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Euro 13,50 (I.i.)

In copertina disegno di Silvio Boselli

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Lo Yoga dalla vita prenatale ai primi tre anni

Didi A ‘nanda Paramita’

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ISBN 978-88-6153-081-2

Si può fare Yoga con i bambini? Non vi stupite per la risposta: certo! NelloYoga il corpo dei bambini piccoli può esprimere potenzialità e competenzein modo attivo, perché si conosce con la mente e il corpo, con la ragione el’emozione. Il silenzio e la concentrazione ottenuti tramite rituali, musiche,posizioni e atteggiamenti attivano un ascolto interiore inedito.Lo Yoga educa non istruisce, aiuta cioè le potenzialità ad esprimersi, èesperienza di condivisione e introspezione.Questo libro, inconsueto per il tema e inedito per la proposta, si riproponedi finire nelle mani di adulti educatori ma ha come vero destinatario finaleil bambino.Il bambino competente è un bambino che ha un adulto che lo guarda cometale: il livello di aspettative è determinante. Genitori e insegnanti recuperanoattraverso lo Yoga la capacità di stare insieme, di condividere un’esperienzaemotivamente molto intensa che riattiva capacità relazionali inespresse e lapossibilità di guardare il bambino con amore, con occhio complice.

“I libri di Didi sono un sicuro riferimento per chi vuole aiutare i bambini ele bambine a crescere felici. Anche questo è un libro di grande intensità eutilissimo per i più piccoli; dedicare tempo a queste attività mantiene vivoil sogno di un rapporto di reciprocità autentica fra grandi e piccini.” (DanieleNovara)

Didi A ‘nanda Paramita’ pratica e insegna lo Yoga da oltre 20 anni. Dopo averesercitato la professione di ostetrica e a seguito dei suoi numerosi viaggi in India –dove ha imparato le antiche tecniche del Tantra Yoga alla scuola di Shrii ShriiAnandamurtiji – ha cominciato ad insegnare la disciplina Yogica per le gestanti, gliadulti e i bambini in diversi paesi del mondo.È socia fondatrice dell'Associazione per il Neo-Umanesimo (APNU) ONLUS divolontariato e solidarietà internazionale.Con la meridiana ha pubblicato Lo Yoga dei bambini. Educare e crescere nella conoscenzadi sé (2005).

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Lo Yoga dalla vita prenatale

ai primi tre anni

edizioni la meridianap a r t e n z e

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Indice Prefazione di Lorella Trancossi ....................... 9Introduzione ................................................. 11Un mistero chiamato bambino ..................... 13Prenatal Yoga ................................................ 19Ayurveda, la scienza della vita ...................... 23Luci, colori, aromi, energie e Feng Shui ....... 27Lo Yoga e i processi di crescita cerebrale .... 33Filastrocche, tiritere, ninne nanne, cantilene…. .................................................... 39Bimbi aggrediti dall’iperattività: ADHD ..... 43La colonna vertebrale: cerniera dell’universo . 47Lo Yoga con mamma e papà ........................ 51Yoga piccolissimo al nido d’infanzia ............ 55Posizioni piccolissime ................................... 61Esperienze nelle scuole ................................. 83Epilogo .......................................................... 87Bibliografia .................................................... 89

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Prenatal Yoga

Il momento più adatto per influenzare il caratteredi un bambino è all’incirca cento anni primadella sua nascita.

W.R. Inge

Il panorama scientifico internazionale è datempo popolato da lavori di vario genere sultema dello sviluppo fetale, ed in particolaredello “sviluppo psichico fetale”. Esistono rivistespecializzate ed associazioni rivolte allo studiodella psicologia prenatale che considera l’inte-razione tra aspetti somatici, psicologici, relazio-nali ed emotivi dei genitori col bambino. Allabase vi è il concetto di continuità tra vita intrau-terina ed extrauterina, largamente comprovatada una oramai ingente mole di dati di ricerca.Quello che appare certo è che quanto più pre-coci e “sintonizzate” sono le interazioni del fetocon i suoi genitori, tanto più incisivi sarannoanche gli apprendimenti intrauterini, e decisivasarà la loro qualità per come poi si struttureràlo sviluppo della personalità nelle successiveesperienze, specie quando, in età adulta, sidovranno fronteggiare situazioni difficili e stres-santi. Peter W. Nathanielsz (uno dei massimi studiosidella vita fetale, direttore del laboratorio diricerca sulla gravidanza e sul neonato della Cor-nell University di New York) scrive nel suotesto Un tempo per nascere che il cervello fetaleè sempre in movimento, sempre al lavoro, con-tinuamente intento ad elaborare suoni, modifi-cazioni nell’alimentazione e nell’intensità dellaluce, continuamente interessato da flussi espe-rienziali che danno consistenza al suo Io; le sti-molazioni, le emozioni, il rapporto con ilmondo intrauterino ed esterno sono forze dina-

