Diciamo_N°76_annoIII_26.09.09

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Continua a pag. 5 5 5 di Laura Longo Continua a pag. 4 4 4 di Ermelinda Placì Continua a pag. 4 4 4 Continua a pag. 2 2 2 Continua a pag. 3 3 3 Continua a pag.3 3 3 di Lucio Vergari di Rita Lia di Francesca De Marco In questo numero In questo numero In questo numero In questo numero a pag. 5 5 5 STORIA DI DIARIO DI BORDO. I LIONS IN “MADRE RUSSIA” a pag. 10 10 10 10 a pag. 11 11 11 11 TRICASE DA REINVEN- TARE a pag. 12 12 12 12 a pag. 9 9 9 MESCIU MARIU SCARA- SCIA RACCONTA LA STORIA DELLA SUA FAMIGLIA a pag. 6 6 6 MARINA DI LEUCA: GARA DI PESCA. ECCO I VINCITORI Scrivi a: [email protected] per ricevere in formato PDF copia del nostro giornale o per proporre le tue newsletter Quindicinale Indipendente Anno III n. 76 26 SETTEMBRE 2009 VINCI SUBITO UN BUONO PIZZA E BIRRA PER 2 PERSONE CON I NOSTRI DICICRUCI a pag. 6 6 6 PARADISI D’OGGI a pag. 5 5 5 CRISI AL COMUNE DI TRICASE LA RABBIA E L’ORGOGLIO Nuova Trigel S.r.l. Sede e Stabilimento: Via Aldo Moro, s.n. - 73039 Tricase (Le) Italy www.nuovatrigel.it - [email protected] IL BURQA? L'ISLAM NON CONOSCE OSTACOLI E’ giovedì 17 settembre 2009. Ore 10 del mattino, circa. Dal televisore acceso ecco una sigla conosciuta e un po’ temuta: è il telegiornale, in edizione straordinaria. In questi giorni non si farà altro che parlare di ragazzi vigliaccamente uccisi, di soldati che muoiono in guerra, di estremo e bieco islamismo che con atti di terrore pensa di poter risolvere questioni politi- che ben più grandi di noi. Proprio in questi giorni, però, ricorre un anniversa- rio di morte che diventa assurdamente attuale, quello della giornalista e scrittrice Oriana Fallaci. MORIRE PER LA PACE RISOTTO AGLI ASPARA- GI CON CALAMARI E COZZE a pag. 6 6 6 DAMA O NON DAMA? a pag. 11 11 11 11 CALABRO-GOL E PRIMA VITTORIA IN CAMPIO- NATO PANETTERIA PANETTERIA PANETTERIA PANETTERIA PANETTERIA PANETTERIA PANETTERIA PANETTERIA FRANGILLO MARCELLO FRANGILLO MARCELLO FRANGILLO MARCELLO FRANGILLO MARCELLO FRANGILLO MARCELLO FRANGILLO MARCELLO FRANGILLO MARCELLO FRANGILLO MARCELLO di FRANGILLO NADIA di FRANGILLO NADIA di FRANGILLO NADIA di FRANGILLO NADIA PANE E PRODOTTI TIPICI SALENTINI SANTA CESAREA TERME via Roma c/o Mercato Coperto Dire che la Santanchè non l'abbia capito è un eufemi- smo, visto che l'ulti- ma preghiera del Ramadan milanese finisce proprio con la leader del Movi- mento per l'Italia accasciata vicino ad una macchina. Tutto questo perché la Santanchè ha protestato contro l'uso del burqa, strumento islamico fondamentalista di sottomissione e umiliazione per le donne musulmane ed è stata colpita da un uomo con il braccio ingessato, mentre una donna cercava di colpirla con un palo di un segnale stradale divelto. VENITE A VISITARCI SU WWW.DICIAMO.IT QUELLA GUERRA TANTO LONTANA E COSÌ VICINA Un vecchio adagio recita: “in guerra e in amore non esistono regole”. Sarà pur vero, ma l’ultimo attentato, messo a segno e ri- vendicato dai talebani, che ha colpito i parà italiani, uccidendone sei e ferendone altri quattro, mette in luce la spietatezza di una guerra combattuta in una terra così lontana e in un territorio tanto impervio, insidioso e arido come l’Afghanistan. Una guerra, che tutti, sembra, abbiamo dimenticato, ma che di fatto c’è; di fatto viene combattuta quoti- dianamente a rischio della vita. Né sono mancate sin dalla prima ora le critiche e gli interrogativi circa la giustezza di questo con- flitto (se è possibile “esportare” la democra- zia in ogni parte del mondo? è su... A RIPENSARE NON SI SBAGLIA di Cesare Lia “Tornare alla casa del padre” è una dizione propria ma triste, “Tornare all’ovile” è anch’essa una dizione pro- pria ma poco aulica, “Tornare nella propria casa” è la dizione secondo me appropriata e reale. a pag. 7 7 7 LA GALLINA CONTI- NUA A NON FARE UOVA –2 a pag. 7 7 7 S.C.T.: REGOLE E DIN- TORNI a pag. 8 8 8 LA MORTIFICAZIONE DI UN POPOLO a pag. 8 8 8 REGIONE PUGLIA: VARATO IL BANDO SULLA NUOVA OCCU- PAZIONE TRICASE: MUSARÒ AZZERA LA GIUNTA Fine settimana di fermento a Palazzo Gallone. Il sindaco di Tricase gira pagina e azzera la giunta, mandando a casa, per il momento, la propria squadra di maggioranza.

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periodico di cultura, politica, sport, cronaca, attualità ed economia.Tutto su Tricase e il Salento

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di Laura Longo

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di Ermelinda Placì

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Continua a pag. 2222 Continua a pag. 3333

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di Lucio Vergari

di Rita Lia

di Francesca De Marco

In questo numeroIn questo numeroIn questo numeroIn questo numero

a pag. 5555

STORIA DI DIARIO DI BORDO. I LIONS IN “MADRE RUSSIA”

a pag. 10101010

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TRICASE DA REINVEN-TARE

a pag. 12121212

a pag. 9999

MESCIU MARIU SCARA-SCIA RACCONTA LA STORIA DELLA SUA FAMIGLIA

a pag. 6666

MARINA DI LEUCA: GARA DI PESCA. ECCO I VINCITORI

Scrivi a: [email protected] per ricevere in formato PDF copia del nostro giornale o per proporre le tue newsletter

Quindicinale Indipendente Anno III n. 76 26 SETTEMBRE 2009

VINCI SUBITO UN BUONO PIZZA E BIRRA PER 2 PERSONE CON I NOSTRI DICICRUCI

a pag. 6666

PARADISI D’OGGI

a pag. 5555

CRISI AL COMUNE DI TRICASE

LA RABBIA E L’ORGOGLIO

Nuova Trigel S.r.l. Sede e Stabilimento:

Via Aldo Moro, s.n. - 73039 Tricase (Le) Italy www.nuovatrigel.it - [email protected]

IL BURQA? L'ISLAM NON CONOSCE OSTACOLI

E’ giovedì 17 settembre 2009. Ore 10 del mattino, circa. Dal televisore acceso ecco una sigla conosciuta e un po’ temuta: è il telegiornale, in edizione straordinaria.

In questi giorni non si farà altro che parlare di ragazzi vigliaccamente uccisi, di soldati che muoiono in guerra, di estremo e bieco islamismo che con atti di terrore pensa di poter risolvere questioni politi-

che ben più grandi di noi. Proprio in questi giorni, però, ricorre un anniversa-rio di morte che diventa assurdamente attuale, quello della giornalista e scrittrice Oriana Fallaci.

MORIRE PER LA PACE

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RISOTTO AGLI ASPARA-GI CON CALAMARI E COZZE

a pag. 6666

DAMA O NON DAMA?

a pag. 11111111

CALABRO-GOL E PRIMA VITTORIA IN CAMPIO-NATO

PANETTERIA PANETTERIA PANETTERIA PANETTERIA PANETTERIA PANETTERIA PANETTERIA PANETTERIA

FRANGILLO MARCELLOFRANGILLO MARCELLOFRANGILLO MARCELLOFRANGILLO MARCELLOFRANGILLO MARCELLOFRANGILLO MARCELLOFRANGILLO MARCELLOFRANGILLO MARCELLO di FRANGILLO NADIAdi FRANGILLO NADIAdi FRANGILLO NADIAdi FRANGILLO NADIA

PANE E PRODOTTI TIPICI SALENTINI SANTA CESAREA TERME

via Roma c/o Mercato Coperto

Dire che la Santanchè non l'abbia capito è un eufemi-smo, visto che l'ulti- ma preghiera del Ramadan milanese finisce proprio con la leader del Movi- mento per l'Italia accasciata vicino ad una macchina. Tutto questo perché la Santanchè ha protestato contro l'uso del burqa, strumento islamico fondamentalista di sottomissione e umiliazione per le donne musulmane ed è stata colpita da un uomo con il braccio ingessato, mentre una donna cercava di colpirla con un palo di un segnale stradale divelto.

