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Visita il sito della Parrocchia: www.parrocchiavillapinta.it Telefono: 0342.620121 Dicembre 2018 Anno XXI° Numero 89 Pro Manoscritto

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Visita il sito della Parrocchia: www.parrocchiavillapinta.it Telefono: 0342.620121

Dicembre 2018 Anno XXI°

Numero 89

Pro Manoscritto

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Carissimi parrocchiani, È La gioia, una gran-dissima gioia, che con-clude il cammino dei Magi, cercatori corag-giosi di Dio nei segni misteriosi del creato.

Erano partiti con entusiasmo ma poi la fatica si era fatta sentire.

Non è facile seguire una stella: le stelle si vedono di notte, a condizione che le luci non inquini-no il cielo.

Quando cammina-vano i Magi?

Forse, di notte, per seguire La stella visibile e sicura, ma con tutti i rischi — briganti e in-ciampi — compresi nel prezzo.

Forse di giorno, quando si vede dove mettere i piedi, ma non si vedono più le stelle.

Ecco l’assurdo di chi

cammina fissando gli occhi alle stelle, ecco il ri-schio della fede.

Per questo la Chiesa

fatica nella sua missione di formare alla vita cristiana.

Indica le stelle a quei pochi che hanno il corag-gio di seguirla in notti

sempre più illuminate dalle luci artifi-ciali, disposte ad arte in un mondo che gira intorno ai soldi, al successo…

Parla del luccichio delle stelle a per-sone abbagliate dalle luci a led, ipnotiz-zate dalle musiche e dai colori di Natali

sempre uguali, che hanno sempre meno da dire. Così Le stelle non si ve-dono, il cammino si riempie di dubbi e la gioia scompare. In una famiglia cristiana, attiva e creativa, di sicuro c’è anche la gioia, quella fatta di cose semplici, co-me semplice è ciò che ha fatto Gesù per mettere la sua tenda tra gli uomini, come semplici erano Ma-ria e Giuseppe, i pastori

che sono stati chiamati nella notte e le persone che hanno udito il primo annuncio di gloria e di pa-ce. Buona stella a tutti. Auguri! don enrico

Andiamo fino a Betlemme,

come i pastori.

Mettiamoci in cammino,

senza paura.

Il Natale

ci farà trovare Gesù,

e, con Lui, la festa di vivere,

il sapore delle cose semplici,

lo stupore della vera libertà,

la tenerezza della preghiera.

Allora, finalmente,

il cielo della nostra anima

sarà illuminato di stelle. (mons.Tonino Bello)

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di Alba Codazzi

Salcedo (Repubblica Dominicana),

25 novembre 1960. Patria, Minerva e Ma-

ria Teresa sono tre sorelle trentenni, o po-

co più. Le sorelle Mirabal.

Si fanno chiamare "Le Farfalle". Proven-

gono da una famiglia benestante, a cui la

dittatura di Trujillo, la cui barbarie ha già

mietuto 50.000 vittime, ha espropriato

tutti i beni. Hanno avuto la fortuna di poter

studiare e con i mariti hanno fondato un

movimento clandestino che porta avanti la

battaglia contro il regime per restituire al

popolo dignità e diritti.

Il governo non può tollerare questa

sfrenata opposizione: i membri del movi-

mento sono perseguitati e

imprigionati. Le tre sorelle

non sfuggono a questa sorte,

anche se vengono presto li-

berate. Non così i loro mariti.

Oggi è venerdì e si sono organizzate per

andare a trovarli nella prigione di Puerto

Plata. Non lo sanno, ma durante il tragitto

dovranno fare i conti con l’agguato prepa-

rato dall’Inteligencia: l’auto su cui viaggia-

no viene fermata dai militari, vengono

“invitate” a scendere e condotte nei campi

di canna da zucchero.

Le bastonano, le torturano, le uccidono.

I cadaveri vengono caricati sull’auto per

simulare un incidente, a cui però nessuno

crede: tutti capiscono che “le Farfalle” sono

state uccise. Usava ripetere Minerva: “Se

mi ammazzano, tirerò fuori le braccia dalla

tomba e sarò più forte”.

Infatti. Grazie al sacrificio del-

le sorelle Mirabal molte co-

scienze, anche quelle dei po-

tenti che sinora hanno soste-

nuto la dittatura, si risveglia-

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no. Le fondamenta del regime di Trujillo

cominciano a scricchiolare e il dittatore vie-

ne tolto di mezzo.

Il paese si prepara, finalmente, alle libe-

re elezioni.

Passano gli anni e il sacrificio delle Far-

falle non è dimenticato: il 17 dicembre

1999 l’Assemblea Generale delle Nazioni

Unite designa proprio il 25 novembre di

ogni anno come giornata Internazionale

per la lotta alla violenza sulle donne.

Ce n’è di strada da fare. Siamo diventati

moderni in tutto, ma il rispetto dei diritti

inviolabili delle persone, di qualsiasi perso-

na, donne comprese, è ancora una conqui-

sta lontana.

E tutte le sere, anche questa sera, il TG

aggiunge un tassello ad un puzzle che sem-

bra infinito: 100, 1.000, 10.000 pezzi e an-

cora. Questa sera è la volta della ragazza

strangolata dal fidanzato, ieri sera della

moglie perseguitata dal marito, e a ri-

metterci la vita è stato il loro bambino. E

poi i tanti nomi, che ormai conosciamo, di

donne sfigurate dall’acido, sfregiate, tortu-

rate, violentate nel corpo e nello spirito.

