DIREZIONE REDAZIONE AMMINISTRAZIONE FONDATO NEL 1982 … · 2012. 6. 15. · Roma (P.I.O.) del...

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R ichiesto dal mio venerato successore a proporre sul no- stro periodico rinnovato qualche riflessione sulla fede, lo faccio ben volentieri, consapevole tuttavia dei limiti di que- sto editoriale e della complessità del tema. Innanzitutto è bene notare che siamo in un tempo particolare, preordinato alla preparazione dell’anno della fede (2012-2013), in- detto con passione apostolica da Benedetto XVI. Ma perché il santo Padre ha voluto questo tempo singolare? Le ragioni sono tante, ma due emergono in maniera preponderante. La prima è la mancanza di fede in tanti nostri fratelli che vivono come se Dio non esistesse; la seconda è la mancanza di impegno siste- matico sul tema della fede nella teologia contemporanea. L’intento sarà quello di approfondire sistematicamente la cono- scenza della fede e di aiutare gli uomini del nostro tempo a istau- rare un vero rapporto con Dio, per riscoprire la propria identità e vivere da veri fratelli. Intanto cosa autorevolmente ci dice il Concilio Ecumenico Vati- cano II a proposito della fede? Al n. 5 della DV. afferma :” A Dio che rivela è dovuta l’obbedienza della fede (Rm 16,26; cf Rm 1,5; 2 Cor 10, 5-6) con la quale l’uomo si abbandona a Dio tutt’intero libera- mente, prestandogli “ il pieno ossequio dell’intelletto e della volontà, e acconsentendo volontariamente alla rivelazione data da lui”. Da questa proposizione conciliare emergono tre dimensioni della fede. Essa è obbedienza a Dio. Essa è libero e fiducioso affidamento a Dio. Essa è assenso libero e volontario alla verità rivelata. Praticamente questo essenziale disegno proposto dal Vaticano II come si realizza per l’uomo? La risposta esauriente è una sola: in Gesù Cristo! Gesù è il Verbo incarnato. In lui Dio si rivela nella sua pienezza. Accogliere Gesù Cristo come Dio fatto nostro fratello, si- gnifica già compiere un atto di fede che raggiunge la sua comple- tezza quando con Cristo istauriamo un rapporto di inscindibile comunione e ci lasciamo plasmare dall’onnipotenza del suo spirito. Sicchè, con l’apostolo Paolo possiamo gridare nella verità: “ Cristo è la mia vita!”. Cristificati, assaporeremo la gioia della più alta verità: essere una sola cosa con Cristo. Ma come è possibile pervenire a questa alta dimensione di vita? Se pensassimo di trovare in noi stessi la forza ed i mezzi per rag- giungere tale nobile ideale, inesorabilmente resteremmo delusi. Dobbiamo tutti ricordare che Dio non ci farà mancare mai il dono della sua grazia, indispensabile per emettere un atto di fede. Que- sta è una verità teologicamente certa. Infatti la volontà salvifica di Dio è universale : Deus vult omnes nomine salvos fieri. Dio vuole che tutti gli uomini si salvino. Poiché la fede è indispensabile alla salvezza ( sine fide impos- sibile est placere Deo), è ovvio che Dio vuol dare a tutti gli uomini il dono della fede. Naturalmente da parte dell’uomo è indispensabile predisporsi ad accogliere il grande dono. Come potrebbe il Signore offrire il dono a chi lo rifiuta? L’atteggiamento che l’uomo dovrebbe assumere nei confronti di Dio, come suggerisce P.Bernardi, ci è offerto dalla testimonianza dello stesso Gesù. E’ infatti la fede vissuta da Gesù Cristo nei con- fronti del Padre a costituire la figura concreta dell’atteggiamento di fede richiesto al cristiano nei confronti del suo Signore. “Esso è ca- ratterizzato innanzitutto dalla confidenza, dall’obbedienza, dalla fe- deltà e dall’amore che stabilisce tra Cristo e i cristiani un legame di rassomiglianza e di partecipazione, un legame di fraternità. (cf J. Guillet) Confrontando il nostro personale atteggiamento con Cristo, ri- conosciamo i limiti e l’immaturità della nostra fede e,con umiltà, im- ploriamo: Signore, accresci la mia fede! + Antonio Ciliberti, Arcivescovo DIREZIONE REDAZIONE AMMINISTRAZIONE Via dell’Arcivescovado, 13 - Tel. 0961.721333 - 88100 Catanzaro - Spedizione in a.p.Tabella C - Autorizzazione DCO/DC CZ/063/2003 Valida dal 11/02/2003 FONDATO NEL 1982 12 FEBBRAIO 2012 ANNO XXXI N. 3 SIGNORE ACCRESCI LA MIA FEDE servizio a p.8 La Calabria consacrata al Sacro Cuore di Gesù Si è svolta a Reggio Calabria la sessione invernale della Conferenza Episcopale Calabra Con speranza verso una storia nuova servizio a p.9

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Richiesto dal mio venerato successore a proporre sul no-stro periodico rinnovato qualche riflessione sulla fede, lofaccio ben volentieri, consapevole tuttavia dei limiti di que-

sto editoriale e della complessità del tema.Innanzitutto è bene notare che siamo in un tempo particolare,

preordinato alla preparazione dell’anno della fede (2012-2013), in-detto con passione apostolica da Benedetto XVI.

Ma perché il santo Padre ha voluto questo tempo singolare? Leragioni sono tante, ma due emergono in maniera preponderante. Laprima è la mancanza di fede in tanti nostri fratelli che vivono comese Dio non esistesse; la seconda è la mancanza di impegno siste-matico sul tema della fede nella teologia contemporanea.

L’intento sarà quello di approfondire sistematicamente la cono-scenza della fede e di aiutare gli uomini del nostro tempo a istau-rare un vero rapporto con Dio, per riscoprire la propria identità evivere da veri fratelli.

Intanto cosa autorevolmente ci dice il Concilio Ecumenico Vati-cano II a proposito della fede? Al n. 5 della DV. afferma :” A Dio cherivela è dovuta l’obbedienza della fede (Rm 16,26; cf Rm 1,5; 2 Cor10, 5-6) con la quale l’uomo si abbandona a Dio tutt’intero libera-mente, prestandogli “ il pieno ossequio dell’intelletto e della volontà,e acconsentendo volontariamente alla rivelazione data da lui”.

Da questa proposizione conciliare emergono tre dimensioni dellafede. Essa è obbedienza a Dio. Essa è libero e fiducioso affidamentoa Dio. Essa è assenso libero e volontario alla verità rivelata.

Praticamente questo essenziale disegno proposto dal VaticanoII come si realizza per l’uomo? La risposta esauriente è una sola: inGesù Cristo! Gesù è il Verbo incarnato. In lui Dio si rivela nella suapienezza. Accogliere Gesù Cristo come Dio fatto nostro fratello, si-gnifica già compiere un atto di fede che raggiunge la sua comple-tezza quando con Cristo istauriamo un rapporto di inscindibilecomunione e ci lasciamo plasmare dall’onnipotenza del suo spirito.Sicchè, con l’apostolo Paolo possiamo gridare nella verità: “ Cristoè la mia vita!”. Cristificati, assaporeremo la gioia della più alta verità:essere una sola cosa con Cristo.

Ma come è possibile pervenire a questa alta dimensione di vita?Se pensassimo di trovare in noi stessi la forza ed i mezzi per rag-giungere tale nobile ideale, inesorabilmente resteremmo delusi.Dobbiamo tutti ricordare che Dio non ci farà mancare mai il donodella sua grazia, indispensabile per emettere un atto di fede. Que-sta è una verità teologicamente certa. Infatti la volontà salvifica diDio è universale : Deus vult omnes nomine salvos fieri. Dio vuoleche tutti gli uomini si salvino.

Poiché la fede è indispensabile alla salvezza ( sine fide impos-sibile est placere Deo), è ovvio che Dio vuol dare a tutti gli uomini ildono della fede.

Naturalmente da parte dell’uomo è indispensabile predisporsi adaccogliere il grande dono. Come potrebbe il Signore offrire il dono achi lo rifiuta?

L’atteggiamento che l’uomo dovrebbe assumere nei confronti diDio, come suggerisce P.Bernardi, ci è offerto dalla testimonianzadello stesso Gesù. E’ infatti la fede vissuta da Gesù Cristo nei con-fronti del Padre a costituire la figura concreta dell’atteggiamento difede richiesto al cristiano nei confronti del suo Signore. “Esso è ca-ratterizzato innanzitutto dalla confidenza, dall’obbedienza, dalla fe-deltà e dall’amore che stabilisce tra Cristo e i cristiani un legame dirassomiglianza e di partecipazione, un legame di fraternità. (cf J.Guillet)

Confrontando il nostro personale atteggiamento con Cristo, ri-conosciamo i limiti e l’immaturità della nostra fede e,con umiltà, im-ploriamo: Signore, accresci la mia fede!

+ Antonio Ciliberti, Arcivescovo

DIREZIONE REDAZIONE AMMINISTRAZIONE Via dell’Arcivescovado, 13 - Tel. 0961.721333 - 88100 Catanzaro - Spedizione in a.p.Tabella C - Autorizzazione DCO/DC CZ/063/2003 Valida dal 11/02/2003 FONDATO NEL 1982 12 FEBBRAIO 2012 ANNO XXXI N. 3

SIGNORE ACCRESCI LA MIA FEDE

servizio a p.8

La Calabria consacrata

al Sacro Cuore di Gesù

Si è svolta a Reggio Calabria la sessione invernaledella Conferenza Episcopale Calabra

Con speranzaverso una

storia nuovaservizio a p.9

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212 Febbraio 2012

C’è vita in Diocesi, come inun cantiere operoso efruttuoso: le idee proget-

tuali hanno l’imput del Pastore che in-dividua ambiti e finalità, li sottoponead ampie a qualificate consultazioni edinfine tutto parte con accelerazionedell’ansia pastorale.

L’impianto di edificazione prevedela base solida e significativa di una spi-ritualità sacerdotale con i pilastri del-l’umiltà, della corresponsabilità, dellapreghiera e della verità.

Su questa struttura si dipartono levariegate sezioni pastorali con anima-tori solleciti e premurosi perché i singoliprogrammi delineati vengano realizzati.

Al bene dei fedeli, che il Pastorevuole arricchire di grazia e di verità, sidispiegano le forze operative dei pre-sbiteri che nel dialogo e nella passioneapostolica tracciano i percorsi di rea-lizzazione: • settore giovanile con impianti di

formazione e giornate di testimo-nianza;

• settore caritas con programmi cheselezionano tempi di animazione eluoghi di sostegno e aiuto dentro efuori territorio diocesano;

• settore evangelizzazione con fon-dazione di scuole teologiche dibase, già avviate nelle foranie (Ca-tanzaro Sud ed Ovest, Sersale, So-verato);

• settore vocazionale con calendari diincontri per il giusto discernimentoche orienta la scelta oblativa nel ser-vizio ecclesiale.In questa panoramica organizza-

tivo-formativa non manca la regolaamministrativa per un vissuto di tra-sparenza.

Si respira aria di confronto di sceltepreferenziali, di impegno solidale, diattesa per poter vedere il volto di que-sta nostra amata Chiesa splendente disantità: la santità proclamata per co-loro di cui sono state avviate le causedi beatificazione, riprese con volontàdecisa, e di quanti si è in camminonella storia umana finalizzata alla vitadi un Vangelo vivo ed operoso.

Ci auguriamo che questo nuovoslancio produca i frutti di vera fede.

Raffaele Facciolo

LA DIOCESI…

CANTIERE APERTO L’agenda del Vescovo• 1 febbraio - Catanzaro

ore 17.00 in Cattedrale Giornataper la Vita Religiosa

• 4 febbraio - Guardavalle

Consacrazione della Chiesa

• 6-8 febbraio Reggio Calabria

Partecipa ai lavori della ConferenzaEpiscopale Calabra

• 9 febbraio

Squillace Lido, ritiro del Clero

• 10 febbraio

Udienze

• 11 febbraio

UdienzeOre 16, Cattedrale, presiede la S. Messaper la giornata del Malato

• 13-16 febbraio

Torre Ruggero, Santuario Madonna delle Grazie, Esercizi Spirituali con il Clero

• 17 febbraio

Catanzaro, partecipa all’inaugurazionedell’Anno Giudiziario presso la Corte dei Conti

ABBONAMENTO

CCP n. 10342889

intestato a “Comunità nuova”

€ 25,00 per l’Italia

€ 40,00 per l’estero

Direttore Resposabile:

Mons. Raffaele Facciolo

Consiglio di redazione: Francesco Candia

Michele Fontana • Giovanni ScarpinoMarcello Lavecchia • Anna Rotundo

Valeria Nisticò • Saverio Candelieri • Rita DoriaEditore e Redazione

ARCIDIOCESI METROPOLITANA

DI CATANZARO-SQUILLACE

Via Arcivescovado, 13 88100 - Catanzarotel. 0961.721333

e-mail:[email protected]

Iscritto al n. 2/1982 del Registro della Stampa del Tribunale

di Catanzaro il 16 gennaio 1982.

ISSN: 2039-5132

www.diocesicatanzarosquillace.it

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312 Febbraio 2012

“BRICIOLE DI SPERANZA”

O UN INTERO PANE

DI SPERANZA?

Con il suo libro 'Briciole di Spe-ranza...', S.E. Mons. Vincenzo Ber-tolone, Arcivescovo Metroplita

dell'Arcidiocesi di Catanzaro-Squillace, anoi che lo abbiamo letto, offre un 'interopane di speranza' per gli argomenti postiall'attenzione dei credenti in Cristo. Rite-niamo che il titolo del libro, riduttivo, siadovuto alla profonda umilta' del Presule.

La gamma di riflessioni, offerta da Mons.Bertolone, e' una completa raggiera, chesplende sulla mente del credente e mandauna luce completa, che consente di riflet-tere sull'amore diCristo e sul cam-mino che esso ciindica.

