò cheè impuro, fate quei cambiamenti cheil Signore desidera facciate per lavostra felicità e io vi porto testimo-nianza che Egli farà in modo cheabbiate successo grazie al Suo infinitopotere.

Se accetterete questo invito miete-rete una felicità durevole e costruiretele fondamenta della vostra vita sulla«roccia del nostro Redentore» inmodo che, quando gli strali del malva-gio e le tempeste del mondo vi assali-ranno, cosa che capiterà, comeinsegnò Helaman, non avranno «su divoi alcun potere di trascinarvi nell’a-bisso di infelicità e di guai senza fine,a motivo della roccia sulla quale sieteedificati, che è un fondamento sicuro,un fondamento sul quale se gliuomini edificano, non possonocadere» (Helaman 5:12; corsivo del-l’autore). Del Signore Gesù Cristoporto la mia ardente testimonianza.Egli è la Roccia, l’unico fondamentosicuro per la felicità e la guarigione.Egli vive, ha ogni potere in cielo e interra, conosce il vostro nome e viama. Nel sacro nome del SignoreGesù Cristo. Amen. ■

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Alcuni anni fa io e la sorella Ellisfummo chiamati a presiederesulla missione di San Paolo

Nord, in Brasile. Questa chiamatasignificava l’essere lontani da casa pertre anni. Data la situazione dellanostra famiglia e dei nostri affari,invece di venderli, decidemmo ditenere le nostre attività e la nostracasa a Houston.

Mentre iniziavamo a fare la prepara-zione necessaria, divenne chiaro chedovevamo chiedere al nostro avvocatodi preparare una «procura». Essa è undocumento che dava a qualcun altrol’autorità di fare qualsiasi cosa in nomenostro. La persona con questo docu-mento poteva vendere la nostra casa eil patrimonio, prendere in prestitosoldi per nostro conto, spendere inostri soldi e persino vendere le nostreattività! Il pensiero di dare a qualcuno

così tanto potere ed autorità sui nostriaffari era spaventoso.

Decidemmo di dare tale procuraad una persona di cui ci fidavamo, unbuon amico e socio che esercitò talepotere ed autorità molto bene. Eglifece ciò che noi avremmo fatto se fossimo stati lì.

Fratelli, pensate a ciò che il Signoreci ha dato—la Sua autorità e potere! Ilpotere e l’autorità di agire per Lui intutte le cose riguardanti la Sua opera!

Con questo potere del sacerdozio,e quando necessario, assieme all’auto-rizzazione di coloro con le appro-priate chiavi, possiamo celebrare leordinanze di salvezza nel Suo nome:battezzare per la remissione dei pec-cati, confermare e conferire lo SpiritoSanto, conferire il sacerdozio ed ordi-nare altri agli uffici del sacerdozio,celebrare le ordinanze del tempio.Nel Suo nome possiamo amministrarela Sua chiesa. Nel Suo nome possiamobenedire, fare l’insegnamento fami-liare e guarire gli ammalati.

Quale fiducia il Signore ha posto innoi! Pensateci, fratelli. Egli si fida di noi!

Prima di aver ricevuto il sacerdoziofummo preparati e messi alla prova.Abbiamo esercitato la fede in GesùCristo, ci siamo pentiti, siamo stati bat-tezzati e abbiamo ricevuto il donodello Spirito Santo. Il livello di espe-rienza che avevamo alla nostra ordina-zione era diverso. Ma la proceduradivina era la stessa. Coloro che hannoesercitato le chiavi del sacerdozio cihanno intervistato e hanno pregato a

nostro favore. Siamo stati sostenuti daimembri della Chiesa della nostra unità.Fummo ordinati da qualcuno conautorità e l’autorizzazione di farlo.

Il Signore tiene molto al Suo sacer-dozio: esercitare il Suo potere e auto-rità è una sacra responsabilità.

È meraviglioso che abbiamo otte-nuto la fiducia di Dio! Egli si fida dinoi! Egli si fida di me!

Quando riceviamo il sacerdozio, lo facciamo mediante alleanza.Un’alleanza è una promessa reci-proca. Egli promette di benedirci acerte condizioni. Noi promettiamo diadempiere ad alcune condizioni. Nelfare ciò, il Signore mantiene semprela Sua parola e ci dona le benedizioni.Di solito Egli ci dà più di quanto concordato. Egli è molto generoso.

Quando riceviamo il Sacerdozio diMelchisedec, accettiamo ciò che vienechiamato «giuramento e alleanza» del sacerdozio. Noi promettiamo alSignore due cose ed Egli ci promettedue cose. Promettiamo di essere«fedel[i] così da ottenere questi duesacerdozi» e fedeli nel «magnificare la[nostra] chiamata». Egli ci prometteche saremo «santificat[i] dallo Spirito».Quindi, dopo essere fedeli in tutte lecose fino alla fine, Egli ci promette che«tutto quello che [suo] Padre ha [ci]sarà dato» (vedere DeA 84: 33–41).

Un altro modo con cui il Signorebenedice i Suoi figli è attraverso ilnostro servizio nel sacerdozio. Peraiutarci ad avere successo nel pre-stare fedelmente servizio nel sacerdo-zio, Egli ci dona direzioni edavvertimenti. Egli lo ha fatto nelleScritture e continua a guidarci attra-verso i dirigenti e tramite i suggeri-menti dello Spirito Santo.

Le Scritture contengono numerosipassi di direzione ed avvertimento peri detentori del sacerdozio. Uno deimigliori è la sezione 121 della Dottrinae Alleanze. Il quei pochi versetti ilSignore ci insegna che il sacerdoziopuò essere esercitato solo in rettitu-dine. Dovremmo trattare gli altri con

Egli si fida di noi!A N Z I A N O S TA N L E Y G. E L L I SMembro dei Settanta

Ognuno di noi un giorno dovrà stare dinanzi a Dio e fareun resoconto del nostro servizio nel sacerdozio.

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persuasione, pazienza e gentilezza.Egli ci ricorda dell’importanza della carità e della virtù nell’avere la compagnia costante dello SpiritoSanto.

Quella sezione ci mette in guardiacontro quegli atteggiamenti ed azioni che causeranno la perdita del nostro potere del sacerdozio. Se noi «aspir[iamo] agli onori degliuomini», cerchiamo di «coprire inostri peccati», proviamo a «gratifi-care il nostro orgoglio» o «vana ambizione», oppure ad esercitare«dominio» sugli altri, perdiamo ilpotere del sacerdozio (vedere ver-setti 35–37). Da quel momento in poi pratichiamo le frodi sacerdotali.Ci allontaniamo dal servizio di Dio e ci poniamo al servizio di Satana.

Sarebbe buono per i detentori delsacerdozio ripassare regolarmenteDottrina e Alleanze sezione 121. Èsemplice comprendere perché inostri profeti moderni abbiano enfa-tizzato il nostro bisogno di mante-nerci puri e ci abbiano dato comeguida per aiutarci Per la forza dellagioventù.

Una delle ragioni per la quale dob-biamo rimanere puri è che noi nonsappiamo quando saremo chiamati adusare il sacerdozio.

Quando nostro figlio Matthewaveva cinque anni cadde dal trampo-lino più alto della piscina del nostroquartiere. Egli sbatté contro il pavi-mento in cemento il che causò larottura del cranio e una commo-zione cerebrale. Egli fu portato conun elicottero d’emergenza al centromedico di Houston per un tratta-mento d’emergenza. Avevo bisognoimmediatamente dell’assistenza delsacerdozio. Il nostro insegnantefamiliare e il nostro dirigente delsacerdozio erano entrambi degni epreparati al momento. Essi aiuta-rono nell’impartire a Matthew unabenedizione che lo aiutò a ripren-dersi completamente.

Dobbiamo essere pronti in ogni

momento. Come diciamo negli Scout:«Sii preparato».

Certamente dobbiamo evitare lefrodi sacerdotali. Ma l’apostolo Paoloci ha messo in guardia contro unaltro pericolo. Egli ci ha avvertito chenei nostri giorni vi saranno coloroche «[hanno] le forme della pietà,ma [ne hanno] rinnegata la potenza»(2 Timoteo 3:5).

Quali detentori del sacerdozio,come possiamo avere le forme dellapietà, ma rinnegarne la potenza? Puòsignificare il fatto di detenere il sacer-dozio senza però esercitarlo? Visitaresoltanto le nostre famiglie invece difare l’insegnamento familiare? Pregaresoltanto per qualcuno in un’ordinanzao in un’ordinazione invece di bene-dirlo? Compiendo l’opera del Signorenel modo migliore senza primasupplicarLo per conoscere e com-piere il Suo volere, nel Suo modo enel Suo tempo?

Ricordatevi il consiglio del Signoredatoci tramite Nefi che «non do[bbiamo] compiere alcunché per ilSignore, senza in primo luogo pre-gare» (2 Nefi 32:9).

Anni fa fui chiamato quale consi-gliere nella presidenza del palo diHouston Nord, Texas. Stavo studiandola parabola dei talenti. Ricorderete lastoria. Un uomo doveva fare un viaggiocosì affidò i suoi beni ai suoi servi. Unoricevette cinque talenti, un altro duetalenti, e l’ultimo ricevette un talento.Al suo ritorno chiese un resoconto.

Colui che aveva ricevuto cinquetalenti e ne aveva riconsegnati dieci,come colui che ne aveva ricevuti due

e restituiti quattro, furono consideratiservitori buoni e fedeli. Ma ciò checolpì la mia attenzione fu colui che neaveva ricevuto uno e che se ne presecura restituendolo in sicurezza al suosignore. Fui colpito dalla risposta delsuo signore: «Servo malvagio ed infin-gardo… Toglietegli dunque iltalento… E quel servitore disutile,gettatelo nelle tenebre di fuori»!(Vedere Matteo 25:14–30).

Stupendomi di quella che sem-brava una dura risposta verso coluiche sembrava essersi preso cura diciò che gli era stato dato, lo Spiritomi insegnò questa verità: il Signore siaspetta una differenza! Seppi in quelmomento che ognuno di noi ungiorno dovrà stare dinanzi a Dio efare un resoconto del nostro servizionel sacerdozio e della nostra inten-denza. Abbiamo fatto la differenza?Nel mio caso, il Palo di HoustonNord, Texas, era migliore quando fui rilasciato di quando ero stato chiamato?

Fortunatamente il Signore ci inse-gna come essere proficui e fare unadifferenza. «Colui che dimora in me enel quale io dimoro, porta moltofrutto» (Giovanni 15:5). Se esercitiamoil Suo sacerdozio nel Suo modo,seguendo le direzioni che riceviamodai Suoi servitori e dal Suo Spirito,saremo servitori buoni e fedeli!

Miei cari fratelli del sacerdozio, il Signore Gesù Cristo, il nostroSalvatore e Redentore vive! Egli ciconosce e ci ama. Egli ha posto in noi la Sua fiducia dandoci il potere e l’autorità del Suo sacerdozio. Sonoun testimone di questa verità. La miapreghiera è che noi possiamo usarequesto potere per fare il Suo volerenel Suo modo.

Nell’udire da presidente Hinckley,presidente Monson e presidenteFaust porto la mia personale testimo-nianza che ciascuno è un profeta, veg-gente e rivelatore. Sono ansioso diudire i loro consigli. Nel nome diGesù Cristo. Amen. ■

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Ogni estate mio nonno pascolavala mandria nelle belle, alte everdi vallate tra i monti ad est

della nostra città nello Utah centrale.Ma le mucche volevano e avevanobisogno di un nutriente supplemen-tare che traevano leccando il sale dellerocce. Questo sale aveva origine dalleminiere di sale a poca distanza. Ilnonno prendeva il sale dalla minierariempiendo un basto su un cavallorobusto con rocce salate. Io chiamavoquesto cavallo Lentino per dellebuone ragioni. Il nonno metteva me insella a Lentino quando era carico dirocce salate. Mi dava le redini per con-durre il cavallo sulle montagne,

seguendo il nonno sul suo cavallo.Il mio cavallo Lentino procedeva

piano, ma non lo spingevo perchéportava un carico pesante. Ci volevatutta la giornata per andare sulle mon-tagne, caricare e scariche le roccesalate. Nei giorni più caldi, mi punge-vano le gambe sudate che strisciavanocontro le sporgenze delle rocce di salenel basto. Era una gioia attraversare untorrente, perché scendevo da cavallo epotevo bagnarmi e asciugarmi legambe, eliminando così il fastidio.

Il nonno cantava per la maggiorparte della giornata; cantava soprat-tutto inni di Sion. Ma una canzone inparticolare si impresse nella miamente: «Dimmi chi sono i tuoi com-pagni e ti dirò chi sei». Guardando alpassato, andare a prendere il salesulle montagne fu un’esperienza posi-tiva, e allo stesso tempo il sale dellerocce rendeva più forte il bestiame.

Un nutriente fornisce elementi chepermettono la crescita e la guarigionesia per gli animali che per gli esseriumani. Il bestiame del nonno lo pren-deva dalle rocce di sale, ma gli uominihanno bisogno di qualcosa di più.Hanno bisogno di un nutriente spiri-tuale perché «la vita è più del nutri-mento»1 e «nell’uomo, quel che lorende intelligente è lo spirito, è il soffio dell’Onnipotente».2 Lo spirito

dell’uomo ha bisogno di amore e deveanche essere «nutrito delle paroledella fede e della buona dottrina».3

Il nutrimento spirituale ci preparaper il battesimo. Questa preparazionecomprende: umiliarsi dinanzi a Dio,avere «il cuore spezzato e lo spiritocontrito», pentirsi di tutti i peccati,essere «disposti a prendere su di sé ilnome di Gesù Cristo» e manifestarecon le «opere di aver ricevuto loSpirito di Cristo».4

Il nutriente spirituale più impor-tante è una testimonianza che Dio è il nostro Padre eterno, che Gesù è ilnostro Salvatore e Redentore, e che loSpirito Santo è il nostro Consolatore.Questa testimonianza ci sarà confer-mata dal dono dello Spirito Santo. Da questa testimonianza ricaviamo il nutrimento spirituale della fede efiducia in Dio, che porta le benedi-zioni del cielo. Il nutrimento spiritualelo otteniamo da diverse fonti, ma acausa del tempo limitato voglio men-zionarne solo tre.

Alcuni anni fa, un giovane che stavainiziando l’ultimo anno delle superioridecise di nutrirsi studiando le Scrittureper mezz’ora al giorno. Iniziò a leggereil Nuovo Testamento, ma incontrò unostacolo. Non riusciva a sentire quellacrescita spirituale che si aspettava, nonsentiva nulla. Quindi si chiese: «Dovesto sbagliando?» Poi ricordò un’espe-rienza avuta a scuola. Lui e i suoi amicistavano raccontando delle barzellette,alcune non erano nemmeno diver-tenti, anzi vergognose. Non solo luiaveva partecipato, ma aveva aggiuntocommenti indecenti. Mentre ci pen-sava, il suo sguardo cadde sulle parolecontenute in Matteo: «Or io vi dico che d’ogni parola oziosa che avrannodetta, gli uomini renderan conto nelgiorno del giudizio».5 Stavolta sapevache lo Spirito lo aveva guidato a questeparole. Lasciò la Bibbia e offrì una pre-ghiera di pentimento.

La sua domanda «Dove sto sba-gliando?» era semplice. Stava leg-gendo le Scritture, le segnava, provava

NutrimentospiritualeP R E S I D E N T E J A M E S E . FA U S TSecondo consigliere della Prima Presidenza

Dobbiamo aumentare il nutrimento spirituale, nutrimento che deriva dalla conoscenza della pienezza del Vangelo e del potere del santo sacerdozio.

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gioia in esse, ma non stava vivendo iconsigli dati nelle Scritture. Nelriprendere la lettura, cercando divivere secondo l’esempio di Cristo,scoprì presto quanti diversi aspettidella sua vita incominciavano afiorire.6 Nel mettere in pratica leScritture, aveva aggiunto un impor-tante nutriente spirituale.

Nel nostro instabile ambientefisico, dobbiamo aumentare il nutri-mento spirituale, nutrimento chederiva dalla conoscenza della pie-nezza del Vangelo e del potere delsanto sacerdozio. Quando questaconoscenza penetra nella nostraanima, non solo ci avviciniamo a Dio,ma vogliamo anche servire Lui e ilnostro prossimo.

Alcuni anni fa un quorum di

sacerdoti decise, come progetto diservizio, di raccogliere del cibo per i bisognosi. Jim, un sacerdote, eraentusiasta di partecipare ed era deter-minato a raccogliere più cibo di tuttigli altri. Arrivò il momento in cui isacerdoti si incontrarono in chiesa.Uscirono insieme per la raccolta eritornarono più tardi a una determi-nata ora. Tutti rimasero sorpresi divedere il carretto di Jim vuoto. Nonsembrava sconvolto e alcuni ragazzi loprendevano in giro. Vedendo questoe sapendo che Jim era interessato alleauto, un consulente dei giovani glidisse: «Vieni Jim. Vorrei che dessiun’occhiata alla mia macchina; haqualche problema».

Quando furono fuori, il consulentechiese a Jim se era deluso. Egli disse:

«No, per niente. Mentre stavo racco-gliendo il cibo, me ne hanno datomolto. Avevo il carretto pieno. Neltornare in chiesa, mi fermai nella casadi una signora divorziata che non èmembro della Chiesa, ma che viveentro i confini del rione. Ho bussato eho spiegato cosa stavamo facendo; leimi invitò ad entrare. Iniziò a cercarequalcosa da darmi, aprì il frigorifero eio vidi che non c’era quasi nulla. Ladispensa era vuota. Infine trovò unapiccola scatola di pesche sciroppate.

Non potevo crederci. C’erano deibambini lì attorno che non avevanoquasi nulla da mangiare e lei mi diedequesta scatola. Io la presi, la misi nelcarretto e incominciai a camminare.Ero arrivato quasi a metà strada,quando cominciai a sentire un calore:sapevo che dovevo tornare indietro. Lediedi tutto il cibo che avevo raccolto».

Il consulente gli disse: «Jim, nondimenticare mai come ti sei sentitooggi, perché questa è la cosa piùimportante».7 Jim si era nutrito delservizio altruistico.

Gran parte del nutrimento spiri-tuale si riceve svolgendo una mis-sione: quando si è completamentecoinvolti nell’opera del Maestro.Deriva dall’aiutare le persone adiventare spiritualmente coscienti, in modo da accettare il Vangelo.Oltre un secolo fa, quando l’anzianoJ. Golden Kimball era il presidentedella Missione degli Stati UnitiMeridionali, fece riunire gli anziani. Il luogo stabilito per la riunione erasegregato tra i boschi per avere mag-giore tranquillità. Uno degli anzianiaveva un problema alla gamba: erarossa e gonfia almeno il doppio del-l’altra. Ma l’anziano insistette a parte-cipare a questa riunione speciale delsacerdozio tra i boschi. Così due altrianziani lo portarono fino al luogodella riunione.

L’anziano Kimball chiese ai missio-nari: «Fratelli, cosa state predicando?»

Essi risposero: «Predichiamo il vangelo di Gesù Cristo».

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Egli chiese: «State insegnando cheavete il potere e l’autorità, tramite lafede, di guarire gli ammalati?»

«Sì», risposero.«Allora perché non ci credete?»Il giovane con la gamba gonfia

disse: «Io ci credo». Ecco il resto dellastoria come raccontata dall’anzianoKimball: «[L’anziano] si sedette su untronco e gli altri anziani si riunironoattorno a lui. Fu unto e io lo benedissi;guarì proprio davanti a tutti loro. Fuuno shock; tutti gli altri anziani cheerano ammalati furono benedetti etutti guarirono. Finimmo quellariunione del sacerdozio e gli anzianiricevettero il loro incarico; c’era unsentimento di gioia e felicità indescri-vibile».8 Furono nutriti con la fede, e illoro zelo missionario riprese vigore.

Il nutrimento spirituale, che cimantiene spiritualmente sani, puòperdere il suo potere se non viviamoin modo degno da ricevere la guidadivina di cui abbiamo bisogno. IlSalvatore ci ha detto: «Voi siete il saledella terra; ora, se il sale diviene insi-pido, con che lo si salerà? Non è piùbuono a nulla se non ad esser gettatovia e calpestato dagli uomini».9

Dobbiamo mantenere la nostra mentee il nostro corpo puliti da ogni formadi dipendenza e inquinamento. Nonsceglieremo mai di mangiare cibo ava-riato o contaminato. Allo stesso mododobbiamo fare attenzione a non leg-gere o guardare nulla di dubbiogusto. Molto dell’inquinamento spiri-tuale è causato da Internet, giochi alcomputer, spettacoli televisivi e filmche suggeriscono o rappresentanograficamente gli istinti umani piùdegradanti. Dato che viviamo in que-sto ambiente, dobbiamo aumentare lanostra forza spirituale.

Enos racconta della sua anima affa-mata, e di aver gridato per tutto ilgiorno e la notte supplicando per lasua anima.10 Egli bramò il nutrimentospirituale che avrebbe estinto la suasete di verità spirituale. Il Salvatoredel mondo disse alla donna al pozzo

in Samaria: «Ma chi beve dell’acquache io gli darò, non avrà mai più sete;anzi, l’acqua che io gli darò, diventeràin lui una fonte d’acqua che scaturiscein vita eterna».11

Questa sera ci siamo riuniti comesacerdozio di Dio in questa vasta congregazione, presente e lontana, perché vogliamo essere nutriti spiritualmente. Spero che avremosempre fame e sete della parola delSignore data tramite i Suoi servi, iprofeti, e che possiamo essere saziatiogni settimana partecipando alleriunioni sacramentali e rinnovando le nostre alleanze.

Ognuno di voi, giovani del sacer-dozio di Aaronne, ha in sé tutti gli ele-menti essenziali per il suo destinoeterno. Questi elementi, alcuniancora latenti, devono essere raffor-zati e nutriti dall’esterno. Alcuni sonofisici, altri spirituali. Lo spirito del-l’uomo ha bisogno di conoscere qualè il viaggio eterno: da dove veniamo,perché siamo qui nella mortalità edove dobbiamo infine giungere perricevere gioia e felicità e realizzare ilnostro destino. Nutrire il nostro spi-rito con cibo spirituale può avere con-seguenze eterne e accompagnarcinell’eternità. Come insegnò Amulec:«Lo stesso spirito che possiede ilvostro corpo al momento in cui usciteda questa vita, quello stesso spiritoavrà il potere di possedere il vostrocorpo in quel mondo eterno».12

Fratelli, apprezziamo la vostradevozione e rettitudine. Svolgete le

vostre chiamate nei quorum, nei rami,nei rioni e nei pali tanto bene che la Chiesa cresce e l’opera del Signore si espande in tutto il mondo. Con ilsacerdozio siete in grado di benedirenel nome del Signore la vostra fami-glia e coloro che vi chiamano o a cui siete assegnati. Questo derivadalla libertà divina che il Signore ci ha concesso, poiché Egli ha pro-messo: «Chiunque tu benedirai io lobenedirò».13

Fratelli, spero che saremo fedeli atutte le alleanze. Prego che saremocompletamente impegnati in tutti inostri rapporti familiari, soprattuttoverso il nostro coniuge, ma ancheverso i nostri genitori, figli e nipoti.Possiamo noi rendere testimonianzadella veridicità di quest’opera tutti igiorni della nostra vita. Possiamo noiprocedere innanzi in rettitudine comeumili servitori del Signore; questa è lamia preghiera, nel nome di GesùCristo. Amen. ■

NOTE1. Luca 12:23.2. Giobbe 32:8.3. 1 Timoteo 4:6.4. DeA 20:37.5. Matteo 12:36.6. Carl Houghton, «Dove sto sbagliando?»,

La Stella, maggio 1988, 42–43.7. Robert B. Harbertson, «The Aaronic

Priesthood: What’s So Great about It», New Era, maggio 1990, 49.

8. Max Nolan, «J. Golden Kimball in theSouth», New Era, luglio 1985, 10.

9. Matteo 5:13.10. Vedere Enos 1:4.11. Giovanni 4:14.12. Alma 34:34.13. DeA 132:47.

Giovani filippini si riuniscono per la conferenza.

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Alcune settimane fa, ad unariunione di digiuno e testimo-nianza nel nostro rione, un

ragazzino in una delle ultime file preseil coraggio di alzarsi per la testimo-nianza. Provò tre o quattro volte adalzarsi, e poi si sedeva; finché giunse ilsuo turno. Si drizzò le spalle, camminòcoraggiosamente lungo la cappella finoal podio, salì i due gradini per arrivareal livello del pulpito, mise le mani sulpulpito, guardò la congregazione, sor-rise… e poi tornò indietro lungo tuttala cappella per sedersi vicino a suo

papà e alla sua mamma. Stasera guardovoi in questa vasta congregazione nelCentro delle conferenze, penso acoloro che ci stanno ascoltando, eriesco a capire pienamente quello cheha fatto quel ragazzino.

Fratelli miei, sono onorato dipotervi parlare oggi. Ho pensatomolto a ciò che avrei dovuto dirvi. Miè venuto alla mente un bel versetto inEcclesiaste: «Temi Dio e osserva i suoicomandamenti, perché questo è iltutto dell’uomo» (Ecclesiaste 12:13).Provo tanto amore e rispetto per que-sta nobile parola: dovere.

Il leggendario generale Robert E.Lee, che acquistò fama durante laguerra di secessione americana,dichiarò: «Dovere è la parola più su-blime della nostra lingua… Non si puòfare di più e non si dovrebbe mai desi-derare di fare di meno» (John Bartlett,Familiar Quotations [1968], 620).

Ognuno di noi ha dei doveriassociati al sacro sacerdozio chedetiene. Sia che deteniamo ilSacerdozio di Aaronne o ilSacerdozio di Melchisedec, ci si aspettamolto da noi. Il Signore stesso riassun-se così le nostre responsabilità quan-do, in una rivelazione sul sacerdozio,

disse: «Pertanto, che ora ognuno conogni diligenza apprenda il suo doveree impari ad agire nell’ufficio a cui ènominato» (DeA 107:99).

Spero con tutto il cuore e con tuttal’anima che ogni giovane che riceve ilsacerdozio faccia onore ad esso e simostri all’altezza della fiducia che gliviene concessa quando tale sacerdo-zio gli è conferito.

Cinquantuno anni fa udii William J.Critchlow junior, a quel tempo presi-dente del Palo di Ogden Sud e che inseguito divenne Assistente al Quorumdei Dodici, parlare ai fratelli nella ses-sione generale del sacerdozio di unaconferenza. Egli raccontò una storiache parlava della fiducia, dell’onore edel dovere. Vorrei raccontarvi quellastoria. È una lezione semplice che siapplica a noi oggi come ai fratelli diquel tempo.

«[Il giovane] Rupert sedeva sul latodella strada e osservava un insolitonumero di persone passare davanti alui in gran fretta. Alla fine riconobbeun amico. ‹Dove andate con tantafretta?›, gli chiese.

L’amico si fermò. ‹Non hai sentito?›‹Non so nulla›, rispose Rupert.‹Il re ha smarrito lo smeraldo

reale›, continuò l’amico. Ieri ha parte-cipato al matrimonio di un nobile eaveva lo smeraldo appeso alla collanad’oro che portava al collo. Durante lacerimonia lo smeraldo si è staccatodalla collana. Tutti lo stanno cercando,poiché il re ha offerto una grandericompensa… a chi lo ritroverà. Vieni,presto, andiamo›.

‹Non posso venire senza chiederloalla nonna›, disse Rupert.

‹Allora non posso aspettarti. Vogliotrovare lo smeraldo›, replicò l’amico.

Rupert si affrettò a tornare alla suacapanna al limitare del bosco perchiedere il permesso alla nonna. ‹Se riuscirò a trovare lo smeraldo,potremo lasciare questa capannatanto umida e acquistare un appezza-mento di terreno più in alto›, implorò.

La nonna, però, scosse il capo.

All’altezza dellafiducia concessacon il sacerdozioP R E S I D E N T E T H O M A S S . M O N S O NPrimo consigliere della Prima Presidenza

È con il fare—non soltanto con il sognare—che aiutiamo gli altri, che li sosteniamo e che salviamo la loro anima.

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‹Come farebbero le pecore? Sono giàinquiete nell’ovile e aspettano diessere portate al pascolo. Non dimen-ticare poi di portarle ad abbeverarsiquando il sole è alto›.

Molto deluso, Rupert portò lepecore al pascolo e a mezzogiorno lecondusse ad abbeverarsi al ruscelloche scorreva nel bosco. Si sedettesopra un masso che stava accanto alruscello. ‹Vorrei tanto avere la possibi-lità di cercare lo smeraldo del re›, pen-sava. Quando si voltò per guardare ilfondo sabbioso del ruscello non cre-dette ai suoi occhi. Che cos’era? Nonera possibile! Saltò nell’acqua e condita tremanti afferrò un oggetto dicolore verde al quale era ancora attac-cato un pezzo di collana d’oro. ‹Losmeraldo del re!›, gridò. ‹Deve esserecaduto dalla catena quando il re è pas-sato al galoppo sul ponte che attra-versa il ruscello. La corrente hacertamente trascinato qui lo smeraldo›.

Con gli occhi lucenti Rupert corsedalla nonna per raccontarle la miraco-losa scoperta. ‹Dio ti benedica, ragazzomio›, ella disse. ‹Tu, però, non lo avrestimai trovato se non avessi fatto il tuodovere di pascolare le pecore›. Rupertsapeva che era vero» (ConferenceReport, ottobre 1955, 86).

«Fate il vostro dovere; fate delvostro meglio. Lasciate che il Signorefaccia il resto!» (Henry WadsworthLongfellow, «The Legend Beautiful»,The Complete Poetical Works ofLongfellow [1893], 258).

A voi che siete o siete stati presi-denti di quorum, vorrei dirvi che ilvostro dovere non si esaurisce quandosiete rilasciati. Il legame con i compo-nenti del quorum e il vostro dovereverso di loro continua per tutta la vita.

Quando ero un insegnante delSacerdozio di Aaronne, fui chiamatocome presidente del quorum. Con leesortazioni e l’aiuto di un consulentecoscienzioso e ispirato, lavorai dili-gentemente per assicurarmi che tuttii ragazzi partecipassero con regolaritàalle riunioni. L’opera non fu facile con

due di loro, ma, grazie alla perseve-ranza e all’amore e un po’ di persua-sione, iniziarono a venire alle riunionie a partecipare alle attività di quo-rum. Tuttavia, dopo un po’ di tempo,essi lasciarono il rione per studiare elavorare, ripiombando nuovamentenell’inattività.

Nel corso degli anni ho vistoentrambi questi cari amici in varieoccasioni. Ogni volta che ciò accade,gli metto la mano sulla spalla ericordo loro: «Sono ancora il vostropresidente di quorum e non vi lasceròin pace. Siete importanti per me evoglio che godiate i benefici che deri-vano dall’attività nella Chiesa». Essisanno che voglio loro bene e che nonmi arrenderò mai.

Per quelli di noi che detengono ilSacerdozio di Melchisedec il privilegiodi fare onore alla nostra chiamata èsempre presente. Siamo pastori chevegliano su Israele. Le pecore affa-mate alzano lo sguardo verso di noi,pronte a ricevere il nutrimento delpane della vita.

La sera di Halloween di molti annifa avevo avuto il privilegio di aiutareuna persona che aveva temporanea-mente perso la strada e che avevabisogno di una mano per ritornaresulla retta via. Stavo tornando a casadall’ufficio piuttosto tardi. Cercavo disfuggire ad Halloween, lasciando chemia moglie si occupasse dei visitatori.Mentre passavo davanti al St. Mark’s

Hospital di Salt Lake City, mi venne inmente che il mio caro amico Max eraricoverato lì. Quando ci eravamoconosciuti anni prima, avevamo sco-perto di essere cresciuti nello stessorione, anche se in periodi diversi.Quando nacqui, Max e i suoi genitorisi erano trasferiti in un altro rione.

Quella sera di Halloween parcheg-giai ed entrai nell’ospedale. Quandomi fermai al banco informazioni persapere il numero della stanza, mi fudetto che quando Max si era regi-strato, per quanto riguardava la reli-gione, non aveva indicato la chiesa«mormone», bensì un’altra.

Entrai nella sua stanza e lo salutai.Gli dissi quanto fossi fiero di esseresuo amico e quanto gli volessi bene.Parlammo del suo lavoro in banca ecome direttore di orchestra. Scopriiche era stato offeso da un paio dicommenti, così aveva deciso di fre-quentare un’altra chiesa. Gli dissi:«Max, tu detieni il Sacerdozio diMelchisedec. Stasera vorrei impartirtiuna benedizione». Acconsentì, così labenedizione fu data. Mi disse poi cheanche sua moglie Bernice era moltomalata e che si trovava, di fatto, in unastanza attigua. Su mio invito, Max siunì a me nell’impartirle una benedi-zione. Mi chiese di aiutarlo e io lo gui-dai. Unse il capo della moglie. Cifurono lacrime e abbracci dopo checonfermai l’unzione insieme a Max; lesue mani sul capo della moglie con le

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mie, rendendo indimenticabile quellasera di Halloween.

Nell’uscire dall’ospedale, mi fer-mai al bancone e dissi al responsabileche, con il permesso di Max e di suamoglie, il documento avrebbe dovutoessere modificato riportando l’appar-tenenza alla Chiesa di Gesù Cristo deiSanti degli Ultimi Giorni. Attesi conattenzione che il documento fosseaggiornato.

Ora i miei amici Max e Bernice sitrovano entrambi dall’altra parte delvelo, ma negli ultimi anni di vita furonoattivi, felici e ricevettero le benedizioniche accompagnano la testimonianzadel Vangelo e la frequenza in chiesa.

Fratelli, il nostro compito è rag-giungere coloro che, per qualsiasimotivo, hanno bisogno del nostroaiuto. Le difficoltà non sono insor-montabili. Stiamo svolgendo un inca-rico del Signore, pertanto abbiamodiritto al Suo aiuto. Dobbiamo, però, provarci. Dall’opera teatraleShenandoah traggo questi versi cheispirano: «Se non tentiamo, allora nonfacciamo nulla; e se non facciamonulla, allora perché siamo qui?»

Abbiamo la responsabilità di con-durre una vita tale che, quando giungela chiamata d’impartire una benedi-zione del sacerdozio o di prestareaiuto in qualche modo, siamo degni difarlo. Ci è stato detto che non pos-siamo veramente sfuggire gli effetti

della nostra influenza personale.Dobbiamo essere certi che la nostrainfluenza sia positiva e edificante.

Le nostre mani sono pure? È puroil nostro cuore? Guardando indietronel tempo, nelle pagine dei libri distoria, le parole del re Dario, in puntodi morte, ci offrono una lezione didignità. Attraverso i debiti riti, Darioera stato riconosciuto come legittimore d’Egitto. Il suo rivale, Alessandro ilGrande, era stato dichiarato legittimofiglio di Amon. Anch’egli era faraone.Alessandro, trovato lo sconfitto Darioin punto di morte, gli impose le manisul capo per guarirlo, ordinandogli dialzarsi e di riassumersi il suo potere dire, concludendo: «Io giuro a te, Dario,per tutti gli dèi, che faccio questecose sinceramente e senza falsità».

Dario rispose con un leggero rim-provero: «Alessandro, ragazzo mio…pensi di poter toccare il cielo conquelle tue mani?» (Adattato da HughNibley, Abraham in Egypt [1981], 192).

La chiamata a svolgere il nostrodovere può arrivare in silenzio,quando noi che deteniamo il sacerdo-zio rispondiamo agli incarichi che rice-viamo. Il presidente George AlbertSmith, quel dirigente modesto ed effi-cace, ottavo presidente della Chiesa,dichiarò: «È prima di tutto vostro com-pito imparare ciò che il Signore vuolee poi, attraverso il potere e la forza delSuo santo sacerdozio, magnificare in

tale maniera la vostra chiamata in presenza dei vostri simili, affinché la gente sia contenta di seguirvi»(Conference Report, aprile 1942, 14).

E in che modo una persona magni-fica una chiamata? Semplicementesvolgendo il servizio pertinente.

Fratelli, è con il fare—non soltantocon il sognare—che aiutiamo gli altri,che li sosteniamo e che salviamo laloro anima. Giacomo disse: «Siate faci-tori della Parola e non soltanto uditori,illudendo voi stessi» (Giacomo 1:22).

Esorto tutti coloro che si sonoriuniti qui oggi per partecipare a questa riunione del sacerdozio a compiere un rinnovato sforzo per qualificarsi a godere della guida delSignore. Nel mondo vi sono molti chechiedono e pregano per avere unaiuto. Vi sono coloro che si sentonoscoraggiati, coloro che vorrebberotornare indietro, ma che non sannoda che parte iniziare.

Ho sempre creduto nella validitàdel detto: «Le più grandi benedizionidi Dio sono sempre conferite dallemani che Lo servono quaggiù»(Whitney Montgomery, «Revelation»,Best-Loved Poems of the LDS People,ed. Jack M. Lyon e altre [1996], 283).Facciamo sì che le nostre mani sianopronte ad aiutare, pure e disposte aservire, affinché possiamo dare quelloche il Padre celeste vuole che gli altriricevano da Lui.

Concludo con un esempio perso-nale. Una volta avevo un carissimoamico, il quale sembrava afflitto dapiù difficoltà e frustrazioni di quantofosse in grado di sopportare. Infine,malato terminale, fu ricoverato in un ospedale. Non sapevo nulla di questo.

Io e mia moglie eravamo andati inquell’ospedale per visitare un’altra per-sona ammalata. Quando uscimmo estavamo avviandoci dove era parcheg-giata la nostra automobile, sentii ladistinta impressione di ritornare achiedere se il mio amico Hyrum eraper caso un paziente di quell’ospedale.

Missionari posano all’esterno di un edificio della Chiesa in Cambogia.

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Un controllo al banco informazioniconfermò che Hyrum era davvero rico-verato là da molte settimane.

Andammo alla sua stanza, bus-sammo alla porta e l’aprimmo. Noneravamo preparati alla vista che ciaspettava: c’erano fiori e palloncinidappertutto; sulla parete, bene inmostra, c’era un poster sul qualeerano scritte le parole «Buon com-pleanno, papà». Hyrum sedeva nelletto d’ospedale circondato dai fami-liari. Quando ci vide disse: «FratelloMonson! Come sapeva che oggi è ilmio compleanno?» Sorrisi, ma nonrisposi alla domanda.

Gli astanti che detenevano ilSacerdozio di Melchisedec si dispo-sero attorno al loro padre e nonno, e mio amico, e gli impartirono unabenedizione.

Ci furono lacrime, sorrisi di gratitu-dine e affettuosi abbracci. Mi chinaiverso Hyrum e gli sussurrai: «Ricordale parole del Signore poiché esse tisosterranno. Egli ha promesso: ‹Nonvi lascerò orfani; tornerò a voi›»(Giovanni 14:18).

Il tempo viene scandito. Il doveresegue il ritmo di tale movimento. Ildovere non svanisce né diminuisce. Iconflitti catastrofici vanno e vengono,ma la guerra mossa contro l’animadegli uomini continua senza tregua.Come il suono di una tromba, laparola del Signore arriva a voi e a me,e ai detentori del sacerdozio dapper-tutto. Ripeto tale parola: «Pertanto,che ora ognuno con ogni diligenzaapprenda il suo dovere e impari adagire nell’ufficio a cui è nominato»(DeA 107:99).

