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    Quindi gli inglesi suddivisero il territorio in province,accanto a queste c’erano dei principati

    formalmente autonomi però di fatto questi principi riconoscevano l’autorità degli inglesi. Già gli

    inglesi l’avevano divisa in province per governala meglio. L’india indipendente eredita questa

    suddivisone federale. Nel1956 si provvede ad unariorganizzazione dello stato che viene diviso

    inizialmente in16 stati e 6 territori. Qual è ladifferenza tra stati e territori? La differenza sta nel

    livello di autonomia che viene loro concesso. Glistati oggi sono 29 e nella Costituzione è segnatoche possono crescere. All’interno degli stati ci sonoaltre particolarità:

    • c’è ilKashmir, territorio conteso con il pakistan a maggioranza musulmana. Proprio perché

    è un territorio difficile dove ci sono numerosi conflitti, l’unione ha pensato di dargli uno

    status particolare. Ad esempio è l’unico stato che ha una costituzione sua e il suo

    parlamento ha più poteri degli altri. Tutte le leggi che arrivano dal centro, dall’unione devono

    essere espressamente approvate dal parlamento;

    • Lostato di Goa dove fino al1961 ci sono stati i portoghesi (Estado portugues da India)

    che poi sono stati cacciati dall’india perché non se ne volevano andare e la neonata india

    unitaria invece non li voleva perché volevano unificare il territorio. Nel1987 è diventatostato. Goa ha una particolarità: se l’india intesa come integrazione non ha un codice civile

    uniforme, goa èl’unico stato che ha un codice civile uniforme applicabile a tutti i cittadini

    indipendentemente dalla comunità di religione di appartenenza e ricalca il codice civile

    portoghese (Codigo Civil Portugues). C’è un’apertura a nuovo riconoscimento di nuovi stati

    e apertura a situa particolari, di realtà diverse, status particolari. I territori sono ancora più

    particolari che la federazione sente di dover controllare direttamente. Goa è diventato uno

    stato ma questi territori rimangono tali e vengono governati dall’unione. Le isole sono

    situazioni particolari, sono fortemente inglesi e portoghesi. C’è un governatore nominato

    dal centro e quindi il centro controlla direttamente queste zone. Tuttavia non tutti i territori si

    comportano in maniera uniforme. Ad esempio, Deli e Pondicherry sono territori ma diversiperché hanno funzioni quasi statali quindi hanno più autonomia rispetto agli altri territori.

    Non aveva senso stabilire qualcosa di fisso e semplice. L’india era uno stato complesso

    quindi per gestire questa complessità bisognava riconoscere una certa flessibilità per tutte

    queste situazioni difficili.

    Complessità nel diritto: è possibile individuaretre livelli di complessità:

    ▪ Complessità strutturale-territorialeed è evidente. Ad esempiodiritti personali e diritto

    territoriale. Che cosa sono e quali ambiti coprono?Diritti personali valgono per quella

    specifica comunità religiosa e ildiritto territoriale è applicabile a tutti indipendentemente

    dalla loro appartenenza comunitaria. Quali diritti copronoquelli personali? Copronol’ambitodella famiglia ( patrimonio, successioni) mentrequello territoriale copre il diritto penale,

    quello tributario, quindi il diritto pubblico in generale.La questione non è così semplice però

    perché ci sono alcuni aspetti che dovrebbero essere disciplinati dal diritto personale e

    invece sono disciplinati da quello territoriale e sono gli aspetti più complicati, come ad

    esempio matrimonio tra bambini. Quindi iltraditional child marriage act vale per tutta l’india

    per tutti gli indiani indipendentemente dallo loro appartenenza a comunità religiose.

    ▪ Complessità giuridico- culturale: Es di diritto personale: ildiritto indù il quale non è unico

    ma bisogna distinguere tra diritto indù contemporaneo, diritto indù classico, diritto indù

    ufficiale che è quello riconosciuto ed applicato dallo stato, il diritto indù non ufficiale.

    All’interno di queste componenti vi sono ulteriori livelli di complessità e accanto a questa

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    complessità c’è la complessità interculturale quindi come i valori importanti dagli occidentali

    si sono innestati in india, a quali risultati hanno dato vita, a quali conflitti, iterazioni hanno

    dato vita.

    Tradizione giuridica. Definizione presa daThe civil law tradition di J. M. Merryman:

    • “una tradizione giuridica non è un insieme di regole, di diritto su contratti, (corporations) o

    reati per quanto queste regole stanno sempre in qualche modo riflesso di questa tradizione.Piuttosto è un insieme di attitudini profondamente radicate, storicamente condizionate sulla

    natura del diritto. Il ruolo del diritto nella società e nella politica. Sulla corretta

    organizzazione ed operatività di un sistema giuridico e sul modo in cui il diritto è o dovrebbe

    essere prodotto, applicato, studiato, perfezionato e insegnato.”

    La tradizione giuridica inserisce il sistema giuridico in una prospettiva culturale. Differenza tra

    sistema giuridico ( contracts, crimes,) regole, norme e tradizione giuridica? Latradizione giuridica

    ha unadoppia operatività:

    • Orizzontale [Simbolo] sistemi giuridici diversi, famiglie di sistemi giuridici diversi possono

    trovare un punto in comune perché entrambe condividono questa base culturale che è latradizione giuridica. tra sistemi diversi la tradizione giuridica fa una sorta di base comune.

    • Verticale[Simbolo] attraverso la tradizione giuridica è possibile far passare dei concetti da

    una generazione all’altra. Fa sì che vi sia una sorta di continuità in questo passaggio

    generazionale di concetti e di ideologie.

