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Rosa Tiziana Bruno DIDATTICA CON LA FIABA Laboratori di leura e narrazione fiabesca per Asilo Nido, Scuola dell’Infanzia e Scuola Primaria

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Rosa Tiziana Bruno

DiDaTTica con la fiaBa

Laboratori di lettura e narrazione fiabesca

per Asilo Nido, Scuola dell’Infanzia e Scuola Primaria

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LABORATORI CON LE FIABE

Esistono delle precise modalità per stimolare il bisogno ed il piacere di ascoltare e narrare. Così come esiste una creatività di cui il docente è già in possesso, e che dimostra quando spende energie per “costruire” materiale di-dattico con lo scopo di aggiornare ed integrare i contenuti delle proprie lezio-ni.

Intorno a questi aspetti, fondamentali per l’insegnamento, intendo proporre un confronto aperto con i partecipanti in una prospettiva di scambio di idee ed esperienze. Un momento per riflettere, apprendere e confrontarsi; un momento di congiunzione tra l’ambito teorico e quello pratico.

L’obiettivo è quello di presentare la narrazione come processo creativo, un’occasione di esprimere se stesso, il proprio universo affettivo, le proprie opinioni.

Creare spazi di dialogo, dove ognuno sia a suo agio, libero di esprimersi e comunicare sé stesso, in ogni modo possibile. Questo è fondamentale per lo sviluppo del bambino, anche come forma di prevenzione dei possibili disagi futuri: disturbi dell’apprendimento, bullismo, disturbi relazionali, disturbi ali-mentari, disturbi del sonno.

Per stimolare il “piacere” del narrare, sia in forma verbale che scritto-grafi-ca, grande importanza va attribuita alla creazione di contesti e di strumenti che possono facilitare il percorso. Proprio qui inizia il compito dell’insegnante/educatore/animatore che attraverso la narrazione può dare vita ad una speciale forma di accoglienza del bambino. Un’accoglienza che diventa reciproco ar-ricchimento, crescita intellettiva ed emotiva, distensione dello spirito. Un’ac-coglienza che è un vero e proprio momento didattico, utile al bambino per imparare a conoscere le proprie emozioni e a padroneggiarle, in un clima di confronto anche interculturale.

Questo testo proporrà anche materiali elaborati per attività concrete e tecni-che per stimolare il bisogno/piacere della narrazione in un contesto didattico, ludico e creativo.

Tutti i suggerimenti didattici, nonché gli strumenti forniti, sono ampiamente commentati e descritti in maniera da renderli applicabili nei vari contesti scola-stici, liberamente e creativamente, dagli operatori dell’Asilo Nido e dai docenti della Scuola dell’Infanzia e Primaria.

Temi:Didattica narrativa: l’importanza della narrazione fiabesca - nell’Asilo Nido- nella Scuola dell’Infanzia-

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nella Scuola Primaria- perché la narrazione, come narrare, narrare per accoglierecatarsi e consapevolezza delle emozioni attraverso le fiabeabilità di ascolto, superamento dei confini culturali, comunicazioneimparare a dialogare e a confrontarsi

Esempi concreti: alcune fiabe analizzate in profondità - La bella addormentata (Rosaspina)CenerentolaBiancaneve La Sirenetta Scarpette rosse

La narrazione come officina didattica - esempi di attività pratiche da proporre in classe

Strumenti utilizzati:testi fiabeschi -

Strumenti forniti:bibliografia ragionata di libri fiabeschi - descrizione di esercizi pratici di narrazione creativa-

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La narrazione come officina didatticaesempi di attività pratiche da proporre in classe

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STORIE SBAGLIATEA. : proporre ai bambini di raccontare le fiabe cam-biando le caratteristiche dei personaggi, il loro temperamento, le carat-teristiche fisiche;

MACEDONIA DI STORIEB. : giocare a inventare nuove fiabe mischian-do i personaggi di quelle già raccontate (es.: cosa accadrebbe se Pinoc-chio incontrasse Biancaneve?);

POI COS’E’ SUCCESSO?C. partendo dal finale di una fiaba nota, pro-porre ai bambini di immaginare cosa è successo dopo;

FIABE ALL’INCONTRARIOD. : inventare fiabe nuove, stravolgendo i caratteri dei personaggi;

PUNTI DI VISTA: E. raccontare le fiabe classiche partendo dal punto di vista dell’antagonista;

F. LA PAURA E’ FATTA DI NIENTE: come acquisire consapevolezza delle proprie emozioni e riconoscerle nell’altro;

I LADRI DI FAVOLE:G. imparare a confrontarsi con culture diverse e ad apprezzare la diversità come fonte di ricchezza. Il laboratorio si basa sul racconto delle diverse varianti della fiaba di Cenerentola, oppure in alternativa si può seguire il percorso delle unità didattiche collegate al libro “I ladri di favole” Ed. Edigiò.

LA PASTICCERIA ZITTI: H. un percorso che attraversa le aree lingui-stico-artistico-espressiva, storico-geografica e scientifica. Il percorso di-dattico proposto fornisce una griglia dettagliata di riferimenti operativi. L’obiettivo comune che fa da sfondo è l’educazione all’affettività e alla cittadinanza. L’apprendimento del concreto prendersi cura di se stessi, degli altri e dell’ambiente al fine di favorire atteggiamenti cooperativi e collaborativi, essenziali per praticare la convivenza civile e per essere in armonia con sé stessi.

