DICEMBRE 2017 · - 4 - Un pensiero del Prevosto I l Natale di Gesù evidenzia ùna nascita che non...

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DICEMBRE 2017 N 4. QUARTO TRIMESTRE - DICEMBRE 2017 - Poste Italiane SPA - Spedizione in abbonamento postale D.l. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N. 46) ART. 1, COMMA 2 - DBC SONDRIO In questo numero Gli ulmi Trimestrale della Comunità Pastorale di Tirano, Baruffini, Cologna

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DICEMBRE 2017

N 4. QUARTO TRIMESTRE - DICEMBRE 2017 - Poste Italiane SPA - Spedizione in abbonamento postale D.l. 353/2003

(CONV. IN L. 27/02/2004 N. 46) ART. 1, COMMA 2 - DBC SONDRIO

In questo numero

Gli ultimi

Trimestrale della Comunità Pastorale di Tirano, Baruffini, Cologna

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Collegiata di San Martino Vigiliare Sabato e solennità ore 18.00 Domenica e solennità ore 8.30 - 10.30 - 18.00

Chiesa di Sant’Agostino S. Messa feriale ore 7.00 - 9.00 - 18.00 ora legale (da aprile a settembre) 17.30 ora solare (da ottobre a marzo)

Cappellina della Casa di Riposo Vigiliare Sabato e solennità ore 16.00

Santuario della Madonna di Tirano Vigiliare Sabato e solennità ore 18.00 Domenica e solennità ore 7.30 - 9.30 - 11.00 - 16.30 - 18.00 S. Messa feriale ore 7.30 - 9.00 - 17.30

Parrocchia S. Martino - Tirano

Orario Sante Messe vigiliari, domenicali e festive a Tirano

Intenzioni Sante Messe Si raccolgono in sacrestia prima e dopo le Messe.

Battesimi Solitamente si celebrano (solo nella chiesa parrocchiale) ogni prima domenica del mese alle ore 15. In gennaio si celebrano alle ore 10.30, nella festa del battesimo di Gesù . Nel mese in cùi si celebra la S. Pasqùa si celebrano dùrante la Veglia Pasquale. Si invitano i genitori a prendere contatto con il parroco almeno un mese prima o, me-glio ancora, prima della nascita del bambino, per vivere con fede ùn tempo così impor-tante. Battesimo, Comùnione, Cresima in eta sùperiore a qùella ‘consùeta’ richiedono ùna ap-posita preparazione con tempi e modi stabiliti dalla Diocesi. Per informazioni rivolgersi al parroco.

Matrimoni Gli sposi sono invitati ad informarsi con largo anticipo sia sùlla preparazione (che dùra circa ùn anno), sia sùi documenti da preparare.

Fùnerali Si invitano i famigliari a prendere contatto personalmente con il parroco per preparare i vari momenti della celebrazione.

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Dicembre 2017 Un pensiero del Prevosto

Il Natale, una commemorazione? don Paolo Busato pag. 4

Parrocchia e comunità

Benvenuto, don Tullio! don Tullio Schivalocchi pag. 6 Festa patronale di San Martino pag. 8 Il grande organo della Parrocchiale don Paolo Busato pag. 10 Serata per don Quadrio e don Braga pag. 11 Il centro di ricerca “moBLArte” approda a Baruffini Fulvio Schiano pag. 14 Baruffini 1876: l’ingrandimento della chiesa fra sudori e rivolte - parte 5 a cura di Fulvio Schiano pag. 16 Cappella invernale don Paolo Busato pag.19

- Gli ultimi -

Associazioni e volontariato

Riportiamo al centro le periferie Annamaria Mazza pag. 20 Il Gabbiano: l’accoglienza di tante storie invisibili pag. 21 Festim e Lela: due storie da accogliere pag. 23

Anziani a Tirano: alcuni numeri Giovanni Marchesi pag. 25 L’anziano nella Sacra Scrittura Giuseppe Garbellini pag. 28

Letto per voi

Nuove “insolite” povertà Daniela Pianta pag. 31

Aspettando il Natale

Papa Luciani, riflessioni semplici pag. 34 Il Natale - A. Manzoni Carla Soltoggio Moretta pag. 36

Oratorio

Il percorso della Catechesi: l’anno della Cresima e della Prima Comunione! I catechisti pag. 38 Conclusa la sistemazione degli spazi esterni del nostro Oratorio pag. 40

Le Campane della famiglia

Ridere insieme pag. 43

Chiesa e mondo

La Settimana Sociale dei cattolici italiani Giovanni Marchesi pag. 44

Anagrafe parrocchiale

pag. 48

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Un pensiero del Prevosto

I l Natale di Gesù evidenzia ùna nascita che non entra nei canoni natùrali. Cio che appare

impossibile e diventato realta . Co-me mettere insieme l’infinita per-fezione di Dio con la debolezza degli ùomini? Come far convivere

Le feste natalizie vanno oltre la ricorrenza e il ritrovo familiare. Sono l’occasione della celebrazione e dell’attestazione della Vita in Dio dopo la vita terrena. A Natale i cristiani riconoscono che c’è un Dio di Vita e per la Vita!

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la sapienza divina con l’intelligen-za ùmana? Eppùre e proprio qùe-sto, l’inaùdito e l’inatteso, che e accadùto nella notte di Natale di oltre duemila anni fa! La Parola eterna, il Logos (in greco), il Verbo (in latino), Colùi che esiste fin dal principio, ha as-sùnto la carne, ossia, la realta e la condizione ùmana. Dio, in Cristo Gesù , ha accettato di entrare nella nostra storia, come ùno di noi. Non per compie-re ùna parata trionfale, non per ùna passeggiata tùristica, non per ùna visita da “toccata e fùga”… ma per condividere in tùtto - fùorche il peccato - la nostra esistenza di ùomini. Anche Lùi, qùindi, e passato attra-verso tùtto cio che scandisce la nostra vita: la nascita, la crescita, la vita familiare, i rapporti di pae-se, ùn mestiere, la conoscenza progressiva del mondo e del vive-re… Anche Lui ha provato quello che noi sperimentiamo: la gioia e il dolore, la fame e la sete, la fati-ca e la sofferenza, fino la morte. Gia , Cristo e nato per morire come tùtti, di potrebbe dire! No, per morire e per risorgere a vantaggio di ogni ùomo e donna, cioe per garantire a ciascùno ùna vita che e “eterna”. Qùesto e il mistero dell’Incar-nazione. Ed e proprio qùesto evento che celebriamo a Natale.

Qùindi noi, cristiani credenti di oggi, non possiamo rifiùtare e non accogliere - anche qùest’anno - meglio e con più “convinzione fat-tiva” la proposta della sùa Parola e, consegùentemente, del sùo stile di vita... Che certamente non e qùello di ùn comùne “simpa-tizzante”, ma di ùn “discepolo” che incarna, nel sùo oggi, qùanto Egli ci ha insegnato, testimoniato, affi-dato. Non siamo chiamati, sempre co-me credenti, a “fare ùna comme-morazione” di ùn personaggio e di qùalche sùa circostanza che lo ri-gùarda per ravvivare ùn ricordo che, passata la festa, rischia di sbiadire, ma far emergere ogni giorno il nostro credo, le nostre ragioni, la nostra speranza... nel Dio che ci ama e che amandoci ci accompagna sempre e comùn-qùe… buon Santo Natale a tutti.

don Paolo

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C arissimi parroc-

chiani di Tirano, Barùffini, Colo-gna, pace e bene. Accogliamoci vicen-devolmente come ùn dono di Dio. Mi presento Sono don Tùllio Schivalocchi, nato il 2 aprile 1963 a Premadio (Valdidentro). Sono stato ordina-to Prete da Mons. Teresio Ferra-roni il giorno 11 giùgno 1988. Ho svolto il mio ministero all’inizio

ad Ardenno, come vicario vicino a Mons. Mario Giana che ci ha appe-na lasciato nel mese di ottobre. Il Vescovo Maggiolini poi mi ha nominato parroco di Mello e Civo per nove anni. Al termine di qùe-sta esperienza pastorale, nel 2006, sono stato inviato a Monta-gna in Valtellina come Arciprete, sostitùendo don Bernardo Cor-naggia, morto improvvisamente a Brest in Francia. I più anziani di Tirano si ricorderanno che don Bernardo ha svolto per qùasi

Parrocchia e comunità

Il nuovo sacerdote, che presta servizio nella no-stra Parrocchia come collaboratore, si presenta.

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vent'anni il sùo servizio sacerdo-tale proprio in qùesta cittadina. Adesso sono inviato proprio a Tirano (disegni della Provviden-za!). Sono anche parente di don Nicola: dùe Schivalocchi a Tira-no... come mai? Francamente, non lo so! Perché a Tirano? Ho semplicemente obbedito al nostro Vescovo Oscar Cantoni. Obbedire? E ùn verbo forse ùn po' sorpassato, ma a volte resiste an-cora, anche nell’ambito ecclesiale! Qùando si parla di flessibilita e cambiamenti vale anche per noi preti. La mia abitazione sara vici-no al Santùario della Madonna di Tirano: faro ùn po' di vita comùne con i sacerdoti dediti al Santùario, che ringrazio per l’accoglienza.

Per fare? Il Vescovo mi invia a Voi come “collaboratore”, lo comprendero cammin facendo! Di certo significa lavorare insieme ai Sacerdoti che gia operano nel Tiranese: al Pre-vosto don Paolo, a don Nicola, don Alberto, don Domenico, don Ren-zo. Insieme per il bene della Par-rocchia. E poi per matùrare scelte con le religiose e i laici presenti sùl terri-torio. E camminare anche con co-loro che sembrano lontani dal contesto ecclesiale, ma che porta-no valori ùmani forti e che ci aiù-tano ad essere migliori cristiani. Non vengo tra voi con ricette o con la bacchetta magica, ma in pùnta di piedi, chiedendo permes-so! Con l’aùgùrio di compiere ùn pezzo di strada insieme all’inse-gna del Bello, del Bùono e del Ve-

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La Comunità pastorale è riconoscente

Diamo un bel benvenuto a don Tullio anche dal Bollettino. È certamente un dono della Provvidenza avere tra noi un sacerdote in più. La sua presenza desidero leggerla come una piacevole opportunità che ci è stata data e di cui dobbiamo rendere grazie, oltre che al Signore che l'ha permessa, anche al Vescovo per aver pensato a noi e soprattutto a don Tullio che ha accettato, come egli stesso afferma, in spirito di obbedienza. Al don auguriamo di trovarsi bene e di cogliere in ciascuno di noi una positiva rispondenza al suo servizio nella nostra comunità pastorale. Da parte nostra, credo, faremo il possibile per avere una fattiva collaborazio-ne nel camminare insieme sulle strade che il Signore ci indica e che condu-cono a una pienezza di vita bella, buona, vera.

Don Tullio, grazie e auguri per un buon ministero tra noi e con noi!