    Esiste unatradizione giuridica indiana?Esiste ed è la somma di tutte le tradizioni e sotto tradizioni

    che si sono sviluppate in india. Parliamo di tradizione giuridica indù, musulmana, buddista e tutte

    queste tradizioni sono confluite per creare la tradizione giuridica indiana.La tradizione giuridica

    indù è la più antica:1500 ac come data da cui facciamo partire l’inizio della tradizione giuridica

    indù ed è la matrice del diritto indiano. Il diritto indù non è il diritto indiano ma è una sua parte e la

    tradizione giuridica indù ha contribuito a creare una parte di quello che è oggi il diritto indiano.Parte storica: Che cosa si sa dell’india prima del1500? Poco e nulla perché verso il2600 arrivò

    la popolazione dei vallindi che sia chiamavano così perché si stabilirono nella valle dell’india. Per

    loro fu un periodo piuttosto favorevole che permise loro tramite agricolture ecc di espandersi.

    Costruirono qualche città masi sa poco perché la loroscrittura èindecifrabile però possiamo

    intuire che la lorosocietà era gerarchizzata, divisa in classi con unsistema ammi piuttosto

    raffinato. Per circa un millenne vivono indisturbati. Nel1500 arrivano dalmar caspio  gli arya che si

    stabiliscono nell’india settentrionale e conquistano i vallindi. Secondo alcuni il rapporto fu

    conflittuale. Non è stato un rapporto osmotico ma c’è stato un soffocamento da parte degli arya

    della cultura locale. Secondo altri invece il rapporto era più fluido, addirittura c’è stato un periodo dibilinguismo in cui la lingua dei vallindi si affiancò a quella degli arya. Alcuni studiosi si sono spinti a

    dire che gli elementi della religione dei vallindi siano filtrati in quella degli arya ( ad esempio la

    donazione per la dea madre). Una cosa è sicura: già prima la società era gerarchizzata e con

    l’arrivo degli arya la situazione si è complicata perché la società di prima aveva le sue gerarchie, la

    società degli arya ha le sue gerarchie quindi si sovrappongono e si crea una nuova stratificazione.

    Vincitori contro vinti. La società diventa molto più complessa. Gli arya si spingono fino a sud; non

    erano dei grandi statisti quindinon avevano creato uno stato enorme. Tuttavia avevano delle tribù

     potenti e riuscirono ad arrivare fino all’india meridionale.

    È di questo periodo laredazione orale dei veda, che furono redatti oralmente da cui si riesce a

    captare qualcosa degli arya. Qualcosa perché i vedanon sono documenti demografici, una

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    piccoli avamposti sulla costa a amministrazione del territorio, formalmente per il sultano ma

    sostanzialmente per sé stessa.1858 [Simbolo] Government of india act:l’india diventa

    ufficialmente colonia inglese. Viene ufficializzata una situa che di fatto si protraeva da dall’età

    del 1700. Gli inglesi quindi suddividono ilterritorio in province. C’è un governatore centrale maogni

     provincia ha un governatore. Sia al centro che nelle province il governatore èaffiancato da un

    consiglio con funzioni esecutive. Tutti imembri del consiglio sono inglesi cari alla regina o al re. Colpassare del tempo gli inglesi devono cedere allerichieste della popolazione e quindi nei decenni

    successivi a questo consiglio esecutivo si affianca un consiglio con funzioni semi legislative.

    Consultive inizialmente però poi quasi legislative. Verso lafine dell’8oo questoconsiglio inizia ad

    accogliere indiani nominati da istituzioni indiane. Questo perché gli inglesi devono aprirsi alle

    richieste degli indiani da un punto di vista istituzionale. Da un punto di vista pratico capitano

    diverse cose[Simbolo] 1885 nasce il partito del congresso che è un partito diorientamento di

    centro sinistra che chiedel’indipendenza attraversostrumenti non violenti e democratici 

    (faceva parte del partitoGandhi).Nascono anche partiti nazionalisti e di ispirazione religiosa

    comunitaria, quindi i partiti indù, partiti musulmani che chiedono l’indipendenza ma vogliono che ilnuovo stato corrisponda alla nazione indù, a quella musulmana ecc.. La situa diventa

    effervescente e gli inglesi non sono contenti. A maggior ragione con la prima guerra mondiale gli

    inglesi escono stremati finanziariamente dalla guerra, devono sostenere anche i costidell’india che

    è sempre più arrabbiata. Gli indiani sono arrabbiati perché vogliono l’indipendenza, sono arrabbiati

    perché sono andati a combattere per una guerra che non serviva a loro. Gente che è morta per un

    dominatore che è estraneo alla loro situa e quindi ci sono episodi come quello del1919[Simbolo]

    massacro di Amritsar [Simbolo] Una folla di indiani si è radunata in questa città che si chiama

    appunto Amritsar per protestare contro una legge del governo che prevede incarcerazioni arbitrarie

    per i dissidenti; gli inglesi per sedare la rivolta hanno smitragliato sulla folla uccidendone 1500. Gli

    inglesi non stavano seguendo la migliore strategia di cooperazione con la popolazione locale. Amaggior ragione poi Gandhi stava portando avanti proteste ben riuscite come per es nel1930 la

    marcia del sale (percorsero 320 km circa per protestare contro il monopolio inglese sul sale).

    Gandhi e una folla di persone si recarono in questa località marciando pacificamente per estrarre

    simbolicamente il sale. Gli inglesi li attaccarono, li cacciarono, li picchiarono però fu una

    manifestazione molto forte perché faceva capire che gli indiani stavano avanzando delle

    rivendicazioni.1935: gli inglesi decidono di dare più autonomia alle province. Il governatore

    centrale e locale deve rispondere del suo operato ai ministri e a questo consiglio legislativo,

    esecutivo di composizione indiana. Nel1946 l’Inghilterra invia unamissione di funzionari che

    avevano il compito di sedare le rivolte tra indù e musulmani. Questi funzionaridovevano costituireun’assemblea costituente che avrebbe creato unaCostituzione per una federazione indù –

    musulmana sempre nell’ambito della dominazione inglese. Questa federazione fallì, non ci fu una

    costituzione ma l’assemblea restò e scrisse nel1949 lacostituzione dell’india indipendente

    perché nel il14 agosto del ’47 l’india ottenne l’indipendenza.