VEN I T E A

V I S I TA RC I S U

WWW.DICIAMO.IT

QUELLA GUERRA TANTO LONTANA E

COSÌ VICINA Un vecchio adagio recita: “in guerra e in amore non esistono regole”. Sarà pur vero, ma l’ultimo attentato, messo a segno e ri-vendicato dai talebani, che ha colpito i parà italiani, uccidendone sei e ferendone altri quattro, mette in luce la spietatezza di una guerra combattuta in una terra così lontana e in un territorio tanto impervio, insidioso e arido come l’Afghanistan. Una guerra, che tutti, sembra, abbiamo dimenticato, ma che di fatto c’è; di fatto viene combattuta quoti-dianamente a rischio della vita. Né sono mancate sin dalla prima ora le critiche e gli interrogativi circa la giustezza di questo con-flitto (se è possibile “esportare” la democra-zia in ogni parte del mondo?

è su...

A RIPENSARE NON SI SBAGLIA di Cesare Lia

“Tornare alla casa del padre” è una dizione propria ma triste, “Tornare all’ovile” è anch’essa una dizione pro-pria ma poco aulica, “Tornare nella propria casa” è la dizione secondo me appropriata e reale.

a pag. 7777

LA GALLINA CONTI-NUA A NON FARE UOVA –2

a pag. 7777

S.C.T.: REGOLE E DIN-TORNI

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LA MORTIFICAZIONE DI UN POPOLO

a pag. 8888

REGIONE PUGLIA : VARATO IL BANDO SULLA NUOVA OCCU-PAZIONE

TRICASE: MUSARÒ AZZERA LA GIUNTA

Fine settimana di fermento a Palazzo Gallone. Il sindaco di Tricase gira pagina e azzera la giunta, mandando a casa, per il momento, la propria squadra di maggioranza.

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pag. 2 dalla Prima dalla Prima dalla Prima dalla Prima segue da pag. 1

Francesca De Marco MORIRE PER LA PACE

La notizia arriva da Kabul, capitale afgha-

na che si fa sentire spesso per il boato

delle sue bombe, per la violenza delle

sue strade, per una guerra che sembra

non finire mai.

Ore 12:10 locali, sulla strada che porta

dall’aeroporto al quartier generale delle

forze internazionali Isaf, nei pressi della

rotonda Massud, dove il traffico diretto

verso l’ambasciata Usa è rallentato dai

controlli, una Toyota bianca con a bordo

un kamikaze e imbottita di esplosivo (si

parla di almeno 150 kg) si è fatta esplo-

dere dopo essersi infilata tra un convo-

glio della Nato e due blindati italiani

“Lince” di scorta, colpiti in pieno

dall’esplosione. Sei militari italiani hanno

perso la vita e quattro sono rimasti feriti.

Fanno tutti parte del 186esimo Reggi-

mento Paracadutisti di stanza a Siena,

tranne un ferito che è militare

dell’Aeronautica. Fra i civili, si contano 15

vittime e 55 feriti. L’attentato viene ri-

vendicato dai talebani con un sms inviato

da un numero telefonico appartenente al

loro portavoce, Zabiullah Mujahid, anche

se l’ingente quantitativo di esplosivo

utilizzato pone il dubbio che l’obiettivo

non fosse il convoglio militare bensì una

delle ambasciate straniere presenti nella

capitale.

Gli effetti dell’attentato sono stati deva-

stanti e non solo per le case e i negozi

distrutti sui lati della strada; sono i cuori

ad essere devastati senza possibilità di

ricostruzione! Il cuore di chi ha sentito

nominare un figlio, un marito, un amico,

un padre tra le vittime, ma anche quello

di chi piange semplicemente dei ragazzi

che, in nome di un ideale, con coraggio,

con sacrificio, con tanta paura nascosta

nel profondo, ma con la fierezza di esse-

re portatori di pace, sono partiti, lascian-

do la loro casa, i loro affetti e la loro ter-

ra, per portare un po’ di civiltà dove sem-

bra non esserci, un po’ di libertà, un piz-

zico di speranza in un popolo che, per

decenni, è stato soggiogato dalla violen-

za e tenuto in pugno, con il terrore, dal

regime dei Talebani.

Questi nostri soldati erano lì per la pace,

per farne conoscere e amare la necessi-

tà, ma,quando ci si trova di fronte a noti-

zie del genere, la rabbia porta a chiedersi

se sia giusto cercare di far del bene, an-

che a costo della vita, a chi un cuore

sembra non averlo.

Se già qui, in Italia, dove abbiamo, o me-

glio, dovremmo avere il senso profondo

della sacralità della vita, riusciamo, con

cinismo, a scherzare su tanto dolore, se

siamo arrivati a dover ascoltare, inorridi-

ti, frasi tipo “10, 100, 1000 Nassirya “o

ancora ” è uscito il 6 sulla ruota di Ka-

bul”, cosa possiamo aspettarci da chi

nella violenza è cresciuto e non conosce

altro?

Attualmente i militari italiani impegnati

in Afghanistan nell’ambito della missione

Isaf sono circa 3.100, tra l’area di Kabul e

la regione ovest ma, nonostante la mas-

siccia presenza di forze armate interna-

zionali, a Kabul si sono moltiplicati gli

attacchi suicidi dei Talebani.

Rosario Castellano, comandante della

Folgore e responsabile della regione O-

vest, dichiara che gli italiani subiscono un

attacco al giorno dai ribelli.

Forse è vero, è un controsenso esportare

la democrazia imponendola a chi non la

vuole, ma non quando la decisione di

sbarrare la strada del dialogo è frutto

della pazzia di pochi fanatici delinquenti

e chi ne subisce le conseguenze è la mag-

gioranza inerme.

I nostri soldati, i nostri eroi sono partiti

con tanti sogni ed hanno lasciato a casa

madri, padri, mogli e figli che li hanno

visti tornare, a bordo di un C-130

dell’Aeronautica all’aeroporto militare di

Ciampino, chiusi in una bara avvolta dal

tricolore, portati a spalla da soldati della

Folgore e accolti da un picchetto

d’onore.

Le salme hanno ricevuto la benedizione

dell’ordinario militare monsignor Vincen-

zo Pelvi e, a render loro gli onori, c’erano

le più alte cariche dello Stato. I sei soldati

caduti sono stati salutati da un lungo

applauso e da tante lacrime per chi ha

speso la propria giovane vita per qualco-

sa di profondamente giusto.

Non c’è più nulla da dire, solo tanto dolo-

re... e un silenzio che fa troppo male.

ONORE AI NOSTRI CADUTI!

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segue da pag. 1

pag. 3 dalla Prima dalla Prima dalla Prima dalla Prima segue da pag. 1

Chi scrive non vuole soffermarsi troppo sul fatto che la Fallaci fosse una eccellente giornalista, spesso protagonista della Sto-ria contemporanea, né sul fatto che fosse una grande scrittri-ce, né, ancora, su quanto abbia inciso con i suoi libri e con il suo lavoro su quelle che oggi ritengo essere le mie convinzioni. La ricorrenza del terzo anniversario dalla morte di Oriana Falla-ci da modo a chi scrive di ricordare ciò che lei, grande conosci-trice dei nostri giorni, pensava dell’eterno conflitto tra Occi-dente e mondo Arabo. Oriana Fallaci era una donna di guerra, lei che già da bambina si oppose ai tedeschi seguendo il padre nelle fila della Resistenza, lei che da grande giornalista vive sul campo la guerra del Vietnam, lei che in prima persona osserva il conflitto in Medioriente da cui nasce “Insciallah”, il romanzo in cui ipotizza ciò che maggiormente la preoccupava, cioè la pianificata islamizzazione dell’Occidente da parte degli Arabi. Così tangibile era questa paura da parte di una donna che co-nosceva bene l’Islam e i meccanismi della ricerca del pote-re, che lei, così contraria alla guerra, perché fin troppo bene la conosceva, arriva a giustificare l’uso della forza militare nei paesi arabi da parte dell’esercito statunitense, ritenendo fondamentale che la democrazia, la libertà, il potere al popolo si possano raggiungere anche con le pal-lottole. Ancora più attuali sono queste convinzioni quando i cosidetti “talebani”, pur di mantenere lo stato di terrore e potere che in quarant’anni hanno costruito, usano ra-gazzi pronti a morire per pochi soldi provocando morte e dolore infiniti, in una spirale che sembra non possa avere mai fine. E a chi, inevitabilmente, la tacciava di essere una guerrafondaia la Fallaci rispondeva: “Quanto alla guerra

che lei ha visto soltanto al cinematografo, per odiarla non

ho certo bisogno del suo presunto pacifismo. Infatti la conosco

fin da ragazzina quando insieme ai miei genitori combattevo

per dare a lei e ai suoi compari la libertà di cui vi approfittate“. Purtroppo resta il fatto che per contrastare ideologie medioe-vali non bastano né parole né diplomazia A VOLTE E’ NECESSA-RIO COMBATTERE! Q u e s t o è l’insegnamento che ci ha lasciato Oriana Fallaci, la cui vita è stata devastata da guerre alcune delle quali ci hanno con-sentito di essere quello che siamo: uomini liberi.