Fratelli, impariamo il nostrodovere, manteniamoci sempre degnidi assolverlo e, facendolo, seguiamole orme del Maestro. Quando Gligiunse la chiamata al dovere, Eglirispose: «Padre, sia fatta la tua volontà,e sia tua la gloria per sempre» (Mosè4:2). Prego umilmente che noi pos-siamo fare altrettanto. Nel nome diGesù Cristo. Amen. ■

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Fratelli, sembrate un sacerdoziocon le maniche corte. Sembratetutti vestiti di bianco, pronti per

mettervi al lavoro. E il tempo è giuntoper mettersi al lavoro.

Che vista incredibile: questogrande Centro delle conferenze ècompletamente gremito e le nostreparole sono diffuse per tutto ilmondo. Questo è forse il più granderaduno di uomini del sacerdozio chesia mai avvenuto. Mi congratulo convoi per essere presenti oggi.

Recentemente ho ascoltato allatelevisione un concerto del coromaschile della BYU. Hanno cantatoun pezzo musicale commovente, inti-tolato «Alzatevi, o uomini di Dio»,scritto nel 1911 da William P. Merrill,di cui esiste una versione nel nostro

innario inglese, anche se io nonricordo di averlo mai cantato.

Le parole riflettono lo spirito deivecchi inni inglesi di Charles Wesley edi altri autori. Il testo dice:

Alzatevi, o uomini di Dio!Non pensate alle cose meno

importanti. Offrite il cuore, la facoltà, la mente

e la forzaal servizio del Re dei re.

Alzatevi, o uomini di Dio!Siate uniti.Aprite la porta al giorno dellafratellanzae serratela alla notte del peccato.

Alzatevi, o uomini di Dio!La Chiesa vi attende,la sua forza non è all’altezza delcompito;alzatevi e rendetela grandiosa!

Alzatevi, o uomini di Dio!Camminate dove Egli ha

camminato.Fratelli del Figliuol dell’Uomo,Alzatevi, o uomini di Dio!(Hymns, 324; la terza strofa si trovane The Oxford American Hymnal,ed. Carl F. Pfatteicher [1930], 256).

Fratelli, le Scritture sono assaichiare nella loro applicazione a cia-scuno di noi. Ad esempio, Nefi cita

Alzatevi,o uomini di DioP R E S I D E N T E G O R D O N B . H I N C K L E Y

Con il sacerdozio giunge il grande obbligo di esserne degni.

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Isaia dicendo: «Oh, se tu avessi datoascolto ai miei comandamenti! La tuapace sarebbe allora stata come unfiume e la tua rettitudine come leonde del mare» (1 Nefi 20:18; vedereanche Isaia 48:18).

Le parole di Lehi sono come unsuono di tromba per tutti gli uomini ei ragazzi del sacerdozio. Con grandeconvinzione disse: «Svegliatevi, figlimiei; indossate l’armatura della retti-tudine. Scuotetevi di dosso le catenecon le quali siete legati, e uscite fuoridall’oscurità, e alzatevi dalla polvere»(2 Nefi 1:23).

Non c’è in questa vasta congrega-zione un solo uomo o giovane chenon possa migliorare. E questo è ciòche deve accadere. Dopo tutto, dete-niamo il sacerdozio di Dio. Se siamoragazzi che hanno ricevuto ilSacerdozio di Aaronne, abbiamodiritto al ministero degli angeli che ciguidi e ci diriga, che ci sia d’aiuto e diprotezione. Questo è qualcosa dimeraviglioso. Se ci è stato conferito ilSacerdozio di Melchisedec, ci sonostate date le chiavi del Regno, checomportano poteri eterni. Di ciòparlò il Signore quando impose lemani sul capo dei Suoi discepoli.

Con il sacerdozio giunge il grandeobbligo di esserne degni. Non pos-siamo indulgere a pensieri impuri.Non dobbiamo avere nulla a che farecon la pornografia. Non dobbiamomai essere colpevoli di maltrattamentidi qualsiasi tipo. Dobbiamo ergerci al di sopra di tali cose. «Alzatevi, ouomini di Dio!» e allontanate questecose da voi, cosicché il Signore sarà lavostra guida e vi sosterrà.

Il profeta Isaia disse: «Tu, nontemere, perché io son teco; non tismarrire, perché io sono il tuo Dio; io ti fortifico, io ti soccorro, io tisostengo con la destra della mia giu-stizia» (Isaia 41:10).

Alcuni giovani sembrano provarediletto nel vestirsi in maniera trasan-data: So che è un argomento delicato,ma credo che questo sia disdicevoleper i ragazzi che sono stati ordinati alsanto sacerdozio di Dio. Il nostro lin-guaggio talvolta è pari al nostro abbi-gliamento: indugiamo nella profanità,prendiamo il nome del Signoreinvano. Dio ha parlato chiaramentecontro tutto questo.

Sono sicuro che avete sentito que-sta storia del presidente Spencer W.Kimball, ma voglio prendermi la

libertà di ripetervela. Aveva subito unintervento chirurgico in un ospedale.Un giovane infermiere lo aveva postosu una barella e lo stava trasportando.Quando arrivò all’ascensore l’infer-miere fece sbattere la barella eimprecò usando il nome del Signore.

Il presidente Kimball, ancoramezzo inconscio, disse: «Per favore!Lei insulta il nome del mio Signore».

Ci fu un silenzio di tomba; poi ilgiovane con voce sommessa sussurrò:«Mi dispiace» (Vedere The Teachingsof Spencer W. Kimball, Edward L.Kimball [1982], 198).

Vorrei attirare la vostra attenzionesu un altro argomento che mi preoc-cupa molto. Nelle rivelazioni ilSignore ha comandato che questopopolo ottenga tutta l’istruzione pos-sibile. È stato molto chiaro su questopunto. Attualmente c’è però una ten-denza preoccupante. L’anziano RolfeKerr, commissario per l’educazionedella Chiesa, mi ha informato chenegli Stati Uniti quasi il 73 percentodelle ragazze si diploma, mentre iragazzi sono solo il 65 percento. È piùprobabile che i ragazzi abbandoninola scuola rispetto alle ragazze.

Il 61 percento circa dei ragazzi si

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iscrive al college immediatamentedopo le superiori, rispetto al 72 per-cento delle ragazze.

Nel 1950, il 70 percento degliiscritti al college era costituito daragazzi e il 30 percento da ragazze;entro il 2010 le proiezioni stimanoche il 40 percento sarà costituito daragazzi e il 60 percento da ragazze.

Rispetto agli uomini, le donnehanno conseguito più lauree a partiredal 1982 e più master dal 1986.

È chiaramente evidente da questestatistiche che le donne stanno supe-rando gli uomini per quanto attienelo studio. Pertanto, dico a voi giovani:alzatevi e disciplinatevi per trarre van-taggio dalle possibilità di istruzioneche vi vengono offerte. Volete spo-sare una ragazza la cui istruzione è digran lunga superiore alla vostra? Noiparliamo di essere «sotto un giocoalla pari». Ritengo che ciò si applicaall’istruzione.

La vostra istruzione, inoltre, raffor-zerà il servizio che prestate nellaChiesa. Alcuni anni fa uno studio haindicato che maggiore è l’istruzione,maggiore è la fede e la partecipazionenelle attività religiose.

Prima ho menzionato la pornogra-fia, che crea facilmente una dipen-denza della peggior specie.Consentitemi di leggervi una letterache ho ricevuto da una vittima:

«Vorrei parlarle di qualcosa di cuinon ho potuto parlare con nessunaltro. Sono un uomo di trentacinqueanni. Durante la maggior parte dellamia vita adulta, sono stato schiavodella pornografia. Mi vergogno diammetterlo… ma, per lo più, la miaschiavitù è tanto reale quanto quelladell’alcol o della droga…

Il motivo principale per cui scrivo èdirvi che la Chiesa non consiglieràmai abbastanza ai santi di evitare lapornografia. Ebbi il primo contattocon questo materiale quand’eroancora bambino. Fui insidiato da uncugino più grande di me, e la porno-grafia fu usata per attrarre il mio

interesse. Sono convinto che quelcontatto avvenuto in tenera età con ilsesso e la pornografia sia alla radicedella mia schiavitù.

Coloro che diffondono il commer-cio della pornografia affermano che sitratta di libertà d’espressione, ma ionon sono libero. Ho perso il liberoarbitrio, perché non sono stato capacedi vincere questo vizio. Per me è unatrappola; e non mi sento capace diuscirne. Per favore, per favore, perfavore, implorate i fratelli della Chiesanon soltanto di evitare, ma anche dieliminare le fonti della pornografiadalla loro vita. Oltre alle cose ovvie,come i libri e le riviste, è bene che acasa spengano i canali dei film via cavo.Conosco molte persone che hannoquesti servizi e che asseriscono diessere in grado di discernere ciò chenon è buono, ma questo non è vero…

La pornografia e la perversionesono diventate tanto comuni che lefonti di questo materiale sono ovun-que. Ho trovato riviste pornograficheai margini delle strade e nei cassonettiper l’immondizia. Dobbiamo parlareai nostri figli e spiegare loro quantosiano malvagie queste cose, incorag-giandoli a evitare di guardarle quandos’imbattono in esse…

Ed infine, presidente Hinckley, laimploro di pregare per me e per glialtri fedeli della Chiesa che sono nellemie condizioni per avere il coraggio e la forza di vincere questa terribileafflizione.

Non posso firmare e spero che leimi capisca».

Il computer è uno strumento fan-tastico se utilizzato debitamente.Quando però è usato per la pornogra-fia, o per le cosiddette «chat room», oper un qualsiasi altro scopo che portaa pratiche o a pensieri malvagi, alloradobbiamo essere abbastanza autodi-sciplinati da spegnerlo.

Il Signore ha dichiarato:«Rimuovete l’iniquità che è fra voi;santificatevi dinanzi a me» (DeA43:11). Nessuno può fraintendere ilsignificato di queste parole.

Aggiunge inoltre: «Gli elementisono il tabernacolo di Dio; sì, l’uomoè il tabernacolo di Dio, ossia il tem-pio; e ogni tempio che sia profanato,Dio lo distruggerà» (DeA 93:35). Nonci sono dubbi: l’Eterno ci dice chiara-mente che dobbiamo prenderci curadel corpo mortale ed evitare ciò chelo danneggerebbe.

Egli ha fatto ad ognuno di noi una grande promessa: «Sii umile, e ilSignore Iddio ti condurrà per mano e darà risposta alle tue preghiere»(DeA 112:10).

E ancora: «Dio ti darà conoscenzamediante il suo Santo Spirito, sì,mediante il dono ineffabile delloSpirito Santo, tale che non è statarivelata da quando fu il mondo fino ad ora» (DeA 121:26).

Tutti noi faremmo bene a studiarela vita del Maestro e a cercare di emu-lare le Sue parole e le Sue azioni.Faremmo altrettanto bene a studiarela vita del profeta Joseph Smith. Dalsuo esempio ognuno di noi potrebbeapprendere molto sul proprio com-portamento.

Fratelli miei, rendo testimonianzadella verità di queste virtù eterne.Attesto che se faremo uno sforzo per migliorarci, il risultato sarà evi-dente. Dio benedica ognuno di voi,miei cari fratelli. Attesto queste cose con umiltà e gratitudine, nel sacro nome di Gesù Cristo.Amen. ■

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Miei cari fratelli e sorelle, siache siate in questo edificiooppure altrove nel mondo,

chiedo che rivolgiate la vostra fede ele vostre preghiere in mio favore,mentre adempio l’incarico e l’onoredi parlarvi.

Nel 1959, non molto tempo primache iniziassi il mio servizio quale pre-sidente della Missione Canadese consede a Toronto, nell’Ontario, inCanada, incontrai N. Eldon Tanner, uncanadese distinto che solo pochi mesidopo sarebbe stato chiamato comeassistente al Quorum dei DodiciApostoli, poi al Quorum dei DodiciApostoli e poi come consigliere di

quattro presidenti della Chiesa.Al tempo in cui lo incontrai, egli

era il presidente della grossa societàTrans-Canada Pipelines e presidentedel Palo Canadese di Calgary. InCanada era conosciuto come «ilsignor Onestà». Durante la primariunione parlammo, tra i vari argo-menti, dei freddi inverni canadesiquando infuriano le tempeste, la tem-peratura scende ben al di sotto dellozero per settimane e i venti gelidi l’ab-bassano ulteriormente. Chiesi al presi-dente Tanner perché le strade e leautostrade del Canada Occidentalerimanevano praticamente intattedurante i rigidi inverni, senza quasinessun segno di spaccatura, mentrein altre zone dove gli inverni sonomeno rigidi vi erano molti buchi.

Egli disse: «Dipende dalla profon-dità con cui sono stati messi i mate-riali per la pavimentazione. Perchérimangano forti e intatti, è necessarioscendere profondamente per fare lostrato delle fondamenta. Quando lefondamenta non sono abbastanzaprofonde, la superficie non riesce asopportare gli eccessi del maltempo».

Nel corso degli anni ho pensatospesso a questa conversazione e allaspiegazione del presidente Tanner,poiché trovo nelle sue parole unaprofonda applicazione alla nostra vita.

Detto semplicemente, se nonabbiamo profonde fondamenta difede e una solida testimonianza dellaverità, possiamo avere difficoltà a sop-portare le dure tempeste e i ventigelidi dell’avversità che giungono ine-vitabilmente per ciascuno di noi.

La mortalità è un periodo di prova,un momento per dimostrarci degni diritornare alla presenza del nostroPadre celeste. Per poter essere messialla prova, dobbiamo affrontare sfidee difficoltà. Queste possono distrug-gerci, e la superficie della nostraanima può sgretolarsi, se le nostrefondamenta di fede e le nostre testi-monianze della verità non sono pro-fondamente impresse in noi.

Possiamo fare affidamento sullafede e le testimonianze degli altri soloper breve tempo. Alla fine dobbiamonoi stessi avere delle fondamenta fortie profonde, altrimenti saremo inca-paci di resistere alle bufere della vita,che arriveranno. Tali tempeste pos-sono presentarsi sotto varie forme.Possiamo dover affrontare il dolore ela sofferenza di avere un figlio traviatoche sceglie di allontanarsi dal sentieroche porta alle verità eterne, e di viag-giare invece sulle vie pericolose del-l’errore e della disillusione. Lemalattie possono colpire noi o unapersona cara, portando sofferenza etalvolta la morte. Gli incidenti pos-sono lasciare crudeli cicatrici otogliere la vita. La morte viene per glianziani che camminano su piedi tre-manti. Il suo richiamo è udito dacoloro che hanno appena raggiunto ilmezzo del cammino della vita, espesso soffoca il riso dei bambini.

A volte sembra non esservi lucealla fine del tunnel, né alba che rompal’oscurità della notte. Ci sentiamo cir-condati dal dolore del cuore spezzato,dalla delusione dei sogni infranti,dalla disperazione delle speranze sva-nite. Ci uniamo all’espressionebiblica: «Non v’è egli balsamo inGalaad?» (Geremia 8:22). Siamoinclini a vedere le nostre disavventure

Un fermo sostegnoP R E S I D E N T E T H O M A S S . M O N S O NPrimo consigliere della Prima Presidenza

Possiamo rafforzare le nostre fondamenta di fede, le nostretestimonianze della verità, in modo da non vacillare e non cadere.

SESSIONE ANTIMERIDIANA DI DOMENICA1 o t t o b r e 2 0 0 6

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In senso orario, dall’alto: membri della Chiesa nelle Filippine; fedeli

delle Isole Tonga arrivano in barca per partecipare ad una sessione

della conferenza; giovani di San Pietroburgo, in Russia; scarpe fuori

dalla cappella in Cambogia.

Page 69: Discorsi della conferenza generale

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attraverso il prisma distorto del pessi-mismo. Ci sentiamo abbandonati,addolorati e soli.

Come possiamo porre fondamentaabbastanza forti da resistere alle vicis-situdini della vita? Come possiamoconservare la fede e la testimonianzache saranno richieste, per poter pro-vare la gioia promessa ai fedeli? Ènecessario uno sforzo costante. Moltidi noi hanno provato un’ispirazionetanto forte da provocare le lacrimeagli occhi e la determinazione di rima-nere sempre fedeli. Ho sentito affer-mare: «Se potessi tenere sempre conme quei sentimenti, non avrei pro-blemi a fare ciò che dovrei». Questisentimenti, tuttavia, possono nondurare. L’ispirazione che proviamodurante queste sessioni della confe-renza possono diminuire e svanirementre arriva il lunedì e affrontiamola routine del lavoro, della scuola,della cura delle nostre case e famiglie.Alcuni possono facilmente rimuoveredalla mente il sacro sostituendolo conil mondano, ciò che edifica con ciòche, se lo permettiamo, distrugge apoco a poco le nostre forti fonda-menta spirituali.

Certo non viviamo in un mondo in cui abbiamo solo esperienze spiri-tuali, ma possiamo rafforzare le nostre

fondamenta di fede, le nostre testimo-nianze della verità, in modo da nonvacillare e non cadere. Forse vi chie-derete: come possiamo ottenere econservare nel modo più efficace lefondamenta che necessitiamo persopravvivere spiritualmente nelmondo in cui viviamo?

Vi propongo tre principi che ci aiutano nella nostra ricerca.

Primo: fortificate le vostre fonda-menta tramite la preghiera. «Desiodell’alma è il pregar in gioia o neldolor» («Desio dell’alma», Inni, 89).

Quando preghiamo, comuni-chiamo realmente con il nostro Padreceleste. È facile lasciare che le nostrepreghiere diventino ripetitive, espri-mendo parole che sono il frutto diben pochi pensieri. Se ci ricordiamoche ognuno di noi è letteralmente unfiglio o una figlia di spirito di Dio, nonci è difficile rivolgerci a Lui in pre-ghiera. Egli ci conosce; Egli ci ama evuole il meglio per noi. Preghiamocon sincerità e intento, offrendo lanostra gratitudine e chiedendo quellecose che sentiamo di aver bisogno.Ascoltiamo le Sue risposte, affinchépossiamo riconoscerle quando arri-vano. Nel farlo, saremo rafforzati ebenedetti. Impareremo a conoscereLui e i Suoi desideri per la nostra vita.

ConoscendoLo, avendo fiducia in Lui,le nostre fondamenta di fede sarannorafforzate. Se alcuni di noi hannoavuto qualche difficoltà a pregareregolarmente, non vi è tempomigliore per iniziare. William Cowperdichiarò: «Satana trema quando vede isanti più deboli in ginocchio» (WilliamNeil, comp., Concise Dictionary ofReligious Quotations [1974], 144).

Non trascuriamo le nostre pre-ghiere familiari. Sono un efficacedeterrente contro il peccato, e per-tanto portano gioia e felicità. Il vec-chio detto è sempre valido: «Lafamiglia che prega insieme, rimaneinsieme». Dando un esempio di pre-ghiera ai nostri figli, li aiuteremo sem-pre a iniziare a porre le loro profondefondamenta di fede e testimonianza dicui avranno bisogno per tutta la vita.

Secondo principio: Studiamo leScritture e «meditat[iamole] giorno enotte», come consigliò il Signore nellibro di Giosuè (1:8).

Nel 2005, centinaia di migliaia diSanti degli Ultimi Giorni accettaronol’invito del presidente Gordon B.Hinckley di leggere il Libro di Mormonentro la fine dell’anno. Credo chedicembre 2005 rappresenti il record diore dedicate a raggiungere quell’obiet-tivo. Siamo stati benedetti nel portare

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a termine il compito; le nostre testimo-nianze sono state rafforzate e la nostraconoscenza è cresciuta. Incoraggiotutti noi a continuare a leggere e stu-diare le Scritture, affinché possiamocomprendere e mettere in pratica lelezioni che troviamo in esse. Parafrasoil poeta James Phinney Baxter:

Chi impara ma non apprende maiÈ come colui che ara senza mai

seminare(«The Baxter Collection», BaxterMemorial Library, Gorham, Maine).

Trascorrere ogni giorno del tempoa studiare le Scritture, senza dubbiorafforza le nostre fondamenta di fedee la nostra testimonianza della verità.

Rievocate con me la gioia cheprovò Alma mentre viaggiava dallaterra di Gedeone verso sud al paesedi Manti e incontrò i figli di Mosia.Alma non li vedeva da un po’ ditempo, e provò grande gioia nelvedere che «erano ancora suoi fratellinel Signore; sì, e si erano rafforzatinella conoscenza della verità, poichéerano uomini di sano intendimento e

avevano scrutato diligentemente leScritture per poter conoscere laparola di Dio» (vedere Alma 17:1–2).

Possiamo noi pure conoscere leparole di Dio e vivere di conseguenza.

Il terzo principio per porre fortifondamenta di fede e testimonianzariguarda il servizio.

Mentre una mattina mi recavo in ufficio, passai vicino a una lavan-deria a secco che aveva un cartellosulla vetrina. Diceva: «È il servizio che conta». Il messaggio di quel cartello non lasciava la mia mente.Improvvisamente capii perché. Ineffetti è il servizio che conta: essere al servizio del Signore.

Nel Libro di Mormon leggiamo delnobile Re Beniamino. Con la veraumiltà di un dirigente ispirato, eglispiegò il suo desiderio di servire ilpopolo e guidarlo nei sentieri dellarettitudine. Egli disse loro:

«Perché vi ho detto che ho tra-scorso i miei giorni al vostro servizio,io non desidero vantarmi, poichésono stato soltanto al servizio di Dio.

Ed ecco, io vi dico queste coseaffinché possiate imparare la sag-

gezza; affinché possiate imparare chequando siete al servizio dei vostrisimili, voi non siete che al servizio delvostro Dio» (Mosia 2:16–17).

Questo è il servizio che conta, ilservizio a cui tutti siamo stati chia-mati: essere al servizio del SignoreGesù Cristo.

Lungo il sentiero della vostra vitanoterete che non siete gli unici viag-giatori. Vi sono altri che hanno biso-gno del vostro aiuto. Vi sono gambeda rafforzare, mani da stringere, mentida incoraggiare, cuori da ispirare eanime da salvare.

Tredici anni fa ebbi l’onore diimpartire una benedizione a una bellagiovane di dodici anni, Jami Palmer.Le era appena stato diagnosticato ilcancro ed era spaventata e confusa. Inseguito fu operata e sottoposta a unadolorosa chemioterapia. Oggi non hapiù il cancro ed è una bella e brillantegiovane di 26 anni che ha compiutomolte cose nella vita. Un po’ di tempofa, seppi che nel momento più buio,quando il futuro sembrava pessimo,venne a sapere che la gamba affettadal tumore doveva essere operata.

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Pensava che l’escursione da tanto programmata con la sua classe delleGiovani Donne lungo il sentiero accidentato che conduce alla grotta di Timpanogos, nelle montagneWasatch, 64 chilometri a sud di SaltLake City, fosse fuori questione. Jamidisse alle amiche che avrebberodovuto fare l’escursione senza di lei.Sono certo che vi fosse emozionenella sua voce e delusione nel suocuore. Ma le altre giovani donnerisposero con enfasi: «No, Jami, tuverrai con noi!»

«Ma non posso camminare», ful’addolorata risposta.

«Allora, Jami, ti porteremo noi sullavetta!» E così fecero.

Oggi, l’escursione è un ricordo, main realtà è molto di più. James Barrie,un poeta scozzese, disse: «Dio ci hadato dei bei ricordi affinché potes-simo avere davanti agli occhi le rosedi giugno nel dicembre della vita»(Laurence J. Peter parafrasa JamesBarrie in Peter’s Quotations: Ideas for Our Time [1977], 335). Nessuna di quelle preziose Giovani Donnedimenticherà mai il giorno memora-bile in cui un amorevole Padre celesteguardò giù con un sorriso di approva-zione e fu compiaciuto.

Mentre ci chiama all’opera, Egli ciinvita ad avvicinarci a Lui, e noi sen-tiamo il Suo spirito nella nostra vita.

Mentre poniamo solide fonda-menta per la nostra vita, ricordiamo laSua preziosa promessa:

Temer tu non devi, non ti scoraggiar,Io sono il tuo Dio e son semprecon te.

Conforto ed aiuto non timancheran,

sorretto in eterno da questa miaman»

(«Un fermo sostegno», Inni, 49).

Prego che ciascuno di noi possameritarsi questa benedizione. Nelnome di Gesù Cristo, il nostroSalvatore. Amen. ■

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L’estate scorsa, durante unariunione sacramentale hoavuto la fortuna di poter ascol-

tare i discorsi di tre studenti, che tra-scorrevano a casa le vacanzescolastiche. Uno di questi l’ho trovatoparticolarmente interessante.

Durante la pausa estiva, questa stu-dentessa aveva lavorato in un risto-rante frequentato da camionisti. Unodi loro, che percorreva un tragittofisso, si fermava a mangiare nel risto-rante tutte le settimane sempre lostesso giorno. La regolarità delle suesoste creò l’occasione per delle breviconversazioni. Egli chiese alla ragazzadove vivesse e lei gli raccontò che era

a casa per l’estate e si stava guada-gnando un po’di soldi per tornare ascuola alla riapertura. Quindi lui lechiese: «Che scuola frequenti?» La suarisposta, con orgoglio, fu: «La BYU—Idaho». Il camionista volle saperequalcosa di più sulla scuola, e questoli portò a parlare del Vangelo. Il primopasso della giovane fu di insegnargli laParola di Saggezza. Ebbe successo. Loconvinse a smettere di fumare.

In seguito, le venne cambiato ilturno così non ebbe più occasione diservire il camionista; perciò gli scrisseun biglietto e mise insieme un opu-scolo missionario della Chiesa cheparlava del piano di salvezza. Dopoalcuni giorni ricevette un biglietto dalcamionista. Diceva semplicemente:«Hai cambiato la mia vita». Grazie aquesta giovane, egli aveva trovato leinformazioni che lo avevano indotto apensare ai cambiamenti da apportarealla sua vita. Non conosco nei dettaglitutto ciò che è seguito a quei breviincontri tra una cameriera e un camio-nista, ma senza ombra di dubbio lavita di lui ne è stata influenzata.

La studentessa continuò il suo discorso spiegando quanto fosse semplice far conoscere agli altri le bellezze del Vangelo. Ogni giorno,durante le normali occupazioni dellavita, nascono occasioni per aprire la

Il piano di salvezzaA N Z I A N O L . T O M P E R R YMembro del Quorum dei Dodici Apostoli

Non siamo lasciati soli ad attraversare questa esperienzaterrena, senza la conoscenza del piano magistrale che ilSignore ha disegnato per i Suoi figli.

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bocca e far conoscere alle persone leverità del Vangelo, che li benedirannoquaggiù e nelle eternità a venire.

Molte persone si chiedono: «Dadove veniamo? Perché siamo qui?Dove stiamo andando?» Il nostroeterno Padre non ci ha mandati sullaterra senza uno scopo, in un viaggioprivo di significato. Egli ci fornì di unpiano da seguire. Egli è l’Autore diquesto piano, concepito per realizzareil progresso dell’uomo e la sua finalesalvezza ed esaltazione. Citando laguida al servizio missionario,Predicare il mio Vangelo:

«Dio è il Padre del nostro spirito.Siamo letteralmente i Suoi figli ed Eglici ama. Prima di nascere sulla terravivevamo come figli di spirito delnostro Padre celeste. Non eravamo,tuttavia, come il Padre celeste, nésaremmo mai potuti diventare comeLui e godere di tutte le benedizioni dicui Egli gode senza vivere sulla terracon un corpo fisico.

L’intero scopo di Dio—la Suaopera e la Sua gloria—è di metterci in

grado di godere di tutte le Sue bene-dizioni. Egli ha fornito un piano per-fetto per raggiungere il Suo scopo.Noi abbiamo compreso e accettatoquesto piano prima di venire sullaterra» ([2004], 48).

Tuttavia, molte persone nel mondofaticano ancora a trovare una rispostaalle domande fondamentali sulla vita.Le voci che gridano «Eccolo qui» o«Eccolo là» diventano più assordanti egenerano assai spesso ancora più confusione. La tecnologia ha moltipli-cato la confusione, propagando questi messaggi via etere e attraversol’impressionante quantità di cavi chericoprono attualmente la terra. Vi èuna tale vastità di mezzi per trasmet-tere i più svariati contenuti, che nonc’è da meravigliarsi, suppongo, che lagente si senta confusa. Secoli orsonoPaolo profetizzò:

«Verrà il tempo che non sopporte-ranno la sana dottrina; ma per pruritod’udire si accumuleranno dottorisecondo le loro proprie voglie

e distoglieranno le orecchie dalla

verità e si volgeranno alle favole» (2 Timoteo 4:3–4)

Non dobbiamo sentirci confusi. Lerisposte ai grandi enigmi che riguar-dano lo scopo della vita sono statedate nuovamente agli uomini affinchéavessero una guida.

Venimmo a conoscenza del piano disalvezza prima di nascere, in quello chele Scritture chiamano il nostro primostato (vedere Abrahamo 3:26). Cosa siaaccaduto in questo primo stato non ciè dato sapere completamente, ma sap-piamo con certezza che vivevamo inquel luogo come spiriti, figli del nostroPadre celeste, e che compimmo deipassi per prepararci alla possibilità diospitare il nostro spirito eterno in uncorpo terreno. Sappiamo inoltre che il Padre tenne un grande concilio perspiegarci lo scopo della vita sulla terra.Ci fu data la possibilità di accettare o di rifiutare il piano di salvezza. Non cifu alcun tipo di costrizione nei nostriconfronti. L’essenza del piano era chel’uomo avrebbe avuto sulla terra l’op-portunità di guadagnarsi la salvezza,con l’aiuto di Dio. Fu scelto un capoper insegnarci come seguire il piano e per redimerci dal peccato e dallamorte. Come il Signore spiegò a Mosè:«Ma ecco, il mio Figlio Diletto, che era il mio Diletto e Scelto fin dal princi-pio, mi disse: Padre, sia fatta la tuavolontà e sia tua la gloria per sempre»(Mosè 4:2).

Gesù Cristo, il nostro FratelloMaggiore, divenne il capo di coloroche sostenevano il disegno del Padree noi accettammo il piano e le suecondizioni. Con questa scelta guada-gnammo il diritto di venire sulla terraed entrare nel nostro secondo stato.

Dio creò Adamo ed Eva a Suaimmagine con corpi di carne ed ossae li pose nel Giardino di Eden. Venneloro dato di scegliere se rimanere nel Giardino di Eden oppure se man-giare il frutto dell’albero della cono-scenza del bene e del male e viverecosì l’esperienza mortale. Essi accet-tarono la sfida, assaggiarono il frutto

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e divennero mortali, cioè soggetti allamorte del corpo. A motivo della loroscelta, avrebbero fatto l’esperienza ditutte le prove e di tutti i problemidella mortalità.

Vi sono due scopi nella vita mor-tale. Il primo è poter acquisire espe-rienze che non potremmo ottenere inalcun altro modo. Il secondo è otte-nere un tabernacolo di carne e ossa.Entrambi questi scopi sono essenzialiper l’esistenza dell’uomo. Quiveniamo messi alla prova e testati pervedere se faremo tutte le cose che ilSignore ci ha comandato di fare.Questi comandamenti sono i principie le ordinanze che costituiscono ilVangelo di Gesù Cristo. Ogni princi-pio e ordinanza è in stretto rapportocon l’intero scopo della nostra prova,poiché ci prepara a ritornare al nostroPadre in cielo e a diventare più similia Lui. Riguardo al seguire la via strettae angusta, l’anziano Bruce R.McConkie ha detto:

«Penso che quello che tutti noidovremmo fare sia stabilire qualisiano i nostri valori in ogni ambitodella vita terrena. Quindi, partendo daconcetti generali di base, semplici echiari, determiniamo il nostro mododi vivere in questo o in quell’ambito,allo scopo di superare con successo lostato probatorio della mortalità. Sefaremo le scelte giuste, meriteremo la ricompensa celeste, altrimenti, cispetterà una meta minore ed inferioretra i regni che sono stati preparati…

Ogni membro della Chiesa che sitrovi sulla via stretta e angusta, che sistia sforzando e che stia lottando perfare ciò che è giusto, benché sia lon-tano dalla perfezione in questa vita, se viene a mancare mentre ancora sitrova sulla via stretta e angusta rag-giungerà la ricompensa celeste nelregno del Padre» (The ProbationaryTest of Mortality, devozionale, Istitutodi religione dell’Università di Salt LakeCity, 10 gennaio 1982, 8–9).

Tutto questo è possibile grazie aGesù Cristo. Egli è il punto centrale

del piano eterno del Padre, il Salvatoreche ci fu dato per riscattare l’umanità.Dio mandò il Suo beneamato Figliuoloper sconfiggere gli effetti della cadutadi Adamo ed Eva. Egli venne sulla terracome nostro Salvatore e Redentore.Egli superò per noi l’ostacolo dellamorte fisica deponendo la Sua vita.Quando Egli è morto sulla croce, il Suospirito si è separato dal corpo. Il terzogiorno, il Suo spirito e il Suo corpo sisono riuniti per l’eternità, per nonsepararsi mai più.

La vita terrena è di breve durata.Viene per tutti il momento in cui lamorte separa lo spirito e il corpo, ma grazie alla risurrezione di GesùCristo, tutti saremo risuscitati, a prescindere dal fatto che abbiamoagito bene o male in questa vita.L’immortalità è il dono del Padreceleste a tutti i Suoi figli mortali. Lamorte va vista come una porta peruna vita nuova e migliore. Grazie allagloriosa resurrezione, corpo e spiritosaranno riuniti. Avremo un corpoperfetto e immortale di carne e ossache non sarà mai più soggetto aldolore o alla morte. Tuttavia, la gloriache raggiungeremo nella prossimavita dipenderà da come ci siamocomportati in questa. Soltanto invirtù del dono dell’Espiazione e

della nostra obbedienza al Vangelopotremo ritornare a vivere con Dio.

Dopo la resurrezione del Salvatore,i Suoi apostoli si recarono a diffon-dere questo glorioso messaggio allenazioni della terra. Viaggiarono moltoper far conoscere la missione delnostro Salvatore. Un grande movi-mento cristiano iniziò a propagarsi framolti paesi. La Chiesa, però, scivolòlentamente in una generale apostasiadurante la quale la successione delSacerdozio si interruppe. L’autorità diofficiare nelle ordinanze spiritualicessò di esistere nel mondo.

Col passare del tempo, uomini ispi-rati iniziarono a intraprendere unariforma. Il presidente Hinckley l’hadescritta come l’alba di un grandegiorno. Egli disse:

«In qualche modo, in quel lungoperiodo di tenebre, fu accesa una luce.Il periodo del Rinascimento portò aun risveglio nella cultura, nell’arte enella scienza. Ci fu un movimento di uomini e donne coraggiosi che sirivolsero al cielo con gratitudine versoDio e il Suo divino Figlio. Stiamo par-lando della Riforma protestante.

Poi, dopo che diverse generazionivissero sulla terra, molte delle quali inconflitto, odio, oscurità e malvagità,giunse il grandioso e nuovo giornodella Restaurazione. Questo giornoglorioso fu introdotto dall’apparizionedel Padre e del Figlio al giovane JosephSmith. Sorse così nel mondo l’albadella dispensazione della pienezza deitempi. Tutto ciò che ci fu di buono,bello e divino delle dispensazioni precedenti fu restaurato in questoperiodo degno di nota» («D’un grandedì è l’albeggiar», Liahona, maggio2004, 82–83).

Dopo la gloriosa Prima Visione, al profeta Joseph Smith vennero consegnati i sacri annali del Libro diMormon. Questo portò una nuovatestimonianza del nostro Signore eSalvatore e della Sua missione allegenti di tutto il mondo.

Vediamo così nell’eterno piano del

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Padre come il Suo amore non abbiaconfini. Ogni Suo figlio ne è com-preso. Tutti gli uomini hanno la stessaorigine e la stessa possibilità di conse-guire un destino eterno.

Così Amulec, un profeta del Librodi Mormon, testimoniò che le paroledi Cristo ci porteranno alla salvezza:

«Ed ora, fratelli miei, io vorrei chevoi, dopo aver ricevuto tante testimo-nianze, vedendo che le Sacre Scrittureattestano queste cose, veniste avanti eportaste frutti fino a pentirvi.

Sì, vorrei che veniste avanti e noninduriste più il vostro cuore; poichéecco, ora è il momento e il giornodella vostra salvezza; e dunque, se vipentirete e non indurirete il cuore, ilgrande piano di redenzione si realiz-zerà immediatamente per voi.

Poiché, ecco, questa vita è per gliuomini il tempo in cui prepararsi adincontrare Dio; sì, ecco, il giorno diquesta vita è per gli uomini il giornoin cui prepararsi a compiere le loroopere» (Alma 34:30–32).

Non lasciamoci sballottare qua e làda ogni vento terreno di dottrinaumana (vedere Efesini 4:14). Noi pro-clamiamo al mondo che i cieli sonoaperti e che la verità del piano eternodi Dio è stata ancora una volta rivelataall’umanità. Viviamo nella dispensa-zione della pienezza dei tempi.Viviamo in un’epoca in cui godiamodella testimonianza dataci dalleScritture del grande piano che ilSignore ha offerto ai Suoi figli dall’ini-zio dei tempi fino all’attuale ultimadispensazione. Tale testimonianza èben supportata; non siamo lasciati soliad attraversare questa esperienza ter-rena, senza la conoscenza del pianomagistrale che il Signore ha disegnatoper i Suoi figli. Egli si è impegnato conuna solenne alleanza ad accordarci lebenedizioni celesti nella misura in cuiobbediremo alla Sua legge. Vi prego,ricordate che queste cose sono vere,poiché queste verità eterne ci sonostate rivelate dal Signore Iddio. Nelnome di Gesù Cristo. Amen. ■

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Di fronte a questa vasta congre-gazione, con qualche timore,faccio una confessione, per

introdurre un argomento che da unpo’ di tempo mi sta molto a cuore.Nel 1955, dopo il primo anno di uni-versità, trascorsi l’estate a lavorarepresso il nuovo Jackson Lake Lodge a Moran, nel Wyoming. Il mio mezzodi trasporto era un’auto di 14 anni,modello Hudson del 1941, cheavrebbe dovuto essere sepolta 10 anniprima. Tra le sue caratteristiche, la car-rozzeria era talmente arrugginita che,

se non fosse stato per un pezzo dicompensato, avrei potuto trascinare i piedi sull’autostrada. La cosa positivaera che, a differenza di molte mac-chine di quel periodo, essa non con-sumava olio: moltissima acqua nelradiatore, ma niente olio. Non ho maicapito dove andasse tutta l’acqua eperché l’olio continuasse a diventaresempre più liquido e chiaro.

Come preparazione per il viaggio di 298 chilometri per ritornare a casaalla fine dell’estate, portai la macchinadall’unico meccanico di Moran. Dopouna veloce analisi, il meccanico spiegòche il motore si era forato e che permetteva così all’acqua di colare nel-l’olio. Ciò spiegava il mistero dell’acquae dell’olio. Mi chiesi se fosse possibilefar colare l’acqua nel serbatoio dellabenzina: mi avrebbe dato un’autono-mia di carburante maggiore.

Ora la confessione: dopo esseregiunto miracolosamente a casa, miopadre venne fuori e mi diede ungioioso benvenuto. Dopo abbracci esaluti, egli guardò sul sedile posterioree vide tre asciugamani del JacksonLake Lodge, il tipo che non possonoessere acquistati. Con uno sguardodavvero deluso, mi disse solo: «Mi

Tre asciugamani e un giornale da 25 centesimiV E S C O V O R I C H A R D C . E D G L E YPrimo consigliere del Vescovato Presiedente

Quando siamo fedeli ai sacri principi dell’onestà edell’integrità, siamo fedeli al nostro credo e siamo fedeli a noi stessi.