    Nel concedere l’indipendenza all’india gli inglesi divisero il pakistan che fu scisso in pakistan

    occidentale e orientale.Colpo durissimo per l’india che perse una parte del territorio. Il pakistan era

    a stragrande maggioranza musulmana e fu reso indipendente. Questo probabilmente l’india non lo

    accettò mai perché nel1971 aiutò militarmente il pakistan orientale a separarsi dal pakistan

    occidentale; quindi nel’71 il pakistan orientale diventò Bangladesh. Questa zona è rimastaproblematica perché al momento dell’indipendenza il principe del kashmir donò il territorio quasi in

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    dote all’india indipendente ma il territorio era a maggioranza musulmana; quindi fu annesso ad uno

    stato con maggioranza di popolazione indù ma era zona musulmana. Ecco perché il kashmir

    tutt’ora vive una situa di conflitto importante.

    Cenni politica in india oggi: nel ’47,l’autore dell’indipendenza fu il partito del congresso che

    restò il protagonista della politica per tutti i vent’anni successivi quindi dal ’47 al ’64. Anni nei quali

    controllò tutta la politica indiana grazie alla sua diffusione capillare sul territorio e grazie anche aNehru che all’epoca degli inglesi era vicegovernatore centrale. Quindi c’era un vice governatore

    centrale inglese che però in realtà era indiano quindi questo era già elemento di separazione

    importante.Nehru divenne poi primo ministro dell’india indipendente. L’india vive un periodo

    di relativa stabilità fino al ‘64 anno in cui nehru muore. Al suo postosubentra Shastri però resta in

    carica due anni morendo poi per un misterioso attacco di cuore. In questo c’è una certa dose di

    diffidenza perchésubito dopo andò al potere la figlia di nehru, indira gandhi, e non fu un primo

    ministro esemplare. Infatti sotto il suo potere c’è stato il cosiddetto periodo di emergenza: nel ’75

    ma anche prima, indira gandhi procedette ad assumere su di sé tutti i ministeri chiave eliminando

    tutti gli elementi di democraticità all’interno del partito e dando vita a quella che sembrava semprepiù unavera e propria dittatura. Questo perché? perché nel ‘71 lei fu eletta e qualche anno dopol’alta corte di Allahbad afferma che lei ha violato delle norme costituzionali e quindi invalidano la

    sua elezione, facendola interdire dalle elezioni per tutti i 6 anni successivi. Indira gandhi non ci sta,

    elimina le disposizioni costituzionali sulla cui base la corte aveva dichiarato invalide le elezioni e

    regolarizza a colpi di leggi la sua posizione di super primo ministro, che aveva su di sé i ministeri

    più importanti, e nasce questo periodo quasi di dittatura, conosciuto come periodo di emergenza.

    Questo perché lei attivò le procedure di emergenza che prevedono lo strapotere del primo ministro

    per coprire quella che è una situa politica di difficoltà. Questo fino al‘77 anno in cuiindira, forse

    troppo sicura di sé, in vista delle elezioni le perse. A questo punto presero il potere forze politiche

    nazionaliste indù (nota: erano nate verso la fine dell’800 partiti di ispirazione nazionalistacomunitaria). Uno di questi partiti è ilPartito del BJP: partito di estrema destra che auspica che la

    nazione indiana coincida con la nazione indù. Questa è possiamo dire la politica del bjp. Il bjp fino

    al1996 ha dato del filo da torcere al congresso che è rimasto in questi decenni il partito centrale;

    tuttavia adesso le maggioranze adesso erano sempre risicate. Dal ’96 ad oggi,il congresso ha

     perso la sua supremazia e quindi se la gioca sempre con il bjp. Questi sono i due partiti maggiori in

    india e per ottenere la maggioranza in parlamento devono allearsi con piccoli partiti regionali;

    diversamente nessuno dei due avrebbe la maggioranza in parlamento quindi hanno dovuto aprirsi

    e fare queste maxi alleanze che si presentano regolarmente alle elezioni. Se si guarda il percorso

    elettorale indiano si vede proprio come si alternano: prima bjp, poi congresso, e così via. Fino al2014 c’è stato il congresso, adesso c’è il bjp.

    Parte giuridica.Suddivisione applicabile al diritto indiano (le varie epoche del diritto indiano):

    periodo vedico,classico,post classico,musulmano,coloniale eindipendente. Questa

    suddivisione non ci deve far pensare a stati netti. Quindi prima del periodo coloniale c’è un magma

    indistinto e dopo il periodo coloniale tutto in ordine, tutto common law, NO! Moltissimi elementi

    sono fluiti dal periodo vedico all’india indipendente. Il diritto coloniale rappresenta solo una parte.

    Non c’è stacco in questo momento, sicuramente è un periodo importante ma non vi è stacco,

    bisogna vederli come un continuum.

    Diritto indù.Il diritto indù non è diritto indiano. Che cos’è indù? La vera difficoltà sta nel definire

    che cosa si intende perinduismo.Secondo alcuni ci sono talmentetante differenze all’interno

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    dell’induismo che è un guscio vuoto, quindi vuol dire tutto oppure niente. Altri invece dicono che è

     possibile individuare ed evidenziare un cuore comune dell’induismo. Partendo da un’analisi

    linguistica, deriva daltermine hindu con cui inizialmente si indicavano le popolazioni che vivevano

    lungo la valle dell’indo. Gli inglesi col termine hindu definirono poi tutti coloro che non erano

    musulmani, cristiani, ebrei. Quindi fu unacategoria residuale che gli inglesi applicarono per definire

    la popolazione. Poi definirono induismo la religione di queste persone. Nel fare ciò fecero un grandanno perché si trovavano di fronte a questa grande complessità, pluralità. Decisero di ordinare la

    popolazione secondo linee religiose questo perché secondo alcuni autori era nella mentalità

    dell’occidentale ricercare ossessivamente la religione nella società. La religione deve essere

    elemento fondante della società quindi qual è la religione di queste persone? L’induismo. Sotto la

    definizione di induismo gli inglesi ci infilarono tradizioni molto eterogenee, fenomeni culturali molto

    eterogenei. Comunità che non condividevano nulla di veda, letteratura bramanica, furono

    etichettate come indù. Perché? perché erano lì. Fu creata questa maxi categoria di induismo. Le

    comunità furono costrette in caste anche se storicamente non si sono mai ritenute all’interno del

    sistema castale. Gli inglesi cercarono di sistematizzare tutto perché da bravi occidentali avevanobisogno di sistematizzare ma forse non erano situa da sistematizzare o per lo meno non come

    fecero loro.

