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DIO E’ CON NOI … GUARDIAMO AVANTI DON VERALDO FIORINI Al primo e amato parroco di Santa Maria Maddalena nel decimo anniversario del suo ritorno a Casa (2008-2018)

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DIO E’ CON NOI …

GUARDIAMO AVANTI

DON VERALDO FIORINI

Al primo e amato parroco di Santa Maria Maddalena

nel decimo anniversario del suo ritorno a Casa (2008-2018)

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A DIECI ANNI DAL

“RITORNO A CASA”

DI DON FIORINI

ABBIAMO DECISO DI RISTAMPARE UN

FASCICOLO CHE DON VERALDO SCRISSE NEL

1972 (IN OCCASIONE DELLA DECENNALE

PARROCCHIALE) CON LA STORIA DELLA

PARROCCHIA E LA SPIEGAZIONE DELLE

CERAMICHE CHE ABBELLISCONO

LA NOSTRA CHIESA

Speriamo di fare cosa gradita a tutti i parrocchiani

augurando loro di entrare in Chiesa contemplando i

misteri della storia della salvezza e vivendoli

nella loro vita di ogni giorno

Don Francesco e il Consiglio Pastorale

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Caro don Veraldo,

non ci conosciamo di persona, ma in questi undici mesi di

permanenza nella parrocchia di Santa Maria Maddalena, ho sentito tanto

parlare di Lei, al punto che ormai La sento come uno di famiglia, come un

amico, come un Padre che veglia e accompagna il mio ministero.

Mi scusi, non mi sono ancora presentato! Sono don Francesco Cavina, suo

successore (dopo don Giuseppe) alla guida della parrocchia da Lei fondata

e amata per tanti anni.

Prima di arrivare a Santa Maria Maddalena avevo sentito parlare di Lei solo

dal mio parroco di Marradi, don Guglielmo Patuelli, che l’ha sempre

descritta come un prete santo e amato dalla sua gente.

In questo anno 2018 ricorre il decimo anniversario del suo “ritorno a Casa”

dove ora, ne sono sicuro, vive in pace nella contemplazione del volto del

Signore, in compagnia dei suoi genitori, di Maria e di tutti i Santi del cielo.

Con il Consiglio Pastorale, da Lei creato e valorizzato, abbiamo deciso di

non fare grossi ricordi se non alcuni momenti di preghiera ricordando che

ciò che conta di più in una comunità parrocchiale è proprio lo spirito della

preghiera. Insieme a questi momenti abbiamo voluto ristampare questo

opuscolo, scritto da Lei e dai suoi collaboratori, in occasione della decennale

della parrocchia (1972); in questo libretto, oltre alla storia della nascita

della parrocchia, c’è un’interessante riflessione sulle ceramiche che

abbelliscono la nostra chiesa e a questo proposito lasci che Le esprima il

mio più grande e sincero ringraziamento non solo per aver reso la nostra

chiesa più bella, ma per il grande insegnamento che con le ceramiche ha

voluto dare a tutti i parrocchiani. Potremmo dire che nelle immagini è

descritta tutta la storia di salvezza che parte dal Padre che con occhio

vigile segue l’andamento del mondo, dal Cristo Risorto pronto ad

abbracciare l’umanità, dallo Spirito Santo che, come una colomba, vola

sopra la testa di tutti gli uomini e le donne di questa umanità; accanto alla

Trinità, la nostra protettrice Santa Maria Maddalena e dall’altra parte i

popoli della terra, segno che l’amore di Dio è per tutti, nessuno escluso. E

infine il ricordo della creazione, del sacrificio di Isacco, del profeta Elia:

storie dell’Antico Testamento che ci riportano all’origine della nostra fede

e grazie alle quali possiamo vivere le realtà della nostra vita quotidiana

(famiglia, lavoro, sofferenza). Ma il punto centrale del presbiterio resta

l’Altare segno di Cristo, agnello che dona la sua vita per noi, e dietro, il

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Tabernacolo con la presenza viva e santificante dell’Eucarestia. Già il

presbiterio basterebbe per aiutarci a fare una bella esperienza di fede, ma

un aiuto in più giunge anche dai due altari laterali dove il Crocifisso e la

nostra amata Madonna della Consolazione ci introducono al mistero della

nostra redenzione con la presenza preziosa di Santa Maria Maddalena, di

San Giovanni, di Sant’Umiltà e di San Pier Damiani, senza dimenticare Santa

Giovanna Antida Touret (protettrice delle nostre Suore) e San Giuseppe,

sposo di Maria.

Insomma una bella lezione, per cui don Veraldo grazie di cuore!

Grazie anche per il tantissimo bene seminato nei 29 anni di ministero in

questa comunità. Si fidi se Le dico che questo bene si vede ancora; il

Concilio da Lei tanto conosciuto, è entrato nelle mura di questa parrocchia

e ancora adesso vogliamo camminare in base ai suoi preziosi insegnamenti.

Che il Signore le doni il riposo per le fatiche che ha dovuto affrontare e

che il Suo ricordo e la Sua memoria restino per sempre vive in questa zona

borghigiana. Grazie dal profondo del cuore e a presto

Don Francesco

Ordinazione sacerdotale di Don Veraldo (13 luglio 1946)

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14 OTTOBRE 1962

Ingresso di Don Fiorini

a Santa Maria Maddalena

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A tutti i parrocchiani

di S. Maria Maddalena

in occasione della celebrazione della

Decennale

Parrocchiale

1962 – 1972

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PRESENTAZIONE

Il 14 ottobre 1962 fu benedetta e inaugurata la nostra Chiesa. Questa data segnò la

nascita della nostra comunità parrocchiale di S. Maria Maddalena.

Per ricordare questi dieci anni di vita (1962-1972), si è stabilito di completare

l’arredamento della Chiesa, di indire un “CORSO DI SS. MISSIONI”, e di stampare

questo opuscolo.

Arredando la Chiesa si pensa di compiere un atto di culto a Dio e di rendere un servizio

ai fratelli; con le SS. Missioni si desidera fare una revisione della nostra vita cristiana;

con la stampa di questo opuscolo si cerca di far conoscere meglio la parrocchia.

Esprimiamo il vivo desiderio che ogni parrocchiano si trovi bene in questa comunità e

abbia modo di crescere nella Fede, nella Grazia e nella Carità.

Ci è gradita l’occasione per porgere un vivo ringraziamento a tutte le buone persone e

ai sacerdoti che, in questo decennio, hanno collaborato per la vita religiosa della

parrocchia.