Quasi sempre da fidanzati o mariti.

Qualcuno li chiama “delitti passionali”.

Ma cosa c’entra la passione? Il colore della

passione è il rosso. Ma il rosso non è il co-

lore dell’amore? Sì. E allora come può es-

serci passione senza amore?

Non chiamiamoli più delitti

passionali. Sono delitti e basta.

“Vieni Signore Gesù, il mondo

ha bisogno di te”. Ancora.

Ditemi Ditemi se è vero Se è vero che è nato a Betlemme in una mangiatoia Ditemi se è vero Se i Tre Re sono davvero venuti da molto lontano Per portargli l'incenso, la mirra e l’oro Ditemi se è vero Se è vero tutto quello che hanno scritto Luca, Matteo E gli altri due, Ditemi se è vero, Se è vero il portento delle Nozze di Cana

E il portento di Lazzaro Ditemi se è vero Se è vero quello che raccontano i bambini La sera prima di andare a dormire Lo sapete bene, quando dicono Padre Nostro, quando dicono Madre nostra Se fosse vero tutto questo io direi sì Oh, certamente direi sì Perché è così bello tutto questo Quando si crede che è vero.

poesia di Jacques Brel

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Signore, non si inorgoglisce il mio cuore e non si leva con superbia il mio sguardo;

non vado in cerca di cose grandi, superiori alle mie forze.

Io sono tranquillo e sereno

come bimbo svezzato in braccio a sua madre, come un bimbo svezzato è l’anima mia.

Speri Israele nel Signore,

ora e sempre.

Questo salmo può indicare bene l’inizio del cammino dell’uomo verso Dio. È uno dei più bre-vi di tutto il salterio.

Potrebbe persino sembrare semplice. Tuttavia, dietro questa semplicità apparente, na-sconde molti problemi e suscita in noi molti inter-rogativi.

È composto da tre strofe molto brevi: Nella prima strofa c’è la descrizione di ciò

che l’uomo non deve fare; è una serie di espres-sioni negative: «Non si inorgoglisce il mio cuore, non si leva con superbia il mio sguardo, non vado in cerca di co-se grandi». Quindi questa prima strofa

definisce ciò che l’uomo di fronte a Dio non vuole essere, non deve essere. Anche se purtroppo sente di essere così; ma vuole diventare diverso.

La seconda strofa esprime invece ciò che l’uomo in realtà vuole essere di fronte a Dio: «Io sono tranquillo e sereno come bimbo svez-zato in braccio a sua madre, come bimbo svez-zato è l’anima mia». Tutto è detto con un parago-ne, quello del bambino nelle braccia della madre.

La terza strofa riporta ciò che vale non solo per l’uomo singolo, ma per tutto il popolo.

Questo il messaggio a una prima lettu-ra. Ma se ci riflettiamo un po’, incomin-ciano a nascere delle domande, dei problemi.

di C.M.Martini

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Prendiamo per esempio la prima strofa: “Non vado in cerca di cose gran-di”. Perché?

Non è forse una caratteristica dell’uomo questo bisogno conti-nuo di superarsi, di cercare cose più grandi?

Anche per quanto riguarda la seconda strofa,

con l’immagine del bambino in braccio alla ma-dre, potremmo domandarci: “Ma come può l’uo-mo dormire così quando il mondo è in tumulto?”

Possiamo accettare questo tale e quale? Che cosa ci vuoi dire davvero?

Cerchiamo allora di capire che cosa ci vuol

dire davvero. Cominciamo da ciò che sembra più semplice:

questa immagine del bimbo svezzato in braccio a sua madre.

L’immagine più immediata che ci viene in mente è quella dei bambino di pochi mesi che piange e si agita perché vuole il latte. E una volta che è stato allattato si addormenta tranquillo tra le braccia della madre.

In realtà, il testo parla di “svezzato”, cioè di un bimbo che ha già superato i primi anni di vita; è un bambino che ha già cominciato a riconosce-re la madre, a capirla come persona in cui può avere piena fiducia. È un bambino che, preso da spavento perché si trova di fronte a persone o a cose più grandi di lui, corre a rifugiarsi tra le braccia della madre, e là ritrova la sua serenità, ritrova la sua pace. È un bambino che nei primi momenti in cui affronta la vita sa di avere un pun-to sicuro di riferimento nel quale sa che può rifu-giarsi.

Qualcosa di simile av-

viene anche se tentiamo una rilettura della prima strofa.

Là dove la traduzione italiana ci dice: «non si inorgoglisce il mio cuore», in realtà l’ebraico dice:

«Il mio cuore non va sulle alture, i miei occhi non si tendono verso l’alto». Sono espressioni che richiama-no il culto degli idoli che si trova-no sulle montagne, a cui l’uomo guarda per avere un’immediata

sicurezza. Qui è l’uomo che cerca la sua grandezza, la

verità di se stesso non affidandosi agli idoli, alle opere delle sue mani che ritiene di poter disporre in qualunque modo.

È l’uomo che riconosce che l’unica grandez-za è Dio. Questo non andare in cerca di cose grandi, “non levare con superbia lo sguardo”, vuol dire che Dio solo è grande. È quindi l’uomo che riconosce la grandezza infinita di Dio, di fronte alla quale si sente povero, ma pieno di se-renità, di autenticità.

C’è un’altra espressione in questa prima stro-fa che vale la pena di capire meglio, quella che in italiano è tradotta: «non vado in cerca di cose superiori alle mie forze».