    Per quanto riguarda le teorie degli studiosi che non pensavano che la categoria dell’induismo fosse

    vuota, c’era uno studiosoLakoff che ha elaborato una teoria interessante che si può applicare

    all’idea dell’induismo: lateoria del prototipo. Immaginiamo l’induismo come una scatola aperta e

    ci sono diversi gradi di appartenenza. Ci sonocerti elementi chiave irrinunciabili (a, b, c)e degli

    elementi meno tipici, caratteristiche meno tipiche. È possibile appartenere ad una determinata

    categoria avendo determinate caratteristiche. Ecco perché non hanno nulla in comune ma sono

    entrambi indù. Elementi chiave necessari da cui non si può prescindere ma non tutti condividono i

    medesimi elementi chiave. Ecco spiegato perché ci siano comunità che non hanno nulla in comunema che tuttavia si possono definire indù.

    Quali sono questielementi chiave?

    • Riconoscere l’autorità dei veda;

    • il dharma;

    • credere nel karma e nel ciclo delle rinascite;

    • inserirsi all’interno del sistema castale.

    Questi sono imacro elementi; accanto a questi poi ci possono essere differenziazioni che fanno sì

    poi che le comunità siano molto diverse tra loro.

    Quando si parla di induismo, di tradizioni si fa riferimento adue modelli per rappresentare letradizioni:

    • modello ad albero [Simbolo] da una matrice si sono sviluppate sotto tradizioni;

    • modello a fiumi [Simbolo] più sotto tradizioni sono confluite per creare un’unica tradizione.

    Quando si parla di induismo nessuno dei due modelli è applicabile. Al massimo possiamo parlare

    di una pluralità di modello a fiumi. Questo è l’induismo e quando ci si approccia all’induismo

    bisogna tener presente la pluralità di modelli a fiumi. Per lo studio del diritto indù si è scelto uno di

    questi modelli.Il modello su cui lo studio del diritto indù si è sviluppato è il modello bramanico. 

    I veda. I veda si basano su unconcetto essenziale: osservando la natura,l’uomo ha capito che c’è

    qualcosa che si ripete.Il sole sorge, tramonta, in un modo si nasce e si muore. C’è qualcosa cheva oltre la nostra possibilità di scelta.Un ordine cosmico al di là del nostro arbitrio.Quest’ordine

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    cosmico viene definito nei veda “rta”, principi di ordine macro cosmico che governa l’universo.

    L’uomo deve agire per sostenere quest’ordine macro cosmico. Le situa devono essere tali per cui

    sostengono questi principi di ordine cosmico. Gliobblighi che l’uomo deve seguire,la governance

    di quest’ordine macrocosmicoè il dharma.Dharma. La parola dharmaderiva dalla radice

    indoeuropea dhri che vuol dire sostenere. Quindi il dharma è ciò che sostiene quest’ordine

    cosmico; gli obblighi che la persona deve seguire per sostenere l’ordine cosmico. I veda sifocalizzano su quest’ordine macrocosmico. Tuttavia con il passare del tempo, la letteratura si

    evolve e ciò che assume importanza è il dharma nella letteratura successiva. Ci si focalizza di più

    sul dharma perché i saggi sostengono che sì è importante l’ordine cosmico ma noi siamo uomini

    qui ed ora quindi cosa dobbiamo fare? Quali comportamenti dobbiamo seguire? E dunque la

    maggioranza della letteratura indù è sul dharma.Rta è un concetto che va lentamente

    eclissandosi, non supera la fase vedica e il focus si sposta sul dharma; il focus si sposta anche dal

    sacrificio al sacrificante perché nei veda l’idea è quella che il sacrificio eseguito bene sostenga

    quest’ordine. Quindi iVeda sono manuali rituali che descrivono nel minimo dettaglio come deve

    essere fatto questo sacrificio perché solo attraverso il corretto sacrificio si mantiene l’ordine. Con ilpassare del tempo questo concetto si eclissa, ci si sposta di più sul concetto di dharma e quindi sul

    sacrificante, sul chi fa. Il concetto di dharma sottende un’idea di fare, chi fa la cosa giusta al

    momento giusto. Il focus si sposta sul fare e dunque karma.Il karma: Il karma èl’azione vista

    nelle sue conseguenze.L’azione giusta, fatta secondo gli ordini dharmici per sostenere l’ordine

    cosmico. L’azione scorretta contraria al proprio dharma non porterà al sostegno dell’ordine

    cosmico quindi è un’azione adharmica che porterà a demeriti spirituali. L’accumulo di azioni

    dharmiche farà si che la rinascita sarà migliore. L’accumulo di azioni adharmiche farà sì che la

    nostra rinascita sarà peggiore quindi in un certo senso c’è una sorta di accettazione della propria

    posizione. L’idea è che se nasco povero in una situa difficile è perché in una vita precedente ho

    accumulato azioni adharmiche che mi hanno portato a vivere questa situa. In base alle azionidharmiche mi merito quello che ho.

     Approfondiamo…Qual è il mio dharma? Cosa devo fare?Esiste un dharma residuale, uguale per

    tuttiche è compassione, solidarietà ecc ma di fatto poi ognuno ha il proprio dharma specifico. Per

    esempio, il mio dharma, quello che io Gabry devo fare è diverso da quello che Tizio deve fare per

    sostenere l’ordine macro cosmico. Ilsistema in base al quale io ho un certo dharma, tizio un altro

    e caio un altro prende il nome divarnashramadharma. Scomponiamo la parola:dharma, parola

    che abbiamo già visto;ashrama invece vuol dire stadio della vita.Gli stadi della vita sono quattro.