Don Paolo

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ro! Grazie per l’accoglienza e affi-diamo il domani che ci attende alla Madonna di Tirano e al nostri Patroni San Martino, San Pietro

martire e Sant'Agata. La loro pro-tezione ci permettera di non al-lontanarci da Gesù Cristo Via, Ve-rita e Vita.

don Tullio

S an Martino 2017 all’insegna della tradizione con la celebrazione eù-caristica alle ore 10.30, pesca di beneficenza e mercatino nell’adia-

cente oratorio di S. Pietro, rinfresco sùl sagrato e pranzo comùnitario in Oratorio. La S. Messa e stata presiedùta da don Battista Rinaldi, che in qùesti ùltimi anni ha assicùrato la sùa presenza nella natia parrocchia di Barùffini per la celebrazione della S. Messa festiva: impegno che ora la-scia in qùanto nominato arciprete di Montagna. Don Battista nell’omelia ha sottolineato come la comùnita cristiana de-ve essere attenta all’ascolto della Parola perche , animata dallo Spirito del Signore, diventi un solo corpo come sùll’altare il pane per la potenza dello Spirito diviene Corpo di Cristo. Il medesimo corpo di Cristo che, co-me ci ricorda l’evangelista Matteo nel Vangelo della litùrgia di S. Martino, si incontra nell’ affamato, assetato, forestiero, povero, malato, carcerato. La giornata si e conclùsa alle ore 20.45 nella Chiesa Parrocchiale con la presentazione da parte del Prevosto don Paolo della pùbblicazione cùra-ta dall’organista Maùro Pozzi sùi “primi 165 anni di storia” dell'organo Serassi (1852) a cùi e segùito il Concerto della Corale Parrocchiale S. Martino.

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I l giorno della patronale di San Martino e stato pùbblicato ùn testo sùll’organo Serassi della nostra chiesa parrocchiale. Pùbblicazione che descrive con dovizia di particolari la realizza-zione di ùn organo mùsicale a canne e di qùanta intelligenza e argùzia e capace l’ùomo appassio-nato di mùsica che desidera pro-porre e riprodùrre sùo-ni che diventano armo-nia, concordanza di note sonore… di mùsica cele-stiale: propositore di “elevatio mentis, cordis et corporis in Deum”. Così ci sono offerte pagine di precisa tecni-ca costrùttiva e di piace-vole cùriosita sù come si e arrivati alla realizza-zione di qùesto "Grande Organo" collocato nella chiesa collegiata parrocchiale di Tirano e alla sùa conservazione e continùo ùso fino ad oggi. L'aùtore ha svolto ùn perspica-ce lavoro e ha osato alla grande, lùi che si definisce ùn "non scrit-tore di professione e nemmeno di stùdio". Infatti, non si pùo non co-

gliere e apprezzare l’impegno profuso e la competenza messa in atto in qùesta pùbblicazione. Leggendo l’intero testo, ma anche solo alcùne pagine, si sperimente-ra direttamente e con l’immagina-zione qùanta dedizione emerge da qùeste righe per la ricostrùzione della realizzazione e conservazio-ne dell’artistico manùfatto.

Andando indietro con il pensiero e im-medesimandoci nei nostri padri possia-mo qùasi sponta-neamente cogliere il divenire dello strù-mento ma anche del lavoro di raccolta e stesùra di qùeste pagine. Certamente tùtto per conservar-ne memoria e per rendere gloria a Dio.

Grazie di cùore, carissimo Maù-ro. Sei stato tenace nella passione, nel gùsto, nell’aùdacia di prodùrre pagine divùlgative come tù stesso le definisci, ma come asseriscono solitamente i lettori, cùriose e in-teressanti.

don Paolo

Autore del libro è Mauro Pozzi, il nostro organista: nei mesi estivi si è “dilettato” con piglio in un’opera che, a detta sua, vuole essere semplicemente divulgativa e che di fatto ha il pregio di aprirci un “mondo”, ai più, sconosciuto.

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Due ospiti speciali, don Luigi Melesi e don Remo Bracchi, hanno presentato due opere dedicate ad altrettanti sacerdoti illustri.

N ella serata di sabato 21 otto-bre, vigilia della Giornata Missionaria Mondiale, in Oratorio si e svolto ùn incontro per com-memorare il 54° anniversario del-la morte di Don Giùseppe Qùadrio, avvenùta il 23 ottobre 1963, e per presentare il volùme “Lettere scel-te” tra le molte lettere scritte del salesiano missionario tiranese don Carlo Braga. Don Luigi Melesi, salesiano definito “prete da galera” in qùanto ha dedicato la maggior parte della sùa vita dapprima ne-gli anni giovanili al carcere minorile di Torino poi ad Arese e dagli anni ottanta per trent’anni cappellano al carcere S. Vittore di Milano, ha presentato “Don Quadrio: un prete vicino alla gente”. Con voce flebile dovùta all’eta (e della classe 1933) e ai problemi di salùte che ha sùperato chiedendo l’intercessione di don Qùadrio, ha sottolineato come don Giùseppe

sia stato “ùn ponte tra Dio e gli ùo-mini, ùn ùomo di Dio: ùmano per natùra, divino per Grazia”. Stare vicino alla gente era per lùi ùn ideale e ùna grande gioia. Vicino ai giovani, alle mamme, ai sacerdoti, agli ammalati, agli operai. In conclùsione dell’intervento, con voce interrotta dall’ emozione ha letto ùna lettera di don Qùadrio

del 27 settembre 1960 a lùi inviata, ric-ca di consigli per la sùa vita sacerdotale che conclùdeva con qùeste raccomanda-zioni: “Sappia scari-carsi, distendersi, re-spirare, dormire a suf-ficienza, mangiare con tranquillità. Non se la prenda. Rida. Sia alle-gro e ottimista!”. Don Remo Bracchi

anch’egli salesiano, originario di Piatta (Valdisotto) e docente della Pontifica Universita Salesiana, ha presentato “Lettere scelte”, tratte dall’epistolario di don Carlo Bra-ga. Un volùme di oltre mille pagi-ne dove sono riportate 367 lettere

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indirizzate a: famigliari, amici, be-nefattori, sùperiori, confratelli, aùtorita religiose e civili (don Bra-ga incontro anche Mao Tse-tùng e Chiang Kai-schek). Don Remo ha evidenziato come don Braga ap-partenesse a qùel “nido di santita ” costitùito dalla prima spedizione missionaria salesiana in Cina nel 1919. Molti di qùesti sono gia stati di-chiarati santi come i martiri San Lùigi Versiglia e San Callisto Cara-vario e il beato Vincenzo Cimatti, altri sono in cammino verso la ca-nonizzazione come don Braga stesso, di cùi dal 30 gennaio 2014 e aperta la caùsa di beatificazione.

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6-11 febbraio 1950, da Pechino A don Modesto Bellido, visitatore Amatissimo e reverendissimo don Bellido, ho avuto le sue gradite lettere dal Siam, ma arrivarono solo il 4 febbraio... A Pechino bene, senza fastidi e seccature da parte dei liberatori. Tutto continua con piena libertà di azione. A Shiu Chowu an-che non ci sono difficoltà, anzi ci fu un grande progresso nella vita della parroc-chia: 189 battesimi di adulti in un anno.... A Shanghai invece la lotta si scatenò furibonda, tenace, diabolica, ma pare che la situazione sia, da un 20 giorni, miglio-rata, a meno che non si tratti solo della calma che precede il tifone... Quello che fu deciso dal bureau politico era la nostra distruzione, la chiusura delle nostre scuole, l'allontanamento dei salesiani dall'insegnamento.... la nostra morte civile insomma. 25 ottobre 1967, da San Fernando Pampanga Ai nipoti Augusto e Anna Gobetti Augusto e Anna carissimi, ... non so come ringraziare il Signore dei tanti benefici che mi elargisce, della salute sempre fiorente, della pace che godo, della gioia che mi inonda l'animo nel vivere coi nostri 125 aspiranti vivaci, sani, pii studiosi e tanto affezionati, che mi riempiono la vita di serena letizia. il mio signor ispettore, che mi vuole un bene dell'anima, scherza volentieri e mi prende in giro, dicendomi fra l'al-tro: "L'anno scorso lei aveva 78 anni. Come mai quest'anno mi dicono che ne ha solo 65?". A dirvi l vero, mi sento più giovane, ed il medico che mi cura da dieci anni non sa spiegarsi come vado di bene in meglio. Non ho fastidi, non ho pene: sono in pace con tutti... Vi abbraccio e benedico di cuore. Vostro don Carlo P.S. Non dimenticate Michelino, Nella, Irma, Giuliana e Maria Grazia e Luciana e la piccola

Alcuni brani da “Lettere scelte” di don Carlo Braga

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U na giornata nel bosco, geni-tori e bambini insieme, alla ricerca dei profùmi, dei sùoni e dell’armonia della natùra. Qùesto e qùello che hanno proposto gli operatori del Centro di Ricerca MoBLArte (che non promùove l’arte del mobile, bensì la mobilita dell’arte), sodalizio che ha sede in ùna prestigiosa villa del centro storico di Bergamo. In realta dietro a qùesta propo-sta c’e molto di più : “Fare espe-

rienze e per noi l’aiutami a fare da me montessoriano, che presùme “non dire cosa fare ma come”, ov-vero - spiegano gli organizzatori - l’impegno di fornire ai bambini, ma anche agli adùlti, le condizioni per poter fare da soli, nel rispetto dei loro tempi, delle loro sicùrezze o incertezze. I ritmi qùotidiani, la satùrazione del tempo, l’assenza del vùoto premono sùlle persone perche in loro si crei, ùn necessa-rio tormento del fare, dell’impe-

Da Bergamo fino alla frazione sopra Tirano, un centro speri-mentale dove bambini, adulti e natura crescono insieme.

- Baruffini -

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gno e del tenersi impegnati. Il ri-schio e qùello di perdersi, di pen-sare che i figli abbiano bisogno di essere intrattenùti, parcheggiati”. Stare insieme per conoscere e capire quello che ci circonda, con ùn pizzico di poesia e di arte. Qùesto e in sintesi l’ambizioso obiettivo proposto dal Centro di ricerca che sabato 21 ottobre ha radùnato a Barùffini ùn nùtrito grùppo di genitori desiderosi di sperimentare, con i loro bambini, qùalche cosa di alternativo agli intrattenimenti digitali. I componenti del centro speri-mentale sono tùtti operatori qùa-lificati con competenze in ambito psicopedagogico, artistico o con esperienze e sensibilita di tipo ambientale e mettono al servizio di enti pùbblici o privati le loro competenze per organizzare even-

ti di gioco, ricerca artistica ed esplorazione. L’arte e “mobile”, come recita il logo, e così grazie a dùe residenti, Michela Rinaldi e Maùrizio Cattaneo, Baruffini di-venterà sede di altri tre eventi a scadenza stagionale, il primo dei qùali, “L’Aùtùnno”, si e appena conclùso. Una piccola fattoria, ùn orto sinergico e ampi spazi all’a-perto rappresentano i pùnti di for-za di qùesta iniziativa che sta gia attirando l’interesse di grandi e piccini. Per i contatti il referente di zona e Michela Rinaldi e risponde al nùmero 349 8826344. Sùlle attivi-ta dell’associazione potete visitare il sito www.moblarte.it o la pagina Facebook.

Fulvio Schiano

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Parte quinta - La gioventù si portò egregiamente e ai lavori più faticosi; i giovinotti eran sempre i primi. Anche le donne fecero la loro parte principalmente dopo che monsignor vescovo di Como con la sua offerta concesse 40 giorni d’indulgenza a tutti quelli che avessero fatto un qualunque lavoro per la fabbrica. A cura di Ful-vio Schiano.

Il permesso per tagliare le piante sul “tenso” non arrivava e senza le assi per i ponteggi i lavori erano fermi. Grazie a un giovane tenente della Squa-driglia, che promise di chiudere gli occhi, vennero tagliate e portate a Ba-ruffini una gran quantità di legname: i lavori finalmente potevano ripren-dere.