Il testo ebraico dice: «non cammino», cioè non mi muovo, basandomi su cose strepitose; non cerco le apparenze, ma mi fisso alla verità assoluta di Dio.

Per l’uomo che riconosce che Dio è tutto, che

Dio solo è grande, che di Dio ci si può fidare in-condizionatamente, niente è superiore alle sue forze quando compie ogni cosa in Dio; quando non cammina più dietro ai suoi sogni, ma nella verità di Dio.

Un popolo che ha questa fiducia in Dio, non ha paura di niente.

Che cosa questo salmo dice a me? Qual è la mia fiducia in Dio? Qual è il mio abban-dono in lui? Sento la sere-nità di chi si abbandona in lui, o c’è ancora in me mol-ta inquietudine, molta pau-ra perché ancora non ho accettato l’assoluto di Dio?

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“talento”

è una speciale qualità che ciascuno possiede e deve far fruttificare

Che cos’è il talento?

• La parabola dei talenti (Mt 25,14-30) è una tra le più belle e conosciuta del Van-gelo. E purtroppo anche una delle meno comprese. Strano, ma vero! Sembra così fa-cile e chiara…

• Cos’è che ci mette in difficoltà? Intanto il significato che attribuiamo alla pa-rola “talento”.

In italiano, il talento indica un’abilità natu-rale, una dote (per esempio il talento nella musica, nel disegno, nello sport...). Nel Vangelo, invece, in-dica una somma di de-naro molto grande: un

talento corrispondeva, ai tempi di Gesù, a circa venticinque chili d’oro.

• Ma se il talento è una somma di dena-ro, questo significa che si tratta di una “cosa”, una cosa che posso avere o non avere, ma che comunque è fuori di me: io rimango me stesso, che abbia questa co-sa oppure no, Se sono maschio o femmina, alto o basso, timido o spavaldo, sano o ma-lato, rimango tale con o senza quella cosa che è il talento. E allora?

Secondo la capacità di ciascuno

• Nella parabola Gesù racconta che il padrone diede «a uno cinque ta-

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lenti, a un altro due, a un altro uno, a cia-scuno secondo la sua capacità, e partì».

A ciascuno secondo la sua capacità. Le capacità vengono prima dei talenti che

sono affidati ai servi: il padrone, che li co-nosce, si fida di loro, sa che tutti hanno la possibilità di far fruttare ciò che hanno rice-vuto.

• Ciascuno (anche ciascuno di noi) ha del-

le capacità diverse, alcuni sanno fare mol-tissime cose, sembrano speciali, altri sem-brano più normali, magari fanno più fatica, ma nessuno di noi è senza capacità.

A queste capacità differenti corrispondo-no differenti doni (i talenti) e quindi diffe-renti responsabilità.

Se io ho la capacità di imparare e mi vie-ne fatto il dono di poter andare a scuola, ho la responsabilità di farlo meglio che posso.

Però se io ho la capacità di imparare, e mi viene fatto il dono di poter andare a scuola ma io a scuola non ci vado, o se quando ci

vado è come se non ci fossi perché non mi impegno in nessun modo, allora il mio dono (la scuola) rimane infruttuoso e la mia capa-cità (di imparare) rimane come svuotata, e io non cresco, non miglioro, e non migliora neppure il mondo intorno a me.

Siamo tutti preziosi

• Ciascuno è prezioso per il mondo che lo circonda, per la famiglia, per gli amici, e cia-scuno ha la responsabilità di far fruttare con le sue capacità (interiori), i doni (esteriori, le cose) che ha ricevuto.

• Sapere che Gesù ama ciascuno per le

capacità che ha, e che a ciascuno dà dei do-ni (talenti, tra i quali ci sono anche i sacra-menti) da far fruttare per se stessi e per gli altri, è una delle buone notizie che ci offre il Vangelo.

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Tutti ne parlano, ma in concreto di cosa si tratta?

Cosa fare se qualcuno o qualcuna tratta male un amico?

Sei li tranquillo, appena uscito da scuola. Giri l’angolo per prendere la strada di casa e ti si para davanti uno più grande, del tuo stesso istituto. Vuole assolutamente — ora, non tra una settimana — almeno 10 euro. Da te. E non ammette repliche. Ti butta il cappello per terra, ti dà uno strattone e continua a chiederti i 10 euro.

Tu tiri fuori il denaro e lui conclude l’incontro dicendo: «Domani ti ritrovo e me ne darai 15. Non tentare di scan-sarmi, tanto so dove vivi».

Quello appena descritto è un puro e “semplice” atto di bullismo, perpetrato da un soggetto (più grosso, più forte, più vecchio) nei confronti di uno più debole.

Quanti episodi di questo genere avvengono ogni gior-

no nelle nostre scuole? Tantissimi. E i ragazzi più coin-volti sono proprio quelli tra gli 11 e i 13 anni. Per non par-lare delle ragazze, percentualmente sempre più sotto attacco.

Si tratta solo di bravate? No. I bulli riescono a fare proprio male — sia al corpo che all’animo — e questi fenomeni non vanno tollerati («Massì, cosa vuoi che sia, poi smettono»), nè assecon-dati («Forte, ha dimostrato di essere un vero capo!»), né ignorati («Preferisco non sapere niente»). Vanno combattuti in modo deciso.

Come scovarli? Se sei interessato direttamente da un dispetto o da

frasi velenose, o insulti ripetuti, hai diverse frecce al tuo arco per smuovere la situazione. Puoi parlarne con un amico, con i genitori, con il prof o l’educatore.