Ermelinda Placì QUELLA GUERRA TANTO LONTANA E COSÌ VICINA

E ancora: chi può stabilire che i principi che regolano le istituzioni democratiche dell’Occidente siano i migliori e il solo catalogo universale di diritti dell’uomo?); né mancano, a tutt’oggi, le accuse all’ex amministrazione Bush di aver trascinato gli Stati uniti d’America e l’Occidente intero in un nuova guerra del Vietnam. Ciò malgrado, si continua ad addurre a giustificazione la tesi della necessità di questa guerra e l’impossibilità dell’Italia di decidere da sola nel consesso interna-zionale. Nel frattempo le vittime non si contano fra i militari americani, fra quelli Europei e anche fra quelli italiani, man-dati lì a garanzia della “pace”. L’efferatezza e la violenza dell’ultimo agguato teso ai militari italiani poi mo-strano e mettono in evidenza lo stato di esasperazione in cui si vive in quelle ter-re lontane e l’esigenza di un controllo più capillare del territorio. Il ministro della difesa La Russa ha definito l’assalto ai militari italiani: «vigliacco ed infame»; nel frattempo al boato dell’esplosione seguiva quello del dolore delle famiglie, dei parenti delle vittime e della intera comunità italiana; un’esplosione che ha

raggiunto anche il nostro Salento, che ora silenzioso attende la salma del suo eroe. Così, quel conflitto lontano diviene vicino e la realtà della guerra ci raggiunge, ci fa sentire l’odore acre del fumo dopo lo scoppio. Ma tutto questo dovrebbe farci riflettere profondamente sulla necessità, sul dovere e sull’impegno di tutti e di ognuno “a rifare l’uomo”. Quello stesso impegno a cui faceva appello Salvatore Quasimodo che, in una sua lirica del 1947, profondamente lacerato dall’esperienza tragica e traumatica della guerra, scriveva:

UOMO DEL MIO TEMPO

Sei ancora quello della pietra e della fion-

da,

uomo del mio tempo. Eri nella carlinga,

con le ali maligne, le meridiane di morte,

t’ho visto – dentro il carro di fuoco, alle

forche,

alle ruote di tortura. T’ho visto: eri tu,

con la tua scienza esatta persuasa allo

sterminio,

senza amore, senza Cristo. Hai ucciso

ancora,

come sempre, come uccisero i padri, co-

me uccisero

gli animali che ti videro per la prima vol-

ta.

E questo sangue odora come nel giorno

quando il fratello disse all’altro fratello:

«Andiamo ai campi». E quell’eco fredda,

tenace,

è giunta fino a te, dentro la tua giornata.

Dimenticate, o figli, le nuvole di sangue

Salite dalla terra, dimenticate i padri:

le loro tombe affondano nella cenere,

gli uccelli neri, il vento, coprono il loro

cuore.

(da Giorno dopo giorno, Mondadori, Milano 1965)

È con l’intensità di questi versi ancora tanto attuali e l’auspicio che tutte le guerre, combattute nel mondo, cessino, che vogliamo salutare i nostri militari e rendere loro omaggio. È con questi versi che vogliamo esprimere tutto il nostro dolore e la nostra amarezza verso una umanità, che si dice sempre più civilizza-

ta, ma che di fatto resta incapace di ab-bandonare quell’antico clichè e modello: Caino, il fratello.

Rita Lia LA RABBIA E L’ORGOGLIO

Oriana Fallaci

PERIODICO ISCRITTO AL NR. 1005 DEL REGISTRO DELLA STAMPA DEL

TRIBUNALE DI LECCE IN DATA 26.11.2008

Direttore Editoriale Salvatore Giannuzzi

[email protected]

Redazione Salvatore D’Elia, Cesare Lia, Barbara Ferrari,

Rita De Iaco, Antonio Baglivo, Daniele Baglivo, Vito Accogli, Rosanna Mastria, Rocco Chirivì,

Maria Soledad Laraia, Roberto Molentino, Francesca Cesari, Annibale Elia, Laura Longo, Donato Nuzzaci, Lucio Vergari, Pietro Russo, Salvatore Errico, Carlo Pasca, Attilio Palma,

Rita Lia, Francesco Elia.

Stampato c/o Associazione Culturale Diciamo in Tricase, alla via G. Garibaldi, 60

Tel./Fax: 0833/784126 [email protected]

Distribuito gratuitamente in una tiratura di 20.000 copie

La collaborazione a questa rivista sotto qualsiasi forma è gratuita. La direzione si riserva di rifiutare insindacabilmente qualsiasi testo e qualsiasi inserzio-ne. Foto e manoscritti, anche se non pubblicati, non si restituiscono.

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Cesare Lia A RIPENSARE NON SI SBAGLIA segue da pag. 1

pag. 4 dalla Prima dalla Prima dalla Prima dalla Prima

L’On.le Lorenzo RIA, dunque, è tornato a casa sua, tra i suoi amici, alle idee ed ai program-mi che hanno formato la sua vita politica ed han-no consentito di esaltar-ne l’azione. Non l’ho mai visto, pur rispettando le sue deci-sioni e pur avendolo sostenuto all’epoca nei confronti di altri candi-dati da me ritenuti meno validi, ben collocato nel-la sinistra pidiina per quel suo carattere auto-nomista e liberale diffi-cilmente assoggettabile a decisioni verticistiche. Ancor meno l’ho condiviso nella posizione di destra assunta nell’ultimo periodo e della quale non sono riuscito a darmi una spiegazione se non per l’antica amicizia con l’attuale Presidente della Provincia Antonio Gabellone. In pochi mesi si sarà reso conto che anche in quel contesto la democrazia, almeno come la intendiamo noi, non è di casa né può esserlo mai. Orbene, anche rischiando di non aver ruo-li istituzionali, meglio tornare in un Partito del quale si condividono le idee e nel qua-le si può tranquillamente dire la propria, cercando, come ai vecchi tempi, il consen-so. D’altronde questo era la nostra Demo-crazia Cristiana, all’epoca tanto vituperata ma oggi da tutti apprezzata e riconosciuta come il Partito della democrazia reale. Tante volte si è criticato il suo sistema correntizio senza rendersi conto che pro-prio quello era l’anima della democrazia

partecipata, che proprio quello consentiva il confronto interno sulle iniziative che, poi, doveva-no essere proposte per ottenere il consenso della maggioranza. Era un siste-ma defatigante ma demo-cratico, un sistema di par-tecipazione e di confronto. D’Altronde è semplice am-ministrare dittatorialmen-te, come succede anche oggi, riconoscendo nella decisione del capo o del padrone del partito la bon-tà dell’iniziativa, difficile, invece, cercare e trovare il consenso della maggioran-za su un argomento che,

poi, deve diventare norma per i cittadini di una Nazione. Non avevo dubbi né li ho tutt’ora su anti-chi e moderni uomini politici che, al di là delle aspirazioni personali, intendono tenere la barra diritta sulla democrazia del Paese, e che, prima o poi, accetteranno queste considerazioni e riprenderanno il percorso interrotto dalle stravaganti espe-rienze moderne. L’unico dubbio che mi assale è che questi amici giungano tardi alle conclusioni di Lorenzo Ria e trovino già applicato un sistema che non consenta loro di tornare alla democrazia reale. In una delle scuole dove ho lavorato, pro-prio all’inizio della mia carriera, ho avuto due bravi e simpatici insegnanti, entrambi democristiani, il prof. Cosimo Grimaldi ed il prof. Armando Ria, padre di Lorenzo. Spiriti democratici, a scuola come in politi-ca, ma appassionati sulle scelte da farsi e

sulle quali molte volte divergevano. Vive-vano In Taviano, patria degli Abatelillo, Comune amministrato da lungo tempo dai social comunisti, che neppure il Sen. Fer-rari era riuscito politicamente ad espugna-re. I due, coalizzati, riuscirono con grande capacità a conquistare l’Amministrazione comunale e non vissero “felici e contenti” del risultato ma continuarono le loro lotte di sinistra e di destra all’interno della D.C. dimostrando, al momento delle decisioni sul futuro del paese, che l’unione faceva la forza ed assicurando alla D.C. molti anni di gestione cittadina come il Partito richie-deva. Erano quelli gli esempi che avrebbero dovuto evitare l’allontanamento da taluni principi ideali e di pratica gestione ammi-nistrativa sventando l’idea di poter trova-re nella casa degli altri la soluzione dei propri problemi. Se tutti gli ex democri-stiani avessero ragionato in quei termini anzicchè girovagare a destra ed a sinistra, se tutti gli ex democristiani ragionassero ancora oggi in quei termini, l’Italia non rischierebbe l’autoritarismo di un bipolari-smo velleitario, inutile ed improduttivo ma porterebbe avanti un discorso di reale rinnovamento della nostra società all’insegna di un ammodernamento della vecchia e collaudata democrazia. Molti, invece, hanno voluto e vogliono ancora illudersi di essere accolti come ospiti graditi in casa altrui, magari sfrut-tando qualche momentaneo incarico di Ministro o di Sottosegretario, senza con-tare su quello che il nostro antico prover-bio dice: “l’ospite è come il pesce, dopo tre giorni puzza” e va buttato al gatto.

Lucio Vergari IL BURQA? L'ISLAM NON CONOSCE OSTACOLI

Scusate, ma l'Italia è ancora un paese democratico, o no? Siamo sempre noi italiani ad essere vicini alle missioni nel mondo per portare pace e democrazia, o no? Queste domande nascono spontanee, soprattutto quando si sentono alcuni con-nazionali asserire: “Comunque la Santan-chè avrebbe potuto farsi i fatti propri!”. No, dico, ma stiamo scherzando? Non molto tempo fa abbiamo assistito ad un fatto deplorevole: l'allontanamento dei crocefissi dalle scuole pubbliche, que-sto perché turbava gli studenti che non fossero cristiani. Quando si parla di immigrazione, credo che si associno anche i termini di integra-zione e civilizzazione, non si può permet-tere, addirittura, che altre popolazioni raggiungano l'Italia con l'intento di preva-ricare e cambiare le abitudine di un paese che, ricordo a tutti, essere cattolico.