I laboratori sono stati pensati e ideati in maniera da essere adattati a tutte le fasce d’età e a tutti i livelli scolastici.Quello che conta, per una perfetta riuscita, è che il docente abbia ben compreso il concetto di narrazione nelle sue modalità e motivazioni intrinseche. Inoltre è fondamentale che chi narra abbia approfondito le dinamiche sociali e psicolo-giche come illustrato da pag. 23 a pag. 34

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Dal laboratorio “Fiabe all’incontrario”.

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Dal laboratorio “Punti di vista”.

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Dal laboratorio “Ladri di favole” - Scuola dell’Infanzia.

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Due esempi di laboratorio di narrazione nei dettagli

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1) La paura è fatta di niente

-ideato dalla scrittrice Rosa Tiziana Bruno-

La paura è fatta di niente è un breve percorso formativo che combina l’educazione all’immagine con l’educazione all’affettività.

Si pone l’obiettivo di sviluppare in bambini e ragazzi le abilità di ragiona-mento, in relazione alle aree essenziali della comprensione/autocomprensione e della riflessività, attraverso l’esperienza del dialogo come processo di costru-zione collettiva di conoscenza e di senso.

L’esigenza di un percorso educativo di questo tipo nasce dall’osservazione del comportamento degli alunni nel contesto scolastico attuale. Infatti, nume-rose indagini hanno rivelato la necessità di trovare risposte adeguate ai bisogni espressi dai bambini oggi, anche alla luce dei cambiamenti sociali e culturali che sono in atto.

Spesso nella scuola dell’Infanzia e nella Primaria, sono presenti alunni “de-boli” sotto il profilo dello sviluppo affettivo.

Numerosi i casi d’instabilità psicomotoria o d’inibizione che manifestano bisogni d’accoglienza, d’ascolto, di rassicurazione, di mediazione. Necessità, queste, che appartengono a tutti, anche se in misura diversa.

Tali bisogni risultano amplificati nelle classi dove la presenza di alunni stra-nieri è una costante. Occorre trasformare gli atteggiamenti problematici dei bambini in capacità di affrontare la realtà scolastica e sociale.

Lo scopo è quello di promuovere una crescita ed una maturazione sociale ed affettiva degli alunni attraverso l’incontro con i sentimenti e le emozioni in un clima di fiducia e di rispetto all’interno del gruppo classe, dove ciascuno può sentirsi sicuro di esprimersi, di ascoltare e di essere ascoltato. E’ importante scoprire che la paura è un’emozione naturale che appartiene a tutti. Un’emo-zione che a volte è perfino utile, ma che spesso è “fatta di niente”…

Inoltre, occorre imparare ad esprimere e riconoscere negli altri queste emo-zioni anche attraverso le immagini grafiche e il linguaggio del corpo. E questo è utile per tutti noi…

Il libro utilizzato per questo progetto è “La paura è fatta di niente”, un te-sto appositamente scritto per essere utilizzato nei vari gradi della formazione/educazione scolastica, a partire dall’Asilo Nido. Si tratta, infatti, di una fiaba in rima che si presta ad una narrazione cadenzata e ritmata, come una filastrocca. Questo tipo di narrazione è di fondamentale importanza per i bambini dai sei mesi ai tre anni.

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Temi:emozioni, paura, diversità, incontro, fantasia, sogno, realtà, speranza, ami-

cizia, colori, immagini, comunicazione, movimento

Ambiti disciplinari: Area affettivo-relazionaleArea linguisticaArea artistico-grafica

Obiettivi:sviluppare le proprie abilità percettive, linguistiche, espressive- forme di linguaggio iconico, corporeo e gestuale per esprimere le emo-- zionicodici non verbali per comunicare/esprimere/riconoscere le emozioni- imparare ad interagire con i compagni e con gli adulti durante una di-- scussioneconoscenza di sé stessi - consapevolezza delle proprie emozioni- capacità di considerare il punto di vista dei propri amici e familiari- r- appresentare graficamente e verbalmente i fatti vissuti e narraticapacità di tradurre in simboli grafici il proprio pensiero e i propri sen-- timenti

Durata:Ogni singolo incontro dura circa un paio d’ore. L’intero progetto richiede

dai tre ai quattro giorni di attuazione.

Età:Dai 4 anni ai 12 anni.Naturalmente le discussioni saranno adattate, all’età dei partecipanti, ri-

correndo ad esemplificazioni per i più piccoli e ad approfondimenti per i più grandi.

Materiali:Libro “La paura è fatta di niente”, quaderno per le annotazioni, fogli d’al-

bum, matite, colori.

Percorso Operativo:

La fiaba1) : lettura in classe della fiaba “La paura è fatta di niente”, dell’au-trice R. T. Bruno, edizioni Mammeonline

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Il bosco e le paure2) : discussione sulle paure, seguendo il percorso indica-to dalle fiabe appena lette, riflettendo su testo e illustrazioni

Appunti:3) raccolta e trascrizione delle risposte in un elenco stilato nell’or-dine d’importanza attribuito dai bambini alle varie riflessioni emerseComunicare con il disegno4) : ognuno disegna le proprie paure, raffigu-randole simbolicamente e nel modo più spontaneo possibile.

5) Mostriamoci!: allestimento di una piccola galleria dei disegni prodotti

6) Mimiamo: proviamo a imitare le facce della paura…per far paura alla paura?!