    Per chi valgono queste disposizioni? Solo per gli appartenenti alle caste più alte. Quindi le

    diposizioni contenute nei veda, nella letteratura successiva in materia di ashrama, obblighi eccvalgono per gli appartenenti alle caste più alte. Quindi l’uomo di casta alta che vuole essere molto

    pio e molto dharmico deve attraversarequattro stadi della vita che sono:

    • periodo da studente;

    • la vita familiare, quindi si accede attraverso il matrimonio che è un sacramento

    indissolubile. Nella concezione indù il divorzio non è tollerato;

    • eremita, quindi abbandonare progressivamente la vita mondana;

    • finire la sua vita in un periodo di completa ascesa e separazione dal mondo.

    Idealmente questi sono i quattro stadi della vita che ogni uomo di casta alta deve attraversare.

    Questo è l’ashrama e gli obblighi dell’uomo variano in base allo stadio della vita in cui si trova. Dastudente, per esempio, non avrà mai gli stessi obblighi che avrà da eremita.Varna: questa parola

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    vuol direcolore e indica unacategoria sociale. Lecaste come noi le conosciamosono le jati e

    sono migliaia. Varna è un concetto più ampio e diverso. Varna corrisponde ad una categoria

    sociale, ogni varna ha una funzione sociale, una ragione d’essere nella società. Il mito a cui si

    ascrive la nascita dei varna è quello delmaschio primordiale, le cui parti vennero smembrate e da

    ogni parte del corpo nacque un varna.

    • Primo varna: nella letteratura bramanica al primo posto, ci sono ibramani. Ilcolorecorrispondente ai bramani è ilbianco e sono coloro che hanno ilmonopolio del sacrificio e

    dell’istruzione religiosa. Il sacrificio è centrale nel sostenere l’ordine cosmico quindi chi si

    occupa del sacrificio ricopre una posizione centrale.Sono nati dalla bocca del maschio

     primordiale.

    • Secondo varna:Guerrieri,nati dalle braccia del maschio primordiale e sono coloro che

    hanno ilmonopolio della forza legittima, il compito di occuparsi della sicurezza del paese e

    della popolazione. Ilcolore rosso è il rosso.

    • Terzo varna:Produttori, coloro chefanno avanzare l’economia del paese (agricoltori,

    commercianti, artigiani). Ilcolore è il giallo.Questi tre che sono quelli a cui si riferiscono iveda ecc,vengono detti“i nati due volti” perché sono gli unici che per i veda e per la

    letteratura bramanica possono accedere ad una particolare cerimonia di ingresso in

    società. Tutti coloro che non fanno parte di queste tre categorie, non possono accedere alla

    cerimonia e quindi non nascono per la seconda volta alla società.

    • Quarto varna:Colore nero, glishudra, i servitori.Nati dai piedi del maschio primordiale

    sono coloro che devono servire tutte le classi superiori.

    I varna sono ereditari, quindi un soggetto sa a quale varna appartiene a seconda della famiglia in

    cui è nato. Durante la vita non ci si può spostare ad un’altra categoria sociale, al massimo ci si può

    comportare in modo dharmico e sperare di rinascere in una categoria superiore. A livello di

    matrimonio, ci si può sposare tra categorie diverse? Bisogna fare una distinzione tra periodo antico

    e periodo contemporaneo. Nel periodo antico veniva tollerato un matrimonio tra membri di

    categorie diverse a patto che l’uomo fosse della categoria superiore. La donna doveva essere o

    pari o al massimo inferiore. Non si tollerava che una donna della casta dei bramani venisse

    contaminata da un uomo di natura inferiore. Oggi le regole matrimoniali sono più rigide.

    Innanzitutto ci si sposta alla categoria dei Jati che è una categorie ancora più chiusa. I jati

    corrispondono per esempio ai conciatori di pelli, calzolai ecc. in questi casi ci si sposa all’interno

    della categoria professionale chiusa. Eventualmente ci sono dellesotto caste chiamateupajati.

    Eventualmente all’interno della medesima sotto casta. Unica eccezione tollerata: marito di casta

    superiore e donna di casta inferiore. Questo per quanto riguarda il nord dell’india perché nel suddell’india le classi matrimoniali sono diverse: per esempio, si tende ad avere parità tra marito e

    moglie, la donna non lascia la casa dei suoi genitori per andare a vivere con il marito e questo crea

    profonde differenze anche nei rapporti familiari. Il fatto che nel nord dell’india la donna sia di una

    casta inferiore, fa sì che per esempio la debba pagare il marito per farsi sposare, comprando lo

    status. E quindi il marito si sentirà sempre superiore alla donna. Il fatto che la donna si sposti con

    la famiglia del marito, fa sì che i genitori la crescano sapendo che, si dice in india, “crescerà per un

    altro giardino”; educano una donna che poi porterà giovamento ad un’altra famiglia e dunque ci

    sono tutta una serie di discriminazioni ai danni delle bambine che spesso non sono educate, non si

    investe sulla loro istruzione, sulla loro salute perché avendo pochi soldi si cura il maschio che

    assisterà la famiglia fino alla sua morte e non la femmina che invece poi chiederà la dote per

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    • Prima fonte: shruti, che significa audizione, l’aver sentito la verità e la conoscenza che è

    veda.