Ci sia lecito chiedere a tutti i parrocchiani di pregare per noi e di volerci scusare se non

sempre siamo all’altezza della nostra missione e dei nostri impegni.

Desideriamo invitare le persone di buona volontà, che hanno a cuore il buon andamento

della parrocchia, ad un maggiore impegno e collaborazione per la vita cristiana della

nostra comunità: c’è tanto bene da fare!

Uniti nella preghiera per i vivi e per i morti, con la speranza che questa parrocchia

diventi una “vera famiglia di figli di Dio”, fiduciosi nella Divina Misericordia, vi

salutiamo e vi auguriamo ogni bene.

Il vostro Parroco

e i membri del Consiglio Pastorale Parrocchiale

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La Parrocchia di Santa Maria Maddalena

Dieci anni di vita (1962-1972)

“Bisogna fare in modo che il senso della comunità parrocchiale fiorisca soprattutto

nella celebrazione comunitaria della Messa domenicale”. (75)

“… Piacque a Dio chiamare gli uomini alla partecipazione della Sua vita non solo ad

uno ad uno, senza alcuna connessione, ma riunirli in un popolo …”. (1091)

Ecco la parrocchia: “un popolo messianico che ha per capo Cristo; ha per condizione

la libertà e la dignità di figli di Dio; ha per legge il precetto di amare Dio e il prossimo;

ha per meta il regno di Dio”.

Dio vuole che tutti gli uomini si salvino. E noi tutti, figli di Dio, ci riuniamo in

parrocchia per crescere nella Fede e nella Grazia.

*****

Fatta questa premessa, ci chiediamo: è ancora valida e assolve alla sua missione la

parrocchia? La risposta la prendo da un discorso del Papa (Paolo VI): “Crediamo

semplicemente che questa antica e venerata struttura della parrocchia abbia una

missione indispensabile e di grande attualità; ad essa spetta creare la prima comunità

del popolo cristiano; ad essa iniziare e raccogliere il popolo nella normale espressione

della vita liturgica; ad essa conservare e ravvivare la Fede nella gente di oggi, ad essa

praticare nel sentimento e nell’opera l’umile carità delle opere buone e fraterne”.

“Il Concilio conserva, conferma, nobilita la forma parrocchiale come espressione

normale e primaria della cura d’anime. Non è formula a sé sufficiente nel programma

pastorale adeguato ai bisogni moderni; molte altre forme di assistenza religiosa e di

apostolato sono necessarie, ma resta il fatto che il Concilio definisce i parroci i

principali collaboratori del Vescovo, e che nel grande mistero della Chiesa essi

appaiono avvolti da un triplice alone di presenza: presenza di Cristo, presenza del

Vescovo, presenza della Chiesa. E noi, parroco e parrocchiani di S. Maria Maddalena,

in questi dieci anni di vita parrocchiale, abbiamo assolto la nostra missione? Abbiamo

posto le basi per una crescita di questa comunità nella Fede, nella Grazia, nella Carità?

Abbiamo seguito docilmente lo Spirito che ci invita ad un rinnovamento continuo con

una dinamica che non può ignorare che non può ignorare i segni dei tempi?

E’ vero che ci sono problemi di struttura e di persone, problemi di crisi inerenti alla

crescita e di crisi per inadeguatezza di riflessione; però sarebbe inutile pensare a

programmazioni, a coordinamenti, se non ci fosse un organo pensante, pronto e con

l’occhio attento sulla realtà che si muove ed evolve oggi: questo organo è il Consiglio

Pastorale Parrocchiale, unito al parroco. Il suo compito è vedere, programmare,

stimolare, animare cristianamente tutta la nostra comunità nelle sue componenti umane

e cristiane. Di qui l’importanza del “dialogo”, perché è necessario l’apporto di tutti alla

vita della parrocchia, e il C. P. P. deve essere portavoce di tutte le istanze e di tutti i

suggerimenti che sono sempre attesi, sempre graditi.

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Non possiamo ignorare il numero crescente dei parrocchiani, la loro diversità di

estrazione sociale, economica, politica, culturale … Non possiamo ignorare che molti

dei nostri parrocchiani si trovano spesso ammassati nelle fabbriche, nelle scuole, nei

bar … e per questo, nei giorni di festa o di ferie, si portano lontano con la famiglia in

cerca di pace.

Anche presso di noi ci sono ammalati e sofferenti e la nostra comunità deve essere

vicina a chi soffre, deve essere presente nei momenti salienti della vita e della morte.

Abbiamo famiglie che stentano e sono nelle angustie, anche per loro dobbiamo fare

qualcosa! Ricordate la parola del Signore: “I bimbi hanno chiesto del pane e non c’era

chi ne desse loro!”. Spesso si incontrano persone in cerca di impiego: giovani stanchi

di questa società che non sa preparare un posto di lavoro per loro; adulti scontenti

perché non riescono a dare alla famiglia ciò di cui ha necessità.

I poveri di oggi non sono solo quelli che ti tendono la mano. Spesso ci sono situazioni

gravissime, che però non si risolvono con un’offerta.

Nella nostra parrocchia c’è pure un certo numero di laureati, di impiegati, di esperti …

Questo gruppo, numericamente piccolo, è in continua espansione.

Non possiamo dimenticare i nostri pensionati, i nostri anziani: specialmente quelli che

venendo dalla campagna si sono trovati prigionieri tra quattro mura di cemento e che

continuamente ripensano alla loro terra, forse rimpiangendo il tempo in cui vivevano

liberi nella loro campagna.

Avete notato quanti fanciulli ci sono in questa parrocchia? Questa è veramente la nota

più bella e confortante, che però pone gravi problemi. Come educare questi ragazzi?

Come assisterli? Come farli crescere bene?

La nostra parrocchia come sente, come soffre, come risolve questi problemi? Sappiamo

gioire con chi gioisce, soffrire con chi soffre?

Oppure anche noi diciamo a chi ha fame “va e saziati”, a chi ha sete “va e bevi”, a chi

è malato “va e curati”?

Anche Caino rispose: “son forse io il custode di mio fratello?” ma era Caino!

