10 primo piano La nave - FABRIZIO COLARIETI – …. Durante le ispezioni, anche subacquee, non...

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novemila fusti di rifiuti tossici-nocivi ille- galmente esportati a Beirut da aziende ita- liane. Rimane in disarmo nel porto di La Spezia per due anni poi cambia nome. Il tentativo di affondarla, finito male sulle spiagge consentine, è una messinscena? Oppure è proprio lì che deve finire il suo misterioso carico? Quelle coste, è certo, in quel periodo, sono teatro di continui sep- pellimenti. Lì vicino ci sono delle discari- che e le indagini si concentrano in partico- lare su alcuni scavi. Testimoni affermano che due mesi dopo l’arenamento della Ros- so alcuni camion di notte hanno trasportato rifiuti da Formiciche fino nell’entroterra: in località Grassulio e Foresta di Serra d’Aiel- lo, e lì li avrebbero sotterrati. Le analisi ac- certeranno in quei terreni alte concentra- zioni di granulato di mar- mo e metalli pesanti sotto forma di fanghi industria- li, mentre altri materiali 10 primo piano La nave fantasma di Fabrizio Colarieti C osa lega la morte della giornalista Ilaria Alpi e del suo operatore Miran Hrovatin, avvenuta a Mo- gadiscio il 20 marzo 1994, con le decine di “navi a perdere” affon- date nel Mediterraneo con il loro carico di pericolosi rifiuti? E qual è il ruolo del fac- cendiere Giorgio Comerio? Qualcuno que- sta indagine ha tentato di svolgerla, solle- vando per un attimo il coperchio. Ma la ve- rità, come spesso capita in questo paese, si è insabbiata allo stesso modo come la mat- tina del 14 dicembre 1990 si è arenata sulla spiaggia di Formiciche di Amantea la mo- tonave Rosso della Ignazio Messina di Ge- nova. Quella mattina, lungo le coste cosen- tine, il mare è mosso, c’è una tempesta in corso: mare forza otto. La Rosso dieci gior- ni prima salpa da La Spezia destinazione Napoli e poi Malta da dove riparte il 13 per far ritorno in Liguria. A bordo ci sono 16 membri dell’equipaggio, nella stiva: 9 con- tainer con tabacco e liofilizzati e altri 25 vuoti. Il comandante lancia via radio il mayday cinque minuti prima delle 8, è a circa 15 miglia dalla costa. Alle 10 un eli- cottero mette in salvo l’equipaggio. La na- ve è ormai ingovernabile, ha il timone bloccato e imbarcando acqua naviga fino alla spiaggia dove si arena intorno alle 14. L’inchiesta della capitaneria di porto di Vi- bo Valentia concluderà che la motonave si è arenata «a causa di uno sbandamento do- vuto a una infiltrazione nella stiva poppiera e al successivo blocco dei motori». Comin- ciano le indagini e le stranezze, fin dalle prime battute, non mancano. Attorno a quella motonave, che rimarrà “spiaggiata” oltre sei mesi, ci sono insoliti movimenti: in un rapporto della capitaneria si fa riferi- mento, tra l’altro, alla presenza a Formici- che di agenti segreti e faccendieri del luo- go. Durante le ispezioni, anche subacquee, non emergono falle però un filmato amato- riale mostrerà la presenza di una strana apertura sulla fiancata sinistra. Da qui l’i- potesi che dietro l’allagamento della stiva ci sia un tentativo doloso di affondare la motonave. Un passo indietro: nel 1988, per conto del governo italiano, la Jolly Rosso, così si chiamava allora, riporta dal Libano Ilaria Alpi è stata uccisa in Somalia il 20 marzo 1994. In alto, la Jolly Rosso Ricordate la Jolly Rosso? Adesso spunta la sua gemella Jolly Giallo. Riparte così l’inchiesta sulle scorie radioattive, che rischia però la prescrizione. E che porta dritto alla morte di Ilaria Alpi 10-12-navi 16-12-2005 19:36 Pagina 10