Parte con 'l'in-vito a custodire ilcreato per colti-vare la pace", lapace dell'anima,dell'amicizia diCristo, sopra-tutto, cui ognicredente deveaspirare. Prose-gue, poi, ricor-dando i fatti diRosarno, un richiamo a svegliarsi "dalsonno della ragione e dalla totale assenzadi pietas cristiana" e cioè l'invito a ricor-darsi del primo comandamento del Re-dentore,' ama il prossimo tuo come testesso', principio basilare, per redimersinell'amore del Signore. Ci invita a denun-ciare "i meccanismi che producono po-verta' e diseguaglianza e feriscono i piùdeboli ed indifesi". Ci prospetta tutte lemiserie umane, ricordandoci che tutto sirisolve nella fede in Cristo, per noi mortoe risorto. In una parola, la fede in Cristo,che deve sorreggerci, traspare da ogni suoscritto. Ne vien fuori un quadro completodi speranza per ogni uomo, che intende oaspira a redimersi.

Gli scritti di Mons. Bertolone sono di unaprofondita' infinita, ma di una semplicitàtale da essere compresi anche dai piùsprovveduti (letterariamente parlando) ecioe' anche dai "più umili', quelli cui il Pa-store sempre rivolge la sua attenzione.

Dagli scritti traspare anche la profondacultura del nostro Pastore. Sono frequenti,infatti, le citazione di Padri della Chiesa,di scrittori cattolici e laici, di pensatori difedi diverse, di uomini di cultura di tuttoil mondo. Un largo spettro di sapienza,che ci costringe, leggendo, a tenere sem-pre a portato di mano un'enciclopedia.

Colpisce, in fine, che 'Briciole di spe-ranza' sia dedicato 'alla nobile e antica dio-cesi di Cassano all'Jonio, con gratitudine' ,dove ha esercitato il Suo Ministero, segnodel grande amore che il Pastore riservasempre al suo gregge.

Vincenzo De Virgilio

Lunedì 28 novembre 2011 ad Amalfi, nel-l’arsenale della Repubblica sotto il patro-cinio del Pontificio Istituto Orientale di

Roma (P.I.O.) del centro di Cultura e StoriaAmalfitana (C.C.S.A.) dell’Arcidiocesi di Amalfi,Cava de’ Tirreni e del Comune di Amalfi si è te-nuto il 3° Incontro-Dibattito Culturale “DiesAmalphitana” su “Le Amalfitanie del Mediter-raneo: modi e tempi delle relazioni economiche,culturali, religiose di Amalfi medievale (sec. X-XIV)”.Con “Gli Amalfitani a Catanzaro: il rione Para-

diso e l’enoria di S.Angelo de’ Malfitani (da undocumento greco del XIII secolo)”, ha parteci-pato al convegno la professoressa Maria Mad-dalena Pacileo, che ha iniziato la relazione nelricordo del filo rosso che dal X° al XX° secolo siè dipanato senza soluzione di continuità dallacostiera verso Catanzaro, dove oggi più di centocognomi testimoniano che gli antenati più omeno lontani di molti cittadini di Catanzaro pro-venivano dall’antica Repubblica marinara.La relatrice ha esposto le interconnessioni tra ledue città, note in modo molto superficiale, per-ché non ci sono studi specifici, (così come sullealtre amalfitanie calabresi) e ha voluto, nellostesso tempo, rendere omaggio alla terra natia, aCatanzaro patria d’adozione e alle ultime gene-razioni di commercianti amalfitani che “su le ve-stigia degli antichi padri” da metà Ottocento ametà Novecento hanno continuato nel territoriodi Catanzaro la “pratica della mercatura” e sisono fatti apprezzare per le doti di onestà e la-boriosità.Ha ricordato che già prima del Mille qui esiste-vano fundaki e apothekai degli Amalfitani e,quando coi Falluc e poi i Loritello il castron as-surge a grande importanza e sono favorite le im-migrazioni per potenziarne l’economia, i primia essere chiamati sono, nel 1072/73, secondo latradizione, “i Malfitani” e, più o meno nellostesso tempo, gli Ebrei, pure già presenti nella re-gione da tempo. Insieme diventano gli arteficidella trasformazione dell’economia, da agrariadel castron bizantino a proto-industriale dellapolis-civitas normanno-sveva dei sec. 12° e 13°,grazie alla produzione e lavorazione della seta edal commercio dei preziosi manufatti.I “Nobiles mercatores” abitano in una zona diprestigio, il “Paradiso”, ai piedi del Castello coldistretto religioso-amministrativo di S.Angelo(en ti enor a agh u anghélu t n Malfitán n), comeè tramandato dalla storiografia antica e confer-mato da un contratto matrimoniale (pr chion),rogato a Catanzaro nel 1267, desunto da una per-gamena greca del Syllabus, citata in vari studinella versione latina ottocentesca e ora tradottadal Greco in Italiano dalla Pacileo.In questo atto l’amalfitana Antiochia, vedova delmaestro setaiolo Giovanni Ballisio, con il figlioTommaso, assegna cospicue proprietà ancorarintracciabili alla figlia Margarita che va sposa aGalterio Scigliano, ricco possidente terriero delterritorio (diacrátesi) di Catanzaro:le agrarie si trovano nei dintorni della città; le ur-bane nell’enoria di S.Angelo, composte da un la-boratorio-bottega ed un appartamento di circa

400 metri quadrati in un caseggiato che si confi-gura come una DOMUS, con l’affaccio della“apoteka” sulla strada principale e pubblicadella Mesa (Via De Grazia); completa la dote unricco corredo personale (con molti capi di seta) edomestico.La traduzione del documento con commentostorico e filologico, ha evidenziato e difformitàrispetto alla versione latina e molti aspetti nonnoti del “Quotidiano” di Catanzàrion nel ‘200: lavariegata composizione etnica, le usanze vigenti,l’onomastica e la toponomastica ancora oggi esi-stente e il persistere della lingua greca ormaisemplificata, scorretta, contaminata e insieme ar-ricchita da neologismi e forestierismi.Nello stesso tempo la pergamena costituisce unarara testimonianza dell’alto livello sociale edeconomico raggiunto nel ‘200 da una vera ari-stocrazia di grandi “negotiatores” della Costieraben radicati nel tessuto urbano e aggregati in-torno alla Chiesa dell’Arcangelo Michele, l’An-gelo per eccellenza di culto bizantino elongobardo.Nel rione Paradiso (Case Arse dopo l’incendiodel 1460) gli Amalfitani resteranno fino agli inizidel ‘500, quando si trasferiranno nella Giudecca(a sinistra di Corso Mazzini, tra via Iannone ePiazza S. Caterina) dopo l’espulsione degli Ebreicolla parrocchia di S. Stefano de’ Malfitani, sop-pressa insieme ad altre nel 1783; e la chiesa,ormai in rovina, sarà demolita nel secolo se-guente, per costruire Palazzo Fazzari.L’intervento si è concluso colla speranza che ibuoni rapporti esistenti tra Amalfi e Catanzaros’intensifichino, grazie alle testimonianze chepotranno offrire tanti Catanzaresi d’origineamalfitana; e questo è anche l’auspicio degli entipromotori del Convegno organizzato in occa-sione della festività di S. Andrea Apostolo, in-termediario tra la Chiesa d’Oriente ed’Occidente.

Maria Maddalena Pacileo

La chiesetta di Sant’Angelo in Catanzaro

menzionata durante un convegno ad Amalfi

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412 Febbraio 2012

Nel Vangelo di Matteo, Gesù dice:“Non si accende una lampada permetterla sotto il moggio; anzi la si

mette sul candeliere ed essa fa luce a tuttiquelli che sono in casa” (5,15).

Al di là delle riflessioni improntate al buonsenso che oggi questa affermazione di Gesùsusciterebbe (riflessioni forse legate anche aquestioni di risparmio energetico), l'insegna-mento è profondo: ci sono, dei segni che si de-vono porre e che devono essere ben visibili,per testimoniare nei fatti quello che si annun-cia anche con le parole.

Solo per questo, alcune realtà devono essereconosciute: esse non sono fini a se stesse, lam-pade da mettere in mostra ed ammirare, masono segnali posti sul cammino, che devonorimandare all'unica Luce che conta nella vita.

In questo senso ed in questa ottica, si puòleggere l'esperienza della Fondazione CittàSolidale, presente ed operante a Catanzaro dapiù di 10 anni.

Agli inizi degli anni'90, la Caritas Dioce-sana di Catanzaro-Squillace avevainiziato ad operarenel nostro contesto so-ciale ed ecclesiale; conil suo ruolo fonda-mentalmente pedago-gico, essa avevarealizzato percorsieducativi di sensibilizzazione, di formazioneall'interno delle parrocchie, ma anche espe-rienze di servizio nei confronti di tante e di-versificate povertà.

I problemi più urgenti sembravano al-l'epoca quelli dei minori con problematichefamiliari molto gravi o anche con provvedi-menti penali in corso, situazioni critiche perle quali essi dovevano essere allontanati dalloro ambiente; o i problemi delle personesenza dimora, che a Catanzaro non sapevanoveramente dove andare.

Nacquero così la Comunità S. Domenico,per minori a rischio, e la Casa d'accoglienzaMaddalena, per persone italiane e stranieresenza dimora.

Per consentire alla Caritas di continuare asvolgere il suo compito pedagogico e per dareanche più stabilità e solidità ai servizi avviati,d’accordo con l'Arcivescovo Mons. Cantisani,si istituì un organismo giuridicamente auto-nomo che potesse occuparsi della gestione diquelli, e di altri nuovi eventuali servizi, conl'impegno della fedeltà alle motivazioni evan-geliche delle origini.

Così, nel 1999, nacque la Fondazione CittàSolidale onlus, la cui Presidenza fu affidata ap. Piero Puglisi (Direttore uscente della Cari-

tas Diocesana), proprio per garantire la fe-deltà del mandato.

Da allora, partendo con poco e spesso lavo-rando con grande difficoltà, il piccolo semenascosto, caduto in un territorio purtroppospesso arido e povero strutturalmente, maanche fertile di risorse umane e di ricchezzenascoste, è cresciuto ed è diventato un grandealbero, che dà riparo a molti.

Cercando di capire il territorio ed i suoi pro-blemi, soprattutto i bisogni dei poveri, sononate iniziative, servizi, attività e si sono sem-pre più migliorati e potenziati quelli esistenti.

Quando ci si rese conto delle problematicheche avevano i giovani appena maggiorenniche dovevano lasciare le comunità di acco-glienza o comunque tutte quelle persone cheper problemi vari e diversificati non avevanoun nucleo familiare, si diede vita alla comu-nità dell'Aliante, ora accreditata presso la Re-gione Calabria.

Qualche anno dopo, si avviò un'altra strut-tura per l'accoglienza di donne e minori vit-time di violenza e/o maltrattamento, ocomunque in situazione di disagio sociale, IlRosa e l'azzurro (anche questa struttura ac-creditata presso la Regione, cioè riconosciutacome un servizio di utilità pubblica).

Ad un certo punto ci si rese anche conto cheera necessario dotarsi di uno strumento piùspecifico per leggere le esigenze del territorio,per ideare nuovi servizi e, soprattutto, per tro-vare risorse per gestirli. Nacque così il CentroProgetti, che appunto studia ed elabora pro-poste progettuali che vengono presentate adenti locali, nazionali, europei.

Le sfide più recenti a cui la Fondazione hacercato di dare risposta (non tralasciando iservizi “storici” già avviati): i problemi dellepersone vittime di tratta, per le quali sonostati realizzati progetti di accoglienza e soste-gno per l'inserimento sociale (i progetti Wel-come e Senza catene 2009 ed il progettoExodus, ancora attivo); i problemi dei minoristranieri non accompagnati, provenienti daivari paesi del Nord e Centro Africa, martoriatidalla guerra e dalle rivolte in atto.

Sono così nate le ultime strutture di acco-glienza: il Sicomoro (a S. Pietro Apostolo), che

può accogliere 22 minori; ed il Vivarium (aSquillace superiore), anch'esso in grado di ac-cogliere 22 minori, in due moduli abitativi.

Oltre alla gestione delle strutture di acco-glienza (in questi 12 anni, più di 1000 le per-sone complessivamente accolte nellestrutture, italiane e di tutte le nazionalità delmondo, di tutte le fasce d'età - circa 100 sonopresenti attualmente), affidata ad operatoriprofessionali, tante altre le iniziative pro-mosse e realizzate: di sensibilizzazione, for-mazione, educazione ed integrazioneinterculturale.

La crescita di questa realtà è stato curata dachi si è dedicato in prima persona ad essa, dachi vi lavora (con un impegno professionaleche è una vera e propria missione) e da chi vicollabora a vario titolo, ma è stata possibilecon il sostegno di tutta la Comunità ecclesialeed ha ancora bisogno del sostegno di tutta laComunità ecclesiale.

L'incoraggiamentoe la generosità dei Ve-scovi che si sono suc-ceduti, dei parrocidella Diocesi chehanno messo a dispo-sizione strutture e ri-sorse; il supporto deitanti volontari chehanno offerto collabo-razione e aiuto; il so-stegno dei referenti

politici ed istituzionali che hanno saputo es-sere sensibili ed hanno fatto la loro parte:tutto è servito per andare avanti e servirà cer-tamente anche per il futuro.

Per ritornare alla metafora evangelica, lalampada non brilla di luce propria, e deve es-sere continuamente custodita ed alimentata.

La Fondazione Città Solidale può essereconsiderata un segno ecclesiale di servizioevangelico ai poveri di questa città, una lam-pada che si è accesa in questa Diocesi e chepuò servire a ricordare a tutti che, se l'avventodel Regno è sicuramente dono gratuito di Dio,l'impegno per la sua costruzione è chiestoanche alla collaborazione umana.

