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Mensile sulle opere e sulle missioni dei Padri Maristi Italiani 4-6 2014 Tariffa Associazioni senza fine di lucro Poste Italiane S.p.A. Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 2 - DCB - ROMA MARIA .dic.qxd 30/01/2016 22.35 Pagina 1

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  • Mensile sulle opere e sulle missioni dei Padri Maristi Italiani

    N° 4-6 2014

    Tariffa Associazioni senza fine di lucro Poste Italiane S.p.A. Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 2 - DCB - ROMA MARIA

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  • c) L’esortazione apostolica Marialis cultus

    Il più importante frutto del concilio perquanto concerne la mariologia ufficiale dellachiesa, giunta circa 10 anni dopo il VaticanoIl, è l’esortazione apostolica Marialis cultus diPaolo VI, pubblicata il 2 febbraio 1974. Ildocumento è molto ampio e evidentementesi propone anche diintegrare la tropporapida trattazioneconciliare e di offrirele basi magisterialiper una mariologiarinnovata.Una delle intuizionipiù interessanti dellaMC è l’apertura sim-bo l i co - e c c l e s i a l edella figura di Maria;il culto di lei non piùincentrato sui suoiprivilegi, ovvero suciò che maggiormen-te la distacca dallacomune umanità,bensì sull’intuizionedel destino futuro ditutto intero il popolodi Dio.Insomma nella MC, documento fondamenta-le nella fondazione della mariologia contem-poranea, la tradizionale lettura ancillare diMaria arretra in favore di una lettura “disce-polare”. La lettura ancillare, così chiamatadalla parola chiave della sua risposta all’an-nunciazione, “Ecce ancilla Domini”, sottoli-

    neava in lei, in modo quasi esclusivo, aspettiquali l’umiltà, l’obbedienza e il silenzio, oltreall’onnipresente verginità, e, quantunque nelsuo essere “serva” risiedesse la sua gloria, ilmodello da lei rappresentato quando siapplicava ad altre donne che non potevanovantare i suoi stessi divini privilegi, diventa-va subito svalutativo e oppressivo.

    Un servo o una serva,nella considerazionetradizionale, possonoessere buoni, utili,devoti, ma difficilmen-te ricoprono un ruolodi modello o di leader,difficilmente costitui-scono una figura entu-siasmante da seguire eda imitare. E’ vero chenella Scrittura i servidel Signore sono figu-re eroiche, primizie diun tempo nuovo (pen-siamo al servo delSignore nel libro diIsaia, letto dai cristianicome anticipazione diGesù stesso); ma quan-do la figura ancillare

    viene applicata a una donna, sembra indivi-sibile dal silenzio (inteso come rinuncia allaparola propria, autorevole), dal nascondi-mento (non-incisività nella vita sociale), dal-l’umiltà intesa come autosvalutazione.Maria nella tradizione è stata anche intesacome modello di sapienza, ma in quanto

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    SPIRITUALITA’ MARIANA

    Maria

    interpe l la una fede adul ta ( IV)

    Li l ia Sebast iani

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  • “conservava tutte queste cose meditandolenel suo cuore” (Lc 2.19.51).Per una donna la sapienza non poteva esserealtro che silenziosa meditazione, mentre perun uomo sarebbe stato logico abbinarla allaparola autorevole, alla parola che insegna.La nuova visione di Maria ha come spuntoevangelico soprattutto le parole di Elisabetta:“Beata colei che ha creduto”. Sì. Maria si èfidata di Dio. ma è una persona. Una verapersona umana, non un’astrazione teologica

    né un disincarnato modello edificante. Se lasua fede fosse stata intera e piena fin dalprimo momento, accompagnata da unaconoscenza perfetta del piano di Dio, non visarebbe stato nessun merito nel suo assensoe nessuna possibilità per i credenti di assu-merla come modello.Dalle poche testimonianze mariane dei van-geli. se considerate senza pregiudizi. risulta-no forse più numerosi i momenti di difficol-

    tà a capire che i momenti di illuminazione edi gloria. La vicenda di fede di Maria è comela nostra: un cammino, una fede che diviene.Benché alcuni aspetti della MC siano menofelici di altri (ad esempio, nell’introduzionesi afferma che Dio “ha collocato nella suafamiglia - la chiesa -. come in ogni focolaredomestico, la figura di donna, che nascosta-mente e in spirito di servizio veglia per essa”,e con ciò, senza nulla aggiungere a una rettacomprensione di Maria, poeticamente siribadisce il più tradizionale stereotipo fem-minile), l’insieme risulta abbastanza nuovonello spirito del concilio Vaticano Il. In parti-colare si preoccupa di situare liturgicamenteil culto mariano. prima tendente a fiorire perproprio conto in un ambito, nel migliore deicasi paraliturgico se non consuetudinario-superstizioso.Maria viene indicata come “la vergine inascolto” (n. 17). “la vergine in preghiera” (n.8), “la vergine madre” (n. 19), “la vergineofferente” (n. 20). e come maestra di vita spi-rituale per i singoli cristiani.E’ particolarmente importante il richiamoalla nota trinitaria, cristologica ed ecclesialedel culto alla Vergine (n. 25) e ai quattroorientamenti di fondo per il suo culto: bibli-co, liturgico, ecumenico, antropologico (n.29), che aprono la strada agli studi successi-vi. Con un felice e suggestivo richiamo a Lc11,17-28 (il passo. già ricordato, in cui all’e-sclamazione “Beato il seno che ti ha portato ele mammelle da cui hai preso il latte!”, vienecontrapposto da Gesù ‘beati piuttosto coloroche ascoltano la parola di Dio e la mettono inpratica”), con l’intenzione di sottolineare cheil culto di Maria non è fine a se stesso, e il suoscopo ultimo non è tanto di esaltare la madredi Gesù, ma piuttosto quello di aiutare i cre-denti a condurre un’esistenza sempre piùdegna della loro vocazione.Nell’ultima parte (nn. 42-52) si fornisconodei chiarimenti sui due “pii esercizi” tradi-zionalissimi, cioè l’Angelus e soprattutto ilrosario, raccomandandone la pratica ma

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    SPIRITUALITA’ MARIANA

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  • SPIRITUALITA’ MARIANA

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    anche una seria fondazione cristologica,quindi evangelica e storico-salvifica.

    Un’osservazione conclusiva sulla preghieramariana

    Per molto tempo i cristiani hanno pregatoMaria. Senza voler rinnegare per principio legrandi ricchezze di fede, di affetto e di umani-tà, di teologia e di poesia che sono state river-sate nella preghiera mariana, il nostro temporichiede forse una capacità di evoluzione ulte-riore.A un livello più alto del “pregare Maria” sitrova il “pregare con Maria”. Questo secondolivello è anche più impegnativo in senso mora-le, perché significa considerarla non piùmodello astratto e irraggiungibile, dea madreesente da debolezze e relatività, impermeabilea tutto quanto è umano, solo astrattamentepietosa dei peccatori e dei sofferenti, ma sen-tirsi inseriti personalmente in un cammino difede in cui Maria è modello ma anche compa-gna di strada. Nei secoli passati il fatto che fos-sero rivolte a Maria tante preghiere soprattut-to di domanda (leggi “richiesta di grazie”, pre-ghiera comunque umanissima e non disprez-zabile, in quanto significa mettere dinanzi aDio una situazione di bisogno) sottintendevauna certa “mancanza di confidenza” con Dio euna visione gerarchica che dalle realtà socialisconfinava in quelle spirituali; chi ha bisognodi un favore da parte di qualcuno moltopotente, ma anche molto temibile, ha maggio-ri possibilità di successo se gli fa inoltrare larichiesta da qualcuno che gode di credito pres-so di lui. Oggi noi sappiamo di non aver biso-gno di intermediari in questo senso; che Dio èpiù vicino a noi di noi stessi, e che ilMediatore, inteso come colui che mette incomunicazione la natura umana e quella divi-na, è Gesù stesso e solo lui. Si può quindi recu-perare in modo più corretto più profondo, purnella rinuncia a certi orpelli di dubbia autenti-cità teologico-spirituale, il rapporto filiale efraterno con la prima donna del NT, senzafarne né una specie di dea madre né un’avvo-

    cata di difesa: Dio non è il nostro avversario intribunale né il nostro giudice. e noi abbiamo loSpirito che “intercede per noi”, ma nell’intimodella nostra natura umana.Se non si ha troppo timore di mettere in dis-cussione quanto è stato sacralizzato e conside-rato indiscutibile (spesso indebitamente) dasecoli di prassi ecclesiale e di devozione popo-lare, si scopre che è possibile riconoscere aMaria una fisionomia più autentica e, per così

    dire, più autenticamente salvifica.Anche nel culto di Maria che il nostro temporichiede, come in tutti gli altri aspetti del vive-re cristiano, le due coordinate fondamentalidevono essere la fedeltà e la speranza. Maanche questi due concetti fondamentali chie-dono di essere riconsiderati. Di solito si pensaalla fedeltà come a qualcosa di rivolto al pas-sato. alla speranza come a qualcosa che guardiil futuro. Ma in prospettiva teologica ed esca-tologica non è impossibile invertire la conside-razione. La speranza deve entrare nel nostromodo di guardare al passato, la fedeltà nonconsiste nel fare ciò che si è sempre fatto, manel tenere dinanzi agli occhi l’altezza dellanostra chiamata. (Lilia Sebastiani) (quarta parte - fine)

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  • PADRI MARISTI

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    Il 25 marzo p. John Hannan, superiore generale deiPadri Maristi, ha pubblicato una lettera nella quale ven-gono presentate le riflessioni e le decisioni prese nelConsiglio della Società (CS 2013) tenutosi a Dublino.Ne pubblichiamo di seguito alcuni stralci, riguardanti iltema della missione e del laicato.