Poi, in Italia ci sono delle leggi, o no? La legge italiana 152 del 1975 vieta per motivi di sicurezza di “coprirsi integral-mente il volto in luoghi pubblici” e non può e non deve esserci alcuna scusante religiosa per l'uso del burqa. In queste situazioni, non c'è l'intenzione di usare metodi dittatoriali o totalitaristi, ma solo di far capire a queste popolazioni che ora sono in Italia, che devono rispet-tare leggi e usi del nostro Paese, non è giusto che chiunque entri nella nostra Nazione si senta libero di essere anarchi-co, con l'intenzione di continuare a com-portarsi come i suoi pregiudizi ideologici gli impongono di fare. Nessuno deve permettersi di imporre all'altro le proprie idee e le proprie reli-gioni, ma qui parliamo, innanzitutto, di leggi che, come per gli italiani, devono valere anche per gli stranieri; inoltre, pos-siamo parlare di metodo sbagliato della

Santanchè, se è vero che lei o chi la ac-compagnava ha cercato di strappare il copricapo islamico, ma l'intenzione non creda possa essere discussa. Vogliamo o no aiutare i nostri immigrati? Aiutare significa anche eliminare le forme di umiliazione presenti nelle loro ideolo-gie, o soltanto dare loro da mangiare e un posto di lavoro? Non dimentichiamo che pochi giorni fa, un padre marocchino ha ucciso la propria figlia perché fidanzata con un italiano, senza scordarci che la madre tutt'oggi difende proprio il marito omicida. Possiamo accettare che tutto questo suc-ceda in Italia? Certamente questi discorsi non si posso-no affrontare e risolvere con atti di vio-lenza, ma non possiamo nemmeno per-mettere che ci siano altre “Hina”, “Sanaa”, o chissà quale altro nome sulle lapide delle tombe dei nostri cimiteri.

segue da pag. 1

Lorenzo Ria

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di Laura Longo

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“Dalla Russia con amore”, verrebbe da dire. Giornate di cariche di trepi-dazione per i Lions guidati da Franco Farati e Antonio Sanasi (presidente club Nardò) che hanno organizzato una breve visita a Mosca e a San Pie-troburgo. Lo scopo del soggiorno era quello di stringere un gemellaggio con i Lions di Pietroburgo, seguendo il motto “unire i club con i vincoli dell’amicizia e della reciproca comprensione”. Detto fatto. L’incontro è avvenuto nel Grand Hotel “Pribaltijskaya” sito nella bellissima insenatura del golfo di Finlandia. Presenti alla tavola rotonda la Presidente Margherita Madrak e tutto il quartier generale dei Lions. Farati prima e Sanasi dopo hanno illustrato i rispettivi services effettuati, sottolineando come il club di Casarano sia diventato un

punto di riferimento non-ché un modello per tutti i Lions del Salento, gra-zie alla sua raccolta di ben 22000 dollari spediti alla Casa Madre per la lotta contro la cecità in Africa. In seguito è avvenuto lo scambio dei guidoncini dei rispettivi club. Evento immortalato da una foto di gruppo e accompagnato da una cena of-ferta dai Lions italiani. Ma le sorprese non sono finite qui. Il tour è pro-seguito con una visita al museo Hermitage e con l’incontro dei Lions di Riona, club particolarissi-mo perché non solo risulta il club più anziano

“cronologicamente” della Russia ma è anche unicamente costitui-to da sole donne. Emozioni brevi ma intense che hanno posto le premesse per una crescita del gruppo in ambito internazionale, gettando le basi per un’eventuale collaborazione tra i due rispetti-vi club.

di Lo.La. STORIA DI DIARIO DI BORDO. I LIONS IN “MADRE RUSSIA”

Ma lo strappo non è avvenuto da un giorno all’altro. I pri-mi screzi, abilmente sottotaciuti alla stampa, c’erano, eccome. La miccia che ha accesso la querelle è stata una lettera del 23 luglio indirizzata al sindaco di Tricase. I sette consiglieri di maggioranza e i 3 assessori della giunta, Nunzio Dell’Abate (assessore al turismo), Rocco Piceci (assessore all’urbanistica) e Tony Scarcella (assessore ai servizi socia-li), hanno dato l’alt al governo Musarò, dichiarando che non avrebbero partecipato a alcuna seduta, commissione consiliare e programmazione amministrativa. La ragione, come spiega la lettera, era dovuta al fatto che: “l’attuale maggioranza di centrodestra in carica da un anno non era riuscita a dare una svolta politica tanto attesa dai cittadini e vista la gravità della situazione chiedevano al primo cit-tadino di procedere ad una rimodulazione dell’organo politico esecutivo”. Situazione d’attrito che è seguita con una fase di stallo alternata da riunioni, incontri e chiarimenti allo scopo di convincere parte della maggioranza dissidente. Da due mesi serpeggiavano voci sulle possibili new entry. Su chi sarebbe rimasto e su chi avrebbe dovuto, amara-mente, lasciare la poltrona. Una settimana fa l’ultima stoc-cata che avrebbe dovuto tranquillizzare amministratori e amministrati: “La giunta rimane così com’è, è prevista soltanto una rimodulazione delle deleghe”. Ieri però il prevedibile rimpasto. L’attuale sindaco ha deci-so di varare una nuova giunta. «Una decisione presa da lungo tempo che prevede una variazione della composi-zione di maggioranza» -sostiene il primo cittadino, Anto-nio Musarò. «Il motivo» - prosegue il sindaco di Tricase – non è gestionale-amministrativo ma squisitamente politi-co a causa del risultato delle ultime elezioni provinciali». Lunedì si attende il nuovo esecutivo e le relative nomine. «Abbiamo deciso» - aggiunge il sindaco Antonio Musarò - l’inserimento in giunta di una donna e la riduzione (dai 7 attuali ai nuovi 6) del numero di assessori». Voci di corri-doio nella tarda serata di venerdì asseriscono che la giunta rimarrà tale e quale e che l’unico cambiamento consisterà nelle dimissioni dell’assessore alla pubblica istruzione, Ippazio Cazzato e dell’assessore ai servizi sociali, Tony Scarcella, il quale sarà sostituito dal nuovo assessore in gonnella, Rita Scolozzi, sociologa impegnata nell’ambito socio-sanitario.

da Tricaseda Tricaseda Tricaseda Tricase TRICASE.

MUSARÒ AZZERA LA GIUNTA CRISI AL COMUNE DI TRICASE

La Giunta comunale è stata sciolta ed il Sindaco ha subito deciso di vararne una nuova, sembra, revocando l’incarico all’Avv. Ippazio Cazzato e al Dott. Antonio Scarcella e nominando nuovo assessore comunale la dott. Scolozzi, politica-mente non impegnata. Eppure correva voce che il Sindaco avrebbe mantenuto la Giunta in carica cam-biando, eventualmente, solo qualche delega. . Questo, per la verità, gioca a suo favore perché, appiattirsi sulle decisioni sug-gerite da altri, quando a Tricase l’aria è diversa ed occorre una decisione politi-ca più radicale, è la dimostrazione più cogente che abbiamo un Sindaco che, al di là della convinzione di qualcuno sulla sua indecisione e sulla sua debolezza, ha le idee chiare e non dimostra di essere legato alla “poltrona” ma non risolve il problema principale delle necessità del nostro Comune. La situazione politica della maggioranza era da tempo deteriorata e le diatribe interne non accennavano a placarsi. Anche noi di “Diciamo” l’avevamo messa in risalto, prendendoci rimproveri da più parti. L’aver escluso dall’esecutivo l’Avv. Cazzato, uno dei pochi assessori produttivi ed unico rappresentante di Azzurro Popolare, e l’aver lasciato fuori dalla Giun-ta comunale un intero partito, come l’U.D.C., che conta tre consiglieri comuna-li, sembra si sia proceduto ad una vera e propria faida politica e non è certo una soluzione che fa stare tranquille le parti. Non aver, poi, risolto il problema delle numerose anime del P.d.L. ed averle lasciate “nel limbo” in attesa di attri-buire l’assessorato rimasto nelle mani del primo cittadino, è anche questo un segno di indecisione ed un interrogativo alquanto grande. Il Sindaco Musarò, che, al di là di ogni alchimia politica, ha sempre sostenuto che la sua Giunta non funzionava secondo le direttive a suo tempo impartite e secondo le promesse fatte dai suoi componenti sul lavoro assiduo e di gruppo per riportare la Città al ruolo che le compete a livello territoriale ma non può pensare che ora le cose possano funzionare meglio di prima. Infatti, in questi mesi tutto è tornato a qualche anno fa e neppure l’ordinaria amministrazione è stata portata avanti da chi aveva promesso all’elettorato di cambiare il corso delle cose e di procedere per nuove strade più adeguate alle moderne esigenze della Città e dei suoi abitanti. La crisi che Musarò ha aperto e, a suo dire, chiuso, può portare a nuove impo-stazioni ed a nuove valutazioni ma non darà soluzione né ai problemi generali dei paese né alle aspirazioni delle forze politiche della maggioranza la quale, a quanto si può prevedere, sarà depauperata da due forze politiche, Azzurro Popolare e l’U.D.C., che certamente assumeranno un ruolo diverso e forse non a sostegno della nuova Giunta. Le forze politiche di maggioranza, in questo caso, sono tenute al rispetto dei patti sottoscritti non al rispetto delle esigenze personali, certamente all’attuazione delle proposte e delle conseguenti responsabilità che ciascuna componente a suo tempo si è assunta. E diremo ancora di più: non sarebbe stato meglio nominare sette assessori tecnici, lontani dalla bagarre politica con la consegna di lavorare per Tricase, città che a questo punto ha enorme bisogno di governo? Nel prossimo numero, certamente, avremo maggiore possibilità di fare il punto sulla situazione e sulle cause che hanno determinato la crisi ma la convinzione generale è che da questa lezione si debba trarre la conseguenza che o l’Amministrazione comunale funziona o è meglio andare ad elezioni anticipate.

