Dinamiche inflattive e moneta sovrana

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La crisi e le sue ricette ce le siamo sentite raccontare, ora possiamo capirle noi http:// economiapericittadini.it

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La crisi e le sue ricettece le siamo sentite raccontare,

ora possiamo capirle noi

http://economiapericittadini.it

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PARTIAMO DA UNA DEFINIZIONE

Cos’è l’inflazione

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DEFINIZIONI

INFLAZIONE: in macroeconomia è semplicemente un aumento del prezzo medio di beni e servizi.

DEFLAZIONE: fenomeno macroeconomico di sensibile e prolungata riduzione dei prezzi dei prodotti e servizi all'interno di un sistema economico. La deflazione è accompagnata da una scarsità di moneta circolante e generalmente è una delle conseguenze o un sintomo di crisi economica e di recessione.

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DEFINIZIONI

STAGFLAZIONE: fenomeno in cui si compongono dinamiche inflattive (aumento generale dei prezzi) e stagnazione economica (mancanza di crescita reale dell’economia). Definita anche inflazione recessiva.

IPERINFLAZIONE: fenomeno inflattivo meno frequente; si verifica solo in condizioni particolari per le quali la perdita di valore è dell’1% al giorno.

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TIPI DI INFLAZIONE

INFLAZIONE STRISCIANTE: consiste in un lieve ma continuo slittamento del potere d’acquisto della moneta provocato da una lievitazione del livello generale dei prezzi fino al 5% annuo.

INFLAZIONE GALOPPANTE è invece un processo inflazionistico violento e con ritmo vertiginoso che determina un aumento del livello dei prezzi verso valori sempre più alti con tasso di svalutazione della moneta fino al 20% annuo.

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TIPI DI INFLAZIONE

TASSO di INFLAZIONE indica in termini percentuali la variazione nel tempo del livello generale dei prezzi e, quindi, la variazione del potere d'acquisto della moneta. Questa variazione (indicatore statistico) viene stabilito sulla base di panieri (aggregati di beni e servizi) diversi che fanno riferimento al comportamento economico di una categoria di consumatori (famiglia operaia, impiegatizia, etc.).Pur facendo riferimento ad un’unica moneta, non è detto che tutti i territori che usino la stessa moneta abbiano lo stesso tasso di inflazione, né che essa venga percepita da tutti allo stesso modo.

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TIPI DI INFLAZIONE

La Banca centrale utilizza la leva monetaria per regolare l'offerta di moneta e il TASSO di INFLAZIONE.Il tasso ufficiale di sconto determina tutta la struttura dei tassi di interesse. Aumentando l'interesse con il quale la banca centrale presta denaro agli istituti di credito, aumentano i tassi anche dei prestiti a Stato, imprese e cittadini, in modo da abbassare la base monetaria.

BASE MONETARIA o Moneta ad alto potenziale (high power money)

identificata come M0 è il più ristretto degli aggregati monetari ed è

costituito dalla moneta creata dalla BC.

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TIPI DI INFLAZIONE

TASSO di INFLAZIONE PROGRAMMATA (TIP) è uno strumento introdotto in Italia negli anni ‘80 per mitigare l'inflazione, stabilendo nel Documento di Economia e Finanza (DEF) una sorta di "tasso di inflazione ideale" da raggiungere. Esso diventa punto di riferimento per gli adeguamenti salariali del personale contrattualizzato (e quindi, di riflesso, anche di quello non contrattualizzato), e per l'aggiornamento delle tasse e tariffe della pubblica amministrazione.

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IPCA indice inflattivo al netto della dinamica dei prezzi dei beni energetici (ISTAT)

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Cause dell’inflazione

INFLAZIONE da DOMANDA: i prezzi dei beni e servizi aumentano in conseguenza della crescita della domanda dei consumatori e delle imprese. L'offerta non si adegua istantaneamente alla domanda generando la crescita dei prezzi. 

INFLAZIONE da COSTI il rincaro dei prezzi non è causato dalla domanda, bensì dalla crescita dei costi produttivi (es. petrolio, materie prime, salari etc).