    Qualche parola sulla missione15. Per avanzare nel lavoro che facciamo, è neces-sario avere una idea chiara della nostra missione.Noi lo sappiamo: la missione definisce la natura elo scopo della nostra esistenza; essa informa ilnostro modo di vivere e il nostro lavoro, ciò che noivogliamo essere e fare nelle nostre comunità e neiministeri che abbiamo scelto.16. (…) Pur riflettendo sul carisma e la natura dellanostra Società nel suo insieme, ogni ministero chenoi esercitiamo risponde anche ai bisogni dellamissione locale. In tutto ciò che noi intraprendia-mo, mettiamo come punto di partenza il numero8 delle costituzioni:Per il fatto di portare il nome di Maria, i Maristi deside-rano rassomigliare a Lei e seguire Gesù come Lei hafatto… impegnandosi a rispondere con prontezza allepiù urgenti necessità del popolo di Dio.17. “Rispondere alle più urgenti necessità delpopolo di Dio”: ecco una grande sfida per ognigenerazione di Maristi, poiché ciò che fu in passa-

    to un urgente bisogno può non esserlo oggi. I mes-saggi di Papa Francesco ci ricordano che dobbia-mo evitare di attaccarci alle nostre vecchie manie-re di fare ed essere piuttosto disposti a cambiare,ad andare “in periferia”, prendendo coscienza deibisogni dei più poveri e degli emarginati.Stabilendo la priorità dei nostri ministeri, ricordia-moci che il bisogno viene prima della tradizione.18. Le decisioni pratiche riguardo ai ministeri chenoi assumiamo dipendono necessariamente daogni provincia e distretto, ma dobbiamo esseresempre disposti a domandarci perché noi faccia-mo quello che facciamo, come questo si accordacon la missione globale della Società di Maria e sequesto proviene da decisioni prese con saggezza.

    Lavorare in collaborazione con i laici42. I laici maristi formano una parte essenziale delgrande progetto marista. Mentre il numero diMaristi diminuisce, è particolarmente importantepromuovere gruppi di collaboratori laici impegna-ti. In CS 2013, uno degli argomenti importanti dis-cussi ha riguardato i gruppi di Maristi laici attiva-mente impegnati nella missione diretta dellaSocietà, in collaborazione con padri maristi o comegruppi autonomi.43. L’esperienza di certi ordini religiosi dimostracome delle strutture formali possono a volte aiuta-re gruppi di laici a sorgere, svilupparsi e stabilirsinel quadro ufficiale della Chiesa e della societàcivile.44. Il CS 2013 chiede al superiore generale di stu-diare, fra altro, la possibilità di stabilire delle strut-ture canoniche per alcune delle nostre associazionidi laici (una o più strutture diverse).45. Il consiglio chiede anche alle province e aidistretti di considerare seriamente la possibilità diformare tali associazioni di laici con persone giàimpegnate con noi nella missione della Società.Vogliamo sperare che le direttive del CS 2013 por-tino frutti affinché l’opera di Maria continui anco-ra per lungo tempo.

    Unit i in tornoad uno scopo comune

    p. John Hannan

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  • FAMIGLIA MARISTA

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    Con l’adesione alla famiglia marista delgruppo di Reggio Calabria.

    Dal 1 al 3 maggio scorsi si è svolta al’Assemblea Nazionale del LaicatoMarista, una tre giorni densa dimomenti di preghiera, formazione,scambio e fraternità preparata assiemea Maria Grazia, Massimo e Fabrizia del

    coordinamento nazionale del LaicatoMarista. Dalla tarda mattinata del 1 maggio,abbiamo accolto a Castiglion Fiorentinogli amici e le amiche di Moncalieri eCavagnolo, ai quali siamo legati dagrande e lunga amicizia.

    Nel primo pomeriggio il convegno si èaperto nel “salone Colin” con la pre-

    ghiera, seguita da un momento di for-mazione “transoceanico”. Infatti, graziealle moderne tecnologie, p. GastonLessard, affabile come sempre, è inter-venuto in videoconferenza dal Canadaper introdurci a una meditazione parti-ta da una domanda: Che cos’è che donapeso alle nostre parole? Le parole degliapostoli non sono state parole al vento

    prima di tutto per lapotenza dello Spirito, poiper la fede di Maria. Ma illavoro dell’annuncio èsempre da ricominciare eda rinnovare. P. Gaston ciha portato a riflettere suiluoghi-simbolo di Cerdon edel Bugey. La riflessioneha percorso anche l’intrec-cio tra la realtà quotidianache viviamo, la Parola diDio dalla quale siamointerpellati e la tradizionemarista, che è la via cheabbiamo scelto di seguireper collegare le due

    dimensioni precedenti.

    È seguito un tempo di riflessione perso-nale, ripreso poi il mattino seguente aCozzano. Questa volta attraverso lavoridi gruppo che hanno portato a formula-re i quesiti e le riflessioni da porre alrelatore nel secondo collegamento.Nell’intervento del pomeriggio del 2maggio, sempre via skype, p. Lessard ha

    L’Assemblea naz ionalede l la ica to maris ta

    1 -3 maggio 2014

    di Paolo Serafini

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  • FAMIGLIA MARISTA

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    sottolineato una volta di più che non-ostante le pochissime parole arrivatecidai Vangeli, Maria pur con i suoi silen-zi è stata ponte di collegamento, è statalegame. La capacità di testimoniare nonsi acquisisce in un giorno. Occorre eser-cizio, allenamento all’apertura… esoprattutto alla riconciliazione. A que-sto ci si prepara attraverso esercizi spi-rituali semplici ma fondamentali fatti dipreghiera, lettura della Parola di Dio,Eucarestia, presenza e ascolto…Nella condivisione successiva è emersainoltre l’importanza di ritradurre la spi-

    ritualità marista pensando all’oggi ealla dimensione laicale.

    Nella seconda parte del convegno ireferenti di ogni gruppo, hanno condi-viso racconti e testimonianze soffer-mandosi soprattutto a descrivere lenuove realtà in cammino, ossia i nuovigruppi in formazione. Una telefonata“in diretta” ci ha permesso di sentire lafresca voce di Gloria, che ci ha raccon-tato la realtà del gruppo di Torino-Corso Francia.

    Anche se la stanchezza cominciava afarsi sentire, sul versante europeo, hoavuto l’opportunità di presentare sia ilDirettorio sulle relazioni tra i padri dellaSocietà di Maria e il ramo dei laici, che ilprossimo Meeting del Laicato MaristaEuropeo, che si terrà a Los Negrales,presso Madrid, nell’agosto 2015.

    La sera del venerdì, attesissime datutti, sono giunte da Reggio Calabriaassieme a p. Damien Diouf, le sorelleche all’indomani avrebbero celebratoil loro ingresso nella famiglia marista.

    Ne attendevamodieci, ne sono giuntesette poiché tre sonostate trattenute daurgenze familiari.Abbiamo così accoltoMaria, Melina,Angela, Isa, Elena,Maria e Giovanna (ciauguriamo di cono-scere presto ancheDaniela, Anna eMara). Nonostante latarda ora e la stan-chezza per il viaggioc’è stato tempo per unprimo momento di

    conoscenza.