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di L.L.

dai Paesidai Paesidai Paesidai Paesi MARINA DI LEUCA: GARA DI PESCA. ECCO I VINCITORI

C’è il detto popolare “chi dorme non piglia pesci”. Di certo questo non è il ca-so Gianni Protopapa che con i suoi 11 kg

e 150 gr. vince la gara di pesca che si è svolta domenica 20 settembre presso la Marina di Leuca.

Medaglia d’argento per Valentino Pizzolante per i suoi 10 kg e 650 gr. Terzo posto invece per l’imbarcazione di Francesco Ma-linconico co i suoi 7 kg. 950 gr. A seguire l’imbarcazione “Sampei” Leo Scappaviva, Corvaglia, Enzo Protopapa, Pascariello- Leuzzi e ultimo l’equipaggio di Fausto Ca-si. Rigide le regole della competizio-ne: il pescato non doveva essere consegnato oltre 11,30 e alle cat-

ture di prima specie (tipo cernie, dentici, spigole) venivano assegnati 100 punti per pesce. Più libere invece le tecniche di pesca. Ogni imbarcazione poteva adottare il metodo più congeniale in base alla pro-pria esperienza e situazione: traina di superficie, di fondo, bolentino utilizzo di esche artificiali, di lenze manuali o di una canna. Al termine della gara ogni equipaggio ha provveduto a cucinare il pescato e a por-tarlo nella sede della sezione della Lega Navale. Motivo? Consumare tutto quel ben di Dio con una cena a base di pesce accompagnata da un buon vino locale.

PARADISI D’OGGI

Distese di ortaggi e percolato fuoriu-scente dai camion della spazzatura, insie-me a braccetto intorno alla ex discarica e all'attuale impianto di biostabilizzazione Sud Gas di Poggiardo. È lo spettacolo che allarma da qualche tempo alcuni cittadini, sgomenti soprattutto dal fatto che i terreni intorno all'impianto ospitan-te l'immondizia siano ancora destinati, così come lo erano in passato, ad attività di produzione agricola, in particolare alla raccolta e molto probabilmente alla mes-sa sul mercato dei pomodori lì prodotti. Lungi dal voler creare un allarme am-bientale, ci si chiede se qualcuno ora non provveda ad effettuare delle analisi sulla qualità chimica degli stessi ortaggi non fosse altro per l'adiacenza dei campi allo stabilimento che già tante polemiche ha suscitato e suscita in città per i fumi nau-seabondi e i miasmi che da esso si leva-no. Di «scempio ambientale», parla il sindaco di Poggiardo Silvio Astore, fir-matario nel giugno scorso di una ordi-nanza con la quale invitava le ditte inca-

ricate alla raccolta e allo smalti-mento dei rifiuti a vigila-re sulla scia di percolato che fuoriusci-va (e fuorie-sce) dai mez-zi di traspor-to utilizzati. Interviene propositiva-

mente sulla questione, Oreste Caroppo, leader del movimento per "La Rinascita del Salento", il quale fa notare che "il vero intruso in quel territorio non è la tradizionale e millenaria attività agricola, ma la pre-senza dell'impianto di bio-stabilizzazione". «La diffici-le coesistenza dell'antico e sano mondo rurale salenti-no, con questi moderi eco-mostri, frutti malsani di una scorretta e speculativa gestione della risorsa rifiu-to, implica almeno la ricer-ca di adeguate soluzioni di compromesso, e lo stanzia-mento di risorse in tal sen-so, sia per tutelare la salute dei cittadini e per garantire la qualità dei prodotti ali-mentari, che per minimiz-zare l'impatto paesaggisti-co di questi mega-impianti.

Opportuno dunque - continua Caroppo - prevedere ampie fasce di rispetto nelle aree circostanti i medesimi da destinare a serie e curate azioni di riforestazione e rinaturalizzazione, con l'uso però cate-gorico soltanto di specie arboree autoc-tone. Queste soluzioni avrebbero an-che un effetto lenitivo sulla propagazio-ne e sull'intensità dei miasmi che lo sta-bilimento produce, con grave comprensi-bile ed ingiusto disagio per gli abitanti di Poggiardo e dei luoghi vicini. La politica nasce per trovare soluzioni ai problemi, nel Salento essa però sembra solo in gra-do di crearne anche quando originaria-mente non vi sono».

Si aprono le iscrizioni per l’undicesima edizione della Coppa nazionale di dama, valevole per la classifica Elo-Rubele e per la Coppa Italia F.I.D. La manifestazione organizzata dal Circolo Dama di Spongano, presieduto da Claudio Siciliano è in pro-gramma domenica 27 settembre ed è aperta a tutti i tesserati e non solo. Infatti, potranno sperimentare questo celebre gioco sportivo anche esordienti e non iscritti, suddivisi nei seguenti gruppi: 1° Assoluto, 2° e 3° gruppo, infine sezione riservata ai “Ragazzi”. Cam-po di gara sarà come lo scorso anno l’hotel ristorante sponganese Casina Copini, dove i giocato-ri potranno rifocillarsi anche a pranzo. L’inizio della battaglia è previsto alle 8.45 del mattino. Per altre info e iscrizioni chiamare al 389/9821526. (d.n.)

DAMA O NON DAMA?

di Donato Nuzzaci

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pag. 7 da Santa Cesarea Termeda Santa Cesarea Termeda Santa Cesarea Termeda Santa Cesarea Terme LA GALLINA CONTINUA A NON FARE UOVA –2

di Annibale Elia Continuando nell’analisi del bilancio chiuso al 31 dicembre 2008 mettiamo in evidenza ancora una volta il passaggio dei crediti vantati verso il socio Comune di S. Cesarea a disponibilità presso le banche… Inoltre un incremento delle immobilizzazioni per le quali vale la pena tentare un’analisi che può aprire qualche spira-

glio di comprensione sulla politica aziendale. I dati grezzi ci dicono che le immobilizza-zioni sono aumentate di circa 7.150.000 euro. Di esso au-mento circa 6.400.000 sono dovuti a rivalutazione dei fabbricati. Opportunità colta dall’azienda ai fini di un mag-giore autofinanziamento nel tempo svincolato dalla volon-

tà della proprietà, ma che riduce i margini di manovra della pro-prietà medesima, specie in considerazione che la stessa è pubbli-ca. Per contro ci sono 1.344.894 di investimenti in immobilizzazioni materiali e 210.528 di immobilizzazioni immateriali, ammortizzate nell’anno le prime per 512.762 e le seconde per 263.526. Quando si parla di immobilizzazioni materiali, si parla di fabbricati indu-striali (+340.858), di impianti e macchinari (+879.543), di attrezza-ture, ecc. E a proposito di questo tipo di investimenti nell’azienda si odono rumors, se non boati. Si parla di interventi ripetuti sugli stessi impianti, di un progetto di impiantistica per la struttura Terme annesso all’Albergo Palazzo costato già intorno al milione di euro, non perfettamente funzionante e che l’impresa appalta-trice chiede in affido come gestore terzo, mentre il Presidente Serra in occasione dell’inaugurazione del nuovo reparto della linea blu, all’inizio della stagione, aveva sottolineato un investi-mento di unmilione e 200mila euro. Ed allora il rifacimento del reparto cure annesso all’Albergo Palazzo quanto è costato? E so-prattutto è completato? È affidabile tecnicamente? A queste do-mande i cittadini, i dipendenti chiedono una risposta certa. Lo stesso Sindaco chiede, tramite la Gazzetta del Mezzogiorno, tra-sparenza ed al collegio sindacale “una rendicontazione sui lavori eseguiti tra il 2008 e 2009, i costi sopportati e la congruità rispet-to alle spese sostenute, nonché l’effettiva consegna dei lavori. In caso contrario si adirà per vie legali”. Segno di qualcosa che non funziona, che ha ingenerato dubbi, perplessità. Il tutto mentre la situazione economica dell’azienda peggiora: minori ricavi, anche per la linea blu (speriamo che per il 2009 si inverta la tendenza, altrimenti Presidente cosa ci racconterà?...), maggiori costi. E’ insostenibile la situazione che vede contrapposti i rappresentanti dei soci Regione e Provincia… due enti che rappresentano gli inte-ressi dei cittadini..(?). Abbiamo già altre volte auspicato la colla-borazione tra gli Enti proprietari, cui dovrebbe tendere lo stesso management, che non dovrebbe mai dimenticare il ruolo che svolge: fare gli interessi della società e per ciò stesso dei soci. I soci poi sono rappresentanti dei cittadini, pugliesi e del Comune, quest’ultimi doppiamente interessati e, come dimostrammo in un precedente intervento, singolarmente esposti con un capitale significativo. A proposito di interessi dei cittadini è utile forse sottolineare come spesso turisti e curisti ci chiedono i benefici che ricaviamo dalla Terme SpA, pensando che la presenza della struttura allevii il carico fiscale comunale. E’ bene dare una risposta esaustiva anche a questo interrogativo: benefici zero, costo della partecipazione oltre i 3 milioni di euro. Ed ancora nel tempo gli utili della Terme erano stati accantonati in una riserva straordinaria per oltre 2milioni e 500mila euro, che vanno assottigliandosi per far fronte alle perdite. Certo non si può disconoscere l’enorme importanza delle Terme per l’economia della comunità ed anche di molti cittadini dell’hinterland. Ecco perché l’affermazione del Presidente Serra