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aspettavo di più da te». Non avevo pen-sato che ciò che avevo fatto fosse cosìsbagliato. Per me quegli asciugamanirappresentavano una piena estate dilavoro in un hotel lussuoso, una speciedi «souvenir di diritto». Ciononostante,nel prenderli provai la sensazione diaver perso la fiducia di mio padre, equesto mi faceva star male.

Il fine settimana successivo aggiu-stai il compensato nella mia mac-china, riempii il radiatore di acqua einiziai il viaggio d’andata e ritorno di595 chilometri per il Jackson LakeLodge per restituire quei tre asciuga-mani. Mio padre non mi chiese mai ilperché io fossi ritornato là e io non lospiegai mai. Non ce n’era bisogno.Quella fu una costosa e dolorosalezione sull’onestà che è rimasta conme per tutta la vita.

Purtroppo, alcuni dei più impor-tanti valori che mancano nel mondodi oggi sono l’onestà e l’integrità.Negli ultimi anni, un numero sempremaggiore di dirigenti d’azienda sonostati messi in risalto per la loro diso-nestà ed altre forme di corruzione.Di conseguenza, decine di migliaia dileali impiegati hanno perso il lavoro ela pensione. Per alcuni di questi ciò hasignificato la perdita della casa o uncambiamento nel programma di istru-zione e altri piani. Sentiamo e leg-giamo di imbrogli diffusi nelle nostrescuole, dove si è più interessati aprendere un diploma che a impararee a prepararsi. Udiamo di studenti cheimbrogliano mentre studiano medi-cina e che ora praticano complicatiinterventi sui loro pazienti. Gli anzianied altri sono vittime di imbroglioni,con conseguenti perdite dei lororisparmi o della loro casa. Tale disone-stà e mancanza d’integrità sono sem-pre dovute alla cupidigia, l’arroganzae la mancanza di rispetto.

In Proverbi leggiamo: «Le labbrabugiarde sono un abominio perl’Eterno, ma quelli che agiscono consincerità gli sono graditi» (Proverbi12:22).

Mormon, parlando dei Lamaniticonvertiti conosciuti come il popolodi Anti-Nefi-Lehi, scrisse: «Ed essifacevano parte del popolo di Nefi, ed erano anche annoverati fra ilpopolo che apparteneva alla chiesadi Dio. E si distinguevano per il lorozelo verso Dio e anche verso gliuomini; poiché erano perfettamenteonesti e integri in ogni cosa; ederano fermi nella fede in Cristo fino alla fine» (Alma 27:27; corsivodell’autore).

Circa trent’anni fa, mentre lavoravonel mondo degli affari, stavo cammi-nando all’interno dell’aeroportoO’Hare di Chicago, nell’Illinois, conalcuni soci in affari. Uno di questiuomini aveva appena venduto la suacompagnia per decine di milioni didollari: in altre parole, non era certopovero.

Avvicinandoci ad un distributore di giornali questo individuo infilò unquarto di dollaro nel distributore e aprì lo sportello verso la pila di

quotidiani nella macchina e iniziò a distribuire giornali non acquistatiad ognuno di noi. Quando mi passòun giornale, misi un quarto di dollaronel distributore e, cercando di nonoffenderlo, scherzai dicendo: «Jim,per 25 centesimi posso serbare lamia integrità. Per un dollaro, forse,ma non per 25 centesimi». Vedete,mi ricordai bene l’esperienza dei tre asciugamani e di una Hudson del 1941 quasi distrutta. Pochi minutidopo, ripassammo davanti allo stesso distributore di giornali. Notaiche Jim si era allontanato dal gruppoe stava inserendo quarti di dollaronel distributore. Vi ho raccontatoquest’avvenimento non per dipin-germi quale esempio di onestà, masolo per enfatizzare le lezioni di tre asciugamani e di un giornale da 25 centesimi.

Non ci sarà mai onestà nel mondodegli affari, nelle scuole, in casa o inqualsiasi altro posto se non c’è onestànel cuore.

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Lezioni importanti e durature sonospesso insegnate attraverso sempliciesempi, forse semplici quanto treasciugamani e un giornale da 25 cen-tesimi. Mi chiedo come sarebbe ilmondo se nella casa, ad una giovaneetà, fossero insegnate semplici lezionid’onestà, lezioni semplici come «amail tuo prossimo come te stesso»(vedere Matteo 22:39; Marco 12:31) e«tutte le cose dunque che voi voleteche gli uomini vi facciano, fateleanche voi a loro» (vedere Matteo 7:12;Luca 6:31). Mi chiedo dove sarebberooggi migliaia di impiegati disoccupatie le loro pensioni se qualche uomod’affari avesse avuto esperienze qualiquelle di tre asciugamani o di un gior-nale da 25 centesimi.

L’onestà è alla base della vera vitacristiana. Per i Santi degli UltimiGiorni, l’onestà è un requisito impor-tante per entrare nel sacro tempio delSignore. L’onestà è sottintesa nellealleanze che stipuliamo nel tempio.Ogni domenica, quando prendiamo isacri emblemi della carne e del san-gue del Salvatore, rinnoviamo lenostre principali e sacre alleanze,inclusa l’onestà. Quali Santi degliUltimi Giorni abbiamo il sacro obbligonon solo di insegnare i principi dell’o-nestà, ma anche di viverli, magari conesempi semplici quali tre asciugamanio un giornale da 25 centesimi.L’onestà dovrebbe essere fra i piùimportanti valori che governano lanostra vita quotidiana.

Quando siamo fedeli ai sacri prin-cipi dell’onestà e dell’integrità, siamofedeli al nostro credo e siamo fedeli a noi stessi.

La mia preghiera è che noi, qualiSanti degli Ultimi Giorni, possiamoessere annoverati fra le persone piùoneste del mondo. Possa essere dettodi noi come fu per il popolo di Anti-Nefi-Lehi, che siamo «perfettamenteonesti e integri in ogni cosa; e… ferminella fede in Cristo fino alla fine»(Alma 27:27). Nel nome di GesùCristo. Amen. ■

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Servendo in questo incarico, misono fatta dei nuovi amici. Elizasa cantare molti inni della

Primaria. Lucas sta imparando gliArticoli di Fede in spagnolo. Caitlyn ètimida, ma curiosa. Mi sono sedutavicino a Martha in Primaria e lei mi haabbracciato. Questi bambini riflettonola luce del Vangelo nei loro volti.

Chi sono i bambini nella vostracasa o nel vostro vicinato? Guardateli.Pensate a loro. Il Salvatore ci insegnache per entrare nel regno di Dio, dob-biamo essere come un fanciullo «sot-tomesso, mite, umile, paziente [e]pieno d’amore» (Mosia 3:19).

Eppure, malgrado dei bambinipieni di fede vengano a noi, essi

affrontano le difficoltà di un mondodecaduto. Che cosa ci vuole per aiu-tare questi bambini a conservare nei loro occhi la luce della fede?Sappiamo che nella vita di un bam-bino nulla può sostituirsi a una fami-glia retta. Ma nel mondo odierno, i bambini avranno bisogno non solodi devoti padre e madre, ma dellaprotezione, degli insegnamenti e dell’amore di noi tutti.

Fratelli e sorelle, proteggere i bam-bini significa offrire loro un ambienteche invita lo Spirito nella loro vita e loconferma nei loro cuori. Ciò eliminaautomaticamente qualsiasi forma diindifferenza, negligenza, abuso, vio-lenza o sfruttamento.

E mentre le condizioni di deprava-zione diventano più serie, dobbiamoanche proteggere i nostri bambini daaltre situazioni dannose, come leaspettative troppo elevate o troppobasse, l’eccessiva indulgenza, i troppiimpegni e l’egocentrismo. Qualsiasiestremo offusca la capacità di un bam-bino di individuare lo Spirito Santo,confidare in Lui ed essere guidato.

I bambini sono aperti ai principidel Vangelo più che in qualsiasi altromomento, e proteggere la fanciul-lezza rappresenta un’opportunitàunica di insegnare ai bambini a sce-gliere il giusto e rafforzarli in questo.

È facile sapere che cosa insegnare.

Ecco i vostripiccoliM A R G A R E T S . L I F F E R T HPrima consigliera della presidenza generale della Primaria

Nel mondo odierno, i bambini avranno bisogno… dellaprotezione, degli insegnamenti e dell’amore di noi tutti.

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Le Scritture e i nostri profeti sonochiari circa le cose da insegnare ainostri figli. Nefi lo riassunse in questoversetto: «E noi parliamo di Cristo,gioiamo in Cristo, predichiamo ilCristo, profetizziamo di Cristo… affin-ché i nostri figlioli possano sapere aquale fonte rivolgersi per la remis-sione dei loro peccati» (2 Nefi 25:26).

Sapendo di dover insegnare diCristo e del Suo vangelo, come lo fac-ciamo? Iniziamo seguendo il consigliodei nostri profeti e dedicando deltempo nelle nostre famiglie pertenere la preghiera familiare, lo studiodelle Scritture e la serata familiare.Abbiamo sentito quel consiglio tantospesso che sembra troppo semplice?Oppure siamo così occupati cheaggiungere ancora un altro impegnosembra troppo difficile? Vi attesto cheanche se l’adorazione in famiglia sem-bra poco efficace, la sola obbedienzainvita le benedizioni del Signore.

Infatti, l’obbedienza personale el’esempio in ogni aspetto della nostravita sono la suprema lezione evange-lica per i nostri figli. Quindi studiate,imparate e applicate il Vangelo. Non

possiamo insegnare i principi che nonconosciamo e che non osserviamo. I bambini possono discernere chisiamo e cosa c’è nel nostro cuore piùvelocemente di quanto pensiamo.

Quindi, amiamo i bambini. Ricordodi essermi sentita amata da bambina egrazie a questo è stato facile per mecredere che anche il Salvatore miamava. I figli prosperano in una casain cui i genitori comprendono il loro«sacro dovere di allevare i loro figlinell’amore e nella rettitudine» (Lafamiglia: un proclama al mondo»,Liahona, ottobre 2004, 49).

Ma tutti possiamo essere d’aiuto.Notate i bambini che vi stannointorno e imparate i loro nomi. Poiinvitateli a parlare, ascoltateli, incorag-giateli, guidateli, rafforzateli, servitelie rendete testimonianza. Il vostroamore potrà contribuire a portare aun bambino l’amore del Salvatore.

Vasily è un bambino che trascorremolto tempo per le strade e non èsostenuto dai genitori nella sua ricercadella verità. Egli ha trovato un piccoloramo della Chiesa nella sua città e hapartecipato a ogni evento che si tiene

in chiesa. Ha anche portato in Chiesa itre fratelli più piccoli e altri amici sisono uniti a lui in Primaria. Infatti, per un certo periodo, la Primaria piùgrande della zona era formata da que-sti bambini che non sono membridella Chiesa. Essi erano attratti dallaverità e la luce del Vangelo cominciò ariflettersi sui loro volti. Erano benaccolti, protetti, istruiti e amati da tuttii membri di quel piccolo ramo, inclusii giovani, i giovani adulti, i missionari,gli insegnanti e i dirigenti del sacerdo-zio. Pensate ai bambini del vostro vici-nato o alla classe della Primaria. Chisono i bambini del vostro ramo orione? Ce n’è uno che, come Vasily, habisogno di voi?

Quando penso a dei bambinicome loro, traggo grande speranzadal resoconto della visita delSalvatore nel continente americano.Ricordate che prima dell’apparizionedel Salvatore c’erano state tempeste,terremoti, incendi, trombe d’aria etre giorni di profonda oscurità(vedere 3 Nefi 8). Spesso ho pensatoai bambini che avevano vissuto quelleesperienze. Posso solo immaginare la

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paura e la preoccupazione nel cuoredei genitori.

Poi apparve il Salvatore e comandòalla moltitudine «che gli fossero por-tati i loro bambini» (3 Nefi 17:11). Dicerto quei genitori dovevano essereansiosi di portare i loro figli alSalvatore. Poi osservarono mentre ilSalvatore pianse per loro, li benedissea uno a uno, pregò il Padre per loro echiamò gli angeli perché li istruissero(vedere 3 Nefi 17:21, 24). Questo rac-conto mi ricorda che è il Salvatoreche ci protegge, che Egli è il supremoinsegnante e l’eterna fonte di amoree guarigione.

Proprio perché l’oscurità ci cir-conda in questi tempi, anche a noi ècomandato di portare i nostri bambinial Salvatore, e come ci rammenta l’an-ziano Ballard: «Noi siamo coloro cheDio ha chiamato a circondare i bam-bini di oggi con l’amore e con il fuocodella fede e con la consapevolezza dichi essi sono» («Ecco i vostri piccoli»,La Stella, ottobre 1994, 40).

Fratelli e sorelle, come madre edirigente della Primaria, so che que-st’opera con i bambini non è facile.Proteggere, insegnare e amare i nostribambini può essere impegnativo,spesso scoraggiante, a volte faticoso etalvolta i frutti dei nostri sforzi ritar-dano. Ma proprio perché non è facileportare i bambini al Salvatore, dob-biamo noi stessi andare a Lui.

Man mano che cercheremo Lui e ilSuo Spirito perché ci aiuti, vedremoun miracolo. Riconosceremo che inostri cuori stanno cambiando e cheanche noi stiamo diventando «sotto-messi, miti, umili, pazienti [e] pienid’amore» (Mosia 3:19). Anche noirifletteremo la luce del Vangelo sulnostro volto. Comprenderemo leparole del Salvatore: «E chiunquericeve un cotal piccolo fanciullo nelnome mio, riceve me» (Matteo 18:5).

Amo il Salvatore e rendo testimo-nianza del Suo potere redentore perme e per voi e per i nostri figli. Nelnome di Gesù Cristo. Amen. ■

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Ibambini dichiarano con pura fede:«Noi crediamo in Dio, il PadreEterno, e in Suo Figlio Gesù Cristo

e nello Spirito Santo».1 Ma a volte noiadulti non percepiamo il potere diquesta semplice dichiarazione.

Satana è il «nemico di ogni formadi rettitudine»;2 egli crea dubbiriguardo alla natura della Divinità ealla nostra relazione con Loro. GesùCristo profetizzò che negli ultimigiorni persino gli eletti sarebbero statiingannati.3 Considerate tre modi con

i quali Lucifero «pone trappole e insi-die per prendere i santi di Dio».4

La trappola della falsa inadegua-tezza. Una giovane fedele non si sentein grado di portare a termine ciò chegli altri si aspettano da lei. A casa e ascuola ella viene raramente lodata ecriticata spesso. I mezzi di comunica-zione le dicono che non è abbastanzabella o intelligente. Ogni giorno que-sta sorella retta si chiede se è degnadell’amore del Padre celeste, del sacri-ficio espiatorio del Salvatore o dellaguida costante dello Spirito.

La trappola dell’esagerata imper-fezione. Un fantastico missionariosente di non riuscire a raggiungere leaspettative di Dio nei suoi confronti.Nella sua mente, questo degnoanziano si immagina un austero Padreceleste legato ad una irrevocabile giu-stizia, un Salvatore in grado di cancel-lare le trasgressioni degli altri ma nonle sue ed uno Spirito Santo non di-sposto ad accompagnare una personaimperfetta.

La trappola dell’inutile rimorso.Una donna di mezza età è una madredevota, un’amica affettuosa, un fedelemembro della Chiesa e una regolare

«Il grande e meravigliosoamore»A N Z I A N O A N T H O N Y D. P E R K I N SMembro dei Settanta

Una fede simile a quella dei bambini nell’amore perfetto del Padre celeste e di Gesù Cristo «reciderà» le trappole di Satana sull’inadeguatezza, sull’imperfezione e il rimorso.

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frequentatrice del tempio. Ma nel suocuore questa sorella non riesce a per-donarsi per i peccati commessi anniprima dei quali si è pentita e che hagià pienamente risolto con i dirigentidel sacerdozio. Ella dubita che la suavita sarà mai accettata dal Signore edha perso la speranza di vivere alla pre-senza del Padre celeste.

Se voi avete dei sentimenti simili aquelli di questi buoni santi, vi invito adivenire come dei piccoli fanciulli e disentire di nuovo il «grande e meravi-glioso amore manifestato dal Padre edal Figlio con la venuta del Redentorenel mondo».5 Una fede simile a quelladei bambini nell’amore perfetto delPadre celeste e di Gesù Cristo «reci-derà»6 le trappole di Satana sull’inade-guatezza, sull’imperfezione e ilrimorso.

I Proverbi insegnano che «come unuomo pensa nel suo cuore così egliè».7 Posso suggerirvi, in aggiunta allacostante preghiera, studio delleScritture e frequenza in Chiesa e alTempio, cinque cambiamenti per ivostri pensieri e il cuore per provarepiù abbondantemente il teneroamore di Dio.

Primo, consideratevi figli di unamorevole Padre celeste. I nostribambini cantano con sicurezza «Sono un figlio di Dio, Lui mi mandòquaggiù».8 I bambini piccoli sentono e conoscono ciò che forse voi avetedimenticato. Voi siete figli e figlie diun amorevole Padre celeste, creati

«a Sua immagine»9 e di immensovalore: così immenso che Gesù Cristodiede la Sua vita per voi.

Dio Padre è misericordioso e ha unamore infinito verso di voi nonostantei vostri errori. Solo la voce di Satana vivorrà far sentire di nessun valore. Alcontrario, lo Spirito Santo vi farà sen-tire «la tristezza secondo Dio»10 por-tandovi al pentimento tanto da darvi lasperanza di un cambiamento positivo.

Quando vi sentite inutili, «ricordateche il valore delle anime è grande agliocchi di Dio».11 Astenetevi dal pensareo dal dire ripetutamente parole nega-tive riguardo a voi: vi è una grandedifferenza fra l’umiltà e l’umiliazione.Scoprite e usate i vostri personalitalenti invece di soffermarvi sulledebolezze.

Secondo, affidate i vostri fardellia Gesù Cristo. Quando vi sentiteoppressi dalle aspettative e dalle diffi-coltà, non combattete la battaglia dasoli. Seguite l’esempio dei bambini emettetevi in ginocchio a pregare.

Gesù Cristo ci ha comandato:«Guardate a me in ogni pensiero; nondubitate, non temete».12 Il dubbio, lapaura e le preoccupazioni indicanoche abbiamo posto i fardelli e l’ansiadella vita interamente su noi stessi.Quando vi sentite oppressi dal pen-siero di non essere adeguati, dite consicurezza: «Io posso ogni cosa in Coluiche mi fortifica».13 Quindi, mentre«fa[te] di buon animo tutto ciò che èin [vostro] potere»,14 potete essere

certi che il Signore farà il resto e chetutto andrà bene.

Il Signore ha promesso: «Venite ame, voi tutti che siete travagliati edaggravati, e io vi darò riposo».15 Nel«[gettare i vostri] pesi sull’Eterno»,16

sentirete la pace dello Spirito.17

Terzo, perdonatevi i vostri peccatie imperfezioni. Il Padre celeste non si aspetta che diventiate completa-mente perfetti in questa vita. Eglisapeva che i Suoi figli avrebbero sba-gliato mentre imparavano dalle espe-rienze della mortalità. Ma «Iddio hatanto amato il mondo»18 che il Suopiano di felicità ha fornito unSalvatore misericordioso.

Gesù disse: «Io, il Signore, perdo-nerò chi voglio perdonare, ma a voi èrichiesto di perdonare tutti».19 Iniziatecol perdonare voi stessi, e poi tutti gli altri. Se Dio non ricorderà i peccatidi cui ci siamo pentiti,20 perchédovremmo farlo noi? Evitate di spre-care tempo ed energie rivivendo ilpassato.

Per perdonare voi stessi e gli altridovete confidare nell’espiazione di Gesù Cristo. Il profeta Zenockpregò: «Tu sei adirato, o Signore, con questo popolo, perché non vuol comprendere la misericordiache hai concesso loro a motivo di tuoFiglio».21 Il nostro Padre celeste è rat-tristato quando limitiamo il poteredel sacrificio espiatorio di Suo Figlio.Esercitando la fede in Gesù Cristo,potete «spazza[re] via»22 la vostra

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colpa. Se il senso di colpa rimanedopo un sincero pentimento, fidatevidei vostri dirigenti del sacerdozioquando essi dichiarano che sietedegni.23

Quarto, rafforzate la speranzadella vita eterna. Se immaginate che ivostri peccati precedenti, le debolezzepersonali e le scelte sbagliate vi impe-diranno di ricevere tutte le benedi-zioni di Dio, considerate l’esperienzadi Alma il vecchio. Riferendosi aglianni nei quali era un sacerdote immo-rale del malvagio re Noè, Almaammise: «Io stesso fui preso in trap-pola, e feci molte cose che erano abo-minevoli agli occhi del Signore, che micausarono un doloroso pentimento».24

Nonostante ciò il pentimento di Almafu così completo e l’espiazione diCristo così infinita che Alma divenneun profeta e gli venne promessa la vitaeterna.25 Nel fare il vostro meglio peressere obbedienti e penitenti, anchevoi potete ottenere un posto nelregno celeste tramite l’espiazione e lagrazia di Gesù Cristo.26

Quinto, cercate ogni giorno lagioia. Una delle fonti di gioia è il servi-zio, poiché quando siete occupati adaiutare gli altri, avete meno tempo persoffermarvi sulle vostre mancanze. Il

Salvatore insegnò saggiamente:«Perché chi vorrà salvare la sua vita, laperderà; ma chi perderà la sua vita peramor di me e del Vangelo, la salverà».27

Proverete una gioia maggiore sesradicherete il pessimismo degliadulti e lo sostituirete con l’ottimismodei bambini. L’ottimismo è una virtùche ci permette di vedere l’amorevolemano di Dio nei particolari dellanostra vita. Uno dei miei inni preferiticonsiglia: «Guarda tutto quanto ciòche Dio ti diè».28

Rendo testimonianza del Padre cele-ste, che con un grande e meravigliosoamore aiuta ognuno dei Suoi figli; diGesù Cristo, il Quale è «potente persalvar[ci]»29 dalla nostra inadeguatezza,imperfezioni e peccati; dello SpiritoSanto che accompagnerà l’animaimperfetta purché penitente. A voisanti fedeli e degni che lottate con letrappole del diavolo in questi ultimigiorni,30 «possa Dio accordarvi che ivostri fardelli siano leggeri, tramite lagioia in Suo figlio».31 Nel sacro nome diGesù Cristo. Amen. ■

NOTE1. Articoli di fede 1:12. Alma 34:23; vedere anche Atti 13:10;

Mosia 4:14; Moroni 9:6.3. Vedere Matteo 24:24; vedere anche Joseph

Smith—Matteo 1:22, 37.

4. Alma 10:17.5. DeA 138:3.6. Helaman 3:29.7. Proverbi 23:7.8. «Sono un figlio di Dio», Inni, 190.9. Genesi 1:27; vedere anche

Alma 22:12; Ether 3:15–16; DeA 20:17–18; Mosè 6:8–10; Abrahamo 4:26–27.

10. 2 Corinzi 7:10.11. DeA 18:10.12. DeA 6:36; vedere anche Isaia 41:10;

Matteo 10:31; Luca 8:50; DeA 50:41; 122:9.13. Filippesi 4:13; vedere anche 2 Corinzi

12:7–10; Ebrei 11:33–34; 1 Nefi 7:12; 17:3;Giacobbe 4:7; Alma 26:12; Ether 12:27.

14. DeA 123:17.15. Matteo 11:28.16. Salmi 55:22.17. Vedere Galati 5:22; vedere anche

DeA 19:23.18. Giovanni 3:16.19. DeA 64:10.20. Vedere DeA 58:42; vedere anche

Salmi 25:7; Isaia 43:25; Geremia 31:34;Ebrei 8:12; 10:17; Alma 36:19.

21. Alma 33:16.22. Vedere Enos 1:3–8; vedere anche

Alma 24:10; 36:16–19.23. Vedere Marvin J. Ashton, «On Being

Worthy», Ensign, maggio 1989, 20–22.24. Mosia 23:9.25. Vedere Mosia 26:20.26. Vedere Tito 3:7; 1 Pietro 5:10; 2 Nefi 2:6–8;

10:24–25; 25:23; Enos 1:27; Moroni 7:41;DeA 138:14.

27. Marco 8:35; vedere Alma 36:24–25.28. «Quando la tempesta s’avvicinerà»,

Inni, 150.29. 2 Nefi 31:19; vedere anche Isaia 63:1;

Alma 7:14; 34:18; DeA 133:47.30. Vedere 2 Timoteo 2:26.31. Alma 33:23.

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Cari fratelli, grazie per la vostrafede, devozione e amore.Abbiamo l’enorme responsabi-

lità di essere ciò che il Signore desi-dera che siamo e di fare quello cheEgli desidera che facciamo. Siamoparte di un grande movimento: ilraduno della dispersa Israele. Oggiparlerò di questa dottrina, perché haun’importanza eccezionale nel pianoeterno di Dio.

L’alleanza di AbrahamoNell’antichità, il Signore promise a

padre Abrahamo di rendere la suaposterità un popolo eletto.1 NelleScritture ci sono riferimenti a questaalleanza, che comprende le promesse

che il Figlio di Dio sarebbe stato dellignaggio di Abrahamo, che sarebberostate ereditate certe terre, che lenazioni e i popoli della terra sareb-bero stati benedetti attraverso il suoseme, e altro.2 Benché alcuni aspettidi tale alleanza si siano già adempiuti,il Libro di Mormon c’insegna che l’al-leanza di Abrahamo si compirà solo inquesti ultimi giorni.3 Esso pone l’ac-cento anche sul fatto che facciamoparte del popolo dell’alleanza delSignore.4 Noi abbiamo il privilegio diavere una parte attiva nell’adempi-mento di queste promesse. Chemomento entusiasmante per vivere!

Israele fu dispersaDiscendendo da Abrahamo, le tribù

dell’antica Israele avevano accessoall’autorità sacerdotale e ai beneficilegati al Vangelo, ma, alla fine, ilpopolo si ribellò. Uccisero i profeti efurono puniti dall’Eterno: dieci tribùfurono portate prigioniere in Assiria, eda lì si perse traccia di loro nei docu-menti umani. (Ovviamente, le diecitribù non sono perse per il Signore).Le due tribù rimanenti, dopo un breveperiodo, furono portate prigioniere aBabilonia a causa della loro ribellione.5

Quando ritornarono, furono favoritedal Signore, ma, ancora una volta, nonGli resero onore. Esse Lo rigettarono eLo calunniarono. Un Padre affettuoso,

ma addolorato, proferì: «Io vi disper-derò fra le nazioni»,6 cosa che fece, fratutte le nazioni.

Il raduno d’IsraeleLa promessa divina del raduno

della dispersa Israele fu altrettantochiara.7 Isaia, ad esempio, previde chenegli ultimi giorni il Signore avrebbemandato «veloci messaggeri» a questipopoli che erano stati tanto «dispersie saccheggiati».8

Questa promessa del raduno,intessuta nelle Scritture, si adempiràcertamente come quella della disper-sione d’Israele.9

La chiesa di Gesù Cristo nelmeriggio dei tempi e l’apostasia

Prima della Sua crocifissione, ilSignore Gesù Cristo aveva stabilito laSua chiesa, che comprendeva apo-stoli, profeti, settanta, insegnanti ecosì via.10 Il Maestro mandò i Suoidiscepoli nel mondo a predicare ilVangelo.11

Dopo un certo tempo, la Chiesa,come l’aveva stabilita il Signore,decadde spiritualmente: gli insegna-menti furono modificati; le ordinanzecambiate. Ci fu una grande apostasia,come era stato previsto da Paolo, chesapeva che l’Eterno non sarebbevenuto «se prima non [fosse] venutal’apostasia».12

Questa grande apostasia seguì ilmodello che aveva posto fine a tuttele dispensazioni precedenti. La primaera occorsa al tempo di Adamo, poi cifurono le dispensazioni di Enoc, Noè,Abrahamo, Mosè e di altri. A ogniprofeta era stato divinamente coman-dato d’insegnare la divinità e la dot-trina del Signore Gesù Cristo. In ogniepoca, questi insegnamenti avevanolo scopo d’aiutare il popolo, ma lasua disobbedienza portava all’aposta-sia. Pertanto, tutte le dispensazioniprecedenti furono limitate comedurata e diffusione. Furono limitatenel tempo, poiché ognuna terminòcon l’apostasia. Furono limitate come

Il raduno delladispersa IsraeleA N Z I A N O R U S S E L L M . N E L S O NMembro del Quorum dei Dodici Apostoli

Aiutiamo a radunare gli eletti del Signore da entrambi i lati del velo.

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diffusione perché erano circoscritte apiccole parti del pianeta Terra.

La restaurazione di tutte le coseEra quindi necessaria una restaura-

zione completa. Dio Padre e GesùCristo chiamarono Joseph Smithcome profeta di questa dispensazione.Tutti i poteri divini delle dispensazioniprecedenti dovevano essere restauratimediante lui.13 Questa dispensazionedella pienezza dei tempi non sarebbestata limitata come durata e diffusione;non sarebbe terminata con un’aposta-sia e avrebbe riempito il mondo.14

Il raduno d’Israele, parte integrantedella restaurazione di tutte le cose

Come profetizzato da Pietro e daPaolo, tutte le cose dovevano essererestaurate in questa dispensazione.Deve dunque avvenire, come parte diquesta restaurazione, il tanto attesoraduno della dispersa Israele.15 Esso èun preludio necessario alla secondavenuta del Signore.16

Questa dottrina del raduno è unodegli insegnamenti importanti dellaChiesa di Gesù Cristo dei Santi degliUltimi Giorni. Il Signore ha dichiarato:«Vi do un segno… che io raccoglieròdalla sua lunga dispersione il miopopolo, o casato d’Israele, e stabiliròdi nuovo la mia Sion fra loro».17 Lavenuta alla luce del Libro di Mormonè un segno per il mondo intero che ilSignore ha cominciato a radunareIsraele e a adempiere le alleanze chefece ad Abrahamo, Isacco eGiacobbe.18 Noi non solo insegniamo

questa dottrina, ma vi prendiamoparte, aiutando a radunare gli elettidel Signore da entrambi i lati del velo.

Il Libro di Mormon è fondamentalein questa opera: dichiara la dottrinadel raduno;19 fa sì che la gente cono-sca meglio Gesù Cristo, creda al Suovangelo e si unisca alla Chiesa. Difatto, se non ci fosse il Libro diMormon, il raduno promessod’Israele non avverrebbe.20

Per noi, il nome onorato diAbrahamo è importante, tanto è veroche è menzionato in più versetti scrit-turali della Restaurazione di quantonon lo sia nella Bibbia.21 Abrahamo ècollegato a tutti i fedeli della Chiesa diGesù Cristo dei Santi degli UltimiGiorni.22 Ai nostri giorni, il Signoreribadì l’alleanza di Abrahamo al pro-feta Joseph Smith.23 Nel tempio rice-viamo le nostre benedizioni piùgrandi come seme di Abrahamo,Isacco e Giacobbe.24

La dispensazione della pienezza deitempi

Questa dispensazione della pie-nezza dei tempi fu prevista da Diocome il momento per radunare, sia incielo sia sulla terra. Pietro sapeva che,dopo un periodo d’apostasia, cisarebbe stata una restaurazione. Egli,che era stato con il Signore sul Montedella Trasfigurazione, dichiarò:

«Ravvedetevi dunque e converti-tevi, onde i vostri peccati siano cancel-lati, affinché vengano dalla presenzadel Signore dei tempi di refrigerio…

che il cielo deve tenere accolt[i]

fino ai tempi della restaurazione ditutte le cose; tempi dei quali Iddioparlò per bocca dei suoi santi profeti,che sono stati fin dal principio».25

In tempi moderni, gli apostoliPietro, Giacomo e Giovanni furonomandati dal Signore con «le chiavi del[suo] regno e una dispensazione delVangelo per gli ultimi tempi; e per lapienezza dei tempi, nei quali radu-ner[à] tutte le cose in una, sia quelleche sono in cielo che quelle che sonosulla terra».26

Nel 1830, il profeta Joseph Smithfu istruito da un messaggero celestedi nome Elias, che deteneva le chiaviper realizzare la «restaurazione ditutte le cose».27

Sei anni dopo fu dedicato il Tempiodi Kirtland. Dopo che il Signoreaccettò la santa casa, si presentaronodei messaggeri celesti con le chiavi delsacerdozio. Apparve Mosè28 «e… con-segnò le chiavi del raduno di Israeledalle quattro parti della terra e per con-durre le dieci tribù dal paese del Nord.

Dopo di questo apparve Elias econsegnò la dispensazione del van-gelo di Abrahamo, dicendo che in noie nella nostra posterità tutte le gene-razioni dopo di noi sarebbero statebenedette».29

Giunse poi il profeta Elia, che pro-clamò: «Ecco, è pienamente arrivato iltempo di cui fu detto per bocca diMalachia—il quale attestò che egli[Elia] sarebbe stato mandato primache venisse il grande e terribilegiorno del Signore—Per volgere ilcuore dei padri ai figli e i figli ai padri,per timore che la terra intera sia col-pita di maledizione».30

Questi eventi avvennero il 3 aprile1836,31 adempiendo in questo modola profezia di Malachia.32 Le sacrechiavi di questa dispensazione furonorestaurate.33

Il raduno delle anime dall’altro latodel velo

Misericordiosamente, l’invito a«venire a Cristo»34 può anche essere

Membri e missionari nella casa di riunione a Nassau, nelle Bahamas.

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esteso a coloro che morirono senzauna conoscenza del Vangelo.35 Partedella loro preparazione richiede unlavoro terreno da parte di altre per-sone. Noi raccogliamo alberi genealo-gici, compiliamo gruppi familiari efacciamo il lavoro di tempio per pro-cura al fine di riunire gli individui alSignore e alla loro famiglia.36

La partecipazione al raduno: unimpegno assunto mediante alleanza

Qui sulla terra il lavoro missiona-rio è indispensabile per il radunod’Israele. Il Vangelo doveva per primacosa essere portato «alle pecore perdute della casa d’Israele».37 Inseguito, i servi del Signore si sonospinti innanzi a proclamare laRestaurazione. In molte nazioni inostri missionari hanno cercato i di-spersi d’Israele; li hanno cacciati nelle«fessure delle rocce»; li hanno pescaticome nei tempi antichi.38

La scelta di venire a Cristo non èuna questione di ubicazione fisica,bensì d’impegno individuale. Gliuomini possono essere «portati allaconoscenza del Signore»39 senza chelascino la terra natia. È vero che aglialbori della Chiesa la conversionespesso implicava anche la migrazione,ma ora, il raduno avviene in ogninazione. Il Signore ha decretato direndere stabile Sion40 in ogni reamein cui Egli ha dato ai Suoi santi nascitae nazionalità. Le Scritture prediconoche gli uomini «saranno radunati inpatria, nelle terre della loro eredità, esaranno stabiliti in tutte le loro terredi promessa».41 «Ogni nazione è un luogo di raduno per il propriopopolo».42 Il luogo di raduno per isanti brasiliani è il Brasile; il luogo di raduno per i santi nigeriani è laNigeria; il luogo di raduno per i santicoreani è la Corea, e così via. Sion è la«pura di cuore».43 Sion è ovunque cisono santi retti. Ora le pubblicazioni,le comunicazioni e le congregazionisono tali che quasi tutti i fedeli hannoaccesso alla dottrina, alle chiavi, alle

ordinanze, alle benedizioni evangeli-che, a prescindere da dove vivano.

La sicurezza spirituale dipenderàsempre da come una persona vive,non da dove vive. I santi di tutta laterra possono rivendicare le stessebenedizioni al Signore.

Quest’opera dell’Onnipotente èvera. Egli vive. Gesù è il Cristo. Questaè la Sua chiesa, restaurata per com-piere il suo destino divino, tra cui ilpromesso raduno d’Israele. Oggi ilpresidente Gordon B. Hinckley è ilprofeta di Dio. Di questo io portotestimonianza, nel nome di GesùCristo. Amen. ■

NOTE1. Vedere Genesi 12:1–2; DeA 132:29–32;

Abrahamo 2:6–11.2. Vedere Genesi 26:1–4, 24, 28; 35:9–13;

48:3–4; Giovanni 8:33, 39; Atti 3:25; 1 Nefi17:40; 2 Nefi 29:14; Giacobbe 5; Ether13:7–8; DeA 52:2.

3. Vedere, ad esempio, 1 Nefi 15:12–18.

4. Vedere 1 Nefi 14:14; 15:14; 2 Nefi 30:2;Mosia 24:13; 3 Nefi 29:3; Mormon 8:15;DeA 133:26–34.

5. La tribù di Levi forniva al popolo i sacerdotie non era annoverata come tribù, ossia non riceveva l’eredità propria delle tribù. A due figli di Giuseppe, Manasse ed Efraim,fu data una terra in eredità. Essi furonoannoverati tra le tribù al posto del padreGiuseppe. In questo modo il numero delledodici tribù rimase immutato.

6. Levitico 26:33; vedere anche Geremia 9:16.7. Vedere Genesi 22:16–18; 3 Nefi 20–22;

Abrahamo 2:10–11.8. Isaia 18:2, 7.9. Vedere Levitico 26:44; Deuteronomio

4:27–31; 28; 29; 30:2–5; Nehemia 1:9; Isaia 11:11–12; Geremia 31:7–8, 10–12;Ezechiele 37:21–22; Amos 9:14–15; Matteo 24:31; Giacobbe 6:2; vedere ancheRussell M. Nelson, «L’esodo ripetuto»,Liahona, aprile 2002, 30–39.

10. Vedere Luca 10:1, 17; Efesini 4:11; Articoli di Fede 1:6.

11. Vedere Matteo 28:19–20; Marco 16:15.12. 2 Tessalonicesi 2:3.13. Vedere DeA 128:18; 132:45.14. Vedere Isaia 27:6.15. Vedere 1 Nefi 15:18; vedere anche il

frontespizio del Libro di Mormon, secondo paragrafo.

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16. Vedere DeA 133:17.17. 3 Nefi 21:1.18. Vedere Genesi 12:2–3; 26:3–4; 35:11–12;

introduzione dei capitoli 3 Nefi 21, 29.19. Le dottrine relative alla dispersione e al

raduno del casato d’Israele sono tra leprime lezioni insegnate nel Libro diMormon: «Dopo che il casato d’Israelesarebbe stato disperso, essi sarebbero statidi nuovo radunati… i rami naturali dell’o-livo, o i superstiti del casato di Israele,sarebbero stati innestati, cioè sarebberovenuti a conoscenza del vero Messia, loroSignore e loro Redentore» (1 Nefi 10:14).

20. Vedere Bruce R. McConkie, A New Witnessfor the Articles of Faith, (1985), 554.

21. Abrahamo è menzionato in 506 versettidelle Scritture: 216 sono nella Bibbia, 290sono nelle Scritture della Restaurazione.

22. L’alleanza può anche essere ricevuta peradozione (vedere Matteo 3:9; Luca 3:8;Galati 3:26–29; 4:5–7; Abrahamo 2:9–10).

23. Vedere DeA 124:58; 132:31–32.24. Vedere DeA 84:33–40; 132:19; Abrahamo

2:11.25. Atti 3:19, 21.26. DeA 27:13. Paolo, inoltre, profetizzò dei

nostri giorni che «nella pienezza dei tempi»il Signore avrebbe raccolto «sotto un solcapo, in Cristo, tutte le cose: tanto quelleche son nei cieli, quanto quelle che sonsopra la terra» (Efesini 1:10).