    Verità e conoscenza sono inserite in queste raccolte che sono il nocciolo duro della letteratura

    vedica. Dalla più antica alla più recente.I veda sono manuali rituali quindi contengono inni e

    formule che il bramante deve condurre alla lettera per condurre un buon sacrificio. I veda non si

    curano della vita degli umani. Non troviamo indicazioni su come comportarci, come vestirci ecc.. iveda si curano del sacrificio e sono molto complessi, tant’è che si è sviluppata tutta una letteratura

    attorno a queste raccolte vediche di supporto. Ogni scuola vedica aveva questi piccoli trattati che

    spiegavano al bramano perché doveva compiere certe azioni in corrispondenza ad una

    determinata formula. Ci sono poi altri trattati di supporto e poi ulteriori trattati di approfondimento

    vedico. Attorno al nocciolo duro dei veda si sviluppa tutto questo corollario di repertori e supporti

    perché i veda sono troppo complessi per essere assimilati così come sono. Nei veda non troviamo

    nulla che somigli ad una disposizione di tipo giuridico. I veda non sono testi giuridici ma sono

    manuali rituali. Eventualmente si può trovare qualcosa che assomigli ad una disposizione ma cmq

    non sono testi giuridici. Se vogliamo capire quello che realmente dobbiamo fare, bisogna spostarsiverso la seconda fonte.

    • Seconda fonte: smriti che significatradizione, quindi qualcosa di mediato. Non è come la

    rivelazione, l’audizione diretta ma èqualcosa di mediato dall’intervento umano. L’uomo

    interviene per rielaborare la conoscenza. Questa smriti si fonda su una letteratura ampia. In

    linea generale ci sono deitesti che si chiamano purana, che sono testi che sono composti

    da dotti per persone che non potevano accedere allo studio della religione, quindi per gli

    shudra, i dalit e le donne. Poi ci sono leepopee, veri e propri poemi epici. Poi ci sono i

    trattati di ulteriore approfondimento, trattavano di argomenti disparati come per esempio

    astronomia, matematica, scienza e tra questi c’erano trattati sul rito, il sacrificio.

    Descrivevano come doveva essere il sacrificio pubblico, il sacrificio domestico e poi alcunitrattati descrivevano perché bisogna compiere determinate cose. Qual è la ratio da un

    punto di vista filosofico religioso di certe azioni. Quindi ci si sgancia da una mera

    descrizione del rito e si inizia a parlare del perché. Questo perché i bramani vivono un

    periodo di carenza di legittimazione e quindi si mette in dubbio la bontà di certe azioni. Il

    focus si sposta sullo speculare, sullo spiegare il perché morale religioso di certe azioni.

    Questeopere prendono il nome didharma sutra.Sutra significa aforismi, quindi aforismi

    sul darma. Si è passati dai veda che erano solo rito a parlare del dharma. E qui si dà inizio

    ad una scienza, ci si avvia verso una scienza del dharma. Dai dharma sutra si passa ad

    opere successive più elaborate che sono idharma shastra.Shastra vuol dire trattato oscienza, quindi trattato o scienza sul dharma. Si passa dal rito a parlare del dharma.

    Dharma shastra sono dei grandi trattati scritti da saggi più o meno esistenti in cui si discute

    del dharma, delle concezioni filosofiche dietro determinati obblighi. Uno dei trattati più

    importanti dei dharma shastra è ilmanusmriti. Sono trattati in cui un saggio sistematizza

    la conoscenza sul dharma, formula delle disposizioni a vantaggio di altri. Questo trattato è

    attribuito a manu che è un saggio probabilmente mai esistito. Si tratta di una raccolta di

    saggezza popolare e che è stata convenzionalmente attribuita a manu. È un trattato in

    dodici capitoli, in cui si discute di dharma anche da un punto di vista molto specifico quindi

    la suddivisione in dharma, gli obblighi corrispondenti ad ogni dharma, obblighi alimentari, di

    vestiario.. ma non solo: non è un libro che contiene obblighi. È un libro in cui si specula sul

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    sapere umano organizzato da un punto di vista filosofico e religioso. In merito a questa

    manusmriti, gli inglesi cosa fecero?Tradussero la raccolta come leggi, come disposizioni

    giuridiche!Ma è sbagliato perché non lo sono! È tutt’altro. Sono sotto forma di disposizioni

    giuridiche ma di fatto non c’è nessuna autorità che si occupasse della loro occupazione.

    Erano testi dottrinali dotati di autorevolezza ma non avevano forza cogente. Non erano testi

    giuridici. Gli inglesi presero la manusmriti e la applicarono in tribunale, ampliate con icommenti come le leggi. Applicavano le disposizioni nelle controversie indù come se fosse

    un codice. Questi trattati sul dharma furono commentati in un momento successivo. Il ruolo

    dei commentatori e commenti fu necessario perché ebbero il merito di attualizzare questi

    testi. Cosa facevano i commentatori? Prendevano un verso, evidenziavano il problema

    interpretativo, facevano una ricognizione delle interpretazioni che di quel verso si facevano

    e ne sceglievano una. La migliore, quella più adatta al contesto storico in cui vivevano.

    Tutte le altre, quelle inadatte, decadevano. Il merito dei commentatori è stato quello di aver

    selezionato alcune interpretazioni che sono sopravvissute, altre tagliate via e poi nel dare le

    interpretazioni le mescolavano con le consuetudini. Si erano resi conto che c’erano delleconsuetudini non religiose che dovevano essere considerate e che inserivano nei commenti

    per dare una sorta di legittimazione religiosa. I commentatori hanno plasmato il testo per

    renderlo applicabile.

    • Terza fonte:la consuetudine. Bisogna fare un distinguo importante. Che genere di

    consuetudine? Tra la consuetudine laica e la letteratura vedica ci sono delle differenze. Una

    prima differenza è l’oggetto. La consuetudine laica è indifferente ai risvolti religiosi di una

    violazione. La consuetudine laica ha l’oggetto i comportamenti degli uomini e se si violano

    queste consuetudini, le conseguenze rimangono nell’ambito della vita degli uomini. Se si

    violano le disposizioni dei dharma shastra o dei veda, le conseguenze sono ultra terrene.

    Quindi differisconoconsuetudine e dharma shastra dal punto di vista dell’oggetto. Anche daun punto di vista dell’origine perché la consuetudine laica si origina dagli usi e dalle

    abitudini della comunità degli uomini; i dharma shastra sono sì opera di uomini ma uomini

    che interpretano una conoscenza di provenienza divina. Origine e oggetto sono diversi.