Chiunque dunque volesse offrire, a qual-siasi titolo, la sua collaborazione per contri-buire a costruire una società più a misurad'uomo e più attenta alle esigenze degli ul-timi, che sono poi le esigenze del Regno (“...avevo fame, avevo sete …..: Mt 25, 31-46), “facosa buona e giusta”.

Fondazione Città Solidale

tel. 0961/789006 e mail: [email protected] web: www.cittasolid.it

IL SERVIZIO DELLA CHIESA AI PROBLEMI DEL TERRITORIO

L'esperienza della Fondazione Città Solidale

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512 Febbraio 2012

Quale idea di Carità? Con questo primo articolo - scheda, la Ca-

ritas Diocesana della nostra Arcidiocesi di Ca-tanzaro–Squillace, intende avviare uncammino di confronto, approfondimento everifica del nostro fare pastorale della carità.A tal fine è opportuno soffermarci a rifletteree confrontarci sul significato che diamo ad al-cuni termini che quotidianamen¬te utiliz-ziamo e sulle idee che ciascuno ha a riguardodi carità, solidarietà, as¬sistenza, condivi-sione, promozione, animazione, gestione,…

Capita frequentemente fra addetti ai lavoridi parlare utilizzando termini uguali ma in-tendendo il più delle volte cose diverse.

Ancor più difficile diventa il farsi intenderequando dai luoghi della costru¬zione dellapastorale si passa nell'esperienza quotidianaper condividere lin¬guaggi, cammini e per-corsi educativi, iniziative di informazione esensibiliz¬zazione, stili di vita e progetti conla comunità di appartenenza e con quanti abi-tano lo stesso territorio e impattano negli stessivissuti e problemi.

Il non intenderci sui termini-chiave, riguar-danti la testimonianza della ca¬rità, porta confacilità ad una maggiore fatica nella collabora-zione tra realtà impegnate nell'esperienza diChiesa, nella costruzione di servizi adeguati aireali bisogni dei poveri e soprattutto nel lavo-rare per una credibile azione di sensibilizza-zione, animazione della testimonianzacomunitaria della carità e di comunione nellaChiesa. Si vuole avviare e favorire, quindi, unconfronto sereno e per quanto pos¬sibilechiaro sull'idea che ciascuno ha a riguardodella carità, consapevoli della necessità chel'idea di carità deve rnaturare gradualmenteall'interno del cammino della propria comu-nità in riferimento alla Parola, alla Tradizionee al Magistero della Chiesa e alla storia delproprio territorio.

Dalla Parola di Dio•Il prologo al vangelo di Giovanni (Gv. 1,1-18)•Alle fonti della carità e della fede (1Gv. 4,7-

21; 5,1-14)•Sapienza del mondo e sapienza cristiana

(1Cor. 1,18)•Osservare il comandamento della carità

(1Gv. 3,23)•Inno all'amore di Dio (Rm. 8,31-39)•L'ultima cena di Gesù con i discepoli (Gv.

13,1-17)•Istituzione dell'eucarestia (Mt. 26,26-29)•La vera vite (Gv. 15,1-17)•La preghiera cli Gesù (Gv. 17)•Il pasto del Signore (1Cor. 11,20-34)

Dal Magistero•Ma la verità cristiana non è una teoria

astratta. E anzitutto la persona vi¬vente del Si-gnore Gesù... può quindi essere accolta, com-presa e comuni¬cata solo all'interno di unaesperienza umana integrale, personale eco¬munitaria, concreta e pratica, nella qualela consapevolezza della verità trovi riscontronell'autenticità della vita. Questa esperienzaha un volto preciso, antico e sempre nuovo: ilvolto e la fisionomia dell'amore (Evangelizza-zione e testimonianza della carità, n. 9).• Sempre e per natura sua la carità sta al cen-

tro del vangelo e costituisce il grande segnoche induce a credere al vangelo (Evangeliz-zazione e testimonianza della carità, n. 9; cfr.nn. 9 -11).

•Tutta la storia della salvezza ci dice che Dioè carità: un Dio che sceglie, perdona, rimanefedele al suo popolo nonostante i tradi-menti... ma fino a che punto Dio è carità equale carità egli è, lo si scopre solo in GesùCristo e nella sua morte cli croce per la sal-vezza degli uomini... (Evangelizzazione e te-stimonianza clella carità, n. 12; cfr. nn.12-24).

•La parola di Dio sottolinea che questo lietoannuncio è Gesù Cristo stesso, crocifisso erisorto... è , in persona, l'icona vivente delvangelo di Dio, in¬scritta per sempre neldesi:ino della storia umana (Il vangelo dellacarità per una nuova società in Italia, nn. 6-7).

•A Palermo abbiamo celebrato Gesù Cristocome vangelo vivente della ca¬rità... il Si-gnore, crocifisso e risorto, comunicazionepersonale cli Dio, è anche attuazione perfettadell'uomo. Ci rivela che l'amore è la nostravo¬cazione fondamentale... credere e amare,prima cli essere un comanda¬mento è donoed evento di grazia...la carità è il contenutocentrale e nel¬lo stesso tempo la via maestradell'evangelizzazione... (Con il dono della ca-rità dentro la storia, nn. 4-5; cfr. nn. 6-12).

Dai documenti Caritas:•L'invocazione Padre nostro,... sospinge l'in-tera comunità a vivere nell'a¬more come fa-miglia di Dio, assumendo la sua stessasollecitudine paterna per chi è o si sente per-duto,... vivere il clono della comunionefrutto dello Spirito, rende una comunità ve-ramente cristiana. Essa incarna lo spiritodelle Beatitudini, riscopre l'essenzialità del-l'annuncio e la radicalità esi¬gente del Van-gelo, vive la comunione fraterna (Loriconobbero nello spez¬zare il pane, n. 1).

•La storia di Gesù Cristo ha regalato agli uo-mini la possibilità nuova e sin¬golare, di or-ganizzare la propria vita personale e socialepartecipando al¬l'amore familiare di Dio. Lavita in comunione con Dio, che in Gesù Cri-sto ha costruito una storia di Amore, educagli uomini a prolungare questa grazia attra-verso una vita fraterna, a partire dall'unicafede, speranza e ca¬rità che sono state do-nate a noi nello Spirito. (Da questo vi rico-nosceran¬no n. 6). (Continua…)

a cura del “Laboratorio diocesano per la promozione e l’accompagnamento

delle Caritas parrocchiali

La pastorale della Carità

Legalità e Santità

ARCIDIOCESI METROPOLITANADI CATANZARO - SQUILLACE

A VENT’ANNIDAL DOCUMENTO “EDUCAREALLA LEGALITÀ”DELLA CEI

TEATRO CASALINUOVOCatanzaro, 27 febbraio 2012ore 16,30

Presentazione del libro“NON POSSIAMO

TACERE”di mons. Bregantini

Saluti:

On. Wanda FERROPresidente della Provincia di Catanzaro

Introduzione

Mons. Vincenzo BERTOLONEArcivescovo Metropolita di Catanzaro-Squillace

Gen. Adelmo LUSILe parole e le bellezze per vincere la mafia

Prof. Antonio VISCOMI Il nuovo soffre per mancanza di Pensiero

Conclusione

Mons. Giancarlo BREGANTINIArcivescovo Metropolita di Campobasso-Boiano

Modera:

Dott. Pasqualino PANDULLOGiornalista RAI

Prossimi appuntamenti

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Ho accettato con entusiasmo l'invito di scrivereun breve articolo sulla Fede, ma non avevo tenutonel debito conto il senso di totale inadeguatezza cheda quella accettazione avrei potuto ricavarne, amotivo della vastità e della complessità dell'argo-mento da trattare. Il momento critico è stato supe-rato allorquando mi è venuta in mente unamirabile poesia di Trilussa,il grande poeta dialet-tale che ho conosciuto da giovane e che ho apprez-zato sempre più con il passare degli anni. Mi sonoanche ricordato che la poesia cui mi riferisco erastata resa ancora più famosa da Papa Luciani, ilquale la recitò amabilmente nel corso di una dellesue ultime udienze, riscuotendo un enorme suc-cesso. La poesia suona così: " Quella vecchiettacieca che incontrai la notte che me spersi in mezzoar bosco, me disse:- Se la strada nun la sai, te ciac-copagno io, chè la conosco. Se ciai la forza de ve-nimme appresso, de tanto in tanto te darò 'na voce,fino là in fonno, dove c'è un cipresso, fino là incima, dove c'è la Croce...Io risposi:- sarà...ma trovostrano che me possa guidà chi nun ce vede...Lacieca allora me pijò la mano e sospirò:- Cammina!- Era la Fede"-

La poesia non è di certo esaustiva dal puntodi vista teologico e non avrebbe potuto esserlo. Tut-tavia ha il pregio di sottolineare con grande effica-cia l'assoluta fiducia ed il totale abbandono cheoccorre avere nella persona in cui si confida. Del

resto si tratta di atteggiamenti molto naturali e fre-quenti che la quasi totalità delle persone manifestanella vita di tutti i giorni. Quando chiediamo l'oraad un passante, o l'esatta ubicazione di una stradao di un Ufficio e ci fidiamo della risposta ricevuta;quando entriamo in un bar e consumiamo un caffèsicuri di non bere un caffè avvelenato; quando leg-

giamo il giornale e riteniamo vere le notizie e gliargomenti in esso riprodotti, non facciamo altroche compiere ripetuti atti di fede. Tutti i predetticomportamenti e tanti altri ancora che non esem-plifico, configurano la così detta fede naturale, ov-vero la capacità di credere e di fidarsi, che tutti gliuomini, in maggiore o minore misura, posseggono.Ma la fede naturale non è sufficiente a soddisfarele esigenze spirituali e morali dell'uomo,nè le esi-

genze di Dio. La fede spirituale invece, è quella fi-ducia posseduta in vari gradi dal credente e si basasulla conoscenza di Dio e della Sua volontà; è ot-tenuta per mezzo della rivelazione e di una espe-rienza personale con il Signore. La nostra vitaspirituale, per essere veramente tale, deve sapereregolare convenientemente soprattutto il rapportocon Dio. Questo è il compito delle virtù teologali,dette così perchè si riferiscono a Dio, fra le qualiprimeggia la Fede. Credere in Dio significa basarsicon piena fiducia sulla verità della testimonianzadi Dio e sul suo adempimento. La Fede non è unacredenza senza prove, ma è credere avendo la provamigliore, cioè la Parola di Dio che non può mentire(Tito 1:2), Tuttavia possedere e alimentare la Fedespirituale non è del tutto sufficiente, perchè nelcontempo è necessario diffonderla, soprattutto at-traverso la testimonianza delle azioni quotidiane,in considerazione del fatto che le prediche, più omeno dotte, più o meno altisonanti, ormai non ba-stano più, Oggi, soprattutto i giovani, hanno bi-sogno di modelli credibili, nei quali potere leggereuna realizzazione di vita coerente e attraente. IlConcilio di Trento ha affermato che la Fede "è ilprincipio, il fondamento, la radice della nostra giu-stificazione". In altre parole, senza Fede non è pos-sibile stabilire alcun rapporto di salvezza con Dio.

Carlo Rippa

Le condizioni di maltempo su tuttal’Italia e sull’intera Europa, con tem-perature siberiane ed importanti ne-

vicate, hanno certamente determinato unprofondo disagio per tutti, impedendo glispostamenti e, talvolta, perfino di assolvereai “normali” doveri lavorativi, stravolgendol’ordinario svolgimento delle giornate.

Tuttavia, pur nell’oggettiva difficoltà di unasituazione forse non adeguatamente previstaed affrontata, è possibile, e quindi doveroso,porre in evidenza un elemento positivo: lapresente situazione climatica ha un profondovalore pedagogico. In che senso?

Nel senso che ci educa tutti a ricordare chenon siamo i “padroni del mondo”, che nontutto è nelle nostre mani, che i nostri mezziipertecnologici possono essere messi fuoriuso da un improvviso abbassamento delletemperature o da un semplice blackout elet-trico.

Dover camminare lentamente, a causa dellaneve e del ghiaccio, restituisce al “cammino”il suo significato, passo dopo passo, guar-dando attentamente dove si poggia il piede,osservando sia tutto ciò che si ha intorno, siale persone che ci è dato di incrociare. Lenta-mente, con calma, quasi recuperando, d’im-provviso, il tempo rubato dalla civiltà dei

consumi e del quale, ormai, nemmeno ci ren-diamo più conto.

La neve, poi, non solo ovattando i suoni,ma fermando la circolazione, ha reso le no-stre città improvvisamente più silenziose,meno caotiche! Siamo davvero sicuri che ilcosiddetto caos di queste ore, sia peggiore diquello che quotidianamente viviamo neltrambusto del traffico e nella concitazione deivari impegni?

La realtà esiste! È per noi, è fuori di noi enon siamo noi a determinarla totalmente! Larealtà è ancora capace di stupirci, e non solonello sguardo incantato per i fiocchi di neveche cadono; la realtà ci stupisce perché è piùgrande dell’uomo. Possiamo e dobbiamospalancarci ad essa, conoscerla, interagire per

migliorarla, ma non siamo i “padroni” né icreatori del mondo. Qualche giorno di“fermo” alle frenetiche esistenze dell’uomocontemporaneo, non può che far bene, moltobene, allo spirito. Se ne approfitti per starecon le persone più care e condividere “pezzidi vita” che si sono lasciati indietro, per leg-gere quel buon libro che attende da mesi, perpregare un po’ quel Dio che ha fatto tutte lecose, che ha creato anche te e che, troppospesso, dimentichi anche di salutare.

Il maltempo, contro il quale ben poco pos-siamo fare, ha il suo valore pedagogico: ci ri-corda chi siamo, collocandoci gentilmente, mainvincibilmente, al nostro posto di creature.Ci obbliga a rallentare i ritmi (disumani) chespesso abbiamo e ci dona un po’ di silenzio,merce preziosissima, ma poco valutata nel-l’epoca contemporanea. Il maltempo educa,necessariamente, ad obbedire alla realtà.