27. DeA 27:6.28. È giusto che Mosè, che per primo guidò i

figli di Dio alla terra della loro eredità, fu ilprimo a conferire le chiavi del radunod’Israele alla chiesa restaurata. Mosè eraapparso a Pietro, Giacomo e Giovanni sulMonte della Trasfigurazione e lì, a queitempi, aveva conferito loro le stesse chiavisacerdotali. Alla conferenza della Chiesa del-l’aprile 1840, il profeta Joseph Smith scelseOrson Hyde per andare a Gerusalemme eper dedicare la terra per il ritorno deiGiudei e della Israele dispersa.44 Domenica24 ottobre 1841, l’anziano Hyde s’inginoc-chiò sul monte degli Ulivi e dedicò lanazione per il raduno dei Giudei e d’Israelenella terra della loro antica eredità.

29. DeA 110:11–12.30. DeA 110:14–15.31. È significativo il fatto che Mosè, Elias ed Elia

vennero all’inizio della domenica di Pasqua.32. Vedere Malachia 4:5–6.33. Vedere DeA 110:16.34. Giacobbe 1:7; Omni 1:26; Moroni 10:30, 32;

DeA 20:59.35. Vedere DeA 137:6–8.36. Vedere 1 Corinzi 15:29; 1 Pietro 4:6.37. Matteo 10:6; 15:24.38. Vedere Geremia 16:16.39. 3 Nefi 20:13.40. Vedere DeA 6:6; 11:6; 12:6; 14:6.41. 2 Nefi 9:2.42. Bruce R. McConkie, Conference Report,

conferenza dell’Area di Città del Messico,1972, 45.

43. DeA 97:21.44. Vedere 2 Nefi 9:2; 10:7–9; 25:16–17, 20;

3 Nefi 21:22–28; DeA 29:7–8.

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Miei fratelli e sorelle, prima trat-terò una questione personale.

Il presidente della Chiesaappartiene all’intera Chiesa. La sua vitanon è sua. La sua missione è di servire.

Ora, come tutti sapete, ho un’etàavanzata. Il giugno scorso ho com-piuto novantasei anni. Ho saputo dadiverse fonti che sono state fatte moltecongetture sul mio stato di salute.Vorrei chiarire la cosa. Se resisteròancora qualche mese, sarò il presi-dente più vecchio che abbia mai ser-vito. Non lo dico per vantarmi, ma perdimostrare gratitudine. Lo scorso gen-

naio ho subito un intervento impor-tante. È stata una brutta esperienza,soprattutto per uno che non era maistato in ospedale come paziente. Poi sidoveva decidere se sottopormi a ulte-riori trattamenti. Io ho scelto di farli. Idottori hanno definito i risultati mira-colosi. So che i risultati favorevoli sonoil risultato di molte preghiere in miofavore. Vi sono profondamente grato.

Il Signore mi ha permesso divivere, non so per quanto tempoancora. Ma a prescindere dal tempoaccordatomi, continuerò a fare delmio meglio per svolgere i miei com-piti. Non è facile presiedere a questachiesa grande e complessa. Nonsfugge nulla all’attenzione della PrimaPresidenza. Nessuna decisione impor-tante o utilizzo dei fondi viene fattosenza la sua approvazione. La respon-sabilità e lo stress sono grandi.

Ma andremo avanti, finché ilSignore vorrà. Come ho detto l’aprilescorso, siamo nelle Sue mani. Io stobene, la mia salute è abbastanzabuona. Ma quando sarà il momento diavere un successore, la transizione saràfacile secondo il volere di Colui a cuiappartiene questa chiesa. Quindi, pro-cediamo con fede, e la fede è il tema dicui vorrei parlare questa mattina.

Una fede tale da spostare le montagneP R E S I D E N T E G O R D O N B . H I N C K L E Y

Una maggiore fede è ciò di cui abbiamo maggior bisogno.Senza di essa il lavoro ristagnerebbe. Con essa, nessuno può fermarne il progresso.

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Dall’inizio questa Chiesa è avanzatacon fede. La fede era la forza del pro-feta Joseph.

Sono grato per la fede che loportò a pregare nel bosco. Sonograto per la sua fede nel tradurre epubblicare il Libro di Mormon. Sonograto che si sia rivolto al Signore inpreghiera, la cui risposta fu il conferi-mento del Sacerdozio di Aaronne e di Melchisedec. Sono grato che egliabbia organizzato la Chiesa con fedee ne abbia stabilito il corso. Lo ringra-zio per il dono della sua vita a testi-monianza della veridicità diquest’opera.

La fede fu il potere che mosseBrigham Young. Spesso rifletto sullafede straordinaria che egli esercitòper portare un grande numero di per-sone a stabilirsi nella Valle del LagoSalato. Egli sapeva molto poco dellazona. Non l’aveva mai vista, se non invisione. Suppongo che si informassedi quelle poche informazioni che c’e-rano, ma non sapeva quasi nulla delsuolo, dell’acqua o del clima. Eppure,quando la vide per la prima volta,disse senza esitazione: «Questo è il posto giusto, andiamo» (B. H.Roberts, A Comprehensive History ofthe Church, 3:224).

E così è stato con ogni presidentedella Chiesa. Davanti all’opposizioneterribile, essi sono andati avanti confede. Che si trattasse di grilli chedistruggevano i loro raccolti, di sic-cità o di gelate tardive, di persecu-zioni dal governo federale, o, piùrecentemente, di un urgente bisognodi mandare aiuti umanitari alle vit-time dello tsunami, o di terremoti, o inondazioni in diversi luoghi, èsempre stato così. I magazzini delbenessere si sono svuotati. Milioni di dollari sono stati inviati ai biso-gnosi, a prescindere dalla loro appar-tenenza alla Chiesa, e tutto è statofatto con fede.

Come tutti sapete, quest’annoricorre un importante anniversarionella storia di questa Chiesa. È il 150°

anniversario dell’arrivo delle compa-gnie di carretti a mano di Willie eMartin e delle carovane di Hunt eHodgett che li accompagnarono.

È stato scritto molto a questoriguardo, e non ho bisogno di scen-dere nel dettaglio. Tutti voi conoscetela storia. Basti dire che coloro checominciarono il lungo viaggio dalleIsole Britanniche alla Valle del GrandeLago Salato, lo fecero con fede.Avevano poca, o nessuna conoscenzadi cosa stavano per intraprendere. Maandarono avanti. Iniziarono il loro viag-gio con grandi aspettative. Tali aspetta-tive gradualmente diminuirono manmano che andavano verso Ovest.Quando cominciarono il lungo viaggiodopo il Fiume Platte e lungo la valle

del Fiume Sweetwater, la fredda manodella morte fece le sue vittime. Il lorocibo era razionato; i loro buoi mori-vano; i carretti si rompevano e avevanocoperte e vestiti inadeguati. Arrivaronole tempeste. Essi cercarono un rifugio,ma non lo trovarono. Le bufere infuria-rono attorno a loro. Morirono letteral-mente di fame. Molti perirono efurono sepolti nel suolo ghiacciato.

Fortunatamente furono sorpassatida Franklin D. Richard mentre tornavadall’Inghilterra. Egli aveva un carroleggero trainato da cavalli e potevaviaggiare molto più velocemente. Liprecedette nella valle. Accadde in que-sto periodo dell’anno. Si stava svol-gendo una sessione della conferenzagenerale. Quando Brigham Young

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ricevette le notizie si alzò immediata-mente davanti alla congregazione edisse:

«Comunicherò ora ai fedeli l’argo-mento dei discorsi che saranno tenutidagli anziani oggi e durante la confe-renza, ed è questo: il 5 ottobre 1856molti nostri fratelli e sorelle si trovanonelle praterie con i loro carretti, eprobabilmente molti sono a più dimille chilometri da questo posto, edevono essere portati qui, dobbiamomandare loro assistenza. L’argomentosarà quindi: Portiamoli qui! Voglio chei fratelli che potrebbero parlare capi-scano che il loro testo è costituito daquesto popolo nelle praterie, e l’argo-mento per questa comunità è diandarli a prendere e portarli quiprima dell’inverno…

Oggi stesso parlerò con i vescovi.Non aspetterò sino a domani o algiorno dopo per avere sessanta buonitiri di muli e dodici o quindici carri.Non voglio inviare buoi, voglio buonicavalli e muli. Ce ne sono in questoTerritorio, e dobbiamo averli; oltre adodici tonnellate di farina e quarantabravi carrettieri… sessanta o sessanta-cinque pariglie di cavalli o muli datiro…

Dichiaro a tutti voi che la vostrafede, religione e professione di reli-gione non salveranno mai nemmenouna sola delle nostre anime nel regno

celeste del nostro Dio, a meno chevoi non mettiate in pratica i principiche ora vi espongo. Andate a pren-dere quella gente che si trova nellepraterie e portatela qui, e badate aquelle cose che definiamo doveri tem-porali, altrimenti la vostra fede saràvana; la predicazione che avete uditasarà stata vana, e voi sprofondereteall’inferno, a meno che non dateascolto alle cose che vi dico» (DeseretNews, 15 ottobre 1856, 252).

Subito furono offerti cavalli, muli ecarri robusti. Fu portata farina inabbondanza. Furono raccolti abiti ecoperte calde. In un giorno o duecaricarono i carri e si diressero a estnella neve fitta.

Quando i soccorritori raggiunsero isanti afflitti furono come angeli delcielo. La gente pianse di gratitudine.Le persone dei carretti a mano furonotrasferite sui carri in modo che potes-sero viaggiare più velocemente versola comunità di Salt Lake.

Duecento morirono, ma unmigliaio furono salvati.

Tra coloro che si trovavano in atrocicircostanze nelle praterie c’era labisnonna di mia moglie. Faceva partedella compagnia di carri di Hunt.

Oggi la tomba di mia moglie nelcimitero di Salt Lake City è rivoltaverso la tomba della sua bisnonna,Mary Penfold Goble, che morì tra le

braccia della figlia mentre entrava inquesta valle l’11 dicembre 1856. Fusepolta il giorno dopo. In quel lungoviaggio aveva perso tre dei suoi figli. Ipiedi di una figlia sopravvissuta eranogravemente congelati.

Che storia! È piena di sofferenza edi fame, di freddo e di morte. Parlaabbondantemente di fiumi ghiacciatiche dovevano essere attraversati, diterribili bufere e della lunga e lentasalita sul Rocky Ridge. Col passare diquesto anniversario può esseredimenticata, ma si spera che vengaripetuta per rammentare alle genera-zioni future le sofferenze e la fede dicoloro che ci hanno preceduti. La lorofede è la nostra eredità. La loro fede cirammenta il prezzo che pagarono perle comodità di cui noi godiamo.

Ma la fede non si dimostra solo neigrandi eventi eroici, come l’arrivo deicarretti a mano dei pionieri. Si dimo-stra anche negli eventi piccoli masignificativi. Lasciate che ve ne rac-conti uno.

Quando il Tempio di Manti, nelloUtah, era in costruzione, circa 120anni fa, George Paxman era il fale-gname che si occupava delle rifini-ture. Lui e la moglie, Martha, avevanoun figlio e ne aspettavano un altro.

Mentre posava uno dei pesantiportali del tempio, a George uscìun’ernia strozzata. Fu un dolore terri-bile. Martha lo pose su un carro e loportò alla città di Nephi, dove lo misesu un treno e lo portò a Provo. Lì eglimorì. Non volendo risposarsi, leirimase vedova per sessantadue anni,facendo la sarta per mantenersi.

Ora lasciate che divaghi da questastoria per dirvi che quando mi fidanzaicon mia moglie, le diedi un anello.Quando ci sposammo le diedi unafede nuziale. Li indossò per anni. Poiun giorno notai che li aveva tolti e cheaveva messo questa fede nuzialed’oro. Apparteneva a sua nonna.L’anello le era stato dato da suo maritoGeorge. Era l’unica cosa che le avevalasciato. Un giorno di primavera,

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Martha stava svolgendo i lavori dome-stici. Aveva portato tutti i mobili fuoridella casa per darle una bella pulita.Mentre scuoteva la paglia del mate-rasso, guardò giù e vide che non avevapiù l’anello. Guardò ovunque conattenzione. Era l’unico ricordo mate-riale del suo amato marito. Frugò conle dita tra la paglia del materasso manon riuscì a trovare l’anello. Iniziò apiangere. Si mise in ginocchio e pregòaffinché il Signore la aiutasse a trovarel’anello. Quando aprì gli occhi, guardòverso il basso e lo vide.

Ora lo tengo nella mia mano. Ètroppo piccolo perché possiatevederlo tutti. È d’oro a diciotto carati,è vecchio, rigato e piegato. Ma rap-presenta la fede, la fede di una vedovache supplicò il Signore quando era allimite. Tale fede porta ad agire. È laradice della speranza e della fiducia. Èquesta semplice fede di cui tutti noiabbiamo tanto bisogno.

Per far avanzare questa grandecausa, una maggiore fede è ciò di cuiabbiamo maggior bisogno. Senza diessa il lavoro ristagnerebbe. Con essa,nessuno può fermarne il progresso.

Il Salvatore disse: «Se avete fedequanto un granel di senapa, potretedire a questo monte: Passa di qua là, epasserà; e niente vi sarà impossibile»(Matteo 17:20).

Al figlio Helaman, Alma dichiarò:«Predica loro il pentimento e la fedenel Signore Gesù Cristo; insegna loro aumiliarsi e ad essere miti e umili dicuore; insegna loro a resistere a ognitentazione del diavolo, con la loro fedenel Signore Gesù Cristo» (Alma 37:33).

Possa il Signore benedirci con lafede nella grande causa di cui siamoparte. Possa la fede essere come unacandela che ci guida con la sua lucenella notte. Possa precederci comeuna colonna di nuvola durante ilgiorno.

Per questo prego umilmente, nelsacro e santo nome di Colui che è laforza della nostra fede, il SignoreGesù Cristo. Amen. ■

L IAHONA N OVEMBRE 2 0 0 6 85

Il 26 luglio 1847, il terzo giornonella valle (il secondo era statodomenica), Brigham Young con dei

membri dei Dodici e altre persone,salì su una vetta a circa due chilometrie mezzo da dove ci troviamo ora.Ritennero che fosse un buon postoper alzare un vessillo per le nazioni.Heber C. Kimball indossava una ban-dana gialla. La legarono al bastone dapasseggio di Willard Richards e lasventolarono, un vessillo per lenazioni. Brigham Young la chiamòEnsign Peak, ossia vetta del vessillo.1

Poi scesero verso i loro carri ormairovinati che contenevano le pochecose che si erano portati per tremila-duecento chilometri e dai loro stanchi

compagni di viaggio. Non era ciò chepossedevano a dar loro forza, ma ciòche sapevano.

Sapevano di essere apostoli delSignore Gesù Cristo. Sapevano che ilsacerdozio era stato conferito loro damessaggeri celesti. Sapevano che ave-vano i comandamenti e le alleanzeche offrono la possibilità di salvezzaeterna e di esaltazione a tutta l’uma-nità. Erano certi che l’ispirazionedello Spirito Santo li accompagnava.

Si occuparono di arare i campi,costruendo dei ripari per l’invernoimminente. Fecero dei preparativi percoloro che li seguivano sulle praterieper raggiungerli in quel nuovo luogodi raduno.

Una rivelazione, scritta nove anniprima, li istruì in questo modo:«Alzatevi e splendete, affinché la vostraluce sia uno stendardo per le nazioni;

E affinché il raduno nella terra diSion e nei suoi pali sia una difesa e unrifugio dalla tempesta, e dall’iraquando sarà riversata senza annacqua-menti sulla terra intera» (DeA 115:5–6).

Dovevano essere la «luce», lo «stendardo».

Le norme, il nostro stendardo, sta-bilite per rivelazione, sono contenutenelle Scritture attraverso le dottrinedel vangelo di Gesù Cristo. I principidel Vangelo che seguiamo si basanosulla dottrina, e le norme concordano

Una difesa e un rifugioP R E S I D E N T E B OY D K . PA C K E RPresidente facente funzione del Quorum dei Dodici Apostoli

Noi parliamo della Chiesa come del nostro rifugio, dellanostra difesa. C’è salvezza e protezione nella Chiesa.

SESSIONE POMERIDIANA DI DOMENICA1 o t t o b r e 2 0 0 6

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con i principi. Noi siamo legati allenorme mediante alleanza, tramite leordinanze del Vangelo amministrateda coloro che hanno ricevuto il sacer-dozio e le chiavi dell’autorità.

Questi fedeli fratelli non eranoliberi, e nemmeno noi lo siamo, dialterare queste norme o di ignorarle.Dobbiamo osservarle.

Non è un rimedio o un confortodire semplicemente che non contano.Tutti noi sappiamo che contano, poiché tutti gli uomini sono «istruiti sufficientemente per distinguere

il bene dal male» (2 Nefi 2:5).Se stiamo facendo del nostro

meglio, non dobbiamo essere scorag-giati. Quando sbagliamo o quandoinciampiamo, come può accadere, c’èsempre il rimedio del pentimento edel perdono.

Siamo tenuti a insegnare ai nostrifigli le norme morali per evitare ognitipo di immoralità. I preziosi poteriche sono insiti nel loro corpo mortale«devono essere usati soltanto tral’uomo e la donna che sono legittima-mente sposati come marito e

moglie».2 Nel matrimonio dobbiamoessere completamente fedeli.

Siamo tenuti a osservare la leggedella decima. Svolgiamo i nostridoveri nella Chiesa. Ci riuniamo ognisettimana per la riunione sacramen-tale per rinnovare le alleanze e guadagnarci le promesse in quellepreghiere semplici e sacre del pane edell’acqua. Siamo tenuti a onorare ilsacerdozio e ad essere obbedienti allealleanze e ordinanze.

Quei fratelli sull’Ensign Peak sape-vano che dovevano vivere una vitaordinaria e mantenere l’immagine diCristo scolpita sul loro volto (vedereAlma 5:14).

Essi comprendevano che i palidovevano essere una difesa e un rifu-gio, ma a quel tempo non vi eraancora un palo sulla terra. Sapevanoche la loro missione era di stabilire ipali di Sion in ogni nazione della terra.

Forse si chiedevano che tipo di irao di tempesta poteva essere riversatache ancora non avevano incontrato.Avevano sopportato un’opposizioneselvaggia, violenza e terrorismo. Leloro case erano state bruciate e leloro proprietà portate via. Erano statiscacciati molte volte dalle lorodimore. Essi sapevano allora, comenoi sappiamo ora, che non ci sarebbestata fine all’opposizione. Essa cam-bia la sua natura, ma non finisce mai.Non ci sarebbe stata fine al tipo diprove che i santi avrebbero dovutoaffrontare. Le nuove difficoltà sareb-bero state diverse, ma di certo noninferiori a quelle che affrontarono sulloro cammino.

Ora i pali di Sion sono migliaia intutto il mondo. I membri sono milionie continuano a crescere. Tutto ciònon può essere arrestato, perché que-sta è l’opera del Signore. Adesso ifedeli vivono in 160 paesi e parlanopiù di duecento lingue.

Alcuni vivono con la paura ine-spressa di cosa aspetta noi e la Chiesanel mondo. Cresce sempre di piùriguardo alla moralità e alla spiritualità.

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L IAHONA N OVEMBRE 2 0 0 6 87

Se ci riuniremo nella Chiesa, osser-vando i semplici principi del Vangelo,vivendo con moralità, rispettando laParola di Saggezza, essendo responsa-bili del nostro sacerdozio e degli altricompiti, allora non avremo paura. LaParola di Saggezza è la chiave peravere salute fisica e rivelazione. Evitatetè, caffé, liquori, tabacco e droga.

Possiamo vivere dove vogliamo,facendo del nostro meglio per sosten-tarci, che sia in modo modesto o nel-l’abbondanza. Siamo liberi di fare ciòche vogliamo della nostra vita, rassicu-rati dell’approvazione e anche dell’in-tervento dell’Onnipotente, confidandosulla costante guida spirituale.

Ogni palo è una difesa e un rifugioe uno stendardo. Un palo contienetutto ciò che è necessario per la sal-vezza e l’esaltazione di coloro chesono sotto la sua influenza, e i templisono sempre più vicini.

Non c’è stata fine all’opposizione.Ci sono stati travisamenti, anche su dinoi e la nostra storia, alcuni riportaticon malignità, e certamente contrariagli insegnamenti di Gesù Cristo e delSuo vangelo. A volte gli ecclesiastici, epersino organizzazioni religiose, sioppongono a noi. Fanno ciò che noinon faremmo mai. Noi non attac-chiamo, o critichiamo o contrastiamociò che loro fanno.

Ancora oggi vengono dette storieassurde che a furia di essere ripetute,passano per vere. Una di queste è chei mormoni hanno le corna.

Anni fa partecipai a un simposio inun college dell’Oregon. Erano pre-senti un vescovo cattolico, un rabbino,un ministro episcopale, uno evange-lico, un Unitariano e il sottoscritto.

Il presidente della facoltà, il dottorBennett, ci invitò a colazione. Uno diloro mi chiese quale moglie avevoportato. Dissi loro che la mia scelta silimitava a una. Per un secondo, pensaiche avessero deciso di mettermi a disagio, ma poi qualcuno chiese alvescovo cattolico se era venuto con lamoglie.

La domanda successiva mi furivolta dal dottor Bennett: «È vero chei mormoni hanno le corna?»

Sorrisi e dissi: «Mi pettino in modoche non si vedano».

Il dottor Bennett, che era comple-tamente calvo, si mise le mani in testae disse: «Oh! Non potreste mai farmidiventare mormone!»

Ma soprattutto, persone ritenuteintelligenti asseriscono che non siamocristiani. Questo dimostra che sannopoco o niente di noi. È un principiovero che non ci si può innalzareabbassando gli altri.

Alcuni suppongono che le nostrenorme elevate impediscano la cre-scita. È vero l’opposto. Le norme ele-vate sono una calamita. Siamo tuttifigli di Dio, attratti dalla verità e dalfare il bene.

Noi affrontiamo le sfide legate alcrescere le nostre famiglie in unmondo coperto da nuvole di malva-gità. Alcuni dei nostri fedeli sonopreoccupati, e talvolta si chiedono:C’è un posto dove possa sfuggire atutto ciò? C’è un’altra città o stato onazione in cui vi sia sicurezza, in cuiposso trovare rifugio? Normalmentela risposta è no. La difesa e il rifugio èdove i nostri membri vivono.

Il Libro di Mormon profetizza: «Sì,e allora comincerà l’opera, con il

Padre fra tutte le nazioni nel prepa-rare la via per la quale il suo popolopotrà essere radunato, nella terra diloro eredità» (3 Nefi 21:28).

Coloro che escono dal mondo edentrano nella Chiesa, osservano icomandamenti, onorano il sacerdozioe sono attivi hanno trovato il rifugio.

Alcune settimane fa, a una dellenostre riunioni, l’anziano Robert C.Oaks, uno dei sette presidenti deiSettanta (un generale a quattro stellee comandante delle Forze Aeree dellaNATO nell’Europa Centrale, adesso inpensione), ci ha ricordato un accordofirmato da dieci nazioni a bordo dellacorazzata Missouri nella Baia di Tokioil 2 settembre 1945 che pose fine allaseconda guerra mondiale. Alcuni dinoi erano in Asia a quel tempo.L’anziano Oaks, il generale, ha detto:«Non riesco a immaginare una situa-zione oggi in cui si possa tenere unariunione simile o firmare un simileaccordo per porre fine alla guerracontro il terrorismo o contro la malva-gità. Non è quel tipo di guerra».

Non dobbiamo temere, anche inun mondo in cui le ostilità non cesse-ranno mai. La guerra dell’opposizioneche fu profetizzata nelle rivelazionicontinua oggi. Dobbiamo essere felicie positivi. Non dobbiamo aver paura.Il timore è il contrario della fede.

Sappiamo che l’attività della Chiesasi concentrano sulla famiglia. Ovunquei membri siano nel mondo, devonostabilire una famiglia in cui i figli sonoben accolti e considerati «un’ereditàche viene dall’Eterno» (Salmi 127:3).Un degno Santo degli Ultimi Giorni èuno stendardo per il mondo.

Non solo dobbiamo osservare lenorme più elevate, ma noi stessi dob-biamo essere uno stendardo, unadifesa e un rifugio. Dobbiamo lasciareche la nostra luce risplenda «nelcospetto degli uomini, affinché veg-gano le [nostre] buone opere e glori-fichino il Padre [nostro] che è ne’cieli» (Matteo 5:16; vedere anche 3 Nefi 12:16).

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Tutte le lotte e gli sforzi delle gene-razioni passate ci hanno portato ainostri giorni la pienezza del vangelodi Gesù Cristo, l’autorità di ammini-strare e il mezzo necessario per svol-gere il ministero. Tutto si raccoglie inquesta dispensazione della pienezzadei tempi in cui il coronamento ditutte le cose si compirà e la terra saràpreparata per la venuta del Signore.

Noi facciamo parte di quest’operacome quegli uomini che si miseroquella bandana gialla sul bastone dapasseggio di Willard Richards e disce-sero dall’Ensign Peak. Quella bandana,sventolata in alto, segnalò il granderaduno che era stato profetizzato nelleScritture antiche e moderne.

Noi parliamo della Chiesa come delnostro rifugio, della nostra difesa. C’èsalvezza e protezione nella Chiesa.Essa si basa sul vangelo di Gesù Cristo.I santi imparano a guardare dentro diloro per vedere il potere redentoredel Salvatore dell’umanità. I principidel Vangelo insegnati in Chiesa eappresi dalle Scritture diventano unaguida per ciascuno di noi individual-mente e per le nostre famiglie.

Sappiamo che le case che

stabiliamo, come quelle dei nostridiscendenti, saranno il rifugio di cuisi parla nelle rivelazioni: la «luce», lo«stendardo» e il «vessillo» per tutte lenazioni e il «rifugio» dalla tempesta(vedere DeA 115:5–6; Isaia 11:12; 2 Nefi 21:12).

Il vessillo dove tutti dobbiamoradunarci è Gesù Cristo, il Figlio diDio, l’Unigenito del Padre, a cui appar-tiene questa chiesa e il cui nome por-tiamo e la cui autorità deteniamo.

Noi attendiamo con fede. Abbiamovisto molti avvenimenti nella nostravita e molti devono ancora avvenireche metteranno a dura prova il nostrocoraggio e ci aumenteranno la fede. Anoi è chiesto: «Rallegratevi e giubilate,perché il vostro premio [sarà] grandene’ cieli» (Matteo 5:12).

Difendiamo con convinzione la sto-ria della Chiesa. Non dobbiamo vergo-gnarci «dell’Evangelo; perché esso èpotenza di Dio per la salvezza d’ognicredente» (Romani 1:16).

Noi affronteremo le difficoltà, per-ché non possiamo evitarle, e insegne-remo il vangelo di Gesù Cristo eparleremo di Lui come nostroSalvatore, nostro Rifugio e Redentore.

Se una vecchia bandana gialla andòbene per essere un vessillo per ilmondo, allora uomini normali chedetengono il sacerdozio, donne e bam-bini ordinari in famiglie ordinarie, chevivono il Vangelo al meglio delle loropossibilità, possono risplendere intutto il mondo come uno stendardo,una difesa, un rifugio da tutto ciò chepuò essere riversato sulla terra.

«Noi parliamo di Cristo, gioiamoin Cristo, predichiamo il Cristo, profetizziamo di Cristo e scriviamosecondo le nostre profezie affinché i nostri figlioli possano sapere aquale fonte possono rivolgersi per la remissione dei loro peccati» (2 Nefi 25:26).

Questa chiesa prospererà. Essaprevarrà. Di questo sono assoluta-mente certo. Di questo porto testimo-nianza nel nome di Gesù Cristo.Amen. ■

NOTE1. Vedere Journal of Wilford Woodruff, 26

luglio 1847, Archivio della Chiesa di GesùCristo dei Santi degli Ultimi Giorni; vedereanche B. H. Roberts, A ComprehensiveHistory of the Church, 3:270–271.

2. «La famiglia: un proclama al mondo», LaStella, ottobre 2004, 49.

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Prego che questo pomeriggio loSpirito Santo aiuti me e voi aesaminare alcuni importanti

principi evangelici.Una delle mie attività preferite

come dirigente del sacerdozio è divisitare i membri della Chiesa nelleloro case. Mi piace particolarmenteandare a trovare e parlare con queimembri che comunemente vengonodefiniti «meno attivi».

Negli anni in cui ho servito come presidente di palo, spesso ho

contattato uno dei vescovi invitan-dolo a individuare in preghiera le per-sone o le famiglie che potevamovisitare insieme. Prima di andare inuna casa, io e il vescovo ci inginoc-chiavamo per chiedere al nostroPadre celeste di guidare e ispirare noie i membri che avremmo incontrato.

Le nostre visite erano piuttostosemplici. Esprimevamo amore eapprezzamento per la possibilità diessere a casa loro. Affermavamo cheeravamo servitori del Signore al Suoservizio nelle loro dimore. Spiegavamoche ci mancavano e che avevamo biso-gno di loro, e che essi necessitavano lebenedizioni del vangelo restaurato. Aun certo punto della nostra conversa-zione, spesso ponevo loro questadomanda: «Potrebbe aiutarci a capireperché non sta prendendo attivamenteparte ai programmi e alle benedizionidella Chiesa?»

Ho partecipato a centinaia e centi-naia di visite di questo genere. Ognipersona, famiglia, casa e rispostaerano diverse. Nel corso degli anni, hotuttavia scoperto un tema comune inmolte delle risposte alla mia domanda.Spesso la risposta era di questo tipo:

«Molti anni fa, un uomo ha dettoqualcosa alla Scuola Domenicale chemi ha offeso, e da allora non sono piùvenuto».

«Nessuno di questo ramo mi salu-tava o si rivolgeva a me. Mi sentivocome un estraneo. Mi ha ferito lascortesia di questo ramo».

«Non ero d’accordo con il consigliodatomi dal vescovo. Non rimetteròpiù piede in quell’edificio finché luiavrà quell’incarico».

Erano citate molte altre cause dioffesa, dalle differenze dottrinali tragli adulti, alle beffe e all’esclusione daparte dei giovani. Ma il tema ricor-rente era: «Sono stato offeso da…»

Io e il vescovo ascoltavamo conintento e sincerità. Poi uno di noi chie-deva qualcosa sulla loro conversione etestimonianza del vangelo restaurato.Mentre parlavamo, spesso gli occhi diqueste brave persone erano bagnati dilacrime mentre ricordavano la testi-monianza di conferma dello SpiritoSanto e descrivevano le loro piùimportanti esperienze spirituali. Lamaggior parte dei «meno attivi» cheho visitato avevano una testimonianzadistinguibile e dolce della veridicitàdel vangelo restaurato. Tuttavia nonpartecipavano attivamente alle attivitàe riunioni di Chiesa.

Poi dicevo loro qualcosa come:«Vediamo se ho capito bene ciò che leè accaduto. Poiché qualcuno in Chiesal’ha offesa, lei non ha ricevuto le bene-dizioni dell’ordinanza del sacramento.Si è ritirato dalla costante compagniadello Spirito Santo. Poiché qualcunoin Chiesa l’ha offesa, si è tagliato fuoridalle ordinanze del sacerdozio e dalsacro tempio. Ha interrotto la possibi-lità di servire gli altri, di apprendere ecrescere. E sta lasciando le barriereche impediranno il progresso spiri-tuale dei suoi figli, dei figli dei suoi figlie delle generazioni che verranno».Molte volte le persone ci pensavanoper un momento e poi rispondevano:«Non ci avevo mai pensato in questomodo».

E non c’è nullache possa farlicadereA N Z I A N O D AV I D A . B E D N A RMembro del Quorum dei Dodici Apostoli

Grazie al potere dell’espiazione di Gesù Cristo che dà forza, voi ed io possiamo avere la benedizione di evitarel’offesa e trionfare su di essa.

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Il vescovo ed io estendevamoquindi un invito: «Caro amico, oggisiamo qui per consigliarla che ègiunto il momento di smettere diessere offesi. Non solo abbiamo biso-gno di lei, ma lei ha bisogno dellebenedizioni del vangelo restaurato diGesù Cristo. Per favore, ritorni—ora».

Scegliete di non offenderviQuando crediamo o diciamo di

essere stati offesi, di solito intendiamoche ci sentiamo insultati, trattati maleo senza rispetto o disprezzati. E dicerto nei nostri rapporti con le altrepersone si dicono cose senza tatto,imbarazzanti, dolorose che possonofarci sentire offesi. Ma alla fine èimpossibile che un’altra personaoffenda voi o me. In realtà, credereche un’altra persona ci ha offeso èfondamentalmente falso. Offendersi èuna scelta che facciamo; non è unacondizione inflitta o imposta da qual-cuno o qualcos’altro.

Nella grandiosa divisione di tutte lecreazioni di Dio, ci sono cose peragire e altre per subire (vedere 2 Nefi2:13–14). Come figli del nostro Padreceleste, abbiamo ricevuto il dono dellibero arbitrio, la capacità e il poteredi agire e scegliere indipendente-mente. Investiti del libero arbitrio, voied io siamo agenti, e dobbiamo prin-cipalmente agire, non solo subire.Credere che qualcosa o qualcunopossa farci sentire offesi, arrabbiati,feriti o dispiaciuti, diminuisce ilnostro libero arbitrio e ci trasforma inoggetti che devono subire. Comeagenti, voi ed io abbiamo il potere diagire e scegliere come reagire a unasituazione offensiva o dolorosa.

Thomas B. Marsh, il primo presi-dente del Quorum dei DodiciApostoli di questa dispensazione,scelse di offendersi per una questionetanto superflua quanto la panna sullatte (vedere Deseret News, 16 aprile1856, 44). Brigham Young, d’altra

parte, fu rimproverato severamente e pubblicamente dal profeta JosephSmith, ma scelse di non raccoglierel’offesa (vedere Truman G. Madsen,«Hugh B. Brown—Youthful Veteran»,New Era, aprile 1976, 16).

In molti casi, scegliere di offendersiè sintomo di un più profondo e gravedisagio spirituale. Thomas B. Marshscelse di subire, e i risultati alla finefurono l’apostasia e l’infelicità. BrighamYoung agì ed esercitò il suo libero arbi-trio e operò secondo i corretti principi,e divenne quindi un possente stru-mento nelle mani del Signore.

Il Salvatore è il più grande esempiodi come dovremmo rispondere allesituazioni o eventi potenzialmenteoffensivi.

«E il mondo, a causa della sua ini-quità, lo giudicherà esser cosa danulla; perciò lo flagelleranno, ed eglilo sopporterà; lo percuoteranno edegli lo sopporterà. Sì, gli sputerannoaddosso, ed egli lo sopporterà amotivo della sua amorevole bontà edella sua longanimità verso i figliolidegli uomini» (1 Nefi 19:9).

Grazie al potere dell’espiazione diGesù Cristo che dà forza, voi ed iopossiamo avere la benedizione di evi-tare l’offesa e trionfare su di essa.«Gran pace hanno quelli che amano latua legge, e non c’è nulla che possafarli cadere» (Salmi 119:165).

Un laboratorio di apprendimentoper gli ultimi giorni

La capacità di vincere l’offesa puòessere al di fuori della nostra portata.Questa capacità non è tuttavia riser-vata a un numero ristretto di impor-tanti dirigenti della Chiesa comeBrigham Young. La natura stessa del-l’espiazione del Redentore e lo scopodella chiesa restaurata sono di aiutarcia ricevere precisamente questo tipodi forza spirituale.

Paolo insegnò ai santi di Efeso che il Salvatore stabilì la Sua chiesa«per il perfezionamento dei santi, per l’opera del ministerio, per la

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edificazione del corpo di Cristo,finché tutti siamo arrivati all’unità

della fede e della piena conoscenzadel Figliuol di Dio, allo stato d’uominifatti, all’altezza della statura perfetta diCristo» (Efesini 4:12–13).

Vi prego di notare la parola attivaperfezionamento. Come descrittodall’anziano Neal A. Maxwell, la Chiesanon è «una casa di riposo di lusso percoloro che già sono perfetti» («Un fra-tello offeso», La stella, ottobre 1982,76). La Chiesa è piuttosto un laborato-rio di apprendimento in cui acqui-siamo esperienza man mano chefacciamo pratica l’uno con l’altro nelcontinuo processo di «perfeziona-mento dei santi».

L’anziano Maxwell spiegò anche chein questo laboratorio per gli ultimigiorni, conosciuto come chiesa restau-rata, i fedeli costituiscono il «materialeda sperimentazione» (vedere «Jesusthe Perfect Mentor», Ensign, febbraio2001, 13) che è essenziale per la cre-scita e lo sviluppo. Un’insegnante visi-tatrice impara qual è il suo doverequando serve e ama le sue sorelle dellaSocietà di Soccorso. Un insegnantesenza esperienza apprende dellelezioni importanti quando insegna siaagli studenti interessati che a quelli di-sattenti, diventando così un insegnantepiù efficace. E un nuovo vescovoapprende come essere vescovo tramitel’ispirazione e lavorando con i membridel rione che lo sostengono con tuttoil cuore, pur riconoscendo le suedebolezze umane.

Comprendere che la Chiesa è unlaboratorio di apprendimento ci aiutaa prepararci a un’inevitabile realtà. In qualche modo e in qualchemomento, qualcuno in questa chiesafarà o dirà qualcosa che potrebbeessere considerato come un’offesa.Tale evento accadrà certamente a cia-scuno di noi, e di certo succederà piùdi una volta. Anche se le persone nonvogliono intenzionalmente ferire odoffendere, possono comunque esseresconsiderate e senza tatto.

Voi ed io non possiamo controllarele intenzioni o il comportamentodegli altri. Possiamo però stabilirecome reagiremo noi. Vi prego diricordare che voi ed io siamo agentiinvestiti del libero arbitrio, e pos-siamo scegliere di non offenderci.

Durante un difficile periodo diguerra, ci fu uno scambio di lettere traMoroni, il comandante degli esercitiNefiti, e Pahoran, il giudice supremo egovernatore del paese. Moroni, il cuiesercito stava soffrendo per l’inade-guato sostegno da parte del governo,scrisse a Pahoran «a mo’ di condanna»(Alma 60:2) accusandolo duramentedi essere sconsiderato, indolente enegligente. Pahoran avrebbe potutofacilmente risentirsi per il messaggiodi Moroni, ma scelse di non racco-gliere l’offesa. Pahoran rispose concompassione, descrivendo la ribel-lione contro il governo di cui Moroninon era a conoscenza. Poi rispose:«Ecco, io ti dico, Moroni, che nongioisco delle vostre grandi afflizioni,sì, esse addolorano la mia anima… Edora, nella tua epistola mi hai censu-rato, ma non importa; non sono incollera, ma gioisco per la grandezzadel tuo cuore» (Alma 61:2, 9).

Uno dei maggiori indicatori dellanostra maturità spirituale è dato dacome reagiamo alle debolezze, all’ine-sperienza e alle azioni potenzialmente

offensive degli altri. Una cosa, unevento o un’espressione possonoessere offensive, ma voi ed io possiamoscegliere di non offenderci, e direinsieme a Pahoran: «Non importa».

Due invitiConcludo il mio messaggio con

due inviti.

Invito n. 1Vi invito a imparare e mettere in

pratica gli insegnamenti del Salvatoresui rapporti interpersonali e gli epi-sodi che possono costituire offesa.

«Voi avete udito che fu detto: Ama il tuo prossimo e odia il tuonemico.

Ma io vi dico: Amate i vostrinemici e pregate per quelli che viperseguitano…

Se infatti amate quelli che viamano, che premio ne avete? Nonfanno anche i pubblicani lo stesso?

E se fate accoglienze soltanto aivostri fratelli, che fate di singolare?Non fanno anche i pagani altrettanto?

Voi dunque siate perfetti, com’èperfetto il Padre vostro celeste»(Matteo 5:43–44; 46–48).