    È possibile trovare un punto in comune? È possibile che la consuetudine diventi fonte del dharma e

    non solo fonte del diritto? I commentatori rispondono sì. Quando la consuetudine, i comportamenti

    sono comportamenti di persone istruite nel dharma, nei veda ecc, quindi comportamenti che loro

    ritengono dharmici, allora quei comportamenti sono fonti del dharma e prendono il nome di

    sadacara che sonole consuetudini degli esperti di dharma e di veda. questo è il punto di contatto

    tra la consuetudine e le fonti del dharma.Cosa succede se una consuetudine laica è in contrasto con le disposizioni dei dharma shastra?

    Un commentatore vede che in una determinata comunità è più diffusa una consuetudine in

    contrasto con i dharma shastra. Cosa fa allora il commentatore? Il commentatore si rende conto

    che i dharma shastra non possono essere seguiti da tutti. Possono essere seguiti dai dotti, da

    quelli che sono stati istruiti ma non si può pretendere da tutti che seguano i dharma shastra.

    Oltretutto molte volte dovevano arrendersi all’evidenza: una consuetudine laica seguita dalla

    maggioranza della popolazione, non si poteva pretendere che queste persone abbandonino le

    consuetudini per seguire i dharma shastra. Quindi nei commenti molto spesso i commentatori

    tendono a non contrastare le consuetudini. Quando la consuetudine si può legittimare allora viene

    legittimata e si dà copertura religiosa. In generale cmq i commentatori tendono a non contrastare

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    troppo le consuetudini laiche seguite dalla popolazione. Ad un certo punto quindi c’è un tentativo di

    mescolanza tra letteratura religiosa e consuetudine e questo perché era impensabile che la

    letteratura religiosa seguisse un binario a sé stante.

    • Quarta fonte: atmanastushti, cioè ilsenso di soddisfazione personale. Quindi io persona

    istruita nei veda, sento di agire bene in questa situa e allora questa è una fonte del dharma.

    È una fonte molto controversa perché secondo alcuni autori non è una fonte. Ad esempio,Lingat, positivista, sostiene: come possiamo definire il senso di soddisfazione personale

    una fonte del dharma? Menski invece sostiene che è proprio quella la fonte primaria. Noi

    studiamo un certo ordine. Tuttavia l’ordine è diverso. Questa è la prima fonte a cui un bravo

    indù deve fare riferimento. Sento che sto agendo nel modo conforme al dharma? Quando

    ho un dubbio, non vado a consultare i veda ma penso in base alle mie conoscenze se sto

    agendo bene. Inoltre, le consuetudine della mia comunità dei capi villaggio che sono dei

    modelli da seguire, cosa dicono loro? questo secondo Menski è il percorso che le fonti

    devono seguire e questa per lui è la prima fonte di riferimento.

    Periodo coloniale: gli inglesi instaurarono gli avamposti sulle coste. Inizialmente non aveTuttaviapiù si spingono verso l’interno più devono interfacciarsi con la popolazione locale. Gli avevano

    molti problemi perché le controversie che dovevano risolvere erano tra i membri dello stato.

    Tuttavia con il passare del tempo, più si spingono verso l’interno, più devono interfacciarsi con la

    popolazione locale. Nel1765 ottengono questo potere di riscuotere le tasse e assieme a questo

    potere l’imperatore moghul dà anche loro ilpotere di risolvere le controversie civili, quindi dà

    loro giurisdizione civile. A questo gli inglesi non sanno più cosa fare perché non sanno come

    risolvere le controversie.Nel 1772 il governatore del bengala interviene cercando di disciplinare la

    situa. Egli stabilisce che in tutti i procedimenti relativi a eredità, matrimonio, casta e altri costumi

    religiosi e istituzioni, le leggi del diritto del corano rispetto ai musulmani e il diritto degli shastra

    rispetto agli indù dovrà essere seguito. Questo è il sistema che Hastings stabilisce per le risoluzionidelle controversie. Da un parte anche bene perché così si evita che il diritto inglese sia applicato a

    tutti indistintamente quindi si evita l’imperialismo del diritto inglese sugli altri. C’è anche una

    considerazione strategica perché applicare il diritto inglese agli indù che non lo conoscono e non lo

    rispettano, non è intelligente. Quindi è stato doppiamente strategico sulla base del divide et impera:

    frammento la popolazione, rafforzo il senso comunitario della popolazione, la rendo più fragile e

    posso così governare. In ogni caso da adesso in poi viene usato questo criterio per le applicazioni

    del diritto nelle controversie.

    Si applicherà il diritto degli shastra agli indù: ma questo è giusto? NO! Perché gli shastra

    rappresentano solo una parte con tutte le limitazioni viste prima. Gli shastra sono opere di dottrinaredatte da un certo gruppo di uomini, quindi sono androcentriche. Quindi non possiamo pensarla

    come un codice applicabile a tutta la popolazione indù. Gli indù seguono più consuetudini nate a

    livello locale.Come può pensare Hastings di applicare il diritto degli shastra agli indù? Non

    sapendo che cos’è il diritto indù, ma dovendo sistematizzare tutto per natura occidentale,

    cercarono un’autorità, non l’hanno esattamente trovata però hanno trovato qualcosa che

    assomigliava ad un codice. L’hanno preso e l’hanno applicato. Questo ha causato enormi problemi

    perché loro non ne sapevano nulla, si sono fatti affiancare da esperti ma che di fatto non erano

    giuristi e nascevano delle sentenze a cui si applicava un diritto che non esisteva da nessuna parte.