fatta nel corso del convegno sul termalismo del 29 agosto scorso, ci sorprende e ci preoccupa. Bisogna procedere all’avvio del per-corso per la privatizzazione della società, ha affermato. Una scelta utile, a suo dire, a superare alcuni stalli gestionali, ma anche a garantire le fonti di finanziamento necessarie per realizzare i pe-riodici programmi di investimento che consentano alla società di essere sempre competitiva. Se intendiamo bene significa gestione dell’azienda a privati… noi non abbiamo la memoria corta, noi ricordiamo la gestione protrattasi fino al 1979. Sappiamo chi ne ha goduto dei benefici, e come salvo che per gli ultimi 5 anni, il personale fosse retribuito; non certo applicando il contratto col-lettivo. D’altra parte è recente la storia dell’Albergo Palazzo: pri-ma si gonfia di personale e lo si gestisce allegramente, poi si affida a privati. I benefici non credo siano né dei soci né dei lavoratori. Così come tutta la recente storia delle privatizzazioni di servizi pubblici in Italia ne è conferma: a fronte di compensi milionari al management, disservizi, aumenti di tariffe, diminuzioni del perso-nale. Siccome le Terme sono un bene pubblico, non facilmente ripetibile, anche il personale dovrebbe prenderne coscienza, at-trezzandosi perché non si ripetano certe scelte e vigilando su un bene che appartiene a tutta la cittadinanza, ma in primo luogo a chi vi lavora. 2 - fine

Nasce un nuovo “caso” a Santa Cesarea Terme. Il Consiglio comu-nale nell’ultima seduta approva a maggioranza una modifica al regolamento per il funzionamento della stessa assise, sopprimen-do il limite di 30 giorni entro cui il sindaco ha facoltà di rispondere ad interrogazioni ed interpellanze presentate dai consiglieri co-munali, e scatta subito la polemica dei rappresentanti delle mino-ranze. I gruppi consiliari “Per Santa Cesarea Terme”, “Orizzonti Condivisi”, guidati dai capigruppo Walter Nutricato e Valeria Maggio, e il segretario di circolo del PD di Santa Cesarea, Rocco Bleve, ritengono “gravissima” la modifica apportata e rivolgono «a tutte le forze politiche, comprese quelle di centrodestra, un appello per il ripristino dei principi che regolano la vita democrati-ca delle nostre istituzioni e della nostra comunità». «Cancellando il limite entro cui rispondere ad interrogazioni ed interpellanze, si mettono in discussione anche questi due strumenti, utili a tutti i consiglieri di minoranza e maggioranza, per interloquire in modo diretto e abbastanza immediato con l’amministrazione. E’ eviden-te - scrivono dall’opposizione - che la variazione voluta dal sinda-co, Daniele Cretì, lede in particolare il lavoro delle minoranze con-siliari, la loro capacità di controllo e la possibilità di confronto su questioni urgenti. Infine, lede i cittadini che dai consiglieri sono rappresentati: anche il loro accesso all'informazione risulta forte-mente limitato e spesso negato del tutto». «La motivazione ad-dotta dal sindaco alla modifica del regolamento sono state quelle di “contenere e razionalizzare le sedute dei Consigli comunali” è per noi inconcepibile: essi sono lo strumento democratico nonché il luogo istituzionale per il confronto politico-amministrativo, co-me si può pensare di contenerli dunque? Questi due diritti dei consiglieri inoltre - continuano Walter Nutricato e Valeria Mag-gio - sono stati sanciti per assicurare un’informazione snella, rapi-da, e contestualizzata da parte del sindaco sulla veridicità di un fatto, sulle risoluzioni assunte o da prendere su una questione, che senso ha per un consigliere e per i suoi elettori ricevere rispo-ste differite nel tempo e decontestualizzate? Ci pare davvero as-surdo e penoso. Siamo convinti che la proposta prima e l’approvazione poi di questa modifica da parte della maggioranza ne abbia profondamente oscurato l’immagine della città di Santa Cesarea Terme, riconosciuta da sempre per la sua solida democra-zia. Invitiamo il sindaco e la sua maggioranza - concludono - a revocare con successivo Consiglio quella pagina oscura ed intolle-rante che certamente non le fa onore».

S.C.T.: REGOLE E DINTORNI di d.n.

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di Simone Coluccia

pag. 8 Riceviamo e pubblichiamoRiceviamo e pubblichiamoRiceviamo e pubblichiamoRiceviamo e pubblichiamo

3 milioni di euro. A tanto ammonta l'importo di finan-ziamento che la Giunta Regionale ha stanziato, con specifica delibera, nel bando predisposto dall'Assesso-rato al Lavoro a sostegno dell'occupazione e in favore delle imprese che operano in Puglia e che assumono giovani disoccupati e inoccupati. L'obiettivo è di con-tribuire a ridurre le condizioni di svantaggio nell'ac-cesso al lavoro che contraddistinguono le regioni me-ridionali e con esse il fenomeno della precarietà. Per questo la Regione stanzia con il bando incentivi finalizzati all'assunzione a tempo indeterminato in

favore delle imprese che hanno assunto dal 1 gennaio al 31 dicembre 2009 con contratti a tempo indeterminato non inferiori a 30 ore setti-manali. Il contributo della Regione non potrà superare i 12.000 euro a nuovo assunto. Le domande po-tranno essere presentate dal giorno della pubbli-cazione del bando sul BURP fino all'esaurimento delle risorse finanziarie, e di questo daremo no-tizia immediata anche dalle pagine di questo giornale.

"Se si vuole vedere e toccare con mano come si umilia e mortifica un popolo bi-sogna andare in Palestina." Questa frase di Pompeo Onesti, avvocato e scrittore, riassume in poche ed essen-ziali parole lo stato disumano che vive il popolo palestinese. Uomini, donne, bambini, anziani, ghettiz-zati e ridotti alla sopravvivenza. Umiliati ogni giorno da uno stato militare avverso che rende loro impossibile ogni attività, che per noi sarebbe assolutamente normale. Il lavoro, lo studio, il gioco. Ogni cosa è sotto il controllo dell'occhio israeliano che opprime, con azioni lampanti o invisibili, l'esistenza di questo popolo che, nonostante tut-to, ha voglia di futuro. L'operazione "piombo fuso" è stata l'ennesima ed inutile prova di forza che Israele ha voluto manifestare sia nei confronti dei palestinesi che della comunità internazionale. Crimini di guerra spaventosi e continui hanno caratterizzato questa operazione militare che ha causato migliaia di vitti-me, la maggior parte delle quali civili. E tanti bambini. E poi il muro di separazione, eclatante dimostrazione di barbarie umana. Ed è ancor più soffocante per l'animo di chi-unque abbia un minimo di sensibilità che ciò avvenga per mano di chi, sulla pro-pria pelle, ha vissuto il dramma dell'olo-causto. Occhio per occhio e dente per dente, sembra essere invece il motto dello stato di Israele che pur di tenere completa-mente per se la "terra promessa" non disdegna, giorno dopo giorno, ora dopo ora, di martoriare militarmente e cultu-ralmente un popolo che continua a spe-rare, incurante del disinteresse totale della "comunità internazionale". Male-

detta terra promessa mi verrebbe da dire, gridare. La Palestina è ormai un ghetto. E il mon-do intero, la vecchia Europa, la democra-tica America, stanno a guardare, impo-tenti o incuranti di un dramma che è sulla coscienza di ognuno di noi. In questo quadro di grande pena e disu-manità, riescono ad emergere fatti e

movimenti che lasciano un filo di speran-za per chi crede che anche la Palestina abbia diritto ad un suo stato. La protesta nonviolenta. Contrapposizio-ne unica e naturale all'estremismo che, evidentemente, allontana le parti da una soluzione. L'estremismo palestinese dei razzi Kassam, dei Kamikaze e dei gruppi terroristici e l'estremismo di Stato Israe-liano, perpetrato dall'esercito regolare innanzitutto, su mandato dei suoi politi-ci. Gli uni e gli altri, risultato di politiche superficiali e mai chiare. E l' ONU compli-ce spesso silenziosa o non determinata. La protesta nonviolenta attecchisce so-pratutto nei villaggi. E si sviluppa con forza e con impeto. Grazie alla partecipa-zione degli attivisti internazionali. E tra loro anche cittadini israeliani coscienti della deriva politica del loro paese. Bil'in, un piccolo villaggio palestinese, è diventato il simbolo della protesta non-violenta in quella terra. Un villaggio to-

talmente umiliato dalla costruzione del muro di separazione e dalla confisca, da parte di Israele, del 60% del territorio. Per la maggior parte campagna, terreni, destinati alla produzione agricola, princi-pale risorsa del territorio, improvvisa-mente sottratta hai suoi proprietari. Economia ulteriormente mutilata ed ennesimo danno ad una popolazione già