Conduzione della discussione, come coinvolgere la classe:

L’insegnante introduce la lettura del libro “La paura è fatta di niente”, presentando la storia come un’avventura che ha per protagonista la paura e i suoi bizzarri modi di manifestarsi. La curiosità può essere stimolata aiutandoli ad immaginare lo scenario che sarà proposto dal libro:

Un esempio:E’ un giovedì qualunque, destinato ad un racconto qualunque, intorno ad

un argomento qualunque. Io, l’autrice del libro, sto per iniziare la narrazione. Probabilmente, pensano tutti, racconterò una fiaba tratta dal mio ultimo libro, qualcosa di allegro per sorridere e rilassarci un po’...

Invece no, oggi ho deciso di soffermarmi su quella linea sottile che separa l’esistenza dalla non-esistenza. Scenderemo dentro, nel profondo di ognuno di noi, per riemergerne un po’ diversi, magari più consapevoli. Un dubbio: ma sarà mica filosofia? Siamo certi che sia una narrazione adatta ai piccoli?

Il fatto è che la condizione di “bambino” non ha proprio nulla ha a che ve-dere con l’incapacità di ragionare o di riflettere. E oggi ho voglia di sviluppare la riflessività, attraverso l’esperienza del dialogo come processo di costruzio-ne collettiva di conoscenza e di senso. Ho voglia di incontrare sentimenti ed emozioni, di creare un clima di fiducia e di rispetto, dove ciascuno può sentirsi sicuro di esprimersi, di ascoltare e di essere ascoltato.

Allora, comincio così: “Buongiorno: oggi raccontiamo la PAURA”

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Ci disponiamo seduti in cerchio, tutti vedono tutti. E’ il momento di mostra-re il libro: l’oggetto magico da cui parole e immagini stanno per venire fuori. Nella parte alta della copertina campeggia il titolo “La paura è fatta di niente” che riempie il cielo; più in basso una barchetta di carta, che ondeggia in un mare improbabile, e un bambino a bordo. Viene subito voglia di scoprire cose c’è oltre quell’immagine... Ma prendo tempo e pongo una domanda:

“Voi avete delle paure?” La risposta unanime, un coro deciso, è: “NO”.“Ma cosa significa avere paura? Ovvero, cos’è la paura, possiamo descri-

verla?” Ricevo svariate risposte:“Un sentimento” “Un’emozione” “Un pensiero” “Un’idea”“Una sensazione” Raccolgo le definizioni, ma le lascio lì sospese, senza

aggiungere nessuna precisazione.“Bene, adesso raccontiamo la storia di un bambino della vostra età che ci

descrive le sue paure. Proviamo ad, immergerci nel suo mondo e vediamo un po se ritroviamo nella sua storia qualcosa che ci appartiene, sì?”

Sembrano contenti ed incuriositi, proseguo. Apro il libro e mostro la prima pagina, con testo ed immagine:

C’era una volta e ogni volta che vuoi tu un bosco buio di alberi all’ingiùIl disegno di un bimbo che attraversa da solo una foresta, con l’espressio-

ne spaventata, colpisce molto. I bambini osservano con attenzione, sembrano rapiti, incuriositi, interessati. Domando loro se esistono davvero degli “alberi all’ingiù”, la risposta unanime è “no”. Inizio a scherzare sulla possibilità di guardare il mondo alla rovescia. Insieme riflettiamo su come possa accadere di vedere la realtà in maniera distorta, al punto, magari, da aver paura di cose innocue. Accenniamo anche all’eventualità di vedere le cose in mille modi diversi.

Confrontiamo brevemente le nostre esperienze, qualcuno racconta brevi episodi in cui ha creduto di vedere qualcosa che in realtà poi si è rivelato es-sere “altro”: illusioni ottiche, impressioni sbagliate, osservazione frettolosa... Dunque, l’ipotesi degli alberi all’ingiù comincia a prendere forma. Non sem-bra più così assurda.

Proseguo nella narrazione, volto la pagina:Conosco un bosco tinto di fosco ogni tanto ci passo attraverso Ha sentieri

bui e neri che gran fifa fuggirei volentieri!Anche stavolta l’immagine che accompagna il testo è suggestiva. Domando

ai bambini se qualcuno ha mai avuto la sensazione di trovarsi in un “bosco fosco”, come il protagonista della storia che stiamo raccontando. Qui ha inizio un fiume di racconti che vanno ad innestarsi nella storia contenuta nel libro. I bambini incrociano le loro storie con quella del protagonista.

Parlano dei loro “boschi”, raccontano di getto le situazioni da cui vorrebbe-

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ro fuggire: stanze buie, urla dei genitori, rimproveri delle maestre, dispetti del compagno di banco, alieni (?!)... Ognuno ha modo di confrontarsi con gli altri e di scoprire che non è solo ad aver dei timori, che anzi la paura è una condi-zione “normale”, in determinate circostanze. Appartiene a tutti.