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novemila fusti di rifiuti tossici-nocivi ille-galmente esportati a Beirut da aziende ita-liane. Rimane in disarmo nel porto di LaSpezia per due anni poi cambia nome. Iltentativo di affondarla, finito male sullespiagge consentine, è una messinscena?Oppure è proprio lì che deve finire il suomisterioso carico? Quelle coste, è certo, inquel periodo, sono teatro di continui sep-pellimenti. Lì vicino ci sono delle discari-che e le indagini si concentrano in partico-lare su alcuni scavi. Testimoni affermanoche due mesi dopo l’arenamento della Ros-so alcuni camion di notte hanno trasportatorifiuti da Formiciche fino nell’entroterra: inlocalità Grassulio e Foresta di Serra d’Aiel-lo, e lì li avrebbero sotterrati. Le analisi ac-certeranno in quei terreni alte concentra-

zioni di granulato di mar-mo e metalli pesanti sottoforma di fanghi industria-li, mentre altri materiali

10 primo piano

La navefantasma

di Fabrizio Colarieti

Cosa lega la morte della giornalistaIlaria Alpi e del suo operatoreMiran Hrovatin, avvenuta a Mo-gadiscio il 20 marzo 1994, con ledecine di “navi a perdere” affon-

date nel Mediterraneo con il loro carico dipericolosi rifiuti? E qual è il ruolo del fac-cendiere Giorgio Comerio? Qualcuno que-sta indagine ha tentato di svolgerla, solle-vando per un attimo il coperchio. Ma la ve-rità, come spesso capita in questo paese, siè insabbiata allo stesso modo come la mat-tina del 14 dicembre 1990 si è arenata sullaspiaggia di Formiciche di Amantea la mo-tonave Rosso della Ignazio Messina di Ge-nova. Quella mattina, lungo le coste cosen-tine, il mare è mosso, c’è una tempesta incorso: mare forza otto. La Rosso dieci gior-ni prima salpa da La Spezia destinazioneNapoli e poi Malta da dove riparte il 13 perfar ritorno in Liguria. A bordo ci sono 16membri dell’equipaggio, nella stiva: 9 con-tainer con tabacco e liofilizzati e altri 25vuoti. Il comandante lancia via radio ilmayday cinque minuti prima delle 8, è acirca 15 miglia dalla costa. Alle 10 un eli-cottero mette in salvo l’equipaggio. La na-ve è ormai ingovernabile, ha il timonebloccato e imbarcando acqua naviga finoalla spiaggia dove si arena intorno alle 14.L’inchiesta della capitaneria di porto di Vi-bo Valentia concluderà che la motonave siè arenata «a causa di uno sbandamento do-vuto a una infiltrazione nella stiva poppierae al successivo blocco dei motori». Comin-ciano le indagini e le stranezze, fin dalleprime battute, non mancano. Attorno aquella motonave, che rimarrà “spiaggiata”oltre sei mesi, ci sono insoliti movimenti:in un rapporto della capitaneria si fa riferi-mento, tra l’altro, alla presenza a Formici-che di agenti segreti e faccendieri del luo-go. Durante le ispezioni, anche subacquee,non emergono falle però un filmato amato-riale mostrerà la presenza di una stranaapertura sulla fiancata sinistra. Da qui l’i-potesi che dietro l’allagamento della stivaci sia un tentativo doloso di affondare lamotonave. Un passo indietro: nel 1988, perconto del governo italiano, la Jolly Rosso,così si chiamava allora, riporta dal Libano

Ilaria Alpi è stata uccisain Somalia il 20 marzo 1994.In alto, la Jolly Rosso

Ricordate la JollyRosso? Adessospunta la sua gemella Jolly Giallo. Riparte così l’inchiesta sullescorie radioattive,che rischia però la prescrizione. E che porta dritto alla morte di Ilaria Alpi