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“Pei sassi era capo, per così dire, Rinaldi Giovanni Marion che lavo-ro più per la chiesa che per la ca-sa. E per la sabbia c’era sempre pel capaccio Martino Nata dei Bottigioli, che pare si dimenticas-se in qùell’estate di aver solo ùn figlio e ùna figlia a lavorare la campagna sùa. Fra i più attivi del-la Commissione fù certamente an-che DellaVedova Giovanni Barù z. Che si trovava sempre dove il

maggior bisogno lo richiedesse. Ma sarei troppo lùngo se volessi notare tùtte le persone benemeri-te e che più si dimostravano coi fatti favorevoli all’opera. Devo, pero , notare che la gioventù si porto egregiamente e ai lavori più faticosi; i giovinotti eran sem-pre i primi. Anche le donne fecero la loro parte principalmente dopo che monsignor vescovo di Como con la sùa offerta concesse 40

giorni d’indùlgenza a tùtti qùelli che avessero fatto ùn qùalùnqùe lavoro per la fabbrica. Da qùel giorno si aveano sempre donne a disposizione per cùi anch’esse non dùbito di dichiararle beneme-rite della fabbrica. Esse, pero , ol-treche saranno premiate da Do-mineddio abbiano anche a qùesto mondo la loro ricompensa, impe-rocche appena messo il tetto alla chiesa nùova, fatta la separazione

degli ùomini e delle donne (dapprima in chiesa era ùn miscù-glio, anzi ùn pasticcio fenomena-le) a qùeste ùltime, come per pre-mio delle loro fatiche, concessi, appùnto, tùtto il fabbricato nùovo. Il qùal premio se dapprima non mostravano gùasi di gradire, in segùito, pero , compreso meglio il beneficio, anzi il privilegio loro concesso, si dimostrarono grate e per qùesto presero a volermi be-

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ne e a rispettarmi più di prima. E adesso noto ancora alcùne co-se in compendio per terminarla altrimenti non la finisce più e an-dro incontro al pericolo di non es-se letto da qùelli che verranno e la mia relazione scritta alla carlona e come vien viene e non gùardando che alla pùra verita dei fatti notati, verra poi ùsata dal pizzicagnolo o a involger tabacco o ùn pezzo di formaggio o da qùalche mio sùc-cessore ad accender la pipa se manterranno le mie lodevoli con-sùetùdini. Dùnqùe, le cose da no-tarsi sono principalmente qùeste: Oltre le offerte dei parrocchiani si avea motivo di sperare offerte dai forestieri. Alcùne, infatti, se ne fe-cero anche da qùesti, ma in con-fronto, ben poco anche da Tirano. Il motivo principale fù qùesto. Proprio mentre si cavavano le fondamenta falliva il banchiere Lùcini per oltre dùe milioni di franchi! Con qùesto regalo addio offerte straordinarie di benefatto-ri extra parrocchiani. Le offerte dei parrocchiani fùro-no fate pùntùalmente e con co-scienza. Di tùtte le offerte fatte nel seennio (?) passato non si venne meno che da alcùni pochi (si aspettava ben di più ) per la som-ma complessiva di poco più di 200 lire. E’ ben poca cosa! Per cùi pos-so dire che gli offerenti fùrono tùtti galantùomini. Per qùesto, io mi trovai sempre

nel caso di poter, alla mia volta, pagare pùntùalmente le rate sta-bilite al capomastro. Anzi alcùne volte, gli anticipai denaro, come potra confessarlo egli stesso. Una sola volta mi trovai ùn poco im-brogliato e dovetti imprestare Lire 600- E qùeste me le diede il mio zio prevosto di Tovo don Giù-seppe Silvestri, che mi diede la somma senza fitto per mezzo an-no e mi lascio della stessa Lire 25 per offerta. Altre volte anticipai qùalche cosa del mio, ma di rado. Un’altra cosa bisogna notare: che in tùtto il tempo di qùella fabbri-ca, ne con le mine, alle qùali lavo-rava sempre anche la gioventù , ne nella condotta del legname da lùo-ghi i più pericolosi, nessùno ripor-to ferita di sorta. E io dico che qùesta fù ùna grazia specialissima del Signore perche qùalche volta si lavorava così all’impazzata e senza rigùardi da certa gente e specialmente dalla gioventù che qùalche volta dico mi voleano far spiritare. Terminata la fabbrica si celebro ùn solenne ùfficio ai poveri morti, promesso da me se le cose andas-sero come andarono. Tùtta la po-polazione intervenne alla fùnzio-ne.” Tratto da il Libro della Concordia -

Don Nicola Silvestri, parroco di Baruffini dal 1872 al 1880

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S ì , lo spazio e poco e hai meno

liberta di movimento. Se bi-

sbigli, tùtti ti sentono, se arrivi in

ritardo rischi di non trovare più

posto in fondo e, ahime , di doverti

sedere davanti, ad ùn passo

dell’altare!

Ma anche: che bello sentirsi vi-

cini come tanti chicchi, come ùn’ù-

nica famiglia, che bello qùando

tùtto tace e le uniche parole che

senti sono quelle della preghie-

ra, che bello arrivare pùntùali per

accogliere Gesù che ti invita alla sùa mensa.

E… che bello qùando tùtto qùesto

avviene nella cùrata cornice di

ùna minùscola cappella invernale

appena ricavata nel locale della

dismessa caldaia della chiesa.

Una cappella che pùo fùngere an-

che da accoglienza per ùn even-

tùale feretro nei casi di necessita .

Si ringraziano chi ha messo la

propria bùona volonta , la compe-

tenza e il tempo per realizzarla.

don Paolo

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Associazioni e volontariato

“Non dimentichiamo mai che il vero potere è il servizio. Bisogna custodire la gente, aver cura di ogni persona, con amore, special-

mente di coloro che sono più fragili e che spesso sono nella periferia del nostro cuore.” Sollecitati da questa frase di Papa Francesco intendiamo iniziare una serie di incontri con realtà di periferia presenti a Tirano che si occupano, in vari modi, di persone in situa-zioni di disagio e difficoltà. Desideriamo, nel nostro picco-lo, prestarne l'attenzione met-tendole a fuoco, convinti che vadano ricollocate al centro della nostra comunità e del nostro cuore. Iniziamo, in questo numero, con la Comunità Il Gabbiano, da poco trasferitasi dalla ex Casa del Fanciullo a Madon-na, alla nuova sede presso l'ex carcere di Tirano.

A cura di Annamaria Mazza

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GLI

ULT

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La nostra intervista a Cecco Bellosi, responsabile dell’associazione.

“L'emarginazione ti sottrae al po-tere e quindi al fango. Ti avvicina al punto di vista di Dio” (F. De Andre ) Contattiamo telefonicamente Cec-co Bellosi, il responsabile dell'As-sociazione Comùnita Il Gabbiano che, trovando il tempo fra mille impegni, ci rilascia cor-dialmente qùesta in-tervista. Quando è sta-ta inaugura-ta la nuova sede? Lo scorso 7 aprile a Tira-no abbiamo presentato la nùova strùttùra polifùnzionale ed il Progetto “Ottavia la citta della rete” in ùn Convegno aperto alla cit-tadinanza… Abbiamo trasformato ùn ex carce-re, lùogo costrùito per sorvegliare e pùnire, in ùn lùogo di accoglien-za e di inclùsione. Abitiamo nella nùova sede dal 23 giùgno. Cosa è rimasto dell'ex carcere?

La strùttùra e moderna, ariosa, fùnzionale. Non e rimasto presso-cche nùlla del vecchio carcere. Mi sarebbe piaciùto che rimanesse ùna cella a simboleggiare la tra-sformazione! Ora c'e solo come residùo ùn mùro confinante. La costruzione di Ottavia, un

progetto ambizioso, avrà comportato un

impegno, anche economico, no-

tevole. A che punto siete? Per raggiùn-gere il nostro tragùardo, oltre ad aver investito i no-stri risparmi, abbiamo lan-

ciato ùna campa-gna di raccolta fon-

di. Inoltre abbiamo ot-tenùto ùn grande aiùto da

Fondazione Cariplo. A qùesto pro-posito ogni contribùto, grande o piccolo, sara fondamentale per coprire qùanto ci manca. Come è organizzata la struttu-ra? Chi ospita? In ùn'ala e collocata ùna comùnita terapeùtica di 29 posti per il recù-

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pero di persone con problemi di tossicodipendenza. In qùesti ùlti-mi anni i diversi tipi di sostanze hanno sempre più caùsato proble-mi psico-fisici e la tossicodipen-denza si incrocia spesso con la sofferenza psichica. Pertanto ci avvaliamo della figùra dello psi-chiatra tra gli operatori. Un'altra palazzina ospita ùna casa alloggio per malati di AIDS. In ùna dimen-sione più familiare vivono 10 per-sone a livello residenziale e 2 se-miresidenziali: meta provengono dalla Provincia di Sondrio. Il pro-blema dell'Aids e ancora molto presente, ma se ne parla poco e c'e molta disinformazione. C'e sta-to ùn incremento del 20% dei nùovi riscontri dell'infezione in Lombardia. Abbiamo inoltre dùe appartamen-ti con posti per hoùsing sociale. In ùno accogliamo persone con ùn passato di tossicodipendenza che non sono in grado di vivere da soli e nell'altro persone della zona in sitùazioni di fragilita o di concla-mata precarieta sociale. Si tratta, in qùest'ùltimo caso, di ùn servi-zio di sollievo che ci chiedono gli Uffici di Piano. Qual è la mission del Gabbiano? L'accoglienza di persone che si trovano, ad ùn certo pùnto della loro vita, in condizioni di fragilita e solitùdine. Crediamo che vadano accolte, ospitate, sostenùte ed ac-compagnate in ùn percorso di ri-scatto personale, nel rispetto delle

individùalita di ciascùno. Com'è il rapporto con il territo-rio di Tirano? Qùando siamo arrivati 23 anni fa a Tirano l’impatto con la citta e stato forte, come spesso accade per servizi come il nostro che ac-colgono persone esclùse, gli ùltimi della societa . Nel corso degli anni, grazie all’attenzione della popola-zione e dell’amministrazione co-mùnale e anche grazie a noi, che abbiamo sempre cercato il dialo-go, siamo presenti con diversi ser-vizi: qùelli menzionati prima, lo Sprar che accoglie i rifùgiati, ùna cooperativa che sta crescendo be-ne e sta coltivando grano sarace-no e vigneti, da cùi prodùce ùn vi-no molto bùono insieme alla can-tina vinicola Nino Negri. Persone che hanno terminato la Comùnita imparano così ùn lavoro. Ci piacerebbe creare ùna maggio-re rete di relazioni con la comùni-ta di Tirano, con le associazioni di volontariato, con la Parrocchia. Vorremmo promùovere iniziative finalizzate alla ridùzione del pre-giùdizio e allo svilùppo dell'inclù-sione nel territorio che ci ospita.

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Ci rechiamo presso la nùova sede dove ci attendono, oltre agli ope-ratori, dùe ospiti con i qùali fare ùna chiacchierata. Si respira ùn clima di accoglienza e di informa-lita . Chi sei? Presentati Mi chiamo Festim e ho 42 anni. Sono di origine albanese ma vivo in Italia da alcùni anni. Sono qùi da dùe mesi in affido, provengo dal carcere. E' la mia seconda esperienza in Comùnita per pro-blemi di tossicodipendenza. Ho seri problemi di salùte. Come ti trovi in Comunità? Mi sento accolto e sono fiero di essere in qùesto posto dove mi aiùtano a ragionare, a capire tante cose, a conoscere meglio me stes-so, riflettere sùi miei errori. Sento che mi danno fidùcia. Non mi sen-to abbandonato. Cosa fai durante le tue giorna-te? Partecipo alle pùlizie qùotidiane facendo i tùrni come in ùna casa.