costretta a vivere di stenti e privazio-ni. L' umiliazione subita dal popolo pale-stinese è terribile. Ed è continua. La scelta di Bil'in è dura e fragorosa. Ogni venerdì cittadini di Bil'in, attivisti israeliani ed internazionali, manifesta-no pacificamente sul cantiere della vergogna, subendo, puntualmente le rappresaglie (spesso violente) dell'e-sercito Israeliano. Quello che noi possiamo fare, subito, è parlare di questo dramma. Renderlo

un argomento di discussione. Stimolare l'interesse della gente. Smuovere le co-scienze. Possiamo essere noi il punto di partenza per una protesta ampia e nonviolenta che renda priorità l' irrisolta questione israelo-palestinese. Vi invito ad incuriosirvi e a documentarvi. A questo proposito è molto utile visitare il sito ufficiale di Bil'in, che contiene noti-zie, immagini e video della piccola comu-nità di Palestina. Inoltre vi permette di conoscere altri villaggi che, in ugual ma-niera, stanno attuando una protesta non-violenta. Il sito ufficiale di Bil'in è: www.bilin-village.org Inoltre per gli iscritti a Facebook propon-go un gruppo dedicato al villaggio pale-stinese: Bil'in, a village of Palestine. La pace è dove è il cuore. Grazie a tutti per l'attenzione e alla reda-zione per lo spazio concesso.

LA MORTIFICAZIONE DI UN POPOLO Il dramma palestinese, l’indifferenza della comunità internazionale, la lotta non violenta.

di Marco Sponziello

EconomiaEconomiaEconomiaEconomia REGIONE PUGLIA: VARATO IL BANDO SULLA NUOVA OCCUPAZIONE

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(Seconda Parte)

pag. 9

di Salvatore Errico

Storie Storie Storie Storie

Il nonno veniva chiamato anche “u Flo-

rianu da pica”, perché nei pressi

dell’attuale Ufficio Postale, c’era “nu

pignu ranne”, dove si sistemavano alcune

gazze ladre, chiamate in dialetto “ciole

piche”, che lui era riuscito ad addomesti-

care. Infatti, “a sira quannu l’era ritirare

dicìa a iddre” :”Wei, nu ve ritirati, no! Vei

qua, na!” Le portava a casa, le sfamava e

offriva loro un rifugio per la notte. Il non-

no aveva trasmesso tutte le sue compe-

tenze di carpentiere al figlio Tommaso, il

quale cercò di metterle a frutto dopo le

dimissioni dalle Ferrovie Sud Est. Il gior-

no di Santo Stefano del 1941 il nonno

Floriano morì e per noi, ma soprattutto

per mio padre che era stato da lui forgia-

to al duro ma gratificante lavoro di car-

pentiere, fu una perdita incolmabile. In

paese svolgevano la stessa professione di

mio padre i fratelli De Francesco, cono-

sciuti come “Mesci Santi”, che avevano

bottega nei locali occupati attualmente

dal bar Della Vittoria (n.d.a. Esposito);

Turco Nunzio (nonno paterno dell’ex im-

piegato comunale Michele Turco) in via

Diaz; un altro stava “addi Pupù” (“cusì li

chiamavane nui”), nei pressi del Bar Pelu-

so nell’odierna piazza Ciardo, ed era il

papà dell’ing. Vito Ferramosca, e nel

largo Santa Lucia vi erano i cugini del

Ferramosca. Nella frazione di Caprarica,

nell’immediato secondo dopoguerra, vi

era un certo Quaranta; a Tutino invece vi

era “mesciu Leggeru”, il quale aveva la

sua bottega poche decine di metri dopo il

ponte. A Sant’Eufemia, Lucugnano e De-

pressa non vi era nessuno. Ricordo che in

quegli anni vi erano “nu carnamantaru”

a Sant’Eufemia in via San Nicola , un cer-

to “mesciu Tore” Fersini, e un altro stava

su Santa Lucia nei pressi della Croce, do-

po la casa del dott. Rosario Gabrieli, “nu

certu mesciu Giuvanni”, mi sembra Ven-

tura. Essi si occupavano dei finimenti dei

cavalli, asini, muli. Realizzavano, per e-

sempio, redini, capezze, ecc. Mio padre

oltre ai figli che lavoravano con lui, aveva

anche molti discepoli. “A puteca noscia“

si apriva d’inverno intorno alle 5,30 e

d’estate alle 4,30. Alle 9 “se facìa a ma-

renna, cu nnu stozzu de pane fattu casa

culli pummidori o culli paparussi; a men-

zadìa e nmezza na” breve pausa per il

pranzo e poi si lavorava senza interruzio-

ni fino alle 19 d’inverno e alle 20

d’estate. Spessissimo si lavorava anche la

domenica. Per realizzare i vari pezzi dei

mezzi di trasporto di allora usavamo vari

tipi di legno: “a lizza, a falanita” e la

quercia per le caviglie, i cerchioni; il fag-

gio calabrese “pe lli traversi da lattera e

pe lle stanghe, u pinu calabrese pe lla”

chiusura “da lattera”; “a fica”, il cui le-

gno fermava i “corpi”, per incassare

“l’assu da rota”, “u noce” nazionale per

la testa della ruota e un legno prove-

niente dalla Calabria per fare i raggi. Il

legno si comprava in tronchi da tre nego-

zi di grossisti di Maglie (Spisso e Mada-

ma) e Lecce (Giorgino), ma si utlizzava, in

piccola parte, anche legname locale che

prelevavamo dalle boscaglie di Tricase

durante il periodo estivo. D’intesa con i

proprietari dei fondi locali numeravamo

gli alberi da abbattere e a lavoro ultima-

to pagavamo il compenso pattuito. La

parte più importante “de traine” è

la ruota. Noi ne preparavamo an-

nualmente una ventina. Per realiz-

zarne una occorreva il lavoro di

tre persone per 15 giorni. Noi ave-

vamo l’abitudine di preparare il

lavoro durante l’inverno, per esse-

re pronti in occasioni di richieste

durante le belle stagioni. La ruota

“da traina” è composta da 6 cavi-

glie in legno e 12 raggi. In prossi-

mità delle giunture delle caviglie

venivano inseriti dei perni in ferro. I

raggi venivono collocati nelle cavi-

tà delle caviglie e della testa della

ruota. Terminata la parte in legno

della ruota si realizzava, in ferro,

“u ncantu”, il quale, poggiato a

terra, si copriva di legna. Acceso il

fuoco, appena “u ncantu” diventa-

va rosso “lu mintevene alla rota e cu cer-

te tanaie rosse lu tiravene”. Terminata

quest’operazione “fuscenu acqua giru

ngiru in modu ca u fierru se rriggidìa e se

strincìa sulla rota”. “U ncantu” serviva

per non far consumare il legno quando la

ruota “du trainu” girava sui vari tipi di

terreni che percorreva. Le due ruote veni-

vano poi fissate alle estremità di un asse

in ferro (che si ricopriva di legno) e per

non far uscire le ruote dall’asse “se min-

tivene l’arsiculi”. ...

MESCIU MARIU SCARASCIA RACCONTA LA STORIA DELLA SUA FAMIGLIA

(Sul prossimo numero la terza ed ultima parte della storia)

su www.diciamo.it nella sezione “Storie”, l’intero racconto

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pag. 10 Che passione la cucina!Che passione la cucina!Che passione la cucina!Che passione la cucina!

Ingredienti:

Tempo di preparazione:

Difficoltà:

Media

IL PIATTO PRONTO

Scrivete a [email protected] per dare un giudizio alle ricette pubblicate e per contribuire alla rubrica con le vostre ricette.

circa 35 minuti

Tempo di cottura:

30 minuti circa

Le ricette di Francy

a cura di Pietro Russo

per 4 persone

RISOTTO AGLI ASPARAGI

CON CALAMARI E COZZE

Alla PIZZERIA “JONICA” del PICCHIOHOTEL di Marina di Pescoluse di Salve

OGNI SERA OTTIME PIZZE

A prezzi eccezionalmente contenuti.

Il venerdì sera voi pagate le bevande ed il Picchio vi offre gratuitamente la PIZZA Si consiglia di prenotare al numero telefonico 0833.711096

INSOLITO ABBINAMENTO DI VERDURE E PESCE

- 350 gr di riso; - 300 gr di punte d’ asparagi; - 150 gr di calamari ; - 150 gr di cozze ; - Uno spicchio d’aglio; - 1 cipolla; - 50 gr di burro; - Mezzo bicchiere di vino bianco; - 1 litro di brodo (di dado); - 50 gr di Parmigiano grattugiato; - Olio d’oliva; - Sale e pepe.

PREPARAZIONE

1. Lavate, pulite e tagliate i calamari in piccoli pezzi.

2.Mettete le cozze in un tegame e apritele al vapore, conservando il liquido di cottura rimasto.

3. Mettete a bollire le punte degli asparagi in un poco d’acqua salata, al primo bollore,togliete le punte e con-servate l’acqua di cottura.

4.In un tegame capiente fate cuocere l’aglio e la cipolla, tagliata a fettine sottili, con il burro e l’olio d’oliva..

5. Quando la cipolla è imbiondita, aggiungete gli aspara-gi, tagliati in piccole rondelle.

6. Fate cuocere per circa 10 minuti, versando di tanto in tanto l’acqua di cottura degli asparagi, che avete precedentemente conservato.