miche coinvolte nel processo di origine e matu-razione psichica. La capacità empatica è moltoevidente nei bambini appena nati. Si sviluppaprepotentemente nell’età fetale ed è la piùgrande fonte di conoscenza che ha un bambinoappena nato. Si tratta di una grande rivelazionenella scienza medica scoprire che la vita neona-tale è la continuazione della vita prenatale, cosìcome lo è scoprire che gli esseri viventi, ancheanimali, sono forme di vita complesse piene diemozioni, tensioni, desideri e passioni per lavita, anziché considerarli come macchine privedi progetti interni.Potrebbe essere vero, dopotutto, che Mozartimparò la musica nell’utero materno uscendonepronto a comporre un paio di sinfonie? Certomolti fattori indicano che ciò che accade nelmondo della madre influenza profondamentegli schemi comportamentali del feto e quindi èpossibile che buona parte del carattere e dellecapacità di una persona si formino già nell’u-tero insieme a tutti gli elementi fisici.Il Mahabharata (letteralmente La grande storiadei figli di Bharata), è uno dei più grandi poemiepici indiani e narra la storia, realmente avvenutacirca 3500 anni fa, dei discendenti di Bharata chein una sanguinosa guerra contro persone immo-rali ristabilirono la giustizia e la spiritualità nelregno di Hastinapura. Nell’edizione pervenuta aigiorni nostri, il Mahabharata consta di circa110.000 strofe (corrispondenti a 4 volte laBibbia, o ad 8 volte Iliade e Odissea messeinsieme), divise in 18 libri (o Parva), che nefanno l’opera più imponente non solo della lette-ratura indiana, ma dell’intera letteratura mon-diale. C’è un episodio del Mahabharata che narradi un bambino (Abhimanyu) figlio del piùgrande condottiero, Arjiuna, il quale, ancora nelgrembo materno, ascoltò la descrizione che ilpadre fece alla madre circa una tecnica di guerra.Coltivò l’arte guerriera e, ancora adolescente,applicò questa conoscenza “intrauterina” in unafamosa e importantissima battaglia. È una storiavera, non una leggenda. La scienza è arrivataoggi a scoprire quello che da oltre 3000 anni civiene tramandato nei testi della cultura orientale.

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Esperimenti e scoperte[...] Le reazioni dei bambini, a poche ore dallanascita, al suono del battito cardiaco dimo-strano che questo stimolo è per loro, in asso-luto, il preferito tra gli stimoli sonori; essi sonoinoltre in grado di discriminare, mostrandoun’ulteriore preferenza, il battito cardiacodella propria madre da quello delle mammedegli altri neonati.In esperimenti assai noti Anthony De Casper hapotuto dimostrare come nelle prime ore dopola nascita i neonati mostrino di riconoscere epreferire la voce della propria madre rispetto aquella di altre donne e rispetto alla vocepaterna. È evidente che una tale preferenzanon può essersi sviluppata nelle poche ore divita extrauterina trascorse dalla nascita, madeve essersi stabilita nei periodi precedenti.Non è stato solo il riconoscimento di stimoli iso-lati che si è riscontrato nei neonati testati nelleprime ore dopo la nascita: il risultato sorpren-dente di un ulteriore esperimento di De Casperfu che i neonati possono discriminare tra duediverse favole per bambini e mostrare prefe-renza per quella che la mamma aveva raccon-tato loro, tutti i giorni per dieci minuti (secon-do la consegna sperimentale), nell’ultimo tri-mestre di gravidanza.Ancora più strabilianti sono i risultati ottenutida alcuni studiosi e operatori del settore prena-tale, che hanno messo a punto dei programmidi stimolazione fetale e comunicazione tragenitori e nascituro.L’idea di base è che incentivare le esperienzesensoriali del feto ne promuova lo svilupposomatopsichico. Questa ipotesi è sostenuta dastudi di derivazione neuroembriologicasecondo i quali il sistema nervoso in forma-zione si avvantaggerebbe molto da una stimo-lazione appropriata, ricavandone uno sviluppopiù ricco e precoce. Rilievi longitudinali su cam-pioni di bambini che hanno partecipato a taliprogrammi, documentano, di fatto, effettipositivi che si manifestano in una precocitànello sviluppo fisico e psicologico e in una inte-razione genitore-bambino positiva e ricca. Unfatto sorprendente che si è potuto constatarein diversi casi è che dopo ripetute esperienze ilfeto è in grado di mostrare una precisa atten-zione e responsività nei giochi tattili con i geni-tori, per esempio rispondendo con un parinumero di calcetti ad un certo numero di pic-coli colpi delle dita sull’addome materno,

oppure, seguendo con i suoi arti, sulla pareteinterna dell’utero, il percorso del dito del geni-tore sull’addome materno. Viene dunque postaparticolare enfasi sull’importanza di avviareuna precoce comunicazione tra genitori e feto.Alcuni studi hanno verificato che il feto èinfluenzato da intensi turbamenti degli statiemotivi materni e manifesta questo restandoper alcune ore successive all’evento disturbantein uno stato di agitazione motoria; se la situa-zione di stress materno persiste nel tempo, l’ec-citazione motoria fetale diventa un tratto sta-bile riflettendosi nel basso peso alla nascita. Alivello dell’ambiente, il ruolo maggiormentepatogeno verso il benessere del feto sembra siaassunto dalla presenza prolungata di elementistressanti che comportino una continuaminaccia per la sicurezza emotiva della madre,tensioni continue ed imprevedibili sulle qualiessa sente di avere poche o nulle possibilità dicontrollo; a questo proposito particolare pesosembrano avere le tensioni coniugali. Alla lucedi questi elementi riveste dunque notevoleimportanza il clima emotivo e famigliare in cuigestante e feto sono inseriti8.