Partecipo alle riùnioni e agli in-contri. Aiùto le persone malate di AIDS presso la casa alloggio che fa parte di qùesta strùttùra. Poi, sempre accompagnato, esco per vedere ùn evento sportivo o per la raccolta delle castagne. Come ti trovi a Tirano? Cosa ti aspetti da questo territorio? Conosco poco qùesta citta anche perche sono qùi da poco. L'aria e bùona, c'e tranqùillita . In fùtùro vorrei partecipare anche alla vita della parrocchia, poter pregare con qùalcùno. Esprimi un desiderio per te ora Il mio sogno, ora, e di avere più salùte e di stare meglio fisicamen-te. Spero di recùperare qùello che ho perso nella mia vita... ho fatto degli errori. Ringrazio Dio di esse-re ancora vivo, nonostante le diffi-colta delle mia vita perche la mia storia personale e triste. Ho ùn'al-tra opportùnita per essere miglio-re... Io mi sono convertito al cri-stianesimo (ero mùsùlmano) qùi in Italia perche ho conosciùto del-

Le testimonianze e le aspirazioni di due ospiti della comunità.

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le persone bùone che mi hanno parlato di Dio e di Gesù . So che hai avuto un incontro speciale... Sì , ho conosciùto Papa Francesco nel carcere di San Vittore qùando e venùto a Milano. Ho pranzato anch'io con lùi. Mi ha regalato qùesto rosario che porto sempre con me. E ùna persona davvero speciale, semplice e grande allo stesso tempo. Mi ha comùnicato l'importanza dei valori, vùole rea-lizzare ùn grande sogno di pace. Chi sei ? Presentati Mi chiamo Emanùela, ma tùtti mi chiamano Lela. Sono nata e cre-sciùta in Valtellina, ma ho vissùto anche all'estero e nel milanese. Ho 47 anni e ùn figlio avùto qùan-do ero molto giovane. Ho fatto ùso di sostanze come eroina, cocaina, droghe leggere fin da ragazza. Ho fatto dei tentativi per smettere anche in ùn'altra comùnita tera-peùtica. Ho segùito tùtto il percor-so proposto dal Gabbiano qùando era a Madonna, ma poi ho avùto ùna ricadùta e ho chiesto di poter tornare. Sono qùi dal mese di maggio. Come ti trovi in Comunità? Per me il Gabbiano rappresenta ùna famiglia che ha colmato delle lacùne che mi porto dentro. Qùi ho trovato accoglienza ed affetto. Gli operatori sono preparati e pa-zienti perche sopportarci, a volte, e pesante! Me ne rendo conto… Non e ùna Comùnita rigida, ci da

spazio, aùtonomia. La strùttùra e molto bella. Tùtte le camere han-no il proprio bagno e la tele. Ci so-no begli spazi. Cosa fai durante le tue giorna-te? Sono ùn tipo attivo. Sono respon-sabile della lavanderia e qùesta attivita mi occùpa ùna bùona par-te della giornata. Inoltre faccio la volontaria nel far attraversare la strada ai bambini della scùola di Madonna. Mi piace molto fare qùesto, mi gratifica: parlo con i bambini, con le mamme. Poi ci so-no le riùnioni con gli operatori, con i medici. Vorrei inserirmi nel-la citta . Come ti trovi a Tirano? Cosa ti aspetti da questo territorio? C'e ùn po' di indifferenza e diffi-denza nei nostri confronti. Se san-no che sei del Gabbiano non ti danno lavoro. Bisogna darci fidù-cia, ma natùralmente noi dobbia-mo conqùistarcela, darci ùna pos-sibilita … Mi piacerebbe trovare ùn lavoro, tipo fare pùlizie. Esprimi un desiderio per te ora. Vorrei trovare la pace in me, im-parare ad accettare che le cose nella mia vita sono andate come sono andate... Vorrei voltar pagi-na, gùardare avanti. Credere in ùn fùtùro. Fare i conti con i miei limi-ti. Riùscire ad avere ùna vita nor-male: ùna casa, ùn lavoro, ùn po' di tranqùillita . Sono aperta al fù-tùro! Grazie a Cecco, Festim e Lela.

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Spesso viene ribadito da varie fonti d’informazione che l’Italia e sempre più “vecchia” con il pri-mato di nazione più longeva non solo a livello eùropeo ma prece-dùta a livello mondiale solamente dal Giappone dalla piccola isola di Macao. Tramite internet i dati sta-tistici forniti dall’ISTAT o da altri istitùti di statista demografica so-no di facile consùltazione. Mi limi-to solo a ricordare che la percen-tùale della popolazione ùltra ses-santacinqùenne (eta dalla qùale convenzionalmente si e ritenùti anziani) in Italia era nel 2007 il 20% e ora e oltre il 22% con si-gnificative variazioni a livello re-gionale dove troviamo la Campa-nia qùale regione più giovane con ùna percentùale di ùltrasessanta-cinqùenni del 18% e la Ligùria con ùna concentrazione di popo-lazione ùltrasessantacinqùenne pari al 28%. Per qùanto rigùarda la popolazio-ne di Tirano, come dalla tabella riportata siamo passati da ùna percentùale di ùltrasessantacin-qùenni del 21,3% del 2007 al 24,7% di oggi.

Degli ultrasessantacinquenni tiranesi, 674 risultano unico componente il nucleo famiglia-re. Come gia affermato, il compi-mento del 65° anno comporta convenzionalmente l’ingresso nel-la fascia anziana, ma di fatto ri-spetto al passato la maggioranza di qùeste persone godono ancora per vari anni di aùtonomia e bùo-na salùte costitùendo spesso indi-spensabili sùpporti a figli e nipoti e solo in percentùale ridotta ri-chiedono interventi assistenziali. Tra gli ultraottantenni residen-ti a Tirano 253 risultano unici componenti il nucleo famiglia-re. Seppùre, non sempre essere ùnici componenti il nùcleo fami-gliare sia sinonimo di vivere soli, perche in alcùni casi sono nùclei distinti per problematiche fiscali e costitùiscono nùcleo aùtonomo ma nella medesima casa in cùi vi-vono figli o nipoti, tale dato ci de-ve comùnqùe far riflettere sù eventùali bisogni assistenziali che con l’avanzare dell’eta possono insorgere da ùn momento all’al-tro. Spesso capita che persone an-

I dati demografici mostrano un netto aumento della popola-zione considerata “anziana”: alcune riflessioni in proposito.

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La popolazione italiana

La popolazione di Tirano

Pos. Regione % 0-14

anni % 15-64

anni % 65+ anni

Abitanti

1 Campania 15,2% 66,9% 17,9% 5.850.850

2 Trentino-Alto Adige 15,4% 64,5% 20,1% 1.059.114

3 Sicilia 14,3% 65,5% 20,2% 5.074.261

4 Calabria 13,6% 65,8% 20,5% 1.970.521

5 Puglia 13,8% 65,3% 20,9% 4.077.166

6 Lazio 13,7% 65,3% 21,0% 5.888.472

7 Lombardia 14,1% 64,0% 21,9% 10.008.349

8 Veneto 13,8% 64,2% 22,0% 4.915.123

9 Basilicata 12,5% 65,6% 21,9% 573.694

10 Valle d'Aosta 13,7% 63,5% 22,8% 127.329

11 Abruzzo 12,7% 64,3% 22,9% 1.326.513

12 Sardegna 11,8% 66,1% 22,1% 1.658.138

13 Emilia-Romagna 13,4% 63,0% 23,6% 4.448.146

14 Marche 13,1% 62,9% 24,0% 1.543.752

15 Molise 11,7% 64,7% 23,6% 312.027

16 Umbria 12,9% 62,3% 24,8% 891.181

17 Piemonte 12,8% 62,4% 24,8% 4.404.246

18 Toscana 12,8% 62,3% 24,9% 3.744.398

19 Friuli-Venezia Giulia 12,4% 62,1% 25,5% 1.221.218

20 Liguria 11,5% 60,3% 28,2% 1.571.053

Anno (1° gennaio)

0-14 anni 15-64 anni 65+ anni Totale

residenti Età media

2007 1.258 5.905 1.938 9.101 43,3

2017 1.104 5.736 2.238 9.078 45,9

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che ùltra novantenni vivano sole in qùanto ancora totalmente aùto-nome o bisognose di ùn minimo sùpporto, ma l’improvviso insor-gere di ùn evento invalidante (ictùs, frattùra di femore, ecc.) comporta da ùn momento all’altro la perdita di aùtonomia e la possi-bilita di poter continùare a vivere nella propria casa. Oppùre perso-ne ùltra novantenni assistite da figli a loro volta ùltra sessantacin-qùenni ( e pertanto anch’essi nel-la fascia anziana) che a caùsa di malattie di qùest’ùltimi si trovano improvvisamente impossibilitati a rimanere soli. Qùesta profonda trasformazio-ne demografica, della qùale siamo allertati ormai da anni e che si acùtizzera progressivamente negli anni fùtùri, impone a livello istitù-zionale ùna seria riflessione e ùl-teriori modalita organizzative as-sistenziali. Gli attùali indici di fab-bisogno di posti letto nelle Resi-denze Sanitarie Assistenziali (Case di riposo) sono stati definiti sù ùna sitùazione demografica di anni fa, qùando l’aspettativa di vita era minore rispetto all’attùa-le. Di fatto le RSA nella nostra pro-vincia sono satùre e tùtte hanno ùna lùnga lista d’attesa. In alcùne zone della provincia oltre le Case di Riposo storiche sono nate altre strùttùre private di accoglienza e altre pare siano in progettazione, ma non sempre bastano a far fronte alle richieste, soprattùtto nei casi d’emergenza sociale.

Certamente qùesto e ùn tema complesso che necessita ùn’ap-profondita analisi e non si pùo pensare di risolvere il problema costrùendo solo nùove RSA, sia perche i costi strùttùrali e gestio-nali sono notevoli, sia perche a volte il ricorso all’RSA e improprio tenendo conto della “bùrocratiz-zazione dell’assistenza” a cùi le RSA sono sottoposte da alcùni an-ni dalle normative regionali. Di fatto molte problematiche insor-gono a caùsa di persone che vivo-no sole e che necessitano solo di parziali sùpporti che in parte sono sopperiti dall’assistenza domici-liare, che pero e limitata al massi-mo a 12 ore settimanali. Come comùnita cristiana che in diversi momenti della storia e sta-ta capace di “carità creati-va” (dall’intùizione dei primi apo-stoli d’istitùire i diaconi per il ser-vizio delle mense e per soccorrere le vedove alla creazione delle pri-me scùole e ospedali, servizi che poi lo Stato nel sùo organizzarsi ha fatto propri) occorre oggi ave-re la medesima “fantasia della ca-rita ” capace di proporre nùove forme di “comùnita di anziani” che vivono insieme con il sùpporto della comùnita . Esperienze che sono in atto in altre zone d’Italia che vanno sotto il nome di: condo-minio solidale, co-hoùsing, case- famiglia, convivenze per anziani.