È interessante notare che l’ammo-nimento a essere «dunque perfetti» èimmediatamente preceduto dal con-siglio che riguarda come agire incaso di offesa. Chiaramente, i severi

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requisiti che conducono al perfezio-namento dei santi includono incari-chi che ci mettono alla prova. Se una persona dice o fa qualcosa checonsideriamo un’offesa, il nostroprimo obbligo è quello di rifiutarci di raccogliere l’offesa e di comuni-care privatamente, onestamente edirettamente con quella persona.Tale approccio invita l’ispirazione da parte dello Spirito Santo e per-mette alle incomprensioni di esserechiarite e di far comprendere il verointento.

Invito n. 2Molte delle persone e delle famiglie

che hanno maggior bisogno di sentirequesto messaggio sullo scegliere dinon offendersi probabilmente ogginon partecipano con noi a questa con-ferenza. Sospetto che tutti noi cono-sciamo dei membri che stanno lontanidalla Chiesa perché hanno scelto diraccogliere l’offesa, e che sarebberobenedetti se ritornassero.

Volete individuare in preghierauna persona con cui parlerete por-gendo l’invito di tornare nuovamentein Chiesa con noi? Forse potrete darloro una copia di questo discorso, oforse preferirete analizzare i principiche abbiamo esaminato oggi. Viprego anche di ricordare che talerichiesta dovrà essere fatta con affettoe mitezza, e non con spirito di supe-riorità e orgoglio.

Nel rispondere a questo invito confede nel Salvatore, vi attesto e pro-metto che le porte si apriranno, lanostra bocca sarà riempita, lo SpiritoSanto renderà testimonianza delleverità eterne e il fuoco della testimo-nianza si riaccenderà.

Mi unisco alle parole del Maestroche dichiarò: «Io vi ho dette questecose, affinché non siate scandalizzati»(Giovanni 16:1). Attesto la realtà edivinità del Salvatore vivente e delSuo potere di aiutarci a evitare esuperare l’offesa. Nel sacro nome diGesù Cristo. Amen. ■

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Quando ero un giovane missio-nario a Beaumont, Texas, unamattina il mio collega si sentì

male e dovette rimanere a riposo.Seguendo il consiglio che il presi-dente di missione ci diede per que-ste situazioni, avvicinai una sedia allafinestra aperta del nostro apparta-mento al quarto piano e iniziai a leg-gere il Libro di Mormon.

M’immersi ben presto nelleScritture e, dopo un po’, giunsi ad

Alma 29, versetti 1 e 2:«Oh, fossi io un angelo, e potessi

veder esaudito il desiderio del miocuore; e poter andare a parlare con latromba di Dio, con una voce da scuo-tere la terra, e gridare il pentimento a ogni popolo!

Sì, proclamerei ad ogni anima,come con voce di tuono, il penti-mento e il piano di redenzione,affinché si pentano e vengano alnostro Dio, affinché non vi sia piùdolore su tutta la faccia della terra».

Mentre meditavo, le parole diAlma divennero profondamente personali. Io e il mio collega ave-vamo bussato a centinaia di porte a Beaumont, offrendo il nostro mes-saggio, ma con poco successo. Congli occhi della mente, iniziai adimmaginarmi come sarebbe andatase io fossi stato un angelo e avessipotuto gridare il pentimento con una voce da scuotere la terra.Osservai dalla finestra le persone che in strada andavano e venivano.M’immaginai lì, luminoso come unangelo, con le braccia alzate che

Riceviamomediante loSpiritoA . R O G E R M E R R I L LPresidente generale della Scuola Domenicale

Quando… ci concentriamo sul ricercare e ricevere loSpirito, ci preoccupiamo meno che un insegnante o unoratore attiri la nostra attenzione, ma ci preoccupiamo di prestare attenzione allo Spirito.

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parlavo con voce di tuono. Mi figuraigli edifici che tremavano e la genteche cadeva a terra. Pensai che inquelle circostanze d’improvvisoavrebbero desiderato ascoltare ciòche avevo da dir loro.

Lessi poi però il versetto seguente:«Ma ecco, io sono un uomo e pecconel mio desiderio, poiché dovreiessere contento delle cose che ilSignore mi ha concesso» (versetto 3).

Rendermi conto che il Signoreama tutti i Suoi figli e che ha unpiano per la Sua opera mi rese umile:il mio lavoro consisteva nel fare lamia parte.

Compresi poi un’altra cosa che mi rese umile: in quel momentoseppi che ciò che stavo leggendo non era una storiella, bensì che erareale. Leggendo, in maniera quieta epacifica, ero stato riempito di luce emi resi conto che Alma era una per-sona vera, che era vissuto e cheanche lui aveva desiderato ardente-mente diffondere il messaggio evangelico.

Se in quel momento mi avestechiesto: «Sai se ciò è vero?» Avreirisposto: «Certamente!» A quel puntofu chiaro che stavo ricevendo unatestimonianza spirituale della veridi-cità del Libro di Mormon.

Riflettendo su quell’esperienza e su molte testimonianze ricevute in seguito, sono giunto a capiremeglio quanto è importante riceveremediante lo Spirito. Spesso ci concentriamo, e facciamo bene, sull’importanza d’insegnare con loSpirito, tuttavia dobbiamo ricordareche il Signore ha posto uguale, oanche maggiore, importanza sul ricevere mediante lo Spirito (vedereDeA 50:17–22).

Ricevere in questo modo è unaspetto fondamentale del Vangelo,stabilito nell’ordinanza stessa tramitela quale siamo confermati membridella Chiesa. In questa ordinanzasiamo istruiti di «ricevere lo SpiritoSanto». Si tratta di un invito formale

ad agire, a ricevere questo donograndioso.

Man mano che sono divenutocosciente di questo principio, ho scoperto che le Scritture sono intrisedella dottrina del ricevere. Comeaffermò il presidente Boyd K. Packer:«Il messaggio che compare più voltenelle Scritture e in più manierediverse è: ‹Chiedete, e riceverete›» («La riverenza richiama la rivelazione»,La stella, gennaio 1992, 25).

Il fulcro della nostra prova terrenaè scegliere di ricevere Gesù come ilCristo. L’apostolo Giovanni insegnò:

«È venuto in casa sua, e i suoi nonl’hanno ricevuto;

ma a tutti quelli che l’hanno rice-vuto egli ha dato il diritto di diventarfigliuoli di Dio» (Giovanni 1:11–12).

Una persona non può fare a menodi chiedersi quanti doni e benedi-zioni, tra quelli che ci circondano,non riceviamo. Il Signore proferì:«Poiché, che giova ad un uomo se gliè accordato un dono ed egli non loaccetta? Ecco, egli non gioisce di ciò

che gli è dato, né gioisce di colui cheha dato il dono» (DeA 88:33).

Nelle riunioni di Chiesa, nello studio personale e familiare e per-sino oggi che ascoltiamo i profeti egli apostoli del Signore, alcuni rice-vono più di altri. Perché? Ho impa-rato che chi riceve veramente faalmeno tre cose che gli altri magarinon fanno.

Primo, cerca. Viviamo in unmondo d’intrattenimento, un mondodi spettatori. Senza rendercene conto,possiamo venire alla conferenza oandare in chiesa con l’atteggiamento:«Eccomi, ispiratemi». Diventiamo spi-ritualmente passivi.

Quando invece ci concentriamo sulricercare e ricevere lo Spirito, cipreoccupiamo meno che un inse-gnante o un oratore attiri la nostraattenzione, ma ci preoccupiamo diprestare attenzione allo Spirito.Ricordate, ricevere è un verbo, è unprincipio d’azione e un’espressionefondamentale di fede.

Secondo, chi riceve sente. Benché

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le rivelazioni giungano alla mente e alcuore, più spesso sono sentite. Sino aquando impariamo a prestare atten-zione a questi sentimenti spirituali, disolito non riconosciamo nemmeno loSpirito.

Recentemente una delle mienuore ci suggerì che possiamo aiu-tare anche i bambini piccoli a ricono-scere i sentimenti portati dalloSpirito. Possiamo, ad esempio, chie-dere loro: «Che cosa provate quandoleggiamo insieme questi versetti? Checosa sentite che lo Spirito vi sta sug-gerendo di fare?» Queste sono buonedomande per tutti, e dimostrano ildesiderio di ricevere.

Terzo, chi riceve mediante loSpirito intende agire. Come c’istruì ilprofeta Moroni, per ricevere una testimonianza del Libro di Mormondobbiamo chiedere «con intentoreale» (Moroni 10:4). Lo Spirito ciinsegna quando intendiamo onesta-mente fare qualcosa su ciò cheapprendiamo.

Nel rileggere il mio diario per com-prendere e imparare altre cose dall’e-sperienza che feci in missione, misono reso conto che, sebbene avessiletto il Libro di Mormon prima, ciòche accadde quella mattina aBeaumont fu diverso, perché io erodiverso. Per quanta poca esperienzaavessi, almeno in quell’occasione misforzai di cercare e di sentire, con l’in-tento di agire con fede in base a ciòche avrei appreso. Ora so che questetestimonianze sono sempre a portatadi mano per tutti noi, a condizioneche siamo disposti a riceverle.

Il Libro di Mormon è la parola diDio. Gesù è il Cristo. Il Vangelo è stato restaurato e noi siamo vera-mente in presenza di apostoli e pro-feti moderni.

Prego che oggi e per sempre impa-reremo a ricevere meglio, affinchépossiamo gioire veramente sia deldono sia «di colui che ha dato ildono».

Nel nome di Gesù Cristo. Amen. ■

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Anni fa, la nostra giovane fami-glia si trasferì in quella che,allora, era la periferia più

nuova della città e dalla nostra casa sigodeva la vista delle montagne aoriente. Un lunedì mattina, avevoappena finito di prepararmi per cor-rere al lavoro, quando Craig, il nostrobimbo di sei anni, entrò nella stanzatenendo per mano il fratellino diquattro anni, Andrew. Con pigliodeterminato, Craig alzò gli occhi e midisse: «Papà, ieri alla Primaria l’inse-gnante ci ha detto che chi detiene ilSacerdozio può spostare le monta-gne. L’ho detto a Andy e lui non micrede. Tu papà detieni il Sacerdozio,

vero?» Allora, tutto proteso ad indi-care la finestra e con lo sguardorivolto verso di me esclamò: «Vediquelle montagne laggiù?Dimostraglielo, papà!»

Ciò che seguì fu un’esperienzamolto tenera. Quanta gratitudine hosentito per quei miei due giovani figliche incominciavano una vita diapprendimento sul Sacerdozio.

Se da un lato il Signore insegnòveramente ai detentori del Sacerdozioche con la fede si possono spostare lemontagne,1 e di questo abbiamoprove documentate,2 io mi auguro diriuscire a darvi una migliore compren-sione di quell’aspetto della dottrinadel Sacerdozio che sposta le personepiù vicino a Dio, offrendo loro la pos-sibilità di diventare come Lui e divivere alla Sua presenza per l’eternità.Questa dottrina riguarda tanto i figliche le figlie di Dio. Di conseguenza,prego che le mie parole saranno dibeneficio per entrambi.

Nel 1823 l’angelo Moroni apparve aJoseph Smith e citò diversi versetti,tra cui questi scritti in Malachia:«Ecco, io vi rivelerò il Sacerdozio permano di Elia, il profeta».3 Questoprimo riferimento al Sacerdozio che èstato registrato in questa dispensa-zione anticipò lo svolgersi degli avve-nimenti nei decenni a seguire.

Come avvicinarsia LuiA N Z I A N O C R A I G A . C A R D O NMembro dei Settanta

Il Sacerdozio, per mezzo dello Spirito, sospinge ciascunindividuo più vicino a Dio attraverso l’ordinazione, leordinanze ed il perfezionamento individuale.

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Nel 1829 Giovanni Battista restauròil Sacerdozio di Aaronne,4 seguito di lìa poco da Pietro Giacomo e Giovanni,i quali restaurarono il Sacerdozio diMelchisedec.5

Nel 1836 Mosè ed Elias restaura-rono le chiavi del raduno d’Israele edella dispensazione del vangelo diAbrahamo,6 seguiti da Elia, cherestaurò le chiavi del suggellamento.La rivelazione, rivolta al ProfetaJoseph, si conclude con le parole chegli rivolse Elia: «Perciò le chiavi di que-sta dispensazione sono consegnatenelle vostre mani».7

Con l’autorità del sacerdozio, gliuffici e le chiavi nuovamente sullaterra, nel 1841 il Signore richiamò l’at-tenzione del Profeta sull’importanzadi costruire i templi, dove il Signoreavrebbe reso accessibili ai Suoi figli leordinanze del Sacerdozio, tramite lequali essi potevano prepararsi perritornare alla Sua presenza.8

Egli dichiarò: «Che questa casa siacostruita… affinché in essa io riveli lemie ordinanze al mio popolo.

Poiché intendo rivelare… cose cheriguardano la dispensazione della pie-nezza dei tempi».9

In precedenza, a Kirtland, ilSignore aveva istruito il profetaJoseph riguardo al giuramento e all’al-leanza del Sacerdozio, spiegandogli lecondizioni in base alle quali si realiz-zano le benedizioni promesse.10 ANauvoo, cresceva la comprensionedello scopo eterno e del potere delSacerdozio11 nel benedire i figli fedelidel Padre, in questa vita o nell’altra.12

Seppure il Sacerdozio venga conferitoai figli di Dio che ne sono degni,anche le Sue figlie fanno parte delSuo popolo, al quale Egli rivela leordinanze del Sacerdozio. La pro-messa di essere benedetti con «tuttoquello che [il] Padre ha»13 è allargatasia agli uomini che alle donne cheesercitano la fede in Gesù Cristo, chericevono le ordinanze e che perseve-rano fedeli sino alla fine. «Perciò, nelleordinanze [del Sacerdozio di

Melchisedec] il potere della divinità èmanifesto».14

La più alta ordinanza del Tempio èconcessa soltanto a un uomo e a unadonna, quando vengono suggellatiinsieme per formare una famigliaeterna. È in virtù di questa e di tuttele altre ordinanze del Sacerdozio chele famiglie della terra saranno bene-dette.15 Questa ordinanza di suggella-mento occupa un posto cosìimportante nei propositi di Dio, cheEgli ha promesso ai fedeli che non sisono suggellati in questa vita non perloro colpa, che potranno esserlo inquella a venire.16 Nessun’altra dottrinareligiosa esprime meglio di questacome Dio nutra lo stesso amore per iSuoi figli e le Sue figlie.

Il Sacerdozio ha anche il potere dimutare la nostra natura interiore.

Come scrisse Paolo: «Tutti coloro chesono ordinati a questo sacerdoziosono rassomigliati al Figliuol di Dio».17

Questa somiglianza non consiste solonell’ordinazione e nell’ordinanza, maanche nel perfezionamento indivi-duale degli animi, qualcosa che suc-cede «dopo qualche tempo»18 quandonoi «ced[iamo] ai richiami del SantoSpirito, [e ci] spogli[amo] dell’uomonaturale».19 Quando un uomo vieneordinato al Sacerdozio di Melchisedecentra in un «ordine»20 in virtù delquale può perfezionarsi attraverso ilservizio reso agli altri, specialmentealla sua famiglia, ed essere benedettodalla compagnia costante dello SpiritoSanto.21

Il Signore insegnava a tutti noiquando proclamò che per i detentoridel Sacerdozio l’iniquità mette fine al

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potere o all’influenza celeste, mentrela rettitudine li rafforza. Egli indicò lequalità che «allarg[ano] grandementel’anima» quali «persuasione… longani-mità… gentilezza… mitezza… amorenon finto… benevolenza e cono-scenza pura».22 Aggiunse poi questoprecetto: «Che le tue viscere sianoinoltre piene di carità verso tutti gliuomini e per la famiglia dei credenti,e la virtù adorni i tuoi pensieri senzaposa; allora la tua fiducia si rafforzeràalla presenza di Dio; e la dottrina delsacerdozio si distillerà sulla tua animacome una rugiada del cielo».23

È significativo che dopo averci invi-tato ad avere carità per «tutti gliuomini» il Signore aggiunse la frase «eper la famiglia dei credenti». Perché?«Tutti gli uomini» non include già «lafamiglia dei credenti»? Ponete mente aquesta seconda frase come se volessesignificare più specificamente la vostrafamiglia di «credenti». Purtroppo visono alcuni nella Chiesa che dimo-strano maggiore carità verso chi nonappartiene alla loro famiglia piuttostoche verso la propria moglie o i proprifigli, i propri fratelli o i propri genitori.Costoro magari ostentano modi gentiliin pubblico, mentre in privato dissemi-nano e alimentano la discordia e mor-tificano quanti dovrebbero essere loropiù cari. Questo non deve accadere.

Il Signore, allora, parlò di pensieriche siano adornati, ossia abbelliti epreservati, dalla virtù senza posa.Pensieri siffatti rifuggono il peccato;24

fanno sì che il nostro parlare sia «Sì,sì; no, no»,25 senza inganno; vedono ilbuono che c’è negli altri e il loropotenziale senza farsi scoraggiaredalle altrui inevitabili imperfezioni.

Il versetto si conclude con un rife-rimento bello ed efficace al processodella distillazione. Per capire megliocome questi principi si applicano alperfezionamento della nostra vita,considerate due bicchieri d’acqua, cia-scuno con il medesimo aspetto este-riore, messi in una stanza moltoumida. Dopo un po’, l’acqua comincia

a condensarsi su uno dei bicchieriperché questo ha una temperaturadiversa, dovuta ad una precedentepreparazione non visibile all’inizio,mentre l’altro bicchiere rimaneasciutto e inalterato. Senza mezzicoercitivi, l’umidità riesce a «fluir[e]»26

verso un bicchiere mentre l’altro nonriceve nulla. In modo simile, le qualitàche allargano grandemente l’anima, la carità verso gli altri, specialmenteverso le nostre famiglie, e i pensieriornati dalla virtù regolano la nostratemperatura spirituale per permetterealla dottrina del Sacerdozio di distil-larsi nella nostra anima.

Avviene così che il Sacerdozio, permezzo dello Spirito, sospinge ciascunindividuo più vicino a Dio attraversol’ordinazione, le ordinanze ed il perfe-zionamento individuale, offrendo aifigli di Dio la possibilità di diventaresimili a Lui e di vivere alla Sua pre-senza per l’eternità—un’opera piùgloriosa che spostare le montagne.27

Concludo unendo la mia preghieraa quella di Thomas Kelly, con testoriveduto da Parley P. Pratt:

La rugiada del mattinofresca rinverdisce i fior.

Provvidente amor divinola distilla ad ogni albor.

La dottrina Tua purascenda dentro i nostri cuor.Se le prove sono dure,Teco vincerem, Signor.28

Nel nome di Gesù Cristo. Amen. ■

NOTE1. Vedere Matteo 17:20.2. Ether 12:30; Mosè 7:13; vedere anche

Giacobbe 4:6; Helaman 10:9.3. Joseph Smith—Storia 1:38.4. Vedere DeA 13.5. Vedere DeA 18:9; 27:12.6. Vedere DeA 110:11–12.7. DeA 110:13–16.8. Come testimoniano le istruzioni ricevute

dal profeta Joseph nella stanza superioredel suo negozio a Nauvoo, il Signore aveva restaurato sulla terra le ordinanze del Tempio prima di rivelarle e renderleaccessibili al Suo popolo nel tempio diNauvoo, proprio come continua a fare oggi in tutti i Suoi templi, accompagnan-dole con la rivelazione e l’ispirazione personali (vedere History of the Church,5:1–2).

9. DeA 124:40–41; corsivo dell’autore; vedere anche vv. 31–32, 34, 39.

10. Vedere DeA 84:33–42.11. Vedere DeA 128:8–9.12. Vedere DeA 137:7–9; vedere anche

Predicare il mio Vangelo, 87.13. DeA 84:38.14. DeA 84:20.15. Vedere Abrahamo 2:11.16. «I profeti hanno dichiarato chiaramente

che nessuna benedizione verrà negata adalcun figlio o figlia di Dio che Lo ami, cheabbia fede in Lui, che obbedisca ai Suoicomandamenti e che perseveri fedelmentesino alla fine» (M. Russell Ballard,Counseling with Our Councils: Learning to Minister Together in the Church and inthe Family, 55. «Tutti coloro che si qualifi-cano per ricevere [i] doni [del suggella-mento al tempio e della famiglia eterna], al tempo stabilito dal Signore ne godrannoquaggiù o nella vita a venire» (Richard G.Scott, «Il potere della rettitudine», La Stella, gennaio 1999, 81).

17. Traduzione di Joseph Smith, Ebrei 7:3;vedere anche Mosè 1:6.

18. Mosè 7:21.19. Mosia 3:19.20. Alma 13:2, 16; DeA 107:3.21. Vedere DeA 20:77, 79; 121:46.22. DeA 121:41–42.23. DeA 121:45.24. Vedere Alma 13:12.25. Matteo 5:37.26. DeA 121:46.27. Vedere Mosè 1:39.28. «La rugiada del mattino», Inni, 93.

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Mio nonno materno, AlmaBenjamin Larsen, aveva solo34 anni quando una mattina

si svegliò e si rese conto di avere deiproblemi alla vista. Poco tempo dopoperse la vista completamente. Miononno aveva servito una missione edera stato un fedele membro dellaChiesa. Era un contadino, con mogliee tre figli, e non riusciva a immaginarela sua vita senza la vista. La moglie delnonno e i bambini piccoli dovetteroportare un peso maggiore nell’aiutare

nella fattoria, e i soldi cominciarono ascarseggiare.

Durante quel periodo di oscuritàfisica molte persone divennero stru-menti nelle mani di Dio per aiutaremio nonno cieco. Nel 1919 vi fu un’e-sperienza che ebbe un forte impattosulla mia famiglia. Era un anno digrosse difficoltà finanziarie per tutticoloro che abitavano nel paese di miononno. Le fattorie venivano ipotecatee le aziende andavano in banca rotta.C’era un’ipoteca piuttosto grandesulla sua fattoria, e il nonno ricevetteun avviso che diceva che dovevapagare 195 dollari per poter prolun-gare l’ipoteca ancora per un anno. Perlui, pagare quel debito era pratica-mente impossibile. Quasi tutti si tro-vavano nelle stesse condizioni, esembrava impossibile poter ottenerecosì tanti soldi. Pur mettendo insiemetutto quello che c’era nella fattoria, icavalli, le mucche e i macchinari, nonavrebbe potuto venderli per 195 dol-lari. Il nonno chiese a un vicino diuccidere per lui due o tre mucche, ele vendette insieme ad altri prodotti.Aveva prestato soldi ai suoi vicini pen-sando che glieli avrebbero resi per la

fine dell’anno, ma nessuno dei suoidebitori era in grado di pagarlo. Lasituazione economica della sua fami-glia era senza speranza.

Nel suo diario, il nonno racconta:«Non dimenticherò mai quella freddasera, proprio prima di Natale del1919. Sembrava davvero che doves-simo perdere la fattoria. Mia figliaGladys mise un pezzo di carta nellamia mano e disse: ‹È arrivato oggi›. Loportai da sua madre e le chiesi cosafosse. Questo è ciò che mia moglielesse: ‹Caro fratello Larsen, ti ho pensato per tutto il giorno oggi. Midomando se tu non abbia problemifinanziari. Se fosse così, ho 200 dollariche puoi avere›. La lettera era firmata‹Jim Drinkwater›. Jim era un uomopiccolo e zoppo ed era l’ultima per-sona sulla terra che qualcuno avrebbeimmaginato potesse avere così tantisoldi a portata di mano. Andai a casasua quella sera e lui disse: ‹FratelloLarsen, ho ricevuto un messaggio dalcielo questa mattina e ti ho pensatoper tutto il giorno. Ero sicuro cheavevi problemi finanziari›. Il fratelloDrinkwater mi diede 200 dollari eusammo i 195 dollari per l’ipoteca econ i cinque dollari in più com-prammo stivali e vestiti per i bambini.Quell’anno Babbo Natale è passato».

Mio nonno poi continua con la suatestimonianza: «Il Signore non mi hamai abbandonato. Egli ha toccato ilcuore di altre persone come ha toc-cato il cuore di fratello Drinkwater.Sono testimone del fatto che l’unicasicurezza che io abbia mai trovato èvenuta provando ad obbedire aicomandamenti del Signore e soste-nendo le autorità di questa chiesa».

Ho pensato a Jim Drinkwatermolte volte e mi sono chiesto comesia diventato una persona di cui ilSignore si poteva fidare. Jim era unuomo piccolo e zoppo del quale Diosi fidava per aiutare un contadinocieco con una grossa ipoteca e trebambini. Ho imparato molto dall’e-sperienza di mio nonno con Jim

Diventarestrumenti nellemani di DioA N Z I A N O D O N R . C L A R K EMembro dei Settanta

Una persona non ha bisogno di un incarico in chiesa, di un invito per aiutare qualcuno, o di buona salute perdiventare uno strumento nelle mani di Dio.

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Drinkwater. Ho imparato che una per-sona non ha bisogno di un incarico inchiesa, di un invito per aiutare qual-cuno, o di buona salute per diventareuno strumento nelle mani di Dio.Allora come possiamo voi e io diven-tare strumenti nelle mani di Dio? Iprofeti e le Scritture ci insegnanocome fare.

Prima di tutto, dobbiamo avereamore per i figli di Dio. Quando il dottore della legge chiese alSalvatore: «Maestro, qual è il grancomandamento?», il Salvatore rispose:

«Ama il Signore Iddio tuo con tuttoil tuo cuore e con tutta l’anima tua econ tutta la mente tua.

Questo è il grande e il primocomandamento.

Il secondo, simile ad esso, è: Ama iltuo prossimo come te stesso» (Matteo22:36–39).

Joseph F. Smith disse: «La carità, oamore, è il più grande principio cheesista. Se possiamo dare una manoagli oppressi, se possiamo aiutarecoloro che si trovano nella miseria enel dolore, se possiamo elevare emigliorare le condizioni dell’umanità,è nostro dovere farlo, è una parteessenziale della nostra religione»(Conference Report, aprile 1917, 4).Quando proviamo amore per i figli diDio, ci vengono date delle opportu-nità per aiutarli nel loro viaggio pertornare alla Sua presenza.

L’esperienza missionaria dei figli diMosia ci aiuta a capire come possiamo

diventare strumenti nelle mani di Dio.«E avvenne che viaggiarono per moltigiorni nel deserto» (Alma 17:9).Dobbiamo essere disposti a viaggiare.I figli di Mosia erano disposti ad allon-tanarsi dalla loro terra e a fare ciò che poteva non essere comodo. SeAmmon non fosse stato disposto aviaggiare verso una terra straniera,abitata da un popolo selvaggio, indu-rito e feroce, non avrebbe mai trovatoe aiutato Lamoni e suo padre, e moltiLamaniti non avrebbero mai cono-sciuto Gesù Cristo. Dio ci chiede diviaggiare, andare in missione, accet-tare incarichi, invitare qualcuno inChiesa o aiutare qualcuno che è nelbisogno.

Nel tentativo di aiutare i loro fra-telli Lamaniti, i figli di Mosia impara-rono inoltre l’importanza del digiunoe della preghiera: «Digiunarono moltoe pregarono molto, affinché il Signorevolesse accordar loro una porzionedel Suo spirito per accompagnarli eper restare con loro; affinché potes-sero essere uno strumento nelle manidi Dio per portare, se fosse possibile,i loro fratelli, i Lamaniti, a conoscerela verità» (Alma 17:9). Vogliamo vera-mente essere strumenti nelle mani diDio? Se sì, il nostro desiderio riempiràle nostre preghiere e sarà lo scopo deinostri digiuni.

Dopo aver perso la vista, miononno digiunò e pregò affinché ilSignore gli desse pace, se fossedovuto rimanere cieco. Egli disse chequasi nello stesso momento, «la miamente fu illuminata e le nuvole dell’o-scurità si erano allontanate da me».Poteva nuovamente vedere, non congli occhi fisici ma con quelli spirituali.Più avanti, Alma Benjamin Larsen fuchiamato come patriarca, e servì inquesta chiamata per 32 anni. Come ifigli di Mosia, mio nonno digiunò epregò, e come risultato gli venne datala possibilità di benedire migliaia difigli di Dio.

Anche noi, come Jim Drinkwatere mio nonno, abbiamo bisogno di

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essere attenti ai suggerimenti delloSpirito Santo, poiché quando desi-deriamo essere strumenti nelle manidi Dio possiamo ricevere rivelazioni.Il profeta Alma il giovane ci parladelle rivelazioni che ricevette: «Io sociò che il Signore mi ha comandato,e mi glorio in ciò… sì, questa è lamia gloria: che forse io possa essereuno strumento nelle mani di Dio per condurre qualche anima al pentimento» (Alma 29:9). Alma rice-vette una rivelazione su ciò chedoveva fare.

Ho un piccolo libro che porto conme, dove annoto le ispirazioni e i pen-sieri che ricevo dallo Spirito. Nonsembra di gran valore, diventa vec-chio e ha bisogno di essere sostituitodi tanto in tanto. Quando dei pensierimi vengono alla mente, li scrivo e poiprovo a metterli in pratica. Mi sonoreso conto che molte volte, quandoho fatto qualcosa della mia lista, lamia azione era la risposta alla pre-ghiera di qualcuno. Ci sono anchestate volte in cui non ho fatto le cosedella lista, e più tardi ho scoperto chec’era qualcuno che avrei potuto aiu-tare, ma non l’ho fatto. Quando rice-viamo dei suggerimenti riguardo aifigli di Dio, se scriviamo i pensieri e leimpressioni che riceviamo e vi obbe-diamo, la fiducia che Dio ha in noiaumenterà e ci verranno date piùopportunità per essere strumentinelle Sue mani.

Come disse il presidente Faust:«Voi potete essere potenti strumentinelle mani di Dio per sostenere que-sta grande opera… Potete fare qual-cosa per qualcun altro che nessunaltro potrebbe mai fare» («Strumentinelle mani di Dio», Liahona, novem-bre 2005, 115). Dio ama coloro cheaiutano i Suoi figli. Invito ognuno di noi a seguire i consigli dei profeti,a diventare strumenti nelle mani di Dio e ad essere parte del suotesoro, perché abbiamo aiutato iSuoi figli.

Nel nome di Gesù Cristo. Amen. ■

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I l coro ha cantato: «Gesù, se sol io penso a Te».1 Nel Libro diMormon, Nefi, parlando del

Messia, profetizza:«E il mondo, a causa della sua ini-

quità, lo giudicherà esser cosa da nulla;perciò lo flagelleranno, ed egli lo sop-porterà; lo percuoteranno ed egli losopporterà. Sì, gli sputeranno addossoed egli lo sopporterà a motivo dellasua amorevole bontà e della sua longa-nimità verso i figlioli degli uomini».2

La grande e intensa sofferenza delSalvatore era per noi; perché nondovessimo soffrire come Egli soffrì.3

Nonostante questo, la sofferenza faparte della vita e pochi potranno sfug-gire alla sua morsa. Dal momento che

è qualcosa che tutti noi abbiamodovuto affrontare, stiamo affrontandoora o dovremo affrontare, se possiamoavvicinarci alla sofferenza, al dolore ealle pene concentrandoci su Cristo, cisono suggerimenti nelle Scritture daiquali possiamo imparare lezioni spiri-tuali. Nei tempi antichi, Paolo scrisseche la nostra sofferenza può darci lapossibilità di conoscere meglio ilSalvatore. Paolo scrisse ai Romani:

«Lo Spirito stesso attesta insiemecol nostro spirito, che siamo figliuolidi Dio:

E se siamo figliuoli, siamo ancheeredi; eredi di Dio e coeredi di Cristo,se pur soffriamo con lui, affinchésiamo anche glorificati con Lui».4

Non andiamo a cercare le avversità ele sofferenze, perché non è questoquello che viene insegnato. È invecel’atteggiamento che abbiamo quandodobbiamo affrontare le nostre difficoltàe le nostre prove che ci permette diconoscere meglio il Salvatore.L’esperienza ci insegna che la soffe-renza è una di quelle cose nella vita chearriva anche senza cercarla. Lasciatemiusare un esempio personale:

Qualche anno fa, quando il nostroprimo figlio aveva circa un anno, io fuila fonte di alcune di quelle sofferenzein apparenza non necessarie. Stavamofrequentando l’università e una seraavevo giocato con mio figlio sul

Che essi possanoconoscere TeA N Z I A N O K E I T H R . E D W A R D SMembro dei Settanta

Possiamo avvicinarci alla sofferenza, al dolore e alle pene concentrandoci su Cristo.

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pavimento. Lasciai la stanza per andarea studiare e mentre chiudevo la portaalle mie spalle, probabilmente luicercò di raggiungermi e alzando lemani dietro la testa, le sue dita si infila-rono nel cardine della porta. Quandochiusi la porta lui riportò una lesionealle dita alquanto grave.

Lo portammo urgentemente alpronto soccorso, gli fecero un’aneste-sia locale e poi entrò un dottore checi assicurò che poteva guarire. Quasiparadossalmente, in quel momentol’unica cosa che mio figlio di un annovoleva era quella di essere tenuto dalsuo papà. Fintanto che riusciva avedermi oppose resistenza mentrecercavano di legarlo per la delicataoperazione. Quando lasciai la stanza sicalmò e il dottore fu in grado di pro-cedere.

Durante l’operazione ero nervoso espesso mi avvicinavo alla porta apertaguardando dietro l’angolo per vederecome stavano andando le cose. Perqualche strano motivo ogni volta chesbirciavo silenziosamente all’angolodietro di lui, la sua testa spuntava fuorie si sforzava di vedere se io ero lì.

In uno di quei momenti, quando lovidi con il braccio tenuto steso lon-tano dal fianco, la testa incurvata checercava suo padre, cominciai a pen-sare a un altro Figlio, le sue bracciastese, inchiodate sulla croce, che

cercava Suo Padre e mi vennero allamente le parole: «Dio mio, Dio mio,perché mi hai abbandonato?»5 Quellofu un momento davvero traumaticodella mia vita, che improvvisamentedivenne sacro.

Nelle Scritture ci sono una serie diuomini e donne che sembravano sem-pre essere concentrati su Cristo, per-sone che nonostante le difficoltà o leingiustizie della vita, rimanevano fedelied erano disposte a perseverare. Parlodi Abrahamo, che fu privato della terradella sua eredità e al quale fu coman-dato di sacrificare Isacco; parlo diGiuseppe che fu venduto comeschiavo dai suoi fratelli, fu imprigio-nato per aver onorato la sua virtù ecastità, e fu lasciato a lungo in prigionea causa di un servo sconsiderato; parlodi Ruth, vedova giovane e bisognosa,ma nonostante questo fedele e leale asua suocera; parlo dei tre profeti chia-mati Nefi, Alma padre e figlio, e natu-ralmente del profeta Joseph Smith.

Particolarmente importante per me è la perseveranza di Nefi.Continuamente sottoposto all’ira deisuoi fratelli, fu legato per quattrogiorni sulla nave mentre andavanoverso la terra promessa. Non potevamuoversi e il quarto giorno, quandostavano per essere inghiottiti dall’o-ceano, i suoi fratelli, avendo paura di perire, «slegarono le corde che

avev[a] ai polsi; ed ecco essi si eranoestremamente gonfiati; e le [sue] cavi-glie erano pure assai gonfie ed eranomolto doloranti.

Nondimeno, [egli] guardav[a] al [suo] Dio e lo lodav[a] per tutto il giorno e non mormor[ò]».6

Ricordate anche che fu Nefi chescrisse: «Perciò lo flagelleranno, ed egli lo sopporterà; lo percuote-ranno ed egli lo sopporterà. Sì, glisputeranno addosso, ed egli lo sop-porterà».7 Nefi aveva capito.

Benché lo scopo della sofferenzanon sia sempre evidente sul momento,il profeta Joseph ebbe un’esperienzaspirituale unica mentre si trovava nel carcere di Liberty. Il Signore lo confortò:

«Figlio mio, pace all’anima tua; letue avversità e le tue afflizioni nonsaranno che un breve momento.

E allora, se le sopporterai bene,Dio ti esalterà in eccelso; tu trionferaisu tutti i tuoi oppositori».8

«Sappi figlio mio che tutte questecose ti daranno esperienza, e sarannoper il tuo bene.

Il Figlio dell’Uomo è sceso al disotto di tutte queste cose: Sei tu piùgrande di lui?»9

Quando siamo chiamati a perseve-rare nella sofferenza, a volte inflittaciintenzionalmente o negligentemente,veniamo messi in una posizione unica:se lo scegliamo, potremo ricevere unanuova consapevolezza della sofferenzadel Figlio di Dio. Mentre Alma ci diceche Cristo soffrì tutto quello cheognuno di noi soffrirà affinché Eglipossa sapere come soccorrerci,10

anche il contrario può essere vero;cioè che le nostre sofferenze possonopermetterci di capire la profondità egrandezza del Suo sacrificio espiatorio.

Riflettendo su ciò che è successocon mio figlio molti anni fa, quell’e-sperienza mi ha dato nuovi punti divista e forse anche una più profondacomprensione della grandezza e dellamagnificenza dell’Espiazione. Ho unmaggior apprezzamento di ciò che un

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Padre era disposto a permettere a SuoFiglio di fare per me e per ognuno dinoi. Ebbi una nuova visione personaledella profondità e dell’ampiezzadell’Espiazione. Non posso immagi-nare di lasciare volontariamente miofiglio soffrire anche se in misura cosìpiccola; e nostro Padre «ha tantoamato il mondo, che ha dato il suounigenito Figliuolo».11

Benché non ne abbiamo mai par-lato, anche mio figlio avrebbe qualcheopportunità di apprezzare il versettodove il Signore spiega: «Ecco, io t’hoscolpita sulle palme delle mie mani; letue mura mi stan del continuo davantiagli occhi».12

Sebbene niente di ciò che passòmio figlio possa avvicinarsiall’Espiazione, la cicatrice nella suamano è sempre davanti a lui e ha l’op-portunità, se decide di coglierla, diusare la sua cicatrice come ricordodelle cicatrici nei palmi del Salvatore,che soffrì per i nostri peccati. Puòcapire, a suo modo, l’amore che ilSalvatore ha per noi in quanto haaccettato di essere flagellato, schiaffeg-giato, picchiato e ucciso per noi.

Nonostante la sofferenza possaoffrire nuovi punti di vista, dobbiamostare attenti a non confrontare, mapiuttosto ad apprezzare. Ci sarannosempre infinite differenze tra noi e ilnostro Salvatore. Il suo commento aPilato, «Tu non avresti potestà alcunacontro di me, se ciò non ti fosse statodato da alto»13 ci ricorda ancora unavolta la natura volontaria del Suosacrificio. Non potremo mai soppor-tare la profondità, la natura intensa ola grandezza della Sua sofferenza, poi-ché «Queste sofferenze fecero sì cheio stesso, Iddio, il più grande di tutti,tremassi per il dolore e sanguinassida ogni poro, e soffrissi sia nel corpoche nello Spirito».14 Ma come Nefipossiamo avere un apprezzamentomaggiore per ciò che Egli fece, pos-siamo sentire il Suo spirito che ci soccorre e possiamo conoscere ilSalvatore nel vero senso della parola,

e «questa è la vita eterna, che pos-siamo conoscere Lui».15

Vi porto testimonianza che GesùCristo è il Salvatore del mondo; chegrazie alla Sua sofferenza ed espia-zione possiamo ricevere la remissionedei nostri peccati e ottenere la vitaeterna. Rendo testimonianza della Suatenera e dolce bontà; Egli è il FiglioUnigenito del Padre e in tutto fece lavolontà di Suo Padre. Nel nome diGesù Cristo. Amen. ■

NOTE1. Inni, 85.2. 1 Nefi 19:9.3. Vedere DeA 19:16–19.4. Romani 8:16–17.5. Matteo 27:46.6. 1 Nefi 18:15–16.7. 1 Nefi 19:9.8. DeA 121:7–8.9. DeA 122:7–8.