“Do hrdaya”: due cuoriIn India la gestante viene definita “do hrdaya”(due cuori). Sua la fortuna di vivere in uno statodi grazia ma anche di estrema fragilità. Ledovrebbero essere risparmiate fatiche eccessive(pur mantenendo l’esercizio fisico) e stressmentali; dovrebbe vivere in un ambiente armo-nioso e gioioso, sollecitata ad immergersi nellamusica rilassante e spirituale, nella lettura ditesti mistici, culturali, divertenti, nella bellezzadella natura e dell’affetto famigliare. E questonon solo per il suo benessere ma anche perquello del bambino che è indissolubilmentelegato a lei in ogni livello d’esistenza. Uno dei momenti più indicati per cominciare oproseguire la pratica Yoga è proprio la gravi-

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8. Tratto da Della Vedova, www.psychomedia.it/pm/lifecycle/perinatal/delved1.htm.

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danza perché con essa si può attutire l’impattodel notevole cambiamento ormonale e si puòaiutare il piccolo in arrivo cullandolo con i dolcimovimenti, musiche e pensieri elevati delloYoga.

Il pensiero positivoIl pensiero è una sottilissima energia invisibile eimpalpabile ma nello stesso tempo forte e con-creta. Le onde di pensiero di tutta l’umanitàformano un vero e proprio oceano in cui siamoimmersi. Ogni pensiero ha una forza intrinsecache attrae pensieri d’uguale natura, se ne nutree si propaga nuovamente come un messaggioche sarà ricevuto dalle menti sintonizzate sullastessa lunghezza d’onda. Con i pensieri positivila gestante potrà contribuire a creare intorno asé e nell’animo del bambino un’atmosfera dibenessere.E quale pensiero migliore del mantra universale(in sanscrito) baba nam kevalam, che significa“tutto ciò che esiste è amore”? Il mantra può essere cantato, usato come ninnananna, ripetuto silenziosamente nella medita-zione e può anche accompagnare l’allattamentorendendo il latte per il neonato un vero nettaredivino.La dottoressa Clements ha studiato le reazionedei feti a diversi tipi di musica ed ha potutoconstatare che Brahms e Beethoven li agitano,Mozart e Vivaldi li calmano; la musica rock,invece, con i suoi toni bassi e martellanti, risultasgradita al feto, al quale invece piace udire lavoce della propria mamma… soprattuttoquando canta!

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Lo Yoga conmamma e papà

Non fa paura Yoga non fa piangere, con i piedi sisente Yoga perché si tolgono le scarpe.

Ciro, 2 anni e mezzo

È possibile e auspicabile cominciare le sessionidi Yoga col bambino entro le prime settimanedopo la nascita. Naturalmente saranno mammae papà ad introdurre in questo mondo magico ilneonato e gli esercizi faranno bene a tutti, spe-cialmente alla mamma che potrà iniziare adesercitare il suo corpo con dolcezza dopo il“lavoro intenso” provocato dal parto.Lo Yoga per bambini si sta diffondendo in variecittà ma in caso troviate difficoltà a parteciparead un corso, non lasciatevi intimorire, potetefarlo anche da sole perché l’esecuzione è sem-plice e ci vorrà solo un po’ di fantasia e di deli-catezza per farne un vero attimo di gioia.

Benefici dello “Yoga piccolissimo”:

• procura piacere e relax per la mamma, ilpapà e il piccino;

• aiuta ad aumentare il bonding tra genitori ebimbo;

• rende più agevole la comunicazione non-ver-bale;

• calma il bambino e provoca un sonno migliore;• aiuta la digestione e attenua i dolori da

colica, costipazione e aria nella pancia;• rafforza i muscoli e il sistema immunitario;• migliora la coordinazione e i riflessi;

• ed è tanto divertente!Più di 20 anni di ricerca hanno dimostrato cheun’intensa attività fisica può avere un effettobenefico sul cuore, sulla circolazione, sui pol-moni, sul peso corporeo, sul tono muscolare,sulle funzioni intestinali, sulla pressione san-guigna, sulla concentrazione degli zuccheri nelsangue, sulla resistenza fisica, sull’efficienza esul senso generale di benessere. Se tutto ciò che abbiamo detto è valido per l’a-dulto lo è necessariamente anche per il bambino?La risposta è un risoluto sì!Ci sono sei funzioni che costituiscono il testneurologico per verificare la normalità eognuna di queste sei funzioni si sviluppa neisette stadi cerebrali che iniziano il loro cam-mino evolutivo alla nascita e fino ai sei anni dietà vedono la graduale attivazione di bulbo,mesencefalo e corteccia. Per questo sviluppo,come già illustrato nel capitolo sulle funzionicerebrali, è indispensabile il movimento delbambino, movimento che lo porterà gradual-mente a strisciare, gattonare e camminare27.

I neonatiÈ molto importante che i neonati stiano il menopossibile in posizione supina col viso rivolto alsoffitto, perché questa posizione li rende impo-tenti e non gli permette di utilizzare i movimentidi braccia e gambe che hanno lo scopo di aiutarlia strisciare. Nessun cucciolo di animale ha maitrascorso i primi mesi della sua vita in posizionesupina… L’opportunità di restare sdraiato ilmaggior tempo possibile sulla pancia, su un pavi-mento liscio e pulito, con pochi vestiti addosso,permetterà al neonato di perfezionare i movi-menti di braccia e gambe e di scoprire che puòspostarsi grazie alla sua propria forza. Grazie aquesti movimenti si rafforzerà la muscolatura edevolverà anche il suo cervello28.

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27. Doman, 1992.28. Ivi, p. 56.

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In Giappone si vive per terra e i genitori prepa-rano i “percorsi” dove i neonati possano stri-sciare perché sanno che più utilizzano lo stri-scio come mezzo di trasporto, più questo staràa significare che il periodo neonatale è pres-soché terminato: il bulbo cerebrale ha perfezio-nato la sua funzione.