E se, camminando nella neve, ci è parso diincrociare più facilmente lo sguardo ed il sor-riso degli altri, affaticati ed impacciati comenoi, non stupiamocene: si chiama umanità.

ROMA, sabato, 4 febbraio (ZENIT.org).

Salvatore VitielloUniversità Cattolica del Sacro Cuore - Roma

MALTEMPO? UN GRANDE VALORE PEDAGOGICOUna riflessione sul disagio creato dall'ondata di freddo e neve

Senza “fede” non è possibile stabilire alcun rapporto di salvezza con Dio

612 Febbraio 2012

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712 Febbraio 2012

Il Calendario della Calabria, quasi ognigiorno, riporta in rosso, sulle sue pagine,le "intimidazioni' . Non vengono rispar-

miati i Sindaci, gli amministratori in genere,i rappresentanti dello Stato sino ai più alti li-velli regionali. Distruzioni di auto, di ville,lettere anonime, segni vari, deleteri. Appenaun'azione del genere viene annunciata, par-tono gli attestati di solidarietà, diventati,ormai, un rito, e viene indicata, come matricedi ogni male la 'ndrangheta, infiltrata inmolte amministrazioni, in ogni attivita' eco-nomica, in ogni luogo di guadagno. Quel chesi dice della 'ndrangheta e' vero e bisognaagire per estirparla. Ma dobbiamo constatare,purtroppo, che in queste intimidazioni la'ndrangheta non c'entra, ovviamente, non insenso assoluto. C'entra perchè ha determi-nato un costume, ma sugli attentati quoti-diani c'è da ragionare. La 'ndrangheta ha unasua struttara con interessi specifici. Quandovuole una cosa se la prende. Se non l'ottienenon manda avvisi, agisce, emette sentenze,

che esegue in tempo e in luogo. Non ha av-vertito, infatti, Francesco Fortugno, ex vicePresidente del Consiglio regionale della Ca-labria, ed il giudice Antonino Scopelliti. Haeseguito la sentenza di morte e basta.Con questo intendiamo dire che le intimida-zioni quotidiane, purtroppo, sono anche ilfrutto della decadenza della Societa', dovutaal fatto che, ormai, non vengono rispettate leregole, vengono fatte discriminazioni tra i cit-tadini, da diversi amministratori e funzionaripubblici, i quali, una volta raggiunto il postodi comando, si sentono i 'padroni', esentatidal rispetto delle leggi. Ovviamente questonon vale per tutti, ci sono anche quelli ada-mantini.Sta di fatto, che il cittadino frustrato ricorre,spesso, agli attentati, alle minacce per sfogarela sua rabbia.Quindi, il problema non è soltanto quello dicombattere la 'ndrangheta, verso la quale nonva abbassata la guardia, ma è, sopratutto,quello di imporre a tutti il rispetto dell'etica,

delle regole, della legalità, educando anche ilcittadino a pretenderla.Non tutto è 'ndrangheta, ma anche deca-denza della civiltà in questo mondo privo divalori, che vanno ripristinati, incominciandodalla famiglia.C'è' necessità, in fine, di ricambio della classedirigente, diventata arrogante,che, ormai,non risponde più alle esigenze.

Vincenzo De Virgilio

E ADESSO PARLIAMO DI... 'Intimidazioni'

A CATANZAROE' EMERGENZA ROM

Che a Catanzaro esiste un'emergenzaRom lo avevamo segnalato, in più oc-casioni, alle autorita' preposte. Certo,

non per spingere i cittadinin verso atteggia-menti disciminatori, ma per studiare e capirecome risolvere il problema, accentuando le at-tivita' di integrazione. Sono cittadini catanza-resi, ormai, e sono stanziali dal dopo guerra,ossia da oltre cinquant'anni.Adesso la situazione e' stata monitorata, in oc-casione dell'inaugurazione dell'anno giudizia-rio, anche dal Presidente della Corte d'Appellodi Catanzaro, Gianfranco Migliaccio, "met-tendo crudamente a nudo una triste realta' chenoi tutti, purtoppo, ben conosciamo e cioè chei traffici di stupefacenti, organizzati dagli zin-gari, che hanno occupato interi insediamentidell'hinterland cittadino, appaiono peraltrocausa di forte preoccupazione nella pubblicaopinione, anche in quanto hanno trasformato

le suddette piazze di spaccio in veri e proprifortini dai quali gli abitanti originari sono statiespulsi e nei quali è praticamente precluso l'ac-cesso a quella parte della cittadinanza nonascrivibile tra i consumatori di droghe". La de-scrizione e' esatta. La droga, infatti, viene ven-duta liberamente, ogni giorno. In questaattivita' vengono utilizzate le donne e, sopra-tutto, i minori, che non frequentano la scuola,anzi vengono educati alla delinquenza. La si-stematicità della vendita di droga e' diventatoun affare miliardario, con danno irreparabileper la società. I Rom hanno persino perfezio-nato una forma di pubblicità, per indicare agliinteressati che la merce è arrivata: utilizzano,infatti, i fuochi di articifio. Botti rilevanti, chesi sentono in ogni parte della città.L'attivita' dei rom non si limita allo spaccio distupefacenti. Sono dediti all'estorsione, ai ri-catti, ai furti in appartamento e fuori, ai furtid'auto e di automezzi in genere. In questo set-tore e' diffuso il cosidetto 'cavallo di ritorno'nel senso che per la restituzione dei mezzi ru-bati chiedono un riscatto.L'attivita' illegale dei rom, di fatto, ha inqui-nato la società catanzarese e, quindi, è diven-tato un'emergenza da combattere.Come, soltanto reprimendo? Diciamo subito dino. Il comune e le autorita' interessate devono,con urgenza, mettere in atto un programma direcupero. Bisogna attivare l'Opera nomadi, av-viare una constante azione educativa tra le fa-miglie, obbligare i minori a frequantare la scuolae, quindi, avviarli ad un mestiere (o anche pro-fessione per chi ha tendenza), in modo da inte-grarli, facendone dei cittadi normali. v.d.v.

IN NOSTRO PRESBITERO

DON ARMANDO MATTEONOMINATO

ASSISTENTE NAZIONALE

DELL’ AIMC

Il Consigliopermanentedella CEI

nell’ultima ses-sione, a seguitodella dichiaratavolontà di donGiulio Cirignanodi lasciare l’inca-rico di Assistentenazionale del-l’AIMC (associa-zione italianamaestri cattolici),ha nominato quale suo successore don Ar-mando Matteo, sacerdote dal 1997, appar-tenente al clero dell’Arcidiocesi diCatanzaro-Squillace.

Ha conseguito la laurea in Filosofiapresso l’Università Cattolica del SacroCuore di Milano e il dottorato in Teologiapresso la Pontificia Università Gregoriana.

Dal 2005 al 2011, ha ricopertol’incarico diAssistente ecclesiastico nazionale dellaFUCI. Attualmente, insegna Teologia fon-damentale nella Pontificia Università Ur-baniana in Roma.

È autore di numerose pubblicazioni e ar-ticoli.

A don Armando furmuliamo gli auguridell’intera comunità diocesana.

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812 Febbraio 2012

“La grideremo questa con-sacrazione, la faremo co-noscere a tutti come

segno della sentinella che annuncia ilsorgere di un’alba, come respiro di unavita calabrese che comincia, come lam-pada sul colle, come lampo che squar-cia le tenebre del male”. È quanto hadetto questa sera il presidente dei ve-scovi calabresi, mons. Vittorio Mon-dello, in occasione della consacrazionedella Calabria nel Santuario di Sales,annesso al monastero delle suore dellaVisitazione di Reggio Calabria. Alla ce-lebrazione erano presenti tutti i vescovidella Calabria riuniti a Reggio Calabriaper la sessione invernale della Confe-renza episcopale calabra (Cec).

L’amore prevale sull’ira. Mons.Mondello ha citato un brano del librodi Osea, al capitolo 11, dove viene of-ferto “uno stupendo soliloquio in cuiDio appare come padre pieno diamore per il figlio, Efraim, un figlio,una tribù, un popolo”: “Non pos-siamo non scorgere suggestivamenteuna singolare profezia, che descrive il rap-porto di Dio con la Calabria”. Alla fine delbrano, ha spiegato mons. Mondello, “il pa-norama dei disastri della Calabria: quelli do-vuti alle intemperie naturali e quelli dovutialla cattiveria degli uomini”. Le prime: il “tri-ste calvario delle alluvioni, delle vite perdutenello spazio di un attimo, delle speranze re-cise, delle famiglie ferite”. Le altre: il pano-rama delle “cattiverie umane”, la “lungastoria di soprusi e di delitti della malavita or-ganizzata, lo sconcertante riproporsi lungo iltempo, dentro le stesse pubbliche ammini-strazioni, di rivoltanti episodi di corruzione,suscitano l’accendersi dell’ira di Dio. Anchese l’amore prevale sull’ira”.

Calabria, terra dove si è incarnata la tene-rezza di Dio. Il presidente della Cec ha ricor-

dato “la vita e i volti di alcuni suoi figli, checalabresi sono nati o calabresi sono diven-tati”, come padre Catanoso, don Mottola, Na-tuzza Evolo, Giovanni Ferro, don ItaloCalabrò, e “tanti preti nascosti – e a volteanche laici – che lungo le nostre colline e imonti o nelle contrade delle nostre città pe-rennemente si recano nei luoghi della soffe-renza, visitano la solitudine degli anziani,toccano le speranze deluse dei giovani, so-stengono il respiro dei moribondi... Penso alletante suore che accolgono i bambini, li aiu-tano a crescere, a vivere, a sorridere, adamare...”. La Calabria è “la terra dove la te-nerezza paterna e materna di Dio si è incar-nata”, ha detto il presule: “E se noi siamo quioggi, lo siamo proprio per rispondere a que-sta divina tenerezza. E la risposta non può es-

sere se non quella cheDio stesso attende”. Laconsacrazione avvienein un monastero, hasottolineato ancora,“dove ogni giorno, pe-rennemente, il silenziodiventa amore el’amore diventa silen-zio”.

Una crescita dellacarità e un incrementodella comunione. Ilpresule ha chiestoquindi “una crescitadella carità, special-mente in questa deli-cata stagione della vitasociale, politica eumana della Calabria,dell’Italia, dell’Europa

e del Mondo: una crescita della ca-rità che permetta agli ultimi di sen-tirsi pensati e amati”. E, inoltre, “unincremento della comunione all’in-terno di ognuna delle nostre Chiesee tra ogni Chiesa e l’altra di questaamata Calabria”.

Per una terra migliore. Nell’attodi consacrazione i vescovi hannoconsacrato al Sacro Cuore “l’interaterra di Calabria, le singole nostreChiese, ognuna delle nostre fami-glie, a Te consacriamo le creaturecustodite nel grembo delle madri, ibambini, i ragazzi, i giovani, gliadulti, gli anziani, i moribondi”. Eancora tutti i vescovi, i sacerdoti, idiaconi e i seminaristi della Cala-bria, le parrocchie e i movimenti ec-clesiali, i religiosi e le religiose dellaCalabria, le famiglie i “nostri gio-vani, speranza per una Calabria mi-gliore: il tuo Cuore, ricco d’amore,raccolga le loro attese, realizzi i loroprogetti di verità e di giustizia per-ché la nostra terra non sia più pri-

vata del loro contributo di mente e di cuore”.Alla vigilia di questo evento “davvero sin-

golare” e “pieno di significato” i vescovi dellaRegione, in un messaggio, hanno sottolineatola volontà di consacrare “la Calabria interacon la sua storia, le sue fatiche, le sue spe-ranze, i suoi orizzonti”: “Davvero il Dio cheha dato tanto alla Calabria – i mari e i monti,l’incomparabile bellezza delle albe e l’incantodei tramonti, l’arte delle chiese, il profumo deifiori e lo splendore dei campi lavorati col su-dore della fronte dei contadini, la gioia del fo-colare domestico e il sacrificio delle tantemamme che donandosi ogni momento custo-discono l’unità delle famiglie – davvero saràfelice di accogliere la nostra consacrazione”.

“Cantiere vivo” di “fraternità e di comu-nione”. I vescovi calabresi auspicano, da que-sta iniziativa, “un irrobustirsi, anzitutto, dellanostra fede”; una “crescita, poi, della carità”e un “incremento della comunione delle no-stre Chiese” per fare dell’intera Calabria un“cantiere vivo” di “fraternità e di comu-nione”. Una maggiore comunione – ha dettomons. Mondello – per una regione migliore.

Su invito dei vescovi in ogni parrocchiadella regione i fedeli, insieme ai sacerdoti, sisono ritrovati per un momento di preghiera:“Il buon Dio vedrà, allora, nello stesso istanteun’immensità di mani dei Calabresi levateverso di Lui a implorare che il Cuore del SuoFiglio si apra ad accogliere i dolori e le spe-ranze, le grida e le gioie, le fatiche e i silenzi,i passi e le cadute della Calabria intera”; “setutto questo accadrà quel giorno e quell’oradella consacrazione al Cuore di Cristo, se-gneranno per la Calabria l’inizio di una storianuova”.

La Calabria consacrata al Sacro Cuore di GesùCome lampada sul colle

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912 Febbraio 2012

Nei giorni 6-7 febbraio nel SeminarioArcivescovile “Pio XI” di Reggio Ca-labria si è tenuta la Conferenza Epi-

scopale Calabra (CEC) sotto la presidenza di S.Ecc. Mons. Vittorio Mondello, Arcivescovo Me-tropolita di Reggio Calabria-Bova. Presenti tuttiVescovi diocesani,Mons. Cantisani, Arcive-scovo emerito di Catanzaro-Squillace, Mons.Lupinacci, Vescovo emerito di Lungro, e Mons.Nunzio Galantino,Vescovo eletto di Cassano al-l’Ionio.