Tacere? Inutile e pericoloso: se il bullo vedrà che ha la strada spianata, continuerà imperterrito a farti del ma-le. E tu a nascondere questo disagio. E la situazione sarà sempre più pesante.

Se, invece, sei al corrente che un bullo sta dando fastidio a un tuo amico, devi aiutarlo a reagire. Questo non significa menare le mani — con i bulli non serve, — bensì attivare “reti di aiuto” intelligenti: più amici, i genito-ri, se serve la Polizia di Stato o i Carabinieri.

In alcuni contesti il bullo potrebbe tirare fuori un col-tello: non è un gioco, non va trattato come tale. Vanno

prese decisioni serie quanto il problema.

Io? Mai sentito Se sei tra quelli che non hanno mai visto-assistito a fatti

di bullismo, sei un ragazzo fortunato. Ma non devi comun-que girare la testa dall’altra parte. Sai perché? Secondo il Rapporto Censis 2016, infatti, «il 52,7% degli studenti tra 11 e 17 anni — moltissime le ragazze — nel corso dell’anno che è stato indagato, ha subito comportamenti offensivi, non riguardosi o violenti da parte dei coetanei». Significa uno su due. Se non tu... magari il tuo compagno di banco.

Per questo motivo il suggerimento per te è il seguente: tieni le antenne belle diritte, osserva i comportamenti ano-mali e denunciali subito.

E poi ci sono il web e lo smartphone Un tempo il bullo rubava la colazione, rompeva le bici,

insultava. Oggi c’è un’altra dimensione in cui questi soggetti si muovono. Ed è per questo motivo che è stato coniato il termine cyberbullismo.

Il cyberbullo, per esempio, posta sui Social le foto ripre-se di nascosto; prende in giro i difetti fisici degli altri divul-gando nei gruppi frasi o immagini non appropriate.

Riempie di insulti il suo soggetto “preferito”. In tutta li-bertà, facendo ridere gli amici del suo gruppo e credendosi, in questo modo, un capo, un leader, un “figo”.

La cosa che i bulli e i cyberbulli non sanno è che, com-portandosi in questo modo, tracciano ferite molto profonde sulla pelle delle loro vittime. Alcune non reggono questa pressione, magari cambiano scuola, o quartiere; altre arriva-no anche a gesti più estremi.

L’unione fa la forza Questo è il motivo per cui occorre dire “Basta”, in modo

forte e deciso, tutti insieme. Contro i bulli, statene certi, l’unione fa la forza, e i senti-

menti positivi — coraggio, responsabilità, funzionano e han-no la meglio, se supportati da adulti e forze dell’ordine.

E se qualcuno vi dice: «Sei un debole, troverai sempre un bullo che con te la farà franca», potrete sempre rispon-dere che i deboli sono forti dentro... e di certo i bulli sono — con rispetto parlando — delle mozzarelle.

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Mancavano cinque minuti alle 16. Trenta bambini, tutti della quinta ele-mentare, quel pomeriggio, erano ecce-zionalmente irrequieti, agitati, emozio-nati, chiassosi, rumorosi.

Alle ore 16 in punto arrivò la mae-stra per iniziare l'esame scritto di catechi-smo: i promossi sarebbero stati ammessi alla prima comunione, esattamente una settimana dopo.

Immediatamente un silenzio gene-rale piombó nella sala dove erano seduti i bambini in attesa delle domande.

Prima domanda: "Chi mi sa dire con parole sue chi è Dio?", cominciò a dettare la maestra.

Seconda domanda: "Come fate a sa-pere che Dio esiste, se nessuno l'ha mai visto?".

Dopo venti minuti, tutti avevano consegnate le risposte. La maestra lesse ad una ad una le prime ventinove; erano piú o meno ripetizione di parole dette e ascoltate molte volte: "Dio è nostro Pa-dre, ha fatto la terra, il mare e tutto ciò che esiste" Le risposte erano esatte, per cui si erano guadagnati la promozione alla Prima Comunione.

Poi chiamò Ernestino, un piccolo vispo bambino biondo, lo fece avvicinare al suo tavolo e gli consegnò il suo fo-glietto, dicendogli di leggerlo ad alta vo-ce davanti a tutti i suoi compagni.

Ernestino, temendo una pesante umiliazione davanti a tutta la classe, con la conseguente bocciatura, cominciò a piangere. La maestra lo rassicurò e lo in-coraggiò.

Singhiozzando Ernestino lesse: "Dio è come lo zucchero che la mamma ogni mattina scioglie nel latte per prepararmi la colazione. Io non vedo lo zucchero nella tazza, ma se la mamma non lo met-te, ne sento subito la mancanza.

Ecco, Dio è così, anche se non lo vediamo. Se lui non c'è la nostra vita è amara, è senza gusto".

Un applauso forte riempì l'aula e la maestra ringraziò Ernestino per la rispo-sta così originale, semplice e vera. Poi completò: "Vedete bambini, ciò che ci fa saggi non è il sapere molte cose, ma l'es-sere convinti che Dio fa parte della nostra vita".

Se la nostra vita è amara, forse è perché manca lo zucchero…

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Siamo nell’Avvento, il periodo che ci prepara alla venuta del Signore Ge-sù. Con il presepe, per ricordare la sua nascita a Betlemme, vogliamo farci aiutare dall’albero di Natale, che collo-cheremo accanto al presepe.