Dal punto di vista anatomico avendo il neonatole caratteristiche del “portato”, è più fisiologicoportare il neonato in posizione verticale congambe divaricate-sedute che sdraiarlo in posi-zione supina su una superficie piatta (peresempio nella carrozzina).Potrete aumentare la voglia di strisciare delbambino mettendogli davanti degli oggettiverso i quali desidera strisciare; è chiaro che semettete il bambino sul pavimento circondan-dolo di tutte le cose che lo attirano non avràmotivo di muoversi. State certi che da unbisogno nasce una capacità.

Talvolta durante questa fase i bambini pian-gono mentre strisciano.È un fatto positivo non negativo. C’è sempre unmotivo per cui piangono. La respirazioneveloce e profonda provocata dal pianto fornisceloro quell’ossigeno in più di cui hanno bisognoper poter muovere le braccia e le gambe piùfacilmente quando strisciano. La maggior partedei bambini ha pianto qualche volta in questafase ma piangono sempre meno, man mano chei loro movimenti diventano più finalizzati.

Generalmente il bambino continua a strisciarefino ai sette mesi per poi passare all’andatura acarponi. Se però gli vengono offerte molteopportunità di striscio l’andatura a carponi può

cominciare anche molto prima. Più il bambinostriscia, più si avvicina alla capacità di “carpo-nare”. L’opportunità è l’elemento chiave.

Un’altra importante funzione del neonato è ilriflesso prensile la cui continua utilizzazionerenderà più veloce la crescita cerebrale perchéper passare dal livello inferiore del bulbo aquello del ponte il bambino deve essere ingrado di “lasciar andare” volontariamente: ognivolta che ha l’opportunità di usare il riflessoprensile aggrappandosi ai capelli, alle coperte oalle dita, ha contribuito allo sviluppo del bulboe quando afferra, impara anche a rilasciare con-tribuendo così allo sviluppo del ponte. Bisognaquindi dargli infinite possibilità di usare ilriflesso prensile, di afferrare e stare appeso.Tutti i bambini sono in grado di sostenere illoro peso con le mani e le braccia.

Stare appesi non è soltanto un ottimo esercizioper migliorare la capacità e la coordinazionemanuale ma dà anche l’opportunità di miglio-rare l’ambiente nutritivo del cervello creandoun torace più ampio e aumentando la capacitàrespiratoria.Molto utile e apprezzata dai bambini è la sbarradi legno fissata nel vano della porta. In diversi

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nidi d’infanzia dove ho insegnato, questa sbarraera considerata il premio più ambito. È molto semplice da montare: misurate il bam-bino dalla punta delle mani a quella dei piedi eaggiungete circa 5 cm così da non fargli toccareil pavimento.Fissate all’interno del vano della porta unrobusto telaio di legno dello spessore di circa 3cm che sosterrà la sbarra.In previsione dello sviluppo del vostro bam-bino, aggiungete 6 fori sopra quello iniziale.Questi fori dovrebbero essere circa 7 cm l’unodall’altro. Ora siete pronti a cominciare a insegnargli astare appeso volontariamente con la forza dellebraccia.

Le ancheLe anche sono alla base della colonna verte-brale, accolgono la testa del femore e rivestonouna funzione importante per sostenere la strut-tura del corpo, per flettere il corpo in avanti equando sono ben assestate anche reni e spinadorsale sono più forti, quindi meritano partico-lare attenzione. È importante come “portiamo”il bambino. Wulf Schiefenhövel, etologo umano (1988),conferma che lo sviluppo delle ossa e delle arti-colazioni accelera tramite la pressione e che illattante umano, appartenente alla categorie del“portato”, non solo ha bisogno della stimola-zione tattile, mentale, sociale ed emozionale chegli conferisce la vicinanza con la madre e conaltre persone di riferimento, ma anche dell’es-sere portato, per poter sviluppare le sue anchein modo ottimale. Un neonato che viene solle-vato dalla posizione supina, automaticamentedivarica le gambe e le porta in una posizione“seduta”. La pianta dei piedi è girata verso l’in-terno (come se volesse battere i piedi). Questaposizione delle gambe si determina attraverso letre articolazioni, anche, ginocchio e piede e dalpunto di vista biologico il bambino si preparacosì ad essere seduto sul fianco del genitore.Negli ambienti culturali dove viene forzata laposizione dritta delle gambe del lattante e dovei bambini nei primi mesi hanno poca possibilitàdi movimento, le displasie e lussazioni sono piùfrequenti. In Africa o Asia, dove i bambini ven-gono portati tradizionalmente in posizione ver-ticale e dove hanno molta libertà di movimento,le malformazioni alle anche sono pressoché ine-sistenti!

Come trasportare il bambino?