    Il mattino seguente per le sette nuovearrivate è stato tempo di ritiro con p.Antonio a Cozzano. Per gli altri lagiornata prevedeva tempo libero,anche se purtroppo la pioggia insisten-te ha limitato molto gli spostamenti.Ci siamo quindi ritrovati nel pomerig-gio per preparare l’animazione della S.Messa. Abbiamo individuato anchesette “madrine” per accompagnare esostenere le nuove sorelle nel momen-

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  • FAMIGLIA MARISTA

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    to dell’adesione alla famiglia marista. La concelebrazione nel Santuario dellaMadonna delle Grazie è stata presiedu-ta da p. Mario Castellucci, Con lui, oltre

    a p. Antonio Airò, anche p. DamienDiouf e il parroco p. Marcello Pregno.Pur nella semplicità si è creata un’atmo-sfera molto intensa che ha toccato tutti imaristi presenti, ma anche gli abitualifrequentatori della messa prefestiva.

    Al termine, dopo la foto di gruppo,siamo scesi nel salone per festeggiareinsieme questo bel momento di fami-glia che ha permesso a tutti i laici mari-sti presenti di rivivere la trepidazionedella propria adesione alla famigliamarista, e di rinnovarla. Abbiamoespresso la gratitudine al Padre e aMaria per il dono del nuovo gruppo diReggio Calabria, una città dove la real-tà marista più vicina è Marconia, chedista quasi 400 km. Alla radice di que-sta nuova storia c’è l’incontro traMelina e le missioni mariste in Senegal;poi c’è la nascita del desiderio di cono-

    scere meglio la spiritualità marista, undesiderio condiviso con altre amiche eaccompagnato con passione nel percor-so di formazione da p. Antonio e Maria

    Grazia.

    La sera stessa sonocominciati i saluti:alcuni sono partiti,altri lo hanno fattoil mattino seguen-te, chi diretto anord, chi a sud.Altri ancora (noi)siamo rimasti. Maper tutti il cammi-no continua, non-ostante le distanzee la diversità deicontesti di appar-tenenza, con l’im-pegno di sentirci

    sempre più uniti come famiglia, peressere come Maria sempre più aperti eaccoglienti.

    È importante ringraziarci l’un l’altroper questo bel momento vissuto insie-me e con buona partecipazione (unacinquantina le presenze) con un parti-colare ringraziamento a quanti hannocollaborato per la logistica (sistemazio-ne degli ospiti al Rivaio, a Cozzano e acasa propria, e preparazione dei pasticomuni). Grazie anche a tutti i padriconvenuti, quelli di casa nella comunitàdel Rivaio, quelli giunti da più lontano(p. Mario e p. Damien), e quelli checome p. Gaston si sono materializzatisullo schermo grazie ai prodigi dellatecnologia. Se l’avessero avuta ancheColin e i suoi... Chissà!

    Paolo Serafini

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  • FAMIGLIA MARISTA

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    Presentiamo qui la prima parte del testodella videoconferenza di p. Lessard all’As-semblema nazionale del laicato marista.

    Alla fine di una serie di conferenzetenute nel 1988, Jean Coste racconta:“Il padre Te Awhitu fu in Nuova Zelandail primo Maori a diventare marista e prete.Nel 1958, 14 anni dopo l’ordinazione, ebbeuna embolia cerebrale che lo privò dell’usodella parola. Egli lavorò poi con fatica perlunghi anni per ritrovare la parola e ciriuscì solo molto parzialmente. Chiuso inun certo silenzio, vive in un piccolo villag-gio sperduto tra le montagne, chiamatoGerusalemme, secondo la bella abitudinedi quei paesi di dare dei nomi biblici ai loro villaggi.Lì è il solo prete e attorno a lui scarsi abitanti dei qualipochissimi cattolici. Proprio perché è solo, ci si sforzadi non dimenticarlo e, quando ero in Nuova Zelanda,un padre mi disse: ”Se vuoi, si potrebbe andare inmacchina a trovare laggiù il padre Te Awhitu”.Siamo arrivati in piena mattina, nel momento in cuinessuno aspetta nessuno e in cui non si prepara unaespressione del viso per eventuali visitatori. Ci siamoavvicinati camminando sull’erba (che non fa moltorumore) e siamo entrati dalla prima porta aperta,quella della cucina. Là c’era il padre Te Awhitu, sedu-to nella sua cucina, con la Bibbia aperta sulle ginoc-chia mentre pregava con una intensità che ci ha tal-mente scosso che siamo rimasti un momento senzaosare dirgli che eravamo là, per non interrompere lasua preghiera.“Nel periodo della nostra visita, proprio perché que-sto villaggio è tagliato fuori dal mondo, alcuni giova-ni, in rotta con l’ipocrisia della nostra civiltà e allaricerca della verità in altri luoghi, avevano fondatouna comune. Un certo numero di loro erano cattolicie venivano ad assistere alla Messa ed ai sermoni delpadre. In mezzo a loro si trovava James Baxter, unpoeta che morì poco dopo e di cui il padre FrankMcKay, ora responsabile internazionale del laicatomarista, ha pubblicato il testamento spirituale, untesto molto bello. Baxter vi racconta, tra l’altro, comeandasse ad assistere alle Messe del padre Te Awhitu ead ascoltare i suoi poveri sermoni. Cita un sermone

    sulla Trasfigurazione in cui il padre aveva trovato sol-tanto poche parole da dire e commenta: “Dio mi hadato un buon maestro nel padre Te Awhitu. Le sueparole hanno il peso dei cunei che spaccano la legna.La sua anima parla di Dio perché riposa in Dio”.

    Che cos’è che dona peso alle nostre parole? Checosa fa che non siano solo parole al vento? Mache vadano al cuore e cambino il nostro com-portamento? Gesù ce lo ricorda: “Non fate comegli scribi e i farisei: essi parlano e non fanno”(Matteo 23.3). Se i nostri gesti non si appoggia-no sulle parole perdono di peso, perché sonovuote. Vi invito ora ad una variazione su questotema, nel quadro della spiritualità marista: Ciòche dà peso alla parola degli Apostoli è la fededi Maria.Che cosa proclamano gli Apostoli quando, pienidi Spirito Santo, si rivolgono alle genti riunite aGerusalemme? Queste persone, si suppone,sanno bene che cosa era successo 50 giorniprima. Gesù aveva suscitato grandi speranze,aveva dato segni eclatanti, ma si era alienato ipotenti del momento ed era finito nell’infamia,condannato al supplizio riservato agli schiavi.Quale insuccesso cocente per colui che si pre-tendeva inviato da Dio! È morto ed è statosepolto. Ma ecco che Pietro proclama: ‘Dio l’hafatto Signore e Cristo, quel Gesù che voi, pro-prio voi avete crocifisso’ (Atti 2.36). Da cui l’e-

    CHE COS’È CHE DONA PESO ALLE NOSTRE PAROLE?

    p. Gaston Lessard

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  • FAMIGLIA MARISTA

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    sortazione di Paolo ai Filippesi: “Abbiate in voigli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù,ilquale, pur essendo di natura divina, non consi-derò un tesoro geloso la sua uguaglianza conDio ma spogliò se stesso, assumendo la condi-zione di servo e divenendo simile agli uomini;apparso in forma umana, umiliò se stesso facen-dosi obbediente fino alla morte e alla morte dicroce. Per questo Dio l’ha esaltato e gli ha dato ilnome che è al di sopra di ogni altro nome; per-ché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghinei cieli, sulla terra e sotto terra; e ogni linguaproclami che Gesù Cristo è il Signore, a gloria diDio Padre” (Filippesi 2, 5-11).Le parole di Pietro, la proclamazione ripresa da