È un significativo simbolo del Na-tale di Cristo, perché con i suoi rami sempre verdi richiama il perdurare della vita... Appartiene al patrimonio spirituale delle nostre comunità che dobbiamo conservare anche nelle odierne società, dove sembrano preva-lere, il consumismo e la ricerca dei be-ni materiali.

Nella Sacra Scrittura troviamo co-

se interessantissime sul significato dell’albero. Eccone alcune:

• Nella Genesi si parla di un albe-ro della vita posto in mezzo al giardi-no e dell’albero della conoscenza del bene e del male (1,11; 2,9; 2,16-17; 3,22).

• Il profeta Geremia paragona l’uomo che confida nel Signore ad un albero piantato lun-go un corso d’acqua, un albero che darà sempre frutti e le cui foglie rimarranno sempre verdi (17,8).

• il profeta Osea

descrive il rinnovato rapporto d’amore di Dio con Israele ad un albero che si espande in fiori e frutti e fragranze (14,6-8).

• Nel libro del Siracide (24,12- 22) la Sapienza è paragonata ad un albero che ha posto le sue radici in un popolo glorioso.

• Nel libro del profeta Isaia noi cri-stiani leggiamo la promessa della na-scita di Gesù in quelle meravigliose parole del cap. 11,1, dove si legge: «Un germoglio spunterà dal tronco di Jes-se, un virgulto germoglierà dalle sue radici)).

• Nei Vangeli l’albero sta a signifi-care il regno di Dio: l’albero di senape, il fico, la vite; anzi Gesù stesso; nel Vangelo di Giovanni, si paragona ad una vite che dona la linfa ai tralci che sono innestati in lui.

• Nell’Apocalisse poi (capp. 2,7 e 22,2) si parla ancora di un “albero del-la vita che sta nel paradiso di Dio” e di

“un albero della vita che dà dodici raccolti e produce frutti ogni mese; le foglie dell’al-bero servono a guari-re le nazioni”.

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GRAZIE, NONNI... per avermi fatto dormire tutte le

mattine e avermi permesso di diven-tare un gran pelandrone

per avermi curato quando stavo male

per aver trasformato la vostra casa in un parco giochi per me

per aver guardato i cartoni animati con me

per aver imparato le canzoni dei bimbi per me

per avermi coccolato quando ne avevo bisogno

per avermi insegnato così tante cose

per avermi aiutato a conoscere il mondo

per aver gioito per ogni mia conquista

per esservi sempre preoccupati per me

per aver sempre sorriso davanti a me anche se magari non ne avevate voglia

per aver dedicato a me tutto il vostro tempo

per aver sempre messo me e le mie esigenze prima di voi

per aver aiutato così tanto i miei genitori

per avere fatto stare tranquilli mamma e papà tutti i giorni

per avermi fatto diventare il bambino educato che sono

per avermi sgridato, perché, anche grazie alle sgridate, che sono diven-tato un bimbo bravo

perché se sono un bambino felice è anche tanto merito vostro

per avermi amato così tanto e perché continuerete a farlo per sempre

All’asilo imparo tante cose, ma quello che imparo con voi in questi anni bellissimi resterà sempre parte di me e servirà per farmi diventare un giorno GRANDE. Per quello che sono oggi: GRAZIE!

Ed ora un grazie a tutti voi nonnini.

Vi prego, perdonateci se siamo birichini,

in fondo, siamo piccoli!

Siamo tanti e chiacchierini.

Ma vi vogliamo bene.

E sapete perché?

Un mondo senza nonni, che mondo è?

Se la mamma ci sgrida voi subito accorrete,

se ci facciamo male, al cuore ci stringete,

i nostri capricci sapete perdonare,

il vostro cuore è grande,

e ci sa molto amare.

Nel cuore di ogni nonno,

c’è amore e bontà,

amore per la mamma ed il papà,

e se i nipotini sono tanti

trovate un posticino a tutti quanti.

Lo volete sapere il perché?

Nel cuore di ogni nonno

C’è un bimbo come ME!

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1) La preghiera non è una "ruota di scorta" che utilizzi quando hai una preoccupa-

zione... ma è il volante che ti dà la giusta direzione per tutta la tua vita

(1 Tessalonicesi 5,17).

2) Perché il parabrezza della tua macchina è cosi largo e i retrovisori cosi piccoli?

Perché il nostro passato è meno importante del nostro futuro; quindi guarda

avanti senza fermarti (Salmo 90,12).

3) L'amicizia è come un libro, prende fuoco in un attimo, ma ci vogliono anni per

scriverlo (Proverbi 17,17).

4) Tutte le cose nella nostra vita sono passeggere... Se sono buone approfittane, non

rimarranno per sempre, se sono cattive, non preoccuparti non dureranno per

sempre (Matteo 12,35).

5) I vecchi amici sono come l'oro! I nuovi amici sono come diamanti! Se trovi un

diamante non dimenticarti dell'oro, perché il diamante non regge se non è

sostenuto dall'oro (Proverbi 18,24).

6) Spesso quando perdiamo la speranza e crediamo che la nostra vita sia finita, Dio

sorride dall'alto e ci dice: "Calmati è solo una curva, non la fine" (Romani 9,33).

7) Quando Dio risolve i tuoi problemi, tu credi in lui. Quando Dio non risolve i tuoi

problemi, lui crede nelle tue capacità (Proverbi 3,5-6).

8) Una persona cieca chiede a Dio: "Cosa c'è di peggio che perdere la vista?"