Per i neonati usiamo un particolare tipo di mar-supio che tiene legato il bambino al petto dellamadre. Gli zainetti che si portano sulle spallesono pericolosi. Abbiamo avuto in cura dei bimbicerebrolesi caduti proprio da questi zainetti.I marsupi permettono alla mamma di vedere ilviso del bambino, di allattarlo, di tenerlo più

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caldo e gli fa mettere le gambe in un’ottimaposizione per favorire la formazione naturaledell’incavo delle anche. I bambini più grandivengono portati sui fianchi dei loro genitorifino a quando non possono camminare. Sonodisponibili in commercio delle imbracature chepermettono di trasportare il bambino appog-giandolo ai fianchi in modo che la mammaabbia le braccia libere e possa vedere dovemette i piedi.Se il bambino è in grado di camminare èmeglio dargli opportunità illimitate per farlo.Gli adulti tendono a prendere per mano ilbambino quando cammina ma in questo stadionon è un aiuto per il bambino. Il meccanismodell’equilibrio (la parte vestibolare del cervello)ha bisogno di opportunità per imparare atenere in equilibrio il bambino quando cam-mina. Inconsapevolmente la vostra mano faràquanto necessario per tenere in equilibrio ilbambino che quindi verrà privato dell’opportu-nità di stare in equilibrio. Per un bambinotenere la mano di un adulto e camminare signi-fica dover alzare un braccio sopra la testa. Inquesto modo perde l’equilibrio. Se provate voiad andare in giro con un braccio sopra la testavi renderete conto che cosa prova realmenteun bambino in quelle condizioni. Una volta chesarà diventato un esperto camminatore potretedivertirvi entrambi a tenervi per mano, poichéa quel punto non comprometterà più lo svi-luppo del suo equilibrio. Man mano che i suoipassi diventano più sicuri cominciate a darglidegli oggetti da portare in mano. Non bisogna dimenticare che quanto più cam-mina, quanto prima comincia a farlo, quantopiù sarà bravo a camminare, quanto più cre-scerà il suo cervello per raggiungere lo stadiosuccessivo29.

Yoga l’ho fatto a casa con la mamma, il papà nonera capace... ma poi ha imparato.

Lapo, 3 anni

IL MOMENTO DI YOGA

OccorrenteUna borsina magica con gli “amici dello Yoga”:candela, incenso, peluche di vari animali, flashcard, pennelli, creme e altri strumenti per il mas-saggio, un grande soffice cuscino su cui stendere ilbambino, un cd con le musiche rilassanti.

DoveScegliete una stanza tranquilla dove poter creareun’atmosfera particolare che il bambino assoceràal momento speciale dello Yoga: una candelaaccesa, un diffusore di aromi, un incenso, unquadro con un mandala, un cd di mantra music insottofondo, una grande foto col bimbo che faYoga con mamma e papà saranno tutti elementiche contribuiranno ad infondere uno stato d’a-nimo adeguato.

ComeSi inizia sempre con canzoni, poi esercizi di respi-razione, riscaldamenti, posizioni, massaggi, favole,danze, giochi, voli, altalene, rilassamenti e attimidi meditazione del genitore che indurranno ungrande rilassamento anche nel bambino.

QuandoRiguardo all’orario del giorno, il mattino è unottimo momento per fare Yoga ma dipende dagliimpegni e dalla disposizione d’animo sia del bam-bino che dell’adulto. Non va praticato subito dopoil pasto ma nemmeno quando il bambino è affa-mato.

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29. Ivi, p. 144.

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Yoga piccolissimoal nido d’infanzia

Da grande faccio calcio, tennis e delle cose dagrandi, ma Yoga no perché è da piccoli.

Vito, 3 anni

Cos’è lo Yoga? – Pit: è una danza– Marco: no è una canzone… della Didi– Pit: sì dell’amore– Marco: è un fiore– Pit: no, sì sta tanto bene, non si litiga– Ale: non si corre…– Pit: si può inciampare– Marco: senza dare i pugni ai bambini che

corrono– Carlo: il fiore– Bianca: il fiore di loto, dentro c’è un sapore

che si chiama fiore di loto– Marco: ce n’è uno verde, uno rosso, uno

blu, uno arancione…

Nido “Pink Panther”, sezione 2-3 anni

Le mie esperienze con bambini piccolissimi alleprese con lo Yoga sono iniziate 23 anni faquando, nel nido vegetariano di Verona, apertoinsieme ad alcuni amici, mi sono accorta diquanto i piccoli ci osservassero e riportassero acasa fedelmente tutte le pratiche che ci vede-vano fare anche nei nostri spazi privati.L’aneddoto indimenticabile riguarda Mattia cheda quando aveva 6 mesi abitava il nostro nidoper circa 12 ore al giorno a causa dell’attivitàlavorativa dei genitori e conosceva alla perfe-zione i nostri ritmi. Oltre a vederci fare lo Yogaadattato ai bimbi piccoli, se ne stava insieme a

noi anche durante le sedute “da grandi”.Era il 1985, ma ricordo quel momento come sefosse ora. Un giorno la mamma di Mattia, alritiro serale del bimbo che aveva a quel tempoappena superato l’anno di età, ci disse che ilgiorno prima suo figlio si era seduto per terra agambe incrociate e se ne stava tranquillo, fer-mo, con le mani appoggiate sul grembo, adocchi chiusi. Lei gli chiese che cosa stessefacendo e lui rispose con l’espressione più seriache si possa immaginare: “penso”.Ne ha dell’incredibile, ma è vero!Credo che fu in quel momento che nel più pro-fondo della mia anima, della mia mente, presi ladecisione risoluta di offrire sempre e persempre questo gioiello dello Yoga ai bimbi pic-coli, la cui apertura di mente e cuore non vanifi-cherà mai i nostri sforzi.