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1973 – Primo shock petrolifero

Un esempio di INFLAZIONE da COSTI: il 1973 fu l’anno dello shock petrolifero, gli US avevano deciso di sostenere Israele nella guerra dello Yom Kippur e i paesi Arabi per ritorsione chiusero i rubinetti del petrolio. Il greggio in un mese aumentò del 292% (cioè quadruplicò) e i prezzi salirono, si iniziò a parlare di austerità (le auto di domenica non potevano circolare). [BAGNAI, 2012]

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1975 -1976 svalutazione e inflazione

L’aumento dei costi dell’energia spinse così l’Italia a svalutare la lira per riprendere competitività. La lira perse quasi il 50% in due anni rispetto al dollaro. Questo però risolse un po’ di problemi, dopo la recessione del 1975, nel 1976 l’Italia era ripartita con un bel 6,5% di crescita, anche se l’inflazione si era elevata a due cifre. Aumentava tutto! Ma proprio tutto, perché anche i salari aumentavano visto che allora c’era la “scala mobile” (indicizzazione dei salari). [BAGNAI, 2012]

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1979 – Secondo shock petrolifero

Un esempio di INFLAZIONE da COSTI: nel 1979 ci fu la rivoluzione in Iran, lo scià fu cacciato, la produzione del petrolio si ridusse, i prezzi salirono.

In un anno il prezzo del petrolio aumentò del 200% (triplicò). Ovviamente, anche in questo caso una certa inflazione si creò, ma negli anni ’80, in ossequio alle idee di Milton Friedman, venne data tutta la colpa allo Stato che stampava moneta.

[BAGNAI, 2012]

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L’inflazione negli anni …

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Una considerazione …

L’Italia del 1980 (con moneta sovrana) era uno dei sette Paesi più ricchi del mondo, col più alto risparmio delle famiglie del pianeta (25%) nonostante un’inflazione molto alta (21,2%).

Oggi nell’Eurozona l’Italia ha inflazioni virtuose ma è crollata nell’economia al livello dei PIIGS (i ‘maiali’ d’Europa) e ha i redditi fra i più bassi dell’OCSE.

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MONETA & INFLAZIONEUNA COPPIA CHE SCOPPIA?

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17Crescita della moneta = inflazione?

Cerchiamo di capire quale rapporto intercorra tra

la creazione di moneta e l’inflazione.

La vulgata è che stampare moneta crei inflazione.

Tale idea si basa sulla TEORIA QUANTITATIVA DELLA MONETA

[J.T. HARVEY, 2011]

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LA TEORIA QUANTITATIVA DELLA MONETA…

è basata sull’equazione: MV = PTM= offerta di moneta, determinata dalla BC, dalle banche e dal comportamento degli agenti economiciV = velocità di circolazione della moneta (il numero medio di volte che la moneta viene spesa)P = prezzo medio di merci e serviziT = numero delle transazioni

Le grandezze si intendono relative ad un anno. [J.T. HARVEY, 2011].

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TEORIA QUANTITATIVA DELLA MONETA…MV=PT

Vediamo un esempio concreto:se in un’economia ci sono 100 merci e servizi venduti in media per 10 euro ognuno, si avranno transazioni effettuate per un valore totale di 1.000 euro. Supponendo ci siano 200 monete da un euro, otterremmo che ognuna di quelle monete era stata utilizzata 5 volte.200 monete . V = 10 . 100 V= 1000/200 = 5200 monete x 5 = 10 euro x 100 (1000 transazioni)

[J.T. HARVEY, 2011].

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TEORIA QUANTITATIVA DELLA MONETA…MV=PT

Fin qui l’equazione non è soggetta a controversie.

Esse nascono dal momento in cui debbono essere interpretate

e valorizzate le variabili coerentemente con le

dinamiche economiche reali.

[J.T. HARVEY, 2011].

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TEORIA QUANTITATIVA DELLA MONETA…MV=PT

Infatti, quando di dice che il livello dei prezzi e, quindi, quello dell’inflazione dipendono unicamente dalla quantità di moneta stampata dalla BC, l’interpretazione che si dà è questa:M= offerta di moneta è chiaramente identificata e definita dalla BCV = velocità di circolazione della moneta è legata alle abitudini delle persone e alla struttura del sistema finanziario per cui è costante [J.T. HARVEY, 2011].