10. Vedere Alma 7:11–12.11. Giovanni 3:16.12. Isaia 49:16.13. Giovanni 19:11.14. DeA 19:18.15. Vedere Giovanni 17:3.

Una famiglia di San Paolo, in Brasile.

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Come persona che ha studiatomedicina, comprendere la com-plessità, l’ordine e l’armonia del

corpo umano rafforza la mia fede inun Creatore. Credo in Dio. Credo cheEgli ci ha creati.

L’alternativa a un credo in unCreatore è credere che la vita sia natain certo qual modo improvvisamenteper caso. Io non ci credo.

E se Dio ci ha creati, non è logicoche Egli voglia lasciarci soli. Ha sensoche Egli voglia darci una guida. Una diqueste guide è venuta nella forma chenoi chiamiamo comandamenti.

I comandamenti non ci sono statidati per opprimerci o limitarci. Essisono piuttosto le indicazioni di un

saggio Padre celeste per toglierci dalledifficoltà e portarci ad una pienezza difelicità in questa vita e per riportarciin salvo a casa da Lui.

A un discorso tenuto alla BrighamYoung University nel 1994, il rabbinoHarold S. Kushner disse:

«Sono un ebreo tradizionalista eosservo le leggi alimentari bibliche…Sospetto che la maggior parte di voisupponga che io vada in giro tutto ilgiorno dicendo a me stesso: ‹Mi pia-cerebbe mangiare le braciole dimaiale, ma un Dio crudele non milascia›. Non è così. Il fatto… è che iovado in giro tutto il giorno dicendo:‹Non è meraviglioso? Ci sono cinquemiliardi di persone su questo pianetae Dio si preoccupa di che cosa man-gio per pranzo e… di che tipo di linguaggio uso›.

Non mi sento sminuito perché miè stato detto che ci sono alcune coseche non posso fare perché sono sba-gliate. Piuttosto ciò mi valorizza».1

Come disse l’anziano Henry B.Eyring alla prima riunione di addestra-mento dei dirigenti a livello mondiale:«Il Signore ci ha dato le Sue norme didignità. Non lo ha fatto per allontanarcida Lui, bensì per avvicinarci a Lui».2

Fratelli e sorelle, seguire i coman-damenti fa tutta la differenza in questavita e nella prossima. Per essere degnidel regno celeste e della gioia che c’è

là dobbiamo seguire i comandamenti!La sola norma che ha significato

per ognuno di noi è una norma cele-ste. In Dottrina e Alleanze leggiamo:«Poiché colui che non è in grado diattenersi alla legge di un regno celestenon può sopportare una gloria cele-ste».3 È così semplice! Ma non dob-biamo aspettare di sperimentare lagioia celeste. Vivere i comandamentiporta gioia in questo mondo.

La mia paura è che troppi di noinon siano pienamente impegnati avivere tutti i comandamenti. Questisanti non vogliono lasciare completa-mente il mondo dietro di sé. Si stannotrattenendo.

Nella sessione dei dirigenti delsacerdozio di una conferenza regio-nale, abbiamo cantato l’inno «Anzianid’Israele». Il ritornello contiene unrigo «Addio Babilon, vogliam lasciartie andar».4 Rifacendosi all’inno, l’an-ziano Neal A. Maxwell ha parlatoesprimendo il pensiero che dire addioa Babilonia è oggi una delle nostresfide, poiché a troppi di noi piaceaffittarvi una casa per le vacanze.5

Non possiamo tenere un piede inChiesa e uno nel mondo. Un motivo èche il mondo e la Chiesa stanno rapi-damente divergendo. Perderemo ilnostro equilibrio.

Sappiamo che «Niuno può servire adue padroni».6 Alcuni, temo, sonotentati di fare ciò che il presidenteMarion G. Romney descrisse comecercare di «servire il Signore senzaoffendere il diavolo».7

Il Salvatore insegnò: «Voi siete ilsale della terra; ora, se il sale divieneinsipido, con che lo si salerà? Non èpiù buono a nulla se non ad esser get-tato via e calpestato dagli uomini».8

Come diventiamo insipidi? Unmodo è quando smettiamo di esserediversi dal mondo. Molti in chiesa sistanno lasciando trascinare nella dire-zione del mondo e stanno sembrandoe diventando sempre più come ilmondo. Dobbiamo smettere di farcitrascinare.

Mettetevi dunquequesto nel cuoreA N Z I A N O L A R R Y W. G I B B O N SMembro dei Settanta

Non possiamo tenere un piede in Chiesa e uno nel mondo.

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L’anziano Robert D. Hales ha detto:«Come Santi degli Ultimi Giorni nondobbiamo assomigliare al mondo.Non dobbiamo divertirci come ilmondo. Le nostre abitudini personalidovrebbero essere diverse. I nostrisvaghi dovrebbero essere diversi».9

In questi giorni di relativismomorale dobbiamo essere pronti aprendere posizione e dire: «Questo ègiusto e questo è sbagliato». Non pos-siamo seguire la folla! Ora non stosuggerendo, naturalmente, di spo-starci nel deserto e chiudere a chiavele nostre porte. Possiamo stare nelmondo, andare a scuola, al lavoro,unirci ad organizzazioni socialmenteutili e così via. Ma dobbiamo restarefedeli alle norme del Signore.

Ho un caro amico che è un rispet-tabile medico generico. Egli pubblicaregolarmente un articolo nazionalesulla salute. Spesso tratta di nutri-zione. Egli ha un problema. Gli piac-ciono le ciambelle; deliziose, ma nonsono di solito considerate uno dei cibipiù salutari del mondo.

Per risolvere questo problema, egliha escogitato quella che chiama la suateoria di alimentazione 80:20. Questateoria dice che se sei molto bravo perl’80 per cento del tempo puoi man-giare quello che vuoi per l’altro 20 percento del tempo.

Questo potrebbe andar bene in ali-mentazione, ma il principio dell’80:20non è accettabile per cose come ilgioco d’azzardo, la pornografia o l’o-nestà. Fratelli e sorelle, a volte siamomembri della chiesa seguendo la teo-ria dell’80:20?

Considerate la donna che santificala domenica, a meno che non le servaqualcosa dal negozio. O l’uomo che èonesto in tutti i suoi rapporti finchénon può resistere all’impulso di esa-gerare le sue detrazioni dalle tasseperché gli fa risparmiare più di milledollari. O il padre che è dolce e gentile con sua moglie e i suoi figlieccetto quando ha avuto una giornatadifficile in ufficio.

Fratelli e sorelle, vendete quellacasa delle vacanze a Babilonia. Siamo non «parzialmente» ma «com-pletamente» Santi degli Ultimi Giorni.

In Luca 14:28 (Traduzione diJoseph Smith) il Signore dice:«Decidete dunque questo nel vostrocuore, che farete le cose che vi inse-gnerò e comanderò». Amo la frase:«Decidete questo». Fratelli e sorelle,prego che noi siamo «decisi». Ci sonopreziose benedizioni che deriverannosolo dalla completa sottomissione delnostro cuore a Dio.

Il presidente Heber J. Grant disse:«C’è un solo sentiero per i Santi degliUltimi Giorni che porta alla salvezza: ilsentiero del dovere. Non è la testimo-nianza, non sono le manifestazioni

meravigliose, non è la conoscenza cheil vangelo di Gesù Cristo è vero… nonè la conoscenza che il Salvatore è ilRedentore e che Joseph Smith fu ilSuo profeta che salverà voi e me, mal’obbedienza ai comandamenti di Dio,vivere come dovrebbe vivere un Santodegli Ultimi Giorni».10

Ora, giovani uomini e giovanidonne, mentre iniziate a stabilire lepriorità nella vita, ricordate che la solavera sicurezza nella vita è vivere icomandamenti. La sicurezza finanzia-ria e la posizione pubblica sono privedi significato senza la rettitudine. Velo assicuro.

Voi vivevate con il vostro Padreceleste nella vita preterrena. Eravatelà con Lui. Il vostro spirito sa checosa significa vivere nei regni celesti.

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Non potrete mai essere veramentefelici in un ambiente che non è cele-ste. Sapete troppo. Questo è uno deimotivi per cui per voi la malvagitànon potrà mai essere felicità.11 Chegran cosa è decidere una volta pertutte da giovani che cosa farete e checosa non farete in merito all’onestà,alla modestia, alla castità, alla Paroladi saggezza e al matrimonio nel tempio.

Fratelli e sorelle, restate sul sen-tiero stretto e angusto. Anzi, state nelmezzo del sentiero stretto e angusto.Non fatevi trascinare, non vagate, nonsiate sconsiderati, state attenti.

Ricordate, non flirtate con il male.Restate fuori dal territorio del diavolo.Non date a Satana alcun vantaggio.Osservare i comandamenti vi porteràla felicità che troppi cercano in altriluoghi.

L’anziano Nelson questa mattinaha insegnato che questa è la pienezzadel vangelo di Gesù Cristo. Questa è la Sua chiesa. La restaurazione èavvenuta! Non c’è motivo di tirarsiindietro.

So che il presidente Gordon B.Hinckley è il profeta del Signoreoggi. Sono grato di essere qui con lui e lo ringrazio per i suoi insegna-menti, la sua guida e il suo meravi-glioso esempio di forza. So che Dio vive ed è nostro Padre. Rendotestimonianza che Gesù è il Cristo. Nel nome di Gesù Cristo.Amen. ■

NOTE1. «The Human Soul’s Quest for God», Brigham

Young Magazine, febbraio 1995, 26.2. Riunione di addestramento dei dirigenti

a livello mondiale, gennaio 2003, 14.3. DeA 88:22.4. Inni, 201.5. Vedere The Neal A. Maxwell Quote Book,

ed. Cory H. Maxwell (1997), 25.6. Matteo 6:24.7. «Il prezzo della pace», La Stella, febbraio

1984, 6.8. Matteo 5:13.9. «Gifts of the Spirit», Ensign, febbraio

2002, 17.10. «The President Speaks», Improvement Era,

novembre 1936, 659.11. Vedere Alma 41:10.

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Non molto tempo dopo che lanostra amica Carolyn Rasmussi unì al corpo insegnanti della

Brigham Young University, dei nuovicolleghi la invitarono ad unirsi a loroper una camminata tra le montagnesovrastanti Provo. Carolyn non era unmembro della Chiesa di Gesù Cristodei Santi degli Ultimi Giorni, ma si erasentita particolarmente benvenutanella sua nuova cerchia di conoscenti,e si unì con gioia alla camminata.

Mentre il sole saliva nel cielo, gliescursionisti salivano sulla montagna.All’avvicinarsi dello scoccare delle10:00, il gruppo iniziò a cercare unluogo dove sedersi. Carolyn pensò:

«Meraviglioso. Come facevano asapere che avevo bisogno di riposare?»così anche lei cercò un posto comododove rilassarsi. Ma i partecipanti sem-bravano insolitamente presi da questapausa; alcuni si procurarono matite equaderni mentre uno cercava di sinto-nizzare una radio portatile.

Ciò che stava per accadere avrebbecambiato la sua vita per sempre. Unodei suoi amici disse: «Carolyn c’è qual-cosa che dobbiamo spiegarti. Questoè il primo sabato di ottobre e per noinon significa soltanto ammirare il favo-loso tempo e la caduta delle foglie,vuol dire anche avere una conferenzagenerale della Chiesa. Quali Santi degliUltimi Giorni, ovunque siamo, qual-siasi cosa facciamo, ci fermiamo edascoltiamo. Così ci fermeremo qui trale querce e i pini, guardando la vallatasotto di noi, e ascolteremo i profeti diDio per un paio di ore».

«Un paio di ore!» pensò Carolyn.«Non sapevo che ci fossero profeti diDio viventi sulla terra e certo nonsapevo che ce ne fossero abbastanzada parlare per due ore!» Certo non siimmaginava che si sarebbero fermatidi nuovo alle due del pomeriggio per altre due ore e che l’avrebberopoi invitata a sintonizzarsi a casa, ilgiorno dopo, per altre quattro ore diascolto.

Dei profeti dinuovo nel paeseA N Z I A N O J E F F R E Y R . H O L L A N DMembro del Quorum dei Dodici Apostoli

Non è una faccenda da poco per questa chiesa dichiarareal mondo l’esistenza della profezia, della veggenza e dellarivelazione, ma noi lo dichiariamo.

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Il resto lo potete immaginare. Conil dono di una copia delle Scritture daparte dei suoi studenti, l’amore dellefamiglie e degli amici del rione cheiniziò a frequentare e grazie alle espe-rienze spirituali che noi tutti deside-riamo per coloro che si avvicinano alVangelo, Carolyn fu battezzata e con-fermata quale membro della Chiesa. Il resto, come si dice, è storia. Dopoessere venuta a conoscenza della conferenza generale in cima alla YMountain quel giorno, la sorellaRasmus vide il suo personale adempi-mento dell’invito profetico di Isaia:«‹Venite, saliamo al monte dell’Eterno,alla casa dell’Iddio di Giacobbe; egli ciammaestrerà intorno alle sue vie, enoi cammineremo per i suoi sentieri›.Poiché da Sion uscirà la legge, e daGerusalemme la parola dell’Eterno».1

Stiamo giungendo al termine diun’altra magnifica conferenza gene-rale. Siamo stati benedetti nell’udire imessaggi dei nostri dirigenti, inclusoin particolare il presidente Gordon B.Hinckley, l’uomo che noi sosteniamoquale oracolo di Dio sulla terra, ilnostro profeta vivente, veggente erivelatore. Come i profeti hanno fattonelle dispensazioni da Adamo fino ainostri giorni, il presidente Hinckley ci ha simbolicamente radunato in una valle di Adam-ondi-Ahman, ci haamato, istruito e ci ha impartito la suabenedizione.2

Penso di poter dire tranquilla-mente che la preghiera di tutti i fra-telli e delle sorelle che ci hannoparlato questo fine settimana sia stataquella che la conferenza generalepotesse essere un’esperienza così edi-ficante e, se necessario, tale da cam-biare la vita di ognuno di noi come fuper la sorella Rasmus e altre migliaiadi persone che due volte all’annorispondono al nostro inno: «Ascolta ilProfeta e udrai la voce del Signor».3

Quale mia personale espressionedi testimonianza e di gratitudine per imessaggi e per il significato della con-ferenza generale, vorrei suggerire

almeno tre concetti che vengonodichiarati a tutto il mondo da questeconferenze due volte l’anno.

Primo, esse dichiarano intensa-mente e inequivocabilmente che vi èdi nuovo un profeta vivente sullaterra che parla nel nome del Signore.Quanto abbiamo bisogno di questaguida! I nostri giorni sono turbolentie difficili. Vediamo guerre tra lenazioni e problemi nelle case. I vicinitutt’attorno a noi affrontano doloripersonali e dispiaceri familiari.L’umanità prova centinaia di paure edi preoccupazioni diverse. Ciò ciricorda che quando le brume tene-brose circondarono i viaggiatori dellavisione avuta da Lehi riguardo all’al-bero della vita, esse avvolsero tutti ipresenti: i giusti e i malvagi, i giovanie i vecchi, i nuovi convertiti e i mem-bri di vecchia data. In quell’allegoria,tutti affrontarono l’opposizione e iltravaglio e solo la verga di ferro, ladichiarata parola di Dio, poteva farloro superare la difficoltà. Noi tuttinecessitiamo di quella verga. Noi tutti necessitiamo di quella parola.Nessuno è al sicuro senza di essa,poiché se mancasse chiunque si«svi[erebbe] su cammini proibiti e si

perde[rebbe]», dice la Scrittura.4

Quanto siamo grati per aver udito lavoce di Dio e provato la potenza diquella verga di ferro in questa confe-renza durante i due giorni trascorsi.

Raramente, nel corso degli anni,alcune fonti commentano che,secondo loro, i Fratelli, con le lorodichiarazioni, non vanno a segno, chenon conoscono davvero i problemi oche le loro norme e metodi sono anti-quati, non pertinenti ai nostri giorni.

Essendo io il minore di tutti coloroche sono stati sostenuti da voi pertestimoniare personalmente riguardoalla guida della Chiesa, dico con tuttoil fervore della mia anima che mai,nella mia vita personale o professio-nale, mi sono associato con ungruppo che colpisca così nel segno,che conosca tanto approfondita-mente i problemi che affrontiamo,che guardi profondamente nel pas-sato pur rimanendo in contatto colpresente, e soppesi così attenta-mente, con la preghiera e la medita-zione, ogni cosa. Attesto che laconoscenza detenuta da questocorpo di uomini e di donne riguardoai problemi sociali eccede quella diqualsiasi altro gruppo di studiosi o di

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ricercatori di cui io sia a conoscenza.Rendo personale testimonianza diquanto assolutamente buoni essisiano, di quanto duro essi lavorino edi quanto umilmente essi vivano.Non è una faccenda da poco per que-sta chiesa dichiarare al mondo l’esi-stenza della profezia, della veggenzae della rivelazione, ma noi lo dichia-riamo. È la vera luce che brilla in unmondo tenebroso, e viene emanatada queste conferenze.

Secondo, ciascuna di queste con-ferenze sono una chiamata ad agirenon solo per la nostra vita, ma per ilbenessere degli altri intorno a noi,per coloro che appartengono allanostra famiglia e alla nostra fede eper coloro che non ne fanno parte.Questa mattina il presidente Hinckleyci ha ricordato che quest’anno ricorreil 150mo anniversario di quelle com-pagnie di carretti a mano che, mentresi teneva la conferenza generale del-l’ottobre 1856 qui nella Valle del LagoSalato, avanzavano a stento negliultimi chilometri ghiacciati delNebraska e presto si sarebbero persinelle insormontabili nevicate delWyoming. Egli ha citato il messaggio

ispirato del presidente BrighamYoung ai santi durante quella confe-renza generale: «Andate a prenderequella gente che si trova nelle prate-rie e portatela qui».5

Proprio come alla conferenzagenerale dell’ottobre del 1856, iltema di salvare coloro che sono nelbisogno è anche il tema di questaconferenza, lo è stato per la confe-renza passata e lo sarà per la confe-renza della prossima primavera. Forseper questa conferenza non dovremoaffrontare le bufere o le sepolturenella terra ghiacciata, ma i bisognosisono ancora là fuori: i poveri e gliafflitti, gli scoraggiati e gli oppressi,coloro che si sono smarriti nei sen-tieri proibiti che abbiamo menzionatoprima, e le moltitudini che sono«tenut[e] lontano dalla verità soltantoperché non sanno dove trovarla».6

Essi sono tutti là fuori con le ginoc-chia fiacche, le mani cadenti7 e conl’avvicinarsi del cattivo tempo. Essipossono essere salvati solo da coloroche hanno qualcosa in più, che cono-scono di più e che possono aiutare dipiù. Non preoccupatevi di chiedere:«Dove sono?» Essi sono ovunque, alla

nostra destra e alla nostra sinistra, neinostri quartieri e nei luoghi di lavoro,in ogni comunità, contea e nazionedella terra. Prendete i vostri buoi e ivostri carri, riempiteli con il vostroamore, la vostra testimonianza e conun sacco di farina spirituale, poiandate in qualsiasi direzione. IlSignore vi guiderà verso coloro chesono nel bisogno se voi abbraccereteil vangelo di Gesù Cristo che è statoinsegnato durante questa conferenza.Aprite il vostro cuore e le vostre maniverso coloro che sono intrappolatinegli equivalenti Martin’s Cove eDevil’s Gate del ventunesimo secolo.Nel fare ciò onoriamo la ripetuta sup-plica del Maestro in favore della peco-rella smarrita, della moneta perduta edelle anime perse.8

Per ultimo, una conferenza gene-rale della Chiesa è una dichiarazione atutto il mondo che Gesù è il Cristo,che Egli e Suo Padre, il Dio e il Padredi tutti noi, apparvero al profetaJoseph Smith quale adempimentodell’antica promessa che Gesù diNazaret risorto avrebbe ancora unavolta ristabilito la Sua Chiesa sullaterra e che sarebbe di nuovo venuto«nella medesima maniera che [queisanti giudei lo videro] andare incielo».9 Questa conferenza, come ognialtra conferenza, è una dichiarazioneche Egli accondiscese a venire sullaterra in povertà e in umiltà per affron-tare il dolore e il rifiuto, la delusione ela morte cosicché noi potessimoessere salvati da quello stesso destinonell’eternità, poiché «per le sue livi-dure noi abbiamo avuto guarigione».10

Questa conferenza proclama ad ogninazione, tribù, lingua e popolo l’amo-revole promessa del Messia che «lasua benignità dura in eterno».11

A coloro che pensano di essere per-duti e senza speranza o che pensanodi aver compiuto il male per troppotempo, a tutti coloro che si preoccu-pano di essere dispersi sulle pianureinnevate della vita e che hanno rotto illoro carretto lungo il cammino, questa

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conferenza vi ricorda l’instancabileinsegnamento di Geova: «La [mia]mano rima[ne] distesa».12 «Poiché,nonostante ch’io protenda il mio brac-cio verso di loro», Egli disse, «[anchese] essi mi rinnegheranno; nondi-meno io sarò misericordioso verso diloro,… se si pentiranno e verranno ame; poiché il mio braccio è protesoper tutto il giorno, dice il SignoreIddio degli eserciti».13 La Sua miseri-cordia dura in eterno e la Sua mano èancora distesa. Il Suo è il puro amoredi Cristo, la carità che non verrà maimeno, la compassione che resisteanche quando tutte le altre forze ciabbandonano.14

Rendo testimonianza di questoGesù misericordioso che si tendeverso di noi e ci salva, che questa è laSua Chiesa redentrice basata sul Suoamore redentore e che, come dichia-rato dal Libro di Mormon, «vennerofra il popolo anche dei profeti, cheerano mandati dal Signore, e profetiz-zavano… [Sì], e vennero di nuovo nelpaese dei profeti».15 Rendo testimo-nianza che il presidente Gordon B.Hinckley è sotto ogni aspetto un pro-feta, uno di quelli la cui vita e vocenoi amiamo e per cui abbiamo pre-gato tanto. Egli concluderà questariunione semestrale. Per tale benedi-zione, e per tutte queste benedizionie per molte altre, ringrazio personal-mente nel periodo della conferenzagenerale. Nel nome di Gesù Cristo.Amen. ■

NOTE1. Isaia 2:3.2. Vedere DeA 107:53–56.3. «Ascolta il profeta», Inni, 13.4. 1 Nefi 8:28; vedere anche vv. 23–24.5. Deseret News,15 ottobre 1856, 252;

vedere anche LeRoy R. Hafen e Ann W.Hafen, Handcarts to Zion (1960), 120–121.

6. DeA 123:12.7. Vedere DeA 81:5.8. Vedere Luca 15.9. Atti 1:11.

10. Isaia 53:5.11. Vedere Salmi 136:1.12. Vedere Isaia 5:25; 9:17, 21.13. 2 Nefi 28:32.14. Vedere Moroni 7:46–47.15. Ether 7:23; 9:28.

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M iei cari fratelli e sorelle, queste conferenze sono unmiracolo. Non c’è nulla al

mondo che vi si possa paragonare.Se pensate che ci riuniamo qui inquesto grande Centro delle confe-renze e che ciò che diciamo vieneportato in tutto il mondo cosicché le persone di ogni continente pos-sano adorare insieme a noi l’Iddiovivente, è veramente un miracolostraordinario. Tutti gli oratori hannofatto molto bene. Avremmo volutoche ci fosse stato il tempo di ascol-tare tutte le Autorità generali.Purtroppo non è stato possibile. I dirigenti delle organizzazioni ausi-liarie ci hanno ispirato con i loromessaggi.

Anche le preghiere ci hanno ispirato. La musica è stata semplice-mente fantastica.

Siamo grati per questo stupendoCentro delle conferenze nel quale ciriuniamo, e per la tecnologia che per-mette alle nostre parole di essere por-tate su tutta la terra ai fedeli in moltenazioni e regioni.

Vorremmo che ci fosse la pacesulla terra e preghiamo senza posaaffinché possa giungere.

E ora, cari fratelli, vi lasciamo ilnostro affetto e la nostra benedizione.Possa lo Spirito del Signore restarenelle vostre case. Possa l’amore gui-dare i vostri rapporti familiari.

Per questo preghiamo nel salutarvifino alla prossima conferenza fra seimesi, nel sacro nome del nostroRedentore, e vi lasciamo il nostroamore e la nostra benedizione, nelSuo nome, nel nome del SignoreGesù Cristo. Amen. ■

Discorsodi chiusuraP R E S I D E N T E G O R D O N B . H I N C K L E Y

Vi lasciamo il nostro affetto e la nostra benedizione. Possalo Spirito del Signore restare sulle vostre case.

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Quando ricevetti questa chia-mata, implorai il Padre celestedi aiutarmi a capire di che

cosa avevano bisogno le sorelle dellaChiesa. Ebbi una forte testimonianzache noi, sue figlie, abbiamo bisognodi conoscere il Suo amore. Abbiamobisogno di sapere che Egli vede ilbuono che c’è in noi. Sentire il Suoamore ci incoraggia a perseverare fino alla fine, ci rassicura che siamoSue e ci conferma che Egli si cura di noi anche quando inciampiamo

e cadiamo temporaneamente.Ebbi la conferma di questo messag-

gio quando resi testimonianza alla ses-sione della domenica pomeriggiodella conferenza generale di aprile2002. Quella mattina mi dissero chel’anziano David B. Haight forse nonpoteva parlare alla conferenza. Se cosìfosse stato, avrei avuto cinque minutiper una mia testimonianza. Ho pre-gato molto per l’anziano Haight quelgiorno! La domenica mattina lo vidivenire al Centro delle conferenze e cominciai a rilassarmi, fino almomento in cui egli uscì durantel’inno cantato dalla congregazione.Quando mi ritrovai sul podio quelpomeriggio lo schermo che mostra leparole dei discorsi era vuoto! Ma ilmessaggio che continuava a venire allamia mente e al mio cuore era che ledonne avevano bisogno di sentire l’a-more del Signore nella loro vita quoti-diana. Era il messaggio che sapevo didover portare quel giorno, e continuaad essere il nostro messaggio.

La vostra risposta tenera e perso-nale a questo messaggio mi ha resaumile. Grazie per aver condiviso inche modo questo messaggio ha

benedetto la vostra vita. Le vostreparole hanno confermato che ognunadi noi ha diritto, e la necessità, di sen-tire l’amore del Signore ogni giorno.

Il nostro Padre celeste ci amavaprima che venissimo su questa terra.So che ci ama, sorelle, come pure SuoFiglio Gesù Cristo. Quell’amore noncambierà mai: è costante. Potete farviaffidamento. Possiamo esserne certe.

Proprio come il motto della Societàdi Soccorso ci rammenta che «la caritànon verrà mai meno», noi dobbiamocredere che l’amore di Cristo non civerrà mai meno. Tutto ciò che fac-ciamo nella Società di Soccorsodovrebbe riflettere l’amore del nostroSalvatore e l’amore del nostro Padreceleste. Questo grande amoredovrebbe essere alla base della nostramotivazione nel servire gli altri. Deveessere il nostro punto di partenza e lanostra destinazione!

Conosco una giovane madre di cin-que figli piccoli che chiamò unasorella più anziana, una cara guida perlei, e le chiese: «Possiamo andare afare quattro passi?» L’amica sapevache questo voleva dire che aveva biso-gno di parlare. A metà strada del per-corso lungo tredici chilometri, lagiovane madre disse: «Non posso cre-dere che il Padre celeste mi ami; hofatto molti errori nella mia vita. Noncredo di essere degna del Suo amore,come potrebbe amarmi?» Sorelle, sitrattava di una donna che aveva stipu-lato le alleanze del tempio ed eraattiva nella Chiesa. Eppure si sentivaindegna del Suo amore. La sorella piùanziana rispose prontamente: «Certoche ti ama. Tu sei Sua figlia».

Rifiutiamo spesso l’amore che ilSignore riversa su di noi, in maggiormisura di quanto siamo disposte ariceverne? Pensiamo di dover esserperfette per meritare il Suo amore?Quando permettiamo a noi stesse disentirci «eternamente circondat[e]dalle braccia del suo amore»,1 ci sen-tiamo al sicuro e ci rendiamo contoche non dobbiamo essere subito

Eternamentecircondate dal Suo amoreB O N N I E D. PA R K I NPresidentessa generale della Società di Soccorso

So che [il Padre celeste] ci ama, sorelle, come pure SuoFiglio Gesù Cristo. Quell’amore non cambierà mai: ècostante.

RIUNIONE GENERALE DELLA SOCIETÀ DI SOCCORSO2 3 s e t t e m b r e 2 0 0 6

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perfette. Dobbiamo riconoscere chela perfezione è un processo. Questoè un vangelo di progresso eterno, edobbiamo ricordare di apprezzare ilviaggio. Eterno significa «senza inizioné fine», quindi il Suo amore ci cir-conda ogni giorno. Ricordiamo che è costante, anche quando non lo riconosciamo. Mi piace la descrizionedi Nefi di questo meraviglioso dono:«L’amore di Dio… si effonde nelcuore dei figlioli degli uomini; per-tanto è la più desiderabile di tutte le cose… e la più gioiosa per l’a-nima».2 Attesto che è vero.

So che possono esserci alcune tranoi che hanno difficoltà a immaginarecome si prova questo amore. Pensate auna madre col suo neonato. Il calore,la sicurezza, la cura e la pace dell’ab-braccio di una madre può aiutarci acomprendere come ci si può sentirequando si è circondate dalle bracciadel Suo amore. Una giovane sorelladella Società di Soccorso ha scritto:«Solo nell’amore di mia madre mi avvi-cino a comprendere la grandezza e ilpotere dell’amore del Salvatore».

Madri, riuscite a vedere quantosiete essenziali nell’insegnare questoprincipio ai vostri figli? Quandoabbracciate i vostri figli con il vostroamore, essi intravedono il Suo amoreper loro. Il presidente Gordon B.Hinckley ci ha esortati dicendo:«Amate il Signore vostro Dio e amateSuo Figlio, e siate grati del Loro amoreper noi. Quando ogni altro amore sva-nisce, vi sarà sempre lo splendente,trascendente, eterno amore di Dio perognuno di noi e l’amore di Suo Figlio,che dette la vita per ognuno di noi».3

Una madre che conosce il suo rap-porto con Dio aiuta i suoi figli aconoscerLo e ad essere circondati dalSuo amore. Mi hanno toccato leparole di una figlia al funerale dellamadre centenaria: «Quand’ero ragazzae dovevo scegliere che lezioni seguire,entravo in cucina dove mia mammastirava. Le presentavo le diverseopzioni… mentre lei le ascoltava tutte.

Analizzavamo le possibilità… poi leimi diceva: ‹Bene, Cathy, hai pregato aquesto proposito?› Era imbarazzanteper me, e con esitazione domandavo:‹Bisogna pregare su tutto?› Lei rispon-deva semplicemente: ‹Io lo faccio›».4

Questa madre ascoltava; esprimevala sua fede nel Signore; dava l’esem-pio; dichiarava le sue aspettative allafiglia perché si rivolgesse continua-mente al Signore. Quando ci rivol-giamo al Signore, sentiamo che il Suoamore ci avvicina. Madri, insegnate aivostri figli a coinvolgere sempre ilSignore nella loro vita e aiutateli a rico-noscere la Sua amorevole influenza.

Io e mia madre ricevemmo insiemela nostra benedizione patriarcale. Ioavevo vent’anni e mia madre quaranta-nove. Non scorderò mai quel giorno: ilmodo in cui il patriarca pose le manisul capo di mia madre e le disse ditutte le volte in cui la sua vita era statarisparmiata dagli attacchi di febbre reu-matica, dalle malattie cardiache e altreinfermità. Egli raccontò la sua vita,

enumerando le volte in cui era statauna benedizione per gli altri. Egli parlòdelle cose che il Signore aveva in serboper lei e offrì guida su ciò che avevabisogno di fare. Io conoscevo miamadre; e ascoltai il patriarca, che nonla conosceva, descrivere la sua vita.Questa esperienza fu per me una testi-monianza che Dio vive, che Egli ci amae che ci conosce individualmente. Inquel giorno memorabile, sentii l’amoredel Signore per mia madre, e per me.

La più grande prova dell’amore cheil Salvatore ha per noi è la Sua espia-zione. Il Suo amore trabocca di grazia,pazienza, longanimità, misericordia eperdono.

Come nonne, abbiamo il sacro com-pito di circondare i nostri nipoti conl’amore. Quando una bimba di tre annifu irrispettosa verso la nonna, questa laistruì dicendole: «Non parlare allanonna in questo modo, perché noisaremo amiche per milioni e milioni dianni». Essere nonne non è forse la cosapiù bella che ci sia? Sorelle, ricordiamo

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che l’amore e le alleanze ci unisconocome famiglie eterne.

L’amore del Signore spesso è por-tato da altre persone che agiscono inbase ai suggerimenti dello Spirito.Stiamo ascoltando e seguendo talisuggerimenti?

A causa di problemi economici, unasorella dovette trasferirsi dalla suaamata casa e dal suo rione in cui avevavissuto per ventidue anni. Fu doloroso.Riferendosi alla sua prima domenicanel suo nuovo rione, disse: «Mi sentivomolto sola, anche se conoscevo qual-cuno. Quella mattina fui una delleprime ad arrivare alla Società diSoccorso. Rimasi seduta e osservai lesorelle che arrivavano e prendevanoposto. Sembravano tutte aver bisognodi una fila intera, non solo di una sedia.Non si sedettero vicine e non preseroposto accanto a me. Mi sentivo comeun’isola». Sorelle, perché ci facciamoquesto?! La sorella continuò: «Poiarrivò Lisa, quando mi vide il suo voltosi illuminò, venne a sedersi vicino a mee mi diede un grande abbraccio. È sor-prendente quanto possa significare un

piccolo gesto simile. Il suo calore», e ioaggiungerei il suo amore, «cancella-rono la mia solitudine».

Temo che a volte vediamo l’amoredel Signore solo nei grandi avveni-menti della nostra vita; ma dobbiamovederlo anche nelle cose più piccole.Non sottovalutiamo la nostra capacitàdi condividere il Suo amore tramiteun gesto semplice e genuino comesederci vicino a un’altra sorella e farlasentire benvenuta.

Voi sentite l’amore del Signorenella vostra vita? Il modo in cui iosento il Suo amore può essere diversoda come lo provate voi. Il segreto è diarrivare a capire come voi sentitequell’amore. E una volta provato, siatedisposte a condividerlo.

Come presidenza abbiamo visitatola costa del golfo devastato dall’ura-gano Katrina. Una sera, durante unariunione al caminetto, andai al pulpitoe sentii il suggerimento che tutte lesorelle presenti avevano bisogno diqualcuno che letteralmente andassevicino a loro e le rafforzasse. Dopo lariunione, io, sorella Hughes e sorella

Pingree ci siamo messe vicino a trediverse uscite e abbiamo abbracciatoogni sorella mentre andava via.Volevamo semplicemente esprimere ilnostro amore per loro. A tutte quellesorelle che sono in ascolto questasera, dico che noi lasciammo la cap-pella sentendoci rinnovate dall’amoredi Dio che avete condiviso con noi.Grazie per esservi prese cura l’unadell’altra, e di noi tre!

Nelle mie preghiere mattutine,chiedo al Padre celeste di riempirmidel Suo amore per poter svolgere laSua opera mettendoci il cuore. So chesono stata benedetta da questa richie-sta quotidiana. Come sorelle dellaSocietà di Soccorso, dobbiamo sfor-zarci di manifestare l’amore di Cristo,che ha sempre cercato di compiacereil Padre facendo la Sua volontà.Sorelle, dobbiamo fare ogni sforzoper seguire il Suo supremo esempio:dimostrare tale amore tramite i nostripensieri, le nostre parole e le nostreazioni, in tutte le cose che facciamo esiamo. Non dobbiamo lasciare chel’orgoglio o la vanità, l’egoismo o gliimpegni personali sostituiscano ilfatto di rivolgerci agli altri con amore.Semplicemente e profondamente,dobbiamo prima fare in modo diessere circondate dall’amore di Dio.Lo facciamo meglio quando accet-tiamo l’espiazione eterna delSalvatore. Allora possiamo espanderequel cerchio per includere la nostrafamiglia e tutti gli altri. Tale cerchiosarà invero come il cielo.

Dio vi benedica, mie care sorelle,affinché sentiate il Suo amore ognigiorno mentre osservate le alleanze,esercitate la carità e rafforzate levostre famiglie. Nel nome di GesùCristo. Amen. ■

NOTE1. 2 Nefi 1:15.2. 1 Nefi 11:22–23; corsivo dell’autore.3. «Parole del profeta vivente», Liahona

dicembre 1996, 8; «Excerpts from RecentAddresses of President Gordon B.Hinckley», Ensign, aprile 1996, 73.

4. Corrispondenza personale.

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I l dipinto di Minerva TeichertCristo con la veste rossa, sembraproprio raffigurare il tema del ver-

setto che abbiamo scelto per questaserata: «Sono eternamente circondatodalle braccia del suo amore» (2 Nefi1:15). Cristo sembra così affettuosocon le Sue braccia aperte verso di noi. Proprio come Egli invitò i Nefiti,«alzatevi e venite avanti verso di me»(3 Nefi 11:15), allo stesso modo Egliinvita ognuno di noi a venire a Lui,uno alla volta, affinché anche noi possiamo sapere «che Lui è il Dio ditutta la terra, e che è stato ucciso per i peccati del mondo» (3 Nefi11:14). Impariamo come ci si sente ad essere circondati dal Suo amore

quando accettiamo quell’invito.Sono sicura che ognuna di voi si è

sentita, in un momento o in un altro,circondata dalle braccia di Cristo. Mase siete come me, ci sono occasioni in cui si è piene di paura, quando lostress e tutte le cose da fare nella vitasembrano sommergerci, quando ci sisente lontane dallo Spirito. Forse visentite anche come se foste stateabbandonate. Il miglior antidoto, ognivolta che provo quei sentimenti, è ilricordo dei momenti in cui la pace di Cristo mi è giunta per rafforzarmi.Così questa sera vi invito a ricordarecon me cosa si prova a sentire l’amoredel Signore e a sentirsi circondatedalle Sue braccia.

Mia madre morì quando ero unagiovane madre. Avevo ancora bisognodei suoi consigli e suggerimenti.Dopo che il suo cancro venne dia-gnosticato, visse soltanto sei setti-mane. Inizialmente ero preoccupataper mio padre. Sono stata moltograta del fatto che la mamma nonabbia sofferto a lungo e che la suamorte sia stata una dolce esperienzaper noi. Ma poche settimane dopostavano arrivando la festa dellamamma e il suo compleanno, ecominciai a sentire terribilmente lasua mancanza. Volevo sentire le suebraccia intorno a me, e volevo esseresicura che lei stesse bene. Volevo

dirle che le volevo bene e che mimancava.

Una sera mentre stavo pregando epiangendo (cosa che succedevaspesso in quel periodo), improvvisa-mente e potentemente provai un sen-timento di conforto che pervase ilmio corpo. Quel sentimento mi fecesentire meglio; mi diede pace. Nondurò a lungo fisicamente, ma fu diimmenso conforto. Sapevo che eral’amore del Signore che mi stava cir-condando e donando pace e forza. Maproprio perché importante, quel sen-timento è rimasto nella mia memoriacome un dolce dono da aprire ericordare quando la vita è difficile.