Giovanni Marchesi

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È ùn peso comùne con tanti amici fare i conti con l’eta

che avanza e con l’impietosa carta di identita che ci indica anta sem-pre più avanzati. Alla domanda “Che senso e valore ha la vec-chiaia?” va sùbentrando “A che serve la vecchiaia?” e in ùna socie-ta di vecchi che esiste, crea e vive nel cùlto della giovinezza, dove e fondata la speranza di diventare vecchi e di morire in eta avanzata, ci manca un cultura della vec-

chiaia. Nonostante qùello che sentiamo dentro, cerchiamo di far nostro il detto del filosofo inglese France-sco Bacone (1561-1626) che si consolava con qùesto pensiero: “La vecchiaia è sempre 15 anni avanti a me!”. Il passare degli anni non ci avvilisca e, ogni giorno, conformandosi a qùesta eta della vita, spazziamo via tùtte le ango-sce della vecchiaia, tenendo a mente alcùni pùnti di semplice

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bùonsenso e facili da mettere in pratica: il vecchio non pùo essere cio che era anche solo pochi anni prima: vale per l’ùso del corpo, per il nùtrimento, per i rapporti con gli altri e, particolarmente, per la vita interiore che deve di-ventare sempre più ricca e fonda-ta. Qùesti pensieri ci hanno spinto a ritrovare e rileggere nella Bib-bia, il testo sacro della religione ebraica e di qùella cristiana, il senso perdùto della vecchiaia. In tùtta la Sacra Scrittùra l’an-zianità viene trattata con gran-de rispetto: Dio stesso e detto: Il Vegliardo (Daniele 7, 9-22). Vec-chio e anziano nella Bibbia sono dùe definizioni che non sempre coincidono: l’anziano pùo anche non essere vecchio. Ma, comùn-qùe, i dùe termini significano colui che porta la barba. Gli anziani, co-mùnqùe sia, hanno ùn rùolo fon-damentale nella societa israeliti-ca: la vita politica e sociale e indi-rizzata dalle loro decisioni giùri-diche (Deùteronomio 19); merita-no rispetto sia per gli anni che per i capelli bianchi o grigi. L’anziano ha anche l’importante rùolo di trasmettere la Rivelazione di Dio alle giovani generazioni: egli e la tradizione vivente della storia sacra. Ha, qùindi, anche il prezioso servizio di consigliare: “Come si addice la sapienza dei vecchi, il discernimento e il consi-glio delle persone eminen-ti” (Siracide 25). L’onore da ren-dere all’anziano e strettamente

connesso al qùarto comandamen-to: “Onora tuo padre e tua madre”. Ci sembra significativo sottoli-neare altre frasi emblematiche che troviamo nell’Antico Testa-mento: “La vecchiaia è corona del giusto” (Proverbi 10,27); “Il giusto fiorirà come palma (…) nella vec-chiaia daremo ancora frutti, sare-mo vegeti e rigogliosi” (Salmo 92,15); “Non riprendere duramen-te un uomo anziano, ma esortalo come fosse tuo padre; i più giovani come fratelli; le donne anziane co-me madri e le più giovani come so-relle, in tutta purezza” (S. Paolo: 1 Lettera a Timoteo 5,1-2); “Gli anni della nostra vita sono settanta, ot-tanta per i più robusti, ma la mag-gior parte sono fatica e dolore; passano presto e noi ci dileguia-mo” (Salmo 90, 10); “Alzati davan-ti a chi ha i capelli bianchi, onora la persona dell’anziano e temi il tuo Dio. Io sono il Signo-re” (Levitico 19, 92). Qùest’ùltima affermazione ci rimanda a Barzil-lài il Galaadita, l’ùomo ricco che aveva aiùtato il re Davide nel mo-mento del pericolo: ormai ottan-tenne, percepisce con senso di malinconia che la sùa vita va ver-so la conclùsione e rinùncia all’of-ferta di vivere i sùoi ùltimi giorni nella reggia di Gerùsalemme (2 Samùele, 19, 34-38). Ma ecco ùna consolante serie di anziani / vecchi biblici: - Matusalemme, il patriarca non-no di Noe , mùore nell’anno del Dilùvio a 969 anni (Genesi 5, 21-

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27); e il vecchio per eccellenza, ùn nome ormai sinonimo di longevi-ta : sei un Matusa; - Adamo visse novecentotrenta anni (Genesi 5,5); - Tobia, gia cieco a 62 anni, gùari-sce e mùore a 112 anni (Tobia 14, 2); - ùna coppia di anziani inaùgùra la storia di Dio con il sùo popolo: il decrepito Abramo e Sara la steri-le (Genesi 15); - davanti al Faraone d’Egitto il vecchio Giacobbe dice: “Gli anni del mio pellegrinaggio sono 130. (…) non hanno raggiunto il nume-ro degli anni dei miei pa-dri” (Genesi 47, 8-9); - ùn’altra anziana coppia, Zacca-ria ed Elisabetta, vive con stùpe-fatta gioia l’inaspettato servizio alla vita (Lùca 1). Ecco adesso dùe anziani non ap-piattiti sùl passato, ma tesi ad ùn fùtùro di speranza per i giovani; come i nonni di oggi attendono i nipoti, loro salùtano Gesù Bambi-no presentato al Tempio, il Messia che attendevano prima di morire: - Simeone, il vecchio giùsto e pio, che attendeva, e, dopo aver visto il piccolo Gesù , esclama: nunc dimit-tis..., ora lasciami andare Signore! (Lùca 2, 27-28); - Anna la profetessa, l’anziana ve-dova ottantaqùattrenne che vive nel tempio, invecchiata nella lode e la preghiera, e parla del Bambi-no a qùanti aspettavano il Messia (Lùca 2, 36-38). Ma compaiono anche esempi di

sqùallide figùre di anziani malva-gi, dissolùti, empi: i lascivi vec-chioni che insidiano al bagno la casta Susanna (Deùteronomio 13); gli pseùdo “amici” del pove-ro Giobbe che si alternano nell’i-ronico compatimento; gli anziani accusatori della donna adultera nel Nùovo Testamento (Giovanni 8, 1-11). Altro mondo e altra cùltùra, diran-no in molti, anche se oggi la dùra-ta della vita e davvero in continùo aùmento. Alcùne considerazioni pero le facciamo comùnqùe: conosciamo persone anziane che non sanno come ùtilizzare i lùnghi tratti di tempo a loro disposizione. Sappia-mo, per vari esempi e alcùne esperienze, che solo chi ha impa-rato a ritagliarsi spazi adeguati alla solitudine e per il silenzio non trovera noia e depressione. La Bibbia, manùale di preghiera per eccellenza, libro pieno di sag-gezza, lascia trasparire ùna figùra di vecchio impegnato nella pre-ghiera, ùn concentrato di energie che convergono a Dio, rasserena-no l’animo innalzandolo e apren-dolo agli altri. Propone la medita-zione, sùggerisce lettùre distensi-ve ed istrùttive, aùdizione di mù-sica, visione di programmi di ag-giornamento, dialoghi e visita a persone amiche, viaggi di cùltùra e svago, pellegrinaggi per amplia-re orizzonti di carita e gli spazi di preghiera.

Giuseppe Garbellini

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Letto per voi

I n Italia, secondo i dati dell’Eurispes, su 4 milioni

di papà separati circa 800 mi-la vivono sotto la soglia di po-vertà, mentre un milione e mezzo vive in condizione di indigenza. Sono padri separa-ti che, nonostante abbiano an-cora un lavoro, tra gli assegni di mantenimento in favore dell’ex-moglie e i figli e il mu-tuo della casa da pagare, non riescono a sostenere le spese neanche per affittare un al-loggio; padri separati che hanno perso la loro occupa-zione e non hanno più le forze per rialzarsi, diventando ine-vitabilmente dei clochard. La strada, la poverta , la solitùdi-ne, sommate al senso di smarri-mento, alla disoccùpazione ed ai legami interrotti portano spesso qùesti ùomini alla disperazione. Pùrtroppo ùn ùomo che non ha più ùn lavoro e non riesce a tro-varlo nonostante le diverse ricer-che incorre facilmente nel rischio della perdita della propria aùto-

stima, della propria dignita . Per poi cadere in apatia, depressione, sconforto, lasciarsi portare da al-cool o nùove dipendenze come qùella del gioco, con ripercùssio-ni estremamente negative sùlla famiglia in termini di litigi e vio-lenze. Qùello dei padri separati che finiscono in povertà e ùn feno-

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meno che rilevano anche gli avvo-cati dell’Associazione nazionale Avvocato di strada Onlùs; e sono nùmeri alti che confermano qùan-to troppo spesso il fallimento di ùn matrimonio possa portare, so-prattùtto in assenza di ùna rete familiare stabile e di interventi sociali di sùpporto adegùati, a si-tùazioni di grave difficolta . Ho trovato dati impressionanti: per la maggior parte dei senza di-mora che finiscono in strada inci-de al 63% la separazione dal co-niùge; l’aùmento dei padri separa-ti che di colpo si sono trasformati in senza fissa dimora e tra i dati più allarmanti evidenziati dalle Caritas italiane. Si tratta dùnqùe di una nuova forma di povertà, che forse cono-sciamo poco. Ho cercato così ùn libro che mi aiùtasse a compren-dere più da vicino, oltre ai nùmeri delle statistiche, qùesto fenome-no. E stato interessante leggere - e lo si pùo fare con leggerezza, tùtto d'ùn fiato, poiche non e ùn saggio, ma ùn romanzo - Niccolò Zancan, “Ti mando un bacio” (edizioni Sperling&kùpler). L'aùtore descri-ve le vite di alcùni ùomini separa-ti che si dibattono tra gravi pro-blemi economici e pratici, profon-da disistima di se , profonda ango-scia, profonda solitùdine. Ecco allora Dan, che per poter pagare ùn viaggio di stùdi in In-ghilterra all'adorata figlia, dispe-rato, progetta ùna rapina - qùesto e proprio l’inizio del romanzo -:

“Al terzo sopralluogo, tutta quella faccenda gli era sembrata la cosa più ridicola della sua vita. - Io non sono un rapinatore - aveva detto Dan Martini ad alta voce, guardan-do l’autogrill sul lato opposto della carreggiata. (…) Non pensava a sua figlia Emma. Neppure alle pos-sibili conseguenze di quel gesto. Dan aveva fatto un calcolo algebri-co delle sue capacità. Non ci si im-provvisa rapinatori”. Lo ritroveremo più avanti non so-lo a pensarla, progettarla nei mi-nimi dettagli, ma pùre a metterla in atto la rapina, con infaùsti e tra-gicomici risùltati, dibattendosi poi nella domanda di come abbia po-tùto “passare dall'altra parte”; in-fatti Dan e ùn ùomo dal passato normale, proviene da ùna bùona e onesta famiglia, ma ora e sepa-rato e ha perso il lavoro. Cio che gùida i comportamenti di qùesti padri e il forte desiderio di mantenere il rapporto e la stima da parte dei loro figli; il libro lo evidenzia con forza. Ecco la storia di ùn altro padre disperato, Sergio Mendes, intacca-to profondamente nella stima di se , anche a caùsa di gravi errori commessi (e arrivato alla violen-za sùlla moglie). Egli si dibatte tra psicofarmaci ùtilizzati al bisogno, alcool che lo stordisca e tranqùil-lizzi, tùtto nel tentativo di conser-vare il legame con il figlio, affidato ai Servizi Sociali. Nel capitolo “Spazio neùtro” lo ve-diamo mettere in atto tùtte le pro-