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sconosciuti sono ancora sul fondale di For-miciche. Dopo una prima archiviazione,l’inchiesta finisce alla Procura di ReggioCalabria nelle mani del pm Francesco Nerie del capitano di fregata Natale De Grazia:sono i primi a fare sul serio. L’indagine siallarga ed entra in scena il faccendiereGiorgio Comerio. Ma, fatto assai più im-portante, la Rosso entra nell’elenco dellenavi sospette, come la Rigel affondata incircostanze poco chiare nel 1987 a largo diCapo Spartivento, forse con un carico dimateriali radioattivi. L’ingegnere GiorgioComerio nasce nel 1945 a Busto Arsizio,vive a Lugano, nel 1993 fonda una holding

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A casa delfaccendiere Giorgio

Comerio vieneritrovato il certificato

di morte dellagiornalista uccisa in

Somalia. Acquisitoagli atti, il

documento sparisce. Per Carlo Taormina

«non è mai esistito»

PROGETTOINGEGNOSOIn alto, un mo-dello di “pene-tratore” Mk48progettato dallaholding Odmdel faccendiereComerio. Lun-go 16 metri perun peso di circa200 tonnellate,può ospitare fi-no a 24 conte-nitori “cani-ster” riempitidi scorie da“sparare” adoltre 80 metrial di sotto deifondali marini.Accanto, le ta-vole del proget-to della Odmper inabissarenei fondalimarini le scorieradioattive. Ilprogetto mostrauna sezione diuna nave Ro-Ro, lo stessomodello dellaJolly Rosso,con un “pene-tratore” prontoal lancio ospi-tato nella stiva

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la anche dei suoi contatti con i servizi argen-tini e di una partita di telemine per affondaretre incrociatori della marina britannica alleFalkland. È proprio nel corso di una perqui-sizione in casa di Comerio, a Garlasco, sia-mo nel 1995, viene fuori il certificato dimorte di Ilaria Alpi - gli inquirenti troveran-no anche altri documenti riguardanti la JollyRosso, e un’agenda del 1987 dove c’è un ap-punto “lost the ship” (la nave è persa) che ri-guarda proprio la Rigel -. Quel certificato, loha detto di recente lo stesso pm Neri di fron-te alla commissione parlamentare che inda-ga sulla morte di Ilaria Alpi, è dentro unacartella gialla con la scritta “Somalia”. Il cer-tificato, emesso forse dal Comune di Roma,viene sequestrato e acquisito agli atti dell’in-chiesta di Reggio Calabria. La commissione,seguendo le indicazione del pm Neri, andrà aReggio Calabria a cercarlo ma dentro queifascicoli non c’è più. «Non è mai esistito -dirà durante un’audizione nel luglio scorsolo stesso presidente della commissione, Car-lo Taormina - né è stato mai trasmesso ad al-cuna altra autorità». Che fine ha fatto il certi-ficato di morte trovato nello studio di Come-rio? Torniamo alla motonave Rosso.Il sospetto che trasportasse rifiuti tossici eradioattivi è sempre più forte. Il procurato-re Neri va avanti nella sua inchiesta, maavviene qualcosa che determinerà inevita-bilmente le conclusioni. Il suo pool è a un

passo dalla verità quando, in circostanzeancora poco chiare, muore il capitano Na-tale De Grazia. È un onesto inquirente, unufficiale di marina, che tenta di fare il pro-prio dovere. De Grazia è scrupoloso e condeterminazione indaga per mesi: ha il deli-cato compito di riepilogare gli affonda-menti delle navi nei mari Tirreno e Ionio.Deve ricostruire le rotte, localizzare i relit-ti e dare un nome a ognuna di quelle navi.

Per fare questo gira inlungo e in largo il Medi-terraneo. Va quasi fino infondo il coraggioso capi-tano e scopre le rotte deirifiuti che passano per LaSpezia e per la Calabria.L’ufficiale si avvicinatroppo alla verità. Il 13dicembre del 1995 è inauto, con i suoi colleghi,sta andando a Massa Ma-rittima e La Spezia. DeGrazia ha un appunta-mento molto importante:deve verificare alcuni re-gistri nautici e sequestrarei piani di affondamento di180 navi partite da Massa.A La Spezia deve interro-gare l’equipaggio dellamotonave Rosso. Non ciriuscirà. Morirà all’età di