Proporre lo Yoga in un nido d’infanzia richiedemolto desiderio di cimentarsi nell’impresaperché le prime risposte possono deludere. Mail fine è nobile.Se sono le educatrici stesse a provarci, il com-pito è meno complesso: seguendo le varie istru-zioni che ci sono nel libro e mettendoci cuore efantasia sarà un successo assicurato. Se invece afare la proposta è una figura esterna al perso-nale del nido ci vorrà un periodo di “adatta-mento reciproco”. Occorrente

Per l’insegnante:Un borsina magica con gli “amici dello Yoga”: can-dela, incenso, fiammiferi, peluche di vari animali,flash card, pennelli, creme e altri strumenti per ilmassaggio, cembali, girandole e piume per speri-mentare la forza del respiro, una corda e una largastriscia di gomma per le prove di equilibrio, ungrande telo di cotone o pile dove, aiutati da un edu-catrice, poter cullare il bimbo o trascinarlo sul pavi-mento, un cd con le musiche rilassanti, ed infine unamacchina fotografica e una telecamera digitale perimmortalare gli innumerevoli “magic moments”!

Per il bambino:Una salviettina su cui sedersi che delimiti il suospazio, calzine antiscivolo, una tuta comoda e difibre naturali.

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DoveScegliete una stanza abbastanza ampia, tranquillae preparata per creare un’atmosfera particolareche il bambino assocerà al momento speciale delloYoga. Per i bambini molto piccoli è preferibile noncambiare stanza ma modificare leggermente l’an-golo della sezione in cui si intende fare il corso.

QuandoRiguardo all’età dei bimbi si potranno fare corsi apartire già dal nono mese o anche prima, dipendedalla disponibilità delle educatrici e dal gruppostesso.Rispetto all’orario del giorno, il mattino è unottimo momento per fare Yoga ma dipende dagliimpegni e dalle routine del nido. Non va praticatosubito dopo il pasto e prima della sessione si portail bambino a fare pipì (o ci si accerta che il panno-lone sia pulito) e a rinfrescare il viso e le mani.

ComeIl successo di un corso dipende quasi sempre dal-l’insegnante, giudizio impietoso ma nel qualecredo molto. Importante quindi il nostro aspetto,il nostro stato d’animo, la motivazione: sidovrebbe andare all’incontro di Yoga come sedovessimo andare a un appuntamento amoroso…ordinati, di buon umore, con qualche sorpresa perstupire chi si ama e tanta voglia di vederli e pas-sare un po’ di tempo insieme.

Il mio metodo prevede, prima dell’inizio delcorso, la richiesta di un “book” dove le insegnantimi preparano le foto di ogni bambino col suonome, l’età ed un aggettivo che possa descriverlosinteticamente, una caratteristica della sua perso-nalità prevalente sulle altre, così si può memoriz-zare meglio il bimbo (specie se ci sono molti pro-getti in corso con decine di bambini) ed il sistemaè molto utile anche per le educatrici che in questomodo si soffermano e discutono insieme su sfu-mature importanti, di cui spesso non riescono aparlare per la frenesia degli obblighi quotidiani.I progetti nei nidi prevedono un incontro con leinsegnanti all’inizio del percorso per parlare deibambini e accordarsi sui contenuti e metodi delprogetto; 12 incontri coi bambini di circa 30/45minuti alla settimana e un incontro finale coigenitori per la restituzione dell’esperienza: unaserata di power point, filmati, aneddoti e con-segna del materiale di documentazione.

I primi due incontri coi bambini non sono diYoga ma di conoscenza reciproca; l’arrivo diuna nuova maestra che insegnerà lo Yoga vienepreannunciata dalle educatrici diversi giorniprima dell’ingresso che avviene nel modo piùnaturale e discreto possibile: si inizia con l’os-servazione delle varie interazioni tra bimbi emaestre per poi sciogliere il ghiaccio a volte conun naso rosso da clown, a volte con una can-zone a volte con altri espedienti ed entrare a farparte anche dei loro giochi.

Il numero di bambini che partecipano alle ses-sioni può variare ma in genere è meglio nonsuperare 8-10 bambini in un gruppo di piccolis-simi e 15 nelle sezioni di 2-3 anni.

Il vestiario dell’insegnante di Yoga è importan-tissimo, deve profumare di pulito e suscitaregioia: il mio è di colore arancio, meglio scegliereun colore che resti invariato nel tempo così darendere più facile per i bambini l’identifica-zione del ruolo dell’insegnante di Yoga e, comedescritto nel capitolo sulla cromoterapia, sonoda evitare colori sul nero e affini, meglio colorichiari ma non spenti, decisi ma non violenti.Ricordarsi il nome dei bambini è molto impor-tante, avvicina e instaura una relazione imme-diata.

Quindi comincia la sfida: lo Yoga prevede tanteinterazioni sia fisiche che emotive coi bambini econquistarsi la loro fiducia è il compito piùarduo ma l’atmosfera che si crea durante le ses-sioni è un catalizzatore di serenità e gioia, pre-messe indispensabili affinché il bimbo si abban-doni a nuove relazioni e nuovi apprendimenti. Indispensabile la presenza durante gli incontridi Yoga di almeno un educatore, sia per i bam-bini che, essendo piccolissimi, hanno bisognodel riferimento conosciuto, che per la docu-mentazione (foto, filmati, frasi dei bambini)senza la quale è impossibile far arrivare ai geni-tori almeno in minima parte gli eventi cheavvengono durante i corsi.

Le maestre prepareranno i bambini prima del-l’arrivo dell’insegnante di Yoga: vestiti adatti,

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calze antiscivolo (anche per chi ancora non cam-mina) mani e viso sciacquati e stanza con musicain sottofondo, una luce naturale, o per lo menonon quella dei neon e un dolce aroma di incensoo oli essenziali. Ogni bimbo siederà sulla sua sal-viettina, in cerchio (sembra facile…) ma quandola temperatura lo permette e il pavimento è acco-gliente i bambini possono sedersi direttamenteper terra, intorno ad una candelina accesa, ade-guatamente sorvegliata e spenta al più presto seci sono bimbi pronti a tuffarsi sul fuoco.La musica in sottofondo, la candelina, l’incenso,le canzoncine e i cembali, tanti peluche cheescono dalla borsa magica… tutto questo inducead un avvicinamento tra le insegnanti, i bambinie la nuova insegnante di Yoga, poi tutto sarànaturale e lo Yoga diventerà un momento dav-vero speciale non solo per i piccoli.