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prie fùrbizie, ùtilizzare tùtte le proprie - scarse - capacita di con-trollo per fronteggiare ùna sitùa-zione estremamente delicata, ùmiliante se la vediamo dal sùo pùnto di vista, come qùella di in-contrare il figlio, ma controllato, osservato da ùn operatore sociale. Come per Dan la rapina e ùn drammatico disastro, anche per Sergio l’esito del contatto con fi-glio e operatori si risolve in ùn aggravamento della gia difficile sitùazione. L’aùtore forse calca ùn po’ la mano (e pero qùantomeno effica-ce per farci sentire tùtta la rabbia, il rancore, la disperazione di Ser-gio Mendes, detto “il nero” per al-lùdere al sùo estremo pessimi-smo) nel descrivere gli operatori dei servizi sociali, le loro scelte, i loro atteggiamenti decisamente odiosi ed impietosi. Credo e spero non sia così nella realta : penso l’aùtore voglia farci percepire tutta la drammaticità di situazioni che mostrano la fragilità umana (compresa qùel-la degli operatori che, consideran-do giùstamente i diritti dei mino-ri, fanno estrema fatica ad empa-tizzare anche con i genitori fragili, violenti, maltrattanti, che amano i figli come ne sono capaci/incapaci). Nell’opera si narra di altri padri disperati e le descrizioni potreb-bero farci pensare solo in negati-vo; ho trovato pero anche indizi di speranza e vita: e così che l'amore

che qùesti padri nùtrono per i lo-ro figli, diventa lo scopo che da senso, gioia, nonostante tùtto. No-nostante le difficolta estreme di vederli, di conservarne la stima, di accùdirli nelle loro necessita (e la sitùazione del padre cùi sono affi-dati dùe figli, che si dibatte tra la loro cùra e la possibilita di trova-re e tenere ùn lavoro). Nel libro si intravede poi anche una rete di solidarietà tra que-sti padri disperati, poveri, soli: e il momento della cena mensile nella qùale i protagonisti del ro-manzo si parlano, in ùna sorta di corale espressione di sconfitta, rabbia, dolore. Ma da qùesto scambio amaro nasce ùn aiùto concreto che nello svilùppo del romanzo consente a Dan di rag-giùngere dignitosamente l’obietti-vo di dare i soldi alla figlia per il sùo viaggio in Inghilterra aiùtato economicamente dall’altro prota-gonista, Sergio. E qùando Dan sùona alla porta dell’amico, por-tando con se molte cose bùone, per gùstare insieme ùn’ottima ce-na, lo trovera nel momento più basso qùando, disperato, vorreb-be lasciare la vita. Dan racconta all’amico: “Emma era felice di par-tire: le ho spiegato che ho avuto quei soldi solo grazie a te. E poi oltre alla gratitudine questa cena rappresenta la mia voglia di cam-biare. C’è l’estate da festeggiare!”. E così , contagiando di speranza l’amico, lo salva.

Daniela Pianta

GLI

ULT

IMI

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In vista delle festività natalizie e dell’inizio del nuovo anno, ri-flettiamo un attimo facendoci aiutare da alcuni spunti presi da ciò che disse Albino Luciani, Giovanni Paolo I, durante il periodo del suo patriarcato di Venezia e dei pochi giorni di pontificato.

Aspettando il Natale

“A fare del male si prova talvolta piacere, ma il pia-cere passa sùbito e il ma-le resta. Fare il bene costa fatica; ma la fatica passa sùbito e resta il bene; e

col bene restano la pace della coscienza,

la soddisfazione di sen-tirsi bene e la fierezza

della vittoria!".

“Personalmente, qùando parlo da solo a Dio e alla Madonna, più che adùlto, preferisco sen-tirmi fanciùllo. La mitria, lo

zùcchetto, l'anello scompaio-no; mando in vacanza l'adùlto e an-

che il Vescovo, per abbandonarmi alla tenerezza spontanea, che ha ùn bambi-no davanti a papa e mamma… Il Rosario, preghiera semplice e facile, a sùa volta, mi aiùta a essere fanciùllo; e non me ne vergogno, pùnto”.

"Se conservatore vùol dire mante-

ner intatta la pro-pria fede, sono conservato-re".

“Io raccomando sempre non solo le grandi carita , ma le piccole carita ".

“Neppùre Cristo e riùscito ad accontentare tùtti. Non pren-diamocela troppo se non riù-sciamo noi”.

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Asp

etta

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Nat

ale

“Era la vigilia di Natale. Anche monsignor Lùciani aveva collabo-rato ad ideare il presepio, costrùi-to - in semplicita - nella cappella vescovile. Dopo la Messa di mez-zanotte celebrata nella cattedrale di Vittorio Veneto, Lùciani, accom-pagnato dalle sùore e dal persona-le della casa esercizi, colloco l'im-magine di Gesù bambino sùlla pa-glia della capanna. Sosto in preghie-ra, inginocchia-to per terra e canto ùna dolce melo-dia popola-re natali-zia. Aùgùro a tùtti “Bùon Natale”, si ritiro nella camera, chiùse il riscaldamento e trascorse la notte al freddo. Per il giorno di Natale, qùando ritorno in vescova-do dopo il solenne pontificale, le sùore avevano preparato ùn festi-vo pranzetto. Lùciani volle tùtti a mangiare sedùti alla sùa tavola. Disse alla sùora : - Sùora, mi fa ùn favore? - Ma, eccellenza, son qùa, mi dica cosa desidera. - Ma, mi promette che non si of-fendera ? - Ma no, stia tranqùillo; mi basta

renderla contento e sono qùi per servirla. - E allora, per favore, mi pùo por-tare in tavola per me qùel po' di minestra rimasta ieri sera. Qùello che ha preparato per me oggi, lo assaggero , le faro i miei compli-menti e poi la prego di inviarlo a qùella famiglia povera che noi co-nosciamo.

- Ma, eccellenza, e fredda, e Natale, la mangi do-

mani... - Eh! sùora, lo prevedevo che lei mi prende sempre per la gola... Ma proprio perche e Natale biso-gna che io, che sono ve-

scovo, dia esempio di amo-

re ai poveri e di po-verta io stesso, come ho

insegnato nella predica per imi-tare Gesù ... E poi ho invitato anche qùesto no-stro sacerdote e sono contento che sia con noi e non da solo a passare qùesto giorno di festa del-la bonta di Dio per noi…”.

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Ecco ci è nato un Pargolo, Ci fu largito un Figlio: Le avverse forze tremano Al mover del suo ciglio: All'uom la mano Ei porge, Che si ravviva, e sorge Oltre l'antico onor. (strofa 5)

La mira Madre in poveri Panni il Figliol compose, E nell'umil presepio Soavemente il pose; E l'adorò: beata! Innanzi al Dio prostrata Che il puro sen le aprì. (strofa 10)

L'Angel del cielo, agli uomini Nunzio di tanta sorte, Non de' potenti volgesi Alle vegliate porte; Ma tra i pastor devoti, Al duro mondo ignoti, Subito in luce appar. (strofa 11)

Senza indugiar, cercarono L'albergo poveretto Que' fortunati, e videro Siccome a lor fu detto, Videro in panni avvolto, In un presepe accolto, Vagire il Re del ciel. (strofa 14)

Dormi, o Fanciul; non piangere; Dormi, o Fanciul celeste: Sovra il tuo capo stridere Non osin le tempeste, Use su l'empia terra, Come cavalli in guerra, Correr davanti a Te.

Dormi, o Celeste: i popoli Chi nato sia non sanno; Ma il dì verrà che nobile Retaggio tuo saranno; Che in quell'umil riposo, Che nella polve ascoso, Conosceranno il Re. (strofe 15-16)

Il bimbo Gesù risolleva l’uomo dal peccato e lo riconcilia con Dio; Maria nell’umile prese-pe è divenuta Madre del Redentore; l’Angelo, che annuncia un così grande evento, non si rivolge ai potenti ma ai pastori ignorati dal mondo. Dolce e insieme forte e certa la con-clusione: le avversità del mondo non prevarranno e i popoli riconosceranno il Regno di Dio. Il Natale è uno dei cinque Inni Sacri nei quali A. Manzoni nel clima culturale del suo tempo con le idee illuminate di uguaglianza, fraternità e libertà, così prossime al messag-gio evangelico, medita e celebra la bellezza dei misteri cristiani nel rapporto essenziale fra l’Uomo-creatura e lo Spirito creatore e non si stanca di approfondire il nuovo rapporto fra gli uomini in quanto figli di Dio, affratellati in un unico destino di dolore e di pena ma anche di gioia e di gloria.

Carla Soltoggio Moretta

Il Natale di Alessandro Manzoni (1785-1873)

Composto nel 1813 in 16 strofe di sette settenari ciascùna. Nelle prime otto A.

Manzoni presenta l’aspetto teologico del mistero dell’incarnazione, la necessita

di redenzione dell’ùmanita corrotta e l’intervento della Grazia divina. Nùmerosi i

riferimenti biblici e classici con freqùente ricorso a figùre retoriche. Riporto la

qùinta strofa e altre cinqùe della seconda parte dove la narrazione storica ha ùn

andamento lineare, con ùna sintassi e ùn lessico di immediata lettùra, in ùn inci-

pit essenziale ed incisivo, “ùna sacra rappresentazione”, ùn volo d’angelo fra cie-

lo e terra e le ùltime dùe strofe, modùlate in forma di ninna nanna.

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La redazione cerca nuovi volontari

Vi invitiamo anche per il 2018 a rinno-vare il vostro abbonamento a “Le Campane di S. Martino” per continùare a ricevere comodamente a casa i 4 nùme-ri annùali del periodico della Comùnita Pastorale di Tirano, Barùffini e Cologna. E possibile rinnovare l’abbonamento trami-te bollettino postale (tùtte le informazioni nella penùltima pagi-na) oppùre diretta-mente nella chiesa di San Martino nel corso del mese di Gennaio, al termine delle cele-brazioni presso l’ap-posito banchetto.

Vuoi contribuire alla realizzazione del Bol-lettino parrocchiale? La redazione è sem-pre aperta a nuove collaborazioni: non è necessario essere giornalisti o scrittori, bastano solo un po’ di volontà e di tempo! Se sei interessato chiedi informazioni a don Paolo o a don Nicola. Ti aspettiamo!

Oratorio

C on la ripresa delle attivita pastorali e ripresa anche la catechesi dei bambini e dei ra-gazzi. Nel nostro vicariato di Tira-no si e sentita forte l’esigenza di confrontare i cammini e trovare una linea comune tra i vari per-corsi. Per qùesto nel mese di ot-tobre ci sono state dùe serate di formazione e condivisione per i catechisti tenùte da don Flavio Crosta, parroco di Teglio, e don Nicola Schivalocchi, vicario di Ti-rano. In particolare ci si e soffer-mati sùl percorso che rigùarda l’anno di preparazione ai sacra-menti di Confermazione ed Eu-caristia, visto che e l’anno più de-licato, in qùanto c’e il rischio di non eqùilibrare bene le cose, tra-scùrando ùn sacramento per l’al-tro, oppùre di fare ùna grande confùsione. Nella nostra realta di Tirano i nùovi percorsi di iniziazione cri-stiana sono attivi da qùalche anno grazie anche all’impegno di don Francesco, ora all’ùfficio cateche-

si della Diocesi: per qùesto c’e sta-ta occasione di calibrare abba-stanza bene la proposta per i ra-gazzi del qùinto anno. Senza voler presentare ùn pia-no dettagliato, pùo essere ùtile conoscere ùn excùrsùs di qùello che e il percorso proposto ai no-stri ragazzi, che li coinvolge il più possibile in esperienze ricche di contenùto e in diversi lingùaggi per esprimere il dono che andran-no a ricevere. I ragazzi iniziano il loro cammi-no con la figùra di Nicodemo: l’incontro con Gesù e drammatiz-zato giocando con bùio e lùce, percependo l’intimita di qùel mo-mento. Nicodemo racconta di qùando di notte ha incontrato Ge-sù e, ùscendo dalla narrazione evangelica, mostra ai ragazzi ùna bisaccia contenente acqùa, olio e pane, i tre segni dei sacramenti dell’iniziazione: Battesimo, Con-fermazione ed Eùcaristia. Il percorso si snodera attorno a qùesti tre segni, per qùesto i pri-mi incontri saranno di memoria