Dio risponde: "Perdere la fede" (Giacomo 2,26).

9) Quando preghi per gli altri, Dio ascolta le tue richieste e le benedice, e quando

sei in sicurezza e nella gioia, ricordati che qualcuno ha pregato per te (Giacomo

5,16b).

10) Essere preoccupati non ti toglie la preoccupazione di domani, ma ti toglie la

pace di oggi (Matteo 6,34).

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Davanti alla televisione

• Sotto gli occhi distratti dei genitori, i

bambini in età scolare passano dalle tre

alle cinque ore al giorno davanti alla TV.

lI 30% guarda la televisione dopo pranzo

e prima di cena. Il 70%, la sera, si addor-

menta davanti al televisore, già in pigia-

ma (dati EURISPES).

• In genere gli adulti acconsentono

malvolentieri a che i bambini dipingano

con i pennelli (che esigono

l’uso di acqua), ritaglino dei

cartoncino, incollino due

pezzi di legno, usino il traforo

o, peggio ancora,

piantino un chiodo.

• In un caso, insomma, la-

sciare i bambini da soli non

spaventa più di tanto, nell’altro è vissuto

piuttosto male. Come mai? Cosa cambia

nelle due situazioni?

• Cambia la nostra percezione di peri-

colo. Comprendiamo bene, infatti, che

manualità e bricolage esigono condizioni

di sicurezza che solo la presenza di un

adulto può garantire. Ma stentiamo a ren-

derci conto che anche l’esposizione ai

media mette a repentaglio non solo la vi-

sta, ma anche il cuore.

Senza accompagnamento

• Lasciare i bambini da soli, in

questo caso, significa lasciarli

senza ascolto: senza un orec-

chio pronto ad assumere e miti-

gare le paure, una parola ca-

pace di condividere e consoli-

I bambini sono sempre più lasciati soli dai loro genitori nelle questioni religiose…

Ma come è doveroso accompagnarli nel loro cammino quotidiano per renderli più sicuri,

così va fatto anche per la fede.

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Proponiamo questo decalogo per tutti gli sposi, scritto da mons. Bruno Forte.

I. Rispetta la persona dell’ altro

come mistero.

II. Sforzati di capire le ragioni dell’altro.

III. Prendi sempre l’iniziativa di perdonare e di donare.

IV. Sii trasparente con l’altro e ringraziala/o della sua trasparenza con te.

V. Ascolta sempre l’altro, senza trovare alibi per chiuderti o evadere da lui/lei.

VI. Rispetta i figli come persone libere.

VII. Da’ ai tuoi figli ragioni di vita e di speranza, insieme al tuo sposo / alla tua sposa.

VIII. Lasciati mettere in discussio-ne dalle attese dei figli e sappi discuterne con loro.

IX. Chiedi ogni giorno a Dio un amore più grande.

X. Sforzati di essere per l’altro e per i figli dono e testimonian-za di Lui.

Il Signore porti a compimento l’opera bella che ha iniziato in voi...».

dare gioie e sconfitte, una presenza in gra-

do di raccogliere ed educare le emozioni.

• Non si tratta certo di dover scegliere

tra integrità fisica ed equilibrio psichico!

La chiave di volta, piuttosto, sta nel ricor-

darsi che per crescere, come recita il titolo

di un simpatico libretto, «I bambini devono

fare da soli, non sentirsi soli».

(E. Rossini, E. Urso).

Per le questioni religiose

• E per quanto riguarda la questione reli-

giosa, il senso della vita e l’enigma della

morte, il dramma della violenza e il mistero

del male, il desiderio grande di felicità che

ci abita dentro?

Riconosciamolo, cominciando con un ge-

sto di verità: anche se il Vangelo e la fidu-

cia in Gesù Cristo aprono in noi orizzonti di

senso, nessuno di noi ha risposte in propo-

sito su misura per loro.

Chi le avesse, ci vien subito da aggiun-

gere... se le tenga: i bambini devono sco-

prirle da sé, non bersele come da un im-

buto.

Casca a proposito un significativo detto

inglese: “Educare non è riempire un vaso,

ma accendere un fuoco”.

Per non lasciare i bambini da soli di fron-

te al mistero, insomma, più che altro dob-

biamo industriarci... di tenerlo acceso.

Un bel modo per ravvivarlo è coltivare il

gusto per l’interrogativo. All’arrivo a casa,

da scuola come da catechismo.

Insomma, i figli non andrebbero accolti

con il solito “Cos’hai fatto? Cos’hai impa-

rato?”, ma in quest’altro modo: «Che cosa

hai chiesto oggi?» (R. P. Feynman).

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55° Borla Nillo e Coppa Noemi

50°

Azzalini Renzo e Romeri Livia

Iemoli Arduino e De Giovanetti Renza

Gusmerini Renato e Azzalini Sofia

45° Spandri Giuliano e Fabani Graziella

Bellasi Gaudenzio e Borla AnnaMaria

40° De Giovanetti Eugenio e Pinalli Iris

35° De Giovanetti Ezio e Triangeli Mirta

30° Castellanelli Claudio e Pedroli Monica

10° Bellasi Devis e Iemoli Daniela

Mio Signore,

proteggici ed amaci sempre,

che la nostra famiglia rimanga per noi

il rifugio sicuro;

che all'interno di essa

ognuno di noi possa trovare stima,

serenità, amore.