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TEORIA QUANTITATIVA DELLA MONETA…MV=PT

P = l’economia è così competitiva che né le aziende né i lavoratori sono liberi di modificare quello che chiedono in cambio di beni e servizi;T = la velocità delle transazioni è costante, visto che si dà per scontato che il sistema produttivo sia a regime, ci sia il massimo possibile dell’occupazione e che non si possa produrre di più.

[J.T. HARVEY, 2011].

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TEORIA QUANTITATIVA DELLA MONETA…MV=PT

Quindi, nell’esempio precedente MV = PT

200 x 5 = 10 x 100

P non può cambiare da sola, T è già il piú grande possibile date le tecnologie e risorse correnti, e V è costante. Solo M può cambiare a breve termine, per cui la causa della variazione delle altre grandezze deve essere lei! [J.T. HARVEY, 2011].

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TEORIA QUANTITATIVA DELLA MONETA…MV=PT

Vediamo, infatti, cosa accade se la BC aumenta la moneta:MV = PT 400 x 5 = P x 100 P = 2000/100 = 20Siccome V e  T sono costanti,all’aumentare di M, aumenta anche P. Quello che succede è che le persone si liberano dell’eccesso di moneta. Esse speravano di poter acquistare più beni e servizi ma poiché, in aggregato, questo surplus in realtà non esiste, essi possono solo aumentare i prezzi. [J.T. HARVEY, 2011].

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Ma cosa accade cambiando ipotesi??

Cambiamo le nostre congetture sul comportamento delle variabili. Prendiamo per esempio T: basta guardarsi intorno per capire che non siamo al massimo dei livelli produttivi e dell’occupazione, per cui T non è costante. Allora l’equazione MV = PT 400 x 5 = 20 x 100 diventa:400 x 5 = 10 x T T = 2000/10 = 200Cioè l’immissione di moneta può far aumentare la capacità produttiva e non i prezzi. [J.T. HARVEY, 2011].

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Ma cosa accade cambiando ipotesi??

Cambiamo ancora le nostre congetture. Prendiamo per esempio V: molti economisti concordano che la velocità della moneta non è costante.

Essa tende a declinare nei periodi di recessione (la gente tenta di trattenere la moneta che ha) e aumenta negli altri. Così, se la Banca Centrale sostiene l’economia creando moneta, il risultato finale può essere questo:MV = PT 400 x 2,5 = 10 x 100 [J.T. HARVEY, 2011].

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Ma cosa accade cambiando ipotesi??

In fine, in un’economia moderna basata sul credito, sfugge anche una precisa definizione ed identificazione di moneta M: il suo volume può cambiare con o senza il diretto intervento della BC, visto che, tra l’altro, essa non può incrementare la fornitura di moneta senza la cooperazione del settore privato.

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Ma cosa accade cambiando ipotesi??

Di fatto, il fenomeno che Milton Friedman identifica come punto chiave dell’intero processo, ovvero l’eccesso di offerta di moneta rispetto alla domanda di moneta, non può accadere nella vita reale (US).Come fa la Federal Reserve ad incrementare l’offerta di moneta? 1) Acquista titoli di stato dalle banche e concede così liquidità; 2) concede prestiti alle banche 3) regola i requisiti imposti sulle riserve in modo da permettere alle banche di concedere più prestiti detenendo lo stesso volume di depositi..

[J.T. HARVEY, 2011].

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Ma cosa accade cambiando ipotesi??

Quindi, nella realtà, i meccanismi della FED di finanziare la spesa governativa rispondono sempre ad un’esigenza bancaria e non sono una creazione arbitraria dal nulla di massa monetaria.

Anzi, a questo punto dobbiamo convenire con l’economista Graziani ed affermare che se i prezzi aumentano, allora deve aumentare anche la quantità di moneta in circolazione.

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LA PIENA OCCUPAZIONE GENERA INFLAZIONE?

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Disoccupazione e inflazione

Nel 1958 Phillips, studiando i dati del Regno Unito, scoprì, che c’era una relazione inversa e stabile tra tasso di inflazione e tasso di disoccupazione.

Da allora una bassa disoccupazione è stata generalmente associata a un’ elevata inflazione; viceversa una disoccupazione elevata è stata generalmente associata a un inflazione bassa o negativa.