Alcuni dati sulla parrocchia

Popolazione: n. 2.500 (la cifra non è esatta perché in questo periodo stanno arrivando

numerose nuove famiglie)

In dieci anni:

- Battezzati n. 332

- Cresimati n. 195

- Matrimoni n. 129

- Morti n. 140

La chiesa è ubicata al centro del quartiere e in questi anni l’abbiamo completata,

costruendo la loggetta esterna, il tamburo della porta, il riscaldamento, il pavimento, i

banchi, due confessionali in Chiesa, il confessionale per gli uomini in sacrestia, la Via

Crucis, l’organo, gli altari …

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Abbiamo confezionato gli arredi sacri necessari, abbiamo comperato le statue di Santi,

abbiamo ornato l’abside e gli altari di ceramiche e di mosaico. Abbiamo tinteggiato

l’interno delle navate, rifatto il tetto sul presbiterio, le docce sul tetto, riverniciato le

parti in ferro.

Ora la chiesa c’è ed è funzionale. Sta a noi trasformarla in “Casa di preghiera”, dove i

credenti si incontrano per onorare Dio, per conoscere la Sua volontà, per ascoltare la

Sua parola, per nutrirsi alla Sua mensa con la Santa Eucaristia, per ricevere la Grazia.

Questo è il tempio dove Dio abita con la Sua presenza e con la Sua grazia.

Tutta la nostra vita scandisce i suoi momenti più belli qui nella Chiesa: il Battesimo

dei bambini, la Prima Comunione e la Cresima dei ragazzi, il matrimonio dei nostri

giovani, l’ultimo saluto ai nostri cari defunti…

Qui ogni domenica ci incontriamo, apriamo il nostro cuore al Signore, salutiamo i

nostri amici, riprendiamo coraggio per continuare a vivere, a lavorare, a sperare …

*****

Penso che il nostro quartiere sia tra i più belli di Faenza. Abbiamo una bella piazza,

molto verde, il tram, la scuola materna. Ma, essendo in costruzione nuove strade,

sorgono nuovi problemi. Ma speriamo che tutti siano risolti nel migliore dei modi e

nell’interesse dei cittadini.

In questi dieci anni, con l’aiuto di Dio e la buona volontà di tutti, si sono fatti molti

progressi. Da queste pagine desidero ringraziare tutti i parrocchiani per il loro impegno

e la loro collaborazione. Sento però anche il dovere di incitare tutti ad essere

perseveranti e forti nella Fede, per costruire un mondo migliore, un mondo più umano,

più onesto, più cristiano. Dio è con noi, guardiamo avanti!

Il vostro parroco

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Come desidero la mia Parrocchia

S. Maria Maddalena è una parrocchia di periferia. Ha appena 10 anni di vita, ma sta

crescendo vertiginosamente e non passa praticamente mese in cui non si registri

l’arrivo di nuove famiglie.

Ciò, naturalmente, comporta una serie di problemi che andrebbero risolti con mezzi

adeguati per non compromettere tutto il funzionamento della vita parrocchiale.

Le occasioni di incontro con il sacerdote e tra di noi non sono frequenti. La stessa

celebrazione della Messa, che dovrebbe essere il momento fraterno per eccellenza,

rischia di diventare un fatto di massa, con tutti i limiti che ne seguono.

Quante sofferenze, quante gioie, quanti problemi si vorrebbero comunicare al

sacerdote, ministro di Dio!

La nostra parrocchia ha necessità di una forte organizzazione di laici per aiutare il

parroco sempre più oberato. Credo sarebbe tempo di chiedere anche un cappellano.

Il consiglio pastorale, pur lodevole per alcune iniziative realizzate in questi anni e per

l’impegno profuso da molti suoi componenti, non sembra in grado di realizzare

interamente gli scopi per cui è stato costituito.

Per fare di S. Maria Maddalena una parrocchia valida sul piano pastorale occorre oggi

l’impegno e il lavoro di molte persone che sappiano fare divenire la parrocchia centro,

polo di attrazione per tutti i parrocchiani.

Occorrono perciò iniziative che interessino le varie categorie: incontri – discussioni –

studi – aiuti ai poveri – contatti coi paesi del terzo mondo – organizzazione del tempo

libero e specialmente preghiera e catechesi.

Se la nostra parrocchia saprà darsi questo assetto, credo possa fare molto bene nel

territorio di sua influenza e portare a Dio molte persone che oggi, forse per

l’assenteismo di molti di noi, ne sono lontane.

Enrico De Giovanni

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I giovani e la Parrocchia

Siamo alle soglie del 2000, i giovani contestano: ecco la realtà dell’oggi che fino a ieri

sembrava improbabile se non impossibile. La contestazione giovanile è un dato di fatto,

ormai, ed investe tutta la società colpendo, tra l’altro, anche la Chiesa.

Cosa vogliamo noi giovani? Costruire qualcosa di nuovo oppure ci basta distruggere?

Una cosa è certa: la nostra euforia, il nostro desiderio di un rinnovamento troppo

radicale, ci permettono di giungere ad abbattere tutte le tradizioni che gli adulti hanno

sempre rispettato e che non ci sembrano del tutto logiche.

Fin qui tutto è facile, ma quando si arriva alla parte costruttiva e si richiede l’impegno,

molte volte le cose cambiano. Si dice a parole, ma i fatti mancano, è inutile negarlo;

d’altronde, però, ci troviamo privi anche dei mezzi necessari per farlo e soprattutto

della fiducia degli adulti.

La società che loro hanno creato e che noi giovani abbiamo trovato già fatta, è una

società onesta, giusta, leale?

I cristiani, a volte danno l’impressione di fare del Vangelo una posizione di comodo,

una specie di abitudine, di tradizione, ma non dimostrano coi fatti che la scelta cristiana

è un “modo di essere” che investe tutte le azioni, specie quando si è fuori dalla Chiesa.

La critica che noi giovani rivolgiamo alla Chiesa, alla famiglia e alla società di oggi è

proprio quella di essere ipocrite e incoerenti; la Chiesa per la quale optiamo non è fatta

di sfarzo, di ricchezza, di lusso: è una Chiesa d’AMORE, dove gli uomini possano

sentirsi fratelli al di sopra di ogni differenza di classe sociale. Desideriamo poi cose

tanto fasulle?

Dalla mancanza di ciò dipendono la crisi di Fede e l’allontanamento dalla Chiesa,

sempre più evidenti nei giovani, e per questo ci sentiamo giudicati increduli, privi di

fondamento religioso e morale, insomma siamo “la gioventù ribelle”. Entrando in

qualche Chiesa, infatti, avvertiamo un certo distacco poiché ci sentiamo schiacciati

dalla maestosità delle strutture, il che non ci permette di svolgere un certo dialogo.

Questa maestosità, invece di avvicinare gli uomini a Dio, li allontana. Ci è più facile

essere con Dio quando siamo soli, allora la preghiera che ci unisce a Lui è più sincera.