A volte, quei momenti di amore ela conseguente pace sono arrivati ina-spettatamente e quando non ce n’erabisogno, quando non stavo incon-trando nessun problema o nessunapreoccupazione particolare. Una belladomenica autunnale, ero seduta nellamia sedia dove normalmente leggo leScritture e guardavo le foglie gialleche cadevano dall’albicocco delnostro vicino. Alzai lo sguardo dallemie Scritture e senza preavviso sentiiun senso di pace e contentezza chemi pervase. Il momento fu di brevedurata, ma nonostante ciò il ricordodell’amore che provai è rimasto. È undono da poter ricordare quando lavita diventa difficile.

Ma ogni giorno, quando lo cerco,provo l’amore del Signore e sento leSue braccia che mi circondano. Vedola prova dell’amore del Signore nellemie passeggiate mattutine, quandol’aria è pulita e il primo raggio di luceviene da est; sento il Suo amorequando improvvisamente mi viene in mente un passo delle Scritture e mi comunica qualcosa di nuovo.Riconosco il Suo amore quandoricevo insegnamenti da brave sorellenella Società di Soccorso o da inse-gnanti visitatrici che si prendono curadi me. Sento la Sua presenza quandoascolto bella musica o dei discorsimemorabili. Sorelle, il Signore è ovun-

Ricordare l’amoredel SignoreK AT H L E E N H . H U G H E SPrima consigliera della presidenza generale della Società di Soccorso

Dobbiamo cercare di conoscere e sentire l’amore delSignore nella nostra vita.

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que quando apriamo i nostri occhi e ilnostro cuore al Suo amore.

Ma ci sono donne tra di voi, nesono sicura, che in questo momentostanno pensando: «Quando mai hotempo per una passeggiata mattutina?Quando è stata l’ultima volta in cui hoavuto dieci minuti di calma per leggerele mie Scritture?» Oppure, «Quando èstata l’ultima volta che ho passato ungiorno senza dolore? O senza preoccu-pazione? O senza angoscia?» E mirendo conto di quanto sia vero che lavita spesso sia come una grande mon-tagna di obblighi, frustrazioni e delu-sioni. Ma il Signore è lì, come sempre:con le Sue braccia ancora aperte.Quando ci sentiamo sopraffatte, dob-biamo ricordare la pace che ci ha fattosentire in occasioni precedenti. La Suapace porta conforto e forza; il mondonon ci può dare questo.

Quali donne fedeli della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli UltimiGiorni, siamo state benedette con loSpirito Santo. Ogni volta che invitiamoil Salvatore nella nostra vita, lo SpiritoSanto ci porterà testimonianza dell’a-more che il Padre e Suo Figlio, ilnostro Salvatore, hanno per ognuna di noi. Ma sentire il loro amore nondipende solo dal nostro desiderio, maanche dalle nostre azioni. E le azioniche dobbiamo compiere ci sono note:una preghiera sincera, specifica eumile, seguita da un calmo ascoltodella risposta del Signore; uno studioregolare delle Scritture e tempo perponderare ciò che abbiamo letto; eancora, una disponibilità ad analizzarcia fondo e aver fiducia nella promessadel Signore, che Egli «farà in modoche le cose deboli divengano forti pernoi» (Ether 12:27). Quando studiamoe ponderiamo, siamo predisposte aisuggerimenti dello Spirito, e mentrediveniamo sempre più attente a questisuggerimenti, cominceremo a ricono-scere ogni giorno le opere del Signorenella nostra vita. Lo troveremo, comeaffermò l’anziano Maxwell, «nei detta-gli della nostra vita» («Becoming a

Disciple», Ensign, giugno 1996, 19). E quando ce ne rendiamo conto, sen-tiamo la Sua pace e riconosciamo chesiamo veramente circondate dallebraccia del Suo amore.

Durante la riunione di addestra-mento dei dirigenti a livello mondiale,nel gennaio 2004, il presidenteHinckley ha ammonito le donne dellaChiesa di «essere forti e inamovibili»contro il male che sta crescendo nelmondo («Essere forti e inamovibili»,Riunione di addestramento dei diri-genti a livello mondiale, 10 gennaio2004, 20). Sorelle, questo è il motivoper cui dobbiamo cercare di cono-scere e sentire l’amore del Signorenella nostra vita. È il motivo per cuidobbiamo ricordare e far tesoro dellenostre esperienze con la Sua pace e laforza che essa porta. Ed è il motivoper cui dobbiamo raccontare lenostre esperienze di fede e testimo-nianza, ai nostri figli e a coloro chenon hanno i genitori o persone care.

La nostra famiglia ha bisogno dellapace di Dio, e se non possiamo o nonvogliamo invitare il Signore nellanostra vita, allora la nostra famiglia

diventerà un riflesso della nostra agita-zione. Alle donne viene chiesto dieducare la propria famiglia, ma dob-biamo anche essere forti, dobbiamoessere un fondamento sicuro sul qualela nostra casa possa poggiare. Lanostra famiglia ha bisogno di riceverepace da noi, proprio come noi rice-viamo pace dal Signore. La nostra casadeve essere un posto dove la famigliae gli amici vogliono stare; un luogodove tutti quelli che vi entrano pos-sano trovare forza e coraggio peraffrontare le difficoltà della vita in unmondo sempre più malvagio. I nostrifigli hanno bisogno di sentirci «parlaredi Cristo,… gioire in Cristo e predicareil Cristo» (vedere 2 Nefi 25:26) affin-ché possano sapere a quale fonterivolgersi per quella pace che «sopra-vanza ogni intelligenza» (Filippesi 4:7).

Ricordate, sorelle, l’invito delSalvatore è chiaro e diretto, e siccome ècosì importante, esso è sempre uguale:«Venite a me voi tutti che siete trava-gliati ed aggravati… Prendete su voi ilmio giogo… poiché… il mio carico èleggero» (Matteo 11:28–30). Questa è lapromessa del Signore a me e a voi.

La mia preghiera per ognuna di noiè che potremo ricordarci quando ilSignore ci ha dato la Sua pace e ci hacircondate con le braccia del Suoamore. E che, se non avete sentitoquell’amore per molto tempo, pos-siate cercare di vederlo e sentirlomentre svolgete le faccende quoti-diane. Facendo questo, ogni giorno,mese e anno della vostra vita, ilricordo di quelle esperienze con ilSignore diventerà un dolce dono daaprire una seconda volta, o moltevolte, per rafforzarvi quando la vita èdifficile.

«Io vi do la mia pace», promette ilSignore, «Io non vi do come il mondodà» (Giovanni 14:27). Pace e forzasono ciò che desideriamo e ciò che èpossibile ottenere. Dobbiamo soloandare incontro alle Sue bracciaaperte. Nel nome di Gesù Cristo.Amen. ■

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L IAHONA N OVEMBRE 2 0 0 6 113

Nel bel dipinto di MinervaTeichert, Cristo con la vesterossa, il Salvatore dell’umanità,

con le impronte dei chiodi nelle mani,sta maestosamente a braccia tese.Con tenerezza e compassione Egliguarda giù verso le donne che si rivol-gono a Lui.

Mi piace il simbolismo delle donneche si protendono a toccare ilSalvatore. Noi desideriamo esserevicine al Signore, poiché sappiamoche Egli ci ama e desidera «circondarci

eternamente con le braccia del Suoamore».1 Il Suo tocco può guarire i disturbi spirituali, emotivi e fisici. Egli è il nostro Avvocato, Esempio,Buon Pastore e Redentore. A chi altridovremmo guardare, rivolgerci edandare, se non a Gesù Cristo, il nostro«perfetto esempio di fede»?2

Egli disse: «Sì, in verità… Se ver-rete a me, avrete la vita eterna. Ecco,il mio braccio di misericordia è tesoverso di voi, e chiunque verrà, io loriceverò».3 La Sua promessa ci invitanon solo a rivolgerci a Lui, ma anche afare il passo successivo: andare a Lui.

Questa è una dottrina che motivae rallegra. Il Messia estende il Suobraccio misericordioso verso di noi,sempre desideroso di riceverci, sescegliamo di andare a Lui. Quandoandiamo al Salvatore, con «pienointento di cuore»,4 sentiamo il Suoamorevole tocco in molti modi personali.

«Or una donna»5 fece questa sceltae sentì il Suo tocco. «E una donna cheavea un flusso di sangue da dodicianni ed avea spesa ne’ medici tutta lasua sostanza senza poter esser guaritada alcuno,

accostatasi per di dietro, gli toccò illembo della veste; e in quell’istante ilsuo flusso ristagnò.

E Gesù domandò: Chi m’ha toc-cato? E siccome tutti negavano,Pietro e quelli ch’eran con lui, rispo-sero: Maestro, le turbe ti stringono e t’affollano.

Ma Gesù replicò: Qualcuno m’hatoccato, perché ho sentito che unavirtù è uscita da me.

E la donna, vedendo che non erarimasta inosservata, venne tutta tre-mante, e gettatasi a’ suoi piedi,dichiarò, in presenza di tutto ilpopolo, per qual motivo l’avea toccatoe com’era stata guarita in un istante.

Ma egli le disse: Figliuola, la tuafede t’ha salvata; vattene in pace».6

Mi sono chiesta che cosa sarebbesuccesso se questa donna col flusso disangue non avesse creduto abbastanzanel Salvatore da fare qualsiasi sforzofosse necessario per toccare la Suaveste. In quella folla credo che anchesolo avvicinarsi a Lui richiedesse uncerto impegno. Ma ella «senza starpunto in dubbio»,7 perseverò.

Allo stesso modo, noi dobbiamodimostrare che la nostra fede nelSignore è penetrata abbastanza nelnostro cuore da spingerci all’azione.

Un’amica mi ha parlato di unavolta in cui si sentiva inconsolabile.Era talmente addolorata per una tra-gedia di famiglia che un giorno nonriuscì nemmeno a uscire di casa.All’improvviso, una sorella dellaSocietà di Soccorso si presentò allasua porta e disse: «Sentivo che avevibisogno di me». La sorella non indagòné chiese dettagli, ma strinse la miaamica tra le braccia e le chiese:«Vorresti che diciamo una preghiera?»Dopo la preghiera, la sorella se neandò. Quel tocco gentile e quella sen-sibilità aiutarono molto il cuore spez-zato della mia amica a guarire.

L’affettuosa sorella della Società diSoccorso non solo ascoltò lo Spirito,ma agì in base a tale suggerimento.Realmente ella mostrò che la virtù

Guardare a Cristo,rivolgersi e andare a LuiA N N E C . P I N G R E ESeconda consigliera della presidenza generale della Società di Soccorso

Il Messia estende il Suo braccio misericordioso verso di noi, sempre desideroso di riceverci, se scegliamo di andare a Lui.

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114

che si trova nelle dottrine di salvezzal’aveva toccata così profondamenteche ogni giorno cercava di esseresimile a Cristo. Le sue azioni riflette-vano la sua comprensione personaleche «la carità non verrà mai meno».8

Dei milioni di fedeli sorelle dellaSocietà di Soccorso che, come questasorella compassionevole, riflettonol’infinito amore di Cristo,9 che è lacarità, il presidente Gordon B.Hinckley ha detto: «Innumerevolisono le azioni compiute da questedonne straordinarie, meravigliose ealtruiste, nel soccorrere chi si trovanel bisogno, nel fasciare le piaghe dicoloro che sono stati feriti, nel daresostegno e conforto a coloro che sitrovano in difficoltà… nel rialzarecoloro che sono caduti e nel dare loroforza, incoraggiamento e volontà diproseguire il loro cammino».10

Quella volontà di andare verso ilnostro Salvatore a volte richiede un

immediato pentimento. Ciò significariconoscere che abbiamo fatto deglierrori o che non abbiamo fatto ciòche potevamo per incoraggiare o aiu-tare qualcuno. Tali cambiamenti nelnostro corso, apportati tramite il pen-siero, le azioni o le parole sono essen-ziali per tutti coloro che desideranovenire a Cristo. Essi rappresentano lescelte individuali su come il nostrotocco reciproco sarà sentito letteral-mente o figurativamente.

Ci avviciniamo al Salvatore quandoabbracciamo gli altri con affetto.Oppure non lo facciamo. Diamo sol-lievo alle ferite emotive o fisiche.Oppure no. Ci guardiamo con occhioamorevole invece che critico. Oppureno. Chiediamo perdono per il dolorecausato, anche se involontariamente.Oppure no. Ci impegnamo spiritual-mente a perdonare coloro che cihanno offeso. Oppure no.Correggiamo prontamente i nostri

errori od omissioni nei rapporti per-sonali quando ce ne rendiamo conto.Oppure no.

Come voi, anch’io so che cosasignifica apportare dei cambiamenti alnostro corso. Ricordo una voltaquando, involontariamente, offesi unasorella del mio rione. Avevo bisognodi sistemare la questione, ma devoammettere che il mio orgoglio miimpediva di andare da lei e chiederledi perdonarmi. La famiglia, gli altriimpegni e così via mi offrirono scuseper rimandare il mio pentimento. Erocerta che le cose si sarebbero siste-mate da sole. Ma non fu così.

Nella quiete di diverse notti, misvegliavo con la chiara consapevo-lezza che non stavo seguendo ilcorso che il Signore voleva cheseguissi. Non stavo agendo in basealla mia fede che il Suo braccio dimisericordia era teso verso di me, seavessi agito bene. Pregai per avere

Page 117: Discorsi della conferenza generale

forza e coraggio, mi umiliai, andai acasa della sorella e le chiesi perdono.Per entrambe fu una bella esperienzache portò sollievo.

A volte, correggere il nostro corsoè immediato come ripercorre i nostripassi affrettati verso l’uscita dopo leriunioni di chiesa, riattraversare l’atrioe salutare una sorella sola che sap-piamo ci parlerà a lungo. Spesso è unprocesso più lungo, come quandosuperiamo il risentimento verso unfamiliare che ci ha trattato con scorte-sia, mentre noi stiamo cercando dicostruire rapporti positivi. Le corre-zioni apportate al nostro corso, chesono punti cruciali del pentimento,«rend[ono] poi un pacifico frutto digiustizia».11

Cercando quel frutto di giustizia,noi, come le donne nel capolavoro diMinerva Teichert, ci rivolgiamo in ado-razione al Salvatore, perché sappiamoche Egli tende «il braccio di misericor-dia verso coloro che ripongono laloro fiducia in lui».12 Poiché questagloriosa promessa è vera, a chi altridovremmo guardare, rivolgerci oandare, se non a Gesù Cristo, la Lucedel mondo, l’Agnello di Dio, il nostroMessia?

Io so che «il Figlio della giustizia,con la guarigione nelle ali»13 sorgenon solo per quella donna col flussodi sangue, ma per ciascuna di noi.Egli ci guiderà, benedirà e riunirà, se scegliamo di andare a Lui.Possiamo noi farlo ogni giorno dellanostra vita.

Nel nome di Gesù Cristo. Amen. ■

NOTE1. Vedere 2 Nefi 1:15.2. Ebrei 12:2.3. 3 Nefi 9:14.4. 3 Nefi 10:6.5. Marco 5:25.6. Luca 8:43–48.7. Giacomo 1:6.8. Moroni 7:46.9. Vedere Moroni 8:17.

10. «Mormone deve voler dire ‹più buono›», La Stella, gennaio 1991, 55.

11. Ebrei 12:11.12. Mosia 29:20.13. 3 Nefi 25:2.

L IAHONA N OVEMBRE 2 0 0 6 115

M ie care sorelle, è un’occa-sione meravigliosa per mepotervi parlare a questa

grande conferenza della Società diSoccorso. Stasera abbiamo ascoltatodei discorsi eccezionali tenuti dadonne di grande fede e capacità.Voglio che la presidenza della Societàdi Soccorso sappia che abbiamo pienafiducia in loro. Le apprezziamo sottoogni aspetto. Siamo lieti che abbianoscelto questo tema tratto dal Libro diMormon, da 2 Nefi: «Eternamente cir-condato dalle braccia del suo amore»(vedere 2 Nefi 1:15). Le donne dellaSocietà di Soccorso sono letteral-mente eternamente circondate dallebraccia del nostro Signore.

A mio avviso, questa è una delle più

grandi organizzazioni femminili delmondo. È una creazione divina.Joseph Smith parlò e agì da profetaquando organizzò la Società diSoccorso nel 1842. All’epoca eglidisse: «L’organizzazione della Chiesa di Cristo non fu mai perfetta fino a che le donne non furono organizzate»(Sarah M. Kimball, «Early Relief SocietyReminiscences», 17 marzo 1882, ReliefSociety Record, 1880–1892, Archividella Chiesa di Gesù Cristo dei Santidegli Ultimi Giorni, 30).

Oggi i membri della Società diSoccorso sono circa cinque milioni. Èorganizzata in molte nazioni e insegnain molte lingue. Raggruppa tutte ledonne della Chiesa dai diciotto anniin su. Tra di loro vi sono giovanidonne single, donne che non si sonomai sposate, donne vedove o divor-ziate, donne con marito e figli, donnepiù avanti negli anni, molte delle qualihanno perso il loro compagno eterno.

Una volta un amico, di un’altrafede, mi disse: «La vostra Chiesa è unesempio di amore, devozione e servi-zio». La Società di Soccorso è unesempio di cosa? Che cosa significa?Lasciate che provi a spiegarlo.

Società di Soccorso significaamore. È fantastico essere testimonidell’affetto reciproco delle donnebuone. Esse stringono legami affettivicon rapporti di amicizia e rispettoreciproco. Per molte donne, questa

Dalle braccia del Suo amoreP R E S I D E N T E G O R D O N B . H I N C K L E Y

Questa è una delle più grandi organizzazioni femminili del mondo. È una creazione divina.

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organizzazione è veramente l’unicafonte di rapporti di amicizia.

Nelle donne c’è l’istinto naturale diaiutare con amore coloro che sof-frono e sono nel bisogno. Il pro-gramma di benessere della Chiesa èdescritto come un programma basatosul sacerdozio, ma non potrebbe fun-zionare senza la Società di Soccorso.

Società di Soccorso significa istru-zione. È dovere di ogni donna di que-sta chiesa di ricevere tutta l’istruzionepossibile. Migliorerà la sua vita eaumenterà le sue possibilità. Le garan-tirà delle capacità da offrire al mer-cato, in caso di necessità.

La settimana scorsa ho ricevutouna lettera di una madre sola, di cuivorrei leggervi una parte. Dice:

«Sono passati dieci anni da quandoha fatto menzione della nostra fami-glia nella conferenza di ottobre1996… Le parole di consiglio e inco-raggiamento che ha dato a me e allealtre sorelle sole sono state usatenella mia vita quotidiana. La frase cheè diventata il motto è: ‹Fate del vostromeglio›, e questo è quanto io e i mieifigli cerchiamo di fare.

Tutti e quattro i miei figli si sonodiplomati a scuola e nel Seminario.Due di loro hanno svolto una missionea tempo pieno. Stiamo tutti lavorandoper essere autosufficienti e continuaread essere fedeli nel Vangelo. È un bel

sentimento sapere che ce l’abbiamofatta da soli negli ultimi anni… C’è unsentimento di soddisfazione nel tro-varsi nuovamente in grado di reggersiin piedi da soli e provvedere ai bisognidella famiglia…

Sono stata incoraggiata a tornare ascuola… È veramente difficile lavo-rare a tempo pieno e frequentare icorsi serali, ma ha allargato le mieprospettive di vita e mi ha aiutato aessere una persona migliore. La miafamiglia, i membri del mio rione e imiei colleghi mi hanno sostenutomolto e io mi laureerò il prossimodicembre.

Ponderando sulla mia benedizionepatriarcale e rendendola oggetto didigiuni e preghiere, mi sono postadelle mete realistiche che ho usatocome mappa per tenermi sulla giustadirezione con i principi del vangelo.Frequento le riunioni, prego ognigiorno e pago la decima. Prendo sulserio la mia chiamata quale inse-gnante in visita…

La Chiesa è vera ed è un onore e unprivilegio essere contati fra i membridegni e benedetti della Chiesa di GesùCristo dei Santi degli Ultimi Giorni.Siamo guidati dall’ispirazione di unaffettuoso Padre celeste che ci conoscee vuole che noi progrediamo e cre-sciamo. Voglio ringraziarla per le suegentili parole di incoraggiamento di

dieci anni fa, e per le continue paroleispirate che vengano dal Signore tra-mite i Suoi servitori. So di essere unafiglia di Dio e sono benedetta dalla miaappartenenza alla Sua chiesa».

Società di Soccorso significa auto-sufficienza. Le migliori riserve di cibonon sono nei silos del programma dibenessere, ma nelle case dei nostrifedeli. È gratificante vedere barattoli digrano, riso e fagioli conservati sotto illetto o nelle dispense di donne che sisono prese la responsabilità del pro-gramma di benessere. Questo cibopotrebbe non essere delizioso, ma sarànutriente, se dovrà essere utilizzato.

Società di Soccorso significa sacrifi-cio. Sono sempre commosso da que-sto semplice verso di Anne Campbell,scritto in memoria di suo figlio. Elladisse:

Sei il viaggio che non ho mai fatto;sei le perle che non posso comprare;sei il mio azzurro lago italiano;sei il mio angolo di cielo lontano»(«To My Child», citato da Charles L.Wallis in The Treasure Chest[1965], 54).

Molte di voi sono madri. Sieteresponsabili della cura e dell’educa-zione dei figli. Quando sarete anzianee con i capelli bianchi, non chiederetedei vestiti eleganti che indossavate,delle automobili che guidavate o dellagrande casa nella quale avete vissuto.Chiederete insistentemente: «Comesono cresciuti i miei figli?»

Se sono cresciuti bene, saretegrate; altrimenti, avrete solo pocaconsolazione.

Altrove ho scritto: «Dio benedica voimadri! Quando tutte le vittorie e lesconfitte degli sforzi umani sarannoaccertate, quando la polvere delle bat-taglie della vita si poserà, quando tuttociò per cui abbiamo lavorato tantoduramente in questo mondo svaniràdavanti ai nostri occhi, voi dovreteessere là, come forza per una nuovagenerazione, quel moto sempre

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L IAHONA N OVEMBRE 2 0 0 6 117

crescente che migliora la razza umana»(One Bright, Shining Hope [2006], 18).

Qualche anno fa, nel tabernacolodi Salt Lake, l’anziano Marion D.Hanks fungeva da moderatore in undibattito. Tra coloro che prendevanoparte a questo dibattito c’era una gio-vane donna attraente e capace, divor-ziata, madre di sette figli che alloraandavano dai sette ai sedici anni.Ricordo che ella disse che una sera siera recata a consegnare qualcosa auna vicina che abitava dall’altra partedella strada. Ascoltate le sue parole,così come le ricordo:

«Quando mi voltai per tornare incasa, vidi che tutte le luci eranoaccese. Potevo sentire l’eco delle vocidei miei figli che avevo udito quandoero uscita da quella porta pochiminuti prima; mi chiedevano:‹Mamma, cosa c’è per cena?› ‹Puoi por-tarmi in biblioteca?› ‹Questa sera devoprocurarmi della carta per fare deiposter›. Stanca ed esausta, continuavoa guardare stupita la mia casa, in cuiogni luce era accesa. Pensai a tutti queibambini che aspettavano che tornassi

per soddisfare le loro necessità. I mieifardelli mi sembrarono più pesanti diquanto potessi portare.

Ricordo che alzai gli occhi pieni dilacrime verso il cielo e dissi: ‹CaroPadre, questa sera non sono in gradodi farcela. Sono troppo stanca. Non cela faccio più. Non posso tornare a casae provvedere da sola a tutti quei bam-bini. Non posso semplicemente venireda Te e rimanere con Te soltanto peruna notte? Sarò di ritorno domattina›.

Non sentii veramente le parole, male udii nella mia mente. La risposta fu:‹No, piccola mia, non puoi venire dame ora. Non vorresti più tornareindietro. Ma io posso venire da te›».

Ci sono molte donne come questagiovane madre, che si è trovata sola edisperata, ma abbastanza fortunata daavere fede nel Signore, che potevaamarla e aiutarla.

Società di Soccorso significa fede.Significa mettere al primo posto lecose più importanti; come il paga-mento della decima.

L’anziano Lynn Robbins deiSettanta racconta la storia di un

presidente di palo di Panama.Da giovane, appena tornato dalla

missione, trovò la ragazza che volevasposare. Erano felici, ma molto poveri.

Giunse poi un momento particolar-mente difficile, in cui si trovaronosenza cibo né soldi. Era sabato e la dispensa era completamente vuota.Rene era addolorato che la sua giovanemoglie fosse affamata. Decise di nonaver altra scelta che prendere i soldidella decima e comprare del cibo.

Mentre stava per uscire sua moglielo fermò per chiedergli dove stesseandando. Disse che stava andando acomprare del cibo e lei gli chiesedove avesse trovato i soldi. Lui risposeche erano i soldi della decima; «Quellisono i soldi del Signore: non li useraiper comprare del cibo». La fede di leiera più forte di quella di lui. Rimise isoldi a posto e andarono a dormireaffamati.

Il mattino seguente non fecero cola-zione e andarono in chiesa a digiuno.Rene diede al vescovo i soldi delladecima, ma era troppo orgoglioso per dire al vescovo che si trovavano

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nel bisogno.Dopo le riunioni lui e la moglie

lasciarono la cappella diretti versocasa. Non avevano fatto molta stradaquando un nuovo membro del rioneli chiamò. Quest’uomo era un pesca-tore e disse loro che aveva più pescedi quanto potesse consumarne;avvolse cinque piccoli pesci nellacarta di giornale per loro, ed essi loringraziarono. Mentre continuavano acamminare verso casa, furono fermatida un altro membro che diede lorodelle tortillas; poi un altro li fermò perdargli del riso; e un altro ancora livide e diede loro dei fagioli.

Quando giunsero a casa, avevanoabbastanza cibo per due settimane.Furono ancora più sorpresi quandoaprirono la carta con i pesci e trova-rono due pesci grandi invece dei cin-que piccoli che pensavano di avervisto. Divisero il pesce in porzioni e lomisero nel freezer del vicino.

Hanno ripetutamente testimoniatoche da allora non è mai mancato lorodel cibo.

Mie care sorelle, tutte queste mera-vigliose virtù impersonificate dallaSocietà di Soccorso, rappresentanol’essere «eternamente circondatodalle braccia del suo amore».

Questo è ciò che tutti desideriamo.Questo è ciò che tutti speriamo.Questo è ciò per cui tutti preghiamo.

Ora, mie care sorelle, ancora qual-che parola per concludere. Vi ricordoche non siete cittadini di secondaclasse nel regno di Dio. Voi siete laSua creazione divina. Gli uominidetengono il sacerdozio. Il vostro èun ruolo diverso: diverso ma ancheestremamente importante. Senza di voi, il piano di felicità del Padresarebbe frustrato e non avrebbe vera-mente senso. Voi rappresentate il cin-quanta per cento dei membri dellaChiesa, e siete le madri del restantecinquanta per cento. Non si può nonprendervi in considerazione.

Proprio qualche giorno fa, ho rice-vuto una lettera da una cara amica. Sichiama Helen, e suo marito si chiamaCharlie. Tra le altre cose, scrive:

«Oggi io e Charlie abbiamo parlatoalla riunione sacramentale. Nel miodiscorso ho detto quale consiglio miha dato dopo essermi diplomata allaIdaho Falls High School e aver pro-grammato di frequentare il RicksCollege. Mi aveva detto che avreidovuto frequentare il Church Collegeof Hawaii, dove avrei avuto maggioripossibilità di incontrare e sposare un

giovane di discendenza cinese.Seguii il suo consiglio e andai al

CCH, dove incontrai Charlie e lo spo-sai. Siamo sposati da trentasette annie abbiamo cinque figli. Tutti e cinquehanno svolto una missione… Tre deinostri figli si sono sposati nel tempiodelle Hawaii. Abbiamo due figli nonsposati, ma noi speriamo che trovinouna degna compagna con cui andarepresto al tempio. Abbiamo sei adora-bili nipoti, e due in arrivo.

Sono stata benedetta con un maritofedele, che fa onore al sacerdozio ed èstato degno di servire il Signore comevescovo, presidente di palo e presi-dente di missione. Per me è stato unonore sostenerlo in tutte le sue chia-mate nella Chiesa. Sono stata presi-dentessa della Società di Soccorso dipalo per quasi cinque anni.

Oggi, contando le mie molte bene-dizioni, non posso fare a meno dipensare alla grande influenza che leiha avuto nella mia vita. Voglio soloche lei sappia che ho seguito il suoconsiglio e grazie a questo la mia vitaè stata grandemente benedetta. Laringrazio per il tempo che mi ha dedi-cato nel seguire il mio progressoquando ho lasciato Hong Kong pervenire in America».

Questo è quello che la Società diSoccorso fa per le donne. Dà loro lapossibilità di crescere e svilupparsi.Conferisce loro la condizione diregina della propria casa. Crea perloro uno spazio e una posizione in cuipossono crescere sviluppando i lorotalenti. Offre loro fierezza e guidanella vita familiare. Aumenta in lorol’apprezzamento per un bravo compa-gno eterno e i figli.

La Società di Soccorso è un’orga-nizzazione gloriosa. Non c’è nulla diparagonabile al mondo.

Possa il Signore benedire ognunadi voi con queste meravigliose virtù,che si acquisiscono partecipando allaSocietà di Soccorso. Per questo pregoumilmente nel sacro nome di GesùCristo. Amen. ■

Sorelle di San Pietroburgo, in Russia, si riuniscono per la riunione generale della

Società di Soccorso.

Page 121: Discorsi della conferenza generale

L IAHONA NOVEMBRE 2006 119

L e seguenti istruzionisulle lezioni della quartadomenica nelle classi del

Sacerdozio di Melchisedec edella Società di Soccorso sosti-tuiscono quelle contenute nel manuale Informazioni per i dirigenti del sacerdozioe delle organizzazioni ausi-liarie sui corsi di studio 2005–2008.

Le riunioni del Sacerdoziodi Melchisedec e della Societàdi Soccorso della quartadomenica del mese sarannodedicate agli «Insegnamentiper il nostro tempo». Tutte lelezioni sugli «Insegnamentiper il nostro tempo» sarannotratte dai discorsi del numerodella Liahona dell’ultima con-ferenza generale. Questi

numeri sono pubblicati inmaggio e novembre. I di-scorsi si possono anche tro-vare on line (in molte lingue)sul sito www.lds.org.

Ogni lezioni potrà esserepreparata utilizzando uno opiù discorsi. I presidenti dipalo e distretto possono sce-gliere quali discorsi far usare,oppure lasciare questaresponsabilità ai vescovi epresidenti di ramo. I dirigentidel sacerdozio devono riba-dire l’importanza di avere ifratelli del Sacerdozio diMelchisedec e le sorelle dellaSocietà di Soccorso che stu-diano gli stessi discorsi nellestesse domeniche. Gli inse-gnanti devono cercare il con-siglio dei loro dirigenti per

quanto riguarda particolariargomenti da trattare.

Coloro che partecipanoalle lezioni della quarta dome-nica sono incoraggiati a stu-diare e a portare in classe laLiahona dell’ultima confe-renza generale. I dirigenti dirione e ramo devono assicu-rarsi che tutti i fedeli abbianoaccesso alle riviste dellaChiesa.

Suggerimenti perpreparare una lezione sui discorsi• Pregare affinché lo Spirito

Santo sia con voi mentrestudiate e insegnate il di-scorso (o i discorsi). Avolte potreste essere ten-tati a non usare i discorsidelle conferenze e prepa-rare la lezione con mate-riale diverso. Ma il corso distudio approvato è basatosui discorsi delle confe-renze. Il vostro incarico èquello di aiutare gli altri adapprendere e a vivere ilVangelo come insegnatonelle più recenti confe-renze generali dellaChiesa.

• Leggere il discorso(i) cer-cando i principi e le dot-trine più inerenti aibisogni dei membri dellaclasse. Nel discorso stessocercare anche le storie, iriferimenti scritturali e ledichiarazioni che pos-sono aiutare a insegnare

i principi e le dottrine.• Preparare uno schema di

come si vogliono inse-gnare i principi e le dot-trine. Lo schema devecomprendere le domandeche aiutano i membri dellaclasse a:–Cercare nel discorso(i) iprincipi e le dottrine che sistanno insegnando.–Pensare al significato deiprincipi e delle dottrine.–Condividere la loro com-prensione, idee, espe-rienze e testimonianze deiprincipi e delle dottrine.–Vivere questi principi edottrine.

• Studiare i capitoli 31 e 32di Insegnare non c’è chia-mata più grande.

«Quello che conta di più èche i membri della classe sen-tano l’influenza dello Spirito,accrescano la loro cono-scenza del Vangelo, imparinoa mettere in pratica i principidel Vangelo nella vita di ognigiorno e si impegnino mag-giormente a vivere il Vangelo»(Prontuario per l’insegnante[2001], 12).

Vi preghiamo di inviare ivostri commenti riguardo a«Insegnamenti per il nostrotempo» a CurriculumDevelopment, 50 East NorthTemple Street, Room 2420,Salt Lake City, UT 84150-3220,USA; e-mail: [email protected]. ■

Insegnamenti per il nostrotempo

Mesi

novembre 2006–

aprile 2007

maggio 2007–

ottobre 2007

Sussidi per la lezione della quartadomenicaDiscorsi pubblicati nella Liahona di

novembre 2006*

Discorsi pubblicati nella Liahona di

maggio 2007*

*I discorsi si possono anche trovare on line (in molte lingue) sul sito www.lds.org.

Page 122: Discorsi della conferenza generale

Le seguenti idee possono essered’aiuto per lo studio personaleo la serata familiare. (I numeri

di pagina tra parentesi si riferisconoall’inizio dei discorsi). Anche ilseguente elenco di storie potrebbeessere utile.

PER I BAMBINICerca le parole

1. Riempire gli spazi bianchi: «Viporto testimonianza che la Risurre-zione non è una ______». (Vedere il discorso dell’anziano Joseph B.Wirthlin, a pagina 28). Che cosa

significa? In che modo una testimo-nianza della Risurrezione cambia lavita di ogni giorno?

2. Nel discorso dell’anziano JeffreyR. Holland, cosa hanno fatto coloroche erano andati sulla montagnaquando è iniziata la conferenza gene-rale? (vedere il discorso inizia a pagina104). Cosa puoi fare tu quando è l’oradella conferenza generale?

3. Come Pahoran, nel Libro diMormon, non c’è bisogno che noisiamo scortesi quando qualcuno lo ècon noi. Cosa dovresti dire quandoqualcuno è poco gentile con te?(Vedere il discorso dell’anziano DavidA. Bednar a pagina 89).

Attività1. Il presidente James E. Faust ha

insegnato che essere un discepolovuol dire obbedire al Salvatore: «Lebenedizioni dell’essere discepolisono facilmente a disposizione di

tutti coloro che desiderano pagarneil prezzo». Piega un foglio a metà. Su un lato scrivi ciò che bisogna«pagare» per essere un discepolo diCristo: studiare le Scritture, frequen-tare la chiesa, dire la verità ed esseregentile. Sull’altro lato scrivi le bene-dizioni che derivano dal seguireCristo: gioia, pace, protezione, guidae rapporti familiari eterni. Ogni voltache devi scegliere tra il bene e ilmale, ricorda la lista delle benedi-zioni e quanto sono importanti per te.

2. Sorella Elaine S. Dalton ha detto:«Ai giovani di nobile diritto di nascitadico: guardate attraverso le vetratedell’eternità! Vedetevi nei sacri templidel Signore. Vedetevi che vivete inmodo degno e puro. Intere genera-zioni dipendono da voi!» Disegna testesso vicino al tempio, oppure mettiuna foto di un tempio in uno spec-chio nel quale ti guardi ogni giorno.Ricordati ogni giorno delle mete giu-ste e come puoi rimanere degno per raggiungerle.

GIOVANI1. Ci sono

membridella tuaclasse o

quorum che hanno difficoltà? Checosa puoi fare per aiutarli? Leggi cosahanno detto il presidente Thomas S.

Monson e l’anziano Henry B.Eyring riguardo al nostro dovere

e al prendersi cura degli altri.(56 e 43).

2. Leggi la storia delvescovo Richard C. Edgleyriguardo gli asciugamani. (72)

Quali esempi di integrità puoiriferire dalle tue esperienze?

Le Autoritàgenerali ci parlanorendiamo la Conferenza parte di noi

Page 123: Discorsi della conferenza generale

L IAHONA N OVEMBRE 2006 121

S T O R I E D A L E G G E R E E D A R A C C O N TA R ENei discorsi della conferenza, iniziando dalle pagine elencate di seguito, si possono trovare approfondimenti e storie da raccontare.

Padre e figlio vanno al bowling alle 5:00 del mattino, 9Un padre è paziente con un figlio che fa cadere delle

motociclette, 15Martirio di Rafael Monroy e Vincente Morales, 20Un diacono porta la registrazione della lezione del sacerdozio a un

altro diacono, 43Un padre si sacrifica per comprare una macchina per stirare alla moglie, 46Marcus B. Nash prende un pesce, 49Un ragazzo riceve una benedizione dopo essere caduto, 51Un sacerdote dona il cibo raccolto a una madre sola, 53Un ragazzo trova lo smeraldo del re svolgendo i suoi doveri, 56Thomas S. Monson va a trovare e benedice un amico ricoverato, 56Delle Giovani Donne portano Jami Palmer ad una passeggiata in montagna, 62Una cameriera parla del Vangelo a un camionista, 69Richard C. Edgley restituisce tre asciugamani che aveva preso, 72Un uomo ricco prende dei giornali senza pagarli, 72Martha Paxman trova la fede nuziale che aveva perso, 82Le compagnie di carretti a mano soccorse, 82I dirigenti dei pionieri alzano un vessillo, 85Un uomo viene ispirato ad aiutare un contadino cieco, 97Una donna ascolta la conferenza generale mentre fa una scampagnata

con amici, 104Una giovane madre si sente indegna dell’amore di Dio, 108Una donna viene ispirata a dare conforto a una sorella della

Società di Soccorso, 113Anne C. Pingree chiede perdono a una sorella che aveva

offeso, 113Una madre sola con sette figli prega per avere una notte

libera, 115Una giovane coppia paga la decima e non rimangono

senza cibo, 115

Decidi ora di essere onesto nei rap-porti con le altre persone.

3. Chiediti se hai un atteggiamentodel tipo: «Eccomi, ispiratemi». Se sì,come puoi cambiare? Leggi il discorsodel presidente generale della ScuolaDomenicale A. Roger Merrill su cometrarre maggior profitto dai discorsi edalle lezioni. (92)

4. Quali sonoalcune malvagitàda evitare per nonperderti «una vita felice e incentrata sulVangelo»? Leggi la storiadell’anziano Marcus B.Nash riguardo all’«amo», apagina 49.

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ADULTI1. Perché il presidente

Gordon B. Hinckley spera che laprossima generazione ricorderà ipionieri? In che modo onoriamo la nostra «eredità», i sacrifici fatti dai primi fedeli Santi degli UltimiGiorni? Che cosa possiamo fare per costruire sul lavoro che hanno

incominciato? (82)2. In che modo la com-

prensione dell’Espiazioneha condizionato la vita del-l’anziano Joseph B. Wirthline di sua moglie? (28) In chemodo quella stessa com-prensione ha dato conforto

all’anziano Wirthlin dopo la mortedella moglie? Prendi in considera-zione di condividere il discorso del-l’anziano Wirthlin con qualcuno cheha perso una persona cara.