Due momenti importanti hanno caratteriz-zato questa sessione della CEC: la consacra-zione della Calabria al Sacro Cuore di Gesù el’inaugurazione dell’anno giudiziario del Tri-bunale Ecclesiastico Regionale (TER). Il primosi è svolto al Monastero delle Suore Visitandinedi Reggio Calabria, con la concelebrazione deiVescovi e di tanti sacerdoti e con la partecipa-zione di un gran numero di fedeli; il secondonel locali del Seminario Pio XI con la relazionedel Presidente del TER Mons. Facciolo e con laProlusione del Prof. don Héctor Franceschi -Ordinario di Diritto Matrimoniale Canonicoalla Pontificia Università della Santa Croce diRoma - su " La natura del bonum prolis e lesfide socio- giuridiche delle problematichedella bioetica".

L’assemblea ha formulato a Mons. Galantino

gli auguri più belli per il suo servizio pastoralein Calabria. I lavori della Conferenza sono statiintrodotti dal Presidente, che ha relazionato suilavori del Consiglio permanente della CEI. Hainformato sulla prossima apertura dell’Annodella fede, sul tema della prossima sessione CEIa Roma: gli adulti nella comunità: maturi nellafede e testimoni di comunità, sul prossimoConvegno di metà decennio: si terrà a Firenzenel 2015. È stata approvata la programmazionedi tre giornate di studio per ricordare il cente-nario del Seminario San Pio X di Catanzaro. Perlo stesso Seminario sono stati discussi alcuniproblemi di natura economica e giuridica.

È stato approvato il bilancio consuntivo dellaCEC per il 2011 e sono stati ascoltati i liquida-

tori della Fondazione Facite per la preparazionedella liquidazione.

Don Natale Colafati ha esposto lo stato difatto e i problemi dell’Istituto Teologico di Ca-tanzaro.

Don Franco Milito ha ragguagliato sul prose-guimento dei lavori di sistemazione dell’archi-vio CEC.

Enzo Petrolino, coordinatore del coordina-mento regionale diaconi, ha riferito sulla situa-zione del diaconato in Calabria, offrendosuggerimenti per la formazione futura dei dia-coni.

La dott.ssa Rosy Perrone ha riferito sul lavorodi animazione che il Forum LavoroCalabriasvolge in regione.

I rappresentanti regionali del Serra Club, perbocca di Salvatore La Spina, Governatore di Ca-labria e Sicilia, hanno spiegato la natura del-l’associazione e il lavoro che svolgono.

Nomine: Mons. Cantafora è stato nominatoreferente del Comitato dei Sindaci “CalabriaGiubileo 2000”; don Pasquale Madeo è statonominato accompagnatore spirituale delleACLI regionali; l’avv. Giuseppe Carlo Rotilioviene nominato Giudice Istruttore laico; l’avv.Ivana Ventura viene confermata per il 2012-2016 Patrono stabile; l’avv. Cristina Latellaviene iscritta all’Albo dei patroni abilitati.

Si è svolta a Reggio Calabria la sessione invernale della Conferenza Episcopale CalabraCon speranza verso una storia nuova

Una Calabria immatura che non genera piùfigli. Una regione che rischia di perdereuno dei suoi baluardi fondamentali: la fa-

miglia. E' questo il quadro allarmante che emerge daidati forniti dal presidente del Tribunale ecclesiasticoregionale, mons. Raffaele Facciolo, nel corso del-l'inaugurazione del nuovo anno giudiziario, svoltosiil 7 febbraio scorso, alla presenza di tutti i vescovidella Calabria, al Seminario arcivescovile di Reggio.

Ad aprire i lavori è stato il presidente della Confe-renza episcopale calabra e moderatore del Ter, mons.Vittorio Mondello. E' stata poi la volta di mons. Fac-ciolo che ha relazionato sull'attività svolta dal Ternel corso del 2011, nella quale ha evidenziato il fe-nomeno della fragilità coniugale e dell'erosione dellafamiglia, certificato anche dal quadro demograficofornito dal Censis, da cui si deduce che nell’ultimodecennio l’Italia ha perso 739 mila coppie coniugatecon figli e ha visto aumentare di 274 mila le coppienon coniugate con figli.

Dati che vanno in controtendenza con i numeriemersi dal lavoro del Ter nel corso del 2011, dove lecause introdotte sono state 119 a fronte delle 180 del2006. “Possiamo rallegrarci - si chiede mons. Fac-ciolo - che è calato il numero delle cause? Una ri-flessione approfondita ci fa concludere di no, perchéanche in Calabria si incomincia a verificare una fles-sione valoriale e cioè il disinteresse alla vita di cop-pia: c’è il soggettivismo etico che fa aumentarel’approdo ad una stagione di convivenza e quindi diunioni libere con una genitorialità sempre meno le-

gata al matrimonio”.Le cause pendenti ad inizio 2011 erano 245, di

queste 152 hanno ottenuto la dichiarazione di nul-lità, mentre 12 sono state rigettate, per un totale di164 cause sentenziate che si sommano alle 8 archi-viate per rinuncia o inattività processuale. I capi dinullità che emergono di più sono infatti il difetto didiscrezione di giudizio (120 su 286 totali) e l'esclu-sione della prole (50). Per quanto riguarda il primocapo di nullità, si avverte una maggiore fragilità fem-minile (59 i capi di nullità per immaturità decisi af-fermativamente per la donna e 46 per l'uomo).“L'immaturità della donna - afferma mons. Facciolo- è dovuta a impreviste gravidanze, protezionismofamiliare ancora invadente, l’idea di matrimonio-av-ventura per evadere da ambienti domestici ancorapatriarcali. C'è poi un'immaturità dovuta a ricercadi equilibrio, giacchè il soggetto non è in grado di ac-cettarsi completamente e quindi vede nell’amore del-l’altro la soluzione di tutti i propri problemi. E,infine, un'immaturità sorretta dalla percezione dellaperfezione del partner: vi è l’idealizzazione dell’altrocome strumento di gratificazione perché si è privi diun’autonomia individuale”.

Per quanto riguarda l’esclusione della prole, dei38 capi di nullità decisi affermativamente (su un to-tale di 50), 21 riguardano la donna e 17 l’uomo. “LaCalabria – sostiene ancora il presidente del Ter – nonè più terra feconda; la cultura di famiglia numerosaè insabbiata dalla cultura negazionista all’aperturadella vita”.

Ma quanto costa e che tempi ci sono per ottenere ladichiarazione di nullità matrimoniale? Decine di mi-lioni di euro, come raccontano le leggende metropo-litane? Niente di più falso. Una causa di nullitàmatrimoniale, infatti, ha un costo di soli 525 euro,spese che coprono anche il giudizio in appello. Unacausa di nullità matrimoniale, inoltre, non richiedenecessariamente la presenta di un legale. In ognicaso, chiunque decide di avvalersi del sostegno le-gale, può fare richiesta al Tribunale ecclesiastico del-l'avvocato d'ufficio, che verrà concesso in modototalmente gratuito. Chi, invece, ha già un propriolegale, quest'ultimo sa bene che deve attenersi a ta-riffe che vanno da un minimo di 1.575 euro a unmassimo di 2.992 euro, così come disposto dalla Cei.

Tempi di definizione di una causa. In media unprocesso di nullità matrimoniale viene deciso nel-l'arco di uno o due anni. Nel 2011, ad esempio, 13cause sono state decise entro 12 mesi, 77 dopo unanno e 34 dopo due anni. Nulla a che vedere con itempi pachidermici della giustizia civile!

I lavori sono stati conclusi dalla prolusione di donHéctor Franceschi, ordinario di diritto matrimonialecanonico alla Pontificia Università della Santa Crocedi Roma, sul tema "La natura del bonum prolis e lesfide socio-giuridiche delle problematiche della bioe-tica".

Domenico Malara

Inaugurato l’anno giudiziario del TER Calabro MENO CAUSE DI NULLITÀMA NON MENO FRAGILITÀ

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1012 Febbraio 2012

“La figura di san Francescodi Sales, in-terpella tutti coloro che svolgono que-sta professione. Alla suascuola, allora,

è necessario riscoprire, tutelare e promuoverel’“umanesimo della comunicazione”: cioè-dare un’informazione che sia capace di sal-vaguardare i diritti delle persone edellefamiglie, a cominciare dai minori”. Sono leparole dell’Arcivescovometropolita di Ca-tanzaro-Squillace, Mons. Vincenzo Bertolonerivolte il 28 gennaio scorso nella cattedrale diCatanzaro ai giornalisti ed agli operatori del-lacomunicazione sociale, in occasione dellafesta del loro patrono, San Francescodi Sales.

Tanti i fedeli presenti chehanno vissuto unmomento di spiritualità fraterna assieme alproprio pastoreper ricordare anche la figuradel regista Vittorio De Seta, “maestro” del-documentarismo cinematografico, e la figuradella mistica di Paravati con lapresentazionedel libro "Natuzza,amica mia”, scritto dalnoto giornalista catanzarese Luciano Regolo.

Presentiin Cattedrale anche il Vicario Ge-nerale della diocesi, mons. Raffaele Facciolo,ildirettore dell’ufficio regionale per le comuni-cazioni sociali, don GiovanniScarpino, il par-roco don Francesco Isabello, il presidentedell’ordine deigiornalisti della Calabria, Giu-seppe Soluri, il prefetto di Catanzaro Anto-nioReppucci, il generale regionale dellaFinanza, Michele Calandro, il consiglierena-zionale dell’ordine dei giornalisti NatalinoBianco, i consiglieri regionalidell’ordine deigiornalisti Vincenzo De Virgilio e Mario Mi-rabello,l’imprenditore Floriano Noto, il sin-daco di Squillace Guido Rhodio, il figliodiNatuzza Francesco Nicolace e numerose au-torità istituzionali.

“Siamo convinti - ha dettoMons. Bertolone- che “quando lacomunicazione perde gli an-coraggi etici e sfugge al controllo sociale fini-sceper non tenere più in conto la centralità ela dignità inviolabile dell’uomo,rischiando diincidere negativamente sulla sua coscienza,sulle sue scelte, edi condizionare in definitivala libertà e la vita stessa delle persone”. Per-questo “è indispensabile che le comunica-zioni sociali difendano gelosamentelapersona e ne rispettino appieno la dignità”.

Mons.Arcivescovo, nell’evidenziare la fi-gura di San Francesco di Sales, ha ribadito-che “bisogna partiredall’uomo se si vuolerisollevare la sua attuale condizione di peri-colo e dismarrimento; ma partire dall’uomosignifica essenzialmente formazione,educa-zione, istruzione, apprendimento, responsa-bilizzazione, crescita morale espirituale”.

“A voi giornalisti - ha dettoil Presule - l’au-gurio di attingere nella luce della verità rive-lata la forzaper compiere fino in fondo ilcompito cui siete chiamati. San Francesco di-Sales vi sostenga nel vostro difficile lavoro evi renda sempre cultori assiduidella verità,

servitori dell’uomo nella ricerca di essa, co-municatori di spintee stimoli positivi nelcampo dei valori umani e cristiani da pro-porre etrasmettere a tutti”.

Dopo la celebrazioneeucaristica è seguitoin Cattedrale un colloquio-intervista tra ilPresidentedell’Ordine dei Giornalisti dellaCalabria Giuseppe Soluri e il giornalistaLu-ciano Regolo, che insieme hanno presentatoper la prima volta a Catanzaro illibro “Na-tuzza, amica mia”. Un capolavoro letterario,edito dallaMondadori, dove è possibile sco-prire la vita di Natuzza Evolo attraverso la-testimonianza di Italia Giampà, l’amica che

più le è stata vicina in tantianni. Ricco docu-menti, aneddoti e testimonianze inedite, illibro è la naturaleprosecuzione del primolibro di Regolo su Natuzza che ha conqui-stato decine dimigliaia di lettori.

“Natuzza - ha detto Luciano Regolo - mihainsegnato a non avere paura della morte, anon provare vergogna della fede,a non ab-battermi di fronte alle delusioni che la vita cioffre pensandoerroneamente di essere statiabbandonati da Dio”.

Laserata è stata anche animata dal sopranoSibilla Rizzo e dalla corale dellacomunitàparrocchiale “Santa Famiglia”.