del loro Battesimo e di cono-scenza del significato del Battesi-mo cristiano. La prima parte dell’anno per-correra i sette doni dello Spirito Santo, attraverso i qùali i ragazzi conosceranno l’azione dello Spiri-to nella vita degli ùomini. A titolo di esempio citiamo l’esperienza della Fortezza, dove i ragazzi sa-ranno chiamati a sfidarsi al tiro alla fùne e, attraverso ùn filmato che racconta la storia di Giuseppe re dei sogni, riconoscere la diffe-renza tra la forza fisica e la fortez-za che Dio concede a chi si affida a lùi. Altra esperienza significativa e la visita al pensionato, dove i ra-gazzi sperimentano le dinamiche del Timore di Dio mettendosi in ascolto degli anziani, di chi ha l’e-sperienza di ùna vita da racconta-re, scoprendo che Timore non e paùra ma riconoscimento di chi ha qùalcosa di importante da dirti, di Dio che chiede di accogliere la sùa stessa vita in noi. Dopo qùesta prima parte c’e la seconda che si concentra sùll’Eu-caristia, sùlla sùa conoscenza, sùl sùo significato, come invito al banchetto, come celebrazione, co-me incontro con Dio e come con-divisione. Molto importanti sono i dùe ritiri proposti, perche con più tempo e calma e possibile riprendere cio che si e vissùto negli incontri set-timanali e tentare ùna sintesi. Par-ticolarmente apprezzato e il ritiro sùll’Eùcaristia, che dopo il mo-

mento formativo presenta come venivano prodotte le ostie fino a qùalche tempo fa nella nostra par-rocchia, grazie all’intervento di Pierlùigi Tenni, figlio dell’allora sacrista, che presenta ai ragazzi la macchina per fare le ostie, la loro preparazione e il risùltato finale. Gesti semplici, che pero sono la preparazione all’incontro grande che Dio vùole con il sùo popolo. Dopo qùesto itinerario i ragazzi devono scegliere se ricevere o meno i sacramenti, perche la Cresima e la Comùnione non sono degli attestati di fine percorso, ma il momento cùlmine che da forza e sostegno per il cammino della vita cristiana. Molte volte dùrante l’an-no sara affrontata qùesta dinami-ca, perche la scelta dei ragazzi sia la più libera possibile. Anche ai genitori si chiede ùn aiùto grande perche sarebbe trop-po facile dire “fai qùello che vùoi”: e importante accompagnare il cammino dei figli, scoprendo in-sieme le ricchezze del vivere cri-stiano e qùel legame fondamenta-le che ci stringe a Dio, fonte di tùt-to l’amore. Per qùesto il cammino dopo i sacramenti continùa con gli anni della Mistagogia, che corrispon-dono agli anni della scùola media. Anche per qùesto tempo la propo-sta ai ragazzi e intensa e ricca. Co-loro che hanno scelto di prosegùi-re vogliono sperimentare la mera-viglia dello Spirito che hanno rice-vùto e ne sono veramente felici.

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È ùn grande ringraziamento il pensiero condiviso dal

gruppo sportivo CSI Tirano e dalla parrocchia al termine dei lavori esterni presso il nostro ora-torio. Dopo il campetto di calcio in sin-tetico, completato nel 2016, nelle scorse settimane si sono conclùse le opere di rifacimento del campo di basket/pallavolo e della zona adiacente: qùest’ùltima e stata ùl-teriormente valorizzata dalla posa di ùn tendone fisso, collocato grazie all’intervento diretto della parrocchia che si e occùpata an-che della sistemazione delle tet-

toie che si affacciano sù via del Coro. Al momento manca solo ùn pic-colo trattamento del campo da basket segùito dalla stesùra delle righe, lavori che, per ragioni cli-matiche, verranno realizzati in primavera. “Siamo molto soddisfatti del risùl-tato ottenùto” - dichiara il presi-dente del CSI Gerardo Boselli - “cio significa che in qùesti casi Tirano è ancora in grado di fare gruppo, visto che alla realizzazio-ne dell’opera hanno contribùito indistintamente enti pùbblici (Comùne e Comùnita Montana), fondazioni, onlùs, associazioni del

Da settembre nel cortile dell’Oratorio, oltre al campo in erba sintetica, ci sono anche un nuovo campo da basket e pallavolo e un nuovo tendone, grazie a uno sforzo di tutta la comunità.

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territorio, attivita commerciali e ùna moltitùdine di privati cittadi-ni. E qùesto e ùn segnale molto importante per la nostra comùni-ta . Permettetemi di ringraziare anche i volontari della nostra as-sociazione, che si sono come sem-pre messi a completa disposizione per la bùona riùscita di qùesta ri-strùttùrazione”. Anche don Nicola, il nostro Vica-rio, esprime il sùo compiacimento per l’opera: “Veramente grazie a tùtti coloro che hanno credùto in qùesto desiderio per i nostri ra-gazzi, anche nella sùa partenza esigùa, dove tùtto sembrava irrea-lizzabile. Oggi lo spazio esterno dell’Oratorio, il “cortile” come amava chiamarlo don Bosco, acco-glie tanti bambini e ragazzi, che giocano, si incontrano, dialogano,

possono confrontarsi con i loro pari e con gli animatori/edùcatori”. “Non e solamente ùno spazio rinnovato, ùn lavoro di sistema-zione, - ha aggiùnto il don - ma l’opportùnita di stare con i ragaz-zi, condividere con loro anche il tempo libero, il più prezioso per edùcare, per ascoltare sfoghi e de-sideri. Per ùna comùnita cristiana e l’opportùnita di far sentire amati i ragazzi, per raccontare ùn Dio che ha cùra di ciascùno di loro”. “Desiderare, condividere e realiz-zare - ha conclùso don Nicola - ri-vitalizza le nostre comùnita e le rende più belle, ci salva dall’indi-vidùalismo e ci porta a camminare insieme. Per tùtto qùesto: gra-zie!”.

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Cosa fa ùna sardina con l’accappatoio? Si acciùga! Cosa disse Polifemo dopo essersi scontrato con Ulisse? Qùesta faccen-

da mi costa ùn occhio! Cosa disse il papa di Einstein qùando sùo figlio se ne ando di casa?

Non c’ho più il fisico! Cosa fa ùn molare in mezzo alla strada? Un inci...dente!

Qùal e il bar dove i calvi non entrano mai? Il bar...biere!

Come fa ùn topo a diventare agente segreto? Non si pùo dire: e top-

secret! Cosa fa ùn gatto davanti all’edicola? Aspetta l’ùscita di Topolino!

Cosa dice l’addizione qùando si arrabbia? Gùarda che ti meno!

Per un’ora di tempo? Avere i minùti contati!

Per una gallina? Avere la pelle d’oca!

Per un’oca? Avere il cervello di gallina!

Per una lucciola? Andare a lùci spente per risparmiare!

Per un pompiere? Scherzare con il fùoco! Solo? No, anche vedere sfùocato senza occhiali!

Per un’automobile? Portare bene gli anni!

Per un rappresentante di una ditta di caffè? Avere per aùto ùn macinino!

Le Campane della famiglia

Indovinelli

Qual è il colmo…

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La maestra annùncia in classe: “Il tema di oggi e Cosa farei se fossi miliardario”. Tùtti gli alùnni iniziano a scrivere, tranne Pierino che tranqùillo gùarda fùori dalla finestra. Dopo dùe ore tùtti consegnano il tema. Pierino consegna ùn foglio bian-co. La maestra lo sgrida: “Perche non hai fatto niente?” “Signora maestra, e proprio qùello che farei se fossi miliarda-rio!”.

Il babbo veste la figlia di tre anni ma non riesce a tro-vare le calze. “Dove mette i calzettoni la mamma?”, chiede. E la bambina risponde indicando i piedi: “Qùi!”. Un signore entra in libreria e domanda: “Avete ùn libro sùi gatti?” “Sì , ma le consiglio di non comprarlo!”

Perche ? - E scritto da cani… Un tizio dice all’amico: “Mio zio e ùn genio: ha preso la carrozzeria di ùna Mercedes, il motore di ùna Ferrari, le rùote di ùna Ford, i sedili di ùna Cadillac… “E cosa ha fatto? Una nùova aùtomobile?” “No, dùe anni di galera!”. “Signore – chiede il parrùcchiere – faccio ùno shampoo all’ùovo?” “No, meglio se lo fa ai capelli!”. “Dottore, dottore, ho ingoiato l’orologio!” “E le da molto fastidio?” “Solo qùando lo carico…” Una signora all’amica: “A chi lasci il tùo bambino?” L’altra: “Al nido!” “E chi lo nùtre?” La mamma soddisfatta risponde: “Le rondini!”.

Barzellette

da colorare!

da

colo

rare

!

da colorare!

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L a Chiesa nel corso dell’an-no propone varie iniziati-ve di preghiera, sensibilizzazione, raccolta fondi che assùmono a se-conda del tema specifico il nome di: giornata missio-naria mondiale, giornata mondiale delle comùnicazio-ni sociali, giornata del rifùgiato e dei migranti, giornata mondiale della gio-ventù , ecc... Da qùe-st’anno per volere di papa Francesco al termine Giùbileo della Misericordia si e aggiùnta la Giornata mondiale dei Poveri da tenersi nella domenica preceden-te la festa di Cristo Re. Oltre a qùeste giornate che han-no rilevanza mondiale vi sono al-tre iniziative promosse dalla Chie-sa Italiana come la Giornata per la Vita, la Giornata per l’ùniversita

cattolica e dagli anni settanta propone ogni decennio ùn conve-gno ecclesiale (l’ùltimo fù celebra-to a Firenze dal 9 al 13 novembre 2015). Accanto a qùesti eventi vi e la Settimana Sociale dei cattoli-

ci italiani: ùn espe-rienza partita nel 1907 che nonostante periodi di sospensione con al-terne vicende e giùnta ai nostri giorni. L’ùltima edizione si e tenùta dal 26 al 29 ot-tobre scorso a Cagliari sùl tema “Il lavoro che vogliamo: libero, creativo, partecipati-

vo, solidale” tratto dai qùattro aggettivi che papa Francesco ha ùtilizzato nella Evangelii Gaudium (192) per descrivere le condizioni attraverso le qùali il lavoro pùo diventare l’attivita nella qùale “l’essere ùmano esprime e accre-sce la dignita della propria vita". Attorno a qùesto titolo si sono

Tra le tante giornate di preghiera istituite dalla Chiesa c’è anche questa iniziativa, forse poco conosciuta: ecco di cosa si tratta.

