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DISABILITA’ E CONTESTI a cura di Stefania Barbaro psicopedagogista

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DISABILITA’ E

CONTESTI

a cura di Stefania Barbaro

psicopedagogista

obiettivi e contenuti

dell’incontro

Considerare

l’importanza del

contesto nella

professione docente

e non docente

L’incontro delle

professionalita’ della

scuola con la

disabilita’ complessa

attraverso

un’esperienza

Visione del DVD sul

progetto Spazio

Educativo

Il quesito:

Come si può

accogliere e

integrare nella

scuola di tutti il

bambino con

disabilità

complessa?

Educabilità?

Scolarizzabilità?

Integrazione?

Sempre possibile, a

qualsiasi livello di

compromissione

psico-fisica?

La disabilità

secondo

l’OMS

Ogni persona ha un determinato

tipo e livello di funzionamento.

Le condizioni di salute sono date

dalla complessa interazione tra le

funzioni e strutture corporee,

l’attività personale, la

partecipazione sociale.

I fattori di contesto sono dati dai

fattori ambientali (strutture

architettoniche, sistema

normativo…) e da quelli personali

(età, sesso, psicologia…).

Chiunque potrebbe trovarsi in un

dato momento, nella condizione

di disabilità.

Dall’ICF: disabilità è

una condizione di

salute in un

ambiente

sfavorevole; lo stato

di salute di una

persona si gioca

quindi sui complessi

rapporti esistenti tra

corpo, mente,

ambiente, contesti,

cultura.

Se modificassimo un poco il

contesto per

intergrare/includere?

Il contesto come strumento di

mediazione tra la scuola e il bambino

con disabilità.

Il contesto con le sue interazioni sociali

Il contesto nella dimensione spazio-temporale

Il contesto con i suoi strumenti, le sue regole, i suoi

significati.

Inserimento, integrazione, inclusione

“Si è integrati/inclusi in un contesto quando si

effettuano esperienze e si attivavano apprendimenti

insieme agli altri, quando si condividono obiettivi e

strategie di lavoro e non quando si vive, si lavora, si

siede gli uni accanto agli altri. E tale integrazione,

nella misura in cui sia sostanziale e non formale, non

può essere lasciata al caso, o all’iniziativa degli

insegnanti per le attività di sostegno, che operano

come organi separati dal contesto complessivo della

classe e della comunità educante.” da Linee Guida

per l’integrazione scolastica, 4 agosto 2009.

La prospettiva inclusiva

Mentre l’integrazione riguarda principalmente

il percorso scolastico dell’alunno disabile,

l’inclusione fa riferimento ad un percorso più

ampio di integrazione sociale. Si lavora quindi

per l’ideazione e la realizzazione di progetti di

vita sia in senso esistenziale che di

partecipazione sociale. L’integrazione

scolastica diventa così parte di un orizzonte

più ampio che non può essere ignorato.

Inclusione…

Mentre l’integrazione riguarda solo gli alunni

disabili, quando si parla di inclusione si fa

riferimento a tutti. Non ci si ferma nemmeno

all’orizzonte allargato dei soggetti con bisogni

educativi speciali, ma ci si riferisce all’intera

popolazione scolastica.

Ancora inclusione…

Il “focus” dell’intervento nell’integrazione è

sull’individuo destinato, attraverso l’attivazione di

risorse e sostegni, a garantire alla persona un

sufficiente grado di autonomia, recupero e

potenziamento di alcune abilità; nell’inclusione mira

al superamento delle barriere e alla partecipazione e

all’apprendimento.

Si tratta perciò di dirigere l’intervento dalla persona

alle caratteristiche del contesto di una istituzione e

del sociale e rimuoverne gli ostacoli.

Alla ricerca delle modalità di

inclusione

Si parte dai bisogni e dall’analisi delle

risorse

Si individua l’itinerario di inclusione

Si realizza la programmazione

Si organizza la giornata scolastica

Chi?

Dirigente scolastico

Insegnanti di classe e di sostegno

Educatori professionali.

Collaboratori scolastici

Assistenti alla comunicazione

Psicopedagogista

Altri esperti (Tiflologa, fisioterapista,

psicomotricista, musicoterapista)

Rappresentanti e operatori dell’ente locale

famiglie

Il progetto Spazio Educativo

È l’esempio di un possibile disegno di reale integrazione

degli alunni in situazione di disabilità complessa,

realizzato attraverso la tessitura di un canovaccio che, di

caso in caso, viene a caratterizzarsi quale risorsa del

contesto scolastico e sociale.

La scelta di fondo dell’esperienza, nata a Concorezzo 8 anni

fa, è quella di offrire, ai bambini e ai ragazzi con disabilità

complessa, itinerari di crescita nella scuola di tutti,

condividendo in modo partecipe e attivo le proposte di

insegnamento e apprendimento della classe e della

scuola.

Il contesto naturale della scuola diventa teatro di un

intervento socio-educativo sul disabile, intrecciato

con le iniziative scolastiche, luogo di incontro e

apprendimento con il gruppo dei pari, dove il fare

insieme è occasione di crescita per tutti, uno

strumento della scuola e per la scuola.