Mi unisco anch’io ai loro racconti. Anche i grandi hanno paura! Espongo il mio ridicolo timore degli insetti. Ci ridiamo su, insieme. Delle paure si può anche ridere, perché no? Proviamo ad ipotizzare il lato “utile” della paura, perché in fondo è anche un invito a fermarci dinanzi al pericolo, la paura non è una cosa inutile! Però rischia di diventare paralizzante se è ingigantita o affrontata male. Continuiamo a discutere come piccoli filosofi, tutti hanno da dire qualcosa, perfino i più timidi. Ma la curiosità di scoprire come prosegue la storia racchiusa nel libro ci spinge ad andare avanti, continuiamo a sfogliare le pagine:

C’è qualcuno che mi tocca la paura è proprio scioccac’è qualcuno che mi prende la paura è fatta di niente ... Nel lettino son da soloma vorrei spiccare il volo...Ho paura della morte il dolore è troppo forteEcco, ci viene voglia di raccontare i pensieri che ci assalgono prima di ad-

dromentarci. A volte sono tristi, oppure si tratta di desideri, di sogni ad occhi aperti, di ricordi. La paura del buio sembra molto diffusa, accompagnata dal desiderio di condividere la stanza con un fratellino o sorellina.

Discutiamo dell’importanza della famiglia per ciascuno di noi. Parliamo di solitudine, di dialogo, di incomunicabilità. Costruiamo immagini visive nella nostra mente e le confrontiamo; veri e propri disegni del pensiero, nati ad occhi chiusi.

“Ma raccontate mai a qualcuno i vostri pensieri più ‘paurosi’?”- Doman-do.

Scopro che in realtà per molti di loro è la prima volta, la prima occasione che hanno di confrontare I propri timori e desideri con quellialtrui. Qualcuno dice che talvolta confida alla propria madre qualcosa...ma non tutto, proprio no. I più ammettono di tenersi le proprie paure dentro, per paura di essere giu-dicati o addirittura rimproverati.

“Allora il protagonista di questo racconto ci assomiglia?” Domando an-cora In effetti tutti si stanno identificando in lui. Con spontaneità e semplicità. “Ma all’inizio non avevate detto di non avere nessuna paura?”

Ridono tutti a questa mia domanda. Sorrido anch’io. La voglia di andare avanti nella narrazione continua a mischiarsi con il desiderio di raccontare noi stessi. Raccontare e raccontarsi. La storia contenuta nel libro si ricongiunge con quella personale di ognuno di noi, le nostre vite si uniscono e diventano un unico racconto. Solo l’orologio riesce a distoglierci dal proseguire, il tempo

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a nostra diposizione è terminato. Ma una cosa è certa: adesso nessun sembra più aver paura di... raccontare la paura. E non è finita qui, questo è stato solo il primo incontro di narrazione previsto in calendario... (to be continued).

Riferimenti bibliografici: R.T. Bruno - “La paura è fatta di niente” – Ed. MoL, 2010

2) La pasticceria Zitti

-ideato dalla scrittrice Rosa Tiziana Bruno-

La narrazione è un processo creativo, un’occasione per esprimere se stessi, il pro-prio universo affettivo, il mondo interiore, le proprie opinioni.

Narrare una fiaba significa creare spazi di dialogo, dove ognuno sia a suo agio, libero di esprimersi e comunicare sé stesso. Questo è fondamentale per lo sviluppo del bambino, anche come forma di prevenzione dei possibili disagi futuri: disturbi rela-zionali, disturbi alimentari bullismo, disturbi dell’apprendimento, disturbi del sonno.

Partendo da questi presupposti, nascono quattro unità didattiche che affiancano la pubblicazione “La pasticceria Zitti”. Il compito di queste unità è fornire una traccia per lavorare in classe sui temi della comunicazione, dell’affettività, dell’alimentazio-ne, della paura, della diversità. Ogni unità corrisponde ad un capitolo del libro e ad esso si appoggia per la sua realizzazione. Si tratta di unità-tipo, sulle quali possono essere innestate numerose varianti, volendo.

Le quattro unità didattiche collegate al libro “La pasticceria Zitti” vogliono essere un percorso che attraversa le aree linguistico-artistico-espressiva, storico-geografica e scientifica. Il percorso didattico proposto, infatti, fornisce una griglia di riferimenti operativi alla quale l’insegnante potrà liberamente attingere, facendosi guidare dalla propria sensibilità e dalla propria esperienza, magari effettuando una personale sele-zione in base alle esigenze della classe.

L’obiettivo comune che fa da sfondo all’intero progetto didattico è l’educazione all’affettività e alla cittadinanza. Ovvero l’apprendimento del concreto prendersi cura di se stessi, degli altri e dell’ambiente al fine di favorire lo sviluppo di atteggiamenti cooperativi e collaborativi, essenziali per praticare la convivenza civile.

Sulle unità didattiche proposte possono essere innestati laboratori teatrali, grafici e laboratori di cucina creativa cucina per parlare di alimentazione oltre che per preve-nire e affrontare i disturbi alimentari.

L’autrice del libro La pasticceria Zitti, Rosa Tiziana Bruno, è disponibile per ogni eventuale approfondimento delle possibilità didattiche offerte dal testo e per la proget-tazione e l’attuazione di laboratori.