    Non era diritto inglese perché era un tentativo di applicazione di un diritto indù che però non

    esisteva e quindi si parla deldiritto anglo – indù, questo mostro giuridico che è nato all’interno dei

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    tribunali inglesi e lì è rimasto. Gli inglesi quando non sapevano cosa fare, facevano riferimento

    sulle consuetudini però anche qui ammisero solo quelle consuetudini che avevano determinate

    caratteristiche, quindi tagliavano fuori le consuetudini che di fatto la popolazione seguiva. Come

    ultima spiaggia, i giudici inglesi facevano riferimento alprincipio di justice equity and good

    conscience. Però anche qui saranno principi applicativi della mentalità inglese. Nel tentare di

    applicare il diritto indù hanno usato strumenti occidentali distorcendo quello che un codice non erae applicandolo come se fosse stato un codice. Oltretutto hanno introdotto un principio che non fa

    parte del diritto indù che è quellodello stare decisis [Simbolo] si fissa all’interno di una sentenza il

    diritto e poi si segue quell’impostazione per le controversie successive che presentano

    caratteristiche simili. Questo non può essere applicato all’induismo e al diritto indù perché alla base

    del diritto indù c’è il concetto di dharma. Il dharma è specifico per ognuno di noi e cambia in base

    al momento della nostra vita, alla categoria sociale di appartenenza. Un principio che è valido per

    risolvere la controversia tra A e B, i quali hanno due dharma distinti, non può essere valido per

    risolvere una controversia tra C e D. La sentenza è una sentenza del caso. La norma resta intatta,

    viene interpretata sulla base dei dharma dei soggetti e disciplina quel caso di specie. Un casosimile può essere giudicato in modo del tutto diverso. Il principio dello stare decisis è un principio

    non applicabile al diritto indù e fu invece introdotto.

    Gli inglesi non si limitarono a pasticciare il diritto indù nelle aule di tribunale; tuttavia sentivano la

    necessità di codificare. Di fronte a questo disastro giuridico, la soluzione a cui ricorrere è ilcodice.

    Nel1860 gli inglesi emanano il primo codice e l’idea del codice èuniformità dove si può,

    diversità dove si deve ma in ogni casocertezza. L’obiettivo alla base di questo codice è quello di

    fare certezza, chiarezza in mezzo a questo mare di norme. In ultimo contrariamente a quello che

    gli inglesi si erano detti, hanno legiferato in materia di famiglia e quindi nella questione della

    discriminazione tra caste, la satì ( pratica di immolare la vedova sulla pira del marito) che fu abolita

    nel1829 così come la dote e l’infanticidio femminile. Tuttavia fu fatto male. Per esempio, nel caso

    dell’infanticidio femminile, gli inglesi stabilirono che davano questa pratica tremenda se usata da

    enormi doti che le famiglie sono costrette a pagare per il matrimonio da bambina. Quindi le famiglie

    strozzate da questa dote, si trovano costrette ad uccidere la bambina perché poi non potevano

    pagargliela. Fecero un’analisi superficiale del problema vietando la dote senza pensare che molte

    famiglie erano all’astrico non solo per la dote ma per il sistema fiscale che loro avevano imposto.

    Se prima del loro arrivo le tasse erano modulate in base agli imprevisti annuali, loro invece fissano

    un tot di tasse annuali e se non avevano i soldi era peggio per loro. quindi spesso gli agricoltori

    erano costretti ad indebitarsi e sono finiti sull’astrico.

    La costituzione: nel’47 indipendenza, nel’49 redazione della costituzione e nel‘50 lacostituzione etra in vigore. I padri costituenti hanno avuto un bel da fare perché prima di tutto

    bisognava tenere insieme e disciplinare un territorio vasto e variegato come l’india. Poi, bisognava

    capire come comportarsi con l’eredità inglese perché alcuni dicevano di far finta che gli inglesi non

    fossero mai giunti in india, altri però non sono d’accordo perché ormai pensano come gli inglesi,

    quindi è difficile tornare a quello che c’era prima. Allora i problemi sono stati di sistemazione

    dell’eredità e della diversità. È normale che sia nata una costituzione lunghissima,448 articoli. È

    una Costituzione lunga perché disciplina l’assetto dell’unione e degli stati; inoltre l’india si propone

    indipendente, come uno Stato sociale che riconosce l’esigenza delle classi e garantisce prestazioni

    ai cittadini al fine di livellare le disuguaglianze sociali ed economiche. L’india è fortemente uno

    stato sociale. Al momento della sua nascita come india indipendente i padri si propongono di

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    portare avanti una rivoluzione sociale. Quello che hanno ereditato è uno stato variegato, uno stato

    in cui la povertà è profonda. Il compito dello stato è di livellare queste uguaglianze anche

    attraverso l’attività dei giudici. Iljudicial activism in india è fortissimo e il ruolo della corte suprema

    è essenziale perché molto spesso la corte suprema è intervenuta laddove non c’era la legislazione.

    In questo sensol’Art 32 è il cuore della costituzione: dà la possibilità di ricorrere alla corte

    suprema per la violazione dei diritti fondamentali, violazione operata da parte dello stato nellosvolgimento della sua attività ammi o legislativa. La corte suprema ha fatto perno su quest’articolo

    per estendere moltissimo la sua giurisdizione. Da un punto di vista letterale infatti l’art 32 non pone

    limitazioni. Chiunque può ricorrere alla corte suprema per far valere la violazione di un diritto

    fondamentale da parte dello stato. Argomento sostanziale: La corte dice certo che non dobbiamo

    permettere che un individuo singolo presenti ricorso per la violazione dei diritti di un altro perché se

    lo neghiamo, neghiamo anche la giustizia. In questo senso la corte suprema dà avvio a quella che

    viene chiamata “ public interest mitigation” che è un’azione portata avanti per l’interesse

    pubblico. Chiunque può adire la corte suprema per far valere la violazione di diritti di qualcun altro.

    Come? In qualsiasi modo. Ad esempio, anche con una cartolina, una lettera, un articolo di giornalesi può attivare il giudizio della corte e questo sempre per garantire a tutti la possibilità di accedere

    alla corte che ha accolto il ricorso dei detenuti che denunciavano condizioni di vita disumane in

    carcere. La corte suprema ha anche creato diritti in materia ambientale in via giurisprudenziale.