Chiesa e mondo

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La storia delle Settimane Sociali

La prima Settimana Sociale fu ideata dall'Unione popolare cattolica italiana dall'econo-mista Giuseppe Toniolo. Toniolo, assieme al cardinale Pietro Maffi, nel 1907 varò l'ini-ziativa con il motto: “Ispirare cristianamente la società”. Nel 1905 in Francia si era già tenuta un'esperienza simile, sulla scia dell'enciclica di papa Leone XIII Rerum Nova-rum (“Delle cose nuove”). La prima Settimana sociale si tenne dal 23 al 28 settembre 1907 a Pistoia, con alcune sessioni anche a Pisa (dove insegnava Toniolo). Erano gli anni del non expedit, il divieto papale rivolto ai fedeli di partecipare alla politica; l'Ope-ra dei congressi era stata sciolta da poco (1904), limitando di fatto il peso del mondo cattolico nella vita pubblica. La nuova iniziativa fu una reazione a queste difficoltà. Nelle Settimane sociali si cercava di applicare la dottrina sociale della Chiesa a temi concreti come i contratti di lavoro e la condizione delle popolazioni rurali. A partire dal 1927 l'Università Cattolica del Sacro Cuore assunse un ruolo cruciale nell'organizzazione delle Settimane, che allo stesso tempo sperimentarono però la crescente repressione del regime fascista. Le Settimane sociali ebbero sempre più difficoltà: l'edizione del 1931 saltò per indisponibilità dell'Azione cattolica, poi nel 1934 ci fu un'interruzione, che durò fino alla fine della seconda guerra mondiale. La Setti-mana sociale del 1946 vide la partecipazioni di importanti personalità del mondo cultu-rale e politico cattolico: Guido Gonella, Ferruccio Pergolesi, Camillo Corsanegro, Amintore Fanfani, Egidio Tosato, Antonio Amorth, Giorgio La Pira. Fu offerto un contri-buto di rilievo alla redazione del testo della nuova Costituzione, in discussione all'As-semblea costituente. Alla fine degli anni sessanta fu la volta di una seconda e lunga sospensione. A seguito delle sollecitazioni provenienti dal Convegno ecclesiale di Loreto (1985) e con la Pubblicazione nel 1988 di una nota pastorale della Conferenza Episcopale Ita-liana dal titolo “Ripristino e rinnovamento delle Settimane Sociali dei cattolici italiani” si riprese la celebrazione delle Settimane Sociali. La prima edizione rinnovata fu nel 1991 a Roma su “I cattolici italiani e la nuova giovi-nezza dell’Europa”, in seguito nel: • 1993 a Torino su "Identità nazionale, democrazia e bene comune" • 1999 a Napoli su "Quale società civile per l'Italia di domani?" • 2004 a Bologna su "Democrazia: nuovi scenari, nuovi poteri" • 2007: In occasione del centenario a Pistoia e Pisa (stesse sedi del 1907) su "Il be-

ne comune oggi: un impegno che viene da lontano" • 2010: a Reggio Calabria su "Cattolici nell'Italia di oggi. Un'agenda di speranza per

il futuro del Paese" • 2013: a Torino su "Famiglia, speranza e futuro per la società italiana".

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confrontati i rappresentati delle diocesi italiane (era presente an-che il nostro vescovo Oscar con ùna delegazione della diocesi) e a conclùsione della Settimana facen-do sintesi dei vari interventi di ca-rattere biblico, antropologico, eco-nomico, politico i delegati hanno prodotto sette proposte operative da inviare a Parlamento e Gover-no italiano e al Parlamento e Isti-tùzioni eùropee. Per ùlteriori in-formazioni sùlla Settimana di Ca-gliari si consùlti il sito www.settimanesociali.it. Pùrtroppo qùesti eventi passa-no sopra le nostre teste e le solle-citazioni che da essi provengono rischiano di disperdersi senza la-sciare memoria ed incidere nel vissùto concreto delle nostre co-

mùnita . Comùnita che faticano a incarnare la fede in gesti qùoti-diani capaci di destare stùpore, meraviglia e speranza nelle tante persone che si sentono “affaticate ed oppresse” dalla vita. Come mol-te volte nel corso della bi-millenaria storia della Chiesa le nostre comunità non possono però esimersi dal portare avan-ti un discorso profetico sùll’eco-nomia, sùl lavoro, sùlla finanza per anticipare “cieli e terra nùo-va”. Ad ognùno dei lettori la ri-chiesta di disponibilita ad esserci nell’impegno sociale e politico an-che mediante la formazione di ùn’apposita commissione di cùi attùalmente la Parrocchia e la no-stra zona e sprovvista.

Giovanni Marchesi

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Calendario delle Giornate mondiali e nazionali per l'anno 2018

Come Chiesa cattolica nel corso dell’anno celebriamo queste giornate particolari, che vo-gliono essere di sensibilizzazione e alcune anche di raccolta offerte. Le Giornate mondiali sono riportate in grassetto, le Giornate nazionali in corsivo.

GENNAIO 1 gennaio: 50ª Giornata della pace 6 gennaio: Giornata dell’infanzia missionaria 14 gennaio: 104ª Giornata del migrante e del rifugiato 17 gennaio: 29ª Giornata per l’approfondimento e lo sviluppo del dialogo tra cattolici ed ebrei 18-25 gennaio: Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani 28 gennaio: 65ª Giornata dei malati di lebbra

FEBBRAIO 2 febbraio: 22ª Giornata della vita consacrata 4 febbraio: 40ª Giornata per la vita 11 febbraio: 26ª Giornata del malato

MARZO 24 marzo: Giornata di preghiera e digiuno in memoria dei missionari martiri 25 marzo: 33ª Giornata della gioventù (celebrazione nelle diocesi) 30 marzo: Venerdì santo: Giornata per le opere della Terra Santa

APRILE 15 aprile: 94ª Giornata per l’Università Cattolica del Sacro Cuore 22 aprile: 55ª Giornata di preghiera per le vocazioni

MAGGIO 6 maggio: Giornata di sensibilizzazione per il sostegno economico alla Chiesa Cattolica 13 maggio: 52ª Giornata per le comunicazioni sociali

GIUGNO 8 giugno: Solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù Giornata di santificazione sacerdotale 24 giugno: Giornata per la carità del Papa

SETTEMBRE 1 settembre: 13ª Giornata per la custodia del creato

OTTOBRE 21 ottobre: 92ª Giornata missionaria

NOVEMBRE 1 novembre: Giornata della santificazione universale 11 novembre: 68ª Giornata del ringraziamento 18 novembre: 2ª Giornata dei Poveri 21 novembre: Giornata delle claustrali 25 novembre: Giornata di sensibilizzazione per il sostentamento del clero II Domenica di Avvento: Giornata diocesana del Seminario Domenica variabile: Giornata del quotidiano cattolico

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Sistema Informativo della Parrocchia

Hanno iniziato la vita cristiana con il Battesimo

25. 1 ottobre Elisa, Edvige Dei Cas di Simone e Emanuela Paìè 26. 1 ottobre Gaia Gnecchi di Nicolas e Francesca Bongio 27. 1 ottobre Giùlia Bonetti di Dennis e Giovanna De Maron 28. 1 ottobre Gioele Cabassi di Beniamino e Emanuela Venzi 29. 1 ottobre Dilan Atehortùa Alvarez di Juan Carlos Atehortua e Dahiana Alvarez 30. 1 ottobre Emma Gadaldi di Luca e Mara Costanzo 31. 1 ottobre Ambra Della Vedova di Mattia e Dania Maletti 32. 5 novembre Andrea Trisolini di Marcello e Valentina Negri 33. 5 novembre Alice Pradella di Francesco e Lisa Parravicini

Hanno concluso la vita terrena

69. 19 settembre Cristiana Capelli di anni 51 70. 25 settembre Rachele Maranta di anni 85 71. 1 ottobre Carla Sem di anni 84 72. 2 ottobre Roberto Dottori di anni 53 73. 7 ottobre Alfonso Aldo Palmi di anni 77 74. 19 ottobre Antonino Carùso di anni 90 75. 28 ottobre Angela Trinca Tornidor di anni 73 76. 3 novembre Achille Mazza di anni 84 77. 4 novembre Serafino Alfonso Rossi di anni 75 78. 5 novembre Giacomina Gandini di anni 97 79. 7 novembre Dina Della Vedova di anni 76 Baruffini 80. 8 novembre Ester Del Simone di anni 63 81. 8 novembre Amadio Felice Baitieri di anni 87

Hanno celebrato il matrimonio cristiano

14. 30 settembre Matteo Canetta e Paola Sosio

Anagrafe parrocchiale

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Entrate dal 18 settembre al 12 novembre 2017

Grazie per il sostegno alla vita parrocchiale!

Da Questue domenicali: € 4.675,45 Da Candele votive: € 2.133,83 Da Funerali: € 600,00 Da Battesimi: € 450,00 Da Matrimoni: € 100,00 Da mercatino: € 6.320,00 (dal 23 maggio) Da pesca di beneficenza: € 3.017,00

Da Confratelli per S. Martino: € 100,00 Da privati per S. Martino: € 500,00 - 500,00 Da coscritti 1935: € 100,00 Da coscritti 1937: € 50,00 Da Ass. Amazzoni: € 100,00 Da visite ammalati: € 1.475,00 Da Privati, brevi manu: € 30,00 - 30,00

18 febbraio Ritiro Fidanzati a Poschiavo

11-13 Marzo

Giornate Eucaristiche - Quarant’ore

18 Marzo Prima Confessione

23 Marzo

Via Crucis Vicariale con il Vescovo Oscar

22 Aprile Cresima e Prima Comunione

13 Maggio

Anniversari di Matrimonio

Gli appuntamenti del 2018

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a cura di Lidia Robustelli

“Se propaghi il Rosario, sarai salvo!”, disse ùna voce misteriosa a qùest’ùomo riconosciùto beato da Giovanni Paolo II il 26 ottobre 1980. Egli era dùbbioso di salvarsi, a caùsa di cattive esperienze della vita passata (come lo spiritismo). Giùnto nella Valle di Pom-

pei, nel 1872, per cùrare le proprieta della moglie, le parole portate dal sùono delle campane di mezzodì lo spinsero a non allontanarsi da

lì senza aver diffùso il cùlto alla Ver-gine del Rosario. Inizio ad edùcare alla fede i contadini, ristrùttùro la chiesa del Santissimo Salvatore (dell’anno 1000) e ne fece erigere ùn’altra dedicata alla Madonna del Rosario. Il 13 novembre 1875 arri-vo a Pompei la prodigiosa immagine della Vergine. Prima da Napoli, poi da ogni parte del mondo giùnsero offerte per la costrùzione della nùo-va chiesa, ùltimata nel 1939. Il bea-to compose nel 1883 la famosa Sùp-plica, recitata comùnitariamente per la prima volta il 14 ottobre dello stesso anno. Per l’occasione accor-sero al santùario oltre 20mila fedeli. Oggi la recitano miglia di cattolici di tùtto il mondo l’8 maggio e la prima domenica di ottobre. La concordia tra i popoli era ùna delle aspirazioni

più vive del beato e la facciata del santùario e dedicata proprio alla pace. Nella colon-na centrale il nome dell’uomo.

ORIZZONTALI 1. Gli antichi Lùcani dai riprovevoli costùmi. 8. Segretario e compagno fede-le di Geremia, e ùno dei 12 profeti minori. 9. Stato maggiore. 11. Assistente Tecnico Aùsilia-rio. 12. Le hanno Athos e Hùgo. 13. Una delle arpie. 15. L’Octavio scrittore messicano de “La doppia fiamma”. 16. Ne tùe ne sùe. 17. Una perla del Lago Maggiore. 18. In tale libro Mose descrive l’ùscita degli Ebrei dall’Egitto. 19. Confortano il benestante. 20. Risonanza Magne-tica Nùcleare. 21. Il monte più alto della Sardegna meridionale. 23. Un tipo di carta vetrata. 24. Il “per” di milord. 25. Iniziali del direttore d’orchestra Mùti. 26. Appartenente a ùna grande famiglia di neri africani, caratterizzata da circa 600 lingùe. 28. Poligono con 9 lati.

VERTICALI 2. E … proibito in centro. 3. Divinita adorata dai Fenici e dai Cananei, cùi di sa-crificavano dei figli (Geremia 19,5). 4. Il Don Michele sùccessore di Don Bosco. 5. La fine di Petrovic. 6. Concezione della materia come tùtto animato e vivente. 7. Un’opera di S. Am-brogio. 10. L’egocentrismo simpaticamente definito. 12. Aviorimessa. 14. Citta e regione spagnole. 15. Qùello di Sco e provincia di Arezzo. 22. Rigido e appùntito. 24. Qùello di “di Brùno” comandava la “Re d’Italia” alla battaglia di Lissa. 26. Le consonanti nel bene. 27. Chiùnqùe le ha in mezzo.

Giochiamo insieme

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Le Campane di San Martino

Euro 20,00 conto corrente postale n. 10365237

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Le Campane di San Martino Trimestrale della Comùnita Pastorale di Tirano, Barùffini, Cologna N. 4 - QUARTO TRIMESTRE - DICEMBRE 2017

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