7.Aggiungete i calamari e le cozze, insieme al liquido di cottura delle cozze, fate insaporire; salate e pepate.

8. Sfumate il tutto con mezzo bicchiere di vino bianco.

9.Quando il vino sarà evaporato, aggiungete il riso e continuate la cottura, versando, quando necessario, un poco di brodo caldo (di dado).

10.Terminata la cottura, a vostro piacimento, spolvera-te con il parmigiano grattugiato e servite in tavola.

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di Carlo Pasca

pag. 11 SportSportSportSport

La prima vittoria stagionale del Casarano porta la firma di Capitan Calabro che decide l’incontro con il Pianura vale-vole per la quarta giornata di campionato. E’ una Virtus ancora non al meglio, Bianchetti ha ancora un po’ da lavorare per trova-re la quadratura del cerchio, ma la strada intrapresa sem-bra davvero quella giusta. Dopo una deludente prima frazione, caratterizzata pro-babilmente dalla paura di f a l l i r e a n c o r a l’appuntamento con i tre punti, nel secondo tempo il Casarano ha dimostrato più compattezza e lucidità, rea-lizzando il gol vittoria e con-tenendo in dieci uomini, a causa dell’espulsione di Sera-o a dieci minuti dal termine, gli attacchi dei campani. Otti-ma la prova del giovane por-tiere Corradini, sempre sicu-ro e decisivo in più occasioni: se i rossoazzurri hanno cen-trato il bottino pieno è anche merito suo. Bianchetti schiera ancora Contino, ex di turno, accanto a Villa in attacco, con Pa-lazzo e D’Anna sugli esterni e Bonaffini e Caracciolo in mezzo. Linea difensiva com-posta da Fazio e Palma ai lati, Calabro e Serao al centro, con quest’ultimo preferi-to a Niccolini. L’avvio è tutto di marca campana e già dopo sei minuti Ausiello ha l’occasione giusta per gelare il Capozza: la sua con-clusione però si spegne alta sulla traver-sa di Corradini. Il Casarano fatica ad or-ganizzarsi e la reazione è alquanto sterile e si configura in un colpo di testa di Bo-naffini su corner calciato da Villa. I cam-pani non disdegnano sortite offensive e provano a far male con i calci di punizio-ne dello specialista Manzi: Corradini è però attento e respinge le minacce. Dopo l’intervallo il Casarano scende in campo con più grinta e decisione e già al decimo ecco il gol decisivo: corner di D’Anna e inzuccata vincente di Capitan Calabro che sorprende retroguardia e

portiere campani per l’uno a zero. La Virtus non si spegne e anzi dimostra più scioltezza e facilità di gioco, dise-gnando buone trame offensive e conce-

dendo poco al Pianura. Bianchetti toglie a metà ri-presa uno spento Contino per far spazio all’attesissimo Palumbo: l’attaccante ex Empoli sciupa una buona occasione al minuto trenta-tré ben imbeccato da Palaz-zo. Dopo due minuti però, quando tutto sembrava an-dare nel migliore dei modi, il Casarano resta in dieci uo-mini. Serao si fa espellere per un fallo su Manzi: deci-sione troppo severa che costringe Bianchetti alla contromossa. Fuori Villa e dentro Niccolini con l’obiettivo di contenere gli attacchi furiosi del Pianura in superiorità numerica. Proprio allo scadere due brividi per i tanti tifosi della Virtus: prima Calabro ribatte in scivolata una conclusione del solito Manzi da buona posizione, poi Corradini ri-batte il tiro di Sibilli giunto a tu per tu con il numero uno rosso azzurro. Subito dopo il

triplice fischio del direttore di gara e fi-nalmente il Casarano torna a sorridere. Il primo successo in serie D è arrivato. Che sia il primo di una lunga serie.

di D.N, TRICASE DA REINVENTARE

CALABRO-GOL E PRIMA VITTORIA IN CAMPIONATO Un gol del Capitano regala al Casarano la prima vittoria stagionale.

Domenica la sfida alla rivelazione Sant’Antonio Abate

Completamente fuori da qualsiasi sche-ma tecnico-tattico, il Tricase subisce la prima sconfitta casalinga della stagione, dopo una serie di pareggi che avevano fatto nascere buoni propositi. A “bucare” la difesa compreso il portiere Cesari, è stato il Castellana domenica scorsa a due minuti (all’89° minuto) dal termine delle ostilità, durante una parti-ta densa di nulla, noiosa e priva di qual-siasi intrapresa degli uomini di Orlandini, apparsi pesanti e privi di stimoli. Eppure il Tricase aveva collezionato dei buoni punticini finora, anche in campo foggiano col Cerignola e ancor prima col Toma Maglie. Ora gli alibi di inizio cam-pionato cominciano a non sussistere più e tutto il collettivo deve ritrovare la se-

renità e il brio giusto per superare que-sto iniziale sbandamento anche perchè delle sortire interessanti si sono notate, soprattutto degli under molti dei quali provenienti dal Basso Salento, carichi di motivazione ma privi di esperienza.

Calabro

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DICICRUCI di S. Laraia

Orizzontali

1. Maurizio, direttore di "Libero"; 7. E' preceduto da din e don; 10. Lirica poetica; 11. Dio del sole, in Egitto; 12. Nella religione romana, dea della nascita; 15. Centro politico,economico e militare dell'antica Grecia; 18. Un grande del ciclismo; 19. Vittorio, direttore rampante del "Giornale"; 21. Esteso, vasto; 22. In botanica, è spettacolare quello Titano; 23. Si prova in condizioni non confortevoli; 26. In preda ai fumi dell'alcol; 27. Può essere pleonastico; 28. Il lago dei francesi; 30. La May del salto in lungo; 32. Venti costanti tropicali; 33. Mostrare con orgoglio; 36. Sigla di Asti; 37. C'era la Pop; 38. Fa parte della struttura dell'occhio; 39. Un maresciallo interpreta-to da G. Proietti; 42. Un noto Pinco; 43. A me; 44. Antico educatore; 45. Delimitano l'aia; 46. Sulla tastiera del PC, in alto a sinistra; 47. Circuito motociclistico italiano; 48. Il "Capo", in America; 50. Friedman, economista statunitense; 52. Doppia in testa; 53. Alfredo Capone per gli amici; 54. Sostenere un'iniziativa; 56. La luna a New York; 58. Cupo, imbronciato; 60. Un brano solenne; 61. Il soltanto yankee; 62. Gianfranco,strenuo sostenito-re della laicità dello Stato; 63. In punta di canoa; 64. Gabbia per polli.

Verticali

1. Dino, ex del quotidiano "Avvenire"; 2. Congiunzione eufonica; 3. La Costa del teatro; 4. Assurdo, infattibile; 5. Total Request Live; 6. La nostraTV di Stato; 7. Luigi, magistrato eletto nell'IDV; 8. Gli effluvi dei cibi speziati; 9. Alberi da frutto con fiori bianchi; 13. Colpevoli; 14. Il grande amore di Leandro; 16. Così finiscono gli eroi; 17. Sua Altezza Serenissima; 20. Per i bimbi fan Ciuff-Ciuff; 23. ...ut des, frase latina; 24. Il più vasto dei Continen-ti; 25. Pasolini autore di Ragazzi di vita; 29. Il meravigliao di R.Arbore; 31. Il nulla che equivale ad un permesso; 32. Antico cantore greco; 34. Opera di Mascagni; 35. Complicano la vita dei consumatori; 40. Nei giochi di una volta erano quattro; 41. Stoviglia per cani e gatti; 43. Corradino del Tg3; 45. Mette in "riga" i monaci; 47. Fu teatro di una storica battaglia nel 1914; 49. Talete di Mileto fu uno dei sette; 51. Tessuto estivo; 55. Fiume russo; 56. La parola del parigino; 57. Sigla della "Grande Mela"; 59. Refolo senza Eolo.

Le soluzioni sul prossimo numero con il nome del vincitore

25 settembre 1513 - L’esploratore

spagnolo Vasco Núñez de Balboa,

con 190 soldati, attraversa l’istmo

di Panama: è la prima volta che gli

europei si spingono fino all’Oceano

Pacifico.

26 settembre 1990 - Muore a Ro-

ma Alberto Moravia. Scrittore,

giornalista, critico cinematografico

e drammaturgo, è stato uno dei

protagonisti della letteratura italia-

na del Novecento.

27 settembre 1996 - Dopo anni di

guerra civile, i Talebani riescono a

conquistare Kabul, impongono la

sharia, la legge islamica, e chiudo-

no le scuole femminili.

28 settembre 1825 - In Inghilterra

viene inaugurata la prima ferrovia

della storia: la Stockton Darlington

percorre in questo primo tragitto

una distanza di 42 km a una veloci-

tà media di circa 16 km/h.

AVVENNE Sotto le soluzioni del cruciverba del numero prece-dente con cui è stata premiato il sig. Rizzo di Ruffano

REGOLAMENTO

Il primo, che da martedì

29.09.2009 dalle ore 9.00,

invierà a:

[email protected]

la soluzione del cruciver-

ba, riceverà in premio un

buono pizza e birra per 2

persone offerto dal

“PICCHIO HOTEL” di Pe-

scoluse. Non sono am-

messi gli stessi vincitori

per almeno 3 concorsi

consecutivi.

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