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UNITA’ 1UNA CITTA’ MOLTO RUMOROSA

Livello scolastico: Secondo ciclo

Ambiti disciplinari: Area affettivo-relazionaleArea linguisticaArea storico-geograficaArea scientificaArea matematicaArea artistico-grafica

Obiettivi didattici:Imparare ad interagire con i compagni e con gli adulti durante una discussione -conoscenza di sé stessi ed esplorazione delle proprie emozioni -capacità di considerare il punto di vista dei propri familiari ed amici -consapevolezza delle proprie radici -sviluppare le proprie abilità percettive, linguistiche, espressive -imparare a consultare carte geografiche e mappe -imparare ad analizzare, ordinare, associare e classificare immagini, persone, -oggettipercepire la pertinenza o l’assurdità di un elemento in un’immagine o in un -discorsoRappresentare graficamente e verbalmente i fatti vissuti e narrati -Avviare la costruzione dei concetti fondamentali della storia: vita sociale, rego- -le del gruppo classe, in famiglia

Come coinvolgere la classeL’insegnante introduce la lettura del libro “La pasticceria Zitti”, presentando la

storia come un’avventura assai particolare che ha per protagonista un bambino della loro età che diventa adulto dopo aver affrontato delle difficoltà (che per il momento non vengono descritte). La curiosità può essere stimolata aiutandoli ad immaginare lo scenario che sarà proposto dal libro: “Cosa succederebbe se all’improvviso nessuno comprendesse più le parole degli altri?”

Quindi si può procedere con la lettura delle prime tre pagine: I bambini seguono leggendo sulla propria copia del libro (magari si può proporre

loro di leggere a turno i brani del capitolo in sequenza).Terminata la lettura, potrà essere aperta una conversazione di carattere informale,

all’interno della quale si proporranno alla scolaresca alcune domande:

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La città in cui vivete assomiglia alla città descritta in questa storia? Che differenze e similitudini riscontrate?

Con quali aggettivi descrivereste la vita che si svolge nella città descritta nella storia? E nella vostra città?

Vi accorgete sempre dello scorrere dei giorni della settimana? Notate i cambia-menti climatici da un giorno all’altro? Cosa cambia?

Cosa ne pensate degli abitanti della città descritta nella storia? Vi sembra che si tratti di gente simpatica? Perché?

Come si svolge la loro vita, che atmosfera c’è intorno a loro? Pensate che sia un bel modo di vivere? L’atmosfera che li avvolge assomiglia a quella in cui vivete voi?

Vi arrecano fastidio i rumori della vostra città?

Le persone della storia non riescono a comunicare i loro desideri, capita anche a voi?

Vi sentite ascoltati e capiti da chi vive accanto a voi? Preferite raccontare o ascoltare?Pensate di essere capaci di ascoltare gli altri?

Vi capita mai che qualcuno urli contro di voi? Che sensazione provate e come vi comportate quando accade? Come siete accolti nei luoghi che di solito frequentate (scuola, associazioni, parrocchia, …)?

Vi è mai capitato di incontrare qualcuno che vi ha messo paura oppure qualcuno che non riuscite proprio a capire?

Al termine della discussione, dopo che tutti i bambini si sono espressi, si può pro-cedere con le seguenti attività, divise per area:

Area affettivo-relazionale: descrizione scritta del carattere degli abitanti della città della storia e del paesaggio

urbano, così come appare nel libro e, successivamente, descrizione di sé stessi (del proprio aspetto fisico e soprattutto del carattere) con particolare attenzione alle emo-zioni (paure, insicurezze, gioie, soddisfazioni…)

Area linguistica:i bambini potranno raccontare (oralmente o in forma scritta) un episodio signifi-

cativo accaduto loro in città o in un ambiente che sono soliti frequentare, successiva-mente la maestra li inviterà a inventare un episodio nuovo, di fantasia, con personaggi non reali. L’inventare storie, oltre ad essere un esercizio linguistico importante, è an-che un modo per far emergere il vissuto del bambino, quindi le sue emozioni.

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Area storico-geografica:partendo dalla descrizione della città di cui si aparla nella storia, si può proporre ai

bambini di consultare la mappa della città in cui vivono, scoprendo dove è localizzata la propria abitazione o quella dei propri amici.

Successivamente i bambini disegneranno una piantina della città di cui si parla nel libro, con la localizzazione dei negozi e degli uffici possibili. E’ un modo giocoso per iniziarli alla familiarizzazione con mappe e carte geografiche.

Area matematico-scientifica:rappresentazione grafica delle variazioni climatiche stagionali, mettendo in evi-

denza le varie trasformazioni della natura e della propria città. Quindi raggruppamen-to in serie delle piante e dei frutti che subiscono variazioni con il cambio stagionale.

Area artistico-grafica:dopo aver invitato i bambini a rileggere da soli le prime tre pagine, la maestra

chiede loro di rappresentare, attraverso un disegno, una scena a scelta raccontata che abbia colpito la loro immaginazione. I disegni dei bambini saranno poi raccolti in una piccola mostra cui potranno essere invitate le altre classi. Questa sarà l’occasione per uno scambio di vedute sugli argomenti trattati, oltre che per valorizzare le capacità artistico-espressive di tutti.

Criteri e strumenti per la verifica degli apprendimenti:osservazioni in itinere e conversazioni in coppia, in piccolo gruppo e con tutto il

gruppo-classe.