Celebrata la festa di San Francesco di Sales alla presenza dei giornalisti e degli operatori della comunicazione sociale

Mons. Bertolone ha ricordato anche la figura del regista Vittorio De Seta.In serata anche la presentazione del libro di Luciano Regolo "Natuzza, amica mia"

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1112 Febbraio 2012

Soltanto tre anni fa mi sarebbe stato difficile ade-rire al gentile invito di Sua Eccellenza, Monsi-gnor Bertolone, arcivescovo della mia cara

Catanzaro, di scrivere su questo giornale una testimo-nianza di fede. Mi sarei sentito (e mi sento ancor piùoggi) inadeguato: un guscio di noce che si barcamenamaldestramente nelle onde dell'oceano, poiché più ci siinoltra nella verità della Parola di Dio, più ci si sentepiccoli e maldestri. Poi, avrei pensato all'impressionesuscitata negli altri, temendo forse di passare per un“fuori di testa”... Ma qualcosa è scattato dentro di me,qualcosa che mi ha fatto capire che ognuno di noi, conle sue piccolezze, può essere uno strumento del Signoree dare conforto e sollievo agli altri, regalare loro almenoun sorriso. Il cerchio si è chiuso (o si è aperto?) nel2009, quando, dopo un ventennio, rividi NatuzzaEvolo. Quand'ero ragazzo, la prima volta che la in-contrai, nel 1983, mi aveva detto che non era Lettereclassiche con indirizzo archeologico (la facoltà allaquale sognavo di iscrivermi) la mia strada, ma che «laparola era il mio mezzo» e che un giorno «avrei scrittodi Gesù». Una frase che allora mi sembrò priva disenso, e che dimenticai persino quando apparenti ca-sualità della vita mi portarono ad altri studi universi-tari e a una specializzazione biennale in giornalismo ecomunicazioni di massa. Nel 1988, mentre assistevomia cugina Patrizia gravemente ammalata e ricove-rata al Sant'Orsola di Bologna, vedendo tante altre ra-gazze a un passo dalla morte, provai l'impulso diparlare loro di Gesù, della gioia e della speranza che in-fonde sempre e comunque il Suo messaggio. Ma mivergognai profondamente e non lo feci. Di lì a pochigiorni rincontrai Natuzza e lei, sorridente, con ariamaterna, mi rimproverò: «Una cosa sola ti aveva chie-sto il Signore, di parlare di lui e tu niente! Ora prendiqueste e lo farai!». Mi porse un mazzetto di immagi-nette con l'effige dell'Ecce Homo, la riproduzione diuna toccante immagine esposta nella cappelletta di Pa-ravati adiacente alla sua umile casa, e di cui oggi nonmi resta in ricordo che un unico esemplare.Le circostanze della vita, il mio trasferimento prima aTorino e poi a Milano, mi portarono a perdere il filo di-retto con Natuzza, di cui ho sempre continuato a se-guire, ammirato, l'apostolato e l'amore immenso da leiprofuso verso i sofferenti. Nel 2006 vissi un annus hor-ribilis: sotto scorta per minacce di morte legate alla miaattività di giornalista, la morte improvvisa di miopadre, il naufragio del mio matrimonio. Ero annichi-lito. Scrissi, accorato, ai sacerdoti della FondazioneCuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime,l'ente che tuttora prosegue con sforzo encomiabilel'opera di Natuzza, perché mi aiutassero a incontrarela mistica. Ma non ricevetti alcuna risposta, neppureun messaggio di solidarietà o di conforto. Stupida-mente giudicai quei preti, senza contare la mole di ri-chieste e di incombenze alle quali quotidianamentedevono far fronte. E carico di ingiustificato livore, of-feso, non cercai più Natuzza, neppure contattando lafiglia Angela, con cui avevo parlato qualche volta al te-lefono e di cui sapevo che viveva a Catanzaro. Nel frat-tempo, uno pseudo intellettualismo maturato con lamia professione, mi aveva portato a respingere comesuperstizioni o ingenuità tutte quelle forme più sem-plici e spontanee che scandiscono un rapporto sentitocon Dio e quindi ad allontanarmi dalla fede gioiosa-mente vissuta nel quotidiano, alla quale mi avevaistruito il mio indimenticabile parroco dell'infanzia,

don Dante Sabinis. Quando, dovendo condurre unospettacolo benefico per raccogliere fondi in favore delcantiere di Paravati, nel 2009, Natuzza disse a padreMichele Cordiano, Segretario generale della Fonda-zione, di volermi incontrare, rivedendomi dopo cosìtanto tempo, mi accolse come se mi avesse salutato ilgiorno prima. «Ti è passato un bul-ldozer dentro», mi disse in dialetto.Elogiò le mie qualità professionali,sempre nel suo vernacolo. Poi, im-provvisamente, in italiano scandì:«Hai anche la bellezza!». «Sei propriouna santa a dirmi queste cose», dissiio. E lei, scoppiando a ridere come unaragazzina: «Non dirlo mai più, i santisono in Paradiso, io sono un vermedella terra. Ma vedi come sei tu? Iosento dentro di me la sofferenza di chiviene a trovarmi e tu che ne hai pas-sate tante riesci persino a farmi ridere.

Chi te l'ha data questa forza? È stato Gesù, Gesù tivuole bene. Era con te, sai?, quando non avevi neppurela forza di alzarti dal letto...». E giù con altri precisi ri-ferimenti a mie sofferenze intime di cui non avevo maiparlato a nessuno. Alluse persino a pensieri che avevorivolto a mio padre scomparso, ebbi la certezza, per suotramite, che papà mi avesse sentito e mi stesse sempreaccanto. Poi, a un tratto, mi chiese: «Tre anni fa volevivenire da me, perché non sei venuto, per un consiglio,una preghiera?». E io: «Ma, Natuzza, ho scritto ai sa-cerdoti e nessuno mi ha risposto». Lei, con i suoi occhiimmensi e profondi, mi guardò e replicò: «Ricordalosempre, figlio, con Gesù non esiste l'orgoglio». Fu unadolce bacchettata che entrò nel mio cuore e oggi mi ri-suona nell'anima ogni volta che devo combattere con-tro il mio ego.Natuzza aggiunse che la Madonnina mi aveva “mbut-tato” lì da lei, perché aiutassi il cantiere di Paravati ediffondessi il messaggio d'amore di Gesù. Le dissi che

non era facile con il mio lavoro e l'ambiente che lo ca-ratterizza. E lei, con semplicità disarmante: «Io sonostata chiusa in manicomio e anche lì ho potuto aiutaredelle persone!». Poiché lei mi raccontava le fasi salientidella sua vita le domandai se voleva che scrivessi la suabiografia (dopotutto scrivere è una delle poche cose che

mi riescono con-geniali). Natuzzarispose: «La deviscrivere, ma nondevi parlare solodi me, devi parlaresoprattutto diGesù». Improv-viso, beffardo,scattò nella miatesta il flash-backdi quel lontano1983 e di quellafrase criptica chelei mi aveva giàdetto. Ma nondissi una parola.Fu Natuzza arompere il silen-zio: «Sì, ti l'avìadittu!». Io non so se i libri

che ho scritto su di lei saranno veramente in grado didare sollievo a qualcuno, o di dare un contributo ade-guato alla Fondazione, ma so soltanto che la mia animasi è rinfrancata grazie a questo strano percorso. Na-tuzza, i suoi figli naturali e quelli spirituali, sono undono entrato nella mia vita, insegnandomi ogni giornoun piccolo passo in più verso il lungo cammino dacompiere per una pienezza di fede. Ho appreso che unamortificazione può essere una chance per vincere l'or-goglio e diventare ogni giorno più forti e meno espostialle insidie del male, sperimentando la gioia del per-dono e il distacco dalle cose più materiali. Sto impa-rando a riflettere prima di ogni mio gesto perchécontrariamente a quanto si dice la vera fede, non è maiesaltazione o impulso, ma porta a ragionare e a dialo-gare interiormente con Dio, che ci parla nella parte piùprofonda di noi stessi. Sto tentando di vincere la mia ti-midezza che nasce dalla paura del giudizio altrui, par-lando col cuore, con lo stesso cuore con cui ho scrittoqueste righe. E di riscoprire giorno per giorno la ric-chezza della preghiera, recitata con la semplicità di unbambino che non esita a chiedere qualunque cosa aisuoi genitori, con fiducia e trasporto totali. Senza averemai paura della morte, che è un passaggio e non di-strugge mai l'amore. La preghiera è una catena, la «ca-tena d'amore» di cui parlava Natuzza, allertata daisuoi dialoghi celesti, che meriterebbero uno studio par-ticolare. Spesso chiedo preghiere alle persone che amo(lo facevo tanti anni fa solo con la mia cara nonnina,Concetta) e ricevo tante richieste che colgo pronta-mente anche se indegnamente. Prego spesso anche peri sacerdoti, che un tempo giudicavo e condannavo,senza capire che anche loro sono bisognosi d'amore ecarità, per quanto strumento prezioso di Dio nel-l'esercizio dei Sacramenti. Le parole con cui Natuzzami congedò tre anni fa, ricorrono spesso nei miei pen-sieri come un motto d'energia: «Basta poco per esserefelici, amare il Signore e chi ci sta intorno!».

Luciano Regolo

Natuzza Evolo nelle parole di Luciano Regolo

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1212 Febbraio 2012

Da oltre cinque secoli, l’antico borgodi Cropani, nel mese di Gennaio,vivendo autentici e profondi mo-

menti di fede, ricorda il suo illustrissimo fi-glio Paolo D’Ambrosio, venerato come beato,nella Diocesi di Catanzaro – Squillace, findalla sua morte, avvenuta il 24 di Gennaiodel 1489.

Nonostante, ancora oggi, si attende pa-zientemente la proclamazione ufficiale, daparte della Chiesa, in ordine alla santità ditale carismatico, prodigioso e straordinariosacerdote francescano del T.O.R. - essendo initinere la causa di beatificazione - non vi èdubbio che Paolo, per le sue virtù eroiche eper le sue doti taumaturgiche, nel cuore ditutti i suoi concittadini, è da sempre conside-rato “santo”.

Proprio per tali motivi, anche quest’anno,il 24 Gennaio, commossa è stata la presenzadei fedeli, nell’Insigne Collegiata di SantaMaria Assunta, alla Santa Messa celebrata inricordo del transito del Beato, presieduta so-lennemente da Padre Francesco Critelli, par-roco ed insostituibile guida spirituale dellacomunità parrocchiale cropanese.

Il triduo di preparazione alla festa religiosasi è tenuto invece dal 26 al 28 Gennaio ed, ac-canto al parroco, ha visto anche la partecipa-zione di Padre Danilo Rizzo, frate cropaneseimpegnato quotidianamente nel dar confortoa tanti sofferenti, come cappellano pressol’ospedale “Pugliese- Ciaccio” di Catanzaro.

Durante le omelie, i suddetti reverendis-simi padri hanno più volte evidenziato la ne-cessità per i fedeli di trarre preziosoinsegnamento dalla vita autenticamente cri-stiana ed eroicamente virtuosa del BeatoPaolo. In una società fin troppo dominatadall’avere e dagli egoismi, paradigmaticonon può non essere l’esempio del Beato cro-panese, che della contemplazione ascetica delCristo fece la più profonda ragione di vita.

Un’intensa spiritualità si è ancora respiratadomenica 29 Gennaio, giorno quest’anno de-dicato alla festa in onore del Beato. La mani-festazione religiosa ha avuto il suo momento

iniziale con la solenne celebrazione, da partedel parroco, della Santa Messa, nel corsodella quale una toccante omelia, sulla liturgiadella parola e sull’attualità dell’insegna-mento dell’ascetico frate cropanese, è stata te-nuta dal giovane diacono Don AntonioLupia.

A seguire si è svolta la processione, doveuna moltitudine di fedeli, sfidando il rigidofreddo invernale, in preghiera ed al suonodella banda musicale, ha accompagnato de-votamente la statua del Beato Paolo per lestrade della sua Cropani.

Intense e numerose sono affiorate le emo-zioni dall’animo dei devoti presenti a questafondamentale manifestazione di fede. Parti-colari attimi di sincera commozione si sonovissuti, infatti, sia nel momento in cui la sta-tua del Beato ha sostato davanti a quella chela tradizione ritiene essere la sua casa natalesia quando, successivamente, dall’alto dellacollina cropanese, con la sua Croce salda-mente stretta nella mano, è stata rivolta, insegno di benedizione, verso i sottostanticampi verdeggianti, nell’azzurra cornice delGolfo di Squillace.

Di gran lunga suggestiva è, altresì, apparsala tenera immagine di numerosi bambini,

forse un po’ infreddoliti e tuttavia tanto felici,intenti a sventolare alcune bandierine colo-rate, da loro con grande amore e cura createin onore del Beato.

Più che massiccia è stata la presenza deigiovani che, a turno e con immensa devo-zione, hanno portato sulle loro spalle quellastupenda ed espressiva statua lignea che alsuo interno, da diversi secoli, custodisce ge-losamente le sacre reliquie del loro tantoamato Beato Paolo.

Devotamente presenti all’evento religioso,oltre ai fedeli appartenenti all’O.F.S., anchequelli iscritti alla “Pia Unione del BeatoPaolo”. Quest’ultima, nella veste di associa-zione pubblica di fedeli, da diversi anni - contutti i suoi associati, con il suo storico presi-dente, Prof. Donato Lepera, e con quello at-tuale, Signora Annamaria Flecca - si prodigaincessantemente per la diffusione del culto eper la canonizzazione del Beato Paolo D’Am-brosio.

Particolarmente significativa è apparsa lapartecipazione alla processione di Padre Pa-squale Pitari. Lo stimato sacerdote cappuc-cino - già vice postulatore nella causa dibeatificazione della Serva di Dio catanzareseNuccia Tolomeo - proprio nel pendente pro-cesso relativo al Beato cropanese ha infattiassunto, dall’Ottobre del 2011, per nominadel nostro Arcivescovo Monsignor VincenzoBertolone metropolita dell’Arcidiocesi Ca-tanzaro- Squillace, funzioni di promotore digiustizia.

Una tangibile e sentita devozione ha per-meato sicuramente la conclusione della ma-nifestazione, con il rientro nella ChiesaMadre, dove, dopo uno spontaneo e prolun-gato applauso, i fedeli hanno reso onore alBeato, baciandone la statua e le reliquie. Tutti,probabilmente, dagli abissi dell’animo hannoelevato la stessa preghiera al Signore: conce-dere loro il miracolo di poter presto vederetra i Santi della Chiesa Universale anche ilsuo umilissimo e devotissimo Servo Paolo daCropani.

Giuseppe Mazza

AL BEATO PAOLO D’AMBROSIO DA CROPANI

Tu sei nato come fiore profumatoe tutta Cropani si prostra a te per ottenere la santamercè.Oh beato Paolo cropanese, benedici il tuo paese,affinché tutti ci possiamo fare santi, imitare le tue virtùe condurci al tuo Gesù.Hai amato la povertà,digiuni e preghiere, fare aspra penitenzaper i peccati della gente;nelle grotte di Scavigna ti ritiravi e quando nel tuo paese rientravi

consigliavi, benedicevi e amavi.Sei nato povero in una piccola casettama con l’amore dei tuoi genitori,l’amore più perfetto e dolce in tutti i cuori.Le tue ossa benedettele porti dentro al petto;di miracoli ne hai fatti tanti,perché tu ci vuoi santi.Oh caro beatoche al cielo sei tornato,fa’ che anch’io possa raggiungerti e stare vicino a te;oh beato Paolo, prega per me.