Gli uomini hanno fame e sete di nuove di nuove conquiste e la Chiesa non è riuscita a

stare al passo col progresso sociale ed economico raggiunto negli ultimi anni ed ora sta

cercando con le ultime riforme di realizzare un rinnovamento che, non riuscendo a

soddisfare le concrete esigenze dei giovani, lascia perplessi e sconcertati anche coloro

che si erano fatti un’idea ormai tradizionale di quello che era, per esempio, la S. Messa.

Comunque capiamo quanto sia arduo mantenere un equilibrio tra tradizione e

rinnovamento.

Se finora ci siamo tenuti su un piano generale, ora passiamo a qualcosa di più concreto,

cercando di esprimere qualche idea che permetta la partecipazione di tutto il popolo

alla vita religiosa della parrocchia.

Sono proposte che richiedono un impegno e che dimostrano quali siano il nostro spirito

e la nostra sensibilità religiosa: impegno vuol dire anche sacrificio.

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Innanzi tutto crediamo sia necessario sensibilizzare la coscienza comunitaria di ognuno

di noi che, oggi come oggi, sembra mancare del tutto. Operare perché questa coscienza

riesca a risorgere in noi è cosa importantissima, se non essenziale, per vivere la

comunità che è la nostra parrocchia.

Una volta raggiunto questo risultato, tutti potremo capire che la Chiesa non è solo del

Parroco, ma di tutti i parrocchiani, e che tutti devono aiutarlo a curarla. Solo allora ci

si sentirà veramente uniti dal vincolo saldo che è Dio.

Proponiamo di preparare la Santa Messa per ogni domenica, in questo modo: per ogni

festività un diverso gruppo di persone, magari formando i gruppi secondo le vie,

prepareranno i foglietti con le letture e i commenti che la domenica verranno distribuiti.

In parrocchia ci sono molte persone preparate che potrebbero dare un contributo, ma

ancora non si sono rese disponibili. Speriamo cambi presto la situazione!

Un altro problema che a noi sta particolarmente a cuore è quello della mancanza

completa, nella nostra parrocchia, di una società sportiva che possa riunire i ragazzi.

Bisogna trovare il modo di incaricare qualcuno perché se ne interessi. Viste le

precedenti esperienze, avremmo pensato che si potesse coinvolgere qualche studente

universitario, visto che potrebbe avere un margine di tempo libero dalle lezioni, o altre

persone che si rendessero disponibili.

Facciamo qualcosa, viviamo il nostro cristianesimo in modo attivo, assumiamoci un

impegno. Sacrifichiamoci per una scelta giusta. Siamo 250 ragazzi e ragazze in

parrocchia: possiamo fare catechismo, i lettori alla Messa, cantare nel coro … quanto

bene potremmo fare? Perché non lo facciamo?

Bruno, Silvana, Luciana

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La Parrocchia:

I grandi incontri col Signore e col prossimo

Noi dobbiamo considerare la Chiesa come la Casa del Signore, dobbiamo amarla come

amiamo la nostra casa. Incontrandoci in essa col nostro prossimo, sappiamo di poter

comunicare con Dio, il Padre di tutti. Il momento più bello e più efficace di questo

incontro con Dio lo realizziamo nell’atto di ricevere i Sacramenti. Proviamo a pensare

ad un bambino prima che riceva il S. Battesimo: forse qualcuno nota in lui solo la

bellezza esteriore (fa tenerezza, così piccolo!), ma pensiamo a quanto sarà diverso dopo

che avrà ricevuto il Battesimo! Sarà tutto candido per la Grazia infusa dal Sacramento.

Anch’egli ora è figlio di Dio e nostro fratello.

Nello stesso modo dobbiamo coltivare questo senso di amicizia e fraternità universale

con tutte le persone che ci circondano in Chiesa e fuori da essa.

Forse questo Sacramento è poco conosciuto dalla comunità, infatti quando si

amministra sono presenti quasi sempre solo i genitori del piccolo e pochi parenti. Penso

invece che dovrebbe succedere alla presenza di tutta la parrocchia. Del resto questo è

il pensiero del Concilio. In tal modo la comunità dimostra di accettare il nuovo fratello

e manifesta il suo impegno di creare le premesse affinché il ragazzo cresca nella Fede

e nella Grazia. Quindi credo non abbia più senso l’obiezione di chi vorrebbe il

Battesimo come scelta personale, adulta e responsabile.

Ora immaginiamo quel bambino, fatto grandicello, accostarsi alla Prima Comunione e

alla Cresima: un incontro grande e importante che sancisce il patto d’amore verso Dio

e verso il prossimo.

Il bambino si prepara bene a questo incontro, ma spesso il suo impegno viene distolto

dai preparativi che fanno i genitori: regali, dolci, vestiti nuovi… Per non farsi

condizionare da queste esteriorità, il ragazzo deve essere forte e ben preparato a

cogliere il senso di fede che deve accompagnare ogni sacramento.

Ho l’impressione che l’atmosfera che si crea nella nostra Chiesa in queste solenni

circostanze sia la più giusta. La proprietà e la solennità delle funzioni sono un segno e

un invito per chi è dubbioso e tentennante nella Fede.

Questi incontri con Dio ci fanno sentire anche più uniti fra di noi.

Il sacramento più contestato è il matrimonio religioso. Molti non credono al valore

della presenza di Dio nella famiglia! E non vedono il matrimonio come un incontro

con Lui, ma lo considerano solo un rito che lega due giovani per sempre. A mio

giudizio è molto importante che alla celebrazione di questo Sacramento sia presente la

comunità.

Mi pare che in parrocchia non ci siano iniziative sufficienti per preparare le coppie al

matrimonio, per far loro conoscere l’impegno che assumono e la Grazia di Dio che li

accompagnerà. I giovani devono essere consapevoli della loro dignità e

dell’importanza che ha il matrimonio. Dio, che ci ha dato la Grazia nel Battesimo, ci

fa crescere nel Suo amore. E formare una famiglia significa essere collaboratori di Dio

nell’opera della Creazione, significa essere segno e strumento della Sua Provvidenza.

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Un altro momento importante nella vita della Parrocchia lo realizziamo quando ci

stringiamo attorno alla bara di un nostro fratello nella fede. Allora si manifesta il nostro

amore al prossimo! Allora il dolore di uno diviene il dolore di tutti. Oggi siamo presi

da troppe cose superficiali, ma l’incontrarci in Chiesa, in occasione di un funerale, ci

richiama alla meditazione sui problemi più profondi: “Perché il dolore? Perché la

morte?”. Allora fiorisce la preghiera sulle nostre labbra, si riaccende la speranza della

vita eterna. Allora sentiamo che la parola di Dio è verità: “Venite a me voi tutti che

siete stanchi e affaticati e vi ristorerò”, “Io sono la Via, la Verità, la Vita”.