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UNITA’ 2IL SIGNOR ZITTI

Livello scolastico: Secondo ciclo

Ambiti disciplinari: Area affettivo-relazionaleArea linguisticaArea storico-geograficaArea scientificaArea matematicaArea artistico-grafica

Obiettivi didattici:Imparare ad interagire con i compagni e con gli adulti durante una discussione• conoscenza di sé stessi ed esplorazione delle proprie emozioni• capacità di considerare il punto di vista dei propri familiari ed amici • consapevolezza delle proprie radici • sviluppare le proprie abilità percettive, linguistiche, espressive • imparare a consultare carte geografiche e mappe• imparare ad analizzare, ordinare, associare e classificare immagini, persone, • oggettipercepire la pertinenza o l’assurdità di un elemento in un’immagine o in un • discorsoRappresentare graficamente e verbalmente i fatti vissuti e narrati• Avviare la costruzione dei concetti fondamentali della storia: vita sociale, re-• gole del gruppo classe, in famiglia

Come coinvolgere la classeL’insegnante introduce la lettura delle pagine 4, 5 e 6 de “La pasticceria Zitti”. I bambini seguono leggendo sulla propria copia del libro (magari si può proporre

loro di leggere a turno i brani del capitolo in sequenza).Terminata la lettura, potrà essere aperta una conversazione di carattere informale,

all’interno della quale si proporranno alla scolaresca alcune domande:

Il signor Zitti non può parlare e non può sentire, a voi è mai capitato di aver biso-gno parlare e di non trovare nessuno disposto ad ascoltarvi? Cosa avete provato? Ascoltate sempre gli altri quando vogliono dirvi qualcosa? Vi piace il silenzio o vi fa paura? E perché?

Cosa provano gli altri quando voi li ascoltate? Come reagiscono?

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Cosa significa esattamente ascoltare?Vi sentite capiti dagli adulti? E dai vostri amici?E’ facile raccontare agli altri quel che si prova o le cose di cui si ha bisogno?

Cosa pensate degli adulti? Hanno sempre ragione ogni volta che affermano qualco-sa? Vi è mai capitato di dire la verità e non essere creduti?

Conoscete il sindaco della vostra città? Di cosa si occupa esattamente un sindaco?E la polizia che compito ha? Avete mai incontrato un poliziotto in giro per la città? Lo avete osservato?

Al termine della discussione, dopo che tutti i bambini si sono espressi, si può pro-cedere con le seguenti attività, divise per area:

Area affettivo-relazionale: rappresentazione, attraverso un disegno, del concetto di “bisogno di essere ascol-

tati”. Il disegno, ovvero la rappresentazione grafica e tangibile dei propri bisogni e timori, rende il bambino più consapevole di sé e più sicuro.

Area linguistica:elenco delle parole nuove, o di cui si conosce a malapena il significato, incontrate

durante la lettura del capitolo affiancato da una descrizione del significato delle stes-se. Dopo, si può inventare una breve storiella utilizzando le parole “nuove” appena scoperte.

Area storico-geografica:collocare l’ufficio Postale, la farmacia ecc… nella mappa della città descritta nel

libro. Successivamente consultare la mappa reale della propria città e posizionare gli stessi uffici in quest’ultima mappa.

Ara matematico-scientifica:partendo dall’immagine del signor Zitti che saluta dal retrobottega, si potrebbe

chiedere ai bambini se conoscono i prezzi dei dolci e delle merci più comuni. Quindi classificarli in ordine crescente o decrescente.

Area artistico-grafica:dopo aver invitato i bambini a rileggere da soli le pagine 4,5 e 6, la maestra chie-

de loro di rappresentare, attraverso un disegno, una scena a scelta che abbia colpito la loro immaginazione . I disegni dei bambini saranno poi raccolti in una piccola mostra cui potranno essere invitate le altre classi. Questa sarà l’occasione per uno

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scambio di vedute sugli argomenti trattati, oltre che per valorizzare le capacità arti-stico-espressive di tutti.

Criteri e strumenti per la verifica degli apprendimenti:osservazioni in itinere e conversazioni in coppia, in piccolo gruppo e con tutto il gruppo-classe.

UNITA’ 3L’INGREDIENTE SEGRETO

Livello scolastico: Secondo ciclo

Ambiti disciplinari: Area affettivo-relazionaleArea linguisticaArea storico-geograficaArea scientificaArea matematicaArea artistico-grafica

Obiettivi didattici:Imparare ad interagire con i compagni e con gli adulti durante una discussione -conoscenza di sé stessi ed esplorazione delle proprie emozioni -capacità di considerare il punto di vista dei propri familiari ed amici -consapevolezza delle proprie radici -sviluppare le proprie abilità percettive, linguistiche, espressive -imparare a consultare carte geografiche e mappe -imparare ad analizzare, ordinare, associare e classificare immagini, persone, -oggettipercepire la pertinenza o l’assurdità di un elemento in un’immagine o in un -discorsoRappresentare graficamente e verbalmente i fatti vissuti e narrati -Avviare la costruzione dei concetti fondamentali della storia: vita sociale, rego- -le del gruppo classe, in famiglia

Come coinvolgere la classeL’insegnante introduce la lettura delle pagine 7, 8 e 9 del libro. I bambini seguono leggendo sulla propria copia del libro (magari si può proporre

loro di leggere a turno i brani del capitolo in sequenza).Terminata la lettura, potrà essere aperta una conversazione di carattere informale,

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all’interno della quale si proporranno alla scolaresca alcune domande:

Il signor Zitti, la sera, leggeva un libro in poltrona…voi cosa provate quando leg-gete un libro o un racconto?

Vi capita mai essere (o di sentirvi) da soli, come il signor Zitti? Avete amici? Cosa significa “essere amici”?

Conoscete persone che non hanno amici? Perché secondo voi non ne hanno?Conoscete persone ammalate, cosa pensate della malattia? Come vi comportate

con chi è in difficoltà a causa di una malattia o di un problema personale?

Il signor Zitti usa il suo silenzio come ingrediente prezioso per creare cose buone, è possibile trarre dei vantaggi da tutto, anche da cose che in apparenza sembrano solo negative? Vi è mai successo?