Questa relazione fu confermata anche da Samuelson e Solow con dati statunitensi e fu chiamata:

CURVA DI PHILLIPS

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Curva di Phillips teorica

-6%

-4%

-2%

0%

2%

4%

6%

8%

10%

12%

2% 4% 6% 8% 10% 12%

tasso di disoccupazione

tass

o d

i in

flaz

ion

e

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Spirale inflazionistica

Se la disoccupazione è più bassasi innescherebbe la seguente dinamica: salari nominali maggiori livello dei prezzi maggiori dati i prezzi maggiori, i lavoratori

chiedono salari più elevati i prezzi aumentano ulteriormente i lavoratori chiedono salari ancora

maggiori...

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Anni ’70: aspettative inflazionistiche

Pur di grande successo empirico, la curva di Phillips ha spiegato bene l’andamento della disoccupazione e dell’inflazione in USA e nel Regno Unito sino agli anni ‘70.  

Infatti, non è tuttavia riuscita a spiegare i casi di contemporanea alta inflazione ed elevata

disoccupazione (stagflazione). La natura del problema è nell'origine stessa dell'inflazione che può essere derivata dalla

domanda o da costi.

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Anni ’70: aspettative inflazionistiche

Nel caso di un’inflazione determinata dai costi, il trade off previsto da Phillips smette di funzionare ed entrano in gioco nuove teorie e nuove politiche economiche per fronteggiare il problema.

Infatti, con gli anni ‘70 a causa dei rialzi di prezzi dovuti agli shock petroliferi e dal

fatto che il tasso di inflazione era costantemente positivo,

si innescarono delle aspettative inflazionistiche,

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Anni ’70: aspettative inflazionistiche

cioè le imprese avevano aumentato il mark-up (ricarico, rapporto tra prezzo e costo) e i lavoratori, osservando l’andamento dei prezzi da un anno all’altro, avevano capito che i prezzi crescevano sempre. TRADE OFF: scelta dicotomica, una situazione in cui se scegli un’opzione quella cresce di valore, ma l’altra diminuisce.

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Phelps e Friedman

Phelps e Friedman introdussero, quindi, un nuovo concetto: il NAIRU (Non Accelerating Inflation Rate of Unemployment)

cioè un tasso di disoccupazione (determinato su base statistica analizzando i valori storici) che garantisse un tasso di inflazione costante.Quel tasso di disoccupazione venne quindi, definito come quello naturale per rendere stabili i prezzi e raggiungere il salario reale ottimale.

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Phelps e Friedman

Per mantenere un tasso di disoccupazione inferiore al tasso naturale bisogna

accettare un tasso di inflazione crescente

Per abbassare il tasso di inflazione bisogna accettare un tasso di disoccupazione superiore al tasso naturale

Per mantenere costante il tasso di inflazione bisogna portare la disoccupazione al suo tasso naturale

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Phelps e Friedman

In pratica si diceva che il livello di disoccupazione naturale, era quello in base al quale le aziende avrebbero dovuto decidere il salario reale (Salario reale = Salario monetario /Livello Prezzi S= W/P, cioè il rapporto tra monte salari e prezzi o potere d’acquisto) determinando un salario reale ottimale e impedendo l’accelerazione del tasso di inflazione.

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Obiezioni

In realtà questo modello dà per scontato che il prezzo venga deciso in un’economia di mercato in perfetta concorrenza sulla base di domanda e dell’offerta con aziende che tengano conto della relazione precedente per stabilire salari e prezzi, ma i dati empirici dimostrano che le aziende hanno su questo la più ampia discrezionalità, per cui è difficile mettere in relazione necessariamente prezzi e disoccupazione, visto che le industrie possono anche decidere (come hanno fatto) di aumentare i margini di guadagno (prezzi) senza che i salari ne beneficino.

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Obiezioni

La curva di Phillips in realtà è nata come strumento valido per descrivere i fenomeni inflazionistici analizzando le dinamiche del passato, non come strumento predittivo, tanto è vero che non appena è variata la situazione reale (sono entrate in gioco le aspettative dei lavoratori, c’è stato un aumento da costi) non è stata più capace di descrivere la relazione tra disoccupazione e salari.