    Paolo hanno potuto essere accolte e trasformarela vita dei credenti solo per la potenza delloSpirito di Dio, che ha fatto il dono a Maria diconcepire nel suo seno il Figlio di Dio (Luca2,35) e che ora dà agli Apostoli il dono di diven-tare suoi testimoni ‘a Gerusalemme, in tutta laGiudea e la Samaria e fino alle estremità dellaterra’ (Atti 1,8). C’è voluta la potenza delloSpirito perché tutto in noi resiste all’idea che Diodica così tutto ciò che ha da dire sul suo miste-ro. Questo annuncio fa però il suo cammino dasecoli. È la ragione d’essere della Chiesa. È ilcentro di tutta la vita cristiana. Poco a poco lavo-ra il mondo. S’attacca all’odio, all’orgoglio, atutto ciò che spinge gli uomini gli uni contro glialtri. Che questo annuncio incontri le resistenzepiù tenaci non ci sorprende, perché ci tocca nelpiù intimo di noi stessi. Ci rende vulnerabiliall’amore. Così non è sorprendente che il lavorosia sempre da ricominciare. La vita della Chiesanel corso dei secoli è consistita in gran parte nelrinnovare l’annuncio di Pasqua in modo da rag-

    giungere le persone nella loro lingua e nella lorocultura.Le tradizioni spirituali fanno parte di questoarsenale di rinnovamento. Benedetto da Norcia,sua sorella Scolastica, Bernard de Clairvaux,Hildegarde di Bingen, Francesco d’Assisi,Chiara d’Assisi, Ignazio di Loyola, Francesco diSales, Jeanne di Chantal, ciascuno a suo modohanno prima vissuto, poi insegnato metodidiversi per far passare nella vita l’insegnamentodegli Apostoli, cioè l’annuncio di GesùCrocifisso a cui Dio ha conferito il nome che è“al di sopra di tutti i nomi”. In questa stirpe dimaestri spirituali noi ci mettiamo alla scuola diJean Claude Colin. Ora Colin ci mette alla scuo-

    la di Maria, madre di Gesù, ed io trovocomodo rappresentare l’itinerario che cipropone per mezzo di tre luoghi simbo-lici: Fourvière, Cerdon e il Bugey.Fourvière, luogo dell’ingresso nellaSocietà di Maria; Cerdon, luogo dell’ap-profondimento dello spirito di Maria; ilBugey, luogo della proclamazione dellaParola di Dio nello Spirito di Maria. Evoglio oggi vedere con voi in che cosa ilriferimento a Maria dà peso alla parolache noi siamo chiamati a proclamare. Eper questa volta inverto l’ordine crono-logico dei simboli, cominciando dalBugey. Per questa volta lascerò anche daparte Fourvière, contentandomi di finirecon Cerdon.

    IIl Bugey. Che cosa è il Bugey? Per i Maristi pretisono 4 inverni (1825-1829) passati a predicarenelle piccole chiese dei villaggi sparsi fraCerdon e Belley: Chatillon-de-Corneille, Saint-Jérome, Jujurieux, Izenave. Per Colin furono glianni belli. Vi ritornava con predilezione:“Quando il tempo della missione arrivava, noipartivamo con le nostre piccole borse nere”.Spiega poi: “Nelle nostre piccole borse nere c’erail nostro tesoro, cioè i nostri sermoni” (OM, doc.581, § 3; k). Questo tesoro esiste tuttora. I mis-sionari passavano l’estate a scrivere i loro ser-moni, e Colin ha conservato i suoi. Prendo comeesempio un discorso d’apertura di una missio-ne. Può essere che l’abbia copiato da un libro,ma almeno l’ha copiato di suo pugno e si puòpensare che l’abbia fatto suo. Vi trovo alcunitratti che mi sembrano decisamente coliniani:- Dio “ci invia nella vostra parrocchia come stru-menti, per quanto indegni siamo, della sua misericor-dia per voi”;- “ veniamo con gioia e premura per renderci testi-

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    FAMIGLIA MARISTA

    moni della vostra pietà o del vostro ritorno a Dio e pertrovare, negli esempi che ci darete, nuovi motivi perrendere grazia a Dio e per servirlo noi stessi con mag-gior fervore”;- “noi renderemo conto a colui che ci invia di tutte leistruzioni che daremo, di tutte le confessioni cheascolteremo, di tutti i consigli che vi daremo, di tuttociò che faremo in mezzo a voi”;- “secondo l’esempio di Cristo che non è venuto a cer-care il giusto, ma il peccatore, saranno i peccatoriquelli che noi accoglieremo con maggior premura,tenerezza e gioia”;- “degno pastore di questa parrocchia, noi veniamosolo su vostra richiesta, non faremo niente senza divoi e saremo sempre pronti a ricevere con riconoscen-za i vostri messaggi e ad approfittarne”.

    Sentite tutto il rispetto, tutta la delicatezza cheanimano questo predicatore? Riconoscete unadelle espressioni favorite di Colin: “strumentidella misericordia di Dio”? La preferenza accor-data ai peccatori, di cui farà un punto della rego-la: “quando si tratta di ricondurre a Dio dei pec-catori, soprattutto molto induriti, devono spen-dersi senza contare e risparmiare né il lorotempo né la loro fatica.” (Costituzioni del 1872,n. 266). È vero, qui si parla di chi è sul pulpito enel confessionale. In che cosa tutto ciò riguardai Maristi senza voti, i membri delle fraternitàmariste? Vi ricordate, Colin parlava di lorocome della confraternita per la conversione deipeccatori e la perseveranza dei giusti.Il nome della Vergine Maria non appariva nelsermone da cui ho preso le frasi appena citate,ma Maria non è mai lontana quando Colin parladi peccatori. Nel settembre 1844, il padre Mayetgli diceva: “la devozione a Maria è ordinaria-mente l’ultima risorsa che la Provvidenza usaquando vuole ricondurre un peccatore”. Colingli rispose: “Eh si, sono stata il sostegno dellaChiesa nascente, lo sarò anche alla fine deitempi… Queste parole hanno presieduto aiprimi inizi della Società “ (OM, doc. 582).Quattro anni dopo Colin dirà nuovamente:“queste parole [ … ] sono state, proprio negliinizi della Società, ciò che ci è servito di fonda-mento e di incoraggiamento” (OM; doc. 674).Quando Colin fa il collegamento fra “ricondur-re un peccatore” e Maria “sostegno della Chiesanascente,” salta forse di palo in frasca? No, c’èveramente un legame: nel 1837, Colin riprende-va le parole della Vergine ma in modo più com-pleto: “Sono stata il sostegno della Chiesanascente; lo sarò anche alla fine dei tempi; il mioseno si aprirà a tutti coloro che vorranno entrar-

    vi” (OM, doc. 422).E questo ci riconduce alla visione grandiosache Colin proponeva già nel 1833 a GregorioXVI nel suo riassunto della regola della Societàdi Maria :Lo scopo generale della Società è di concorrere nelmodo migliore, per mezzo delle preghiere e deglisforzi riuniti, alla conversione dei peccatori e allaperseveranza dei giusti, e di riunire in qualchemodo, sotto la custodia della Vergine MariaImmacolata e Madre di Dio, tutte le membra diCristo, di ogni sesso, età e condizione, di suscitare laloro pietà e la loro fede e di nutrirli della dottrinadella Chiesa romana; in modo che, come era all’ini-zio, ugualmente anche alla fine dei tempi, con l’aiu-to di Dio, tutti i fedeli non siano che un cuore e un’a-nima sola in seno alla medesima santa Chiesa roma-na, e che tutti, sotto gli auspici della santa Vergine,camminando degnamente davanti a Dio, si impos-sesseranno della vita eterna: per questo la Società èaperta anche ai laici che vivono nel mondo, in que-sta confraternita detta terzo ordine di Maria (s,109).Che si trattasse di Colin, Déclas e Jallon chepercorrevano le parrocchie del Bugey o diGianna, Claudio, Ivana, Enrico, cioè di voi,membri delle fraternità mariste, vi anima lastessa visione. Il vostro Bugey è la vostra fami-glia, il vostro ambiente di lavoro. Là, comemaristi, siete chiamati a proclamare che Gesù èil Signore. È ancora meno facile oggi di quelche poteva esserlo nel 1825. Ma la visione restasempre la stessa. Si tratta di lavorare, sotto lacustodia di Maria, per ricondurre tutte lemembra del Cristo in modo che “tutti i fedelinon siano che un cuore e un’anima in seno allamedesima santa Chiesa romana”.Conoscete gli ostacoli che si ergono davanti avoi. Come dire insieme che Gesù è morto comeun criminale e che è assiso alla destra di Dio?Non vi sentite come il padre Te Awhitu? Nonperché avete perso l’uso della parola, ma per ilfatto che parlate un linguaggio insensato. Chivi ascolterà? Non c’è di che perdere coraggio?Ecco il momento di ricordarvi che Maria vuoleessere, per mezzo vostro, sostegno dellaChiesa della fine dei tempi, come lo è statodella Chiesa nascente. Portare il nome di Mariacome se questo nome fosse rivolto a voi.Nel vostro Bugey, là dove lavorate a riunire inChiesa le vostre sorelle e i vostri fratelli, voicompite l’opera di Maria. Come lei voi deside-rate che tutti possano entrarvi, e in primoluogo coloro che ne sembrano più lontani.

    (prima parte - continua)

    .dic.qxd 30/01/2016 22.35 Pagina 11

  • PUBBLICAZIONI

    12

    È stato recentemente pubblicato un volumetto,da parte di p. François Drouilly, marista france-se, che cerca di offrire alcune chiavi di lettura diun altro testo assai ben più ponderoso: “Colinsup” (opera che presenta 1.700 lettere di p.Colin risalenti agli anni in cui egli era Superioregenerale – 1836-1854). Al momento non c’èun’edizione in lingua italiana. Presentiamo quila prima parte dell’introduzione dello scritto dip. Drouilly.