A voi piace il silenzio? Avete paura della solitudine?

Sapete preparare un dolce? Avete mai visto qualcuno cucinare e preparare qual-cosa di molto speciale da portare in tavola

Al termine della discussione, dopo che tutti i bambini si sono espressi, si può pro-cedere con le seguenti attività, divise per area:

Area affettivo-relazionale: rappresentazione della “solitudine” e del “silenzio” attraverso un disegno, con la

raffigurazione delle eventuali paure. Il disegno dei propri timori, e in generale delle cose astratte, aiuta il bambino a guardare la realtà (quindi anche paure e timori) con distacco e lo rende più consapevole di sé e più sicuro.

Area linguistica:racconto di episodi personali legati al concetto di “solitudine” e “silenzio”.

Area storico-geografica:disegnare la piantina della casa del sig. Zitti, collocandovi gli oggetti descritti nel

libro. Successivamente disegnare la piantina della propria abitazione e collocarvi og-getti di uso comune e quotidiano.

Ara matematico-scientifica:partendo dall’immagine del sig. Zitti che mescola i suoi ingredienti (zucchero,

cacao, uova, farina…), si può chiedere ai bambini di classificarli in base alle loro funzioni nell’alimentazione (per avere energia, per avere nutrimento, per avere forza ecc…). Si possono invitare i bambini a confrontare le quantità di questi ingredienti tra loro, ad esempio nell’esecuzione della ricetta di una torta, per acquisire il senso delle proporzioni e ripassare le unità di misura.

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Area artistico-grafica:dopo aver invitato i bambini a rileggere da soli le pagine 7, 8 e 9 la maestra chie-

de loro di rappresentare, attraverso un disegno, un dolce che sia di loro particolare gradimento. I disegni dei bambini saranno poi raccolti in una piccola mostra cui po-tranno essere invitate le altre classi. Questa sarà l’occasione per uno scambio di ve-dute sugli argomenti trattati, oltre che per valorizzare le capacità artistico-espressive di tutti.

Criteri e strumenti per la verifica degli apprendimenti:osservazioni in itinere e conversazioni in coppia, in piccolo gruppo e con tutto il gruppo-classe.

UNITA’ 4QUALCOSA CAMBIA

Livello scolastico: Secondo ciclo

Ambiti disciplinari: Area affettivo-relazionaleArea linguisticaArea storico-geograficaArea scientificaArea matematicaArea artistico-grafica

Obiettivi didattici:Imparare ad interagire con i compagni e con gli adulti durante una discussione• conoscenza di sé stessi ed esplorazione delle proprie emozioni• capacità di considerare il punto di vista dei propri familiari ed amici • consapevolezza delle proprie radici • sviluppare le proprie abilità percettive, linguistiche, espressive • imparare a consultare carte geografiche e mappe• imparare ad analizzare, ordinare, associare e classificare immagini, persone, • oggettipercepire la pertinenza o l’assurdità di un elemento in un’immagine o in un • discorsoRappresentare graficamente e verbalmente i fatti vissuti e narrati• Avviare la costruzione dei concetti fondamentali della storia: vita sociale, rego-• le del gruppo classe, in famiglia

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Come coinvolgere la classeL’insegnante introduce la lettura delle pagine 10, 11 e 12.I bambini seguono leggendo sulla propria copia del libro (magari si può proporre

loro di leggere a turno i brani del capitolo in sequenza).Terminata la lettura, potrà essere aperta una conversazione di carattere informale,

all’interno della quale si proporranno alla scolaresca alcune domande:

Le persone che assaggiano i pasticcini del sig. Zitti riescono a capirsi anche senza parlare, vi è mai capitato di comprendere il pensiero o le sensazioni di qualcuno senza che lui ve le abbia raccontate a parole?

Il signor Zitti riceve un dono, voi ne avete mai ricevuti? Che sensazione provate nel ricevere un regalo?

Fate mai dei doni? Cosa significa fare un “dono” a qualcuno? Qual è l’importan-za del dono nella vita di noi tutti?

Cosa pensate della condizione del sig. Zitti? Cosa vi ha colpito in particolare di questo personaggio? E’ una persona diversa da quelle che voi conoscete e frequen-tate?

Avete mai incontrato persone che vi sono sembrate strane? Cosa vuol dire esatta-mente essere strani? Qualcuno ha mai detto di voi che siete strani?

Abbiamo il potere di cambiare le cose intorno a noi? Sempre, mai o alcune volte?

Cosa pensate del comportamento del sig. Zitti? Fa bene a lavorare per rendere felici gli altri, anche se nessuno è suo amico? Voi fareste lo stesso? Oppure quando non vi sentite amati reagite diversamente?

Al termine della discussione, dopo che tutti i bambini si sono espressi, si può pro-cedere con le seguenti attività, divise per area:

Area affettivo-relazionale: la maestra chiede ai bambini di stilare un elenco delle stranezze osservate negli

adulti e/o nei propri coetanei. Quindi si procede a confrontare questi comportamenti, invitando i bambini a posizionarsi dalla parte degli “strani”, ovvero ad immedesimarsi nell’altro per cercare di indovinare/capire cosa possa spingerlo a quel comportamento. Questo esercizio serve per riuscire a comprendere punti di vista diversi dal proprio, anche in assenza di comunicazione verbale, imparando che non esiste un unico modo di vedere le cose e che il pluralismo è una ricchezza.