Ci sono economisti che propongono un paradigma del tutto diverso …

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JG stabilizzatore inflattivo

Mitchell, Mosler, Wray, Kelton, Tcherneva, infatti,propongono un’altra soluzione ai fini della stabiltà dei prezzi:

anziché imporre un buffer stock (scorta cuscinetto) di disoccupazione per garantire una stabilità dei prezzi, gli Stati potrebbero realizzare il duplice obiettivo di bloccare la crescita dei prezzi e mantenere la piena occupazione mediante un buffer stock costantemente modificabile dimensionalmente di occupati a reddito fisso. Questa politica è definita: “Programma di occupazione garantita” o “Job Guarantee” (JG).

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JG stabilizzatore inflattivo

Ricordiamo come funziona un JG:uno Stato che ha una piena sovranità monetaria (fiat money) fissa un salario minimo (che diverrà il salario minimo per legge)  con il quale occuperà tutte quelle persone che sono disponibili e abilitate a lavorare ma che non riescono a farlo nel settore privato. Viene così a formarsi una “piscina“, come la chiama L. Randall Wray, di occupati nel programma JG.

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JG stabilizzatore inflattivo

Tale “piscina” varierà a seconda del ciclo economico: quando l’economia va male e la disoccupazione aumenta, il Governo aumenterà la schiera di persone che lavoreranno per lui al salario minimo fissato; viceversa, quando l’economia va bene e la disoccupazione diminuisce, il Governo diminuirà la schiera di persone che lavoreranno per lui, poiché tali lavoratori potranno trovare una occupazione nel settore privato.

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JG stabilizzatore inflattivo

Il livello di questa “piscina” varia, quindi, a seconda delle condizioni in cui viene a trovarsi l’economia. I programmi di Job Guarantee dovrebbero coprire preferibilmente quei settori per i quali il privato non vede immediato profitto, come lavori di utilità sociale o per la riqualificazione del territorio, la sostenibilità ambientale etc.

(per es.: assistenza agli anziani e ai disabili, costruzione e riqualificazione degli edifici, riassestamento idrogeologico del territorio, pulizia degli spazi pubblici, assistenza ai bambini, servizi sociali).

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JG stabilizzatore inflattivo

Una politica di Job Guarantee (JG) permette di accrescere sia la domanda, tramite i salari delle persone coinvolte nei programmi, sia l’offerta aggregata (la produzione) fino al raggiungimento della Piena Occupazione (ovvero quella situazione in cui tutti coloro che vogliono e sono abilitati a lavorare, hanno un lavoro).

Per “Piena Occupazione” si intende un livello di disoccupazione pari all’1-2% (cioè quella che in Economia si chiama “disoccupazione frizionale”).

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JG stabilizzatore inflattivo

Con un “Job Guarantee program” (JGp) la stabilità dei prezzi viene garantita nell’ambito di un quadro di riferimento del tutto diverso.

Cioè lo Stato terrebbe definita la domanda tramite uno stock cuscinetto variabile di occupati, il cui stipendio sarebbe stabilito ad un minimo per legge e non oggetto di contrattazione salariale, essendo il JG uno strumento cuscinetto che deve garantire l’occupazione e anche un agile passaggio dai progammi JG al settore privato.

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JG stabilizzatore inflattivo

Essendo resa definita e costante la domanda tramite questo strumento in mano allo Stato, potendo, inoltre, contare sull’armonizzazione tra politica fiscale, domanda e offerta aggregata, l’inflazione non è un problema. Solo una volta che si è raggiunta la Piena Occupazione, aumentare la domanda aggregata porta ad un rialzo dei prezzi, poiché non è più possibile produrre altri beni e servizi e quindi una maggiore spesa si traduce in inflazione.

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IPERINFLAZIONE che cos’è e casi classici:WEIMAR - ZIMBABWE

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DEFINIAMO L’IPERINFLAZIONE

L'iperinflazione è un fenomeno monetario, per il quale l'inflazione di un paese eccede significativamente i livelli medi mondiali. Generalmente si parla di iperinflazione quando l'inflazione mensile cresce del 50%, ossia più dell'1% al giorno. [PHILIP CAGAN, 1956]

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L’IPERINFLAZIONE

La più popolare spiegazione dell'iperinflazione si basa sulla teoria Monetarista della quantità di moneta, appena vista, la cui sintesi è:

il Governo stampa troppo, causando l'incremento dei prezzi.