Sara Basile

LA PROCESSIONE IN ONORE DEL BEATO PAOLO DACROPANI TRA FEDE E CENTENARIA DEVOZIONE

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1312 Febbraio 2012

Su proposta del Settore pastorale Est,dell’Ufficio diocesano per la Pastoralefamiliare e dell’Ordo Viduarum, si

sono svolti durante il periodo di Avvento2011, nei locali della parrocchia di S. NicolaVescovo a Squillace Lido, 4 incontri di spiri-tualità per persone con problemi relativi allavita familiare.

È stato un breve cammino fondato sulla Pa-rola di Dio, con momenti di attualizzazione econfronto per dare un senso alla nuova si-tuazione di separazione o vedovanza e per ri-trovare serenità. Questo percorso ha offertol’opportunità di un ascolto accogliente e diun accompagnamento umano e spiritualenella continua ricerca del disegno di Dio nellapropria vita.

Negli incontri è stato utilizzato il metododella “lectio divina” dei brani evangelici pro-posti nelle 4 domeniche di Avvento, seguitadalla testimonianza di una coppia di sposicristiani e dal confronto su ogni tema trattato,in profondità, con l’apporto delle testimo-nianze dei partecipanti. Ogni incontro sichiudeva con la preghiera comunitaria.

Il percorso spirituale è stato intensamentevissuto da tutti i partecipanti e vivificato daintuizioni ed esperienze interiori in cui lo Spi-rito non ha incontrato ostacoli nel manife-

starsi attraverso risonanze prodotte all’in-terno del gruppo e condivise con tutti, fruttodi una ispirata esegesi che ha trovato nei par-tecipanti l’apertura incondizionata del cuoreall’ascolto; in essi la Parola di Dio ha preso re-sidenza e “ha compiuto ciò per cui è statamandata” e di ciò è stata conferma e ricom-pensa la gioia degli incontri.

Gli incontri sono stati tenuti, ogni sabatoalle ore 19, dal biblista don Vincenzo Lo-passo, docente di Sacra Scrittura presso l’Isti-tuto Teologico Calabro di Catanzaro e laFacoltà di Scienze Bibliche e Archeologia diGerusalemme, da mons. Giuseppe Silvestre,docente di Teologia Sacramentaria pressol’Istituto Teologico Calabro di Catanzaro, edai coniugi Maria Rita e Giuseppe Leone, allaqualificata presenza di alcune rappresentanti

dell’Ordo Viduarum e di varie coppie di ope-ratori pastorali di diverse parrocchie, impe-gnati nella testimonianza della propria fedenei diversi organismi e nella vita quotidiana.

L’apprezzamento è stato alto, anche in con-siderazione del fatto che i principi della no-stra fede, a volte dati per scontati, necessitanosempre di un approfondimento e di un ri-porto alla memoria, a volte ovattata nella fre-nesia della vita attuale, in cui ogni aspettodella conoscenza, del sapere e delle relazioniviene secolarizzato, con conseguente perditadel rapporto con l’alterità persino tra i fedeliimpegnati.

Ritornare alle radici della nostra fede è at-tingere di quell’acqua che spegne ogni sete.

In particolare il dott. Giuseppe Leone haevidenziato che la nascita di Dio nel nostrocuore richiede uno svuotamento, uno spo-gliarsi, un fare deserto sull’esempio del Bat-tista, che viveva nell’essenzialità e nel qualemissione e vita erano un tutt’uno.

In questi incontri lo Spirito del Risorto havoluto donarci molti momenti di grazia. Laproficuità e l’entusiasmo dei partecipanti halasciato in tutti un senso di nostalgia e la vo-lontà di ripetere l’esperienza.

Bruno Trovato

Nella parrocchia di “San Nicola Vescovo” a Squillace LidoUn itinerario di spiritualità familiare nel segno della speranza

La celebrazione eucaristica inaugurale, te-nutasi sabato 4 Febbraio ed officiata daS.E. Mons. Bertolone, ha restituito al

centro di Guardavalle la chiesa "Maria SS delleGrazie e delle anime del Purgatorio". La “nobilesemplicità” e la “quieta grandezza” della VergineMaria traspaiono con forza dalla Chiesa del Pur-gatorio e con forza invitano ciascuno a riprodurrequella stessa arte nella propria vita.

Incontenibile la gioia dell'intera comunità be-nedetta dalla riapertura al culto del piccolo e gra-zioso tempio secenteso che restituisce al centro diGuardavalle un tratto antichissimo della propriaidentità storica e spirituale. Ascritto all’architet-tura del XVII secolo e sconsacrato nel 1922,tale edificio deve la sua originaria sacra destina-zione alla donazione del suolo su cui sorge la parteabsidale ed all’acquisizione, sostenuta dai fedeli,della porzione di terreno occorrente alla navata.Uno scrigno di brillante luce, adamantina fede epura carità, aperto da Dio Padre per mezzo dellemani salde e generose di Don Angelo a cui solo vail merito di aver tenacemente creduto nel recuperoe ammodernamento della struttura tornata, così,ad essere ulteriore punto di aggregazione della vitareligiosa del paese. Dopo i lavori di restauro della

Chiesa Matrice, la sua fervida mente progettualeha dipinto un altro grandioso disegno mettendo,al centro di esso, la comunità che guida e proteggeda buon Pastore. I lavori, diretti meticolosamentedall'arch. Massimo Iorfida (ed eseguiti dalla dittaDomenico Geracitano con la supervisione dallaSoprintendenza di Cosenza), sono stati orientatida un recupero di tipo conservativo atto a custo-dire materiali e sistemi costruttivi propri dell’ori-ginaria anatomia. Gli interventi messi in attohanno riguardato sostanzialmente il consolida-mento delle volte presenti, la sostituzione delle ca-priate non conformi agli standards di sicurezzavigenti, il rifacimento del tetto, il consolidamentoe la sostituzione delle murature ed il rifacimento

dell’intonaco. Gli scavi sotto il livello pavimen-tale, effettuati alla presenza della Soprintendenzadi Reggio Calabria, inoltre, hanno suggerito la col-locazione di mattonelle in cotto lavorate a mano,simili a quelle di cui è rimasta modesta testimo-nianza. All’interno dell’edificio è stato mantenutoe ripreso il profilo estetico disegnato da cornici efregi mentre, in mancanza di indicazioni signifi-cative, un marcato accento di modernità caratte-rizza altare ambone e tabernacolo. Commozione egioia hanno caratterizzato un evento memorabile,atteso e partecipato che impreziosisce il corredourbano e irrora di nuova linfa la vita parroc-chiale.

Angela Vetrano

Solenne celebrazione presieduta da Mons. Arcivescovo a Guardavalle

RIAPERTA AL CULTO LA CHIESA

"MARIA SS. DELLE GRAZIE E DELLE ANIME DEL PURGATORIO”

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1412 Febbraio 2012

“Di don Pino Fiorenza ho sentito dire solocose belle…Don Pino, devi essere il padre ditutti…Dove è abbondato il peccato, è sovrab-bondata la grazia”…Sono alcune delle paroleriecheggiate domenica scorsa nella chiesa di S.Elia che ha accolto il suo nuovo parroco, allapresenza del’’Arcivescovo metropolita di Ca-tanzaro mons. Vincenzo Bertolone, del vicariogenerale Don Raffaele Facciolo, di numeroseautorità civili e di una assemblea palpitante digioia . Don Pino, che comunque rientra dopoun’assenza di venti anni dalla stessa comunitàparrocchiale dove già aveva prestato il suo ser-vizio pastorale, è stato accolto da una chiesain pieno fermento per questo evento di graziache darà nuovo slancio pastorale alla parroc-chia di S.Elia- Visconte- Trearie.

Durante la celebrazione di insediamento,l’arcivescovo ha ringraziato il precedente par-

roco, Don Salvatore Scalise, e ha espresso lapropria stima e fiducia a Don Pino, del quale,ha detto, “ho sentito dire solo cose belle”. Asua volta il nuovo parroco ha ringraziato la co-munità, commosso per l’accoglienza così calo-rosa: Don Pino è da tutti ricordato soprattuttoper la sua estrema umiltà e semplicità, un sa-cerdote davvero santo, un “mistico” innamo-

rato della sua vocazione.Nell’ omelia, Mons. Bertolone ha citato Don

Tonino Bello, vescovo anch’egli straordinaria-mente innamorato di Dio, con le cui parole cipiace augurare buon lavoro al carissimo DonPino, il quale prende possesso della sua par-rocchia proprio il 5 febbraio che la Chiesa ri-corda oggi come “Giornata della Vita”:“Voglio ringraziarti, Signore, per il dono dellaVita. Ho letto da qualche parte che gli uominisono angeli con un'ala soltanto: possono vo-lare solo rimanendo abbracciati”. Don Pino, losappiamo bene, la sua ala l’ha stesa tutta versoDio: e, abbracciata a don Pino Fiorenza, San-t’Elia si rialzerà su ali d’aquila, ali di Vita e Re-surrezione, se ognuno saprà stendere al suoprossimo la propria ala di pace e di perdono.

Don Pino Fiorenza nuovo parroco a Sant’Elia di Catanzaro

«Ho imparato che una vita nonvale nulla e che nulla valeuna vita».

Lo scrittore francese André Malraux cosìesaltava il valore del vivere. Quelle parole,nel giorno in cui si celebra la trentaquat-tresima edizione della giornata nazionaleper la vita, diventano smeriglio che tagliala rocciosa indifferenza dell’umanità con-temporanea. Molti, purtroppo sempre più,trascinano la loro esistenza, facendonesgocciolare ore e giorni nella convinzioneche essi non portino con sé un significato,infastiditi dalle domande impertinenti chespettinano i pensieri ordinati nei luoghi co-muni di un’illusoria eccentricità, ritenutasegno di originalità che altro non è che ilreplicarsi di banali stereotipi.È la logica che ambiguamente avvolge lanostra società, tra omicidi, stupri e violenzedi ogni genere. Atti istantanei ed efficaci,quanto irrimediabili e irreversibili. Un sa-pore di morte che si insinua anche quandosi affrontano questioni delicate e com-plesse. Pensiamo all’aborto: stando ai datidiffusi a fine gennaio dall’OrganizzazioneMondiale della Sanità, sebbene si registriun calo delle interruzioni di gravidanza,passate dal 35 per mille del 1995 al 29 permille del 2008, nel solo 2008 in tutto ilmondo gli aborti sono stati 44 milioni, dicui la metà in modo clandestino, ai qualivanno aggiunti quelli non registrati dallestatistiche, nascosti dietro il velo della con-traccezione d’emergenza. Una vera e pro-pria ecatombe, alla quale s’aggiungono lemigliaia di donne perite sotto i ferri delleimprovvisate mammane e le tantissimemadri mancate affette da sindrome post-

abortiva, ovvero dalle conseguenze psichi-che e psicosomatiche legate alle interru-zioni di gravidanza. Cifre e storie inquietanti, sintomo di unamentalità che, svilendo la vita, finisce perfarle apparire come il male minore. In re-altà, la vita è un bene non negoziabile, per-ché qualsiasi compromesso apre la stradaalla prevaricazione su chi è debole e indi-feso. La chiave di volta d’un’inversione dirotta sempre più necessaria e urgente, comericordano i vescovi italiani nel messaggiodiffuso in occasione della giornata odierna,è nell’educazione. «Educare i giovani a cer-care la vera giovinezza, a compierne i desi-deri, i sogni, le esigenze in modo profondo– sottolinea la Cei - è una sfida centrale. Senon si educano i giovani al senso e dunqueal rispetto e alla valorizzazione della vita,si finisce per impoverire l’esistenza di tutti,si espone alla deriva la convivenza sociale

e si facilita l’emarginazione di chi fa più fa-tica». Perché tutti hanno la forza bruta dipremere un grilletto e di cancellare unavita, ma nessuno sa ricrearla, dal momentoche essa è un’opera unica e superiore.Dobbiamo allora ricostruire, nelle menti enei cuori, l’amore per ogni creatura viventein quanto unica e insostituibile. Tutti ab-biamo avuto in dono una disponibilità diintelligenza, tesori di amore, fondi di benimateriali, depositi di sentimenti e ric-chezze di amicizie. Occorre imparare aspenderli al meglio, raccogliendo il mottodel grande filosofo Montaigne: «Il mio me-stiere e la mia arte è vivere», perché nientevale quanto una vita.

+ Vincenzo Bertolone

LA VITA, UN TESORO DA DIFENDERE

Arcidiocesi Metropolitanadi Catanzaro-Squillace

Vicaria Sud di Catanzaro

Siamo lieti di annunziare l’apertura dellascuola di formazione per tutti i Laici della fo-rania. Inizieremo il cammino con l’introdu-zione alla Sacra Scrittura Apriràufficialmente l’anno formativo Mons. Raf-faele Facciolo, Vicario Genenale dell’Arci-diocesi, nel complesso parrocchiale SanMassimiliano Maria Kolbe di Catanzaro lido.

Mercoledì 29 febbraio 2012ore 18.00:

Concelebrazione Eucaristica ore 18.30:

Prolusione di Mons. Raffaele Facciolo

Catanzaro, 11 febbraio 2012

Il Vicario Foraneo Don Biagio Maimone

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1512 Febbraio 2012

«Quest’anno sarà un’occasionepropizia perché tutti i fedelicomprendano più profonda-

mente che il fondamento della fede cristiana è“l’incontro con un avvenimento, con una Per-sona che dà alla vita un nuovo orizzonte e conciò la direzione decisiva”. Fondata sull’incon-tro con Gesù Cristo risorto, la fede potrà essereriscoperta nella sua integrità e in tutto il suosplendore. “Anche ai nostri giorni la fede è undono da riscoprire, da coltivare e da testimo-niare”, perché il Signore “conceda a ciascunodi noi di vivere la bellezza e la gioia dell’esserecristiani”». Con queste parole si apre la Notacon le indicazioni pastorali in preparazione al-l’Anno della fede, che avrà inizio l’11 ottobre2012, in coincidenza con il 50° anniversariodell’apertura del Vaticano II e nel 20° anniver-sario della promulgazione del Catechismodella Chiesa cattolica (11 ottobre 1992), e cheterminerà il 24 novembre 2013, solennità diCristo re dell’universo.