Area linguistica:ogni bambino proverà a indovinare e quindi a descrivere i motivi che spingono il

sig. Zitti ad essere generoso con tutti, ovvero a mettere a disposizione della gente la sua capacità creativa. Questo esercizio serve per migliorare le proprie capacità espres-

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sive e di racconto, ma anche ad esercitarsi a trovare soluzioni ad un problema, quindi a sviluppare la creatività ed essere attivi.

Area storico-geografica:collocare nella piantina disegnata durante lo svolgimento della precedente unità

didattica il percorso che compie il bambino per arrivare alla casa del sig. Zitti. Suc-cessivamente invitare i bambini a indicare sulla piantina della propria città disegnata in precedenza, il percorso compiuto da casa a scuola ogni mattina.

Ara matematico-scientifica:partendo dall’immagine del sig. Zitti che utilizza tanti ingredienti, si può chiedere

ai bambini di classificarli variandone il peso e la misura, per eseguire ricette nuove (inventate o prese in prestito dalle mamme o da un ricettario).

Area artistico-grafica:dopo aver invitato i bambini a rileggere da soli il capitolo, la maestra chiede

loro di rappresentare, attraverso un disegno, una scena a scelta raccontata che abbia colpito la loro immaginazione. I disegni dei bambini saranno poi raccolti in una pic-cola mostra cui potranno essere invitate le altre classi. Questa sarà l’occasione per uno scambio di vedute sugli argomenti trattati, oltre che per valorizzare le capacità artistico-espressive di tutti.

Criteri e strumenti per la verifica degli apprendimenti:osservazioni in itinere e conversazioni in coppia, in piccolo gruppo e con tutto il gruppo-classe.---

Terminata la lettura del libro, si può organizzare un piccolo laboratorio di cucina per creare i pasticcini del sig. Zitti.

Sarebbe interessante chiedere ad ogni bambino di portare da casa una ricetta “speciale” scritta dai loro genitori o da un nonno, zio, amico di famiglia.

Ad ogni dolce prodotto si può dare un nome collegato ad un desiderio o ad una paura, per esempio:

pasticcino per vincere la paura del buio, frittella ti voglio bene, ciambella ti chiedo scusa, torta dei desideri nascosti (scelti dai bambini), ecc…

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BIBLIOGRAFIA

Testi specifici per laboratori di narrazione:R.T. Bruno - La paura è fatta di niente – Edizioni Mammeonline, 2010R.T. Bruno - La pasticceria Zitti- Edizioni LaMargherita, 2011R.T: Bruno – I ladri di favole – Edizioni Edigiò, 2008

Altre fonti:Paul Watzlawick, 1971, Pragmatica della comunicazione umana, Roma, StrolabioUmberto Eco, 1993, Sei passeggiate nei boschi narrativi, Milano, BompianiWalter Fornasa, L´apprendimento tra sistemi e progetti, Lo Straniero, 2000Paolo Crepet, 1999, Solitudini, Milano, Universale Economica Feltrinelli, p.11.Antoine de Saint-Exupéry, 1998, Il piccolo principe, Milano, Bompiani, p.33Panizon F., “Il possibile ruolo del pediatra nella guida all’educazione del bambino”, in Medico e Bambino, vol. 25, n. 8, ottobre 2006.Read H., Educare con l’arte, ed. italiana, Edizioni di Comunità, Milano, 1954.Blezza Picherle S., Leggere nella scuola moderna, Editrice La Scuola, 1996.Ballarino G., Checchi D., Sistema scolastico e diseguaglianza sociale, Il Mulino, 1999 e Barone C., Sociologia dell’istruzione, Il Mulino, 2006.Schizzerotto A.,Vite ineguali, Il Mulino, 2004.Baumgarten-Devescovi, I bambini raccontano. Lettura, interazione sociale e compe-tenza narrativa, Erickson, Trento 2001Giusti-Batini-Del Sarto, Narrazione e invenzione. Manuale di lettura e scrittura crea-tiva, Erickson, Trento, 2007.Rodari, La grammatica della fantasia, Einaudi, Torino 2001.

“Le fiabe del focolare”, F.lli Grimm, Ed. Einaudi “Le fiabe interpretate”, M.L. Von Franz, Ed. Boringhieri, 1986 “L’individuazione nella fiaba”, M.L. Von Franz, Ed. Boringhieri, 1987 “The feminine in Fairytales”, M.L. Von Franz, Ed. Spring, Dallas 1986 “Snow white”, Theodor Seifert, Ed. Chiron, Illinois 1986 “Essere e tempo”, Martin Heidegger, Ed. Longanesi, Milano 2001 “Shadow and Evil in Fairytales”, M.L. Von Franz, Ed. Spring, Dallas 1987 “The Child”, Eriet Neumann, Ed. Karnac, London 1973 “The Dynamics of Symbols”, Verena Kast, Ed. Fromm, I.P.C. New York 1992 “Donne curano donne”, A. Bemestein, G.M. Warner, Ed. Astrolabio, Roma 1987 -“Prolegomeni allo studio scientifico della mitologia”, C.G. Jung e K. Keréni, Ed. Bo-ringhieri, Torino 1972 “Simboli della trasformazione”, C.G. Jung, O.O. vol. 5, Ed. Boringhieri - “La vita simbolica”, C.G. Jung, O.O. vol. 18, Ed. Boringhieri

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