Il valore aggiunto dello Spazio Educativo

Si rivela sorprendentemente funzionale al

potenziamento di competenze relazionali e

cognitive di tutti gli alunni coinvolti, non solo dei

soggetti con disabilità. Le risorse impegnate,

perciò, ricadono a pioggia sulla popolazione della

scuola, consentendo a ragazzi e adulti di

apprendere che il continuo confronto con la

diversità, intesa nel senso più generale delle

maniere differenti attraverso cui ciascuno si

realizza come persona, diviene per ogni bambino

una sana occasione di ricerca della propria

identità, delle potenzialità e dei limiti soggettivi.

Vuol dire che a scuola è possibile imparare a

prendersi cura degli altri e che la diversa abilità

viene concepita come risorsa che aiuta a

diventare grandi.

Realizzare percorsi di apprendimento,

incoraggiando l’uso e lo sviluppo di

competenze emotive, relazionali e cognitive.

“Tu mi hai insegnato che non hai una vita facile, non è detta

l’ultima parola, tu hai combattuto e sei riuscita a fare molte cose

importanti.”

“tu ci hai fatto imparare a prenderci cura degli altri…”

“io, in questi cinque anni che ho passato con te ho scoperto che

ho imparato cose nuove, come comunicare con te a modo

tuo…”

“quando sono stato sulla carrozzina ho capito come stavi: molto

male. Mentre tutti giocavano, tu dovevi guardarli e a volte

rimanevi sola”.

Lavorare sulla consapevolezza dei bambini

rispetto al significato dell’integrazione,

facendo il più possibile ricadere sulla classe

anche le attività svolte in contesto diverso da

quello disciplinare.

In questi 5 anni ho imparato a utilizzare anche materiali diversi, quelli tattili, quindi devo solo ringraziarti…”

“io con te ho imparato a stare con tutti e a fare cose nuove”…

,”se nella nostra classe non c’eri, noi non avremmo fatto tutte quelle attività con te che mi sono piaciute molto”.

“In tutti i 5 anni R. con T. ha fatto dei libri tattili molto belli e quando ce li faceva vedere raccontava pezzi di storia ed era molto bravo. Quest’anno fa molti lavori a computer che sono molto divertenti con tutti i disegni molto belli, quando li porta in classe penso – Evviva, una nuova storia di R.-”

Far emergere alcune consapevolezze

sulla tematica della disabilità

“R mi ha aiutato a crescere, non di altezza né di peso ma di carattere e di cuore.”

“A me tutte queste esperienze hanno aiutato a capire che, anche se un bambino è disabile, è sempre una persona e puoi stare con lui per fare cose divertenti, come chiacchierare e fare esperienze belle”.

“In questi 5 anni ho imparato che tutti gli uomini e tutte le donne disabili non devono essere lasciati in disparte, anche se sono diversi da noi fisicamente, perché hanno un cervello e un cuore come noi e sono tristi se li lasciamo soli”.

L’esperienza di Spazio Educativo si offre alle

altre istituzioni del territorio

Lo Spazio Educativo si sta caratterizzando come un

modello operativo esportabile nelle scuole della

provincia di Monza e Brianza ed integrativo delle

politiche e degli interventi dell’Ente Locale sui

minori disabili. Grazie all’azione di “Ricercare per

Fare”, il progetto è uscito da Concorezzo e si sta

avviando in altre realtà territoriali: Ornago, Limbiate,

Bernareggio, Carnate, Seveso. Inoltre, da due anni,

esso è oggetto di un laboratorio nel corso ADA

(Attività Didattiche Aggiuntive) presso la Facoltà di

Scienze della Formazione Primaria dell’Università

Milano-Bicocca, nonché terreno di studio e di

ricerche da parte di docenti e operatori.

La rete

L’Ente Locale, oltre alla scuola, svolge un’azione

determinante nell’implementazione del Progetto, sia

in termini di predisposizione di risorse, sia nell’ottica

di dare un servizio al bambino con disabilità e alla

sua famiglia. Infatti, occorre pensare ad un progetto

scolastico che non si esaurisca in se stesso, ma si

integri al progetto di vita del minore. Attraverso la

tessitura di una rete intra e interistituzionale,

ciascuna agenzia deve fare lo sforzo di superare il

proprio modo esclusivo di intervenire per arrivare a

pensare e ad agire come parte di un intreccio di

relazioni e di risorse.

La formazione come ricerca-azione

Il corso di formazione per docenti, operatori e genitori si

propone di analizzare la tematica dell’integrazione della

disabilità nella scuola, trattandone la problematicità e la

complessità. Gli incontri divengono un primo importante

tentativo di sensibilizzazione, un’occasione di riflessione

degli adulti che lavorano a scuola, un invito a fermarsi a

pensare alla possibilità che, dato un certo contesto, il

lavoro e l’interazione con il minore disabile possa rendere

gli altri abili. Poi, la formazione continua sul campo mira

a far crescere la professionalità docente, costituendo una

comunità critica di ricercatori che pensano e agiscono per

reti; sperimentando l’apprendere dall’esperienza;

riconoscendo un sapere di senso che parte

dall’esperienza di ciascuno e valorizza pratiche culturali

veramente efficaci.

Bibliografia: “Ricercare per Fare”, a cura

di O. Albanese et al., ed. junior, coll.

RICERCHE,2009.

Contatti: [email protected]

Fine,

buon lavoro!