Al salire dei prezzi, aumenta la velocità di circolazione della moneta: nessuno vuole tenerla a lungo, visto che il suo valore crolla rapidamente. [PHILIP CAGAN, 1956]

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L’IPERINFLAZIONE

I salari vengono richiesti quotidianamente, così da far sì che ogni giorno sia speso il reddito incassato, in quanto il giorno dopo varrà meno. E quanto più i prezzi crescono rapidamente, tanto più aumenta la velocità di circolazione. Alla fine arriverai a domandare di essere pagato con paga oraria, ogni ora, e correrai ai negozi a pausa pranzo perché a cena i prezzi saranno già aumentati. [PHILIP CAGAN, 1956]

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Allora il Gov. NON deve stampare ?!?!

Questa teoria è una di quelle più spesso invocate per dissuadere dall’idea che il Governo stampi moneta per finanziare il deficit e generi inflazione.

La soluzione per i falchi del deficit è legare le mani al Governo: serve disciplina come con il gold standard, con il cambio fisso, con limiti di indebitamento o, al massimo, come per le colombe del deficit (p.e. Krugman), il Gov. dovrebbe indebitarsi con l’impegno di “rientrare del debito” una volta avviata l’economia. [R. WRAY, 2012]

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Allora il Gov. NON deve stampare ?!?!

Ma quello che non si capisce è che l’affermazione: “Il Gov. finanzia la sua spesa pigiando tasti”, non è prescrittiva, ma descrittiva.Nei paesi moderni a moneta sovrana (US, UK, Giappone) i Governi finanziano la propria spesa governativa esattamente così! E non c’è niente che in prospettiva possa indurre a pensare che US, UK o Giappone saranno sottoposti ad un’alta inflazione o iper-inflazione. [R. WRAY, 2012]

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Allora il Gov. NON deve stampare ?!?!

Tutti i governi che emettono una loro moneta debbono spenderla prima di poterla riacquistare con le tasse o tramite la vendita di titoli di stato.Ogni governo che emette la propria moneta spende “premendo tasti” cioè accredita le riserve dalla banca commerciale del ricevente e quindi, la banca accredita il conto del cliente. Potrebbe stampare moneta e accreditare direttamente il conto del ricevente, ma quello poi creerebbe un deposito in banca che riceverebbe i crediti nelle sue riserve. Stesso effetto finale. [R. WRAY, 2012]

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Allora il Gov. NON deve stampare ?!?!

In un sistema di cambio fluttuante la storia finisce qua.  Le banche possono usare le loro riserve per acquistare titoli di stato; i depositanti possono domandare cash (nel qual caso la banca centrale lo consegna alle banche, mentre contestualmente lo addebita alle riserve delle banche stesse). Non c'è limite di disponibilità; non c'è vincolo di valuta straniera o di oro. Il Governo può soddisfare tutte le richieste di conversione in cash; puo' inoltre pagare tutti gli interessi dovuti semplicemente “pigiando tasti” ulteriormente. [R. WRAY, 2012]

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Allora il Gov. NON deve stampare ?!?!

Il limite sussiste invece in sistemi in cui la moneta è convertibile in oro o in un regime di cambio fisso (i.e. viene dichiarata la parità con una moneta dominate).Tali sistemi nella pratica, per ammissione di Milton Friedman stesso, si sono sempre rivelati altamente instabili, i paesi aderenti usavano l’oro in leva per emettere più banconote di quelle che si sarebbero potute realmente convertire e erano costretti ad uscire alla prima crisi economica [R. WRAY, 2012]

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In realtà, l’ iperinflazione è un fenomeno piuttosto raro che per lo più deriva da circostanze ricorrenti: - riluttanza o incapacità a imporre o riscuotere tasse (“Continentals” e valuta confederata);

- guerra civile (Zimbabwe); - debiti esteri molto ingenti denominati

in valuta estera (Zimbabwe - Weimar).