39 anni durante una sosta, a Nocera Inferio-re, stroncato da un arresto cardiocircolato-rio. Una morte sospetta, che farà arrestarel’intera attività investigativa della Procuradi Reggio Calabria. A Massa Marittima, gliinquirenti ci torneranno dopo la sua morte,ma la capitaneria nel frattempo si è allagatae quei documenti non si trovano più. Il 14novembre 2000 il Tribunale di Reggio Ca-labria archivia definitivamente l’inchiestasul caso Jolly Rosso. La verità non è anco-ra venuta fuori. Passano tre anni. A rico-minciare da capo è chiamata, per compe-tenza territoriale, la Procura di Paola con ilsostituto Francesco Greco. Ci sono nuoveprove, ci sono dei testimoni, la presenza inmare, vicino alla Rosso, di un’altra moto-nave gemella, la Jolly Giallo, che avrebbeavuto un ruolo. Anche questa volta c’è lavolontà di andare fino in fondo, mancanoperò fondi e uomini per indagare e il ri-schio prescrizione incombe su questa diffi-cile inchiesta. La partita si allarga ed è an-cora aperta.

denominata Odm, Oceanic di-sposal management Inc., regi-strata alle Isole Vergini britanni-che con sede in Svizzera. Uffi-cialmente l’Odm è frutto di unprogetto della Comunità euro-pea messo a punto per smaltirescorie nucleari, ma le attivitàdell’ingegner da Busto Arsiziosono sospettate di coprire il traf-fico internazionale di rifiuti. Ilnome di Comerio, oltre a intrecciarsi con lavicenda Rosso e con la morte di Ilaria Alpi,è legato all’affondamento nel Mediterraneodi oltre quaranta navi cariche di veleni. Lui,tuttavia, si ritiene vittima di una montaturaambientalista: di Greenpeace che, nel1995, denuncia il suo progetto di seppellirescorie nucleari in Sud Africa. L’ingegnere-faccendiere si guadagna ben presto l’appel-lativo di “affossa-scorie”. È sua, infatti, l’i-dea di “sparare” a circa 80 metri al di sottodei fondali marini, siluri, lunghi fino a 25metri da 200 tonnellate ciascuno, riempitidi scorie radioattive. Per questo l’ingegneresi ritrova indagato per smaltimento illegaledi rifiuti nucleari tossico-nocivi. Tutto co-mincia quando a un controllo doganale aChiasso, ai confini con la Svizzera, la guar-dia di finanza ferma un socio di Comerio,Elio Ripamonti, che ha con se i progetti deipenetratori che l’ingegnere sta ideando. Nevuole costruire 35mila e ha già individuato,contattando una cinquantina di paesi, traquesti Capo Verde, Zaire, Congo, SierraLeone, Zambia e Somalia, 80 siti di inabis-samento e 12 aree ottimali dove sotterrare ri-fiuti. Il passo è breve. Quei penetratori, i rap-porti tra Comerio e strani personaggi porta-no gli inquirenti della Procura di Reggio Ca-labria a delineare inquietanti scenari. In piùComerio, scrive la guardia di finanza in unrapporto del 1998, è interessato, per conto diun ente di Stato iraniano, all’acquisto dellaJolly Rosso, a bordo della quale verrannorinvenuti documenti e mappe riconducibilialle attività dello stesso faccendiere. Tuttaviala trattativa d’acquisto con la Ignazio Messi-na non verrà mai conclusa. Il Parlamento co-mincia a occuparsi di lui, in particolare lacommissione di inchiesta sul ciclo dei rifiuti.Si indaga anche sui traffici di armi tra paesiesteri, sulla Somalia e sui rapporti tra Come-rio e Ali Mahdi, uno dei signori della guerrasomala. Chi è veramente Comerio? Il Sismi,il servizio segreto militare, lo considera untruffatore, un millantatore, ma intanto si par-

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RELITTISOSPETTISui fondalidei mari italia-ni sono statiritrovati anchedei camion.Cosa trasporta-vano?Come sono fi-niti laggiù?

Chi doveva controllarei registri nauticie la mappa degli

affondamenti è mortoin circostanze misteriose

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