Prega per noi

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Signore Gesù, che hai voluto vivere per trent'anni

nel seno della santa famiglia di Nazareth, e hai istituito il sacramento del matrimonio

perchè le famiglie cristiane fossero fondate e unite nel tuo amore,

ti prego di benedire e di santificare la mia famiglia.

Rimani sempre in mezzo ad essa con la tua luce e la tua grazia.

Benedici le nostre iniziative

e preservaci dalle malattie e dalle disgrazie; donaci il coraggio nei giorni della prova

e la forza di portare insieme ogni pena che incontriamo.

Accompagnaci sempre con il tuo aiuto divino, perchè possiamo compiere con fedeltà

la nostra missione nella vita terrena per ritrovarci poi uniti per sempre

nella gioia del tuo regno.

Amen.

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Adesso non posso. Adesso non ho tempo. Domani, magari, ma non ora.

Scuse. In genere per rimandare, possibilmente a tempo indefinito, oppure

per negarsi. Per rifiutare una persona, un invito, un’occasione.

Lo stesso facciamo tante volte con Gesù, contando sul fatto, spesso, che

Lui «è buono e misericordioso» e che tanto alla fine lui «perdona tutto».

Gesù, però, è anche 'giusto'. Per cui quando si rifiuta un suo invito bisogna

fare attenzione, perché «se tu chiudi la porta del tuo cuore da dentro, Lui non

può aprirla, perché è molto rispettoso del nostro cuore».

E certo, «Gesù aspetta», e a chi lo rifiuta «dà una seconda opportunità,

forse una terza, una quarta, una quinta... Ma alla fine rifiuta Lui».

È un fatto di giustizia.

«Ognuno di noi – ha detto il Papa – pensi: nella mia vita, quante volte ho

sentito l’ispirazione dello Spirito Santo a fare un’opera di carità, a incontrare

Gesù in quell’opera di carità, di andare a pregare, di cambiare vita in questo

che non va bene? E sempre ho trovato un motivo per scusarmi, per rifiutare».

Come nel Vangelo di Luca, nel passo in cui si racconta la storia dell’uomo

che ha organizzato un grande banchetto: «I suoi servi dicono agli invitati:

'Venite, è pronto!'. Ma tutti cominciamo a scusarsi per non andare; «alla fine

entrerà nel Regno di Dio chi non rifiuta Gesù o chi non è rifiutato da Lui».

Appunto perché Gesù «sì, è buono, è misericordioso, ma è giusto...

E se tu chiudi la porta del tuo cuore da dentro, Lui non può aprirla, perché è

molto rispettoso del nostro cuore. Rifiutare Gesù è chiudere la porta da dentro e

Lui non può entrare.

E perchè, nel momento in cui rifiutiamo Gesù, non pensiamo a questo: 'Io

sto chiudendo la porta a Gesù da dentro!'».

da un’omelia di Papa Francesco

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Come già sapete il nostro Vescovo ha chiesto a tutti i fedeli di offrire il proprio contributo per la preparazio-ne del Sinodo diocesano.

Come in tutta la Diocesi, anche nella nostra parrocchia si stanno svol-gendo incontri per riflettere e rispon-dere alle domande che la commissio-ne diocesana ha preparato.

Questi incontri sostituiscono la ca-techesi per adulti che tradizionalmen-te si tiene in Avvento.

Sabato 8 dicembre: Prenotazione stelle di Natale

Consegna domenica 16 dicem-bre

Sabato 8 dicembre, festa dell’Im-macolata, celebreremo la “memoria del Battesimo”. Chissà se i genitori si ricordano degli impegni assunti quan-do hanno chiesto il Battesimo per il proprio figlio!?

Domenica 16 dicembre: inizio Novena di Natale.

Confessioni

La misericordia di Dio “funziona” con chi riconosce di aver peccato e since-ramente chiede il perdono a Dio nel modo da Lui stabilito, cioè con il Sa-cramento della Confessione.

Sono a disposizione per le Confes-sioni tutti i giorni prima e dopo la S.Messa e nei giorni precedenti il Natale,

e alla sera nei giorni: martedì 18 dicembre mercoledì 19 dicembre giovedì 20 dicembre dalle ore 20,00 alle 21,00

Fiaccolata

della notte di Natale Come solito la notte di Natale prima della S.Messa di mezzanotte. Un grazie agli organizzatori e a tutti coloro che si impegnano a mantenere viva questa bella tradizione.

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Lunedì 31 dicembre alla S.Messa

delle ore 18,00 canto del Te Deum per ringraziare il Signore delle opportunità di bene che ci ha of-ferto.

Pomeriggio dell’Epifania: speciale

benedizione dei nostri bambini.

Domenica 13 gennaio: Festa di S.Cristoforo con la tradizionale Processione e il pranzo comunitario.

La “fortuna” del nostro Santo va letta in senso passivo, ossia la no-stra fortuna di avere come protet-tore della nostra giovane parroc-chia proprio San Cristoforo.

In un mondo che viaggia in continuazione,

dove lo spostarsi è all’ordine del giorno, avere un occhio di riguardo da parte del protettore dei viaggiatori non è male, anzi.

Infatti San Cristoforo non è solo il patrono degli automobilisti, come siamo soliti a ricor-darlo, ma anche dei viaggiatori in generale: dagli scalatori ai traghettatori, dai barcaioli ai pendolari, dai viandanti ai facchini, dai ferrovie-ri e gli autieri sino ai portalettere e agli scarica-tori.