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“Continentals” e la valuta confederata

Torniamo agli episodi storici di iperinflazione. L'America ha avuto due esperienze ben  note di questo tipo: i “Continentals”(o “Continental currency” era la carta moneta che le colonie britanniche stamparono dal 1775 in America) e la valuta Confederata (valuta degli Stati Confederati d’America al tempo della guerra di secessione statunitense). [RANDALL WRAY,

2012]

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“Continentals” e la valuta confederata

Nel periodo pre-rivoluzionario, le colonie Americane hanno sperimentato un buon successo con le valute “fiat” cartacee, visto che la Corona Inglese proibiva loro di coniare moneta. Tali monete ebbero successo finché la loro emissione non eccedeva l’imposizione fiscale. Se i governi coloniali avessero speso troppo, rendendo facile pagare le tasse, la moneta avrebbe avuto meno valore. [RANDALL WRAY, 2012]

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“Continentals” e la valuta confederata

Entrambe le valute “Continentale” e “Confederata” condividevano difetti comuni.

Primo, le esigenze della guerra (Bretagna contro colonie, Nord contro Sud) hanno reso le valute eccessivamente abbondanti. Infatti, come è noto, le guerre generalmente causano un aumento dell’inflazione visto che creano scarsità di beni, la spesa governativa compete per i beni con il settore privato e salgono  i prezzi.

[RANDALL WRAY, 2012]

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“Continentals” e la valuta confederata

Ma per quale motivo si creò un’inflazione così forte?

Per le tasse.

Essenzialmente non c'erano tasse che sostenevano le monete “Continental” o “Confederate”.

Nel primo caso, la disunita confederazione delle colonie non aveva sufficiente autorità per imporre e applicare le tasse. [RANDALL WRAY, 2012]

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“Continentals” e la valuta confederata

Nel secondo caso, specie a Sud i rappresentanti degli stati credevano che la popolazione stesse già soffrendo troppo per la prosecuzione della guerra di liberazione, così non volendo aggiungere il peso della tassazione, innescarono un processo inflattivo.Pur essendo la medesima, non ne condivise la sorte, la valuta a Nord, visto che sì, si accumularono grandi deficit, ma venne mantenuta la tassazione per guidare la valuta.

[RANDALL WRAY, 2012]

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ZIMBABWE

Nel caso dello Zimbabwe, invece, il paese pagava lo scotto_ di una controversa riforma fondiaria che aveva espropriato le terre ai bianchi affidandole alla popolazione non ancora pronta per sfruttarle intermini di economia di mercato (la coltivazione del tabacco era andata distrutta e da sola sosteneva 1/3 delle esportazioni); _ di un governo tra i più corrotti al mondo;_ di tensioni violente tra diverse etnie nere e tra e neri e bianchi (poi emigrati portando con sé le conoscenze produttive); _ della mancanza di una regolamentazione fiscale.

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ZIMBABWE

Di conseguenza il Governo doveva affrontare tremende tensioni socio politiche, con disoccupazione dell' 80% della forza lavoro e recessione del 40%.

Inoltre, il Governo doveva fare affidamento sul cibo importato e prestiti del FMI (caso di debito estero come vedremo per Weimar).

Con scarsità di cibo e con i settori pubblico e privato in competizione su una offerta molto ridotta, i prezzi si impennarono. Per di più questo fu un altro caso in cui il governo non poteva imporre tasse, per ragioni politiche e economiche. [RANDALL WRAY, 2012]

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WEIMAR

La storia  raccontata di solito riguardo a Weimar è che

il governo iniziò a stampare liberamente una moneta fiat senza gold standard sottostante, scatenando dal 1921 al

1924 l’ iper-inflazione.

La realtà è più complessa.

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WEIMAR

La Germania aveva perso la 1a guerra mondiale e soffriva sotto il giogo di insostenibili risarcimenti di guerra da ripagare in oro.

A peggiorare le cose, la maggior parte della sua capacità produttiva era stata distrutta o conquistata e aveva ridottissime riserve auree.

Si supponeva che avrebbe dovuto esportare per guadagnare l'oro necessario per pagare i debiti esteri denominati, appunto, in oro. [R. WRAY, 2012]

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WEIMAR

Ma la capacità produttiva della nazione non era nemmeno sufficiente a soddisfare la domanda interna, e ancor meno a esportare per pagare i danni di guerra. 