Si inizia sempre con canzoni per poi passare aivari esercizi, rilassamento e attimi di medita-zione degli adulti (perché per il bambino fino ai5 anni di età non è possibile fare meditazionenel senso più vero del termine ma è possibilefare semplici esercizi di visualizzazione e ripeti-zione di mantra).

Una caratteristica che distingue lo Yoga dallealtre discipline è la sua enfasi sulla consapevo-lezza respiratoria. Fin dalla più tenera età pos-siamo sentire quanto importante sia questa fun-zione grazie a giochi ed esercizi che raccolgonol’attenzione su questo movimento. Il respiro èpotente, ossigena gli organi e le cellule delcorpo e al tempo stesso ci rilassa equilibrando ilsistema nervoso quindi iniziamo lo Yoga respi-rando profondamente insieme alle educatrici ea poco a poco anche i bambini si sintonizze-ranno sul nostro ritmo respiratorio. Per aiutare la consapevolezza sul respiro unodegli stratagemmi più vincenti nei piccolissimi èfarli stendere e appoggiare sul pancino un pic-colo peluche per far loro osservare come questosi alzi e si abbassi a seconda del loro respiro.Poi, per cercare di rendere visibile l’aria cheesce, si possono usare girandole, piume, pallon-

cini, fargli fare respiri degli animali30 e ricor-dargli regolarmente che hanno un respiro e chequando sono stanchi, arrabbiati, tristi possonofermarsi a respirare profondamente. Non lodimenticheranno mai più.

Le proposte di esercizi varieranno a seconda del-l’età, delle emozioni e delle competenze dei bam-bini, il tutto da valutare spesso, seduta stante. È importante avere tanti strumenti anche nelbagagliaio della memoria, tante canzoncine, tiri-tere, posizioni, favole, tipi di massaggio oltreche tanti oggetti da usare per far arrivare aibimbi quello che è nei nostri intenti. Le flashcard sono strumento veramente indispensabile,ci vuole un po’ di pazienza per realizzarle ma virestano per sempre perché essendo plastificatesono indistruttibili.

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Sono fogli a grandezza A4, in cui da una parteavrete messo il disegno della posizione con il suonome in stampatello, scritto con caratteri grandisia in italiano che in inglese (meglio cominciare dasubito ad imparare la lingua più usata nelmondo), e dall’altra ci sarà la foto o il disegno del-l’oggetto o animale rappresentato, il tutto natu-ralmente plastificato.Molte posizioni Yoga richiamano animali odoggetti spesso sconosciuti per i piccoli, come lacicogna o l’aratro, e per questo vanno sempreintrodotti con un’immagine.La fotografia dovrebbe essere di ottima qualità,precisa, grande e chiara e non vi devono essererappresentati persone o oggetti diversi da quelloproposto, né sfondi che possano confonderlo, esia la figura che il nome dell’oggetto devonoessere grandi e chiari per favorire l’acquisizionedei particolari. Ogni informazione che possaessere presentata in modo preciso verrà appresacon facilità e contribuirà ad arricchire l’intelli-genza del bambino31.

Useremo queste flash card il più spesso possi-bile durante la presentazione delle varie posi-zioni Yoga. È preferibile che vi siano solo pochiattimi di osservazione da parte del bambino per

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30. Vedi il testo Didi A‘nanda Paramita’, 2005.31. Ibidem.

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suscitare la sua curiosità a voler vedere ancorala flash card in seguito.

Lo stato d’animo positivo del bambino rispettoagli esercizi psico-fisici è requisito fondamen-tale in questo processo di scoperta e apprendi-mento ma lo è altrettanto lo stato d’animo del-l’adulto che ha il potere di generare un’atmo-sfera psichica nel bambino, esperto nel sinto-nizzarsi perfettamente sulle lunghezze d’ondadi chi si prende cura di lui.Quindi cerchiamo di evitare di fare Yoga con ibimbi se non siamo nello stato d’animo o non cicrediamo a sufficienza altrimenti non saremo ingrado di costruire le fondamenta per un inte-resse vero verso lo Yoga e i suoi “attrezzi”.

I bambini fino ai 3 anni hanno un periodo diconcentrazione molto breve ma assorbono conintensità tutto ciò che si presenta alla loro atten-zione, imparano anche solo guardando, ascol-tando, toccando e anche se saranno esitantiall’inizio nell’intraprendere strane posizioni,avranno custodito negli anfratti delle loro mentitutto, ma proprio tutto ciò che gli è stato pro-posto.