E non scordiamoci i pellegrini, infatti, non a caso, sebbene noi festeggiamo la nostra fe-sta patronale a gennaio, il giorno di culto del Santo cade il 25 Luglio, insieme a San Giaco-mo (il Santiago di Compostela, per intenderci) altra figura di riferimento per chi si muove sulle strade del mondo.

Quindi siamo tutti un po' coinvolti: chi

prende la bicicletta o l’autobus per andare a scuola, chi la propria auto per andare al lavoro, chi prende il treno o l’aereo per raggiungere mete più lontane, chi si fa quelle belle cammi-nate in montagna o semplicemente la passeg-giata serale fra le vie dei nostri paesi.

Insomma, basta mettere il piede fuori di

casa e un pensiero o una preghiera al Santo sarebbe dovuta in quanto automaticamente beneficiamo della sua protezione.

E a chi non ne vuol sentire di uscire di ca-

sa? Non c’è problema! San Cristoforo è anche uno dei quattordici Santi ausiliatori, cioè "che recano aiuto". Il Santo infatti è particolarmente invocati in occasione di gravi calamità naturali o per la protezione da disgrazie o pericoli spe-cifici.

Non a caso San Cristoforo viene sempre rappresentato all'esterno della chiesa. Si dice che chi vede la sua immagine, quel giorno, non muore.

Questa curiosità non dovrebbe tuttavia es-serci nuova in quanto il grande affresco oggi in santuario è stato prelevato proprio dall’esterno della nostra antica chiesetta di San Pietro, do-ve ancora si può riconoscere il luogo dove gia-ceva la raffigurazione (per chi non lo sapesse lo può vedere nella parete esterna che guarda la valle).

Insomma, di motivi per rendere grazie a San Cristoforo ce ne sono moltissimi, ogni giorno.

E’ quindi per gennaio l’invito a trovarci tutti

insieme a rendere grazie e celebrare la nostra festa di San L’Upencia in onore del Santo che protegge i passi quotidiani di ciascuno di noi.

un villapintese

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La nostra preghiera di suffragio per Bassi Antonio + 08/09 (79 anni) De Giovanetti Severino + 16/09/ (97 anni) Bertolini Daniele + 19/10 (18 anni)

Angolo della generosità

Aggiornato al 30 novembre 2018

Off. n.n. (n.6) 850,00

Off.da Anniversari di Matrimonio 350,00

Off.da Festa del Ringraziamento 905,00

Hanno ricevuto il BATTESIMO

Tarotelli Maurovich Rachele Laura 09/09/18 Gusmeroli Manuel 21/10/18 Perregrini Martina 21/10/18 Salomoni Olivia 21/10/18 Bianchi Fanciulli Giulio 18/11/18 Zucchi Ginevra 18/11/18

Salvo errori e/o omissioni. Nel caso vi prego di farlo presente. Grazie!

A che serve se uno dice di avere fede, ma non ha le opere?

Quella fede può forse salvarlo?

Se riesci, «mostrami la tua fede senza le opere;

io invece, con le mie opere ti posso mostrare la mia fede».

Insensato, vuoi capire che la fede senza le opere è morta! (dalla Lettera di S.Giacomo)

Penso a quanti si comportano come se Dio non ci fosse….!! MA “credono” di avere il Paradiso assicurato!!!???

Off.in mem.di Bassi Antonio 200,00

Off.in mem.di De Giovanetti Severino 150,00

Off.dai Coscritti 1958 150,00

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27 gennaio

Consegna del VANGELO 3ª elementare

23 febbraio

Festa dei Santi Giacinta e Francesco

24 febbraio

Celebrazione dell’ ALLEANZA (Comandamento dell’AMORE) 4ª elementare

30 e 31 marzo

Prime CONFESSIONI 4ª elementare

18 aprile

S.Messa CRISMALE e S.Messa in COENA DOMINI

4ª e 5ª elem.

28 aprile

Consegna della CROCE 5ª elementare

5 maggio

Amministrazione del Sacramento della CRESIMA

e Prima COMUNIONE

26 maggio

Chiusura anno catechistico

Domenica 2 dicembre 9 dicembre

16 dicembre

INCONTRI PREPARAZIONE SINODO (ore 15,00 in casa parrocchiale)

Sabato

8 dicembre Prenotazione “Stelle di Natale” Celebrazione: Memoria del BATTESIMO

Domenica 16 dicembre

Consegna del “Padre nostro” (2ª elem.) Consegna “Stelle di Natale” INIZIO NOVENA di NATALE

18-19-20 dicembre

dalle ore 20 alle 21 Possibilità delle CONFESSIONI

Lunedì 24 dicembre

ore 10,30: S.Messa e benedizione delle statuine di Gesù Bambino ore 24,00: FIACCOLATA e S.Messa solenne della MEZZANOTTE

Martedì 25 dicembre

ore 09,30: S.Messa a S.Sisto ore 11,00: S.Messa solenne di NATALE

Mercoledì 26 dicembre

ore 10,00: S.Messa di S.Stefano

Lunedì 31 dicembre

ore 18,00: S.Messa e canto del TE DEUM

Martedì 1 gennaio 2016

Sante Messe orario domenicale solito

Domenica 6 gennaio

FESTA dell’EPIFANIA Benedizione speciale ai nostri BAMBINI

Domenica 13 gennaio

FESTA di S.CRISTOFORO ore 10,45: S.Messa solenne PROCESSIONE e pranzo comunitario

Un vivo RINGRAZIAMENTO agli agricoltori che hanno offerto i loro prodotti

e a tutti coloro che hanno lavorato

per la riuscita della festa.

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