    Prefazione

    "Colin sup": 1700 "lettere" e documenti scrit-ti sotto il generalato di Jean Claude Colintra il 1836 e il 1854. Gaston Lessard eBernard Bourtot, che le hanno pubblicate,ci forniscono così uno straordinario stru-mento di lavoro. Il titolo del tutto "Colinsup" evoca il mondo in cui Jean ClaudeColin firmava queste lettere. I documentipubblicati non sono limitati alla sua solacorrispondenza. Essi coprono una vastagamma di preoccupazioni di un superioregenerale e mettono in scena i suoi collabo-ratori e le varie personalità in relazione piùo meno regolare con lui durante il periododel suo generalato.Possiamo tentare una classificazione degliargomenti sotto diverse voci: Le missioni “apud infedeles”, in Oceania,costituiscono il dossier più importante,senza dubbio. È complesso a causa dellalontananza delle terre di missione, delladifficoltà – ad alcune migliaia di chilometridi distanza - di essere ben consapevoli della

    situazione gli uni degli altri, degli ostacoliincontrati in queste terre sconosciute, acominciare dall’accoglienza mite da partedegli abitanti fino alla violenza del marti-rio, passando per la rivalità con i ministri

    protestanti, le difficoltà di trasportare lepersone e le attrezzature, le trattative con lecompagnie di navigazione, le esigenzefinanziarie coperte in gran parte dall’operaper la propaganda della fede... ed il diffici-le ambientamento dei francesi al cibo, alclima, all'igiene di queste isole alla fine delmondo. E più di questo, la divergenza divedute tra l'amministrazione romana,"Propaganda" e Colin. L’intima coscienzache egli ha della sua responsabilità nei con-

    Diario d i bordodi un avventuriero sp ir i tuale

    p. Franço is Droui l l y

    .dic.qxd 30/01/2016 22.35 Pagina 12

  • PUBBLICAZIONI

    13

    fronti dei suoi "figli" inviati così lontano,l’impedimento di entrare pienamente nellevedute di Roma. Tema difficile, conflittualeche attraversa tutto questo periodo e siesprime in dossier spessi decine di pagine,da presentare e da difendere davanti allecongregazioni romane.Un altro caso riguarda naturalmente l'or-ganizzazione e la vita della marista "fami-glia". Esso contiene la corrispondenza rela-tiva ai superiori delle comunità, alle que-stioni in materia di formazione – si direbbe,oggi, iniziale e permanente –, all'ammissio-ne di nuovi membri. Si potrebbe unire quii lunghi interventi durante i ritiri annuali oi capitoli: momenti particolarmente impor-tanti nei quali quasi tutta la famiglia reli-giosa è riunita. E per essere più completi inquesto dossier della famiglia, dobbiamoaggiungere l'interesse di Colin per tenersiin contatto con i Fratelli maristi e le Suoremariste, due gruppi la cui crescita costantenon vanno sempre di pari passo conl’"utopia" di una sola famiglia religiosamarista a più rami.È anche il dossier dei nuovi insediamenti,delle attenzioni che sono da portare a cia-scuno, delle risposte alle numerose richie-ste avanzate dai vescovi per ottenere ungruppo di alcuni maristi per un collegio,un seminario, una parrocchia, una missio-ne... Colin risponde, promette, assicura,rifiuta, negozia, procrastina... nello stessotempo che egli vigila sulla qualità dellapredicazione durante le missioni nellecampagne e sulla qualità dell'insegnamen-to e dell'educazione nelle scuole.Ci sono ancora gli scambi più personalicon i "soggetti", i collaboratori più stretti o igiovani religiosi, gli aspiranti, i potenzialicandidati alla vita marista, i novizi, gli stu-denti, i missionari. Il tono qui è diverso.Colin si mostra più paterno, più attento aduna persona specifica, che conosce bene,che ha incontrato, alla quale dà consigli,

    incoraggiamenti ed anche avvertimenti,quando necessari.Questo progetto di classificazione nondeve nascondere un'altra realtà: i proble-mi da affrontare si accavallano e si mesco-lano ed è nello stesso giorno, a volte nellastessa lettera, che Colin deve passare dallaNuova Zelanda a Verdelais, dal denaro datrovare per la missione della NuovaCaledonia alla salute di padre Fournier,dalla notizia della tragica morte di questoo di quel missionario all’accoglienza e allaformazione di nuovi candidati maristi...Al di là delle informazioni che tali docu-menti ci forniscono in abbondanza, dietrole parole, traspare l'emozione – e, in que-sto campo, il 19° secolo è generoso!È lo stupore, la desolazione che accompa-gna l'annuncio di una serie di tragedielegate alla violenza della natura alla qualei missionari sono sottoposti, alle violenzedelle condizioni di vita, degli abitanti.Morti violente, naufragi, sparizioni pun-teggiano tragicamente la corrispondenza.È la gioia che accompagna l'annuncio delbuon lavoro dei missionari in Francia o inOceania, con le lacrime grate davanti allapietà, alla devozione mariana dei giovanistudenti di Belley o di Saint Chamond.Questa è la preoccupazione ricorrentedella difficile gestione del dossier missio-nario, il fallimento, la fatica, l'invecchia-mento e la malattia di un uomo che nonpuò più recarsi a Roma e dei dossier dainviare all'amministrazione romana, unuomo ferito, a volte, non essere compresoin quello che più gli sta a cuore - quelloche lui chiama "la salvezza dei suoi figli" –egli parla così dei missionari troppo isola-ti nelle missioni ed esposti ad ogni perico-lo, un uomo che non ne può più del pesodella carica e che ammette umilmente,attraverso il segretario interposto, di nonpoter più scrivere propria manu.

    (prima parte - continua)

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  • MESSICO

    1. Territorio

    Il Chiapas è uno dei 32 Stati confederati

    del Messico, il cui nome completo è Stati

    Uniti del Messico. Il Chiapas ha un territo-

    rio di circa 75.000

    km2. Se facessi-

    mo un paragone

    con l’Italia per

    raggiungere la

    stessa superficie

    dovremmo mette-

    re insieme la

    Basilicata, le Pu-

    glie, la Calabria,

    la Campania, il

    Molise e l’Abruz-

    zo.

    Si contano 40

    zone come parchi protetti dove la biodi-

    versità è molto ricca: quetzal, giaguaro,

    puma, boa, correcamino, cinghiale selvati-

    co, nutria, pappagallo, scimmie, pellicani,

    garze, ecc.

    2. Popolazione

    Nel Chiapas vivono più di 4 milioni di abi-

    tanti. Il Messico in totale ha quasi 2 milioni

    di km2 e 115 milioni di abitanti. La capitale

    del Chiapas è Tuxtla Gutierrez, in una

    zona calda e pianeggiante (a circa 500m

    s.l.m.) e con una popolazione di circa

    600.000 abitanti: quanto tutta la Basilicata.

    Troviamo poi la città più antica e famosa,

    San Cristobal de las Casas, a 2.200m

    s.l.m. e con una popolazione di circa

    190.000 abitanti.

    Segue la città dove io risiedo e che si chia-

    ma Comitán de Dominguez, a 1.600 m

    s.l.m. e con una popolazione di circa

    150.000 abitanti.

    Mi trovo nel Municipio-Parrocchia

    Independencia, che si compone di due

    Zone pastorali e geografiche: la Zona

    “Planada” con 17 comunità, con una

    popolazione approssimativa di 40.000 abi-

    tanti e la Zona “Templada”, con 29 comu-

    nità coordinate come Chiesa cattolica e

    che raggruppano a circa 20.000 abitanti.

    3. Le diocesi del Chiapas

    La storia racconta che questa diocesi del

    Chiapas fu eretta nel 1539. Il primo vesco-

    vo nominato fu il Frate Geronimo, ma que-

    sti morì nel 1541 senza mai mettere piede

    in questa terra. Gli successe Fray

    Bartolomé de las Casas, rimasto famoso

    per la sua ferma presa di posizione di fron-

    te agli abusi degli spagnoli ai danni degli

    14

    LETTERA DAL MESSICOIL CHIAPAS

    ©ª «¬®¯ °¯ ±²°³´µ¶

    ·¸¹º¸»¼»¼½¾¿ÀÁÂà .dic.qxd 30/01/2016 22.35 Pagina 14

  • MESSICO

    indigeni.

    Solo nel 1957 si creò la diocesi di

    Tapachula, a sud, verso il Guatemala, che

    nel 1964 venne di nuovo divisa per for-

    mare la diocesi di Tuxtla Gutierrez. Quindi

    adesso ci sono 3 diocesi su un territorio di

    75.000 km2 e con 4 milioni di abitanti.