La Nota è stata pubblicata dalla Congrega-zione per la dottrina della fede lo scorso 6 gen-naio e intende «sollecitare, in modoesemplificativo, la pronta responsabilità eccle-siale davanti all’invito del santo padre a viverein pienezza quest’anno come speciale “tempodi grazia”». L’Anno della fede vuole «contri-buire ad una rinnovata conversione al SignoreGesù e alla riscoperta della fede, affinché tuttii membri della Chiesa siano testimoni credi-bili e gioiosi del Signore risorto nel mondo dioggi, capaci di indicare alle tante persone in ri-cerca la “porta della fede”».

Il testo, che si ispira alla lettera apostolicaPorta fidei di Benedetto XVI, è suddiviso in treparti: introduzione, parte centrale con le indi-cazioni suddivise in quattro livelli (Chiesa uni-versale, conferenze episcopali, diocesi,parrocchie-comunità-associazioni-movimenti)e conclusione.

Nella prima parte la Nota ricorda che il prin-cipale avvenimento ecclesiale all’inizio del-l’Anno della fede sarà la 13ª Assembleagenerale ordinaria del sinodo dei vescovi, chesi terrà nell’ottobre 2012 sul tema La nuovaevangelizzazione per la trasmissione dellafede cristiana. Si chiede poi che vengano inco-raggiati durante l’anno pellegrinaggi alla Sededi Pietro e in Terra Santa, come anche incontrie celebrazioni presso i maggiori santuari ma-riani. La Gmg 2013 a Rio de Janeiro sarà un’oc-casione privilegiata «per sperimentare la gioiadella fede». Nella Nota si richiede uno spe-ciale approfondimento, soprattutto da parte diseminaristi e novizi, dei documenti del conci-lio e del Catechismo della Chiesa cattolica.Un’attenzione particolare dovrà essere riser-vata al dialogo interconfessionale, con una“solenne celebrazione ecumenica” e varie ini-ziative ecumeniche volte ad invocare e a favo-rire «il ristabilimento dell’unità fra tutti i

cristiani» che «è uno dei principali intenti delconcilio ecumenico Vaticano II». Alle confe-renze episcopali, il testo chiede di promuovereuna “giornata di studio” da dedicare al temadella fede, testimoniata personalmente e tra-smissa alle nuove generazioni, ma anche di fa-vorire la ripubblicazione dei documenti delconcilio, del Catechismo e del suo Compen-dio, soprattutto nei paesi dove ancora non esi-stono le traduzioni. Inoltre, si dovrannofavorire «trasmissioni televisive o radiofoni-che, film e pubblicazioni, anche a livello po-polare e accessibili a un ampio pubblico, sutema della fede, dei suoi principi e contenuti,nonché sul significato ecclesiale del concilioVaticano II». Le conferenze episcopali do-vranno «diffondere la conoscenza dei santi delproprio territorio» e «valorizzare il patrimo-nio delle opere d’arte» delle Chiese locali.

Negli studi teologici i docenti saranno invi-tati a «verificare la rilevanza, nel loro insegna-mento, dei contenuti del Catechismo dellaChiesa cattolica». I teologi saranno chiamati acollaborare alla realizzazione di “sussidi di-vulgativi”, perché ogni fedele possa «megliorispondere alle domande che si pongono neidiversi ambiti culturali, in rapporto ora allesfide delle sette, ora ai problemi connessi conil secolarismo e il relativismo». Infine, gli epi-scopati vengono invitati alla «verifica dei ca-techismi locali per assicurare la loro pienaconformità con il Catechismo».

La Nota auspica che l’Anno della fede vengaaperto e chiuso con apposite celebrazionianche nelle singole diocesi. In particolare, ognidiocesi è chiamata a promuovere una giornatadedicata al Catechismo. Il tema della fedepotrà essere al centro delle lettere pastorali deivescovi, i quali a loro volta vengono invitati aorganizzare «momenti di catechesi ai giovanie a coloro che sono in ricerca del senso dellavita». Le comunità locali saranno chiamate averificare la recezione del Vaticano II e del Ca-techismo, soprattutto attraverso la formazionedei catechisti e nei cammini di formazione per-manente del clero. In questo ambito si auspicaun coinvolgimento del mondo accademico edella cultura. Si potranno poi organizzare in-contri, ispirandosi ai dialoghi del “Cortile deigentili”, avviati sotto la guida del Pontificioconsiglio della cultura. Speciale attenzionedovrà essere dedicata alle scuole cattoliche,

dove sarà opportuno usare strumenti come ilCompendio e il libro Youcat.

Il quarto livello delle proposte riguarda par-rocchie, comunità, associazioni e movimenti,ai quali viene chiesto di meditare sulla letteraPorta fidei, nella quale è scritto che i fedelisono chiamati a «intensificare la celebrazionedella fede nella liturgia e in particolare nel-l’eucaristia». Presbiteri e catechisti vengono in-vitati a dedicare maggiore attenzione aidocumenti del concilio e al Catechismo, pro-muovendo anche la creazione di «gruppi di fe-deli per la lettura e l’approfondimento» diquesti testi. Viene inoltre richiesto un rinno-vato impegno per la diffusione del Catechi-smo, anche attraverso sussidi adatti allafamiglia nei momenti delle benedizioni dellefamiglie e nella celebrazione dei sacramenti.La Nota auspica, infine, anche iniziative comele missioni popolari e un rinnovato impegnonell’evangelizzazione nelle parrocchie e neiluoghi di lavoro.

A tutti i livelli, ogni iniziativa – conclude laNota – dovrà «favorire la gioiosa riscoperta ela rinnovata testimonianza della fede» come«atto personale ed insieme comunitario».

Mauro Pizzighini Direttore di “Settimana”

ANNO DELLA FEDE: INDICAZIONI PASTORALI

ARCIDIOCESI METROPOLITANACATANZARO-SQUILLACE

PRESENTAZIONE DELLALETTERA PASTORALE

Teatro CasalinuovoCatanzaro, 7 marzo 2012 ore 16,30

Prossimi appuntamenti

Modera:Prof. Don Armando MATTEO

Interverranno:Prof. Don Francesco BRANCATO

Prof. Alberto VITALEConclusioni:

Mons. Vincenzo BERTOLONE

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1612 Febbraio 2012

Sono iniziate analisi, riflessioni e valuta-zioni sui cinquant’anni vissuti dall’ini-zio del Concilio Vaticano II e certamente

nel corso dell’anno ci sarà un crescendo d’in-terventi da parte di storici, pastoralisti, teologied esperti di varie discipline.

Si prospetta una bella rilettura di un eventostraordinario che ha posto un supplemento diresponsabilità e di speranza nella storia dellaChiesa e nella storia del mondo.

Il soffio del Concilio, come ogni soffio cheviene da un’esperienza di fede e da un eventodi Chiesa, non è mai un vento impetuoso chesradica alberi e scoperchia tetti.

È il proseguire di una brezza che ha accom-pagno l’umanità fin “dal principio” preferendoil linguaggio del silenzio, delle parole essen-ziali, dei gesti e dei volti.

La Bibbia offre immagini stupende al ri-guardo.

La Chiesa ha amato da sempre questa comu-nicazione che anche oggi attraversa l’espe-rienza dell’uomo come un fiume carsico chescompare e improvvisamente appare là dovenessuno se lo aspetta.

Per cogliere questo scorrere nel tempo è ne-cessario un ascolto intenso e umile perché duevoci, quella di Dio e quella dell’uomo, entranoin dialogo tra di loro, in dialogo in una comu-nità credente, in dialogo con il mondo.

Allora, anche se indispensabile, non bastauna grande professionalità giornalistica per ca-pire e per raccontare cosa è accaduto dall’iniziodel Concilio a oggi.

Anche noi non abbiamo questa presunzione.Vorremmo solo dire che accanto ai documentidel Concilio, che verranno ripresi in mano dagliesperti alla luce dei grandi cambiamenti che atutti sono noti, c’è un popolo, ci sono i volti.

Non un popolo e dei volti generici ma un po-polo e dei volti illuminati dalla luce di quellafede di cui il Concilio è stato e rimane una pri-mizia, cioè un annunciatore e un anticipatoredi nuovi frutti.

È davvero bello rivedere il percorso di cin-quant’anni del Concilio nelle comunità parroc-chiali e diocesane, nelle aggregazioni laicali,nelle testimonianze di speranza nei luoghi della

sofferenza, dell’angoscia, dell’impegno e dellafesta. Una storia di fragilità e umiltà rispetto aquella gridata del potere, una storia che po-trebbe far sorridere qualcuno ma è la storia cherimane nel tempo, che origina nuova storia, cheprende il sapore dell’eternità. È qui che anchel’informazione religiosa, il giornalismo vatica-nista vengono con grande rispetto interrogatidalla vita e dal pensiero di un popolo credente.

Ci sono le strade e le piazze che non sonomeno importanti dei palazzi. C’è un popolo lacui capacità di leggere e interpretare la storia edi pensare in grande si esprime nella concre-tezza del territorio dove i concetti e le paroletrovano la loro giusta misura anche nella faticae nella speranza quotidiane dei laici.

Il Concilio vive in questa presenza che sta conancor più amore e responsabilità in un Paeseche attraversa una crisi di fiducia e di futuro. IlConcilio vive in una comunità credente in cui illaicato “si declina” con l’inno alla carità diPaolo: paziente, benigno, non si vanta, non sigonfia, non manca di rispetto, non cerca il pro-prio interesse, non si adira, non tiene conto delmale ricevuto ma si compiace della verità...

Sono parole intrise di vita che il Concilio haripreso e coniugato con i tempi moderni, paroleche anche oggi illuminano la strada.

Paolo Bustaffa

Atre anni dal primo annuncio, quel 25gennaio 1959 nella basilica di SanPaolo, di lavoro ne era stato fatto perché

il Concilio si potesse celebrare regolarmente nel1962 secondo la volontà espressa fin dal primomomento da Giovanni XXIII. L’intensa attivitàdelle undici Commissioni preparatorie volgeva altermine. La complessa logistica era a buon punto.Lo stesso Pontefice, con la costituzione apostolica“Humanae salutis” promulgata il 25 dicembre1961, aveva provveduto all’atto formale di convo-cazione della grande assemblea ecumenica. Man-cava un ultimo particolare, il più importante: ladata di apertura. Papa Giovanni la comunicò il 2febbraio 1962: “Perciò, tutto attentamente consi-derato, di nostra iniziativa e con la nostra auto-rità apostolica, stabiliamo e decretiamo che ilConcilio ecumenico Vaticano II abbia inizio ilgiorno 11 ottobre di quest’anno”.

È la parte finale della lettera in forma di “motuproprio”, dal titolo “Consilium”, firmata il 2 feb-braio di cinquant’anni fa, con la quale GiovanniXXIII, nel dare l’annuncio, spiegava di aver sceltola data dell’11 ottobre “soprattutto perché si ri-collega al ricordo del grande Concilio di Efeso, cheha la massima importanza nella storia dellaChiesa”.

In quel Concilio, svoltosi, nel 431, fu procla-mata la Maternità divina della Vergine, la cuifesta una volta si celebrava proprio l’11 ottobre. In

tal modo il Papa intendeva affidare al cuore ma-terno di Maria la buona riuscita del Concilio, perla quale, nella medesima lettera, come aveva fattoin precedenti occasioni, esortava tutti i fedeli “arivolgere ancora più frequenti preghiere a Dio”.

Oltre che in forma scritta, Giovanni XXIII volledare personalmente a voce la comunicazione delladata d’inizio del Concilio, nello stesso giorno del 2febbraio 1962, in occasione dell’annuale festività

liturgica della Presentazione di Gesù al Tempio.Allora, in questa ricorrenza, ancora non si cele-brava la Giornata della vita consacrata, come sicelebra oggi da sedici anni a questa parte per vo-lontà di Giovanni Paolo II che la istituì nel 1997.Però era in uso, già allora, che appartenenti alclero secolare e regolare, religiosi e religiose diRoma si raccogliessero attorno al Santo Padre perun momento di preghiera e per la tradizionale of-ferta dei ceri benedetti. A questo uditorio, quantomai vario e internazionale, papa Giovanni, dopoaver ricordato tutti i motivi di tristezza e preoc-cupazione che affliggevano il suo cuore per gli av-venimenti tragici e funesti che si susseguivano inquei giorni sullo scenario internazionale (era tral’altro il momento della sanguinosa guerriglia inAlgeria), volle dare “una notizia bene augurale eincoraggiante”: il Concilio Ecumenico VaticanoII si sarebbe aperto solennemente l’11 ottobre diquell’anno. Aggiunse poi, profeticamente, con unapunta di mestizia: “Noi confidiamo nel Signore:ma chi conosce il mistero dell’avvenire circa tuttele circostanze della sua celebrazione?”.

La dolorosa “circostanza” della malattia, i cuisintomi aveva avvertito ben prima dell’apertura,non consentirono al Papa Buono di portare a ter-mine la celebrazione del Concilio. Ma la “mac-china” da lui avviata andò avanti ugualmente finoa destino nel segno della continuità di Pietro edella sua Chiesa.

50° CONCILIO: UNA STORIA DI POPOLO E DI VOLTIIl territorio, le analisi, le letture, l’informazione

Il 2 febbraio del 1962 Giovanni XXIII fissava la data di apertura del Concilio