Ogni volta che entriamo in Chiesa incontriamo Cristo, che ci parla, ci nutre, ci conforta,

ci incoraggia.

Ritornando alle nostre case, al nostro lavoro, portiamo il Suo messaggio ai nostri

fratelli, solo così possiamo diventare “Sale della terra e luce del mondo”.

Mirella Tabanelli

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Catechesi ai piccoli, ai giovani, agli adulti

Alla base di ogni movimento, non solo religioso, ma anche sociale, vi è l’istruzione:

non si può spingere una persona ad agire in nome di un ideale se non ne ha una

conoscenza almeno superficiale. Come dice San Paolo: “Chiunque invocherà il Signore

sarà salvo, ma come invocare Colui nel quale non si crede? E come credere in Lui

senza averne sentito parlare? E come udirne parlare se nessuno Lo predica?” (Rom.

10,14)

La catechesi consiste nel trasmettere l’unico messaggio cristiano in tutti i linguaggi:

nel testimoniare, insegnare, educare, formare la coscienza religiosa di ogni battezzato.

Si acquisiscono idee dalla predicazione, dalla lettura del Vangelo, dalla TV, dal

cinema, al giornale, al caffè, allo stadio, a scuola, in piazza …

Mentre alle generazioni passate veniva impartita l’istruzione solo dal parroco e tutta la

comunità taceva e approvava, oggi invece si tende ad usare il metodo opposto: si

sollecitano gli uditori ad intervenire, a dialogare, a trarre personalmente le conclusioni,

così al catechista resta il compito di esporre i principi e di moderare e guidare la

discussione.

Le carenze che si riscontrano sul piano catechistico, non solo nella nostra parrocchia,

non sono poche, né tali da essere sottovalutate. La prima di esse è senza dubbio l’esiguo

numero di persone pronte ad impegnarsi. Se ci si sente impreparati, non per questo ci

si deve sollevare dal problema. Tutti possono fare qualcosa!

Perché tutti i battezzati hanno il compito di trasmettere il messaggio divino. In

parrocchia ci sono ottime testimonianze di vita individuale secondo il Vangelo, ma non

sappiamo se si possa affermare che la comunità, in quanto tale, sia uno strumento utile

all’annuncio del messaggio di salvezza! Dispiace soprattutto rilevare che i lontani,

venendo a contatto con la nostra comunità, non sempre hanno l’impressione di trovarsi

in mezzo a gente che crede. Nella vita parrocchiale c‘è il pericolo dell’infantilismo, se

la parrocchia si riduce a struttura buona solo per i bambini. In ogni caso, a nostro parere,

manca quella educazione basilare che deve essere impartita innanzitutto dai genitori.

Ed è inutile insegnare le Verità della Fede quando, fuori della porta della Chiesa, i

genitori non si mostrano in grado di vivere cristianamente con i propri simili.

L’educazione morale di ogni individuo nasce in famiglia, i figli sono lo specchio dei

genitori. Essi riflettono fuori casa ciò che hanno imparato tra le mura domestiche.

Occorre, secondo noi, una più stretta collaborazione tra genitori ed educatori.

Comprendiamo le difficili situazioni di quei genitori che quotidianamente lavorano

lontano dalla famiglia. Eppure un certo spazio di tempo deve essere trovato per

l’educazione dei figli. E’ nell’interesse di tutti che i ragazzi crescano sani nel fisico,

ma soprattutto nella mente.

Riscontriamo anche una grande carenza di mezzi e questo condiziona molte cose! Noi

pensiamo che i catechisti dovrebbero essere persone adulte, preparate e in grado di

seguire i ragazzi.

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Il catechismo ai giovani: se ne fa poco e non bene, il numero dei partecipanti è scarso

e poco interessato. Perché? Difficile rispondere … Ma il problema esiste.

Il catechismo e gli adulti: la religione e il mondo del lavoro, il Vangelo e l’onestà della

vita … quante belle cose!

Ma noi in parrocchia come affrontiamo questi problemi, che sono problemi di tutti? Le

idee che seminiamo oggi, sono la pace o la guerra di domani, la gioia o la disperazione.

Noi pensiamo che la nostra parrocchia abbia nei suoi membri tanta buona volontà e

tanta possibilità di miglioramento. Se fossimo tutti uniti, se sapessimo dialogare, se

sapessimo accettare i sacrifici e le rinunce, se riuscissimo a scoprire quella carica

umana che ognuno di noi porta con sé, forse potremmo costruire un mondo migliore,

un mondo meno egoista!

Perché non lo facciamo? Chi ce lo impedisce?

Non è catechismo solo insegnare la dottrina, ma anche essere buone persone, fare del

bene agli altri, aiutare chi ha bisogno.

Questo è il catechismo del buon esempio, forse l’unico veramente valido!

Sergio, Oriana, Carla, Anna Maria

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Le strutture parrocchiali

Prima di parlare delle strutture parrocchiali, vorremmo accennare brevemente al fatto

che la parrocchia, nonostante alcuni limiti imposti dalla dinamica della società odierna,

rimane un punto di riferimento essenziale per la vita religiosa della comunità cristiana:

infatti, nella parrocchia, il popolo di Dio è presente in tutta la sua varietà e ricchezza e

attraverso l’azione liturgica e sacramentale diventa il primo luogo in cui si può

realizzare una vita di Fede e di salvezza per tutti. Con ciò non vogliamo assolutamente

dire che la parrocchia esaurisca tutta la problematica pastorale, perché, se anche il

Magistero della Chiesa “conserva, conferma, nobilita la formula parrocchiale come

espressione normale e primaria della cura d’anime”, aggiunge però che “la parrocchia

non è formula a sé sufficiente” nel programma pastorale odierno, ma vi possono essere

forme di apostolato al di fuori di essa. E qui ci troviamo di fronte a una provvidenziale

molteplicità di forme associative di carattere religioso, che sono nate e potrebbero

vivere anche al di fuori dell’ambito parrocchiale.

Però l’esperienza, in questi ultimi anni, dei vari gruppi che sono cresciuti nel seno della

Chiesa, ci insegna che se essi non sono agganciati alla realtà viva di una parrocchia,

rischiano di chiudersi in sé stessi e diventare sterili.