    4. La diocesi di San Cristobal de las

    Casas

    Ha una superficie di circa 37.000 km2

    (Basilicata, Calabria e Campania insie-

    me) con un vescovo titolare (Don Felipe

    Arizmendi) che il prossimo anno arriva ai

    75 anni e quindi pensionabile e il vescovo

    ausiliare (Don Enrique Díaz) che lo scor-

    so 15 di maggio è stato nominato dalla

    Santa Sede come vescovo coadiutore

    (con diritto alla successione).

    Nella Diocesi lavorano circa 90 sacerdoti,

    320 diaconi permanenti (sposati), e 8.000

    catechisti. Nel suo territorio ci sono 2.500

    comunità indigene che insieme formano

    1,5 milioni di persone, divise in 7 Zone

    Pastorali.

    La parrocchia di San Fermin, a cui appar-

    tengo, fa parte della Zona Pastorale detta

    Sureste e si compone di 7 parrocchie.

    Ogni parrocchia ha un équipe pastorale

    come responsabile: 1 o 2 sacerdoti, alcu-

    ne religiose e alcuni laici. Ogni mese le 7

    équipe pastorali si riuniscono per studiare

    la realtà della zona, per riflettere sulle pro-

    b lemat iche

    sociali e ec-

    clesiali più ur-

    genti e per

    convenire li-

    nee di azione

    congiunte.

    5. Chiapas, la chiesa cattolica e noncattolicaIl Chiapas è lo stato meno cattolico delMessico. Secondo il censimento del2010, mentre la media nazionale dei cat-tolici è del 83%, quella del Chiapas è del54%. Le chiese e le sette protestanti(avventisti, pentecostali, presbiterianiecc…) raggiungono già il 30%. Gli altri sidichiarano senza alcuna religione. Negliultimi 20 anni i Protestanti sono cresciutipiù del doppio e i Cattolici sono diminuitidel 15%. Come spiegare questo fenome-no che è un po’ generalizzato in AmericaLatina?

    6. Il fenomeno protestanteDopo la seconda guerra mondiale il conti-nente scampato a quell’immenso disastrofu l’America. Lo sviluppo industriale postguerra richiedeva una fornitura sempremaggiore di materie prime. Queste si tro-vavano in gran parte nei paesi del TerzoMondo. Gli Stati Uniti cercarono di impos-sessarsi di questi giacimenti in America

    15

    La diocesi di San Cristobal de Las Casa e le sue equipé pastorali

    ÄÅÆÇÅÈÉÈÉÊËÌÍÎÏÐ .dic.qxd 30/01/2016 22.35 Pagina 15

  • MESSICO

    Latina, appoggiando colpi di stato nellamaggior parte di questi paesi. Erano glianni del Concilio, della crisi di Cuba e FidelCastro, della Teologia della Liberazione…Gli Stati Uniti si resero conto che finché laChiesa cattolica avesse continuato adessere l’unica Chiesa del continente, glisarebbe stato difficile stabilire una politicadi dominio e sfrut-tamento a propriofavore. La Chiesacattolica garanti-va l’unità deipopoli e lavoravaper far crescerela coscienza poli-tica dei popoli e,soprattutto, deipoveri. Era ne-cessario, quindi,trovare il modod’indebolire laChiesa cattolicaed impedire que-sto lavoro dicoscientizzazionedei poveri. Applicarono il vecchio dettoromano che sempre funziona: “divide etimpera”. Il mezzo non sono state le armi,ma la Bibbia. Cominciarono a finanziare ead inviare centinaia di “missionari” di qual-siasi denominazione, vecchia o di nuovostampo. Il finanziamento è sostenuto econtinuo e la loro missione non è quella dipredicare la Parola di Dio (questo è soloun pretesto) ma quello di distruggere laChiesa cattolica. Non sono interessati acercare e trovare la verità, ma solo a con-vincere i poveri e gli “ignoranti” cattoliciche stanno nella Chiesa sbagliata.

    7. Il metodo protestante per crescereLa Chiesa pentecostale ha adottato unsistema di “cellule” che si conosce anchecomo G12 per il numero dei membri che lecompongono (come gli apostoli). Uno dei

    membri si incarica di tenere un gruppo di12 persone e così, successivamente, unodi questi farà lo stesso. Questi leader lavo-rano per reclutarne altri 12 e così via.L’espansione è favorita anche dal fatto chenon ci sono strutture gerarchiche. Ogni cel-lula fa parte a se stessa e non dipende daaltri. Ogni capo gruppo è un pastore al

    quale bisogna dare il “diezmo”, la decimaparte del guadagno di ogni mese. In pocotempo questi “pastori” ottengono uno sta-tus economico superiore e spronano glialtri a seguire il loro esempio. In una comu-nità di 500 persone ci possono essereanche 5 o 6 altre chiese oltre alla cattolica.Il risultato è una profonda divisione: siperde il senso della comunità, non si riescea prendere accordi per il bene comune, lefamiglie sono divise, i matrimoni rotti, i figlicrescono nella confusione dottrinale, cisono gesti incredibili di intolleranza, genito-ri abbandonati, liti e violenze… Tutto que-sto grazie alle sette protestanti…Ci risentiamo alla prossima puntata dal

    profondo sud del Messico e del Chiapas.

    Vi ringrazio se ogni tanto fate una preghie-

    rina anche per me e per questa missione.

    P. Michele Palumbo, sm

    16

    ÑÒÓÔÒÕÖÕÖ×ØÙÚÛÜÝ .dic.qxd 30/01/2016 22.35 Pagina 16

  • PADRI MARISTI

    f

    17Presso la Pontificia UniversitàLateranense il 24 giugno scorso p.Andrea Volonnino ha discusso latesi per il dottorato in filosofia sultema Pointing: dal gesto al pensiero.Neuroscienze e ontologia della mente.Il risultato (summa cum laude) pre-mia il lungo periodo di preparazio-ne e di studio.P. Andrea, partirà dopo l’estate perla Nuova Zelanda, dove avrà mododi impratichirsi con l’inglese, perraggiungere, in seguito Suva, lacapitale delle isole Fiji (Oceania) -luogo in cui potrà mettere a fruttogli studi fatti. Insegnerà, infatti, nelseminario regionale del Pacifico S.Pietro Chanel. Auguri!

    P. Andrea VolonninoP. Andrea Volonninoneo dottoreneo dottorein filosofiain filosofia

    A fianco: durante

    la discussione

    della tesi.

    Sotto: in neo-dot-

    tore che presen-

    ta, raggiante di

    soddisfazione, il

    risultato del suo

    lavoro - l’attestato

    del titolo conse-

    guito.

    Þßàáßâãâãäåæçèéê .dic.qxd 30/01/2016 22.35 Pagina 17

  • 18

    TEMI

    Immagini televisive ricorrenti ci mostrano l’arri-vo, sulle coste italiane, di sempre nuovi immigra-ti. Spesso, le notizie sono relative alla tragicità ditali viaggi: la morte, durante la traversata, perstenti, per naufragi o per asfissia... Le notizie,soprattutto quelle televisive, suscitano in noi lasensazione di un flusso continuo, ininterrotto. Avolte, alcuni hanno l’impressione di assistere aduna vera e propria invasione2. Papa Francesco l’8 luglio 2013 ha voluto recarsi aLampedusa per richia-mare l’attenzione dell’o-pinione pubblica – e,soprattutto, dei cristiani– su quanto sta avve-nendo. Nei suoi discor-si, in quest’ultimo anno,è ritornato sull’argo-mento almeno cinquevolte. E, tuttavia, lasituazione sembra noncambiare. Ad un annoquasi esatto di distanza,45 morti (e con oltre 70persone disperse) è ilbilancio parziale di unnuovo dramma che si ècompiuto nelle acquedel Mediterraneo.Ci capita di sentire commenti i più diversi. Alcuniche, emotivamente colpiti dalle tragedie, si lascia-no commuovere – ed è una commozione prestofagocitata da altre immagini televisive.Altri sono discorsi di ben diverso tenore, che sifocalizzano sempre e comunque su motivi dicarattere economico. Ma perché continuano ad arri-vare? Ma cosa vogliono? C’è la crisi, non c’è lavoro equesti ce lo vengono a rubare!… Le nostre coscienze cristianevengono sollecitate,provocate da tutto ciò? Oppure dobbiamo rico-noscere che si cerca, più che altro, di continuare a

    sonnecchiare? A fare finta che tutto ciò non ciriguarda, non abbia a che fare con il nostro usciodi casa, con il nostro giardino?Avendo avuto modo in questi anni di conoscere– ed in alcuni casi anche di accogliere – personeche hanno compiuto tali viaggi, mi rendo contoche – come sempre – ciò che conta è come si guar-da al mondo, da quale prospettiva. Le notizietelevisive – e degli altri mass media – ci raggiun-gono, solitamente, da lontano. Noi restiamo tran-

    quilli, nelle nostre case, seduti sui nostri divani,magari sgranocchiando o sorseggiando qualcosadi buono, mentre in giro per il mondo ci sonoguerre, carestie, catastrofi naturali, devastazionidovute agli sconvolgimenti climatici… La televisione ci rende spettatori di questo spet-tacolo mondiale, in tempo reale. E noi distin-

    «La cultura del benessere, che ci porta a pensare

    a noi stessi…» 1ëì íîïðñìòó íôõõîõì

    1) Papa Francesco, Omelia, Lampedusa 8 luglio 2013.2) In realtà i numeri complessivi sono inferiori a quanto ci siimmagina di solito. Per fare un esempio, sulla portata del feno-meno, alla fine del 1800 nel solo porto di Buenos Aires(Argentina) sbarcavano ogni giorno oltre 800 immigrati prove-nienti dall’Italia – cifra, questa, molto più consistente degliattuali sbarchi sulle cose italiane.