E se il corso sembrasse non funzionare? Il segreto è nella relazione coi bimbi, dobbiamoanalizzare il nostro modo di proporre lo Yoga:per esempio, è bene esclamare “ottimo” moltospesso ed evitare di dire che sbagliano, megliodire: “Proviamo in quest’altro modo? Vediamocome va così” e i bambini non saranno spaven-tati dal nuovo apprendimento. Non è giusto cercare di costringere il bambinoad eseguire posizioni perfette o imporgli laposizione da fare ma invece è indispensabiledivertirsi e ridere insieme. È importante gui-dare i bambini e non lasciarli liberi di fare tuttoquello che vogliono, quando c’è troppa distra-zione, dolcemente e con qualche canzoncinaritmica, li si riporta dolcemente al focus. Èinoltre importante non fornire troppe istruzionitutte insieme ma andare un passo alla voltanella spiegazione e nell’esecuzione dimostra-

tiva. Se ci sono bambini che hanno già imparatola posizione che volete proporre, dite agli altridi guardarli… sarà fonte di grande motivazioneper bambini così piccoli sentirsi in grado diinsegnare ai loro compagni. Se volete aver successo coi bambini utilizzatemolti esercizi di equilibrio come i voli, le presein volo, le altalene, ecc. Vi accorgerete che tuttii bambini nel raggio di cento metri si precipite-ranno verso di voi ogni volta che state percominciare un programma dell’equilibrio.E ricordiamoci la regola d’oro: interromperel’attività sempre prima che il bambino siastanco o annoiato. Se vogliamo che desideri fareYoga dobbiamo terminare l’incontro almomento giusto. Ricordo un bimbo di unascuola dell’infanzia di Reggio Emilia che nonsembrava particolarmente entusiasta dello Yogama quando gli fu chiesto, nell’intervista di finedell’anno, se gli piaceva lo Yoga, disse: “È bello,però finisce subito…!”.

È molto importante documentare gli incontricon scatti e videoclip e se i bambini sanno dise-gnare chieder loro di esprimere graficamentequello che fanno nei momenti di Yoga. Quasiindispensabili per l’apprendimento duraturosono i rilanci delle educatrici nelle ore settima-nali: riproporre quello che i bimbi hanno visto eimparato nella sessione di Yoga ci permetteanche la raccolta dei loro pensieri ed emozioni.Ci sono frasi stupende che mi hanno regalato ibimbi, perle preziose del mio forziere, che nar-rano tutto il senso dello Yoga. E a fine annoscolastico videocamera e interviste a tutti ibimbi, anche ai piccolissimi (provare per cre-dere) per sentire anche un loro piccolo sussurrodi pensiero sulle posizioni, le musiche, i rilassa-menti, i massaggi. È utile che i bambini abbianoun ricordo delle loro acrobazie e varie espe-rienze da vedere anche quando saranno piùgrandi e quindi è necessario preparare powerpoint sia per i bambini che per i genitori doveviene spiegato il percorso intrapreso.

Tutti gli esercizi per le varie fasce d’età sono

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descritti nel capitolo sulle posizioni; natural-mente la cosa migliore per i lattanti e per ibimbi che ancora non camminano è che siano igenitori a portare ogni giorno un po’ di Yoganella loro vita.Si possono utilizzare gli apprendimenti delloYoga anche per preparare insieme i materialipiù disparati: un libro dove una favola possaessere interpretata dai vari personaggi delloYoga, canzoncine inventate coi personaggi delloYoga da poter registrare per fare un cd, foto-grafie scattate dai bambini stessi durante la ses-sione di Yoga da usare per fare una presenta-zione di fine anno, ecc.

E ricordate: una buona classe di Yoga per bam-bini coinvolge i bambini, è divertente e pro-muove uno stato di benessere a tutti i livelli(corpo/mente/spirito).

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edizioni la meridianap a r t e n z e

Euro 13,50 (I.i.)

In copertina disegno di Silvio Boselli

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Lo Yoga dalla vita prenatale ai primi tre anni

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ISBN 978-88-6153-081-2

Si può fare Yoga con i bambini? Non vi stupite per la risposta: certo! NelloYoga il corpo dei bambini piccoli può esprimere potenzialità e competenzein modo attivo, perché si conosce con la mente e il corpo, con la ragione el’emozione. Il silenzio e la concentrazione ottenuti tramite rituali, musiche,posizioni e atteggiamenti attivano un ascolto interiore inedito.Lo Yoga educa non istruisce, aiuta cioè le potenzialità ad esprimersi, èesperienza di condivisione e introspezione.Questo libro, inconsueto per il tema e inedito per la proposta, si riproponedi finire nelle mani di adulti educatori ma ha come vero destinatario finaleil bambino.Il bambino competente è un bambino che ha un adulto che lo guarda cometale: il livello di aspettative è determinante. Genitori e insegnanti recuperanoattraverso lo Yoga la capacità di stare insieme, di condividere un’esperienzaemotivamente molto intensa che riattiva capacità relazionali inespresse e lapossibilità di guardare il bambino con amore, con occhio complice.

“I libri di Didi sono un sicuro riferimento per chi vuole aiutare i bambini ele bambine a crescere felici. Anche questo è un libro di grande intensità eutilissimo per i più piccoli; dedicare tempo a queste attività mantiene vivoil sogno di un rapporto di reciprocità autentica fra grandi e piccini.” (DanieleNovara)

Didi A ‘nanda Paramita’ pratica e insegna lo Yoga da oltre 20 anni. Dopo averesercitato la professione di ostetrica e a seguito dei suoi numerosi viaggi in India –dove ha imparato le antiche tecniche del Tantra Yoga alla scuola di Shrii ShriiAnandamurtiji – ha cominciato ad insegnare la disciplina Yogica per le gestanti, gliadulti e i bambini in diversi paesi del mondo.È socia fondatrice dell'Associazione per il Neo-Umanesimo (APNU) ONLUS divolontariato e solidarietà internazionale.Con la meridiana ha pubblicato Lo Yoga dei bambini. Educare e crescere nella conoscenzadi sé (2005).

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