Fatta questa premessa, prendiamo in considerazione le strutture sorte nella nostra

parrocchia, tenendo presente che queste strutture non sono altro che mezzi per arrivare

alle persone.

Tra queste, è da ricordare per primo il CONSIGLIO PASTORALE PARROCCHIALE,

anche se, in ordine di tempo, è stato l’ultimo ad essere costituito. Esso rappresenta tutta

la parrocchia nelle sue varie espressioni. E’ il luogo di incontro e di scambio delle varie

esperienze per cogliere le esigenze che si agitano nella comunità. Compito del

Consiglio Pastorale Parrocchiale è studiare ed attuare il piano pastorale affinché

ciascuno assuma la propria responsabilità nella vita della comunità.

Serve a creare la corresponsabilità, quindi necessita dell’apporto di tutti ed è efficiente

nella misura in cui può demandare a gruppi, associazioni e singole persone i diversi

servizi.

Il nostro C. P. P. è composto a persone elette direttamente dalla comunità e da persone

elette dalle organizzazioni: le elezioni si svolgono ogni tre anni.

Unico titolo per essere eletti: “essere battezzati”, il Battesimo, infatti, ci unisce tutti in

Cristo nostro Salvatore.

In parrocchia abbiamo anche l’Azione Cattolica, formata da laici che hanno scelto

volontariamente di collaborare con il loro Vescovo (che poi in parrocchia è

rappresentato dal parroco) in un senso più stretto. Pertanto gli iscritti, al di là della loro

formazione personale e di gruppo, hanno una disponibilità per il servizio e le vaie

esigenze della parrocchia.

L’Apostolato della Preghiera è una associazione che, attraverso la preghiera e le opere

buone, si propone la riparazione del male e la diffusione dell’amore a Dio e al prossimo.

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La Scuola Biblica ha lo scopo di riunire le persone che desiderano approfondire lo

studio della Sacra Scrittura e diffonderne la conoscenza.

C’è pure in parrocchia un circolo Acli. I lavoratori iscritti cercano di essere

nell’ambiente di lavoro la testimonianza del messaggio evangelico.

Abbiamo altri gruppi, che non sono strutture vere e proprie, ma che concorrono tutti

perché Dio sia amato e conosciuto.

I chierichetti, la scuola di canto, il gruppo di lettori, che col loro servizio aiutano a

rendere più comprensibile, ordinato e solenne il Sacrificio Divino ed ogni altra azione

liturgica.

Ricordiamo i catechisti, che collaborano col parroco per trasmettere il patrimonio della

Fede alle nuove generazioni.

Queste strutture svolgono nella nostra parrocchia una loro azione efficace, ma molte

volte sono ancora legate ad un concetto di cristianesimo individuale e non comunitario.

Se si vuole guardare in prospettiva, ci sembra che un’azione pastorale efficace non si

possa più concepire senza la collaborazione e la partecipazione delle famiglie.

Le persone che frequentano la parrocchia vivono la realtà familiare cui il Concilio ha

dato uno spazio notevole: “I coniugi cristiani sono cooperatori della Grazia e testimoni

della Fede reciprocamente e in confronto dei figli e di tutti gli altri familiari. Sono essi

i primi araldi della Fede ed educatori dei loro figli, li formano alla vita cristiana ed

apostolica e, con l’esempio, li aiutano con prudenza nella scelta della loro vocazione”.

Un’altra costatazione che ci sembra di poter fare è che molti battezzati credono di

conoscere a sufficienza la propria Fede perché da piccoli hanno frequentato il

catechismo. Questa è una fede infantile che a persone adulte e mature non può bastare!

Anche coloro che possiedono il dono della Fede devono riscoprire costantemente la

ragionevolezza e l’armonia con le esigenze più profonde ed attuali dell’uomo.

E su questo piano, quanto cammino ciascuno di noi e tutta la comunità deve fare!

Giovanni e Graziella Bandini

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“La mia casa è casa

di preghiera: in essa

ognuno che

domanda riceve e

chi cerca trova, e a

hi bussa sarà

aperto”

Mt 31

La nostra Chiesa Parrocchiale

Il progetto della Chiesa è opera dell’architetto

Dr. Vincenzo Gianstefani di Lugo.

Le ceramiche del presbiterio, dell’altare della

Madonna e dell’altare del Crocifisso sono

Opere di Bartoli e Cornacchia di Brisighella.

La Via Crucis è opera di L. Lega di Faenza.

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La storia della Salvezza

attraverso le immagini della nostra Chiesa

Dio vuole che tutti gli uomini si salvino e giungano alla conoscenza della Verità

(I Tim. 2-4).

I Misteri principali della Fede: Unità e Trinità di Dio; Incarnazione, Passione, Morte,

Resurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo.

Santa Maria Maddalena, prima testimone di Gesù Risorto, è Titolare della nostra

Chiesa e Protettrice della Parrocchia

Gli uomini di tutte le etnie sono figli di Dio, sono nostri fratelli e camminano con noi

verso la stessa meta: la salvezza eterna.

“Il Mistero Pasquale è centro dinamico di tutta la Liturgia”.

“Dio volle salvare gli uomini non individualmente e senza alcun legame tra loro, ma

volle costituire di essi un popolo che Lo riconoscesse nella verità e fedelmente Lo

servisse” (L.G. – 9).

Le figure ceramiche collocate nel presbiterio fanno corona al Tabernacolo, che resta

il punto centrale ed eminente della Chiesa: nel Tabernacolo, infatti, è presente Gesù

vivo e vero. Tutta la storia della Salvezza ha come centro la persona di Gesù, Uomo-

Dio, che con la Sua parola, la Sua vita, la Sua morte, la Sua resurrezione ha redento

l’uomo; ha costituito come Suo corpo mistico i Suoi fratelli, chiamati da tutte le genti

(269).

… Gesù, essendo risorto al mattino della domenica, apparve prima a Maria Maddalena

… Ella andò ad annunziarlo a quelli che erano stati con Lui … (Mc. 16,9)

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Dio Creò per noi un mondo meraviglioso; creò l’uomo a Sua immagine e somiglianza

e gli diede una vocazione e un destino soprannaturale. L’uomo, peccando, venne meno

al patto di amicizia con Dio. Ma Dio, bontà infinita, promise la salvezza e la preparò

attraverso la storia dell’Antico Testamento (S.S. e Conc. P).

Tutto il creato è opera dell’amore di Dio …

La corresponsabilità del cristiano nel mondo è una verità che discende da tutta la

visione cristiana della vita che ha in Dio il suo principio, nella Sua volontà la propria

legge, che presenta tutta l’umanità come un’unica famiglia di fratelli, con un solo

padre che è amore.