    ö÷øù÷úûúûüýþÿ��� .dic.qxd 30/01/2016 22.36 Pagina 18

  • TEMI

    19

    guiamo sempre di meno tra le vicende narrate daun film, una fiction, un realityo dalla cronaca di ungiornalista. Tutto per noi diventa intrattenimento.Oserei dire: divertimento. Sì, perché ci si può anchedivertire3con le emozioni forti. E, di fatto, abbiamobisogno che in noi vengano sollecitate emozionisempre più intense… E, al tempo stesso, si diven-ta sempre più insensibili alla sofferenza che ci cir-conda – ormai ridotta a spettacolo. Sono tanti i motivi per cui si partee ci si mette inviaggio – sapendo di poter rischiare la vita. Cisono quanti sperano in un domani più vantag-gioso e vogliono migliorare la propria condizio-ne. Ma c’è anche chi fugge: dalle guerre, dalla vio-lenza, dalle dittature – a volte per motivi religiosio politici o tribali. E chi fugge cerca casa – perchénon ha più una casa.Soltanto nel bisogno – nei casi di estremo bisogno– quando tutte le porte si chiudono, quando lanostra disperazione sembra non avere termine,incominciamo a capire quanto sia profondo ildesiderio di poter essere accolti da qualcuno,ascoltati, ospitati. Ma a noi, ormai, tutto questonon interessa, avvolti come siamo dal fastidio divederli arrivare…Per noi i viaggi all’estero sono quasi sempre permotivi turistici – alle Maldive o a Sharm el-Sheikh, all’isola Margarita o sulle coste tailandesi– e sempre lontano da tutto ciò che in quei paesici possa ricordare miseria, povertà, disagi o vio-lenza. E non sappiamo cosa voglia dire lasciare ilproprio paese, rischiando la propria vita.«Domandiamo al Signore la grazia di piangere sullanostra indifferenza, sulla crudeltà che c’è nel mondo, innoi, anche in coloro che nell’anonimato prendono deci-sioni socio-economiche che aprono la strada a drammicome questo»4.Mi raccontava H.: «Tu guardi un film. Uno di queifilm in cui tutto è incredibile. E sai che non c’è nulla divero. È tutto inventato… Poi fai un viaggio come ilmio. E quello che vivi non ha niente a che vedere con ifilm. È molto, ma molto di più. Dopo, anche i film piùincredibili ti fanno ridere». H. ha alle spalle un viag-gio sulla barca di 11 giorni. 11 giorni senza man-giare, avendo da bere soltanto un bicchiere di tèal giorno e restando ammucchiato con altri 130

    senza avere la possibilità di sdraiarsi per riposare.Quel viaggio è scivolato via senza lasciare tracce?Quali sono ora i suoi sogni durante la notte? Adanni di distanza H. sogna spesso di essere ancorain mezzo al mare. I bagagli abbandonati sullaspiaggia, prima della partenza. La fame, la sete, ilbisogno di dormire ed il sole rovente, alto nelcielo, senza possibilità di ripararsi, sotto lo sguar-do di alcuni mercanti di morte, pronti a sparare abruciapelo o a gettare in mare il primo che osiprotestare o solamente alzare la voce.H. mi dice: «È di queste cose che dovresti scrivere…».Si sveglia spesso durante la notte – perché ognivolta gli sembra di essere ancora in mezzo almare.D. racconta di aver vagato per le campagnepugliesi per tre giorni, affamato e senza conosce-re una parola d’italiano, senza un soldo in tascapoiché i pochi che aveva portato con sé gli eranostati derubati. Si è allora presentato ai carabinieri– è stato rimpatriato, ma subito dopo è tornato inItalia.G. – ad anni di distanza – ripete che preferirebbemorire piuttosto che ripetere l’esperienza di quelviaggio. N. ha rischiato di essere gettato a mare –era tra i più piccoli sullo scafo e si stava avvici-nando una motonave della guardia costiera… Cisono mercanti di morte che gettano a mare i bam-bini per impedire l’inseguimento ed obbligare leguardie a tentare di prestare soccorso ai malcapi-tati.C’è anche chi non vuole raccontare nulla del suoviaggio – forse ritiene che siano fatti incredibili,troppo pazzeschi per essere ascoltati ed accolti. Echi invece continua a raccontare la stessa storia,incapace a liberarsene – perché si ritorna semprelà, a quei terribili giorni in cui si è visto la mortefaccia a faccia e si è penetrati fino alle buie estre-mità della disperazione.Ma sapremo noi tornare ad accogliere il peso diqueste sofferenze? Saremo capaci di distogliercidalle immagini televisive per farci attenti all’im-previsto che cammina sulle nostre strade? Già,l’imprevisto. Analogo a quello della parabolaevangelica del giudizio finale (Mt. 25, 31-46). Làove lo stupore porta ad esclamare: e quando mai? E quando mai, Signore, eri straniero e ti abbiamoospitato?

    3) Divertire proprio nel senso originario del termine:volgere altrove, allontanare, stornare.4) Papa Francesco, Omelia, Lampedusa 8 luglio 2013.

    ������������� .dic.qxd 30/01/2016 22.36 Pagina 19

  • PADRI MARISTI

    20

    Not iz ie in breve

    «Per un nuovo volto di La Neylière». Èil titolo di un seminario che si è tenutoil 30 e 31 Maggio 2014 proprio nellacasa ove p. Colin ha vissuto gli ultimianni della sua vita e ne sono conserva-

    te le spoglie. 27 persone, aventi unparticolare interesse, si sono riuniteper riflettere su un programma di atti-vità fino al 2020. Con il compito dioffrire proposte per l’uso della casa diLa Neylière, per facilitare accesso alpatrimonio marista, attraverso la pre-senza di una comunità marista. Nellacasa è in corso un intervento comples-sivo di ristrutturazione degli ambienti.Organizzato su iniziativa dellaProvincia europea dei Padri Maristi edella comunità locale, il seminario si èproposto di preparare gli eventi chesegneranno l'anno 2015 (inaugurazio-ne della casa rinnovata) e l’anno 2016(secondo centenario della Promessa diFourvière). Questo incontro ha con-sentito ai partecipanti di vedere l'a-vanzamento dei lavori e dei primi

    segni di questa nuova Neylière. Sisono incontrati: membri delle équipeche animano oggi La Neylière(Neylière Avenir, Amis de la Neylière,Musée d’Océanie), membri della fami-

    glia marista,laici, suore,fratelli epadri prove-nienti dadiversi paesiin Europa.Sia per l'i-naugurazio-ne di LaNeylière du-rante l'estatedel 2015 siaper l'anima-

    zione a più lungo termine, il seminarioha cercato di coniugare la creatività, ilrealismo e la proposta per decisioni daattuare. Virginie Allard è stata la faci-litatrice dell’incontro che ha permessoai partecipanti di fare 18 propostestraordinariamente ricche, alcunedelle quali molto dettagliate.La relazione finale di questo seminariosi può trovare, in francese, sul sito��������������������� !"#$%.