3. Leggi la storia dell’anzianoRobert C. Oaks del ragazzino che ha fatto cadere le motociclette. (15)Come ha reagito il padre? In chemodo puoi essere più paziente con ifamiliari e gli altri? Quali sono i quat-

tro suggerimenti dell’anzianoOaks per diventare più

pazienti? ■

Page 124: Discorsi della conferenza generale

122

Iseguenti testi di riferimento pos-sono essere usati per arricchire,

senza sostituire, le lezioni contenutenel Manuale 2 del Sacerdozio diAaronne e nel Manuale 2 delleGiovani Donne. Nei riferimenti,Dovere verso Dio si riferisce alleguide Sacerdozio di Aaronne:Adempiere il nostro dovere versoDio. Progresso Personale si riferisceal libretto Progresso personale delle Giovani Donne. Alcune attivitàelencate nelle guide Dovere versoDio o Progresso Personale possonoessere sviluppate durante le lezioni oppure potete incoraggiare imembri del quorum o classe a svol-gerle a casa. Ulteriori suggerimentididattici si trovano nella pagina 1 della Liahona e nel manualeInsegnare: non c’è chiamata piùgrande.

Vi preghiamo di presentare lelezioni nell’ordine in cui sono stam-pate. Il manuale non comprende una lezione specifica per Pasqua. Sevolete tenerne una speciale, pren-dete in considerazione i discorsi dellaconferenza generale, gli articoli delleriviste della Chiesa e gli inni che trat-tano la vita e la missione delSalvatore.

Per trovare la versione on-linenon in lingua inglese di questeguide, consultate il sito Internetwww.lds.org, selezionate il mappa-mondo e cliccate su una lingua. Seavete selezionato «Italiano», sotto«Liahona» cliccate su «rivista dellaChiesa» e poi sulla copertina delnumero di novembre 2006. La ver-sione inglese dei testi di riferimentosi può trovare sul sito www.lds.orgcliccando su «Gospel Library». Nellacolonna di destra ci sono i collega-menti ai testi di riferimento piùattuali, «Aaronic Priesthood, 2006»,«Young Women, 2006».

I futuri testi di riferimentosaranno stampati nei numeri di mag-gio e novembre della Liahona. Leriviste della Chiesa (in alcune lingue)si possono trovare on-line sul sitowww.lds.org.

Testi di riferimentoper l’utilizzo delManuale 2 delleGiovani Donne

Per l’anno 2007, lezioni 1–25Lezione 1: Avviciniamoci a GesùCristo

Gordon B. Hinckley, «Io credo in questi tre Personaggi», Liahona,luglio 2006, 2. Usare le sezioni dell’ar-ticolo su Gesù Cristo per integrare lasezione «Ogni giovane deve cono-scere Gesù Cristo».

Dieter F. Uchtdorf, «Gli attributicristiani: il potere nelle nostre ali»,Liahona, novembre 2005, 100. Usaregli ultimi tre paragrafi dell’articolo perterminare la discussione sul diventaresimili a Cristo.

Keith B. McMullin, «Gesù, se solio penso a Te», Liahona, maggio2004, 33. Usare per integrare lasezione «Ogni giovane che si impegnapuò avvicinarsi di più al Salvatore».

Progresso personale, «Attivitàbasate sulla fede», 5.Lezione 2: I doni spirituali

Julie B. Beck, «Le benedizioniriversate», Liahona, maggio 2006, 11.Usare come esempio del dono dellaguarigione.

Progresso personale, «Attivitàbasate sul valore personale», 7.Lezione 3: Edificare il regno di Dio

Stephen B. Oveson e DixieRandall Oveson, «La consacrazionepersonale», Liahona, settembre 2005,16. Usare l’articolo insieme a «Il sacri-ficio ci prepara a vivere alla presenzadel Padre».

Kathleen H. Hughes, «Ritrovarciinsieme in cielo», Liahona, novembre2005, 110. Usare gli esempi tratti dal-l’articolo per mostrare alcuni modi incui sacrificarsi per la Chiesa.Lezione 4: Se osserviamo i coman-damenti possiamo adempiere alnostro ruolo divino

Gordon B. Hinckley, «Comepotete diventare la donna chesognate di essere?» Liahona, luglio2001, 112. Usare durante la lezione

per spiegare il valore divino.Jeffrey R. Holland, «Alle giovani

donne», Liahona, novembre 2005, 28.Usare il consiglio dell’anzianoHolland su come essere una donna diCristo come sussidio alla sezione sul-l’obbedienza ai comandamenti.

Elaine S. Dalton, «Spingeteviinnanzi e siate ferme», Liahona, mag-gio 2003, 105. Usare le storie nell’arti-colo per illustrare come adempiere ilproprio ruolo divino.

Progresso personale, «Attivitàbasate sulla natura divina», 2.Lezione 5: L’ambiente domestico

Susan W. Tanner, «Come rafforzarele future madri», Liahona, giugno2005, 16. Parlare dei cinque puntiriguardo a come le giovani donnepossono arricchire il loro ambientedomestico.

Julie B. Beck, «Il cuore di unamadre», Liahona, maggio 2004, 75.Usare quando si parla del ruolo dellemadri.

Progresso personale, «Attivitàbasate sulla natura divina», 3.Lezione 6: Collaborare ai lavoridomestici

L. Tom Perry, «La solenne respon-sabilità di amarsi e sostenersi recipro-camente», Liahona, giugno 2006, 56.Valetevi della sezione intitolata«Coinvolgere i membri della famiglia»all’inizio della lezione.

Progresso personale, «Virtù dellebuone opere», 1.Lezione 7: Vivere in armonia eamore

Susan W. Tanner, «Ti ho detto…?»,Liahona, maggio 2003, 73. Prendetein considerazione di usare questoarticolo per aprire la lezione.

Progresso personale, «Attivitàbasate sul valore personale», 3.Lezione 8: Imparare a comunicaremeglio

«Domanda e risposta», Liahona,febbraio 2004, 30. Usare i suggeri-menti all’inizio dell’articolo per lasezione «Possiamo migliorare lacomunicazione in famiglia».

Progresso personale, «Norme perla forza della gioventù: Linguaggio».Lezione 9: Una giovane donnaporta la pace in famiglia

Susan W. Tanner, «Io sono la luceche dovete tenere alta», Liahona,maggio 2006, 103. Prendete in consi-derazione di sostituire la storia nellalezione con quella di Raluca.

Progresso personale, «Attivitàbasate sulla natura divina», 7.Lezione 10: Il sacerdozio: unagrande benedizione

James E. Faust, «La restaurazione

di tutte le cose», Liahona, maggio2006, 61. Usare all’inizio della lezione.

Julie B. Beck, «Le benedizioniriversate», Liahona, maggio 2006, 11.Usare quando si elencano le benedi-zioni ricevute tramite il sacerdozio.Lezione 11: Il valore di un vescovo

Gordon B. Hinckley, «I pastorid’Israele», Liahona, novembre 2003,60. Sostituire la prima citazione nellalezione con la descrizione del presi-dente Hinckley di un vescovo.Lezione 12: Le benedizioni paterne

L. Tom Perry, «La paternità, unachiamata eterna», Liahona, maggio2004, 69. Discutere la sezione «I ruolidel padre» dell’articolo durante lasezione «Un padre può benedire isuoi figli tramite il sacerdozio» nellalezione.

Merrill J. Bateman, «Il sacerdozio:le chiavi e il potere di benedire»,Liahona, novembre 2003, 50.Prendete in considerazione di raccon-tare la storia di Michael quando trat-tate delle benedizioni della scuola.Lezione 13: Le benedizioni patriarcali

Julie B. Beck, «Avete un nobileretaggio», Liahona, maggio 2006, 106.Inserite il consiglio di sorella Becksulle benedizioni patriarcali nella cita-zione da leggere ad alta voce.

«A proposito di benedizionipatriarcali», Liahona, marzo 2004, 18.Usare le risposte nell’articolo perrispondere alle domande delle giovanidonne sulle benedizioni patriarcali.

Progresso personale, «Attivitàbasate sul valore personale», 6.Lezione 14: I benefici del tempio

Russell M. Nelson, «I giovaniadulti e il tempio», Liahona, febbraio2006, 10. Rendete più interessante ladiscussione sulla rivelazione usandola sezione «La rivelazione continua».

Progresso personale, «Attivitàbasate sull’integrità», 1.Lezione 15: Il matrimonio nel tempio

Gordon B. Hinckley, «Il matrimo-nio che dura», Liahona, luglio 2003,2. Prendete in considerazione di sosti-tuire la storia di LeGrand Richardscon la sezione dell’articolo «Sposatevinel modo giusto e vivete nel modogiusto».

Robert D. Hales, «La preparazioneper un matrimonio celeste», Liahona,febbraio 2006, 16. Concludete lalezione includendo il consiglio del-l’anziano Hales sull’istituire un corsoeterno.Lezione 16: Il diario

Gordon B. Hinckley, «Cercate ilregno di Dio», Liahona, maggio 2006,

Testi di riferimento per il Sacerdozio di Aaronne e le Giovani Donne

Page 125: Discorsi della conferenza generale

L IAHONA NOVEMBRE 2006 123

81. Leggete alcune parti del diario delpresidente Hinckley durante lasezione che tratta dei consigli profe-tici riguardo ai diari.Lezione 17: Come tenere i registrigenealogici

James E. Faust, «La meraviglia cheè in voi», Liahona, novembre 2003,53. Raccontate le storie del presi-dente Faust riguardo allo scopo dellagenealogia nella prima sezione.

Boyd K. Packer, «La vostra genea-logia: da dove cominciare», Liahona,agosto 2003, 12. Usate la sezione«Come iniziare» dell’articolo per inte-grare la sezione «I registri genealogiciiniziano con un albero genealogico eun registro di gruppo familiare» nellalezione.

Henry B. Eyring, «Cuori legati»,Liahona, maggio 2005, 77. Usare l’ar-ticolo per introdurre la sezione«Potete essere l’anello di congiun-zione della catena della vostra fami-glia» della lezione.

Progresso personale, «Attivitàbasate sul valore personale», 5.Lezione 18: Un retaggio di buonetradizioni

Ronald A. Rasband, «La nostragenerazione emergente», Liahona,maggio 2006, 46. Aggiungete la storiadel battesimo per i morti alla storiadel presidente Kimball.

H. Ross Workman, «Rompere lecatene del peccato», Liahona, luglio2006, 36. Usare ciò che dice l’anzianoWorkman sulla libertà e la schiavitùdurante la sezione «Come distinguerele tradizioni buone da quelle delmondo» della lezione.Lezione 19: Prepararsi per insegnare

M. Russell Ballard, «Creare unacasa dove si condivide il Vangelo»,Liahona, maggio 2006, 84. Discutetele idee presenti nell’articolo durantela sezione «Possiamo coltivare l’abilitàdi far conoscere il Vangelo» dellalezione.

M. Russell Ballard, «Uno in più»,Liahona, maggio 2005, 69. Leggerenell’articolo l’elenco delle cose che imissionari avrebbero voluto, dopo larecitazione nell’introduzione dellalezione.

Shanna Butler, Adam C. Olson eRoger Terry, «Predicare il Suo van-gelo», Liahona, settembre 2005, 10.Usare le idee dalla sezione dell’arti-colo «Preparazione, preparazione,preparazione» per migliorare l’appli-cazione pratica.Lezione 20: La predicazione delVangelo

Thomas S. Monson, «Il profetaJoseph Smith: un insegnante

mediante l’esempio», Liahona,novembre 2005, 67. Usare i principisul carattere di cui parla il presidenteMonson durante la discussione sul-l’importanza dell’esempio nel lavoromissionario.

Dallin H. Oaks, «Diffondere ilVangelo», Liahona, gennaio 2002, 7.Usare la sezione «Come procedere»per integrare la discussione su comesi prepara una giovane donna a predi-care il Vangelo.

Progresso personale, «Virtù dellebuone opere», 7.Lezione 21: Come sostenere i missionari con le lettere

David A. Bednar, «Come diventareun missionario», Liahona, novembre2005, 44. Valetevi dei paragrafi adattidell’articolo per dar vita a un buondibattito sulle responsabilità dei missionari.Lezione 22: Chiedere consiglio alSignore

Joseph B. Wirthlin, «Come miglio-rare le nostre preghiere», Liahona,agosto 2004, 16. Usare la sezione«Uno schema per la preghiera»durante la discussione sulla preghiera.

Progresso personale, «Attivitàbasate sulla fede», 1.Lezione 23: Le benedizioni deldigiuno

Joseph B. Wirthlin, «La legge del

digiuno», Liahona, luglio 2001, 88.Usare l’articolo per aiutare a rispon-dere alle domande delle giovanidonne sul digiuno.

Ronald T. Halverson, «Il cielomandò la pioggia», Liahona, agosto2004, 42. Prendete in considerazionedi usare questa storia al posto dellastoria di Matthew Cowley.

Progresso personale, «Attivitàbasate sull’integrità», 6.Lezione 24: La rivelazione nellanostra vita di ogni giorno

James E. Faust, «La comunionecon lo Spirito Santo», Liahona,marzo 2002, 2. Usare ciò che dice il presidente Faust su come ricevere rivelazioni nella secondasezione.

Dallin H. Oaks, «Otto diversi finidella rivelazione», Liahona, settem-bre 2004, 8. Elencare gli otto fini allaconclusione della lezione.Lezione 25: La legge del sacrificio

M. Russell Ballard, «La legge delsacrificio», Liahona, marzo 2002, 10.Usare l’articolo per integrare la primaparte della lezione.

Won Yong Ko, «Sacrificio: gioia ebenedizioni», Liahona, novembre2005, 92. Usare al termine dellalezione come esempio sulle benedi-zioni che derivano dal sacrificio.

Testi di riferimentoper l’utilizzo delManuale 2 delSacerdozio diAaronne

Per l’anno 2007, lezioni 1–25Lezione 1: Chi sono io?

James E. Faust, «Chi credete vera-mente di essere? – Un messaggio aigiovani della Chiesa», Liahona, giu-gno 2001, 2. Usare l’articolo per inte-grare le parti pertinenti della lezione.

Joseph B. Wirthlin, «Crescere nelsacerdozio», Liahona, gennaio 2000,45. Usare durante la discussione sucome diventare come il nostro Padreceleste.

Dovere verso Dio (Sacerdote),«Sviluppo educativo, personale e pro-fessionale», 7.Lezione 2: Impariamo a conoscereil nostro Padre celeste

Gordon B. Hinckley, «Pensieriispirati», Liahona, marzo 2006, 2.Usare la sezione «Credete in Dio» perintrodurre la lezione. Usare «Un realsacerdozio» e «Siate leali alla chiesa»durante la sezione della lezione cheriguarda i doveri del sacerdozio.

James E. Faust, «Che conoscanoTe, il solo vero Dio, e Colui che Tu hai

Page 126: Discorsi della conferenza generale

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mandato, Gesù Cristo», Liahona, feb-braio 1999, 2. Impiegare l’articolo perintegrare la lezione.

Elaine S. Dalton, «Egli vi conosceper nome», Liahona, maggio 2005,109. Usare l’articolo per integrare lasezione riguardo Dio che ci conoscepersonalmente.Lezione 3: Fede in Gesù Cristo

Gordon B. Hinckley, «Io credo inquesti tre Personaggi», Liahona,luglio 2006, 2. Usare per integrare«Dobbiamo avere fede in GesùCristo» all’inizio della lezione.

Earl C. Tingey, «Il grande piano difelicità», Liahona, maggio 2006, 72.Usare per spiegare l’Espiazione.

«Dal Giardino alla tomba vuota»,Liahona, aprile 2006, 8. Usare duranteuna discussione sull’Espiazione.

Dovere verso Dio (Diacono),«Sviluppo spirituale», 1 e 2.Lezione 4: La compagnia delloSpirito Santo

Joseph B. Wirthlin, «Il dono inde-scrivibile», Liahona, maggio 2003, 26.Usare per spiegare il dono delloSpirito Santo e come funziona.

David A. Bednar, «Per poter averesempre con sé il suo Spirito»,Liahona, maggio 2006, 28. Impiegarel’articolo per integrare la lezione.

Carlos E. Asay, «La compagniadello Spirito Santo», La Stella,agosto 1988, 34. Usare i passi descrittidall’anziano Asay per descrive cosa

dobbiamo fare per avere lo Spirito.Lezione 5: Il libero arbitrio

Robert D. Hales, «Agiamo da noistessi: il dono e i benefici del liberoarbitrio», Liahona, maggio 2006, 4.Usare all’inizio della lezione per spie-gare il libero arbitrio.

Wolfgang H. Paul, «Il dono dellibero arbitrio», Liahona, maggio2006, 34. Impiegare l’articolo perintegrare la lezione.

«Mantieniti libero», Liahona, feb-braio 2003, 33.Lezione 6: Il servizio cristiano

Gordon B. Hinckley, «Il bisognodi maggior gentilezza», Liahona, mag-gio 2006, 58. Usare il consiglio sullagentilezza del presidente Hinckleyper arricchire la lezione.

Joseph B. Wirthlin, «La virtù dellagentilezza», Liahona, maggio 2005,26. Usare gli esempi sulla gentilezzadell’anziano Wirthlin all’inizio dellalezione.

Dovere verso Dio (Insegnante),«Sviluppo civico e sociale», 3;(Sacerdote), «Sviluppo spirituale», 9.Lezione 7: L’importanza eternadella famiglia

Thomas S. Monson, «Come dare ilmeglio di noi stessi», Liahona, aprile2006, 2. Quando parlate con gli stu-denti su cosa hanno imparato dallaloro famiglia, leggete la sezione intitolata «Scegliere la strada dellafamiglia».

M. Russell Ballard, «Ciò che è dimaggiore importanza è ciò che durapiù a lungo», Liahona, novembre2005, 41. Usare per introdurre lalezione.

Ronald A. Rasband, «La nostragenerazione emergente», Liahona,maggio 2006, 46. Iniziare la lezioneraccontando l’esperienza spiritualeavuto da anziano Rasband e la suafamiglia a Preston, in Inghilterra.

Dovere verso Dio (Diacono),«Sviluppo civico e sociale», 4.Lezione 8: La spiritualità

Dieter F. Uchtdorf, «Su ali d’a-quila», Liahona, luglio 2006, 14.Usare la sezione «Dovete imparare acontrollarvi» per integrare la storia ediscussione.

«Spogliarsi de l’uomo naturale»,Liahona, luglio 2006, 30. Impiegarel’articolo per integrare la lezione.Lezione 9: Il pentimento e l’espia-zione di Gesù Cristo

Boyd K. Packer, «Io non ricordopiù i vostri peccati», Liahona, maggio2006, 25. Usare durante la discus-sione a proposito di Alma eCorianton.

Jeffrey R. Holland, «Cose rotteda riparare», Liahona, maggio 2006,69. Usare il secondo punto citatodall’anziano Holland su come venire a Cristo, per introdurre il pentimento.

Richard G. Hinckley, «Il penti-mento: una benedizione dell’apparte-nenza alla Chiesa, Liahona, maggio2006, 48. Prendete in considerazionedi sostituire la storia nella lezione con quella del pentimento di una simpatizzante.Lezione 10: Lo studio delleScritture

L. Tom Perry, «I benefici che sca-turiscono dalla lettura del Libro diMormon», Liahona, novembre 2005,6. Usare durante una discussione sulNefi, Lehi e le tavole di bronzo.

Dovere verso Dio (Diacono,Insegnante e Sacerdote), «Attivitàfamiliari», 1.Lezione 11: Satana e le sue tentazioni

James E. Faust, «La voce delloSpirito», Liahona, giugno 2006, 2.Parlando di come resistere a Satana,usare la sezione «Dare ascolto allevoci rette».

Dallin H. Oaks, «Non v’ingan-nate», Liahona, novembre 2004, 43.Quando si tratta la sezione delmanuale «Satana opera per distrug-gerci», discutete su ciò che dice l’an-ziano Oaks riguardo ai metodi usatida Satana.

Dovere verso Dio (Insegnante),«Sviluppo spirituale», 5.Lezione 12: La preghiera

Joseph B. Wirthlin, «Come miglio-rare le nostre preghiere», Liahona,agosto 2004, 16. Prendete in conside-razione di usare «Uno schema per lapreghiera» al posto della storia iniziale.

Dovere verso Dio (Diacono,Insegnante, Sacerdote), «Norme ecompiti del Sacerdozio», 3.Lezione 13: Il digiuno

Carl B. Pratt, «Le benedizioni diun digiuno appropriato», Liahona,novembre 2004, 47. Usare la descri-zione del digiuno dell’anziano Prattquando si discute di «Il digiuno èqualcosa di più della rinuncia al cibo».

Ronald T. Halverson, «Il cielomandò la pioggia», Liahona, agosto2004, 42. Prendete in considerazionedi usarlo al posto dei racconti suldigiuno.

Dovere verso Dio (Diacono),«Attività del Quorum», 2.Lezione 14: Obbedienza a Dio

Henry B. Eyring, «La preparazionespirituale: iniziate presto e siatecostanti», Liahona, novembre 2005,37. Durante la sezione «L’obbedienzaci porta alla libertà e alla felicità» par-late dei modi citati dall’anziano Eyringper prepararci.

Dovere verso Dio (Sacerdote),«Attività familiari», 1.Lezione 15: L’osservanza dei comandamenti ci porta all’esaltazione

Richard J. Maynes, «Osserviamo lealleanze», Liahona, novembre 2004,92. Nella discussione sull’osservanzadelle alleanze, includete l’esempiodegli Ammoniti.

Dovere verso Dio (Sacerdote),«Attività del Quorum», 1.Lezione 16: La decima e le offerte

Earl C. Tingey, «Stabilite deimodelli eterni», Liahona, ottobre2004, 20. Prendete in considerazionedi usare la parte dell’articolo in cui siparla di decime e offerte per intro-durre la sezione della lezione«Dobbiamo imparare a pagare ladecima e le offerte».

Stephen B. Oveson e DixieRandall Oveson, «La consacrazionepersonale», Liahona, settembre 2005,16. Usare la sezione «Più delladecima» prima di raccontare la storiadel presidente Packer nell’introdu-zione della lezione.

Kathleen H. Hughes, «Da piccolecose», Liahona, novembre, 2004, 109.Iniziare la sezione della lezioneriguardo le benedizioni della decimapresentando la corrispondente

Page 127: Discorsi della conferenza generale

L IAHONA NOVEMBRE 2006 125

sezione dell’articolo.Dovere verso Dio (Diacono),

«Norme e compiti del Sacerdozio», 7e 9; Dovere verso Dio (Insegnante eSacerdote), 8.Lezione 17: La benedizione patriarcale

Julie B. Beck, «Avete un nobileretaggio», Liahona, maggio 2006, 106.Nel rispondere alla domanda 8 delquiz, includere il consiglio dellasorella Beck su come prepararsi aricevere la benedizione patriarcale.

«A proposito di benedizionipatriarcali», Liahona, marzo 2004, 18.Usare le informazioni contenute inquesto articolo per rispondere a que-ste domande.

Dovere verso Dio (Sacerdote),«Attività familiari», 3.Lezione 18: I doveri di un inse-gnante del sacerdozio di Aaronne

«Il sacerdozio restaurato»,Liahona, aprile 2004, 30. Usare lasezione dell’articolo che parla deidoveri di un insegnante nel trattarequesto argomento della lezione.

Dovere verso Dio (Insegnante),«Sviluppo spirituale», 1.Lezione 19: Un cuore spezzato euno spirito contrito

D. Todd Christofferson, «Quandosarai convertito», Liahona, maggio2004, 11 Usare quest’articolo su uncuore spezzato e uno spirito contritonel trattare la sezione della lezione«Una nuova forma di sacrificio».

Robert K. Dellenbach, «Il sacrifi-cio porta le benedizioni del cielo»,Liahona, novembre 2002, 33. Usarequesto articolo sul sacrificio per inte-grare la sezione «Un cuore spezzato euno spirito contrito.»Lezione 20: La somministrazionedel sacramento

James E. Faust, «Un realSacerdozio», Liahona, maggio 2006,50. Usare la storia dei diaconi noncu-ranti nel presentare la sezione«Prepariamo e distribuiamo il sacra-mento con riverenza».

Robert C. Oaks, «Chi sta con ilSignor?», Liahona, maggio 2005, 48.Usare la prima metà dell’articolo perintegrare la sezione «Il sacramento èuna sacra ordinanza».

Dovere verso Dio (Diacono),«Attività del Quorum», 7.Lezione 21: La preparazione per ilSacerdozio di Melchisedec

James E. Faust, «La chiave dellaconoscenza di Dio», Liahona,novembre 2004, 52. Per terminare lalezione parlate dei tre requisiti permagnificare il sacerdozio descrittinell’articolo.

Russell M. Nelson, «Le chiavi delsacerdozio», Liahona, ottobre 2005,26. Quando parlate dei privilegi delSacerdozio di Melchisedec, presen-tate la definizione di chiavi data dal-l’anziano Nelson.

Dovere verso Dio (Sacerdote),«Attività del Quorum», 4.Lezione 22: La guida patriarcalenella casa

James E. Faust, «Un padre premu-roso», Liahona, settembre 2006, 2.Usare la sezione «Rafforziamo ilpadre» durante la discussione sucome sostenere il padre.

F. Melvin Hammond, «Papà, seisveglio?», Liahona, novembre 2002,97. Usare durante la discussione suimodi in cui i giovani si preparano perla famiglia futura.

Dovere verso Dio (Insegnante),«Sviluppo spirituale», 11.Lezione 23: La preparazione praticaper la missione

Richard G. Scott, «Il potere diPredicare il mio Vangelo», Liahona,maggio 2005, 29. Usare durante lalezione per mostrare l’importanza diconoscere il manuale Predicare ilmio Vangelo.

David A. Bednar, «Come diventareun missionario», Liahona, novembre2005, 44. All’inizio della lezione par-late dei consigli dell’anziano Bednarsu come prepararsi per la missione.

Dovere verso Dio (Diacono),«Sviluppo spirituale», 9 e 10;(Insegnante), «Sviluppo spirituale», 8 e 9; (Sacerdote), «Sviluppo spirituale», 8.Lezione 24: I buoni frutti dellavoro

Dieter F. Uchtdorf, «Vedere la finesin dal principio», Liahona, maggio2006, 42. Sostituite la storia della con-tessa con la storia dell’anzianoUchtdorf della lavanderia.

W. Rolfe Kerr, «I servi inutili»,Liahona, ottobre 2003, 26. Prendetein considerazione di sostituire laprima citazione con la storia della fat-toria dell’anziano Kerr.

Dovere verso Dio (Insegnate),«Sviluppo educativo, personale eprofessionale», 4; (Sacerdote),«Sviluppo educativo, personale eprofessionale», 3.Lezione 25: Purezza personalemediante l’autodisciplina

James E. Faust, «Il nemico che èin noi», Liahona, gennaio 2001, 54.Sostituire la prima citazione nellalezione con la descrizione del presi-dente Faust del nemico che è in noi.

Dovere verso Dio (Insegnante),«Sviluppo spirituale», 5. ■

Presidenze generali delle Organizzazioni ausiliarie

Charles W. Dahlquist IIPresidente

Dean R. BurgessPrimo consigliere

Michael A. NeiderSecondo consigliere

A. Roger MerrillPresidente

Daniel K. JuddPrimo consigliere

William D. OswaldSecondo consigliere

Bonnie D. ParkinPresidentessa

Kathleen H. HughesPrima consigliera

Anne C. PingreeSeconda consigliera

Susan W. TannerPresidentessa

Julie B. BeckPrima consigliera

Elaine S. DaltonSeconda consigliera

Cheryl C. LantPresidentessa

Margaret S. LifferthPrima consigliera

Vicki F. MatsumoriSeconda consigliera

SCUOLA DOMENICALE

SOCIETÀ DI SOCCORSO

GIOVANI DONNE

PRIMARIA

GIOVANI UOMINI

Page 128: Discorsi della conferenza generale

Nel corso della 176a con-ferenza generale, il pre-sidente Gordon B.

Hinckley ha riportato che sialui sia la Chiesa sono inbuona salute.

«Io sto bene», ha detto ilprofeta a novantasei anni. «Lamia salute è abbastanzabuona».

Il presidente Hinckley hadetto che i dottori hannodefinito «miracolosa» la guari-gione dall’intervento di gen-naio e i successivi trattamenti.All’inizio di novembre,Gordon B. Hinckley diventeràil presidente più anziano nellastoria della chiesa restaurata.Il presidente David O. McKay

(1873–1970) morì a 96 anni e 132 giorni. Il presidenteHinckley ha compiuto 96 annilo scorso 23 giugno.

Più di centomila personehanno assistito alle sessioninel Centro delle conferenzedi Salt Lake City, oltre a milionidi altre che l’hanno guardatanel mondo. I discorsi sonostati tradotti in 85 lingue, di cui il turco è quella piùrecentemente aggiunta.

Nella sessione di sabatomattina, il presidenteHinckley ha riferito il pro-gresso della Chiesa: «Possosolo dichiarare che il Signoresta benedicendo grande-mente la Sua Chiesa, e che il

nostro dovere è di fare tutto ilpossibile per farla avanzare».

Il 123° e il 124° tempiodella Chiesa sono stati dedi-cati rispettivamente aSacramento, in California, e aHelsinki, in Finlandia. Il presi-dente Hinckley ha informatoche la Chiesa ora ha 6.066luoghi di ricezione satellitare

in 83 paesi, paragonati ai soli300 nel 1982.

Egli, inoltre, ha spiegatoche il Tabernacolo di SaltLake, l’edificio che normal-mente ha ospitato il Coro delTabernacolo per la trasmis-sione settimanale Music andthe Spoken Word (La parolae la musica), è in fase di

126

Il presidente Hinckley e laChiesa sono in buona saluteKate McNeil, Riviste della Chiesa

In alto: i santi si dispongono in coda nella Piazza del Tempio

per assistere alla conferenza. Sopra: il presidente Gordon B.

Hinckley e il presidente Thomas S. Monson della Prima

Presidenza salutano i partecipanti alla conferenza.

N O T I Z I E D E L L A C H I E S A

Page 129: Discorsi della conferenza generale

Elisa Young RogersWirthlin, moglie dell’an-ziano Joseph B.

Wirthlin, membro delQuorum dei Dodici Apostoli,si è spenta il 16 agosto 2006per motivi dovuti all’età.

L’anziano Wirthlin harecentemente fatto dei com-menti sulla sua compagnaeterna nella sessione disabato pomeriggio della con-ferenza generale (vederepagina 28): «Lei era la miaforza e la mia gioia. Grazie alei, io sono un uomo, unmarito e un padre migliore…Devo a mia moglie più diquanto io possa esprimere.Non so se vi sia mai stato unmatrimonio perfetto, ma dalmio punto di vista, il nostro

passato i cinquant’anni. Daallora è stata in molti paesi conil marito per i suoi incarichiecclesiastici. I Wirthlin sonovissuti cinque anni inGermania, dove ella ha svilup-pato un grande amore per lanazione e le persone.

In seguito al servizio resonelle organizzazioni ausiliariedella Chiesa, è stata profonda-mente colpita aiutando lefamiglie afflitte da malattie oin altro modo bisognose. Conla filosofia che «dove ti trovi èil luogo migliore per servire»,ha colto ogni occasione perdonare se stessa.

In un luogo speciale dellacasa c’è una sedia anticadonatale dalla madre, sullaquale spesso la sorellaWirthlin si sedeva per leggerele Scritture e altro materialeper ricevere conforto, inco-raggiamento e per trarrediletto. Altri interessi che col-tivava erano il tennis, il lavoroa maglia e le passeggiate.Amava inoltre il tempo che leie il marito trascorrevano congli 8 figli, i 46 nipoti e i 49bisnipoti. ■

Annunciodel temadell’AMMper il 2007

Nel 2006 i giovani dellaChiesa hanno condi-viso talenti e testimo-

nianze concentrando leattività congiunte sul tema«Alzatevi e splendete, affinchéla vostra luce sia uno sten-dardo per le nazioni» (DeA115:5).

Nel 2007 il tema verterà

L IAHONA NOVEMBRE 2006 127

Elisa Young Rogers Wirthlin

lo era… Proprio come Elisa fula mia più grande gioia, ora lasua scomparsa è il mio piùgrande dolore».

Elisa Rogers, la minore di quattro figli, nacque il 22

giugno 1919 a Salt Lake City.Il 26 maggio 1941, il fratelloJoseph B. Wirthlin e la sorellaElisa Rogers furono uniti inmatrimonio nel Tempio diSalt Lake da David O. McKay,allora consigliere della PrimaPresidenza. Joseph B.Wirthlin fu chiamato comeapostolo nel 1986.

La sorella Wirthlin è unadiscendente diretta dei pio-nieri dello Utah. Suo padre,Orson Madsen Rogers, era ilnipote di Aurelia SpencerRogers, la prima presiden-tessa della Primaria, organiz-zata nello Utah nel 1878. Suamadre, Bernice Young, era lanipote di Joseph Young, fra-tello del presidente BrighamYoung.

La sorella Wirthlin si è lau-reata alla University of Utahin scienze commerciali e halavorato come segretaria nel-l’ufficio amministrativo del-l’università sino a quando leè nato il primo figlio. Inseguito ha aiutato il maritofungendo da segretaria a casamentre egli gestiva l’impresafamiliare.

Lui e sua moglie hannosette figlie e un figlio. Tutti ifigli hanno frequentato laUintah Elementary School, laRoosevelt Junior High Schoole la East High School, ossia lestesse scuole dove aveva stu-diato la sorella Wirthlin.Mentre i figli erano a scuola,ella era attiva nella PTA, l’as-sociazione genitori inse-gnanti, e, come membro diun club dedicato all’opera,insegnò ai bambini adapprezzare l’opera.

Quando i figli erano piccolinon ha viaggiato spesso ed èsalita per la prima volta su unaeroplano quando aveva già

Si spegne Elisa YoungRogers Wirthlin

ristrutturazione e che riaprirài battenti la prossima prima-vera. Durante i lavori, le tra-smissioni del coro sono tenutenel Centro delle conferenze.

Durante la sessione disabato pomeriggio, ottomembri del SecondoQuorum dei Settanta sonostati rilasciati dal servizio atempo pieno come Autoritàgenerali della Chiesa. I fratellirilasciati sono gli anzianiRonald T. Halverson, Dale E.Miller, H. Bryan Richards,Donald L. Staheli, David R.Stone, H. Bruce Stucki,Robert J. Whetten e RichardH. Winkel.

Erich W. Kopischke, 49anni, di Francoforte,Germania, è stato invece chia-mato Settanta di area. Sabato

sono anche stati rilasciati treSettanta di area: gli anzianiCesar A. S. Milder, Hyae-KeeMin e Masayuki Nakano.

Il 2006 segna il centocin-quantesimo anniversario del-l’arrivo dei pionieri con icarretti a mano nella Valle delLago Salato.

Il presidente Hinckley hadetto dei pionieri: «La lorofede è la nostra eredità. Laloro fede ci rammenta ilprezzo che pagarono per lecomodità di cui noi godiamo».In conclusione ha aggiunto:«Per… questa grande causa,una maggiore fede è ciò di cuiabbiamo maggior bisogno.Senza di essa il lavoro rista-gnerebbe. Con essa, nessunopuò fermar[e] il progresso[della Chiesa]». ■

Page 130: Discorsi della conferenza generale

sulla forza spirituale indivi-duale. Il nuovo tema è trattoda una rivelazione data al pro-feta Joseph Smith nelmomento di massima dispe-razione nel carcere di Liberty:«La virtù adorni i tuoi pensierisenza posa; allora la tua fidu-cia si rafforzerà alla presenzadi Dio» (DeA 121:45).

Nella dichiarazione con-giunta, le presidenze generalidelle Giovani Donne e deiGiovani Uomini affermanoche i ragazzi che si sentonoinsicuri e hanno dubbi trove-ranno speranza nel nuovotema per le attività congiunte.«La vera fiducia è la fiducia‹alla presenza di Dio›», affermala dichiarazione. «Se hai fidu-cia alla presenza di Dio, puoiavere fiducia alla presenza diqualsiasi altra persona».

Poiché «l’Eterno riguarda

al cuore» (1 Samuele 16:7), igiovani i cui pensieri sono vir-tuosi saranno fiduciosi che ilSignore li accetta e, moltoprobabilmente, condurrannoun’esistenza virtuosa. Le pre-sidenze generali delle GiovaniDonne e dei Giovani Uominiincoraggiano i giovani a cer-care una guida per vivere inmaniera virtuosa in Per laforza della gioventù (codicearticolo 36550 160).

Come i giovani possonofar sì che la virtù adorni i pen-sieri? Il presidente James E.Faust, secondo consiglieredella Prima Presidenza, hadichiarato che «la virtù hamolte definizioni, come adesempio: eccellenza morale,azioni e pensieri giusti, bontàdi carattere o castità»(«Quanto vicini agli angeli»,La Stella, luglio 1998, 100).

«Molte persone non com-prendono appieno il signifi-cato della parola virtù», haaffermato il presidente Faust.«Un significato generalmenteattribuitogli ha a che fare conl’essere casti o moralmentepuri, ma la virtù, nel suo signi-ficato più pieno, abbracciatutti gli aspetti della rettitu-dine che contribuiscono a for-mare il nostro carattere» («Levirtù delle rette figlie di Dio»,Liahona, maggio 2003, 108).

L’anziano Joseph B.Wirthlin, membro delQuorum dei Dodici Apostoli,ha spiegato in che modo larettitudine influisce sullafiducia in noi stessi: «Quandofacciamo ciò che è giusto,non proviamo alcun timorené esitazione nel cercare laguida divina. Sappiamo che il Signore ascolta le nostre

preghiere e ci aiuta nell’oradel bisogno» («L’integrità personale», La Stella, luglio1990, 29).

Condurre un’esistenza virtuosa porta la compagniadello Spirito Santo, il qualeinvita l’ispirazione divina edetermina la fiducia alla Suapresenza.

L’1 agosto 2006, nella let-tera che annunciava il temaper le attività congiunte per il 2007, la Prima Presidenza ha incoraggiato i dirigenti dei Giovani Uomini e delleGiovani Donne a porre l’ac-cento sul tema negli esercizid’apertura e nelle altre attivitàdei ragazzi.

Ulteriore materiale di rife-rimento riguardo a questotema sarà disponibile nelleriviste New Era e Liahonadi gennaio 2007. ■

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Il profeta Joseph Smith è dipinto durante la prigionia nel carcere di Liberty, dove ricevette le rivelazioni riportate in Dottrina

e Alleanze 121 e 122. Il tema delle attività congiunte per il 2007 è tratto da DeA 121:45.

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Page 131: Discorsi della conferenza generale

Il sacro pendio, di David Linn

Il 23 ottobre 1856 la compagnia di carretti a mano di Willie dovette superare gli 8 chilometri

di ripido pendio del Rocky Ridge tra una bufera di neve. Benché avvolti con le coperte, molti morirono.

Ma la compagnia avanzò animata dalla speranza.

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Page 132: Discorsi della conferenza generale

A l figlio Helaman, Alma dichiarò: ‹Predica loro il

pentimento e la fede nel Signore Gesù Cristo; insegna

loro a umiliarsi e ad essere miti e umili di cuore;

insegna loro a resistere a ogni tentazione del diavolo, con la

loro fede nel Signore Gesù Cristo› (Alma 37:33). Possa il Signore

benedirci con la fede nella grande causa di cui siamo parte.

Possa la fede essere come una candela che ci guida con la sua

luce nella notte. Possa precederci come una colonna di nuvola

durante il giorno», ha detto il presidente Gordon B. Hinckley

durante la sessione di domenica mattina della 176ma

conferenza generale di ottobre.

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