Egli ci chiama ad essere i Suoi collaboratori, ad attuare i Suoi disegni provvidenziali,

a realizzare un autentico progresso storico attraverso l’azione di ognuno per sé e per

gli altri, a manifestare tutta la ricchezza che Dio ha posto nella vita e che ama sia

svelata ed attuata per la Sua gloria ed il bene inseparabile di tutti.

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La Chiesa riconosce che gli inizi sua Fede e della sua elezione si trovano già, secondo

il Mistero divino della salvezza, in Abramo … Tutti i fedeli di Cristo, figli di Abramo

secondo la Fede, sono inclusi nella vocazione di questo Patriarca (861-862).

Il Patriarca Abramo crede alla voce di Dio, spera nella Sua promessa e si rende

disponibile alla Sua chiamata.

E’ questo un grande esempio di Fede.

Solo alla luce della Fede e nella meditazione della parola di Dio è possibile sempre e

dovunque riconoscere Dio, nel quale “noi viviamo e ci muoviamo e siamo”, cercare in

ogni avvenimento la Sua volontà, vedere Cristo in ogni uomo, vicino o estraneo

, giudicare rettamente del vero senso e valore delle realtà temporali in se stesse e in

ordine al fine dell’uomo.

Coloro che hanno tale fede vivono nella speranza della rivelazione dei figli di Dio,

memori della croce e della resurrezione del Signore.

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Il Profeta Elia, stanco e sfiduciato, abbandona il popolo e si ritira nel deserto …

Riprende la sua missione solo in seguito all’apparizione di un Angelo che lo conforta

e lo invita a mangiare il pane e a bere l’acqua che Dio gli ha inviato. Questo pane è

segno dell’Eucaristia.

Inoltre il riferimento alle vicende liete e tristi della vita è chiaro: Dio veglia sulla storia

e guida l’uomo. La Sua presenza conforta e illumina. Il dono dell’Eucaristia – pane

celeste – ne è il mezzo più efficace.

Il Profeta Elia riprende fiducia nella sua missione, dopo essersi nutrito del pane portato

da un Angelo.

La vita dell’uomo, nel suo stato di natura decaduta, si svolge sempre in mezzo a prove,

croci, sofferenze.

Ma è veramente seguace di Cristo l’uomo che sa vedere nel dolore un mezzo di

purificazione e di elevazione.

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Dio, nella pienezza dei tempi, mandò il Suo Divin Figlio Gesù, mediatore di Dio e degli

uomini, ad annunziare la buona novella ai poveri, a risanare i cuori affranti (N. 6).

Cristo realizza l’opera della salvezza affidatagli dal Padre e con la Sua dolorosa

Passione, Morte e gloriosa Resurrezione, compie e completa la rivelazione e

testimonia che Dio è con noi per liberarci dalle tenebre del peccato e dalla morte, e

risuscitarci per la vita eterna (N. 875).

Gesù muore in croce per soddisfare la divina giustizia, offesa per causa del peccato, e

salvare tutti gli uomini.

Il mistero della Sua passione continua nel dolore e nella speranza di chi soffre, di chi

lavora, di chi muore.

Venite a Lui, voi, che piangete tanto;

sanno quegli occhi Suoi che cosa è il pianto.

Venite a Lui, voi, che tanto soffrite;

sa quel Suo Cuore tutte le ferite.

Venite a Lui, voi che passate in fretta;

Egli mai si allontana e sempre aspetta.

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Il nostro Salvatore, nell’ultima Cena, la notte in cui veniva tradito, istituì il sacrificio

Eucaristico del Suo Corpo e del Suo Sangue, col quale perpetuare nei secoli, fino al

Suo ritorno, il sacrificio della croce, per affidare così alla diletta Sua sposa, la Chiesa,

il memoriale della Sua Morte e resurrezione, sacramento di pietà, segno di unità,

vincolo di carità, convitto pasquale, nel quale si riceve Cristo, l’anima viene riempita

di Grazia e viene dato il pegno della gloria futura (83).

Nella SS. Eucaristia è racchiuso tutto il bene spirituale della Chiesa, cioè lo stesso

Cristo, nostra Pasqua e pane vivo che, mediante la Sua carne, dà vita agli uomini, i

quali sono, in tal modo, invitati e indotti ad offrire insieme a Lui, se stessi, le proprie

fatiche e tutte le cose create, Per questo l’Eucaristia si presenta come fonte e culmine

di tutta l’evangelizzazione (1253).

Gesù, vivo nella Santa Eucaristia, Ti adoriamo; Tu accresci la nostra Fede, fa che

rimaniamo uniti nel Tuo Amore.

Dove è l’odio, fa che portiamo l’amore.

Dov’è la discordia, fa che portiamo l’Unione.

Dove è il dubbio, fa che portiamo la Fede.

Dove è l’errore, fa che portiamo la Verità.

Dove è la tristezza, fa che portiamo la Gioia.

Dove sono le tenebre, fa che portiamo la Luce.

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I coniugi cristiani sono il segno del mistero di unità e di fecondo amore che intercorre

tra Cristo e la Chiesa e vi partecipano a vicenda per raggiungere la santità nella vita

coniugale, nell’accettazione e nell’educazione dei figli … In questa, che si potrebbe

chiamare “Chiesa domestica”, i genitori devono essere per i loro figli, con la parola

e con l’esempio, i primi annunciatori della Fede (314).

I figli risponderanno ai benefici ricevuti dai genitori con affetto riconoscente, con

devozione e fiducia; e saranno loro vicini nelle avversità e nella solitudine della

vecchiaia (1474).

L’Eucaristia santifica la famiglia e la inserisce nel mistero trinitario.

“Poiché l’Eucaristia perfeziona i fedeli nell’unità con Dio e tra di loro” (S. C. 48), i

coniugi cristiani non possono consolidare e sviluppare il loro reciproco amore che

nella partecipazione alla mensa eucaristica. E poiché nell’Eucaristia avviene “la

rinnovazione dell’Alleanza di Dio con gli uomini (S. C. 10)”, gli sposi cristiani

trovano in essa il momento per rinnovare il mutuo patto d’amore stabilito nel Signore

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L’uomo si sente responsabile del progresso della cultura, nutre una maggior speranza

e deve condurre un vero e fruttuoso dialogo tra classi e nazioni diverse (1497-98).

Il lavoro umano è di valore superiore agli altri elementi della vita economica (1545).

Dio ha destinato la terra e tutto quello che essa contiene, all’uso di tutti gli uomini

(1551).