    P. Alan Williams, della provinciad'Europa (Inghilterra) è stato nomina-to dal Papa Francesco vescovo diBrentwood, Regno Unito. P. Alan è l'exSuperiore maggiore dei Maristi inInghilterra ed era, al momento dellanomina, il direttore del SantuarioNazionale di Nostra Signora di

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  • PADRI MARISTI

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    Walsingham. Laureato in teologia, psi-cologia ed educazione religiosa, halavorato come insegnante e cappellanonelle scuole secondarie e come parro-co; inoltre, ha insegnato spiritualitàcristiana a livello post-laurea. Almomento della nomina, durante laconferenza stampa, p. Alan ha detto:«Chiedo le vostre continue preghiere. Miimpegno nel mio nuovo ministero. Nelcorso degli anni numerosi pellegrini pro-venienti dalla diocesi di Brentwood hannofatto il loro pellegrinaggio a Walsingham;il mio pellegrinaggio oggi mi porta aBrentwood sotto il patrocinio di Maria, lamadre di Gesù e di tutti i santi della dio-cesi». L’ordinazione episcopale è avve-nuta il 1° luglio.

    È stato pubblicato un Direttorio (euro-peo) su le relazioni tra maristi reli-giosi e laici. «Assumendosi la responsa-bilità di favorire lo sviluppo della vitamarista laica e di incoraggiare la collabo-razione, la provincia si lascerà guidare daun direttorio provinciale…». Un’équipecomprendente Jan Hulshof (NL),Bernard Bourtot (Fr) e Rory Mulligan(Norvegia) ha redatto un primo testodel Direttorio destinato ai religiosiprofessi. L’équipe lavora in consulta-zione con Michel Macquet, rappresen-tante del Coordinamento Europeo deiLaici maristi, e con i confratelli che,

    nelle diverse regioni della Provincia,assicurano il contato con dei Laici.Lo scopo è quello di portare un soste-gno al nostro comune impegno di pro-muovere tute le vocazioni, in partico-lare quelle di vivere come Laici mari-sti. Versioni in varie lingue, tra cuiquella italiana, sono già state pubbli-cate.

    Raccontate la vostra storia! All’iniziodella Evangelii Gaudium papa France-sco scrive: «Posso dire che le gioie piùbelle e spontanee che ho vissuto nel corsodella mia vita sono quelle di persone moltopovere e che hanno poche cose a cuiaggrapparsi» (EG 7). La scelta del Papadella sua esperienza personale di soli-darietà con le persone povere è statafonte di ispirazione per la CommissioneSolidarietà nel corso della riunione

    tenutasi a Parigi il 6 e 7 maggio. LaCommissione ha invitato tutti i confra-telli a riflettere sul proprio impegnopersonale nel ministero della solida-rietà – un elemento centrale nellavocazione marista (Costituzioni n. 12).È stato chiesto ai confratelli di scriverela storia delle loro esperienze e di con-dividerle con la Commissione, cheprossimamente troverà il modo di farcircolare il più possibile queste narra-

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    PADRI MARISTI

    zioni, che potranno essere fonte d’ispi-razione per gli altri e specialmente perle future generazioni di Maristi. LaCommissione Solidarietà ha un proprioblog sul quale vengono pubblicatidocumenti sul ministero della solida-rietà:http://maristeuropesolidarity.eu/

    Distretto dell’Africa - Celebrazionidel 25°. Il 29 aprile 2014, a Yaoundé(Camerun), i padri maristi hanno cele-brato il 25 ° anniversario della creazio-

    ne di un Distretto dell'Africa e del 25 °anniversario della presenza marista inCamerun. La celebrazione è stata pre-sieduta da Mons. Jean-Marie Bala,Vescovo di Ebolowa e AmministratoreApostolico dell'Arcidiocesi diYaoundé. P. Kevin Duffy, l'assistenteper l'Africa, ha rappresentato ilSuperiore Generale alla celebrazione.Nella sua omelia, il vescovo ha espres-so la sua gioia e gratitudine ai PadriMaristi per il loro apostolato inCamerun e in particolare a Obili, met-tendo in evidenza le loro apostolatotra i giovani. Egli ha espresso la spe-ranza che Ebolowa possa essere laprossima diocesi del Camerun adavere maristi che lavorano con i giova-ni! L'arcidiocesi di lingua inglese di

    Bamenda era rappresentata da ungruppo di soci dei Maristi, così comelo era la diocesi di Bafia. Il 17 luglio 2014 un’ulteriore celebra-zione avrà luogo a Dakar, in Senegal,dove i Padri Maristi della Provincia diLione sono giunti nel 1948 per fondareuna scuola, su invito dell'alloro arcive-scovo di Dakar, mons Lefebre. Uncerto numero di africani maristi conti-nuano a lavorare in questa scuola,Cours S.te Marie, che è ora ammini-strata dalla arcidiocesi di Dakar. Il

    Distretto sta lavorando per avviareuna nuova comunità ed una scuolamarista alla periferia di Dakar.

    La causa di Beatificazione delFondatore. I lavori per la beatificazio-ne del nostro Fondatore continuano,sotto la direzione del postulatore dellacausa, p. Carlo Maria Schianchi. Perquanto riguarda la diffusione delladevozione a p. Colin una risorsaimportante è il sito web ufficialewww.jeanclaudecolin.org gestito da p.Ron Nissen. Ogni mese ci sono aggior-namenti. È presentato in inglese, tutta-via la maggior parte dei suoi 600 filescaricabili sono in altre lingue. Il sitocontinua ad essere visitato da personeprovenienti da molti paesi del mondo.

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  • PADRI MARISTI

    Il sito web è accompagnato da paginadi Facebook che regolarmente riporta la"foto della settimana" e le ultime notizie.(In questo periodo le fotografie sonodedicate al santuario di Fourvière).

    Interessante può essere anche la confe-renza che p. Gaston Lessard ha direcente tenuto ai membri della provin-cia canadese, sulla causa di beatifica-zione e che può essere trovata sul sitoweb della provincia canadese:http://www.peresmaristes.qc.ca/media/video.html.

    Il sito web ufficialenella colonna "What’snew” (Cosa c'è dinuovo) fornisce ag-giornamenti sulle nu-ove risorse così comesugli eventi connessia Colin nel mondomarista. Ci sono unavarietà di risorse chepossono essere utiliz-zate nelle parrocchie,scuole, ecc.Per mezzo di questosito e con le recentipubblicazioni relative al p. Colin sispera di raggiungere due obiettiviprincipali: rendere p. Colin più cono-sciuto come maestro spirituale e uomosanto - ed anche per accrescere ladevozione a lui tra le tante persone che

    chiedono favori attraverso la sua inter-cessione. Noi preghiamo e aspettiamoun miracolo attribuito alla sua inter-cessione. Se siete a conoscenza dieventuali favori particolari o addirittu-

    ra di un miracolo, si prega di contatta-re [email protected].

    Sul lavoro della causa stessa c'è unabuona collaborazione con la diocesi diLione, e il cardinale è pronto ad accet-tarne la causa. Una lettera formale con

    la documentazione com-pleta sulla vita di p.Colin dovrebbe prestoessere presentata peravviare la richiesta uffi-ciale. La documentazio-ne richiesta è pronta – aparte la raccolta finaledelle lettere post 1854 dip. Colin. Molti maristihanno lavorato nel corsodegli anni su questadocumentazione e tantagratitudine è loro dovu-ta. Una volta che il pro-cesso si aprirà a Lione, ilprossimo passo sarà la

    presentazione della causa allaCongregazione per le Cause dei Santi aRoma. Una biografia completa di p.Colin è stata scritta da p. Justin Taylor,che servirà per la causa nella sua faseromana.

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  • INDICE

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    MARIA

    Mensile sulle opere e sulle missioni

    dei Padri Maristi italiani

    Direzione e Amministrazionevia Livorno 91 - 00162 Romatel. 06/ 860.45.22 fax 06/86205535

    e-mail: [email protected] page: www.padrimaristi.it

    Direttore responsabileP. Gianni Colosio

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    Quote di abbonamentoOrdinario 15,00Sostenitore 25,00Benemerito 35,00

    C.C.P. n.29159001 intestato a Centro Propaganda Opere Mariste

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    Autorizzazione Tribunale di Roma del 23.12.94

    con approvazione ecclesiastica

    Sped. Abb. Post. 27,2,549/95Taxe perçue

    Roma

    StampaGrafica Artigiana Ruffini

    via Piave, 36 - 25030 Castrezzato (Bs)tel. 030.714.027fax 030.7040991

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    2 Spiritualità mariana

    5 Padri Maristi

    6 Famiglia Marista

    12 Pubblicazioni

    14 Messico

    17 Padri Maristi

    18 Temi

    20 Padri Maristi

    n. 4-6

    Fourvière - statua Fourvière - statua

    della Beata Vergine della Beata Vergine

    si affaccia sulla città di Lionesi affaccia sulla città di Lione

    Z[\][^_^_`abcdef .dic.qxd 30/01/2016 22.36 Pagina 24