Il Governo sapeva che era non solo economicamente, ma anche politicamente impossibile imporre tasse a un livello sufficiente per spostare risorse verso il settore pubblico e permettere all'export di realizzare i pagamenti dei debiti di guerra. Quindi, il Governo faceva affidamento sulla spesa, cioè di fatto competeva con la domanda interna per una limitata offerta di beni, spingendo i prezzi verso l'alto. [R. WRAY, 2012]

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WEIMAR

Al tempo stesso i produttori interni della Germania dovevano indebitarsi all'estero (in valuta estera) per comprare i beni d'importazione necessari.L'ascesa dei prezzi più l'indebitamento estero causò una svalutazione della valuta nazionale, che incrementò le necessità di indebitamento (dal momento che l'importazione dall'estero costa di più se misurata in valuta nazionale) e al tempo stesso incrementò i costi delle riparazioni misurate in valuta nazionale. 

[R. WRAY, 2012]

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WEIMAR

Mentre si è spesso gridato che la banca centrale contribuiva all'inflazione acquistando titoli del tesoro, effettivamente operava più che altro come fa la FED:

comprava il debito governativo dalle banche, offrendo loro degli assets a rendimento maggiore in cambio delle riserve.

Per le ragioni sopra discusse, il deficit di bilancio risultava dall'alta iper inflazione nel momento in cui la tassazione non riusciva a star dietro all'aumento dei prezzi. [R. WRAY, 2012]

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WEIMAR

Alla fine a novembre del 1923 la Germania adottò una nuova valuta e anche se non aveva valore legale fu dichiarata utilizzabile per i pagamenti delle tasse. Essa fu accettata dalla popolazione bloccando l’iperinflazione.

Dall’agosto del 1924 per volere degli US si diede vita ad un piano di rientro graduale del debito di guerra, garantito dalle azioni della società ferroviaria e dagli introiti fiscali, e denominato in un’ulteriore moneta: il Reichsmark.

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Le fonti

John T. Harvey, What Actually Causes Inflation (and who gains from it) http://www.forbes.com/sites/johntharvey/2011/05/30/what-actually-causes-inflation/ trad.: http://memmt.info/site/cosa-effettivamente-causa-inflazione-e-chi-ci-guadagna/

John T. Harvey, Money Growth Does Not Cause Inflation! http://www.forbes.com/sites/johntharvey/2011/05/14/money-growth-does-not-cause-inflation/4/ trad. http://memmt.info/site/la-crescita-della-moneta-non-crea-inflazione/

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Le fonti

VOCI DALL’ESTERO, Zimbabwe! Weimar! Come la MMT risponde alla sindrome dell'iperinflazione (1 parte) http://vocidallestero.blogspot.it/2012/01/zimbabwe-weimar-come-la-mmt-risponde.html

(2 parte) http://vocidallestero.blogspot.it/2012/01/non-vale-un-continental-come-la-mmt.html

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Le fonti

VOCI DALL’ESTERO, Zimbabwe! Weimar! Come la MMT risponde alla sindrome dell'iperinflazione (3 parte) http://vocidallestero.blogspot.it/2012/01/helicopter-ben-come-la-moderna-teoria.htmlarticolo originale: http://pragcap.com/zimbabwe-weimar-how-mmt-deal-with-hyperinflation-hyperventilators-part-1

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Le fonti

Altri contributi sull’ iperinflazione:William Mitchell:http://bilbo.economicoutlook.net/blog/?p=10554; http://bilbo.economicoutlook.net/blog/?p=13035Rob Parenteau: http://www.nakedcapitalism.com/2010/03/parenteau-the-hyperinflation-hyperventalists.htmle Cullen Roche 

http://pragcap.com/hyperinflation-its-more-than-just-a-monetary-phenomenon

http://rabble.ca/print/blogs/bloggers/progressive-economics-forum/2011/08/mythologies-money-and-hyperinflation.

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Le fonti

PAVLINA R. TCHERNEVA, Politiche fiscali alternative: perché la Job Guarantee è superiore (per saputelli);

WILLIAM F. MITCHELL, WARREN B. MOSLER, Fiscal Policy and Job Guarantee, Centre for Economic Policy Research, Australian National University, 2001;

BILL MITCHELL, European Commission JOBS for EUROPE CONFERENCEhttp://www.youtube.com/watch?v=BgL1pv7dXRQ

ISTAT, Comunicazione ISTAT 2013 sui tassi di inflazione programmatahttp://www.confcooperative.va.it/news/Anno%202013/Comunicazione%20ISTAT%202013%20sui%20tassi%20di%20inflazione%20programmata.htm