Uomini di pensiero e di scienza continuate a cercare, senza mai rinunciare, senza mai

disperare della verità (490 +).

Figli carissimi, lavoratori del mondo intero, siate sicuri che la Chiesa conosce le

vostre sofferenze, le vostre lotte, le vostre speranze; che essa apprezza altamente le

virtù che nobilitano le vostre anime: il coraggio, l’attaccamento al dovere, la coscienza

professionale, l’amore verso la giustizia; che essa riconosce pienamente gli immensi

servizi che, ciascuno dal proprio posto e spesso nei posti più oscuri e disprezzati, voi

rendete all’insieme della società. La Chiesa vi ringrazia … (512 +).

Il lavoro, lo studio, la cultura, ci aiutano a scoprire l’opera di Dio.

“Il Signore Iddio prese dunque l’uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo

coltivasse e lo custodisse (Gerr. 2)” …

“Lodate il Signore, o cieli; si lodi il Signore su tutta la terra” (Ps).

“E’ importante fermare la nostra attenzione di cristiani sui grandi temi della cultura,

del lavoro, della pace, dell’interpretazione dei segni dei tempi e cercare nel Vangelo

una risposta per questi interrogativi” (Papa Giovanni).

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Un pegno per la speranza ed un viatico per il cammino, il Signore l’ha lasciato ai

suoi in quel sacramento della fede nel quale degli elementi naturali, coltivati

dall’uomo, vengono tramutati nel Corpo e nel Sangue glorioso di Lui, come

banchetto di comunione fraterna e pregustazione del convito del cielo (1438).

Tutti gli uomini sono chiamati alla unione con Cristo, che è la luce del mondo; da

Lui veniamo per Lui viviamo; a Lui siamo diretti (286).

Per Cristo e in Cristo riceve luce quell’enigma del dolore e della morte che, al di

fuori del Suo Vangelo, ci opprime. Cristo è risorto, distruggendo la morte e ci ha

donato la vita affinché esclamiamo: “Abba, Padre!” (1390).

“L’Eucaristia, centro e culmine della Liturgia, è pegno della gloria futura”.

“Con la morte la vita non è tolta, ma trasformata” (Lit.).

Ascolta, o fratello, la voce

che giunge dal mondo di là

e dice: Il Signore t’aspetta

con tanta paziente bontà.

“Chi cerca la pace e l’amore,

errando lontano da me,

si pasce di sogni e di inganni;

per lui pace ed amore non c’è.

Aperte ti sono le braccia

sorgenti d’immensa pietà.

Ascolta, o fratello, la voce

che giunge dal mondo di là”.

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Cristo, in virtù del Suo immenso amore per noi, si è volontariamente sottomesso alla

Sua passione e morte a causa dei peccati di tutti gli uomini, affinché tutti gli uomini

possano conseguire la salvezza (868).

Gesù, dopo avere sofferto la Morte in croce per gli uomini, è risorto ed è apparso quale

Signore e Messia e Sacerdote in eterno (290).

Immagine di Gesù Crocifisso (in legno), con accanto la Madonna Addolorata.

S. Maria Maddalena, S. Giovanni Evangelista (in ceramica). Fanno corona numerose

formelle che illustrano alcune scene della Passione del Signore, e le parabole della

Misericordia: Il figliol prodigo, il buon samaritano, la pecorella smarrita.

“Quando la croce pesa e la natura trema,

quando il coraggio scema e penso all’avvenir.

Gesù, Maestro buono, insegnami a soffrir!

Fammi sentir che lieve la croce è a quel che spera

E, pur tra la bufera, tranquillo può salir.

Gesù, Maestro buono, insegnami a soffrir!

Quando saprò soffrire saprò già molto amare,

or lasciami pregare or lasciami ridir:

Gesù, Maestro buono, insegnami a soffrir!

Soffrir senza frastuono, senza rumore vano:

pianger, ma piano piano, da non potersi udir.

Gesù, Maestro buono, insegnami a soffrir!

Mamma, questa mia voce no, non cada invano,

prendimi Tu per mano e, se io non lo so dir,

“Gesù”, diGli pietosa, “insegnagli a soffrir!”.

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Nella Sua materna carità, Maria si prende cura dei fratelli del Figlio Suo ancora

pellegrinanti e posti in mezzo a pericoli e affanni, fino a che non siano condotti nella

patria beata del Paradiso (436).

La Madre di Gesù brilla come un segno di sicura speranza e di CONSOLAZIONE per

il popolo di Dio (444).

L’unione di coloro che sono in cammino (Chiesa peregrinante), coi fratelli morti nella

pace di Cristo (Chiesa sofferente), non è spezzata (419).

Quando celebriamo il sacrificio eucaristico ci uniamo in sommo grado al culto della

Chiesa Celeste, comunicando con essa e venerando la memoria soprattutto della

gloriosa sempre Vergine Maria e di tutti i Santi (423).

Venerata immagine della Madonna della Consolazione con a lato la figura di S. Pier

Damiano (1007-1072), le cui spoglie mortali riposano nel Duomo della nostra città, e

la figura di S. Umiltà faentina (1266-1310), che fondò il suo primo monastero nel

territorio della nostra parrocchia (attuale Via Cesarolo).

Fanno corona 15 formelle che rappresentano i misteri del Santo Rosario.

Quanto sei bella, o Madre mia,

dolce Maria, stella del mar.

Il tuo bel viso è un paradiso,

col tuo sorriso conforta i cuor.

Prega per noi, prega per noi,

siam figli Tuoi, Madre d’Amor.

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Gesù è “la Verità”; Gesù è il “maestro”. “Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo”.

Gesù ha lasciato alla Chiesa la missione di “insegnare”.

Mosaico raffigurante la “Trasfigurazione”. Accanto a Gesù, la figura di Mosè, di Elia,

degli Apostoli Pietro, Giacomo, Giovanni.

Il Signore ha lasciato a Pietro e agli Apostoli (e quindi al Papa e ai Vescovi), il potere

di insegnare, santificare, guidare il popolo di Dio.

Pertanto, noi tutti che abbiamo la stessa Fede e siamo membri della unica Chiesa di

Cristo, uniti nell’Amore dello Spirito Santo, con l’aiuto della Grazia, camminiamo con

fiducia verso il Paradiso, dove il Padre celeste ci attende.

A Lui onore e gloria per tutti i secoli dei secoli. Amen.

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1 SETTEMBRE 1991

Saluto alla sua amata parrocchia

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GRAZIE

DON VERALDO